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Sacre Geometrie a San Miniato al Monte


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(parte prima)

Le cose tutte quante/hanno ordine tra loro e questo forma/che luniverso


a Dio fa somigliante.
Cos scriveva Dante Alighieri nel XIV canto del Paradiso mettendo in luce il
desiderio, da parte delluomo, di voler riprodurre quelle originarie perfezioni.
Nei mondi della Natura vi questordine e
luomo, contemplandola nei suoi molteplici
aspetti, ha sempre cercato di rappresentarla in
tutte le sue forme.
La geometria, fin dai primordi dellumanit, ha
affascinato luomo per il suo carattere eterno
ed immutabile e fu considerata la disciplina pi
idonea per dare ordine e plasmare rapporti
caotici, riportandoli tutti alla perfezione
matematica.
Fra i grandi istruttori di questarte fu Pitagora
quello che seppe portare un notevole contributo
alla Dottrina Ermetica facendosi lui stesso
canale di spiritualit tra il Divino e lUmano.
Egli seppe collegare le conoscenze iniziatiche
dellEgitto, della Caldea, Babilonia ed India
integrandole con quelle che apprese ad Eleusi, per
poi insegnarle nella sua scuola, la Scuola Pitagorica.
Nel 530 a.C. Pitagora trasl il suo Sapere nel sud
della Penisola Italica e la citt di Crotone divenne il
centro permanente di Iniziazione nel quale seppe
riassumere tutte le conoscenze dello scibile umano;
subito dopo anche Sibari, Locri, Reggio, Metaponto,
Catania, Agrigento, Taormina e altre citt limitrofe,
aderirono alla sua scuola e quellarea geografica, di l
a pochi anni, si ampli talmente da prendere il nome
di Magna Grecia.
In quegli anni scienza e religione convibravano
allunisono. La Conoscenza era prerogativa del
Sacerdote ed ogni ritualit era pura sperimentazione scientifica. Lindagine
andava a cogliere ci che c oltre laspetto fisico, ponendo lattenzione non
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solo sullo studio anatomico del corpo umano, ma anche sulle correnti
energetiche che lo intessono, sui loro dinamismi e corrispondenze con i piani
superiori dellUniverso.
Anche in epoca medievale lantica scienza medica venne applicata alla
religione, e furono proprio i monaci a portare avanti
questo tipo di ricerca che si preoccupava non solo
della salute del corpo ma anche di quella dellanima.
Nel tempo, questa tematica non rimase prerogativa
solo dei luoghi di culto monastico, ma vi aderirono
anche grandi scienziati come Galileo, Keplero,
Newton e Leibniz, penetrati da una profonda
religiosit.
Purtroppo con il progressivo raffinarsi della cultura
si arriv alla separazione e poi ad un taglio netto tra
questi due cammini: scienza e religione furono viste
con compiti distinti, perdendo completamente
lantico messaggio sapienziale.
Nei primi anni del Novecento due grandi scienziati riportarono in vita
quellarcaico concetto: Albert Einstein riafferm che "la religione senza la
scienza zoppa, ma la scienza senza la religione cieca" e Max Planck, nella
sua conferenza su Religione e Scienza del maggio 1937 ribad che
religione e scienza non si escludono, come taluni oggi credono o temono,
ma si completano e si condizionano a
vicenda, avvalorando il pensiero anche dei
grandi letterati della storia che mai avevano
ceduto a quella separazione.
I due scienziati avevano ben capito che per
poter interpretare la vera Scienza, bisognava
prima di tutto risalire a chi laveva ideata e
quindi a Dio, il Creatore dellUniverso.
Un tempo il Sacerdote, depositario di quella
sapienza, oltre che medico era anche
architetto e gli architetti erano Iniziati ai
Misteri, quegli stessi Misteri che - per mezzo
di precisi simboli - rappresentavano nelle
loro opere.
Secondo Vitruvio il vero architetto doveva possedere una vasta cultura da
abbracciare tutte le discipline ed in particolare la geometria, la matematica,
lanatomia, la medicina, lottica, lacustica, lastronomia, lastrologia ed infine
la filosofia e la teologia. Il progettista doveva conoscere tutte le forme e le
proporzioni geometriche su cui lavorare; doveva tener conto dei luoghi che
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prevedevano la presenza delluomo e quindi


