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Il Museo del Risorgimento di Treviso.

Storia e Vicende

Il Museo del
Risorgimento
di Treviso
Storia e Vicende

di

Steno Zanandrea
con uno scritto di

Enzo Raffaelli
e con la collaborazione di

Stefano Fumarola e Andrea Castagnotto

Il Museo del Risorgimento di Treviso


Storia e Vicende

Il Museo del
Risorgimento
di Treviso
Storia e Vicende
di
Steno Zanandrea
con uno scritto di
Enzo Raffaelli

hanno collaborato
Stefano Fumarola
Andrea Castagnotto

Treviso
2012

Il Museo del Risorgimento di Treviso


Storia e vicende

copyright 2012
Steno Zanandrea

1 edizione 2012

ISTRIT
Treviso
Grafica e impaginazione di Stefano Gambarotto
L'editore ha effettuato ogni possibile ricerca nel tentativo di individuare eventuali
soggetti titolari di copyright relativi alle immagini che illustrano il presente volume ed
a disposizione degli aventi diritto.

Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - Comitato di Treviso


Via Sant'Ambrogio di Fiera, 60
31100 - TREVISO
ist.risorgimento.tv@email.it
istitutorisorgimento@libero.it

VICENDE DI UN MUSEO TREVIGIANO


di Steno Zanandrea
Noi ci ostiniamo a chiamarlo
Museo del Risorgimento
perch ci ostiniamo a credere
che un giorno non lontano
un Museo risorger
ANONIMO, sec. XX

Premessa di metodo
Questo scritto non ha velleit di sostituirsi agli inventari del Museo
del Risorgimento di Treviso, inventari che dovrebbero sussistere, copiosi,
presso la direzione dei civici musei intitolati a Luigi Bailo; n ambisce
a tesserne compiutamente la storia, in quanto ancora parecchie sono comunque le zone d'ombra che offuscano una esatta conoscenza. Ha solo la
giusta aspirazione di fornire elementi documentari a ci utili, setacciando,
in ordine d'importanza, in primis i carteggi comunali, secondariamente i
cataloghi delle mostre dedicategli che in questi decenni si sono succedute,
infine la documentazione bibliografica e giornalistica.
1. Prologo
Non sussistono dubbi di sorta sul fatto che il prof. Don Luigi Bailo
(1835-1932), bibliotecario comunale, istitutore del museo trevigiano e suo
primo direttore, intendesse, con gli acquisti effettuati nel corso dei decenni
e battendo per anche altre vie, fondare un Museo del Risorgimento Nazionale nella Marca, per il quale aveva presentato nel 1910 domanda edilizia1. Quindi un fabbricato a ci espressamente destinato non fu solo nelle
sue aspirazioni, ma anche nelle sue realizzazioni. noto infatti che una
delle preoccupazioni maggiori dell'illustre concittadino era sempre stata
quella di reperire degne e capienti sedi cui destinare gli oggetti che andava
1 Comune di Treviso, Archivio storico e di deposito, Archivio generale ante 1928, Sez.
XII, C. N. 120, 1908, Commissione edilizia, fasc. n. 140 del 1910.

da decenni acquistando sul mercato antiquario (sia cose d'arte sia memorie
storiche) o di cui sollecitava la donazione grazie alla fitta rete di relazioni
personali con la dirigenza locale.
Se al progetto edilizio si arriva solo relativamente tardi, cio non prima
del 1910, ma in anticipo, quanto all'assunto, rispetto a tante realt municipali venete d'allora, l'idea di una sezione patriottica concepita dal
Bailo fin dalle origini della istituzione museale2: questa sensibilit e questo
omaggio ai protagonisti delle recenti vicende della storia nazionale, di cui
vuol procurare documentazione al pubblico godimento, traspare nella Relazione del 1882, ove ricorda infatti che il Comm.re Antonio Pavan don
di recente una carta topografica della provincia di Nizza con una linea
rossa del nuovo confine tracciata dalla mano del Cavour, e pel Museo la
maschera in gesso dello stesso Cavour, la seconda prova dopo la prima
che serv al Vela, scultore. Altro momento di forte concentrazione intellettuale sul recente passato la grande Esposizione Nazionale di Torino
del 1884, in vista della quale egli comunica alla Giunta che al presente
si sta registrando le carte e i documenti relativi al Risorgimento d'Italia
(Relazione morale per l'anno 1883, n. 2790 del 1884). Senza addentrarci
troppo nei dettagli minimi, occorre dire peraltro che la sua abbondante
produzione epistolare fornisce ampia documentazione in tal senso.
2 Scrive egli infatti nella Guida all'Esposizione del 1898 (Bollettino del Museo Trivigiano, numero straordinario, maggio-giugno 1898, p. 3): ... dal primo momento che iniziai
il Museo trivigiano per l'arte, la storia e la coltura del paese, ho creduto pur mio dovere
che tra le trenta stanze a quello dedicate, una almeno ve ne fosse destinata a raccogliere
anche le memorie patriottiche in oggetti; e quest'una, finora piccola, ma pur piena di tante
cose anche per contribuzione di egregi cittadini, che nomino specialmente per far loro
onore, il fu cav. Molena Ferdinando colonnello dei Bersaglieri e il signor F. Bettinzoli
gi ufficiale dell'Italia Libera ed altri, questa stanza, io spero ora, crescer presto. Gi
da non pochi di quelli che esposero a questa Mostra ebbi la parola che, prima o poi, essi
lascieranno al Museo le cose loro. E li consiglio a farlo, e lo raccomando nell'interesse
stesso delle cose e delle loro memorie. Ma gi nel Bollettino del 16 settembre 1888
fatto cenno a quattro stanze del piano superiore dell'ex convento degli Scalzi, cos
ripartite: sezione romana e preromana, medievale, moderna e patriottica dal 1848 al
1866. Successivamente, a pag. 5 del Bollettino del 1912 (in cui presenta all'attenzione
dei cittadini i nuovi locali di ampliamento del complesso museale) ribadisce esistere una
sezione speciale del museo fra il 1888 e il 1890, cos individuata al n. 13: Oggetti del
Risorgimento Nazionale.

2. La mostra del 1898


Gi infatti nella relazione morale alla Giunta per l'anno 1898 (n. 2427
del 1899), al capitolo relativo all'Esposizione Trivigiana Patriottica 1848
(che fu tenuta nei locali della biblioteca di Borgo Cavour fra il 28 maggio
e il 13 giugno 1898 e che ancora la pi memorabile iniziativa del genere
tentata a Treviso), egli accenna all'arricchimento di opere speciali acquistate per il Museo, la cui sezione del Risorgimento Nazionale avverte
con soddisfazione venne di molto accresciuta3. Contestualmente ricorda di aver commissionato, espressamente con destinazione alla sezione
del Risorgimento Nazionale del Museo, due dipinti (costo complessivo
lire 280,70) a giovani pittori trivigiani: 1. La proclamazione della caduta
del governo austriaco e della istituzione del governo provvisorio fatta il
giorno 24 marzo 1848 sulle gradinate del Duomo dal podest Giuseppe
Dr. Olivi (pittore Giuseppe Pavan); 2. La carica dei Dragoni Pontifici sullo
stradale di Cornuda-Onigo contro il battaglione dei Croati il giorno 9 maggio (lavoro a quattro mani dei pittori allora neanche ventenni Giovanni
Apollonio e Pietro Murani).
L'articolata mostra4 (ripartita in otto sezioni, che abbracciano il periodo
dal tramonto della Repubblica di Venezia sino alla inaugurazione del monumento all'Indipendenza) fornisce in poco pi di cinquecento lotti espositivi (numerati da 1 a 492, pi diciassette numeri bis, ma il totale dei pez3 A supporto di ci, si ricorda che nell'introduzione alla Guida del 1898, citata qui sopra,
Bailo fa espressamente riferimento ad acquisti finalizzati alla sezione patriottico-risorgimentale del Museo, quando annota: In questa circostanza [cio nelle pratiche espletate
per organizzare la Mostra] che m'adoprai a cercare e raccogliere, se da un lato mi accertai
che ancora qualche cosa c' [] dall'altro riconobbi per confessione degli interessati
stessi che molte cose erano state da essi distrutte, e pur dopo il 1866, per ignoranza, per
incuria, per far, come si dice, nettezza di stracci da tignuole e di oggetti da Bric-Brac!! E
le carte e i documenti, quanti non ne abbiamo trovato dai fruttivendoli e dai salumai, provenienti dalle vendite dell'immenso deposito Casellati, per la prima e seconda invasione
francese; e della stamperia Longo, per le cose del 1848!
4 Su cui cfr., da ultimo, E. Lippi, Il Quarantotto di Luigi Bailo, in: M. E. Gerhardinger
e E. Lippi (a cura di), Risorgimento a Treviso. Opere e testimonianze dalle collezioni
civiche [Catalogo della mostra: Museo civico di Santa Caterina, 10 dicembre 2011 4
marzo 2012], Treviso, 2011, p. 14-23.

zi, di gran lunga superiore, non meglio quantificabile)5 un campionario


vastissimo di cose, di cui il Bailo dichiara all'occorrenza la provenienza.
S'intende che, ove si tacciono i nomi dei privati prestatori (peraltro non
numerosi)6, la provenienza dai depositi comunali, nelle tre articolazioni di: Biblioteca, Museo, Archivi municipali. Ci significa che, come a
mostra chiusa i pezzi privati ritornano ai legittimi proprietari, il che Bailo
stesso afferma esplicitamente (p. 4: tutto ci che fu affidato, gi disposto per la fedele restituzione), cos gli oggetti pertinenti a ciascuno dei
tre istituti non possono che ritornare ad essi. Per esempio sappiamo dalla
corrispondenza del 1898 che Bailo si fa prestare dal Municipio, avendone
chiesta preventivamente autorizzazione ad esporli (n. 3664 del 16/4/1898),
e che restituir il 31 dicembre dello stesso anno (n. 4999 del 26/5/1898),
fra l'altro questi pezzi: il quadro degli stemmi di tutti i podest di Treviso
(n. 409); il ritratto con firma autografa di Vittorio Emanuele II (n. 471); il
ritratto in perle colorate di Manin (n. 264?); il quadro fotografico dei sindaci che nel 1866 portarono a Torino l'esito del plebiscito delle province
venete liberate (n. 473); la cornice colla corona donata da Garibaldi ai
veterani del '48-49 (n. 258); la divisa dell'araldo che nel 1838 si era recato
a Milano all'incoronazione di Ferdinando I (n. 246); in pari data restituisce
i ritratti di Olivi (n. 387) e di Giacomelli (n. 398) ch'erano stati prelevati
in esecuzione della stessa richiesta dalla stanza del sindaco; a questa data
rientrano pure in Pinacoteca7 i dipinti che aveva concordato con il conser5 Per es. il n. 123 consta di 6 pezzi diversi; il n. 369 una raccolta di stampe (ritratti,
incisioni, quadretti ed allegorie) cos composita da rendere impossibile la quantificazione
dei pezzi, ispirata come i numeri successivi dal proposito di rappresentare al popolo
la storia del nazionale risorgimento ecc. ecc.
6 Sono prestatori per la mostra: Teresa Torriani Felissent e figlio Sigismondo; Matilde
Spineda; Filomena Perazzolo; Angelica Turazza ved. Mantovani Orsetti; madre e figlie
del fu presid. Bortolan; Lina Risbeck e famiglia; Ernesto Zoccoletti; Giuseppe Mandruzzato; Antonio Monterumici (Padova); Edoardo Baliviera; Francesco Galanti; Giovanni
Scrazzolo, carrozziere in Cornarotta; Ernesto Belloni (lettera al n. 4975 del 25/5/1898);
e ancora: Carlo Liberali; Giulio Olivi; Riccardo Olivi e fam. Prof. [Luigi] Olivi; Natale
Romanin; Prof. Casella dell'Istituto Cavour, fuori la porta omonima (lettera pari numero
del 26/5/1898). Dalla Guida risulta prestatore anche l'anziano (sarebbe morto l'anno successivo) F(austino) Bettinzoli, di cui alla nota 2, all'epoca orologiaio, cognato del noto
ingegnere Annibale Forcellini.
7 Va ricordato che la civica pinacoteca, fondata fin dal 1851, aveva allora sede, statuto

10

vatore Mos Tonelli: essenzialmente il ritratto della contessa Prati Grimaldi, eseguito dall'Appiani (n. 422); la Benedizione di Pio IX dal Quirinale
di notte, di Caffi (n. 408); i ritratti su tela di Francesco I (n. 465) e Ferdinando I (n. 466); quelli di Giovanni Pasquali (n. 467), di Michelandelo
Codemo (n. 468) e di Carolina Goujon Molina (n. 469) eseguiti da Rosa
Bortolan8; alcuni ritratti in miniatura di provenienza Grimaldi (n. 453?).
Ancora sappiamo dalla lettera n. 4784 del 20/5/1898 che dall'archivio comunale vennero prelevati per essere esposti i seguenti documenti: l'atto
di capitolazione di Treviso con Welden 13 giugno 1848 (I-4023-1866: n.
205), e la costituzione del governo provvisorio luglio 1866 (I-3079-1866:
n. 400): ma che furono riconsegnati all'economo municipale sempre al 31
dicembre 1898.
Bailo ha dunque una visione molto chiara delle pertinenze e non fa
mescolanze di sorta; in pari tempo, avendo stuzzicato la generosit di soggetti esterni all'amministrazione comunale, si fa promotore di una sezione
speciale in seno al Museo, per la quale spera, con la presente iniziativa,
che molte cose prestate o promesse resteranno ad arricchire la sezione del
Rinascimento [sic!] Nazionale.
3. Primi doni
E non tarderanno ad arrivare i frutti di questa 'politica'.
Ma anche indipendentemente dalla tipologia di acquisizione qui epigrafata, Bailo recupera alla sezione risorgimentale del Museo cose che
possano richiamare la memoria di eventi e di persone importanti per la
nostra storia nazionale. E, pur macabra che sia l'idea, all'indomani del solenne rito funebre del re assassinato a Monza, egli propone che come fu
fatto nel 1878 per i funerali di Vittorio Emanuele II, cos anche in questa
ed organico propri. Divenuto bibliotecario (1878), Bailo la ebbe in consegna fino a che
non fu nominato un conservatore nella persona del prof. Mos Tonelli (1881), il quale nel
1911 si ritir nella sua citt natale, ove mor l'anno stesso. Dopo breve parentesi in cui fu
gestita (in modo del tutto nominale) dal letterato e giornalista Angelo Ricchetti, dal 1912
a tutto il 1914, Bailo ne ritorn conservatore da marzo 1915 fino al 1931.
8 I primi due donati per la pinacoteca da Luigia Codemo nel 1882 (lettera n. 13542 del
4 novembre); il terzo pervenuto al comune nel 1872 con l'eredit della sig.ra Carolina
Goujon ved. Molina, venne passato alla pinacoteca nel 1881.

11

occasione siano concessi al Patrio Museo, sezione Risorgimento Nazionale, tutti gli oggetti che hanno servito pel funerale e che hanno in s
natura di ricordo da conservarsi (lettera n. 7666, del 6/8/1900). Ottenuta
licenza dalla Giunta municipale, il 7 settembre dichiara di aver ricevuto:
a. un quadro a cornice dorata contenente la corona d'alloro che il generale
Garibaldi donava il 5 marzo 1867 ai reduci delle patrie battaglie; b. quattro
nastri delle corone deposte sul feretro inalzato nella cattedrale di Treviso
il d 4 agosto 1900 portanti le iscrizioni di dedica rispettivamente degli
impiegati postelegrafonici, delle signore trivigiane, degli impiegati delle
Finanze e del Tesoro, dell'ufficio del Genio civile; c. un quadro con cornice nera contenente la fotografia del feretro stesso.
Nel 1902 la famiglia di Attilio Molinari affida al Bailo alcuni ricordi
del sottotenente morto ad Amba Alagi il 7 dicembre 18959, fra cui le medaglie ed il ritratto, che vanno ad arricchire l'inventario D 2 Oggetti vari,
dopo che altri effetti lo stesso Molinari aveva conferito nel 1895 (vedi
qui di seguito). Un passaggio della comunicazione del Bailo (lettera n.
3579 del 8/4/1902) fa capire chiaramente che nel Museo trevigiano era gi
individuata una stanza dedicata al nostro Risorgimento. Scrive dunque il
conservatore: La quarta cornice, col ritratto e le medaglie, fu chiusa in
vetrina sotto chiave nella stanza del Risorgimento. Si ricordi infatti che
al n. 372 della Guida 1898 viene registrato, oltre alla pietra con iscrizione araba mandata in dono al Museo pure nel 1895 dall'esploratore della
Somalia Giuseppe Candeo, che a sua volta l'aveva ricevuta dal colonnello
Arimondi allora impegnato nella guerra italo-abissina (nella quale Bailo
vedeva pure un'estensione dell'epopea 'risorgimentale', ben lungi da ogni
valutazione sul nascente colonialismo italiano)10, il trofeo di armi abissine e dervische donate in vita dall'allora foriere maggiore, poi tenente
d'artiglieria ad Agordat, Molinari.
9 Con Attilio Molinari morirono ad Amba Alagi altri due trevigiani: Domenico Ricci
e Ignazio Tiretta. Alcuni ricordi del Ricci arriveranno al Museo del Risorgimento pi
avanti.
10 Prevale in lui con ogni evidenza l'interesse per il ricordo in s, legato alle personalit
trevigiane che si sono distinte nell'arengo militare quale che sia, per cui sono cimeli da
Museo del Risorgimento anche i ricordi del colonnello Salsa reduce dall'intervento italiano in Cina per contrastare la cosiddetta rivolta dei Boxers.

12

Meritano di essere riferite le motivazioni con cui il trevigiano dott. Silvio De Faveri, con lettera da Vicenza del 30 dicembre 1903 (assunta a
protocollo il 31 col n. 13900), dona al sindaco Mandruzzato per il Museo
civico un brandello della bandiera che, ultima ammainata a Venezia nel
giorno della resa all'austriaco, il patriota di Lonigo Jacopo Silvestri gli
aveva legato in morte. Queste motivazioni sono la migliore giustificazione della nascita e dell'esistenza dei musei del Risorgimento, che vanno
tutelati nella loro specificit e 'personalit' la quale non pu in alcun caso
essere disattesa o peggio 'violata' da considerazioni di natura patrimoniale.
Scrive il De Faveri:
Ill.mo Sig. Commendatore
Gio. Batta Dr. Mandruzzato
Sindaco di Treviso
L'affetto di un amico il commendatore Jacopo prof. Silvestri di Lonigo, che
assistette allo svolgersi dell'epica lotta di Venezia contro lo straniero nel 1849, riassunta nel sublime grido di resistere ad ogni costo mi fece venire in possesso di
una sacra reliquia.
Quasi a patto di nuove congiure, di nuove lotte, prima di lasciare Venezia, molti
volontari fecero a pezzi, che distribuirono fra loro, la bandiera, che sventolava sul
forte del ponte sulla laguna nel triste momento che il vessillo tricolore, vinto ma non
domo, cedeva il posto al bianco tocco della capitolazione.
Questa reliquia, redatami dal Silvestri, io dono a mezzo di V. S. Ill.ma al Museo
patrio di Treviso.
I giovani rinnovino dinnanzi al sacro ricordo il giuro, che ad Esso fecero i loro
avi, di amare la patria e servirla, anche col proprio sangue, perch sia e si mantenga
libera e forte, esempio di alti voleri, di incrollabili affetti di figli per la Madre benedetta.
Con il massimo ossequio mi rassegno
della Sig.ria V.ra Ill.ma
devot.mo ed obbl.mo
Silvio Dr. De Faveri

Fin qui nulla di speciale. Ci che torna utile al nostro fine la comunicazione che Mandruzzato fa al donatore ed al Bailo, confermando al primo
che il prezioso ricordo... verr conservato nel Civico Museo, Sezione del
Risorgimento, ed invitando il secondo ad assecondarne il desiderio. In
13

altri termini 'Museo del Risorgimento' non solo una locuzione di comodo
usata dal Bailo, ma una realt di fatto e di diritto riconosciuta dal massimo
magistrato civico.
Nel 1906 la marchesa Giuseppa Bevilacqua di Verona reca in dono al
Bailo alcuni effetti del suo defunto marito, il colonnello dei bersaglieri
Ferdinando Molena, onorando cos una promessa fatta dal Molena stesso, il quale, fuoruscito d'origine trevigiana, era stato medico militare
nell'esercito piemontese nel 1848, quindi garibaldino, prima di accedere
all'arma dei bersaglieri. Si tratta di dodici oggetti, fra cui: ritratto in miniatura del colonnello stesso; anello in oro e diaspro verde con inciso lo
stemma sabaudo e il motto Redemptio Italiae, risalente al 1847; le due
croci di cavaliere; la medaglia d'argento al v.m.; quella di bronzo per aver
combattuto il brigantaggio nel 1861. Nella comunicazione al sindaco (n.
7039 del 16/5/1906), Bailo annota: Tutti i detti oggetti raccolti nella detta
vetrina verranno esposti nel Museo, sezione del Risorgimento nazionale.
La Giunta municipale ratificher la donazione con p.v. 18/6/1906 n. 7198.
Bisogna pur ricordare che alcune cose il Molena stesso aveva gi donato
al Museo, e che esse erano state esposte nella Mostra del 1898 (Guida, n.
345: spada con fiocco da medico militare nel vecchio esercito piemontese;
356: cappello con piuma verde di ufficiale dei bersaglieri, tre medaglie e
tutta una posizione documentaria del brigantaggio).
4. Intermezzo sulle fabbriche del Museo
Col 1910 viene il grande ampliamento del museo di Borgo Cavour.
In una lunga lettera al Commissario prefettizio Silvestro Bandarin del 3
ottobre 1910 (n. 14715 del 6/10/1910) Bailo ricorda le decisioni prese
nell'agosto decorso: un'idea che incontr la generale approvazione: dedicare il nuovo edificio a sede del Museo Trevigiano del Risorgimento
Nazionale; ed il 10 di quel mese, nella ricorrenza centenaria della nascita
di Cavour, la cerimonia di deposizione della prima pietra. Pensai prosegue che anche questa sezione del Museo Trevigiano, che pur tanta
parte di storia trevigiana, qui avesse a restare sotto la direzione di me che
l'aveva iniziata e in pi occasioni di mostre nazionali fatta conoscere, e in
questi anni ancora accresciuta di molto, e si dichiara disposto, se le finan14

ze comunali non fossero sufficienti a coprire la spesa, a portarne del mio


la civile responsabilit, ben lieto di avere dato alla mia Patria pel Museo
del Risorgimento Nazionale un edificio degno di essa e del soggetto. In
altra corrispondenza del 30 novembre di quell'anno (n. 17590 di pari data)
espone che questa terza fabbrica deve essere destinata a museo del Risorgimento Nazionale e che per tale costruzione il Consiglio Comunale ha
votato sul bilancio 1910 lire 400011, delle quali gi tremila riscossi, perorando l'iniziativa presso il Commissario in questi termini: non mancai
mai di raccogliere nel tempo istesso oggetti, memorie, illustrazioni ecc.
ecc. del Risorgimento Nazionale. Ella aggiunge ne ha potuto vedere
moltissimi raccolti o dispersi in pi stanze, anche estranee, e non sono
tutti; tutti verranno raccolti e ordinati nel nuovo locale appositamente costruito; e il Museo trivigiano del Risorgimento Nazionale, che conto venga
inaugurato [] pel giugno 1911, non sar inferiore forse a nessun altro
delle venete citt, e Treviso avr il vanto d'aver costruito, allo scopo, apposito locale; e forse nessun'altra citt italiana, tranne forse Torino colla
mole Antonelliana e Roma coi locali assegnati nel Monumento a Vittorio
Emanuele avr fatto altrettanti....
In letterina del 13 marzo 1911 (n. 3632 di pari data) Bailo scrive: Il
giorno 17 marzo [ricorrendo il cinquantenario della proclamazione del Regno d'Italia] conto di mettere su il primo trave del tetto del fabbricato del
Museo del Risorgimento Italiano, di cui il giorno 10 agosto decorso nel
cinquantenario [sic] della nascita di Cavour ho posto la prima pietra []
saranno scoperte le iscrizioni storiche del nostro Risorgimento; si deporr
nella parte delle fondamenta ancora aperte una bottiglia col Breve Recordationis....
Lo stato dei lavori aggiornato con la comunicazione del 31 maggio
1912, nella quale afferma, al 3 punto, che finita o quasi da due parti la
decorazione esterna del 3 fabbricato Museo del Risorgimento (n. 7551
del 1/6/1912), comunicazione di cui l'assessore Zoppelli prende atto, come
da nota attergata.
Ma con lunga nota del 1 novembre 1912 (n. 15903), in risposta ad
invito sindacale n. 1550212, che Bailo rassicura l'amministrazione sulla
11 Da Bailo riscosse in quattro rate di mille lire l'una, cfr. conto consuntivo 1910.
12 Era preoccupazione del sindaco, per notizie avute forse dall'ufficio tecnico comunale,

15

bont del progetto e della esecuzione dell'edificio destinato a Museo del


Risorgimento. Scrive infatti l'anziano conservatore:
Parlando dell'edificio terzo: Museo del Risorgimento (poich non credo che sugli
altri tre sia nulla da dire) io ho fatto fare secondo le istruzioni dell'Officio tecnico
fondamenta solidissime a mattoni nel perimetro e bettonata negli angoli pei pilastri,
e al centro per la colonna; e prima di procedere oltre ho provocata l'ispezione del Sig.
Ingegner Capo, e, avuta l'approvazione, ho tirato su d'intesa i muri nello spessore, i
perimetrali nuovi, di cent. 40 per tutto il primo piano, e di cent. 26 pel secondo , con
rinforzi di lesine agli angoli e ai fori, e feci eseguire i due solai e il tetto; e quando
dubitai che il solaio inferiore non fosse a sufficienza portato da un solo filo armato,
che si suppose per s bastasse; quando pel troppo spessore del pastone del terrazzo
diede segno di cedere, ne aggiunsi due laterali, ognuno di pari forza e di miglior esecuzione; e ci fatto denunziai tutto l'avvenuto all'Officio tecnico che fece l'ispezione
a travi scoperti; e secondo le indicazioni datemi risanai il trave mediano, onde pareva
che, avendo cos triplicata la forza, avessi raggiunta una stabilit pi che sufficiente, e cos venni autorizzato, pur troppo solo a voce, a procedere alla copertura del
pavimento terrazzo e all'orditura del soffitto della scuola13, soffitto che per fortuna
non fu subito intonacato. Tutto pareva quindi finito, quando quasi due mesi dopo
ricevetti ordine di aggiungere due altri travi ai due solai, n me ne fu determinata la
natura e la forza; e risposi subito, che, sebbene no'l credessi necessario, volentieri il
farei per maggior cautela e sicurezza. Subito infatti feci eseguire pel solaio superiore
il rafforzamento mediante un sistema di travi che mi possono giovare a formare il
soffitto a cassettoni alla ducale, rafforzamento sufficiente, calcolato il minor peso del
pavimento a tavolato. Sopracedetti [sic] invece pel solaio inferiore, causa le scuole e
in attesa anche che, seccandosi il pastone, calasse il peso; e in attesa pure di veder se
si manifestassero in esso screpolature; e invece tutta la massa intatta. Ma nell'agosto, al cessar delle scuole, fatte per lettera all'Officio Tecnico alcune considerazioni,
richiesi volesse rifar l'ispezione; dopo la quale, ricevuta lettera ben ragionata, che se
non era proprio necessario, pure considerato lo scarso coefficiente dei travetti e data
la qualit inferiore del moderno legname, era prudenziale aggiungere i due travi,
ai tre gi in opera, risposi che cos si farebbe senz'altro. Colla stessa lettera chiesi
istruzioni sulla forma in legno; e poich mi fu tardata la risposta, vedendo anche la
difficolt di far uso del legno, e tenendo conto di quello che il Sig. Ingegner capo
m'aveva detto incidentalmente dell'uso possibile di travi di ferro, mi decisi pel ferro,
e ne trattai l'acquisto al negozio Tramontini14, chiedendo pur con nuova lettera di che
che le nuove fabbriche del museo non fossero costruite a regola d'arte.
13 S'intendono i sottostanti locali dell'Asilo Garibaldi.
14 Antico negozio di ferramenta in Borgo S. Tommaso, condotto in questi anni da Giu-

