Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
Edizioni Alkaest
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SOMMARIO
PREFAZIONE................................................................................................................................................................................3
ABBREVIAZIONI......................................................................................................................................................................11
- A -....................................................................................................................................................................................................12
- B -....................................................................................................................................................................................................23
- C -....................................................................................................................................................................................................30
- D -...................................................................................................................................................................................................52
- E -....................................................................................................................................................................................................60
- F -....................................................................................................................................................................................................72
- G -...................................................................................................................................................................................................77
- H -...................................................................................................................................................................................................82
- I -.....................................................................................................................................................................................................83
- J -..................................................................................................................................................................................................103
- K -.................................................................................................................................................................................................104
- L -.................................................................................................................................................................................................106
- M -...............................................................................................................................................................................................111
- N -................................................................................................................................................................................................138
- O -................................................................................................................................................................................................144
- P -.................................................................................................................................................................................................154
- Q -................................................................................................................................................................................................170
- R -.................................................................................................................................................................................................172
- S -.................................................................................................................................................................................................182
- T -.................................................................................................................................................................................................209
- U -................................................................................................................................................................................................222
- V -.................................................................................................................................................................................................229
- Y -.................................................................................................................................................................................................235
- Z -.................................................................................................................................................................................................237
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
PREFAZIONE
Ove si consideri l'essere umano da una prospettiva che ne superi (pur senza annullarle)
le componenti materiale e psichica dell'individualit per rifarsi a quella puramente
spirituale, si vede come si sia in presenza dell'innata ricerca di un qualcosa di
sovraindividuale, di un'aspirazione verso la trascendenza, del senso di dipendenza da un
principio che e al di fuori ed al disopra del relativo e del contingente. E un simile senso di
limitatezza, unito alla concezione di una naturale imperfezione, che spinge I'individuo
verso l'Assoluto, il Perfetto, l'Archetipo Principiale di cui egli si rende conto di essere un
modello ed a tale archetipo tende il pi possibile a rassomigliare.
Afferma Dante Alighieri nel Convivio (cap. I) che tutti gli uomini naturalmente
desiderano di sapere. La ragione di che puote essere ed che ciascuna cosa, da Providenza di propria
natura impita, a inclinabile a sua propria perfezione . Sono parole queste in cui a racchiuso il
senso profondo della ricerca del sacro in ogni epoca ed in ogni society umana, una ricerca
che risulta pure dalla ben nota espressione socratica: Conosci te stesso . Dice ancora il
grande esponente della sapienza greca che conoscere ricordare ed allora l'idea di
sapere dantesca e quella cosi esposta di conoscenza esprimono la medesima alta realt
dell'aprirsi alla Verit Eterna, all'Assoluto, all'Uno che regge l'universo e nel quale
l'universo a essenzialmente riassunto.
Le moderne interpretazioni psicologiche e psicoanalitiche fanno del sacro it prodotto
del subconscio, vale a dire della parte oscura dell'essere umano, un venire alla superficie
di passioni, di paure, di impulsi psichici incontrollati; in ci(5 esse non si distaccano dalla
frusta ed obsoleta interpretazione marxista del sacro come alienazione dell'individuo o
dalla altrettanto superata idea niciana della morte di Dio come rinascita dell'uomo. Ad
un simile modo di vedere sono riferibili pure gli archetipi junghiani, ove il termine
archetipo assume un significato stravolto rispetto all'originaria etimologia tradizionale
che ne fa un qualcosa di ordine superiore. Ma se in una retta visione del fenomeno
rovesciamo una simile interpretazione e riferiamo gli archetipi al sovraconscio, al senso
superiore delle cose, alla spiritualit pura, ecco che viene recuperata l'originaria
dimensione di ordine assoluto e spazzata via ogni sovrastruttura venuta a sovrapporsi
come effetto della degenerazione intellettuale dell'Occidente. L'individuo, da mero oggetto
di studio (quale lo vogliono psicologi e psicanalisti) ritorna soggetto, soggetto pensante e
dotato di una dimensione spirituale, e si rivela per quello che veramente : l'immagine
divina nel mondo, il discendente dell'Adamo a cui Dio rivela i nomi di tutte le cose
create e conosce in tal modo l'essenza della creazione.
dunque questa natura teomorfica che sta alla base della ricerca del sacro, dell'anelito
verso il divino, di quello che, in ogni tempo ed in ogni luogo, viene designato come il
fenomeno religioso : l'essere umano che si rivolge verso l'alto e l'alto gli si rivela, con una
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
dentro di essi e non sanno riconoscere; entrambi questi punti di vista sono da rifiutare, in
quanto creano un dualismo che esiste solo in una visione parziale, partigiana e distintiva
delle cose, visione destinata a dissolversi ove ci si elevi nella dimensione che Oriente ed
Occidente comprende e unifica. Recuperare l'Oriente non dunque andare l o
convertirsi ad una delle sue forme tradizionali, n tantomeno attendere che gli Orientali
giungano da noi a portare l'Acqua di Vita, bens riaccendere la lux interiore (secondo
la frase ex Oriente Lux ), fare fruttificare il granello di senape , ritrovare quel Regno
dei Cieli che nell'individuo e mai e poi mai fuori di lui. Questo e questo solo il senso
dell'azione dell'lite intellettuale di cui parla Ren Gunon ed essa non sar n occidentale
n orientale, bens primordiale , avendo in essa la primordialit che conferisce il costante
ricollegamento al Centro Supremo ed essendo perci creazione che si rinnova in ogni
istante.
Dire quando e dove operer questa lite intellettuale cosa che non ci spetta, poich ci
riservato solo ad un pi alto disegno provvidenziale e si situa in un ordine ove la
dimensione temporale non ha alcun significato, in quanto l tutto Eterno Presente; in tale
prospettiva ogni evento si realizza quando la pienezza del tempo e cos sar per il
Raddrizzamento che segue la fine del ciclo. Ci troviamo infatti nella dimensione metafisica,
nella realt simbolica che trascende la realt esistenziale e che la modella senza esserne
minimamente influenzata o condizionata; ogni cosa si collocher nel suo giusto
momento temporale, come ogni mattone forma il muro eretto a regola d'arte, per cui
inutile e sciocco fare calcoli sulla durata del Kali-Yuga, chiedersi se si ancora nella fase
finale e se la Grande Parodia tarder ancora a manifestarsi. Ridurre lo svolgimento ciclico
alla pura dimensione temporale e collocare il Primordiale in un inizio ben definito, significa
andare contro l'evidenza per cui il Primordiale esiste ora e sempre, poich la Tradizione
Primordiale non quella di una determinata societ di una particolare epoca, ma un
qualcosa che a livello metafisico; essa come dice Gunon la manifestazione
del Verbo e quindi l'Eterno Presente che sempre si manifesta a chi lo sappia cogliere.
Collocare dunque l'Umanit Primordiale nel tempo ed andare alla ricerca della sua dimora
cosa da lasciare ai cultori della darwiniana origine della specie che tanto furore fece
nel secolo XIX e nei primi decenni del secolo XX; chi vi si perde e crede di fare un qualcosa
di meritorio bene subito che abbandoni queste illusioni, poich egli nulla ha capito della
realt simbolica, della natura dell'Archetipo da cui derivano gli indefiniti, difformi ed
imperfetti modelli. Ogni civilt ispirata ai principi ha realizzato in s il Primordiale, la sua
tradizione stata Tradizione Primordiale, rappresentando un riflesso della dimensione
celeste nell'esistenza umana; lo svolgimento ciclico stato l'esaurirsi della spiritualit della
dottrina., la Grande Parola il venire alla ribalta dello psichismo esasperato ed il Regno
dell'Anticristo la fase finale della degenerazione. Parimenti, ogni essere umano che vive in
accordo colla Volont del Cielo Uomo Primordiale, poich per lui nulla il
condizionamento del mondo e della molteplicit, avendo vinto la sua Grande Guerra Santa;
ove non si realizzi una simile condizione privilegiata, vi sar degenerazione, materialit,
Grande Parodia, Regno dell'Anticristo. In entrambi i casi si avr il Raddrizzamento Finale il
quale il ritorno al centro , il recupero dell'Archetipo e della propria radice ultima .
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
Messi cos a fuoco gli assi portanti del messaggio guenoniano all'Occidente moderno, si
pu ora prendere in considerazione la problematica della visione in Ren Gunon del
Cattolicesimo Romano, argomento sino ad oggi mai affrontato con sufficiente
approfondimento. Nelle pagine del Grande Interprete della Tradizione si parla dell'Adorazione dei Magi come omaggio al Cristo infante dei simbolici esponenti dei Tre Mondi e
come prova della perfetta ortodossia del Cristianesimo in rapporto alla Tradizione
Primordiale, vale a dire all'Archetipo da cui deriva ogni forma tradizionale; il Cristo visto
come una discesa di luce , un Inviato dell'Alto e ricollegato a quel Melchisedec (di cui
parla pure San Paolo) che qui assurge a simbolo dell'unione inscindibile di regalit e
sacerdozio. Ove Ren Gunon si discosta invece da una simile retta visione nella fase
applicativa delle idee cos esposte e cio nel delineare l'espansione del Cristianesimo nel
mondo romano, sino a divenire la forma tradizionale dell'Occidente.
In Aperus sur l'Esotrisme Chrtien (Parigi, 1977) trattando del rapporto tra
Cristianesimo ed Iniziazione , egli esordisce col dire che un'oscurit impenetrabile
avvolge i primi tempi del Cristianesimo, oscurit che, ove ben si rifletta, pare non essere
stata semplicemente accidentale, ma essere stata espressamente voluta ; (pag. 9) pi
avanti, Gunon afferma che vi fu un cambiamento che fece del Cristianesimo una
religione nel senso proprio della parola ed una forma tradizionale indirizzantesi a tutti
indistintamente . (pag. 15) In altra e pi appropriata sede ( Per un Cattolicesimo
Tradizionale in SOPHIA, n. 2) stata rettificata questa anomalia applicativa,
mostrando come non sia proprio il caso di parlare di oscurit , in quanto la Buona
Novella conteneva in germe (e ci si stupirebbe se ci non fosse) la possibilit di
espandersi nel mondo a lei provvidenzialmente destinato: che cosa si dovrebbe pensare,
del resto, se la predicazione del Cristo si fosse limitata ai discepoli ? Quale discesa di
luce , quale Inviato dall'Alto Egli sarebbe mai stato se la Parola Divina di cui Egli
portatore non fosse andata aldil della Palestina? Nella realt nei Vangeli vi gi la distinzione dei due livelli conoscitivi, esoterico ed exoterico, venendo ci espresso pi
chiaramente negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere Paoline; lo stesso Gunon parla poi di
un esoterismo cristiano nel Medioevo, di una Chiesa di Giovanni interiore e di una Chiesa
di Pietro esteriore.
Nel Racconto della Storia del Graal di Robert de Boron, testo tipico dell'esoterismo
cristiano medievale, delineato il retroterra esoterico del rito della Messa ed il suo rifarsi
all'idea di Sacrificio Primordiale di cui parlano i Veda ind. Se allora lo svolgimento
temporale non ha nessuna influenza in questa dimensione metafisica, bisogna prendere
con molta cautela quanto Ren Gunon dice a proposito dei sacramenti cristiani, i quali
sarebbero dei riti meramente exoterici, senza pi alcun carattere iniziatico , (op. cit., pag.
21) lo stesso necessario fare per l'affermazione conclusiva per cui il Cristianesimo nel
suo stato attuale non altro che una religione, cio una tradizione di ordine esclusivamente
exoterico . (pag. 26) Prendendo alla lettera una simile conclusione, astraendola dal corpo
dell'intero messaggio gunoniano e rifacendosi al passaggio di Ren Gunon all'Islam,
molti hanno visto l'indicazione, per chi voglia intraprendere la Via Iniziatica, di
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
10
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ABBREVIAZIONI
L'anno che segue il titolo abbreviato si riferisce alla prima edizione francese, mentre quello seguente il titolo
indicato per esteso riguarda il testo dal quale stata estratta la frase. A quest'ultima fonte si riferiscono i
numeri delle pagine indicate nel contesto dell'opera.
Int., 1921
Dante, 1925
Re, 1927
Crisi, 1927
Aut., 1929
S.B., 1929
Croce, 1931
Stati, 1931
Met., 1939
Regno, 1945
Triade, 1946
In., 1952
Ap.C., 1954
Simb., 1962,
Mac., 1964
Hind., 1965
Forme, 1970
Ap. I.T., 1975 - Apercus sur l'Esotrisme Islamique et le Taosime, Parigi, 1975.
Mel., 1977
11
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-A-
ABELARDO Per A. la dialettica, invece di essere un mero mezzo per giungere alla
conoscenza della Verit, era vista come fine a se stessa, il che conduceva ad una sorta di
verbalismo. A. non faceva distinzione tra ci che nasce dalla ragione e ci che le superiore,
tra filosofia profana e conoscenza sacra, tra il sapere puramente umano e la conoscenza
trascendente. (S.B., 1929, 13)
ACQUA L'a. ha come propriet caratteristiche, oltre alla densit ed alla gravit, che le
sono comuni colla terra, la fluidit e la viscosit, per le quali si distingue essenzialmente da
tutti gli altri elementi. (Gunon, Introduzione generale allo studio delle dottrine ind, 1965,
66-67)
ACQUE Le A., in linea generale e nel senso pi esteso del termine, rappresentano la
Possibilit intesa come Perfezione Passiva, ossia il principio plastico universale che,
nell'Essere, si determina come Sostanza. (Stati, 1931, 99) Superficie delle A. La S. delle A.,
ossia il loro piano di separazione, segna lo stato nel quale si opera il passaggio
dall'individuale all'universale ed il ben noto simbolo del camminare sulle A. raffigura
appunto la liberazione dalla forma o dalla condizione individuale. L'essere che ha
raggiunto lo stato per lui corrispondente alla S. delle A., senza ancora elevarsi al di sopra di
queste, si trova come sospeso tra due caos, nei quali, all'inizio, tutto confusione ed
oscurit, fino al momento in cui si produce l'illuminazione. (Stati, 1931, 99-100)
ADAM Il nome A. significa letteralmente rosso e questo uno degli indizi del
collegamento della tradizione ebraica con quella atlantidea, che fu la tradizione della
razza rossa . (Forme, 1970, 43) Se si riferisce specificamente il nome A. alla tradizione
della razza rossa , questa corrisponde alla terra, fra gli elementi, cos come, fra i punti
cardinali, in correlazione con l'Occidente e questa concordanza d un'ulteriore
giustificazione a quanto detto in precedenza. (id., 44)
12
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ALBERO Secondo un altro simbolismo, la croce viene assimilata all'a. La linea verticale
raffigura il tronco dell'a., i cui rami sono invece rappresentati dalla linea orizzontale.
Questo a. si erge al Centro del Mondo, cio al centro di quella sfera in cui si sviluppa un
certo stato di esistenza, quale lo stato umano. (Croce, 1931, 87)
13
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ALLAN KARDEC Il fondatore della Scuola Spiritistica Francese, o almeno colui che i
suoi aderenti sono concordi nel considerare tale, fu Hippolyte Rivail; egli, su consiglio degli
spiriti , assunse il nome celtico di A.K., suo presunto nome in un'esistenza anteriore.
(Spir., 1923, 37) A.K. era un magnetizzatore che otteneva le comunicazioni attraverso i
suoi soggetti. (id.; 37) A.K. apparteneva alla Massoneria. (id., 41)
ANDROGINO Poich il Cielo e la Terra sono due principi complementari, l'uno attivo e
l'altro passivo, la loro unione pu venire rappresentata dalla figura dell'A. (Croce, 1931,
212)
ANGELICO Stati A. Gli s.a. sono gli stati sovraindividuali che costituiscono la
manifestazione informale. (Stati, 1931, 102, n. 1)
ANGOLARE Pietra A. Proprio per il fatto che la p.a. ha una forma speciale, che la
differenzia da tutte le altre, la sua destinazione pu essere compresa solo dai costruttori che
sono passati dalla squadra al compasso . La p.a. in realt proprio una chiave di volta
(Simb.,1962, 240)
ANIMA L'a. intermediaria tra lo spirito e il corpo (Triade, 1945, 73). L'a. rappresenta
14
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
un riflesso della luce emanata dal Principio (id., 74). A. Mundi Uno dei principali simboli
dell'A.M. il serpente. (Triade, 1945, 74). I due aspetti, essenziale e sostanziale, dell'A.M. si
trovano riuniti in un simbolo appartenente all'Ermetismo del Medioevo: si vede un cerchio
all'interno di un quadrato animato , vale a dire posto su uno dei suoi angoli (id., 75-76)
ANTICO Astrologia A. Oggi non si ha pi alcuna idea di quello che l'a.a. poteva essere
e persino coloro i quali hanno cercato di ricostruirla sono giunti solo a vere contraffazioni.
(Crisi, 1927, 75) Civilt A. Si potrebbe credere che la decadenza della c.a. abbia
condotto in modo graduale e senza soluzione di continuit ad uno stato pi o meno simile
a quello che oggi vediamo, ma in realt le cose non sono andate cos. (Crisi, 1927, 33)
Filosofi A. I f.a. si proponevano di mostrare che il loro insegnamento non era strettamente
personale, ma proveniva da un punto di partenza anteriore e pi elevato, raggiungendo la
fonte stessa dell'ispirazione originale, spontanea e divina. (Mel., 1976, 49). I f.a. avevano
due tipi di insegnamento, l'uno exoterico e l'altro esoterico. Quanto era scritto apparteneva
al primo e, quanto al secondo, ci impossibile conoscerne esattamente la natura, per il suo
carattere segreto e riservato. (id., 50)
15
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
L'A. rappresenter, non fosse altro a titolo di supporto, tutte quelle influenze malefiche che,
dopo essersi concentrate in lui, dovranno da lui essere proiettate nel mondo. (Regno, 1945,
324). L'A. sar l'essere pi lontano dal Centro di tutte le cose, ma pretender di fare girare
la ruota in senso inverso al normale movimento ciclico. L'A. prender la funzione
dell'Avatara finale che, nella tradizione cristiana, la seconda venuta del Cristo. (id.,
324, n. 1). L'A. sar la sintesi stessa di tutto il simbolismo invertito in uso presso la
controiniziazione. (id., 325). Perci l'A. pu assumere addirittura i simboli del Messia,
beninteso in senso radicalmente opposto (id., 325-326). L'A. deve essere il pi vicino
possibile alla disintegrazione , per cui la sua individualit, da un lato sviluppata in
modo mostruoso, si pu dire gi annichilita, tanto da realizzare l'inverso della
cancellazione dell'Ego di fronte al S o, in altri termini, da realizzare la confusione nel Caos,
invece della fusione nell'Unit Principiale. (id., 327)
16
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
concepite secondo il tipo degli esseri individuali. (id., 195). In Oriente non esiste la
tendenza all'a. (id., 196)
APPORTI Gli a. sono spostamenti di oggetti, con la complicazione che gli oggetti in
questione spesso provengono da luoghi che possono essere molto distanti e spesso sembra
che abbiano dovuto passare attraverso ostacoli materiali. Se in un modo o in un altro il
medium emette dei prolungamenti di se stesso per esercitare un'azione sugli oggetti, la
maggiore o minore distanza non significante. (Spir., 1923, 109)
ARCA Vishnu, il quale si manifesta sotto forma di pesce, ordina a Satyavrata, il futuro
Manu Vaivaswata, di costruire l'a. in cui dovranno essere rinchiusi i germi del mondo
futuro. Il mondo di Satyavrata qui simile a quello di No, la cui a. contiene pure tutti gli
elementi che serviranno alla restaurazione del mondo dopo il Diluvio. (Simb., 1962, 141)
ARCHEOLOGI Gli a. esaminano le vestigia delle civilt scomparse con occhi moderni e
17
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ARIA L'a. da vedersi come dotata di un movimento trasversale, nel quale tutte le
direzioni dello spazio non hanno il medesimo ruolo come nel movimento sferoidale, ma
che si effettua, invece, secondo una certa direzione particolare: al movimento rettilineo
che d origine la determinazione di questa direzione. (Hind., 1965, 65). La mobilit la
caratteristica naturale dell'a., la quale la prima differenziazione a partire dall'Etere
Primordiale. (Mel., 1976, 119). L'a. il mezzo sostanziale da cui procede il Soffio Vitale o
Prna. questo, il ruolo particolare dell'a. per ci che concerne la vita. (id., 131)
ARIANO Razza A. I Tedeschi hanno saputo trarre partiti dalla stravagante teoria della
r.a. che non erano addirittura stati loro ad inventare. Per conto nostro, non crediamo affatto
all'esistenza di una r.a. (Int., 1921, 267)
ARISTOCRAZIA L'a., quando intesa nel suo senso etimologico, designa il potere
dell'lite intellettuale e, non per nulla, si oppone alla democrazia. (Crisi, 1927, 112)
ARTE - I Ogni a. pu, con una conveniente trasposizione, prendere un vero valore
esoterico (Dante, 1925, 16). Tutte le a., alla loro origine, sono essenzialmente simboliche e
rituali ed soltanto a causa di una degenerazione posteriore, in realt molto recente, che
18
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
esse perdono questo loro carattere sacro per diventare, alla fine, gioco puramente
profano. (Regno, 1945, 179)
ARTHA A. comprende l'insieme dei beni di ordine corporale. (Hind., 1965, 73). A.
corrisponde a un miscuglio di rajas e di tamas. (id., 80)
ARTIFEX Per gli antichi, l'A. era l'uomo che esercita un'arte o un mestiere e la sua
attivit era ricollegata a principi di ordine profondo. (Regno, 1945, 72). L'A. che si trova
nello stato individuale umano non pu che tendere ad una specie di sublimazione delle
sue possibilit e l'anonimato sar per lui il segno di questa tendenza trasformante . (id.,
82-83). Non in quanto Tal dei Tali l'A. produce la sua opera, ma in quanto egli svolge
una determinata funzione. (id., 83)
ASCETISMO Quando si parla di a., quello che normalmente doveva essere soltanto un
mezzo a carattere preparatorio troppo spesso viene preso come un vero e proprio fine; non
crediamo affatto di esagerare dicendo che per molti spiriti religiosi l'a. non ha
minimamente per scopo la realizzazione effettiva di stati spirituali, ma ha come unico fine
la speranza in una salvezza che si concreter solo nell' altra vita . (In., 1952, 165)
19
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ATLANTIDE Dopo la scomparsa dell'A., che l'ultimo dei grandi cataclismi verificatisi
nel passato, sembra non esservi dubbi che resti della sua tradizione passarono in varie
regioni, ove si mescolarono con residui di altre tradizioni preesistenti e principalmente con
ramificazioni della grande tradizione iperborea. (Crisi, 1927, 46)
ATLANTIDEO Ciclo A. Il c.a. pare sia stato preso come base della tradizione ebraica e
la trasmissione sia avvenuta attraverso gli Egiziani. (Forme, 1970, 40) Tradizione A. La t.a.
scomparsa da migliaia di anni, insieme alla civilt cui apparteneva, la distruzione della
quale deve essersi effettuata in seguito ad una deviazione forse paragonabile, per un certo
riguardo, a quella che oggi constatiamo. (Crisi, 1927, 46) La t.a., essendo situata in
Occidente, regione che corrisponde alla sera nel ciclo diurno, deve essere considerata come
appartenente ad una delle ultime divisioni del cielo dell'umanit terrestre attuale, dunque
relativamente recente ciclo. (Forme, 1970, 39)
20
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
riveste di una serie di involucri che costituiscono altrettante fasi della sua manifestazione.
(id., 92) Gli stati dell'essere, qualunque essi siano, rappresentano le possibilit di A. e non
altro. (id., 108) La Beatitudine fatta da tutte le possibilit di A. e si potrebbe dire che ne sia
la somma stessa. (id., 128) A. oltre la distinzione di Purusha e di Prakriti (ossia dei due
poli della manifestazione), poich non pi nell'esistenza condizionata, ma invece al
grado di Essere Puro. (id., 130) Al di fuori del punto di vista speciale della manifestazione,
l'intelletto non affatto differente da A., il quale deve essere considerato ci che conosce
se stesso per se stesso (id., 134) Veglie, sogno, sonno profondo e ci che oltre sono i
quattro stati di A. (id., 136) Lo stato incondizionato di A. espresso in una forma negativa,
poich, nel linguaggio, ogni affermazione diretta necessariamente una affermazione
particolare e determinata. (id., 138) In se stesso A. non n manifestato, n non manifestato,
ma , contemporaneamente, il principio del manifestato e del non-manifestato. (id., 139) A.,
comprendendo in s, e principialmente, ogni realt, non pu per questo entrare in
correlazione con nulla di esistente. (Mel., 1976, 32)
ATOMISMO L'A., molto tempo prima della sua comparsa in Grecia, era stato sostenuto
in India dalla Scuola di Kanda e, in seguito, dai Giaina e dal Buddhismo. (Int., 1921, 38)
nella Scuola di Kanda che l'A. appare per la prima volta in India, ma non fu mai presso gli
Ind che una semplice anomalia senza grande importanza e non ebbe che un'estensione
molto limitata, in paragone a quella che doveva acquistare pi tardi in Grecia. (id., 164) Per
quanto riguarda l'A., ci che ne costituisce la principale gravit che le sue caratteristiche
lo predispongono a servire da fondamento a quel naturalismo tanto pi contrario al
pensiero orientale quanto pi frequente si trova, sotto forme pi o meno accentuate, nelle
concezioni occidentali. (id. 165) L'A., quando si incorpora in un sistema filosofico, come
avvenne in Grecia, esso diviene inoltre materialista. (id., 166) L'errore di fondo dell'A.
consiste nel presupporre nella sfera della corporeit degli elementi semplici, quando in
realt ci che corpo per necessit composto, soggetto com' alla divisibilit perch
esteso, vale a dire sottoposto alla condizione spaziale. (id., 220)
AUM Il Principio, il mezzo e la fine sono rappresentati dai tre elementi del monosillabo
A., comune all'antica tradizione ind ed all'esoterismo cristiano del Medioevo. In entrambi
i casi , ugualmente e per eccellenza, un simbolo del Verbo, che realmente il vero Centro
21
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
AVATRA Kalkin A. L'Et Nera avr fine ed allora apparir il K.A., colui il quale in
sella ad un cavallo bianco, che porta sulla testa un triplice diadema, segno della sovranit
sui Tre Mondi, e che ha in mano una spada fiammeggiante come la coda di una cometa.
Allora il mondo del disordine e dell'essere sar distrutto e, grazie alla potenza purificatrice
e rigeneratrice di Agni, ogni cosa sar ristabilita e restaurata nell'integralit dello Stato
Primordiale. (Hind., 1965, 21)
22
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-B-
BACONE (FRANCIS) Agli inizi della filosofia moderna, B. considera ancora i tre
termini Deus, Homo, Natura come costituenti tre oggetti di conoscenza distinti; egli
tuttavia attribuisce un'importanza preponderante alla Filosofia Naturale o Scienza della
Natura, conformemente alla tendenza sperimentalistica della mentalit moderna da lui
rappresentata a quell'epoca. (Triade, 1945, 124)
BEITH-EL anche detto che B., Casa di Dio, divenne in seguito Beith-Lehem, Casa del
Pane, la citt dove nacque il Cristo. (Re, 1927, 74)
BERNARDO (SAN) Si vede come non sia senza ragione il fatto che Dante prenda per
guida, per la fine del suo viaggio celeste, S.B., il quale stabil la regola dell'Ordine del
Tempio. (Dante, 1925, 13) Tra le grandi figure del Medioevo, ve ne sono poche il cui esame
si adatti come quella di S.B. a dissipare certi pregiudizi cari allo spirito moderno. Tutta la
vita di S.B. sembra destinata a mostrare come esistano, per risolvere i problemi di ordine
intellettuale e pratico, dei mezzi ben diversi da quelli oggi considerati come efficaci, poich
i soli alla portata della saggezza umana, la quale la mera ombra della saggezza vera. (S.B.,
1929, 5) In S.B. si deve riconoscere l'azione della Grazia Divina, la quale, penetrandone la
persona, si comunicava attraverso di lui come per un canale. (id., 7) Sebbene S.B. nulla fosse
in rapporto al mondo, tutti, ivi compresi i pi alti dignitari civili ed ecclesiastici, si
inchinavano spontaneamente di fronte alla sua autorit spirituale. (id., 8) L'attivit politica
di S.B. fu determinata dall'idea di difendere il diritto, di combattere l'ingiustizia e,
soprattutto, di mantenere l'unit della Cristianit. (id., 12) Nel campo intellettuale i trionfi
23
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
di S.B. furono segnati dalla condanna di Abelardo e di Gilbert de la Porre. (id., 13) Al
Concilio di Sens del 1140, S.B. present le opere di Abelardo e ne estrasse le proposizioni
pi temerarie, delle quali prov l'eterodossia. Al Concilio di Reims del 1147, S.B. ottenne la
condanna degli errori di Gilbert de la Porre sul mistero della Santissima Trinit, in cui
l'autore applicava a Dio la distinzione tra Essenza e Sostanza, applicabile solo agli esseri
creati. (id., 14) Nel 1128, dieci anni dopo la sua fondazione, l'Ordine del Tempio ricevette la
sua Regola e fu S.B. a redigerla, o, almeno, a tracciarne i primi lineamenti. (id., 15) La
dottrina di S.B., essenzialmente mistica, considerando egli le cose divine sotto l'aspetto
dell'amore. Il commento di S.B. al Cantico dei Cantici descrive tutti i gradi dell'amore
divino, sino alla Pace Suprema, alla quale l'anima perviene nell'estasi. A ci che i filosofi
tendevano, S.B. perveniva immediatamente, coll'intuizione intellettuale, senza la quale
nessuna metafisica possibile ed al di fuori della quale non si pu cogliere, che un'ombra
della Verit. (id., 19) Un ultimo tratto della fisonomia di S.B. il posto eminente che tiene,
nella sua vita e nelle sue opere, il culto della Vergine. S.B. amava dare alla Vergine il titolo
di Nostra Signora e si considerava un vero cavaliere di Maria , sua Dama nel senso
cavalleresco del termine. Divenuto monaco, S.B. rest sempre cavaliere, come erano tutti
quelli della sua razza, e si pu perci dire che egli era, in qualche modo, predestinato a
giocare il ruolo di intermediario, conciliatore e arbitro, tra il potere religioso ed il potere
politico, avendo S.B. in s una partecipazione alla natura dell'uno e dell'altro. (id., 20)
BHAKTI La parola sanscrita B. designa la via che assume come punto di partenza un
elemento di carattere emotivo ed anche definibile come Via della Devozione. (Aut., 1929,
66) Il carattere nettamente psichico di B. evidente. (In., 1952, 152) B. ha una funzione
preparatoria , dato che le vie corrispondenti conducono soltanto fino ad un certo punto.
(id., 153) B. Marga Il B.M. adatto ad esseri la cui natura prevalentemente rajasica .
(In., 1952, 152) Gli Kshatriya sono particolarmente qualificati per il B.M. (id., 155)
BIANCO Il b., dovunque attribuito all'autorit spirituale suprema, il colore del Mru
considerato in se stesso. (Re, 1927, 60) Isola B. In India, l'I.B. considerata come il
Soggiorno dei Beati il che la identifica chiaramente con la Terra dei Viventi (Re, 1927, 81)
Montagna B. Le tradizioni celtiche parlano dell'Isola Verde; ma nel centro di quest'isola si
innalza la M.B., che si dice non venga mai sommersa da alcun diluvio ed il suo vertice ha il
colore della porpora. (Re, 1927, 81) La M.B. circondata da una cintura verde per il fatto che
situata in mezzo al mare e sulla sua vetta brilla il Triangolo di Luce. (id., 82)
24
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
BLAVATSKY (HELENA) Helena B. nacque nel 1831 a Ekaterinoslaw. Dalla sua infanzia
si comport in maniera insopportabile, entrando in collere violente alla minima contrariet
(Thos., 1921, 13) A Londra, nel 1851, la B. frequent i circoli spiritistici. (id., 14) A Parigi,
dopo il 1867, fu per qualche tempo sotto l'influenza di un certo Victor Michel,
magnetizzatore e spiritista; egli apparteneva alla Massoneria, al pari del suo amico Allan
Kardec, e svilupp le facolt medianiche alla B., la quale era essa stessa spiritista ed
appartenente alla corrente alla scuola di Allan Kardec. (id., 16) Dal 1870 al 1872 la B. fu al
Cairo e l esercit la professione di medium. L'impresa non riusc, perch essa fu accusata
di frode. (id., 17) La B. lasci cos il Cairo nel 1872 per l'America dove, due anni pi tardi,
avrebbe fondato la Societ Teosofica. (id., 18) Quando part per l'America, la B. pretendeva
di essere controllata da uno spirito di nome John King e questo spirito medium si trova
mirabilmente legato a tutte le manifestazioni di un certo numero di falsi medium che
furono smascherati nella stessa epoca. (id., 19) Il 7 Settembre 1875 John King fu rimpiazzato
come controllore della B. da un altro spirito che si faceva chiamare col nome egiziano di
Serapio e che doveva ben presto essere ridotto a non essere pi che un elementale . (id.,
23) Cos come l'ebbe a riconoscere Solovioff, la B. era dotata di una sorta di magnetismo che
attirava con una forza irresistibile. (id., 81). Il pi spesso, tuttavia, la B. creava suggestione
allo stato di veglia; questo genere di suggestione abitualmente pi difficile da realizzare
dell'altro e richiede una forza di volont ed un allenamento intensissimi, ma esso era
generalmente facilitato dal regime alimentare ristretto che la B. imponeva ai suoi discepoli
sotto il pretesto di spiritualizzarli . (id., 82) Nella Societ Teosofica la B. si era riservata la
sezione esoterica ove nessuno poteva essere ammesso senza la sua approvazione. (id.
87) Quanto alle dottrine propriamente orientali, la B. non ha conosciuto del Brahmanesimo
e pure del Buddhismo che quanto tutti possono conoscere ed essa vi ha compreso ben poco,
come lo provano le teorie che presta loro ed anche i controsensi che commette in ogni
istante nell'impiego dei termini sanscriti. (id., 96) dall'amalgama di elementi eterogenei
che uscirono le due grandi opere della B., Isis Devoile e la Doctrine Sgrete , e queste
opere furono ci che dovevano essere normalmente: delle compilazioni indigeste e senza
ordine, vero caos dove alcuni documenti interessanti sono come annegati in mezzo ad una
grande quantit di asserzioni senza alcun valore. Sono queste opere, cos difettose, che
hanno sempre formato la base dell'insegnamento teosofistico. (id., 98). La B. presentava la
sua dottrina come l'essenza e l'origine comune di tutte le religioni , senza dubbio perch
ella aveva preso a prestito qualche cosa da ognuna di esse. (id., 140).
BOLSCEVISMO Dopo i Vaishiya sono ora gli Shdra ad aspirare al potere: questo,
esattamente, il significato del B. (Aut., 1929, 115)
25
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
BORGHESIA Il regno della b. potr soltanto avere una durata relativamente breve, in
confronto a quella del regime cui succeduto. (Aut., 1929, 115)
26
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
27
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
28
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
29
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-C-
30
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
esso diffuso dappertutto e si manifesta costantemente in tutti gli ambiti in cui si esercita
l'attivit umana? (id., 135)
CASA All'origine la c. era un'immagine del Cosmo, cio quasi un piccolo mondo
chiuso e completo in se stesso. (Simb., 1962, 343)
CASTA - E Il principio ind dell'istituzione delle c. rimasto, come molte altre cose, cos
totalmente incompreso in Occidente che non vi nulla di stupefacente se ogni sorta di
confusioni sono sorte tutte le volte che, direttamente o indirettamente, se ne venuti a
contatto. (Int., 1921, 68) La c., designata dagli Ind coll'una o l'altra delle due parole jti
e varna , una funzione sociale determinata dalla natura propria di ogni essere umano.
(id., 186) Se la c. , nella maggior parte dei casi, ereditaria, per principio essa non lo in
modo rigoroso, dal momento che nella formazione della natura individuale il peso
dell'eredit tutt'altro che esclusivo, pur essendo preponderante nella maggioranza dei
casi. (id., 187) Passare dalla propria c. ad un'altra significherebbe un vero e proprio
cambiamento della natura individuale, come se un uomo cessasse di essere se stesso per
divenire un altro, ed perci un'impossibilit manifesta. (id., 189) La descrizione simbolica
dell'origine delle c. si ritrova in numerosi testi sacri e, in primo luogo, nel Purusha-Skta
del Rig-Veda: Di Purusha il Brhmana fu la bocca, lo Kshatriya le braccia, il Vaishiya le
anche; lo Shdra nacque sotto i suoi piedi . (id., 190) La partecipazione alla tradizione
pienamente effettiva solo per i membri delle prime tre c. (id., 191) La dottrina ind insegna
che in principio vi era una sola c., con un grado spirituale elevatissimo, oggi assolutamente
eccezionale e che allora era comune a tutti gli uomini, i quali lo possedevano, si pu dire,
spontaneamente. (Aut., 1929, 16) Il principio dell'istituzione delle c. non che la differenza
di natura esistente tra gli individui, la quale instaura tra di loro una gerarchia, il cui
disconoscimento pu provocare soltanto disordine e contusione. La c. non , in linea di
principio, rigorosamente ereditaria, anche se molto spesso lo diventata di fatto e nelle
applicazioni. (id., 17) La distinzione delle c. costituisce, nella specie umana, una vera e
propria classificazione naturale, alla quale deve corrispondere la ripartizione delle funzioni
sociali. (id., 18) La distinzione delle c., insieme con la differenzazione delle funzioni sociali
a cui corrisponde, in fondo la conseguenza del frazionamento dell'unit primitiva. (id.,
19) Quando venga negato il principio stesso della gerarchia, non si vede come una
qualunque c. possa conservare la supremazia sulle altre, n a quale titolo possa pretendere
di imporla. (id., 96)
CATEGORIE Le c., nell'accezione aristotelica, non sono che i pi generali fra tutti i
generi e perci appartengono ancora al dominio dell'individuale. (Ved., 1925, 44)
L'enumerazione della c. si riferisce esclusivamente al nostro mondo ed alle sue condizioni.
(Regno, 1945, 23)
31
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
CATTOLICI Coloro che hanno oltrepassato tutte le forme particolari e sono pervenuti
all'universalit sono i soli che possono dirsi puramente ed effettivamente C., nel senso
rigidamente etimologico della parola. (Cons., 1946, 313)
32
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
fornire al lavoro di cui si tratta una base appropriata: e la C.C. (Crisi, 1927, 154) Pu darsi
che lo sviluppo futuro degli avvenimenti prima o poi imporr ai dirigenti della C.C., come
una necessit ineluttabile, ci di cui essi non sanno comprendere l'importanza diretta in
funzione di intellettualit pura. (id., 155) Delle forze spirituali esercitanti ancora un'azione
nel mondo esterno, in Occidente, non ci dato di vedere che quella della C.C. (id., 156)
Occorre appena dire che la C.C., in vista della sua futura funzione, avrebbe tutto l'interesse
a portarsi oltre la costituzione di una lite intellettuale, anzich lasciare che ci si compia
senza di essa ed essere poi costretta a seguirla. la C.C. che avrebbe i maggiori vantaggi
nell'assumere un'attitudine che, lungi dall'esigere il minimo compromesso dottrinale,
avrebbe come risultato lo sbarazzarla da ogni infiltrazione dello spirito moderno. (id., 157)
Tradizione C. Non per questo si deve meno ammirare la vitalit della t.c. che, perfino in
questo suo essere passata ad una specie di virtualit, persiste ad onta di tutti gli sforzi
intrapresi da tanti secoli per soffocarla e annientarla. Se si fosse capaci di riflettere, in una
tale resistenza si dovrebbe vedere qualcosa che implica una potenza non-umana. (Crisi,
1927, 134)
CELESTE Gerusalemme C. La G.C. non altro che la riscostituzione stessa del Paradiso
Terrestre, secondo un'analoga applicazione in senso inverso. La G.C. deve discendere dal
Cielo in Terra alla fine di questo stesso ciclo, per segnare il ristabilimento di ogni cosa nel
suo ordine primordiale. (Dante, 1925, 70) L'Albero della Vita si ritrova al centro della G.C.:
si tratta della reintegrazione di tutte le cose nello Stato Primordiale, secondo la
corrispondenza che esiste tra la fine del ciclo ed il suo inizio. (Croce, 1929, 96) A partire dal
Paradiso Terrestre, la via del P.C. abbandona la terra per salire alle stelle per dirigersi
33
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
verso gli stati superiori. (Aut., 1929, 127) Raggio C. Il R.C. attraversa tutti gli stati
dell'essere, contrassegnando il punto centrale di ciascuno mediante la sua traccia sul primo
orizzontale corrispondente, ma l'azione del R.C. effettiva soltanto se provoca una
vibrazione che, propagandosi ed amplificandosi nella totalit dell'essere, illumina il suo
caos, cosmico od umano. (Croce, 1931, 183) Per azione del R.C. operante su di un piano di
riflessione, si effettua la vibrazione corrispondente al Fiat Lux cosmogonico che illumina,
colla sua irradiazione, tutto il caos delle possibilit. (id., 204) Viaggio C. Il V.C. la
conquista attiva degli stati sovrumani. (Dante, 1927, 51)
CELTICO Elementi C. Per quanto riguarda gli e.c., la verit che essi sono stati in gran
parte assimilati dal Cristianesimo nel Medioevo. (Crisi, 1927, 47)
CENTRALE Punto C. Nel p.c. sono superate tutte le distinzioni inerenti ai punti di
vista esteriori; tutte le opposizioni si sono dileguate e risolte in un perfetto equilibrio.
(Croce, 1931, 74) Questo p.c., nella sua essenza non localizzato, perch assolutamente
indipendente dallo spazio, il quale non se non il risultato della sua espansione o del suo
indefinito sviluppo in tutti i sensi e, di conseguenza, da lui deriva per intero. (id., 75) Per
colui che ha raggiunto questo p.c. non esistono pi contrari e non vi pi disordine;
questo il luogo stesso dell'ordine, dell'equilibrio, dell'armonia e della pace. (id., 82) Quanto
al significato del p.c. in rapporto alla propria circonferenza, si pu dire che essi
simboleggino, rispettivamente, il punto di partenza ed il termine finale di un modo
qualsiasi di manifestazione. (id., 166) Il p.c. il Principio, l'Essere Puro, e lo spazio che esso
riempie del suo irradiamento il Mondo nel senso ampio della parola, l'insieme di tutti gli
esseri e di tutti gli stati d'esistenza che costituiscono la manifestazione universale. (Simb.,
1962, 64) Punto di vista C. I punti di vista parziali, che in moltitudine indefinita
costituiscono tutte le modalit di un essere in ogni suo stato, non sono dunque che aspetti
frammentari del p. e di v.c. (Stati, 1931, 87)
CENTRO Il C. il punto fisso che tutte le tradizioni sono concordi nel designare
simbolicamente come il Polo, perch intorno ad esso che si effettua la rotazione del
mondo. (Re, 1927, 17) in questo C. che risiede l'equilibrio perfetto, immagine
dell'immutabilit principiale nel mondo manifestato. (Dante, 1925, 68) Il C. il punto in cui
si conciliano e si risolvono tutte le opposizioni; in esso si conclude la sintesi di tutti, i
termini contrari che, per la verit sono tali soltanto se giudicati dagli angoli visuali esteriori
e particolari della conoscenza in modo distintivo. (Croce, 1931, 68) Questo C. dirige ogni
cosa con la sua attivit non-agente , la quale, bench non manifestata, in realt la
pienezza dell'attivit. (id., 69) Per colui che si trova nel C., tutto unificato, poich egli vede
ogni cosa nell'unit del Principio. (id., 77) Stabilito definitivamente al C., egli ha in s la
propria legge perch la sua volont una col Volere Universale. (id., 84) Il C. il motore
34
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
della Ruota dell'Esistenza, appunto in virt della sua immobilit. (id., 186) Il C. non in
nessun luogo, perch non manifestato, ma il manifestato non sarebbe nulla senza di esso.
(id., 220) Il C. rappresenta il Polo, simboleggiato geometricamente dal punto ed
aritmeticamente dall'unit. (Triade, 1945, 139) Il C. , prima di tutto, l'origine, il punto di
partenza di tutte le cose; il punto principiale, senza forma e dimensione, dunque
invisibile, e, di conseguenza, la sola immagine che si possa dare dell'Unit Primordiale.
