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Premessa
Nella prima versione della biografia che ho dedicato a Galeotto Tarlati di
Pietramala (1356-1398), pubblicata sul web nel maggio 2014, manca
una notizia fondamentale che ho presentato successivamente
(novembre 2015), e che riguarda la fuga di Galeotto da Avignone sul
finire del 1397, prima a Valence e poi a Vienne, dove scompare l'8
febbraio 1398.
Galeotto scappa da Avignone perch quell'ambiente gli era diventato
ostile, di pari passo all'ascesa politica dei Malatesti nel mondo pontificio
romano, quando Pandolfo III (fratello di sua madre Rengarda)
nominato comandante supremo delle armi della Chiesa, e mentre un
cugino di Pandolfo III, Leale, vescovo di Rimini (1374-1400).
La fuga da Avignone, ricalca quella precedente di Galeotto stesso da
Urbano VI verso la stessa Avignone, nel settembre 1386.
E sembra completare un doppio profilo, quello biografico di un Cardinale
"ribelle" per restare legato al dettato evangelico; e quello storico
generale, in cui si inserisce il dato personale, per cui abbiamo scelto di
intitolare queste pagine appunto Profilo di una crisi.
La biografia di Galeotto Tarlati di Pietramala richiama i principali aspetti
della situazione politica europea nella seconda met del XIV secolo, e
rimanda ai fondamentali avvenimenti della Chiesa di Roma e del Papato
di Avignone, sul cui sfondo interagiscono guerre, invasioni e massacri.
La prima stesura dei miei scritti su Galeotto Tarlati di Pietramala (aprile
2014), conteneva una dedica ad Ezio Raimondi, scomparso il 18 marzo
di quell'anno.
Dedica che qui voglio ripetere, unendo il suo ricordo a quello degli altri
miei Maestri all'Ateneo bolognese, come Paolo Rossi, Gina Fasoli,
Giovanni Maria Bertin, Luciano Anceschi, Enzo Melandri.
Era il Magistero bolognese di una grande stagione culturale, nella prima
met degli anni Sessanta, in cui il nostro desiderio di imparare trovava
la risposta dialettica e dialogica in quei Maestri.
Largomento di queste mie pagine riguarda lultima stagione del
Trecento, la grande e drammatica stagione che avverte gli echi
petrarcheschi, ed intravede le immagini di un umanesimo che, al
contrario della politica e delle armi, intende unire lEuropa, recuperando
leredit latina e rilanciandola come occasione di analisi storica e
culturale.
In un antico saggio (1956), che resta fondamentale ancor oggi,
Quattrocento bolognese: universit e umanesimo, Raimondi va alla
ricerca di unidentit specifica dellumanesimo universitario cittadino,
chiedendosi se esso abbia avuto una fisionomia problematica pi o
meno individuata, e se sia stato indipendente dagli organismi della
cultura tradizionale.
La risposta che Raimondi offre, va oltre laspetto che potremmo definire
enciclopedico (come serie di nozioni nuove da diffondere tra studenti e/o
studiosi), ma soprattutto sincentra nella questione metodologica che
lautore compendia in modo aperto, problematico, ovvero non
sentenzioso o dogmatico: Queste pagine sono nate dal proposito di
dare una risposta alla domanda sulle caratteristiche dellumanesimo
universitario bolognese.
Raimondi conclude: Qualora la prospettiva che venuta emergendo
corrisponda sul serio a una storia di uomini impegnati e quasi costretti a
vivere nel loro tempo, doveroso concludere che quellumanesimo
esistito.
1. Da Avignone a Costanza
Galeotto Tarlati di Pietramala (1356-1398), nominato Cardinale diacono
l11 settembre 1378, vive in uno dei periodi pi tragici della storia della
Chiesa di Roma, tra la cattivit avignonese (1305-1377) ed il Grande
Scisma (1378-1417), sfociato nei roghi del Concilio di Costanza (14141418), quando, in nome della Croce, si uccidono Giovanni Huss (1415) e
Girolamo da Praga (1416).
Huss, professore a Praga, eliminato nonostante il salvacondotto
imperiale di cui era munito. I particolari dellesecuzione sono terribili. Lo
attaccano ad un palo e gli danno fuoco. I soldati che rinvengono il suo
cuore, lo bruciano separatamente. Suo scolaro era stato Girolamo da
Praga. Quelle fiamme ricordano quanto accaduto a Roma nel 1354 al
corpo di Cola di Rienzo, ucciso con una stoccata nel ventre: fu prima
mutilato del capo, poi appeso per i piedi alle forche e colpito per due
giorni dalle sassate di scherno dei giovani, ed infine bruciato dai Giudei
davanti al mausoleo di Augusto [F. Papencordt, Cola di Rienzo e il suo
tempo, Pomba, Torino 1844, p. 289].
I resti di John Wycliff morto nel 1384, di cui Giovanni Huss stato il
continuatore, nel 1428 per ordine di Martino V, saranno esumati e
bruciati nella diocesi inglese di Lincoln (retta da Richard Fleming,
fondatore del Lincoln College in Oxford), e le sue ceneri gettate nelle
acque del fiume Clyde in Scozia, in esecuzione di un decreto emanato
quattordici anni prima, dopo che i suoi libri erano stati banditi nel 1403
e bruciati nel 1415 quando lo si dichiar eretico a Costanza.