16

spessore dovessero essere; e quando mi fu il giorno 29 indicato di cent. 20; il giorno


30 erano gi sul terreno, e ne diedi avviso all'Officio Tecnico, aggiungendo che se
si dubitasse della capacit de' miei operai, mi si indicasse pure chi meglio potesse
metterle in opera. Faccio tuttavia notare che per tutto quello che ferro e statica mi
valgo dei consigli e dell'opera del capomistro Sig. Eugenio Loschi15.
Tutta questa corrispondenza, che prova come io mi sia tenuto sempre in relazione,
per le insorgenze o pericolose o difficili, coll'Officio Tecnico, passata direttamente
con esso, per evitare le noie alla Segreteria generale, e i maggiori ritardi all'opera. E
che io mi dovessi tener sempre in comunicazione coll'Officio Tecnico per la parte statica m'era stato commesso colla commissione stessa colla quale mi fu demandata la
parte artistica, ad esso riservata la statica. Che se per deferenza mi si lasciarono far i
lavori andanti; per i difficili e pericolosi sono sempre ricorso ad esso, e ho desiderate
e provocate le ispezioni che d'altronde sono nel suo diritto e dovere. Ora dal tenore
della Sua nota parrebbe quasi, e lo noto con dispiacere, che io avessi celato difficolt
insorte, o fossi avverso a una ispezione d'officio che possa assicurar meglio l'opera a
cui sono interessato moralmente ed economicamente.
Credo S.S. Ill.ma conosca la mia prudenza. mai possibile che celando difetti o
difficolt, dopo i disastri toccati al Municipio nelle Scuole Gabelli, in quelle di S.
Antonino, o altrove, nella Barriera Calvi, io arrischi, per imprudenze, il mio interesse, perch gi sono interessato nell'opera con molte migliaia di lire, o il mio onore,
compromettendo colla mia responsabilit, quella del Municipio che mi defer tanta
fiducia? vero che io sono incompetente in statica e ho un capomastro, che non
altro che un mastro muratore; tanto pi dunque conscio della mia responsabilit usai
cautele e chiesi consigli, n solo all'Officio Tecnico, ma a quanti amici periti in arte
visitarono queste fabbriche, a tutti, quasi, aperte. Ho la coscienza d'altronde di aver
fatto fondamenta solidissime, di aver impiegato i materiali migliori della piazza, malte quali certo nessuna impresa, di aver fatto fare o riformare quanto mi fosse risultato o indicato difettoso. Nessuna incrinatura comparsa nei muri; i due pavimenti
percossi di tutta forza di persona robusta e pesante non rimandano ripercossa. Ho la
soddisfazione sopratutto che per le cautele usate appunto dal mio capo mastro a cui
ho fatte le pi vive raccomandazioni per la incolumit degli operai, in cinque anni di
lavoro, non avvenuto il minimo infortunio, e pagate oltre 200 lire in assicurazioni,
non ne riscossi che sette, perch un manuale, a terra, facendo la malta si contuse
un dito; mentre tre anni sono, proprio oggi 1 novembre, col tracollo d'una cornice
nelle scuole qui in faccia16, restarono, morto un uomo e due feriti. Per tutto questo io
seppe Tramontini.
15 Eugenio Loschi (1836-1913) era titolare di un'officina meccanica e fabbrile con sede
in Contrada delle Cappuccine, assai prossima alle fabbriche del museo.
16 Si tratta delle scuole elementari De Amicis.

17

sono sicuro che l'ispezione ordinata da S.S. Ill.ma riescir a mia piena soddisfazione;
e lo sono sicuro, perch quella che ho fatto fare da persona tecnica di mia fiducia e
interessata al mio onore, fatta quindici giorni prima, ma rifatta il giorno 29, quando
ricevetti, e le comunicai per suo lume, la nota del Municipio, mi affid che tutto a
pi che sufficienza per la solidit statica; con che non si toglie che il Municipio sia
sempre padrone di aggiungere ad esuberanza di cautela tutti i maggiori rinforzi che
vorr e sar molto meglio. Eccole il tutto a sua tranquillit e mia giustificazione.

Il 6 novembre 1912 Bailo annuncia all'amministrazione che le quattro fabbriche del Museo costruite su via Caccianiga sono visitabili quanto
all'esterno e che l'11 novembre, dopo la rivista militare (che all'epoca si
faceva in Borgo Cavour), egli sar disposto ad illustrarle ai cittadini e
visitatori. Ma sa gi che non sono tempi da ottenere facili finanziamenti.
Scrive infatti, nel Bollettino datato 11 novembre 1912 (p. 7):
Questo grandioso edificio [i.e. il grande fabbricato del Museo del Risorgimento]
condussi innanzi col favor pubblico e coll'assenso della Amministrazione Comunale
di allora, la quale mi mise sull'avviso che essa, durando e potendo, mi avrebbe secondato e ajutato, che per non poteva assumere responsabilit nella crisi in cui era. Io
continuai tuttavia nella fabbrica e nelle spese, assumendone la responsabilit morale
e civile, e nella speranza che ogni altra amministrazione mi avrebbe assecondato in
questo nobile pensiero che Treviso prima forse di ogni altra citt italiana costruisse
di fondo un apposito edificio per il Museo del Risorgimento Nazionale. [] Quando
l'anno scorso ebbi conferenza al Municipio colla nuova Amministrazione e riassunsi
a voce le idee tante volte da me comunicate d'officio per iscritto e che qui sono accennate esposi anche il pensiero di questo quarto edificio [i.e. quello d'angolo a nordest], in genere lodato e promesso di assecondamento, quanto lo permettessero i mezzi
del Comune. Io dunque ora lo presento effettuato da me con spesa che non ecceder
certo i mezzi del Comune, perch per il concorso dei fondi annui della Deputazione
Provinciale e per i risparmi da me fatti nei fondi ordinari della Biblioteca e del Museo, alla resa dei conti, non risulter una grande somma; certo di molto minore che se
il Comune avesse condotto l'opera per impresa o per economia.
Io devo qui dunque ringraziare tutte le amministrazioni comunali e la passata e
l'attuale, che mi diedero piena loro fiducia e mi lasciarono libert di condurre il lavoro a mio modo; la Deputazione Provinciale che mi assent di spendere nella fabbrica
i fondi che propriamente erano assegnati ad acquisti ecc. ecc.

18

Ancora nel luglio 1913 da uno scambio epistolare fra Bailo, la civica
amministrazione e l'ingegnere capo Remo Milani apprendiamo come entro
la prima decade di quel mese si sarebbe fatto il soffitto alla grande aula
del Museo del Risorgimento (lettera n. 8707 del 6 luglio) per nasconderne le travi e, nonostante che il Milani, chiamato in causa, si dissoci, non
essendo a suo dire assolutamente possibile garantire che le attuali
condizioni statiche possano in un vicino domani subire qualche pericolosa
modificazione, la storia ci fa capire come almeno in questo caso avesse
torto.
perci una tegola contro la buona fede e le speranze del Bailo il fatto
che nel luglio 1914, alla sua richiesta (27 giugno, n. 8021) di finanziare i
fondi necessari all'andamento degli istituti di cultura superiore, la nuova
amministrazione, sul parere negativo della Ragioneria municipale, richiami il conservatore all'urgenza di render conto dell'arretrato non ancora sanato. Anzi un passaggio della relazione del Ragionier capo recita: bisogna
ricordare che al prof. Bailo, per ragioni di bilancio, furono negati fondi per
proseguire nei lavori del Museo del Risorgimento ed altre costruzioni...
Egli ha dato corso medesimamente ai lavori. Come, non si sa! Certamente
con mezzi propri e forse col credito. [...] Si potrebbe dire che il Comune
ben fortunato di vedere espletarsi certi servizi senza nulla spendere (al
n. 8704 del 1914). Il che non significa che l'amministrazione comunale disconoscesse l'esistenza di un Museo del Risorgimento, tutt'altro! Se
anche il ragionier Francescato ha ben presente la questione, ci significa
che l'amministrazione (la nuova come la precedente) era pur al corrente
di questa iniziativa edilizia, sulla quale veniva come abbondantemente
visto dalla corrispondenza intercorsa costantemente aggiornata, anzi ne
aveva 'metabolizzato' non solo la progettazione ma anche la realizzazione, n mai aveva contraddetto sul punto le idee del Bailo, cui chiedeva
in buona sostanza di regolarizzare i conti: col senno di poi possiamo dire
che non poteva essere altrimenti, tanto pi che essa amministrazione si
sarebbe trovata (il testamento del 1909-1918 infatti avrebbe sanato ogni
questione di diritto) titolare di un'istituzione di enorme entit e complessit senza quasi sborsare una lira! Certo, potendo contare solo sulle sue
risorse economiche, Bailo costretto a rallentare tutte le opere di rifinitura
e di allestimento delle esposizioni nei nuovi locali.
19

Ancora nella Relazione dell'8 ottobre 1915 (prot. n. 13406: siamo nel
primo anno di guerra) Bailo avverte: I lavori del museo, quanto all'esterno dei fabbricati si possono dire gi quasi finiti, e il museo del Risorgimento si sarebbe potuto inaugurare ancora nell'anno in corso, se non fosse
sopravvenuta la guerra, per cui fui consigliato di soprassedere. Invece i lavori di complemento interno, gi quasi finiti, si sono pel momento sospesi,
e continuano solo con qualche d settimanale....
Bisogna ricordare che, con la riduzione di Treviso a zona di guerra, i locali
del museo-biblioteca furono requisiti dal militare all'indomani del 24 maggio 1915. La protratta sospensione per gli eventi, con l'esodo della citt dopo
Caporetto, lo sgombero delle stanze da ogni opera d'arte, le manomissioni e i
tentativi di furto che pur furono perpetrati dai militi nei locali vuoti o semivuoti17 finiscono per relegare nel dimenticatoio ogni ambizione di completamento
dei lavori intrapresi e gi pronti per l'inaugurazione alla vigilia dell'entrata in
guerra. Nell'immediato dopoguerra non si fa questione se non di riparazione
dei danni, di rappezzamenti, mentre incombono altri gravi problemi: la cessione del palazzetto in Piazza dei Signori, ove era allogata la Pinacoteca, alla
Cassa di Risparmio della M.T.; la coabitazione con l'Asilo Garibaldi e con il
Liceo Canova; la necessit di aule per la Scuola serale e domenicale di arti e
mestieri dopo lo sloggio del Liceo; la concentrazione degli archivi demaniale
e comunale antico: sono, questi, continui grattacapi per il Bailo, che, molto
anziano, ha difficolt nonostante la tenacia di far passare le sue idee e le
sue proposte al cospetto di un'amministrazione assai miope per non dire taccagna quale fu la giunta Bricito. E tuttavia, anche in sordina e nonostante i veti
incrociati di Ragioneria ed Ufficio tecnico municipale, nella sala dedicata al
Risorgimento Nazionale prendono ad affluire gli oggetti.
E intanto l'uomo continua ad accumulare ricordi e cimeli destinati ad accrescere il patrimonio del Museo del Risorgimento (che ormai da tutti riconosciuto come tale).
17 In relazione ad effrazioni e possibili furti perpetrati nel 1918 e ancora nel 1919 da
militari, oltre a quanto denunciato dal Bailo, occorre segnalare una comunicazione del
poeta Giulio Gottardi (1865-1958) al commissario prefettizio del 25 maggio 1918 (n.
4854), quando scopre un caporale di fanteria infiltratosi nei locali del Museo, mentre un
altro milite sorpreso si d alla fuga, la porta del Museo napoleonico divelta, scassinato il
tiretto del tavolo ivi ubicato. Non so quali i furti conclude Gottardi.

20

5. Doni, acquisti e organizzazione fino al 1932


Sembra che Bailo avesse una grande frequentazione dei depositi e magazzini comunali all'ex Raffineria degli zuccheri, come si evince dalla sua
corrispondenza ufficiosa. Molti elementi decorativi per le sue fabbriche
egli trasse da essi, n in questi giri di ricognizione gli sfugg l'esistenza di
un'aquila bicipite austriaca in legno dorato, rotta e mancante, che si fece
affidare per la sezione del Museo del Risorgimento, come risulta da una
letterina all'ingegnere Milani del 15 settembre 1909. Era ben poca cosa,
ma funzionale alla sua politica museale.
Con lettera del 13 gennaio 1911 (n. 763, ricevuta e protocollata il 17)
Bailo sollecita l'amministrazione a cedergli la statua di Cavour, con queste
motivazioni: Riconosciuto che nella sezione del Risorgimento italiano,
bench ricca abbastanza per quello che vi ho raccolto pi per acquisti che
per doni o altro, pur resterebbe inferiore a quella per esempio di Vicenza,
[] il modo migliore di darle imponenza sarebbe di collocare in una delle
grandi sue stanze la statua di Cavour, che donata con tanta solennit dal
Pavan nel 1866 al Municipio, ora giace in luogo quasi indegno, all'entrata
delle scale. La Giunta municipale, assecondando il progetto del conservatore di formare un ciclo compiuto di exedra locale e di pensiero nazionale, quale in nessun altro museo, in seduta 20 gennaio 1911 delibera
di aderire alla proposta, che contempla l'esecuzione di quattro ulteriori
statue, da dedicarsi rispettivamente a Vittorio Emanuele II, G. Garibaldi,
G. Mazzini, D. Manin.
Un paio di settimane dopo infatti (precisamente il 25 gennaio) egli comunica il suo compiacimento per aver quel giorno stesso dato commissione della
statua in gesso18 di G. Garibaldi pel Museo del Risorgimento al giovane scultore Arturo Martini, al quale precisa ho fatto raccomandazione di fare cosa
bella e degna. Egli ne ha assunto l'impegno con vero entusiasmo e con animo
18 Veramente Bailo nella corrispondenza del 1911 non parla di monumento a Garibaldi:
non v' quindi ragione di scrivere (N. Stringa, Il giovane Arturo Martini, Roma, 1989,
p. 150) che questo gesso sarebbe il primo dei monumenti mancati di Martini per la sua
citt essendo il secondo quello del generale Tommaso Salsa ed il terzo quello ai caduti
poi affidato a Stagliano. Sulla scia di Stringa anche Gerhardinger e Lippi (cit. a nota 4),
p. 67.

21

grato, anche del sussidio gi avuto dall'On. Giunta [] e col sentimento di lasciare alla Citt, prima di partire per Parigi, una cosa che gli faccia onore, entro
un mese e mezzo circa, ritardando cos la sua partenza. Il prezzo convenuto
di lire 250. La statua di Cavour cessava di essere un unicum, ed usciva idealmente dall'isolamento, cui Bailo volle sottrarla, ragionevolmente convinto
che collocare questa sola statua non sarebbe esprimere l'intero concetto della
storia del nostro Risorgimento.
Pure nel 1911, con la premessa che grande il materiale da me raccolto pel Museo del Risorgimento anche in fogli volanti stampati, chiede il
12 settembre l'autorizzazione a trasferire pure al Museo del Risorgimento
i doppioni della serie di manifesti del 1848, anche estrapolandone dalle
miscellanee della Raccolta Capitanio (ove andranno copie a mano sostitutive). La Giunta municipale approva il 13 settembre.
Nel febbraio 1912 Bailo fa conoscere attraverso gli organi di stampa
(Gazzetta Trevisana del 13 e Provincia di Treviso del 14) il dono effettuato
da Maria Zanetti: si tratta di un ricamo a fili di lana colorata su tela che
intende riprodurre la cella carceraria di Olmtz ove era stato recluso il
fratello Giovanni Battista.
Il 31 maggio poi (lett. n. 7553 del 1/6/1912) comunica di aver ricevuto in consegna pel Museo del Risorgimento Italiano a perpetua memoria del compianto maggior generale Michieli alcuni oggetti personali,
che Bailo si affretta ad inscrivere nell'inventario del Museo, lett. E 5,
pagine 26 e 27, e provvisoriamente a conservare in una cassella d'un
com della sala delle stoffe, in attesa della conveniente collocazione nel
riordinamento prossimo del Museo nel nuovo fabbricato. Da parte sua
il sindaco Patrese ringrazia del dono il Prof. Adriano Michieli, nipote
del defunto, assicurandolo che gli oggetti stessi saranno accuratamente
conservati nel Museo del Risorgimento a ricordo dell'uomo che come
soldato e cittadino bene merit del suo Paese19.
19 Fortunato Michieli (Treviso 1846 Padova 1912), maggiore generale. Era stato nel
1866 volontario nel 5 reggimento 'Lancieri Novara' e fece carriera militare; ritiratosi a
vita privata, fu presidente del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto Turazza (19081911), sindaco di Treviso dal 25/4/1907 al 30/4/1908. Leg i suoi cimeli al museo del Risorgimento. Un suo ingrandimento fotografico in divisa di comandante del 18 reggimento Cavalleggeri 'Piacenza' fu donato dal nipote Adriano Augusto Michieli nel 1912 pel

22

Il 29 agosto 1913, avendo ricevuto dal Municipio un busto in bronzo


di Cavour per il Museo del Risorgimento, comunica il suo proposito di
collocarlo nel giardino antistante, nonostante le perplessit estetiche del
sindaco stesso, che lo giudica non armonizzare con la tipologia dei fabbricati che fanno da sfondo.
Ma col 1914 che il patrimonio di ricordi risorgimentali si fa d'improvviso molteplice, quando Bailo si reca a Milano per acquistare per
il Museo di Treviso oggetti della Raccolta Napoleonica Felissent20 posti all'asta dalla casa di vendite Lino Pesaro il 28, 29, 30 aprile. Nella
lunga lettera dell'8 maggio Bailo espone all'amministrazione la ratio
dei suoi acquisti, ricordando infine come per questa spesa ritorni a
Treviso (io credo) quasi un quarto della collezione vera De Flissent;
[] e questo ritorno credo faccia onore alla citt di Treviso e arricchisca di molto il Museo del Risorgimento (n. 5827 del 11/5/1914).
Si fa seguire l'elenco degli oggetti acquistati in quell'occasione (sul lato
sinistro di ciascuna colonna il numero di catalogo, sul lato destro il prezzo).
Medailles historiques
319 Couronnement de
Napolon Milan
322 Mme pice Br.
324 Id. id. Br.
338 Bataille dAusterlitz Br.
41 millim.
361 Conqute de Naples Br.

10 =

369 Bataille de Jena Br.


409 Carolina Bonaparte Br.
23 millim.
411 Ortensia Bonaparte Br.
23 millim.
415 Elisa Bonaparte br. 23
millim.

9=
9=
7=
10 =

446 Mariage de Napolon avec M. Louise Br. 32


mm
470 Baptme du Roi de Rome Br.
476 Bataille de la Moscova Br. 55 millim.
478 Larme franaise arrive Moscou Br.

4=
10 =
7=
3=
4=

9=
3=

515 Jrome Napolon Roi de Westphalie Br. 42


mm.
516 Mort du Gnral Bertier Br. 41 millim.
522 Mort di Gnral Massena Br. 40 millim.

3=

526 Mort de Napolon Br. 52 millim.

6=

3=

531 Mort du Prince Eugne Br. 50 millim.

4=

5=
6=

Museo del Risorgimento. Del dono fam. Michieli Bailo d immediata notizia attraverso
gli organi di stampa (Gazzetta Trevisana del 1 giugno, e La provincia di Treviso del 2).
20 Di questa raccolta, nota anche come Museo Napoleonico, che viene passata sotto
silenzio nella Guida di Santalena (1894), si fa parola nel Risveglio Trevisano del 20
novembre 1906, per la visita che allora vi fecero Vittorio Emanuele III e S.A.I. la principessa Letizia Bonaparte.

23

Autographes, Documents, Manuscrits


663 Republique Cisalpine 28 =
Lot de 23 lettres
665 Republique Italienne 6 =
Lot de 4 lettres
666 Id. Lot de 30 id.
16 =

664 Republique Italienne Lot de 6 lettres


669 Royaume dItalie Lot de 14 lettres
671 Rome Lot de 9 lettres

4 =
54 =
4 =

En ttes, placards
693 En-ttes Lot de 85 21 =
placards
Ritratti storici - Napolon
695 Allgorie en lhonneur de 3 =
757 Napoleone il Grande Petit in folio
Bonaparte
718 Napolon dedi madame 4 =
769 Statue de Napolon Venise Foglio
Letitia Bonaparte
721 Napolon
Bonaparte 5 = 773-4 Napolon I In 4 e in 8
Lieutenant colonel
723 Napolon I Empereur de 6 =
780 Napolon In 4
France et Roi dItalie
741 Napoleone il Grande In 6 =
781 Mort de lEmpereur Napolon le 5-5-1821
foglio
742- Napoleone I il Grande 6 =
783 Napolon Dessin au crayon
743 Grandes marges et petites
marges
749 Napoleone il Grande- 15 = 784-5 N. aprs sa mort Napolon sur son lit de mort
Grandes marges Foglio
750- Id. petites marges et 7 =
788 J'attendais!.. 15-10-1840 In foglio
751 Napolon de profil
753 L'apoteosi di Napoleone
789 Je dsire petites marges In foglio
In foglio
754 Josephine et Napolon 6 =
Petit in folio

6 =
16 =
6 =
6 =
4 =
6 =

3 =
6 =
15 =

La famille de Napolon
792 Marie Louise impratrice
Foglio
795 Marie Louise, archid.
dAutriche Foglio
796 Sa Majest Marie Louise
Foglio
799 Sua Maest Maria Luigia
Foglio
800 Ritratto del re di Roma
In 8

4 =

801 Je prie Dieu petit in foglio

3 =

4 =

802 Napolon Franais Charles Joseph in 8

4 =

5 =

803 Le mme in 8

3 =

4 =

815 Portrait du Prince Eugne Napolon Foglio

6 =

4 =

818 S.A.I. la Princesse Matilde lithographie

24

30 =

Estampes historiques
828 Difesa e liberazione
dell'assedio francese di
Mantova
829 Veduta della citt e Piazza
di Mantova
830 Prospetto della citt di 31 =
Mantova
831 Prospetto della citt di 30 =
Mantova foglio
832 Passage du Pont dArcole 11 =
foglio
837 L'apertura della guerra 6 =
in Italia il giorno 26-31799 sotto le mura di
Verona
837 Id
Id.
Id.
7 =
bis
841 Bataille dAusterlitz 38 =
Foglio
842 Mort du Prince Louis de 14 =
Prusse, prs de Saalfeld
(10-10-1806) Foglio
843 La Bataille de Jena 11 =
Foglio

844 Bataille de Friedland Foglio

11 =

845 Napolon visitant le champ de bataille dEylau

11 =

849 Bataille de Leipsick Foglio

6 =

854 Napolon Waterloo

20 =

855 Veldslag van Waterloo Bataille de Waterloo


Veldslag van Quatre-bras Bataille etc.
Foglio
857 Adieux de Napolon son fils

31 =

858 Napolon Sainte-Hlne dictans ses mmoires


au Gnral Gourgaud Lithographie
865 Suite
de
16
estampes
reprsentants
des vnements militaires de lpoque
Napolonienne
870 Revues de lArme italienne

30 =

21 =
15 =

21 =

Caricatures
882 Collection
intressante
de 38 caricatures, texte
franais

9 =

Livres et brochures de lpoque Napolonienne


901 Histoire de Napolon 4 =
924 Pices officielles relatives aux prliminaires de
Londre et au trait dAmiens, 1 vol.
Buonaparte depuis sa
naissance,
en
1769,
jusqu sa translation
etc. 4 vol. in 8
903 Histoire
du
Gnral 2 =
928 Raccolta degli ordini ed avvisi pubblicati dopo
il cessato Governo Austriaco, 1796 3 vol.
Pichegru etc 1802 1
vol. in 8
906 Labaume : La campagna 6 =
933 Rosselli : Napoleone Cantica. Manuscrit 1 vol.
del 1812 in Russia 1
in 4 gr. Rel.
vol. in 8
908 L.B. Compendio della vita 2 =
di Napoleone Buonaparte
sino al suo arrivo a S.
Elena, 1 vol.

25

1 =

5 =

3 =

Ouvrages et publications concernants Napolon et son temps


945 Antolini: Dei re d'Italia, 1 =
inaugurati o no colla
corona ferrea da Odoacre
ecc. 1 vol.
947 Arnault: Vie politique et 36 =
militaire de Napolon.
Ouvrage orne de
planches. 1822 voll. 2
in foglio
948 Burette: Muse historique 6 =
de Versailles. Paris 1838
1 vol. in 4
951 Castorina: Napoleone a 1 =
Mosca Poema. 1845 3
vol. in 4
953 Galleria
Napoleonica, 10 =
ossia Ritratti e biografie
dei Principi, Ministri ecc.
1 vol.
956 Lombroso:
Vite
di 4 =
Marescialli,
Generali,
Ammiragli ecc. dal 1794
al 1815 1 vol.
957 Madou : Vie de Napolon 2 =
1 vol. in 4

960 Manoscritto venuto da S. Elena d'una non


conosciuta maniera 1 vol. in 4

2 =

961 Muse historique de Versailles 1 vol.

5 =

962 Norvius: Storia di Napoleone 4 vol.

2 =

965 Segur : Storia di Napoleone e della grande


armata durante l'anno 1812 4 vol.

2 =

966 Sostero: Napoleone il Grande Cantico 1


vol.

1 00

968 Vedeche : L'Imperatore Napoleone, quadri e


racconti delle Battaglie 1 vol. in 8

1 =

Sabretaches, Curiosits militaires, Cimeliums historiques


970 Pistolet et sabre retrouvs 11 =
dans la Piave prs de
Covolo
972 Fourreau de sabre en fer 11 =
avec legende tremate
tiranni son repubblicano
975 Sabre dofficier de la 31 =
Royale Garde dhonneur

Bustes, Statuettes,
Mdaillon, Plaquettes
1016 Lot de trois mdaillons: 16 =
Napolon (2); figure
allgorique (1) Bronzes

Tableaux et miniatures
objets dart
1043 Le Gnral Wimpten
Miniature, ronde
1044 Le
capitaine
Pietro
Nicoletti da Treviso, id.