(Simb., 1962, 63) Se il C. un punto di partenza, anche un punto d'arrivo: tutto derivato
da esso e tutto deve, alla fine, ritornarvi. (id., 70) In sintesi, il C. , al tempo stesso, il
principio e la fine di tutte le cose: , secondo un simbolismo conosciutissimo, l'Alpha e
l'Omega. (id., 71)
CENTRO La circonferenza, in realt, esiste solo in funzione del c., ma gli esseri che sono
sulla circonferenza debbono partire per forza da questa, o pi precisamente dal punto in
cui si trovano, e seguire il raggio per arrivare al c. (Crisi, 1927, 80).
CERCA Il ruolo connaturato agli avi rappresentato, ovunque e sempre, come una c. e
la c. presuppone che vi sia qualcosa di anteriormente perduto e da ritrovare. (Hind., 1965,
94)
35
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
minuziose e complicate, d'altronde opposte allo studio dei libri e non a seguito di una
qualsiasi trasmissione. (Cons., 1946, 193)
CERVELLO Il c. non che lo strumento del mentale, vale a dire del pensiero discorsivo e
riflessivo. (Ved., 1925, 48) Il c., in quanto organo o strumento dell'intelligenza discorsiva o
razionale, svolge, in verit, solo una funzione di trasmettitore e, se vogliamo, di
trasformatore . (Simb., 1962, 365)
CHIAVI Due C. Le D.C., nell'antica Roma attributi del Pontifex Maximus, si sono
conservate tra i principali emblemi del Papato. Le D.C. sono al tempo stesso quelle del
potere spirituale e del potere temporale. (Aut., 1929, 130) Le D.C. appartengono
effettivamente entrambe all'autorit sacerdotale e la seconda affidata ai detentori del
potere regale solo per delegazione. (id., 132) Le D.C. corrispondono, dal punto di vista
iniziatico, ai Grandi Misteri ed ai Piccoli Misteri. (Triade, 1945, 44) Potere delle C. Il P.
delle C. duplice, poich comporta ugualmente il potere di legare e di slegare ; ora
legare la stessa cosa di coagulare e slegare la stessa cosa di sciogliere .
(Triade, 1945, 43) Al P. delle C. corrisponde, nelle tradizioni ind e tibetana, il duplice
potere del Vajra. (id., 46)
36
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
CHIT La parola C. deve intendersi in senso universale, come la Coscienza Totale del S,
considerato in rapporto al suo unico oggetto, la Beatitudine. (Ved., 1925, 131)
37
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
che storico, poich riguardano particolarmente l'umanit terrestre, pur essendo, nello
stesso tempo, collegati a tutti gli eventi che si producono nel nostro mondo al di fuori di
essa. (id., 12)
CIELO Il C., in quanto polo positivo della manifestazione, rappresenta in modo diretto il
Principio. (Triade, 1945, 42) Attivit del C. L'A. del C. in se stessa (nell'Indifferenziazione
Principiale del Non-Essere) non-agente e non-manifestata. (Stati, 1931, 140, n. 1) Volont
del C. L'influenza della V. del C. nello sviluppo dell'essere si misura parallelamente
all'asse verticale, il quale rappresenta quindi il luogo metafisico della manifestazione della
V. del C. (Croce, 1931, 173)
CIFRA La c. non , in tutto rigore, niente di pi del vestito del numero (Calc. Inf. 1946, 2)
CINESE Civilt C. La c.c. la sola cui unit riposi essenzialmente, nella sua natura
profonda, su di una omogeneit di razza. (Int., 1921, 69) Impero C. L'I.C. rappresentava
nel suo insieme, per il mondo in cui era costituito e diviso, un'immagine dell'Universo.
(Triade, 1945, 103)
38
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
momento di completarla, n mai ripasseremo per il punto di partenza. (Croce, 1931, 129)
L'inizio e la fine di una c. non sono dunque lo stesso punto, ma due punti consecutivi di
uno stesso raggio: l'uno fa parte della c. precedente, di cui la fine, mentre l'altro fa gi
parte della c. seguente, di cui l'inizio. (id., 131) la c. ad essere dovunque, poich ogni
luogo dello spazio, le distinzioni e le individualit non sono che elementi della Corrente
delle Forme, punti della c. della Ruota Cosmica. (id., 220) La c. rappresenta la
manifestazione, che misurata effettivamente dal raggio emanato dal centro. (Triade,
1945, 140) La c., se la si immagina percorsa in un certo senso, l'immagine di un ciclo di
manifestazione, del genere di quei cicli cosmici di cui la dottrina ind, in particolare, offre
una teoria estremamente sviluppata. Le divisioni determinate sulla c. dalle estremit dei
bracci della croce corrispondono allora ai diversi periodi o fasi in cui si divide il ciclo.
(Simb., 1962, 64-65)
CITT Le c. figurano in qualche modo l'ultimo grado della fissazione e tendono sempre
pi ad assorbire ogni cosa. (Regno, 1945, 174) CIVILIZZAZIONE Anche se il gran
pubblico ammette in buona fede questi pretesti di c., vi sono persone per le quali ci una
semplice ipocrisia moralista, una maschera dello spirito di conquista e di interessi
economici. (Crisi, 1927, 130)
CIVILT Il sostantivo c. non s'incontra che nelle opere degli economisti dell'epoca che
precedette immediatamente la Rivoluzione Francese. (Or. Occ., 1924, 27) Esistono
molteplici e diverse c.; sarebbe piuttosto difficile definire esattamente quel complesso
insieme di elementi di diverso carattere che costituiscono ci che viene detto una c. (id., 29)
Esistono simultaneamente, e sempre sono esistite, c. che non si compenetrano affatto,
ignorandosi a vicenda. (id., 32) Comunque sia, quello che gli Occidentali moderni
chiamano c. gli altri lo chiamerebbero piuttosto barbarie, giacch proprio l'essenziale a
mancargli, cio un principio di ordine superiore. (id., 43) La verit che vi sono state c.
distinte e molteplici, le quali si sono sviluppate ciascuna in modo proprio ed in senso
conforme alle attitudini di un dato popolo o di una data razza. (Crisi, 1927, 41)
CLASSICO Antichit C. La cosiddetta a.c. non che una antichit affatto recente e
persino assai pi vicina ai tempi moderni che non all'antichit vera. (Crisi, 1927, 29) Civilt.
C. Il IV secolo a.C. fu il punto di partenza della cosiddetta c.c., la sola alla quale i
moderni riconoscono il carattere storico, tutto quello che esistette prima essendo tanto poco
conosciuto da poter venire considerato come leggendario. (Crisi, 1927, 31)
39
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
COLLETTIVO Il c., in tutto ci che lo costituisce, sia dal punto di vista psichico che
corporeo, non altro che una semplice estensione dell'individuale. (In., 1952, 71) Inconscio
C. Colla teoria dell'i.c. si crede di poter spiegare il fatto che il simbolo anteriore al
pensiero individuale e che lo supera; la vera questione sarebbe di sapere in quale
direzione lo supera, se verso il basso, come parrebbe indicare l'appello al preteso i.c., o
verso l'alto, come affermano espressamente le dottrine tradizionali. (Simb., 1962, 47)
COLTO Gente C. La grande maggioranza della g.c. deve essere messa fra coloro il cui
stato mentale il pi sfavorevole alla ricezione della vera conoscenza. La g.c. di questa
specie la meno iniziabile tra tutti i profani. (Cons., 1946, 287) Persone c. Colla parola p.c.
si vuole comunemente significare una tinta superficiale di ogni sorta di cose,
un'educazione soprattutto letteraria , in ogni caso puramente libresca e verbale, che
permette di parlare con sicurezza di tutto, compreso di ci che si ignora pi
completamente, e suscettibile di sedurre coloro che, colpiti da queste apparenze, non si
avvedono che esse ricoprono soltanto il nulla. (Cons., 1946, 286) Uomo C. Il tipo dell'u.c.
necessariamente un modernista ed in Oriente ha fatto la sua apparizione molto
recentemente e come prodotto di una certa educazione occidentalizzata. (Cons., 1946, 287)
40
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
COMPOSSIBILI I c. altro non sono che dei possibili compatibili fra di loro, la cui
riunione in un unico complesso non provoca all'interno di questo alcuna contraddizione.
(Stati, 1931, 26) Se consideriamo l'insieme formato da tutti i c. che si realizzano nella
manifestazione, questi c. dovranno essere tutti i possibili determinati da certe condizioni
che caratterizzano e definiscono precisamente l'insieme in questione. (id., 27)
COMTE (AUGUSTIN) La Legge dei Tre Stati di C. un esempio curioso del modo
con cui lo spirito moderno pu falsare un dato di origine tradizionale. (Triade, 1945, 125)
L'errore fondamentale di C. consiste nell'immaginare che, qualunque sia il genere di
speculazione cui l'uomo si dedicato, egli si sia sempre proposto la spiegazione di
fenomeni naturali e ogni conoscenza, di qualunque ordine sia, rappresenti semplicemente
un tentativo, pi o meno imperfetto, per spiegare questi fenomeni. C. fa corrispondere tre
tipi di spiegazione, che egli considera successivi, a tre fasi che lo spirito umano avrebbe
attraversate nel corso dei secoli e che egli chiama, rispettivamente, Stato Teologico, Stato
Metafisico, Stato Positivo. Quest'ultimo stato, il solo che C. considera realmente valido,
rappresenta la concezione limitata e relativa che quella delle scienze moderne. (id., 125)
41
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
46)
CONOSCENZA Qualsiasi c. merita veramente questo nome soltanto nella misura in cui
produce l'identificazione tra soggetto e oggetto. sola vera c. quella che partecipa in
misura pi o meno completa della natura della c. intellettuale, che la c. per eccellenza.
(Int., 1921, 142) Aristotele formul nettamente il principio dell'identificazione per mezzo
della c. (id., 144) Il carattere incomunicabile della c. deriva da ci che di veramente
inesprimibile vi nella sfera metafisica. (id., 242) Ogni c. gi da per se stessa, se vera e
realmente assimilata, una realizzazione effettiva o, per lo meno, una realizzazione virtuale.
(id. 243) Ogni c. che non discenda dalla metafisica manca letteralmente di principio e non
ha nessun carattere tradizionale. (id., 248) Colui che possiede la c. qualificato per
comunicarla agli altri o, pi esattamente, per svegliare in essi delle possibilit
corrispondenti, poich la c. in se stessa rigorosamente personale e incomunicabile. (Ved.,
1925, 219) La c. ha di fronte all'azione la funzione di Motore Immobile. (Crisi, 1927, 60) Oggi
noi ci troviamo di fronte alla negazione di ogni reale c. (id., 63) Le vie possibili per
raggiungere la c. possono essere estremamente diverse nei gradi pi bassi e vanno
unificandosi sempre di pi man mano che si raggiungono gli stadi pi alti. (id., 79) La c.
illumina l'azione, senza partecipare alle vicissitudini di essa. (ib. 98) La sola vera c., in
qualsiasi campo, quella che ci permette di penetrare pi o meno profondamente la natura
intima delle cose. In altri termini non vi vera c. se non quando si ha l'identificazione del
soggetto coll'oggetto o, considerando il rapporto in senso inverso, assimilazione
dell'oggetto da parte del soggetto. (Stati, 1931, 115) Ogni vera c. effettiva e immediata. (id.,
116) Per quanto riguarda il dominio sensibile o corporeo, gli organi dei sensi sono, per
l'essere individuale, le vie d'ingresso della c.; ma, secondo un altro punto di vista, essi
sono anche vie d'uscita , proprio perch ogni c. implica un atto di identificazione che
parte dal soggetto conoscente e va verso l'oggetto conosciuto. (id., 117) La realizzazione
dell'essere mediante la c. una concezione del tutto estranea al pensiero occidentale
42
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
moderno. (id., 118) Non potr mai esservi vera metafisica per chi non comprenda che
l'essere si realizza colla c. e che non pu realizzarsi in altro modo. La vera c. non pu essere
essenzialmente relativa, come vorrebbe la filosofia moderna. (id., 119) La c., intesa in senso
assoluto ed in tutta la sua universalit, si realizza per mezzo di ci che pu propriamente
definirsi una presa di coscienza . La c. non pu ammettere alcuna restrizione e, per
essere adeguata alla Verit Totale, deve essere coestensiva non solo all'Essere, ma alla
Possibilit Universale stessa e sar quindi infinita, come lo quest'ultima. (id., 121) Soltanto
la c. dissipa l'ignoranza, come la luce del sole dissipa le tenebre. (Met., 1939, 171) Ogni c.,
essendo esclusivamente un'identificazione, evidente che l'individuo come tale non pu
raggiungere la c. di ci che oltre il suo dominio individuale. Questa c. possibile poich
l'essere, pur essendo individuo umano, anche, in pari tempo, altra cosa. (Cons., 1946, 277)
La c. dell'ordine trascedente, colla certezza assoluta che implica, in se stessa
evidentemente incomunicabile ed inesprimibile, ogni espressione essendo individuale e,
per tale motivo, inadeguata a questa c. (id., 278) Solo la c. permette di uscire da questo
mondo e dalle limitazioni che gli sono inerenti ed essa possiede l'immutabilit, poich ogni
c. essenzialmente identificazione col suo oggetto. (Hind., 1946, 17) La vera c. non ha come
via la ragione, ma lo spirito e l'essere, poich essa altro non che la realizzazione di questo
essere in tutti i suoi stati, vale a dire il raggiungimento della Saggezza Suprema. (id., 56)
Gradi della C. I g. della c. consistono in una penetrazione pi o meno profonda ed
un'assimilazione pi o meno completa (Stati, 1931, 115)
43
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
nell'opporre in modo puro e semplice la c. all'azione a titolo di due contrari nel senso
proprio del termine. (Crisi, 1927, 55) Chi invece considera la c. e l'azione come
complementari si pone da un punto di vista gi pi profondo e pi vero del precedente,
giacch l'opposizione vi si trova conciliata e risolta. (id., 56) chiaro che l'attitudine alla c.
pi diffusa e pi generalmente sviluppata fra gli Orientali. (id., 57) La disposizione
naturale all'azione degli Occidentali non imped loro, nell'antichit e nel Medioevo, di
riconoscere la superiorit della c. L'Oriente ha sempre tutelato la superiorit della c.
sull'azione, mentre l'Occidente ha affermato la superiorit dell'azione sulla c. (id., 58) Al
pari delle antiche dottrine occidentali, le dottrine orientali sono unanimi nell'affermare che
la c. superiore all'azione. (id., 59) San Tommaso d'Aquino dichiara espressamente che
tutte le funzioni umane sono subordinate alla c. come al loro fine superiore e che, in fondo,
l'intero reggimento della vita civile ha come vera ragion d'essere di assicurare la pace
necessaria a tale c. (Aut., 1929, 79) Esistono due tipi di c., i quali possono essere
rispettivamente definiti come c. diretta e c. per riflesso. (In., 1952, 138) giusto parlare di c.
in entrambi i casi e, in un certo senso, vero che sono le stesse realt ad essere contemplate,
com' lo stesso sole che si vede direttamente oppure riflesso. La c. diretta delle realt
spirituali implica necessariamente che, in un certo qual modo, ci si trasporti proprio nel
loro stesso dominio, il che presuppone un certo grado di realizzazione; la c. per riflesso
implica invece che ci si apra a quello che si presenter spontaneamente e pertanto, in
questo caso, non vi nulla di incompatibile colla passivit mistica. Naturalmente ci non
impedisce che la c. sia, ad un livello determinato, una vera attivit interiore. (id., 139) La c.
raggiungibile nella realizzazione iniziatica comporta gradi diversi, per cui non sicuro che
arrivi sempre fino ad un'identificazione. (id., 141)
44
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
differenti, gli agenti umani attraverso i quali prende corpo l'azione antitradizionale.
(Regno, 1945, 233) L'interpretazione simbolica alla rovescia caratteristica della c. (id., 250)
La c. qualcosa di assolutamente reale nell'ordine che le proprio, come l'azione da essa
effettivamente esercitata non fa che dimostrare. (id., 291) La c. pu trovare nella pseudo
iniziazione un posto di osservazione e di elezione per il proprio reclutamento. (id., 295) La
c., dopo avere continuamente lavorato nell'ombra per ispirare e dirigere in modo invisibile
tutti i movimenti moderni, finir coll'esteriorizzare un qualcosa che sar la contropartita di
una vera tradizione. (id., 313) La c. conduce inevitabilmente verso l'infraumano, il solo
campo in cui risiede il suo potere effettivo. (id., 316) La c. non pu esercitare la sua azione
che nel dominio psichico e tutto ci che riguarda il dominio spirituale le , per sua stessa
natura, assolutamente proibito. (Cons., 1946, 209)
CONVERTITI Apprezziamo assai poco i c., in generale, non perch si debba mettere in
45
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
dubbio la loro sincerit, ma prima di tutto perch, come minimo, danno prova di
un'instabilit mentale piuttosto preoccupante e poi perch quasi sempre tendono a
manifestare il settarismo pi ristretto ed esagerato. In fondo si pu dire che i c. sono poco
interessanti, almeno per chi consideri le cose fuori da ogni partito preso d'esclusivismo
exoterico. (In., 1952, 109)
CORNA Le c., nel loro uso simbolico, assumono due forme principali: quella delle c. di
ariete, che propriamente solare e quella delle c. di toro, che , al contrario, lunare ,
richiamando la forma stessa della mezzaluna. (Simb., 1962, 173)
CORPOREO Fenomeni c. I f.c. sono i soli a potersi situare altrettanto bene nello spazio
quanto nel tempo. (Regno, 1945, 52) Immortalit c. La ricerca di una pretesa i.c. non pu
essere che perfettamente illusoria. (Cons., 1946, 350) Manifestazione c. La m.c. come
avvolta e compenetrata dalla manifestazione sottile, nella quale ha il suo principio
immediato. (Stati, 1931, 82) Mondo c. Nella realt il m.c. non pu essere considerato come
un tutto sufficiente a se stesso, n come qualcosa di isolato nell'insieme della
manifestazione universale. Non pu nel m.c. esserci cosa la cui esistenza non riposi, in
ultima analisi, sopra elementi di ordine sottile e, oltre questi, su un principio che pu essere
detto spirituale . (Regno, 1945, 216) Ordine c. In realt non il caso di separare l'o.c.
dagli altri ordini individuali pi di quanto convenga creare separazioni tra questi ultimi,
poich appartiene al loro stesso livello nell'insieme dell'Esistenza Universale e quindi nella
totalit degli stati dell'essere. (Stati, 1931, 82)
COSCIENZA Per noi la c. tutt'altra cosa che per lo psicologo; essa non contiene affatto
uno stato dell'essere particolare e non , d'altronde, il solo carattere distintivo dello stato
individuale umano. Potremmo piuttosto dire che la c. una condizione di esistenza di certi
stati, senza per che vi sia stretta analogia, ad esempio, colle condizioni dell'esistenza
corporea. (Stati, 1931, 64) La c. dunque qualcosa che appartiene in modo particolare sia
allo stato umano, sia ad altri stati individuali pi o meno analoghi a questo: non quindi
un principio universale. Nonostante questa restrizione, la c., nello stato individuale umano,
suscettibile, al pari di questo stato, di un'estensione indefinita. (id., 65) La pluralit e la
complessit sono caratteristiche proprie della c., la quale si prolunga in modalit talvolta
assai remote ed oscure. (id., 67) L'intelletto, nel passaggio dall'universale all'individuale,
46
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
produce la c., la quale, appartenendo all'ordine individuale, non per nulla identica al
principio intellettuale, pur procedendo direttamente da esso come risultante
dell'intersezione di questo principio con il dominio particolare di determinati condizioni di
esistenza, dalla quale definita l'individualit considerata. (id., 77) Se vogliamo intendere
la c. nel senso pi generale, senza limitarla alla sua forma specificamente umana, la
definiremo dunque come un modo contingente e particolare di conoscenza sottoposto a
certe condizioni o come una propriet inerente all'essere considerato in rapporto a certi
stati di manifestazione. (id., 78)
COSMICO Ambiente c. L'a.c. pu essere concepito solo come un insieme di cui tutte le
parti sono legate fra loro senza alcuna soluzione di continuit. (Triade, 1945, 83) Cicli c. I
c.c. altro non sono che gli stati o gradi dell'Esistenza Universale o le loro modalit
secondarie, quando si tratta di cicli subordinati o pi ridotti, che in tal caso presentano fasi
corrispondenti a quelle dei c. pi estesi nei quali si integrano, in virt dell'analogia della
parte e del tutto. (Stati, 193,1, 89, n. 1) Ruota C. La R.C. un simbolo del mondo
manifestato ed in generale rappresenta la Natura presa nel suo senso pi esteso. (Triade,
1945, 139)
COSMOLOGIA L'angolo visuale della c. non corrisponde per nulla a quello della fisica
moderna. (Int., 1921, 248) La c. non una scienza sperimentale, come la fisica moderna, ma,
grazie al suo riallacciarsi ai principi , come gli altri rami della dottrina, molto pi
deduttiva che induttiva. (id., 249)
47
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
consideri analiticamente e come separata dal Principio ed da questo punto di vista che
essa il dominio del Demiurgo. (Mel., 1976, 16-17)
48
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
precisa a questo cambiamento che fece del C. una religione nel senso proprio della parola
ed una forma tradizionale indirizzantesi a tutti indistintamente; certo che tale
trasformazione era gi un fatto compiuto all'epoca di Costantino e del Concilio di Nicea, il
quale ultimo la sanzion , inaugurando l'era delle formulazioni dogmatiche, destinate a
costituire una presentazione puramente exoterica della dottrina. (id., 15) Il fatto di chiudere
la dottrina in formule nettamente definite e limitate rendeva molto pi difficile, pure a chi
ne era realmente capace, di penetrarne il senso profondo. Tale inconveniente non era
tuttavia tale da opporsi alla costituzione del C. in forma tradizionale exoterica o da
impedirne la legittimit, dato l'immenso vantaggio che doveva derivarne per il mondo
occidentale. (id., 15-16) evidente che la natura originaria del C., esoterica ed iniziatica,
doveva restare interamente ignorata da quanti erano ora ammessi nel C. divenuto
exoterico. (id., 16) Ci si pu chiedere se avvenne un tale mutamento negli insegnamenti del
Cristo, i quali costituiscono il fondamento del C. In realt, questi insegnamenti non furono
toccati, n in alcun modo modificati nella loro letteralit ; ci che mut fu la prospettiva
secondo la quale essi furono visti e il significato dato loro. (id., 17-18) In ci che si pu
chiamare il secondo stato del C. i sacramenti non hanno pi alcun carattere iniziatico e
non sono che dei riti puramente exoterici. (id., 20) Per concludere possiamo dire che, a
dispetto delle sue origini iniziatiche, il C., nel suo stato attuale, non altro che una
religione, cio una tradizione di ordine esclusivamente exoterico, e non vi sono altre
possibilit che quelle di ogni exoterismo. Un'iniziazione potrebbe naturalmente
sovrapporvisi, ma, nella forma occidentale almeno, questa iniziazione, di fatto, non esiste.
(id., 26)
CRISTIANO Chiesa C. possibile che la C.c. dei primi tempi abbia costituito
un'organizzazione chiusa o riservata, nella quale erano ammessi solo coloro i quali
possedevano le qualificazioni necessarie per ricevere validamente l'iniziazione sotto la
forma che si pu chiamare cristica . (Ap. C., 1954, 10). Esoterismo L'e.c. prendeva la sua
base ed il suo punto d'appoggio nei simboli e nei riti della religione cattolica e vi si
sovrapponeva, senza opporvisi in alcun modo. (Mac., 1964, I, 15) Tradizione C. La ben
conosciuta frase Date a Cesare quel che di Cesare... , ci pare implicare formalmente, per
quanto di ordine esteriore, l'accettazione di una legislazione completamente estranea alla
t.c. e che era semplicemente quella che esisteva nell'ambiente ove questa ebbe origine e che
era incorporato nell'Impero Romano. (Ap. C., 1954, 10) Dal punto di vista esoterico
qualcosa deve sussistere egualmente, ma in modo per cos dire invisibile, abbastanza
perch le t.c. rimanga viva; se fosse altrimenti, ci equivarrebbe a dire che lo spirito se ne
ritirato completamente e resta soltanto un corpo morto. (Simb. 1962, 45)
CRISTO L'assimilazione simbolica del C. con lanus quale principio supremo dei due
poteri, il segno chiarissimo di una certa continuit tradizionale, troppo sovente ignorata o
negata per partito preso, tra l'antica Roma e la Roma cristiana. (Aut., 1929, 121)
49
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
CROCIATE Nelle C. non vi furono solo rapporti ostili, come credono coloro che si
attengono alle apparenze, ma anche attivi scambi intellettuali fra Oriente e Occidente.
(Dante, 1925, 21)
CUBICO Forma c. La f.c. corrisponde altrettanto bene alla fine del ciclo della
manifestazione, ovvero al punto di arresto del movimento ciclico. (Regno, 1945, 166) La
f.c. riconducibile alla Terra. (id., 168)
CULTO Il c. partecipa sia della natura intellettuale del dogma che di quella sociale della
morale. (Int., 1921, 85)
50
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
CUORE Il c., considerato il centro della vita, lo effettivamente dal punto di vista
fisiologico, ma pure altres considerato come tale in un ordine superiore ed in qualche
modo simbolicamente per l'Intelligenza Universale nelle sue relazioni con l'individuo.
(Ved., 1925, 47) Il centro dell'individualit umana rappresentato simbolicamente dal c.
(In., 1952, 247) La raffigurazione del c. inserito in un triangolo colla punta diretta verso il
basso abbastanza significativa quando la si riferisce agli emblemi usati da certo
ermetismo cristiano del Medioevo. (Simb., 1962, 29) Vediamo dappertutto l'assimilazione
simbolica tra il c. e la coppa o il vaso; dappertutto il c. considerato come il centro
dell'essere, centro ad un tempo divino ed umano nelle molteplici applicazioni alle quali d
luogo. (id., 31-32) In certi casi, per quanto concerne il c., la raffigurazione comporta uno dei
due aspetti di luce e di calore: la luce naturalmente rappresentata da un irradiamento di
tipo normale, cio formato unicamente di raggi rettilinei, in quanto al calore, esso rap
presentato pi volte da fiamme uscenti dal c. (id., 355) Si giunti oggi ad attribuire al c. solo
un significato sentimentale ed a dimenticare completamente la sua relazione
coll'intelligenza. (id., 356) vero d'altra parte che, dato che il c. considerato il centro
dell'essere, gli si possono riferire almeno indirettamente tutte le modalit di quest'ultimo,
compreso il sentimento, o quella che gli psicologi chiamano affettivit ; ma pur sempre
opportuno rispettare i rapporti gerarchici senza dimenticare che solo l'intelletto
veramente centrale mentre tutte le altre modalit hanno un carattere pi o meno periferico.
Soltanto che, siccome l'intuizione intellettuale, che risiede nel c., era misconosciuta e la
ragione, che ha sede nel cervello, aveva usurpato la sua funzione illuminatrice, al c. non
restava pi che la possibilit di essere considerato come la sede dell'affettivit. (id., 357)
Siccome il c. il centro dell'essere umano considerato nella sua integralit, in tale centro vi
l'Anima Vivente che contiene in modo principiale tutte le possibilit che si svilupperanno
nel corso dell'esistenza individuale. (id., 388)
51
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-D-
DANTE D. indica in modo molto esplicito che nella sua opera vi un senso nascosto ,
propriamente dottrinale, di cui il senso esteriore e apparente soltanto un velo, e che deve
essere ricercato da coloro i quali sono capaci di penetrarlo. (Dante, 1925, 7) In D.
l'esoterismo si avvolge in un velo assai difficilmente penetrabile, appoggiandosi nello
stesso tempo su basi strettamente tradizionali; fare di D. un precursore del
Protestantesimo, e forse anche della Rivoluzione Francese, per il semplice fatto che fu un
avversario del Papato sul terreno politico, misconoscere interamente il suo pensiero e non
capir nulla dello spirito della sua epoca. (id., 32) La Qabbalah essenzialmente la
tradizione ebraica e noi non abbiamo alcuna prova che un'influenza ebraica si sia esercitata
direttamente su D. pi al Pitagorismo che alla Qabbalah che si potrebbe collegare D. (id.,
33)
DARSHANA I d. sono gli angoli visuali o punti di vista della dottrina ind. (Int., 1921,
200) Sono questi i nomi principali della dottrina ind e, in numero di sei. I sei d. sono: il
Nyya, il Vaishshika, il Snkya, lo Yoga, la Mimnsa e il Vdanta. (id., 205)
52
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
alla dominazione del Principio di questo Mondo e non appartiene pi all'Impero del D.
(Mel., 1976, 17) L'essere che non appartiene pi all'Impero del D. senza azione . (id., 23)
DENARIO Quando la croce ruota attorno al suo centro, essa genera la circonferenza che,
col centro, rappresenta il D. Il D. considerato formato dall'insieme dei primi quattro numeri
ci che Pitagora chiamava la Ttraktys. (Mel., 1976, 63). Il D. corrispondente alla
circonferenza col suo centro la manifestazione totale dell'Essere e lo sviluppo completo
dell'Unit. (id., 67)
DESTINO Il D. Natura necessitata e naturale. (Triade, 1945, 129) Il D. appare come una
specie di volont oscura della Natura. (id., 130)
53
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
DETERMINAZIONE Ogni d., per quanto sia generale e qualunque sia l'estensione che
possa ricevere, necessariamente esclusiva della vera nozione di Infinito. (Cale. Inf., 1946,
7)
DVA-YNA Il d.y. designa naturalmente la via che conduce verso gli stati superiori
dell'essere. (Ved., 1925, 186) Il d.y. si riferisce all'identificazione effettiva del centro
dell'individualit, dove tutte le facolt sono state precedentemente riassorbite nell'Anima
Vivente, con il centro stesso dell'Essere Totale, residenza dell'universale Brahma. (id., 187)
Secondo il simbolismo vedico, l'essere che compie il d.y., avendo lasciata la Terra (vale a
dire il mondo corporeo o la manifestazione grossolana) dapprima condotto alla luce, da
intendersi qui come il Regno del Fuoco, il cui reggitore Agni. (id., 188)
DHARMA La parola D., nel suo significato pi generale designa un modo d'essere e
pu essere applicata, non soltanto all'individuo, ma ad una societ, o una specie, a tutto
l'insieme degli esseri di un ciclo cosmico o di uno stato di esistenza o anche all'ordine totale
dell'Universo. Si tratta allora dell'equilibrio fondamentale, dell'armonia integrale che
risulta dalla conformit alla natura essenziale degli esseri, realizzata nella costituzione
gerarchicamente ordinata del loro insieme. (Int., 1921, 181-182) Tutte le applicazioni del
termine D. concernono sempre il mondo manifestato. La nozione del D non d'altronde
limitata all'uomo, ma si estende a tutti gli esseri e ai loro stati di manifestazione. Il D.
esprime, per ogni essere manifestato, la conformit alle condizioni che gli sono imposte
dalla Natura. (Triade, 1945, 147). noto che D. derivato dalla radice dhri la quale
significa portare, sopportare, sostenere, mantenere; si tratta dunque di un principio di
conservazione degli esseri e, di conseguenza, di stabilit, per tanto che questo sia
compatibile colle condizioni della manifestazione, poich tutte le applicazioni del D. si
riferiscono al mondo manifestato. (Hind., 1965, 70) La nozione di D. non limitata
all'uomo, ma si estende a tutti gli esseri ed a tutti i loro stati di manifestazione. (id., 71-72) Si
pu parlare del D. proprio ad ogni essere o ad ogni gruppo di essi, ad esempio una
collettivit umana; ma ci non che una particolarizzazione del D. in rapporto alle
condizioni speciali di questo essere o di quel gruppo. Se un'idea come quella di giustizia
conviene talvolta a rendere il senso di D., nella misura in cui essa un'espressione umana
dell'equilibrio e dell'armonia, cio di uno degli aspetti del mantenimento della stabilit
54
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
cosmica. Se si considera una collettivit umana, l'idea di legislazione non rientra in quella
di D. in quanto questa legislazione deve essere normalmente un adattamento dell'ordine
cosmico all'ambiente sociale. (id., 72). Tra i fini che le scritture tradizionali ind assegnano
alla vita umana, la realizzazione del D. considerata come propriamente relativa all'ordine
spirituale. (id., 73) Quando questi fini sono indicati escludendo la Liberazione (Moksha), si
tratta di un punto di vista limitato alla considerazione del manifestato ed solamente cos
che D. appare come il fine pi elevato proposto all'uomo. (id., 73-74) D. corrisponde
effettivamente a Sattwa. (id., 80) effettivamente all'idea di Polo o di Asse del Mondo che ci
si deve riferire ove si voglia comprendere la nozione del D. nel suo senso pi profondo.
Questa nozione del D. si ricollega alla rappresentazione simbolica dell'Asse colla figura
dell'Albero del Mondo. (id., 108) Sanatana D. Quando si parla di S.D., si tratta
dell'insieme di un'umanit e ci durante tutta la durata della sua manifestazione, vale a
dire per un Manvantara. (Hind., 1976, 109) Se si considera il S.D. come Tradizione Integrale,
esso comprende principialmente tutti i rami dell'attivit umana, i quali sono d'altronde
trasformati da ci, poich a seguito di questa integrazione, esse partecipano del carattere
non-umano che inerente ad ogni tradizione. (id., 111) Il S.D. la Tradizione Primordiale,
la quale sola sussiste continuamente e senza mutamento attraverso tutto il Manvantara e
possiede cos la perpetuit ciclica. (id., 112) Se ogni tradizione ortodossa, riflesso della
Tradizione Primordiale, non il S.D., essa lo rappresenta per quanti vi aderiscono e vi
partecipano in modo effettivo. In un certo senso, tutte queste forme tradizionali sono
principialmente contenute nel S.D. e, in senso inverso, esse contengono il S.D. (id., 113) La
nozione di S.D. appare pi particolarmente legata alla tradizione ind, la quale, tra tutte le
forme tradizionali viventi, quella che pi direttamente deriva dalla Tradizione
Primordiale. Il punto di partenza di un altro ciclo rimanifester all'esterno il vero S.D. (id.,
114)
DIALETTICA --La d., in definitiva, non altro che la messa in opera o l'applicazione
pratica della logica. (In., 1952, 26) sottinteso che intendiamo la parola d. nel senso
originale, quello che aveva per Platone e Aristotele, senza minimamente preoccuparci delle
accezioni speciali che le vengono date attualmente, e che sono tutte derivate, pi o meno
direttamente, dalla filosofia di Hegel. (id., 26, n. 1)
55
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
DIVENIRE Filosofie del D. Le f. del d., sotto l'influsso della recentissima idea di
progresso, hanno assunto tra i moderni una forma speciale, mai presentata dalle teorie
antiche dello stesso genere. (Crisi., 1927, 64)
56
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
quali, oltre al pericolo gi inerente al loro carattere di residui, sono per lo pi arrangiate e
combinate in modo che la loro messa in azione apre la porta all'intervento di tutte le
influenze psichiche del tipo pi dubbio. (Regno, 1945, 306)
DIVINO Ci che d., essendo necessariamente interiore ad ogni cosa, agisce in rapporto
all'uomo al modo di un principio solforoso . (Triade, 1945, 121)
DIVISIBILIT La d. una qualit inerente alla natura dell'estensione. (Calc. Inf., 1940,
39)
57
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
Quel che di una d. ci interessa la verit, nel senso assoluto della parola, di quanto vi
espresso. (id., 261) Una d. che si limiti a prendere in considerazione esseri individuali non
pu meritare il nome di metafisica; una tale d. pu sempre dirsi propriamente fisica nel
senso originario della parola, poich rimane esclusivamente nel dominio della Natura, cio
della manifestazione. (Croce, 1931, 19-20) Negare l'unit e l'invariabilit di una d. equivale
a negarne le caratteristiche essenziali e fondamentali, cio proprio quelle senza le quali essa
non merita pi questo nome. (In., 1952, 145) L'immutabilit della d. non ha mai, in se stessa,
ostacolato sviluppi ed adattamenti, alla sola condizione che essi siano sempre in stretta
conformit coi principi. (Hind., 1965, 89)
DUALIT Si pu dire che la natura dell'Albero della Scienza del Bene e del Male sia
caratterizzata dalla d., come suggerito dalla sua stessa denominazione, in cui troviamo i
58
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
due termini non soltanto complementari, ma addirittura opposti. (Croce, 1931, 89)
Riconoscere l'esistenza di una d. e situarla al posto che le spetta realmente non costituisce
per nulla un dualismo, dal momento che i termini della d. procedono da un principio
unico. (Triade, 1945, 17)
59
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-E-
EDENICO Stato E. Lo S.E., lungi dall'essere il termine, sar solo la base su cui l'essere
si appogger per salire alle stelle , vale a dire per elevarsi agli stati superiori. (Dante,
1925, 51)
EGO L'estinzione dell'E. non in alcun modo una annichilazione dell'essere, ma, al
contrario, implica una specie di sublimazione delle sue possibilit. (Regno, 1945, 82)
60
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
EGUALITARISMO L'e. in tutte le sue forme rappresenta uno degli aspetti dello spirito
moderno. nondimeno strano e quasi incredibile, per chiunque non sia sprovvisto di ogni
facolt di riflessione, vedere l'e. ammesso apertamente e proclamato anche con insistenza
dai membri di organizzazioni iniziatiche. (Cons., 1946, 360)
ELEMENTI Se gli e. sono i principi costitutivi dei corpi, in tutt'altro senso di quello in
cui i chimici considerano la costituzione di questi corpi. (Hind., 1965, 52) In ogni caso, gli e.
non sono dei corpi, ma i principi sostanziali a partire dai quali i corpi sono formati. (id.,
52-53) Se si vuole assolutamente cercare un punto di comparazione con le teorie fisiche,
nell'accezione attuale del termine, sarebbe pi giusto considerare gli e., riferendosi alla loro
corrispondenza colle qualit sensibili, come rappresentanti differenti modalit vibratorie
della materia. (id., 54) Noi possiamo vedere negli e. l'espressione delle condizioni
dell'esistenza corporale, non pi dal punto di vista umano, ma dal punto di vista cosmico.
(id., 55) La concezione degli e. si ricollega non solo alle condizioni dell'esistenza corporale
ma anche a quella di esistenza di ordine universale e, pi precisamente, alle condizioni
stesse di ogni manifestazione. (id., 56) Noi potremmo considerare gli e. come differenti
modalit vibratorie della materia fisica, modalit sotto le quali essa si rende percettibile
successivamente ai sensi della nostra individualit corporale. (Mel., 1976, 111)
ELETTI Gli E. sono, come la parola lo indica, coloro che fanno parte dell'lite
intellettuale intesa nella pienezza del suo vero senso. (Crisi, 1927, 159) Onde il Vangelo dice
che molti saranno i chiamati e pochi gli E. (id., 160)
LITE L'. come la intendiamo noi rappresenta l'insieme di coloro che posseggono le
qualificazioni per l'iniziazione e che sono naturalmente una minoranza tra gli uomini.
(Cons., 1946, 358) La ricostituzione dell'e. cosciente delle sue possibilit iniziatiche la
prima condizione da cui dipende tutto il resto. (id., 359)
61
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
cosa ne uscisse, non potrebbe pi essere infinito e si troverebbe limitato dal fatto stesso
della manifestazione. La verit che, al di fuori del Principio, non vi , n potrebbe esservi
altro che il Nulla (id., 92)
EMOTIVO Impulsi E. Gli i.e. inibiscono la riflessione ed una delle abilit pi volgari
della politica demagogica moderna quella che consiste nel trar partito da tale
incompatibilit. (Crisi, 1927, 109)
ENCICLOPEDISTI Gli E. del XVIII secolo furono i pi accaniti negatori di ogni realt
sovrasensibile. (Regno, 1945, 110)
EQUILIBRIO Avendo i matematici moderni il torto di ritenere lo zero come una specie
di simbolo del Nulla, sembra risultare da ci che l'e. lo stato di non-esistenza. La vera
nozione dell'e. tutt'altra che questa. (Calc. Inf., 1946, 74) Affinch due forze agenti in un
punto si facciano e., bisogna che la loro risultante abbia per coefficiente l'unit, cos l'e. sar
definito, non pi dallo zero, ma dall'unit. La definizione dell'e. per mezzo dell'unit, che
la sola reale, corrisponde al fatto che l'unit occupa il mezzo nella successione doppiamente
indefinita dei numeri interi e dei loro inversi. Ben lungi dall'essere lo stato di non-esistenza,
l'e. , al contrario, l'Esistenza considerata in se stessa. (id., 75) Nell'insieme delle cose, l'e.
fatto dalla somma di tutti gli squilibri e tutti i disordini parziali concorrono all'Ordine
Totale. (Hind., 1965, 15)
62
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ESATTO Scienze E. Le cosiddette s.e. dei moderni, col fare intervenire le statistiche e
col pretendere di trarre previsioni per l'avvenire, non sono in realt se non semplici scienze
congetturali. (Regno, 1945, 91)
63
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ESICASMO Nelle Chiese d'Oriente si mantenuta una forma di iniziazione, l'E., sul cui
carattere iniziatico non vi da dubitare. Nell'E. l'iniziazione propriamente detta
essenzialmente costituita dalla trasmissione regolare di certe formule, comparabile alla
comunicazione dei mantras nella tradizione ind e a quella del wird nel turuq
islamico. Esiste pure tutta una tecnica di invocazione come mezzo proprio del lavoro
interiore . (Ap. C., 1954, 25)
ESISTENZA L'E. unica e tutto ci che contiene non che la manifestazione, sotto
molteplici modi ed aspetti, di un unico e identico principio, che l'Essere Universale. (Int.,
1921, 212) Quando parliamo dell'E., ci riferiamo alla manifestazione universale, con tutti gli
stati o gradi in molteplicit indefinita, ognuno dei quali pu anche essere chiamato un
mondo. (Croce., 1921, 22) Per prima cosa occorre stabilire il principio che l'E., considerata in
modo universale, unica nella sua natura intima e trae questa unit dall'Essere, che uno
in se stesso: infatti l'E. altro non che la manifestazione integrale dell'Essere. (id., 23) L'E.
comprende soltanto le possibilit di manifestazione e, per di pi, limitata a quelle che si
manifestano effettivamente. L'E. quindi ben lungi dall'essere tutta la Possibilit. (id., 24).
Bench l'E. sia essenzialmente unica, nondimeno essa comprende la molteplicit indefinita
dei modi della manifestazione e questo proprio in quanto sono tutti egualmente possibili.