Nellesperienza di Galeotto come uomo di Chiesa ed intellettuale
formatosi sui classici che arricchivano la sua biblioteca, c un elemento
costante, il suo rimettere in discussione tutto, con uno spirito saldo di
ribellione che lo porta a fuggire prima da Urbano VI verso Avignone nel
settembre 1386; e poi dalla stessa Avignone, nel settembre 1397, verso
Valence e Vienne, dove muore l'8 febbraio 1398.
Papa Urbano VI (Bartolomeo Prignano, successore di Gregorio XI) fa
uccidere il Vescovo dellAquila Stefano Sidonio (1385) e cinque Cardinali
(1386): Marino del Giudice, Giovanni dAmelia, Bartolommeo di
Cogorno, Ludovico Donati e Gentile di Sangro, personaggi tutti de pi
dotti e cospicui del sacro Collegio, scrive Ludovico Antonio Muratori
[Annali, sub 1385, VIII, Giuntini, Lucca 1763, p. 324]. Un altro
Cardinale arrestato, linglese Adam Easton, si salva grazie allintervento
di Riccardo II re dInghilterra.
Cette conduite dUrbain alinoit de lui ses plus affidez. Le Cardinal Pile
de Prat Arcivque de Ravenne, et Gouverner de Corneto, et le Cardinal
Galeot Tarla de Pietra Mala labandonnrent alors, pour aller joindre
Clement Avignon [J. Lenfant, Histoire du Concile de Pise, I, Utrecht
1731, p. 55].
Proprio con Urbano VI sinaugura la lunga stagione dintolleranza che
sfocia nei roghi "conciliari" di cui s detto. Urbano VI, Arcivescovo di
Bari, lultimo Pontefice eletto, l8 aprile 1378, al di fuori del collegio
cardinalizio. Il 24 maggio 1384 da Napoli, dove era giunto a fine
settembre 1383, si trasferisce a Nocera, rifugiandosi presso suo nipote
Francesco Prignano detto Butillo (che in spagnolo significa pallido).
Urbano VI teme che il re di Napoli Carlo III dAngi Durazzo stia
cospirando contro di lui, con laiuto dei sei Cardinali gi ricordati, che fa
imprigionare l11 gennaio 1385.
Dopo lelezione, Urbano VI pronuncia una furibonda requisitoria contro
la corruzione di Cardinali e di prelati [F. Gaeta, Il tramonto del
Medioevo, ne La crisi del Trecento, Bergamo 2013, pp. 280-397, p.
3. Lepistola Ad Romanos
Sono Pierre de Monteruc (11 giugno), e Stefano Aubert (18 giugno), due
cugini, figli di fratelli di papa Innocenzo VI (tienne Aubert, 1282-1362),
che viaggiano separatamente.
Assieme invece giungono il 25 giugno altri due cugini, Nicole de Besse,
Cardinale di Limoges, ed il nostro Pierre Roger de Beaufort, un cui zio fu
Clemente VI, Pierre Roger, quarto papa dAvignone, dal 1342 al 1352.
[H. Gilles a p. 39 in nota 5 rimanda a Cronache Malatestiane dei secoli
XIV e XV, tomo XV, 2 di Rerum Italicarum Scriptores, a cura di A. F.
Massra, Bologna 1922, p. 29].
Pandolfo II, figlio di Malatesta Antico, il 16 ottobre 1367 partecipa con lo
zio Galeotto I (il nonno del nostro Cardinal Galeotto), a Roma, al corteo
per il rientro di Papa Urbano V.
Circa la citt di Vienne, va ricordato che suo Arcivescovo era Thibaud de
Rougement, nominato da Benedetto XIII il 17 settembre 1395. Resta a
Vienne sino al 1405, quando trasferito dal Papa a Besanon, dopo che
le truppe di Thibaud hanno avuto pesanti scontri (con vari castelli
bruciati), durante la guerra tra lo stesso Thibaud ed i fratelli Guy et Jean
de Torchefelon che avevano rifiutato di rendergli omaggio.
Thibaud de Rougement nel 1398 provoca un grave scontro con gli
ufficiali reali di Santa Colomba, colpendo con interdetto e scomunica
questo antico sobborgo di Vienne. Ne nasce una forte tensione che
arriva a coinvolgere Papa e Re.
Le fonti storiche riferiscono di aspri conflitti sorti fra Thibaud (che
aveva anche il titolo di Conte di Vienne) e Charles de Bouville,
governatore del Delfinato, per i diritti temporali che gli sono restituiti
soltanto nel 1401, dopo un intervento regio dellagosto 1399.
Il 23 gennaio 1397, a Parigi, Thibaud battezza Luigi, figlio del re di
Francia Carlo VI e della regina Isabella, figlia di Stefano II, duca di
Baviera, e di Taddea Visconti di Milano (figlia di Barnabo).
Lanno prima Carlo VI ha concordato con Riccardo II dInghilterra le
nozze di questultimo con la propria figlia Isabella di Valois, una bambina
che nel 1400 resta vedova ad appena dieci anni det.
7. Notizie italiane
Nel frattempo nata (1396) la lega di Carlo VI con Firenze, Ferrara,
Mantova e Padova contro i Visconti.
Capitano nominato Carlo Malatesti (fratello di Rengarda, la madre del
nostro Cardinale), che nel 1397 a Mantova fa rimuovere unantica statua
di Virgilio, con un gesto ritenuto da Coluccio Salutati oltraggioso verso la
poesia, e da Pier Paolo Vergerio indegno dun principe che pretenda di
amare gli studi e la storia.
