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La ricerca dellimmortalit
da parte di Alessandro
Figura 1
Figura 2
Incomprensibilmente, Alessandro si lasci sfuggire loccasione di annientare il nemico persiano una volta per tutte. Invece dinseguire i superstiti persiani e il loro re umiliato, permise a Dario di ripiegare verso oriente a Babilonia e di spronare
limpero a continuare la guerra. Rinunciando allopportunit
di una vittoria decisiva, Alessandro diresse invece il suo corso
verso sud La sconfitta dei Persiani per vendicare i loro attacchi precedenti alla Grecia, che era stata il motivo per cui le
citt-stato greche si erano alleate sotto la guida di Alessandro,
fu rimandata a un momento successivo. I generali greci scoprirono con stupore come la meta a cui Alessandro tendeva con
urgenza fosse lEgitto e non la Persia.
In seguito si scopr che Alessandro aveva in mente il proprio
destino pi di quello della Grecia, poich era spinto da ostinate
voci che circolavano alla corte macedone e secondo le quali il
suo vero padre non era il re Filippo, ma un misterioso egiziano.
Come riferito in diversi resoconti, una volta la corte del re Filippo aveva ricevuto la visita di un faraone egizio che i Greci chiamavano Nectaneb. Costui era un maestro di magia, un divinatore, che sedusse di nascosto Olimpiade, la sposa di Filippo. Cos,
nonostante alla sua nascita si presumesse che Alessandro fosse
figlio del re Filippo, il vero padre era un visitatore egiziano.
Quelle dicerie persistenti che inasprivano i rapporti fra il re e
la regina acquistarono credibilit quando Filippo, secondo alcuni
per spianarsi la via alle nozze con la giovane figlia di un nobile
macedone, accus pubblicamente Olimpiade di adulterio, una
mossa che mise in dubbio la posizione di principe ereditario di
Alessandro. Fu forse allora, ma di certo non dopo che la nuova moglie del re rimase incinta, che la storia assunse una piega
diversa: il misterioso visitatore a cui si attribuiva la paternit di
Alessandro non era un semplice egiziano, ma un dio sotto mentite spoglie, il dio egizio Amon (scritto anche Ammon, Amun,
Amen). In base a questa versione Alessandro era ben pi che un
principe reale (il figlio della regina): era un semidio.
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Il suggerimento non era strano come potrebbe sembrare: i
due centri oracolari erano legati dalla leggenda e dalla storia. Di
quello di Delfi, nome che in greco significa utero, si diceva fosse
stato scelto da Zeus, capo del pantheon greco, dopo che l si
erano incontrati due uccelli da lui inviati da due luoghi opposti
della Terra. Dichiarando il luogo ombelico del mondo, Zeus vi
colloc una pietra ovale chiamata omphalus, il termine greco
per ombelico. Si trattava di una pietra sussurrante, usata dagli
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dei per comunicare e che, secondo antiche tradizioni, era loggetto pi sacro allinterno del tempio di Apollo. La Sibilla vi sedeva
sopra mente pronunciava i suoi responsi oracolari. (Quella pietra
ombelicale originaria fu sostituita in epoca romana da una copia,
figura 3a, che i visitatori di Delfi possono vedere ancora oggi).
Anche il sito delloracolo di Siwa, unoasi nel deserto occidentale situata circa trecento miglia a ovest del delta del Nilo, fu scelto
dopo il volo di due uccelli neri (di cui si credeva fossero sacerdotesse del dio Amon sotto mentite spoglie). Il tempio principale
era dedicato al dio egizio Amon, che per i Greci era lequivalente
egiziano di Zeus. Anche l cera una pietra sussurrante, un omphalus egiziano (figura 3b), che assunse un posto sacro nella storia mitologica greca poich il dio Dioniso, perdutosi nel deserto
occidentale, si era salvato venendo guidato miracolosamente fino
alloasi. Dioniso era fratellastro di Apollo ed era solito sostituirlo
a Delfi durante le sue assenze. Inoltre, specialmente dal punto di
vista di Alessandro, Dioniso aveva raggiunto lo status divino pur
essendo in realt un semidio, il figlio di Zeus che, dopo aver assun-
to sembianze umane, aveva sedotto una principessa di nome Selene. Sostanzialmente si trattava di un avvenimento passato analogo
a quello di Alessandro: un dio sotto mentite spoglie che generava
un figlio con una donna umana. E se Dioniso aveva potuto essere divinizzato diventando cos un immortale, perch non avrebbe
potuto esserlo anche Alessandro?
Si sapeva che due famosi generali, Cimone di Atene e Lisandro
di Sparta, rientravano fra coloro che avevano consultato in precedenza loracolo di Siwa; ma ancora pi significativo per Alessandro
era il semidio Perseo, un altro figlio illegittimo di Zeus che era
riuscito a uccidere la mostruosa Medusa senza essere pietrificato.