(Stati, 1931, 45) L'E., pur nella sua unicit, comporta un'indefinit di gradi, corrispondenti a
tutti i modi della manifestazione universale. (id., 46) Quando si tratti del dominio dell'E.,
siamo al di qua della distinzione tra Essere e Sostanza. (Triade, 1945, 72)
ESOTERICO Dottrine E. Ci che offre un interesse particolare per la storia delle d.e.
la constatazione che parecchie loro manifestazioni coincidono in Occidente, con
l'approssimazione di qualche anno, con la distruzione dell'Ordine del Tempio. (Dante,
1925, 35)
64
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ESSENZA L'e. la sintesi principiale di tutti gli attributi appartenenti ad un essere e che
fanno di questo essere ci che . (Regno, 1945, 22)
ESSENZIALE Punto E. Il manifestato nulla sarebbe senza il p.e., mentre questo p.e., a
sua volta nulla come manifestato, contiene in modo principiale, proprio in virt della sua
non-manifestazione, tutte le manifestazioni possibili. (Croce., 1931, 220)
ESSERE L'E. non in realt il pi universale di tutti i principi. (Int., 1921, 132) Tutto ci
che si pu esprimere in forma affermativa necessariamente racchiuso nel dominio dell'E.,
poich questo la Prima Affermazione o la Prima Determinazione. (Ved., 1925, 139) Tutte le
cose sussistono solo per l'E. ed esso sussiste per se stesso. (id., 202) L'Infinit non un
attributo che si addice all'E. (id., 203) ben vero che l'E. oltre qualsiasi distinzione, poich
la Prima Distinzione quella tra Essenza e Sostanza. (id., 204) L'E. uno, o meglio la
stessa Unit Metafisica; ma l'Unit racchiude in s la molteplicit; perci nell'E. stesso si
pu considerare una molteplicit d'aspetti, che ne sono altrettanti attributi o qualifiche. (id.,
204-205) Nella manifestazione la distinzione implica una separazione; l'E. invece oltre la
separativit . Cos quello che al grado dell'E. non distinto . (id., 205) Nell'E. tutti gli
65
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
esseri (intendiamo le loro personalit) sono uno senza confondersi e sono distinti senza
separazione. Di l dell'E. non vi distinzione possibile: siamo aldil della molteplicit, ma
anche aldil dell'Unit. (id., 206) L'unit dell'E. non esclude la molteplicit dei modi della
manifestazione, n da questa pu essere infirmata, in quanto questi modi essa li comprende
egualmente tutti, per la sola ragione che tutti sono egualmente possibili. (Croce, 1931, 23)
Quando si parla degli stati di non-manifestazione dell'E., bisogna ancora distinguere tra il
grado dell'E. e ci che aldil di esso. (id., 25) La proposizione di cui l'E.
contemporaneamente soggetto e attributo prende la seguente forma: L'E. l'E. . Si tratta
dell'espressione del rapporto tra l'E. come soggetto e l'E. come attributo; d'altra parte, l'E.
soggetto essendo il Conosciuto e l'E. attributo il Conoscente, questo rapporto esprime
l'essenza stessa della Conoscenza. (id., 143) Sia ben chiaro fin d'ora che l'E. non racchiude in
s tutta la Possibilit e non quindi per nulla identificabile all'Infinito. (Stati, 1931, 24) L'E.,
come principio della manifestazione, comprende s tutte le possibilit di manifestazione,
ma solo in quanto si manifestano. (id., 35) L'E. contiene dunque tutto il manifestato. (id., 37)
L'E. comprende dunque in s l'Esistenza e ne metafisicamente superiore, poich ne
rappresenta il principio (id., 45). E. e Non E. La distinzione tra l'E. e il N. E. puramente
contingente, essendo valida solo dal punto di vista della manifestazione, punto di vista
essenzialmente contingente. (Stati, 1931, 39)
66
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
67
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
le diverse modalit di uno stesso s. dell'e. mediante rette parallele, possiamo rappresentarle
mediante circonferenze concentriche, tracciate nello stesso piano orizzontale. (id., 127) Uno
s. dell'e. lo sviluppo di una possibilit particolare in un grado determinato dall'Esistenza
Universale e questo grado definito dalle condizioni a cui soggiace la possibilit
considerata. (Stati, 1931, 46) Insistiamo in modo particolare sulla simultaneit degli s.
dell'e., poich se non concepissimo come simultanee nel principio anche le modificazioni
individuali che si realizzano in modo successivo nell'ordine della manifestazione, esse
avrebbero un'esistenza puramente illusoria. (id., 69) Gli s. dell'e. sono veramente, per loro
stessa natura, in moltitudine indefinita, dovendo gli stati manifestati corrispondere a tutti i
gradi dell'Esistenza Universale. (id., 81) La gerarchia dei vari s. dell'e. caratterizzata dalla
loro sovrapposizione secondo la direzione dell'asse verticale di questa stessa
rappresentazione. (id., 85) Anche se in un modo o nell'altro si dividono gli s. dell'e. in due
categorie, chiaro che tutto ci non comporta alcuna traccia di dualismo, poich questa
divisione avviene in base ad un principio unico. (id., 94) Stati superiori dell'E. Tutto ci
che si dice teologicamente degli stati angelici, pu essere detto metafisicamente degli s.
dell'e. (Stati, 1931, 103)
ESSERI Tutti gli e. sono egualmente sottomessi alle condizioni generali che definiscono
gli stati di esistenza nei quali sono posti. (Ved., 1925, 72)
ESTENSIONE L'e. non che un puro e semplice modo d'essere della quantit. (Regno,
1945, 44) L'e., essendo qualche cosa di determinato, non pu essere infinita e, dunque, non
pu evidentemente implicare alcuna possibilit infinita pi di quanto non lo sia essa stessa.
Finch c' e., questa e. sempre divisibile. Per conseguenza l'e., come tale, non pu essere
composta di elementi indivisibili, perch questi elementi, per essere veramente indivisibili,
dovrebbero essere inestesi ed una somma di elementi inestesi non pu mai costituire un'e.
(Calc. Inf., 1946, 39) Non si pu arrivare ad elementi semplici, cio indivisibili, senza uscire
dalla condizione speciale che l'e. (id., 40) L'e. esiste in atto dal momento in cui il punto si
manifestato, ma non si deve credere che si debba assegnare all'e. un inizio temporale,
poich si tratta solo di un punto di partenza puramente logico, di un principio ideale dell'e.
nella sua integralit. (Mel., 1976, 123) L'e., considerata dal punto di vista sostanziale, non
distinta dall'Etere, fino a che non si produce un movimento complesso che determina una
differenziazione formale; ma l'indefinit delle possibili combinazioni dei movimenti d in
seguito nascita, in questa e., all'indefinit delle forme. (id., 129)
ESTERIORE Istruzione E. L'i.e., sebbene non sia profana, ma invece legittima ed anche
tradizionale nel suo ordine, nondimeno, per natura e per destinazione, qualcosa di
interamente diverso da ci che si riferisce al dominio iniziatico. (Cons., 1946, 291) Mondo E.
L'insieme dell'ambiente cosmico considerato come formante, in rapporto all'uomo, il
68
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
m.e. (Triade, 1945, 121) Scienze E. Si potrebbe anche dire che le s.e. forniscano un modo
d'espressione per verit superiori. (Dante, 1925, 16)
ESTETICO Concezione E. La c.e. quella che pretende di ridurre ogni cosa ad una
semplice questione di sensibilit: si tratta della concezione moderna e profana dell'arte. (In.,
1952, 116)
ET Quattro E. Le Q.E. sono le differenti fasi che l'umanit attraversa nel suo
allontanarsi dal principio, cio dall'Unit e dalla Spiritualit Primordiali. (Aut., 1929, 20)
ETERE Se ci si limita a considerare il mondo corporeo, proprio l'E., in quanto primo fra
gli elementi sensibili, a svolgervi il ruolo centrale che va riconosciuto a tutto ci che
69
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
principio in un ordine qualsiasi. (Simb., 1962, 387) Si pu anche dire che l'E., nel mondo
corporeo, produca tutto e penetri tutto. (id., 389) L'E., come Elemento Primordiale, deve
contenere in s gli insiemi delle qualit opposte o complementari, in esso coesistenti allo
stato neutro ed equilibrantesi perfettamente l'uno coll'altra, ed antecedenti alla loro
differenziazione, la quale la rottura di questo equilibrio originale. L'E. deve essere
rappresentato come situato nel punto in cui le opposizioni non esistono ancora, ma a
partire dal quale si producono, cio al centro della figura cruciforme i cui rami
corrispondono ai Quattro Elementi. (Hind., 1965, 50-51) In questo stato di
Indifferenziazione Primordiale, l'E. contiene in potenza, non solo tutti gli elementi, ma
anche tutti i corpi e la sua omogeneit lo rende pure atto a ricevere tutte le forme nelle loro
modificazioni. (id., 62) La qualit sensibile che riferita all'E. il suono (id., 63) L'E.,
considerato come l'elemento il pi sottile e quello da cui procedono tutti gli altri, occupa
tutto lo spazio fisico. (Mel., 1976, 112) L'E., considerato in se stesso, primitivamente
omogeneo, la sua differenziazione, che genera gli altri elementi, ha come origine un
movimento elementare, il quale si produce a partire da un qualunque punto iniziale,
nell'ambiente cosmico indefinito. (id., 113) Il movimento che si produce nell'E.
esclusivamente un movimento elementare, che si pu chiamare movimento vibratorio
semplice, per indicarne il modo di propagazione o, piuttosto, la sua rappresentazione
geometrica. (id., 114)
ETERODOSSIA L'e. di una concezione , in fondo, la sua falsit risultante dal suo
disaccordo con i principi. (Ved., 1925, 19)
EVOCAZIONE-I Nella seconda met del XVIII secolo certi nomi dell'Alta Massoneria
tedesca si occuparono in particolare di e. (Spir., 1923, 30) Nelle civilt tradizionali, le e.,
quando non possono essere completamente soppresse, sono perlomeno lasciate ad uomini
delle caste inferiori, spesso persino ai senza casta. (id., 51) Fra tutte le pratiche magiche, le e.
furono quelle che, presso gli antichi, furono oggetto delle interdizioni pi categoriche. (id.,
57) Oggetto dell'e. soltanto il complesso degli elementi inferiori che l'essere ha in qualche
modo lasciato dietro di s in seguito alla morte. (id., 58)
70
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
71
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-F-
FENOMENO Ogni f. di ordine psichico. (Met., 1939, 17) L'attrazione del f., gi da noi
segnalata come uno dei fattori determinanti la confusione tra psichico e spirituale, far si
ch la maggior parte degli uomini verranno conquistati e presi a gabbo al tempo della
Controtradizione. (Regno, 1945, 321) Non si ripeter mai abbastanza che i f. in se stessi non
provano assolutamente nulla circa la verit di una dottrina o di una qualsiasi
insegnamento. (id., 209)
72
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
73
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
FILOSOFO-I Quel che abbiamo in comune con i f. non pu essere altro che la dialettica;
ma nelle nostre mani essa solo uno strumento al servizio di principi che essi ignorano.
(Or. Occ., 1924, 238) A dire il vero, non ci serviamo dei metodi propri dei f. neppure per
quel che riguarda la dialettica, perch tali metodi, in ci che hanno di valido non
appartengono loro in proprio, ma rappresentano semplicemente qualcosa il cui possesso
comune a tutti gli uomini, compresi quelli che sono pi lontani dal punto di vista filosofico.
(id., 239) Che possono i metodi discorsivi del f. di fronte all'inesprimibile, che il mistero
nel senso pi vero e profondo del termine. (Cons., 1946, 177)
FIORE-I L'uso dei f. nel simbolismo molto diffuso e si ritrova nella maggior parte delle
tradizioni. Uno dei significati principali quello che si riferisce al principio femminile o
passivo della manifestazione, cio a Prakriti, la Sostanza Universale; a tale riguardo il f.
equivale ad un certo numero di altri simboli, fra i quali uno dei pi importanti la coppa.
Come quest'ultima il f. evoca, con la sua stessa forma, l'idea di un ricettacolo , ci che di
fatto Prakriti in rapporto alle influenze emanate da Purusha, e anche nel linguaggio
corrente si parla del calice di un f. D'altra parte, lo sbocciare di questo f. rappresenta, al
tempo stesso, lo sviluppo della manifestazione considerata come la produzione di Prakriti.
(Simb., 1962, 72)
FISICA Il termine f., nel suo significato originario ed etimologico, non significa altro che
Scienza della Natura dunque la scienza che tratta delle leggi pi generali del divenire
ed significativa la deviazione che i moderni hanno fatto subire alla parola f. con l'usarla
per designare una scienza particolare fra le altre. (Crisi., 1927, 69) Secondo Aristotele la f.
era solo seconda rispetto alla metafisica, essa ne era cio dipendente, un'applicazione al
dominio della natura di principi superiori. (id., 71)
FOLKLORE Tra le cose che si cerca di spiegare coli' inconscio collettivo bisogna
74
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
annoverare il f. ed questo uno dei casi in cui la teoria pu presentare una parvenza di
verit. Per essere pi esatti, bisognerebbe parlare, a tale riguardo, di memoria collettiva .
Soltanto, voler spiegare con la natura del f. l'origine stessa della Tradizione significa
commettere un errore del tutto simile a quello, diffuso oggigiorno, che fa considerare
primitivo ci che solo il prodotto di una degenerazione. infatti evidente che il f.,
essendo essenzialmente costituito da elementi appartenenti a tradizioni estinte,
rappresenta inevitabilmente uno stato di degenerazione in rapporto a quelle. (Simb., 1962,
48)
FORMA-E la presenza della f. che caratterizza uno stato come individuale, anche se
questa f. non necessariamente da concepire come spaziale. (Croce, 1931, 20) La f. una
condizione particolare di certi modi di manifestazione e, proprio per questa ragione, essa
rappresenta una delle condizioni di esistenza nello stato umano. Questa f. non
necessariamente determinata dallo spazio e dal tempo, che sono caratteristiche peculiari
della modalit corporea. (Stati, 1931, 97) La f. non dunque una condizione comune a tutti i
modi della manifestazione, ma appartiene a tutti i suoi modi individuali, che si
differenziano fra di loro per la presenza di qualche altra condizione pi particolare. (id., 98)
Le f. non sono nulla per l'essere che liberato dalla f. ed per questo che, pure durante la
sua permanenza nel corpo, egli non per nulla condizionato dalle condizioni di esistenza
corporale. (Mel., 1976, 25)
FRAZIONE Le f. non possono essere in alcun modo delle parti dell'unit perch
l'unit-aritmetica vera necessariamente indivisibile e senza parti. (Calc. Inf., 1946, 20) Da
ci facile comprendere che l'assurdit sulla definizione delle f. proviene molto
semplicemente da una confusione tra l'unit aritmetica o le cosiddette unit di misura ,
unit che sono tali solo convenzionalmente e che sono in realt delle grandezze di specie
diversa dal numero. (id., 23)
75
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
FUOCO Il f. si manifesta ai nostri sensi sotto due aspetti principali, come luce e come
calore; la qualit che gli connaturata la visibilit ed sotto l'aspetto luminoso che il f.
deve essere considerato. (Hind., 1965, 65-66)
76
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-G-
GENERALIT Intendiamo dire che la g., oggetto proprio della ragione, se pur non di
ordine sensibile, procede tuttavia dall'individualit, percepita dai sensi; si pu dire che essa
aldil del sensibile, ma non al di sopra di esso. (Or. Occ., 1924, 37)
GENIO Il g., inteso in senso profano ed umanistico, in realt ben poca cosa ed in
nessun modo pu supplire alla mancanza di una conoscenza vera. (Crisi, 1927, 86)
GIOVANNI (SAN) San G. spesso considerato come il capo della Chiesa Interiore e,
secondo certe concezioni, lo si vuole opporre, a tale stregua, a Pietro, capo della Chiesa
Esteriore. La verit piuttosto che la loro autorit non si applica allo stesso dominio.
(Dante, 1925, 38, n. 1)
GNOSI La G., nel suo senso pi ampio ed elevato, la Conoscenza. (Mel., 1976, 176) La
G. deve prescindere da tutte le dottrine pseudometafisiche ed appoggiarsi solo sulla
Tradizione contenuta nei libri sacri, Tradizione che ovunque la stessa, malgrado le forme
diverse rivestite per adattarsi ad ogni razza ed a ogni epoca. (id., 178)
77
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
GNOSTICISMO piuttosto difficile saper oggi in modo preciso cosa furono le dottrine
piuttosto varie che vengono riunite sotto la generica denominazione di G.; nell'insieme
pare si sia trattato di idee orientali pi o meno deformate, probabilmente mal comprese dai
Greci e rivestite di forme immaginative del tutto incompatibili coll'intellettualit pura. (Or.
Occ., 1924, 216) Il vero G. non pu essere una scuola od un sistema particolare, ma essere,
prima di tutto, la ricerca della Verit. (Mel., 1976, 176)
GRAAL Il G. , dicesi, il vaso sacro che contenne il sangue del Cristo. (Re, 1927, 38) Il G.
, dicesi, la coppa che serv all'Ultima Cena e dove di poi Giuseppe d'Arimatea raccolse il
sangue e l'acqua che sfuggivano dalla ferita aperta nel fianco del Cristo della lancia del
centurione Longino. Il significato essenziale del G. quanto detto della sua origine:
questa coppa sarebbe stata intagliata dagli angeli in uno smeraldo caduto dalla fronte di
Lucifero al momento della sua caduta. (id., 39) detto di poi che il G. fu confidato ad
Adamo nel Paradiso Terrestre, ma Adamo lo perdette a sua volta al momento della sua
caduta . (id., 40) Il possesso del G. insomma la perdita della Tradizione con tutto quello
che essa comporta. (id., 41) Il G. rappresenta nel medesimo tempo due cose, strettamente
solidali l'un l'altra: chi possiede integralmente la Tradizione Primordiale e chi pervenuto
al grado di conoscenza effettiva implicito in questo processo, reintegrato nella pienezza
dello Stato Primordiale. (id., 42) Il G. simultaneamente un vaso (grasale) ed un libro
(gradale o graduale); quest'ultimo aspetto designa manifestamente la Tradizione, mentre
l'altro concerne pi direttamente lo stato stesso. (id., 42-43) Per ritornare al G., facile
rendersi conto che il suo primo significato in fondo il medesimo di quello che ha il vaso
sacro dovunque lo si ritrovi. (id., 44) detto poi che il G. fu affidato ad Adamo nel Paradiso
Terrestre, ma che, a sua volta, Adamo lo perse dal momento che non lo pot portare con s
quando fu cacciato dall'Eden. Seth ottenne di rientrare nel Paradiso Terrestre e recuperare il
G.; Seth e quelli che vennero dopo di lui possedettero il G. e poterono per ci stesso
istituire, da qualche parte della Terra, un centro spirituale immagine del Paradiso perduto.
La leggenda non dice da dove e da chi il G. fu conservato fino all'epoca di Cristo, n come
fu assicurata la trasmissione, ma l'origine celtica che le si riconosce deve probabilmente
lasciare intendere che i Druidi vi ebbero parte e devono essere annoverati fra i conservatori
regolari della Tradizione Primordiale. (Simb., 1962, 26) Dopo la morte di Cristo il G. fu,
secondo la leggenda, trasportato in Gran Bretagna da Giuseppe d'Arimatea e da Nicodemo;
comincia allora a svolgersi la storia dei Cavalieri della Tavola Rotonda. (id., 27) La leggenda
assomma al G. altri oggetti e, in particolare, una lancia; ma quello che assai pi curioso
la preesistenza di questa lancia, o di qualche suo equivalente, come simbolo in qualche
modo complementare alla coppa nelle tradizioni antiche. (id., 28) Il G stesso non ha
all'origine altro significato se non quello che ha il vaso sacro. (id., 29) Non ci pare dubbio
che le origini della leggenda del G. debbono essere riferite alla trasmissione di elementi
tradizionali, di ordine iniziatico, dal Druidismo al Cristianesimo. (id., 39-40) Vogliamo
alludere qui al simbolismo della scomparsa finale del G.; detto che il G. non fu pi visto
78
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
come prima, ma non detto che nessuno lo vide pi. Sicuramente, in terra almeno, il G.
sempre presente a coloro che sono qualificati , ma, di fatto, essi sono divenuti sempre
pi rari, al punto da non costituire ormai che un'infima eccezione. (id., 45)
GRECI Che i G. abbiano avuto una certa originalit pur vero, ma non quanto si crede
ordinariamente e la loro originalit non consiste altro che nella forma sotto la quale hanno
presentati ed esposto quanto prendevano dagli altri, modificandolo in modo pi o meno
felice, per adattarlo alla loro propria mentalit, cos dissimile da quella degli Orientali e gi
opposta ad essa sotto pi di un aspetto. (Int., 1921, 2324) Per chiunque voglia esaminare
imparzialmente le cose, manifesto che i G. hanno veramente adottato quasi tutto dagli
Orientali, almeno dal punto di vista intellettuale. Ci che invece caratteristico dei G. una
certa sottigliezza dialettica, di cui i dialoghi di Platone offrono numerosi esempi, dai quali
traspare il bisogno di esaminare indefinitamente una stessa questione sotto tutti gli aspetti,
prendendola in considerazione nei minimi particolari, per giungere ad una conclusione pi
o meno insignificante. (id., 29) I G., nonostante la loro tendenza al naturalismo, non si sono
mai spinti fino ad attribuire all'esperimentazione l'importanza eccessiva che le
attribuiscono i moderni. Ci non impedisce che presso i G. si trovi gi il punto di partenza
delle scienze sperimentali quali sono intese dai moderni. (id., 32) Solo con i neoplatonici si
incontreranno per la prima volta presso i G. certe idee metafisiche, come quella
dell'Infinito. Fino ad allora i G. non avevano avuto infatti che la nozione dell'indefinito e,
tratto veramente caratteristico della loro mentalit, finito e perfetto erano per essi sinonimi.
(id., 40). Presso i G. i simboli, retaggio di tradizioni pi antiche e gi dimenticate, avevano
da tempo perso il loro significato originario. Di conseguenza essi erano degenerati in
semplici allegorie e, a causa di un'invincibile tendenza alle interpretazioni
antropomorfiche, si erano trasformati in miti, vale a dire in favole, (id., 77) I G. non
concepivano i loro dei come rappresentazione di certi principi, bens se li raffiguravano in
forma umana, provvisti di sentimenti e agenti al modo degli uomini. (id., 112) Sembra che i
G., quando sono venuti a contatto col pensiero ind, non abbiano raccolto, in molti casi,
questo pensiero che in modo deformato o mutilato ed ancora che non l'abbiano sempre
esposto fedelmente quale l'avevano raccolto. (id., 165) Che nel periodo alessandrino i G. si
siano trovati in contatto abbastanza diretto coll'Oriente e che il loro spirito si sia in tal modo
aperto a creazioni alle quali fino a quel momento era restato chiuso ci pare incontestabile;
purtroppo il risultato sembra essere rimasto molto pi vicino al sincretismo che alla vera
sintesi. (Or. Occ., 1924, 216)
79
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
trovano l'origine e quasi il germe della maggior parte di quelle tendenze che si sono
sviluppate, molto tempo dopo, negli Occidentali moderni. (Int., 1921, 24) Dopo Aristotele le
tracce di un'influenza ind sul p.g. diventano sempre pi rare, se non addirittura nulle.
Solo coi neoplatonici si vedranno ricomparire influenze orientali. (id., 39) Scrittura G. La
s.g., in realt, non rappresenta che un'importazione straniera ed essa, nel suo simbolismo
numerico, non ha mai veramente, se cos si pu dire, fatto corpo colla lingua. (Forma, 1970,
63)
GUERRA Si pu dire che l'essenziale ragion d'essere della g., da qualunque lato ed in
qualsiasi campo la si consideri, di porre termine ad un disordine di ristabilire l'ordine. In
altre parole, l'unificazione di una molteplicit, operata coi mezzi che appartengono al
mondo della molteplicit stessa: a questo titolo, e solo ad esso, la g. pu essere giudicata
legittima. (Croce, 1931, 80) La g. intesa in questo modo rappresenta dunque il processo
cosmico di reintegrazione del manifestato nell'Unit Principiale. (id., 81)
GUNAS I g. non sono stati, ma condizioni dell'Esistenza Universale, alle quali sono
sottomessi tutti gli esseri manifestati. (Ved., 1925, 63) La dottrina ind postula tre g., o
qualit costitutive degli esseri in tutti i loro stati di manifestazione. (Aut., 1929, 65) I tre g.
sono in equilibrio perfetto nell'Indifferenziazione Primordiale e ogni manifestazione
rappresenza la rottura di questo equilibrio. (id. 66) chiaro che gli esseri vengono
classificati in base al g. che in essi predomina, ma chiaro che la natura di ogni essere
manifestato comporta ugualmente tutti e tre i g., anche se in proporzioni diverse. (In., 1952,
152) I tre g. debbono trovarsi in ognuno degli elementi, come va tutto ci che appartiene al
dominio della manifestazione universale. (Hind., 1965, 57)
GURU Il G. deve sapere utilizzare tutte le circostanze favorevoli allo sviluppo dei suoi
discepoli, conformemente alle possibilit ed alle particolari attitudini di ciascuno. (In., 1952,
80
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
172) In mancanza di un G., l'iniziazione ricevuta rischia fortemente di non diventare mai
effettiva. (id., 173) Nel caso di trasmissione iniziatica effettuata da una sola persona, la
funzione di G. nei confronti dell'iniziato assicurata per ci stesso da tale persona; poco
importa qui che le sue qualificazioni a questo proposito siano pi o meno complete e, come
di fatto spesso succede, che esso non sia capace di condurre il suo discepolo se non fino a
tale o tal'altro stadio ben determinato. Il principio nondimeno lo stesso: il G. presente al
punto di partenza e non pu esservi alcun dubbio sulla sua identit. (id., 192) Esistono
forme di iniziazione le quali, per la loro costituzione stessa, non implicano affatto che in
esse qualcuno debba rivestire la funzione di un G. nel vero senso della parola e questo
soprattutto il caso di certe forme nelle quali il lavoro collettivo ha un posto preponderante
ed in cui allora la funzione del G. viene svolta, non da un individuo umano, ma da
un'influenza spirituale veramente presente nel corso di questo lavoro. (id., 201) Ci prova
ampiamente che la presenza di un G. non pu essere considerata come una condizione
indispensabile in tutti i casi. (id., 202) L'ambizione di un vero G. soprattutto di porre il suo
discepolo in condizioni di fare a meno di lui il pi presto possibile, sia indirizzandolo,
quando non pu pi condurlo oltre, ad un altro G. che abbia una competenza pi estesa
della propria, sia portandolo, se ne in grado, al punto in cui stabilir la comunicazione
cosciente e diretta col G. interiore. (id., 203)
81
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-H-
82
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-I-
IANUS L'unione dei due poteri, sacerdotale e regale, era rappresentata, presso i Latini,
da un certo aspetto del simbolismo di I., simbolismo estremamente complesso e di
significati multipli. (Re, 1927, 14) Nell'antica Roma, uno degli attributi di I. erano le chiavi
dei Grandi Misteri e dei Piccoli Misteri. I. raffigura l'origine comune dei due poteri. (Aut.,
1929, 82) L'immagine di I. dai due volti pu adattarsi perfettamente alla distinzione tra
interiore ed esteriore, come pure alla considerazione del passato e dell'avvenire. (Croce,
1931, 218) Nelle abituali raffigurazioni di I., i due volti corrispondono, tra gli altri
significati, ai due solstizi. (Triade, 1945, 45, p. 18) L'interpretazione pi comune dei due
volti di I. vede in essi la rappresentazione rispettiva del passato e del futuro. Fra il passato
che non pi e il futuro che non ancora, il vero volto di I., quello che guarda il presente,
non , si dice, n l'uno, n l'altro di quelli visibili. (Simb., 1962, 118) Il terzo volto di I.
corrisponde, in un altro simbolismo, quello della tradizione ind, all'occhio frontale di
Shiva, anch'esso invisibile, perch non rappresentato da nessun organo corporeo e
raffigura il Senso dell'Eternit. I. rappresenta veramente Colui che , non soltanto il Signore
del Triplice Tempo, ma, anche e soprattutto, il Signore dell'Eternit. (id., 119) I. porta pi
frequentemente due chiavi e sono quelle delle porte solstiziali, Ianua Coeli e Ianua Inferi,
corrispondenti rispettivamente al solstizio d'inverno e al solstizio d'estate, cio ai due punti
estremi della corsa del sole nel ciclo annuale, poich I., in quanto Signore dei Tempi, lo
Ianitor che apre e chiude questo ciclo. (id., 120) Siccome I. era considerato il dio
dell'iniziazione, le sue due chiavi, una d'oro e l'altra d'argento, erano quelle dei Grandi
Misteri e dei Piccoli Misteri. Queste stesse chiavi erano uno degli attributi del pontefice,
come la barca era anche un simbolo di I. (id., 121) Si vede apparire un altro significato dei
due volti di I.: egli il Signore delle due Vie, alle quali danno accesso le due porte
solstiziali, le medesime vie che la tradizione ind designa come Via degli Dei (dva-yna) e
Via degli Antenati (pitri-yna). (id., 122) I. ha dato il suo nome al mese di Gennaio
(januarius), quello con cui l'anno si apre, quando normalmente comincia al solstizio
d'inverno; inoltre la festa di I. era celebrata a Roma dai Collegia Fabrorum ai due solstizi. I.
era il dio dell'iniziazione e, a questo titolo, presiedeva i Collegia Fabrorum depositari delle
iniziazioni che, come in tutte le civilt tradizionali, erano legate alla pratica dei mestieri.
(id., 213) Nel Cristianesimo le feste solstiziali di I. sono diventate quelle dei due San
Giovanni e si celebrano sempre alle medesime epoche, cio in prossimit dei due solstizi.
(id., 214)
83
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
IDEALISMO Nella gran parte dei casi, l'insieme di quel che si chiama i. non che una
specie di materialismo trasposto. (Crisi, 1927, 120)
IMMEDIATO Conoscenza i. Quanto alla possibilit della c.i., la teoria degli stati
dell'essere la rende sufficientemente comprensibile (Stati, 1931, 116) La c.i., estendendosi
alla totalit degli stati d'essere, comporta in s la loro realizzazione e rappresenta quindi il
solo mezzo per ottenere la liberazione completa e finale . (id., 118)
84
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
(Aut., 1929, 121) Nella visione di Dante, l'I. presiede ai Piccoli Misteri, i quali riguardano il
Paradiso Terrestre, cio la realizzazione della perfezione dello stato umano. (id., 125) Dante
assegna dunque all'I. la funzione di condurre l'umanit al Paradiso Terrestre. (id., 126)
INCANTAZIONE L'i, non ha assolutamente nulla in comune colle pratiche magiche cui
talvolta si dato lo stesso nome. (Cons., 1946, 225) L'i. un'aspirazione dell'essere verso
l'Universale. Questa i., operazione in principio del tutto interiore, pu tuttavia, in gran
numero di casi, essere espressa ed appoggiata esteriormente mediante parole o gesti.
Scopo finale dell'i. sempre la realizzazione in s dell'Uomo Universale. (id., 226)
INCARNAZIONE Il fenomeno che gli spiritisti chiamano i. non altro, in fondo, se non
un caso di quegli stati di sdoppiamento , detti impropriamente personalit multiple ,
che si manifestano frequentemente anche nei malati e negli ipnotizzati. (Spir., 1923, 85)
INCONDIZIONATO Stato I. Nello S.I. tutti gli altri stati dell'essere si ritrovano in
principio, ma trasformati e sciolti dalle speciali condizioni che li determinavano in quanto
stati particolari. (Met., 1939, 16)
INCONVERTIBILE Chiunque abbia conoscenza dell'unit delle tra. dizioni, sia per
semplice comprensione teorica, sia ed a maggior ragione per realizzazione effettiva, ,
necessariamente e per questo solo fatto, i. (In., 1952, 112)
INDEFINIT Si pu dire che un'i. di un certo ordine o di una certa potenza contenga
una moltitudine indefinita di indefiniti di un ordine inferiore o di una potenza minore. Non
c' alcuna incompatibilit logica tra i., che, per essere indefinita, sono nondimeno di natura
essenzialmente finita. (Calc. Inf., 1946, 82)
INDEFINITO L'i., traendo origine dal finito, sempre riducibile a questo, poich non
rappresenta che uno sviluppo delle possibilit incluse o implicite nel finito. (Croce, 1931,
112, n. 2). Numero, spazio e tempo, anche quando vengono concepiti nel modo pi
generale ed esteso, non sfuggono, in realt, al dominio dell'i. (Stati, 1932, 17) L'i.,
procedendo dal finito, di cui non che un'estensione o uno sviluppo, sempre riducibile al
finito e non commensurabile al vero Infinito. La formazione dell'i. dal finito di fatto
possibile solo a condizione che il finito contenga gi in potenza l'i. (id., 18) L'i., qualunque
cosa sia e sotto qualsiasi aspetto lo si consideri, finito e non pu essere altro che finito
(Calc. Inf., 1946, 10) L'i. comporta sempre per se stessa un'idea di divenire e, per
conseguenza, di cambiamento o, quando si tratti di quantit, di variazione. (id., 30)
85
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
INDIVIDUALE Quanto esso contiene tutti i gradi della manifestazione formale. (Ved.,
1925, 41) Condizione i. Abbiamo gi asserito che la c.i., in modo del tutto generale e non
soltanto per quello che concerne lo stato umano, pu definirsi lo stato dell'essere che
limitato da una forma. (Ved., 1925, 167) Nelle condizioni attuali dell'umanit terrestre
evidente che gli uomini, nella loro stragrande maggioranza, sono assolutamente incapaci di
superare i limiti della c.i., sia nel caso della vita, sia dopo la morte corporea, la quale di per
s non pu per nulla modificare il livello spirituale in cui essi si trovano al suo
sopraggiungere. (In., 1952, 84) Essenza i. Occorre fare una distinzione all'interno
dell'e.i. tra ci che si riferisce al nome particolare di un individuo, vale a dire l'insieme delle
qualit che gli appartengono e che egli deve esprimere, e ci che appartiene alla razza o alla
famiglia, vale a dire l'insieme delle qualit che gli provengono dall'eredit. (Int., 1921, 187)
Essere i. L'e.i. , nel suo insieme, considerato come composto di due elementi, il
nome e la forma , in definitiva l'essenza e la sostanza dell'individualit. (Int., 187) L'e.i.
comprende, oltre alla modalit corporea, altri elementi costitutivi di natura diversa. (id.,
219) L'e.i. comprende, da una parte, la forma sottile e, dall'altra, quella grossolana o
corporea. (Ved., 1925, 107) Facolt i. Le f.i. sono tutte comprese nell'estensione di uno
stesso ed unico stato dell'Essere Totale. (Stati, 1931, 85) Manifestazione i. Quando
parliamo dei vari gradi della m.i. facilmente si capisce che questi gradi corrispondono a
quelli della manifestazione universale, per l'analogia costitutiva del macrocosmo e del
microcosmo. (Ved., 1925, 72) Natura i. La conoscenza della n.i. di un individuo
86
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
87
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
INDO-IRANIANO Tradizione i. i. Nella t.i.i., ad una certa epoca, dovette prodursi una
scissione ed il ramo separato, deviato in rapporto alla Tradizione Primordiale, fu il
cosiddetto Iranismo, che dovette poi diventare la tradizione persiana, chiamata anche
Mazdeismo. (Int., 1921, 154)
IND Sono I. tutti coloro che aderiscono ad una stessa tradizione, alla condizione che
essi siano debitamente qualificati per potervi aderire realmente ed effettivamente; al
contrario, non sono I. coloro che per qualsiasi ragione non partecipano a questa tradizione.
In particolare questo il caso dei Giainas e dei Buddisti. (Int., 1921, 153) Civilt i.
Passando ora alla c.i., constatiamo che la sua unit di carattere puramente ed
esclusivamente tradizionale: di fatto essa comprende elementi appartenenti a razze e
gruppi etnici diversissimi, i quali possono per essere detti ad egual titolo ind nel
senso stretto della parola. (Int., 1921, 68) Dottrina i. Il fatto che i pi antichi filosofi
greci abbiano preceduto di diversi secoli l'epoca di Alessandro Magno non autorizza affatto
a concludere che essi nulla abbiano conosciuto della d.i. (Int., 1921, 38) La d.i. puramente
intellettuale, cio metafisica, e non porta tracce della forma sentimentale che sarebbe
necessaria a conferirle il carattere di un dogma e senza la quale inconcepibile che ad una
dottrina venga connessa una morale. (id., 87) La d.i., fra tutte le dottrina tradizionali che
hanno resistito sino ad oggi, quella che sembra derivata pi direttamente dalla Tradizione
Primordiale. (Aut., 1929, 57, n. 11) Tradizione i. La t.i. ingloba tutto l'ordine sociale, a
titolo per di semplice applicazione a determinate contingenze. La t.i. non ha
assolutamente carattere religioso, ma carattere puramente intellettuale e essenzialmente
metafisico. (Int., 1921, 59) La t.i. fu importata in quella che l'India attuale in un'epoca pi o
meno remota, che sarebbe piuttosto difficile precisare, da uomini che venivano al Nord.
(id., 153) Prima di stabilirsi in India, la t.i. era stata quella di una civilt, per la quale, in
88
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
INFALLIBILIT Dal punto di vista della Verit, ognuno possiede l'i. nella misura stessa
in cui competente , vale a dire per tutto ci che conosce nel vero significato della
parola. (Cons., 1946, 369) Vi in ogni organizzazione tradizionale un'i. riferentesi
esclusivamente alla funzione d'insegnamento, in qualsiasi ordine venga esercitata, poich
egualmente applicabile ai due domini, esoterico ed exoterico. (id., 370) L'i.
necessariamente limitata, al pari della funzione cui legata. (id., 370) Se una funzione
appartiene ad un certo ordine determinato, essa pu comportare l'i. solo in riguardo a ci
che si riferisce a quest'ordine. (id., 375)
INFEDELI Per l'Islam gli I. sono quelli che obbediscono alla legge soltanto loro
malgrado o che sono nella pura e semplice ignoranza. (Croce, 1931, 195)
INFERIORE Caste i. Colla dominazione delle c.i. calano le tenebre intellettuali. (Aut.,
1929, 55) Dominio sottile i. Saranno le forze dissolventi del d.s.i., il loro scatenamento e
la loro messa in funzione a portare alla sua conclusione la deviazione del nostro mondo e
condurlo effettivamente alla sua dissoluzione finale. (Regno, 1945, 237) Elementi sociali
i. Se in qualche modo gli e. s.i. avranno accesso al potere, il loro regno sar
verosimilmente il pi breve di tutti e contraddistinguer l'ultima fase di un determinato
ciclo storico, poich non sar possibile scendere pi in basso. (Aut., 1929, 115) Tenebre I.
Le T.I. non possono essere prese altro che in senso relativo, in quanto il punto di
partenza della manifestazione umana non coincide con quello della manifestazione
universale, bens occupa all'interno di questa un certo livello determinato. (In., 1952, 261) Se
89
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ci si pone dal punto di vista della costituzione dell'essere umano, le T.I. dovranno apparire
sotto l'aspetto di una modalit di questo essere. E sotto tale aspetto, a rappresentare le T.I.
non pu essere se non la parte pi grossolana dell'individualit umana. (id., 264)
INFERNI Gli I. sono gli stati inferiori dell'essere. (Dante, 1925, 50)
INFINITO Per gli Orientali sinonimo di Perfezione solo l'I. (Int., 1921, 40) L'idea dell'I.
non pu essere espressa che da un termine di forma negativa, perch ogni affermazione
diretta un'affermazione particolare e determinata. (id. 132) La parola I. esprime la
negazione di qualunque limite e perci equivale all'affermazione prima ed assoluta. (Ved.,
1925, 139) L'I., secondo il significato etimologico del termine, ci che non ha limiti. (Stati.,
1931, 17) L'I., per essere veramente tale, non pu ammettere alcuna restrizione e cio deve
90
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
INGLESE Mentalit i. un fatto che la m.i. non abbia nessuna attitudine per le
concezioni metafisiche. (Int., 1921, 264) Spirito i. Lo s.i. esce raramente dalla sfera
pratica costituita da morale e sociologia, e dalla scienza sperimentale, costituita da quella
psicologia di cui fu l'inventore; quando si occupa di logica soprattutto l'intuizione che lo
interessa, alla quale d preminenza sulla deduzione. (Int., 1921, 264)
91
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
92
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
da forme tradizionali diverse da quella secondo cui essa regolarmente costituita. Risulta
chiaramente la nullit delle iniziative individuali relative alla costituzione delle o.i., sia in
merito alla loro origine, sia in merito alle forme che rivestono. (id., 61) Anche un'o.i. ove, ad
un certo momento, si trovassero soltanto iniziati virtuali, sarebbe tuttavia non meno capace
di continuare a trasmettere realmente l'influenza spirituale di cui la depositaria. (id., 83)
Una delle ragioni d'essere delle o.i. , prendendo per punto d'appoggio una certa forma
tradizionale, permettere il passaggio aldil di tale forma, per elevarsi dalla diversit
dall'unit. (id., 93) Sebbene lo scopo di tutte le o.i. sia essenzialmente lo stesso, ce ne sono
alcune che si situano in qualche modo a livelli differenti quanto alla loro partecipazione alla
Tradizione Primordiale. (id., 95) Le o.i. non sono per nulla delle sette, ma ne sono
esattamente il contrario. (id., 104) Un'o.i., in fatto di forme esteriori ha bisogno soltanto di
un certo insieme di riti e di simboli, i quali, al pari dell'insegnamento che li accompagna e li
spiega, devono regolarmente trasmettersi per tradizione orale. Un'o.i., finch non prende la
forma occidentale di una societ, in qualche modo inafferrabile per il mondo profano.
(id., 112) Un'o.i., per sua stessa natura, sfugge alle contingenze esterne e nessuna forza
esteriore pu sopprimerla. (id., 114) Ogni o.i. inafferrabile dal punto di vista del suo
segreto. (id., 115) Per definizione stessa, ogni o.i. in opposizione formale colle concezioni
democratica ed egualitaria, in primo luogo in rapporto al mondo profano, nei cui confronti
essa costituisce, nell'accezione. pi esatta della parola, un'lite separata e chiusa, e poi in se
stessa, per la gerarchia dei gradi e funzioni che stabilisce necessariamente tra i suoi
membri. (id., 119) Ogni o.i. dovr avere la sua tecnica particolare e potr naturalmente
ammettere soltanto coloro che saranno capaci di conformarvisi e di ricavarne un beneficio
effettivo. (id., 137) Nel mondo occidentale, vi sono ormai soltanto il Compagnonaggio e la
Massoneria come o.i. che possono rivendicare una filiazione tradizionale autentica. (id.,
139) La degenerescenza di un'o.i. non cambia nulla della sua natura essenziale. evidente
che quanto pi un'o.i. in tal modo diminuita, tanto pi vi sono possibilit di deviazioni
almeno parziali e tali deviazioni, pur avendo un carattere occidentale, rendono una
restaurazione sempre pi difficile di fatto, sebbene, malgrado tutto, essa resti sempre
possibile in principio. (id., 259) Il pensiero coltivato per se stesso non pu mai essere lo
scopo di un'o.i. (id., 260) In ogni o.i. avente conservato una coscienza netta del suo vero
scopo, tutte le pratiche, ipnotiche o altre, implicanti l'uso di un soggetto , sono
considerate illegittime e strettamente proibite. (id., 303) 0.i., le quali fossero veramente e
precisamente ci che dovrebbero e non semplicemente le vestigia pi o meno degenerate di
ci che furono un tempo, potrebbero riformarsi unicamente se trovassero elementi in
possesso non solo dell'attitudine iniziale necessaria come condizione preliminare, ma
anche delle disposizioni effettive determinate dalla coscienza di questa attitudine. (id., 359)
Ogni o.i. , in se stessa, essenzialmente gerarchica, tanto che si potrebbe scorgere in tal fatto
uno dei suoi caratteri fondamentali. (id., 362) La distribuzione dei membri di un'o.i. nei
suoi diversi gradi in qualche modo soltanto simbolica in rapporto alla gerarchia reale
(id., 364) Un'o.i. non comporta solo una gerarchia di gradi, ma anche una gerarchia di
funzioni, e si tratta di due cose del tutto distinte, che bisogna aver cura di non confondere
mai, poich la funzione di cui qualcuno pu essere investito, a qualsiasi livello, non gli
93
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
conferisce un nuovo grado e non modifica menomamente ci che gi possiede. (id., 365) Le
o.i. soltanto hanno per scopo essenziale di andare aldil del dominio individuale. Va da s
che anche queste o.i. comportano, come tutte le altre, un elemento psichico che pu
svolgere una determinata funzione effettiva, per esempio costituire una difesa nei
confronti del mondo esterno. (id., 72) Non in quanto semplice collettivit che bisogna
considerare un'o.i., perch non assolutamente questo carattere a determinare la possibilit
di svolgere la funzione che ne costituisce la ragion d'essere. (id., 73) Quando un'o.i. si trova
in uno stato di degenerazione piuttosto accentuato, anche se l'influenza spirituale vi
sempre presente, la sua azione necessariamente sminuita ed allora, per contrapposto, le
influenze psichiche possono agire in modo pi apparente e talvolta quasi indipendente.
(id., 74) Le o.i. prive di legami coll'insieme di una determinata forma tradizionale sono,
almeno in linea di principio, compatibili con qualsiasi exoterismo, ma, dal punto di vista
iniziatico, non lo sono affatto coll'assenza di un exoterismo tradizionale. (id., 79) Il lavoro di
un'o.i. deve sempre essere compiuto in nome del principio spirituale da cui essa
procede e che in qualche modo essa destinata a manifestarsi nel nostro mondo. (id., 197)
Le o.i. che si mantengono strettamente sul loro proprio terreno rimangono estranee da
deviazioni e la loro stessa regolarit le costringe a riconoscere soltanto ci che presenta
un carattere d'ortodossia, fosse pure nell'ordine exoterico. (Simb., 1962, 40) Processo i.