Quello di Carlo soltanto un atto politico per segnalarsi al potere
ecclesiastico, credendo un delitto che i cristiani venerassero un uomo
non cristiano, come si legge nella biografia di Vittorino da Feltre scritta
(1474 ca.) dal suo allievo mantovano Francesco Prendilacqua [De vita
Victorini Feltrensis, Typiis Seminarii, Patavii 1774, p. 93].
Circa i Visconti, abbiamo ricordato che Galeotto Tarlati nella sua fuga dal
Papa romano Urbano VI aveva trovato rifugio proprio a Milano presso
Gian Galeazzo Visconti. Ed al Visconti Galeotto resta legato, se nel 1390
da Avignone gli scrive auspicando che il vessillo della vipera sventoli
sulle sponde dellArno, e nel 1391 gli indirizza una lettera tutta
vibrante dodio contro Firenze scrive Francesco Novati [Due lettere del
cardinale di Pietramala a Gian Galeazzo Visconti (1390-91), Archivio
storico lombardo, 43, 1916, pp. 185-191, pp. 185-186].
Il nome di Carlo Malatesta va infine legato alle nozze fra la sua nipote
Antonia e Giovanni Maria Visconti.
Galeotto combattendo Firenze colla penna intendeva venir in soccorso
de congiunti suoi che lassalivano colla spada, commenta Novati [p.
187].
Florentiam ipsam, valido exercitu circumdate: linvito (anzi una
specie di ordine di etica politica, pi che un piano di strategia militare),
che la penna di Galeotto indirizza al Visconti nella prima lettera: Illa,
illa urbs petenda est, unde pecuniarum auxilia prodeunt, unde erumpunt
fraudes, unde armorum gentibus subvenitur: nichil erit impossibile eis,
dum eorum ager sine hoste erit, dum nudus agricola solvet ad occasum
boves quos ad solis ortum ligaverat; dum lanarum colos trahent ruricole
mulieres; dum lucrum diei avarus sed quietus mercator numerabit ad
vesperum [pp. 189-190].
Nella seconda lettera, Galeotto ribadisce che necessario attaccare la
Toscana: in Tusciam cum reliquis est vertenda manus. Illic bellum
extinguatur ubi ortum habuit; illic victoria habeatur, ubi sunt hostes; illic
pena infligatur, ubi scelera sunt patrata [pp. 190-191].
La cronaca politica resta sullo sfondo del giudizio che Francesco Novati
compone di Galeotto (Adorno di belle doti morali ed intellettuali),
partendo proprio da quelle due lettere del 1390-91, le quali a suo parere
dimostrano come i contemporanei avessero ragione di lodar lingegno e
la dottrina del porporato aretino [p. 188].
Novati osserva pure che la lettera del 1391 era anche vibrante di gioia
per la morte del conte Giovanni dArmagnac, ucciso alle porte
dAlessandria mentre combatteva ingaggiato dal doge di Genova
ondannientare la potenza di Gian Galeazzo Visconti [p. 185].
Sulla scorta di una nota di Novati [p. 185, nota 2], troviamo nelle
Memorie spettanti alla storia di Milano (curate da Giorgio Giulini
(1714-1780), vol. V, Colombo, Milano 1856, p. 764): Alcuni scrittori,
col nostro annalista milanese, dicono chegli [Giovanni dArmagnac] era
ferito; ma i cronisti di Piacenza e di Bergamo, e lEstense, pi
divisione della societ in classi pervade fino in fondo, nel Medioevo, tutte
le considerazioni teologiche e politiche [p. 74].
C anche in Galeotto la concezione gerarchica della societ che Huizinga
descrive nel terzo capitolo del suo saggio, dove ricorda lattribuzione alla
nobilt del compito di difendere il mondo, di promuovere la virt e
mantenere la giustizia [p. 82].
Firenze era la citt che aveva soffocato a mano armata il tumulto dei
Ciompi (agosto 1378).
Chiesa ed aristocrazia in Italia avevano vivo il ricordo di quanto
accaduto a Parigi nel 1358, con la salita al potere di un mercante,
tienne Marcel, grazie allazione della borghesia cittadina che cos si
contrapponeva alla politica monarchica e della nobilt che la sosteneva.
E con luccisione dello stesso Marcel, che aveva tentato di collegare la
rivoluzione parigina con la rivolta nelle campagne, guidata da un vecchio
soldato (Charles Guillaume, sconfitto e ghigliottinato), e soffocata nel
sangue.
Nota. Galeotto, il politico.
Abbiamo letto in Novati su Galeotto: Urbano VI lavea creato Cardinale
diacono di S. Agata. Ma la sua fortuna dur poco [pp. 187-188].
Novati come fonti cita L. Cardella, Memorie storiche de Cardinali della
Santa Romana Chiesa, II, Pagliarini, Roma 1793 e N. Valois, La
France et le Grand Schisme dOccident, II, Paris 1896.
Sullintervento di Giovanni dArmagnac, cfr. A. Antonielli, F. Novati, Un
frammento di zibaldone cancelleresco lombardo del primissimo
Quattrocento. Testo ed illustrazioni storico-critiche ai documenti
contenuti nel Frammento Pallanzese, Archivio Storico Lombardo, 1913,
Serie IV, vol. 20, fasc. 40, pp. 304-305.
Giovanni dArmagnac stipula il 16 ottobre 1390 a Mende un trattato con
la repubblica toscana. Il 26 luglio 1391 il suo esercito tagliato a pezzi
dalle truppe viscontee.
Circa Giovanni dArmagnac, ricordiamo che era il fratello di Beatrice
dArmagnac, detta la gaie Armagnageoise, moglie di Carlo Visconti dal
1382. Lanno prima Beatrice era rimasta vedova di Gaston de Bearn o
de Foix, nato nel 1365.