Si diceva che anche il leggendario eroe Ercole, celebre per le sue
impegnative dodici fatiche, avesse consultato loracolo di Siwa. La
cosa non stupisce: pure lui era un semidio, figlio di Zeus che aveva
ingravidato la saggia e bella Alcmena dopo aver assunto le sembianze di suo marito, re di unisola. I precedenti erano in evidente
sintonia con la ricerca di Alessandro.
Fu cos che, invece dinseguire il re persiano e il suo esercito
gettato nel caos, Alessandro si diresse a sud. Dopo aver lasciato
alcune truppe di guarnigione al territorio conquistato, marci
lungo le zone costiere del Mediterraneo. A eccezione della roccaforte fenicia di Tiro, la cui flotta aveva preso parte alla guerra
come alleata dei Persiani, allavanzata dei Greci non fu quasi
opposta resistenza: Alessandro fu accolto nel complesso come
un liberatore dallodiato dominio persiano.
In Egitto la guarnigione persiana si arrese senza combattere,
e laccoglienza riservata ad Alessandro dagli Egiziani fu superiore a quella tributata a un liberatore. A Menfi, la capitale, i
sacerdoti egizi erano pronti ad accettare la presunta discendenza di Alessandro dal dio egizio Amon, e proposero che il re macedone si recasse a Tebe (oggi Karnak e Luxor) nellAlto Egitto,
sede dellimmenso tempio del dio, per rendergli omaggio ed
essere incoronato faraone. Ma Alessandro insistette per seguire le istruzioni delloracolo di Delfi e intraprese la pericolosa
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Figura 5
Figura 6
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La storia della nascita, della vita e della morte di Alessandro il
Grande stata argomento di libri, studi, film, corsi universitari e
altro ancora per intere generazioni. Gli studiosi moderni non dubitano dellesistenza di questo personaggio e hanno scritto uninfinit di saggi su di lui e sulla sua epoca, verificando ogni singolo
dettaglio. Sanno che il grande filosofo Aristotele fu maestro e mentore di Alessandro, hanno stabilito la rotta seguita dal re macedone, analizzato la strategia di ogni battaglia e tramandato i nomi
dei suoi generali. Ma sorprendente che degli stimati studiosi si
dedichino a questo senza un briciolo di pudore, perch mentre
descrivono ogni aspetto della vita di corte macedone e ogni risvolto degli intrighi di palazzo, liquidano con una risata la parte che
ha dato avvio a tutto questo: la convinzione che regnava in quella
corte, nutrita da Alessandro stesso e da altri Greci istruiti, secondo
la quale un dio poteva generare un figlio con una mortale!
Questo disprezzo per il mito si estende al tema pi vasto
dellarte greca. Volumi sotto il cui peso si deformano gli scaffali
di biblioteche pubbliche e private si occupano di ogni minimo
dettaglio dellarte greca nei suoi vari stili, retroterra culturali, origini geografiche; i musei riempiono gallerie con sculture di marmo, bronzi, vasi dipinti o altri manufatti. E che cosa raffigurano
tutte queste opere? Invariabilmente divinit antropomorfe, semidei eroici ed episodi tratti dai cosiddetti racconti mitici (come
questo dipinto che ritrae il dio Apollo che accoglie suo padre, il
dio Zeus, accompagnato da altri di e dee, figura 7).
Per motivi che sfuggono alla comprensione, negli ambienti
accademici vige la regola di classificare nel seguente modo i documenti delle antiche civilt: se il racconto o il testo tratta di re,
viene considerato parte degli Annali Reali; se tratta di personaggi
eroici, classificato come epica. Ma se largomento riguarda le
divinit, viene catalogato come mito: chi, infatti, facendo corretto uso della propria mente scientifica, crederebbe come gli
antichi Greci (o Egizi o Babilonesi) che gli di siano esseri reali,
onnipotenti, che vagano per il cielo, impegnati in battaglie e a
progettare tormenti e tribolazioni per gli eroi, se non addirittura
a generare quegli stessi eroi accoppiandosi con donne mortali?
Figura 7
Figura 8
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Figura 9
Mentre procedevano attraverso lAsia Minore, i Greci oltrepassarono imponenti monumenti ittiti, nella Mesopotamia settentrionale simbatterono nelle rovine delle grandi citt assire,
devastate ma non ancora sepolte dalle sabbie del tempo. Non
solo i nomi delle divinit, ma anche liconografia, i simboli,
erano gli stessi dappertutto, dominati dallimmagine del disco
alato (figura 10) che i Greci trovarono in Egitto e in qualsiasi
altro luogo, perfino sui monumenti dei re persiani come simbolo supremo di quei monarchi. Che cosa rappresentava? Che
significato aveva tutto ci?
Figura 10