Il p.i. riproduce rigorosamente il processo cosmogonico, secondo l'analogia costitutiva del
macrocosmo e del microcosmo. (Dante, 1925, 53) Prove i. Quelle che si chiamano p.i.
sono essenzialmente dei riti. (Cons., 1946, 232) Le p.i. costituiscono un insegnamento dato
sotto forma simbolica e destinate ad essere meditate ulteriormente. Per maggior precisione
diremmo che le p.i. sono riti preliminari o preparatori all'iniziazione propriamente detta;
esse ne costituiscono il preambolo necessario, sicch l'iniziazione stessa come la loro
conclusione o il loro scopo immediato. Le p.i. rivestono spesso la forma di viaggi
simbolici e, sotto questo aspetto, esse si presentano come una ricerca conducente l'essere
dalle tenebre del mondo profano alla luce iniziatica. (id., 233) In fondo le p.i. sono
essenzialmente riti di purificazione. (id., 233-234) Punto di vista i. Il p. di v.i. deve, al
contrario, tenere conto delle condizioni attuali degli esseri manifestati, e precisamente degli
individui umani come tali, il suo scopo essendo appunto quello di condurli ad affrancarsi
da tali condizioni. (In., 1952, 56) Qualificazioni i.- Le q.i. sono esclusivamente del
dominio dell'individualit. (Cons., 1946, 133) Le q.i., quali si possono determinare dal
punto di vista propriamente teorico , non sono tutte di ordine esclusivamente
intellettuale, ma comportano anche la considerazione degli altri elementi costitutivi
dell'essere umano. (id., 358) Qualit i. La q.i., una volta ricevuta, non per nulla legata
al fatto di essere membro attivo di tale o di tal'altra organizzazione. (Cons., 1946, 155)
Realizzazione i. Ogni r.i. dunque essenzialmente e puramente interiore ,
contrariamente all' uscita da s che costituisce l' estasi nel senso esatto ed etimologico
di questa parola. (Cons., 1946, 43) L'individualit deve necessariamente essere presa come
mezzo ed appoggio della r.i. (id., 133) L'essere che intraprende il lavoro di r.i. deve
necessariamente partire da un certo stato di manifestazione, quello dove attualmente
situato e che comporta tutto un insieme di condizioni determinate. (id., 134)
94
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
Ricollegamento i. La necessit del r.i. non una necessit di principio, ma soltanto una
necessit di fatto, la quale per, nello stato che ci proprio e che pertanto siamo obbligati a
prendere come punto di partenza, si impone in modo non meno rigoroso. (In., 1952, 57)
Rito-i i. Perch i r.i. abbiano il loro effetto bisogna che siano compiuti da coloro che hanno
qualit per adempierli. (Cons., 1946, 77) I veri r.i. non possono essere attribuiti ad autori
umani, che di fatto per essi non sono mai stati conosciuti. (id., 81) Il r.i. porta sempre in se
stesso la sua efficacia, a condizione, ben inteso, che sia compiuto in conformit alle regole
tradizionali che ne assicurano la validit e al di fuori delle quali non sarebbe pi che una
forma vuota ed un vano simulacro. (id., 151) L'efficacia del r.i. interamente indipendente
dal valore dell'individuo che lo compie; solo la funzione conta qui e non l'individuo come
tale; in altri termini, la condizione necessaria e sufficiente che egli abbia ricevuto
regolarmente il potere di compiere tale r.i. (id., 152) I r.i. sono riservati e non concernono
che un'lite munita di qualificazioni particolari. (id., 153) I r.i. conferiscono un carattere
definitivo e indelebile. (id., 154) Rituale i. Se il r.i. prende per appoggio il mestiere,
talch ne , per cos dire, derivato per un'appropriata disposizione, l'adempimento di
questo r.i., per essere realmente e pienamente valido, esiger condizioni fra cui si
ritroveranno quelle per l'esercizio stesso del mestiere. (Cons., 1946, 141). Segreto i. Il
vero segreto risiede unicamente nell'inesprimibile ed una parte di inesprimibile si trova
necessariamente in qualsiasi verit di ordine trascendente: questo essenzialmente il senso
profondo del s.i. (Regno., 1945, 107) Il s.i. consiste essenzialmente nell' inesprimibile ,
che, per conseguenza, necessariamente l' incomunicabile . (Cons., 1946, 124) Il s.i. non
pu essere mai tradito, poich in se stesso inafferrabile e inaccessibile ai profani e non pu
essere penetrato da essi, la sua conoscenza non essendo che la conseguenza stessa
dell'iniziazione. Il s.i. di natura tale da non potersi esprimere con parole (id., 125) Il vero
s.i. inviolabile per natura e si difende da se stesso controlla curiosit dei profani; ciascuno
potr pi o meno penetrare questo s.i. secondo l'estensione del proprio orizzonte
intellettuale, ma anche se riuscisse a penetrarlo integralmente non potrebbe mai
comunicare ad un altro ci che egli stesso avr compreso. (id., 271) Trasmissione i. La
t.i., non sapremmo meglio caratterizzarla che dicendola essenzialmente la trasmissione di
un'influenza spirituale. (Cons., 1946, 30-49-50)
INIZIATO L'i. non un soggetto , anzi ne il contrario; ogni tendenza alla passivit
non pu essere che di ostacolo all'iniziazione e, quando predominante, costituisce una
squalificazione irrimediabile. (Cons., 1946, 303) L'exoterismo, in realt, ben lungi
dall'essere rigettato, deve essere trasformato in misura corrispondente al grado
raggiunto dall'i., poich questi diventa viepi atto a capirne le ragioni profonde. (In., 1952,
80)
INIZIAZIONE L'i. una presa di possesso cosciente degli stati superiori. (Dante, 1925,
52) Lo scopo reale dell'i. non solamente la restaurazione dello stato edenico . (id., 51)
95
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
L'i. ci che incarna veramente lo spirito di una tradizione e ci permette, per di pi,
l'attualizzazione effettiva degli stati sovrumani. (Regno., 1945, 233) L'i., nella sua prima
parte, ha per scopo la restaurazione dello Stato Primordiale, in altri termini, per questa i., se
effettivamente realizzata, l'uomo ricondotto, dalla condizione decentrata che
proprio la sua, alla situazione centrale che deve normalmente appartenergli. (Triade, 1945,
64) Nel caso dell'i. appartiene all'individuo l'iniziativa di una realizzazione che si
perseguir metodicamente, sotto un controllo rigido e incessante, e che dovr normalmente
condurre a superare le stesse posizioni dell'individuo come tale. (Cons., 1946, 31) L'i. ha
essenzialmente per scopo di superare le possibilit dello stato individuale umano e di
rendere effettivamente possibile il passaggio agli stati superiori, ed anche, infine, di
condurre l'essere oltre ogni stato condizionato. In riguardo la semplice comunicazione con
gli stati superiori non pu essere considerata un fine, bens solo un punto di partenza. (id.,
42) La prima delle condizioni per l'i. una certa attitudine o disposizione naturale, senza la
quale ogni sforzo sarebbe vano, poich l'individuo non pu evidentemente sviluppare che
quelle possibilit che porta in s fin dall'origine. (id., 44) L'i. ci che tutte le tradizioni
s'accordano nel designare come la seconda nascita . (id., 47) L'i. essenzialmente
regolare e non ha nulla a che vedere con le anomalie. (id., 48) L'i. implica tre condizioni
che si presentano in modo successivo e che si potrebbero far corrispondere rispettivamente
ai tre termini di potenzialit , virtualit e attualit : la qualificazione, la trasmissione,
il lavoro interiore. (id., 51) Il collegamento ad un'organizzazione tradizionale regolare non
soltanto una condizione necessaria dell'i., ma anche ci che costituisce l'iniziazione nel
significato pi stretto. (id., 52) Relativamente all'individuo, l'intenzione di collegarsi ad una
tradizione di cui possa avere qualche conoscenza esteriore non pu affatto essere
sufficiente in se stessa per assicurargli l'i. (id., 55) L'individuo non deve avere soltanto
l'intenzione di essere iniziato, ma deve essere accettato da un'organizzazione
tradizionale regolare, avente qualit per conferirgli l'i. (id., 57) La parte dell'individuo che
conferisce l'i. un parte di trasmettitore , nel senso pi esatto della parola. (id., 83) L'i.,
nel vero significato della parola, implicando particolari qualificazioni , non pu essere di
ordine religioso. (id., 103) Pretendere che l'i. possa essere derivata dalla religione invertire
tutti i rapporti normali che risultano dalla natura stessa delle cose. (id., 105) La diversit dei
modi di i., sia da una forma tradizionale ad un'altra e sia all'interno di una stessa forma
tradizionale, ha precisamente lo scopo di rispondere alla diversit di attitudini individuali.
(id., 136) In riguardo all'i., le qualificazioni richieste per riceverla sono distinte da quelle che
possono essere necessarie per esercitare anche una funzione in un'organizzazione
iniziatica. (id., 143-144) L'i. non , come le realizzazioni mistiche, qualcosa che cada da oltre
le nubi, senza che si sappia come e perch; essa si basa invece su leggi scientifiche positive o
su regole tecniche rigorose. (id., 152) L'i., a qualsiasi grado, rappresenta per l'essere che l'ha
ricevuta un'acquisizione puramente, uno stato che, virtualmente ed effettivamente, egli ha
raggiunto una volta per sempre e che ormai nulla pu togliergli. (id., 154) Lo scopo stesso
dell'i. propriamente di liberare l'essere da tutte le contingenze e non di imporgli nuovi
legami da aggiungersi a quelli che gi naturalmente condizionano l'esistenza dell'uomo
ordinario. (id., 302-303) L'i. deve precisamente condurre alla coscienza pienamente
96
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
realizzata ed effettiva del S. (id., 304) Coll'i. l'essere passa dunque dalle tenebre alla luce
, come il mondo, alla sua stessa origine, vi passato per l'atto del Verbo Creatore e
Ordinatore (id., 378) Lo stato dell'essere anteriormente all'i. costituisce la sostanza
indistinta di quello che egli potr diventare effettivamente in seguito. (id., 379). Senza
preventiva i. nessuna realizzazione metafisica possibile. (In., 1952, 30) I. deriva da
initium e questa parola significa propriamente entrata o punto di partenza :
l'entrata in una via che resta da percorrere, o meglio il punto di partenza di una nuova
esistenza. (id., 60) Molta gente sembra dubitare della necessit, per chi aspira all'i., di
riallacciarsi, come prima cosa, ad una forma tradizionale exoterica e di osservarne le
prescrizioni. (id., 77) L'adesione ad un exoterismo una condizione preliminare per
arrivare all'esoterismo, n si deve pensare che tale exoterismo possa essere rigettato una
volta ottenuta l'i. (id., 80) Qualsiasi i. presenza un certo lato karmico , in quanto qualsiasi
i. implica la pratica di particolari riti. (id., 159) Tutto ci che soltanto psichico non pu
avere alcun rapporto effettivo e diretto coll'i., perch questa consiste, nella sua essenza,
nella trasmissione di un'influenza spirituale, destinata a produrre effetti di ordine
spirituale. (id., 194)
INTEGRALE Calcolo i. Il c.i. consiste nel calcolare i limiti di somme di elementi la cui
moltitudine cresce indefinitamente nello stesso tempo in cui il valore di ciascuno decresce
indefinitamente. (Calc. Inf., 1946, 53)
97
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
vero della parola rappresenterebbe l'unica possibilit di impedire il ritorno alla barbarie per
l'Occidente. (id., 124) La speculazione sar l'occupazione normale dell'e.i. (id., 142) Ogni
razza ha il proprio temperamento, tuttavia solo un'.i. molto ristretta potrebbe non avere
da tenerne conto. (id., 145) Se la conoscenza dei principi sar posseduta da un'.i.
abbastanza potente da determinare la mentalit generale adatta, tutto il resto avverr colle
apparenze della spontaneit. (id., 172) L'aspetto intellettuale puro, d'altronde, riguarda
direttamente l'.i., la quale sola deve essere necessariamente cosciente della comunicazione
che viene a stabilirsi tra i due domini, assicurandosi in tal modo l'unit totale della dottrina
tradizionale. (id., 182) Pensiamo che non sia difficile capire come l'.i. non abbia per noi
niente in comune con ci che nell'Occidente moderno va talvolta sotto il medesimo nome.
(id., 185) Le attitudini di cui intendiamo parlare riferendoci all'.i. sono dell'ordine
dell'intellettualit pura, quindi non possono essere determinate mediante criteri esteriori,
n si tratta di cose che abbiano alcunch a vedere coll'istruzione profana. (id., 186) Ai nostri
giorni, l'.i. come noi la concepiamo effettivamente inesistente in Occidente. (id., 187) La
sola cosa attuabile, fermo restando le circostanze, un lavoro che permetta di dare in
qualche modo coscienza di se stessi agli elementi possibili della futura .i. (id., 188) Cos
come la metafisica non pu venir rinchiusa nelle formule di un sistema o di una teoria
particolare, cos l'.i. non potr assumere le forme di una societ costituita con statuti,
regolamenti, riunioni e tutte le altre manifestazioni esteriori necessariamente implicite in
questa parola. (id., 190) Al punto in cui siamo nessuno potrebbe dire con certezza in qual
modo l'.i. verr costituita, se mai lo sar si tratta probabilmente di una avvenire lontano ed
a questo proposito non il caso di farsi illusioni. (id., 192) L'appoggio degli Orientali non
verrebbe a mancare all'.i. nello svolgimento della sua opera; ma ci presuppone un'.i.
occidentale gi costituita e per questa costituzione necessario che l'iniziativa parta
dall'Occidente. (id., 195) Anche volendo ammettere che le circostanze per la costituzione di
un'.i. in Occidente siano le pi favorevoli possibili, tale costituzione lungi dall'apparire
come immediatamente realizzabile, ma ci non vuol dire che non si debba pensare gi fin
d'ora alla sua preparazione. (id., 200) L'.i. lavorer prima di tutto per se stessa, sennonch,
nello stesso tempo e con ci stesso, essa lavorer anche necessariamente, bench meno
immediatamente, per l'Occidente in generale. (id., 202) Pu darsi che la civilt occidentale
moderna debba scomparire a causa di qualche cataclisma prima che l'azione dell'.i. sia
compiuta. Se ci dovesse avvenire prima che l'.i. fosse pienamente costituita, i risultati del
lavoro precedente si limiterebbero evidentemente ai benefici intellettuali che ne avrebbero
avuto tutti coloro che ne abbiano fatto parte. Se l'.i. fosse invece gi giunta a costituirsi,
essa sarebbe realmente, durante il periodo dello sconvolgimento, l' arca simbolica
galleggiante sulle acque del diluvio . (id., 203204) Come abbiamo detto, l'.i. non avrebbe
bisogno di essere molto numerosa, soprattutto all'inizio. (id., 206) L'.i. non avrebbe nessun
bisogno di far conoscere pubblicamente i mezzi della sua azione, soprattutto perch ci
sarebbe inutile e perch, quand'anche lo volesse, non potrebbe renderli comprensibili in un
linguaggio intellegibile alla maggioranza. (id., 207) Per questo noi dichiariamo
formalmente che il fine essenziale che l'.i. dovr assegnare alla propria attivit, nel caso
cui giunga a costituirsi, il ritorno dell'Occidente ad una civilt tradizionale. (id., 209-210)
98
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
Ripetiamo perci che ancora permesso sperare che l'.i. possa costituirsi pienamente e
portare a termine la sua opera, in modo che l'Occidente non solo si salvi dal caos, ma ritrovi
i principi ed i mezzi di uno sviluppo che gli sia proprio, pur associandosi con quello delle
altre civilt. (di., 218) Nel primo periodo attraverso lo studio delle dottrine orientali, pi
che con qualsiasi altro mezzo, che coloro i quali saranno chiamati a far parte dell'.i.
potranno acquistare e sviluppare in se stessi la pura intellettualit, poich in Occidente non
sarebbe dato loro di trovarla. (id., 219) nella direzione di condurre aldil di tutte le forme,
qualunque esse siano, per impadronirsi di tutto ci che costituisce l'essenza di tutte le
tradizioni, che dovr ancora proseguire l'opera dell'.i., anche quando l'Occidente sar
nuovamente in possesso di una civilt regolare e tradizionale. (id., 221) Intuizione i.
L'i.i., di cui la filosofia moderna ha negato l'esistenza, per la semplice ragione che la sua
comprensione le era interdetta, la si pu ancora designare con nome di intelletto puro
seguendo l'esempio di Aristotele e della Scolastica. (Int., 1921, 97) L'i.i.
contemporaneamente il veicolo della conoscenza e la conoscenza stessa ed in essa il
soggetto e l'oggetto si unificano e si identificano. (id., 142) L'i.i., per mezzo della quale la
conoscenza metafisica si pu ottenere, non ha assolutamente nulla a che vedere con quelle
intuizioni infrarazionali siano esse di ordine sentimentale, istintivo o puramente
sensibile che sono le sole ad essere tenute in conto dalla filosofia contemporanea. (Or.
Occ., 1924, 165) Noi non intendiamo punto negare qui la possibilit dell'i.i. diretta, che anzi
affermiamo assolutamente indispensabile, e senza di cui non esiste concezione metafisica
effettiva. (id., 229) L'i.i., mediante la quale si ottiene la vera conoscenza metafisica, nulla ha
da spartire con quell'intuizione di cui parlano certi filosofi contemporanei, irrazionalisti
e vitalisti . (Crisi, 1927, 64) I moderni, i quali nel dominio dell'intelligenza non conoscono
nulla di superiore alla ragione, non concepiscono nemmeno cosa possa essere l'i.i. (id., 65)
Nelle civilt di tipo tradizionale, l'i.i. il principio di tutto. (id., 66) Orgoglio i.
L'espressione o.i. evidentemente contraddittoria in se stessa, perch, se le parole hanno
un significato definito, l'orgoglio non pu che appartenere alla sfera prettamente
sentimentale. (id., 1952, 132) Originalit i. La pretesa o.i., la quale contribuisce in
buona parte alla nascita dei sistemi filosofici, presso gli Occidentali cosa del tutto
moderna e che ancora il Medio Evo ignorava. (Int., 1921, 42) Progresso i. Scambiare per
p.i. quello che soltanto uno sviluppo puramente materiale, limitato al piano delle scienze
sperimentali e soprattutto delle loro applicazioni industriali, costituisce veramente la pi
ridicola di tutte le illusioni. (Spiritismo, 1923, 273) vero che alcuni parlano anche di p.i.,
ma questa espressione, per loro, essenzialmente un sinonimo di progresso scientifico e
si applica soprattutto allo sviluppo delle scienze sperimentali e delle loro applicazioni. (Or.,
Occ., 1924, 36) Punto di vista necessario, prima di tutto, attenersi al p. di v.i. e, per
una ripercussione del tutto naturale, le conseguenze si estenderanno in seguito per gradi e,
pi o meno rapidamente, a tutti gli altri campi, compreso quello delle istituzioni sociali.
(Or. Occ., 1924, 201)
INTELLETTUALIT L dove l'i. ridotta al suo minimo del tutto naturale che la
99
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
sentimentalit prenda il sopravvento. (Or., Occ., 1924, 38) Soppressa l'i. ogni campo
contingente e particolare considerato indipendente: l'uno invade l'altro e tutto si mescola
e si confonde in un caos inestricabile. (id., 162) Bisogna prima di tutto mettersi sul piano
della pura i., perch non si pu fare nulla di valido se non si incomincia in questo modo.
(id., 164) Il fatto di dedicarsi alla pura i. non implica che si perda di vista l'influsso che essa
pu e deve esercitare in tutti i campi, sia pure indirettamente e quand'anche tale influenza
non sia espressamente voluta. (id., 175) Quando l'i. completamente perduta, come
nell'epoca moderna, naturale che la parte superiore ed interiore della tradizione
diventi sempre pi nascosta e inaccessibile. (Aut., 1929, 70) In molti ambienti cattolici,
anche ecclesiastici, si testimonia una sorta di diffidenza verso l'i. in genere, persino nelle
persone stesse cui incombe l'insegnamento. Costoro sono stati cos intaccati dallo spirito
moderno che non sanno pi cosa sia la vera i., che confondono col razionalismo. Noi
pensiamo precisamente che quello che innanzitutto importa restaurare l'i. e con essa il
senso della dottrina e della Tradizione. (Simb. 1962, 17)
INTERIORE Guru i. II G.i. sempre presente in tutti i casi, dato che egli una sola
cosa col S vero e proprio. (In., 1952, 174) Preparazione i. Se per la p.i. si impiegano
ancora le parole, queste sono solo dei simboli destinati a fissare la contemplazione
interiore. Con questa p.i. l'individuo condotto a certi stati che gli permettono di superare
la conoscenza razionale. (Mel., 1976, 51)
INTERO Numero-i i. II n.i. il solo vero numero, quello che si potrebbe chiamare il
numero puro, e la serie dei n.i., partendo dall'unit, va crescendo indefinitamente, senza
mai arrivare ad un ultimo termine, la cui supposizione contraddittoria. (Calc. Inf., 1946,
19)
100
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
celesti e delle influenze terrestri, nel medesimo tempo che anche il solo da cui possibile
una comunicazione diretta con gli altri stati d'esistenza. (Triade, 1945, 90) L'I.M.
determinato dall'incontro dell'Asse del Mondo col dominio delle possibilit umane. (id.,
103)
IO La cosiddetta unit dell'I., e cio dell'essere individuale, che sembra essere cos
indispensabile alla psicologia occidentale un'unit frammentaria, poich si riferisce solo
ad una porzione dell'essere, vale a dire ad uno dei suoi stati presi a s ed arbitrariamente
fra un'indefinit d'altri. (Stati., 1931, 44) Non ci sembra il caso di insistere sulla scarsa
importanza che pu assumere l'I. nella totalit dell'essere, poich non rappresenta che uno
stato come gli altri e fra un'indefinit di altri. (id., 47)
ISLAM A proposito dell'I. vi da segnalare l'unit della sua lingua tradizionale; tale
lingua l'arabo, ma ci resta da precisare che si tratta dell'arabo letterario, distinto in certa
misura dall'arabo popolare, che ne costituisce un'alterazione o, grammaticalmente, una
semplificazione (Int., 1921, 67) Nell'I. la tradizione presenta due aspetti distinti, l'aspetto
religioso (ed quello a cui si ricollega direttamente l'insieme delle istituzioni sociali) e,
quello propriamente orientale, l'aspetto metafisico (id., 73) proprio la presenza della
forma religiosa, grazie alla quale l'I. pi si avvicina all'Occidente, che rischia di risvegliare
suscettibilit che, per quanto poco giustificate, non sarebbero senza pericolo. (Or. Occ.,
1924, 223) 11 senso esatto della parola I. sottomissione alla Volont Divina . (Croce,
1931, 195)
101
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ISOLA L'i. rimane immutabile in mezzo all'agitazione incessante dei flutti, agitazione
che qui un'immagine di quella del mondo esteriore. (Re, 1927, 83)
102
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-J-
JATI La parola j. significa letteralmente nascita , ma non la si deve intendere nel senso
di eredit ; essa designa la natura individuale dell'essere, nella misura in cui
necessariamente determinata dalla sua nascita, come insieme delle possibilit che si
svilupperanno nel corso della sua esistenza. (Hind., 1965, 76)
JUNG Per l'interpretazione dei simboli J. part da un paragone che egli credette di poter
stabilire tra certi simboli e alcuni disegni tracciati da malati. Tutto questo fu aggravato dal
fatto che J., per spiegare ci di cui i fattori puramente individuali non sembravano poter
rendere conto, fu spinto a formulare l'ipotesi di un presunto inconscio collettivo ,
esistente in un certo modo nello o sotto lo psichismo di tutti gli individui umani ed al
quale credette di poter riferire, nello stesso tempo ed indistintamente, l'origine dei simboli
medesimi e quelli delle loro caricature patologiche. (Simb., 1962, 46-47)
103
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-K-
KALPA Il K. rappresenta lo sviluppo totale di un mondo, vale a dire di uno stato o grado
dell'Esistenza Universale. (Forme, 1970, 12)
KARMA K., in tutte le sue modalit, comporta necessariamente una certa attivit di
ordine corporeo. (In., 1952, 152) K. ha una funzione preparatoria, dato che la via
corrispondente conduce soltanto ad un certo punto. (id., 153) Quando il termine k., si
applica ad una via o ad una forma iniziatica, deve essere inteso prima di tutto nel senso
tecnico di azione rituale . (id., 159)
KSHATRIYA In India certe suddivisioni secondarie della dottrina sono state studiate
specialmente dagli K. (Aut., 1929, 37) Esistono libri tradizionali che sono destinati
particolarmente all'uso degli K. e scienze tradizionali che si adattano soprattutto agli K.
(id., 38) Pu accadere che gli K., quando entrano in conflitto coll'autorit spirituale,
disconoscano il carattere relativo e subordinato di queste conoscenze. Conseguenza di tale
atteggiamento, nelle concezioni degli K. in rivolta, il rovesciamento dei rapporti normali
tra i principi e le loro applicazioni, o talvolta, nei casi pi estremi, addirittura la negazione
di ogni principio trascendente. (id., 39) Gli K., pur essendo ribelli, tendono
prevalentemente ad affermare una dottrina tronca, falsata dall'ignoranza o dalla negazione
di tutto ci che supera la sfera fisica ; essi possono addirittura giungere a sostenere che
tale dottrina incompleta ed irregolare sia l'espressione della tradizione vera. Tutto ci pu
riassumersi in poche parole: la rivolta degli K. conduce all'eterodossia. (id., 55) Lo K. in
India il prototipo degli esseri mutevoli. (id., 65) Nella natura dello K. predomina rajas e lo
fa tendere alle possibilit comprese nello stato umano. (id., 66) Di norma appartiene agli K.
il potere esteriore, in quanto la sfera dell'azione, quella che li riguarda pi direttamente, il
mondo esterno e sensibile. (id., 77) In cambio della garanzia che l'autorit spirituale d al
loro potere, gli K., mediante la forza di cui dispongono, devono assicurare ai Brhmana il
mezzo per svolgere in pace, al riparo dal disordine e dall'agitazione, la propria funzione di
conoscenza e di insegnamento. (id., 78) Il posto assegnato agli K., cio all'azione, pur
essendo subordinato come deve essere normalmente, tuttavia ben lungi dall'essere
trascurabile, poich comprende tutto ci che si pu chiamare il potere apparente. (id., 80)
La rivolta degli K. contro i Brhmana prepara l'avvento delle caste pi basse. (id. 88) La
ribellione degli K. and oltre il suo obiettivo e gli K. non furono capaci di arrestare il
movimento, che cos avevano scatenato, nel punto preciso in cui avrebbero potuto trarne
104
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
vantaggio: ad approfittarne furono in realt le caste inferiori. (id., 95) Si potrebbe dire che
gli K., quando si ribellano, in qualche modo si degradano e perdono il proprio carattere per
assumere quello di una casta inferiore. (id., 108) La ribellione degli K. prepara dunque
quella dei Vaisciya e degli Shdra. (id., 133)
105
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-L-
LABIRINTO Il l. ha una duplice ragion d'essere, nel senso che permette o impedisce,
secondo il caso, l'accesso ad un certo luogo in cui non devono penetrare tutti
indistintamente: soltanto coloro che sono qualificati potranno percorrerlo fino in fondo. Si
vede immediatamente come vi sia implicita l'idea di selezione , in evidente rapporto
coll'ammissione all'iniziazione; in questo senso, il percorso del l. propriamente una
rappresentazione delle prove iniziatiche. (Simb., 1962, 180) Se la caverna il luogo in cui si
compie l'iniziazione, il l., luogo delle prove preliminari, il cammino che vi conduce e, al
tempo stesso, l'ostacolo che ne impedisce l'accesso ai profani non qualificati . (id., 183)
LAICO Dogmi l. Naturalmente, quando noi ci troviamo di fronte ai d.l. che quasi tutti
i nostri contemporanei hanno accettato ciecamente e la maggior parte dei quali hanno
cominciato gi a formularsi nettamente durante il XVIlI secolo, non ci possibile ammettere
che tali idee siano nate spontaneamente. (Crisi, 1927, 103)
LANCIA La l. posta verticalmente una delle figure dell'Asse del Mondo. In alcune
rappresentazioni gocce di sangue cadono dalla l. nella coppa; ora esse sono, nel loro
significato principiale, l'immagine delle influenze emanate dal Principio. (Simb., 1962, 73)
LAVORO Il l., nel modo in cui lo si considera oggi, evidentemente solo una forma
dell'azione e per di pi una forma a cui, per un pregiudizio moralistico , viene attribuita
un'importanza superiore a qualsiasi altra. (In., 1952, 95) Contrariamente a quello che pensa
l'uomo moderno, un l. qualsiasi, che chiunque indifferentemente pu compiere,
unicamente per il piacere di agire o per la necessit di guadagnarsi la vita , non merita
affatto di essere esaltato; pu anzi essere considerato come qualcosa di anormale, di
opposto all'ordine che dovrebbe reggere le istituzioni umane. (id., 96) Quello che i nostri
contemporanei sembrano ignorare completamente che un l. non ha valore reale se non
quando conforme alla natura stessa dell'essere che lo compie. (id., 97) infatti il punto di
vista iniziatico che da al l., considerato secondo il concetto tradizionale, il suo significato
pi profondo e la sua portata pi alta e che lo riallaccia all'ordine cosmico stesso, cio
direttamente ai principi universali. (id., 98)
106
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
suo stato contingente. L'altro punto di vista quello universale che abbraccia la totalit
degli stati ed il l. ci che li unisce, non solo fra di loro, ma anche al loro Principio comune.
(Simb., 1962, 350)
LETTERE Scienza delle L. La S. delle L. deve essere considerata entro ordini diversi,
che si possono, in definitiva, riferire ai Tre Mondi: intesa nel suo senso superiore, la
conoscenza di tutte le cose nel Principio; nel senso mediano la cosmogonia, cio la
conoscenza della produzione e della formazione del mondo manifestato; nel senso inferiore
la conoscenza delle virt dei nomi e dei numeri, in quanto esprimono la natura di ogni
essere. (Simb., 1962, 54)
LIBERAZIONE L'essere non affatto assorbito quando ottiene la L., anche se possa
sembrarlo dal punto di vista della manifestazione; ma se lo consideriamo nella realt
assoluta, la sola che per esso sussiste, ci apparir invece dilatato oltre ogni limite, poich ha
effettivamente realizzato la pienezza delle sue possibilit. (Ved., 1925, 174) Il passaggio
dell'essere a certi stati superiori costituisce una specie di avviamento verso la L. (id., 175) La
L., allorch sar realizzata, implicher sempre una discontinuit in rapporto allo stato in cui
si trover l'essere che l'otterr. (id., 176) Nel caso in cui la L. deve essere ottenuta a partire
dallo stato umano, allora il fine vero non pi l'Essere Universale, ma il Supremo Brahma.
(id., 198) La L., vale a dire l'universalizzazione definitiva dell'essere, fine ultimo al quale
tende, differisce assolutamente da tutti gli stati che questi ha dovuto attraversare per
pervenirvi; infatti la realizzazione dello stato supremo ed incondizionato, mentre tutti gli
altri stati, anche se elevatissimi, sono sempre condizionati. (id., 202) La L. effettiva solo
quando implica per sovrappi il possesso di tutti gli stati, poich la realizzazione
perfetta e la totalizzazione dell'essere. (id., 213) La realizzazione effettiva della totalit
dell'essere, che come tale aldil di qualsiasi condizione, precisamente ci che la dottrina
ind chiama L. (Croce, 1931, 35) La L. pu essere ottenuta nella vita , il che comporta
essenzialmente, per l'essere che la ottiene, la L. assoluta e completa dalle condizioni
limitative di tutte le modalit e di tutti gli stati. (id., 206) Se il passaggio a certi stati
superiori pu rappresentare, rispetto allo stato preso come punto di partenza, un avvio
verso la L., deve essere tuttavia ben chiaro che questa, una volta realizzata, implicher
sempre una discontinuit in rapporto allo stato nel quale si trover attualmente l'essere che
l'avr ottenuta. (Stati, 1931, 106)
107
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
108
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
LINEA A rigore non si pu dire che una l. sia formata da punti: infatti essendo ognuno
di essi privo di estensione, facile capire che la loro semplice addizione quand'anche
essi fossero in moltitudini indefinite, non pu assolutamente dar luogo ad una estensione;
sono invece le distanze elementari fra i suoi punti consecutivi che in realt costituiscono la
l. (Croce, 1931, 135)
LINGUE Ci che chiamiamo le l. sono tutte le forme tradizionali, religiose o altre, forme
che, di fatto, sono soltanto adattamenti della grande Tradizione Primordiale ed Universale,
abiti diversi della Verit Unica. (Cons., 1946, 313)
LOGICA La l., anch'essa una scienza speciale, ha per un legame pi diretto colla
metafisica, perch quelli che vengono chiamati i principi logici non sono che l'applicazione
e la specificazione, in un determinato dominio, dei veri principi di carattere universale.
(Int., 1921, 119) La l., riferendosi alle condizioni proprie all'intendimento umano,
contingente; essa ha carattere individuale e razionale e quelli che vengono chiamati i suoi
principi lo sono solo in senso relativo. (Or. Occ., 1924, 236) D'altra parte esistono due
maniere molto diverse di considerare la l.: c' la maniera occidentale, che consiste nel
trattarla in modo filosofico e nello sforzarsi di ricollegarla a qualche concezione sistematica;
c' poi la maniera orientale, in cui la l. istituita in scienza tradizionale e legata ai principi
metafisici. (id., 237) Ed ecco, in definitiva, le conclusioni cui vogliamo arrivare: la l. non in
se stessa qualcosa che presenti un carattere specificamente filosofico, perch essa esiste
anche l dove non si trova la particolarissima forma di pensiero a cui questa
denominazione appropriata. Da questa spiegazione si dovrebbe capire come noi
intendiamo la l. (id., 238) La l. domina realmente tutto ci che appartiene alla sfera della
109
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ragione e, come implicito nel suo stesso nome, questo il suo campo d'azione specifico;
per contro, tutto ci che di ordine sopra-individuale, quindi sovra-razionale, sfugge
evidentemente per ci stesso a tale dominio; a proposito delle verit di questo dominio, la l.
non pu dunque intervenire che in modo del tutto accidentale. (In., 1952, 26)
LUNARE Luce l. La l.l. la conoscenza riflessa, cio discorsiva, che quella della
ragione. (Simb., 1962, 365)
LUTERO Sembra che L. fosse, per lo meno politicamente, soltanto uno strumento delle
ambizioni di alcuni principi tedeschi. (Aut., 1929, 112)
LUZ Fra le tradizioni ve ne una che presenta un interesse particolare: essa trovasi nel
Giudaismo e concerne una misteriosa citt chiamata L. La parola L., nelle sue varie
accezioni, pare derivi da una radice designante tutto quello che nascosto, coperto,
avviluppato, silenzioso, segreto. (Re, 1927, 57) L. chiamata la Citt Celeste e questo colore
celeste quello dello zaffiro. (id., 58) La parola L. pure il nome dato ad una particella
corporea indistruttibile, rappresentata simbolicamente come un osso durissimo, ed alla
quale l'anima rimarrebbe legata dopo la morte e sino alla resurrezione. (id., 60) L., essendo
imperituro, , nell'essere umano, il Nocciolo di Immortalit. (id., 61) Il L. viene situato verso
l'estremit inferiore della colonna vertebrale; la localizzazione del L. nella parte inferiore
dell'organismo si riferisce solamente alla condizione dell' uomo decaduto . (id., 62) Alla
base della colonna vertebrale lo Stato di Sonno in cui si trova il L. nell'uomo comune; nel
cuore la fase iniziale della sua germinazione , propriamente la Seconda Nascita;
nell'occhio frontale la perfezione dello stato umano, cio la reintegrazione nello Stato
Primordiale; infine, nella corona della testa il passaggio agli stati sopra-individuali.
(Simb., 1962, 195)
110
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-M-
MAGIA La m. appartiene alla sfera della scienza e pi precisamente alla sfera della
scienza sperimentale; essa si occupa della manipolazione di influenze erranti , i cui
effetti sono fenomeni naturali. Essa, pur potendo avere base tradizionale, generalmente
tenuta in nessuna considerazione dai veri detentori della Tradizione. (Int., 1921, 275) La m.
ha una parte di considerevole importanza nella scienza delle religioni . (id., 276) La m.
non si identifica affatto collo spiritismo, anzi ne differisce per l'aspetto teorico in modo
totale e, in larghissima misura, per l'aspetto pratico. (Spir., 1923, 48) La m. propriamente
una scienza sperimentale, la quale nulla ha da vedere con qualsiasi concezione religiosa o
pseudo religiosa. (id., 56) Alcune civilt antiche hanno potuto, nei loro ultimi tempi,
degenerare in seguito ad uno sviluppo eccessivo della m. (Regno, 1945, 225) La m. presenta
pericoli specialmente gravi per i moderni, portati ad attribuire un'eccessiva importanza a
tutto ci che fenomeno; essi sono facilmente sedotti dalla m. e si illudono sulla sua reale
portata. (Cons., 1946, 32) La m. considerata in tutte le civilt orientali, nelle quali
incontestabilmente esiste, all'ultimo rango delle applicazioni secondarie e contingenti, fra
quelle che sono pi lontane dai principi, dunque che devono essere viste come a tutte
inferiori. Sia nel Tibet, sia nell'India o in Cina, la pratica della m., come specialit ,
abbandonata a coloro che sono incapaci di elevarsi ad un ordine superiore. (id., 33) La m.
propriamente una scienza, si pu anzi dire una scienza fisica nel senso etimologico della
parola, poich si tratta delle leggi e della produzione di certi fenomeni; soltanto
importante precisare che le forze che intervengono qui appartengono all'ordine sottile e
non all'ordine corporeo. La m. una scienza, ma una scienza tradizionale. (id., 191) La m. ,
fra le scienze tradizionali, una di quelle che appartengono all'ordine inferiore;
indubbiamente per tal motivo che essa soggetta, forse pi di ogni altra, a molte
deviazioni e degenerescenze. Talvolta avviene che essa assuma uno sviluppo
sproporzionato alla sua importanza reale, fino a soffocare in qualche modo le conoscenze
pi alte e certe civilt antiche sono morte a causa di questa invasione della m. (id., 192) La
111
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
m., pur di ordine inferiore, tuttavia una scienza tradizionale autentica; come tale essa pu
legittimamente avere posto tra le applicazioni di una dottrina ortodossa, posto subordinato
e secondario che conviene al suo carattere essenzialmente contingente. (Hind., 1965, 83)
Una scienza come la m. fra quelle che danno pi facilmente luogo ad ogni sorta di
deformazioni e di usi illegittimi. (id., 84) Coltivare la m. per se stesa come chiudersi
nell'illusione, invece di tendere a liberarsene. (id., 85) La parola m., nella nostra epoca,
esercita su taluni uno strano fascino e la preminenza accordata ad un tal punto di vista
legata all'alterazione delle scienze tradizionali, separate dal loro principio. (Forme, 1970,
103) Magia c. Le due azioni che l'alchimia chiama coagulazione e soluzione
costituiscono il richiamo ed il rinvio con i quali si aprono e si chiudono tutte le
operazioni della m.c., la quale ultima eminentemente simbolica. La m.c. distribuisce le
forze, a seconda delle loro affinit, in quattro regni elementari . (Spir., 1923, 122)
MAGICO Riti m. I r.m. non hanno in realt, come loro scopo proprio, alcun punto in
comune con i riti religiosi, n, d'altronde, con i riti iniziatici, come lo vorrebbero i partigiani
di certe concezioni pseudoiniziatiche che hanno corso alla nostra epoca. (Cons., 1946, 191)
MAGISTA L'insuccesso del m. nella pratica della magia cerimoniale ha una doppia
ragione: da una parte egli simula i riti piuttosto di compierli veramente, poich gli manca la
trasmissione necessaria per vivificarli , d'altra parte, questi riti sono letteralmente
soffocati dal formalismo vuoto delle cerimonie, poich il m., incapace di discernere
l'essenziale dall'accidentale, si dedicher naturalmente in special modo al lato esteriore che
maggiormente lo colpisce e che il pi impressionante (Cons., 1946, 194)
MAGNETISMO La funzione svolta dal m., fin dal suo apparire nel XVIII secolo, fu di
sviare da un lavoro serio certe organizzazioni iniziatiche che fino a quel momento avevano
conservato almeno la coscienza di quanto avevano perduto e la volont di sforzarsi di
ritrovarlo. permesso pensare che non questa l'ultima delle ragioni per cui fu lanciato il
m. al momento voluto. (Regno, 1945, 151-152)
MAGO Il m. ha nella produzione dei fenomeni una parte essenzialmente attiva. (Spir.,
1923, 48) Il m. che conosce le leggi delle influenze erranti , pu fissarle con procedimenti
diversi, per esempio prendendo come supporto sostanze ed oggetti che agiscano come
condensatori . Inversamente il m. pu dissolvere i conglomerati di forza sottile, sia
quando essi siano stati formati volontariamente da lui o da altri, sia quando si siano
112
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MALE Dal punto di vista universale il M. non esiste. Esso esister solo se si considerano
le cose sotto un aspetto frammentario ed analitico, separandole dal Principio, invece di
considerarle come in esso sinteticamente contenute. (Mel., 1976, 13)
MANAS A M., che il senso interno o la facolt mentale, deve essere riferito il pensiero
individuale, d'ordine formale e per nulla inerente all'intelletto trascendente. (Ved., 1925, 87)
MANIFESTATO Il m., in quanto tale, nullo rispetto al non-manifestato e non esiste fra
di essi termine alcuno di raffronto. (Stati., 1931, 110)
113
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
creazione, poich si riferisce solo a dei livelli ed a dei punti di vista differenti, di modo che
sufficiente saperli situare ognuna al suo reale posto per rendersi conto che non vi tra di
esse alcuna incompatibilit. (Ap. I.T., 1975, 93) Possibilit di m. Ogni p. di m. deve
necessariamente manifestarsi. (Stati, 1931, 28) Una p. di m. non possiede, in quanto tale,
alcuna superiorit su di una possibilit di non-manifestazione. (id., 29) Stati di m. Gli
s. di m. sono in parte individuali ed in parte non individuali. (Croce, 1931, 25) Lo s. di m.
sempre transitorio e condizionato. (Stati, 1931, 37)
MANU In ogni ciclo cosmico particolare, il Dharma si manifesta come il M. che d a tale
ciclo la legge che gli propria e che l'osservanza dei rapporti gerarchici naturali esistenti
fra gli esseri sottoposti alle condizioni speciali di quel ciclo. (Int., 1921, 183) La volont
Divina si manifesta pi particolarmente, in ogni ciclo, come il M. di questo ciclo, che d ad
esso la sua legge (Dharma). (Ved., 1925, 57) M. non deve essere affatto considerato un
personaggio, n un mito , ma invece un principio, propriamente l'Intelligenza Cosmica,
immagine riflessa di Brahma che si esprime come il Legislatore Primordiale ed Universale.
(id., 58) M., il Legislatore Primordiale ed Universale, non designa affatto un personaggio
stesso pi o meno leggendario; quello che in realt designa un principio, l'Intelligenza
Cosmica che riflette la luce spirituale pura e formula la legge (Dharma) propria alle
condizioni del nostro mondo o del nostro ciclo d'esistenza. (Re, 1927, 12)
MANVANTARA I M., o ere dei successivi Manu, sono quattordici e formano due serie
settenarie, di cui la prima comprende i M. trascorsi e quello presente, la seconda i M. futuri.