Stimolarono i Fiorentini il re di Francia, e non si sa con quai mezzi
lindussero, malgrado gli stretti vincoli del sangue, a spedire per la
Savoia un corpo di diecimila Francesi, comandati dal conte dArmagnac.
Sebbene il duca di Savoia fosse pure stretto parente del conte, che era
figlio di Bianca di Savoia, pure lasci libero il passo a queste truppe. Il
comandante conte dArmagnac era parente stretto di Carlo Visconti,
figlio di Barnab, che viveva miseramente ramingo colla sua moglie
Beatrice dArmagnac: cfr. P. Verri, Storia di Milano I, Marelli, Milano
1783, p. 412.
Tra le genti darme assoldate nel 1388 c un Giantedesco da
Pietramala, figlio di Marco, considerato valorosissimo, e celebrato
capitano di ventura, poi onorato da una statua equestre di Giacomo
della Quercia nel Duomo di Siena.
In margine alla prima lettera, laddove Galeotto accusa quel sistema che
genera la ricchezza della nuova societ fiorentina (Illa, illa urbs
petenda est, unde pecuniarum auxilia prodeunt, unde erumpunt
fraudes...), si pu osservare che nel nostro Cardinale agiscono non
soltanto gli istinti legittimi della difesa di interessi famigliari, ma
incontriamo pure una ben precisa visione politica, tipica della gerarchia
ecclesiastica, non basata sul valore del censo economico "conquistato" e
non ereditato, ma su quello che scaturisce dallesercizio del potere e
delle armi che lo sorreggono.
8. La visita a Valence
Galeotto di Pietramala resta per pi di tre mesi a Valence [cfr. R. Brun,
Annales avignonnaises de 1382 1410 extraites des archives de
Datini, dans Mmoires de lInstitut historique de Provence, p. 40]. Il
Vescovo di Valence dal 1390 Jean Grard de Poitiers (ca. 1368-1452),
succeduto a Amedeo di Saluzzo (1361-28.6.1419).
Amedeo di Saluzzo era legato a Galeotto di Pietramala dallo stesso
interesse verso la cultura, appartenendo a quel cenacolo umanistico
formato dai chierici ed intellettuali, i quali ruotavano attorno a
Benedetto XIII ed alla sua celebrata biblioteca ricca di opere giuridiche e
stupefacente per i testimoni della classicit che vi venivano custoditi
[cfr. A. Bartocci, Il cardinale Bonifacio Ammannati legista avignonese
ed un suo opuscolo contra Bartolum sulla capacit successoria dei Frati
Minori, Rivista internazionale di Diritto Comune, 17, Roma 2006, pp.
251-297, p. 267].
Coville osserva: le cardinal qui Avignon attirait le plus volontieri
crivains et humanistes tait Galeotto [cfr. A. Coville, La vie
intellectuelle dans les domaines dAnjou-Provence de 1380 1435,
Parigi 1941, p. 403].
Degli episcopati di Valence e di Die, Amedeo di Saluzzo
amministratore tra novembre 1383 e giugno 1388. Il 23 dicembre 1383
Amedeo creato Anticardinale da Clemente VII, il cui padre era cugino
della madre di Amedeo, Beatrice, figlia di Ugo conte di Ginevra [cfr. P.
Rosso, Cultura e devozione fra Piemonte e Provenza. Il testamento del
cardinale Amedeo di Saluzzo (1362-1419), Cuneo 2007, p. 13].
Il nuovo Antipapa Benedetto XIII (eletto il 28 settembre 1394) invia poi
Amedeo di Saluzzo in legazione a Ferdinando re di Aragona.
Successivamente (1390) Amedeo lascia il partito di Benedetto XIII e
saccosta a quello di Bonifacio IX (eletto nel 1389), il quale lo nomina
cancelliere della Chiesa di Roma. Nel 1403 Amedeo diventa Camerlengo
e Protodiacono del Sacro Collegio.
Insomma, litinerario di Amedeo di Saluzzo rassomiglia molto a quello di
Galeotto di Pietramala. Il quale propone pubblicamente il percorso di
risoluzione dei contrasti tra Roma ed Avignone, con la via cessationis
o via cessionis, consistente nelle dimissioni del Pontefice di Avignone,
quel Benedetto XIII presso cui si era rifugiato lo stesso Galeotto.
Poi Galeotto giustifica lo stesso Pontefice per la sua risposta negativa
alla sua proposta, contenuta nella gi ricordata epistola Ad Romanos
del 1394.
Va ricordato pure il ruolo del re di Francia Carlo VI che intendeva
riunificare la cristianit come scrive Franco Gaeta, op. cit.], partendo
proprio dalla via cessionis della rinuncia di entrambi i Papi. Il rifiuto
che esprimono, porta la Francia a sottrarsi (1407) alla loro obbedienza,
e provocano la crisi dellautorit papale, poi risolta soltanto al Concilio di
Costanza.
Il soggiorno di Galeotto a Valence va collegato anche a quanto si
prepara appunto in Francia, ricordando che la corona fece deliberare la
sottrazione dobbedienza dallassemblea del clero tenutasi a Parigi tra il
maggio e lagosto 1398 [Rosso, op. cit., p. 18].
Scomparso Clemente VII il 16 settembre 1394, Galeotto da Pietramala si
trova al conclave per lelezione (28 settembre) del nuovo Antipapa
Benedetto XIII, laragonese Pedro Martnez de Luna (1328-1423).