6 =
11 =

977 Sabre dofficier franais. Poign en bronze dor


et cisel

26 =

986 Du pain provenant du sige de Toulon 1794 et


conserv par le co: J.J. de Flissent

1 =

Porcelaines, Bisquits, Faiences


1029 Statuette en bisquit polychrome reprsentant
Joachim Murat

25 =

Aggiunte
---- Berretto (fuori catalogo)

5 =

987 Fragment en bois du Pont sur lAdda

7 =

26

1047 Lot de quatre miniatures 16 =


modernes
reprsentant
Napolon (3), Joachim
Murat (1)

Per competenze d'asta ai venditori 10%


--- Lotto stampa, statuette armi oggetti ecc.
--- Modello cannone e Volume campagna

1023

102 30
100 =
15 =

1007 Giorni tristi, Statuette reprsentant Napolon

40 =

913 Mabil: Nella inaugurazione del busto di


Napoleone

2 =
1282 30

Questo per conto del Municipio. Da parte sua Bailo concorda con le
sorelle Rita e Sofia Felissent eredi del conte Gian Giacomo l'acquisto per
il Museo, al prezzo di 300 lire, di tutta quella parte della Raccolta Napoleonica che non era andata all'asta. Si tratta di una quantit considerevole
di pezzi, che Bailo si affretta a prenotare unitamente alle relative vetrine
e cavalletti, temendone la dispersione. Nel riferirne alla Civica Amministrazione (lettera n. 8969 del 20 luglio 1914), egli parla di roba (cio
oggetti e stampe) che, esposta com'era su cavalletti, riempiva tutta
una grande sala, e in vetrine due stanze. Saranno trasferiti in Museo nel
maggio 1915, nell'imminenza dell'occupazione militare di Villa Corner.
Da lettera del 23 maggio 1915 (n. 6974) sappiamo che Bailo liquider
soltanto Rita, mentre l'altra met dell'importo, spettante a Sofia, sar devoluta, per accordi con quest'ultima, all'esecuzione di un ritratto del defunto
conte da sistemarsi a complemento della Raccolta Napoleonica da quello
fondata: per il pastello, che verr esposto nel mese di marzo 1916 in un
negozio del Calmaggiore, Giovanni Apollonio riscuoter 150 lire (lettera
n. 3400 del 19/3/1916). dunque palese da questa corrispondenza che il
ritratto di Felissent ha una destinazione diversa da quelli dei podest Olivi
e Giacomelli e poi dei sindaci Bianchini e Mandruzzato: come pertinenza
della Raccolta Napoleonica va quindi ad integrare il patrimonio del Museo del Risorgimento, al pari del ritratto fotografico del generale Michieli
(ved. qui sopra, nota 16).
Non si pu in linea di massima invece parlare di incrementi della sezio27

ne risorgimentale durante i mesi pi cruciali della Grande Guerra, cio in


particolare dopo l'esodo della citt dell'inverno 1917/18, quando il problema inverso: cercar di salvare il salvabile21. Se infatti le cose d'arte non
comunali trovano l'attenzione dell'illustre letterato capitano Ugo Ojetti,
futuro accademico d'Italia; se i dipinti della pinacoteca sono affidati al soprintendente Fogolari; e se ai preziosi reperti bibliografici e documentari
della biblioteca comunale provvede il funzionario veneziano Roberto Cessi22, poi storico e accademico linceo; non c' certezza di destinazione nella
corrispondenza per quanto riguarda le cose del Museo del Risorgimento.
Trattandosi peraltro di cose tutte trasportabili, ragionevole credere che
21 Ma Bailo non omette di raccomandare al commissario prefettizio (nota del 30 dicembre 1917, n. 1176) di raccogliere e mettere da parte per il Museo del Risorgimento e per
la storia locale e generale di questi mesi dolorosi fine ottobre, novembre e dicembre 1917,
tutti gli avvisi, manifesti ordinanze, sentenze pubblicate in Treviso o quivi affissi. Gi
comunque precedentemente, e cio all'atto di consegna dei locali al militare per il Concentramento postale (23 maggio 1916) viene redatto in tutta fretta un verbale-memoria
di consistenza, da cui risultano le seguenti dislocazioni della raccolta napoleonica: II.
nell'atrio della biblioteca: assito divisorio sul quale stanno appesi quadri napoleonici
grandi e piccoli, i pi grandi contati in n. 23 colle cornici e lastre []; III. Al di fuori della biblioteca stanza attigua all'ingresso del Museo con porta nell'ingresso Asilo: in questa
stanza erano depositati tutti i quadri e gli oggetti in casse e fuori di casse della Raccolta
Napoleonica de Felissent, portati da S. Artemio, e dei quali impossibile fare l'inventario e quindi bisogn lasciarli, anche nella fretta e nell'assoluta mancanza di locali in cui
ritirarli, in buona fede; i detti quadri erano in casse e parte lo sono ancora, la maggior
parte furono infissi alle pareti e contati pi volte nella difficolt di contarli hanno dato i
sott'esposti numeri 172, 174, 180 e cos quelli lasciati nelle casse non si contarono; piccolo essendo di ciascuno il valore singolo; e cos gli oggetti di essa raccolta giacenti in tre
casse da viaggio, lasciate aperte per mancanza di chiavi, e cos rilasciato il tutto in buona
fede, non potendo fare altrimenti. Sono tutte cose del Museo. L'emergenza bellica, se
da un lato mette in primo piano la grande congerie di cose ammassate nel compendio
architettonico-funzionale museo-biblioteca, dall'altro giustifica il mancato ordinamento,
tecnicamente impossibile ad eseguirsi in poche settimane.
22 Sono agli atti un verbale di asporto del 5 nov. 1917 firmato da R. Cessi e G. Carlo Buraggi (dell'Archivio di Stato di Torino) di un primo lotto di atti pi antichi ed importanti
dell'archivio presso il Museo civico di Treviso, in dieci sacchi; ed un secondo verbale
a firma del Cessi, datato 3 maggio 1918, relativo a 52 sacchi di libri e documenti, 9 cassapanche artistiche, di cui cinque contenenti oggetti d'arte, una contenente pergamene
di monasteri e le altre tre vuote, e 38 cassette contenenti ceramiche. Le cose di questo
secondo verbale vennero restituite al municipio di Treviso il 18 luglio 1919.

28

esse siano passate a Bologna (e di qui a Castel S. Angelo) o a Pisa23. E


tuttavia in una lettera del commissario prefettizio Agostino Battistel alla
nobile Santina Giacomelli, datata 20 maggio 1918 (n. 4675), costei viene
ringraziata per aver donato al Museo civico lo spadino che cingeva nelle
occasioni solenni il nonno suo cav. Luigi nob. Giacomelli ultimo podest
di Treviso in epoca austriaca. Iniziative interessanti, a nome della sezione
risorgimentale del Museo, Bailo promuove perch resti traccia degli eventi bellici, di portata epocale, di cui il Museo dovrebbe rogare documenti
nella forma notarile del breve di memoria, mentre sono ancora freschi
i ricordi delle persone che vi presero parte, come scrive nel Gazzettino
del 3 ottobre 191824, mentre da una nota in posizione d'archivio (n. 4197,
del 8/5/1918) apprendiamo che ha commesso al pittore trivigiano Apollonio [] di farmi uno schizzo o bozzetto della carica eroica Reggimento
Novara.
Un fatto importante per la storia delle raccolte museali la comunicazione che Bailo fa con lettera del 19 giugno 1918 a Battistel, su richiesta
di quest'ultimo. Siamo nel pieno della battaglia del solstizio, cio di massima incertezza per i destini del nostro Paese. In sostanza Bailo conferma
nella lettera al commissario prefettizio il contenuto delle sue volont, quali
aveva gi stese nero su bianco quasi nove anni prima, il 24 dicembre 1909,
alle pagine 13, 14 e 15 del Quaderno F 6 dei registri inventari del Museo, e
cio la promessa di una donazione universale mortis causa posta al riparo
da ogni e qualsiasi ricorso, sia da parte sua che dei suoi eredi. ovvio che
in questa donazione sono inclusi anche gli oggetti di indole patriottica od
acquisiti con tale finalit, ancorch le partite con il municipio non fossero
regolarizzate, per il solo fatto di essere od esposti nelle sale del Museo o
solo depositati nelle sue pertinenze, essendo il deposito una prerogativa di
cessione incondizionata. Forse furono queste clausole che spinsero l'am23 Sulle peregrinazioni dei reperti museali e bibliografici dagli istituti di cultura trevigiani diretti dal Bailo cfr. S. Zanandrea, Conservazione delle opere d'arte, bombardamenti
e danni di guerra nella citt di Treviso, in: S. Gambarotto, E. Raffaelli, S. Zanandrea,
Fuoco dal cielo. I bombardamenti aerei sulle citt del Veneto e i danni al patrimonio
artistico 1915-1918, Treviso, 2008, p. 159-220.
24 La Brigata Treviso. Per le onoranze e per la storia. Sembra di capire che Bailo sia un
precursore nel valorizzare la testimonianza orale.

29

ministrazione Bricito, di ritorno dal profugato, ad affrettare una inventariazione dei beni, la quale per forza di cose si protrasse per parecchi mesi
nel 191925.
Al rientro delle raccolte museali e d'arte fra fine luglio e fine agosto di
quell'anno (particolarmente penose le vicende della civica pinacoteca26,
la cui sede nella centralissima piazza dei Signori era andata venduta nel
frattempo alla Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana, e che nei nuovi
angusti e precari locali di palazzo Zuccareda in Cornarotta ebbe totalmente stravolta la sua organicit), si pone infatti urgente la questione inventariale, che Bailo, rispettoso della promessa su cui aveva impegnato il suo
onore, non avrebbe certamente affrontata, convinto fosse sufficiente che
ogni cosa ritornata (quindi anche i cimeli del museo del Risorgimento)
andasse a rioccupare il suo posto. Ma col ritorno le pressioni dell'amministrazione Bricito e del soprintendente Fogolari impongono la redazione
degli inventari delle sezioni, per sceverare le cose comunali da quelle di
propriet del conservatore. Fin dai primi di settembre, alle costole del Bailo la Soprintendenza mette la dottoressa Eva Tea, che avrebbe avuto un futuro di storico dell'arte a Brera ed alla Cattolica di Milano; ma che intanto
esercita un odioso ruolo 'fiscale' di ispettrice fra le stanze e gli anditi, gli
armadi e i tiretti del museo civico. Gli schedoni vergati dalla onesta calligrafia del fido custode Giovanni Brotto, sotto questa spinta, appaiono la
cosa pi inutile che la Soprintendenza potesse pretendere, fatti come sono
con finalit puramente numerica per accontentare l'autorit tutoria e totalmente sprovvisti di qualsiasi parvenza di scientificit anche per l'epoca in
cui furono prodotti; al contrario dei pur farraginosi quadernetti sui quali il
Bailo era solito annotare i 'pezzi' assicurati alle civiche raccolte. Solo raramente infatti viene qualificata l'individualit degli oggetti27. Numerati gli
25 Sulla questione inventariale cfr. S. Zanandrea, Gli istituti comunali di cultura nella
corrispondenza di Luigi Bailo, in: Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Comitato di Treviso (a cura di), Quaderni del Risorgimento, n.s., 3 (2005), p. 39-45.
26 Cfr. Zanandrea, Gli istituti comunali di cultura..., p. 49-53.
27 Per es. nella serie Quadri, il n. 38 riporta: Ritratto di Mons. Jacopo Bernardi. Disegno di Girolamo Tubino. Genova Lit. Vellas-Jacomine, cui aggiunta la nota: con
dedica ms. di Angelo Menegaldo [sic, ma Mengaldo] a Carlotta Pavan-Parodi. E, ancora, il n. 36: Veduta della campagna romana dall'alto con effetto di tramonto. Bozzetto di
Ippolito Caffi 1847. Dono di Antonio Pavan, permette di identificare questo quadretto,

30

schedoni progressivamente all'interno delle serie inventariali omogenee,


queste sono cos classificate:
Autografi e manoscritti
Bottoni d'uniformi militari Guardia Nazionale Rep. Francese ecc. ecc. (cos la
carpetta)
Medaglie
Oggetti e ricordi
Quadri
Sigilli.

Di suo pugno Bailo appone qualche nota di servizio, a beneficio dell'amministrazione civica e dell'inviata ministeriale, come si riscontra negli
schedoni relativi ai dipinti (chiamati bozzetti) di Giuseppe Pavan e di
Apollonio e Murani fatti eseguire per la mostra storica del 189828, nota che
nella sua brevit pu dare un'idea dell'articolata complessit del Museo del
Risorgimento: sia l'uno sia l'altro bozzetto nella piccola stanza del Risorgimento e andr nella grande sala. LBailo. L'ordinamento, quindi, del
Museo del Risorgimento progrediva a rilento e in misura non definitiva.
E c' da credere che tale misura non sarebbe stata colmata ancora per
un pezzo, dovendosi sempre bilanciare gli incrementi patrimoniali con il
criterio spaziale nel rispetto dei fondi costitutivi e dell'ordinamento cronologico. Il problema si acuisce in concomitanza col fatto che nei locali
del Risorgimento sono appena affluiti nuovi cimeli provenienti dal dono
Gabriele Fantoni29, anzi da quell'ulteriore residuo che le eredi del notaio
originariamente destinato al Museo del Risorgimento, con il dipinto attualmente associato alle raccolte d'arte del Museo civico e inventariato come P 292 (cfr. L. Menegazzi,
Il Museo civico di Treviso, Venezia, 1964, p. 60-62; AA.VV., Una pinacoteca per l'Ottocento, Treviso, 2000, p. 63).
28 Ved. sopra, 2.
29 Gabriele Fantoni (Vicenza 1833 Venezia 1913), patriota, si arruol nella guardia civica di Vicenza nel 1848; laureatosi a Padova nel 1856, pass a Venezia nel 1857, dove fu
notaio (1863) e conservatore dell'archivio provinciale notarile; raccolse cimeli che don
al municipio di Vicenza nel 1893, pubblicandone il catalogo, e riservando i doppioni alla
citt di Udine (1907). Poligrafo, scrisse pi di 150 titoli e promosse una Rivista storica
del Risorgimento italiano; autore di un fortunato romanzo storico L'assalto di Vicenza
(Milano 1863), lasci altres una Storia universale del canto (2 voll., Milano 1873).

31

vicentino vollero conferire al Bailo pel Museo, dopo la grossa donazione


fatta in vita a quello di Vicenza ed un primo lotto di doppioni affidato al
municipio di Udine. Quello che nella lettera del 23 luglio 1919 (n. 12444)
definito dal Bailo solo una eventualit, si concreta nei giorni 24 e 25
luglio, quando il fidato Luigi Sorelli viene inviato alla villa di Mogliano,
per seguire le operazioni di imballaggio e di trasporto a Treviso delle cose
donate. Un mese dopo circa, questa massa gli suggerisce, in calce alla
carpetta degli schedoni relativi ai Quadri, l'appunto seguente: Siccome
ora si aggiungeranno 6 quadri etc. della residua raccolta Gabriele Fantoni
ritirati gi al Museo bisogner vedere come combinare e tenere distinte
le due raccolte oggi 30 agosto 1919. LB. Non era certo facile districarsi
fra le esigenze scientifiche dell'ordinamento e la congestione di cose cos
numerose e diverse che in un arco di tempo relativamente esiguo (con una
guerra mondiale di mezzo) s'erano riversate nei pur capienti nuovi spazi
museali dedicati alla memoria materiale ed intellettuale della recente vicenda risorgimentale; ed quindi comprensibile come ancora nella comunicazione del 14 aprile 1921, che riassume la visita fatta tre giorni prima
dal sindaco Italo Levacher, unitamente all'assessore di reparto Giuseppe
Benvenuti ed al consigliere comunale Umberto Meropiali, oggettivata nella rassegna dei locali e verifica dello stato dei lavori per il riordinamento
finale, il punto IV del verbale sia sbrigativamente liquidato con le parole:
riservato ad altra tornata il decidere sul riordinamento della sezione del
Risorgimento Nazionale in correlazione col dono Fantoni.
Qualcosa ancora arriva negli anni seguenti: per es. nel 1927 la vedova
del generale Emanuele Del Pr30, signora Giovanna Zibardi, per onorarne
le ultime volont dona espressamente per il Museo del Risorgimento alcuni ricordi del marito: berretto, sciabola, rivoltella d'ordinanza, sciarpa e
speroni del Generale; cannoncino da trincea austriaco, conquistato presso
30 Emanuele Del Pr, generale di brigata a riposo, era morto il 14 febbraio 1927 a Treviso nella sua residenza di Villa Bianca, sul curvone di viale Nino Bixio da cui si diparte
la via Siora Andriana del Vescovo. La villa esiste tuttora ed attualmente occupata da
una struttura sanitaria privata. Egli era stato Capo di Stato maggiore in Libia nel 1911,
colonnello d'artiglieria comandante la brigata Emilia sul fronte italo-austriaco, indi comandante la LIII Divisione della III Armata nei giorni della battaglia del solstizio (1918),
infine comandante la Divisione territoriale di Torino (1920). A Treviso era nato il 25
maggio 1861.

32

il Piave dai fanti della 53 Div.; due pugnali di truppe d'assalto e mazza
ferrata austriache; una bomba a mano e un'elica bomba d'aereoplano austriache, quest'ultima scoppiata presso il Comando della Brigata Emilia
nelle vicinanze di Gorizia; un proiettile completo austriaco, caduto senza
esplodere sul Mrzli, dove il defunto nel 1915-16 comandava il 28 Regg.
Artiglieria da campagna; due pistoloni arabi, presi presso Ain-Zara dai
fanti della I Divisione, di cui il defunto nel 1911-12 era Capo di Stato
Maggiore; riuscita fotografia del Generale, in alta uniforme, eseguita l'11
novembre 1925 in Treviso. Nella lettera con cui ne d comunicazione
(n. 5267 del 6 aprile 1927), Bailo insiste perch venga istituito presso lo
stesso Museo del Risorgimento un Museo delle Tre Vittorie alla Piave,
del quale i ricordi del generale Del Pr dovrebbero costituire una prima
dotazione. Per la verit fu sempre Gianluigi Coletti a rivendicare la paternit di questa nuova idea31, che forse sugger al Bailo e che questi adott
facendone ampia pubblicit sulla stampa locale fin dal 192432, emanando
anche di quando in quando fra 1930 e 1931 fogli volanti od altre brevi
pubblicazioni d'occasione sotto la testata del Museo delle Tre Vittorie alla
Piave33, del quale portava il titolo di segretario34.
Del 6 ottobre 1927 invece una ricevuta di lire quattordici, che Bailo
versa a tale Giuseppe Marchiori per vari oggetti, fra cui un cinturone con
cartucciera di cuoio, arabo, portati dal sottoscritto da Cirene, probabil31 Cos egli dichiara nella relazione sull'andamento degli istituti di cultura, presentata
nel 1935, p. 26, sulla quale si torner pi avanti. Coletti lo chiama 'Museo delle Battaglie
del Piave'.
32Formiamo anche il Museo trivigiano della Vittoria, fervorino di Bailo in L'eco del
Piave, 19 nov. 1924: poi rinnovato con nuove argomentazioni anche negli anni successivi, soprattutto dal Gazzettino (10 aprile 1927, 28 aprile e 15 dicembre 1929, 10 maggio e
25 giugno 1930) e dalla Voce fascista (6 novembre 1930, 19, 20, 21 agosto 1931).
33 Altrettanto aveva fatto per il passato sotto l'egida del Museo del Risorgimento, dopo
aver quasi abbandonato l'iniziativa editoriale del Bollettino, forse perch troppo legata
ad un'idea di periodicit per assecondare istanze limitate di portata tutto sommato giornalistica, pubblicando scritti d'occasione come Uno sguardo retrospettivo alla istruzione
pubblica del ginnasio-liceo in Treviso (1924); Il gen. Alessandro Guidotti e il P. Ugo
Bassi Treviso, maggio 1848 (1924), ecc.
34 Ricordiamo che Presidente di questo Museo delle Tre Vittorie, che aveva un proprio
statuto ed era finanziato dalla Deputazione provinciale, era il generale Augusto Vanzo,
altra gloria militare trevigiana.

33

mente al tempo della spedizione libica.


Il 1928 vede una febbrile attivit del Bailo risorgimentista, per non
mancare alla duplice ricorrenza: a. dell'ottantesimo anniversario del
1848; b. del decimo della Vittoria di Vittorio Veneto. Cos annuncia fin
dal maggio l'intenzione di ordinare tutta la sezione museale del Risorgimento in anticipo per il convegno trevigiano della Dante Alighieri
(lettera del 4/5/1928, n. 7358), mentre affida all'anziano pittore Federico Petrin l'esecuzione di due dipinti ad essa destinati: uno che rievochi
la morte del generale Guidotti, l'altro la benedizione impartita dal vescovo Sebastiano Soldati ai 'crociati' in marcia per Vicenza35. Federico
Petrin36, detto Valonta, era un onesto artigiano, pittore decoratore, con
cinque figli a carico (tre altri erano morti in tenera e tenerissima et),
cui Bailo commetteva di quando in quando lavoretti per il museo37.
evidente nella esecuzione che l'artista, lungi dall'inseguire supposti
valori estetici, mira invece a proporre una verit storica quale gli veniva suggerita dal committente, che infatti s'era speso recentemente
(1924) in ricerche ed argomentazioni circa il giorno ed il luogo esatto
35 Ne d comunicazione sommaria nella lettera del 30 luglio 1929, senza fare il nome del
Petrin, e riepilogando in tal modo che Cos questo Museo del Risorgimento ha quattro
grandi quadri storici di fatti trevigiani del 1848, cio oltre questi due, quello in cui sulla
gradinata del Duomo il Podest Giuseppe Olivi il 23 marzo 1848 proclam la caduta del
Governo austriaco e l'istallamento del Governo provvisorio e l'altro quadro che rappresenta la carica dei dragoni pontifici nella battaglia di Cornuda. Non fa cenno invece del
dipinto di Murani che rievoca la sortita di Mestre, che non viene menzionato nemmeno
nella Guida del 1898.
36 Petrin, non Pedrin, come ripetutamente scrive Gerhardinger (Treviso la citt rappresentata. Catalogo [della mostra] a cura di M.E. Gerhardinger e E. Lippi, Treviso, 2009,
p. 87; e All'alba dell'Unit. Il Quarantotto di Luigi Bailo, Treviso, 2011, p. 9), e sulla sua
scia anche Elena Marconato, La raccolta iconografica trevigiana: una preziosa fonte per
la pittura trevigiana, Tesi di laurea discussa presso l'Universit Ca' Foscari, a.a. 20082009, p. 320; e 1928, non 1898, come viene dalle medesime studiose datato, sia pure dubitativamente, il dipinto che rievoca la morte del generale Guidotti. Se cos fosse, non si
capirebbe come mai il Bailo non inserisca questo dipinto nella sua Guida alla mostra del
1898 (cfr. sopra, 2) Federico Petrin era nato a Treviso nel 1859 e vi mor nel 1942.
37 Da ricevute varie risulta che fu impiegato dal Bailo per dipingere le iscrizioni esterne
del Museo, nelle stanze del dono Fantoni e nella sala dei gessi (1929-30), ma anche per
il restauro della pala di S. Teonisto (1930); e per intervento di stuccatura di una terracotta
del sec. XV (1928).

34

dei Passeggi fuori Porta S. Tomaso dove il Guidotti era stato ferito a
morte, per emendare un dato errato che la storiografia continuava a
perpetuare38.
Per conto proprio Bailo intende celebrare i fasti del 1848 con una
serie di iscrizioni storiche da apporre in varie localit della citt e, sotto il portico del Museo del Risorgimento in via Caccianiga, quella
sui fucilati dall'Austria in Treviso (lettera n. 15675 del 30 settembre
1928), nonch la grande iscrizione di quelli di Mogliano che furono
fucilati a Mestre (lettera senza numero, al Commissario prefettizio E.
Lauricella del 30 luglio 1929). Pure nel 1928 fa installare sul terreno di
via Caccianiga, proprio di fronte al Museo del Risorgimento, il cippo
funerario di Jacopo Tasso39, fucilato fuori di barriera Garibaldi (allora
Portello) nel 1849; mentre nella stessa comunicazione riproduce il testo delle iscrizioni storiche fatte dipingere nelle pertinenze del Museo
del Risorgimento.
Sul finire del 1929, in seguito ad accordi con il presidente della cessata Societ Veterani e reduci delle Patrie Battaglie di Treviso, affluiscono al Museo del Risorgimento i sottoelencati oggetti, di cui Bailo si
affretta a dare riscontro in una nota al Commissario prefettizio del 19
novembre (n. 17959), lamentando peraltro che non sono pervenuti: a.
bandiera di stoffa, con nastro e bastone foderato di velluto e lancia di
metallo dono di Garibaldi; b. panno funebre, con lettere metalliche
argentate, 4 cordoni e fiocchi di filo argentato; c. medaglia d'argento
con 7 fascette di campagne di guerra (ma da una nota firmata da Luigi
Sorelli apprendiamo che egli ricevette il panno funebre e la bandiera
della cessata Associazione, da conservare nel Museo del Risorgimento come suggerito dal commissario Lauricella).
38 Cfr. Bailo, Il gen. Alessandro Guidotti..., cit. qui sopra, nota 33, a rettifica di nozioni
diffuse dalla storiografia e memorialistica maggiormente accreditate: F. Borel-Vaucher,
Trvise en 1848, Neuchtel 1854, G. B. A. Semenzi, Treviso e sua provincia, Treviso
1864, A. Santalena, Treviso nel 1848, Treviso, 1888, e A. Giacomelli, Reminiscenze della
mia vita politica, Firenze, 1893.
39 Cippo che attualmente si trova nel giardinetto di viale Tasso, ai piedi del bastione di
Santa Sofia (loc. Ponte della Gobba).

