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Storia e Vicende
Il Museo del
Risorgimento
di Treviso
Storia e Vicende
di
Steno Zanandrea
con uno scritto di
Enzo Raffaelli
e con la collaborazione di
Il Museo del
Risorgimento
di Treviso
Storia e Vicende
di
Steno Zanandrea
con uno scritto di
Enzo Raffaelli
hanno collaborato
Stefano Fumarola
Andrea Castagnotto
Treviso
2012
copyright 2012
Steno Zanandrea
1 edizione 2012
ISTRIT
Treviso
Grafica e impaginazione di Stefano Gambarotto
L'editore ha effettuato ogni possibile ricerca nel tentativo di individuare eventuali
soggetti titolari di copyright relativi alle immagini che illustrano il presente volume ed
a disposizione degli aventi diritto.
Premessa di metodo
Questo scritto non ha velleit di sostituirsi agli inventari del Museo
del Risorgimento di Treviso, inventari che dovrebbero sussistere, copiosi,
presso la direzione dei civici musei intitolati a Luigi Bailo; n ambisce
a tesserne compiutamente la storia, in quanto ancora parecchie sono comunque le zone d'ombra che offuscano una esatta conoscenza. Ha solo la
giusta aspirazione di fornire elementi documentari a ci utili, setacciando,
in ordine d'importanza, in primis i carteggi comunali, secondariamente i
cataloghi delle mostre dedicategli che in questi decenni si sono succedute,
infine la documentazione bibliografica e giornalistica.
1. Prologo
Non sussistono dubbi di sorta sul fatto che il prof. Don Luigi Bailo
(1835-1932), bibliotecario comunale, istitutore del museo trevigiano e suo
primo direttore, intendesse, con gli acquisti effettuati nel corso dei decenni
e battendo per anche altre vie, fondare un Museo del Risorgimento Nazionale nella Marca, per il quale aveva presentato nel 1910 domanda edilizia1. Quindi un fabbricato a ci espressamente destinato non fu solo nelle
sue aspirazioni, ma anche nelle sue realizzazioni. noto infatti che una
delle preoccupazioni maggiori dell'illustre concittadino era sempre stata
quella di reperire degne e capienti sedi cui destinare gli oggetti che andava
1 Comune di Treviso, Archivio storico e di deposito, Archivio generale ante 1928, Sez.
XII, C. N. 120, 1908, Commissione edilizia, fasc. n. 140 del 1910.
da decenni acquistando sul mercato antiquario (sia cose d'arte sia memorie
storiche) o di cui sollecitava la donazione grazie alla fitta rete di relazioni
personali con la dirigenza locale.
Se al progetto edilizio si arriva solo relativamente tardi, cio non prima
del 1910, ma in anticipo, quanto all'assunto, rispetto a tante realt municipali venete d'allora, l'idea di una sezione patriottica concepita dal
Bailo fin dalle origini della istituzione museale2: questa sensibilit e questo
omaggio ai protagonisti delle recenti vicende della storia nazionale, di cui
vuol procurare documentazione al pubblico godimento, traspare nella Relazione del 1882, ove ricorda infatti che il Comm.re Antonio Pavan don
di recente una carta topografica della provincia di Nizza con una linea
rossa del nuovo confine tracciata dalla mano del Cavour, e pel Museo la
maschera in gesso dello stesso Cavour, la seconda prova dopo la prima
che serv al Vela, scultore. Altro momento di forte concentrazione intellettuale sul recente passato la grande Esposizione Nazionale di Torino
del 1884, in vista della quale egli comunica alla Giunta che al presente
si sta registrando le carte e i documenti relativi al Risorgimento d'Italia
(Relazione morale per l'anno 1883, n. 2790 del 1884). Senza addentrarci
troppo nei dettagli minimi, occorre dire peraltro che la sua abbondante
produzione epistolare fornisce ampia documentazione in tal senso.
2 Scrive egli infatti nella Guida all'Esposizione del 1898 (Bollettino del Museo Trivigiano, numero straordinario, maggio-giugno 1898, p. 3): ... dal primo momento che iniziai
il Museo trivigiano per l'arte, la storia e la coltura del paese, ho creduto pur mio dovere
che tra le trenta stanze a quello dedicate, una almeno ve ne fosse destinata a raccogliere
anche le memorie patriottiche in oggetti; e quest'una, finora piccola, ma pur piena di tante
cose anche per contribuzione di egregi cittadini, che nomino specialmente per far loro
onore, il fu cav. Molena Ferdinando colonnello dei Bersaglieri e il signor F. Bettinzoli
gi ufficiale dell'Italia Libera ed altri, questa stanza, io spero ora, crescer presto. Gi
da non pochi di quelli che esposero a questa Mostra ebbi la parola che, prima o poi, essi
lascieranno al Museo le cose loro. E li consiglio a farlo, e lo raccomando nell'interesse
stesso delle cose e delle loro memorie. Ma gi nel Bollettino del 16 settembre 1888
fatto cenno a quattro stanze del piano superiore dell'ex convento degli Scalzi, cos
ripartite: sezione romana e preromana, medievale, moderna e patriottica dal 1848 al
1866. Successivamente, a pag. 5 del Bollettino del 1912 (in cui presenta all'attenzione
dei cittadini i nuovi locali di ampliamento del complesso museale) ribadisce esistere una
sezione speciale del museo fra il 1888 e il 1890, cos individuata al n. 13: Oggetti del
Risorgimento Nazionale.
10
vatore Mos Tonelli: essenzialmente il ritratto della contessa Prati Grimaldi, eseguito dall'Appiani (n. 422); la Benedizione di Pio IX dal Quirinale
di notte, di Caffi (n. 408); i ritratti su tela di Francesco I (n. 465) e Ferdinando I (n. 466); quelli di Giovanni Pasquali (n. 467), di Michelandelo
Codemo (n. 468) e di Carolina Goujon Molina (n. 469) eseguiti da Rosa
Bortolan8; alcuni ritratti in miniatura di provenienza Grimaldi (n. 453?).
Ancora sappiamo dalla lettera n. 4784 del 20/5/1898 che dall'archivio comunale vennero prelevati per essere esposti i seguenti documenti: l'atto
di capitolazione di Treviso con Welden 13 giugno 1848 (I-4023-1866: n.
205), e la costituzione del governo provvisorio luglio 1866 (I-3079-1866:
n. 400): ma che furono riconsegnati all'economo municipale sempre al 31
dicembre 1898.
Bailo ha dunque una visione molto chiara delle pertinenze e non fa
mescolanze di sorta; in pari tempo, avendo stuzzicato la generosit di soggetti esterni all'amministrazione comunale, si fa promotore di una sezione
speciale in seno al Museo, per la quale spera, con la presente iniziativa,
che molte cose prestate o promesse resteranno ad arricchire la sezione del
Rinascimento [sic!] Nazionale.
3. Primi doni
E non tarderanno ad arrivare i frutti di questa 'politica'.
Ma anche indipendentemente dalla tipologia di acquisizione qui epigrafata, Bailo recupera alla sezione risorgimentale del Museo cose che
possano richiamare la memoria di eventi e di persone importanti per la
nostra storia nazionale. E, pur macabra che sia l'idea, all'indomani del solenne rito funebre del re assassinato a Monza, egli propone che come fu
fatto nel 1878 per i funerali di Vittorio Emanuele II, cos anche in questa
ed organico propri. Divenuto bibliotecario (1878), Bailo la ebbe in consegna fino a che
non fu nominato un conservatore nella persona del prof. Mos Tonelli (1881), il quale nel
1911 si ritir nella sua citt natale, ove mor l'anno stesso. Dopo breve parentesi in cui fu
gestita (in modo del tutto nominale) dal letterato e giornalista Angelo Ricchetti, dal 1912
a tutto il 1914, Bailo ne ritorn conservatore da marzo 1915 fino al 1931.
8 I primi due donati per la pinacoteca da Luigia Codemo nel 1882 (lettera n. 13542 del
4 novembre); il terzo pervenuto al comune nel 1872 con l'eredit della sig.ra Carolina
Goujon ved. Molina, venne passato alla pinacoteca nel 1881.
11
occasione siano concessi al Patrio Museo, sezione Risorgimento Nazionale, tutti gli oggetti che hanno servito pel funerale e che hanno in s
natura di ricordo da conservarsi (lettera n. 7666, del 6/8/1900). Ottenuta
licenza dalla Giunta municipale, il 7 settembre dichiara di aver ricevuto:
a. un quadro a cornice dorata contenente la corona d'alloro che il generale
Garibaldi donava il 5 marzo 1867 ai reduci delle patrie battaglie; b. quattro
nastri delle corone deposte sul feretro inalzato nella cattedrale di Treviso
il d 4 agosto 1900 portanti le iscrizioni di dedica rispettivamente degli
impiegati postelegrafonici, delle signore trivigiane, degli impiegati delle
Finanze e del Tesoro, dell'ufficio del Genio civile; c. un quadro con cornice nera contenente la fotografia del feretro stesso.
Nel 1902 la famiglia di Attilio Molinari affida al Bailo alcuni ricordi
del sottotenente morto ad Amba Alagi il 7 dicembre 18959, fra cui le medaglie ed il ritratto, che vanno ad arricchire l'inventario D 2 Oggetti vari,
dopo che altri effetti lo stesso Molinari aveva conferito nel 1895 (vedi
qui di seguito). Un passaggio della comunicazione del Bailo (lettera n.
3579 del 8/4/1902) fa capire chiaramente che nel Museo trevigiano era gi
individuata una stanza dedicata al nostro Risorgimento. Scrive dunque il
conservatore: La quarta cornice, col ritratto e le medaglie, fu chiusa in
vetrina sotto chiave nella stanza del Risorgimento. Si ricordi infatti che
al n. 372 della Guida 1898 viene registrato, oltre alla pietra con iscrizione araba mandata in dono al Museo pure nel 1895 dall'esploratore della
Somalia Giuseppe Candeo, che a sua volta l'aveva ricevuta dal colonnello
Arimondi allora impegnato nella guerra italo-abissina (nella quale Bailo
vedeva pure un'estensione dell'epopea 'risorgimentale', ben lungi da ogni
valutazione sul nascente colonialismo italiano)10, il trofeo di armi abissine e dervische donate in vita dall'allora foriere maggiore, poi tenente
d'artiglieria ad Agordat, Molinari.
9 Con Attilio Molinari morirono ad Amba Alagi altri due trevigiani: Domenico Ricci
e Ignazio Tiretta. Alcuni ricordi del Ricci arriveranno al Museo del Risorgimento pi
avanti.
10 Prevale in lui con ogni evidenza l'interesse per il ricordo in s, legato alle personalit
trevigiane che si sono distinte nell'arengo militare quale che sia, per cui sono cimeli da
Museo del Risorgimento anche i ricordi del colonnello Salsa reduce dall'intervento italiano in Cina per contrastare la cosiddetta rivolta dei Boxers.
12
Meritano di essere riferite le motivazioni con cui il trevigiano dott. Silvio De Faveri, con lettera da Vicenza del 30 dicembre 1903 (assunta a
protocollo il 31 col n. 13900), dona al sindaco Mandruzzato per il Museo
civico un brandello della bandiera che, ultima ammainata a Venezia nel
giorno della resa all'austriaco, il patriota di Lonigo Jacopo Silvestri gli
aveva legato in morte. Queste motivazioni sono la migliore giustificazione della nascita e dell'esistenza dei musei del Risorgimento, che vanno
tutelati nella loro specificit e 'personalit' la quale non pu in alcun caso
essere disattesa o peggio 'violata' da considerazioni di natura patrimoniale.
Scrive il De Faveri:
Ill.mo Sig. Commendatore
Gio. Batta Dr. Mandruzzato
Sindaco di Treviso
L'affetto di un amico il commendatore Jacopo prof. Silvestri di Lonigo, che
assistette allo svolgersi dell'epica lotta di Venezia contro lo straniero nel 1849, riassunta nel sublime grido di resistere ad ogni costo mi fece venire in possesso di
una sacra reliquia.
Quasi a patto di nuove congiure, di nuove lotte, prima di lasciare Venezia, molti
volontari fecero a pezzi, che distribuirono fra loro, la bandiera, che sventolava sul
forte del ponte sulla laguna nel triste momento che il vessillo tricolore, vinto ma non
domo, cedeva il posto al bianco tocco della capitolazione.
Questa reliquia, redatami dal Silvestri, io dono a mezzo di V. S. Ill.ma al Museo
patrio di Treviso.
I giovani rinnovino dinnanzi al sacro ricordo il giuro, che ad Esso fecero i loro
avi, di amare la patria e servirla, anche col proprio sangue, perch sia e si mantenga
libera e forte, esempio di alti voleri, di incrollabili affetti di figli per la Madre benedetta.