Poco dopo, comunque prima di dicembre [Ornato, op. cit., p. 28],
Galeotto scripsit gravem epistolam ad cives Romanos; in qua eos
primo redarguit quod ipsi fuerint auctores schismatis, deinde hortatur ut
ed i suoi successori il titolo di delfino [p. 166]. Schiavo dei Papi, egli
sottopose a loro non soltanto i suoi progetti ma pure i suoi atti
amministrativi. Il Papa avignonese lo porta a poco a poco a spogliarsi
duna sovranit che avrebbe poi rimpianto [pp. 166-167]. Anche se il
delfino sperava di salire in alto nelle dignit ecclesiastiche. Ma poi si
sposa con Jeanne de Bourbon [p. 168].
Nel 1389 Carlo VI andando da Parigi ad Avignone si ferma a Vienne,
desiderando desser considerato come vicario dellimpero [p. 179].
Ritorniamo a Thibaud de Rougement che, come si gi visto, nel 1398
provoca un grave scontro con gli ufficiali reali di Santa Colomba,
colpendo con interdetto e scomunica questo antico sobborgo di Vienne
[p. 195]. Ne nasce una forte tensione che arriva a coinvolgere Papa e
Re. [Cfr. pure M. C. Charvet, Histoire de la Sainte glise de Vienne,
Lyon 1761, p. 341.]
Thibaud de Rougement, nominato da Benedetto XIII Arcivescovo di
Vienne il 17 settembre 1395, entra solennemente nella citt l8
dicembre dello stesso anno. Resta a Vienne sino al 1405, quando
trasferito dal Papa a Besanon, dopo che le truppe di Thibaud hanno
avuto pesanti scontri (con vari castelli bruciati), durante la guerra tra lo
stesso Thibaud ed i fratelli Guy et Jean de Torchefelon che avevano
rifiutato di rendergli omaggio.
Le fonti storiche riferiscono di aspri conflitti sorti fra Thibaud (che
aveva anche il titolo di Conte di Vienne) e Charles de Bouville,
governatore del Delfinato, per i diritti temporali che gli sono restituiti
soltanto nel 1401, dopo un intervento regio dellagosto 1399. [Cfr. A.
Devaux, Essai sur la langue vulgaire du Dauphin septentrional au
moyen ge, Genve 1968, p. 82.]
Thibaud accusa gli ufficiali regi di averlo privato della sua giurisdizione
temporale, e li scomunica.
Thibaud protagonista nel 1402 di un terribile scontro con Guy e Jean
de Torchefelon, su cui rimandiamo a questa scheda.
Thibaud de Rougemont, prince-archevque de Vienne de 1395 1405,
devenu ensuite archevque de Besanon (1405). Famille illustre dans le
comt de Bourgogne. En 1382, le dauphin Charles II devient roi sous le
nom de Charles VI. Par un arrt de 1400, il rtablit larchevque
Thibault et son chapitre dans leurs prrogatives temporelles sur Vienne.
En 1402 les archevques de Vienne deviennent abbs perptuels de
lordre de Saint-Chef et seigneurs du bourg et de ses dpendances, le
chteau de Saint-Chef est pris et ruin dans la guerre acharne que se
font Thibaud de Rougemont et les frres Guy et Jean de Torchefelon,
ceux-ci ayant refus de faire hommage larchevque de leur chteau
de Montcarra. Le fougueux prlat attaque brusquement ce chteau et le
brle. Les Torchefelon prennent et incendient celui de Saint-Chef, en
font autant de celui de Seysseul et ravagent tous les environs. Lorsque
le gouverneur du Dauphin intervient pour chercher arrter ces
dsordres scandaleux, Thibaud excommunie les officiers du roi. Lanne
suivante, les Torchefelon brlent le chteau de Mantaille. Les troupes de
larchevque incendient leur tour le chteau de Torchefelon. Le pape
Benot XIII saisit avec empressement loccasion de transfrer de
Rougemont Besanon.
[Fonte: http://empireromaineuropeen.over-blog.org/2015/04/histoiredu-dauphine-archeveche-de-vienne-comte-du-viennois-eveche-degrenoble-comte-de-grenoble-vicomte-de-briancon.html]
Documenti.
Dallepistola XVIII delle Sine nomine di F. Petrarca.
Tam calidi tamque precipites in Venerem senes sunt. Tanta eos etatis
et status et virium cepit oblivio. Sic in libidines inardescunt, sic in omne
ruunt dedecus quasi omnis eorum gloria non in cruce Cristi sit, sed in
commessationibus et ebrietatibus et que has sequuntur in cubilibus
impudicitiis. Sic fugientem manu retrahunt iuventam atque hoc unum
senectutis ultime lucrum putant, ea facere que iuvenes non auderent.
Hos animos et hos nervos tribuit hinc Bacchus indomitus, hinc
orientalium vis Baccharum. O ligustici et campani palmites, o dulces
arundines et indice nigrantes arbustule ad honestas delitias et
comoditates hominum create, in quos usus et quantam animarum
pernitiem clademque vertimini! Spectat hec Satan ridens atque in pari
tripudio delectatus interque decrepitos ac puellas arbiter sedens stupet
plus illos agere quam se hortari; ac ne quis rebus torpor obrepat, ipse
interim et seniles lumbos stimulis incitat et cecum peregrinis follibus
ignem ciet, unde feda passim oriuntur incendia. Mitto stupra, raptus,
incestus, adulteria, qui iam pontificalis lascivie ludi sunt. Mitto raptarum
viros, ne mutire audeant, non tantum avitis laribus, sed finibus patriis
exturbatos, queque contumeliarum gravissima est, et violatas coniuges
et externo semine gravidas rursus accipere ac post partum reddere ad
alternam satietatem abutentium coactos. Que omnia non unus ego, sed
vulgus novit et si taceat, quamvis, ne id ipsum taceat, iam maior est
indignatio quam metus et minacem libidinem vicit dolor. Hec, inquam,
universa pretereo. Malo quidem te hodie ad risum quam ad iracundiam
provocare. Ira enim que ulcisci nequit in se flectitur et in dominum suum
sevit.
