Vous êtes sur la page 1sur 3

IL PERCORSO DEI CLASSICI TRA CRISI E ATTUALITA

Viviamo in un momento di grande crisi per la cultura classica. Il greco e il


latino si studiano sempre di meno, le civilt classiche svaniscono
gradualmente dallorizzonte culturale dei cittadini. Eppure, se ne
continua a parlare: se ne parla in Italia, se ne parla nella Comunit
Europea; i giornali, i media e i politici nazionali e internazionali citano in
continuazione Cicerone, Aristotele e altri grandi pensatori dellet grecoromana. Insomma, i classici oggi ci servono ancora o non possiedono pi
alcuna utilit? Possono servire a costruire il futuro della nostra nazione e
del mondo, o sono, piuttosto, irreversibilmente cristallizzati nel loro
remoto passato? Rispondere a questa domanda particolarmente
difficile perch difficili sono le ragioni della crisi. Nell800 si era
sviluppata e diffusa, in tutto il mondo occidentale e in particolare in
Europa, una radicata e apparentemente incrollabile convinzione che
poneva la cultura classica allorigine della civilt occidentale. Uno dei pi
grandi pensatori ed economisti inglesi del XIX secolo, John Stuart Mill,
scrisse che per la storia dellInghilterra la battaglia di Hastings, che uno
dei conflitti alla base della storia inglese, aveva rivestito un ruolo s
importante, ma comunque di rilevanza minore rispetto alla battaglia di
Maratona. Infatti, secondo Mill, questultimo scontro che, combattutosi
circa 1500 anni prima della battaglia di Hastings, vide contrapporsi Greci
e Persiani e, con loro, occidente e oriente, determin univocamente il
susseguirsi degli eventi futuri i quali portarono, attraverso imprevedibili
sviluppi, alla battaglia di Hastings, rendendo possibile la storia cos come
oggi la conosciamo. Tuttavia, non bisogna dimenticare che Mill osservava
il mondo e analizzava la realt con lo sguardo tipico di un uomo del suo
tempo, uno sguardo figlio del positivismo e dellottimismo ottocenteschi,
e, pertanto, portatore di una prospettiva fortemente eurocentrica.
Laffermarsi di nuove potenze extraeuropee (Giappone, Stati Uniti,
Cina), che vede i suoi albori nella guerra russo-giapponese del 1905
[per il possesso della Manciuria] ma ancora oggi avanza inarrestabile,
costrinsero questo tipicamente ottocentesco eurocentrismo a scontrarsi
con un nuovo fenomeno: la globalizzazione. La globalizzazione ha
sconvolto a tal punto gli equilibri tra le nazioni e ha condotto il nostro
mondo verso una tale multiculturalit che oggi difficilissimo che
qualcuno possa ancora ritenere la cultura greco-romana superiore ad
altre altrettanto grandi culture, come, ad esempio, quella cinese o quella
indiana. Proprio questo stridente contrasto tra una pretesa universalistica
della cultura classica e una realt non pi eurocentrica, ma globale, alla
radice dellodierna crisi degli studi classici.

La parola classico ha una singolare etimologia: deriva dal latino


classicus, che per aveva un significato completamente diverso da quello
che oggi potremmo immaginare: secondo quanto tramandato dalla
tradizione, Servio Tullio, il sesto re di Roma, divise i cittadini romani in sei
classes a seconda del rispettivo censo. Alla prima di queste classes
appartenevano i cittadini pi ricchi, coloro i quali possedevano un
patrimonio non inferiore alle 100.000 assi o libre di metallo. Costoro
venivano per antonomasia chiamati classici per la loro preponderanza
sugli altri cittadini che erano invece definiti infra classem. Per estensione,
la parola classicus assunse in seguito il significato di distinto,
eccellente, di primordine, senza tuttavia essere originariamente
adoperata in ambito letterario. Lunico autore antico di cui siamo a
conoscenza ad utilizzare la parola classicus in unaccezione pi simile a
quella moderna Frontone, precettore di Marco Aurelio e Lucio Vero
vissuto nel II secolo d.C., che se ne serve per riferirsi agli autori del
passato, da lui ritenuti, metaforicamente, i pi ricchi in senso letterario.
Da questo unico testo latino discende luso moderno di tale vocabolo,
ripreso dagli studiosi allinizio del XVII secolo.
Diversamente da quanto si potrebbe pensare, il concetto di classico
non contemporaneo alla classicit stessa, ma viene sviluppato e
definito soltanto successivamente. Infatti, le origini di tale concetto non
vanno ricercate nellet classica per antonomasia, quindi nella Grecia del
V e del IV secolo a.C., ma in un periodo storico successivo in cui la
mentalit dei Greci, sotto la spinta di eventi epocali, inizi lentamente a
subire dei mutamenti. A tale proposito vorrei citare una frase tratta dalla
vita di Pericle, scritta da Plutarco nel II secolo d.C., quindi pi di 500
anni dopo la fine dellet classica. A mio modesto parere, questa frase
sintetizza alla perfezione lidea di classicit e potrebbe tranquillamente
segnare, senza forzatura alcuna, il suo simbolico punto di inizio:
[Plutarco, vita di Pericle]
Ciascuna delle opere promosse da Pericle sullacropoli fu subito per
bellezza gi antica, ma oggi esse ci appaiono fresche come se esse
fossero state ultimate or ora: ne sgorga come una perenne giovinezza
che le conserva immuni dallassalto del tempo, quasi fossero state intrise
di uno spirito che fiorisce in perpetuo e di unanima incapace di
invecchiare.
di importanza fondamentale notare che lassociazione dellidea di
bellezza a quella di antichit figlia del tempo di Plutarco: nessun

ateniese del tempo di Pericle (V secolo a.C.) avrebbe mai parlato cos. Ma
cosa era successo? Quali fattori hanno mai potuto portare ad un simile
cambiamento nella mentalit di un intero popolo, che, dun tratto, smise
di concentrarsi sul presente e di guardare al futuro per iniziare, invece, a
studiare il proprio passato? Le cause di tale fenomeno vanno rintracciate
nella fine della civilt della polis: i re macedoni prima e i Romani poi
privarono le citt greche della loro secolare libert. Le poleis avevano
sempre avuto degli stati piuttosto limitati sia territorialmente che
militarmente, soprattutto se le si confronta con gli immensi imperi che
conobbero periodi di immenso splendore nellet antica, ma avevano
sempre posseduto una peculiarit irrinunciabile: la libert; erano sempre
state libere. Quando tale libert fin, inevitabilmente si inizi a guardare
al passato con nostalgia. Gli antichi valori della polis vennero cos
incastonati in delle figure ideali, dei simulacri carichi di valori etici e
morali, da cui tutti potevano attingere a quelle virt passate di cui essi
erano simboli attraverso lemulazione.
Il merito di aver consegnato alla nostra epoca quello che potrebbe essere
considerato un canone definitivo della classicit, fatto di personaggi
illustri i cui ritratti esemplari si susseguono, pagina dopo pagina, come
allinterno di una galleria museale, spetta proprio a Plutarco.

Vous aimerez peut-être aussi