Con il massimo ossequio mi rassegno
della Sig.ria V.ra Ill.ma
devot.mo ed obbl.mo
Silvio Dr. De Faveri
Fin qui nulla di speciale. Ci che torna utile al nostro fine la comunicazione che Mandruzzato fa al donatore ed al Bailo, confermando al primo
che il prezioso ricordo... verr conservato nel Civico Museo, Sezione del
Risorgimento, ed invitando il secondo ad assecondarne il desiderio. In
13
altri termini 'Museo del Risorgimento' non solo una locuzione di comodo
usata dal Bailo, ma una realt di fatto e di diritto riconosciuta dal massimo
magistrato civico.
Nel 1906 la marchesa Giuseppa Bevilacqua di Verona reca in dono al
Bailo alcuni effetti del suo defunto marito, il colonnello dei bersaglieri
Ferdinando Molena, onorando cos una promessa fatta dal Molena stesso, il quale, fuoruscito d'origine trevigiana, era stato medico militare
nell'esercito piemontese nel 1848, quindi garibaldino, prima di accedere
all'arma dei bersaglieri. Si tratta di dodici oggetti, fra cui: ritratto in miniatura del colonnello stesso; anello in oro e diaspro verde con inciso lo
stemma sabaudo e il motto Redemptio Italiae, risalente al 1847; le due
croci di cavaliere; la medaglia d'argento al v.m.; quella di bronzo per aver
combattuto il brigantaggio nel 1861. Nella comunicazione al sindaco (n.
7039 del 16/5/1906), Bailo annota: Tutti i detti oggetti raccolti nella detta
vetrina verranno esposti nel Museo, sezione del Risorgimento nazionale.
La Giunta municipale ratificher la donazione con p.v. 18/6/1906 n. 7198.
Bisogna pur ricordare che alcune cose il Molena stesso aveva gi donato
al Museo, e che esse erano state esposte nella Mostra del 1898 (Guida, n.
345: spada con fiocco da medico militare nel vecchio esercito piemontese;
356: cappello con piuma verde di ufficiale dei bersaglieri, tre medaglie e
tutta una posizione documentaria del brigantaggio).
4. Intermezzo sulle fabbriche del Museo
Col 1910 viene il grande ampliamento del museo di Borgo Cavour.
In una lunga lettera al Commissario prefettizio Silvestro Bandarin del 3
ottobre 1910 (n. 14715 del 6/10/1910) Bailo ricorda le decisioni prese
nell'agosto decorso: un'idea che incontr la generale approvazione: dedicare il nuovo edificio a sede del Museo Trevigiano del Risorgimento
Nazionale; ed il 10 di quel mese, nella ricorrenza centenaria della nascita
di Cavour, la cerimonia di deposizione della prima pietra. Pensai prosegue che anche questa sezione del Museo Trevigiano, che pur tanta
parte di storia trevigiana, qui avesse a restare sotto la direzione di me che
l'aveva iniziata e in pi occasioni di mostre nazionali fatta conoscere, e in
questi anni ancora accresciuta di molto, e si dichiara disposto, se le finan14
15
16
17
sono sicuro che l'ispezione ordinata da S.S. Ill.ma riescir a mia piena soddisfazione;
e lo sono sicuro, perch quella che ho fatto fare da persona tecnica di mia fiducia e
interessata al mio onore, fatta quindici giorni prima, ma rifatta il giorno 29, quando
ricevetti, e le comunicai per suo lume, la nota del Municipio, mi affid che tutto a
pi che sufficienza per la solidit statica; con che non si toglie che il Municipio sia
sempre padrone di aggiungere ad esuberanza di cautela tutti i maggiori rinforzi che
vorr e sar molto meglio. Eccole il tutto a sua tranquillit e mia giustificazione.
Il 6 novembre 1912 Bailo annuncia all'amministrazione che le quattro fabbriche del Museo costruite su via Caccianiga sono visitabili quanto
all'esterno e che l'11 novembre, dopo la rivista militare (che all'epoca si
faceva in Borgo Cavour), egli sar disposto ad illustrarle ai cittadini e
visitatori. Ma sa gi che non sono tempi da ottenere facili finanziamenti.
Scrive infatti, nel Bollettino datato 11 novembre 1912 (p. 7):
Questo grandioso edificio [i.e. il grande fabbricato del Museo del Risorgimento]
condussi innanzi col favor pubblico e coll'assenso della Amministrazione Comunale
di allora, la quale mi mise sull'avviso che essa, durando e potendo, mi avrebbe secondato e ajutato, che per non poteva assumere responsabilit nella crisi in cui era. Io
continuai tuttavia nella fabbrica e nelle spese, assumendone la responsabilit morale
e civile, e nella speranza che ogni altra amministrazione mi avrebbe assecondato in
questo nobile pensiero che Treviso prima forse di ogni altra citt italiana costruisse
di fondo un apposito edificio per il Museo del Risorgimento Nazionale. [] Quando
l'anno scorso ebbi conferenza al Municipio colla nuova Amministrazione e riassunsi
a voce le idee tante volte da me comunicate d'officio per iscritto e che qui sono accennate esposi anche il pensiero di questo quarto edificio [i.e. quello d'angolo a nordest], in genere lodato e promesso di assecondamento, quanto lo permettessero i mezzi
del Comune. Io dunque ora lo presento effettuato da me con spesa che non ecceder
certo i mezzi del Comune, perch per il concorso dei fondi annui della Deputazione
Provinciale e per i risparmi da me fatti nei fondi ordinari della Biblioteca e del Museo, alla resa dei conti, non risulter una grande somma; certo di molto minore che se
il Comune avesse condotto l'opera per impresa o per economia.
Io devo qui dunque ringraziare tutte le amministrazioni comunali e la passata e
l'attuale, che mi diedero piena loro fiducia e mi lasciarono libert di condurre il lavoro a mio modo; la Deputazione Provinciale che mi assent di spendere nella fabbrica
i fondi che propriamente erano assegnati ad acquisti ecc. ecc.
18
Ancora nel luglio 1913 da uno scambio epistolare fra Bailo, la civica
amministrazione e l'ingegnere capo Remo Milani apprendiamo come entro
la prima decade di quel mese si sarebbe fatto il soffitto alla grande aula
del Museo del Risorgimento (lettera n. 8707 del 6 luglio) per nasconderne le travi e, nonostante che il Milani, chiamato in causa, si dissoci, non
essendo a suo dire assolutamente possibile garantire che le attuali
condizioni statiche possano in un vicino domani subire qualche pericolosa
modificazione, la storia ci fa capire come almeno in questo caso avesse
torto.
perci una tegola contro la buona fede e le speranze del Bailo il fatto
che nel luglio 1914, alla sua richiesta (27 giugno, n. 8021) di finanziare i
fondi necessari all'andamento degli istituti di cultura superiore, la nuova
amministrazione, sul parere negativo della Ragioneria municipale, richiami il conservatore all'urgenza di render conto dell'arretrato non ancora sanato. Anzi un passaggio della relazione del Ragionier capo recita: bisogna
ricordare che al prof. Bailo, per ragioni di bilancio, furono negati fondi per
proseguire nei lavori del Museo del Risorgimento ed altre costruzioni...
Egli ha dato corso medesimamente ai lavori. Come, non si sa! Certamente
con mezzi propri e forse col credito. [...] Si potrebbe dire che il Comune
ben fortunato di vedere espletarsi certi servizi senza nulla spendere (al
n. 8704 del 1914). Il che non significa che l'amministrazione comunale disconoscesse l'esistenza di un Museo del Risorgimento, tutt'altro! Se
anche il ragionier Francescato ha ben presente la questione, ci significa
che l'amministrazione (la nuova come la precedente) era pur al corrente
di questa iniziativa edilizia, sulla quale veniva come abbondantemente
visto dalla corrispondenza intercorsa costantemente aggiornata, anzi ne
aveva 'metabolizzato' non solo la progettazione ma anche la realizzazione, n mai aveva contraddetto sul punto le idee del Bailo, cui chiedeva
in buona sostanza di regolarizzare i conti: col senno di poi possiamo dire
che non poteva essere altrimenti, tanto pi che essa amministrazione si
sarebbe trovata (il testamento del 1909-1918 infatti avrebbe sanato ogni
questione di diritto) titolare di un'istituzione di enorme entit e complessit senza quasi sborsare una lira! Certo, potendo contare solo sulle sue
risorse economiche, Bailo costretto a rallentare tutte le opere di rifinitura
e di allestimento delle esposizioni nei nuovi locali.
19
Ancora nella Relazione dell'8 ottobre 1915 (prot. n. 13406: siamo nel
primo anno di guerra) Bailo avverte: I lavori del museo, quanto all'esterno dei fabbricati si possono dire gi quasi finiti, e il museo del Risorgimento si sarebbe potuto inaugurare ancora nell'anno in corso, se non fosse
sopravvenuta la guerra, per cui fui consigliato di soprassedere. Invece i lavori di complemento interno, gi quasi finiti, si sono pel momento sospesi,
e continuano solo con qualche d settimanale....
Bisogna ricordare che, con la riduzione di Treviso a zona di guerra, i locali
del museo-biblioteca furono requisiti dal militare all'indomani del 24 maggio 1915. La protratta sospensione per gli eventi, con l'esodo della citt dopo
Caporetto, lo sgombero delle stanze da ogni opera d'arte, le manomissioni e i
tentativi di furto che pur furono perpetrati dai militi nei locali vuoti o semivuoti17 finiscono per relegare nel dimenticatoio ogni ambizione di completamento
dei lavori intrapresi e gi pronti per l'inaugurazione alla vigilia dell'entrata in
guerra. Nell'immediato dopoguerra non si fa questione se non di riparazione
dei danni, di rappezzamenti, mentre incombono altri gravi problemi: la cessione del palazzetto in Piazza dei Signori, ove era allogata la Pinacoteca, alla
Cassa di Risparmio della M.T.; la coabitazione con l'Asilo Garibaldi e con il
Liceo Canova; la necessit di aule per la Scuola serale e domenicale di arti e
mestieri dopo lo sloggio del Liceo; la concentrazione degli archivi demaniale
e comunale antico: sono, questi, continui grattacapi per il Bailo, che, molto
anziano, ha difficolt nonostante la tenacia di far passare le sue idee e le
sue proposte al cospetto di un'amministrazione assai miope per non dire taccagna quale fu la giunta Bricito. E tuttavia, anche in sordina e nonostante i veti
incrociati di Ragioneria ed Ufficio tecnico municipale, nella sala dedicata al
Risorgimento Nazionale prendono ad affluire gli oggetti.
E intanto l'uomo continua ad accumulare ricordi e cimeli destinati ad accrescere il patrimonio del Museo del Risorgimento (che ormai da tutti riconosciuto come tale).
17 In relazione ad effrazioni e possibili furti perpetrati nel 1918 e ancora nel 1919 da
militari, oltre a quanto denunciato dal Bailo, occorre segnalare una comunicazione del
poeta Giulio Gottardi (1865-1958) al commissario prefettizio del 25 maggio 1918 (n.
4854), quando scopre un caporale di fanteria infiltratosi nei locali del Museo, mentre un
altro milite sorpreso si d alla fuga, la porta del Museo napoleonico divelta, scassinato il
tiretto del tavolo ivi ubicato. Non so quali i furti conclude Gottardi.
20
21
grato, anche del sussidio gi avuto dall'On. Giunta [] e col sentimento di lasciare alla Citt, prima di partire per Parigi, una cosa che gli faccia onore, entro
un mese e mezzo circa, ritardando cos la sua partenza. Il prezzo convenuto
di lire 250. La statua di Cavour cessava di essere un unicum, ed usciva idealmente dall'isolamento, cui Bailo volle sottrarla, ragionevolmente convinto
che collocare questa sola statua non sarebbe esprimere l'intero concetto della
storia del nostro Risorgimento.
Pure nel 1911, con la premessa che grande il materiale da me raccolto pel Museo del Risorgimento anche in fogli volanti stampati, chiede il
12 settembre l'autorizzazione a trasferire pure al Museo del Risorgimento
i doppioni della serie di manifesti del 1848, anche estrapolandone dalle
miscellanee della Raccolta Capitanio (ove andranno copie a mano sostitutive). La Giunta municipale approva il 13 settembre.
Nel febbraio 1912 Bailo fa conoscere attraverso gli organi di stampa
(Gazzetta Trevisana del 13 e Provincia di Treviso del 14) il dono effettuato
da Maria Zanetti: si tratta di un ricamo a fili di lana colorata su tela che
intende riprodurre la cella carceraria di Olmtz ove era stato recluso il
fratello Giovanni Battista.
