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Storia
La trasmissione orale
La prassi della scrittura musicale fu un fenomeno molto tardivo rispetto alla
nascita della pratica musicale. Nel mondo greco la musica era tramandata
oralmente e tale pratica rimase in uso anche fino ai primi secoli dell'era
cristiana, quando si avvis la necessit di supportare maggiormente
l'apprendimento dei cantori del gregoriano nel loro apprendistato di
formazione.
Durante il Medioevo la disciplina musicale vedeva affiancate e contrapposte le
figure del "musicus", ossia il teorico che si occupava di trattatistica e vedeva la
musica nei suoi aspetti numerico-speculativi (la musica faceva parte delle arti
scientifiche insegnate nel quadrivium, assieme all'astronomia, alla matematica
e alla geometria); e il "cantor", colui che materialmente praticava musica del
repertorio gregoriano nelle cappelle monastiche.
Tale distinzione port avanti inizialmente due scritture differenti: la notazione
alfabetica nel caso dei trattati, come gi avveniva nell'antica Grecia, e la
neonata "neumatica", dedicata alla pratica, per i cantori.
La notazione neumatica consta di varie famiglie corrispondenti alle varie fasi
evolutive. La prima in ordine cronologico venne denominata "chironomica"
(cheir=mano, in greco), ed aveva un'utilit limitata a guidare, in maniera
approssimativa, i gesti che il direttore del coro (praecentor) doveva praticare
per controllare a sua volta i cantori. Va da s che tale pratica non avesse
nessuna velleit di fissare principi legati alla durata delle varie note e tanto
meno alla loro esatta altezza (intonazione), ma era solamente un modo per
indicare l'andamento ascendente o discendente della melodia.
Con la nascita del repertorio gregoriano, codificato alla fine del IX secolo come
unione del rito romano e gallicano, si rese necessario un maggior supporto per i
cantori, costretti ad un apprendistato lungo anche dieci anni per memorizzare
tutti i canti per l'anno liturgico.
Nacque cos la famiglia dei neumi, dapprima adiastematica (in campo aperto),
cio senza la presenza del rigo musicale, in cui questi simboli venivano
posizionati al di sopra del testo musicale; poi diastematica, con l'aggiunta del
primo rigo musicale tracciato a secco sopra il testo nelle pratiche di scrittura
della diocesi di Aquileia.
Successivamente, si ebbe l'introduzione del doppio rigo (giallo e rosso) ad
opera dei monaci che operavano nell'Italia meridionale, fedeli al rito
beneventano; e ben presto si arriv all'aggiunta di vere e proprie chiavi che
indicassero esattamente la posizione delle note poste sul rigo, aprendo cos la
strada per l'intonazione esatta.
Nei manoscritti coevi a Hucbald Saint Amand (840-930) su ogni sillaba della
prosa latina si leggono 1 o pi neumi. Sono allineati orizzontalmente e fanno
pensare ad una specie di stenografia. Sono un ausilio per ricordare gli
andamenti della voce ma non indicano il valore degli intervalli, n laltezza
assoluta dei suoni e nemmeno la loro durata. Sembra che sia esistito un unico
modello di semiografia neumatica che si sarebbe modificato nelle regioni
dadozione: neumi aquitani, visigoti, sangallesi, di Metz ecc. come dialetti di
ununica lingua madre. I neumi collocati su una ideale linea orizzontale
traducono forse i gesti della pratica chironomia. Quando la melodia presentava
dei melismi di 2,3 o 4 note sulla medesima sillaba, o vocalizzi alleluiatici, il
notatore rappresenta gli andamenti pi acuti con neumi tracciati pi in alto
rispetto a quelli che rappresentano le note pi gravi. Una rappresentazione
spaziale dei suoni sol- la- si / segno ascendente da sinistra a destra virga sul
prolungamento di questo segno un punto indicava che la voce doveva
procedere verso lalto una seconda volta.
La notazione diastematica
Notazione diastematica
Nell'XI secolo appare il rigo musicale.