non erano da tralasciare gli studi sulle
proporzioni del corpo umano, come pure
lilluminazione e la salubrit delledificio.
Anche la conoscenza dellastronomia e
dellastrologia - un tempo ununica Scienza non erano da trascurare; fin dallantichit i
luoghi di culto venivano costruiti in una
particolare posizione astronomica che
coincideva con la nascita o col tramonto del
sole, con lallineamento di una particolare
costellazione o con lasse dei Solstizi e degli
Equinozi.
La Basilica di San Miniato al Monte nasce proprio dietro a queste
conoscenze ed il nome di quel misterioso abate Joseph, che appare impresso
nellemblematica iscrizione presente sul pavimento della sua navata centrale,
ci fa pensare al personaggio idoneo a contenere
quelle mistico-architettoniche conoscenze.
Il grande Ermete Trismegisto faceva notare che
certi messaggi sapienziali non venivano mai
trascritti su foglio, ma passavano da bocca a
orecchio o venivano impressi su pietra. Altri
grandi del passato hanno confermato che i
luoghi di culto, tra il XII ed il XIII secolo,
grazie allabilit strutturale e simbolicodecorativa del Maestro costruttore, erano in
grado di confidare - a chi se ne faceva
ricettivo - il loro segreto; in quei libri di pietra
vi era una conoscenza ermetica che sfuggiva
alla massa, ma che al contrario apriva grandi
comprensioni allattento ricercatore.
Quindi non c da meravigliarsi se un giovane cartografo e appassionato di
astronomia come Simone Bartolini, dopo approfonditi e bene motivati studi,
si accorto che San Miniato
agisce da meridiana solstiziale.
Di questa conoscenza, che risale
al tempo della sua edificazione, se
ne era persa del tutto la memoria
e c voluto la sua ricerca
puntigliosa e scientificamente
sperimentata per svelarci, dopo pi di ottocento anni di oscurantismo, la
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bellezza di un raggio di sole che va ad illuminare il


segno del Cancro nello Zodiaco presente al centro
della navata.
La sequenza con la quale avviene questo passaggio
dalloscurit alla luce ha il suo significato. Alle ore
13,53 del 21 giugno un primo raggio di sole va ad
illuminare un punto del pavimento vicino allaltare
poi, entrando dalla terza finestra monofora
meridionale a partire dallingresso, va a
colpire allimprovviso il segno del Cancro.
Con una cadenza di circa 3 minuti luna
dallaltra, su quellimpiantito intarsiato si
accendono altre pennellate di luci, ben
distanziate, dando lidea di un sentiero
luminoso che conduce dallabside al portale
duscita.
Questa suggestiva sequenza non fa altro che
confermare lintuizione che gi in un
precedente articolo, San Miniato al Monte
e il suo Zodiaco, avevo segnalato e cio che
quello sviluppo longitudinale che si apre
allinterno della Basilica, riproducesse
limmagine di un percorso che ha inizio dal
portale dentrata e che va a finire nellabside
(e viceversa), riflettendo lidea di un
cammino iniziatico sapienziale fatto di
tappe, che trovano il loro punto focale
nello Zodiaco impresso in quel corridoio.
Nellantico calendario sacro gli assi dei Solstizi e degli Equinozi segnavano
non solo il punto astronomico di coincidenza tra il Sole e la Terra, ma anche
dei momenti di passaggio, come
delle porte capaci di aprire un
contatto tra il Cielo e la Terra,
conducendo a mistiche esperienze.
Porfirio, nel suo De antro Nynfarum
parla di due porte: la Porta Inferi,
attraverso la quale l anima si incarna
in questo mondo e la Porta Coeli,
attraverso la quale pu finalmente
uscire.
Quellitinerario allinterno della
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navata, prima al buio e poi costellato di piccole