NOTE
La biblioteca di Galeotto.
Cfr. J. Perarnau I Espelt, Cent vint anys daportacions al coneixement
de la biblioteca papal de Penscola, Arxiu de textos catalans antics,
Institut dEstudis Catalans, 6, Barcelona 1987, pp. 315-338, p. 317.
Questo ms. (Parigi, Biblioteca Nazionale) un trattato mistico, il Liber
soliloquiorum animae penitentis ad Deum, eseguito tra il 1387 e il
1398: cfr. E. Castelnuovo, Avignone, Enciclopedia dell Arte Medievale
(1991), ad vocem. Esso cit. tra i testi qui solebant esse in camera
Cervi volantis, nunc vero sunt in magna libraria turris del Cabinet de
travail di Benedetto XIII, come risulta dallinventario M. Faucon, La
librairie des papes dAvignon, sa formation, sa compositions, ses
catalogues (1316-1420), daprs les registres de comptes et
dinventaires des Archives vaticanes, Paris, 1886-1887, t. II, p. 27-31.
Esso risulta copertus de sinerisio colore: cfr. il cit. testo di PommerolMonfrin, La Bibliothque pontificale Avignon et Peiscola, I, Rome,
1991, pp. 127, 322.
Cfr. Emile-A. Van Moe, Deux manuscrits de la bibliothque de Benot
XIII, Bibliothque de lcole des chartes, 1940, 101. pp. 218-220, p.
219: Cest un trait asctique demeur anonyme et dont nous ne
connaissons pas dautre exemplaire: "Liber soliloquiorum animae
penitentis ad Deum pro impetranda de peccatis venia et gratia
lacrymarum". Ce qui fait le mrite, quon na pas encore signal, de
notre ms., ce sont les initiales histories qui commencent chacune de
ses parties. Au fol. 5, on voit Madeleine aux pieds du Christ. A ct
delle, un personnage en chape rouge peut parfaitement tre reconnu,
grce au chapeau rouge plac ct de lui: cest le cardinal de
Pietramala. On peut penser quil sagit dun vritable portrait. Dalla
scheda relativa al Liber Soliloquiorum Animae Paenitentis della
Bibliothque nationale de France, Dpartement des Manuscrits, Paris,
riporto: Au f. 1, blason peint: dazur six carreaux dor, trois, deux et
un, avec la note suivante de la main de Baluze: "Insignia Galeotti Tarlati
de Petramala, facti cardinalis ab Urbano VI, anno 1378"; au dbut de
nombreux cahiers subsiste la mention contemporaine: "Pro domino
cardinali de Petramala". Per la provenienza si precisa: Petramala,
Galeotus Tarlatus de; Benedict XIII, Antipope; Fuxo, Petrus de; College
de Foix; Colbert, Jean Baptiste; Bibliothque nationale de France.
Cfr. mirabileweb.it, sito promosso dalla Societ Internazionale per lo
Studio del Medioevo Latino e dalla Fondazione Ezio Franceschini.
A proposito di Galland, Les papes dAvignon et la Maison de Savoie
(1309-1409), gi cit., quel testo prosegue: Ces deux cardinaux se
trouvrent compltement dconcerts lorsquclata la rupture entre
Urbain VI et Charles de Duras la fin de 1384. En effet, le pape de
Rome, dsormais plein de mfiance pour son entourage, se laissa aller
des manifestations de fureur et des gestes dune rare violence: il fit
torturer et emprisonner les six cardinaux qui lavaient accompagns
Naples. Pileo et Galeotto taient de ceux qui pouvaient redouter le
mme sort: en effet, le cardinal de Ravenne stait compromis en
essayant de rconcilier Urbani VI avec Duras, et on pouvait reprocher
Pietramala ses ouvertures en faveur des clmentins. Ds 1385, Pileo se
joignit dautres cardinaux pour dnoncer la violence du pape dans un
long manifeste adress au clerg de Rome 121. Ctait la rupture: elle
fut consomme lanne suivante. Pileo et Galeotto dcidrent ensemble
de fuir lItalie. Ils se rfugirent dabord Pavie chez Gian Galeazzo
Visconti et publirent un nouveau manifeste contre le pape qui les avait
In margine alla prima lettera, laddove Galeotto accusa quel sistema che
genera la ricchezza della nuova societ fiorentina (Illa, illa urbs
petenda est, unde pecuniarum auxilia prodeunt, unde erumpunt
fraudes...), si pu osservare che nel nostro Cardinale agiscono non
soltanto gli istinti legittimi della difesa di interessi famigliari, ma
incontriamo pure una ben precisa visione politica, tipica della gerarchia
ecclesiastica, non basata sul valore del censo economico "conquistato" e
non ereditato, ma fondata su quello che scaturisce dallesercizio del
potere e delle armi che lo sorreggono.
Gi i Comuni avevano spogliato i Vescovi della giurisdizione politica sulle
citt. La posizione di Galeotto quindi una significativa immagine dello
scontro ideologico, si direbbe oggi, che agita il suo tempo.