Il 31 maggio poi (lett. n. 7553 del 1/6/1912) comunica di aver ricevuto in consegna pel Museo del Risorgimento Italiano a perpetua memoria del compianto maggior generale Michieli alcuni oggetti personali,
che Bailo si affretta ad inscrivere nell'inventario del Museo, lett. E 5,
pagine 26 e 27, e provvisoriamente a conservare in una cassella d'un
com della sala delle stoffe, in attesa della conveniente collocazione nel
riordinamento prossimo del Museo nel nuovo fabbricato. Da parte sua
il sindaco Patrese ringrazia del dono il Prof. Adriano Michieli, nipote
del defunto, assicurandolo che gli oggetti stessi saranno accuratamente
conservati nel Museo del Risorgimento a ricordo dell'uomo che come
soldato e cittadino bene merit del suo Paese19.
19 Fortunato Michieli (Treviso 1846 Padova 1912), maggiore generale. Era stato nel
1866 volontario nel 5 reggimento 'Lancieri Novara' e fece carriera militare; ritiratosi a
vita privata, fu presidente del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto Turazza (19081911), sindaco di Treviso dal 25/4/1907 al 30/4/1908. Leg i suoi cimeli al museo del Risorgimento. Un suo ingrandimento fotografico in divisa di comandante del 18 reggimento Cavalleggeri 'Piacenza' fu donato dal nipote Adriano Augusto Michieli nel 1912 pel
22
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9=
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3=
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5=
6=
Museo del Risorgimento. Del dono fam. Michieli Bailo d immediata notizia attraverso
gli organi di stampa (Gazzetta Trevisana del 1 giugno, e La provincia di Treviso del 2).
20 Di questa raccolta, nota anche come Museo Napoleonico, che viene passata sotto
silenzio nella Guida di Santalena (1894), si fa parola nel Risveglio Trevisano del 20
novembre 1906, per la visita che allora vi fecero Vittorio Emanuele III e S.A.I. la principessa Letizia Bonaparte.
23
4 =
54 =
4 =
En ttes, placards
693 En-ttes Lot de 85 21 =
placards
Ritratti storici - Napolon
695 Allgorie en lhonneur de 3 =
757 Napoleone il Grande Petit in folio
Bonaparte
718 Napolon dedi madame 4 =
769 Statue de Napolon Venise Foglio
Letitia Bonaparte
721 Napolon
Bonaparte 5 = 773-4 Napolon I In 4 e in 8
Lieutenant colonel
723 Napolon I Empereur de 6 =
780 Napolon In 4
France et Roi dItalie
741 Napoleone il Grande In 6 =
781 Mort de lEmpereur Napolon le 5-5-1821
foglio
742- Napoleone I il Grande 6 =
783 Napolon Dessin au crayon
743 Grandes marges et petites
marges
749 Napoleone il Grande- 15 = 784-5 N. aprs sa mort Napolon sur son lit de mort
Grandes marges Foglio
750- Id. petites marges et 7 =
788 J'attendais!.. 15-10-1840 In foglio
751 Napolon de profil
753 L'apoteosi di Napoleone
789 Je dsire petites marges In foglio
In foglio
754 Josephine et Napolon 6 =
Petit in folio
6 =
16 =
6 =
6 =
4 =
6 =
3 =
6 =
15 =
La famille de Napolon
792 Marie Louise impratrice
Foglio
795 Marie Louise, archid.
dAutriche Foglio
796 Sa Majest Marie Louise
Foglio
799 Sua Maest Maria Luigia
Foglio
800 Ritratto del re di Roma
In 8
4 =
3 =
4 =
4 =
5 =
803 Le mme in 8
3 =
4 =
6 =
4 =
24
30 =
Estampes historiques
828 Difesa e liberazione
dell'assedio francese di
Mantova
829 Veduta della citt e Piazza
di Mantova
830 Prospetto della citt di 31 =
Mantova
831 Prospetto della citt di 30 =
Mantova foglio
832 Passage du Pont dArcole 11 =
foglio
837 L'apertura della guerra 6 =
in Italia il giorno 26-31799 sotto le mura di
Verona
837 Id
Id.
Id.
7 =
bis
841 Bataille dAusterlitz 38 =
Foglio
842 Mort du Prince Louis de 14 =
Prusse, prs de Saalfeld
(10-10-1806) Foglio
843 La Bataille de Jena 11 =
Foglio
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Caricatures
882 Collection
intressante
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franais
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1 00
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Bustes, Statuettes,
Mdaillon, Plaquettes
1016 Lot de trois mdaillons: 16 =
Napolon (2); figure
allgorique (1) Bronzes
Tableaux et miniatures
objets dart
1043 Le Gnral Wimpten
Miniature, ronde
1044 Le
capitaine
Pietro
Nicoletti da Treviso, id.
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1 =
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Aggiunte
---- Berretto (fuori catalogo)
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26
1023
102 30
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1282 30
Questo per conto del Municipio. Da parte sua Bailo concorda con le
sorelle Rita e Sofia Felissent eredi del conte Gian Giacomo l'acquisto per
il Museo, al prezzo di 300 lire, di tutta quella parte della Raccolta Napoleonica che non era andata all'asta. Si tratta di una quantit considerevole
di pezzi, che Bailo si affretta a prenotare unitamente alle relative vetrine
e cavalletti, temendone la dispersione. Nel riferirne alla Civica Amministrazione (lettera n. 8969 del 20 luglio 1914), egli parla di roba (cio
oggetti e stampe) che, esposta com'era su cavalletti, riempiva tutta
una grande sala, e in vetrine due stanze. Saranno trasferiti in Museo nel
maggio 1915, nell'imminenza dell'occupazione militare di Villa Corner.
Da lettera del 23 maggio 1915 (n. 6974) sappiamo che Bailo liquider
soltanto Rita, mentre l'altra met dell'importo, spettante a Sofia, sar devoluta, per accordi con quest'ultima, all'esecuzione di un ritratto del defunto
conte da sistemarsi a complemento della Raccolta Napoleonica da quello
fondata: per il pastello, che verr esposto nel mese di marzo 1916 in un
negozio del Calmaggiore, Giovanni Apollonio riscuoter 150 lire (lettera
n. 3400 del 19/3/1916). dunque palese da questa corrispondenza che il
ritratto di Felissent ha una destinazione diversa da quelli dei podest Olivi
e Giacomelli e poi dei sindaci Bianchini e Mandruzzato: come pertinenza
della Raccolta Napoleonica va quindi ad integrare il patrimonio del Museo del Risorgimento, al pari del ritratto fotografico del generale Michieli
(ved. qui sopra, nota 16).
Non si pu in linea di massima invece parlare di incrementi della sezio27
28
29
ministrazione Bricito, di ritorno dal profugato, ad affrettare una inventariazione dei beni, la quale per forza di cose si protrasse per parecchi mesi
nel 191925.
Al rientro delle raccolte museali e d'arte fra fine luglio e fine agosto di
quell'anno (particolarmente penose le vicende della civica pinacoteca26,
la cui sede nella centralissima piazza dei Signori era andata venduta nel
frattempo alla Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana, e che nei nuovi
angusti e precari locali di palazzo Zuccareda in Cornarotta ebbe totalmente stravolta la sua organicit), si pone infatti urgente la questione inventariale, che Bailo, rispettoso della promessa su cui aveva impegnato il suo
onore, non avrebbe certamente affrontata, convinto fosse sufficiente che
ogni cosa ritornata (quindi anche i cimeli del museo del Risorgimento)
andasse a rioccupare il suo posto. Ma col ritorno le pressioni dell'amministrazione Bricito e del soprintendente Fogolari impongono la redazione
degli inventari delle sezioni, per sceverare le cose comunali da quelle di
propriet del conservatore. Fin dai primi di settembre, alle costole del Bailo la Soprintendenza mette la dottoressa Eva Tea, che avrebbe avuto un futuro di storico dell'arte a Brera ed alla Cattolica di Milano; ma che intanto
esercita un odioso ruolo 'fiscale' di ispettrice fra le stanze e gli anditi, gli
armadi e i tiretti del museo civico. Gli schedoni vergati dalla onesta calligrafia del fido custode Giovanni Brotto, sotto questa spinta, appaiono la
cosa pi inutile che la Soprintendenza potesse pretendere, fatti come sono
con finalit puramente numerica per accontentare l'autorit tutoria e totalmente sprovvisti di qualsiasi parvenza di scientificit anche per l'epoca in
cui furono prodotti; al contrario dei pur farraginosi quadernetti sui quali il
Bailo era solito annotare i 'pezzi' assicurati alle civiche raccolte. Solo raramente infatti viene qualificata l'individualit degli oggetti27. Numerati gli
25 Sulla questione inventariale cfr. S. Zanandrea, Gli istituti comunali di cultura nella
corrispondenza di Luigi Bailo, in: Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Comitato di Treviso (a cura di), Quaderni del Risorgimento, n.s., 3 (2005), p. 39-45.
26 Cfr. Zanandrea, Gli istituti comunali di cultura..., p. 49-53.
27 Per es. nella serie Quadri, il n. 38 riporta: Ritratto di Mons. Jacopo Bernardi. Disegno di Girolamo Tubino. Genova Lit. Vellas-Jacomine, cui aggiunta la nota: con
dedica ms. di Angelo Menegaldo [sic, ma Mengaldo] a Carlotta Pavan-Parodi. E, ancora, il n. 36: Veduta della campagna romana dall'alto con effetto di tramonto. Bozzetto di
Ippolito Caffi 1847. Dono di Antonio Pavan, permette di identificare questo quadretto,
30
Di suo pugno Bailo appone qualche nota di servizio, a beneficio dell'amministrazione civica e dell'inviata ministeriale, come si riscontra negli
schedoni relativi ai dipinti (chiamati bozzetti) di Giuseppe Pavan e di
Apollonio e Murani fatti eseguire per la mostra storica del 189828, nota che
nella sua brevit pu dare un'idea dell'articolata complessit del Museo del
Risorgimento: sia l'uno sia l'altro bozzetto nella piccola stanza del Risorgimento e andr nella grande sala. LBailo. L'ordinamento, quindi, del
Museo del Risorgimento progrediva a rilento e in misura non definitiva.
E c' da credere che tale misura non sarebbe stata colmata ancora per
un pezzo, dovendosi sempre bilanciare gli incrementi patrimoniali con il
criterio spaziale nel rispetto dei fondi costitutivi e dell'ordinamento cronologico. Il problema si acuisce in concomitanza col fatto che nei locali
del Risorgimento sono appena affluiti nuovi cimeli provenienti dal dono
Gabriele Fantoni29, anzi da quell'ulteriore residuo che le eredi del notaio
originariamente destinato al Museo del Risorgimento, con il dipinto attualmente associato alle raccolte d'arte del Museo civico e inventariato come P 292 (cfr. L. Menegazzi,
Il Museo civico di Treviso, Venezia, 1964, p. 60-62; AA.VV., Una pinacoteca per l'Ottocento, Treviso, 2000, p. 63).
28 Ved. sopra, 2.
29 Gabriele Fantoni (Vicenza 1833 Venezia 1913), patriota, si arruol nella guardia civica di Vicenza nel 1848; laureatosi a Padova nel 1856, pass a Venezia nel 1857, dove fu
notaio (1863) e conservatore dell'archivio provinciale notarile; raccolse cimeli che don
al municipio di Vicenza nel 1893, pubblicandone il catalogo, e riservando i doppioni alla
citt di Udine (1907). Poligrafo, scrisse pi di 150 titoli e promosse una Rivista storica
del Risorgimento italiano; autore di un fortunato romanzo storico L'assalto di Vicenza
(Milano 1863), lasci altres una Storia universale del canto (2 voll., Milano 1873).
31
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il Piave dai fanti della 53 Div.; due pugnali di truppe d'assalto e mazza
ferrata austriache; una bomba a mano e un'elica bomba d'aereoplano austriache, quest'ultima scoppiata presso il Comando della Brigata Emilia
nelle vicinanze di Gorizia; un proiettile completo austriaco, caduto senza
esplodere sul Mrzli, dove il defunto nel 1915-16 comandava il 28 Regg.
Artiglieria da campagna; due pistoloni arabi, presi presso Ain-Zara dai
fanti della I Divisione, di cui il defunto nel 1911-12 era Capo di Stato
Maggiore; riuscita fotografia del Generale, in alta uniforme, eseguita l'11
novembre 1925 in Treviso. Nella lettera con cui ne d comunicazione
(n. 5267 del 6 aprile 1927), Bailo insiste perch venga istituito presso lo
stesso Museo del Risorgimento un Museo delle Tre Vittorie alla Piave,
del quale i ricordi del generale Del Pr dovrebbero costituire una prima
dotazione. Per la verit fu sempre Gianluigi Coletti a rivendicare la paternit di questa nuova idea31, che forse sugger al Bailo e che questi adott
facendone ampia pubblicit sulla stampa locale fin dal 192432, emanando
anche di quando in quando fra 1930 e 1931 fogli volanti od altre brevi
pubblicazioni d'occasione sotto la testata del Museo delle Tre Vittorie alla
Piave33, del quale portava il titolo di segretario34.
