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Capitolo 1

La ricerca dellimmortalit
da parte di Alessandro

ella primavera del 334 a.C. Alessandro di Macedonia


conduceva un ingente esercito greco attraverso lEllesponto, uno stretto braccio di mare che separa lEuropa
dallAsia (ora noto come Stretto dei Dardanelli), e avviava la prima
invasione armata dellAsia dallEuropa di cui si sia a conoscenza.
Le sue forze militari, composte da circa quindicimila soldati scelti di fanteria e cavalleria, rappresentavano unalleanza di citt-stato
greche formata in risposta alle ripetute invasioni della Grecia da
parte dei Persiani dellAsia: prima nel 490 a.C. (quando linvasione
fu respinta a Maratona) e poi nel 480-479 a.C., quando i Persiani
umiliarono i Greci occupando e saccheggiando Atene.
Da allora le due parti si erano combattute per tutta lAsia
Minore, in cui gli insediamenti greci (il pi celebrato di tutti
nelle leggende stato quello di Troia) proliferavano, contendendosi le redditizie rotte marine nel Mediterraneo orientale. Mentre i Persiani erano organizzati in un potente impero governato
da una successione di Re dei Re, i Greci erano frammentati
in citt-stato in lite tra loro. Le invasioni persiane, devastanti e
umilianti, unite ai continui scontri sulla terraferma e sul mare,
diedero finalmente limpulso alla costituzione di una lega sotto
la direzione della Macedonia, mentre il compito di guidare il
contrattacco fu affidato ad Alessandro.
Il re macedone scelse di entrare in Asia passando dallEllesponto (A sulla cartina, figura 1), lo stesso stretto che i Persiani
avevano attraversato in occasione delle loro invasioni verso occidente. In passato lo stretto era dominato sul lato asiatico dalla citt fortificata di Troia, lepicentro della guerra che, secondo

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Figura 1

lIliade di Omero, vi aveva infuriato molti secoli prima. Portando


con s una copia del poema epico datagli dal suo precettore Aristotele, Alessandro volle assolutamente fermarsi presso le rovine
di Troia per offrire sacrifici alla dea Atena e rendere omaggio alla
tomba di Achille, di cui ammirava il coraggio e leroismo.
La traversata di quellesercito formato da migliaia di soldati
non fu tranquilla. I Persiani, invece di respingere gli invasori
sul litorale, videro unopportunit di annientare le forze greche attirandole nellentroterra. Un esercito persiano, condotto da uno dei migliori generali, aspettava Alessandro e la sua
armata lungo un fiume, formando una linea di battaglia un
po allinterno, ma nonostante i Persiani fossero avvantaggiati

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Figura 2

per posizione e numero, i Greci riuscirono ad aprirsi un varco.


Costretti a ritirarsi, i Persiani radunarono un altro esercito e
programmarono perfino una controinvasione della Grecia, ma
nello stesso tempo la loro ritirata permise agli avversari di avanzare liberamente in Asia Minore, lungo quello che noto come
il confine turco-siriano (B sulla cartina).
Nellautunno del 333 a.C. il Re dei Re (Sha-in-Sha) persiano in persona, Dario III, guid una carica di cavalleria contro le truppe di Alessandro che stavano avanzando. La battaglia, nota come battaglia di Isso (e ampiamente rappresentata
dagli artisti greci, figura 2), si concluse con la cattura della tenda reale ma non dellimperatore stesso. Dario, battuto ma non
sconfitto, ritir a Babilonia (C sulla cartina) il quartier generale di un impero che si estendeva dallAsia Minore (dove aveva
avuto luogo linvasione da parte di Alessandro) fino allIndia.