(Forme, 1970, 13) La ripartizione del M. si effettua secondo la formula 10 = 4 + 3 + 2 + 1, che
l'universo della Tetraktys pitagorica. (id., 17)
MARGA La tradizione ind distingue tre vie o M., rispettivamente conosciute come
Karma, Bhakti e Jnna (In., 1952, 151) Inna M. Lo I.M. evidentemente quello che
conviene agli esseri di natura sattwica . (In., 1952, 152) I.M. riguarda in particolare i
Grandi Misteri e solamente mediante esso possibile pervenire allo scopo finale. (id., 153) I
Brhmana, essendo di natura sattwica , sono particolarmente qualificati per lo I.M. (id.,
154) Karma M. Il K.M. adatto ad esseri la cui natura prevalentemente rajasica e
presenta qualcosa di vicino a tamas (In., 1952, 152) I Varishya sono soprattutto
qualificati per il K.M. (id., 154)
MASSONERIA-E Una delle cose che pi spesso si rimproverano alle societ segrete, ed
in particolare alla M., l'obbligo che esse impongono ai loro membri di prestare un
giuramento. (Thos., 1921, 148) Se ci si pone dal punto di vista storico, troppo comodo, e
pure troppo semplice, parlare della M. in generale come una sorta di entit indivisibile;
bisogna invece sapere fare le distinzioni necessarie e dire di quale M. si intende parlare,
114
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
qualunque sia l'opinione che si pu avere sui rapporti o l'assenza di rapporti tra le diverse
M. tra di loro. (id., 244) Nella M. il legame originario col mestiere si sempre mantenuto.
(Cons., 1946, 140) M. irregolare La M. i., molto poco conosciuta dal gran pubblico,
comprende delle organizzazioni della natura pi varia, di cui parecchie legate strettamente
all'occultismo. (Thos., 244) Una delle figure pi curiose della M.i. fu l'inglese John Yarker,
il quale professava delle idee tutte sue particolari e sosteneva, tra le altre opinioni bizzarre,
che il Massone iniziato prete di tutte le religioni . Creatore o rinnovatore di molti riti,
egli era in pari tempo ricollegato ad una molteplicit di associazioni occulte, a pretese
iniziatiche pi o meno giustificate. (id., 245) M. mista Una Massoneria che accoglie le
donne al medesimo titolo degli uomini e su di un piede di completa eguaglianza un
qualcosa di contrario ai principi massonici generalmente riconosciuti: era la M.m., fondata
in Francia nel 1891 e conosciuta sotto la denominazione di Diritto Umano (Thos., 1921,
247) Indipendentemente da ogni intervento teosofistico, la M.m. stata a poco a poco
condotta, dalla forza delle cose, ad intrattenere rapporti colla maggior parte delle
organizzazioni massoniche irregolari pure con quelle che avevano pi pronunciato il
carattere occultista. (id., 251)
115
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
come costituente il principio di individuazione. (id., 50) Sotto forme diverse, tutto ci che
procede dalla m. non produce altro che antagonismo fra quelle unit frammentarie che
sono all'estremo opposto della vera unit. (id., 63) Nella tendenza alla dissoluzione, la
stessa nozione di m. ha cominciato a scomparire e quasi a sciogliersi. (id., 199). M. Prima
Per gli Scolastici la M.P. la Sostanza Universale. (Regno, 1945, 27) L'inerzia non pu
convenire altro che alla M.P. in quanto essa sinonimo di passivit e di potenzialit pura.
(id., 28) La M.P., Nella sua assoluta indistinzione, non pu minimamente essere misurata,
n servire a misurare alcunch. (id., 37) M. Secunda La M.S. la sostanza in senso
relativo. (Regno, 1945, 27) La m. dei fisici non pu essere in ogni caso che una M.S. (id., 28)
La M.S. non deve assolutamente essere manifestata in questo mondo, ma soltanto servire
da supporto o da radice a ci che vi si manifesta. (id., 29) La m. di Cartesio non pi
la M.S. degli Scolastici, ma gi un esempio, forse il primo in ordine di tempo, di una m. da
fisici moderni. (id., 31) In realt, i corpi non sono affatto la M.S., la quale non pu come tale
trovare riscontro nelle esistenze manifestate in questo mondo, ma soltanto da essa derivano
come dal loro principio sostanziale. (id., 32)
MATERIALISMO La seconda met del XVIII secolo l'epoca che vide nascere il M. (Or.
Occ., 1924, 28) abbastanza significativo che la parola stessa M. risalga appena al XVIII
secolo. (Crisi, 1927, 117) Ci che con una tale parola M. tendiamo designare tutto uno
stato d'animo indipendente da qualsiasi teoria filosofica. (id., 118) Il M. e ci che esso
rappresenta datano propriamente dal secolo XVIII. (Regno, 1945, 118) Il M. vero e proprio,
che corrisponde alla solidificazione nella sua forma pi grossolana, ha ormai perduto
molto terreno, nel campo delle teorie scientifiche e filosofiche, quand'anche non ancora
nella mentalit comune. (id., 199) L'illusione di sicurezza che regnava quando il M. aveva
raggiunto la sua massima influenza si in gran parte dissolta grazie agli stessi avvenimenti
ed alla crescente velocit con cui questi ultimi evolvono, al punto che oggi l'impressione
dominante quella di un'in stabilit che va allargandosi in tutti i campi. (id., 206)
116
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ulteriormente quel la solidificazione che inizialmente l'ha resa possibile. (id., 142)
Monismo m. Il m.m. pretende di ridurre lo spirito a materia. (Int., 1921, 128)
MATERIALISTI I m., con tutto il loro vantato buon senso e tutto quel progresso
di cui si considerano fieramente i prodotti pi perfetti ed i rappresentanti pi avanzati,
sono in fondo solo degli esseri in cui certe facolt si sono atrofizzate al punto di essere
completamente abolite. (Regno, 1945, 130) La forma mentis dei m. e la loro ottusit
pongono chi vi si attenga al riparo da tutte indistintamente le influenze sottili e gli
conferiscono una sorta di immunit abbastanza simile al mollusco che rimane
ermeticamente chiuso nella sua conchiglia. (id., 206)
MATERIALIZZAZIONI Quanto alle m., esse sono forse i fenomeni pi rari, ma quelli
che gli spiritisti reputano pi probanti, perch lo spirito assume un'apparenza sensibile,
rivestendo una forma che pu essere vista, toccata o addirittura fotografata. Tuttavia gli
spiritisti stessi ammettono che nella m. il medium ha la sua parte: una specie di sostanza,
inizialmente informe e nebulosa, sembra emanare dal suo corpo, per poi condensarsi
gradualmente; gli spiritisti aggiungono che uno spirito interviene successivamente a
modellare questa sostanza, o ectoplasma , a darle la sua forma, ed animarla come un
vero corpo temporaneo. (Spir., 1923, 110)
MAYA M. il potere materno (Shakti) per mezzo del quale agisce la Volont Divina.
Come tale essa inerente a Brahma stesso o al. Principio Supremo. M., essendo l' arte
divina che risiede nel Principio, si identifica anche alla Saggezza e, come tale, la madre
dell'Avatara: lo per la sua generazione eterna, in quanto Shakti del Principio. (Hind., 1965,
102)
MECCANICISMO Col m. si giunti a credere che non possa esistere una scienza
propriamente detta l dove non sia possibile introdurre la misura e non vi siano altre leggi
scientifiche al di fuori di quelle esprimentesi in relazioni quantitative. (Crisi, 1927, 121) Il m.
117
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MEDIATO Conoscenza m. Una c.m. non pu avere che un valore puramente simbolico
e rappresentativo. (Stati, 1931, 116)
MEDIEVALE Civilt medievale Niente prova che nella C.m. sia esistito soltanto il lato
esteriore e propriamente religioso; anzi non vi dubbio che ci fu anche qualcosa di diverso,
non fosse altro che la Scolastica. (Or. Occ., 1924, 180) Cristianit Medievale La
costituzione politica della C.M. era essenzialmente feudale. (Aut., 1929, 119)
MEDIO Classe media Quando alla c.m. facilissimo rendersi conto di cosa da essa ci si
pu attendere, se si pensa alla sua caratteristica essenziale, quel sedicente buon senso
strettamente limitato, che trova la sua pi compiuta espressione nella concezione della
vita ordinaria ed ai prodotti pi tipici della sua mentalit, cio il razionalismo ed il
materialismo dell'epoca moderna. In seno alle c.m. le concezioni in questione hanno preso
forma, per cui implicito che queste suggestioni abbiano incontrato un terreno
appropriato. (In., 1952, 231) L'industria moderna opera della c.m., che l'ha creata e la
dirige, ed questa la ragione per cui i suoi prodotti possono soddisfare soltanto quei
bisogni dai quali esclusa ogni spiritualit, conformemente alla concezione della vita
ordinaria . (id, 238, n. 1) La concezione della cultura profana assai caratteristica della
mentalit di quella classe media cui essa d, col suo lustro del tutto superficiale ed
illusorio, il mezzo per dissimulare la sua vera nullit intellettuale. (id., 239)
118
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
sempre pi accentuandosi, fino ad oggi. Quanto alle scienze tradizionali del M., esse
disparvero in blocco e, questa volta, nulla doveva sostituirle. (Crisi, 1927, 35) Del tutto
straordinaria la rapidit con cui la civilt del M cadde nell'oblio pi completo. (id., 36) E
assai verosimile che la leggenda facente del M. un'epoca oscura d'ignoranza e di
barbarie sia nata e si sia accreditata da se stessa e che tale effettiva falsificazione della storia;
sia stata intrapresa senza nessuna idea preconcetta. (id., 37) L'organizzazione sociale del M.
ricalcava esattamente le divisioni delle caste, corrispondendo il clero ai Brhmana, la
nobilt agli Kshatriya, il terzo stato ai Vaishiya e i servi agli Shdra. (Aut., 1929, 57)
Incontriamo nel M. molti indizi concordanti, i quali dimostrano abbastanza chiaramente
come a quell'epoca esistesse ancora in Occidente, almeno per qualcuno, un legame
cosciente con il vero Centro del Mondo. (id., 103) La forma di governo feudale sembra la
migliore per un'organizzazione regolare della civilt, quale fu appunto il M. (id., 109)
Quando si pensa all'incomprensione totale di cui il XVII ed il XVIII secolo dettero prova nei
confronti del M., e ci da ogni punto di vista, non dovrebbe essere difficile capire che un
cambiamento cos completo e brusco non pot verificarsi in modo naturale e spontaneo.
(Regno, 1945, 234). Risalendo al M. non si trovano tracce precise di forme iniziatiche
propriamente jnniche , che di norma avrebbero dovuto corrispondere ad un'iniziazione
sacerdotale: a tal punto che anche quelle organizzazioni iniziatiche a quel tempo in pi
stretto rapporto con certi Ordini religiosi avevano pur sempre un carattere bhaktico
molto accentuato. (In., 1952, 157)
MELKI-TSEDEQ Il nome di M. non altra cosa che il nome sotto il quale, nella
tradizione giudaico-cristiana, espressamente designata la funzione di Re del Mondo. Ecco
il testo del passo biblico di cui si tratta: E M., re di Salem, fece apportare del pane e del
vino; ed egli era prete del Dio Altissimo (El Elian) . (Re, 1927, 46) M. dunque re e prete
contemporaneamente: il suo nome significa Re di Giustizia ed egli , nel medesimo tempo,
re di Salem, vale a dire della pace ; per prima cosa ritroviamo qui la giustizia e la
119
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
pace , vale a dire i due attributi fondamentali del Re del Mondo. (id., 47) Nella Bibbia, M.
rappresentato come superiore ad Abramo, perch lo benedice e, dal canto suo, Abramo
riconosce questa superiorit. (id., 48)
MEMORIA M. Latente C' quella che si potrebbe chiamare m.l.i, nulla si dimentica
mai in modo assoluto, per cui basta che qualche cosa sia stato conosciuto da uno dei
partecipanti alla seduta spiritistica, anche se questi crede di averlo completamente
dimenticato, perch non sia il caso di dirigere altrove le ricerche qualora ci venga a
esprimersi in una comunicazione spiritistica. (Spir., 1923, 106)
MENTALE Esiste certamente una forma che, fra tutte quelle che la coscienza pu
assumere, propriamente umana e questa forma determinata quella inerente alla facolt
che chiameremo m. (Stati, 1931, 72) Il m. precisamente ci che vi di caratteristico
nell'uomo e che questi non ha in comune con gli altri essere non-umani. (id., 73) Il m., pur
appartenendo alla manifestazione sottile, necessariamente, nel dominio individuale, pi
prossimo all'essenza che non il corporeo. (Regno., 1945, 53) Fenomeni m. I f.m., quelli
studiati dalla psicologia nel senso ordinario della parola, non hanno alcun carattere
spaziale, ma si svolgono egualmente nel tempo. Nei f.m., essendo dalla parte di ci che
nell'individuo rappresenta l'essenza, perfettamente vano cercarvi elementi quantitativi, o
addirittura, come fanno certuni, volerli ridurre alla quantit. (Regno, 1945, 53)
MERCURIO Il M. Yin ed riferito all'ordine delle influenze terrestri. (Triade, 1945, 77)
Il M. non si situa nel dominio corporeo, ma nel dominio sottile o animico; si pu, in ragione
del suo carattere di esteriorit , considerarlo come rappresentante l' ambiente . (id., 78)
Il M., in quanto principio animico, corrisponde al mondo intermediario . (id., 79)
MESTIERE Esiste un'iniziazione legata ai m., la quale prende questi per base o per
supporto ; occorre dunque che questi m. siano ancora suscettibili di un significato
superiore e pi profondo, per potere effettivamente fornire una via di accesso al dominio
iniziatico. (Regno, 1945, 74) Se il m. ha qualcosa dell'uomo stesso, ed come una
manifestazione od un'espansione della sua natura propria, comprensibile che possa
servire di base ad un'iniziazione. (id., 76) L'iniziazione, prendendo il m. per supporto, avr,
contemporaneamente ed in qualche modo inversamente, una ripercussione sull'esercizio di
tale m. (id., 77) Non difficile vedere in tutto ci come il vero m. sia distante dall'industria
moderna, tanto che si pu dire si tratti di due opposti. (id., 78)
METAFISICA Quando usiamo il termine m., non ci sta a cuore la sua origine storica, n
l'opinione, ai nostri occhi poco verosimile, secondo la quale esso sarebbe servito
120
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
121
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
nulla la m. (id., 126) Non soltanto la m. non pu venire costretta dalla considerazione di
una qualunque dualit, ma neppure dal concetto dell'Essere puro in tutta la sua
universalit. Non si pu, come fece Aristotele, definire in modo esclusivo la m. come
conoscenza dell'Essere : tale propriamente l'ontologia. (id., 131) La m. una conoscenza
intuitiva, vale a dire immediata, e si oppone perci, sotto questo aspetto, alla conoscenza
discorsiva e mediata di tipo razionale. (id., 142) Dove la m. assente, ogni conoscenza
residua, di qualunque ordine sia, manca veramente di principio. (Or. Occ., 1924, 58) La m.
e non pu essere che una sola, qualunque siano i modi di esprimerla, nella misura in cui
esso esprimibile, secondo il linguaggio che si ha a disposizione. (id., 211) M. e religione
non sono e non saranno mai sullo stesso piano. (id., 213) La m. domina necessariamente la
logica: non riconoscere ci significa capovolgere i rapporti gerarchici inerenti alla natura
stessa delle cose. (id., 236) La m. non n pagana, n cristiana, universale. (Dante., 1925,
9) La m. non pu in alcun modo ammettere l'antropomorfismo. (Croce, 1931, 197) Le analisi
pi o meno sottili non hanno niente a che vedere con la m. e poich esse sono tanto pi
vane quanto sono pi sottili, le abbandoniamo volentieri ai filosofi, i quali mostrano invece
di compiacersene. (Stati, 1931, 81) La m., essendo per essenza aldil di ogni forma e di ogni
contingenza, non n orientale, n occidentale, ma universale. Nelle presenti condizioni
del mondo occidentale, la m. cosa obliata, in generale ignorata e pressoch interamente
perduta, mentre in Oriente essa tuttora l'oggetto di una conoscenza effettiva. (Met., 1939,
1) Quando Aristotele considerava la m. come conoscenza dell'Essere in quanto Essere, egli
la identificava all'ontologia, prendeva cio la parte per il tutto. (id., 6) La m. la conoscenza
sovrarazionale, intuitiva ed immediata. (id., 7) La m. aldil dei fenomeni. (id., 17)
Pseudo m. La p. tutto ci che nei sistemi filosofici si presenta con pretese metafisiche
completamente ingiustificate, a causa della stessa forma sistematica, la quale basta da sola a
privare le considerazioni di questo genere di ogni reale valore. (Int., 1921, 125).
122
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
123
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
METALLICO Influssi m. Gli i.m. quando siano accostati secondo il loro lato
benefico ed utilizzati in modo veramente rituale , nel senso pi completo della parola,
sono atti ad essere trasmutati e sublimati . (Regno, 1945, 186)
METALLI I m., a causa delle loro corrispondenze astrali, sono in qualche modo i pianeti
del mondo inferiore; essi hanno perci, come i pianeti da cui ricevono e di cui condensano
gli influssi nell'ambiente terrestre, un aspetto benefico ed un aspetto malefico .
(Regno, 1945, 185) Quando si tratta dell'uso profano dei m., l'unico che possa agire
effettivamente sar soltanto il lato malefico (id., 186) I m., a causa delle influenze sottili
che portano in loro, possono avere un ulteriore funzione in una fase pi avanzata, tendente
pi direttamente alla dissoluzione finale. (id., 187)
124
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MISTERO-I I veri m. si difendono da soli contro ogni curiosit profana; la loro natura
stessa li protegge da tutte le aggressioni della stupidit umana o dalle potenza dell'illusione
che possono esser dette diaboliche . (Or. Occ., 1924, 189) l'inesprimibile che viene
primitivamente designato dalla parola m. (Stati, 1931, 41, n. 1) Un m., anche inteso nella sua
concezione teologica, non affatto qualcosa di inconoscibile o inintellegibile, bens un
qualcosa di inesprimibile e dunque incomunicabile. (id., 126) Il termine greco musterim ,
m., si riattacca all'idea di silenzio. Il significato principale della parola quello riferentesi
all'iniziazione ed infatti proprio in tal modo che bisogna intendere ci che era chiamato m.
125
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MISTICO-I L'atteggiamento passivo del m. lascia aperta la porta a tutte le influenze che
possono presentarsi. Quasi sempre il m. troppo facilmente ingannato dalla sua
immaginazione, le cui produzioni, senza che egli ne dubiti, vengono spesso a mischiarsi
con i risultati reali delle sue esperienze in modo quasi inestricabile. Per questa ragione
non bisogna esagerare l'importanza delle rivelazioni dei m. (Cons., 1946, 36) Il m. , per
definizione stessa, un isolato e un irregolare . (id., 46) I m. in realt, come tutti gli altri
exoteristi, si interessano esclusivamente alla salvezza, anche se quel che hanno in vista
costituisce, se si vuole, una modalit superiore di essa, in quanto sarebbe inconcepibile che
non ci fosse una gerarchia tra gli esseri salvati . (In., 1952, 88) La passivit del mistico
consiste proprio nel fatto che egli si limita a ricevere quello che gli arriva e che non pu, non
risvegliare in lui una certa attivit interiore, la stessa che costituir precisamente la sua
contemplazione. (id., 139) I m. impiegano volentieri il termine unione e la
contemplazione appartiene proprio a quella che essi definiscono vita unitiva , ma questa
126
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
unione non ha lo stesso significato dello yoga o dei suoi equivalenti. (id., 146) I m. si
dedicano in gran maggioranza ad austerit talora anche eccessiva, grazie all'idea assai
diffusa che attribuisce alla sofferenza, specie volontaria, uno specifico valore in se stessa;
questa una caratteristica molto diffusa nella vita religiosa , come la si concepisce in
Occidente. (id., 164) Nei m., malgrado certe inevitabili confusioni, il linguaggio affettivo
appare soprattutto un modo di espressione simbolica. (Simb., 1962, 358) Contemplazione
m. Non vi propriamente c.m. se non nel caso della cosiddetta visione intellettuale
che qualcosa d'ordine molto pi interiore, a cui arrivano soltanto quei mistici che possono
essere detti superiori, in quanto pare certo che, in un certo qual modo, si tratti del culmine,
o meglio del fine ultimo della loro realizzazione. (In., 1952, 138) La c.m., per il fatto stesso di
essere unicamente indiretta, lascia sempre sussistere la dualit tra il soggetto e l'oggetto e
questa dualit fa parte integrante del punto di vista religioso. (id., 140) Realizzazione m.
In Occidente si pu trovare un'analogia parziale, anche se lontanissima, con la
realizzazione metafisica, in ci che noi chiamiamo la r.m. (Int., 1921, 145) La r.m. non pu
avere una portata universale o metafisica e resta sempre soggetta all'influenza di elementi
individuali, principalmente di carattere sentimentale. Nella r.m. i riti religiosi hanno quella
funzione di ausilio che propria dei riti metafisici. (id., 146) La r.m., con le sue limitazioni
fondamentali, la sola che sia conosciuta nel mondo occidentale. (id., 147) Stati m. Gli
s.m. non hanno nulla di sovraindividuale; essi implicano un'estensione pi o meno
indefinita delle sole possibilit individuali. La prospettiva religiosa in cui si situano
conferisce agli s.m. un aspetto di passivit , aggiuntovi che la confusione dei due ordini,
intellettuale e sentimentale, pu esservi fonte frequente di illusione. (Int., 1921, 146)
Unione m. L'u.m. lascia in ogni caso sussistere l'individualit e non pu trattarsi che di
un'unione del tutto esteriore e relativa. (In., 1952,88) Via m. La v.m. differisce dalla via
iniziatica in tutti i suoi caratteri essenziali e questa differenza tale da risultarne, fra le due
vie, una vera incompatibilit. (Cons., 1946, 28)
127
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MITO-I La parola m., prima di venire deviata dal suo significato, sino a designare solo
un racconto fantastico, significava ci che, non essendo suscettibile di espressione diretta,
poteva essere suggerito unicamente mediante una rappresentazione simbolica, verbale o
figurativa. (Stati, 1932, 41, n. 1) Si considera comunemente il termine m. come sinonimo di
favola , intendendo semplicemente in tal modo una funzione qualsiasi, spesso rivestita di
un carattere pi o meno poetico. (Cons., 1946, 165) Platone ricorso all'uso del m. per
esporre le concezioni che superavano la portata dei suoi abituali mezzi dialettici: e questi
m. egli non ha affatto inventato bens soltanto adattato , poich portano il marchio
incontestabile di un insegnamento tradizionale. (id., 168) Questi m. sono ben lungi
dall'essere gli ornamenti letterari che vi scorgono i commentatori ed i critici moderni; essi
rispondono invece a ci che vi di pi profondo nel pensiero di Platone, di pi libero dalle
contingenze individuali e che egli non pu, a causa di questa stessa profondit, esprimere
che simbolicamente. (id., 168-169) Se il m. indica ci che vuol dire, esso lo suggerisce per
quella corrispondenza analogica che il fondamento e l'essenza stessa di ogni simbolismo;
si potrebbe dire che si serbi il silenzio pure parlando e da un tal fatto il m. ha ricevuto la sua
designazione. (id., 169)
MODERNO Astrologia m. L'a. ha solo rapporti molto vaghi e lontani colla vera
astrologia tradizionale, oggigiorno perduta. (Regno, 1945, 92) Chimica m. A far nascere
128
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
la c.m. stata una deformazione e deviazione dell'alchimia nel senso pi rigoroso del
termine. (Crisi, 1927, 76) A dare origine alla c.m. non stata l'alchimia con cui essa non ha
alcun rapporto reale, ma ne stata soltanto una deformazione o una deviazione, provocata
da coloro che, profani e sprovvisti di ogni qualificazione iniziatica e incapaci di penetrare
in una misura qualsiasi il vero significato dei simboli, presero tutto alla lettera, secondo
l'accezione pi esteriore e pi volgare dei termini usati. (Cons., 1946, 344) Civilt m. La
c.m. soffre, in tutti i campi, di una mancanza di principi; per un'anomalia che ha del
prodigioso essa , sola fra tutte le altre, una civilt senza principi, ovvero con principi
soltanto negativi, che praticamente lo stesso. Essa simile ad un organismo decapitato
che continui a vivere d'una vita intensa e disordinata ad un tempo. (Or. Occ., 1924, 162) Le
applicazioni pratiche costituiscono la sola effettiva superiorit della c.m. (Crisi, 1927, 36) La
c.m., come ogni cosa, ha la sua ragion d'essere e, se con essa ha da chiudersi un ciclo, pu
dirsi che proprio quel che doveva essere, che essa ha trovato il suo tempo e luogo. (id., 40)
Ancora una volta, giungiamo alla stessa constatazione: la c.m. veramente una civilt
quantitativa, il che solo un modo diverso di dire che essa una civilt materiale. (id., 125)
Noi prendiamo semplicemente la c.m. in se stessa e diciamo che, pesando i vantaggi e gli
inconvenienti inerenti a quanto essa ha creato, il bilancio rischierebbe assai di esser
negativo. (id., 129) Nella c.m. si deve immancabilmente constatare come tutto appaia
sempre pi artificiale, denaturato e falsificato. (Regno, 1945, 233) Nella c.m. il sacro viene
tollerato a mala pena e, nell'impossibilit di farlo sparire del tutto in un colpo solo, ma in
attesa di realizzare completamente questo ideale, gli si concede una parte vieppi ridotta,
mentre si cerca accuratamente di isolarlo da tutto il resto mediante un insormontabile
barriera. (In., 1952, 102) Come esempio di civilt di tipo profano conosciamo la c.m., la
quale rappresenta solo un'anomalia. (Mel., 1976, 156) Civilt occidentale m. La c.o.m.
appare nella storia come una vera e propria anomalia; fra tutte quelle che sono pi o meno
completamente conosciute, questa civilt la sola ad essersi sviluppata in un senso
puramente materiale. (Or. Occ., 1924, 23) Ma la cosa forse pi straordinaria la pretesa di
fare della c.o.m. il tipo stesso di tutte le civilt, di considerarla come la civilt per
eccellenza, o addirittura la sola che meriti questo nome. (id., 26) La c.o.m. ha, fra le altre
pretese, quella di essere essenzialmente scientifica (id., 46) Si tratta di un sapere
irrimediabilmente limitato, che ignora l'essenziale, che manca di principio, come tutto ci
che appartiene in proprio alla c.o.m. (id., 51) La c.o.m. essenzialmente mutevole proprio
perch manca di principio. (id., 81) Perch la c.o.m. si considera l'erede della civilt
greco-romana, non si vuole sentir parlare d'altro se non di quest'ultima e ci si ritiene
persuasi che tutto il resto non presenti nessun interesse o possa al massimo essere oggetto
di una specie di interesse archeologico. (id., 149-150) Nella c.o.m. vengono tenute in conto
esclusivamente le cose contingenti e per di pi il modo in cui ci viene fatto , nel vero
senso della parola, disordinato , perch manca quella direzione che solo una dottrina
puramente intellettuale pu dare ed alla quale nulla pu sostituirsi. (id., 169) Eccezionale
ed anomala l'esistenza di civilt sprovviste di base tradizionale e di civilt simili, a dire il
vero, ne conosciamo una sola: la c.o.m. (Met., 1939, 2) Per il fatto che ha rotto i legami colle
proprie tradizioni, la c.o.m. una civilt anormale e deviata. (id., 10) Concezione - i. m.
129
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
Nella c.m. le qualit essenziali degli esseri non contano e questi individui non sono
considerati altro che unit intercambiabili e puramente numeriche. (Regno, 1945, 75)
Nell'incomprensione delle realt tradizionali il livello pi basso rap. presentato dalle c.m.,
(In., 1952, 93) Crisi m. Il vero punto di partenza della c.m. questo: l'inizio della
disgregazione della Cristianit, essenzialmente identica alla civilt occidentale del
Medioevo. (Crisi, 1925, 35) Epoca m. L'e.m. deve corrispondere necessariamente allo
sviluppo di certe possibilit che erano incluse fin dal principio nella potenzialit del ciclo
attuale. (Crisi, 1927, 39) Il carattere pi visibile dell'e.m. il bisogno di un'agitazione
incessante, di un mutamento continuo, di una velocit sempre crescente che cos riflette
quella stessa secondo la quale oggi si svolgono gli avvenimenti. (id., 61) Uno dei caratteri
dell'e.m. l'uso di quanto era stato precedentemente trascurato, perch rappresentava
un'importanza troppo secondaria agli occhi di coloro che avrebbero dovuto consacrarvi la
loro attivit, ma che doveva tuttavia venire sviluppato prima della fine del presente ciclo,
anche tali possibilit avendo il loro posto tra quelle chiamate a manifestarsi. (id., 74) Si
potrebbe dire che l'e.m., la quale coincide colla frattura nei confronti della Tradizione,
caratterizzata dalla sostituzione dell'ordinamento feudale con quello nazionale. (Aut., 1929,
109) Et M. Bisogna riportare l'E.M. almeno a circa due secoli prima del termine solito:
la Rinascenza e la Riforma sono soprattutto delle risultanti, resesi possibili solo in virt di
una preliminare decadenza. (Crisi, 1927, 35) Filosofia m. Esaminando la f.m. nel suo
insieme, possiamo dire, e ci in modo generale, che il suo modo di guardare alle cose non
presenta nessuna differenza realmente essenziale da quella della scienza: si tratta in
entrambi di un punto di vista razionale. (Int., 1921, 117) La f.m. non veramente niente di
pi di ci che esteriormente d a vedere di essere e tutto quanto veramente profondo
sfugge totalmente alla sua ristretta prospettiva. (id., 135) La separazione e l'opposizione di
soggetto e di oggetto sono affatto tipiche della f.m. Non esistono due mondi separati e
eterogenei, quali li suppone la f.m., chiamandoli soggettivo ed oggettivo . (id., 212) Il
gusto morboso della ricerca, vera inquietudine mentale senza un termine e senza una
via d'uscita, si manifesta in modo particolare nella f.m.; la maggior parte di essa si presenta
infatti solo come una serie di problemi del tutto artificiali. (Or. Occ., 1924, 84) La f.m. non
pu ammettere l'esistenza della metafisica vera senza autodistruggersi. (id., 139) La f.m.,
con i suoi tentativi di spiegazione, le sue limitazioni arbitrarie, le sue sottigliezze inutili, le
sue confusioni senza fine, le sue discussioni senza scopo e la sua inconsistente verbosit,
appare agli Orientali come un divertimento particolarmente puerile id., 140) Filosofo-i. m.
Quasi tutti i f.m. sono, in modo pi o me- no. esplicito, dei razionalisti; in quelli che non
lo sono non si ritrova nient'altro che sentimentalismo e volontarismo. In queste condizioni,
se un f.m. pretende di fare della metafisica, si pu star sicuri che ci a cui egli d questo
nome non ha niente in comune colla vera metafisica. (Or. Occ., 1924, 57) Geografia m.
La g.m. data in realt soltanto dai secoli XVII e XVIII, cio proprio dall'epoca che vide
originarsi e diffondersi la mentalit razionalista. (Regno, 1945, 161) Massoneria m. Vi
fu una vera e propria deviazione all'inizio del XVIII secolo, al momento della costituzione
della Grande Loggia d'Inghilterra, la quale fu il punto di partenza della M.m. (Mac., 1964, I,
14) Il pensare che ci che si cela sotto i simboli siano quasi unicamente concezioni sociali o
130
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
politiche fece perdere alla M.m. la comprensione di ci che essa conserva ancora dell'antico
simbolismo e delle tradizioni, di cui, malgrado tutte le sue insufficienze, essa sembra
essere, bisogna ben dirlo, l'unica erede nel mondo occidentale moderno. (id., I, 16) La M.m.
semplicemente il prodotto di una deviazione. I primi responsabili di questa deviazione
furono i pastori protestanti Anderson e Desaguliers, i quali redassero le Costituzioni della
Gran Loggia d'Inghilterra e fecero sparire tutti gli antichi documenti sui quali poterono
mettere le mani, affinch non ci si accorgesse delle innovazioni che avevano introdotto ed
anche perch quei documenti contenevano delle formule che essi consideravano molto
pericolose per la loro opera, come l'obbligo di fedelt a Dio, alla Santa Chiesa e al Re ,
segno incontestabile dell'origine cattolica della Massoneria. Questo lavoro di deformazione
i protestanti l'avevano preparato nei quindici anni che passarono tra la morte di Christophe
Wren, ultimo Gran Maestro della Massoneria antica (1702) e la fondazione della Gran
Loggia d'Inghilterra. (id., II, 72-73) Matematica m. La m.m. rappresenta, per cos dire,
solo la scorza della matematica pitagorica, il suo lato puramente exoterico. (Crisi, 1927, 77)
Matematici m. I m.m. impiegano nella loro notazione dei simboli di cui non conoscono
pi il senso e che sono come delle vestigia di dimenticate tradizioni. (Calc. Inf., 1946, 2)
Mentalit m. La m.m. quasi unicamente rivolta verso l'esteriore, vale a dire verso il
mondo sensibile. (Or. Occ., 1924, 86) Sono le tendenze proprie della m.m. a rendere
impossibile ogni relazione intellettuale coll'Oriente. (id., 159) La m.m. si rinchiude in una
relativit che va sempre pi riducendosi e nell'ambito di questo dominio, che in realt cos
ristretto, anche se ai suoi occhi appare immenso. (id., 170) Il bisogno di semplificare un
tratto distintivo della m.m. (Regno, 1945, 93) La m.m. tale da non poter sopportare alcun
segreto e nemmeno delle riserve. (id., 107) La m.m., in tutti gli aspetti che la caratterizzano,
non altro che il prodotto di una vasta suggestione collettiva. (id., 252) La m.m. non pu
soffrire segreti o riserve, cose la cui portata ed il cui significato le sfuggono completamente
e verso i quali l'incomprensione genera l'ostilit. (Mel., 1976, 146) Mondo m. Il m.m. ha
letteralmente rovesciato i rapporti dei differenti ordini. (Or. Occ., 1924, 42) Tra le cosiddette
conquiste di cui il m.m. va tanto fiero si riducono a grandi parole dietro le quali non c'
nulla, o molto poco: suggestione collettiva abbiamo detto; illusione che, per essere
condivisa da tanti individui e mantenersi come fa, non pu essere spontanea. (id., 46)
Alcune delle fonti del m.m. vanno ricercate nell'antichit classica. (Crisi, 1927, 33) Uno dei
caratteri particolari del m.m. costituito dalla scissione che si nota tra l'Oriente, nei suoi
aspetti, ancora tradizionali e l'Occidente. (id., 41) L'assenza di principio d al m.m. il suo
carattere anormale, facendone una specie di mostruosit, solo se la si considera come
corrispondente alla fine di un periodo ciclico. (id., 83) Dal distacco dell'Occidente dalla
tradizione nato il m.m. (id., 89) Non nel dominio sociale che, in ogni caso, potrebbe
prendere inizio una essenziale rettificazione del m.m. (id., 101) Il campo in cui il m.m. ha
impegnato tutte le sue forze in realt non altro che lo sviluppo dell'industria e del
macchinismo. (id., 124) Quand'anche non si potesse sperare di raggiungere un risultato
sensibile prima che il m.m. precipiti, questo non sarebbe un motivo per non cominciare
un'opera la cui portata reale va ben oltre l'epoca attuale. (id., 161) Occidentali m. Gli
O.m., poich la loro civilt non risale di fatto pi in l dell'epoca greco-romana, fanno fatica
131
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
a concepire che siano esistite civilt completamente diverse e d'origine molto pi antica; si
potrebbe dire che essi sono, intellettualmente, incapaci di superare i limiti del
Mediterraneo. (Int., 1921, 28) Gli O.m. hanno una tendenza spiccatissima a lasciarsi attirare
da tutto quanto si presenta sotto apparenza strana e stupefacente; lo sviluppo della loro
civilt, in senso puramente pratico, privandoli di ogni effettiva direzione intellettuale, apre
le porte a qualsiasi stravaganza pseudo-scientifica e pseudo-metafisica che sia tale da
soddisfare quel sentimentalismo che ha su di essi, sempre a causa dell'assenza
dell'intellettualit vera, un'influenza cos grande. (id., 278-279) La regressione intellettuale
giunta ad un tal punto che gli O.m. non sanno pi che cosa possa essere l'intellettualit
pura, o meglio, non sospettano neppure che qualcosa di simile possa esistere. (Or. Occ.,
1924, 23) Con quale diritto gli O.m. pretendono di imporre a tutti il loro modo di valutare le
cose? Inoltre essi non dovrebbero dimenticare che sono soltanto una minoranza
nell'insieme dell'umanit terrestre. (id., 43) La cosa pi stupefacente che, nella loro
infatuazione, gli O.m. immaginano in buona fede di avere del prestigio presso gli altri
popoli. (id., 44) C' un solo modo per gli O.m. di rendersi sopportabili ed che essi
rinuncino all' assimilazione per praticare l' associazione e ci in tutti i campi. (id., 45)
Gli O.m., i quali ad ogni occasione mettono insolentemente in mostra la convinzione della
loro superiorit, non sono certo i pi atti di accusare la saggezza orientale di orgoglio
intellettuale . (id., 78) Fra le altre cose gli O.M. rimproverano spesso alle civilt orientali il
loro carattere di fissit e di stabilit, il quale appare loro come la negazione del progresso.
(id., 81) Gli O.m. appaiono essenzialmente mutevoli ed incostanti, sommersi in un
movimento continuo ed in una agitazione incessante, senza che provino il minimo bisogno
di uscirne. (id., 82) Il bisogno di attivit esteriore spinto all'estremo, il gusto dello sforzo per
lo sforzo, indipendentemente dai risultati che se ne possono ottenere, tutto ci non
naturale per l'uomo normale secondo l'idea che sempre e dappertutto se ne era avuta;
eppure per gli O.m. ci diventato in qualche modo naturale. (id., 83) Le aspirazioni degli
O.m., unici fra tutti gli uomini, sono generalmente limitate in modo stretto al mondo
sensibile ed ai suoi annessi, fra i quali comprendiamo tutto l'ordine sentimentale e buona
parte dell'ordine razionale. (id., 84) Gli O.m., salvo casi eccezionali, assumono il modo
sensibile come unico oggetto di conoscenza. (id., 87) Nonostante la grande stima di se stessi
e della propria civilt, gli O.m. sentono che il loro dominio sul resto del mondo lungi
dall'essere assicurato in modo definitivo. (id., 104) Gli O.m. hanno a loro disposizione la
forza bruta e l'uso che ne fanno cambia interamente il volto delle cose. (id., 107) Gli O.m.,
ogni qualvolta si trovano in presenza di popoli civili, si comportano come se si trattasse di
selvaggi ed in tal modo che essi si rendono veramente insopportabili. (id., 109) proprio
lo spirito tradizionale che gli O.m. combattono principalmente, il quale tanto pi temono
quanto meno capiscono, essendone essi stessi privi. (id., 110) Si pu dire che se gli O.m. si
mostrassero pi attaccati alla loro religione di quanto solitamente accade, godrebbero in
Oriente di maggior stima. (id., 143) Gli O.m. non riescono ad afferrare nulla
dell'intellettualit orientale ed anche quando immaginano di possederla e di tradurne
l'espressione, riescono soltanto a farne la caricatura, e nei testi e nei simboli. (id., 158) Gli
O.m. sono veramente, e sotto ogni angolo visuale, degli uomini senza casta ; essi non
132
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
possiedono pi nulla di ci che forma il fondo e l'essenza delle altre civilt. (id., 16 Oggi gli
O.m. sono degli uomini senza casta , ognuno non occupando il posto e la funzione che
sono adatti alla sua natura. (Hind., 1965, 26). Occidente m. La mentalit
antitradizionale una delle particolarit dell'O.m. (Or. Occ., 1924, 31) La restaurazione di
un'intellettualit vera ci pare l'unico mezzo per mettere fine alla confusione mentale che
regna nell'O.m. (id., 103) Al punto in cui sono giunte le cose, non ci vuole molta
immaginazione per raffigurarsi l'eventualit che l'O.m. finisca col distruggere se stesso.
(id., 105) Pensiero m. Assenza completa della conoscenza metafisica, limitazione
arbitraria della stessa conoscenza scientifica a certi campi particolari, ad esclusione di tutti
gli altri: ecco quali sono le caratteristiche del p.m. (Or. Occ., 1924, 57) Nel p.m. non pu
esistere separazione profonda tra conoscenza scientifica conoscenza filosofica: la prima
giunta ad incorporare e la seconda non pi della prima che una parte o una modalit. (id.,
139) Psicologi m. Gli p.m. immaginano l'uomo come se fosse stato sempre menta]
mente tale quale oggi. (Regno, 1945, 155) Scienza-e m. Vi sono perfino s.m. che
rappresentano davvero, e nel senso pi letterale, dei residui di scienze antiche, oggi non
pi comprese. (Crisi, 1927, 74), Crediamo di avere detto abbastanza per far capire la natura
del muta mento cui le s.m. debbono la loro origine e che costituisce proprio l'opposto di un
progresso, rappresentando una vera regressione dell'intellettuali. (id., 77) La s.m.,
procedendo da una circoscrizione arbitraria della conoscenza ad un certo piano particolare,
che il pi basso di tutti, a piano cio della realt materiale o sensibile, ha perduto, con una
tale limitazione e con le conseguenze immediate di essa, ogni valore intellettuale. (id., 82)
certo che la s.m. non fa direttamente professione di ateismo o di materialismo; si pu solo
parlare di un materialismo di fatto, di ci che noi vorremmo chiamare un materialismo
pratico. (id., 119) Le s.m. non hanno un carattere di conoscenza disinteressata e persino per
coloro che credono nel loro valore speculativo un tale valore solo una maschera
nascondente preoccupazioni affatto pratiche, usate per permettere loro di conservare
l'apparenza di una falsa intellettualit. (id., 123) Le s.m. non sono e non possono essere se
non un tessuto di affermazioni pi o meno grossolane. (Regno, 1945, 89) La s.m., per il fatto
stesso di voler essere completamente quantitativa, rifiuta di tener conto di differenze tra i
fatti particolari, persino in casi in cui tali differenze sono pi accentuate. (id., 90) La s.m.
essenzialmente solidale con lindustria se non addirittura pi o meno completamente
confusa con essa. (id., 129) Nel solo mondo corporeo si situa il punto di partenza di tutta la
s.m. (id., 235) Far derivare il pi dal meno quel che pretende di fare la s.m., con le
sue concezioni meccanicistiche e materialistiche e con il suo punto di vista esclusivamente
quantitativo. (Calc. inf., 1946, 91) Societ occidentale m. Nella s.o.m., la cui costituzione
manca (li principio e non riposa su alcuna gerarchia, qualsiasi individuo pu ricoprire
quasi indifferentemente le pi diverse funzioni (comprese quelle per cui meno adatto) e la
ricchezza materiale prevale su ogni superiorit vera ed effettiva. (Int., 1921, 189)
Sperimentali.. m. D'altronde un'illusione singolare, propria allo s.m., quella di credere
che una teoria possa essere provata dai fatti, mentre in realt gli stessi fatti possono sempre
essere spiegati in funzione di molte e diverse teorie. (Crisi, 1927, 73) Spirito m. Lo s.m.
ha ritrovato se stesso nel Cartesianesimo e, attraverso esse, ha preso una coscienza di s pi
133
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
chiara di quella di ogni precedente era. (Crisi, 1927, 88) Lo s.m. doveva rigettare ogni
autorit spirituale nel senso vero della parola, cio ogni autorit traente la sua origine
dall'ordine sovrumano, e cos pure ogni organizzazione tradizionale. (id., 90) certo che lo
s.m., il quale veramente diabolico in ogni senso della parola, cerca con tutti i mezzi di
impedire che gli elementi di una possibile lite intellettuale, oggi isolati e dispersi,
giungono alla coesione necessaria per esercitare unazione reale sulla mentalit generale.
(id., 158) cos che molti fra quelli che oggi vorrebbero sinceramente reagire contro lo s.m.
sono ridotti all'impotenza, perch, non avendo saputo trovare i principi fondamentali
senza di cui ogni azione assolutamente vana, essi si lasciano trascinare in vicoli ciechi, dai
quali non possono pi uscire. (id., 160) La s.m. implica un vero e proprio odio per il segreto
e per tutto ci che da presso o da lungi gli rassomiglia, in qualsivoglia dominio. (Regno,
1945, 106) Teorie scientifiche m. Tutte le scuole occultiste, teosofiche, o altre di questo
genere, amano costantemente ricercare punti di contatto colle t.s.m. a cui molto sovente si
ispirano. (Regno, 1945, 151) Uomo m. Invece di cercare di innalzarsi sino alla verit,
l'u.m. pretende di farla scendere al proprio livello. (Crisi, 1927, 96) L'u.m. divenuto
veramente impermeabile a qualsiasi influenza diversa da quella relativa ai dati che i sensi
gli forniscono. (Regno, 1945, 124) La perpetua inquietudine dell'u.m. non altro che un
aspetto di quel bisogno di agitazione da noi spesso denunciato. (In., 1952, 34)
MOKSHA Quanto a M., esso si situa aldil di tutto ci che corrisponde alle divisioni
particolari di varnas e non pu essere contenuto, come lo sono i fini transitori e contingenti,
nella sfera che rappresenta il dominio dell'esistenza condizionata, poich la liberazione da
tale esistenza. Esso pure aldil dei tre gunas, i quali sono solo relativi alle condizioni della
manifestazione universale. (Hind., 1965, 80-81)
134
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MONETA Nell'antichit e nel Medioevo, la questione della m. era vista sotto aspetti del
tutto ignorati dai moderni, i quali si limitano al semplice punto di vista economico. (Aut.,
1929, 107) La m. ha avuto la sua origine ed ha conservato a lungo un carattere
completamente diverso ed un valore prettamente qualitativo. (Regno, 1945, 131-132) La m.,
dove questa esisteva, non poteva di per s essere la cosa profana che pi tardi poi venuta.