35

Inventario degli oggetti della cessata Societ Veterani e Reduci P.B. in Treviso
1. Registro grande; Ruolo matricolare degli appartenenti alla Societ Reduci P.B. in Treviso
2. Registro piccolo; con le deliberazioni del Consiglio d'Amministrazione e dell'Assemblea dal 1897 al 1909.
3. Sette buste con carte delle Assemblee e varie (in parte guaste dall'umidit)
4. Tre scatole di cartone con i consuntivi dal 1897 al 1922 (id.)
5. Due medaglie d'argento e una di bronzo, donate dal socio Costantini, con sua fotografia cornicetta, sotto vetro: I d'argento: r Vittorio Em. II Re d'Italia; v Guerra
per l'indipendenza e l'unit d'Italia; 2 d'argento: r Umberto I Re d'Italia; v Unit
d'Italia 1848-1870; bronzo: Venezia, cinquantenario del 1848.
6. Medaglia grande, in metallo biancastro: Republique Franaise commemorativa
della battaglia Solferino e S. Martino, fatta coniare dalla Lega Franco-Italiana in Parigi, per essere consegnata il 29/VI/1909 ai veterani Franco-Italiani che assistettero
alla commemorazione fatta alla Sorbona. Ricevuta dal socio Petrina Antonio, residente a Parigi e rappresentante la Societ Veterani e Reduci di Treviso
7. Medaglia di bronzo: Congresso superstiti patrie battaglie XX Sett. 1906 Milano
consegnata al Presidente Sugana col recatosi.
8. Fotografia, grande, in cornice, sotto vetro, di sessanta soci.
9. In cornice, sotto vetro: 1. Vittorio Em. II; 2. Umberto I; 3. Vittorio Em. III (mancante del vetro); 4. Regina Margherita; 5. Regina Elena; 6. Giuseppe Garibaldi; 7.
Cavour; 8. Mazzini; 9. Manin; 10. Tommaso Salsa; 11. Sartorelli; 12. Saluto del
Ministro ai veterani.
10. In cornice, senza vetro: Fotografie di molti soci (alcune guaste dall'umidit o
sbiadite).
11. Tabella in legno, per le cariche sociali.
12. Piccolo scrittoio in ciliegio, con 5 cassetti; panno verde, vecchio e stinto, per
copertura.
13. Calamaio piccolo, di ottone in cinque pezzi; tre timbri della Societ; piccola
urna sferica con piede, in vetro due spazzole vecchie per panni; sei sedie vecchie
comuni, con sedile di paglia; uno scaffale in legno; targa ovale in ferro, vecchia, con
la scritta: Societ Veterani.
14. Vecchia bandiera tricolore, con asta.
15. Due fucili, vecchio modello, con due baionette (arrugginite); due sciabole da
ufficiale da cavalleria e una sciabola per fanteria (arrugginite).

Pure nel novembre 1929 arriva in dono da Roma la lastra di rame della
pianta di Treviso, datata 1809, eseguita da Basilio Lasinio, importante per
il momento storico che vedeva le truppe napoleoniche, vittoriose in Ger36

mania, entrare nella citt di Treviso, mentre gli Austriaci uscivano per la
porta di S. Tomaso. Il rame, che rappresenta una situazione diversa da
quella di poco posteriore del Salomoni, destinato, come argomenta Bailo
nella lettera del 28 novembre 1929 (n. 18468), al Museo del Risorgimento
proprio per questa valenza storica. Donatrice la signora Maria Lasinio,
pronipote di Basilio, attraverso il marito, l'ingegnere romano Tullio di
Fausto, per rinsaldare i legami con la sua citt di origine.
Dalla corrispondenza del 1930 emergono iniziative intese ad onorare la
memoria di alcuni trevigiani illustri, fra cui Tommaso Salsa, del quale Bailo fa eseguire ad Antonio Carlini un busto in gesso (per una spesa iniziale
di lire 500)40, presentato il quale continua il conservatore promuover
una sottoscrizione pubblica per l'esecuzione in marmo, circa lire 3000, da
mettere esso busto nel Pantheon degli illustri trevigiani (lettera n. 4755
del 20 marzo); e, ricordando il dono Fantoni, di cui pendeva ancora il riordino, prosegue: In quest'anno stesso furono gi disposte e decorate due
stanze annesse al Museo del Risorgimento nelle quali verranno disposti
gli oggetti e intendo che sia fatto in un numero speciale del Bollettino del
Museo il catalogo di essi doni (ibid.), intenzione quest'ultima senza seguito; mentre da altra nota, del 7 agosto (al n. 10147) apprendiamo
come egli stia lavorando a riordinare il Museo del Risorgimento e con
esso anche la raccolta Fantoni donata al Municipio ancora nel 1920 [sic,
ma 1919], e non potuta esporre per mancanza allora di locali e di fondi.
Dalla stessa lettera curioso rilevare come il Bailo richieda in restituzione
dal Municipio alcune sedie dell'epoca napoleonica, propriet dell'Ateneo
e destinate alla sala relativa al I Regno d'Italia, il che d quanto meno
idea dell'articolata strutturazione di questo Museo del Risorgimento, che,
scandito cronologicamente, doveva trarre origine documentata dall'occupazione francese.
Ancora al Museo del Risorgimento, in via provvisoria, Bailo destina
il modello in gesso della targa bronzea eseguita dal Carlini per onorare il
Reggimento Lancieri Novara, con l'intenzione di passarlo successivamente al Museo delle Tre Vittorie, in memoria del ruolo svolto da quel corpo
40 Bailo intendeva entro i propri limiti riparare cos in qualche modo alla miserevole
conclusione della pubblica sottoscrizione fatta con grande pompa da un comitato per
onorare l'illustre militare con un degno monumento.

37

nel combattimento di Pozzuolo del Friuli il 30 ottobre 1917 (lettera n.


11259 del 5 settembre 1930)41.
Museo delle Tre Vittorie per il quale si pensano varie soluzioni espositive, fra cui i magazzini e il giardino retrostante Palazzo Zuccareda, liberato
dalla Pinacoteca e in predicato di accogliere la sede federale del Fascio.
Bailo riferisce al commissario prefettizio il testo della lettera inviatagli dal
Vanzo, Presidente del Museo, che propone Palazzo Zuccareda scartando
invece l'ipotesi di sloggiare l'Asilo Garibaldi quale condizione imprescindibile per associare il Museo delle Tre Vittorie a quello del Risorgimento,
perch sostiene ho l'impegno fin dalle origini del Museo coll'assessore di allora al Municipio Angelo Giacomelli e col deputato Antonio Mattei
di non mai pregiudicare quella istituzione, per la quale d'altronde nel 1867
fui io il primo a stampare perch la si elevasse dalla condizione in cui per
la sua origine era (lettera n. 13888, dell'8 novembre 1930). Il che quanto
meno conforta l'idea che il Museo delle Tre Vittorie fosse istituzione almeno virtualmente operante, pur se sprovvista di sede fisica.
Sempre sulla scia delle attivit del Museo delle Tre Vittorie il caso
di ricordare anche l'acquisto da parte del Bailo del bozzetto preparatorio
della testa del Duca d'Aosta eseguito dal pittore Apollonio. Ad Apollonio
era stato commissionato nel 1919, a spese del Municipio, il grande ritratto
a figura intera del Duca della Invitta, oggi associato al Museo del Risorgimento. Da parte sua Bailo si era procurato questo bozzetto, di cui d
notizia in lettera del 21 luglio 1931 (n. 9612), corredando qualche giorno
dopo (10 agosto) altra sua nota di una memoria e di un'iscrizione latina
pubblicate sotto gli auspici di quel Museo in onore dello scomparso Emanuele Filiberto di Savoia.
Il 1932 si apre con la notizia che tale Vincenzo Zago, di Quinto di Treviso dona per il Museo una fascia tricolore di sindaco, con stemma nazionale
ricamato e frangia d'argento, che Bailo dispone di collocare nella sezione del
Risorgimento; cui fa seguire qualche giorno dopo il dono di una grande medaglia in bronzo, coniata in onore di Francesco De Lazara, ultimo podest
del regime austriaco a Padova (lettere del 19 e 28 gennaio 1932, n. 873).
A giugno Bailo comunica che le due statue del Museo del Risorgimento
41 Gi nel Giornale del Veneto del 6 dicembre 1926 egli aveva comunque invitato il
Carlini a farne dono al Museo del Risorgimento.

38

dedicate a Cavour (dono Pavan) e a Garibaldi (eseguita da Martini) sono


state collocate nell'aula d'ingresso della biblioteca. (nota del 22/6/1932, n.
8902). Per quanto riguarda la statua di Garibaldi, egli precisa di esporla dopo
oltre vent'anni, avendola ritirata nel 1911 dalla vista del pubblico per ritorsione contro la censura del segretario comunale (il patriota Andrea Mariano
Fontebasso) che lo aveva rimproverato di sperpero del denaro municipale.
Risposi commenta Bailo che io aveva esposto i denari miei come sempre quando feci di mia iniziativa e a mio rischio. Non a caso la ripropone ai
visitatori oggi, 1932, allorch Martini diventato una celebrit riconosciuta
dalla Quadriennale di Roma, come per dire: Vedete che non era denaro
sperperato?
Il 28 ottobre 1932, a novantasette anni, due mesi e venti giorni, Luigi
Bailo muore nel suo appartamento attiguo al civico museo in Borgo Cavour,
alle ore 22, per scompenso cardiaco broncopolmonite da stasi secondo il
referto del medico Mariano Mandruzzato. Nonostante le celebrazioni per
il decimo anniversario della marcia su Roma, nei giornali viene dato largo
spazio alla notizia ed alla sua figura, dal 29 ottobre (annunzio della morte)
al 1 novembre (cronaca del rito funebre). Il Gazzettino (pagina di Treviso)
del 29 ottobre, nel ricordare le sue benemerenze, non trascura di scrivere
anche che egli stato uno strenuo promotore della istituzione del Museo
del Risorgimento.
6. Nel dopo-Bailo
All'indomani della morte del Bailo viene conferito un mandato
ricognitivo e progettuale degli istituti di cultura ad una commissione straordinaria composta da: Coletti 42 , presidente, Botter 43 ,
42 Per Gianluigi Coletti (poi normalmente Luigi e, in confidenza, Gino), sufficiente
rinviare a: Luigi Coletti cittadino e storico dell'arte. Atti del convegno di studi nel centenario della nascita, Treviso 30 ottobre 1986, Treviso, 1987; A. Diano (a cura di), Luigi
Coletti. Atti del convegno di studi (Treviso 29-30 aprile 1998), Treviso, 1999.
43 Mario Botter (Treviso 1896 ivi 1978), figlio di Girolamo, di cui eredit la passione e
l'arte del restauro pittorico, oper il recupero artistico di casa da Noal (gi Milani, 1938),
e del salone dei Trecento (1938-39), la scoperta degli affreschi di S. Caterina in seguito
al bombardamento del 7/4/1944 e fece, nel dopoguerra, numerosi interventi su affreschi
di facciata di antiche case trevigiane. Legionario fiumano, stato vice segretario politico

39

Michieli44, Gius. Olivi45 e Zanette46, i quali il 12 aprile 1933 espongono


in una dettagliata relazione di quattordici pagine piani di intervento e di
ammodernamento a varia scadenza, ma tali da rivoluzionare sostanzialmente gli spazi del compendio biblioteca-museo. Si lamenta (p. 2) che per
varie ragioni (la pi macroscopica la vicenda bellica) il museo si trova
ora in uno stato embrionale: vi un materiale cospicuo per il museo, ma
non vi il museo. Riguardo ai fabbricati si esprimono riserve sul dedalo
di stanze e stanzette, sui dislivelli dei piani, sulla bassezza dei locali al
primo piano; ma l'handicap pi grave l'Asilo infantile che occupa i locali
del pianoterra del secondo chiostro nell'ex convento degli Scalzi: inconveniente che necessario rimuovere47, nel reciproco interesse delle due
dei Fasci di combattimento di Treviso (1934). Membro della consulta municipale dal
1931 al 1934. Autore di varie pubblicazioni d'arte, fra cui: Ornati a fresco di case trivigiane (1955), La villa Giustinian di Roncade (1955), Santa Caterina di Treviso, chiesa e
convento dei Servi (1963), Affreschi decorativi di antiche case trivigiane dal XIII al XV
secolo (1979).
44 Adriano Augusto Michieli (Venezia 1875 Treviso 1959) nipote di Fortunato, insegn al 'Riccati' e alla Scuola libera popolare che con Boscolo, Riva, Giacomelli ed altri
istitu a Treviso (1905); consigliere comunale clerico moderato (1914), dimissionario dal
1918 per trasferimento a Cuneo; lasci numerose pubblicazioni di storia e di storia della
geografia, fortunata la sua Storia di Treviso (Firenze 19371). stato membro della civica
commissione per le iscrizioni, e pi volte commissario (1945-1948 e 1955) e presidente
(1939-45, 1948, 1956-1958) del Comitato trevigiano dell'Istituto per la Storia del Risorgimento. Cavaliere nell'ordine della Corona d'Italia (1920).
45 Giuseppe Olivi (Treviso 1893 ivi 1942), omonimo del podest, di cui era pronipote
in linea diretta, era figlio di Luigi, professore di diritto internazionale a Modena. Avvocato, aveva studio professionale con il fratello Silvio. Volontario nella prima guerra
mondiale, ferito nel combattimento del Vasson (Trentino) del 25 agosto 1916, dichiarato disperso, prigioniero a Mauthausen, rientr in patria nel 1917. Nel 1919 si stabil a
Genova. Nel 1922 faceva parte del Triumvirato e aveva il comando delle Camicie nere
di quella provincia. Mutilato e decorato al valore militare, fu eletto deputato nella circoscrizione Veneto-Tridentina, nella lista nazionale nel 1924. Fu direttore politico dell'Eco
del Piave.
46 Emilio Zanette (Vittorio Veneto 1878 Treviso 1971) professore di lettere al 'Canova',
poi preside all'Istituto magistrale 'Duca degli Abruzzi'; autore di numerosi saggi di critica
letteraria e di un Dizionario del dialetto di Vittorio Veneto (1955).
47 La proposta, che va in direzione esattamente opposta a quanto voluto da Bailo, neanche tre anni prima, con lettera dell'8 nov. 1930 (ved. sopra), viene ribadita pochi mesi
dopo dal Coletti con lettera del 22/10/1933, perch, come ripetuto in una nuova corri-

40

istituzioni (p. 7). Sull'ordinamento del museo si danno solo indicazioni


di massima, fermo restando che esso dovr essere costituito dalle seguenti
sezioni: l'archeologica e topografica, nel pianterreno del primo chiostro;
quella del Risorgimento, della Guerra e della Vittoria (sezione che dovr
essere largamente sviluppata) nel pianterreno del secondo chiostro; quella
storica e di arte applicata all'industria, al piano primo (p. 11). Un paio
di mesi dopo, il 14 giugno, il podest emana, con deliberazione n. 7839,
i nuovi regolamenti degli Istituti comunali di coltura, che recepiscono le
conclusioni di quella relazione, prevedono l'istituzione della figura unica
del conservatore di essi (a titolo onorario e compenso tenuissimo), l'intitolazione al Bailo del museo, ed accolgono, per questo, l'articolazione nelle
seguenti sezioni: a. archeologica, b. storica topografica, c. di arte applicata
alle industrie, d. del Risorgimento, della guerra, della Vittoria.
Ma, nonostante che con lettera del 22 ottobre 1933 il Coletti, nel frattempo nominato conservatore48, ritenga, per ragioni educative, che le sezioni del Risorgimento e della Guerra del nostro Museo, dovessero essere
fra le prime ad essere riordinate e convenientemente collocate, e che nella
lunga relazione del 193549 mostri in vari passaggi (pp. 24-26) uno speciale
riguardo per quello che dovrebbe essere il Museo del Risorgimento, della
Guerra e del Fascismo, cui riservare non meno che l'intera area del secondo chiostro degli Scalzi, sfrattandone l'Asilo Garibaldi, nell'allestimento
del 1938 n stato possibile impiantare questa sezione, con la quale Coletti avrebbe sperato finalmente dare inizio a quel Museo delle Battaglie
spondenza dell' 8/9/1934, occorrono anche i locali del pianterreno per il collocamento di
sezioni quella risorgimentale e della guerra che sono pi suggestive ed efficaci per
la coltura e l'educazione popolari.
48 La deliberazione podestarile del 3 luglio 1933, n. 8767 nominava Coletti conservatore,
per un periodo di dodici anni, e Zanette, Michieli, Olivi e Botter membri della commissione consultiva ordinaria per quattro anni.
49 In questa relazione, fra l'altro, si riferisce (p. 23) di molti ricordi di guerra pervenuti
al Museo da parte del giovane Ciro [sic!] Boccazzi e dal parroco di S. Lazzaro don
Giovanni Rossi. Sul Gazzettino del 27 febbraio 1935 un trafiletto anticipa gi i contenuti del progetto di riassetto del Museo civico, ove detto, fra l'altro: Altro programma
sarebbe quello di trasportare Museo e Pinacoteca insieme nei due palazzi di propriet
comunale in via Canova [i.e. ex Milani ed ex Ravanello, oggi rispettivamente Ca' da
Noal e casa Robegan], lasciando nell'attuale sede solo il Museo del Risorgimento cui si
aggiungerebbe quello della Guerra e del Fascismo (corsivo nostro).

41

del Piave [] Museo che potrebbe divenire importantissimo [] e che in


Treviso, cuore della difesa e sentinella d'Italia nell'anno pi tragico della
nostra guerra, avrebbe la sua sede naturale; n l'Asilo Garibaldi ha trovato nuova e pi degna sede. Sono queste le motivazioni ufficiali pi gravi
in forza delle quali, con lettera da casa, quindi non ufficiosa, il 22 febbraio
1940, Coletti prega il podest Candiago di accogliere le sue dimissioni
(n. 5313 di protocollo), pronto a ritirarle poi il 1 marzo, in seguito a
colloquio avuto col Sig. Podest, come annota il segretario comunale in
margine. Scrive comunque Coletti:
L'ordinamento da me proposto e da Voi approvato richiedeva una graduale attuazione della quale solo la prima parte compiuta. L'ulteriore svolgimento del programma, e cio Galleria secondaria per le opere d'arte [] e Museo del Risorgimento, guerra, fascismo, colonie, dipendeva dalla disponibilit dei locali ora occupati
dall'Asilo. [] Ora purtroppo vedo sempre pi allontanarsi la possibilit di avere
sgombri quei locali; [...] il ricco materiale che dovrebbe costituire il Museo del Risorgimento occupa i locali della Galleria secondaria e perfino l'Atrio dell'Ateneo. Inutile
ch'io insista sulla necessit dell'istituzione del Museo del Risorgimento.

Negli anni immediatamente precedenti, anche Coletti, alimentando suo


malgrado il disagio fisico dell'accumulo irrazionale, persegue la politica
dell''accaparramento'50, come dichiara nella lettera del 20 dicembre 1935 (n.
1372 del protocollo Museo) ove d notizia delle recenti trattative messe in atto
con la vedova di Tommaso Salsa, signora Ines Barni, per acquisirne i ricordi,
promessi anche da altri congiunti dell'illustre generale con l'intermediazione
di Giovanni Comisso, che di Salsa nipote. La lettera importante perch d
la misura di questa politica di Coletti, in ci non dissimile da quella del Bailo,
ma pi mirata: lo scopo infatti quello di costituire una importante sezione
coloniale nel Museo del Risorgimento e della Guerra: sezione che ben avrebbe ragione d'esser a Treviso, dato che appunto il trevigiano Salsa una delle
figure preminenti del colonialismo italiano. E continua:
Naturalmente tale sezione deve essere inquadrata in quella completa organizza50 In ogni caso Coletti non pu inizialmente non seguire in linea di massima le orme del
Bailo, accettando e valutando offerte d'acquisto. Per es. il 9/10/1933 comunica fra altre
cose di aver acquistato per il Museo del Risorgimento una medaglia di argento al v.m.
appartenuta a un trevigiano non meglio identificato, per lire 4.

42

zione del Museo del Risorgimento e della Guerra che intenderei costituire nei locali
del vecchio Museo una volta avvenuto il trasporto nella nuova sede delle sezioni
storico-artistiche.
Sulla istituzione di tale museo ho gi altre volte intrattenuto V.S. Ill.ma, chiedendo autorizzazione di massima alle pratiche preliminari (ricerche e accaparramento
del materiale) che non converrebbe ulteriormente ritardare: ma non ho avuto risposta
in proposito.
Poich, specialmente per quanto riguarda la sezione coloniale, il momento sarebbe propizio, mi pregio nuovamente pregarla di approvare in via di massima il mio
progetto per la istituzione del Museo del Risorgimento e della Guerra, autorizzandomi alle predette pratiche preliminari.

Autorizzazione che il podest Fiorioli Banchieri si affretta a dare, tanto pi


che il momento 'propizio' nella misura in cui da un lato Coletti fa emergere
che, oltre ai ricordi Salsa, la sezione coloniale del Museo del Risorgimento
si pu gi fregiare anche di quelli di Molinari (acquisiti l'abbiamo visto
trent'anni prima) e di Angelo Ferretto, dall'altro l'attuale avventura italiana in
Etiopia, che dar a Sua Maest il duplice titolo di Re e Imperatore, pu essere
per un verso il riscatto dell'onta di Adua, per l'altro fonte di nuovi 'ricordi'.
La corposa relazione sull'andamento degli Istituti, datata 16 marzo 1936,
ribadisce le iniziative prodotte in tal senso e ricorda (p. 7) che sui fondi del
Museo si provveduto al pagamento delle ultime rate dei busti di Salsa e
Vanzo (cui si aggiunge anche il busto in gesso di Luigi Bailo, fatto eseguire al
Carlini); ma anche che
In seguito alla Mostra degli eroi Trevisani in A.O., un cospicuo nucleo di ricordi di quei valorosi: Tomaso Salsa, Molinari, Ferretto, Ricci, sono entrati a far parte
del Museo, per generoso dono delle famiglie. Essi formeranno una sezione coloniale
del Museo del Risorgimento e della Guerra []. Una tale sezione coloniale ha ben
ragione d'essere e acquista particolare significato nella citt che ha dato i natali a
Tomaso Salsa, e dove lungamente viveva Raimondo Franchetti.

Il che d adito a pensare che, con il recente massiccio ingresso di cose


etniche, questo Museo coloniale ambisse non solo a colorarsi di una connotazione etnografica, sia pure secondaria (e il richiamo al Franchetti ha
questa valenza), ma anche, in ci divergendo sostanzialmente dalle oneste
intraprese del Bailo (il quale pure si era concesso delle libert rispetto a
un museo del Risorgimento stricto sensu), tentasse con Coletti un aggior43

namento in senso fascista ed un aggancio con la propaganda colonialista.


Tecnicamente, Salsa non pu essere definito fascista; ma fascista tutta
la macchina pubblicistica che vi sta attorno: dal monumento (inattuato per
sopraggiunte difficolt economiche), all'edizione delle lettere, curata per
tempo (1935) da Comisso e da Emilio Canevari, alla sezione coloniale
focalizzata sui suoi meriti africani.
Ma tanto trasporto sentimentale e tanta intelligenza progettuale da parte
di Coletti non trova adesione incondizionata nell'amministrazione podestarile, alle prese con difficolt economiche insormontabili: cos tutte le
variabili messe sul tappeto (acquisto di Palazzo Revedin da destinare a
sede della pinacoteca; o alternativamente trasporto di questa nel Palazzo Milani, ribattezzato Casa da Noal; estromissione dell'Asilo infantile)
vengono accolte tiepidamente, e va in porto solo la destinazione della restaurata Ca' da Noal a sede di Museo della casa trivigiana, cio in sostanza
delle arti applicate.
7. Entra in scena il Comitato
Su queste difficolt viene ad innestarsi anche la costante pressione del
Comitato (allora Consulta) provinciale del neonato (1936) Istituto per la
storia del Risorgimento51.
Vivo Bailo, dell'azione di un Comitato a tutela del Museo del Risorgimento non si sentiva proprio il bisogno, nonostante che fin dal 1906 la
normativa nazionale prevedesse organismi di tale natura e con tali scopi.
Vivo Bailo, il Museo del Risorgimento era una realt, per quanto ingolfato
di roba e per quanto in continuo divenire. Le mutate ambizioni e politiche
culturali e personali anche a dispetto della buona volont e dei vantati
51 Ved. il diligente resoconto di A. Centin, Il Museo del Risorgimento a Treviso: cronaca di un tentativo, in: Istituto per la storia del Risorgimento Italiano (a cura di), Il
Veneto e Treviso tra Settecento e Novecento, XIV ciclo di conferenze, Treviso novembre
'93 maggio '94, p. 1-11. Occorre non trascurare il fatto che il Coletti membro della
Consulta fin dalla sua costituzione e partecipa alle periodiche adunanze: dalla lettura dei
verbali sembra che la sua reticenza fosse un deterrente contro possibili azioni efficaci
(d'impulso) che avrebbero messo in crisi la sostanziale soggezione della Consulta, ma
anche il ruolo di Coletti fra questa e l'Amministrazione comunale.

44

crediti 52 diedero la stura a un complesso di conflittualit essendo prevalente l'interesse a dare finalmente respiro a una pinacoteca che si pretendeva di poter espandere con depositi ed acquisti mirati, dopo le asfittiche
stanzette di Palazzo Zuccareda, a tutto scapito dei ricordi patriottici che
richiamavano sovente alla memoria polvere di soffitte o di cantine.
Nella terza riunione del Consiglio direttivo del Comitato, del 21 ottobre
1936, il presidente Alfonso Calandri comunica di aver avuto dal podest promessa che saranno messe a disposizione della consulta due o tre
stanze in maniera da poter ordinare il Museo del Risorgimento nei locali
della [spazio bianco]53 entro il 193854. Le continue dilazioni, i frequenti
cambi d'interlocutori, il problema capitale ravvisato nella insopprimibile
permanenza dell'Asilo Garibaldi in locali naturalmente vocati alle istituzioni culturali cittadine, danno la misura da un lato della perseveranza s
del Comitato, che ogni anno ripropone la questione del destino del Museo
del Risorgimento trevigiano, ogni anno si spende presso la civica autorit per affermare le proprie attribuzioni in merito; ma dall'altro lato della generalizzata impotenza a percorrere una via sia pure provvisoria. Per
colmo d'ironia, durante il periodo bellico, si arriva a ripresentare in due
successive sedute del Consiglio direttivo del Comitato, rispettivamente il
25 gennaio 1941 e il 17 novembre 1942 (sono passati quasi due anni nel
frattempo senza che sia stata possibile una maggiore assiduit) praticamente la medesima mozione:
Mai si dimentic l'assillante problema cittadino e provinciale della sede del Museo del Risorgimento, problema che la stessa Presidenza Generale vorrebbe al pi
52 Nel 1937 i tentativi di acquisire alla pinacoteca tramite deposito alcuni dipinti
dell'Ospedale civile, del Monte di piet (allora: dei Pegni), delle Gallerie di Venezia e
della Pinacoteca di Brera, ma anche dal Duomo e dalle altre chiese urbane, ancorch
animati da ammirevole coerenza storico-artistica (Coletti voleva in altri termini riportare
a Treviso pezzi che ne erano variamente usciti) si risolsero con un nulla di fatto, come
risulta dai carteggi dell'epoca.
53 Reticenza o lacuna oggi difficilmente sanabile.
54 La 'promessa' che Fiorioli Banchieri fa all'Istituto (allora Societ) atto dovuto per
rispondere alla precisa prerogativa che la legge 2124 del 1934, di conversione del R.d.l.
1226, riconosce a quest'ultimo l dove esplicita fra le sue attribuzioni (art. 4), la formazione e sorveglianza dei musei del Risorgimento.

