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tutti i livelli, hanno investito per portarne alla luce la natura politica, per
trasformarlo. Non si sono tolti il camice per dedicarsi alla lotta politica; ma
in unepoca nella quale era politico il vocabolario del cambiamento sociale
hanno fatto politica, politica delle istituzioni si potrebbe dire, in nome e per
conto del loro mandato istituzionale [4]. Si trattato di prenderne sul serio le
promesse di finalizzare davvero quel lavoro su altri alla individuazione e
alla socializzazione delle persone1: promesse difficili da onorare, per la
psichiatria, se non decisamente incongrue con il suo statuto speciale
costitutivamente collocato sullintreccio di cura e controllo, dedicato alla
normalizzazione dellabnorme, dove lesperienza soggettiva, esprimendo al
suo massimo lirriducibilit della differenza individuale, resiste alla
socializzazione. Va ricordato, perch decisivo, che questa sfida quel
movimento lha affrontata costruendo e ricostruendo nella quotidianit delle
pratiche le condizioni perch gli internati, e i cosiddetti malati in genere,
potessero esprimere e vedersi riconosciuta la loro soggettivit piena,
dallautonomia della volont al diritto di parola pubblica. Si parlava di
protagonismo degli utenti, e lo si coltivava come la leva cruciale per
contrastare e trasformare il proprio di tecnici potere di oggettivazione.
Secondo, la critica al manicomio praticata da questo movimento ha
superato ben presto lorizzonte della sua necessaria modernizzazione: nel 68
lesperienza di Gorizia gi conclusa, il percorso di umanizzazione del
manicomio ha toccato i suoi limiti. Ricordiamo che, diversamente dai processi
di riforma della psichiatria in altri paesi industriali, e in altri sistemi di
welfare, lesperienza italiana ha maturato la necessit di superare non
soltanto limitare i dispositivi dinternamento, costruendo servizi ad esso
totalmente sostitutivi: come noto la legge 180 rimasta a lungo lunica nella
quale questo obiettivo dichiarato e perseguito. In questione era (ed ) la
possibilit stessa di una psichiatria capace di affrontare e curare la
sofferenza mentale, la follia, senza manicomio, senza internamento, senza
luoghi e dispositivi di separazione e contenimento. E perci la possibilit per
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Cos Dubet qualifica il mandato istituzionale facendo riferimento alle istituzioni che
in diversi ambiti (scuola, salute, assistenza, lavoro) assolvono al programma
istituzionale di promuovere le individualit rendendole riconoscibili e riconosciute
socialmente, attraverso appunto il lavoro su altri (travail sur autrui) che i loro
addetti a tutti i livelli sono chiamati a svolgere. Sta evidentemente parlando dello
sviluppo di quelli che Castel [5] a sua volta qualifica come i sistemi di protezione
sociale che funzionano da supporti allindividuazione, parlando in particolare della
societ salariale e del welfare. Ma le istituzioni, e il loro mandato, hanno i tempi
della lunga durata, e perci vale ricordare anche che Foucault ne ha messo in luce la
genealogia lavorando ancora una volta sul nesso tra individuazione e disciplinamento
(basti ricordare la coscienza inquieta del prigioniero del panopticon).
3
Sulla differenza tra bridging e bounding nella letteratura sul capitale sociale v.
Putnam [7].
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Si ricordino in proposito le discussioni sulluso dei farmaci, nelle quali viene
evidenziato il pericolo di costruire una promessa di cura con farmaci che tende a
semplificare e banalizzare le opportunit di intervento nel rapporto tra medico e
paziente (v. Tognoni [8]).
4
bene ricordarlo oggi che il crescente ricorso anche in questo campo al
volontariato, e alle virt della buona volont, suscita tra gli operatori dei servizi
reazioni difensive e timori di svilimento del proprio mestiere.