(id., 132) Il controllo dell'autorit spirituale sulla m. non del resto un fatto esclusivamente
limitato all'antichit; molti indizi mostrano la sua perpetuazione sin verso la fine del
Medioevo. (id., 132133) La m. stata spogliata a poco a poco di ogni caratteristica sacra o
tradizionale, per cui la sua esistenza diventata del tutto profana e si infine ridotta alla
bassa mediocrit della vita ordinaria. Oggi non si riesce pi a concepire che la m. sia
qualcosa di diverso dalla rappresentazione di una pura e semplice quantit. (id., 134) La m.,
dopo avere perduto ogni garanzia di ordine superiore, ha visto il suo stesso valore
quantitativo, cio quello che nel gergo degli economisti viene chiamato il potere d'acquisto,
ridursi senza posa. Quando si spinge la riduzione alle estreme conseguenze, come nel caso
della m., non ci si pu trovar di fronte altro che ad una vera e propria dissoluzione. (id.,
136)
135
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MORALE La m. rappresenta la parte sociale della religione. (Int., 1921, 85) Il fattore
sentimentale, secondario nella dottrina, diventa preponderante e pressoch esclusivo nella
m., la cui dipendenza nei confronti del dogma un'affermazione soprattutto teorica. (id.,
86) La m., di per s, cosa essenzialmente sentimentale; essa rappresenta un punto di vista
quanto mai relativo e contingente. La m. non e non pu essere che una regola d'azione;
evidente che essa deve avere un'importanza capitale per uomini che non si interessano pi
che dell'azione. (Or. Occ., 1924, 95) Concezioni m. In un determinato ambiente le c.m. si
somigliano tutte in maniera straordinaria, anche se pretendono di essere fondate su
considerazioni differenti e talvolta contrarie; questo fatto chiaramente indicativo del
carattere artificiale di tali teorie. (Or. Occ., 1924, 96) Progresso m. Venendo alla
concezione del p.m., notiamo come essa rappresenti il secondo elemento predominante
della mentalit moderna: la sentimentalit. (Or. Occ., 1924, 37) Anche dietro il preteso p.m.
vi una realt che si dissimula o, se si preferisce, ne sostiene l'illusione: questa realt lo
sviluppo della sentimentalit. (id., 41) Punto di vista m. Poich il p. di v.m. ha una
ragione d'essere esclusivamente sociale, l'intrusione della politica in un simile campo non
affatto sorprendente. (Or. Occ., 1924, 96) Se in una civilt si riscontra la presenza del p. di
136
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
MOVIMENTO Oggi il m. ed il mutamento sono invero cercati per se stessi e non per
uno scopo qualsiasi cui possono condurre. Ci deriva direttamente dal fatto che tutte le
facolt umane sono assorbite nell'azione esteriore di cui abbiamo or ora segnalato il
carattere di momentaneit. (Crisi, 1927, 62) Il m. , in qualche modo, doppiamente
continuo, poich lo sia per la sua condizione spaziale sia per la condizione temporale.
(Calc. Inf., 1946, 48) il m. che, dal punto di vista fisico, la causa necessaria di ogni
differenziazione. (Mel., 1976, 129)
MUTAMENTO Oggi il movimento ed il m. sono invero cercati per se stessi e non per
uno scopo qualsiasi cui possono condurre. Ci deriva direttamente dal fatto che tutte le
facolt umane sono assorbite nell'azione esteriore di cui abbiamo or ora segnalato il
carattere di momentaneit. (Crisi, 1927, 62)
137
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-N-
NADIS I n., o canali sottili , sono le linee di direzione che seguono le forze vitali; di
esse i tre principali sono sushumn, che occupa la posizione centrale, id e pingal, i due n.
di sinistra e di destra, il primo femminile o negativo, il secondo maschile o positivo. (Hind.,
1965, 33)
NATURA Non solo possibile oltrepassare la n., ma ci una realt (Met., 1939, 5)
Scienza-e della n. I domini propri alle s. della n. restano distinti da quello della metafisica,
poich quest'ultima, non ponendosi sullo stesso loro terreno, non pu venire in nessun
modo considerata ad esse analoga, sicch non potr mai accadere che si stabilisca una
comparazione tra i risultati dell'una e quelli delle altre. (Int., 1921, 92) Il dominio proprio ad
ogni s. della n. sempre circoscritto all'esperienza, mentre quello della metafisica,
costituito essenzialmente da ci di cui non si pu avere esperienza: essendo al di l della
forma , si anche aldil dell'esperienza. Di conseguenza il campo di ogni s. della n. pu
allargarsi indefinitamente, senza mai giungere ad avere il sia pur minimo punto di contatto
con quello della metafisica. (id., 93)
138
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
NATURALE Ci che n., costituendo l'ambiente, rappresenta per tal fatto stesso la parte
di un principio mercuriale . (Triade, 1945, 122)
NATURALISMO Un n. coerente non pu essere che una delle filosofie del divenire
ed il cui tipo specificamente moderno l'evoluzionismo. (Crisi, 1927, 87)
NAZIONALE Chiesa N. L'idea di una C.N. ebbe la sua origine nei paesi protestanti o,
per meglio dire, il Protestantesimo fu suscitato forse per realizzarla. (Aut., 1929, 112) Lo
scisma anglicano di Enrico VIII rappresenta il successo pi completo nella costituzione di
una C.N. (id., 113)
139
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
NEO-PLATONICI Non vorremmo deprezzare oltre misura dottrine come quelle dei N.,
le quali, in ogni caso, sono incomparabilmente superiori a tutte le concezioni della filosofia
moderna. (Or. Occ., 1924, 217)
NOMADI I n. non edificano nulla di durevole e non lavorano in vista di un avvenire che
loro sfugge; ma non hanno davanti che lo spazio, il quale non oppone nessuna limitazione.
(Regno, 1945, 177) L'attivit dei n. si esercita specialmente sul regno animale, come essi
mobile. I n., cui le immagini sono vietate, si costituiscono dei simboli sonori, i soli che siano
compatibili con il loro stato di migrazione continua. (id., 178) I n. danno vita alle arti
fonetiche, cio alle arti delle forme che si sviluppano nel tempo. (id., 179)
140
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
NOMINALISMO Il n., nei suoi diversi gradi, l'espressione filosofica della negazione
dell'idea, cui si pretende di sostituire la parola o l'immagine. (Or. Occ., 1924, 100)
141
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
del dominio dell'Essere. (id., 38) Stato-i di n.m. Gli s. di n.m. sono essenzialmente
extraindividuali. (Croce, 1931, 25) Lo s. di n.m. il solo ad essere assolutamente
permanente ed incondizionato. (Stati, 1931, 37) La distinzione pi principiale di tutti, e
suscettibile di un'applicazione pi universale, quella fra gli stati di manifestazione e gli s.
di n.m. (id., 91)
NON-UMANO Elemento n.u. Quando si parla di e. n.u., quel che si intende dire che
appartiene essenzialmente agli stati sovraindividuali dell'essere e nulla ha da vedere con
un fattore collettivo che rientra essenzialmente nell'ambito individuale umano. (Simb.,
1962, 49)
NORMALE Civilt n. Per c.n. intendiamo una civilt che si fondi su dei principi nel
vero senso del termine e nella quale tutto sia ordinato e disposto gerarchicamente in
conformit con essi: questo altres il significato di ci che noi chiamiamo civilt
tradizionale. (Or. Occ., 1924, 235)
142
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
Presso i greci per trovare un termine di paragone colla Qabalah bisogna risalire al
Pitagorismo: siamo s in presenza di due dottrine iniziatiche che danno similmente
un'importanza capitale alla s. dei n., ma essa viene presentata, da una parte e dall'altra,
sotto forme radicalmente differenti. (id., 58)
La s. dei n., nel Pitagorismo, appare strettamente legata a quella delle forme geometriche.
Nella Qabalah la s. dei n. non presenta affatto il collegamento col simbolismo geometrico.
(id., 62)
La stretta unione, e per molti aspetti l'identificazione, della s. dei n. con quella delle lettere,
in virt delle corrispondenze numeriche di queste ultime, una caratteristica eminente
della Qabalah. (id., 63)
NYAYA Il significato proprio del termine N. logica o anche metodo. (Int., 1981, 207)
Nel N. il termine logica preso in un'accezione molto meno ristretta che in Occidente, in
quanto non designato come una parte della filosofia, ma inteso come un punto di vista
della dottrina totale. (id., 208) Il N. distingue sedici padrtha: pamna, i mezzi legittimi
della conoscenza razionale; pramya, ci che suscettibile di essere provato con tali mezzi;
gli altri sono meno importanti e non ci dilunghiamo a darne l'enumerazione completa. (id.,
209)
143
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-O-
OCCHIO L'o. preso come simbolo dell'esperienza sensibile. (Hind., 1965, 99)
144
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
145
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
146
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
vale a dire una deviazione e un'anomalia, spiegabile del resto se si pensa che corrisponde
all'ultima fase del Kali Yuga. (Aut., 1929, 50)
OCCULTISTI Gli o. portano disprezzo per gli spiritisti e questo forse ad un certo
punto comprensibile, perch l'occultismo ha almeno un'apparenza superficiale di
intellettualit che lo spiritismo invece non ha e possono pertanto rivolgersi ad intelligenze
di livello leggermente superiore. (Spir., 1923, 66) Gli o. hanno la pretesa di appoggiarsi ad
una tradizione; per questo motivo pensano che occorra loro un'organizzazione appropriata
attraverso la quale gli insegnamenti possano trasmettersi regolarmente. (id., 69) Per gli o.,
ci che sopravvive dell'uomo e l'insieme dello spirito e del corpo astrale ma, in
questo insieme, soltanto lo spirito immortale, il corpo astrale essendo imperituro.
(id., 153)
OM Il monosillabo O., nel quale si esprime l'essenza del Vda, considerato il simbolo
ideografico di Atm. (Ved., 1925, 110) La parola O. d immediatamente la chiave della
ripartizione gerarchica delle funzioni del Brahtm e dei due assessori (il Mahtma e il
Mahnga). Difatti, secondo la tradizione ind, i tre elementi di questo monosillabo sacro
simboleggiano rispettivamente i Tre Mondi (Re, 1927, 31-32)
OMPHALOS Vi sono dei simboli che nelle tradizioni antiche rappresentano il Centro
del Mondo; uno dei pi notevoli forse quello dell'O. La parola greca O. significa
ombelico , ma designa anche, in una maniera generale, tutto quello che centro. (Re, 1927,
71) Il simbolo dell'O. poteva essere collocato in un luogo che era semplicemente il centro di
una regione determinata; questo punto era veramente, per il popolo abitante nella regione
considerata, l'immagine visibile del Centro del Mondo. Ordinariamente, si conosce
soprattutto l'O. del tempio di Delfi; questo tempio era ben realmente il centro spirituale
della Grecia antica. (id., 72) La rappresentazione materiale dell'O. consisteva generalmente
in una pietra sacra. (id., 73) La pietra rappresentante l'O. poteva avere la forma di un
147
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
pilastro, come la pietra di Giacobbe; l'O. poteva anche essere rappresentato da una pietra di
forma cosmica, come la Pietra Nera di Cibele, od ovoide. Bisogna pure aggiungere che l'O.
ha potuto anche essere rappresentato da un monticello, immagine della Montagna Sacra.
(id., 75) Vi era, nel tempio di Delfi, una pietra chiamata O., la quale rappresentava il centro
dell'essere umano ed il Centro del Mondo, secondo la corrispondenza che esiste tra
macrocosmo e microcosmo. (Mel., 1976, 55)
ONTOLOGIA Ora, se l'o. (o conoscenza dell'Essere) rileva dalla metafisica, essa lungi
dal rappresentare la metafisica completa e totale. (Ved., 1925, 45)
OPERAIO Oggi l'o. come tale non ha alcun nome , perch, nel suo lavoro, egli non
che una semplice unit numerica senza qualit proprie. (Regno, 1945, 83-84) L'attivit
meccanica dell'o. rappresenta del resto solo un caso particolare (e per il pi tipico allo
stato attuale) di quello strano ideale che i nostri contemporanei vorrebbero arrivare ad
imporre a tutti gli individui umani ed in tutte le circostanze della loro esistenza. (id., 84)
OPERATIVO Tutto ci che realizzazione costituisce veramente l'o. (Cons., 1946, 257) Il
termine o. non deve essere considerato esattamente come un equivalente di pratico ,
poich quest'ultimo termine si riferisce sempre all'azione; in realt si tratta di quel
compimento dell'essere che la realizzazione iniziatica, con tutto l'insieme dei mezzi di
diversi ordini ch possono essere usati in vista di questo fine. (id., 258) Massoneria o.
La M.o. era veramente completa nel suo ordine, possedendo sia la teoria che la
corrispondente pratica e la sua designazione pu, sotto questo rapporto, essere intesa come
un'allusione alle operazioni dell' arte sacra , di cui la costruzione secondo le regole
tradizionali era una della applicazioni. (Mac., 1964, II 13-14) La M.o., cio le antiche
confraternite dei costruttori, possedeva un simbolismo ermetico-religioso, in relazione colle
concezioni dell'esoterismo cristiano del Medio Evo e le cui tracce si trovano su tutti i
monumenti. (id., II, 73)
148
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ORDINARIO Vita o. Quella che comunemente viene chiamata v.o. indica qualcosa in
cui, per l'esclusione di qualsiasi carattere sacro, rituale o simbolico, niente che non sia
puramente umano ha la possibilit di intervenire. (Regno, 1945, 124-125) In questa
concezione della v.o. si passa quasi insensibilmente da uno stadio all'altro in quel processo
di degenerazione che va progressivamente accentuandosi. (id., 125) Nell'idea della v.o.
entra effettivamente una buona dose di pragmatismo. (id., 128) La v.o. legata al punto di
vista esclusivamente quantitativo. (id., 131) All'interno di un mondo solidificato , pu
sembrare che la v.o. possa ormai svolgersi senza squilibri o accidenti imprevisti,
analogamente ai movimenti di un meccanicismo perfettamente regolato. (id., 144)
ORDINE L'o. diviene evidente solo se ci si eleva al di sopra della molteplicit e si cessa
di considerare ogni cosa isolatamente e distintivamente, per contemplare tutte le cose
nell'unit. (Croce, 1931, 81) Dal punto di vista principiale non esiste che l'o. (Hind., 1965, 21)
ORDITO Nella tessitura, l'o., formato di fili tesi sul telaio, rappresenta l'elemento
immutabile e principiale. (Croce, 1931, 120) I fili dell'o., congiungenti i punti corrispondenti
di tutti gli stati, costituiscono, da un certo punto di vista, il Libro Sacro per eccellenza, cio
l'archetipo di cui tutte le scritture tradizionali non sono che l'espressione in linguaggio
umano. (id., 123) L'o. raffigura i principi che uniscono fra loro tutti i mondi e tutti gli stati,
essendo i suoi fili il legame tra i punti che nei diversi stati si corrispondono. (id., 125)
ORECCHIO L'o. preso come simbolo l'intelletto angelico o intuitivo. (Hind., 1965,
99-100)
149
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
dell'Occidente, perch sono abituati a speculazioni ben altrimenti vaste e profonde. (Or.
Occ., 1924, 43) La sola impressione che le invenzioni meccaniche suscitano in generale negli
O. un'impressione di profonda repulsione. (id., 44) Se l'O. pu subire passivamente la
dominazione materiale dell'Occidente, perch conosce la relativit delle cose transitorie e
perch porta, nel pi profondo del suo essere, la coscienza dell'eternit. (id., 103) I veri O.
non ci tengono affatto a farsi conoscere all'estero, e ci spiega alcuni errori abbastanza
curiosi. (id., 115) Gli O. che vogliono provocare nei loro paesi uno sviluppo industriale che
permetta loro di lottare senza pi svantaggio con i popoli europei sul medesimo terreno in
cui questi ultimi sviluppano tutta la loro attivit non rinunciano affatto, con ci, a quel che
vi di essenziale nella loro civilt. (id., 117) Quando i Bolscevichi dicono di guadagnare
sostenitori alle loro idee tra gli O., o si vantano o si illudono, la verit che gli O. vedono
nella Russia, bolscevica o no, un aiuto possibile contro la dominazione di altre potenze
occidentali, ma le idee bolsceviche sono loro perfettamente indifferenti. Per i veri O. il
Bolscevismo, come ci che proviene dall'Occidente, non sar nient'altro che una forza
bruta. D'altronde gli O. che aspirano a liberarsi da una dominazione occidentale non
acconsentirebbero certamente per riuscirvi, a mettersi in tale condizione da rischiare di
ricadere subito sotto un'altra dominazione occidentale. (id., 121) Gli O. non saranno mai
favorevoli ad alcuna potenza europea, ma saranno sempre e soltanto ostili a quelle, quali
esse siano, che vogliono opprimerli: per tutto il resto il loro atteggiamento non pu essere
che neutro. (id., 122) Beninteso gli O. non escludono a priori gli adattamenti che sono
compatibili con il mantenimento dello spirito tradizionale, ma naturale che se si va a
propor loro un cambiamento che equivalga ad un sovvertimento dell'ordine stabilito, essi
non possono che opporre un rifiuto. (id., 132) Per gli O. l'alternativa tra positivismo e
pragmatismo non ha nessun senso, giacch ci che li interessa ben aldil da questi due
termini. (id., 139) Gli O. non possiedono la speciale forma di pensiero a cui pi
propriamente conviene il nome di filosofia. (id., 140) Se gli O. non possiedono la religione
nel senso occidentale della parola, essi possiedono per tutto ci che conviene alla loro
natura. (id., 144) Fra le manifestazioni del pensiero occidentale alcune ce ne sono di
semplicemente ridicole agli occhi degli O. e sono tutte quelle di carattere specificamente
moderno. (id., 145) Gli O. non consentiranno mai a prendere in considerazione una civilt
che non abbia, come le loro, un carattere tradizionale. (id., 173). Civilt o. Ognuna
delle c.o. presa nel suo insieme appare essenzialmente tradizionale. (Int., 1921, 73)
Dottrine o. Per le d.o. si potrebbe solamente parlare di un esoterismo naturale che
inevitabilmente esiste in ogni dottrina e soprattutto nell'ordine metafisico. (Ved., 1925, 27)
La conoscenza delle d.o., mediante un uso giudizioso dell'analogia, permetterebbe di
restaurare anche la tradizione occidentale nella sua integralit, cos com'essa pu
permettere di capire le civilt scomparse. (id., 215) Metafisica o. Per la m.o. l'essere
puro non n il primo n il pi universale dei principi, poich gi una determinazione:
bisogna dunque andare aldil dell'essere. (Met., 1939, 6)
ORIENTALISTI Non nostra intenzione contestare la buona fede degli o., n la realt
150
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
della loro speciale erudizione; contestabile soltanto la loro competenza su tutto quello che
eccede la semplice erudizione. Il nerbo degli o. costituito da coloro che, fatto
dell'erudizione un fine a s, credono che i loro studi linguistici e storici diano loro il diritto
a trattare ogni sorta di cose. (Int., 1921, 259) Non quindi il caso di stupirsi dell'ostilit che
la maggioranza degli o. manifesta nei confronti di coloro che non si spiegano ai loro metodi
e non fanno proprie le loro conclusioni. I pochi risultati validi a cui gli studi degli o. hanno
potuto condurre, naturalmente dall'angolo visuale particolare dell'erudizione, sono quanto
mai lungi dal compensare il danno arrecato all'intellettualit generale, coll'ostruire altre
vie, le quali possono condurre ben pi lontano chi in grado di seguirle. (id., 260)
ORIENTE Per ci che riguarda 1'0. l'identificazione fra la tradizione e l'intera civilt in
fondo giustificata. (Int., 1921, 73) In O. la tradizione veramente tutta la civilt, poich
abbraccia l'intero ciclo delle conoscenze vere e tutto l'insieme delle istituzioni sociali; essa
stabilisce i principi universali dai quali ogni cosa deriva con le sue leggi e le sue condizioni.
(id., 250) E necessaria tutta l'illusione e tutta la cecit che il pi assurdo partito preso pu
provocare, per credere che la mentalit occidentale riuscir a conquistare l'O. (id., 305) In O.
le dottrine tradizionali hanno sempre per modalit regolare di trasmissione l'insegnamento
orale, anche quando fossero ordinate in testi scritti. (Ved., 1925, 28) solo nelle parti dell'O.
rimaste sane, cio negli elementi non occidentalizzati che lo spirito tradizionale vive ancora
appieno. (Crisi, 1927, 51) Il vero O., quello tradizionale, non pensa n ad attaccare, n a
dominare nessuno: esso chiede solo la sua indipendenza e la sua tranquillit. (id., 54) Il
ruolo di conservatore dello spirito tradizionale nel senso pi profondo solo l'O. che pu
oggi svolgerlo. solo in O. che esiste una vera lite, in cui lo spirito tradizionale si ritrova in
tutta la sua vitalit. (Hind., 1965, 22)
ORIENTE E OCCIDENTE La prima cosa che si impone, nello studio che abbiamo
intrapreso, di determinare la natura esatta dell'opposizione esistente tra O. e Oc. (Int.,
1921, 17) A prima vista non si pu che restare stupiti davanti alla sproporzione che
presentano questi due insiemi da noi chiamati rispettivamente Or. e Oc. La vera situazione
dell'Oc. nei confronti dell'Or. non in fondo altro che quella di un ramo staccato dal tronco.
(id., 21) Se la differenza tra Or. e Oc. andata continuamente aumentando, come appare,
esso per in qualche modo unilaterale, nel senso che mentre il solo Oc. andava
cambiando, l'Or., generalmente parlando, rimaneva sempre eguale a se stesso. (id., 22) A
volere rappresentare figurativamente, in modo schematico, la divergenza l'Or. dovr essere
rappresentato dall'asse e l'Oc. da una linea che, partendo dall'asse stesso, se ne allontana
come un ramo dal tronco. A partire dai tempi detti storici l'Oc. non mai vissuto
intellettualmente, nella misura in cui pure ha avuto un'intellettualit, che nei prestiti fattigli
dall'Or. in modo diretto o indiretto. (id., 23) In realt in questo processo di divergenza si
sono verificate delle battute d'arresto e si sono avute addirittura epoche di minor
scostamento, in cui l'Oc. ha nuovamente ricevuto l'influenza diretta dell'Or., soprattutto nel
151
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
periodo alessandrino e nel Medioevo. Nel Rinascimento la divergenza tra Or. e Oc. si
riattiv, aggravata da una rottura nettissima con l'epoca precedente. (id., 26) Secondo
logica, non tocca certo all'Or. riavvicinarsi all'Oc., per seguirlo nelle sue deviazioni mentali,
al contrario all'Oc. che tocca di ritornare alle fonti pure di ogni vera intellettualit, dalle
quali, per conto suo, l'Or. non si mai ripartito. (id., 289) Ci sembra difficile che l'Oc.
continui ad allontanarsi progressivamente dall'Or. senza che prima o poi si produca una
reazione. (id., 299) Occorrerebbe che l'Oc., nel momento in cui lo sviluppo in senso attuale
giungesse alla fine, trovasse in se stesso i principi di uno sviluppo tale da rendere la sua
civilt nuovamente comparabile con quella dell'Or. (id., 304) Se qualcuno come noi
persuaso dell'immenso interesse che presenta il ritorno a relazioni normali tra l'Oc. e l'Or.,
bisogna pur che si pensi fin d'ora a prepararlo con i mezzi di cui dispone, per deboli che
siano. (Or. Occ., 1924, 122) Noi non critichiamo l'Oc. per il vano piacere di criticare, n per
mettere in evidenza la sua inferiorit intellettuale nei confronti dell'Or. (id., 126) Di l di
ogni pregiudizio bisogna per rassegnarsi ad ammettere che l'Oc. non ha nulla da
insegnare all'Or. se non nel campo puramente materiale. (id., 134) Una delle pretese dei
teosofisti proprio quella di realizzare a modo loro il riavvicinamento tra Or. e Oc. Anche
in questo caso lo spirito antitradizionale che, dietro lo schermo di una pseudotradizione
di fantasia, si afferma liberamente in teorie inconsistenti. (id., 154) Tutti i tentativi che finora
sono stati fatti per riavvicinare l'Or. all'Oc. sono stati intrapresi a profitto della mentalit
occidentale e proprio per ci sono falliti. (id., 157) in virt dell'universalit stessa dei
principi che l'accordo tra Or. e Oc. deve essere pi facilmente realizzabile proprio in questo
caso nel modo pi immediato. (id., 167) Voler cominciare con la costituzione in Oc. di
qualcosa di simile alle scienze tradizionali dell'Or. significherebbe pretendere una cosa
impossibile. (id., 171) Sarebbe di gran lunga preferibile che l'Oc., invece di venire assorbito
puramente e semplicemente, potesse trasformarsi in modo da avere una civilt
paragonabile a quelle dell'Or. (id., 204) L'esistenza di una dottrina unicamente religiosa non
sufficiente a stabilire un'intesa profonda, come quella a cui pensiamo quando parliamo
del riavvicinamento intellettuale tra l'Or. e l'Oc. (id., 213) Si tratta dunque non di imporre
all'Oc. una tradizione orientale, in forme che non corrispondono alla sua mentalit, ma di
restaurare una tradizione occidentale coll'aiuto dell'Or. (id., 220) Sforzandosi di risvegliare
l'intellettualit occidentale, si prepara nel solo modo efficace, il riavvicinamento tra Or. e
Oc. (id., 232) Chi abbia capito tutto questo avr afferrato con ci anche il carattere
accidentale (in tutti i sensi di questa parola) della divergenza dell'Oc. nei confronti
dell'Or. (id., 234) Da un riavvicinamento coll'Or., l'Oc. ha tutto da guadagnare. (id., 247)
Alcuni sono giunti tino a negare che la stessa divisione dell'umanit in Or. e Oc.
corrisponda ad una realt, mentre ci, almeno per l'epoca attuale, non pu essere messo
seriamente in dubbio. (Crisi, 1927, 42) Il punto fondamentale su cui s deve insistere
appunto questo: l'opposizione tra Or. e Oc. non aveva alcuna ragion d'essere quando anche
in Oc. esistevano delle civilt tradizionali. (id., 43) Questa presa di contatto con tradizioni il
cui spirito ancora sussiste il solo modo per rivivificare quel che ancora suscettibile di
esserlo: e ci costituisce uno dei pi grandi servizi che l'Or. possa rendere all'Oc. (id., 47) In
ogni caso, supponendo che l'Oc., in una qualunque forma, ritorni alla sua tradizione, la sua
152
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
opposizione coll'Or. sarebbe per ci stesso risolta e cesserebbe di esistere, poich essa
stata determinata solo dalla deviazione occidentale. (id., 51) Un contatto collo spirito
tradizionale soprattutto in ci che l'Oc. avr bisogno dell'aiuto dell'Or., dato che voglia
riconquistare la coscienza della propria tradizione. (id., 94) Di fronte all'aggravarsi di un
disordine che sempre pi si generalizza, bisogna far appello all'unit di tutte le forze
spirituali esercitanti ancora un'azione nel mondo esterno, in Or. cos come in Oc. (id., 155)
ORO Et dell'Oro Per quel che riguarda il nostro Manvantara, l'E. dell'O. si trova nel
passato, perch non nient'altro che lo Stato Primordiale stesso. Nella successione dei cicli
terrestri, l'E. dell'O. si trover nell'avvenire, poich sar quella di un altro Manvantara.
(Regno, 1945, 330)
ORTODOSSIA L'o. fa tutt'uno colla conoscenza vera, perch non altro che l'accordo
costante coi principi. (Int., 1921, 162) L'accordo di una concezione di qualunque ordine con
il principio fondamentale della tradizione la condizione necessaria e sufficiente per la sua
o. (Ved., 1925, 19) La parola o. sta precisamente a significare che essa esclude soltanto
l'errore, ma lo esclude in modo assoluto. (In., 1952, 149)
153
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-P-
PACE La p., anche nel senso pi comune della parola, non in definitiva che ordine,
equilibrio e armonia, termini che sono quasi sinonimi ed esprimono, sotto diversi aspetti, il
riflesso dell'unit nella molteplicit. (Croce, 1931, 82)
PAGANESIMO Nell'ultima fase della civilt greco - latina, le antiche dottrine sacre, che
nessuno comprendeva pi, erano degenerate, per via di questa stessa incomprensione, in
un P. nel senso vero del termine. Esse non erano infatti pi che superstizioni, cose che,
avendo perduto il loro significato profondo, sopravvivevano a se stesse in manifestazioni
del tutto esteriori. (Crisi, 1927, 34)
PARDES Il P., in quanto Centro del Mondo , secondo il senso principale del suo
equivalente sanscrito paradsha , la Regione Suprema; ma anche la Regione Lontana
, da quando, in conseguenza del processo ciclico, diventato di fatto inaccessibile
all'umanit ordinaria. (Regno, 1945, 197)
PERFEZIONE L'asse verticale il simbolo della via personale che conduce alla P.
(Croce, 1931, 174) Cos adoperata, la parola P. deve essere intesa in senso assoluto e totale.
(id., 175)
154
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ammesso che sia reale, sarebbe una prova manifesta di alterazione della dottrina; sembra
peraltro che tale carattere non sia che il prodotto di interpretazioni false e incomplete,
mentre vi un'altra prova pi seria, costituita dalla presenza di certi elementi sentimentali.
(Int., 1921, 155)
PESCE Il simbolismo del p., che si incontra in numerose forme tradizionali, ivi
compreso il Cristianesimo, assai complesso e presenta molteplici aspetti. Per quanto
concerne le sue origini prime, sembra che gli si debba riconoscere una provenienza nordica
o, addirittura, iperborea. In India la manifestazione di V. sotto forma di p. ritenuta la
prima fra tutte quelle di Vishnu e si pone all'inizio stesso del ciclo animale, in relazione
immediata con il punto di partenza della Tradizione Primordiale. (Simb., 1962, 136)
PIETRE Quando si parla di culto delle p. , comune a tanti popoli antichi, bisogna ben
comprendere che questo culto non era rivolto alle p., ma alla divinit di cui essere erano la
residenza. (Re, 1927, 75)
PIETRO (SAN) Nella tradizione cattolica si rappresenta S.P. che tiene in mano non
soltanto la chiave d'oro del potere sacerdotale, bens anche la chiave d'argento del potere
regale. (Aut., 1929, 82) La navicella di S.P. dove condurre gli uomini al Paradiso Celeste.
(id., 135)
155
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
inversamente, dal lato dell'essenza, a ci che sono i numeri quantitativi dal lato della
sostanza. (Regno, 1945, 24)
PITRI-YNA Il P.Y. una via che non conduce oltre la sfera della Luna, perci,
seguendola, l'essere non liberato dalla forma, vale a dire dalla condizione generale inteas
nel suo senso pi generale. (Ved., 1925, 185)
POESIA In origine la p. non era quella vana letteratura che diventata per una
degenerazione che trova la sua spiegazione nel campo discendente del ciclo umano, bens
aveva un vero e proprio carattere sacro. Nell'antichit classica la p. era chiamata lingua
degli Dei . (Simb., 1962, 58)
POETA Nell'antichit classica, il p., interprete della lingua sacra , era vates ,
termine che lo caratterizzava come dotato di un'ispirazione in qualche modo profetica.
(Simb., 1962, 59)
POLARE Montagna P. La montagna del Paradiso Terrestre identica alla M.P. che si
ritrova, sotto nomi diversi, in quasi tutte le tradizioni. (Re., 1927, 70) Orientazione p.
L'o.p. si ha quando l'uomo, guardando la Stella Polare o la Vetta del Cielo ha l'Est a destra e
l'Ovest a sinistra. (Triade, 1945, 48) Nell'o.p., guardando verso il Nord, si vede la stella
girare intorno al Polo. (id., 52)
156
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
POLO-I Quando la sfera, terrestre o celeste, ruota intorno al suo asse, vi sono su di essa
due punti che rimangono fissi: sono i P. Per questo l'idea del P. equivalente all'idea del
centro. Il simbolismo del P. si ritrova anch'esso in tutte le tradizioni e vi occupa un posto
considerevole. (Simb., 1962, 68)
PONTE Il p. gettato su di un fiume ci che lega una riva all'altra e le due rive
rappresentano simbolicamente due diversi stati dell'essere, o mondi, i quali sono, nel senso
pi generale, il Cielo e la Terra. (Simb., 1962, 331) Il p. equivale quindi esattamente al
pilastro assiale che lega il Cielo alla Terra, pur mantenendoli separati. (id., 332) Se il p. la
via che unisce le due rive e permette di passare dall'una all'altra, pu comunque costituire
anche, in un certo senso, un ostacolo posto tra di esse. (id., 332-333) Il duplice significato
simbolico del p. risulta anche dal fatto che questo pu essere percorso nelle due direzioni
opposte, mentre deve tuttavia esserlo soltanto in una, quella che va da questa riva verso
l'altra , poich ogni ritorno sui propri passi costituisce un pericolo da evitare, salvo che
per l'essere il quale, gi liberato dall'esistenza condizionata, pu ormai muoversi e piacere
attraverso tutti i mondi. In tutti gli altri casi, la parte del p. gi percorsa deve
normalmente essere perduta di vista e divenire come se non esistesse pi. (Simb., 1962,
333)
PONTEFICE Il P., com' indicato dall'etimologia del suo nome, una specie di ponte tra
Dio e l'uomo. (Aut., 1929, 64) Il P. e l'Imperatore erano le due met di quel Cristo-Ianus che
certe raffigurazioni ci mostrano con una chiave in una mano e uno scettro nell'altro,
emblemi rispettivi dei poteri sacerdotale e regale riuniti in lui in quanto loro principio
comune. (id., 121) In Dante il P. presiede ai Grandi Misteri che riguardano il Paradiso
Celeste, cio la realizzazione degli stati sovrumani, ricollegati allo stato umano dalla
funzione pontificale intesa nel suo senso strettamente etimologico. (id., 125) Il P. deve
conservare per s la chiave d'oro del Paradiso Celeste ed affidare all'Imperatore la chiave
d'argento del Paradiso Terrestre. (id., 131)
POPOLO Il p., almeno fino al momento in cui non ha subito una deviazione di cui non
minimamente responsabile, non se non una massa eminentemente plastica ,
corrispondente al lato sostanziale di quella che si pu chiamare l'entit sociale; il p.
porta in s, per via di questa plasticit, delle possibilit che la classe media non ha affatto.
(In., 1952, 230-231) Il p. non agisce spontaneamente e non produce nulla per conto suo; ma
come una riserva da cui si pu ricavare tutto, il meglio come il peggio, a seconda delle
influenze che su di lui si esercitano. (id., 231) L'lite, per il fatto stesso di essere l'estremo
opposto, trova nel p. il suo riflesso pi diretto, allo stesso modo che in tutte le cose il punto
157
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
pi alto si riflette direttamente nel punto pi basso e non in uno qualsiasi dei punti
intermedi. (id., 232)
POSITIVISMO Il P., nonostante tutti i suoi limiti e le sue incompletezze, ai nostri occhi
di gran lunga preferibile alle elucubrazioni della pseudo-metafisica. (Int., 1921, 265)
POTERE fin troppo evidente che il popolo non pu conferire un p. che esso non
possiede: il vero p. pu solo venire dall'alto. (Crisi, 1927, 106) Il p. conferito dal popolo
solo una contraffazione di p., uno stato di fatto ingiustificato, perch mancante di principio.
(id., 107)
POTERI Vi sono alcuni che assegnano all'iniziazione lo scopo dello sviluppo dei p.
latenti nell'uomo e ci non , in fondo, che la facolt di produrre fenomeni pi o meno
straordinari. Si tratta di una vera ossessione per la grande maggioranza degli aderenti alle
scuole pseudo esoteriche o pseudoiniziatiche dell'Occidente moderno, i quali si illudono a
tal punto sul valore da attribuirsi a questi p., da prenderli come il segno di uno sviluppo
spirituale, mentre appartengono unicamente al dominio psichico e spesso non sono che un
158
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ostacolo all'acquisizione di ogni vera spiritualit. Questa illusione sulla natura e sulla
portata dei p. sovente associata all'interesse eccessivo per la magia. (Cons., 1946, 197) I p.
sono, per alcuni individui, qualche cosa di spontaneo, l'effetto di una semplice disposizione
naturale che si sviluppa da se stessa. Ma vi un caso in cui i p. sono acquisiti ed
artificialmente sviluppati, come risultato di certi allenamenti speciali: si tratta allora di
qualcosa di pi pericoloso, poich raramente ci non provoca un certo squilibrio. Negli
ambienti ove si praticano allenamenti del genere, si parla a casaccio di iniziazione,
identificandola pi o meno con l'acquisizione di questi troppo famosi p. (id., 199) I p. di cui
si tratta possono benissimo coesistere al fianco dell'ignoranza dottrinale pi completa ed
essi non hanno il minimo rapporto con l'iniziazione. Il possessore dei p. non per tal fatto
pi avanzato nella realizzazione del proprio essere. Tali p. non rappresentano che
acquisizioni del tutto contingenti e transitorie, esattamente paragonabili allo sviluppo
corporeo. (id., 200). Fare sfoggio di questi p. gi dare prova di una mentalit
incompatibile con ogni specie di iniziazione, fosse pure al grado pi elementare. Si tratta di
ciarlatanismo, anche se i p. in questione sono reali nel loro ordine. (id., 201) La parola stessa
p. la si pu solo accettare che come semplice sinonimo di facolt . (id., 202) Chiunque
abbia la volont ben ferma di seguire una via iniziatica, non soltanto non deve mai cercare
di acquisire o di sviluppare questi troppo famosi p., ma deve invece evitarli spietatamente,
come ostacoli capaci di sviarlo dallo scopo unico cui tende. (id., 205) Colui che pervenuto
ad un certo grado di realizzazione iniziatica possiede implicitamente tutti i p. senza doverli
sviluppare specialmente in un modo qualsiasi, per il fatto stesso che egli domina dall'alto le
forze del mondo psichico. (id., 207) Per concludere in poche parole, diremo che l'iniziazione
non pu affatto avere per scopo l'acquisizione di p., i quali, al pari del mondo in cui si
esercitano, non appartengono in definitiva che al dominio della Grande Illusione. (id.,
209-210)
159
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
nome di verit a quello che semplicemente l'utilit pratica, cio qualcosa di interamente
estraneo all'ordine intellettuale. (Crisi, 1927, 85)
PRAJNA Nello stato di P. la luce intellegibile colta direttamente e non pi per riflesso
attraverso il mentale, come negli stati individuali. (Ved., 1925, 132)
PRNA La parola P., nella sua accezione, pi abituale, significa propriamente Soffio
Vitale; ma, in certi stati vdici, , in senso universale, identificato in principio allo stesso
Brahma. (Ved., 1925, 89)
PREDIZIONE-I Agli annunci di avvenimenti futuri non contenuti nei Libri Sacri delle
Tradizioni, il solo termine conveniente quello di p. (Regno, 1945, 303) Le p. presentano
sempre le cose sotto una luce inquietante e talvolta terrificante e per turbare l'opinione
pubblica basta semplicemente diffonderle. Se le p. concordano l'effetto ne verr rinforzato,
se invece si contraddicono, come pu anche accadere, il disordine che ne deriva sar ancora
maggiore: in entrambi i casi tanto di guadagnato a vantaggio delle potenze di sovversione.
Le p., generalmente provenienti da regioni assai basse del dominio psichico, trascinano con
s influenze squilibranti e dissolventi che ne aumentano considerevolmente il pericolo. (id.,
304) La semplice diffusione delle p. in definitiva solo la parte pi elementare del lavoro,
perch il lavoro gi stato fatto quasi per intero, anche se a loro insaputa, dagli stessi
veggenti. In altri casi bisogna elaborare interpretazioni pi sottili per portare le p. a
corrispondere a certi disegni; ci accade specialmente per quelle basate su talune
conoscenze tradizionali e la loro oscurit viene allora messa a profitto per quello che ci si
propone. (id., 306) Vengono anche utilizzate, mediante appropriate interpretazioni, p.
dall'origine piuttosto sospetta, ma d'altronde assai antiche, non emesse in vista delle
circostanze attuali, anche se le potenze di sovversione avevano con tutta evidenza gi
ampiamente esercitato la loro influenza a quell'epoca e non da escludere che sin da allora
avessero in vista la preparazione di un'azione che doveva compiersi solo a lunga scadenza.
160
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
(id., 307)
161
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ci che ha carattere individuale (e per tale ragione contingente) e non raggiungono la sfera
della pura metafisica. (id., 167) Soltanto i p. sono rigorosamente invariabili; la loro
conoscenza la sola che non sia soggetta a nessuna modificazione e che contenga in se
stessa tutto ci che necessario per realizzare in tutti i campi del realtivo ogni possibile
adattamento. (id., 172) Anche la minima cosa operata in conformit armonica con l'ordine
dei p. porta virtualmente in s delle possibilit la cui espansione pu portare le
conseguenze pi prodigiose, e ci in tutti i campi, a mano a mano che le sue ripercussioni vi
si estendono secondo la loro ripartizione gerarchica ed in progressione indefinita. (id.,
202-203) solo nell'ordine intellettuale che si trovano i p., da cui tutto il resto dipende
normalmente a titolo di conseguenza o di applicazione, pi o meno remota. Se si mira ad
una intesa davvero profonda, bisogna dunque intendersi anzitutto su questi p., perch in
essi sta l'essenziale: una volta che essi saranno compresi veramente, l'accordo ne seguir
spontaneamente. (Crisi, 1927, 52)
PRINCIPIALE Punto P. Poich il P.P. non soggiace alla condizione spaziale, esso
permane non alterabile dalle condizioni delle proprie modalit, qualunque esse siano,
dal che risulta che esso non pu che persistere sempre identico a se stesso. Quando il P.P. ha
realizzato la sua possibilit totale, solo per ritornare alla fine che identica al principio
, cio a quell'Unit Prima che conteneva principialmente tutto, Unit che, essendogli
identica, non pu in nessun modo diventare qualcosa di diverso da esso e da cui, di
conseguenza, considerato in se stesso, non era affatto uscito. (Croce, 1931, 221) Unit P.
L'U.P. implica che non vi siano opposizioni inducibili. (Croce, 1931, 65) Man mano che si
allontanano dall'U.P. le esistenze divengono sempre meno qualitative e sempre pi
quantitative. (Regno, 1945, 65) L'U.P., pur nella sua assoluta indivisibilit, tuttavia di una
complessit estrema, poich contiene eminentemente tutto ci che, discendendo ai gradi
inferiori, costituisce l'essenza, o il lato qualitativo, degli esseri manifestati. (id., 96)
PRINCIPIO Dal punto di vista della metafisica il P. allo stesso modo impersonale e
personale , a seconda dell'aspetto sotto cui lo si considera: impersonale nei confronti
della manifestazione universale in s e personale nei confronti della manifestazione
universale. (Int., 1921, 194) Il P. non pu essere limitato da alcuna determinazione, perch
essenzialmente indipendente, esattamente come la causa indipendente dai suoi effetti.