Si era gi cercato nel secolo precedente di trovare una forma per designare gli
intervalli per le note: la notazione alfabetica e la notazione daseia.
Il rigo compare in una maniera progressiva. Le pergamene medievali, per
facilitare la calligrafia, venivano rigate "a punta secca". L'amanuense che
scriveva musica prese l'abitudine di scrivere il testo su righe alternate, cos da
utilizzare una riga per scrivere la musica presa come riferimento spaziale: le
note pi acute venivano scritte sopra la riga, quelle gravi al di sotto. Le righe
divennero poi due, una rossa per il fa ed una gialla per il do. Con sole quattro
linee il canto gregoriano, il cui ambito vocale non esteso, pu essere
comodamente scritto.
L'attribuzione dell'invenzione del rigo a Guido d'Arezzo in effetti una
semplificazione storica. Questo geniale monaco camaldolese diede un nome
alle note e perfezion il tetragramma che aveva gi una sua diffusione. Fu cos
che pass alla storia, dopo aver presentato le sue idee a papa Giovanni XIX che
gli dimostr un notevole interesse.
Esempio di notazione
adiastematica
(sangallese)
Esempio di notazione
diastematica
(aquitana)
Lo stesso brano in
trascrizione moderna
Notazione Nonantolana, Milanese, dellItalia centrale, beneventana, inglese, di
San Gallo, Tedesca, metese, del nord della Francia, aquitana, di Cartres,
Visigorica, Catalana.
Francotedesca (sangallese)
Il gruppo pi antico costituito dai manoscritti redatti nei monasteri di San
Gallo e Einsiedeln di area germanica (oggi in Svizzera).
All'uso grafico di questi centri si accomunano altri della Francia centrale
(Lione, Cluny) e occidentale (Tours, Rouen, Corbie), dove fu redatto il celebre
codice di Montpellier.
Appartengono al gruppo anche diramazioni inglesi (Winchester), e
scandinave.
A seguito della migrazione normanna (XI sec.) il tipo franco appare anche
nell'Italia del sud. Dall'XI sec. la notazione sangallesse, oltre a diffondersi in
tutti i territori germanici, influenza alcuni centri dell'Italia del nord (Novalesa,
Bobbio, Monza, Aquileia).
I codici di San Gallo e Einsiedeln, nonch quello di Laon sono stati inseriti nel
Graduale triplex per l'uso sistematico di littere significativae e altri segni
importanti (episemi e forme neumatiche particolari). Il Triplex dispone in alto,
in nero, sempre il codice di Laon 239 [nel riquadro in alto a destra indicato
con L, il numero rimanda alla carta], e sotto, in rosso, un codice sangallese,
in genere il pi antico San Gallo 359 [C] del IX sec., o Einsiedeln 121 [E]
del X sec.
La forma diastematica entro la fine del XII secolo viene adottata in tutta
Europa. I particolarismi grafici sono numerosi ma di scarso interesse storicopaleografico. Il repertorio liturgico ormai definito e i modi con cui viene
scritto riproducono le varianti locali del modello ufficiale, non pi i residui di
una tradizione antica.
Le melodie gregoriane sono molto pi antiche della caratteristica scrittura musicale
quadrata, con cui oggi ci vengono presentate. Tra la data presumibile della loro prima
apparizione ( v e VI sec.) e la diffusione generale della notazione su rigo intercorrono
non meno di sette secoli. Durante questo periodo che ha visto il repertorio liturgico
arricchirsi di nuove melodie e di nuove forme fu in uso la scrittura neumatica che
vedeva luso dei neumi al di sopra del testo letterario in campo aperto.
Codici Diastematici
I codici diastematici hanno introdotto nella scrittura musicale elementi nuovi: il rigo e
le chiavi, ed hanno gradualmente modificato la figura dei neumi per adattarli alle
nuove esigenze.
climatus una virga subpunctis. I nomi dei neumi rimase anche nella notazione
quadrata.