Tra le genti darme assoldate nel 1388 c un Giantedesco da
Pietramala, figlio di Marco, considerato valorosissimo, e celebrato
capitano di ventura, poi onorato da una statua equestre di Giacomo
della Quercia nel Duomo di Siena.
Ebbe tre figli illegittimi, conclude la nota biografica del Cardinal
Galeotto di Pietramala che illustra la genealogia del nostro personaggio
nel cit. volume di Ubaldo Pasqui (p. 394).
Si tratta di una notizia falsa. Questi tre figli naturali sono fratelli di
Marco, figlio di un altro Galeotto Tarlati, cit. appunto a p. 58 del suo
stesso lavoro, nel terzo volume dove appare la falsa genealogia. Un
Galeotto che anteriore al nostro cardinale, e che fu signore di San
Niccola e di Soci, come leggiamo a p. 375 (cap. 6) della Storia delle
repubbliche italiane dei secoli di mezzo, di J. C. L. Sismondo Sismondi,
I, Storm-Armiens, Lugano 1838 (cfr. anche p. 413, tomo VI, delled.
italiana 1818, s.l.).
I nomi di questi tre inesistenti figli illegittimi del Cardinale sono riportati
nella genealogia dello stesso, di p. 390: Tommaso, Betto, Guido.
Tra parentesi.
Tommaso rimanda al nonno del Cardinale, detto Masio o Magio.
Betto, ovvero Benedetto, richiama Benedetto Sinigardi (1190-1282),
figlio di una Elisabetta Tarlati, compagno di San Francesco e poi
proclamato beato. Da ricordare pure che si rinnova anche un nome
celebre nella storia della letteratura, perch ad un Tommaso di
Pietramala, Cino da Pistoia indirizz la canzone Lo gran disio che mi
stringe cotanto, chiedone la sua protezione in qualit di capitano del
popolo della sua citt. Siamo nel 1303. Il testo della parte della canzone
di Cino da Pistoia che ci interessa, il seguente: Canzone, vanne cos
chiusa chiusa / entro n Pistoia, a quel di Pietramala, / e giungi da
quellala, / da la qual sai che l nostro segnor usa; / poi d, se v l
diritto segno, in agio: / "Guardami, come di, da cor malvagio".
Sullargomento, cfr. M. Barbi, Studi danteschi, V, 1922, p. 120; S.
Ferrara, La posie politique de Cino da Pistoia, in La posie politique
dans lItalie mdieval, a cura di A. Fontes Baratto, M. Marietti, C.
Perrus, Parigi 2005, pp. 215-256, p. 232.
Infine Guido ricorda il Vescovo Guido Tarlati, Signore di Arezzo dal 14
aprile 1321 alla morte, avvenuta il 21 ottobre 1327.
Nota bibliografica, su altri volumi consultati:
L. Mayeul Chaudon, Nuovo dizionario istorico, XXVI, Morelli, Napoli
1794
F.-Z. Collombet, Histoire de la Sainte glise de Vienne, II, Lecoffre,
Parigi 1847
Documenti.
Appendice
Galeotto Tarlati, la fuga da Avignone.
Aggiorniamo la biografia di Galeotto Tarlati di Pietramala (1356-1398),
pubblicata nel 2014, "Tra la Croce e la spada. Galeotto di
Pietramala, cardinale, e la Chiesa di fine Trecento". Si tratta di un
particolare importante per quella biografia, e per comprendere la
figura del nostro Cardinale "malatesiano".
Rimini, 8 luglio 2016
Nel 1397 Galeotto fugge da Avignone, soggiorna per alcuni mesi a
Valence e poi si reca a Vienne, citt "ad Rhodanum fluvium sita", nel
Delfinato, dove scompare l8 febbraio 1398.
Nicolas de Clamanges, nella celebre epistola XII "Malle tibi laetiora"
(diretta "Ad Gontherum Colli, Galliae Regis secretarium", ovvero Gontier
Col, segretario di Carlo VI e di Giovanni, duca di Berry, e nella
primavera del 1395 ambasciatore ad Avignone), in cui leggiamo la
notizia della scomparsa "clarissimi viri et optimi Galeoti de Petra Mala",
ci precisa che Galeotto era stato Cardinale "nuper", ovvero "nei tempi
andati" ("Sacrosanctae nuper Romanae Ecclesiae Diacon Cardinalis").
Il che significa che si era dimesso da ci che Nicolas stesso definisce
come "il vertice pesante di una eminente carica" ("in praecipui honoris
arduo culmine positus").
Questo passo dellepistola XII documenta il contrasto fra Galeotto ed il
Papato di Avignone, autorizzandoci a parlare di una fuga del nostro
Cardinale da quella Corte pontificia.
Nicolas de Clamanges come Rettore dellUniversit di Parigi fu in
rapporto diretto con Regno e Papato: scrive infatti una lettera al Re
Carlo VI, due a Papa Clemente VII, due ai Cardinali dAvignone ed una a
papa Benedetto XIII, come leggiamo in un testo di tesi di laurea del
1849, presentata da Alexis Descazals.
Il quale annota: "ses avis et ses conseils furent apprcis Paris comme
Avignone. Benot XIII fut mme tellemet charm de Clmangis, quil
se dcida lappeller aprs bien des hsitations, accepta ce poste
important dans lespoir dtre utile lglise; mais ses esprances furent
dues. Eloign des conseils secrets de la papaut par ceux auxquels
trop de franchise aurait pu nuire, il se vit forc de rsigner ses fonctions
en 1397".