Del 6 ottobre 1927 invece una ricevuta di lire quattordici, che Bailo
versa a tale Giuseppe Marchiori per vari oggetti, fra cui un cinturone con
cartucciera di cuoio, arabo, portati dal sottoscritto da Cirene, probabil31 Cos egli dichiara nella relazione sull'andamento degli istituti di cultura, presentata
nel 1935, p. 26, sulla quale si torner pi avanti. Coletti lo chiama 'Museo delle Battaglie
del Piave'.
32Formiamo anche il Museo trivigiano della Vittoria, fervorino di Bailo in L'eco del
Piave, 19 nov. 1924: poi rinnovato con nuove argomentazioni anche negli anni successivi, soprattutto dal Gazzettino (10 aprile 1927, 28 aprile e 15 dicembre 1929, 10 maggio e
25 giugno 1930) e dalla Voce fascista (6 novembre 1930, 19, 20, 21 agosto 1931).
33 Altrettanto aveva fatto per il passato sotto l'egida del Museo del Risorgimento, dopo
aver quasi abbandonato l'iniziativa editoriale del Bollettino, forse perch troppo legata
ad un'idea di periodicit per assecondare istanze limitate di portata tutto sommato giornalistica, pubblicando scritti d'occasione come Uno sguardo retrospettivo alla istruzione
pubblica del ginnasio-liceo in Treviso (1924); Il gen. Alessandro Guidotti e il P. Ugo
Bassi Treviso, maggio 1848 (1924), ecc.
34 Ricordiamo che Presidente di questo Museo delle Tre Vittorie, che aveva un proprio
statuto ed era finanziato dalla Deputazione provinciale, era il generale Augusto Vanzo,
altra gloria militare trevigiana.
33
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dei Passeggi fuori Porta S. Tomaso dove il Guidotti era stato ferito a
morte, per emendare un dato errato che la storiografia continuava a
perpetuare38.
Per conto proprio Bailo intende celebrare i fasti del 1848 con una
serie di iscrizioni storiche da apporre in varie localit della citt e, sotto il portico del Museo del Risorgimento in via Caccianiga, quella
sui fucilati dall'Austria in Treviso (lettera n. 15675 del 30 settembre
1928), nonch la grande iscrizione di quelli di Mogliano che furono
fucilati a Mestre (lettera senza numero, al Commissario prefettizio E.
Lauricella del 30 luglio 1929). Pure nel 1928 fa installare sul terreno di
via Caccianiga, proprio di fronte al Museo del Risorgimento, il cippo
funerario di Jacopo Tasso39, fucilato fuori di barriera Garibaldi (allora
Portello) nel 1849; mentre nella stessa comunicazione riproduce il testo delle iscrizioni storiche fatte dipingere nelle pertinenze del Museo
del Risorgimento.
Sul finire del 1929, in seguito ad accordi con il presidente della cessata Societ Veterani e reduci delle Patrie Battaglie di Treviso, affluiscono al Museo del Risorgimento i sottoelencati oggetti, di cui Bailo si
affretta a dare riscontro in una nota al Commissario prefettizio del 19
novembre (n. 17959), lamentando peraltro che non sono pervenuti: a.
bandiera di stoffa, con nastro e bastone foderato di velluto e lancia di
metallo dono di Garibaldi; b. panno funebre, con lettere metalliche
argentate, 4 cordoni e fiocchi di filo argentato; c. medaglia d'argento
con 7 fascette di campagne di guerra (ma da una nota firmata da Luigi
Sorelli apprendiamo che egli ricevette il panno funebre e la bandiera
della cessata Associazione, da conservare nel Museo del Risorgimento come suggerito dal commissario Lauricella).
38 Cfr. Bailo, Il gen. Alessandro Guidotti..., cit. qui sopra, nota 33, a rettifica di nozioni
diffuse dalla storiografia e memorialistica maggiormente accreditate: F. Borel-Vaucher,
Trvise en 1848, Neuchtel 1854, G. B. A. Semenzi, Treviso e sua provincia, Treviso
1864, A. Santalena, Treviso nel 1848, Treviso, 1888, e A. Giacomelli, Reminiscenze della
mia vita politica, Firenze, 1893.
39 Cippo che attualmente si trova nel giardinetto di viale Tasso, ai piedi del bastione di
Santa Sofia (loc. Ponte della Gobba).
35
Inventario degli oggetti della cessata Societ Veterani e Reduci P.B. in Treviso
1. Registro grande; Ruolo matricolare degli appartenenti alla Societ Reduci P.B. in Treviso
2. Registro piccolo; con le deliberazioni del Consiglio d'Amministrazione e dell'Assemblea dal 1897 al 1909.
3. Sette buste con carte delle Assemblee e varie (in parte guaste dall'umidit)
4. Tre scatole di cartone con i consuntivi dal 1897 al 1922 (id.)
5. Due medaglie d'argento e una di bronzo, donate dal socio Costantini, con sua fotografia cornicetta, sotto vetro: I d'argento: r Vittorio Em. II Re d'Italia; v Guerra
per l'indipendenza e l'unit d'Italia; 2 d'argento: r Umberto I Re d'Italia; v Unit
d'Italia 1848-1870; bronzo: Venezia, cinquantenario del 1848.
6. Medaglia grande, in metallo biancastro: Republique Franaise commemorativa
della battaglia Solferino e S. Martino, fatta coniare dalla Lega Franco-Italiana in Parigi, per essere consegnata il 29/VI/1909 ai veterani Franco-Italiani che assistettero
alla commemorazione fatta alla Sorbona. Ricevuta dal socio Petrina Antonio, residente a Parigi e rappresentante la Societ Veterani e Reduci di Treviso
7. Medaglia di bronzo: Congresso superstiti patrie battaglie XX Sett. 1906 Milano
consegnata al Presidente Sugana col recatosi.
8. Fotografia, grande, in cornice, sotto vetro, di sessanta soci.
9. In cornice, sotto vetro: 1. Vittorio Em. II; 2. Umberto I; 3. Vittorio Em. III (mancante del vetro); 4. Regina Margherita; 5. Regina Elena; 6. Giuseppe Garibaldi; 7.
Cavour; 8. Mazzini; 9. Manin; 10. Tommaso Salsa; 11. Sartorelli; 12. Saluto del
Ministro ai veterani.
10. In cornice, senza vetro: Fotografie di molti soci (alcune guaste dall'umidit o
sbiadite).
11. Tabella in legno, per le cariche sociali.
12. Piccolo scrittoio in ciliegio, con 5 cassetti; panno verde, vecchio e stinto, per
copertura.
13. Calamaio piccolo, di ottone in cinque pezzi; tre timbri della Societ; piccola
urna sferica con piede, in vetro due spazzole vecchie per panni; sei sedie vecchie
comuni, con sedile di paglia; uno scaffale in legno; targa ovale in ferro, vecchia, con
la scritta: Societ Veterani.
14. Vecchia bandiera tricolore, con asta.
15. Due fucili, vecchio modello, con due baionette (arrugginite); due sciabole da
ufficiale da cavalleria e una sciabola per fanteria (arrugginite).
Pure nel novembre 1929 arriva in dono da Roma la lastra di rame della
pianta di Treviso, datata 1809, eseguita da Basilio Lasinio, importante per
il momento storico che vedeva le truppe napoleoniche, vittoriose in Ger36
mania, entrare nella citt di Treviso, mentre gli Austriaci uscivano per la
porta di S. Tomaso. Il rame, che rappresenta una situazione diversa da
quella di poco posteriore del Salomoni, destinato, come argomenta Bailo
nella lettera del 28 novembre 1929 (n. 18468), al Museo del Risorgimento
proprio per questa valenza storica. Donatrice la signora Maria Lasinio,
pronipote di Basilio, attraverso il marito, l'ingegnere romano Tullio di
Fausto, per rinsaldare i legami con la sua citt di origine.
Dalla corrispondenza del 1930 emergono iniziative intese ad onorare la
memoria di alcuni trevigiani illustri, fra cui Tommaso Salsa, del quale Bailo fa eseguire ad Antonio Carlini un busto in gesso (per una spesa iniziale
di lire 500)40, presentato il quale continua il conservatore promuover
una sottoscrizione pubblica per l'esecuzione in marmo, circa lire 3000, da
mettere esso busto nel Pantheon degli illustri trevigiani (lettera n. 4755
del 20 marzo); e, ricordando il dono Fantoni, di cui pendeva ancora il riordino, prosegue: In quest'anno stesso furono gi disposte e decorate due
stanze annesse al Museo del Risorgimento nelle quali verranno disposti
gli oggetti e intendo che sia fatto in un numero speciale del Bollettino del
Museo il catalogo di essi doni (ibid.), intenzione quest'ultima senza seguito; mentre da altra nota, del 7 agosto (al n. 10147) apprendiamo
come egli stia lavorando a riordinare il Museo del Risorgimento e con
esso anche la raccolta Fantoni donata al Municipio ancora nel 1920 [sic,
ma 1919], e non potuta esporre per mancanza allora di locali e di fondi.
Dalla stessa lettera curioso rilevare come il Bailo richieda in restituzione
dal Municipio alcune sedie dell'epoca napoleonica, propriet dell'Ateneo
e destinate alla sala relativa al I Regno d'Italia, il che d quanto meno
idea dell'articolata strutturazione di questo Museo del Risorgimento, che,
scandito cronologicamente, doveva trarre origine documentata dall'occupazione francese.
Ancora al Museo del Risorgimento, in via provvisoria, Bailo destina
il modello in gesso della targa bronzea eseguita dal Carlini per onorare il
Reggimento Lancieri Novara, con l'intenzione di passarlo successivamente al Museo delle Tre Vittorie, in memoria del ruolo svolto da quel corpo
40 Bailo intendeva entro i propri limiti riparare cos in qualche modo alla miserevole
conclusione della pubblica sottoscrizione fatta con grande pompa da un comitato per
onorare l'illustre militare con un degno monumento.
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zione del Museo del Risorgimento e della Guerra che intenderei costituire nei locali
del vecchio Museo una volta avvenuto il trasporto nella nuova sede delle sezioni
storico-artistiche.
Sulla istituzione di tale museo ho gi altre volte intrattenuto V.S. Ill.ma, chiedendo autorizzazione di massima alle pratiche preliminari (ricerche e accaparramento
del materiale) che non converrebbe ulteriormente ritardare: ma non ho avuto risposta
in proposito.
Poich, specialmente per quanto riguarda la sezione coloniale, il momento sarebbe propizio, mi pregio nuovamente pregarla di approvare in via di massima il mio
progetto per la istituzione del Museo del Risorgimento e della Guerra, autorizzandomi alle predette pratiche preliminari.
44
crediti 52 diedero la stura a un complesso di conflittualit essendo prevalente l'interesse a dare finalmente respiro a una pinacoteca che si pretendeva di poter espandere con depositi ed acquisti mirati, dopo le asfittiche
stanzette di Palazzo Zuccareda, a tutto scapito dei ricordi patriottici che
richiamavano sovente alla memoria polvere di soffitte o di cantine.
Nella terza riunione del Consiglio direttivo del Comitato, del 21 ottobre
1936, il presidente Alfonso Calandri comunica di aver avuto dal podest promessa che saranno messe a disposizione della consulta due o tre
stanze in maniera da poter ordinare il Museo del Risorgimento nei locali
della [spazio bianco]53 entro il 193854. Le continue dilazioni, i frequenti
cambi d'interlocutori, il problema capitale ravvisato nella insopprimibile
permanenza dell'Asilo Garibaldi in locali naturalmente vocati alle istituzioni culturali cittadine, danno la misura da un lato della perseveranza s
del Comitato, che ogni anno ripropone la questione del destino del Museo
del Risorgimento trevigiano, ogni anno si spende presso la civica autorit per affermare le proprie attribuzioni in merito; ma dall'altro lato della generalizzata impotenza a percorrere una via sia pure provvisoria. Per
colmo d'ironia, durante il periodo bellico, si arriva a ripresentare in due
successive sedute del Consiglio direttivo del Comitato, rispettivamente il
25 gennaio 1941 e il 17 novembre 1942 (sono passati quasi due anni nel
frattempo senza che sia stata possibile una maggiore assiduit) praticamente la medesima mozione:
Mai si dimentic l'assillante problema cittadino e provinciale della sede del Museo del Risorgimento, problema che la stessa Presidenza Generale vorrebbe al pi
52 Nel 1937 i tentativi di acquisire alla pinacoteca tramite deposito alcuni dipinti
dell'Ospedale civile, del Monte di piet (allora: dei Pegni), delle Gallerie di Venezia e
della Pinacoteca di Brera, ma anche dal Duomo e dalle altre chiese urbane, ancorch
animati da ammirevole coerenza storico-artistica (Coletti voleva in altri termini riportare
a Treviso pezzi che ne erano variamente usciti) si risolsero con un nulla di fatto, come
risulta dai carteggi dell'epoca.