Levoluzione dei neumi si attua in due diverse direzioni, verso una precisazione
ritmica- espressiva con una evoluzione rapidissima e verso la diastemazia, verso una
rappresentazione esatta degli intervalli, con un evoluzione lenta, pi diventano
diastematicamente precisi e pi diventano approssimativi in senso ritmico
espressivo. Nella restaurazione delle melodie, sia gli uni che gli altri, sono risultati
preziosi completandosi a vicenda.
I neumi
Punctum
Podatus (o
Pes)
Scandicus
Torculus
Virga
Bivirga
Punctum inclinatum
Clivis (o Flexa)
Epiphonus
Cephalicus
Climacus
Torculus Resupinus
Ancus
Porrectus Flexus
Scandicus flexus
Climacus resupinus
Salicus
Porrectus
Scandicus
Pes subpunctis
subpunctis
Strophicus
Pressus
Quilisma
, in questo caso la
non ha la stessa
una sorta di apostrofo che viene messo alla fine di taluni elementi
neumatici e non viene fuso con ci che lo precede.
L'oriscus sottolinea il concatenamento con la nota che lo segue,
solitamente pi bassa.
Nella notazione corsiva, l'oriscus isolato ha la forma di una tilde
rovesciata.
Diversamente dalla stropha, l'oriscus lo si pu incontrare su di una sillaba
isolata.
Il trigon sempre leggero: i soli accenti che possa ricevere sono i due
piccoli attacchi delle due strophae iniziali che devono restare rapide e di
una intensit non accentuata. La sua terza nota una nota di
rilassamento, di intensit pi debole, che pu essere un po' pi
prolungata.
I segni Aggiuntivi:
Si riducono allepisema ( trattino orizzontale o piccolo arco rivolto verso
lalto) che si trova aggiunto alla virga, al pes, alla clivis, ecc...con valore
espressivo. Per rallentare il punctum si trasforma il puntino in un trattino
orizzontale. Una serie di virgae episemate da luogo ad un neuma speciale
affine allo strophicus: la bivirga e la trivirga. Ritmicamente vuole indicare
una particolarit della melodia che i musicisti moderni chiamerebbero
agogica.
L'episema non viene mai utilizzato per ragioni musicali puramente
estetiche, ma per evitare una declamazione furtiva del testo che
rischierebbe di non essere pienamente compreso e meditato senza
questo rallentamento. La sua utilit quindi quella di far attirare
l'attenzione sulla parola cantata.
Pes episemato
l'episema verticale.
un tratto verticale sotto una nota, o talvolta
al di sopra. Indica che questa nota un appoggio ritmico.
il punto mora (punctum mora). un punto che segue una nota. Mostra
che questa nota un elemento ritmico autonomo. La sua durata
dunque all'incirca il doppio di quella di una nota normale.
delle parole "chiave", come Deus, Dominus o Christus, sulle quale viene
richiesta una maggiore riflessione.
Nella musica vocale, viene detto melisma (dal greco: , melos, "aria,
melodia, canto") quel tipo di ornamentazione melodica che consiste nel
caricare su di una sola sillaba testuale un gruppo di note ad altezze diverse. La
vocale della sillaba viene "spalmata" sulle varie note, e quindi cantata
modulando l'intonazione ma, in linea di principio, senza interrompere
l'emissione vocale.
Il melisma viene solitamente impiegato con funzione espressiva, oltre che
virtuosistica.
Viene talvolta chiamato anche jubilus, ma pi propriamente lo jubilus esprime
il sentimento ed il melisma la sua realizzazione melodica.
Neuma melismatico
Litterae significativae
Questi versi medievali danno una lista di neumi, anche se incompleta:
Epiphnus strphicus,
Punctum porrctus orscus,
Vrgula, cephlicus,
Clivis, quilsma, podtus,
Scndicus et slicus,
Climcus, trculus, ancus
Et pressus minor ac major,
Non plribus utor.