luci che ne segnalano luscita, mettono in evidenza
questi due aspetti: laspetto tenebroso, il
camminamento per discendere nella cripta (il
martirio, il sacrificio) e laspetto luminoso di chi
ha realizzato il suo percorso di ascesi interiore
salendo fino allabside. Poi nel giorno del Solstizio
destate, per chi aveva compiuto simili esperienze,
se ne preparava una ulteriore: l uscita da quella
Basilica attraverso la sospirata Porta Coeli.
Anche i simboli impressi sul pavimento, sulle pareti e
fuori sulla facciata agiscono da porte per
introdurre a necessarie comprensioni.
Se osserviamo con nuovi occhi quelle decorazioni
ci accorgiamo che niente stato messo a caso. Il
vocabolo simbolo dal latino symbolum e dal
greco symbolon, vuol dire segno di
riconoscimento, ma anche patto , una specie di
convenzione che mette in contatto Cielo e Terra.
Un simbolo pu essere un grafico, un disegno, una
figura geometrica che ha il potere di parlare in
sintesi allinteriorit dellindividuo. LUniverso
composto da una costellazione di simboli e non
c niente che non venga espresso in maniera
simbolica: pu essere un gesto, un linguaggio, un rito, ma anche una musica,
un colore o una forma architettonica; nei secoli ciascun simbolo si
arricchito di significati ed analogie e si caricato di una forza che lha messo
strettamente in relazione al suo archetipo.
La Simbolurgia dunque una disciplina molto importante ai fini di un
risveglio interiore della coscienza ed i cultori
di Dottrina Ermetica hanno attinto a
questa fonte per velare, dietro a forme
geometriche apparentemente decorative,
delle verit di non facile decifrazione.
Quindi il simbolo porta con s sempre una
rivelazione opportunamente occultata per
il profano, ma che diventa pagina di un
libro aperto per chi spiritualmente pronto
a recepire quel messaggio.
Guardando San Miniato al Monte in tutta
la sua interezza, sia dallesterno che
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d a l l i n t e r n o, p o s s i a m o
affer mare che questa
Basilica veramente un
tripudio di simboli
geometrici: limportante
riuscire a decifrarli per
recepire il messaggio che si
voluto tramandare.
Prima di cominciare ad
entrare in merito alla
decodificazione di alcune
di quelle geometrie, importante ricordare cosa scrive Ren Gunon a
questo proposito. Lo scrittore e matematico francese afferma che ogni
simbolo pu essere suscettibile di interpretazioni differenti senza per questo
togliere niente al suo intrinseco significato, che al contrario se ne arricchisce;
limportante essere addentro a quel linguaggio.
Fatta questa premessa, proviamo a prendere in esame la prima delle quattro
formelle che abbiamo scelto tra quelle che ricorrono con maggiore assiduit
sulla facciata ed allinterno di San Miniato, e cerchiamo di capirne il
significato.
Cominceremo da quella che rappresenta, in piccolo, uno dei simboli
geometrici pi antichi e pi carichi di
sacralit: il Fiore della Vita.
Questo simbolo, impresso in epoca arcaica
allinterno del Tempio di Osiride ad Abydo
i n E g i t t o, l o r i t rov i a m o a n c h e i n
Mesopotamia, Cina, Giappone, Tibet,
Yucatan, Bulgaria, Turchia, Israele, Grecia,
Irlanda, Islanda, Inghilterra, Spagna, Austria
ed in Italia: un messag gio che ha
accomunato tutte le civilt del mondo.
Il Fiore della Vita dunque lemblema
universale di geometria sacra, che trov la sua
massima diffusione in Europa durante il
Medioevo.
Questa figura composta da due grandi cerchi
concentrici che contengono al loro volta una
molteplicit di altri piccoli cerchi che si
sovrappongono e si intersecano fra loro creando
tanti simbolici fiori.
Il cerchio riporta al significato solare, reso
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evidente dalla presenza del punto centrale, emblema


della Creazione Divina e quindi del Principio da cui
tutto diviene.
Anche luso dei fiori nel simbolismo sacro delle
antiche tradizioni, molto diffuso; ogni fiore, a
seconda del contesto in cui si trova, pu racchiudere
una pluralit di significati, ma se osserviamo con
attenzione ci accorgiamo che tutti riconducono
allidea della coppa, del ricettacolo contenitore
di abbondanza e fertilit. Da un punto di vista etimologico il termine
fiorire trova assonanza con i verbi dischiudersi, germogliare,
fruttificare: qualit ben tangibili nel mito di Flora, la cui straordinaria
potenza vegetativa sapeva produrre quanto di
pi bello vi in Natura.
Ren Gunon mette in relazione lo sbocciare di
un fiore allo sviluppo della manifestazione,
unirradiamento intorno al centro. Questidea
trova stretta corrispondenza con la ruota,
figura geometrica il cui numero di raggi pu
variare a seconda del concetto che si vuole
immortalare.
La ruota riporta allidea del continuo movimento
al quale sono sottoposte tutte le cose manifestate,
pur mantenendo il Centro come punto fisso ed
immutabile.
Nel linguaggio della tradizione ind, si parla di una ruota della vita, con
chiara allusione alla ruota cosmica, i cui raggi
possono diventare i petali di geometrici fiori. Se
prendiamo in considerazione una ruota a sei raggi e
congiungiamo a due a due lestremit di ognuno, si
ottiene un esagramma o Sigillo di Salomone, formato
da due triangoli equilateri
opposti ed intrecciati. In
questo simbolo si riconferma
il concetto dellunione
indissolubile tra il Divino (il
triangolo con la punta in alto) e lUmano (il
triangolo con la punta in basso) ma anche
dellaspetto maschile e femminile
nella loro
opposizione-complementariet: un doppio ternario
equilibrato, principio della Saggezza Divina, ben
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identificato nel fiore a sei petali.