(Stati, 1931, 130) Nel P. nulla pu essere soggetto al cambiamento. (In., 1952, 56) La nascita
alla manifestazione come una morte al P. e, dall'altro, inversamente, la morte alla
manifestazione una nascita o piuttosto una ri-nascita nel P., in modo che inizio e fine si
trovano rovesciate, a seconda che le si esamini in rapporto a P. o alla manifestazione; ci
beninteso sempre se vengono posti in relazione l'uno con l'altra, in quanto,
nell'immutabilit del P. in se stesso, non vi assolutamente n nascita n morte, n inizio,
n fine, ma lui stesso origine e fine ultima di tutte le cose. (id., 260-261)
162
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
163
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
punto di vista pi profondo e che sta a questa s.p. come i sensi superiori delle scritture
stanno al loro senso letterale. (Dante., 1925, 15) La s.p. pu essere giustamente considerata
come un sapere ignorante : sapere di ordine inferiore, tenentesi tutto alla realt pi
bassa. (Crisi, 1927, 81) Tutta la s.p. sviluppatasi negli ultimi secoli non che lo studio del
mondo sensibile; essa resta chiusa in esso ed i suoi metodi sono applicabili solo a questo
campo. (id., 118) Quando la s.p. abbandona il dominio della semplice osservazione dei fatti
per cercare di ricavare qualcosa da quell'indefinit accumulazione di particolari che ne
l'unico risultato immediato, una delle sue principali caratteristiche, la costruzione pi o
meno laboriosa di teorie puramente ipotetiche. (Regno, 1945, 146) La s.p. essenzialmente
ed esclusivamente analitica: essa non concepisce mai i principi e si perde nel dettaglio dei
fenomeni, la cui molteplicit indefinita e indefinitivamente mutevole veramente
inesauribile per essa, in modo che non pu mai pervenire, in quanto conoscenza, ad alcun
risultato reale e definitivo. (Calc. Inf., 1946, 90) Le s.p. non presuppongono nulla pi che
un'elaborazione razionale dei dati sensibili e sono empiriche per quel che riguarda il loro
punto di partenza. (Mel., 1976, 137) La maggior parte delle s.p. debbono la loro origine a
dei residui di scienze tradizionali. (id., 138) La s.p. fatta per il grosso pubblico ed in
ci la sua ragion d'essere. (id., 145) Spirito profano Lo s.p. si confonde collo spirito
antitradizionale, nel quale riprende in se tutte le tendenze specificamente moderne. (Crisi,
1927, 83) Storia p. Quanto al punto di vista della s.p. il quale aderisce esclusivamente
ai fatti e non li supera, esso ai nostri occhi totalmente privo d'interesse, al pari di tutto ci
che ha carattere di semplice erudizione. (Aut., 1929, 25)
PROGRESSO In effetti l'idea stessa di p. non risale molto aldil della seconda met del
XVIII secolo, i suoi veri promotori essendo stati Tungot e Condorcet. (Thos., 1921, 109)
L'ottimismo sprovveduto dei nostri contemporanei assume le forme della credenza del p.
(Spir., 1923, 272) All'illusione della civilt occidentale moderna come la civilt per
eccellenza si accompagna la credenza nel p., considerato in modo non meno assoluto e
identificato, nella sua essenza, a quello sviluppo materiale che assorbe ogni attivit degli
Occidentali moderni. (Or. Occ., 1924, 26) Il concetto di p., contribu a convincere la specie
umana di essere entrata in una nuova era: l'era della civilt assoluta. (id., 27) Si arrivati a
supporre che comunque il p. esiste, come risultato finale di tutti i progressi parziali e di
tutti i regressi. (id., 35) Nel campo del sentimento, tutto dipende esclusivamente
dall'apprezzamento e dalle preferenze individuali; ciascuno chiamer p. quello che in
conformit alle proprie disposizione. (id., 40) Gli Occidentali d'oggid sono ancora convinti
che il p., o quel che essi chiamano con tale nome, possa o debba essere continuo e
indefinito. (id., 106) Il pensiero orientale, come quello dell'Occidente antico e medievale,
164
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
non potrebbe ammettere la nozione di p. come un'idea del tutto secondaria e di portata
estremamente limitata. (Ved., 1925, 154)
165
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
storici delle religioni , divenuta un cavallo di battaglia contro ogni religione. (id., 92) Il P.,
nelle sue molteplici forme , del resto, la sola produzione religiosa dello spirito moderno,
quando quest'ultimo non era ancora giunto a rigettare ogni religione, ma gi cominciava, a
causa delle tendenze antitradizionali che gli sono inerenti, o meglio che lo costituiscono
propriamente, ad avviarsi in quella direzione. (Regno, 1945, 97) Il P. finisce coll'essere un
moralismo puro e semplice ed assai rappresentativo dello spirito moderno. (Simb., 1962,
16) - p. liberale Il P.I. non ammette pi la divinit di Cristo o la ammette come un modo
di parlare ; esso non pi, in fondo, che un semplice moralismo che assume la forma di
una pseudoreligione. (Thos, 1921, 281) Il P.I. non pi che un moralismo con etichetta
religiosa; si tratta piuttosto di una specie di pensiero filosofico speciale. (Or. Occ., 1924, 97)
166
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
167
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
PSICOLOGIA La p. quale oggi viene intesa, cio lo studio dei fenomeni mentali come
tali, un prodotto naturale dell'empirismo anglosassone e dello spirito del XVIII secolo.
(Crisi, 1927, 76) La p. deve occuparsi unicamente di quella che chiameremo la coscienza
fenomenica e cio della coscienza considerata solo in rapporto ai fenomeni. (Stati, 1931,
64) La p., per definizione stessa, non pu avere presa che su stati umani e non raggiunge
che una ristrettissima zona del campo delle possibilit dell'individuo. (Met., 1939, 19) Non
una semplice questione di vocabolario il fatto, assai significativo, che la p. prenda sempre
in considerazione solo il subcosciente e non il supercosciente, il quale dovrebbe essere
logicamente il correlativo. (Regno, 1945, 275) Con i suoi costanti richiami al subcosciente, la
p. si avvicina inevitabilmente allo spiritismo o ad altre cose del genere, le quali tutte, in
definitiva, si fondano sui medesimi oscuri elementi dello psichismo inferiore. (id., 276) Il
carattere satanico della p. appare nettamente ed in modo particolare nelle interpretazioni
psicanalitiche del simbolismo e di quanto, a torto o a ragione, viene considerato tale. (id.,
277)
168
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
PURO Quantit p. La q.p. inderente alla materia secunda del mondo corporeo.
(Regno, 1945, 37)
PURUSHA Brahma, inteso come centro dell'individuo, chiamato P., perch riposa o
risiede nell'individualit. Nel centro vitale, residenza di P., il sole non brilla e nemmeno la
luna e le stelle ed i lampi; tutto brilla dopo l'irraggiamento di P. e questo tutto illuminato
dal suo splendore. (Ved., 1925, 53) P. rappresentato come una luce, perch la luce
simboleggia la Conoscenza ed esso la sorgente di ogni altra luce, che in fondo il suo
riflesso. (id., 54) P., affinch la manifestazione si produca, deve entrare in correlazione con
un altro principio, quantunque questa correlazione, relativamente al suo aspetto pi
elevato, sia inesistente. (id., 56) P., considerato identico alla personalit, una parte del
Supremo Ordinatore come una scintilla lo del fuoco. (id., 66) P. non mai sottoposto alle
condizioni che determinano l'individualit e, anche nei suoi rapporti con questo, resta
inalterato dalle modificazioni individuali che sono puramente contingenti ed accidentali,
non essenziali all'essere. (id., 67) In rapporto alla manifestazione P. svolge una funzione
paterna . (Regno, 1945, 35)
169
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-Q-
QABBALAH La parola Q., in ebraico, non significa altro che Tradizione, nel senso pi
ampio; e, per quanto essa designi la tradizione esoterica o iniziatica, quando viene usata
senza ulteriori specificazioni, si arriva persino ad applicarla alla tradizione exoterica.
(Forme, 1970, 49) Q. vuole propriamente dire ci che ricevuto o trasmesso, dall'uno
all'altro. (id., 50)
QUANTIT La q. in quanto tale una base e nient'altro e non bisogna dimenticare che
la base, per definizione, ci che si trova al livello pi basso. (Regno, 1945, 30) La q. non
ci che viene misurato, bens, al contrario, ci per cui le cose sono misurate. (id., 38) La q.
pu soltanto separare, non unire. (id., 63)
170
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
171
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-R-
RAGIONE L'errore pu introdursi soltanto coll'uso della r., vale a dire in occasione della
formulazione delle verit concepite dall'intelletto. La r. evidentemente soggetta all'errore
a causa del suo carattere discorsivo e mediato (Int., 1921, 97) Salta agli occhi come sia
piuttosto strano che si metta la r. al di sopra di tutto, professando per essa un vero culto e,
nello stesso tempo, si proclami che essa essenzialmente limitata. Noi pure diciamo che la
r. limitata e relativa ma, lungi dal dichiarare che essa tutta l'intelligenza, la consideriamo
come una delle sue porzioni inferiori. (Or. Occ., 1924, 53) Se si vuole utilizzare la parola r.,
sia in senso universale che in senso individuale, bisogner avere cura di ricordare che
l'impiego di questo termine nei due casi non indica che una semplice analogia, esprimente
la rifrazione di un principio universale nell'ordine mentale umano. (Stati, 1931, 75) La r.
una facolt propriamente e specificamente umana. (Met., 1939, 8) La r., una volta persa la
comunicazione effettiva coll'intelletto, non ha altra possibilit che tendere verso il basso,
cio verso il polo sostanziale dell'esistenza ed affondare vieppi nella materialit. (Regno,
1945, 116) La r. pu funzionare validamente nell'ordine di realt che le proprio soltanto
sotto la garanzia di principi che la illuminino e la dirigano e che essa riceve dall'intelletto.
(Simb., 1962, 365)
RAJAS R. l'impulso espansivo, sotto la spinta del quale l'essere si sviluppa in un certo
stato e, in qualche modo, ad un determinato livello dell'esistenza. (Aut., 1929, 65) Nella
natura dello Kshiatriya predomina r. e lo fa tendere alla realizzazione delle possibilit
comprese nello stato umano. Alla predominanza di r. corrisponde la predominanza di ci
che, in difetto di un termine pi adatto, possiamo chiamare la sentimentalit. (id., 66) Il
piano dell'equatore della sferoide determinato dalla croce a tre dimensioni raffigura il
campo di espansione di r. (Croce, 1931, 54) Nella Triade r. corrisponde all'Uomo. (Triade,
172
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
RAZIONALE Ci che r., vale a dire ci che appartiene all'esercizio delle facolt
individuali umane, non pu evidentemente raggiungere in alcun modo il Principio.
(Triade, 1945, 120)
REALT Il termine r., nell'uso corrente, viene riservato esclusivamente alla sola realt
173
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
REGALE Funzione r. La f.r. comprende tutto ci che nella sfera sociale costituisce il
governo propriamente detto, anche quando tale governo non abbia la forma monarchica.
(Aut., 1929, 33)
174
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
175
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
176
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
177
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
1946, 77) Spirito r. Fra lo s.r., nel vero senso della parola, e lo spirito moderno pu
esservi solo antagonismo. Ogni compromesso riuscir solo ad indebolire il primo e torner
a vantaggio del secondo. (Crisi, 1927, 134)
RE MAGI I R.M. del Vangelo, personaggi misteriosi, in realt non rappresentano altro
che i tre capi dell'Agartha. L'omaggio reso dai R.M. al Cristo infante, nei tre mondi che sono
i loro rispettivi domini, , nel medesimo tempo, il pegno della perfetta ortodossia del
Cristianesimo rispetto alla Tradizione Primordiale. (Re, 1927, 34)
RICERCA Oggi, nell'ordine scientifico, la r. per la r., assai pi che non per i risultati
parziali e frammentari a cui conduce. (Crisi, 1927, 62)
178
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
condizione, ben inteso, che sia compiuto in conformit alla regole tradizionali che ne
assicurano la validit e al di fuori delle quali non sarebbe pi che una forma vuota ed un
vano simulacro. L'efficacia indipendente dal valore dell'individuo in se stesso che compie
il r. (Cons., 1946, 151) Ogni r. comporta necessariamente un senso simbolico in tutti i suoi
elementi costitutivi. Quando si tratta di r. veramente tradizionali, la loro origine
non-umana. (id., 157) Il r. presenta il carattere di essere, come ogni azione, qualche cosa che
si compie necessariamente nel tempo. (id., 162) Se si risale alle origini il r. non altro che
ci che conforme all'ordine , secondo l'accezione del termine sanscrito rita . Colui che
adempie ad un r., se ha raggiunto un certo grado di conoscenza, pu e deve avere anche
coscienza che vi qualche cosa che lo supera e non dipende in alcun modo dalla sua
iniziativa individuale. (id., 185) I r. sono, essenzialmente ed in primo luogo, il veicolo
dell'influenza spirituale, che senza di essi non pu in alcun modo essere trasmessa. (id.,
263)
RITUALE Azione r. L'a.r., nel senso originale della parola, quella compiuta
conformemente all'ordine e implica, di conseguenza, ad un certo livello, la coscienza
effettiva di tale conformit. (In., 1952, 91). Si pu considerare che ogni a.r., cio in definitiva
ogni azione veramente normale e conforme all'ordine (rita), sia dotata di un carattere in
un certo modo sacrificale , secondo il senso etimologico di questa parola (sacrum facere).
(Simb., 1962, 261) Sacrificio r. Ogni s.r. deve essere considerato come un'immagine del
primo sacrificio cosmogonico in cui ci che sparso sono le membra del Purusha
primordiale che fu diviso del primo sacrificio compiuto dai Dva all'inizio dei tempi e da
cui nacquero, grazie a tale divisione, tutti gli esseri manifestati. (Simb., 1962, 259)
L'essenziale nel s.r. in primo luogo dividere e in secondo luogo riunire; esso comporta
dunque le due fasi complementari della disintegrazione e della reintegrazione che
costituiscono il processo cosmico nel suo complesso. (id., 261)
RIVELAZIONE Per conoscere tutto quello che supera lo stato umano, le facolt
individuali diventano impotenti e si rendono indispensabili altri mezzi: a questo punto
interviene la R., la quale una comunicazione diretta cogli stati superiori. La possibilit
della R. ha il suo fondamento nell'esistenza di facolt trascendenti l'individuo. (Aut., 1929,
127)
ROMA A R. i due poteri si trovavano riuniti in una sola persona, giacch, allora,
l'Imperatore era anche Pontifex Maximus. (Aut., 1929, 120)
179
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ROMANO Religione r. Nella r.r. gli dei della citt ebbero un'importanza
preponderante nel culto pubblico e, in seguito, divennero gli dei dell'Impero . Se il
Cristianesimo fu perseguitato, mentre tanti elementi eterogenei vennero incorporati nella
r.r. perch esso comportava sia praticamente che teoricamente, un disconoscimento
formale degli dei dell'Impero , formalmente sovversivo delle istituzioni vigenti. (Int.,
1921, 78)
ROSACROCE notevole che parecchi autori abbiano affermato che, dopo la guerra dei
Trent'Anni, i veri R. abbiano lasciato l'Europa per ritirarsi in Asia. (Re, 1927, 68) Il R., In
virt del grado spirituale raggiunto, non era pi legato esclusivamente ad una forma
definita, n alle condizioni speciali di un determinato luogo. (Cons., 1946, 311) Coloro che,
a partire dal XIV secolo, furono chiamati i R. in Occidente non formarono mai una
associazione qualsiasi; essi sono la collettivit degli individui pervenuti ad uno stesso
grado di iniziazione effettiva e posseggono cos gli stessi caratteri interiori. (id., 315) Il
simbolo stesso della R. figura, per i due elementi da cui composto, la reintegrazione
dell'essere al centro di questo stato e la piena espansione delle sue possibilit individuali a
partire da questo centro: esso designa dunque la restaurazione dello Stato Primordiale. (id.,
317) Dopo la distruzione dell'Ordine del Tempio, gli iniziati all'esoterismo cristiano si
riorganizzarono, d'accordo con gli iniziati all'esoterismo islamico, per mantenere, nella
misura del possibile, il legame apparentemente rotto da questa distruzione: i veri R. furono
gli ispiratori di questa riorganizzazione. In seguito ad altri avvenimenti storici, il legame
tradizionale considerato fu definitivamente rotto per il mondo occidentale, il che si
produsse durante il secolo XVII. detto che i veri R. si ritirarono da allora in Oriente, vale a
dire che, da quel momento, non vi fu pi in Occidente alcuna iniziazione atta a far
raggiungere effettivamente questo grado. (id., 319) I R. non si legarono mai ad alcuna
organizzazione esteriore. Vi d'altronde da rilevare che tali organizzazioni non portarono
tale titolo che molto tardi, al principio del secolo XVII, vale a dire poco prima del momento
in cui i veri R. si ritirassero dall'Occidente. (id., 322)
180
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ROTONDO Tavola R. La T.R. era destinata a ricevere il Santo Graal, quando uno dei
cavalieri fosse riuscito a conquistarlo, ed essa un simbolo antichissimo, associato all'idea
dei centri spirituali. La forma circolare della T.R. d'altronde legata al ciclo zodiacale
per la presenza attorno ad essa di dodici personaggi principali. (Simb., 1962, 22) La T.R.
presenta tutti i segni che la fanno individuare come la costituzione di un autentico centro
Spirituale. (Mec., 1964, II, 35)
RUOTA La r. dappertutto un simbolo del mondo che compie la sua rotazione attorno
ad un punto fisso. (Re., 1927, 72)
181
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-S-
182
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
liturgica o rituale della tradizione alla quale appartiene, ma non vero l'inverso. (id., 4)
Solo una l.s. pu assicurare l'invariabilit rigorosa del testo delle scritture. (id., 5) Sono tutte
le l.s. a dovere essere veramente considerate opera di ispirati , senza di che non
potrebbero essere atte al compito cui sono essenzialmente destinate. (Simb., 1962, 51) Ogni
l.s. partecipa dell'origine non-umana , in quanto , nella sua struttura e nel suo
significato, un riflesso della lingua primitiva. (id., 52) Ogni tradizione ha normalmente una
l.s. e se questa tradizione viene a sparire, naturale che la l.s. corrispondente vada pure
perduta; anche se ne sussiste qualche cosa di esteriore, si tratta solo di corpi morti , il suo
senso profondo non essendo pi circoscritto. (Mac., 1964, II, 29-30) Scienza s. Il
problema se le scienze debbano avere come punto di partenza la conoscenza dei principi o
del mondo sensibile non ha ragione d'essere per la s.s., la quale pu solo partire da principi
universali. (Crisi, 1927, 79) Di fatto ogni conoscenza che abbia veramente il carattere di s.s.
pu essere validamente costituita soltanto da coloro che, prima di tutto, posseggono in
modo completo la conoscenza principiale. (Aut., 1929, 132)
SALE Il s., in quanto paragonabile al corpo, occupa la stessa posizione estrema del
dominio della manifestazione grossolana. (Triade, 1945, 79)
SALEM La parola S. non ha mai in realt designato una citt, ma pu essere considerata
come un equivalente del termine Agartha. (Re, 1927, 47) Gerusalemme, come indica il suo
nome, effettivamente un'immagine della vera S. (id., 54)
SALVEZZA La s. nel senso religioso, essendo il frutto di certe azioni, non pu essere
assimilata alla Liberazione. (Ved., 1925, 209) La s., secondo le religioni occidentali, non pu
essere effettivamente ottenuta, e neanche assicurata, prima della morte. (id., 212) Chi
giunto alla s. ancora rinchiuso, e per una durata indefinita, entro i limiti che racchiudono
l'individualit umana. (In., 1952, 85) L'uomo ordinario, attualmente incapace di conseguire
183
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
una s. sovraindividuale, potr almeno ottenerlo, se giunger alla s., alla fine del ciclo
umano; per questo, e per questo soltanto, che la s. pu essere riguardata come ci che
avvicina l'essere alla sua definitiva destinazione. (id., 86)
SANGHA Nel Triratna, il S., vale a dire la comunit buddhica, rappresenta l'elemento
propriamente umano. (Triade, 1945, 144) SNKHYA Il S. connesso colla sfera della
manifestazione universale, vista partendo dalla sua produzione e dai quali essa trae tutta la
propria realt. Ponendosi dall'angolo visuale della manifestazione, il S. assume come punto
di partenza Prakriti, la Sostanza Universale, indifferenziata e non-manifesta in s, dalla
quale per procedono per modificazione; questo primo tattwa la radice, o mla, della
manifestazione e i tattwa che lo seguono rappresentano altrettante modificazioni di esso a
livelli differenti: si hanno cos ventiquattro tattwa, compresi Prakriti e le sue modificazioni.
(Int., 1921, 222-223) Il S: vede inoltre le cose in rapporto ad un principio complementare del
precedente ed a questo principio d il nome di Purusha e lo riguarda come
venticinquesimo tattwa: tutte le cose manifestate sono prodotte da Prakriti, ma senza la
presenza di Purusha tali produzioni non avrebbero che un'esistenza puramente illusoria.
(id., 224)
SANTO Fede S. L'associazione della F.S., di cui Dante sembra sia stato uno dei capi,
era un Terz'Ordine di filiazione templare. (Dante, 1925, 13) Grande Guerra S. La G.G.S.
la lotta dell'uomo contro i nemici che egli ha in se stesso, vale a dire contro tutti gli
elementi che in lui si oppongono all'ordine e all'unit. (Croce, 1931, 83) Piccola Guerra S.
La P.G.S., diretta contro tutti coloro che turbano l'ordine allo scopo di ricondurveli,
costituisce essenzialmente una funzione di giustizia, in fondo, una funzione di equilibrio.
(Croce, 1931, 82) Terra-e S. Dalla concorde testimonianza di tutte le tradizioni si
delinea molto nettamente la conclusione che esiste una T.S. per eccellenza, prototipo di
tutte le altre T.S. particolari, centro spirituale cui tutti gli altri centri sono subordinati. (Re,
1927, 90) Nel periodo attuale del nostro ciclo, vale a dire nel Kali-Yuga, questa T.S. difesa
184
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
da dei guardiani , i quali la nascondono agli sguardi profani, pur assicurandone certe
relazioni esteriori. (id., 91) Ogni T.S. ha un certo numero di sinonimi e queste designazioni
si applicano essenzialmente sempre ad un centro spirituale la cui localizzazione in una
regione determinata pu d'altronde, secondo i casi, venire intesa letteralmente o
simbolicamente o in entrambi i casi. Ogni T. designata ancora con espressioni come
Centro del Mondo o Cuore del Mondo. (Simb., 1962, 81) Vi sono altrettante T.S. particolari
quante forme tradizionali regolari, poich esse rappresentano i centri spirituali
corrispondenti rispettivamente a queste diverse forme. (id., 83-84) Esiste una T.S. per
eccellenza, prototipo di tutte le altre, centro spirituale a cui tutti gli altri sono subordinati,
sede della Tradizione Primordiale da cui derivano tutte le tradizioni particolari per
adattamento a questo o a quelle condizioni definite. (id., 84) Il simbolismo della T.S. ha un
duplice senso: che sia riferito al Centro Supremo o a un centro subordinato, esso
rappresenta non solo questo centro stesso, ma anche, per un'associazione d'altronde affatto
naturale, la tradizione che ne emana o che vi conservata, vale a dire, nel primo caso, la
Tradizione Primordiale e, nel secondo, una determinata forma tradizionale particolare. (id.,
85)
SATANA Corre il detto che S. la scimmia di Dio e ci equivale a dire che egli imita a
modo suo, alterandole e falsificandole in modo da farle sempre servire ai propri fini, le cose
stesse a cui vuole opporsi. (Regno, 1945, 241) Quello che bisogna prendere in esame , da
un lato lo spirito di negazione e di sovvertimento in cui S. si risolve metafisicamente e,
dall'altro lato, quello che lo incarna nel mondo terrestre: intendiamo riferirci
specificamente a quello che abbiamo chiamato controiniziazione. (id., 290)
SATANISTI Noi non crediamo che i veri s. coscienti, cio i veri adoratori del diavolo,
siano mai stati molto numerosi. (Spir., 1923, 292) I S. non possono nel modo pi assoluto
essere spiritisti, perch lo spiritismo consiste nel credersi in comunicazione con esseri
umani disincarnati e in genere nega l'intervento di altri esseri nella produzione dei
fenomeni. (id., 293).
SATTWA S., o conformit all'essenza pura dell'Essere, si identifica colla luce intelligibile,
ovvero colla conoscenza, ed rappresentata come una tendenza ascendente. (Aut., 1929,
65) Alla predominanza di s. nell'individuo, corrisponde la predominanza
dell'intellettualit. (id., 66) Nella croce a tre dimensioni, s. tende verso il polo settentrionale.
(Croce, 1931, 54) Nella Triade s. corrisponde al Cielo. (Triade, 1945, 134) Nel fuoco s. che
185
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SCALA La s. come un ponte verticale che si eleva attraverso tutti i mondi ed i pioli
sono i mondi stessi. Il fatto che la s. debba essere considerata con la base poggiata a terra
significa che necessariamente il nostro mondo il supporto a partire dal quale si deve
effettuare l'ascensione. (Simb., 1962, 291) Quando la s. usata come un elemento di certi riti
iniziatici, i suoi pioli sono espressamente considerati come rappresentanti dei diversi cieli,
cio degli stati superiori dell'essere. (id., 292)
186
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ben maggiore che non le teorie filosofiche. (Regno, 1945, 128) Morale s. Abbiamo gi
richiamato l'attenzione sull'ossessione, presente persino nei materialisti pi dichiarati, della
cosiddetta m.s.; la si chiama m.s. o morale filosofica, secondo i gusti di ciascuno, essa non
che un'espressione del sentimentalismo. (Or. Occ., 1924, 96) Punto di vista s. Il p. di v.s.,
quale lo intendono i moderni, caratterizzato dalla pretesa di ridurre tutte le cose alla
quantit, per cui quel che non riducibile ad essa non solo non viene tenuto in nessun
conto, ma lo si considera addirittura come inesistente. (Regno, 1945, 87)
SCIENTISTI Gli s., tolti dal loro campo, generalmente danno prova di una ingenuit
incredibile; niente pi facile che influire su di loro e ci spiega in buona parte il successo
ottenuto dalle teorie pi ridicole, purch si abbia cura di chiamarle scientifiche . (Or.
Occ., 1924, 59)
SCIENZA-E Di tutte le superstizioni oggi predicate, quella della s. la sola che, a prima
vista, non sembri poggiare su di un fondamento sentimentale. (Or. Occ., 1924, 48) La s.,
come concepita dai nostri contemporanei, esclusivamente lo studio dei fenomeni del
mondo sensibile, studio intrapreso e condotto in modo tale da non essere ricollegato a
nessun principio di ordine superiore. (id., 51) Non vediamo niente di male in s nello
sviluppo di certe s. Quel che non possiamo fare a meno di biasimare l'esclusivismo di
coloro che, inebriati dall'estensione che queste scienze hanno preso, rifiutano di ammettere
che esista altro al di fuori di esse. (id., 54) La s., dunque, misconoscendo i principi e
rifiutando di fare ad essi riferimento, si priva insieme della pi alta garanzia che possa
ricevere e della pi sicura direzione che possa esserle data. (id., 59) La concezione antica
riteneva una qualunque s. valida non tanto per se stessa quanto nella misura in cui
esprimeva nel suo modo particolare un riflesso della verit superiore ed immutabile. (id.,
61) Ai giorni nostri, aprendo una qualsiasi pubblicazione, si trova costantemente designato
con il nome di s. quel che propriamente si dovrebbe chiamare industria . (id., 63) Ogni s.
pu, con una conveniente trasposizione, prendere un vero valore esoterico. (Dante, 1925,
16) Con le s. si gi nel mondo della molteplicit. (Crisi, 1927, 68) Separando radicalmente
le s. da ogni principio, la concezione moderna le ha private di ogni significato profondo e
persino di ogni vero interesse dal punto di vista della conoscenza: esse sono condannate a
finire in un vicolo cieco, poich questa concezione le chiude in un dominio
irrimediabilmente limitato. (id., 71) La s., costituendosi nella forma moderna, ha perduto
non solo in profondit, ma anche in solidit, poich la riconnessione ai principi la faceva
partecipare dell'immutabilit di questi ultimi. (id., 72) Del resto, quello che agli occhi del
gran pubblico costituisce il prestigio della s. sono pi o meno i soli risultati pratici che essa
187
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
permette di realizzare, giacch anche in tale campo si tratta di cose che possono essere viste
e toccate. (id., 123) La. s. conoscenza razionale, discorsiva, indiretta; conoscenza riflessa.
(Met., 1939, 7)
SCIENZIATO Uno s. nel senso attuale del termine, anche se non fa professione di
materialismo, ne sar tanto pi facilmente influenzato quanto pi la sua educazione
specialista diretta in quel senso. (Regno, 1945, 122)
SCRITTURA La s. rappresenta una vera fissazione del suono ed ogni s. (almeno alle
sue origini) una figurazione simbolica. (Cons., 1946, 159)
188
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
si limitano alla considerazione degli oggetti esterni ed interni. (id., 123) Il S. di qualunque
essere che possiede la Conoscenza identico a Brahma. (id., 141) Quando l'uomo cos
limitato il S. realizzato pienamente nella sua natura propria ed indivisa . (id., 200)
SEDENTARIO Le opere dei s. possono essere dette opere del tempo: costretti in un
dominio strettamente limitato, essi sviluppano la loro attivit in una continuit temporale
che appare loro indefinita. (Regno, 1945, 177) L'attivit dei s. prende come oggetto i regni
vegetale e minerale. D'altra parte, per forza di cose i S. sono portati ad adottare dei simboli
visuali, immagini fatte di sostanze diverse, le quali, sotto l'aspetto del loro significato
essenziale, si riconducono sempre, pi o meno direttamente, allo schematismo geometrico,
origine e fondamento di ogni formazione spaziale. (id., 178) I s. danno vita alle arti
plastiche (architettura, scultura, pittura), cio alle arti delle forme che si dispiegano nello
spazio. (id., 179)
SEDENTARISMO Il s., considerato sotto l'aspetto malefico , non pu che portare alle
forme pi grossolane di una materialismo senza via di uscita. (Regno, 1945, 180)
SELVAGGI I s., i quali secondo noi non sono dei primitivi , ma dei degenerati
possono aver conservato certi riti senza comprenderli, e questo fin da tempi assai remoti; la
tradizione di cui si perduto il significato, ha in essi lasciato posto alla consuetudine o alla
superstizione nel senso etimologico della parola. (Spir., 1923, 158)
189
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
designato come lo stato d'infanzia , naturalmente inteso in senso spirituale e che, nella
dottrina ind, considerato come una condizione preliminare per l'acquisizione della
conoscenza per eccellenza. Ci riporta alle parole del Vangelo: Chiunque non ricever il
Regno di Dio come un fanciullo, non vi entrer (Lc., XVIII, 17). (id., 47) La s. corrisponde
all'unit senza dimensione del Punto Primordiale, al quale conduce il movimento di
ritorno all'origine. (id., 49)
SENSO Buon s. Il b.s. consiste nel non oltrepassare l'orizzonte terrestre, come pure nel
non occuparsi di tutto quanto non ha un interesse pratico immediato. Soprattutto per esso
soltanto il mondo sensibile
reale e non vi conoscenza che non venga dai sensi. (Crisi, 1927, 124).
190
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
(Int., 1921, 87) Beninteso, noi non protestiamo contro l'esistenza della s., che un fatto
naturale, ma soltanto contro la sua estensione anormale e illegittima. (Or. Occ., 1924, 85)
Questa espansione della s., la quale si attua in correlazione colla regressione
dell'intellettualit, tanto pi eccessiva e disordinata in quanto non incontra nulla che
possa contenerla e dirigerla efficacemente. (id., 94)
SESSANTASEI S. in arabo il valore numerico totale del Nome di Allah. (Dante, 1925,
57)
SETTA-E Coloro che dicono s. dicono necessariamente, per l'etimologia stessa della
parola, scissione o divisione. Di conseguenza, le s. sono necessariamente molteplicit.
(Cons., 1946, 104)
191
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
simbolo delle forze naturali, ossia del S. allo stato dinamico. Il S. allo stato statico pu
essere visto come formato dall'unione di un Ternario e di un Quaternario. (Mel., 1976, 65)
SFERA Per dare l'idea della totalit, la s. deve essere indefinita; la s., in altre parole,
essendo determinata dall'irradiamento stesso del suo centro, non perviene mai a chiudersi,
perch tale irradiamento indefinito. (Croce, 1931, 60). La s. veramente la forma
primordiale, in quanto la meno specificata di tutto, perch identica a se stessa in tutte
le direzioni. (Regno, 1945, 165) L'immutabilit, nella quale sono comprese tutte le
possibilit nel loro stato globale e si riferisce al polo essenziale della manifestazione,
rappresentata dalla s. (id., 167)
SMAKTI Ad ognuno degli Aspetti Divini attribuita una potenza o energia propria,
chiamata S. e rappresentata simbolicamente sotto una forma femminile: la S. di Brahma
Saraswati, la S. di Shiva Parvati, la S. di Vishnu Lakshmi. (Int., 1921, 197)
SHEKINAH Diremo per prima cosa che, nel senso pi generale, la S. la Presenza Reale
delle Divinit. (Re, 1927, 20) La S. si presenta sotto aspetti multipli, tra i quali ve ne sono
due principali, l'uno interno e l'altro esterno. (id., 21) Da un altro punto di vista, la S. la
sintesi delle Sephiroth. (id., 23). A quel che la Cabala ebraica dice della S., essa
rappresentata nel mondo inferiore dall'ultima delle dieci Sephiroth, chiamata Malkuth,
vale a dire Regno. (id., 52)
192
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SIMBOLICO Valore s. il v.s. che d alle cose il loro significato profondo, perch esso
il mezzo che stabilisce la loro corrispondenza con realt di ordine superiore. (Regno, 1945,
162)
SIMBOLISMO Il s. altro non che l'uso di forme o immagini assunte come segni per
idee sovrasensibili e del quale il linguaggio solo un semplice caso particolare. Il s., cos
come esso inteso pi generalmente, d'uso ben pi costante nell'espressione del pensiero
orientale, che in quella del pensiero occidentale. (Int., 1921, 109) II s. la lingua metafisica
per eccellenza. (id., 110) Il s. essenzialmente inerente a tutto ci che presenta un carattere
tradizionale ed , in pari tempo, uno dei tratti per cui le dottrine tradizionali si distinguono
dal pensiero profano, cui questo s. del tutto estraneo. (Cons., 1946, 174) Il s. propriamente
detto essenzialmente sintetico. Il s. essenzialmente intuitivo. Il s., come appoggio di
intuizione trascendente, apre possibilit veramente illimitate. (id., 176) Il s. ha per funzione
di fare assentire questo inesprimibile, di fornire l'appoggio che permetter all'intuizione
intellettuale di raggiungerlo effettivamente. (id., 177-178) Il s. ha il suo fondamento nella
natura stessa degli esseri e delle cose. Il vero fondamento del s. la corrispondenza che
esiste fra tutti gli ordini di realt, che collega l'uno o l'altro e che si estende, di conseguenza,
dall'ordine. naturale, preso nel suo insieme, allo stesso ordine sovrannaturale. (id., 178) Vi
necessariamente nel s. qualche cosa la cui origine risale prima e pi lungi dell'umanit e si
potrebbe dire che questa origine sia nell'opera stessa del Verbo Divino. (id., 179) Il s., inteso
nel suo vero significato, fa essenzialmente parte della scienza sacra . (id., 181) Il s. la
forma sensibile di ogni insegnamento iniziatico. (id., 269) Il s. il mezzo pi adeguato per
l'insegnamento delle verit di ordine superiore, religiose e metafisiche, cio per tutto quello
che lo spirito moderno respinge o trascura. (Simb., 1962, 18)
193
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
qualsiasi espressione formale di una dottrina, sia essa verbale o figurata. (Int., 1921, 109)
Ogni s., dovendo servire come supporto di una concezione intellettuale, ha pure
un'efficacia propria realissima. (id., 110). Prendere il s. in se stesso per ci che rappresenta,
per incapacit di sollevarsi al suo significato intellettuale, la confusione nella quale risiede
la causa di ogni idolatria nel senso proprio del termine. Quando del s. non si vede pi
che la sua forma esteriore, la sua ragion d'essere e la sua efficacia attuali sono entrambe
scomparse; il s. non pi che un idolo e la sua conservazione non pi che pura
superstizione. (id., 111) Il s. non ha senso o ragione d'essere che in quanto d'ordine
inferiore a ci che viene simboleggiato. (id., 113) Ogni s. pu presentare una molteplicit di
significati a seconda del lato o del livello al quale viene considerato. (Regno, 1945, 245) Il
considerare un s. due aspetti contrari del tutto legittimo e la considerazione di uno di
questi aspetti non esclude affatto quella dell'altro. (id., 246) Ogni s. produce, in colui che lo
medita con le attitudini e le disposizioni richieste, effetti rigorosamente paragonabili a
quelli dei riti. Quando si tratta di s. veramente tradizionali, la loro origine non-umana .
(Cons., 1946, 157)11s., inteso quale figurazione grafica , la fissazione di un gesto rituale.
(id., 158) Il S. pu essere considerato da un punto di vista intemporale (id., 162) I s. sono
il solo linguaggio realmente conveniente all'espressione delle verit di ordine iniziatico. I s.
sono essenzialmente un mezzo di insegnamento, dovendo soprattutto servire da
appoggio alla meditazione, che almeno il principio di un lavoro interiore; ma questi s.,
in quanto elementi dei riti ed in ragione del loro carattere non-umano , sono pure
appoggi della stessa influenza spirituale. (id., 263) Il s. suscettibile di molteplici
interpretazioni, in nessun modo contraddittorie, ma invece complementari le une colle altre
e tutte parimenti vere, pur procedendo da differenti punti di vista. sufficiente che i s.
siano mantenuti intatti perch siano sempre suscettibili di svegliare, in colui che ne
capace, tutte le concezioni di cui figurano la sintesi. (id., 270) I s., in virt del loro lato
non-umano , portano in se stessi un'influenza la cui azione suscettibile di risvegliare
direttamente la facolt intuitiva in coloro che li meditano nel modo voluto. (id., 278) La
Rivelazione Primordiale, opera del verbo come la Creazione, si incorpora, per cos dire,
anch'essa nei s. che si sono trasmessi di epoca in epoca a partire dalle origini dell'umanit;
tale processo ancora una volta analogo, nel suo ordine, a quello della creazione stessa.
(Simb., 1962, 23) Vi sono s. comuni alle forme tradizionali pi diverse e pi remote le une
dalle altre, non in seguito a prestiti , in molti casi impossibili, ma perch appartengono in
realt alla Tradizione Primordiale, da cui queste forme sono tutte derivate in modo diretto
o indiretto. (id., 36) Ogni s. porta in s i suoi molteplici significati e questo fin dall'origine,
poich esso costituito come tale non in virt di una convenzione umana ma in virt della
legge di corrispondenza che lega tutti i mondi tra di loro. (id., 38)
194
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SINCRETICO Concezione s. Basta, per confutare la c.s., ricordare che ogni dottrina
tradizionale ha necessariamente per centro un punto di partenza la conoscenza dei principi
metafisici e che tutto quello che essa comporta, a titolo pi o meno secondario, non in
definitiva che l'applicazione di questi principi a differenti domini. (Cons., 1946, 68)
SINCRETISMO Il s. consiste nel riunire, bene o male, elementi presi a prestito un po'
dappertutto, nel giustapporli in qualche modo dall'esterno, senza alcuna comprensione
reale di quel che essi rappresentano veramente nelle diverse tradizioni a cui specificamente
appartengono. (Regno, 1945, 295) Il s., inteso nel suo vero significato, non altro che una
semplice giustapposizione di elementi di provenienza diversa , per cos dire riuniti
dall'esteriore, senza che alcun principio di ordine pi profondo venga ad unificarli. (Cons.,
1946, 64) Non necessario allontanarsi troppo per procurarsi degli esempi autentici di s.: le
moderne contraffazioni della Tradizione, come l'occultismo e il teosofismo, in fondo non
sono altro. In ogni caso, il s. sempre un procedimento essenzialmente profano, per la sua
stessa esteriorit, e non solo non affatto una sintesi, ma ne proprio il contrario. Il s. si
tiene nella pura molteplicit, in certo modo atomica e nel dettaglio indefinito di
elementi presi uno ad uno, considerati in se stessi e per se stessi, e separati dal loro
principio, vale a dire della loro vera ragion d'essere. (id., 65) L'idea stessa di s., applicata
alle Scritture tradizionali, d nascita alla ricerca delle fonti ipotetiche, come pure alla
supposizione delle interpolazioni , che, come si sa, una delle grandi risorse della critica
nella sua opera distruttrice, il cui unico scopo reale la negazione di ogni ispirazione
super-umana . (Cons., 1946, 68)
195
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SOCIALE Classi s. Le c.s., cos come sono intese nell'Occidente moderno, nulla hanno
in comune colle vere caste e, al massimo ne sono
soltanto una specie di contraffazione, senza n valore, n portata, non fondandosi sulla
differenza delle possibilit implicite nella natura degli individui. (Aut., 1929, 56, n. 10)
Istituzioni s. Le i.s., per potersi dire tradizionali, debbono essere collegate effettivamente,
come loro principio, ad una dottrina tradizionale, sia essa metafisica o religiosa. (Int., 1921,
38) Con le i.s. si gi nel mondo della forma e della molteplicit. (Crisi, 1927, 68)
SOLIDIFICAZIONE La s. del mondo, per quanto lungi possa spingersi, non potr mai
essere completa e vi sono limiti aldil dei quali essa non pu andare. (Regno, 1945, 144) La
s. del mondo d a tutte le cose un aspetto vieppi rispondente alla maniera in cui esse
196
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SOLITUDINE Quanto alla s., la sua associazione con il silenzio normale e necessaria e,
pure in presenza di altri esseri, colui il quale fa in s il silenzio, si isola completamente da
essi. (Mel., 1976, 45)
SOLSTIZIALE Porte s. Le p.s. danno accesso alle due met, ascendente e discendente,
del ciclo zodiacale che vi hanno i loro rispettivi punti di partenza. (Simb., 1962, 213)
SOLVE Il termine s. qualche volta rappresentato con un segno che mostra il Cielo.
(Triade, 1945, 40)
SOMA In tutte le tradizioni fatto allusione a qualche cosa che, a partire da una data
epoca, sarebbe andata perduta o sarebbe stata nascosta: per esempio il S. ind, la Bevanda di Immortalit. (Re., 1927, 38) Il S., ad una certa
197
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
epoca, non fu pi conosciuto, di modo che fu necessaria sostituirgli, nei riti sacrificali,
un'altra bevanda, che non era pi che una figura del S. delle origini. (id., 45)
SONORO Simbolo-i s. Il s.s. non manifestato che nell'adempimento stesso del rito.
(Cons., 1946, 159) In riguardo ai s.s., si pu dire che il movimento degli organi vocali,
necessario alla loro produzione, costituisca un gesto, alla stessa stregua di tutte le altre
specie di movimenti corporei. (id., 161)
SOTTILE Elementi s. Gli e.s. corrispondono, nelle cose, a quello che forma in modo
proprio l'ordine psichico nell'essere umano. (Regno, 1945, 217) Stato s. Non bisogna
credere che lo s.s. cessi all'istante stesso e soltanto per il fatto della morte corporea. (Ved.,
1925, 149) Sotto la denominazione di s.s. d'uopo comprendere modalit differentissime ed
estremamente complesse, anche se ci limitiamo a rilevare coltamente le possibilit
propriamente umane. (id., 150)
SOVRUMANO Per convincersi dell'importanza che viene attribuita alla negazione del
s. da parte degli agenti coscienti ed incoscienti della deviazione moderna, basta osservare
198
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
in quale misura tutti coloro che hanno la pretesa di farsi storici delle religioni e delle altre
forme della tradizione si accaniscano, prima d'ogni altra cosa, a spiegarle con fattori
esclusivamente umani. (Regno, 1945, 255) Elemento s. Le negazioni dell'e.s.
caratteristica dello spirito anitradizionale ed diretta conseguenza dell'ignoranza profana.
(Mel., 1976, 139)
199
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
200
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
simili s.s. esistevano anche in Occidente durante il Medio Evo. (id., 56) Le s.s. hanno avuto
nella civilt moderna uno sviluppo mai verificatosi in altre civilt, poich esse sono le
scienze del mondo sensibile, della materia e quelle che danno luogo alle applicazioni
pratiche pi immediate. (Crisi, 1927, 73) Studi s. Certe s.s. hanno certamente il loro
valore relativo nel dominio che loro proprio, ma, aldifuori di tale dominio, essi non
possono avere alcun valore. (Mel., 1976, 177)
SPIRITISTI Per gli s. la comunicazione coi morti si compie con mezzi materiali. (Spir.,
1923, 14) Secondo gli s., l'uomo subisce con la morte solo lievi modificazioni. (id., 37) Gli s.
non si spingono ad una tradizione immaginaria, come fanno i teosofisti, ma sembra che
vedano almeno nell'antichit una ragione capace in una certa misura di rafforzarla. (id., 45)
Gli s. si comportano come bambini che, incoscienti del pericolo, giochino con le macchine
pi terribili, scatenando, forze senza che nulla possa proteggerli, forse capaci di folgolarli.
