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IL CORPO
Quando mi faccio la barba davanti allo specchio, a chi sto veramente facendo
la barba? Al viso che sento come mio, o allaltro viso che vedo davanti a me
nello specchio? Mentre mi faccio la barba, due visi vengono percepiti allo stesso
momento: il viso riflesso collocato nello spazio virtuale dietro la superficie dello
specchio, e il viso reale, invisibile, collocato come oggetto reale nello spazio
reale davanti alla superficie dello specchio.
(Kaila, 1960)
In un classico della psicologia della percezione (von Fieandt, 1966), il capitolo sulla
percezione del s si apre invitando il lettore a fare alcuni esperimenti usando un
semplice specchio da casa. Provate anche voi. Di fronte allo specchio, ruotate la
mano in modo da portare il palmo verso il corpo, sollevatela fino allaltezza del viso,
e iniziate a picchiettare con il dito indice sulla vostra fronte. Fate questo alternando
periodi in cui vi guardate nello specchio e periodi in cui tenete gli occhi chiusi. Avete
notato una differenza? Durante il tocco ad occhi chiusi lesperienza coerente: la
sensazione localizzata sulla fronte e il movimento del braccio nella direzione del
volto, grazie alla flessione del braccio che avvicina la mano al corpo. Ma quando si
aprono gli occhi le cose cambiano. Ora lesperienza non pi coerente, diventa quasi
paradossale. La sensazione infatti non pi localizzata sulla propria fronte, ma sulla
fronte del corpo riflesso, ossia nello spazio virtuale che sta percettivamente dietro la
superficie dello specchio e non sul proprio corpo. Se non ci avete fatto caso, provate
ancora una volta. Confrontate la sensazione con gli occhi chiusi e aperti,
chiedendovi: dove sento il tocco? e facendo attenzione alla differenza.
Naturalmente, ad occhi aperti lesperienza in parte paradossale, perch il
movimento del braccio in flessione, che pure viene sentito come tale, in un certo
senso sembra anche allontanare la mano dal corpo, portandola verso il corpo
riflesso. Nella sensazione muscolare il movimento rimane una flessione, ma nel
percetto visivo una estensione. Inoltre si ha limpressione di avere ruotato il polso
portando il palmo verso il corpo, ma in un certo senso quando si hanno gli occhi
aperti sembra che il polso sia ruotato in modo da avere il palmo verso il corpo
riflesso e il dorso, non il palmo, verso il proprio corpo.
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Basta tutto questo per dire che il corpo un oggetto multisensoriale? Non
necessariamente. Bench si possano raccogliere informazioni sul corpo da molteplici
fonti di informazione la nostra conoscenza del corpo potrebbe comunque basarsi in
ultima istanza sulle sole sensazioni corporee. Dopotutto le sensazioni corporee sono
uniche e private: di nessun altro oggetto o corpo che non sia il nostro possiamo avere,
ad oggi, una completa esperienza somatosensoriale. In secondo luogo le sensazioni
corporee sono praticamente sempre presenti: per usare le parole del filosofo MerleauPonty (1945, p. XX) "il nostro corpo il solo oggetto che non ci abbandona mai".
Dunque potrebbero essere quell'aspetto elementare ed imprescindibile dal quale far
dipendere tutto il resto della nostra percezione corporea. Infine, le sensazioni
corporee sono organizzate sotto forma di mappa ordinata in una zona del nostro
cervello nota come corteccia somatosensoriale primaria, e sembrano quindi offrire
una rappresentazione adeguata per la percezione corporea. Parlare del corpo come
oggetto multisensoriale in maniera non ingenua significa quindi anzitutto
dimostrare che corpo come noi lo conosciamo non pu essere ridotto alle sole
informazioni somatosensoriali ed alla rappresentazione che si ha di queste ultime
nella corteccia somatosensoriale primaria. Questo sar lo scopo dellla prossima
sezione.
2.1.1 La corteccia somatosensoriale: un corpo diverso da quello che conosciamo
Come gi anticipato nel Capitolo 1, le sensazioni che provengono dalla cute, dai
muscoli, dalle articolazioni e dagli altri recettori presenti nei tessuti corporei,
vengono convogliate in una zona del nostro cervello nota come corteccia
somatosensoriale primaria (o S1), nel giro post-centrale. Limmagine raffigurata in
Figura 2.1 mostra questa disposizione ordinata delle specializzazioni dei territori
corticali nella corteccia somatosensoriale primaria. Esplorando limmagine da destra
verso sinistra (ovvero, dai territori corticali pi mediali a quelli pi laterali, in questa
visione coronale di un singolo emisfero cerebrale) si incontrano popolazioni di
neuroni che, in maniera ordinata, ricevono segnali dai genitali, dalle dita del piede,
dal piede, dalla gamba, e via via a salire fino alla spalla, il braccio, la mano e le dita
della mano. Adiacente al territorio corticale del pollice, troviamo poi le afferenze
provenienti dagli occhi, dal naso e dal volto in generale, che a loro volta sfumano nel
territorio corticale del cavo orale, della lingua, della faringe e delle sensazioni intraaddominali. Questa mappa ordinata delle afferenze somatosensoriali stata
ipotizzata per la prima volta da John Hughlings-Jackson nel 1863, osservando la
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Figura 2.1 A sinistra, la mappa del corpo descritta da Penfield nellarea somatosensoriale
primaria (grigio scuro, a sinistra del solco centrale). Quando una zona dellarea viene stimolata, il
soggetto riferisce di sentire una sensazione tattile nella parte indicata dalle freccie. Larea grigio
chiara a destra quella motoria primaria, dove si trova una mappa simile (ma non identica).