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presto e ad ogni costo risolto. Noi, certi che le nostre Autorit Comunali faranno tutto
ci che loro possibile per dare ad esso al pi presto un'adeguata soluzione, mai l'abbiamo perduto e perderemo di vista, sperando che quella soluzione non debba essere
lontana (qui il testo del '42, dopo la parola soluzione, cos modificato: derivi, come
ci fu pi volte promesso, dalla non lontana sistemazione in sede pi adatta dell'Asilo
infantile G. Garibaldi).

Dunque il 'Garibaldi', che da quei locali slogger soltanto negli inoltrati anni settanta del Novecento, presentato per decenni come la spina
nel fianco dell'amministrazione che impedisce una qualsiasi risoluzione
dell'annoso problema, diventer, una volta liberati quegli spazi, assolutamente ininfluente, essendo nel frattempo mutati i bisogni della citt. Ma
questo negli anni Ottanta.
8. Guerra
Per ora dobbiamo prendere atto che nel nuovo allestimento (i musei
civici nelle due sedi di Borgo Cavour e di via Canova verranno inaugurati
il 6 dicembre 1938 alla presenza del ministro Bottai) le cose del Museo del
Risorgimento non trovano posto. Coletti vive questa lacuna come una personale dfaillance, che nella relazione al podest Ferrero del 3 settembre
1943 (n. 11114) naturalmente costretto a dissimulare in qualche modo,
quando scrive: Il programma di riordinamento degli Istituti comunali di
cultura non ha potuto essere completato, e mi amareggia il pensiero che
tale debba rimanere e cos manca l'opera alla quale ho dato tanta passione alla scadenza, che si va approssimando, del mio mandato55. Di
quel programma, preparato nel 1933 come abbiamo visto, il solo capitolo concluso con piena soddisfazione quello della riorganizzazione della
biblioteca civica; mentre la riorganizzazione del museo fu solo parziale e
limitata alla sezione archeologica, alla collezione di sculture, alla pinacoteca (queste nella sede di Borgo Cavour); e alle raccolte di mobilio e di arti
minori e industriali (nella Casa Trevigiana di via Canova). ancora inat55 In teoria il mandato di Coletti sarebbe dovuto scadere a fine giugno 1945 (cfr. sopra,
nota 48), salvo una volontaria anticipazione, ventilata dal Conservatore stesso nel corso
di questa relazione.

46

tuato invece l'altro versante del programma, riferito alla Galleria secondaria, cio sussidiaria dedicata ad opere di pittura di valore estetico minore,
ed al Museo del Risorgimento. Poich d uno spaccato del momento in cui
fu scritta56, la lettera merita di essere trascritta per larghi squarci.
Tale sospensione continua Coletti stata causata dalla mancanza di locali
per il Museo del Risorgimento. I molti oggetti che lo costituiscono si trovano ora
ammonticchiati nelle stanze che ne furono gi, non molto adatte, la sede e che nella
nuova sistemazione erano destinate alla Pinacoteca secondaria, mentre, secondo il
progetto, il Museo del Risorgimento doveva trovar luogo nelle stanze a piano terra dell'Asilo Infantile. [] Ma tutto rimaneva bloccato dall'ingombro degli oggetti
del Museo del Risorgimento, in questi locali; ed in attesa della cessione dei locali
dell'Asilo che avrebbe permesso tutto il movimento, i quadri secondari si dovettero
tenere accumulati nella sede dell'Ateneo, in un deposito, ormai da molti anni provvisorio, mentre il grande atrio d'accesso all'Ateneo, restava ingombrato dai bozzetti per
i monumenti dell'Indipendenza e della Vittoria che pure avrebbero dovuto passare
al Museo del Risorgimento. E in tal modo anche la pi volte invocata sistemazione
dell'Ateneo restava impedita.
Ora, poich la cessione dei locali dell'Asilo non mi pare sperabile entro breve
tempo, avrei pensato una soluzione, in parte ancora provvisoria, che permetterebbe
di raggiungere alcuni risultati.
Essa consiste nello scambiare i locali di deposito delle collezioni del Risorgimento e dei quadri secondari: portare quelle nella sala dell'Ateneo e questi nelle stanze
superiori destinate alla galleria secondaria.
[] Rester pur sempre a provvedersi al Museo del Risorgimento che da tanti
anni il mio cruccio e non mio soltanto , e per la cui sistemazione vi sono negli
archivi di codesto Comune molti successivi miei progetti, ma tutti di ripiego, e nessuno soddisfacente; sicch non posso desistere dal caldeggiare ancora una volta la
soluzione che credo pi auspicabile, anzi forse la sola possibile, quella degli attuali
locali dell'Asilo. E cos si aprirebbe allora anche la possibilit di pensare alla, da tanti
e da tanto tempo, desiderata ricostituzione dell'Ateneo. In quanto alla spesa inerente
alle attuali proposte, la ritengo assai modesta: trasporto di oggetti, pei quali chiederei
solo un rinforzo di personale (la maggior spesa per la collocazione provvisoria degli
oggetti del Museo del Risorgimento minima, dato che in ogni caso essi si sarebbero
dovuti calare al pian terreno); semplicissime tinteggiature di alcuni locali; colloca56 Notare: qualche giorno prima dell'armistizio di Badoglio, e del precipitare degli eventi
bellici; non a caso Coletti esordisce con queste parole: Non Le sembri strano se, in tempi
come questi [corsivo nostro], io Le sottopongo una proposta per la sistemazione dei nostri
Musei.

47

zione dei quadri; alle quali ultime due voci si potrebbe provvedere coi fondi e col
personale ordinario.
Qualora, come spero, Ella prenda in benevola considerazione queste proposte,
penso che potrebbe essere opportuno, in questo rinnovato gusto della pubblica discussione, ch'Ella trasmettesse o mi consentisse di trasmettere copia di questa mia
nota alla stampa, perch il pubblico possa essere informato intorno a problemi che
non tanto quello della galleria secondaria, ma certo quelli del Museo del Risorgimento e delle opere dei trevigiani contemporanei giustamente lo interessano.

Apprendiamo da questa lettera che gli oggetti del Risorgimento erano rimasti nei locali adibiti dal Bailo ai piani superiori dell'area occupata dall'Asilo; ed erano rimasti ben oltre la sua morte, fino appunto alla rivoluzione
colettiana dell'autunno 1943. Senza timore di smentite possiamo affermare
che un Museo del Risorgimento, con una sua sede a Treviso c'era fino al
1943: che al tempo del Bailo fosse quasi off limits era una scelta tacitamente
avallata anche dall'amministrazione civica, che come sappiamo non aveva
titoli sufficienti per sindacare sul suo operato57. In ogni caso Bailo non negava visite a persone qualificate, che accompagnava personalmente nei locali
delle esposizioni58; in ogni caso anche Coletti, pur critico sulle soluzioni
empiricamente adottate dal suo precedessore, continu sia ad acquistare sia
ad accettare doni sia ad operare trasferimenti di materiali e cose da una sezione all'altra (come nel caso dei gessi)59 pur di dare una studiata coerenza
alla ormai consistente sezione risorgimentale.
Dalle ultime parole affidate alla relazione del 1943, si capisce che Co57 Cfr. S. Zanandrea, Luigi Bailo fra cultura nazionale e civica amministrazione, in:
Atti e memorie dell'Ateneo di Treviso, n.s., 26 (2008/09), p. 167-182.
58 Cfr. per ci il libro firme in cui ogni studioso o visitatore stilava di proprio pugno la
domanda di ammissione o forniva il suo biglietto da visita, e dove si trova spesso la registrazione: accompagnato dal prof. Bailo.
59 Mentre infatti Bailo aveva creato una sezione di gessi assai composita, Coletti intendeva far transitare nella sezione risorgimentale i bozzetti segnalati nei due concorsi per
il monumento di piazza Indipendenza e per il monumento di piazza Vittoria, ch'erano
finiti in Museo dopo l'aggiudicazione. In una nota del 27/5/1943 (n. 6803) relativa agli
sgomberi delle soffitte di biblioteca e museo-pinacoteca, egli scrive precisamente: Non
mi sento in grado di assumere la responsabilit della distruzione dei gessi che farebbero
parte del Museo del Risorgimento, proposta dall'Ufficio tecnico municipale, per collocare
al loro posto (grande atrio della biblioteca) gli oggetti sgombrati.

48

letti mostra di avere il 'polso' dei gusti del pubblico, che non pu essere
privato per troppo tempo della vista di ci che pi lo coinvolge: le cose del
Risorgimento sono il vissuto individuale e collettivo, estraneo a presunti
valori estetici.
Il pensiero e la soluzione provvisoria del Conservatore hanno una rapida attuazione nell'autunno-inverno del 1943. Beninteso che il 'Garibaldi'
resta dov' e che quindi ogni sviluppo al piano terreno del Museo del Risorgimento per ora sospeso; va in porto l'opzione di trasloco degli effetti
di questo nell'ampia sala dell'Ateneo, ora adibita a magazzino, e simultaneamente dei quadri secondari nella sezione della pinacoteca, sistemazione volutamente provvisoria, ma dignitosa, per la quale tuttavia la relazione
non prevede un limite temporale.
Gli impegni di spesa prenotati dall'Ufficio tecnico comunale in data
del 26 ottobre 1943 parlano essenzialmente di riatto di 14 sale del Risorgimento al primo e secondo piano dell'area adiacente al secondo chiostro
dell'ex convento degli Scalzi, finalizzata a questo scopo. La pinacoteca
dunque, cacciata dal palazzetto in piazza dei Signori, transitata per Palazzo Zuccareda in Cornarotta, trova infine spazio60, allargandosi, nel Museo
Bailo, da cui scalza la sezione risorgimentale, con alcuni adattamenti e la
creazione di due nuove partizioni: dei quadri stranieri e degli artisti trevigiani contemporanei.
Nel silenzio della Consulta (non ci sono sedute per il 1943 e 1944) si
deve pensare che l'emergenza bellica avesse in seno a questa fatto passare
in second'ordine la questione del Museo del Risorgimento, questione che
si ripropone dopo il bombardamento del 7 aprile 1944.
Ancora nel 1943, peraltro, si contano due interessanti acquisizioni: le
armi di Antoniutti e quelle di Boccazzi; mentre nel marzo del 1944, alla
vigilia quasi del tragico 'venerd di Passione', Coletti acquista, per la sezione risorgimentale, un bozzetto della pittrice castellana Clotilde Ferrarini
60 Ricordiamo che nel frattempo (1924), ancor vivo il Bailo, per la Pinacoteca civica,
prima del suo esilio a Palazzo Zuccareda, era stato studiato da Max Ongaro un progetto
di palazzetto in stile neoclassico da occupare parte del giardino ex ciclodromo sull'area
adiacente alle fabbriche del Museo, progetto cassato per il costo eccessivo. Coletti stesso,
come detto, dopo lo sfratto dallo Zuccareda, aveva presentato due soluzioni: Palazzo Revedin in borgo Cavour, quasi dirimpetto al Museo civico, e Casa da Noal in via Canova.

49

dedicato a Villa Glori, per lire 101,20.


del 10 agosto 1943 una breve nota (n. 9993) del segretario Sorelli
con cui comunica, a nome del Conservatore, che il concittadino ingegnere
Guido Antoniutti (Treviso 1886 ivi 1975) ha donato per il Museo due
fucili arabi, a pietra, e due pistole, pure a pietra, una delle quali con ageminatura sulla canna e impugnatura metallica a sbalzo. Viene incrementata cos aggiunge Sorelli la ricca raccolta di armi di questo Museo.
L'amministrazione ringrazia il 14 agosto.
9. Intermezzo del '43 e oltre: l'affaire Boccazzi
Per quanto riguarda il secondo dono, la vicenda si svolge in due tempi
ed ha dell'incredibile. Appena una settimana dopo l'8 settembre, gi in regime di occupazione nazista, in data del 16 settembre 1943 Isaia Boccazzi,
chiamato Isotto, ispettore scolastico a riposo abitante in via S. Nicol 46,
con lettera al podest (n. 11768 di prot.), ed elenco allegato, offre al Museo
civico, purch sia fatta nota precisa che esse sono dono [corsivo nostro]
del dott. Cino Boccazzi, sottotenente medico paracadutista al fronte, ventotto armi antiche e di pregio che suo figlio ha raccolto. L'ispettore ricorda
preliminarmente al podest, forse per ottenere il suo benevolo assenso al
trasferimento di propriet, che Cino gi nel 193461 aveva offerto al Museo
molti cimeli di guerra (come da nota del Conservatore n. 236/M del
5/2/1934). L'elenco, di pari data, riporta:
Armi antiche di pregio artistico, di propriet del dott. Cino Boccazzi, S. Tenente medico paracadutista al fronte. Via san Nicol 46 Treviso
Elenco delle armi:
Due misericordie del 1600
Un pugnale del 1500
Quattro stocchi di diverse epoche
Tre spadoni
Due antiche baionette
Uno stocco lavorato con custodia di cuoio
Quattro schioppi e spingarde del 1700
61 Cfr. pi indietro, nota 49; e qui sotto la testimonianza dello stesso Cino Boccazzi. A
quell'epoca Boccazzi aveva appena diciotto anni.

50

Una lancia
Una zagaglia abissina
Un pistolone
Otto vecchie sciabole (sei di ordinanza del 1870 e due da scherma)
Totale pezzi ventotto

La sottoscrizione di Isotto Boccazzi fatta seguire da un Notabene di


tale tenore: Chiede, se possibile, di offrire dette armi antiche al Museo
civico di Treviso. Se si consente desidera che il presente elenco sia firmato
dalla Autorit militare Tedesca: un evidente messaggio politico. Infine un
Autorizzo, che sembra vergato dalla stessa mano del sottoscrittore. In
data del 28 settembre il podest accetta la donazione delle 28 armi antiche,
per la quale esprime il cordiale ringraziamento dell'amministrazione e
conclude con la stessa formula usata per l'ing. Antoniutti.
Il secondo tempo dell'azione invece cade dopo un quarto di secolo.62
Nel frattempo Alfonso Boccazzi (1916-2009), da sempre chiamato Cino,
diventato un archeologo ed africanista apprezzato ed uno scrittore di
qualche successo. Il 14 settembre 1968, dalla Casa di cura 'Villa Anna Maria', dove presta servizio, rivolge questa lettera63 al sindaco Bruno Marton
(assunta a protocollo il 23 col n. 27639):
Diversi anni fa ho regalato al Museo di Treviso una raccolta notevole di cimeli della
guerra 15/18. Nel 1943, essendo io al fronte, mio padre deposit in custodia [corsivo
nostro] al Museo una mia raccolta di armi antiche (28 pezzi) per sottrarle alle requisizioni tedesche. Di tale atto esiste documentazione e ricevuta in mano al dr. ***
Quattro anni fa diedi al Museo una interessante serie di oggetti di scavo in bronzo
da me ritrovati e descritti anche in due pubblicazioni []
Ora io vorrei:
ritornare in possesso delle armi antiche provvisoriamente affidate in custodia.
62 Pare infatti cadere nel dimenticatoio un primo approccio del Boccazzi di ritornare in
possesso delle cose, fatto presso il direttore del Museo civico del 1959. Ci si apprende
dal verbale della Commissione per il Museo del Risorgimento del 5/12/1959, dove peraltro il prof. Menegazzi fa verbalizzare che detto materiale dovrebbe essere stato donato,
a suo tempo, da Boccazzi al Comune e che propone pertanto di controllare se vi
qualche traccia di tale donazione.
63 Della lettera si trascrivono solo i passaggi utili ai nostri fini. I nomi di persone ancora
viventi sono sostituiti da triplice asterisco.

51

Riordinare ed esporre degnamente il materiale da me donato nel Museo.


Ma, mi dice ***, tutta questa roba e molta altra, incassata da tanti anni, e continua a girare da un posto all'altro e attualmente dovrebbe essere ammucchiata a
Palazzo dei Ricchi. Non dunque possibile e questo lo dico anche nella mia qualit
di Ispettore Onorario agli Scavi e Antichit per Treviso, di fare una ricognizione, accertare se il materiale esiste ancora e in quale stato, cosa stato disperso dalla guerra,
ed esporlo degnamente?

Nel breve carteggio l'assessore di reparto, dopo che il sindaco (7 ottobre)


ha riscontrato la nota Boccazzi, dispone il 15 novembre che venga compilato
regolare verbale in quattro esemplari (rispettivamente da destinare agli atti
del Museo civico; da allegare all'inventario del Museo del Risorgimento; da
inviare all'Ufficio economato patrimonio mobiliare; copia per l'assessore
medesimo) ove si faccia constare la restituzione del materiale che agli atti
in suo possesso risulta di propriet del Boccazzi. Il quale gi il 28 ottobre
ringrazia per il consenso ad accedere ai depositi del Museo del Risorgimento in via Tolpada, dove ha potuto reperire le armi di mia propriet64; ma
segnala anche che quei depositi non sono adatti alla conservazione di pezzi
di notevole valore (spade, stocchi, fucili del 1600-1700) purtroppo destinati
a progressiva rovina. Propone la propria collaborazione per il restauro, previo trasferimento nella sede di Borgo Cavour.
L'assessore annuisce alla proposta pure il 15 novembre (n. 33188), dichiarando di poter affidare al Boccazzi il delicato compito di restauro delle armi
64 Il 21 novembre 1968 si stende verbale di restituzione delle armi (n. 1047 del prot.
Mus. 1968): con qualche incongruenza, perch vi si fa riferimento a una dichiarazione
di deposito, stesa il 18/9/1943 tra il prof. Isotto Boccazzi e il sig. Luigi Sorelli (entrambi
defunti), relativa a n. 23 armi antiche e si precisa che i seguenti pezzi si trovano
privi di qualsiasi indicazione e sono mescolati fra il materiale del Museo del Risorgimento; vengono elencati e restituiti: 1 misericordia del 1600, 4 stocchi di epoche diverse, 3
spadoni, 2 baionette antiche, 4 schioppi del 1700, 1 pistolone, 3 vecchie sciabole, cio
diciotto pezzi, riconoscendo che data la difficolt della ricerca non sono state reperite
alcune armi, indicate nella dichiarazione di deposito e che esse saranno restituite quando sar possibile una precisa ricognizione del materiale del Museo del Risorgimento.
Sembra che tutta questa storia finisca il 23 gennaio 1969, con la riconsegna al Boccazzi
di altri due pezzi, da lui riconosciuti come appartenenti alla sua raccolta: una scimitarra,
erroneamente indicata nell'atto di deposito come zagaglia ed una alabarda, reperite
ancora una volta tra il materiale appartenente al Museo del Risorgimento (n. 77 del
prot. Mus. 1969).

52

del Museo del Risorgimento che nel frattempo ha fatto prelevare (con nota al
direttore del museo civico n. 33189 di pari data) da via Tolpada. L'occhio clinico dell'Ispettore onorario compendia il risultato del lavoro (di recupero e di
restauro) gi in una nota al Sindaco del 17 febbraio 1969, che riproduciamo:
Ho terminato in questi giorni il restauro delle armi antiche reperite nei depositi
del Museo Cittadino. Esse erano in un locale umido alle Scuole Prati e molte erano
in pessimo stato di conservazione. L'azione di pulitura e di restauro mi ha permesso
di recuperare oltre un centinaio di pezzi di notevole valore artistico e di antiquariato
(diversi milioni).
Da segnalare una serie di pistole, di cui due coppie e una firmata da Lazzarino
Cominazzo, uno dei pi grandi armaioli bresciani del passato. Importantissimo il
reperto di una gigantesca spada a 2 mani databile intorno al XI, XII secolo, di notevolissimo valore e rarit, quasi certamente appartenente al boia di Treviso.
Inoltre una serie di grandi alabarde a falcione, una serie di elmi tutti uguali del
1500, con la rosa dei Loredan, 67 spade del 1600, 1700, di cui 55 in ottimo stato
dopo la ripulitura, molto firmate [sic], che costituiscono un complesso eccezionale
per numero e bellezza.
Altri pezzi fra cui 9 fucili di grande pregio compongono la splendida raccolta che
ho avuto il piacere (e il volontario onere) di restaurare.
L'elenco degli oggetti il seguente:
n. 5 falcioni del 1600
n. 9 alabarde
n. 17 pistole (di cui 2 coppie e tre intarsiate in oro e argento)
n. 8 elmi o morioni
n. 2 corazze (pettorali)
n. 9 fucili (di cui uno a canne soprapposte del 1700, rarissimo)
n. 1 spadone di ferro a 2 mani
n. 67 spade e stocchi del 1600, 1700.

Com' noto, tanta fatica fu ripagata con una mostra a Casa da Noal nel
luglio 1972, curata dallo stesso Boccazzi.65

65 Cfr. l'art. (con foto) pubblicato sul Gazzettino del 6/7/1972: Armi antiche in mostra
da oggi a Casa da Noal, con il catenaccio: L'allestimento della importante rassegna
stato curato dal dott. Cino Boccazzzi. Fra i pezzi pi significativi uno spadone degli
Scaligeri e una spada dei Carraresi.

53

10. Nell'immediato dopoguerra


Paradossalmente, due guerre mondiali non causarono tanti guai ai materiali del Museo del Risorgimento quanti invece questo ne sub in tempo
di pax Americana.
Senza contare naturalmente l'ingente tributo di vite umane e la ferita
enorme al tessuto sociale, le lesioni e distruzioni diffuse su gran parte del
patrimonio immobiliare sia pubblico (Palazzo dei Trecento) che privato
(villa Silvio Coletti in piazza Bersaglio, per dire), il bombardamento del 7
aprile 1944 segn assai gravemente, in citt, luoghi e depositi privilegiati
di antica sedimentazione culturale, quali la biblioteca capitolare, le serie
archivistiche (archivio delle soppresse corporazioni religiose e archivio
comunale antico) ricoverate nei locali al primo piano del Museo sul fronte
di Borgo Cavour, il Museo della Casa trevigiana a Ca' da Noal, con perdite
irreparabili66. Non cos il Museo del Risorgimento, i cui oggetti come
detto erano ammassati nello stanzone dell'Ateneo, dove si trovavano
ancora alla fine del 1945. Lo sappiamo da una comunicazione del Conservatore del 26 novembre 1945 (n. 16720), che esprime parere favorevole
alla concessione di quella sala per uso dell'Universit popolare, venendo
incontro a una richiesta del prof. Antonio Schiavon, insegnante di lettere
classiche al liceo 'Canova', che ne era il presidente. Fra le varie condizioni
imposte da Coletti, oltre alla temporaneit, lo sgombero e trasporto in
altri locali del Museo di tutto il materiale del Museo del Risorgimento e di
parte della Casa Trivigiana accumulato in essa sede.
Precedentemente, nella relazione del 30 giugno 1945 (protocollata al
n. 9693 il 2/8/1945), Coletti espone su questioni insolute, al primo punto
delle quali pone il Museo del Risorgimento. Essendo nel frattempo mutato
il vertice,67 si trova costretto a riassumere gli antecedenti. Pertanto scrive:
66 opportuno ricordare peraltro che per disposizioni di protezione antiaerea, gi nel
giugno 1940 e nel gennaio 1943 gli oggetti d'arte e la suppellettile libraria di pregio erano
stati trasferiti prima a Possagno e poi a Venezia o collocati in apposito locale antincendio
della biblioteca stessa, come informa la nota del Coletti del 2 maggio 1943 (n. 5783 di
prot.), od infine manoscritti ed incunabuli nelle scuole di S. Bona (nota di Sorelli del
26/2/1945, n. 2818).
67 Con la Liberazione, il CLN nomina sindaco di Treviso Vittorio Ghidetti.

54

Il Comune possiede raccolte veramente cospicue sia per acquisti da parte del
Prof. Bailo che per doni e lasciti di oggetti, carteggi, documenti relativi al periodo
del Risorgimento. Da quando ho assunto l'ufficio stata mia costante preoccupazione quella di poter ordinare ed esporre tutto codesto materiale, prima esposto solo in
parte ed in modo del tutto inadeguato in locali insufficienti; i quali, per di pi, erano
indispensabili per un organico ordinamento della Pinacoteca.
Il Museo del Risorgimento avrebbe dovuto completarsi con quello della guerra
1915-18. Dopo maturo esame proposi al Municipio l'unica soluzione, a mio avviso,
possibile: la sistemazione di questi musei nei locali dell'Asilo attiguo al Museo. Ci
avrebbe offerti questi vantaggi: ordinamento molto decoroso, unicit di servizio di custodia, comodit di accesso eventualmente mediante ingresso separato. Mi ripromettevo cos di poter finalmente mettere queste raccolte, di altissimo valore educativo, a
disposizione del largo pubblico ch'esse dovrebbero interessare. Non ultimo vantaggio infine quello di eliminare il costante pericolo rappresentato dalle cucine e stufe
dell'Asilo, sottoposte ai locali nei quali sono esposti i quadri pi preziosi della Pinacoteca. Le mie proposte furono accettate in linea di massima; ripetute le infinite volte ed
in ispecie ad ogni cambio di Podest, ebbi sempre rinnovate promesse che quei locali
ci sarebbero stati destinati; ma tali promesse non ebbero mai adempimento.
Le medesime proposte rinnovo ancora una volta, facendo presente che il problema si abbina a quello, che pur si affaccia, di una decorosa sistemazione autonoma
dell'Asilo, ora cos mal collocato proprio nel mezzo del gruppo di edifizi destinati a
Museo.