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Incomprensibilmente, Alessandro si lasci sfuggire loccasione di annientare il nemico persiano una volta per tutte. Invece dinseguire i superstiti persiani e il loro re umiliato, permise a Dario di ripiegare verso oriente a Babilonia e di spronare
limpero a continuare la guerra. Rinunciando allopportunit
di una vittoria decisiva, Alessandro diresse invece il suo corso
verso sud La sconfitta dei Persiani per vendicare i loro attacchi precedenti alla Grecia, che era stata il motivo per cui le
citt-stato greche si erano alleate sotto la guida di Alessandro,
fu rimandata a un momento successivo. I generali greci scoprirono con stupore come la meta a cui Alessandro tendeva con
urgenza fosse lEgitto e non la Persia.
In seguito si scopr che Alessandro aveva in mente il proprio
destino pi di quello della Grecia, poich era spinto da ostinate
voci che circolavano alla corte macedone e secondo le quali il
suo vero padre non era il re Filippo, ma un misterioso egiziano.
Come riferito in diversi resoconti, una volta la corte del re Filippo aveva ricevuto la visita di un faraone egizio che i Greci chiamavano Nectaneb. Costui era un maestro di magia, un divinatore, che sedusse di nascosto Olimpiade, la sposa di Filippo. Cos,
nonostante alla sua nascita si presumesse che Alessandro fosse
figlio del re Filippo, il vero padre era un visitatore egiziano.
Quelle dicerie persistenti che inasprivano i rapporti fra il re e
la regina acquistarono credibilit quando Filippo, secondo alcuni
per spianarsi la via alle nozze con la giovane figlia di un nobile
macedone, accus pubblicamente Olimpiade di adulterio, una
mossa che mise in dubbio la posizione di principe ereditario di
Alessandro. Fu forse allora, ma di certo non dopo che la nuova moglie del re rimase incinta, che la storia assunse una piega
diversa: il misterioso visitatore a cui si attribuiva la paternit di
Alessandro non era un semplice egiziano, ma un dio sotto mentite spoglie, il dio egizio Amon (scritto anche Ammon, Amun,
Amen). In base a questa versione Alessandro era ben pi che un
principe reale (il figlio della regina): era un semidio.

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Il problema della successione in Macedonia si pose quando


il re Filippo fu assassinato durante i festeggiamenti per la nascita
del figlio avuto dalla nuova sposa e Alessandro, ventenne, sal al
trono. Ma il giovane re continu a occuparsi della questione di
chi fosse il suo vero padre, poich se quanto si diceva fosse stato
vero, lui aveva diritto a ereditare qualcosa di pi importante di
un trono reale: aveva diritto allimmortalit degli di!
Con lascesa al trono di Macedonia, Alessandro prese il posto
di Filippo al comando dellalleanza delle citt-stato greche nel
loro progetto dinvasione, ma prima dintraprendere la marcia
verso lAsia si diresse a Delfi, un luogo sacro lontano situato nel
sud della Grecia. Delfi era sede del pi famoso oracolo dellantica
Grecia, e gli eroi vi si recavano per chiedere consulto sul loro futuro. L, nel tempio dedicato al dio Apollo, una sacerdotessa leggendaria, la Sibilla, sarebbe entrata in trance e parlando a nome
del dio avrebbe risposto alla domanda del visitatore.
Era un semidio? Avrebbe conquistato limmortalit? Alessandro voleva saperlo. La risposta della Sibilla fu come al solito
laconica: un enigma da interpretare. Tuttavia, lunica cosa chiara era lindicazione che Alessandro avrebbe trovato la risposta
in Egitto, il paese che ospitava loracolo pi famoso: loasi di
Siwa (D sulla cartina).

sss
Il suggerimento non era strano come potrebbe sembrare: i
due centri oracolari erano legati dalla leggenda e dalla storia. Di
quello di Delfi, nome che in greco significa utero, si diceva fosse
stato scelto da Zeus, capo del pantheon greco, dopo che l si
erano incontrati due uccelli da lui inviati da due luoghi opposti
della Terra. Dichiarando il luogo ombelico del mondo, Zeus vi
colloc una pietra ovale chiamata omphalus, il termine greco
per ombelico. Si trattava di una pietra sussurrante, usata dagli