Quando questa seconda area viene stimolata si ottengono attivazioni muscolari in specifici distretti
corporei. A destra, lhomunculus corticale: come dovrebbe essere il nostro corpo se le dimensioni
relative degli arti fossero pari allarea relativa di corteccia ad esse dedicate.
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stato descritto pi di 150 anni fa dal fisiologo ed anatomista tedesco Ernst Heinrich
Weber. Nel 1834, ragionando sullorigine delle sensazioni e delle percezioni
corporee, egli si accorse di un'illusione tattile che si verificava quando cercava di
confrontare la distanza fra coppie di punti applicati sulla cute. Weber not che la
distanza fra i due stimoli tattili sembrava maggiore quando questi erano
somministrati a regioni della cute con alta densit di recettori somatosensoriali (es., il
dito indice), rispetto a quando gli stessi stimoli erano somministrati a regioni di cute
con bassa densit di recettori (es., lavambraccio). Potete sperimentare facilmente voi
stessi questa illusione toccando con due matite appuntite due punti distanti pochi
centimetri sul dito indice e poi applicando la stessa stimolazione sullavambraccio.
Quello che dovreste notare che anche se mantenete la distanza fra le punte della
matita sempre costante, le due stimolazioni appaiono pi distanti sul dito indice
rispetto allavambraccio. Questa illusione, che naturalmente funziona ancora meglio
se a darvi la stimolazione tattile una seconda persona e voi non avete alcuna idea
circa l'effettiva distanza fra le due punte di matita, oggi nota col nome di illusione
di Weber. Essa riflette il fatto che nello stimare la distanza fra due punti sulla cute la
nostra mente utilizza, almeno in parte, la metrica distorta disponibile a livello della
corteccia somatosensoriale, nella quale il dito indice hanno unestensione molto
maggiore rispetto a quella dellavambraccio, e rivela che l'anomala rappresentazione
del corpo disponibile nella corteccia somatosensoriale in una certa misura in grado
di influenzare alcune delle nostre percezioni corporee.
Eppure, nella vita di tutti i giorni, non crediamo che il dito indice occupi una
superficie corporea pi estesa dellavambraccio, n tantomeno confondiamo la mano
con il volto, o la stimolazione sul lato destro del corpo con quella sul lato sinistro.
Come mai? Evidentemente partendo dalle informazioni presenti nella corteccia
somatosensoriale la nostra mente in grado di formare una rappresentazione del
corpo di pi alto livello, che meglio corrisponde alla reale struttura del soma ed alla
sua vera metrica. Lidea attualmente pi accreditata che la geometria del corpo
(ovvero la definizione delle sue propriet metriche, come la lunghezza o
lestensione), la mereologia del corpo (ovvero la sua differenziazione in parti
categorialmente distinte) e la topologia del corpo (ovvero la specificazione delle
relazioni spaziali fra le parti stesse) siano il prodotto di unintegrazione di
informazioni multisensoriali e motorie ed in questo senso non si possa ridurre il
corpo alle sole sensazioni che ricaviamo dai sensi corporei. Due esempi possono
aiutare a chiarire questo concetto.
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punta del naso con il dito indice del braccio semiflesso, la vibrazione non causava
solo l'illusione di un allontanamento dell'avambraccio dal corpo ma anche la
sensazione di un allungamento del naso del partecipante (da cui il nome di 'illusione
di Pinocchio'). La co-occorrenza dello spostamento dell'avambraccio nello spazio e la
persistente sensazione di contatto fra la punta del dito ed il naso possono quindi
produrre una drastica modulazione della metrica del corpo, con scarsa
considerazione per le conoscenze precedenti dell'individuo sulla forma del suo naso,
ma in virt dell'integrazione delle molteplici informazioni somatosensensoriali che
ricaviamo dai muscoli.
