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LA LENA

La commedia del Cinquecento presenta delle specificit a seconda del centro politico.
A Ferrara, gli Estensi fondano il proprio potere su efficienza organizzativa e su una
rigorosa politica fiscale, impiegata spesso in una politica di rappresentanza, come
tornei, feste, sfilate, ma in particolare spettacoli teatrali. Erano momenti di
autoesaltazione, per consolidare il prestigio dinastico; si susseguono ospiti autorevoli,
come Ludovico il Moro. Gli spettacoli passano dai cortili esterni alle sale interne.
A partire da La Cassaria, Ariosto diventa gradualmente il protagonista della vita
teatrale alla corte estense, anche se i suoi doveri di cortigiano non sempre gli
permettono di occuparsi di spettacolo. Dopo avere assistito e collaborato alla versione
e alladattamento dei classici, vuole tentare di uscire dalla tradizione, per creare una
scena contemporanea: vuole calare sul palco la realt cortigiana e cittadina che lo
circonda. Lo spingono listinto del moralista e il moto di indignazione, lo stesso moto
che lo portano a scrivere le Satire. Ladesione alla realt, tuttavia, non avviene a
dispetto dei classici, ma attraverso essi: da modello, si trasformano in strumento di
una pi acuta percezione e trascrizione della modernit; limitazione in funzione di
un discorso teatrale emancipato.
Ne La Lena, Ariosto mette in scena un mondo antitetico a quello della corte: il duca, gli
aristocratici, le dame, gli intellettuali non sono invitati a vedersi in scena, ma sono
chiamati a vedere la Ferrara malfamata dei sobborghi popolari: mentre dalla
campagna giungono notizie di una vita sana e operosa, a Ferrara domina la legge della
sopraffazione. Il denaro il motore della corruzione del mondo rappresentato,
linganno e lestorsione sono il solo codice di comportamento.

LA MANDRAGOLA
La vita politica fiorentina, e di conseguenza quella culturale e teatrale, molto meno
rettilinea tra Quattro e Cinquecento rispetto a quella delle altre citt italiane, dove si
consolida un potere ducale.
La Mandragola, che costituisce la prosecuzione del Principe propone un exemplum
profano sulla corruzione e limmoralit dilagante, sotto le mentite spoglie di
unavventura erotica. La giustizia destinata a soccombere in un universo degradato
in cui ogni arma buona, sia la forza che lastuzia.
La Mandragola non si affida ad un protagonista, coadiuvato da figure di minore rilievo,
ma ogni personaggio funziona con lo stesso grado di intensit.
Dal punto di visto strutturale, Machiavelli opponeva un netto rifiuto allo sfarzo
compositivo, rivendicando una ferra economia nel montaggio della storia. Lo stile
molto vivo e immediato: la parola si traduce immediatamente in gesto. Gli a parte, i
doppi sensi, le trovate pi brutali si insinuano in un discorso sottile.
Il Machiavelli della Mandragola non si ripete pi.

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