In tutto ci il Comitato provinciale non manca di far sentire la sua flebile


voce, come pare dal verbale dell'adunanza del 18 dicembre 1945, l dove
rassicura che cercher, per quanto sar possibile, [] di ricordare alle
Autorit Comunali l'esistenza di un problema del nostro Museo Storico
del Risorgimento su cui e per cui il Comitato stesso ebbe fin da prima della
guerra a presentare una circostanziata relazione e una specifica domanda
di locali e di fondi. Ma alla nota Coletti del 13 novembre (n. 15778) e
implicitamente anche a Michieli si risponde che dopo la forzata chiusura
da bombardamento l'Asilo deve riaprire, e riaprire nella sua sede storica,
per insistenti richieste della cittadinanza.
I lavori di messa in sicurezza degli stabili disastrati, per la riattivazione
dei servizi, vengono appaltati con atto di cottimo fin dal 1946 come provvedimenti di riparazione danni bellici; il completamento del riatto generale
55

dei fabbricati si conclude col verbale di consegna delle opere eseguite del
18 dicembre 1951; il nuovo allestimento del Museo Bailo, curato ancora
da Coletti, sar inaugurato il 16 giugno 1952, sempre tuttavia mutilato
della sezione risorgimentale, e privato anche delle sezioni di arti applicate
all'industria e della raccolta di storia naturale Zanuzzi, gravemente depauperata questa col bombardamento di Casa da Noal. Quindi un museo un
po' minimale, ben lungi dal poter vantare quella variet espositiva che i
contemporanei di Bailo gli riconoscevano e di cui egli andava fiero, anche
se poco capito dai suoi stessi concittadini.
All'avvicinarsi del 1948, cio del centenario delle rivoluzioni europee,
che coinvolsero anche Treviso nell'effimero trimestre di autogoverno (24
marzo 14 giugno 1848), sia da parte del Conservatore sia da parte del
Comitato s'insiste presso l'assessore municipale avv. Guido Dalla Rosa per
una degna celebrazione dell'evento. Quale migliore risposta all'evento che
utilizzare i mesi del '47 per riallestire il Museo del Risorgimento? Rispolvera Coletti, nel promemoria all'assessore, la questione dell'opportunit
di istituire anche questo museo, riconosciuto di primario interesse per
la cultura cittadina, ma purtroppo da anni giacente chiuso in casse.
L'entusiasmo peraltro si raffredda subito in Giunta di fronte alla difficolt
di trasferire il solito Asilo 'Garibaldi' nei locali dell'adiacente nuovissimo
Istituto magistrale.
11. Nuovi doni
E tuttavia anche dopo la guerra si continua a confidare che il Museo
del Risorgimento, ancorch stivato in cassoni confinati nei quattro angoli
della citt, possa rifiorire, tanto che c' chi non si perita di affidargli propri
cari ricordi.
Lo fa nel centenario del Quarantotto la scrittrice Antonietta Giacomelli,
quando, ultranovantenne, fra i cari ricordi di famiglia dona il cestino ricamato in carcere dal padre Angelo (1816-1907), antico patriota ed uomo
politico trevigiano, ed i ritratti fotografici dello stesso e del prozio Sante
(1792-1874), mecenate e benefattore della civica pinacoteca.
Lo fa Antonietta Vianello vedova Bevilacqua, la quale dona nel 1951
gli oggetti del padre del defunto marito, l'avvocato Mariano Bevilacqua
56

(1843-1886), che giovanissimo aveva militato con Garibaldi, cio, come


annota Sorelli nella sua comunicazione (n. 6335 del 22/3/1951):
ritratto (fotografia)
tunica (Guardia nazionale);
berretto;
medaglia d'argento (campagna 1866);
camicia rossa di garibaldino;
due pistole;
carabina;
diploma di laurea;
diplomi di avvocatura;
opuscolo (in memoria);
spadino da podest, appartenuto a Luigi Giacomelli68.

Sorelli aggiunge, per maggior cognizione dell'amministrazione, che


questi oggetti vanno ad aggiungersi a quanto, con religiosa venerazione
ha raccolto nella sua lunga vita il Prof. Luigi Bailo, ed custodito con la
massima cura in questo Museo.
Lo fa nel 1958 Candida Davanzo Della Rovere, in occasione della mostra di Palazzo dei Trecento Dal Risorgimento alla Resistenza alla Costituente alla Repubblica, come da nota del bibliotecario Roberto Zamprogna 16/5/1958 (n. 15951), che elenca ricordi di un altro garibaldino trevigiano: Francesco Davanzo (Ponte di Piave 1844 Casalecchio di Reno
1919), padre della donatrice:
il vestito da prigioniero indossato al momento della fuga dalle carceri austriache;
il berretto da ufficiale garibaldino;
medagliere contenente dieci medaglie;
busta contenente undici medaglie commemorative e quattro distintivi;
gruppo di tredici fotografie, tra le quali tre con firma autografa di G. Garibaldi, G.
Mazzini, A. Manzoni;
lettera del senatore D. L. Cavalli 25/5/1913;
volume Da Quarto al Volturno di G. C. Abba, Bologna 1936.
68 Veramente, un altro (?) spadino del podest Giacomelli aveva gi donato nel 1918
Santina Giacomelli (ved. sopra). Bisogna comunque ricordare che Mariano Bevilacqua
aveva sposato nel 1875 Anna Giacomelli, nipote di Luigi e sorella di Santina.

57

In seduta del 3/6/1958, n. 18881, la Giunta municipale accetta i ricordi,


assegnandoli al Museo Storico del Risorgimento.
Infine con nota del 31 marzo 1959 si comunica che certa Margherita Scappin, di Treviso, offre in vendita per il Museo del Risorgimento un dipinto
ad olio (cm. 55 x 76) di Giovanni Apollonio, rappresentante un episodio
della battaglia del Montello, noto per essere stato ispirato da una fotografia dal vero trovata sul corpo di un caduto in quella stessa battaglia.
12. Un infelice connubio
L'affare della destinazione del Museo, ritornato 'del Risorgimento' dopo
la prosopopea fascista che l'avrebbe voluto, senza mai averlo, della guerra,
del fascismo, delle colonie ecc., si complica nel periodo post-bellico con
la questione del museo del 55 Reggimento Fanteria69. Cessato questo corpo militare con la fine della guerra, rimaneva il Deposito, per le pratiche
pendenti, e rimaneva la sinistrata caserma 'Vittorio Emanuele II' di via Canova, colpita dal bombardamento del 7 aprile 1944. Piccolo ma decoroso
sacello di memoria e di generoso sacrificio, come attesta il breve scritto
di Cesio Pegoraro,70 il museo storico, voluto nel 1927, a completamento
del monumento71 eretto cinque anni prima, dal comandante d'allora colonnello Edmondo Rossi, rischiava la dispersione. Esso era stato smontato
dalla sua sede di via Canova e trasportato nella nuova caserma del 55
Reggimento in localit Dosson, da cui l'11 ottobre 1943 venne nuovamente prelevato per essere messo al sicuro nel Museo di Borgo Cavour, come
sappiamo dal buono economale rilasciato alla ditta di trasporti Giuseppe
Zanin, che con carro ad un cavallo e un uomo cur l'impresa in quindici
ore al prezzo di quattordici lire l'ora.
Perci i materiali (cose e contenitori) del Museo del 55 sono gi nei
locali degli Istituti di cultura di Borgo Cavour, quando, a fine maggio
69 La storia di questo reggimento, cos tragicamente legata a Treviso, stata scritta da E.
Raffaelli, Quei fanti biancoazzurri, Treviso, 2008.
70 Cfr. C. P.(egoraro), Il Museo Storico del 55 Regg. Fanteria, in: Vita cittadina. Rivista mensile del comune [di] Treviso, a. IV, n. 4 (aprile 1930), p. 87-88.
71 Le lastre in bronzo del monumento sono opera dello scultore Antonio Gentilin.

58

1951, il sindaco di Treviso, Raffaello Bettazzi, avuta notizia della volont


espressa dalle superiori autorit militari di trasferirne a Roma i cimeli, si fa
interprete dei sentimenti del popolo trevigiano chiedendo al Comandante
il Deposito Fanteria Luigi Prati di intercedere perch tale deliberazione
venga ritirata72, ed offrendo a scopo di esposizione una sala del Museo
civico, del quale si andava completando il riatto. Il 23 giugno, il nuovo
sindaco, ing. Giorgio Gregorj, accoglie in visita il generale Giuseppe Lorenzotti, il quale scrive Gregorj di suo pugno assicura suo rapporto
favorevole per mantenere a Treviso il museo del 55 Fanteria. E aggiunge:
Il Comune resta consegnatario. Il Comune mette a disposizione 1 locale
buono al museo comunale. Il Generale L. nettamente favorevole.
In un clima di cos forte empatia, il 10 dicembre 1951 viene stilato in
quadruplice copia l'elenco degli oggetti appartenenti al Museo storico
del 55 Reggimento Fanteria che il Comune di Treviso ha ricevuto in consegna dal Comando Deposito dello stesso Reggimento (corsivi nostri),
elenco che viene sottoscritto dal Tenente Colonnello Prati, da parte militare, e dall'incaricato del Comune, Bruno Longo, ora dell'ufficio Patrimonio, pi tardi capo di Gabinetto del sindaco Marton. In venti fitte veline
sono numerate 425 unit inventariali, in larga parte coincidenti con singoli
pezzi; ma anche contenitori espositivi con pluralit di cose73. L'esemplare
72 Scrive fra l'altro Bettazzi al Ten. Col. Prati, in data 31/5/1951: Il museo stesso stato
costituito in gran parte con oggetti donati dalle famiglie dei morti del reggimento, che
sotto la sua bandiera ha raccolto molti e molti trevigiani. Se pertanto il museo stesso ha
un grande valore ideale per Treviso, esso si disperderebbe invece se accolto in un grande
museo in mezzo ad un'infinit di altri oggetti. [] Le superiori autorit darebbero inoltre, con questa destinazione, un simpatico riconoscimento e premio alla citt decorata di
medaglia d'oro al v.m..
73 Per es. n. 176: vetrina con base ad otto gambe contenente il modello del piroscafo Umberto; nn. 177-183, e 186-189: vetrine con elencazione dei rispettivi contenuti; n. 184:
medagliere; a pag. 13 vi un supplemento descrittivo dei materiali contenuti nella vetrina
inv. n. 179 (elencata a p. 6); nn. 227-286: fotografie di ufficiali incorniciate singolarmente
(al n. 256 foto di Gabriele D'Annunzio con dedica e firma autografa); n. 290: fotografia
della visita di Vittorio Emanuele III al 55 Reggimento, con autografo; nn. 310-327:
cartoline ricordo dei vari reggimenti con cornice; n. 375: parte del bassorilievo in bronzo
appartenente al monumento ai caduti del 55 Reggimento; nn. 376-384: ringhiera in ferro
battuto appartenente allo stesso monumento; n. 409: quadro ad olio del pittore Borsato a
ricordo dell'azione di Monte Piana; n. 410: idem a ricordo di Oppacchiasella.

59

trattenuto dall'ufficio Patrimonio poi fitto di chiose ed aggiornamenti a


lapis con nuova numerazione che fa scemare il quantitativo a 314 unit
inventariali.
Sei mesi dopo, il 14 maggio 1952, viene parimenti confezionato, con le
stesse modalit, l'elenco del materiale appartenente al Museo storico del
Risorgimento ritirato dalla Biblioteca comunale74 e depositato nel magazzino dell'ex Raffineria. In tredici cartelle vergate sul solo recto, racchiuse
da un bifoglio, sottoscritto, coi dati di complezione, dal Direttore degli
Istituti di coltura Luigi Sorelli (dante) e dall'Incaricato del Comune, ancora Bruno Longo (ricevente), viene confezionato un elenco di 210 numeri
progressivi, cui corrispondono altrettante etichette, con la declaratoria degli oggetti, individuali ovvero assemblati per categorie o ancora contenitori di varia foggia e natura col relativo contenuto. In qualche caso sono
riportate anche le provenienze.
Manca un passaggio che sia documentato, ma da credere, sulla base
della premessa narrativa del verbale di deliberazione della Giunta municipale 9 agosto 1960 n. 23601, che la presa in carico da parte dell'ufficio
Patrimonio delle cose del Museo del 55 Reggimento ne abbia comportato
l'immediato trasferimento al magazzino economale ex Raffineria. Per via
indiretta la cosa deducibile anche dalla nota del Ragioniere capo municipale del 28/3/1955, ove, ricordando che sono ormai trascorsi circa
tre anni da quando il materiale dell'uno e dell'altro museo venne ricoverato nel magazzino di via Cantarane (cio via S. Liberale), esprime il
timore che il prolungarsi del deposito finir col rovinare del tutto i cimeli
che gi si trovavano in uno stato di conservazione poco buono.
Altra via invece prendono, con altra suppellettile, i gessi: vengono
infatti ritirati dal Museo civico e depositati nel magazzino dell'ex Fiera
campionaria (in viale III Armata), come da nota di scarico del 29 febbraio
1952 (dante Sorelli, ricevente Longo), che segnala come i bozzetti in particolare siano rotti in pi parti:
bozzetto del monumento al gen. Salsa (la testa staccata dal busto);
bozzetto del prof. Carlini raffigurante la carica dei Lancieri Novara a Pozzuolo del
Friuli (con relativo cavalletto di sostegno);
74 Ma sul frontespizio scritto: ritirato dagli Istituti di coltura.

60

n. 6 bozzetti per il monumento ai Caduti per l'indipendenza (1 concorso);


n. 18 bozzetti per il monumento ai Caduti in guerra 1915-18 (2 concorso);
bozzetto dell'arch. Brasini per il monumento ai Caduti in guerra 1915-18 (con relativi
cavalletti di sostegno);
statua di Camillo Cavour (e relativo piedistallo in legno), dono del comm. A. Pavan;

Qualche sollecitazione a intervenire viene, un paio di mesi dopo, dal


colonnello Federico Matter, presidente dell'Associazione Reduci del 55
Reggimento Fanteria, richiamandosi ai patti del 1951 fra Gregorj e Lorenzotti (lettera del 5 maggio 1955, n. 12585). Cui il sindaco replica il 20
settembre che ci potr esser fatto solo con l'ampliamento dell'attuale
civico museo, indispensabile per sistemarvi il Museo del Risorgimento del
quale far parte quello del 55 Fanteria. Dopo le spese sostenute per il riatto, dopo il nuovo allestimento del 1952, ulteriori esborsi per ampliamento
sembrano assai poco probabili, ed infatti il progetto, affidato all'architetto Leonardo Piovesan, non verr finanziato. Il destino del duplice museo
sembra ormai segnato.
I magazzini economali di via S. Liberale, a breve distanza dai fabbricati
del Museo civico, erano stati da poco ripristinati: bench non direttamente
colpiti dai bombardamenti, avevano dovuto infatti sopportare lo scuotimento provocato dalle numerose bombe cadute nelle vicinanze75. Per
effetto del contratto di compravendita 3 giugno 1957 (n. 6969 di Rep.)
con la Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana, andarono demoliti nel
1959 quando l'intera area venne presa in consegna dal nuovo proprietario.
In virt dello stesso contratto, ma anche per sollecitazioni che venivano da
pi parti, cio, oltre che dal Ragionier capo, anche dal Comitato provinciale dell'Istituto per la storia del Risorgimento e, d'intelligenza con questo,
dal consigliere comunale Marcon, l'amministrazione civica dovette provvedere a un nuovo trasloco dei due musei ivi ricoverati.
Sempre pensosi dei destini di quei cimeli, i consiglieri del Comitato
provinciale in ben quattro sedute del 1956 versano sull'argomento, rifiutando l'ipotesi di una loro sistemazione presso la Villa Margherita a S. Artemio, che giudicano troppo decentrata, valutando semmai con maggiore
75 Relazione dell'Ingegnere capo ff. Evandro Angeli del 10/9/1945.

61

benevolenza le alternative nei centralissimi locali di via Tolpada (ex scuola 'Prati') o di palazzo Scotti in via Toniolo. Sufficientemente istruito dal
Consiglio direttivo del Comitato, di cui membro, il consigliere comunale
dott. rag. Giobatta Marcon presenta interrogazione al sindaco. Nel Consiglio comunale del 27 novembre 1956 il dialogo fra costui e l'assessore Luigi Chiereghin non porta ad alcuna conclusione comune: il primo pensa ad
un museo s modesto, con pochi locali, ma in centro storico e poche cose
esposte secondo un principio di importanza; il secondo oppone l'obiezione
che una cosa autonoma non assolutamente pensabile, e ventila perci
l'ipotesi della provvisoriet in alcune stanzette della scuola 'De Amicis' o
di un affido all'Associazione combattenti e reduci. All'epoca erano impensabili i fabbricati comunali non presidiati da custode.
L'urgenza di togliere gli oggetti dai locali di via S. Liberale, in predicato di demolizione, senza tuttavia un'idea precisa della loro fruibilit, ma
semplicemente a scopo conservativo, sembra dar ragione a Chiereghin:
nel dicembre 1956 il sindaco Alessandro Tronconi chiede al Provveditore
agli studi di poter provvisoriamente collocare gli oggetti del Museo del
Risorgimento in quattro locali nella scuola De Amicis: consenso accordato in via condizionata e temporanea (lettera n. 32691 del 17/12/1956);
il 14 febbraio 1957 simultaneamente si fa constare in calce agli elenchi di
consistenza redatti rispettivamente il 10/12/1951 e 14/5/1952 il trasferimento degli oggetti dei due musei dai magazzini ex Raffineria alla scuola
elementare 'De Amicis': dismessi dall'economo, vengono presi in carico
dall'addetto ai servizi scolastici, sig. Pietro Coletti, e materialmente vanno
ad occupare quattro stanzette del plesso scolastico dirimpetto alla primitiva sede museale del Risorgimento, in via Caccianiga, non in spazi espositivi, ma solo di stivaggio.
13. Il Professor Tessari e Ca' dei Ricchi
A questo punto entra in scena il professor Teodolfo Tessari (1916-1982),
preside del liceo scientifico 'Da Vinci'. Tessari ha all'attivo gi importanti
studi storici e un grande interesse per i cimeli risorgimentali, essendone
per tradizione di famiglia collezionista. Figlio di un medico di simpatie
mazziniane, che a Treviso aveva animato una Societ di studi risorgimen62

tali non esattamente in linea con il sentimento patriottico dominante, repubblicano lui stesso, Toto Tessari non figura fra i dirigenti del Consiglio
direttivo del Comitato; ma il fatto che il Comune si affidi a lui per risolvere
la questione del Museo del Risorgimento potrebbe significare che non trovava in seno al Comitato un interlocutore altrettanto benevolo. Si ricordi
anche che nel 1957 il presidente Michieli, ottantaduenne, non versava in
buone condizioni di salute e due anni dopo sarebbe morto; il vicepresidente Chiarelli viaggiava sui settantatre; mentre Tessari aveva solo 41 anni, e
quindi buone energie da spendere.
Di piglio decisionista, Tessari prende la palla al balzo e, permettendolo i suoi impegni didattico-amministrativi, propone scelte apertamente
disgiunte da quelle del Comitato. Che ancora nel 1958 arroccato sulla
opzione ex scuola 'Prati' di via Tolpada, nonostante che il Comune l'abbia
destinata ad altro uso.
Urge prospettare una soluzione, anche per rispondere a un'indagine statistica inoltrata dalla Prefettura il 6/9/1957: l'Istituto centrale per la Storia
del Risorgimento si infatti rivolto al Ministero dell'Interno per conoscere
le localit ove attualmente esistono musei del Risorgimento. Il sindaco
Tronconi d evasione di tipo interlocutorio, parla di lavori di riordino in
corso, di locali provvisori ecc., in attesa di una scelta espositiva.
Un impegno fattivo dell'amministrazione comunale sembra profilarsi
nella seduta di Giunta del 25 ottobre 1957, che prende atto della breve
relazione stesa da Tessari il 10 ottobre (n. 32366 di prot.). Lo studioso
vi d non solo un fermo d'immagine, ma anche alcuni consigli operativi.
Scrive:
Ho il piacere di comunicare che si conclusa la prima fase del lavoro di sistemazione del materiale del Museo civico del Risorgimento e di quello del 55 regg.
Fanteria: si operata la ricognizione e la ripulitura dei singoli oggetti. []
La ricognizione [] ha rivelato che vari oggetti (bandiere, qualche arma, ma soprattutto parti di uniformi, copricapi, ed altro) sono, come gi si sapeva, in pessimo
stato e in certi casi ricuperabili solo dopo un esperto e radicale restauro. Conviene
che questo sia fatto data la rarit e l'interesse documentario dei pezzi (quelli ad esempio dell'assedio di Venezia del 48-49). Altri invece, come la maggior parte delle armi,
hanno rivelato, dopo la perfetta pulitura fatta dai bravi inservienti, stati di conservazione e caratteristiche insospettati dato l'eccezionale disordine in cui erano lasciati

63

da decenni. Pur senza essere di grande valore, taluni sono rari e qualcuno di epoca
prerisorgimentale, del periodo napoleonico e forse anche veneziano. Se esposte con
una precisa cognizione della loro identit e con adeguata illustrazione, possono rappresentare un notevole interesse. []
Niente dunque di eccezionale nelle due raccolte ma parecchio bel materiale oltrech
molte cose care al cuore della citt e documentario del suo valore e della personalit dei
suoi cittadini.
Naturalmente la ricognizione ha confermato la perfetta corrispondenza degli elenchi
inventariali e degli oggetti quali sono stati affidati al consegnatario []. I vari pezzi sono
stati raccolti in casse e cassoni, in involti e spesso negli stessi mobili dell'ex 55, adeguatamente ripuliti.
Al mio rientro in sede dalla seconda sessione degli esami di maturit [] conto di iniziare la descrizione analitica dei singoli pezzi e la loro catalogazione inventariale definitiva che dovr avere pezzo per pezzo un minimo di descrizione storico-tecnica sufficiente
a farlo apprezzare nel suo vero valore. []
Comunque, senza voler anticipare conclusioni ancora premature, vale la pena di notificare fin d'ora che dato il numero e le caratteristiche delle raccolte (cui si dovr aggiungere
le stampe, i quadri, cio tutta la parte iconografica attualmente in consegna alla biblioteca
civica e che mi permetter di riconoscere nel gennaio '58 p.v.) si pensa sia assolutamente
impossibile sistemare il Museo nei locali della Scuola De Amicis: esso richiede locali
ampi, bene illuminati e contigui per permettere anche una esposizione illustrativa dello
sviluppo cronologico degli avvenimenti di cui le raccolte sono documento.
Quando si conoscer quale degno edificio il Comune potr destinare al risorto
Museo, si dovr affrontare il problema se fondere o no le raccolte del Museo del Risorgimento e quelle del 55 regg. Fanteria. Esse indubbiamente spesso si integrano.
Occorrer adottare un preciso criterio prima di procedere alla definitiva collocazione. [...]

Ben altro abito mentale rispetto a quanto invece deliberer, in modo piccato
quanto inconcludente, nel giugno 1958, mentre va a concludersi la grande mostra di Palazzo dei Trecento, il Consiglio direttivo del Comitato. Il quale, nell'interpretare alla lettera il disposto dell'art. 2 dello statuto76 dell'Istituto nazionale,
76 Dispone l'art. 2 dello Statuto, approvato con D.P.R. 1 marzo 1955, n. 357 (e modificato con D.P.R. 5 settembre 1967, n. 1014; con D.P.R. 30 gennaio 1974, n. 94; infine
con D.M. 23 aprile 1994): L'attivit dell'Istituto si esplica attraverso l'opera della sede
centrale e dei Comitati provinciali: a) [omissis]; b) con l'organizzazione e l'incremento
del Museo Centrale del Risorgimento, in Roma, al Vittoriano, e con la creazione, il coordinamento e la sorveglianza dei Musei locali del Risorgimento secondo il disposto del
R. decreto Legge 20 luglio 1934, n. 1226, convertito in legge con la legge 20 dicembre
1934, n. 2124.

64

rilevando con amaro rincrescimento, che il ricco e prezioso materiale storico destinato a Museo del Risorgimento dall'indimenticabile prof. Bailo solerte raccoglitore
di cose patrie, giace tuttora in casse presso le scuole De Amicis, nonostante le ripetute promesse fatte dal Comune di dare sollecita, definitiva, dignitosa sistemazione a
questa nobile opera culturale cittadina nelle aule delle Scuole Prati;
affermata, come principio di vita, la necessit che lo spirito abbia ragione sempre
sulla materia e che duri ed operi in noi il bisogno di onorare le memorie dei grandi
eroi e martiri della nostra Patria, affinch ne venga un valido insegnamento ed il pi
sicuro auspicio per un sempre pi fulgido avvenire;
fa vivi voti perch sia mantenuta ferma la decisione espressaci dall'Assessore
all'Istruzione, di respingere ogni e qualsiasi proposta di sistemare il Museo del Risorgimento in localit lontane dal centro cittadino;
sollecita ancora una volta e con pi forza, oggi, che stata resa di pubblica ragione la cosa, attraverso le pagine della Rassegna storica del Risorgimento77, il signor
Sindaco del Comune di Treviso, perch secondo la promessa fatta provveda, con la
massima sollecitudine possibile, alla soluzione dell'annoso problema, facendo idoneo posto al ricordato materiale storico del Museo, nei locali delle scuole Prati, onde
sia dato rapido inizio al lavoro di ordinamento definitivo.

Presto tacitato colla promessa che, non appena conclusi i lavori della
nuova scuola 'Prati' in corso sul bastione del macello, si proceder alla
sistemazione del museo nella vecchia sede alla Tolpada.
Perch dall'ipotesi scuole 'Prati' si passi di punto in bianco all'ipotesi
Ca' dei Ricchi non accertato; ma non si deve trascurare che i due ambienti sono parimenti sotto la giurisdizione del servizio scolastico comunale;
che ancora le nuove 'Prati' sul torrione di Santa Sofia non sono agibili e che
in ballo un giro di uffici connessi.
Di fatto, con le celebrazioni del 1959, che vedono il Comitato provinciale agire da protagonista, ed il prof. Cessi oratore ufficiale a Palazzo dei
Trecento (19 aprile), la civica amministrazione pensa seriamente a una
fase operativa per il Museo del Risorgimento, dopo anche la lamentevole
lettera personale di Tessari all'assessore Alberto Boscolo del 29 novembre
1958: la giunta Chiereghin, subentrata nel marzo 1959 a Tronconi, prende
l'iniziativa di costituire una commissione78 per la istituzione in Treviso di
77 Cfr. Rassegna storica del Risorgimento, a. XLVI, fasc. 1 (gennaio-marzo 1957), p.
182-183.
78 Vengono chiamate a farne parte: avv. Alberto Boscolo, assessore anziano, presidente;

65

un Museo Storico del Risorgimento, per la sede del quale viene destinato
il palazzo dei Ricchi, una volta liberato dagli uffici dei servizi scolastici. Il
5 dicembre 1959 la commissione propone alcune scelte, fra cui: il Museo
del Risorgimento fa parte dei Civici Musei come sezione di essi; il criterio di riordinamento deve essere cronologico dal 1797 al 1915/18, con
particolare riferimento a fatti locali e con accenni all'origine trevigiana
della famiglia Bonaparte, alla battaglia di Cornuda etc. (proposta Coletti)
ed una saletta adibita al periodo napoleonico (proposta Tessari); mentre
l'11 giugno 1960 stabilisce che per il 20 successivo le cose del Museo del
Risorgimento depositate presso la scuola 'De Amicis' ed i documenti esistenti presso la biblioteca comunale vengano trasferiti nel nuovo locale di
Ca' dei Ricchi79. Da parte sua poi la Giunta del 9 agosto 1960 (n. 23601,
richiamata qui indietro) delibera che vi vengano trasportati anche i materiali del Museo storico del 55 Regg. Fanteria.
Con atto del 26 agosto 1960 (n. 24593), la Giunta municipale delibera
d'urgenza di istituire il Museo civico del Risorgimento italiano, con particolare riguardo a fatti ed episodi trevigiani dalla caduta di Napoleone I
alla guerra 1915-1918, con sede nel primo piano di Palazzo dei Ricchi, di
propriet comunale; e conferma la commissione precedentemente nominata. Dalla premessa narrativa apprendiamo che i locali disponibili a Ca'
dei Ricchi sono cinque. L'8 settembre 1960, il Consiglio comunale, nel
ratificare la predetta deliberazione di Istituzione Museo del Risorgimento
Italiano (n. 26338 di prot.), precisa che la universalit dei beni destinati
al Museo del Risorgimento costituir una sezione del Civico Museo di
Treviso e avr la denominazione Museo del Risorgimento Italiano.
La rinnovata Commissione80 si riunisce il 13 giugno 1961, in quella che
viene chiamata ora la sede del Museo del Risorgimento, sostanzialmente
geom. Arnaldo Cantoni e avv. Dino De Poli, assessori; gr. uff. prof. Gian Luigi Coletti;
prof. dott. Teodolfo Tessari; dott. Roberto Zamprogna; dott. Luigi Menegazzi; comm.
dott. Cesio Pegoraro; arch. Leonardo Piovesan.
79 Il trasporto verr fatto in realt l'11 luglio 1960.
80 La Commissione precedente (di cui a nota 78) era scaduta col vecchio Consiglio
comunale. Il nuovo, in seduta 24/5/1961 (n. 16054) nomina dodici persone: vengono
confermati Boscolo, Tessari, Coletti, Menegazzi, Pegoraro, Piovesan, Zamprogna; sono
nominati ex novo: Nando Coletti, prof. Tomaso Pietrobon, prof. Gerolamo Vittorelli,
Oddo Celotti, prof. Luigi Mand.