4
V. Rotelli [20], a proposito degli usi impropri degli interventi sanitari che fanno
lievitare la spesa a livelli di crescente insostenibilit, e a proposito delle ragioni e dei
modi per riconvertire tale spesa: Non c dubbio alcuno che il segnale grave offerto
dallistituzionalizzazione di 10.000 anziani in questa Regione [Friuli], cos come la
crescita esponenziale della spesa farmaceutica, degli esami di laboratorio, delle visite
specialistiche e quindi delle liste di attesa, configurino spesso una dipendenza
perversa dal sistema dei servizi, cos come un consumismo sanitario soverchiante,
cos come una delega passivizzante, mentre scarsi e scarni sono i segnali di
responsabilizzazione intelligente dei cittadini, pi consapevoli. (A volte tuttavia vene
da sorridere o da rattristarsi quando scopriamo che per molti anziani andare dal
medico o in farmacia, o mettersi in fila al CUP altro non in fondo che raccontarsi un
dialogo, lultimo con la vita, lunico modo di socializzare qualcosa, non pi il lavoro,
losteria, il gioco, ma appunto lunico bene di cui si dispone, la malattia vera o
presunta non ha importanza alcuna.).
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con persone in carne ed ossa nei loro concreti e quotidiani contesti di vita; e
come si fa a rendere persone e contesti in grado di sopportare e di supportare
differenze, disgrazie, conflitti e per tornare al punto contraddizioni. Con
queste strategie che proseguono la deistituzionalizzazione e larricchiscono di
nuovi contenuti e nuove opportunit, la contraddizione della follia,
dellesperienza abnorme di cui la psichiatria depositaria viene mantenuta
aperta, se ne continua a perseguire la socializzazione. Si rompe lisolamento
della persona che sta nel vortice della contraddizione (bench non ne sia
lepicentro), facendo intervenire legami sociali in cui poterla condividere,
anzitutto introducendo figure terze nella consueta relazione duale tra
operatore e utente (o anche: tra servizio e utente), per contrastarne la
vocazione alla separatezza; e si socializza la contraddizione, rendendola
riconoscibile nel disagio diffuso, e trattabile con strategie che costruiscono
attivit, contesti e soggetti in modo da arricchire lesperienza e le risorse di
esperienza di chi vi coinvolto (operatori compresi).
questa la direzione in cui si muovono alcune esperienze locali in cui il
patrimonio della deistituzionalizzazione messo allopera: vi possiamo capire
meglio possibilit, metodologie, problemi ed esiti di queste strategie9.
Un primo caso quello del programma chiamato microaree della
Regione Friuli, avviato dallassessorato alla salute e alla protezione sociale in
accordo con altri assessorati (Direzione Lavoro e Formazione, Direzione
Istruzione e Cultura, Direzione per le Relazioni Internazionali, Comunitarie e
Autonomie Locali) nel quadro di un Laboratorio di per lo sviluppo locale
WIN istituito a questo scopo in base anche ad un protocollo dintesa con
LOrganizzazione Mondiale della Sanit (WHO-WMC) [24]. Va detto che
questo programma, avviato nel 2004, prosegue e generalizza, mettendole in
rete, le esperienze dintervento territoriale nei quartieri degradati gi
sviluppate con il progetto Habitat, salute e sviluppo della comunit
attraverso un accordo tra lASL Triestina, il Comune e Lazienda provinciale
per ledilizia pubblica (ATER). Lobiettivo costruire un welfare municipale
o di comunit attraverso lintegrazione almeno delle politiche sanitarie con
quelle per linclusione sociale e con () le politiche attive del lavoro e della
casa. Lintervento integrato attuato su territori circoscritti identificati a
partire dalla presenza di agglomerati di edilizia pubblica luoghi degradati ,
ed gestito dal distretto socio-sanitario competente. Lidea che intorno
allabitare, e agli abitanti, e con il mandato che proprio all organismo socio
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Fattori di conversione
Individuiamo un cardine di queste esperienze nella posizione che vi
assumono i destinatari. Va detto anzitutto che in essa riconoscibile londa
lunga del protagonismo degli utenti. Grazie anche a certe buone pratiche di
self-help e allassociazionismo degli utenti13. Ora questo protagonismo
entrato in risonanza con le indicazioni provenienti dai programmi europei i
quali, nel campo delle politiche del lavoro, della lotta allesclusione sociale,
del sostegno al reddito, della rigenerazione urbana, promuovono politiche
attive o meglio di attivazione dei diretti interessati: da destinatari passivi
questi ultimi sono diventati agenti coinvolti attivamente negli interventi che li
riguardano. Va ricordato che queste indicazioni possono essere e sono