Il viaggio di Galeotto a Valence e Vienne (una citt in grave crisi politicoreligiosa), avviene in un particolare momento della storia del regno di
Francia, quando Carlo VI (in carica dal 1380) cerca di chiudere il Grande
Scisma.
A Parigi nel 1324 Marsilio da Padova (Rettore dellUniversit parigina tra
1312 e 1314), ha composto il "Defensor Pacis", opera in cui si nega ogni
potere giurisdizionale o politico alla gerarchia ecclesiastica. Per Marsilio,
il vero "Defensor Pacis" era il potere politico dellimperatore, non quello
religioso del Papa.
Il 23 ottobre 1327 Giovanni XXII condanna lopera di Marsilio, per
cinque tesi in essa sostenute, ed ordina (invano) il suo arresto.
Questo sfondo politico molto anteriore, ma sembra condizionare anche
la scelta di Galeotto di andarsene da Avignone alla fine del secolo, se
stringe rapporti con lambiente umanistico di Parigi di cui fa parte
Nicolas de Clamanges. Il quale redige le nove epistole ufficiali
dellUniversit di Parigi, che aveva affrontato la questione della fine dello
Scisma.
Baluzio, per provare che Galeotto morto a Vienne, cita lepistola XII di
Nicola de Clemangis "de morte Galeoti de Petra Mala Cardinalis".
Sulla morte a Vienne, cfr. A. Coville, La vie intellectuelle dans les
domaines dAnjou-Provence de 1380 1435, Parigi 1941, p. 406. Come
fonte si cita F. Novati, Due lettere del cardinale di Pietramala a Gian
Galeazzo Visconti (1390-91), Archivio storico lombardo, 1916, p. 188,
nota 2. Ma qui non si trova nulla al riguardo (si parla invece della morte
del conte dArmagnac). La morte a Vienne per calcoli ricordata in una
lettera di Nicolai de Clemangiis, Opera omnia, Lugduni Batavor,
XDCXIII, Ep. XII, p. 50 ("obiit autem Viennae, calculo, ut aiunt"), cit. a
p. 58, nota 58 di R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne
secoli 14 e 15, Sansoni, Firenze 1905. Cfr. anche D. Cecchetti, Petrarca,
Pietramala e Clamanges, Parigi 1982, p. 178, dove riportata la stessa
lettera.
A Coville ("La vie intellectuelle", p. 406) si deve questa analisi: "Un
vnement montre bien quil y avait sous la protection du Cardinal une
sorte de groupe littraire", in cui figurano ad Avignone Giovanni Moccia,
napoletano, segretario del Cardinale Giacomo Orsini, Jean Muret,
Laurent de Premierfait, ed a Parigi Jean de Montreuil e Gontier Col.
Quellavvenimento, scrive Coville, la morte a Vienne dello stesso
Cardinal Galeotto di Petramala: "Nicolas de Clamanges exprime tout son
chagrin. Muret et Moccia ne sont pas moins dsols. Tous les trois se
sont mis composer des pitaphes, quils soumettent aux amis de
Paris".
Galeotto Tarlati scompare non nel 1396, come si legge solitamente, ma
l8 febbraio 1398.
La precisazione si deve a Carla Bozzolo, nel saggio introduttivo (pp. 17179) al volume "Un traducteur et un humaniste de lpoque de Charles
VI, Laurent de Premierfait", Sorbona, Parigi 2004. Qui, a p. 20, tale data
non appunto il 1396 ma l8 febbraio 1398.
Essa ricavata, secondo quanto leggiamo nella nota 16, dal lavoro di R.
Brun, "Annales Avignonnaises de 1382 1410, extraites des Archives de
Datini", Mmoires de lInstitut Historique de Provence, 14 (1937), pp. 557, p. 40.
Gli archivi sono quelli di Francesco di Marco Datini, grande mercante di
Prato, che ad Avignone aveva come rappresentante Boninsegna di
Matteo: cfr. ib., p. 35. A p. 40 del testo di Brun si legge che Pietramala
"est mort Vienne, prs de Lyon. Il y a plus de trois mois, il tait all
demeurer Valence, puis il se rendit Vienne et cest l quil est mort.
On la apport ici par eau. Ctait un grand ami de matre Naddino".
Su maestro Naddino (Nandino, ? Nadino da Prato ma recte Nardino da
Firenze), citiamo da J. Hayez, "Veramente io spero farci bene...".
Exprience de migrant et pratique de lamiti dans la correspondance de
Maestro Naddino dAldobrandino Bovattieri mdecin toscan dAvignon
(1385-1407), Bibliothque de lcole des Chaters, 2001, 159, 2, pp.
413-539, p. 447: "Au cours de lanne 1388, maestro Naddino sattira
les faveurs de trois autres prlats italiens, Tommaso Ammannati, Pileo
da Prata, Cardinal "de Ravenne", et Galeotto Tarlati da Pietramala. Ces
deux derniers, transfuges rcents du camp dUrbain VI, lui accordrent
lun et lautre une pension de 30 florins".
In nota 179 della stessa p. 447, si aggiunge che alla morte di Galeotto
"maestro Naddino, pour qui il tait un "molto grande amicho", viendra
de Carpentras rendre les honneurs son corps transport sur le Rhne
jusqu Avignon". La figura di Naddino al centro del saggio di R. Brun,
Naddino de Prato, mdecin de la cour pontificale, Mlanges
darchologie et dhistoire, 40, 1923, pp. 219-236.