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Sul fronte dellultima battaglia per liberare Sirte dallIsis

Scatta lattacco delle forze lealiste ai quartieri ancora sotto controllo degli jihadisti. lmeno
27 soldati di Tripoli uccisi. Washington intensifica la copertura aerea
Fate fuoco. Lurlo del comandante viene seguito da una tempesta di proiettili: fucili,
mitragliatori, colpi di artiglieria, tutti in direzione Nord, verso il Quartiere 3. da l che
avanza a tutta velocit una vettura blindata alla buona: unautobomba dello Stato islamico. I
proiettili crivellano la macchina, ma il kamikaze prosegue la corsa verso il martirio tentando di
incunearsi tra due edifici nel distretto di Anaga: nulla pu per davanti ai dirompenti colpi di
artiglieria ai quali si aggiunge il fuoco di un carro armato.
Lesplosione assordante, il kamikaze salta in aria a 20 metri dal palazzo nel quale ci troviamo,
le mura tremano, i vetri sono in frantumi. Poi il silenzio, interrotto dal grido di Allah Akbar,
Allah il pi grande.
A Sirte nel golfo dello Stato maghrebino ha avuto inizio ieri la madre di tutte le battaglie, quella
per liberare definitivamente la citt natale di Muammar Gheddafi dallIsis, lultima spallata per
eliminare del tutto la resistenza del manipolo di irriducibili al soldo di Abu Bakr al Baghdadi. E
restituire Sirte ai libici.
LE TRE CAPITALI DEL CALIFFATO
Le bandiere nere sventolano sui tetti di Sirte dal giugno 2015, quando gli jihadisti ne hanno preso
possesso con lobiettivo di fondare la terza capitale del Califfato dopo Raqqa in Siria e Mosul in
Iraq. E con un progetto ambizioso, quello di espandersi a Ovest per sfondare in Tunisia e
affacciarsi in Italia. Un piano che stava facendo il suo corso, con lavanzata di primavera ad Abu
Ghrein in direzione di Misurata, salvo il ripiegamento in risposta alla controffensiva delle milizie
leali al governo di accordo nazionale. Poi limpasse, interrotta solo dai raid chirurgici delle
forze aeree americane. Sul terreno ci sono le unit speciali Usa, britanniche e, nelle retrovia,
anche quelle italiane. Cos le brigate allineate a Fayez al Sarraj hanno potuto riconquistare una
larga parte di Sirte, quartiere dopo quartiere, casa per casa, sino a riprendere Ouagadougou, il
centro congressi usato come cabina di regia dallIsis, e pi di recente Abu Farah, Hel Esba, e il
Quartiere 2. Ma il contributo di sangue stato elevato, 452 morti e oltre mille i feriti.
I RAID USA NON SI FERMANO
Sirte per non stata liberata. Ad oggi sono meno di un centinaio gli jihadisti rimasti, sudanesi,
nigeriani, volontari Boko Haram: i leader tunisini se ne sono andati per tempo, portando via
documenti e segreti di Stato islamico. Con essi ci sono le famiglie, ma oltre a loro neanche un
civile. Inutili i due giorni di tregua concessi con lapertura di corridoi umanitari: nessuno li ha
attraversati anche perch sarebbe stato freddato dai cecchini del Califfo. La guerra continua
quindi, con almeno tremila combattenti delle Brigate di Misurata e Sirte impegnati a cingere