declinate in misure e pratiche molto diverse, se non opposte, sotto il profilo
dei principi di giustizia ad esse sottesi [29]. Da un lato pesa linfluenza della
versione dell empowerment come responsabilizzazione proveniente dai
modelli di welfare-to-work, soprattutto l dove le culture e le pratiche dei
servizi e degli interventi terapeutici sono gi improntate allidea di mettere
alla prova la meritevolezza dei beneficiari e a operare la relativa selezione. La
giustizia come giudizio morale sulla persona esprime lattuale tendenza
moralizzante dei meccanismi noti di oggettivazione. Conosciamo gi, dalla
psichiatria, il destino di chi pone domande incoerenti, di chi non ce la fa, di
chi non sa o non vuol aderire al programma di normalizzazione; conosciamo
la meccanica della produzione degli scarti. Invece, proprio dalla vicenda
psichiatrica il patrimonio, dicevamo proviene una opposta declinazione in
termini di giustizia dellimperativo dellattivazione. Lesperienza della
conquista e della costruzione pratica dei diritti civili e sociali degli internati,
13
Come per esempio nei casi noti di Massa, Prato e Trento. Che cosa il protagonismo
abbia potuto costruire lo si intravisto nelle voci degli utenti (e non nei portavoce)
che sono intervenuti allincontro sulla salute mentale alla Fabbrica del Programma di
Romano Prodi (8 luglio 2005).
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POLITICHE INTEGRATE
Figura 1 Fattori di conversione
Su questo nodo della ownership dei progetti si dovrebbe parlare soprattutto con
riferimento allidea dellimpresa sociale [37]. Che la ownership dei progetti sia un
requisito decisivo perch essi funzionino anche una indicazione chiara ricavabile
dalla letteratura sullo sviluppo locale sostenibile [38].
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incapacit. La combinazione tra questi diversi registri dazione assume, nei tre
casi sotto esame, forme e dinamiche diverse, agisce su diversi punti di forza.
Cominciamo con il dispositivo dei budget di cura. Esso appunto un
dispositivo politico amministrativo con delibere, un bando, delle
competenze e responsabilit istituzionali fissate, degli standard cui gli attori
convocati devono corrispondere, dei finanziamenti pubblici cui devono
corrispondere dei risultati, delle antenne di controllo e valutazione, eccetera.
Un dispositivo molto dettagliato e governato in modo stringente. Esso ncora
lintegrazione delle politiche al lavoro di valorizzazione delle capacit delle
persone: il budget di cui queste ultime sono titolari un credito, nel senso
detto sopra, un credito pubblico richiede che si integrino tra loro
competenze e interventi sia sanitari che sociali, e le relative politiche,
competenze e interventi sia pubblici che delle compagini sociali, le
cooperative sociali anzitutto. Va detto che per motivi diversi nei diversi
contesti locali non facile far confluire i diversi attori dentro le coordinate del
progetto individualizzato di investimento del budget: i Comuni, gelosi della
loro autonomia anzitutto rispetto alla sanit, e attenti alle logiche politiche; i
servizi pubblici diversi, sanitari e sociali, tendenti alla separazione del loro
oggetto e alla serialit degli interventi; le cooperative sociali, che gli
imperativi della sopravvivenza sul mercato, pi o meno politicamente
protetto, spingono allautoreferenzialit. Come queste diverse abitudini e
culture dellautosufficienza possano essere rotte e dinamizzate, come si
costruisca integrazione e cooperazione tra questi diversi attori, e conflitti e
apprendimento, sarebbe materia di analisi a parte. Comunque accade, e
questa combinazione incanalata a costruire con le persone opportunit per
labitare, il lavorare e lavere una viva relazionale densa e significativa,
dunque a moltiplicare ambiti di azione, di scambio, di incontro e di
esperienza. Come nel caso dellOsteria alla Posta ad Aiello del Friuli, nella
quale si intrecciano interessi diversi: del Comune per la rivitalizzazione
dellunica osteria del paese, dei cittadini per un luogo di socialit, della
cooperativa per un progetto sostenibile, dellASL di Palmanova per i benefici
di inclusione lavorativa e abitativa. Ma resta il vincolo del progetto
individualizzato, della centralit del riferimento alla persona singola, che
rende fragile e sempre incompiuto il lavoro di costruzione di collettivi, di
appartenenze larghe e variegate in cui quella persona si possa sentire cittadino
a pieno titolo, di culture condivise perch fatte insieme. A Palmanova, non per
caso, linsistito riferimento ad un modello di welfare comunitario segnala la
direzione di ci che ancora non compiuto.