66

per ascoltare la relazione del prof. Tessari, il quale narra di cinque visite
effettuate per la cernita dei materiali; propone quindi: di trasferire a Ca'
da Noal quelli non esponibili; di esporre copie fotografiche dei proclami
anzich stampe originali (suggerimento del bibliotecario Zamprogna); di
fornire le descrizioni tecniche delle armi esposte; di dare sufficiente risalto
al plastico col fatto d'armi di Cornuda anche a mezzo di luci mobili.
Assente giustificato, con Pegoraro, Menegazzi, Nando Coletti e Vittorelli, anche Luigi Coletti. Il professore muore per trombosi cerebrale il 10
settembre 1961; con Luigi Sorelli (che era mancato il 21 febbraio) stato il
traghettatore del Museo del Risorgimento (o, meglio, dei suoi beni) dal fasto
effimero del fascismo alla infausta irresolutezza della neonata Repubblica.
evidente che la civica amministrazione alle prese con ben altri problemi; se infatti ancora a novembre 1963 Tessari si preoccupa di restituire
a Pietro Coletti, consegnatario del materiale del Museo del Risorgimento,
gi sopra ricordato, gli elenchi ricevuti nel lontano 1956/57 per le sue
spedizioni ricognitive, e se il colonnello Pegoraro, attuale presidente del
Comitato, si dissocia dalle aperture (note da fonte giornalistica) del Municipio verso le associazioni culturali, cui esso offrirebbe proprio Ca' dei
Ricchi; nella seduta del Consiglio direttivo del Comitato 8 novembre 1964
la novit che il Consiglio comunale avrebbe destinato quei locali a deposito medicinali riservando il pian terreno a uso farmacia comunale. L'una
e l'altra cosa insieme, come si capir poco dopo. Il progetto di restauro
e sistemazione di quei locali, redatto dall'Ufficio tecnico municipale l'11
agosto 1961, ed approvato dal Consiglio comunale in seduta 8 febbraio
1962 (n. 5582), viene accantonato gi l'anno dopo; ma ancora nel 1966
non certo che cosa intenda fare l'amministrazione del Museo del Risorgimento: si vocifera dell'ex chiesa di S. Caterina (nota dell'Ing. capo
13/6/1966). Ma interessante e sconcertante l'inconcludenza che emerge
dallo scambio di informazioni fra il consigliere Alberto Boscolo e l'assessore Dematt nel Consiglio comunale del 30 giugno 1967 (n. 19856/195),
in sede di discussione di bilancio di previsione. Osserva Boscolo, il quale
come visto nella Giunta Chiereghin si era occupato della questione:
[] Anche Treviso ha una storia risorgimentale che si innesta in quella nazionale;
e per l'ubicazione [del Museo] erano state indicate le aule del Palazzo dei Ricchi,

67

dove si trasportato tutto il materiale []; dopo aver fatto tutte queste cose e fornite
queste indicazioni, sorto sempre un qualche ostacolo che ha impedito il sorgere del
Museo del Risorgimento. Prima a causa degli uffici del Piano Regolatore, poi per
la sede dell'Azienda municipalizzata farmacie. [] Noto anche che quando delle
persone vengono da altre citt, chiedono capitato a me anche di recente dov'
il Museo del Risorgimento a Treviso. E ho risposto che il Museo del Risorgimento a
Treviso nella mente di Dio. [] Ora, signor Sindaco, [] desidererei avere anche
una risposta precisa al riguardo, perch indichi i locali e finalmente si possa dar ordine a questa nostra raccolta del Museo del Risorgimento Italiano e cos anche Treviso
possa dire di avere un museo del risorgimento. Io la prego anche per di non rispondermi [] che dal momento che i musei nel loro complesso verranno trasferiti in S.
Caterina, anche il Museo del Risorgimento verr ivi rintanato perch francamente
dovrei rispondere che ci crederei molto poco. [...]

La risposta dell'assessore Dematt sul punto delude alquanto il consigliere Boscolo, come dir in replica il consigliere. Dematt:
Purtroppo come atto di piena lealt non posso che rispondere che veramente noi
non pensiamo ad una sistemazione, se non alla condizione di avere a disposizione
S. Caterina, perch veramente non sappiamo, oggi come oggi, dove collocare questo
Museo, a meno che, stornando dall'idea di S. Caterina tutta una serie di sistemazioni preliminari, noi non facciamo una ricerca in questo senso di una sede che possa
intanto ospitare il Museo del Risorgimento. Ma vorrei dire che non solo questo il
problema [] per quanto riguarda tutte le nostre collezioni ed opere d'arte, stato
cominciato un lungo e delicato lavoro di catalogazione. E questo riguarda anche il
materiale del Museo del Risorgimento, il quale era stato inventariato una volta non
completamente e imperfettamente e la catalogazione, in tutti questi passaggi, oltretutto andata dispersa; comunque non serve oggi giorno. [] Il nostro interessamento, fino ad ora, limitato a questo, n altro vedrei sinceramente, bench anch'io pensi
come il consigliere Boscolo che il Museo del Risorgimento meriti in una citt come
Treviso un posto di primo piano ed una sede che ne sia veramente degna. Non vedrei
d'altra parte una ricollocazione al Palazzo dei Ricchi, perch oltretutto la sede sarebbe troppo piccola e una delle ragioni per cui fu bloccato proprio questa. Il materiale
era ivi tutto accatastato riempiva in modo disordinato tutta la stanza; si trattava di
materiale non esposto. Se si fosse dovuto esporlo e disporlo con la dignit dovuta,
non ci sarebbe stato lo spazio sufficiente. [...]

Un ulteriore tassello di verit viene fuori dalla replica di Boscolo, quasi


profetica:
68

[] Prendo atto comunque che del Museo del Risorgimento si riparler soltanto
quando verr trasferito a S. Caterina. Volevo poi farle presente una cosa che secondo
me costituisce una lacuna nella sua risposta: che le raccolte per lo meno nel periodo
in cui sono rimaste sotto il portico del Palazzo dei Ricchi e adesso non so dove siano se non sono convenientemente sistemate e protette, ovviamente si deteriorano
e del materiale deteriorabile ce n' perch io lo conosco, l'ho visto. Volevo anche
ricordarle un'altra cosa, che c' una commissione del Museo del Risorgimento81 che
lei non ha ricordato e che era stata proprio nominata per catalogare le raccolte e per
sistemarle. Il presidente di questa commissione e l'incaricato anzi della sistemazione
della catalogazione era il prof. Tessari. Non so se la commissione sia ancora in vita
perch faccio parte anch'io e non sono mai stato convocato e vorrei sapere se il prof.
Tessari abbia tuttora questo incarico.

Si riaffaccia l'ipotesi, pur provvisoria, delle ex scuole Prati, per le quali


l'Ufficio tecnico viene incaricato di produrre i necessari elaborati e calcoli. Il progetto approvato dal Consiglio comunale in seduta 29 maggio
1969 (n. 13954/186); ma la cosa non dura che l'espace d'un matin: gli
stessi consiglieri, nella seduta 21 aprile 1970, con la motivazione di dover
sopperire alla notevole carenza di aule scolastiche, approvano un nuovo
progetto redatto dall'U.T. il 28/2/1970 con questa nuova destinazione, revocando il precedente. Finisce cos, ingloriosamente, l'illusione del Museo
del Risorgimento coltivata da Tessari, il quale ultimamente si era anche
molto defilato.
Due fatti meritano segnalazione fino agli anni Settanta inoltrati: 1. il
rinnovo della Commissione consultiva, che va a sostituire quella nominata nel 1965: votata all'unanimit dal Consiglio comunale del 26 febbraio
1971 (n. 5882/112)82, praticamente non viene mai convocata; 2. la dolen81 Questa commissione, nominata dal Consiglio comunale del 22/9/1965, era stata allargata fino a 15 componenti. Questi i nominativi: Baio Attilio, Fontana Enzo, Colussi
Sergio, Vittorelli Gerolamo, Tessari Teodolfo, Pietrobon Tomaso, Pegoraro Cesio, Netto
Giovanni, Da Re Elvira, De Conti Ernesto, Zanforlini Giovanni, Celotti Oddo, Miceli
Enzo, Prevedello Mario, Boscolo Alberto.
82 Vi fanno parte 14 componenti: Brunetta Ernesto, Bastasi Alessandro, Ramanzini
Leopoldo, Netto Giovanni, Giraldo Bruno, Pegoraro Cesio, Tessari Teodolfo, Concini
Guido, Pagnin Antonio, Agrizzi Giovanni, Bolis Roberto, Tessari Alessandro, Balduzzi
Giovanna, Perissinotto Elio. Concini e Pagnin sono espressi dall'Associazione nazionale
combattenti e reduci (in ordine alle cose del Museo del 55 Rgt. Fanteria in consegna al
Comune); tutti gli altri invece sono nominati in modo ripartito fra i vari gruppi consiliari

69

te nota 29/5/1972 del direttore del Museo dott. Menegazzi sull'arretrato


inventariale, fra cui segnala i resti (purtroppo gravemente danneggiati
nel deposito all'ex scuola Prati) della raccolta di armi e del Risorgimento,
attualmente in locali alla Fiera83. Sembra essere ripreso il costume della
dispersione.
14. Ultima illusione
Altri due episodi di reviviscenza sono legati alla attivit del prof. Giovanni Netto (1922-2007). Con Netto, insegnante, assessore nella Giunta Chiereghin, storico autorevole, torna in sella il Comitato provinciale
dell'Istituto per la storia del Risorgimento. Eletto presidente del Comitato
a ottobre 1977, egli fa a tempo, perdurando il suo mandato84, a vedere il
riallestimento delle collezioni e il tramonto del sogno di riapertura. Ha
la fortuna di poter interloquire con amministratori sensibili al problema
come l'assessore alla cultura Clara Rosso Coletti; ha la fortuna di potersi affidare a due consiglieri direttivi che sono anche dirigenti comunali,
il prof. Lucio Puttin, direttore della civica biblioteca, e il prof. Eugenio
Manzato, direttore dei Musei civici; ha la fortuna infine di poter disporre
dei locali liberati dall'Asilo 'Garibaldi'. Gi nel 1979 si possono mettere le
mani sulle casse del Museo del Risorgimento, in locali pi accessibili: si
fa strada l'ipotesi di portare finalmente a compimento il progetto di Gino
Coletti, tanto pi che come avverte Puttin nella riunione del Consiglio
direttivo del 23/3/1980 non sembra che il materiale del Museo del Risorgimento possa trovare collocazione nella nuova sede di S. Caterina. Il
29 aprile 1980 nei locali adiacenti al chiostro nord dell'ex convento degli
Scalzi, viene inaugurata una vasta mostra di cose del Museo del Risorgimento e del Museo storico del 55 Reggimento Fanteria, associati per l'ocche siedono a Palazzo dei CCC.
83 Si tratta della vecchia scuola elementare 'Burchiellati', in localit Porto di Fiera, dismessa una diecina d'anni fa ed ora adibita ad uso residenziale.
84 Rinuncer il 20 marzo 1993, restando poi sempre, fino agli ultimi tempi, aggiornato
sull'attivit del Comitato e sugli sviluppi della vicenda 'Museo del Risorgimento' e connessi, grazie all'amichevole confidenza dell'attuale presidente, colonnello Enzo Raffaelli.

70

casione in attesa di una definizione dei rapporti fra Comune e Ministero


della difesa, che proprietario di quest'ultimo.
Il professor Alberto Ghisalberti, illustre cattedratico e presidente nazionale dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, da Roma scrive
a Netto il 24 aprile: [...] con viva riconoscenza apprendo che, per Suo
merito, Lei ha potuto realizzare l'aspirazione del non dimenticabile dott.
Pegoraro per l'apertura del Museo del Risorgimento trevigiano. [...] la notizia giunta graditissima []. Ma Treviso una citt che non dimentica
le sue gloriose tradizioni (corsivo nostro); e il 9 maggio, una volta ricevuta la relazione per la Rassegna: [...] fa veramente piacere riconoscere
che c' anche chi lavora e capisce che... navigare necesse! Bravo e bravi
i Suoi collaboratori!; e, richiamandosi a un ricordo personale di vecchio
combattente della Grande Guerra, aggiunge: mio orgoglio avere combattuto l'ultima [sic] guerra (l'ultimo anno l'ho trascorso sul Piave, tra l'ansa di Zenson e Fagar, varcando il fiume con il mio battaglione di fronte a
Salgareda e ricevendo gli abbracci e i baci delle donne di Oderzo...).
Nonostante il successo della esposizione permanente, e ancorch siano
prossime scadenze commemorative di non poca importanza e di sicuro
richiamo turistico (Caporetto, 1917; battaglia del Solstizio, 1918), una
vera e propria doccia fredda la decisione dell'amministrazione, a met
febbraio 1987, di utilizzare quei locali per la biblioteca civica, sfrattata
dalla sede di Borgo Cavour per problemi strutturali. Per il Museo del Risorgimento si fanno varie proposte: alcuni locali di villa Lattes a Istrana,
la cedraia di Villa Margherita a S. Artemio; infine la soffitta della scuola
elementare 'Gabelli' (viale Cadorna), temporaneamente dismessa. Il progetto esecutivo per quest'ultima soluzione viene approvato in Giunta il 4
agosto 1987. Il 6 novembre finalmente l'assessore Rosso Coletti propone
in Giunta di nominare una commissione di tre esperti per l'ordinamento
dei materiali nel nuovo sito, integrata dal direttore dei Musei civici. Essi
sono: il prof. Umberto Corsini, dell'Universit di Venezia, il prof. Ernesto
Brunetta, studioso di storia del Risorgimento, il prof. Giovanni Netto.
Il 6 agosto 1988 vengono consegnati i locali al Comitato; cominciano
ad affluirvi i cimeli, a disposizione della commissione ordinatrice85. La
85 Cfr. in particolare G. Netto, Il nostro Museo del Risorgimento ha compiuto cent'anni, in: Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano (a cura di), Il Veneto e Treviso tra

71

quale si riunisce in loco il 21-22 febbraio e 4 luglio 1989. Le osservazioni


di metodo del prof. Corsini, comunicate con lettera 11 luglio 1989, meritano di essere riferite per larghi tratti:
1. il materiale visionato per significanza storica sufficiente per raccomandare
che con esso si istituisca in sede e ordinamento stabile il Museo Civico del Risorgimento;
2. squilibri tra singoli periodi del Risorgimento sono sempre suscettibili di compensazione in progresso di tempo a mezzo di acquisizioni mirate;
3. per le integrazioni che si rendono necessarie opportuno ricorrere nell'immediato a riproduzioni fotografiche;
4. integrazioni, immediate e future, vanno previste se si vuole corrispondere al
criterio fondamentale che presiede alla composizione e all'ordinamento di un Museo
storico, perch il Museo non pu essere concepito come una raccolta ed esposizione
degli oggetti che casualmente si trovano disponibili, ma come un complesso organico e ordinato di oggetti che renda possibile la lettura visiva nella successione
cronologica di un periodo storico;
5. la sensibilit dei visitatori molto mutata rispetto al passato e non pi disponibile ad emozionali entusiasmi per le 'patrie memorie'. Un museo del Risorgimento
ha senso in quanto rassegna di lettura storica, come strumento didattico che visualizza nella concretezza degli oggetti esposti la conoscenza di un passato recente e che
attraverso quella conoscenza raggiunge anche una valenza educativa morale e civile,
della comunit locale e nazionale;
6. il pregiudizio di inferiorit dei Musei del Risorgimento periferici rispetto ai
grandi musei delle citt protagoniste del processo risorgimentale va totalmente respinto in sede scientifica: come risultante di idee e avvenimenti manifestatiti sull'intero territorio, ogni punto di quel processo sia centro che periferia: la conservazione
e conoscibilit della documentazione di quel processo risponde a un'essenziale finalit scientifica.

L'illustre studioso fa seguire una serie di consigli museografici che investono tecniche e strategie espositive in rapporto agli spazi, selezione dei
materiali (con un rigoroso riequilibrio specie nella scelta degli strumenti
bellici): limitare al minimo gli oggetti 'coloniali', che eccedono rispetto
alla documentazione inerente il travaglio politico e sociale del nuovo Regno d'Italia; riempire in modo mirato le vistose lacune del periodo 1866Settecento ed Ottocento, X ciclo di conferenze, Treviso, novembre 1989 aprile 1990,
p. 51-60.

72

1914, specie riguardo all'emergenza sociale ed al fenomeno emigratorio.


Siamo agli antipodi di quanto intendeva il Coletti 'colonialista' del 1935.
15. Epilogo
Poi anche la scuola 'Gabelli' ha pienamente recuperato la sua funzione
didattica. Finiscono qui le opportunit di dare alla citt di Treviso il suo
Museo del Risorgimento, per le quali si sono spesi intelligenze (due fra
tutti: Tessari e Netto), passione e denari. Il resto materia di argomentazione dei nostri giorni86.
Appendice. Aggiornamenti inventariali. Mostre. Normativa. Rassegna stampa
A. AGGIORNAMENTI INVENTARIALI
Ma gli oggetti del Museo del Risorgimento, affratellato con quello del
55 Fanteria non restano per tutti questi anni immobili nei loro cassoni; nel
frattempo si organizzano mostre; si prestano; si stornano dagli inventari; si
assegnano ad associazioni d'arma che ne richiedono.
Intanto dall'elenco di consistenza dei beni del Museo del Risorgimento
redatto nel 1952 occorre depennare:
n. 135, bandiera del Comune di Treviso in seta bianca e azzurra con
nastro e crespo per lutto: consegnata all'Economo, 9/8/1960;
n. 163, bandiera tricolore in stamigna di lana con stemma sabaudo, asta
ricoperta di velluto bleu, con cassettina custodia, appartenente alla Societ
Reduci delle Patrie Battaglie: consegnata in data 24/11/1952 all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Treviso;
n. 177, cassetta contenente soldatini di carta, dipinti e ritagliati a mano,
dell'esercito napoleonico ed alcuni calchi in zolfo di medaglie (raccolta
Felissent): consegnata al dott. Zamprogna, d'ordine del Ragioniere capo
del Comune, 11/11/1954;
86 Per gli aggiornamenti al 2011 cfr. M. E. Gerhardinger, Il fondo risorgimentale
dei Musei Civici di Treviso: sintesi cronologica, in: M. E. Gerhardinger, E. Lippi, Risorgimento a Treviso (come cit. in nota 4), p. 94. Per le polemiche innescate in seguito
all'aborto anche delle 'Gabelli', pu essere utile leggere gli articoli giornalistici citati nella
Rassegna stampa qui sotto.

73

n. 188, busto in gesso finto bronzo di Vittorio Emanuele III: consegnato in data 24/11/1952 all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di
Treviso.
Altri aggiornamenti, in ordine cronologico:
1953: il Comando Distaccamento Deposito 76 Reggimento Fanteria
Napoli, di Treviso, trasmette la Croce 'Ordine Militare d'Italia' appartenente al 55 Regg. Fanteria perch sia conservata fra i cimeli di quel
Museo;
1959: su richiesta dell'Associazione Nazionale del Fante, sezione di
Maser (Treviso), si concedono molti oggetti (spec. quadri , ma anche effetti bellici) per la mostra del Risorgimento Italiano che col si tiene dal
12 aprile;
1959: su richiesta dell'Associazione Nazionale del Fante, sezione di
Alano di Piave (Belluno), si concedono le stesse cose per la Adunata regionale del Fante, che si tiene col dal 23 ottobre;
1961: su richiesta del Comando del presidio militare di Treviso, vengono ceduti al Deposito Divisionale Folgore la parti del monumento ai
Caduti del 55 Regg. Fanteria, cio: nove elementi di cancellata in ferro
battuto, una lampada votiva con relativo bastone di sostegno, un bassorilievo in bronzo (deliberaz. G.M. 8/9/1961, n. 24942, ratificata dal C.C.
7/2/1962, n. 4580);
1964: a richiesta dell'Italo Canadian Club di Toronto (Canada) si concede, a mezzo del consigliere Achille di Sbrojavacca, un elmetto militare
della Grande Guerra, da prelevare dal Museo del 55 Regg. Fanteria (ordine del Sindaco 7/11/1964, n. 30534);
1965: si ringrazia Cesio Pegoraro (Treviso) per aver donato un'ancora
della Grande Guerra per il Museo del Risorgimento (lettera n. 3261 del
28/1/1965);
1968: alcuni cimeli della Grande Guerra (elmetto italiano, elmetto austriaco, scudo da trincea, cannoncino da trincea con ruote, gagliardetto del
110 Regg. Fanteria Piave) vengono consegnati al capo di Gabinetto per
l'allestimento del Salone dei CCC nelle celebrazioni del 50 anniversario
1975: chiedendo il Comune di Urbana (Padova) l'assegnazione di un
elmetto da fante della Grande Guerra per poter costruire una lampada vo74

tiva, l'assessore alla cultura prof. Ferruccio Bresolin comunica in Giunta


che in passato domande simili non sono state accolte; si opta per chiedere
al prof. Tessari se pu metterne a disposizione uno dei suoi (18 nov.);
1985: a nome della madre Castelletto Antonietta, Alfio Centin dona per
il Museo del Risorgimento un album di fotografie relative alla Grande
Guerra, eseguite dall'ing. Gastone Fo, responsabile dei dirigibili nel settore di Casarsa.
B. MOSTRE
Oggetti dell'uno e/o dell'altro Museo sono esibiti nelle seguenti mostre:
1953, Firenze, in occasione del Convegno Storico Toscano (Firenze,
9-12 settembre);
1958, Treviso, Palazzo CCC, 4 maggio-15 giugno, mostra storica Dal
Risorgimento alla Resistenza alla Costituente alla Repubblica; catalogo a
cura di Teodolfo Tessari e Roberto Zamprogna; vengono esposti oltre 7500
oggetti provenienti da enti pubblici e da soggetti privati. Enti pubblici:
Biblioteca comunale, Pinacoteca civica, Museo del Risorgimento, Museo
civico di Casa da Noal, Municipio, di Treviso; Museo del 55 Regg. Fanteria; Museo del Risorgimento di Udine; Museo del Risorgimento Correr
di Venezia; Museo della Battaglia di Vittorio Veneto; Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Treviso; Istituto per la Storia del Movimento
di Liberazione del Veneto in Padova; Museo Storico del 182 Regg. Fanteria Garibaldi di Sacile; Divisione Folgore. Privati trevigiani: Fam.
Bozzoli; Fam. On. Cappellotto; Fam. Coletti; Fam. Fabiano; Fam. Frezza;
Fam. Jelmoni; Fam. Olivi; Fam. Pagnossin; Fam. Sugana; Fam. T. Tessari;
Aldo Bianchetti; Angelo Bonotto; Cassa di Risparmio della M.T.; On. A.
Costantini; On. Dal Pozzo, Antonio Desider; Gaddi; Cesare Gentilin; A.
Girotto; Giov. Netto; Bruno Perraro; Col. Pierotti; Urbano Pizzinato; Luigi Raimondi; Leopoldo Ramanzini; Ida Scappin Menegazzi; Luigi Sorelli. Non trevigiani: Fam. Vecellio di Auronzo; Silvio Stringari di Venezia.
E ancora: Divisione garibaldina Nino Nannetti; Divisione garibaldina
Furlan; Battaglione Treviso; C.L.N. di Padova; Battaglione garibaldino Rusalen; Battaglione garibaldino Artico;
1959, Maser (vedi sopra);
75

1959, Alano di Piave (vedi sopra);


1972, Treviso, Ca' dei Ricchi, luglio: mostra di armi bianche, a cura di
Cino Boccazzi: vengono esposti oltre un centinaio di pezzi, provenienti dal
Museo del Risorgimento e dalle collezioni civiche (ved. sopra, nota 65);
1980, Treviso, Musei civici, aprile: grande mostra Esposizione di cimeli e documenti del Museo del Risorgimento, a cura dell'Istituto per la
Storia del Risorgimento Italiano Comitato provinciale di Treviso, servita
da piccolo catalogo provvisorio;
1982, Treviso, Musei civici, novembre-dicembre: mostra Garibaldi
e Treviso, commemorativa per il centenario della morte di Garibaldi, a
cura dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Comitato provinciale di
Treviso, servita da breve catalogo;
1999, Treviso, Musei civici, 30 aprile-31 luglio: mostra Treviso austriaca 1813-1866, a cura di: Comune di Treviso, Archivio di Stato di
Treviso, Istituto per la Storia del Risorgimento Comitato provinciale di
Treviso, Ateneo di Treviso, servita da un pieghevole;
2007/2008, Treviso, Casa da Noal, 15 dicembre-13 gennaio: mostra
Garibaldi tra mito e storia, a cura di: Comune di Treviso, Istituto per la
Storia del Risorgimento Comitato di Treviso, servita da un pieghevole;
2008/2009, Treviso, Casa da Noal, 31 ottobre-11 gennaio: mostra La
linea della memoria. Treviso nella Grande Guerra 1915-1918, a cura
dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Comitato provinciale di Treviso, servita da una Guida alla mostra;
2011, Treviso, Museo civico di Santa Caterina, 19 marzo-3 aprile: mostra All'alba dell'Unit. Il Quarantotto di Luigi Bailo, a cura del Comune
di Treviso, servita da piccolo catalogo.
C. NORMATIVA
I Musei civici del Risorgimento e le loro cose sono beni culturali (art.
10 D. Lvo 22 gennaio 2004, n. 42): ricadono perci nell'ambito di competenza del Codice dei beni culturali e in quanto universalit di cose fanno
parte, ai sensi dell'art. 822 del Codice civile, dei beni del demanio culturale: non possono essere venduti, n usucapiti, n formare oggetto di diritti
a favore di terzi.
Sono beni di interesse prevalentemente storico (art. 2, co. 2), destinati
76

alla fruizione della collettivit, sempre che non vi ostino ragioni di tutela
(art. 2, co. 4); gli enti sono tenuti a garantirne la conservazione (art. 1, co.
5). Le funzioni di tutela sono attribuite al Ministero per i beni e le attivit
culturali; e le regioni e gli altri enti pubblici territoriali cooperano con esso
nell'esercizio di tali funzioni (art. 5). La valorizzazione dei beni disciplinata dall'art. 6, e comprende anche la promozione ed il sostegno degli
interventi di conservazione.
La vigilanza sui beni museali compete al Ministero; e, in quanto appartengano agli enti pubblici territoriali, il Ministero provvede alla vigilanza
anche mediante forme di intesa e di coordinamento con le regioni (art. 18).
I soprintendenti possono procedere in ogni tempo, con preavviso non inferiore a cinque giorni, ad ispezioni volte ad accertare l'esistenza e lo stato di
conservazione o di custodia dei beni culturali (art. 19). I beni non possono
essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili
con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla
loro conservazione (art. 20, co. 1).
Sono subordinati ad autorizzazione del Ministero: lo spostamento, anche temporaneo, dei beni culturali mobili, lo smembramento di collezioni,
serie e raccolte; mentre lo spostamento di beni culturali dipendente dal
mutamento di dimora o di sede del detentore preventivamente denunciato al soprintendente.
La conservazione del patrimonio assicurata da una coerente, coordinata e programmata attivit di studio, prevenzione, manutenzione e restauro (art. 29 e segg.). Il Ministero pu imporre al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo gli interventi necessari per assicurare la
conservazione dei beni culturali (art. 32-38). Il Codice disciplina anche la
custodia coattiva (art. 43).
Il prestito per mostre ed esposizioni soggetto ad autorizzazione (art.
48). vietato, senza autorizzazione del soprintendente, disporre ed eseguire il distacco di stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli, nonch
la rimozione di cippi e monumenti, costituenti vestigia della Prima guerra
mondiale (art. 50, co. 2).
I beni culturali immobili e mobili possono essere espropriati dal Ministero per causa di pubblica utilit, quando l'espropriazione risponda ad
un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della
77

fruizione pubblica dei beni medesimi. L'esproprio disciplinato dagli artt.