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Figura 3

dei per comunicare e che, secondo antiche tradizioni, era loggetto pi sacro allinterno del tempio di Apollo. La Sibilla vi sedeva
sopra mente pronunciava i suoi responsi oracolari. (Quella pietra
ombelicale originaria fu sostituita in epoca romana da una copia,
figura 3a, che i visitatori di Delfi possono vedere ancora oggi).
Anche il sito delloracolo di Siwa, unoasi nel deserto occidentale situata circa trecento miglia a ovest del delta del Nilo, fu scelto
dopo il volo di due uccelli neri (di cui si credeva fossero sacerdotesse del dio Amon sotto mentite spoglie). Il tempio principale
era dedicato al dio egizio Amon, che per i Greci era lequivalente
egiziano di Zeus. Anche l cera una pietra sussurrante, un omphalus egiziano (figura 3b), che assunse un posto sacro nella storia mitologica greca poich il dio Dioniso, perdutosi nel deserto
occidentale, si era salvato venendo guidato miracolosamente fino
alloasi. Dioniso era fratellastro di Apollo ed era solito sostituirlo
a Delfi durante le sue assenze. Inoltre, specialmente dal punto di
vista di Alessandro, Dioniso aveva raggiunto lo status divino pur
essendo in realt un semidio, il figlio di Zeus che, dopo aver assun-

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to sembianze umane, aveva sedotto una principessa di nome Selene. Sostanzialmente si trattava di un avvenimento passato analogo
a quello di Alessandro: un dio sotto mentite spoglie che generava
un figlio con una donna umana. E se Dioniso aveva potuto essere divinizzato diventando cos un immortale, perch non avrebbe
potuto esserlo anche Alessandro?
Si sapeva che due famosi generali, Cimone di Atene e Lisandro
di Sparta, rientravano fra coloro che avevano consultato in precedenza loracolo di Siwa; ma ancora pi significativo per Alessandro
era il semidio Perseo, un altro figlio illegittimo di Zeus che era
riuscito a uccidere la mostruosa Medusa senza essere pietrificato.
Si diceva che anche il leggendario eroe Ercole, celebre per le sue
impegnative dodici fatiche, avesse consultato loracolo di Siwa. La
cosa non stupisce: pure lui era un semidio, figlio di Zeus che aveva
ingravidato la saggia e bella Alcmena dopo aver assunto le sembianze di suo marito, re di unisola. I precedenti erano in evidente
sintonia con la ricerca di Alessandro.
Fu cos che, invece dinseguire il re persiano e il suo esercito
gettato nel caos, Alessandro si diresse a sud. Dopo aver lasciato
alcune truppe di guarnigione al territorio conquistato, marci
lungo le zone costiere del Mediterraneo. A eccezione della roccaforte fenicia di Tiro, la cui flotta aveva preso parte alla guerra
come alleata dei Persiani, allavanzata dei Greci non fu quasi
opposta resistenza: Alessandro fu accolto nel complesso come
un liberatore dallodiato dominio persiano.
In Egitto la guarnigione persiana si arrese senza combattere,
e laccoglienza riservata ad Alessandro dagli Egiziani fu superiore a quella tributata a un liberatore. A Menfi, la capitale, i
sacerdoti egizi erano pronti ad accettare la presunta discendenza di Alessandro dal dio egizio Amon, e proposero che il re macedone si recasse a Tebe (oggi Karnak e Luxor) nellAlto Egitto,
sede dellimmenso tempio del dio, per rendergli omaggio ed
essere incoronato faraone. Ma Alessandro insistette per seguire le istruzioni delloracolo di Delfi e intraprese la pericolosa

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traversata di tre settimane del deserto, diretto a Siwa. Doveva


ascoltare il verdetto sulla sua immortalit.
Nessuno sa veramente che cosa sia emerso a Siwa durante il
consulto strettamente privato con loracolo. Secondo una versione, al termine della seduta Alessandro disse ai suoi compagni che
aveva ricevuto la risposta che il suo cuore desiderava e che aveva
appreso cose segrete che non avrebbe potuto conoscere altrimenti. Unaltra versione riferiva che la sua origine divina, quantunque
non limmortalit fisica, era stata confermata e questo aveva fatto s che da quel momento Alessandro pagasse le sue truppe con
monete dargento sulle quali era riprodotta la sua effige dotata di
corna (figura 4a), a somiglianza del dio cornuto Amon (figura 4b).
Una terza versione, supportata dalle azioni compiute in seguito da
Alessandro, sostiene che gli furono date istruzioni di trovare una
certa montagna con passaggi sotterranei nella penisola del Sinai
in cui avere incontri angelici, e poi proseguire per Babilonia, dove
avrebbe dovuto recarsi al tempio del dio babilonese Marduk.