dassedio i quartieri 1 e 3 rimasti - ognuno per il 50% - sotto il controllo del manipolo di
irriducibili dellIsis. A garanzia della copertura aerea, sembra che Washington sia disposta a
prolungare loperazione Odyssey Lighting anche oltre la data del 30 agosto, secondo quanto
riferito da fonti diplomatiche, allargandosi ad altre zone infiltrate da terroristi. Questo il risultato
dellincontro di giorni fa in Germania tra i vertici di Tripoli e quelli di AfriCom, il comando Usa
che gestisce le operazioni nei cieli libici.
LE TATTICHE
Le forze di terra avanzano su tre fronti, quello Est dove si schierata la Brigata 166 con gli
uomini pi addestrati coadiuvati da forze speciali Usa, da Sud e da Ovest con cui lavorano oltre
gli americani anche i britannici. A Nord, ovvero alle spalle dei due quartieri neri, c il Mar
Mediterraneo pattugliato da motovedette e unit della Marina libica che ogni tanto regalano
colpi di cannone a scopo intimidatorio. Lobiettivo consentire il riallineamento delle forze a
Sud rimaste pi indietro rispetto di quelle ad Ovest ed Est, in modo tale di rendere pi agevole
laffondo finale con una manovra a tenaglia. Gli jihadisti rispondono invece con uno
schieramento di cecchini tra le rovine dei quartieri 1 e 3, in tutto circa 2 km quadrati, colpi di
mortaio ma soprattutto trappole-bomba con cui sono disseminate strade e rotatorie di accesso alla
zona. Ci sono poi i kamikaze alla guida di auto cariche di esplosivo scagliate come arieti sulle
postazioni nemiche.
OPERAZIONE MACOMADES
Autobombe come quella esplosa a venti metri dalla postazione dove ci trovavamo, una palazzina
nel cuore di Anaga, davanti al quartiere 3: lo Stato islamico in linea daria si trovava a 200 metri
come ricordano i sibili dei proiettili dei cecchini e il roboante suono dei mortai.
Gli americani hanno bombardato per almeno otto ore stanotte, dicono alcuni testimoni lungo la
strada da Misurata a Sirte. Dopo ripetuti rinvii lattacco finale sta per iniziare e la conferma sono
le colonne di fumo che si sollevano allorizzonte: loperazione Macomades (antico nome di
Sirte) cominciata. Per arrivare verso le prime linee attraversiamo strade inghiottite da rovine
con lodore acre della polvere da sparo che si mischia con quello nauseante dei cadaveri rimasti
intrappolati tra le macerie. La vera battaglia si combatte nel quartiere 3, quello dove la porzione
in mano allIsis pi ampia e lo schieramento dei combattenti libici, quello occidentale, pi
imponente. l che si vedono un paio di elementi delle forze speciali Usa. Le due zone sono
separate da una serie di larghe strade in successione dove al fuoco dei cecchini dellIsis
rispondono pezzi di artiglieria pesante come quelli del T-72, il carro che ci fa da scudo
tuonando mentre transitiamo verso lidi pi sicuri.
IL COMANDANTE SHEBANI
Mustafa Shebani, comandante dell Terza Brigata, indossa la mimetica in dotazione allesercito
italiano, ai piedi gli immancabili sandali e in mano la radio con cui coordina uomini e mezzi. Il

volto rassicurante come quello di un vecchio amico di infanzia, ed quello che ci vuole visto
che a pochi metri i suoi uomini stanno dando battaglia. Fucili automatici, Ak-47, e Ar-15,
mitragliatrici pesanti, Rpg (i lanciarazzi a spalla) pezzo forte di tutte le guerriglie. E poi ci sono i
mortai e le machine gun montate sui pick-up Toyota che si alternano in prima linea come una
giostra di fuoco. Nessuno uguale allaltro in un folclore di divise e portafortuna, come i peluche
donati dai figli dei combattenti o i panama mimetici di alcuni soldati. C chi con una scimitarra
al vento si avventura sulla linea di tiro dei cecchini per gridare Allah Akbar. senza dubbio lo
spontaneismo a compensare la mancanza di mezzi e tecnologia: Noi siamo il vero Islam, non
loro, dice Halid, giovane combattente mentre indica una bandiera nera, la linea del nemico. C
tempo anche per la preghiera prima che le bocche di fuoco smettano di cantare, dopo almeno
sei ore di battaglia furente e ininterrotta.
SENZA SOSTA
Davanti a un panino con del chili locale fatto dai suoi ragazzi Shebani fa il punto della situazione
e muovendo alcuni pacchetti di sigari sul tappeto spiega che le forze sono avanzate di circa un
km verso le bandiere nere blindando le posizioni con trincee sulla linea del nemico. Tutto
pronto per lassalto finale, ma le perdite sono state elevate: almeno 27 morti e 120 feriti. E con
gli ospedali congestionati e gli aiuti sul personale e le strutture mediche che tardano ad arrivare
non si pu rischiare ancora. Occorre una pausa, forse, ma la battaglia finale per liberare Sirte
continua.

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