95-100.
L'art. 101 definisce museo una struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalit di educazione
e di studio. L'art. 102 contempla che lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali assicurano la fruizione dei beni presenti nei luoghi indicati
all'art. 101 (cio nei musei), garantendone l'accesso (art. 103), disciplinandone la fruizione e l'uso. Gli artt. 111 e segg. invece fissano i principi della
valorizzazione e le forme di gestione, nonch le attivit di promozione che
favoriscono lo studio e la ricerca.
Infine, occorre richiamare la normativa che attribuisce all'Istituto per la
Storia del Risorgimento prerogative circa la creazione, il coordinamento
e la sorveglianza dei Musei locali del Risorgimento (R. D. 20 luglio 1934,
n. 1226 convertito il legge con L. 20 dicembre 1934, n. 2124), cio lo
Statuto approvato con D.P.R. 1 marzo 1955, n. 357 e successive modifiche; ed il regolamento esecutivo, approvato nella seduta della Consulta del
28 ottobre 1994, che all'art. 9 recita. I presidenti dei Comitati assolvono
localmente alle funzioni relative alla formazione e alla sorveglianza dei
Musei del Risorgimento.
D. RASSEGNA STAMPA
La bibliografia veramente esigua relativa all'argomento, citata
tutta nelle note in calce al testo.
Segue in ordine cronologico l'elenco di articoli giornalistici che trattano
la questione.
Il Gazzettino, 22 aprile 1965: Figurini militari napoleonici per il Museo del Risorgimento, relativo alla collezione Felissent.
Qui Treviso, agosto 1980: Aperto il Museo del Risorgimento, di M.
Vanin.
La Tribuna di Treviso, 24 aprile 1984: Museo di Treviso, due schegge
ricordano il tragico bombardamento di quarant'anni fa.
La Tribuna di Treviso, 2 agosto 1987: L'ultimo piano della scuola Gabelli ospiter il Museo del Risorgimento.
Il Gazzettino, 13 marzo 1988: Il museo del Risorgimento in un'ala
delle 'Gabelli'.
78

La Tribuna di Treviso, 15 giugno 1988: In arrivo un miliardo per Santa


Caterina; e nel catenaccio: Intanto stata ultimata la sede del Museo del
Risorgimento nel sottotetto della Gabelli.
La Tribuna di Treviso, 6 luglio 1988: La moderna mansarda delle 'Gabelli' ospiter la nuova sede.
La Tribuna di Treviso, 29 aprile 1992: Risorgimento museo cercasi,
di A. Castagnotto.
Il Gazzettino, 23 luglio 1993: Sfrattato il 'Risorgimento'; e nel catenaccio: Le scuole 'Gabelli' lasceranno il posto ai corsi universitari di Ca'
Foscari.
Il Gazzettino, 17 aprile 1996: Il Risorgimento trascurato, di B. De
Don, con catenaccio: Telenovela di assicurazioni, impegni e promesse
senza risultati.
Il Gazzettino, 2001: Un Museo sotto chiave pronto al Risorgimento,
di F. Bruno.
Sportrevigiano, 9 settembre 2005: Intitoliamo a Toto Tessari il Museo
del Risorgimento, di G. Renucci.
Il Gazzettino, 16 gennaio 2011: Cimeli in magazzino, il museo solo
virtuale, di P Calia.
Corriere del Veneto, gennaio 2011: Il Risorgimento in cantina, appello
per salvare un museo, di Silvia Madiotto.
Il Gazzettino, 23 gennaio 2011: Quei cimeli risorgeranno, di Paolo
Calia.

79

80

COME TUTTO COMINCIATO


di Enzo Raffaelli
Un pomeriggio di tanti anni fa, quando ero gi da tempo presidente
del Comitato di Treviso dell'Istituto per la Storia del Risorgimento, come
spesso mi accadeva andai a fare visita a casa di Giovanni Netto, ex presidente, e memoria storica della citt. Netto mi riceveva nel piccolo studio in
via Lorenzo da Ponte e mi deliziava con le dotte risposte che dava alle mie
domande. Quel pomeriggio, quasi all'improvviso, il professore mi chiese
se ero andato a vedere i materiali del museo conservati nella mansarda
delle scuole Gabelli. Sapevo poco e di quel materiale e di quel museo (che
poi erano due, c'era anche quello del 55). Il professore mi ramment che,
a norma di legge, al presidente del Comitato era delegata la sorveglianza
dei reperti del museo.
Dopo qualche giorno mi recai al museo Bailo, in Borgo Cavour, per
prendere gli accordi necessari per fare quella ricognizione. Per la prima
volta vidi Andrea Bellieni, conservatore dei materiali del museo, da poco
orfano del direttore Manzato, pensionato anticipatamente dall'amministrazione comunale. Bellieni, del quale non posso dire che bene, era in una
singolare situazione: non era direttore come sarebbe stato logico essendo
egli un fine conoscitore della materia, era invece relegato in una posizione
ambigua in quanto dipendeva, per certi versi, da chi quelle competenze
non aveva. Ci accordammo, il nome di Netto era una garanzia, per recarci,
il giorno dopo, a visionare i materiali del museo. Il curatore precis che i
reperti non si trovavano alle scuole Gabelli, ma all'ex Gil, allora cantiere
per la costruenda nuova biblioteca comunale, disse anche di non sapere
chi avesse ordinato quel trasloco dalle scuole Gabelli.
L'appuntamento era per il mattino successivo. Davanti all'ex palestra
mussoliniana c'erano Andrea Bellieni e il custode Valentino Baseggio, che
apr materialmente il locale, per il museo; io e il segretario Francesco Zanella, per l'Istituto. Quella porta sarebbe potuta anche rimanere chiusa:
infatti non c'era fisicamente la possibilit di fare un passo nell'inestricabile
groviglio che avevamo davanti. I materiali erano stati buttati alla rinfusa
e quel locale era troppo piccolo per contenerli tutti. Ricordo i busti del
Carlini rovesciati e danneggiati, le tele del Borsato e dell'Apollonio ap81

poggiate ad un vecchio lavandino che sgocciolava, alcuni scatoloni con


dei pannelli, con molte fotografie della Grande Guerra sotto una finestra
da dove, quando pioveva, entrava acqua. L'impressione dipinta sui nostri
volti era un misto di stupore, di sdegno e di incredulit. Accertato che non
si poteva entrare non ci rimase che richiudere la porta e andarcene.
Il giorno dopo mi recai a palazzo Scotti dove allora aveva ufficio l'assessore alla cultura del comune, avvocato Letizia Ortica. Avevo chiesto
un incontro urgente che gentilmente mi era stato accordato. Non ricordo
cosa dissi, so solo che al mattino successivo ci ritrovammo all'ex Gil tutti
gli attori del giorno prima, con l'aggiunta dell'assessore. A quella vista fu
subito chiaro che la prima cosa da fare era quella di trovare un luogo per
conservare scatoloni, quadri, busti, casse ecc.: un luogo che quantomeno
consentisse di procedere ad una prima ricognizione. L'assessore s'impegn
e mantenne quell'impegno in un tempo ragionevole. I reperti trovarono rifugio in diversi locali almeno asciutti ed al riparo dalla pioggia e nei quali
era possibile effettuare una ricognizione.
Non molto tempo dopo la signora Ortica lasci l'incarico, il successore,
dott. Chiole, conferm la scelta e assicur che i materiali del Museo del
Risorgimento avrebbero trovato degna sistemazione nei locali del Bailo in
Borgo Cavour, una volta completati i lavori di sistemazione e ristrutturazione.
Nel corso del 2011, anno del 150 dell'Unit, inevitabilmente si tornati a parlare del museo del Risorgimento trevigiano, o meglio, ne hanno
scritto i giornali sulle pagine della cronaca cittadina. Alle domande dei
giornalisti ho detto quello che penso sulla questione senza troppi giri di
parole in modo che nessuno possa dire di aver capito male; tutte cose note
che vado ripetendo da anni in tutte le sedi.
Il problema e rimane sempre lo stesso. Cosa intende fare l'amministrazione cittadina dei materiali del Museo del Risorgimento e del Museo
del 55 fanteria? Se decide di tenerli deve pensare, dopo aver ricostituito
la collezione originaria, di procedere all'inventario e predisporre un serio
piano di recupero e restauro: non ammesso lasciarli nelle condizioni in
cui si trovano. Se viceversa quegli oggetti sono giudicati inutili, di poco
pregio, e disturbano ideologicamente l'attuale civica amministrazione, lo
si dica chiaramente, assumendosi la responsabilit davanti ai cittadini, che
82

sono poi i proprietari di quei reperti. Una terza via, quella di lasciar passare il tempo senza prendere delle decisioni, pu essere anche comoda, ma
non fa onore a chi persegue la dilazione.
Uno degli ultimi assessori alla cultura dell'amministrazione comunale, in replica alla proposta da me divulgata a mezzo stampa, di cedere i
materiali ad altri musei o addirittura di venderli rispose, anche lui per via
giornalistica, piccato e indignato perch a suo dire egli poteva vantare
tra i suoi antenati un paio di garibaldini. Si riservava anche di parlare con
me e prendere delle decisioni. Ma tutto caduto nel dimenticatoio: anzi il
contesto politico lo ha visto poi dimissionato.
Il Museo Storico del 55 Reggimento Fanteria Marche
Il 55 reggimento fanteria era rientrato a Treviso solo nel 1921. La
guerra era finita da tempo quando i fanti bianco-azzurri tornarono nella
caserma di via Canova.
Con l'avvicinarsi del decennale della vittoria fu deciso di costituire un
piccolo museo reggimentale all'interno della caserma Vittorio Emanuele II. Il colonnello Edmondo Rossi, comandante del reggimento, si prese
personalmente l'incombenza di scrivere a tutti i comandanti delle armate
della grande guerra affinch inviassero dei ritratti autografati e dedicati
al reggimento. La stessa cosa fu chiesta anche a Gabriele D'annunzio che
invi, oltre alla foto, anche una lettera autografa indirizzata al comandante
del reggimento. Gino Borsato, pittore e giovane ufficiale del 55, dipinse
due grandi tele raffiguranti gli episodi della morte di Edmondo Matter
e Cesare Colombo, entrambi caduti sul Carso e medaglie d'oro al valor
militare alla memoria. Altri dipinti con l'effigie del Re, del duca d'Aosta,
del generale Vanzo, ecc. furono eseguiti per il museo reggimentale. Furono raccolte armi portatili e di reparto, cannoncini da trincea, sciabole,
uniformi, carte topografiche, documenti, lettere, cartoline, ricordi personali, tra i quali un piccolo album con i disegni del giovane Matter, allievo
dell'Accademia di Venezia, fotografie di guerra insomma tutto quanto
poteva essere utile per la costituzione di un piccolo ma significativo museo
di guerra. A tutto questo, nel corso degli anni, si aggiungevano documenti
vari, foto provenienti da donazioni, spesso purtroppo non documentabi83

li. Visti i tempi, gran parte dei cimeli del museo riguardavano la Grande
Guerra da poco conclusa.
Il museo del 55 era considerato dai trevigiani come parte integrante
degli altri musei cittadini, infatti, era visitabile dal pubblico nelle ricorrenze, nelle feste militari, ma anche su semplice richiesta delle scuole e delle
istituzioni. Giovanni Netto, a lungo presidente del Comitato trevigiano
per la Storia del Risorgimento, ricordava quando il professor Tessari, docente al liceo, la domenica mattina accompagnava gli studenti alla visita
del piccolo museo allestito al primo piano, nella cappella dell'ex convento
caserma di via Canova.
Certo, un museo reggimentale un luogo della memoria. I cimeli raccolti e conservati hanno valenza di ricordo, di testimonianza, di nostalgia
per parenti ed amici persi e anche di esaltazione degli atti eroici compiuti
da membri di quella piccola comunit di soldati. Dunque chi va a visitare
quel tipo di museo ha altre motivazioni. Poco importa che gli oggetti conservati in quel luogo non abbiano grande valore artistico; sono testimonianze, ricordi che riguardano da vicino i giovani trevigiani che avevano
lasciato la vita sul Monte Piana, sul Carso e, in grande quantit, in fondo al
mare Adriatico, quando l'otto giugno 1916 quasi duemila giovani soldati
morirono per il siluramento della nave che riportava il reggimento dall'Albania in Patria. Il ricordo di quel tragico evento ben documentato dal
grande modello del piroscafo Principe Umberto, dalle lettere del tenente
trevigiano Gino Covra e persino da oggetti di vestiario, scampati a quella
strage. Dunque quel piccolo museo della memoria era entrato a far parte
della comunit cittadina e visitato da molte persone.
La costruzione di una nuova caserma a Dosson per il reggimento, iniziata verso la fine degli anni trenta, consent lo spostamento del Deposito
reggimentale e anche del museo, mentre i fanti del reggimento in quella
caserma non misero mai piede. Il trasferimento consent una migliore sistemazione dei reperti e quando, colui che quel museo aveva voluto, il
vecchio comandante del reggimento Edmondo Rossi, ormai anziano generale, nel 1943, lo and a visitare, verg sul registro dei visitatori il suo
compiacimento per la felice sistemazione degli oggetti.
Il 7 aprile del 1944 giorno infausto per Treviso vide colpite, nel
terrificante bombardamento aereo, oltre la caserma di via Canova, anche
84

la nuova caserma di Dosson (quella caserma era ancora senza nome, e


indicata anche nei documenti, come caserma del 55 reggimento fanteria).
Nel bombardamento anche il museo sub gravi danni e parte dei materiali
and certamente perduta. Ad esempio and distrutto il monumento, in memoria dei caduti del reggimento, eretto nel chiostro della caserma di via
Canova, in quello che venne chiamato il cortile degli eroi. Quanto si salv
dai danni, e forse dal saccheggio, fu raccolto ed accatastato in vari luoghi
comunali della citt. Uno degli artefici del salvataggio fu certamente Mario Botter che era stato ufficiale del reggimento.
La cronica carenza di locali comunali ha visto, nel corso degli anni, i
reperti del museo girovagare da un luogo all'altro della citt in magazzini
pi o meno improvvisati, senza pace e senza ordine. Non neanche certo
dove i materiali fossero effettivamente ubicati quando il Deposito divisionale del 55 fu sciolto il 31 dicembre 1951. All'atto della dismissione del
Deposito, il reggimento di Treviso non esisteva pi: il 12 settembre 1943,
nella piccola penisola di Lapad, di fronte alla citt croata di Ragusa, i fanti
bianco-azzurri videro morire la loro storia ed essi finirono nei campi di
concentramento tedeschi dislocati in mezza Europa. Il 55reggimento non
fu pi ricostituito.
Che fare di quei materiali? La soluzione pi logica sembr di lasciare i
reperti del museo reggimentale dove si trovavano, nei depositi comunali.
Cos avvenne. L'esercito lasciava, con regolare verbale di consegna al Comune di Treviso i materiali del museo del 55 reggimento fanteria Marche.
Il documento, agli atti del museo, non sembra lasciare adito a dubbi: quei
materiali sono di propriet militare, ovvero dell'esercito italiano che custodisce la memoria dei reggimenti disciolti. Negli anni settanta del secolo scorso l'allora comandante della divisione Folgore, generale Capuzzo,
venuto a conoscenza dello stallo e dell'inerzia degli organi municipali trevigiani, attiv lo Stato maggiore dell'esercito affinch si riprendesse quei
materiali per farne un uso pi consono, ad esempio donare quei reperti al
museo della fanteria in piazza S. Croce di Gerusalemme a Roma. Ottima
soluzione quella prospettata. Siccome la citt di Treviso non poteva, o
non voleva, allestire un luogo dove quei reperti potessero avere dignit e
visibilit, n era in condizioni di provvedere ad una decente manutenzione
(le armi occorre tenerle pulite ed oleate altrimenti si perdono), il legittimo
85

proprietario li chiedeva indietro com'era suo dovere.


Come and a finire? Male! L'allora assessore alla cultura della giunta
comunale trevigiana, Signora Clara Coletti, prese carta e penna e, in nome
dei ricordi, della memoria, della storia, della dignit della citt, ecc. chiese
che i vituperati e negletti cimeli di quel piccolo museo reggimentale rimanessero in citt, rimanessero ai trevigiani che tanto tenevano a conservarli.
A Roma si tacque colpevolmente senza chiedere un minimo di garanzie.
Tutto fin cos: si pu dire a tarallucci e vino? Il successo ottenuto fu certificato in una delibera della giunta municipale che accorpava ufficialmente
il museo del 55 a quello del Risorgimento. Di fatto i due musei diventavano uno solo anche se con inventari diversi. Da quel momento sui ricordi
sulle memorie del fanti del 55 caler l'oblio.
Per farla breve, dopo tanti anni, noi dell'Istituto per la Storia del risorgimento Italiano, anche per onorare la memoria di Giovanni Netto che a
quel museo teneva molto, abbiamo recuperato quanto rimaneva del museo
del 55, abbiamo provveduto ad un intervento di manutenzione conservativa di tutte le armi, bianche e da fuoco, prima del completo disfacimento,
sia del museo del 55 che del Risorgimento. Successivamente abbiamo
provveduto a fotografare e schedare tutti i pezzi e a certificare il loro stato
di conservazione. Insomma, almeno per le armi, siamo in grado di sapere
tutto quanto pu servire ad una prima catalogazione. Il poco (o tanto) che
stato fatto per mantenere quei reperti stato fatto da noi, dal nostro Istituto, con i propri uomini, con i propri (scarsissimi) mezzi, solo con l'aiuto
di amici ed appassionati. Purtroppo, e ci duole, non abbiamo potuto recuperare tutto il materiale cartaceo, lettere, soprattutto fotografie, che sono
andate perdute a causa delle infiltrazioni d'acqua nei vecchi locali.
Un tentativo di ripetizione
Qualche anno fa, in occasione del 90 della Grande Guerra, i cittadini
di Treviso lo ricorderanno, il nostro Istituto ha organizzato una mostra
sulla Grande Guerra a Casa Da Noal che ha ottenuto un buon riscontro di
visitatori, quasi 5.000 in un mese, nonostante che l'apertura fosse ridotta ai
soli pomeriggi dei giorni feriali. In quella mostra abbiamo anche esposto
pezzi che necessitavano di restauro nella vana speranza che qualcuno se
86

ne accorgesse e magari provvedesse a fare qualcosa, altri li abbiamo restaurati a nostre spese (il grande plastico del Montello, originale del 1918,
donato dal generale Vaccari e quello del fronte dolomitico). L'allestimento
della mostra comprendeva, quasi per intero, materiali provenienti dal 55
fanteria, armi importanti selezionate tra le centinaia del museo, carte topografiche originali della Grande guerra, il bellissimo modello del piroscafo
principe Umberto, le due grandi tele di Gino Borsato, il ritratto del duca
d'Aosta dell'Apollonio, lettere, foto, oggetti vari. La nostra speranza, oltre
che ricordare l'evento, era quella di riattizzare la memoria e magari trovare
una soluzione per i materiali del museo. Speranze presto svanite e forse
perdute.
Che fare di quei materiali? L'abbiamo gi detto, essi non hanno grande
valore artistico, ma dal punto di vista storico rappresentano certamente un
pezzo della storia di questa citt. Si tratta allora di stabilire, una volta per
tutte, in merito al restauro, conservazione e destinazione dei reperti. Da
parte nostra abbiamo fatto quanto abbiamo potuto, oltre non lecito chiederci. Ricordiamo che i materiali sono di propriet dell'amministrazione
militare e noi ci attiveremo per ricordarlo a coloro cui compete. L'amministrazione comunale ha, secondo il nostro punto di vista, il dovere di
prendere le conseguenti definitive decisioni. Dire chiaro e forte se la citt
di Treviso ha interesse a conservare quei reperti. Se quell'interesse c',
sentito, vivo, l'amministrazione ha il dovere di provvedere ad un decente
mantenimento; in caso contrario, certifichi il disinteresse e li restituisca
all'esercito anche attraverso i vari musei della Grande Guerra presenti sul
territorio, in primis quello di Vittorio Veneto. Una cosa non pi tollerabile: lasciare le cose come sono.
Se le cose dovessero rimanere cos tra qualche decina d'anni, ad essere
ottimisti, non rester che redigere l'ultimo verbale, quello di alienazione dei reperti museali del 55 reggimento fanteria Marche. Tuttavia quel
verbale certificher anche la perdita definitiva di un pezzo di memoria di
questa citt.

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ILLUSTRAZIONI

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Luigi Bailo, fondatore del


91Museo del Risorgimento

I musei civici voluti da Bailo, prospetto su via Caccianiga.


Il corpo avanzato il fabbricato destinato a Museo del Risorgimento.

Fabbricato del Museo93


del Risorgimento, oggi.

Soldatini della raccolta Felissent (ved. n. 177 dell'inventario 1952),


riprodotti da R. Nesi.

Soldatini della raccolta Felissent (ved. n. 177 dell'inventario 1952),


95
riprodotti da R. Nesi, 2.jpg

Soldatini di piombo dell'armata napoleonica. Museo del Risorgimento.

Articolo pubblicato da Il Gazzettino sui figurini


97 militari della collezione Felissent. 1965.

Giuseppe Pegoraro, figlio di Cesio, indossa la divisa dell'araldo,


che nel 1838 si rec a Milano ad omaggiare l'imperatore.

Il podest Olivi dichiara decaduto il regime austriaco dal pronao


del duomo, in un dipinto di G. Pavan Beninato.j

99

Il vescovo Soldati benedice i crociati in partenza per Vicenza,


dipinto di F. Petrin.

Carica dei dragoni a Cornuda, nel dipinto di Murani e Apollonio


voluto dal Bailo nel 1898.

101

Rievocazione della morte del generale Guidotti, in un dipinto di F. Petrin, 1928.

Il Cippo Tasso, che Bailo volle nel giardino103


del Museo del Risorgimento in via Caccianiga.

Busto del Sen. Pastro donato dalla Tarvisium Venetaie.

Fascia della Guardia civica durante la Repubblica


Romana. Museo del Risorgimento.
105

Il Garibaldi di Martini. 1911.

Divisa da carcerato dell'ing. Francesco


107 Davanzo. Museo del Risorgimento.

La logora bandiera tricolore della famiglia Adimari. Museo del Risorgimento.

Ritratto miniatura del medico militare Ferdinando Molena. Museo del Risorgimento.

109

Il Museo del 55 Reggimento Fanteria in una foto del 1930.

Modellino del piroscafo Principe Umberto, nel Museo del 55 Regg. Fanteria.

111

L'affondamento del piroscafo Principe Umberto


in un ex voto al Museo del 55 Fanteria.

G. Borsato, Il 55 Fanteria a Oppachiasella.

113

Il Duca d'Aosta dipinto da Apollonio nel 1919, ora al Museo del Risorgimento.

Armi bianche. Museo del 55 Fanteria.

115

Una mitragliatrice austriaca e una britannica in uso durante la


Grande Guerra. Museo del 55 Fanteria.

Lettera con cui Isotto Boccazzi annuncia


117
il dono di armi storiche da parte di Cino, 1943

Elenco di consistenza 1951 del Museo 55 Fanteria, ultima pagina con aggiornamenti.

Ultima pagina dell' elenco di consistenza 1952 del Museo del Risorgimento,
119
con l'aggiornamento 1957.

Deliberazione della Giunta Municipale 26 agosto 1960


di istituzione del Museo del Risorgimento, Pagina 1.

Deliberazione della Giunta Municipale 26 agosto 1960


121
di istituzione del Museo del Risorgimento, Pagina 2.

Deliberazione della Giunta Municipale 26 agosto 1960


di istituzionde del Museo del Risorgimento, Pagina 3.

Deliberazione della Giunta Municipale 26 agosto 1960


123
di istituzione del Museo del Risorgimento, Pagina 4.

Verbale del Consiglio comunale che ratifica l'istituzione del


Museo del Risorgimento, 1960. Pagina 1.

Verbale del Consiglio comunale che ratifica l'istituzione del


125
Museo del Risorgimento. Pagina 2.

INDICE

Vicende di un museo trevigiano. Di Steno Zanandrea.................


Premessa di metodo......................................................................
Prologo..........................................................................................
La mostra del 1898.......................................................................
Primi doni.....................................................................................
Intermezzo sulle fabbriche del Museo..........................................
Doni, acquisti e organizzazione fino al 1932...............................
Inventario degli oggetti della cessata Societ Veterani e Reduci
P.B. in Treviso..............................................................................
Nel dopo-Bailo.............................................................................
Entra in scena il Comitato............................................................
Guerra...........................................................................................
Intermezzo del '43 e oltre: l'affaire Boccazzi...............................
Nellimmediato dopoguerra..........................................................
Nuovi doni...................................................................................
Un infelice connubio....................................................................
Il Professor Tessari e Ca dei Ricchi.............................................
Ultima illusione............................................................................
Epilogo..........................................................................................
Appendice. Aggiornamenti inventariali. Mostre. Normativa Rassegna stampa................................................................................
A. Aggiornamenti Inventariali......................................................
B. Mostre......................................................................................
C. Normativa.................................................................................
D. Rassegna Stampa....................................................................
Come tutto cominciato. Di Enzo Raffaelli................................
Il Museo Storico del 55 Reggimento Fanteria Marche..............
Un tentativo di ripetizione............................................................
Illustrazioni...................................................................................

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