Figura 4

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Lultima istruzione derivava probabilmente da una delle


cose segrete che Alessandro aveva appreso a Siwa: che Amon
era un epiteto che significava linvisibile e in Egitto era stato
attribuito al grande dio Ra fin dal 2160 a.C. circa, quando lasci lEgitto per cercare di ottenere il dominio su tutta la Terra.
Il suo nome completo era Ra-Amon o Amon-Ra, linvisibile
Ra. Nei miei libri precedenti ho dimostrato che Ra-Amon
stabil il suo nuovo quartier generale a Babilonia, in Mesopotamia, dove era noto come Marduk, figlio dellantico dio chiamato Ptah dagli Egizi ed Enki dai Mesopotami. Il probabile
segreto rivelato ad Alessandro era che il suo vero padre, il dio
invisibile (= Amon) in Egitto, era il dio Marduk a Babilonia,
dato che qualche settimana dopo aver appreso tutto questo si
mise in viaggio per quella lontana citt.
Allinizio dellestate del 331 a.C. Alessandro radun un vasto
esercito e marci verso il fiume Eufrate, sulle cui rive, nel suo corso
meridionale, sorgeva Babilonia. Anche i Persiani, ancora guidati
da Dario, assemblarono unarmata composta da cavalleria e carri e
aspettarono larrivo di Alessandro, immaginando che avrebbe seguito il tradizionale percorso verso sud lungo lEufrate.
Con una grande manovra di aggiramento, Alessandro pieg invece verso est, in direzione del Tigri, eludendo i Persiani e raggiungendo la Mesopotamia, di cui lAssiria aveva storicamente fatto
parte. Dopo aver saputo della strategia di Alessandro, Dario spinse
in tutta fretta le truppe a nordest. I due eserciti si scontrarono sulla
riva orientale del Tigri, in una localit chiamata Guacamole (E
sulla cartina), nei pressi delle rovine dellantica capitale assira Ninive (che oggi si trova nella parte curda dellIraq settentrionale).
La vittoria consent ad Alessandro di riattraversare il fiume Tigri; senza bisogno di guadare lampio Eufrate, cera una
pianura che portava a Babilonia. Dopo aver respinto una terza
offerta di pace da parte di Dario, Alessandro riprese la marcia
verso Babilonia. Raggiunse la citt nellautunno del 331 a.C. e
vi entr a cavallo passando per la monumentale porta di Ishtar

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(ricostruzione, figura 5: dopo essere stata riportata alla luce e


riassemblata, ora esposta al Pergamon Museum di Berlino).
I nobili e i sacerdoti babilonesi diedero il benvenuto ad
Alessandro, felici di essere liberati dal dominio dei Persiani, che
avevano profanato e distrutto il grande tempio di Marduk. Il
tempio era una grande ziggurat (piramide a gradoni) al centro
del recinto sacro di Babilonia che si ergeva in sette piani definiti
con precisione astronomica (una ricostruzione, figura 6). Saggiamente, Alessandro fece sapere in anticipo che lo scopo della
sua venuta era rendere omaggio al dio nazionale di Babilonia,
Marduk, e restaurarne il tempio che era stato profanato. Era
tradizione per i nuovi re babilonesi cercare la legittimazione
ottenendo la benedizione della divinit stringendone le mani

Figura 5

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tese. Ma questo fu impossibile per Alessandro, poich trov


il dio defunto in posizione supina in una bara doro, il corpo
immerso in oli speciali che ne garantivano la conservazione.
Pur essendo di sicuro consapevole che Marduk era morto, Alessandro deve essere rimasto scioccato da quella visione: l giaceva morto non un mortale, e non semplicemente il suo presunto padre, ma
un dio, uno dei venerati immortali. Ma allora lui, Alessandro, che
al massimo poteva essere un semidio, che probabilit aveva di evitare
la morte? Come spinto dalla determinazione a sfidare le circostanze,
Alessandro arruol migliaia di operai per il restauro dellEsagil, destinando a quel compito le scarse risorse, e laver abbandonato la sua
opera di conquista dimostr chiaramente che aveva deciso di fare di
Babilonia la capitale del suo nuovo impero.