53 Reticenza o lacuna oggi difficilmente sanabile.
54 La 'promessa' che Fiorioli Banchieri fa all'Istituto (allora Societ) atto dovuto per
rispondere alla precisa prerogativa che la legge 2124 del 1934, di conversione del R.d.l.
1226, riconosce a quest'ultimo l dove esplicita fra le sue attribuzioni (art. 4), la formazione e sorveglianza dei musei del Risorgimento.
45
presto e ad ogni costo risolto. Noi, certi che le nostre Autorit Comunali faranno tutto
ci che loro possibile per dare ad esso al pi presto un'adeguata soluzione, mai l'abbiamo perduto e perderemo di vista, sperando che quella soluzione non debba essere
lontana (qui il testo del '42, dopo la parola soluzione, cos modificato: derivi, come
ci fu pi volte promesso, dalla non lontana sistemazione in sede pi adatta dell'Asilo
infantile G. Garibaldi).
Dunque il 'Garibaldi', che da quei locali slogger soltanto negli inoltrati anni settanta del Novecento, presentato per decenni come la spina
nel fianco dell'amministrazione che impedisce una qualsiasi risoluzione
dell'annoso problema, diventer, una volta liberati quegli spazi, assolutamente ininfluente, essendo nel frattempo mutati i bisogni della citt. Ma
questo negli anni Ottanta.
8. Guerra
Per ora dobbiamo prendere atto che nel nuovo allestimento (i musei
civici nelle due sedi di Borgo Cavour e di via Canova verranno inaugurati
il 6 dicembre 1938 alla presenza del ministro Bottai) le cose del Museo del
Risorgimento non trovano posto. Coletti vive questa lacuna come una personale dfaillance, che nella relazione al podest Ferrero del 3 settembre
1943 (n. 11114) naturalmente costretto a dissimulare in qualche modo,
quando scrive: Il programma di riordinamento degli Istituti comunali di
cultura non ha potuto essere completato, e mi amareggia il pensiero che
tale debba rimanere e cos manca l'opera alla quale ho dato tanta passione alla scadenza, che si va approssimando, del mio mandato55. Di
quel programma, preparato nel 1933 come abbiamo visto, il solo capitolo concluso con piena soddisfazione quello della riorganizzazione della
biblioteca civica; mentre la riorganizzazione del museo fu solo parziale e
limitata alla sezione archeologica, alla collezione di sculture, alla pinacoteca (queste nella sede di Borgo Cavour); e alle raccolte di mobilio e di arti
minori e industriali (nella Casa Trevigiana di via Canova). ancora inat55 In teoria il mandato di Coletti sarebbe dovuto scadere a fine giugno 1945 (cfr. sopra,
nota 48), salvo una volontaria anticipazione, ventilata dal Conservatore stesso nel corso
di questa relazione.
46
tuato invece l'altro versante del programma, riferito alla Galleria secondaria, cio sussidiaria dedicata ad opere di pittura di valore estetico minore,
ed al Museo del Risorgimento. Poich d uno spaccato del momento in cui
fu scritta56, la lettera merita di essere trascritta per larghi squarci.
Tale sospensione continua Coletti stata causata dalla mancanza di locali
per il Museo del Risorgimento. I molti oggetti che lo costituiscono si trovano ora
ammonticchiati nelle stanze che ne furono gi, non molto adatte, la sede e che nella
nuova sistemazione erano destinate alla Pinacoteca secondaria, mentre, secondo il
progetto, il Museo del Risorgimento doveva trovar luogo nelle stanze a piano terra dell'Asilo Infantile. [] Ma tutto rimaneva bloccato dall'ingombro degli oggetti
del Museo del Risorgimento, in questi locali; ed in attesa della cessione dei locali
dell'Asilo che avrebbe permesso tutto il movimento, i quadri secondari si dovettero
tenere accumulati nella sede dell'Ateneo, in un deposito, ormai da molti anni provvisorio, mentre il grande atrio d'accesso all'Ateneo, restava ingombrato dai bozzetti per
i monumenti dell'Indipendenza e della Vittoria che pure avrebbero dovuto passare
al Museo del Risorgimento. E in tal modo anche la pi volte invocata sistemazione
dell'Ateneo restava impedita.
Ora, poich la cessione dei locali dell'Asilo non mi pare sperabile entro breve
tempo, avrei pensato una soluzione, in parte ancora provvisoria, che permetterebbe
di raggiungere alcuni risultati.
Essa consiste nello scambiare i locali di deposito delle collezioni del Risorgimento e dei quadri secondari: portare quelle nella sala dell'Ateneo e questi nelle stanze
superiori destinate alla galleria secondaria.
[] Rester pur sempre a provvedersi al Museo del Risorgimento che da tanti
anni il mio cruccio e non mio soltanto , e per la cui sistemazione vi sono negli
archivi di codesto Comune molti successivi miei progetti, ma tutti di ripiego, e nessuno soddisfacente; sicch non posso desistere dal caldeggiare ancora una volta la
soluzione che credo pi auspicabile, anzi forse la sola possibile, quella degli attuali
locali dell'Asilo. E cos si aprirebbe allora anche la possibilit di pensare alla, da tanti
e da tanto tempo, desiderata ricostituzione dell'Ateneo. In quanto alla spesa inerente
alle attuali proposte, la ritengo assai modesta: trasporto di oggetti, pei quali chiederei
solo un rinforzo di personale (la maggior spesa per la collocazione provvisoria degli
oggetti del Museo del Risorgimento minima, dato che in ogni caso essi si sarebbero
dovuti calare al pian terreno); semplicissime tinteggiature di alcuni locali; colloca56 Notare: qualche giorno prima dell'armistizio di Badoglio, e del precipitare degli eventi
bellici; non a caso Coletti esordisce con queste parole: Non Le sembri strano se, in tempi
come questi [corsivo nostro], io Le sottopongo una proposta per la sistemazione dei nostri
Musei.
47
zione dei quadri; alle quali ultime due voci si potrebbe provvedere coi fondi e col
personale ordinario.
Qualora, come spero, Ella prenda in benevola considerazione queste proposte,
penso che potrebbe essere opportuno, in questo rinnovato gusto della pubblica discussione, ch'Ella trasmettesse o mi consentisse di trasmettere copia di questa mia
nota alla stampa, perch il pubblico possa essere informato intorno a problemi che
non tanto quello della galleria secondaria, ma certo quelli del Museo del Risorgimento e delle opere dei trevigiani contemporanei giustamente lo interessano.
Apprendiamo da questa lettera che gli oggetti del Risorgimento erano rimasti nei locali adibiti dal Bailo ai piani superiori dell'area occupata dall'Asilo; ed erano rimasti ben oltre la sua morte, fino appunto alla rivoluzione
colettiana dell'autunno 1943. Senza timore di smentite possiamo affermare
che un Museo del Risorgimento, con una sua sede a Treviso c'era fino al
1943: che al tempo del Bailo fosse quasi off limits era una scelta tacitamente
avallata anche dall'amministrazione civica, che come sappiamo non aveva
titoli sufficienti per sindacare sul suo operato57. In ogni caso Bailo non negava visite a persone qualificate, che accompagnava personalmente nei locali
delle esposizioni58; in ogni caso anche Coletti, pur critico sulle soluzioni
empiricamente adottate dal suo precedessore, continu sia ad acquistare sia
ad accettare doni sia ad operare trasferimenti di materiali e cose da una sezione all'altra (come nel caso dei gessi)59 pur di dare una studiata coerenza
alla ormai consistente sezione risorgimentale.
Dalle ultime parole affidate alla relazione del 1943, si capisce che Co57 Cfr. S. Zanandrea, Luigi Bailo fra cultura nazionale e civica amministrazione, in:
Atti e memorie dell'Ateneo di Treviso, n.s., 26 (2008/09), p. 167-182.
58 Cfr. per ci il libro firme in cui ogni studioso o visitatore stilava di proprio pugno la
domanda di ammissione o forniva il suo biglietto da visita, e dove si trova spesso la registrazione: accompagnato dal prof. Bailo.
59 Mentre infatti Bailo aveva creato una sezione di gessi assai composita, Coletti intendeva far transitare nella sezione risorgimentale i bozzetti segnalati nei due concorsi per
il monumento di piazza Indipendenza e per il monumento di piazza Vittoria, ch'erano
finiti in Museo dopo l'aggiudicazione. In una nota del 27/5/1943 (n. 6803) relativa agli
sgomberi delle soffitte di biblioteca e museo-pinacoteca, egli scrive precisamente: Non
mi sento in grado di assumere la responsabilit della distruzione dei gessi che farebbero
parte del Museo del Risorgimento, proposta dall'Ufficio tecnico municipale, per collocare
al loro posto (grande atrio della biblioteca) gli oggetti sgombrati.
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letti mostra di avere il 'polso' dei gusti del pubblico, che non pu essere
privato per troppo tempo della vista di ci che pi lo coinvolge: le cose del
Risorgimento sono il vissuto individuale e collettivo, estraneo a presunti
valori estetici.
Il pensiero e la soluzione provvisoria del Conservatore hanno una rapida attuazione nell'autunno-inverno del 1943. Beninteso che il 'Garibaldi'
resta dov' e che quindi ogni sviluppo al piano terreno del Museo del Risorgimento per ora sospeso; va in porto l'opzione di trasloco degli effetti
di questo nell'ampia sala dell'Ateneo, ora adibita a magazzino, e simultaneamente dei quadri secondari nella sezione della pinacoteca, sistemazione volutamente provvisoria, ma dignitosa, per la quale tuttavia la relazione
non prevede un limite temporale.
Gli impegni di spesa prenotati dall'Ufficio tecnico comunale in data
del 26 ottobre 1943 parlano essenzialmente di riatto di 14 sale del Risorgimento al primo e secondo piano dell'area adiacente al secondo chiostro
dell'ex convento degli Scalzi, finalizzata a questo scopo. La pinacoteca
dunque, cacciata dal palazzetto in piazza dei Signori, transitata per Palazzo Zuccareda in Cornarotta, trova infine spazio60, allargandosi, nel Museo
Bailo, da cui scalza la sezione risorgimentale, con alcuni adattamenti e la
creazione di due nuove partizioni: dei quadri stranieri e degli artisti trevigiani contemporanei.
Nel silenzio della Consulta (non ci sono sedute per il 1943 e 1944) si
deve pensare che l'emergenza bellica avesse in seno a questa fatto passare
in second'ordine la questione del Museo del Risorgimento, questione che
si ripropone dopo il bombardamento del 7 aprile 1944.
Ancora nel 1943, peraltro, si contano due interessanti acquisizioni: le
armi di Antoniutti e quelle di Boccazzi; mentre nel marzo del 1944, alla
vigilia quasi del tragico 'venerd di Passione', Coletti acquista, per la sezione risorgimentale, un bozzetto della pittrice castellana Clotilde Ferrarini
60 Ricordiamo che nel frattempo (1924), ancor vivo il Bailo, per la Pinacoteca civica,
prima del suo esilio a Palazzo Zuccareda, era stato studiato da Max Ongaro un progetto
di palazzetto in stile neoclassico da occupare parte del giardino ex ciclodromo sull'area
adiacente alle fabbriche del Museo, progetto cassato per il costo eccessivo. Coletti stesso,
come detto, dopo lo sfratto dallo Zuccareda, aveva presentato due soluzioni: Palazzo Revedin in borgo Cavour, quasi dirimpetto al Museo civico, e Casa da Noal in via Canova.
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Una lancia
Una zagaglia abissina
Un pistolone
Otto vecchie sciabole (sei di ordinanza del 1870 e due da scherma)
Totale pezzi ventotto
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del Museo del Risorgimento che nel frattempo ha fatto prelevare (con nota al
direttore del museo civico n. 33189 di pari data) da via Tolpada. L'occhio clinico dell'Ispettore onorario compendia il risultato del lavoro (di recupero e di
restauro) gi in una nota al Sindaco del 17 febbraio 1969, che riproduciamo:
Ho terminato in questi giorni il restauro delle armi antiche reperite nei depositi
del Museo Cittadino. Esse erano in un locale umido alle Scuole Prati e molte erano
in pessimo stato di conservazione. L'azione di pulitura e di restauro mi ha permesso
di recuperare oltre un centinaio di pezzi di notevole valore artistico e di antiquariato
(diversi milioni).
Da segnalare una serie di pistole, di cui due coppie e una firmata da Lazzarino
Cominazzo, uno dei pi grandi armaioli bresciani del passato. Importantissimo il
reperto di una gigantesca spada a 2 mani databile intorno al XI, XII secolo, di notevolissimo valore e rarit, quasi certamente appartenente al boia di Treviso.