(id., 56) Gli s. non hanno alcuna iniziazione, n vogliono sentir parlare di qualcosa che vi
201
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
rassomigli, n tanto n poco, poich uno dei caratteri essenziali del loro movimento di
essere aperto a tutti senza distinzione e di non ammettere alcuna specie di gerarchia. (id.,
69) Gli s. parlano costantemente di uomini rimasti parecchi anni senza sapere di essere
morti, conservando tutte le preoccupazioni dell'esistenza terrestre e immaginando di
compiere ancora le azioni che erano loro abituali. (id., 71) Per la verit gli s. sono molto
invadenti, sforzandosi di sfruttare a vantaggio delle proprie idee una moltitudine di fatti
che dovrebbero rimanere loro del tutto estranei, non essendo provocati dalle loro pratiche e
non avendo alcuna relazione colle loro teorie. (id., 84) Lo s. che, possedendo qualche facolt
medianica, si isola per consultare il tavolino, nemmeno sospetta che, attraverso questo
mezzo indiretto, comunica semplicemente con se stesso. (id., 105) Esistono organizzazioni
completamente opposte ai gruppi di s., nel senso che si dedicano a provocare ed a
mantenere, in modo cosciente e volontario, certe correnti mentali. (id., 138) Fra le altre
pretese ingiustificate, gli s. hanno quella di fornire la prova scientifica dell'immortalit
dell'anima (id., 141) Gli s. sono lungi dall'avere il monopolio del sentimentalismo; il loro
sentimentalismo assume tuttavia forme particolarmente irritanti, per chiunque non
condivida i loro pregiudizi. (id., 179). Di fatto, gli s. protestando contro l'idea del peccato
originale , innanzi tutto perch essa urta contro la loro particolare concezione della
giustizia e poi perch comporta conseguenze contrarie alla loro teoria progressistica .
(id., 233) Gli s. credono di poter invocare l'espansione della loro dottrina a prova della sua
verit. (id., 351) Gli s. hanno a volte pretese assolutamente stupefacenti, nel loro delirio di
proselitismo. (id., 353) Provino gli s. a predicare le loro teorie agli Orientali: vedranno come
saranno accolte! (id., 354) Gli s. cercano di estendere la loro propaganda anche all'infanzia.
(id., 357)
SPIRITO-I Gli s., ad onta del nome che loro dato, non sono considerati esseri
puramente immateriali; si sostiene al contrario che siano rivestiti di una specie di involucro
il quale, pur essendo troppo sottile per essere normalmente percepito dai sensi,
purtuttavia un organismo materiale, un vero corpo, che chiamato col nome piuttosto
barbaro di perispirito . (Spir., 1923, 15) Uno s. esattamente lo stesso individuo umano
202
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
che vissuto anteriormente nella terra ed ora disincarnato, cio privato del corpo visibile
tangibile. (id., 20) Nella magia antica il termine s. designava esseri sottili, dotati di esistenza
solo temporanea e di conseguenza privi di ogni caratteristica spirituale nell'accezione
moderna. (id., 99)
203
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SPIRITUALISMO Nella gran parte dei casi, l'insieme di quel che si chiama s. non che
una specie di materialismo trasposto. (Crisi, 1927, 120) Ad onta del suo nome, lo s. non ha
nulla in comune con la spiritualit. (id., 121)
204
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
STABILIT In ogni caso, si ha l'impressione che, allo stato attuale, non esista pi alcuna
stabilit. (Crisi, 1927, 62)
STATI Gli s. che sono veramente propri all'individuo come tale sono propriamente ed
essenzialmente degli s. dell'uomo vivente. (Ved., 1925, 149)
STORICI assolutamente certo che gli s., proprio per il fatto di intraprendere tutte le
loro ricerche ponendosi da un punto di vista moderno e profano, incontrano nel tempo
certe barriere invalicabili. (Regno, 1945, 158)
STORICISMO Fra gli errori specificamente moderni, uno di quelli che si oppongono
pi direttamente ad ogni vera comprensione delle dottrine tradizionali ci che si potrebbe
chiamare lo s., il qual altro non che una conseguenza della mentalit evoluzionista: esso
205
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
consiste nel presupporre che ogni cosa ha preso l'avvio dalla forma pi rozza e
rudimentale, subendo poi un'elaborazione progressiva. (Hind., 1965, 87)
SUFI Il vero S. colui che possiede la Saggezza Divina o, in altre parole, colui che
conosce Dio e questo il Grado Supremo e Totale nella conoscenza dell'haqiqah. (Ap. I.T.,
1975, 17) L'Identit Suprema, stato assolutamente permanente e incondizionato, aldil delle
limitazioni di ogni esistenza contingente, lo stato del vero s. (id., 28) Lo stato del s. aldil
della condizione di creatura , poich, avendo realizzato l'Identit Suprema, si
identificato col Principio o coll'Increato e non pu necessariamente essere lui stesso altro
che increato . (id., 101)
206
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
SUPERIORE Stati s. La conoscenza vera degli s.s. implica il loro possesso effettivo e,
inversamente, proprio attraverso la conoscenza che l'essere ne prende possesso. (Stati,
1931, 118) Tenebre s. Le t.s. non possono rappresentare altro che il ritorno al
non-manifestato. (In., 1952, 261)
SWASTIKA Una delle forme pi degne di nota della croce orizzontale quella dello s.,
che pare si ricolleghi direttamente alla Tradizione Primordiale. (Croce, 1931, 99) Lo s.
essenzialmente il segno del polo ; se lo paragoniamo alla croce inscritta nella
circonferenza, vediamo che la rotazione intorno al centro fisso appena accennata, nello s.
dai segmenti aggiunti alle estremit dei rami della croce e formati con questa degli angoli
retti. Se si riferisce lo s. alla rotazione di una sfera attorno al suo asse, bisogna supporlo
207
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
208
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-T-
TAMAS T., l'oscurit, intesa simile all'ignoranza, rappresentata quale una tendenza
discendente. (Aut., 1929, 66) Nella croce a tre dimensioni, t. tende verso il polo meridionale
dell'asse verticale. (Croce, 1931, 54) Nella Triade, t. corrisponde alla Terra. (Triade, 1945,
134) Soprattutto nella Terra t. a dominare, fisicamente, a questa forza discendente e
comprensiva corrispondono la gravit e la pesantezza. (Hind., 1965, 57)
TANMTRAS I T. sono i principi potenziali dei cinque elementi del mondo materiale,
cos come di un'indefinit di altre modalit dell'esistenza manifestata, corrispondenti
analogicamente a questi elementi nei molteplici gradi dell'esistenza stessa. (Mel., 1976, 109)
I T. sono i cinque elementi essenziali, cause primordiali dei cinque elementi sostanziali
della manifestazione fisica, i quali ne sono delle determinazioni particolari, delle
modificazioni esteriori. (id., 109-110)
TANTRAS Il nome T. ha un rapporto diretto col simbolismo della tessitura, ma lo si
trova anche applicato ai Libri Sacri. I T. sono spesso visti come formanti un quinto Vada ,
specialmente destinato agli uomini del Kali-Yuga. La dottrina dei T. altro non che uno
sviluppo normale, secondo certi punti di vista, di quanto gi contenuto nei Vada. Per
quanto riguarda i mezzi di realizzazione prescritti dai T., si pu dire che per la maggior
parte sono pure legittimamente derivati dai Vada,,non essendo che l'applicazione e la
messa in opera effettiva di tale dottrina. (Hind., 1965, 91)
TANTRISMO d'uso in Occidente attribuire al T. un carattere magico o, quanto
meno, credere che la magia vi abbia un ruolo predominante: vi in ci un errore di
interpretazione per ci che concerne il T. (Hind., 1965, 83) Il T. forma dottrinale
specialmente adottata al Kali-Yuga. Il T. insiste particolarmente sulla potenza come
mezzo e pure come base possibile di realizzazione. (id., 84) Il T. un aspetto di una
tradizione ortodossa e via destinato a condurre l'essere alla realizzazione. (id., 85) Il T. la
manifestazione esteriore di qualcosa che, come tutto il resto della tradizione ind, esisteva
gi in principio nei Vda. Il T., d'altra parte, non pu essere considerato un aspetto
distintivo della dottrina che a partire dal momento in cui fu reso esplicito ed in questo
senso che lo si deve considerare come particolare al Kali-Yuga. (id., 90) La via del T. appare
pi attiva che contemplativa o, in altre parole, si situa pi dalla parte della potenza che da
quella della conoscenza. (id., 93)
209
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
grande diffusione, essendosi sempre astenuto da ogni propaganda; questa riserva gli stata
imposta dalla sua natura stessa, in quanto il T. una dottrina chiusa ed iniziatica e, come
tale, destinata ad un'lite. Il T. rappresenta la conoscenza principiale da cui deriva tutto il
resto. (id., 121) Il T. poco conosciuto dagli Occidentali, poich non appare come il
Confucianesimo, la cui azione si manifesta visibilmente in tutte le circostanze della vita
sociale. (id., 122-123) Il ruolo del T. di direzione invisibile, dominando gli eventi invece di
prendervi direttamente parte e che, pur non essendo chiaramente apparente nei movimenti
esteriori, profondamente efficace. Il T. ha la funzione di Motore Immobile: esso non cerca
di mescolarsi nell'azione, ma se ne disinteressa completamente, poich vi vede una
semplice modificazione transitoria, un elemento infimo della corrente delle forme . (id.,
123-124)
TAOISTA Gerarchia T. Il pi basso grado della g.t. coincide con il pi alto grado della
gerarchia confucianista; e cos si stabilisce la continuit fra loro. (Triade, 1945, 115)
TEDESCHI I T. immaginano che i loro filosofi abbiano pensato tutto quanto era
possibile all'uomo di concepire. (Int., 1921, 265) Ingiusto sarebbe non riconoscere ai T. le
qualit ben reali che, sotto il profilo dell'erudizione, possiedono: essi eccellono nella
compilazione di opere che richiedono solo memoria e pazienza. (id., 266)
TEDESCO Filosofia t. Nella f.t., tutto ci che vi si trova sono ipotesi e sistemi dalle
pretese metafisiche, deduzioni da punti di partenza cervellotici, idee che vorrebbero essere
profonde e sono semplicemente nebulose; di queste pseudo-metafisica nulla pi lontano
dalla metafisica vera. (Int., 1921, 264) Influenza t. Se ci auguriamo che la scomparsa
dell'i.t. nel campo dell'intellettualit diventi un fatto compiuto perch la pensiamo in se
stessa nefasta. (Int., 1921, 268) Mentalit t. La m.t., per essere una forma esasperata
della mentalit occidentale, agli antipodi di quella orientale e non potr mai capirne nulla;
e siccome ha invece la pretesa di capirla, fatale che la deformi. (Int., 1921, 265)
Orientalisti t. Il maggior torto degli o.t. il non rendersi conto della propria incapacit a
capire e di intestardirsi in lavori di interpretazione senza nessun valore. (Int., 1921, 265)
TEMPIO Ordine del T. Il punto di partenza della frattura del mondo occidentale colla
propria tradizione coincise colla distruzione dell'O. del T. (Aut., 1929, 104)
TEMPLARI In Dante, le vesti bianche degli Eletti ci sembrano un'allusione all'abito dei
T. (Dante, 1925, 24) Nel caso dei T., per quanto la loro iniziazione sia stata essenzialmente
cavalleresca, come conveniva alla loro natura e alla loro funzione, essi avevano un duplice
carattere, a un tempo militare e religioso. Cos doveva essere se i T. erano, come abbiamo
210
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
buone ragioni di pensare, fra i custodi del Centro Supremo, ove autorit spirituale e
potere temporale sono riuniti nel loro principio comune. Nel mondo occidentale, i veri
custodi della Terra Santa ; finch ebbero un'esistenza, in qualche modo ufficiale ,
dovevano essere cavalieri, ma dei cavalieri che fossero nello stesso tempo monaci; e in
effetti questi furono i T. (Simb., 1962, 87)
TEMPO Il t. appare ancora pi lontano dello spazio dalla quantit pura. (Regno, 1945,
52) Le epoche del t. si differenziano qualitativamente mediante gli avvenimenti che vi si
svolgono. (id., 54) Il t., per effetto della potenza di contrazione che rappresenta, consuma in
certo qual modo lo spazio; senonch in tale azione contro il principio antagonista, il t. si
sviluppa secondo una velocit man mano crescente. Si potrebbe perci dire che il t. non
soltanto contrae lo spazio, ma che insieme contrae progressivamente se stesso: tale
contrazione si esprime nelle proporzioni decrescenti dei quattro Yuga. (id., 192) Al suo
limite estremo la contrazione del t. dovr avere come conseguenza finale la sua riduzione
ad un unico istante e la durata avr allora veramente cessato di esistere: al limite stesso
della manifestazione il t. non c' pi Alla fine si opera un rovesciamento contro il t., a
favore dello spazio: nello stesso momento in cui sembrava che il t. terminasse di divorare lo
spazio, lo spazio che, al contrario, assorbe il t. (id., 193) Di fatto, poich il t. una delle
condizioni determinanti dell'esistenza corporea, appare evidente che, qualora esso sia
soppresso, ci si trover ipso facto al di fuori di questo mondo. (id., 195) Il t., in se stesso,
veramente continuo e non soltanto nella rappresentazione spaziale per mezzo del
movimento che serve alla sua misura. (Calc. Inf., 1946, 48) Triplice T. Il T.T. il tempo
considerato sotto tre modalit che sono il passato, il presente e l'avvenire. (Triade, 1945,
134)
TEMPORALE Potere t. I detentori del p.t. devono possedere, di norma, una certa
conoscenza. (Aut., 1929, 47) evidente che il p.t., nelle sue diverse forme, militare,
giudiziario e amministrativa, completamente impegnato nell'azione, cio nei confini del
mondo che possiamo dire propriamente umano (id., 48) Il p.t. soggiace a tutte le vicende
del contingente e transitorio, a meno che un principio superiore non gli comunichi, nella
misura compatibile con la sua natura e il suo carattere, la stabilit che esso non pu ottenere
con i propri mezzi. (id., 52) Qualsiasi p.t. che non riconosca la sua subordinazione
all'autorit spirituale vano e illusorio; separato dal suo principio, potr esercitarsi soltanto
in modo disordinato e correr facilmente verso la propria rovina. (id.,53) In una civilt il
capovolgimento dei rapporti tra conoscenza e azione conseguenza dell'usurpazione della
supremazia da parte del p.t. (id., 54) La dipendenza del p.t. dell'autorit spirituale ha il suo
segno tangibile nella consacrazione dei re. (id., 81). Presso quasi tutti i popoli, in epoche
diverse, i detentori del p.t. hanno tentato di rendersi indipendenti da ogni autorit
superiore, sostenendo di avere innato in s il loro potere. (id., 91) Il p.t. conduce se stesso
alla rovina quando disconosce la sua subordinazione nei confronti dell'autorit spirituale.
211
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
(id., 93) Il p.t. non si estende di l da ci che vincolato alla successione, di l da quello che
sottoposto al mutamento. (id., 94) La centralizzazione del p.t. il segno di un'opposizione
all'autorit spirituale. (id., 109)
TEORICA Conoscenza t. La c.t., ancora indiretta ed in certo qual modo simbolica, non
che una preparazione, indispensabile del resto, alla vera conoscenza. (Met., 1939, 9)
212
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
TEOSOFICO Societ T. La S.T., di cui la fondatrice seppe mettere insieme, grazie allo
strano ascendente da lei esercitato su coloro che la circondavano, la pseudodottrina del
Teosofismo, nata in America e, pur spacciandosi per internazionale, divenuta, almeno
nella sua direzione, esclusivamente inglese. (Int., 1921, 282) L'organizzazione che si intitola
S.T. non si riattacca ad alcuna dottrina esoterica. Le teorie pi o meno coscienti esposte e
sostenute dai capi della S.T. non hanno tale carattere, a parte la pretesa all'esoterismo.
(Thos., 1921, 8). Tra la dottrina della S.T. e la teosofia nel vero senso della parola, non vi
alcuna filiazione, neppure semplicemente ideale. (id., 9) Le dottrine, del tutto moderne, che
professa la S.T. sono differenti, sotto ogni rapporto, da quelle alle quali legittimamente si d
il nome di teosofia. (id., 10) La S.T. nacque il 17 novembre 1875 a New York. (id., 27) Nel
1882, la sede centrale della S.T. fu portata a Adyar, presso Madras, e l ancor oggi si trova.
(id., 44) Ovunque e ad ogni epoca, molte persone che erano imprudentemente entrate nella
S.T. se ne distaccarono quando furono sufficientemente edotti sul conto dei suoi capi o sul
valore dei suoi insegnamenti. (id., 49) La S.T. pretende di avere una dottrina. (id., 102) Non
bisogna peraltro dimenticare che i fondatori della S.T. avevano cominciato a fare
professione di spiritismo e dallo spiritismo sono pi tardi venuti altri teosofisti di marca.
(id., 133) La S.T. pu essere vista come una societ segreta e la sua sola divisione in
sezione esoterica e sezione exoterica ne sarebbe gi una prova sufficiente. (id., 149)
All'origine vi erano molti massoni nella S.T. ed attorno ad essa; del resto l'ideale di
fraternit universale la cui realizzazione la S.T. presenta come il primo dei suoi scopi le
comune colla Massoneria. (id., 243) Abbiamo gi segnalato l'esistenza di molti gruppi
ausiliari che permettono alla S.T. di penetrare ed agire negli ambienti pi differenti. (id.,
253) Nell'attivit esteriore della S.T. occupano un posto considerevole le opere educative,
senza parlare dei collegi e delle scuole. (id., 257) Se ci si riferisce alla lista delle
organizzazioni ausiliarie della S.T. facile rendersi conto che il loro scopo dichiarato si
riattacca quasi esclusivamente ad un certo numero di idee direttrici a base sentimentale:
umanitarismo, pacifismo, antialcolismo, vegetarismo, le quali sono particolarmente care
alla mentalit moralistica del Protestantesimo. (id., 269)
213
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
T. quello di discreditare lo studio delle dottrine orientali e di stornare da esse molti spiriti
seri, nonch di dare agli Orientali la peggiore idea dell'intellettualit occidentale. (Thos.
1921, 123) Il T. nulla rappresenta in fatto di pensiero orientale autentico. (id., 124) Dopo la
morte della Blavatsky nel T. perse di importanza l'aspetto dottrinale a vantaggio di quello
morale e sentimentale. (id., 267) Il T. doveva, presto o tardi, per rivaleggiare colle religioni,
presentarsi come una setta religiosa e questa setta doveva per forza avere delle tendenza
analoghe alle sette protestanti: fu ci che si produsse effettivamente e queste tendenze
ebbero nella preponderanza del moralismo una delle pi significative manifestazioni. (id.,
1921, 269) Del resto noi troviamo ancora un'analogia tra il T. ed il Protestantesimo (e
soprattutto nel Protestantesimo liberale ) nel fatto di sostituire una vaga religiosit alla
religione, facendo predominare gli elementi sentimentali sull'intellettualit, al punto di
arrivare ad eliminarla pressoch interamente. (id., 276) Se si esaminano i metodi che il T.
usa per la sua diffusione, facile vedere che essi sono identici a quelli usati dalle sette
protestanti. (id., 277) Questa identit di tendenze e metodi spiegabile coll'origine
protestante dei capi del T. e della maggioranza dei suoi aderenti. (id., 278) In fondo,
l'atteggiamento del T. verso le sette protestanti non differisce sensibilmente da quello che le
differenti sette hanno tra di loro ed perci che gli Ind vedono il T. come una nuova setta
protestante. Del resto noi abbiamo conosciuto gente che era passata da una setta
protestante all'altra e da l erano venute al T. (id., 279) A quanti sono sprovvisti di partito
preso il T. apparir probabilmente pi uno scherzo di cattivo gusto che una cosa seria; ma
esso, disgraziatamente, lungi dall'essere inoffensivo, ha fatto molte vittime e continua a
farne ogni giorno di pi. (id., 303)
TEOSOFISTI Dal momento che i t. sono evoluzionisti, essi non sono ci che pretendono
di essere ed il loro sistema non pu avere per base la pi antica filosofia del mondo .
(Thos., 1921, 109) Le concezioni dei t. non sono in fondo che una caricatura delle teorie
214
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
ind dei cicli cosmici , la quale non ha nulla di evoluzionista; in pi i suoi numeri sono
essenzialmente simbolici e prenderli alla lettera solo l'effetto di una grossolana ignoranza,
di cui i t., d'altronde, non sono i soli a dar prova. (id., 112) I t. sono animati da un ardente
spirito di propaganda ed in ci si rivelano occidentali, malgrado le loro pretese contrarie,
poich il proselitismo ripugna profondamente alla mentalit orientale ed i loro metodi di
infiltrazione ricordano stranamente quelli che sono comuni a molte sette protestanti. (id.,
253)
TERRESTRE Mondo t. Dante, per potersi elevare ai Cieli, doveva porsi in primo luogo
in un punto che fosse veramente il centro del m.t. (Dante., 1925, 68) Paradiso T. Al
principio dei tempi, vale a dire del ciclo attuale, il P.T. stato reso inaccessibile in seguito
alla caduta dell'uomo. (Dante, 1925, 70) Il P.T. rappresenta propriamente il Centro del
Mondo. (Re, 1927, 40) Secondo vari Padri della Chiesa, ed in particolare Sant'Agostino, il
diluvio non ha potuto raggiungere il P.T. il cui vertice tocca la sfera lunare vale a dire si
trova aldil del dominio del cambiamento. (id., 41) Il P.T. una tappa lungo la via che
conduce al Paradiso Celeste. (Aut., 1929, 126) Nel P.T. della Genesi non vi era solo l'Albero
della Vita, ma un altro albero ha una parte non meno importante, e in genere pi nota: si
tratta dell'Albero della Scienza del Bene e del Male. (Croce, 1931, 88) Nel P.T. della Bibbia,
dal suo centro, cio dalla base stessa dell'Albero della Vita, partono i quattro fiumi che si
dirigono verso i quattro punti cardinali, disegnando cos la croce orizzontale sul piano che
corrisponde al dominio dello stato umano. (id., 95)
215
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
216
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
(In., 1952, 149) Carattere comune a tutte le d.t. quello di contenere in esse stesse, sin
dall'origine, le possibilit di tutti i concepibili sviluppi, ivi compresa quella di un'indefinita
variet di scienze. (Ap. I.T., 1975, 106) Forma-e t. Non solo la molteplicit delle dottrine
tradizionali implica nessun inconveniente, ma, al contrario, presenta dei vantaggi sicuri;
pur essendo tutte le f.t. pienamente equivalenti, ognuna di esse ha la sua ragion d'essere,
non fosse altro perch pi appropriata d'ogni altra alle condizioni di un determinato
ambiente. (Or. Occ., 1924, 218) Del resto, anche se la coscienza della tradizione integrale
fosse completamente scomparsa, qualsiasi f.t. costituita in modo regolare manterrebbe
sempre, per mezzo della conservazione della lettera, al riparo di ogni alterazione, la
possibilit della propria restaurazione, la quale si potr realizzare se un giorno, fra i
rappresentanti della f.t. in questione, si incontreranno uomini con le attitudini intellettuali
richieste. (Aut., 1929, 70) Le f.t. possono essere paragonate a vie che conducono tutte ad
uno stesso scopo, ma che, quando si ingaggiati in una di esse, conviene seguirla fino in
fondo; voler passare da una f.t. all'altra sarebbe proprio il mezzo migliore per non avanzare
in realt, se non per rischiare di smarrirsi del tutto. (Cons., 1946, 77) Le f.t., per chi oltre la
loro diversit, non hanno pi il carattere di vie o di mezzi, poich non ne ha pi bisogno, ed
esse non sussistono che come espressioni della Verit Una. In effetti, colui che considera
tutte le forme nell'unit stessa del loro principio, ne ha una veduta essenzialmente sintetica,
nel senso pi rigido del termine. (id., 72) Le f.t. corrispondenti ai centri secondari sono dei
sostituti pi o meno velati della Tradizione Primordiale perduta, o piuttosto nascosta,
sostituti adattati alle condizioni delle differenti et successive. (Mac., 1964, II, 27-28)
Insegnamento t. L'i.t., per potere produrre in pieno il suo effetto, deve sempre adattarsi
alle possibilit intellettuali di coloro ai quali si rivolge. (Int., 1921, 253) I modi dell'i.t., che
fanno di esso un insegnamento iniziatico, si oppongono a qualsiasi diffusione sconsiderata,
pi nuova che utile agli occhi di chi non si lasci trarre in inganno dalle apparenze. (id., 254)
Alla diffusione sconsiderata di qualunque conoscenza, la quale pi dannosa che utile,
poich in generale pu soltanto provocare uno stato di disordine e di anarchia, si
oppongono i metodi dell'i.t. (Or. Occ., 1924, 67) Istituzioni t. Tutte le i.t. poggiano sugli
stessi fondamenti naturali e differiscono soltanto per gli adattamenti resi necessari dai
luoghi e dalle epoche. (Aut., 1929, 102) Logica t. Il punto di vista della l.t. non
corrisponde a quello della logica filosofica moderna. (Int., 1921, 248) Ordine t. Tutto
ci che di o.t. implica essenzialmente un elemento sovrumano (In., 1952, 44)
Organizzazione t. Aldifuori del riallacciamento ad un'o.t. non vi iniziazione. (In., 1952,
30) Punto di vista t. Il fatto che ad un certo momento le cose sfuggano al p. di v.t., o
vengano considerate come profane, che poi la stessa cosa, un segno evidente del
prodursi di un processo di degenerazione. (In., 1952, 101) Scienza-e t. Ogni civilt ha le
sue s.t., poich qui non siamo pi nell'ordine dei principi universali, cui si riferisce solo la
metafisica pura, ma nell'ordine degli adattamenti. (Crisi, 1927, 68) Per le s.t., si tratta di
conseguenze indubitabili tratte da verit conosciute intuitivamente e superrazionalmente,
quindi in modo infallibile, nell'ordine metafisico. (id., 73) Le s.t. del Medioevo erano
riservate ad un'lite pi o meno ristretta ed alcune di esse erano perfino la prerogativa
esclusiva di scuole assai chiuse. (id., 89) Lo sviluppo definitivo delle s.t. di fatto
217
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
218
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
219
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
diverse t. possibile, e noi sappiamo che in linea di principio nulla vi si oppone, essa non
potr venir realizzata che dall'alto, di modo che ciascuna t. conserver sempre
integralmente la propria indipendenza e con essa le forme che le sono proprie. (id., 214)
Ogni t. contiene, sin dall'origine, tutta intera la dottrina, comprendendo in principio la
totalit degli sviluppi e degli adattamenti che potranno legittimamente procederne nel
corso dei tempi, cos come le applicazioni cui essa pu dar luogo in tutti i domini. (Regno,
1945, 98)
TRAMA Nella tessitura i fili della t. rappresentano, passando tra quelli dell'ordito
mediante l'andirivieni della spola, l'elemento variabile e contingente, cio le applicazioni
del principio a questa o quella condizione particolare. (Croce, 1931, 120) I fili della t.,
considerati da un certo punto di vista, costituiscono il commento al Libro Sacro per
eccellenza, nel senso che rappresentano le applicazioni concernenti i diversi stati. (id., 123)
La t. raffigura l'insieme degli avvenimenti che si producono in ciascuno dei mondi, essendo
ogni filo di essa il simbolo dello svolgersi di questi avvenimenti in un mondo determinato.
(id., 125)
TRASFORMAZIONE La t., intesa nel suo vero significato, quella che implica il
ritorno degli esseri in modificazione nell'Essere Immodificato , al di fuori ed aldil di tutte
le condizioni speciali che definiscono i gradi dell'Esistenza manifestata. (Croce, 1931, 205)
Ogni t. appare come una distruzione , se la si considera dal punto di vista della
manifestazione, un ritorno allo stato principiale. (In., 1952, 241)
220
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
TRENTATR Il t. il numero degli anni della vita terrestre del Cristo. (Dante, 1925, 57)
TLA Per quel che concerne la Contrada Suprema, vi il nome di T., probabilmente
molto pi antico di quello di Paradsha. (Re, 1927, 79) Bisogna distinguere la T. atlantidea
dalla T. iperborea ed quest'ultima che, in realt, rappresenta il Centro Supremo per
l'assieme del Manvatara. (id., 80) T. chiamata l'Isola Bianca e questo colore simbolo
dell'autorit spirituale. (id., 81)
221
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-U-
UCCELLI Gli u. sono presi di frequente come simbolo degli angeli, vale a dire degli stati
superiori. (Simb., 1962, 56) Lingua degli u. La l. degli u. potremmo chiamarla anche
Lingua Angelica e la sua immagine nel mondo umano il linguaggio ritmato. (Simb., 1962,
58)
UMANESIMO L'U. gi una prima forma di quello che sar il laicismo contemporaneo.
(Crisi, 1927, 37) Dire U. significa dire la pretesa di tutto ricondurre ad elementi puramente
umani e, di conseguenza, esclusione di tutto ci che sovraindividuale. (Regno, 1945, 235)
UMANIT L'u., dal punto di vista cosmico, ha realmente una funzione centrale in
relazione al grado di esistenza a cui appartiene, ma, beninteso, soltanto rispetto a quello e
non all'insieme dell'Esistenza Universale, in cui tale grado non che uno qualsiasi tra
un'indefinita moltitudine n di altri. (Croce, 1931, 207)
UMANITARISMO Del resto l'u., con tutte le sue chimeriche idee, spesso non che una
maschera di interessi materiali imposta dall'ipocrisia moralistica. (Or. Occ., 1924, 135) L'u.,
che in certi ambienti ancora cos alla moda, non merita certo di essere preso sul serio.
(Crisi, 1927, 127)
UMANO Essere u. L'e.u., considerato nella sua integralit, comporta un certo insieme
di possibilit che costituiscono la sua modalit corporea o grossolana, nonch una
moltitudine di altre possibilit che, prolungandosi in diversi sensi di l da questa,
costituiscono le sue modalit sottili. (Ved., 1925, 43) La natura individuale di un e.u. la
risultante dell'incontro dei due fili dell'ordito e della trama. (Croce, 1931, 125) A causa della
limitazione delle facolt dell'e.u. e quelle che riguardano esclusivamente la modalit
corporea, l'e.u. diviene incapace di uscire dal mondo sensibile. (Regno, 1945, 143) Guru
222
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
UMILT La mania occidentale dell'u. per un'u. del tutto laica democratica in perfetto
accordo con un'ideale consistente non nell'elevare l'inferiore nella misura di cui capace,
ma invece nell'abbassare il superiore al suo livello. (Cons., 1946, 307) L'u. ha carattere
sentimentale ed individuale. (In., 1952, 135)
223
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
UNICO Principio u. Nel Cristianesimo il riconoscimento del p.u. persiste tuttora, per
lo meno in teoria, e si afferma nella considerazione delle due funzioni, sacerdotale e regale,
come inscindibili l'una dall'altra nella persona stessa del Cristo. (Aut., 1929, 63)
224
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
UNIT L'u., il pi piccolo dei numeri se la si considera come posta nella loro
molteplicit, ma il pi grande in principio, poich li contiene tutti virtualmente e ne
produce l'intera serie con la sola ripetizione indefinita di se stessa. (Ved., 1925, 50-51)
Nell'ordine universale, l'u. sta al sommo della gerarchia, essendo il principio donde
procede ogni molteplicit. (Crisi, 1927, 110) L'u. non altro che lo Zero metafisico
affermato. (Stati, 1931, 41) Quando tutte le cose sono ricondotte all'u., questa appare in tutte
le cose, le quali, ben lungi dal cessare di esistere, vengono invece ad acquistare la pienezza
della realt. (Croce, 1931, 82) L'u. non un principio assoluto ed autosufficiente, ma deve
allo Zero metafisico la sua realt. (id., 52) L'u. l'affermazione dello Zero metafisico,
rappresentato dall'estensione illimitata, immagine dell'infinita Possibilit Universale. L'u.,
dal momento in cui si afferma, per farsi centro dal quale emaneranno, come dei raggi, le
manifestazioni indefinite dell'Essere, unita allo Zero che la conteneva in principio allo
stato di non-manifestazione. (Mel., 1976, 58-59)
UNIT L'uomo deve mirare, prima di tutto e costantemente, a realizzare l'u. in se stesso,
in tutto ci che lo costituisce, secondo tutte le modalit della sua manifestazione umana.
(Croce, 1931, 83) Per colui che ha conseguito in se stesso la realizzazione perfetta dell'u.,
essendosi esaurite tutte le opposizioni, cessa di conseguenza anche lo stato di guerra e non
vi pi che l'ordine assoluto, secondo la visione totale che aldil da tutti gli angoli visuali
particolari. Niente pu nuocere ad un tale essere, n in lui, n fuori di lui; l'u., attualizzata
interiormente, lo ad un tempo anche esteriormente, o, piuttosto, non vi pi n interno,
n esterno, stante che questa una di quelle opposizioni che ormai si sono cancellate al suo
sguardo. (id., 84) L'Albero della Vita, nella funzione di Asse del Mondo, implica
essenzialmente l'u. (id., 89) L'essere che vuole mettersi in comunicazione col Principio,
deve innanzitutto fare l'u. in se stesso, coll'armonizzazione e l'equilibrio di tutti i suoi
elementi, e deve pure isolarsi dalla molteplicit a lui esteriore. (Mel., 1976, 45)
225
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
226
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
segno della Croce. (id., 33) L'esoterismo islamico insegna che l'U.U., nella sua
rappresentazione mediante al coppia Adamo-Eva, ha il numero di Allh, il che appunto
una espressione dell'Identit Suprema. (id., 35) Particolarmente nell'uomo e pi
specificamente nell'uomo corporeo, si pu ritrovare la corrispondenza e quasi la
prefigurazione dell'U.U. (id., 37) La coppia ind Purusha-Prakriti, sia nei riguardi
dell'intera manifestazione, sia, pi particolarmente, rispetto ad uno stato d'essere
determinato, pu essere considerata equivalente all'U.U. (id., 59) Non l'uomo individuale,
ma l'U.U., che la croce a tre dimensioni simboleggia, ad essere veramente la misura di
tutte le cose . (id., 138) Nonostante la sua denominazione, la concezione tradizionale
dell'U.U. non ha assolutamente nulla a che vedere coll'antropomorfismo. (id., 207) Colui
che pervenuto alla realizzazione totale, all'Identit Suprema, diventato effettivamente
l'Uomo Universale. (id., 209) Il vero mediatore, quello in cui l'unione tra il Cielo e la Terra
pienamente realizzata come sintesi di tutti gli stati l'U.U., che identico al Verbo. (id., 210)
dunque solo nei confronti della manifestazione che la coppia Purusha-Prakriti pu essere
identificata all'U.U. e solo da tale punto di vista egli il mediatore tra Cielo e Terra, giacch
questi due termini scompaiono quando si passa aldil della manifestazione. (id., 212)
L'insieme di tutti i raggi della circonferenza d, nella sua forma completa, il simbolo stesso
dell'U.U. (Triade, 1945, 142)
UNIVERSO Ogni parte dell'U. analoga alle altre parti e le sue parti gli sono analoghe,
perch tutte le parti sono analoghe all'U. (Croce, 1931, 117)
UOMO L'u., intendiamo dire l'individualit umana, non si trova affatto in una
situazione privilegiata o eccezionale, in qualsiasi senso la si consideri; esso non in alto n
in basso nella scala degli esseri, poich rappresenta semplicemente uno stato come gli altri
nella gerarchia delle esistenze. (Or. Occ., 1924, 79) L'u., in quanto tale, pu disporre
esclusivamente del suo destino umano di cui, in effetti, libero di arrestare il cammino
individuale. Ma questo essere contingente, dotato di virt e di possibilit contingenti, non
pu n muoversi, n fermarsi, n avere la minima influenza in se stesso, al di fuori del
piano contingente speciale in cui, per il momento, situato ed esercita le sue facolt. (Croce,
227
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
1931, 182) L'u. posto fra il Cielo e la Terra deve essere considerato in primo luogo come il
prodotto o la risultante delle loro influenze reciproche. (Triade, 1945, 21) Poich l'u. sia
veramente il figlio del Cielo e della Terra occorre che, in lui, l' atto sia eguale alla
potenza , ci che implica la realizzazione integrale della sua umanit. (id., 62) L'u., in
quanto microcosmo, deve necessariamente partecipare ai tre mondi ed avere in s gli
elementi che corrispondono ad essi rispettivamente. (id., 68) Solo dentro di s l'u. pu
trovare i principi e gli strumenti e pu farlo perch dentro di s porta la corrispondenza con
tutto ci che esiste. (Forme, 1970, 105)
UPAGURU Col termine ind U. bisogna intendere qualsiasi essere, l'incontro col quale
rappresenta l'occasione o il punto di partenza di un certo sviluppo spirituale. (In., 1952,
171) Gli U. possono essere molteplici nel corso di uno stesso sviluppo spirituale, in quanto
ognuno di essi non ha che una funzione transitoria e non pu agire efficacemente che ad un
momento determinato. (id., 172)
UPANAYAMA L'U. il rito per cui un individuo effettivamente collegato ad una delle
tre caste superiori, alla quale, prima di adempiere a questo rito, non apparteneva che in un
modo da potersi definire del tutto potenziale. (Cons., 1946, 212) L'U. consiste
essenzialmente nell'investitura del cordone brhmanico e d regolarmente accesso allo
studio delle Sacre Scritture. (id., 215) L'U. conferisce la qualit di dwija , ossia due volte
nato , dunque esplicitamente designato come seconda nascita . (id., 217)
228
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-V-
VARIABILE Una v., in quanto tale, differir sempre realmente dal suo limite e non potr
raggiungerlo senza perdere per ci stesso il suo carattere di v. (Calc. Inf., 1976, 54)
229
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
VDNTA Con il V. ci troviamo nella sfera della metafisica pura e si fonda nelle
Upanishad, le quali formano l'ultima parte dei testi vedici e il contenuto del loro
insegnamento il fine ultimo e supremo della conoscenza tradizionale. (Int., 1921, 241)
Essendo puramente metafisico, il V. assume caratteristiche essenziali di adwaita-vda,
ovvero di dottrina della non-dualit . (id., 244) Il V., contrariamente alle opinioni pi
generalmente in voga tra gli orientalisti, non una filosofia, n una religione, n qualche
cosa che partecipa pi o meno dell'una e dell'altra. (Ved., 1925, 15) Nel V. bisogna scorgervi
una dottrina puramente metafisica. (id., 17)11 V., secondo il significato etimologico della
parola, la fine del Vda , si basa principalmente sull'insegnamento contenuto nelle
panishad. (id., 22) Per comprendere perfettamente la dottrina del V., per ci che concerne
l'essere umano, soprattutto necessario distinguere, il pi nettamente possibile e
fondamentalmente, il S, che il principio stesso dell'essere, dall' io individuale. (id., 33)
11 V., essendo puramente metafisico, la dottrina della non-dualit. (id., 60)
VEGGENTE-I Per i v. isolati e spontanei molte sono le cause di errori; prima di tutto
l'inevitabile imperfezione del mezzo di espressione usato; per le interpretazioni che costoro
frammischiano alle proprie visioni, involontariamente e senza rendersene conto. (Spir.,
230
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
1923, 321) I v. di questa sorta generalmente non posseggono dati di natura teorica e
dottrinale che permetterebbero loro di raccapezzarsi, impedendo di deformare le cose
coll'intervento dell'immaginazione, che sfortunatamente hanno spesso sviluppatissima.
Quando i v. sono mistici ortodossi, le loro naturali tendenze alla divagazione si trovano in
qualche modo comprese o ridotte al minimo; in quasi tutti gli altri casi esse hanno libero
sfogo ed il risultato spesso una confusione pressocch inestricabile. (id., 322) I v. rivelano
spesso una tendenza a formare scuole, oppure talvolta le scuole si formano attorno ad essi
l'intervento della loro volont. Poich un v. possa diventare caposcuola , in realt e non
soltanto in apparenza, non sufficiente che ne provi il desiderio; occorre altres che abbia
sui discepoli qualche altra superiorit, oltre a quella conferitagli dalle sue facolt
anormali. (id., 324-325)
VERBO Secondo quanto abbiamo esposto sul significato dell'asse verticale, si pu dare
un'interpretazione metafisica alle ben note parole evangeliche secondo cui il V. per noi
la Via, la Verit e la Vita . (Croce, 1931, 178) Il disegno della croce a tre dimensioni
raffigura l'azione del V. nella realizzazione dell'essere vitale e la sua identificazione
coll'Uomo Universale. (id., 179)
231
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
VIE Le v. sono molteplici, ma tendono tutte ad un unico fine. (Met., 1939, 13)
232
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
sufficiente per l'i.v. Questa i.v. dunque l'iniziazione intesa nel significato pi stretto del
termine, vale a dire come entrata o principio . (Cons., 1946, 261) Fin quando non si fa
che speculare ci si trova in qualche maniera chiusi in un vicolo cieco, poich non si pu
in tal modo oltrepassare l'i.v.. (id., 264-265)
VISUALE Simbolo V. Il s.v., una volta tracciato, resta e pu restare allo stato
permanente. (Cons., 1946, 159)
VIVENTE Terra dei V. Sinonimo di Terra Santa T. dei V.; essa designa
manifestamente il Soggiorno di Immortalit, di modo che, nel suo senso proprio e rigoroso,
essa si applica al Paradiso Terrestre o ai suoi equivalenti simbolici. (Re, 1927, 54).
233
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
VOLGO Il v. prova sempre una paura istintiva per tutto ci che non capisce e la paura
crea assai facilmente l'odio, anche quando ci si sforza di sfuggirvi mediante la pura e
semplice negazione della verit non compresa. (Regno, 1945, 107)
234
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-Y-
YANG Tutto ci che attivo, positivo o maschile Y.; in ogni cosa il lato luminoso Y.
(Triade, 1945, 28) Y. ci che proviene dalla natura del Cielo. Si pu dire, servendosi del
linguaggio aristotelico e scolastico, che Y. sia tutto ci che in atto . (id., 29) Ogni forza di
espansione Y. (id., 40)
YIN Tutto ci che passivo, negativo e femminile Y. In ogni cosa il lato oscuro Y.
(Triade, 1945, 28) Y. ci che proviene dalla natura della Terra. Si pu dire, servendosi del
linguaggio aristotelico e scolastico, che Y. sia tutto ci che in potenza . La terra
interamente Y. (id., 29) Ogni forza di contrazione Y. (id., 40)
YOGI Lo Y., nel senso proprio della parola, colui che ha realizzato l'unione perfetta e
definitiva. Lo stato del vero Y. quello dell'essere che ha raggiunto e possiede nel loro
pieno sviluppo le possibilit pi alte. (Int., 1921, 231). Lo Y. non pu niente ulteriormente
ottenere, poich egli ha veramente realizzato la trasformazione , vale a dire passato
oltre la forma. (Ved., 1925, 214) Non vi , ne pu esservi alcun grado spirituale che sia
235
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
superiore a quello dello Y. (id., 216) Lo Y. nel vero senso della parola identico all'Uomo
Universale. (id., 222) Non pu esservi alcun grado spirituale superiore allo Y., il quale,
essendo giunto alla liberazione, che poi l'Unione o Identit Suprema, non ha null'altro da
ottenere. (Stati, 1931, 104) Lo Y. non aspira al possesso di alcun stato condizionato, sia pure
superiore o celeste , ma unicamente alla liberazione. Colui il quale ricerca i poteri , per
essi stessi o per farne il fine ultimo del suo sviluppo, non sar mai un vero Y., poich essi
costituiranno per lui degli ostacoli insormontabili sulla via ascendente. (Hind., 1965, 38)
236
AngeloTerenzoni LESSICODIRENGUNON
-Z-
ZERO Lo z., in quanto rappresenta l'assenza di ogni quantit, non un numero e non
pu essere considerato tale. (Calc. Inf., 1946, 63) dunque contraddittorio parlare di z.
come di un numero o di supporre uno zero di grandezza . (id., 64) Per trasposizione
analogica, lo z. pu essere assunto come simbolo del Non-Essere. (id., 66) d'altra parte
veramente strano che i matematici abbiano generalmente l'abitudine di considerare lo z.
come un puro nulla. Se realmente lo z. fosse un puro nulla, sarebbe un segno inutile,
interamente sprovvisto di ogni valore espressivo. (id., 66-67) Da z. non si pu trarre alcun
numero. Il passaggio dallo z. all'unit non pu farsi come il passaggio dall'unit agli altri
numeri o da un numero qualsiasi al numero seguente e, in fondo, supporre possibile questo
passaggio da z. all'unit significa avere gi posto implicitamente l'unit. Infine, porre z.
all'inizio della successione dei numeri non pu avere che due significati: o ammettere
realmente che z. un numero oppure che z. un semplice artificio di notazione, il che pu
comportare notazioni pi o meno inestricabili. (id., 77-78)
237