Figura 6

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Nel 323 a.C. Alessandro, che a quel punto era a capo


dellimpero persiano dallEgitto allIndia, ritorn a Babilonia,
ma gli aruspici babilonesi lo avvisarono di non entrare di nuovo nella citt, perch se lavesse fatto sarebbe morto. I cattivi
presagi verificatisi poco dopo il primo soggiorno di Alessandro
a Babilonia continuarono, nonostante quella volta il re macedone avesse evitato di entrare in citt. Di l a poco si ammal
e fu colto da febbre alta. Chiese ai suoi ufficiali di vegliare in
sua vece allinterno dellEsagil. Entro la mattina di quello che
in base alla nostra datazione attuale era il 10 giugno del 323
a.C. Alessandro era morto, conseguendo limmortalit non sul
piano fisico, ma perch sarebbe stato ricordato in eterno.

sss
La storia della nascita, della vita e della morte di Alessandro il
Grande stata argomento di libri, studi, film, corsi universitari e
altro ancora per intere generazioni. Gli studiosi moderni non dubitano dellesistenza di questo personaggio e hanno scritto uninfinit di saggi su di lui e sulla sua epoca, verificando ogni singolo
dettaglio. Sanno che il grande filosofo Aristotele fu maestro e mentore di Alessandro, hanno stabilito la rotta seguita dal re macedone, analizzato la strategia di ogni battaglia e tramandato i nomi
dei suoi generali. Ma sorprendente che degli stimati studiosi si
dedichino a questo senza un briciolo di pudore, perch mentre
descrivono ogni aspetto della vita di corte macedone e ogni risvolto degli intrighi di palazzo, liquidano con una risata la parte che
ha dato avvio a tutto questo: la convinzione che regnava in quella
corte, nutrita da Alessandro stesso e da altri Greci istruiti, secondo
la quale un dio poteva generare un figlio con una mortale!
Questo disprezzo per il mito si estende al tema pi vasto
dellarte greca. Volumi sotto il cui peso si deformano gli scaffali
di biblioteche pubbliche e private si occupano di ogni minimo

Capitolo 1 - La ricerca dellimmortalit da parte di Alessandro 21

dettaglio dellarte greca nei suoi vari stili, retroterra culturali, origini geografiche; i musei riempiono gallerie con sculture di marmo, bronzi, vasi dipinti o altri manufatti. E che cosa raffigurano
tutte queste opere? Invariabilmente divinit antropomorfe, semidei eroici ed episodi tratti dai cosiddetti racconti mitici (come
questo dipinto che ritrae il dio Apollo che accoglie suo padre, il
dio Zeus, accompagnato da altri di e dee, figura 7).
Per motivi che sfuggono alla comprensione, negli ambienti
accademici vige la regola di classificare nel seguente modo i documenti delle antiche civilt: se il racconto o il testo tratta di re,
viene considerato parte degli Annali Reali; se tratta di personaggi
eroici, classificato come epica. Ma se largomento riguarda le
divinit, viene catalogato come mito: chi, infatti, facendo corretto uso della propria mente scientifica, crederebbe come gli
antichi Greci (o Egizi o Babilonesi) che gli di siano esseri reali,
onnipotenti, che vagano per il cielo, impegnati in battaglie e a
progettare tormenti e tribolazioni per gli eroi, se non addirittura
a generare quegli stessi eroi accoppiandosi con donne mortali?