Inoltre una serie di grandi alabarde a falcione, una serie di elmi tutti uguali del
1500, con la rosa dei Loredan, 67 spade del 1600, 1700, di cui 55 in ottimo stato
dopo la ripulitura, molto firmate [sic], che costituiscono un complesso eccezionale
per numero e bellezza.
Altri pezzi fra cui 9 fucili di grande pregio compongono la splendida raccolta che
ho avuto il piacere (e il volontario onere) di restaurare.
L'elenco degli oggetti il seguente:
n. 5 falcioni del 1600
n. 9 alabarde
n. 17 pistole (di cui 2 coppie e tre intarsiate in oro e argento)
n. 8 elmi o morioni
n. 2 corazze (pettorali)
n. 9 fucili (di cui uno a canne soprapposte del 1700, rarissimo)
n. 1 spadone di ferro a 2 mani
n. 67 spade e stocchi del 1600, 1700.
Com' noto, tanta fatica fu ripagata con una mostra a Casa da Noal nel
luglio 1972, curata dallo stesso Boccazzi.65
65 Cfr. l'art. (con foto) pubblicato sul Gazzettino del 6/7/1972: Armi antiche in mostra
da oggi a Casa da Noal, con il catenaccio: L'allestimento della importante rassegna
stato curato dal dott. Cino Boccazzzi. Fra i pezzi pi significativi uno spadone degli
Scaligeri e una spada dei Carraresi.
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Il Comune possiede raccolte veramente cospicue sia per acquisti da parte del
Prof. Bailo che per doni e lasciti di oggetti, carteggi, documenti relativi al periodo
del Risorgimento. Da quando ho assunto l'ufficio stata mia costante preoccupazione quella di poter ordinare ed esporre tutto codesto materiale, prima esposto solo in
parte ed in modo del tutto inadeguato in locali insufficienti; i quali, per di pi, erano
indispensabili per un organico ordinamento della Pinacoteca.
Il Museo del Risorgimento avrebbe dovuto completarsi con quello della guerra
1915-18. Dopo maturo esame proposi al Municipio l'unica soluzione, a mio avviso,
possibile: la sistemazione di questi musei nei locali dell'Asilo attiguo al Museo. Ci
avrebbe offerti questi vantaggi: ordinamento molto decoroso, unicit di servizio di custodia, comodit di accesso eventualmente mediante ingresso separato. Mi ripromettevo cos di poter finalmente mettere queste raccolte, di altissimo valore educativo, a
disposizione del largo pubblico ch'esse dovrebbero interessare. Non ultimo vantaggio infine quello di eliminare il costante pericolo rappresentato dalle cucine e stufe
dell'Asilo, sottoposte ai locali nei quali sono esposti i quadri pi preziosi della Pinacoteca. Le mie proposte furono accettate in linea di massima; ripetute le infinite volte ed
in ispecie ad ogni cambio di Podest, ebbi sempre rinnovate promesse che quei locali
ci sarebbero stati destinati; ma tali promesse non ebbero mai adempimento.
Le medesime proposte rinnovo ancora una volta, facendo presente che il problema si abbina a quello, che pur si affaccia, di una decorosa sistemazione autonoma
dell'Asilo, ora cos mal collocato proprio nel mezzo del gruppo di edifizi destinati a
Museo.
dei fabbricati si conclude col verbale di consegna delle opere eseguite del
18 dicembre 1951; il nuovo allestimento del Museo Bailo, curato ancora
da Coletti, sar inaugurato il 16 giugno 1952, sempre tuttavia mutilato
della sezione risorgimentale, e privato anche delle sezioni di arti applicate
all'industria e della raccolta di storia naturale Zanuzzi, gravemente depauperata questa col bombardamento di Casa da Noal. Quindi un museo un
po' minimale, ben lungi dal poter vantare quella variet espositiva che i
contemporanei di Bailo gli riconoscevano e di cui egli andava fiero, anche
se poco capito dai suoi stessi concittadini.
All'avvicinarsi del 1948, cio del centenario delle rivoluzioni europee,
che coinvolsero anche Treviso nell'effimero trimestre di autogoverno (24
marzo 14 giugno 1848), sia da parte del Conservatore sia da parte del
Comitato s'insiste presso l'assessore municipale avv. Guido Dalla Rosa per
una degna celebrazione dell'evento. Quale migliore risposta all'evento che
utilizzare i mesi del '47 per riallestire il Museo del Risorgimento? Rispolvera Coletti, nel promemoria all'assessore, la questione dell'opportunit
di istituire anche questo museo, riconosciuto di primario interesse per
la cultura cittadina, ma purtroppo da anni giacente chiuso in casse.
L'entusiasmo peraltro si raffredda subito in Giunta di fronte alla difficolt
di trasferire il solito Asilo 'Garibaldi' nei locali dell'adiacente nuovissimo
Istituto magistrale.
11. Nuovi doni
E tuttavia anche dopo la guerra si continua a confidare che il Museo
del Risorgimento, ancorch stivato in cassoni confinati nei quattro angoli
della citt, possa rifiorire, tanto che c' chi non si perita di affidargli propri
cari ricordi.
Lo fa nel centenario del Quarantotto la scrittrice Antonietta Giacomelli,
quando, ultranovantenne, fra i cari ricordi di famiglia dona il cestino ricamato in carcere dal padre Angelo (1816-1907), antico patriota ed uomo
politico trevigiano, ed i ritratti fotografici dello stesso e del prozio Sante
(1792-1874), mecenate e benefattore della civica pinacoteca.
Lo fa Antonietta Vianello vedova Bevilacqua, la quale dona nel 1951
gli oggetti del padre del defunto marito, l'avvocato Mariano Bevilacqua
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benevolenza le alternative nei centralissimi locali di via Tolpada (ex scuola 'Prati') o di palazzo Scotti in via Toniolo. Sufficientemente istruito dal
Consiglio direttivo del Comitato, di cui membro, il consigliere comunale
dott. rag. Giobatta Marcon presenta interrogazione al sindaco. Nel Consiglio comunale del 27 novembre 1956 il dialogo fra costui e l'assessore Luigi Chiereghin non porta ad alcuna conclusione comune: il primo pensa ad
un museo s modesto, con pochi locali, ma in centro storico e poche cose
esposte secondo un principio di importanza; il secondo oppone l'obiezione
che una cosa autonoma non assolutamente pensabile, e ventila perci
l'ipotesi della provvisoriet in alcune stanzette della scuola 'De Amicis' o
di un affido all'Associazione combattenti e reduci. All'epoca erano impensabili i fabbricati comunali non presidiati da custode.
L'urgenza di togliere gli oggetti dai locali di via S. Liberale, in predicato di demolizione, senza tuttavia un'idea precisa della loro fruibilit, ma
semplicemente a scopo conservativo, sembra dar ragione a Chiereghin:
nel dicembre 1956 il sindaco Alessandro Tronconi chiede al Provveditore
agli studi di poter provvisoriamente collocare gli oggetti del Museo del
Risorgimento in quattro locali nella scuola De Amicis: consenso accordato in via condizionata e temporanea (lettera n. 32691 del 17/12/1956);
il 14 febbraio 1957 simultaneamente si fa constare in calce agli elenchi di
consistenza redatti rispettivamente il 10/12/1951 e 14/5/1952 il trasferimento degli oggetti dei due musei dai magazzini ex Raffineria alla scuola
elementare 'De Amicis': dismessi dall'economo, vengono presi in carico
dall'addetto ai servizi scolastici, sig. Pietro Coletti, e materialmente vanno
ad occupare quattro stanzette del plesso scolastico dirimpetto alla primitiva sede museale del Risorgimento, in via Caccianiga, non in spazi espositivi, ma solo di stivaggio.
13. Il Professor Tessari e Ca' dei Ricchi
A questo punto entra in scena il professor Teodolfo Tessari (1916-1982),
preside del liceo scientifico 'Da Vinci'. Tessari ha all'attivo gi importanti
studi storici e un grande interesse per i cimeli risorgimentali, essendone
per tradizione di famiglia collezionista. Figlio di un medico di simpatie
mazziniane, che a Treviso aveva animato una Societ di studi risorgimen62
tali non esattamente in linea con il sentimento patriottico dominante, repubblicano lui stesso, Toto Tessari non figura fra i dirigenti del Consiglio
direttivo del Comitato; ma il fatto che il Comune si affidi a lui per risolvere
la questione del Museo del Risorgimento potrebbe significare che non trovava in seno al Comitato un interlocutore altrettanto benevolo. Si ricordi
anche che nel 1957 il presidente Michieli, ottantaduenne, non versava in
buone condizioni di salute e due anni dopo sarebbe morto; il vicepresidente Chiarelli viaggiava sui settantatre; mentre Tessari aveva solo 41 anni, e
quindi buone energie da spendere.
Di piglio decisionista, Tessari prende la palla al balzo e, permettendolo i suoi impegni didattico-amministrativi, propone scelte apertamente
disgiunte da quelle del Comitato. Che ancora nel 1958 arroccato sulla
opzione ex scuola 'Prati' di via Tolpada, nonostante che il Comune l'abbia
destinata ad altro uso.
Urge prospettare una soluzione, anche per rispondere a un'indagine statistica inoltrata dalla Prefettura il 6/9/1957: l'Istituto centrale per la Storia
del Risorgimento si infatti rivolto al Ministero dell'Interno per conoscere
le localit ove attualmente esistono musei del Risorgimento. Il sindaco
Tronconi d evasione di tipo interlocutorio, parla di lavori di riordino in
corso, di locali provvisori ecc., in attesa di una scelta espositiva.
Un impegno fattivo dell'amministrazione comunale sembra profilarsi
nella seduta di Giunta del 25 ottobre 1957, che prende atto della breve
relazione stesa da Tessari il 10 ottobre (n. 32366 di prot.). Lo studioso
vi d non solo un fermo d'immagine, ma anche alcuni consigli operativi.
Scrive:
Ho il piacere di comunicare che si conclusa la prima fase del lavoro di sistemazione del materiale del Museo civico del Risorgimento e di quello del 55 regg.
Fanteria: si operata la ricognizione e la ripulitura dei singoli oggetti. []
La ricognizione [] ha rivelato che vari oggetti (bandiere, qualche arma, ma soprattutto parti di uniformi, copricapi, ed altro) sono, come gi si sapeva, in pessimo
stato e in certi casi ricuperabili solo dopo un esperto e radicale restauro. Conviene
che questo sia fatto data la rarit e l'interesse documentario dei pezzi (quelli ad esempio dell'assedio di Venezia del 48-49). Altri invece, come la maggior parte delle armi,
hanno rivelato, dopo la perfetta pulitura fatta dai bravi inservienti, stati di conservazione e caratteristiche insospettati dato l'eccezionale disordine in cui erano lasciati
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da decenni. Pur senza essere di grande valore, taluni sono rari e qualcuno di epoca
prerisorgimentale, del periodo napoleonico e forse anche veneziano. Se esposte con
una precisa cognizione della loro identit e con adeguata illustrazione, possono rappresentare un notevole interesse. []
Niente dunque di eccezionale nelle due raccolte ma parecchio bel materiale oltrech
molte cose care al cuore della citt e documentario del suo valore e della personalit dei
suoi cittadini.
Naturalmente la ricognizione ha confermato la perfetta corrispondenza degli elenchi
inventariali e degli oggetti quali sono stati affidati al consegnatario []. I vari pezzi sono
stati raccolti in casse e cassoni, in involti e spesso negli stessi mobili dell'ex 55, adeguatamente ripuliti.
Al mio rientro in sede dalla seconda sessione degli esami di maturit [] conto di iniziare la descrizione analitica dei singoli pezzi e la loro catalogazione inventariale definitiva che dovr avere pezzo per pezzo un minimo di descrizione storico-tecnica sufficiente
a farlo apprezzare nel suo vero valore. []
Comunque, senza voler anticipare conclusioni ancora premature, vale la pena di notificare fin d'ora che dato il numero e le caratteristiche delle raccolte (cui si dovr aggiungere
le stampe, i quadri, cio tutta la parte iconografica attualmente in consegna alla biblioteca
civica e che mi permetter di riconoscere nel gennaio '58 p.v.) si pensa sia assolutamente
impossibile sistemare il Museo nei locali della Scuola De Amicis: esso richiede locali
ampi, bene illuminati e contigui per permettere anche una esposizione illustrativa dello
sviluppo cronologico degli avvenimenti di cui le raccolte sono documento.
Quando si conoscer quale degno edificio il Comune potr destinare al risorto
Museo, si dovr affrontare il problema se fondere o no le raccolte del Museo del Risorgimento e quelle del 55 regg. Fanteria. Esse indubbiamente spesso si integrano.
Occorrer adottare un preciso criterio prima di procedere alla definitiva collocazione. [...]