Nel caso di Olinda, invece, si tratta di unimpresa sociale che in questo
caso si configura come una forma reticolare di organizzazioni diverse su
progetti condivisi in cui riconoscersi, che fa perno sulla valorizzazione delle
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persone e delle loro capacit, sul lasco necessario (per tutti) per imparare,
scegliere cosa fare da grande, decidere, sbagliare, star male, ricominciare da
capo; dove il percorso di una singola persona non lineare e il tempo a
disposizione sufficientemente lungo, dove il progetto s individualizzato,
ma non isolato, bens integrato in un lavoro collettivo17. Linteresse pubblico
che vi si esprime combina questa valorizzazione con la costruzione di
attrattori che coinvolgono e intensificano la socialit, non solo nel contesto
locale.
Limpresa sociale esiste, e le persone ci sono, solo in quanto la costruzione
di organizzazione sia continuamente alimentata. Ma come tale questa
costruzione deve essere anche sostenibile, deve rispondere agli imperativi
imprenditoriali della redditivit, deve assicurare a ci che vi si costruisce
condizioni di sopravvivenza anzitutto economica. Questo vincolo espone
costantemente al rischio che il fare organizzazione si riduca ad un solo
linguaggio, quello del mercato, del prodotto, del rapporto costi-ricavi,
eccetera, che sacrifica il linguaggio delle opportunit, della valorizzazione
delle persone. Limpresa sociale lo sappiamo unintrapresa
costitutivamente contradditoria, o meglio che combina insieme due registri
dazione, due statuti delle persone, quello dellassistenza e quello della
condizione lavorativa, tra loro incongruenti [37]. Questo accade anche
nellesperienza di Olinda, nella quale la possibilit di sopportare questa
contraddittoriet affidata al far esistere spazi, cose da fare, situazioni o
eventi, altri da s, che cio siano altri dalla propria natura di impresa
economica [39]. Si noti in proposito che Olinda si regge su due gambe, una
cooperativa sociale e unassociazione di volontari; che alla stessa cooperativa
sociale, di tipo B, sono istituzionalmente affidati anche compiti di assistenza:
lostello che essa gestisce e che un esercizio pubblico anche residenza
assistita di 5 utenti che abitano in un contesto di accoglienza generalizzata;
che le attivit commerciali (il bar e il ristorante) e quelle culturali (per
esempio la rassegna culturale estiva) rivolte alla citt le voci principali del
bilancio dimpresa sono intensamente coltivate per coinvolgere altre
organizzazioni, per mettere in circolo al proprio interno altre ragioni per fare
cose insieme, e per costruire altri legami oltre a quelli economici (di
partecipazione culturale, o politica, per esempio). In questo senso, limpresa
sociale di Olinda produce degli ibridi, o dei semilavorati il cui processo
produttivo resta aperto, anche quando a fine serata si chiudono i conti della
cassa del ristorante (a volte 30, a volte 130 clienti). Si tratta sempre di
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Bibliografia
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[7] Putnam R. Bowling Alone. NewYork: Simon and Schuster; 2000.
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Associazione Franco Basaglia (Trieste), Trieste
5-6 novembre 2004.
www.exclusion.net
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[13] Giannichedda M. La democrazia vista dal manicomio. Animazione Sociale 2005;
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