Secondo Origene il numero sei il numero perfetto e riconduce ai sei giorni
della Creazione intesa nella sua
perfezione. Questo stesso concetto
viene ripreso da San Giovanni della
Croce che intravede nella leggerezza
dei petali dun fiore limmagine delle
virt dellanima e lo mette in
relazione all Elisir di vita degli
Alchimisti, simbolo di Amore e di
Armonia universale.
Se adesso andiamo ad osservare il
numero di fiori che quei cerchi intersecandosi tra loro generano, capiamo
bene che siamo di fronte ad una figura geometrica complessa che ha ancora
molto da svelarci. Storici ed archeologi affermano che in essa contenuto
tutto il mistero della Creazione, con le sue leggi e le sue formule matematiche
e che non c niente nellUniverso che
non sia connesso con questo simbolo.
Questasserzione sembra venir
confermata dai libri di anatomia.
Infatti, se ci mettiamo ad esaminare
un embrione pluricellulare nelle sue
prime ore di vita, possiamo notare
che quel primo aggregato di cellule,
chiamato morula, ha una forma
molto affine a quella del fiore della
vita: dallunione di due cellule che
si svilupper tutto il composto
umano.
Anche Leonardo da Vinci si interess a questo
simbolo, da lui considerato la matrice
universale, e ne studi la figura e le sue
propriet matematiche, riproducendolo lui
stesso.
Il significato dei cerchi che incorniciano quel
modello cosmico perfetto, si presta a seri
approfondimenti.
Gunon vede nella cornice un segno importante la cui funzione di
mantenere al loro posto i vari elementi che racchiude, in modo da formare
un tutto ordinato che riconduce alla parola Cosmos, ordine, che si
contrappone al caos, disordine.
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La cornice cos tende a legare e unire i vari elementi fra loro, conferendo
un valore protettivo che impedisce, non soltanto
alle influenze malefiche di entrare, ma anche a
quelle benefiche di disperdersi.
Un tempo si sentiva molto la distinzione tra il
sacro ed il profano e perfino la costruzione
delle case private doveva rispecchiare
limmagine del Cosmo: un piccolo mondo,
ordinato, che si chiudeva e si completava in se
stesso.
Nellantichit le fondazioni, sia che si trattasse
di campi, citt, villaggi, case, erano definite e
stabilizzate tracciando cerchi intorno ad esse; quelle cornici diventavano i
segni protettori che servivano per
raccogliere e mantenere al loro posto i
diversi elementi costitutivi, in modo da
rendere quel luogo impenetrabile e
incorruttibile: ogni cosa era stata messa
esattamente nel posto che le conveniva,
riconfermando lantico assioma ermetico
del Macrocosmo che si riflette nel
Microcosmo.
Nel caso della formella a sei petali, chiara
derivazione del Fiore della vita, possiamo
notare che compare sulla facciata di San Miniato nella parte superiore del
portale di sinistra che un tempo
introduceva alla Basilica, ma la
stessa raffigurazione a pi o meno
petali o in forma pi complessa la
ritroviamo nei punti pi
significativi, come ad esempio
laltare che contiene le spoglie di
San M i n i ato e n ella parte
culminante dellabside sopra alla
croce del Cristo.
La collocazione di questo simbolo
in settori cos importanti da un
punto di vista sacrale, denotano
lidea da parte del Maestro
costruttore, di un messaggio ben
preciso che doveva parlare al
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pellegrino spirituale che si era introdotto allinterno della Basilica.


Verr un sole che sorge per illuminare coloro che sono nel regno dellombra
e della morte, si trova scritto nel Vangelo di Luca: quel Fiore della Vita
impresso cos vicino a dei luoghi che ricordano il martirio e la morte si carica
dunque di un importante significato escatologico che diventa al tempo stesso
punto focale di irradiazione di Luce e di Nuova Vita.

Basilica di San Miniato al Monte


(particolare della facciata anteriore)

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