Ben altro abito mentale rispetto a quanto invece deliberer, in modo piccato
quanto inconcludente, nel giugno 1958, mentre va a concludersi la grande mostra di Palazzo dei Trecento, il Consiglio direttivo del Comitato. Il quale, nell'interpretare alla lettera il disposto dell'art. 2 dello statuto76 dell'Istituto nazionale,
76 Dispone l'art. 2 dello Statuto, approvato con D.P.R. 1 marzo 1955, n. 357 (e modificato con D.P.R. 5 settembre 1967, n. 1014; con D.P.R. 30 gennaio 1974, n. 94; infine
con D.M. 23 aprile 1994): L'attivit dell'Istituto si esplica attraverso l'opera della sede
centrale e dei Comitati provinciali: a) [omissis]; b) con l'organizzazione e l'incremento
del Museo Centrale del Risorgimento, in Roma, al Vittoriano, e con la creazione, il coordinamento e la sorveglianza dei Musei locali del Risorgimento secondo il disposto del
R. decreto Legge 20 luglio 1934, n. 1226, convertito in legge con la legge 20 dicembre
1934, n. 2124.
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rilevando con amaro rincrescimento, che il ricco e prezioso materiale storico destinato a Museo del Risorgimento dall'indimenticabile prof. Bailo solerte raccoglitore
di cose patrie, giace tuttora in casse presso le scuole De Amicis, nonostante le ripetute promesse fatte dal Comune di dare sollecita, definitiva, dignitosa sistemazione a
questa nobile opera culturale cittadina nelle aule delle Scuole Prati;
affermata, come principio di vita, la necessit che lo spirito abbia ragione sempre
sulla materia e che duri ed operi in noi il bisogno di onorare le memorie dei grandi
eroi e martiri della nostra Patria, affinch ne venga un valido insegnamento ed il pi
sicuro auspicio per un sempre pi fulgido avvenire;
fa vivi voti perch sia mantenuta ferma la decisione espressaci dall'Assessore
all'Istruzione, di respingere ogni e qualsiasi proposta di sistemare il Museo del Risorgimento in localit lontane dal centro cittadino;
sollecita ancora una volta e con pi forza, oggi, che stata resa di pubblica ragione la cosa, attraverso le pagine della Rassegna storica del Risorgimento77, il signor
Sindaco del Comune di Treviso, perch secondo la promessa fatta provveda, con la
massima sollecitudine possibile, alla soluzione dell'annoso problema, facendo idoneo posto al ricordato materiale storico del Museo, nei locali delle scuole Prati, onde
sia dato rapido inizio al lavoro di ordinamento definitivo.
Presto tacitato colla promessa che, non appena conclusi i lavori della
nuova scuola 'Prati' in corso sul bastione del macello, si proceder alla
sistemazione del museo nella vecchia sede alla Tolpada.
Perch dall'ipotesi scuole 'Prati' si passi di punto in bianco all'ipotesi
Ca' dei Ricchi non accertato; ma non si deve trascurare che i due ambienti sono parimenti sotto la giurisdizione del servizio scolastico comunale;
che ancora le nuove 'Prati' sul torrione di Santa Sofia non sono agibili e che
in ballo un giro di uffici connessi.
Di fatto, con le celebrazioni del 1959, che vedono il Comitato provinciale agire da protagonista, ed il prof. Cessi oratore ufficiale a Palazzo dei
Trecento (19 aprile), la civica amministrazione pensa seriamente a una
fase operativa per il Museo del Risorgimento, dopo anche la lamentevole
lettera personale di Tessari all'assessore Alberto Boscolo del 29 novembre
1958: la giunta Chiereghin, subentrata nel marzo 1959 a Tronconi, prende
l'iniziativa di costituire una commissione78 per la istituzione in Treviso di
77 Cfr. Rassegna storica del Risorgimento, a. XLVI, fasc. 1 (gennaio-marzo 1957), p.
182-183.
78 Vengono chiamate a farne parte: avv. Alberto Boscolo, assessore anziano, presidente;
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un Museo Storico del Risorgimento, per la sede del quale viene destinato
il palazzo dei Ricchi, una volta liberato dagli uffici dei servizi scolastici. Il
5 dicembre 1959 la commissione propone alcune scelte, fra cui: il Museo
del Risorgimento fa parte dei Civici Musei come sezione di essi; il criterio di riordinamento deve essere cronologico dal 1797 al 1915/18, con
particolare riferimento a fatti locali e con accenni all'origine trevigiana
della famiglia Bonaparte, alla battaglia di Cornuda etc. (proposta Coletti)
ed una saletta adibita al periodo napoleonico (proposta Tessari); mentre
l'11 giugno 1960 stabilisce che per il 20 successivo le cose del Museo del
Risorgimento depositate presso la scuola 'De Amicis' ed i documenti esistenti presso la biblioteca comunale vengano trasferiti nel nuovo locale di
Ca' dei Ricchi79. Da parte sua poi la Giunta del 9 agosto 1960 (n. 23601,
richiamata qui indietro) delibera che vi vengano trasportati anche i materiali del Museo storico del 55 Regg. Fanteria.
Con atto del 26 agosto 1960 (n. 24593), la Giunta municipale delibera
d'urgenza di istituire il Museo civico del Risorgimento italiano, con particolare riguardo a fatti ed episodi trevigiani dalla caduta di Napoleone I
alla guerra 1915-1918, con sede nel primo piano di Palazzo dei Ricchi, di
propriet comunale; e conferma la commissione precedentemente nominata. Dalla premessa narrativa apprendiamo che i locali disponibili a Ca'
dei Ricchi sono cinque. L'8 settembre 1960, il Consiglio comunale, nel
ratificare la predetta deliberazione di Istituzione Museo del Risorgimento
Italiano (n. 26338 di prot.), precisa che la universalit dei beni destinati
al Museo del Risorgimento costituir una sezione del Civico Museo di
Treviso e avr la denominazione Museo del Risorgimento Italiano.
La rinnovata Commissione80 si riunisce il 13 giugno 1961, in quella che
viene chiamata ora la sede del Museo del Risorgimento, sostanzialmente
geom. Arnaldo Cantoni e avv. Dino De Poli, assessori; gr. uff. prof. Gian Luigi Coletti;
prof. dott. Teodolfo Tessari; dott. Roberto Zamprogna; dott. Luigi Menegazzi; comm.
dott. Cesio Pegoraro; arch. Leonardo Piovesan.
79 Il trasporto verr fatto in realt l'11 luglio 1960.
80 La Commissione precedente (di cui a nota 78) era scaduta col vecchio Consiglio
comunale. Il nuovo, in seduta 24/5/1961 (n. 16054) nomina dodici persone: vengono
confermati Boscolo, Tessari, Coletti, Menegazzi, Pegoraro, Piovesan, Zamprogna; sono
nominati ex novo: Nando Coletti, prof. Tomaso Pietrobon, prof. Gerolamo Vittorelli,
Oddo Celotti, prof. Luigi Mand.
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per ascoltare la relazione del prof. Tessari, il quale narra di cinque visite
effettuate per la cernita dei materiali; propone quindi: di trasferire a Ca'
da Noal quelli non esponibili; di esporre copie fotografiche dei proclami
anzich stampe originali (suggerimento del bibliotecario Zamprogna); di
fornire le descrizioni tecniche delle armi esposte; di dare sufficiente risalto
al plastico col fatto d'armi di Cornuda anche a mezzo di luci mobili.
Assente giustificato, con Pegoraro, Menegazzi, Nando Coletti e Vittorelli, anche Luigi Coletti. Il professore muore per trombosi cerebrale il 10
settembre 1961; con Luigi Sorelli (che era mancato il 21 febbraio) stato il
traghettatore del Museo del Risorgimento (o, meglio, dei suoi beni) dal fasto
effimero del fascismo alla infausta irresolutezza della neonata Repubblica.
evidente che la civica amministrazione alle prese con ben altri problemi; se infatti ancora a novembre 1963 Tessari si preoccupa di restituire
a Pietro Coletti, consegnatario del materiale del Museo del Risorgimento,
gi sopra ricordato, gli elenchi ricevuti nel lontano 1956/57 per le sue
spedizioni ricognitive, e se il colonnello Pegoraro, attuale presidente del
Comitato, si dissocia dalle aperture (note da fonte giornalistica) del Municipio verso le associazioni culturali, cui esso offrirebbe proprio Ca' dei
Ricchi; nella seduta del Consiglio direttivo del Comitato 8 novembre 1964
la novit che il Consiglio comunale avrebbe destinato quei locali a deposito medicinali riservando il pian terreno a uso farmacia comunale. L'una
e l'altra cosa insieme, come si capir poco dopo. Il progetto di restauro
e sistemazione di quei locali, redatto dall'Ufficio tecnico municipale l'11
agosto 1961, ed approvato dal Consiglio comunale in seduta 8 febbraio
1962 (n. 5582), viene accantonato gi l'anno dopo; ma ancora nel 1966
non certo che cosa intenda fare l'amministrazione del Museo del Risorgimento: si vocifera dell'ex chiesa di S. Caterina (nota dell'Ing. capo
13/6/1966). Ma interessante e sconcertante l'inconcludenza che emerge
dallo scambio di informazioni fra il consigliere Alberto Boscolo e l'assessore Dematt nel Consiglio comunale del 30 giugno 1967 (n. 19856/195),
in sede di discussione di bilancio di previsione. Osserva Boscolo, il quale
come visto nella Giunta Chiereghin si era occupato della questione:
[] Anche Treviso ha una storia risorgimentale che si innesta in quella nazionale;
e per l'ubicazione [del Museo] erano state indicate le aule del Palazzo dei Ricchi,
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dove si trasportato tutto il materiale []; dopo aver fatto tutte queste cose e fornite
queste indicazioni, sorto sempre un qualche ostacolo che ha impedito il sorgere del
Museo del Risorgimento. Prima a causa degli uffici del Piano Regolatore, poi per
la sede dell'Azienda municipalizzata farmacie. [] Noto anche che quando delle
persone vengono da altre citt, chiedono capitato a me anche di recente dov'
il Museo del Risorgimento a Treviso. E ho risposto che il Museo del Risorgimento a
Treviso nella mente di Dio. [] Ora, signor Sindaco, [] desidererei avere anche
una risposta precisa al riguardo, perch indichi i locali e finalmente si possa dar ordine a questa nostra raccolta del Museo del Risorgimento Italiano e cos anche Treviso
possa dire di avere un museo del risorgimento. Io la prego anche per di non rispondermi [] che dal momento che i musei nel loro complesso verranno trasferiti in S.
Caterina, anche il Museo del Risorgimento verr ivi rintanato perch francamente
dovrei rispondere che ci crederei molto poco. [...]
La risposta dell'assessore Dematt sul punto delude alquanto il consigliere Boscolo, come dir in replica il consigliere. Dematt:
Purtroppo come atto di piena lealt non posso che rispondere che veramente noi
non pensiamo ad una sistemazione, se non alla condizione di avere a disposizione
S. Caterina, perch veramente non sappiamo, oggi come oggi, dove collocare questo
Museo, a meno che, stornando dall'idea di S. Caterina tutta una serie di sistemazioni preliminari, noi non facciamo una ricerca in questo senso di una sede che possa
intanto ospitare il Museo del Risorgimento. Ma vorrei dire che non solo questo il
problema [] per quanto riguarda tutte le nostre collezioni ed opere d'arte, stato
cominciato un lungo e delicato lavoro di catalogazione. E questo riguarda anche il
materiale del Museo del Risorgimento, il quale era stato inventariato una volta non
completamente e imperfettamente e la catalogazione, in tutti questi passaggi, oltretutto andata dispersa; comunque non serve oggi giorno. [] Il nostro interessamento, fino ad ora, limitato a questo, n altro vedrei sinceramente, bench anch'io pensi
come il consigliere Boscolo che il Museo del Risorgimento meriti in una citt come
Treviso un posto di primo piano ed una sede che ne sia veramente degna. Non vedrei
d'altra parte una ricollocazione al Palazzo dei Ricchi, perch oltretutto la sede sarebbe troppo piccola e una delle ragioni per cui fu bloccato proprio questa. Il materiale
era ivi tutto accatastato riempiva in modo disordinato tutta la stanza; si trattava di
materiale non esposto. Se si fosse dovuto esporlo e disporlo con la dignit dovuta,
non ci sarebbe stato lo spazio sufficiente. [...]
[] Prendo atto comunque che del Museo del Risorgimento si riparler soltanto
quando verr trasferito a S. Caterina. Volevo poi farle presente una cosa che secondo
me costituisce una lacuna nella sua risposta: che le raccolte per lo meno nel periodo
in cui sono rimaste sotto il portico del Palazzo dei Ricchi e adesso non so dove siano se non sono convenientemente sistemate e protette, ovviamente si deteriorano
e del materiale deteriorabile ce n' perch io lo conosco, l'ho visto. Volevo anche
ricordarle un'altra cosa, che c' una commissione del Museo del Risorgimento81 che
lei non ha ricordato e che era stata proprio nominata per catalogare le raccolte e per
sistemarle. Il presidente di questa commissione e l'incaricato anzi della sistemazione
della catalogazione era il prof. Tessari. Non so se la commissione sia ancora in vita
perch faccio parte anch'io e non sono mai stato convocato e vorrei sapere se il prof.
