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solo sullo studio anatomico del corpo umano, ma anche sulle correnti
energetiche che lo intessono, sui loro dinamismi e corrispondenze con i piani
superiori dellUniverso.
Anche in epoca medievale lantica scienza medica venne applicata alla
religione, e furono proprio i monaci a portare avanti
questo tipo di ricerca che si preoccupava non solo
della salute del corpo ma anche di quella dellanima.
Nel tempo, questa tematica non rimase prerogativa
solo dei luoghi di culto monastico, ma vi aderirono
anche grandi scienziati come Galileo, Keplero,
Newton e Leibniz, penetrati da una profonda
religiosit.
Purtroppo con il progressivo raffinarsi della cultura
si arriv alla separazione e poi ad un taglio netto tra
questi due cammini: scienza e religione furono viste
con compiti distinti, perdendo completamente
lantico messaggio sapienziale.
Nei primi anni del Novecento due grandi scienziati riportarono in vita
quellarcaico concetto: Albert Einstein riafferm che "la religione senza la
scienza zoppa, ma la scienza senza la religione cieca" e Max Planck, nella
sua conferenza su Religione e Scienza del maggio 1937 ribad che
religione e scienza non si escludono, come taluni oggi credono o temono,
ma si completano e si condizionano a
vicenda, avvalorando il pensiero anche dei
grandi letterati della storia che mai avevano
ceduto a quella separazione.
I due scienziati avevano ben capito che per
poter interpretare la vera Scienza, bisognava
prima di tutto risalire a chi laveva ideata e
quindi a Dio, il Creatore dellUniverso.
Un tempo il Sacerdote, depositario di quella
sapienza, oltre che medico era anche
architetto e gli architetti erano Iniziati ai
Misteri, quegli stessi Misteri che - per mezzo
di precisi simboli - rappresentavano nelle
loro opere.
Secondo Vitruvio il vero architetto doveva possedere una vasta cultura da
abbracciare tutte le discipline ed in particolare la geometria, la matematica,
lanatomia, la medicina, lottica, lacustica, lastronomia, lastrologia ed infine
la filosofia e la teologia. Il progettista doveva conoscere tutte le forme e le
proporzioni geometriche su cui lavorare; doveva tener conto dei luoghi che
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d a l l i n t e r n o, p o s s i a m o
affer mare che questa
Basilica veramente un
tripudio di simboli
geometrici: limportante
riuscire a decifrarli per
recepire il messaggio che si
voluto tramandare.
Prima di cominciare ad
entrare in merito alla
decodificazione di alcune
di quelle geometrie, importante ricordare cosa scrive Ren Gunon a
questo proposito. Lo scrittore e matematico francese afferma che ogni
simbolo pu essere suscettibile di interpretazioni differenti senza per questo
togliere niente al suo intrinseco significato, che al contrario se ne arricchisce;
limportante essere addentro a quel linguaggio.
Fatta questa premessa, proviamo a prendere in esame la prima delle quattro
formelle che abbiamo scelto tra quelle che ricorrono con maggiore assiduit
sulla facciata ed allinterno di San Miniato, e cerchiamo di capirne il
significato.
Cominceremo da quella che rappresenta, in piccolo, uno dei simboli
geometrici pi antichi e pi carichi di
sacralit: il Fiore della Vita.
Questo simbolo, impresso in epoca arcaica
allinterno del Tempio di Osiride ad Abydo
i n E g i t t o, l o r i t rov i a m o a n c h e i n
Mesopotamia, Cina, Giappone, Tibet,
Yucatan, Bulgaria, Turchia, Israele, Grecia,
Irlanda, Islanda, Inghilterra, Spagna, Austria
ed in Italia: un messag gio che ha
accomunato tutte le civilt del mondo.
Il Fiore della Vita dunque lemblema
universale di geometria sacra, che trov la sua
massima diffusione in Europa durante il
Medioevo.
Questa figura composta da due grandi cerchi
concentrici che contengono al loro volta una
molteplicit di altri piccoli cerchi che si
sovrappongono e si intersecano fra loro creando
tanti simbolici fiori.
Il cerchio riporta al significato solare, reso
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La cornice cos tende a legare e unire i vari elementi fra loro, conferendo
un valore protettivo che impedisce, non soltanto
alle influenze malefiche di entrare, ma anche a
quelle benefiche di disperdersi.
Un tempo si sentiva molto la distinzione tra il
sacro ed il profano e perfino la costruzione
delle case private doveva rispecchiare
limmagine del Cosmo: un piccolo mondo,
ordinato, che si chiudeva e si completava in se
stesso.
Nellantichit le fondazioni, sia che si trattasse
di campi, citt, villaggi, case, erano definite e
stabilizzate tracciando cerchi intorno ad esse; quelle cornici diventavano i
segni protettori che servivano per
raccogliere e mantenere al loro posto i
diversi elementi costitutivi, in modo da
rendere quel luogo impenetrabile e
incorruttibile: ogni cosa era stata messa
esattamente nel posto che le conveniva,
riconfermando lantico assioma ermetico
del Macrocosmo che si riflette nel
Microcosmo.
Nel caso della formella a sei petali, chiara
derivazione del Fiore della vita, possiamo
notare che compare sulla facciata di San Miniato nella parte superiore del
portale di sinistra che un tempo
introduceva alla Basilica, ma la
stessa raffigurazione a pi o meno
petali o in forma pi complessa la
ritroviamo nei punti pi
significativi, come ad esempio
laltare che contiene le spoglie di
San M i n i ato e n ella parte
culminante dellabside sopra alla
croce del Cristo.
La collocazione di questo simbolo
in settori cos importanti da un
punto di vista sacrale, denotano
lidea da parte del Maestro
costruttore, di un messaggio ben
preciso che doveva parlare al
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