Figura 7

22 Quando i Giganti abitavano la Terra

Figura 8

C quindi una certa ironia nel fatto che la saga di Alessandro


il Grande sia considerata un fatto storico anche se la sua nascita,
le sue consultazioni degli oracoli, i suoi itinerari e la sua fine a Babilonia non avrebbero potuto aver luogo senza includere divinit
mitiche quali Amon, Ra, Apollo, Zeus e Marduk, o semidei
come Dioniso, Perseo, Ercole e forse lo stesso Alessandro.
Ora sappiamo che le tradizioni di tutti i popoli antichi erano
piene di racconti e dipinti di divinit che, pur avendo un aspetto
simile al nostro, erano diverse e sembravano addirittura immortali. I racconti erano sostanzialmente gli stessi in ogni parte del
globo terrestre, e nonostante gli esseri venerati venissero chiamati
in modo diverso a seconda del paese, i loro nomi avevano nel complesso il medesimo significato in tutte le lingue: ciascuno di essi era
un epiteto che indicava un aspetto particolare di quella divinit.

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Ecco allora che i Romani chiamavano Giove e Nettuno quelli


che erano gli di greci Zeus e Poseidone. Indra, il dio induista delle
tempeste, ottenne la supremazia lottando contro i rivali con fulmini esplosivi, proprio come aveva fatto Zeus (figura 8), e il suo nome
sillabato, In-da-ra, stato trovato negli elenchi delle divinit degli
Ittiti in Asia Minore: era un altro nome con cui veniva chiamata la
divinit principale di quel popolo, Teshub, il dio dei tuoni e dei
fulmini (figura 9a). Troviamo poi Adad (il Tonante) presso gli
Assiri e i Babilonesi, Hadad presso i Cananiti, e perfino nelle Americhe, dove come dio Viracocha stato raffigurato sulla Porta del
Sole a Tiahuanaco, Bolivia (figura 9b). E lelenco potrebbe continuare. Com stato possibile? Perch succedeva questo?

a
Figura 9

24 Quando i Giganti abitavano la Terra

Mentre procedevano attraverso lAsia Minore, i Greci oltrepassarono imponenti monumenti ittiti, nella Mesopotamia settentrionale simbatterono nelle rovine delle grandi citt assire,
devastate ma non ancora sepolte dalle sabbie del tempo. Non
solo i nomi delle divinit, ma anche liconografia, i simboli,
erano gli stessi dappertutto, dominati dallimmagine del disco
alato (figura 10) che i Greci trovarono in Egitto e in qualsiasi
altro luogo, perfino sui monumenti dei re persiani come simbolo supremo di quei monarchi. Che cosa rappresentava? Che
significato aveva tutto ci?

Figura 10

Capitolo 1 - La ricerca dellimmortalit da parte di Alessandro 25

Poco dopo la morte di Alessandro le terre conquistate furono


spartite fra due suoi generali, dato che i suoi eredi legittimi il
figlioletto di quattro anni e il suo tutore, il fratello di Alessandro
erano stati assassinati. Tolomeo e i suoi successori, stabilitisi
in Egitto, simpadronirono dei domini africani, mentre Seleuco e i suoi successori, di stanza in Siria, governavano lAnatolia,
la Mesopotamia e le distanti terre dellAsia. Entrambi i nuovi
sovrani simpegnarono ad apprendere tutta la storia degli di e
dei paesi che erano passati sotto il loro controllo. I Tolomei, che
fondarono anche la famosa biblioteca di Alessandria, scelsero un
sacerdote egizio, noto come Manetho, a cui affidare la scrittura
in greco della storia dinastica e della preistoria divina dellEgitto.
I Seleucidi tennero al proprio servizio Beroso, un sacerdote
babilonese che parlava greco e che incaricarono di redigere la
storia e la preistoria dellumanit e dei suoi di in base alle conoscenze mesopotamiche. In entrambi i casi i motivi erano dettati
da qualcosa in pi della semplice curiosit: come dimostrarono
gli eventi successivi, i nuovi sovrani ambivano a essere accettati
dando a intendere che i loro regni fossero una continuazione
legittima delle monarchie dinastiche che risalivano agli di.
Quello che abbiamo appreso dagli scritti di questi due eruditi ci trasporta negli antichissimi tempi ed eventi degli affascinanti versetti del capitolo 6 della Genesi, oltre la questione della
possibile veridicit dei miti, una memoria collettiva di avvenimenti passati, e ci catapulta verso la scoperta del fatto che si
tratta di versioni di documenti reali, alcuni dei quali sembrano
risalire ai giorni che precedettero il diluvio.

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