Tessari abbia tuttora questo incarico.
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L'illustre studioso fa seguire una serie di consigli museografici che investono tecniche e strategie espositive in rapporto agli spazi, selezione dei
materiali (con un rigoroso riequilibrio specie nella scelta degli strumenti
bellici): limitare al minimo gli oggetti 'coloniali', che eccedono rispetto
alla documentazione inerente il travaglio politico e sociale del nuovo Regno d'Italia; riempire in modo mirato le vistose lacune del periodo 1866Settecento ed Ottocento, X ciclo di conferenze, Treviso, novembre 1989 aprile 1990,
p. 51-60.
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n. 188, busto in gesso finto bronzo di Vittorio Emanuele III: consegnato in data 24/11/1952 all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di
Treviso.
Altri aggiornamenti, in ordine cronologico:
1953: il Comando Distaccamento Deposito 76 Reggimento Fanteria
Napoli, di Treviso, trasmette la Croce 'Ordine Militare d'Italia' appartenente al 55 Regg. Fanteria perch sia conservata fra i cimeli di quel
Museo;
1959: su richiesta dell'Associazione Nazionale del Fante, sezione di
Maser (Treviso), si concedono molti oggetti (spec. quadri , ma anche effetti bellici) per la mostra del Risorgimento Italiano che col si tiene dal
12 aprile;
1959: su richiesta dell'Associazione Nazionale del Fante, sezione di
Alano di Piave (Belluno), si concedono le stesse cose per la Adunata regionale del Fante, che si tiene col dal 23 ottobre;
1961: su richiesta del Comando del presidio militare di Treviso, vengono ceduti al Deposito Divisionale Folgore la parti del monumento ai
Caduti del 55 Regg. Fanteria, cio: nove elementi di cancellata in ferro
battuto, una lampada votiva con relativo bastone di sostegno, un bassorilievo in bronzo (deliberaz. G.M. 8/9/1961, n. 24942, ratificata dal C.C.
7/2/1962, n. 4580);
1964: a richiesta dell'Italo Canadian Club di Toronto (Canada) si concede, a mezzo del consigliere Achille di Sbrojavacca, un elmetto militare
della Grande Guerra, da prelevare dal Museo del 55 Regg. Fanteria (ordine del Sindaco 7/11/1964, n. 30534);
1965: si ringrazia Cesio Pegoraro (Treviso) per aver donato un'ancora
della Grande Guerra per il Museo del Risorgimento (lettera n. 3261 del
28/1/1965);
1968: alcuni cimeli della Grande Guerra (elmetto italiano, elmetto austriaco, scudo da trincea, cannoncino da trincea con ruote, gagliardetto del
110 Regg. Fanteria Piave) vengono consegnati al capo di Gabinetto per
l'allestimento del Salone dei CCC nelle celebrazioni del 50 anniversario
1975: chiedendo il Comune di Urbana (Padova) l'assegnazione di un
elmetto da fante della Grande Guerra per poter costruire una lampada vo74
alla fruizione della collettivit, sempre che non vi ostino ragioni di tutela
(art. 2, co. 4); gli enti sono tenuti a garantirne la conservazione (art. 1, co.
5). Le funzioni di tutela sono attribuite al Ministero per i beni e le attivit
culturali; e le regioni e gli altri enti pubblici territoriali cooperano con esso
nell'esercizio di tali funzioni (art. 5). La valorizzazione dei beni disciplinata dall'art. 6, e comprende anche la promozione ed il sostegno degli
interventi di conservazione.
La vigilanza sui beni museali compete al Ministero; e, in quanto appartengano agli enti pubblici territoriali, il Ministero provvede alla vigilanza
anche mediante forme di intesa e di coordinamento con le regioni (art. 18).
I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, ad ispezioni volte ad accertare l'esistenza e lo stato di
conservazione o di custodia dei beni culturali (art. 19). I beni non possono
essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili
con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla
loro conservazione (art. 20, co. 1).
Sono subordinati ad autorizzazione del Ministero: lo spostamento, anche temporaneo, dei beni culturali mobili, lo smembramento di collezioni,
serie e raccolte; mentre lo spostamento di beni culturali dipendente dal
mutamento di dimora o di sede del detentore preventivamente denunciato al soprintendente.
La conservazione del patrimonio assicurata da una coerente, coordinata e programmata attivit di studio, prevenzione, manutenzione e restauro (art. 29 e segg.). Il Ministero pu imporre al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo gli interventi necessari per assicurare la
conservazione dei beni culturali (art. 32-38). Il Codice disciplina anche la
custodia coattiva (art. 43).
Il prestito per mostre ed esposizioni soggetto ad autorizzazione (art.
48). vietato, senza autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli, nonch
la rimozione di cippi e monumenti, costituenti vestigia della Prima guerra
mondiale (art. 50, co. 2).
I beni culturali immobili e mobili possono essere espropriati dal Ministero per causa di pubblica utilit, quando l'espropriazione risponda ad
un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della
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sono poi i proprietari di quei reperti. Una terza via, quella di lasciar passare il tempo senza prendere delle decisioni, pu essere anche comoda, ma
non fa onore a chi persegue la dilazione.
Uno degli ultimi assessori alla cultura dell'amministrazione comunale, in replica alla proposta da me divulgata a mezzo stampa, di cedere i
materiali ad altri musei o addirittura di venderli rispose, anche lui per via
giornalistica, piccato e indignato perch a suo dire egli poteva vantare
tra i suoi antenati un paio di garibaldini. Si riservava anche di parlare con
me e prendere delle decisioni. Ma tutto caduto nel dimenticatoio: anzi il
contesto politico lo ha visto poi dimissionato.
Il Museo Storico del 55 Reggimento Fanteria Marche
Il 55 reggimento fanteria era rientrato a Treviso solo nel 1921. La
guerra era finita da tempo quando i fanti bianco-azzurri tornarono nella
caserma di via Canova.
Con l'avvicinarsi del decennale della vittoria fu deciso di costituire un
piccolo museo reggimentale all'interno della caserma Vittorio Emanuele II. Il colonnello Edmondo Rossi, comandante del reggimento, si prese
personalmente l'incombenza di scrivere a tutti i comandanti delle armate
della grande guerra affinch inviassero dei ritratti autografati e dedicati
al reggimento. La stessa cosa fu chiesta anche a Gabriele D'annunzio che
invi, oltre alla foto, anche una lettera autografa indirizzata al comandante
del reggimento. Gino Borsato, pittore e giovane ufficiale del 55, dipinse
due grandi tele raffiguranti gli episodi della morte di Edmondo Matter
e Cesare Colombo, entrambi caduti sul Carso e medaglie d'oro al valor
militare alla memoria. Altri dipinti con l'effigie del Re, del duca d'Aosta,
del generale Vanzo, ecc. furono eseguiti per il museo reggimentale. Furono raccolte armi portatili e di reparto, cannoncini da trincea, sciabole,
uniformi, carte topografiche, documenti, lettere, cartoline, ricordi personali, tra i quali un piccolo album con i disegni del giovane Matter, allievo
dell'Accademia di Venezia, fotografie di guerra insomma tutto quanto
poteva essere utile per la costituzione di un piccolo ma significativo museo
di guerra. A tutto questo, nel corso degli anni, si aggiungevano documenti
vari, foto provenienti da donazioni, spesso purtroppo non documentabi83
li. Visti i tempi, gran parte dei cimeli del museo riguardavano la Grande
Guerra da poco conclusa.
Il museo del 55 era considerato dai trevigiani come parte integrante
degli altri musei cittadini, infatti, era visitabile dal pubblico nelle ricorrenze, nelle feste militari, ma anche su semplice richiesta delle scuole e delle
istituzioni. Giovanni Netto, a lungo presidente del Comitato trevigiano
per la Storia del Risorgimento, ricordava quando il professor Tessari, docente al liceo, la domenica mattina accompagnava gli studenti alla visita
del piccolo museo allestito al primo piano, nella cappella dell'ex convento
caserma di via Canova.
Certo, un museo reggimentale un luogo della memoria. I cimeli raccolti e conservati hanno valenza di ricordo, di testimonianza, di nostalgia
per parenti ed amici persi e anche di esaltazione degli atti eroici compiuti
da membri di quella piccola comunit di soldati. Dunque chi va a visitare
quel tipo di museo ha altre motivazioni. Poco importa che gli oggetti conservati in quel luogo non abbiano grande valore artistico; sono testimonianze, ricordi che riguardano da vicino i giovani trevigiani che avevano
lasciato la vita sul Monte Piana, sul Carso e, in grande quantit, in fondo al
mare Adriatico, quando l'otto giugno 1916 quasi duemila giovani soldati
morirono per il siluramento della nave che riportava il reggimento dall'Albania in Patria. Il ricordo di quel tragico evento ben documentato dal
grande modello del piroscafo Principe Umberto, dalle lettere del tenente
trevigiano Gino Covra e persino da oggetti di vestiario, scampati a quella
strage. Dunque quel piccolo museo della memoria era entrato a far parte
della comunit cittadina e visitato da molte persone.
La costruzione di una nuova caserma a Dosson per il reggimento, iniziata verso la fine degli anni trenta, consent lo spostamento del Deposito
reggimentale e anche del museo, mentre i fanti del reggimento in quella
caserma non misero mai piede. Il trasferimento consent una migliore sistemazione dei reperti e quando, colui che quel museo aveva voluto, il
vecchio comandante del reggimento Edmondo Rossi, ormai anziano generale, nel 1943, lo and a visitare, verg sul registro dei visitatori il suo
compiacimento per la felice sistemazione degli oggetti.
Il 7 aprile del 1944 giorno infausto per Treviso vide colpite, nel
terrificante bombardamento aereo, oltre la caserma di via Canova, anche
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ne accorgesse e magari provvedesse a fare qualcosa, altri li abbiamo restaurati a nostre spese (il grande plastico del Montello, originale del 1918,
donato dal generale Vaccari e quello del fronte dolomitico). L'allestimento
della mostra comprendeva, quasi per intero, materiali provenienti dal 55
fanteria, armi importanti selezionate tra le centinaia del museo, carte topografiche originali della Grande guerra, il bellissimo modello del piroscafo
principe Umberto, le due grandi tele di Gino Borsato, il ritratto del duca
d'Aosta dell'Apollonio, lettere, foto, oggetti vari. La nostra speranza, oltre
che ricordare l'evento, era quella di riattizzare la memoria e magari trovare
una soluzione per i materiali del museo. Speranze presto svanite e forse
perdute.
Che fare di quei materiali? L'abbiamo gi detto, essi non hanno grande
valore artistico, ma dal punto di vista storico rappresentano certamente un
pezzo della storia di questa citt. Si tratta allora di stabilire, una volta per
tutte, in merito al restauro, conservazione e destinazione dei reperti. Da
parte nostra abbiamo fatto quanto abbiamo potuto, oltre non lecito chiederci. Ricordiamo che i materiali sono di propriet dell'amministrazione
militare e noi ci attiveremo per ricordarlo a coloro cui compete. L'amministrazione comunale ha, secondo il nostro punto di vista, il dovere di
prendere le conseguenti definitive decisioni. Dire chiaro e forte se la citt
di Treviso ha interesse a conservare quei reperti. Se quell'interesse c',
sentito, vivo, l'amministrazione ha il dovere di provvedere ad un decente
mantenimento; in caso contrario, certifichi il disinteresse e li restituisca
all'esercito anche attraverso i vari musei della Grande Guerra presenti sul
territorio, in primis quello di Vittorio Veneto. Una cosa non pi tollerabile: lasciare le cose come sono.
Se le cose dovessero rimanere cos tra qualche decina d'anni, ad essere
ottimisti, non rester che redigere l'ultimo verbale, quello di alienazione dei reperti museali del 55 reggimento fanteria Marche. Tuttavia quel
verbale certificher anche la perdita definitiva di un pezzo di memoria di
questa citt.
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ILLUSTRAZIONI
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Ritratto miniatura del medico militare Ferdinando Molena. Museo del Risorgimento.
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Modellino del piroscafo Principe Umberto, nel Museo del 55 Regg. Fanteria.
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Il Duca d'Aosta dipinto da Apollonio nel 1919, ora al Museo del Risorgimento.
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Elenco di consistenza 1951 del Museo 55 Fanteria, ultima pagina con aggiornamenti.
Ultima pagina dell' elenco di consistenza 1952 del Museo del Risorgimento,
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con l'aggiornamento 1957.
INDICE
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Aprile 2012
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