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tattili riferite ad un arto finto (cattura visiva del tocco verso una posizione dalla quale
non dovrebbe derivare alcuna sensazione tattile), in secondo luogo in grado di
provocare una ricalibrazione della posizione percepita del corpo nello spazio (cattura
visiva del senso di posizione o propriocezione verso una posizione nella quale non
presente alcun distretto del nostro corpo), in terzo luogo in grado di influenzare
ci che il soggetto ritiene essere una possibile parte del proprio corpo. Come gi
aveva notato Welch nel 1972, e come vedremo pi dettagliatamente in seguito,
questo sensazione proprietaria verso una parte del corpo (solitamente descritta con
il termine inglese ownership) sembra essere assai poco influenzata dalle conoscenze
dell'osservatore, come risulta evidente dal fatto che tutti i partecipanti allo studio di
Botvinick e Cohen (1998) avevano ben chiaro da un punto di vista cognitivo che
l'arto finto non era altro che una copia in gomma di un arto e che certamente non
apparteneva al loro corpo. Tuttavia, alla domanda "Avevi la sensazione che l'arto di
gomma fosse la tua mano" la maggior parte dei partecipanti allo studio di Botvinick
e Cohen (1998) davano una risposta pi che affermativa.
Negli ultimi dieci anni una gran quantit di studi ha cercato di definire le
condizioni nelle quali questa illusione pu presentarsi, cercando al contempo di
offrirne una spiegazione convincente (per una recente rassegna si veda Makin,
Holmes & Ehrsson, 2008). Per quanto l'illusione possa emergere anche senza
stimolazione simultanea della mano del soggetto e della mano finta (ovvero
attraverso la semplice osservazione dell'arto finto, come nel caso descritto in origine
da Tastevin, 1937; si veda anche Pavani, Spence & Driver, 2000), ad oggi assodato
che essa scompare immediatamente quando lo sperimentatore stimola le due mani
in maniera asincrona (Tsakiris & Haggard, 2005). Questo fenomeno viene
solitamente spiegato in base al fatto che la nostra mente tende ad attribuire
un'origine comune agli eventi multisensoriali temporalmente sincroni (il cosiddetto
'assunto di unitariet'; Walch & Warren, 1980), mentre attribuisce origini distinte agli
eventi multisensoriali temporalmente disgiunti. Dunque, un tocco alla propria mano
ed una pennellata su un arto finto che si verificano simultaneamente vengono
facilmente attribuiti ad un'origine comune, mentre un tocco ed una pennellata che si
verificano in due istanti diversi vengono attribuiti a due origini distinte. Inoltre,
poich la posizione esatta della mano finta nello spazio molto ben identificabile (in
quanto segnalata dalla modalit visiva), mentre la posizione della mano reale oltre lo
schermo lo solitamente molto di meno (in quanto segnalata dal solo senso di
posizione), la nostra mente tende ad attribuire questo evento unico dove l'ha visto
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accadere e non dove l'ha percepito attraverso i sensi corporei, fidandosi quindi in
misura maggiore del canale sensoriale in grado di fornire l'informazione pi
affidabile (Armel & Ramachandran, 2003).
Se ci limitassimo a questa interpretazione del fenomeno basata sulla
rilevazione di corrispondenze fra eventi sensoriali (un tocco ed un evento visivo
temporalmente sincrono), le implicazioni dell'illusione dell'arto finto sarebbero
molto sorprendenti. Riprendendo la domanda che ci siamo posti all'inizio del
paragrafo dovremmo concludere che possibile percepire un qualsiasi oggetto
dell'ambiente come parte del nostro corpo, purch si verifichino sensazioni tattili e
visive temporalmente correlate. In altri termini, se al posto della mano finta vi fosse
un blocchetto di legno i soggetti dovrebbero essere indotti a credere che quel pezzo
di legno parte del loro corpo, o che la loro mano si trasformata in un
parallelepipedo inerte di legno. Ma questo, in realt, non accade. Per quanto sia
possibile generare l'illusione dell'arto finto con versioni ben poco realistiche di una
mano (guanti da cucina riempiti di cotone, arti carnevaleschi o video-proiezioni
bidimensionali, solo per fare alcuni esempi), l'illusione svanisce quando la mano finta
viene ruotata di 90 gradi rispetto all'orientamento della mano del soggetto (Pavani
et al., 2000), quando viene eccessivamente rimpicciolita (Pavani & Zampini, 2007),
quando viene sostituita con una mano destra (mentre la mano nascosta la sinistra;
Tsakiris & Haggard, 2005), o quando, per riprendere l'esempio precedente, al posto
della mano finta viene sistemato un parallelepipedo di legno (Tsakiris & Haggard,
2005). Questi ulteriori risultati mettono ben in chiaro che l'inganno della visione su
ci che pu appartenere al nostro corpo in realt soggetto a vincoli, che
presumibilmente hanno a che fare con ci che la nostra mente disposta ad accettare
come immagine plausibile del nostro corpo. In altre parole, la costruzione
multisensoriale della nostra rappresentazione del corpo sulla base delle sole
informazioni in ingresso limitata dalle rappresentazioni del corpo che la nostra
mente gi possiede.
2.1.3 Una o molte rappresentazioni del corpo
A partire dal lavoro pionieristico dei neurologi inglesi Head e Holmes (1910/1911),
stato suggerito che la nostra mente possieda almeno due rappresentazioni del corpo
distinte. Da un lato, una rappresentazione largamente inconsapevole, basata su
informazioni prevalentemente propriocettive e motorie, e finalizzata soprattutto al
controllo dellazione. Dallaltro una rappresentazione pi consapevole, largamente
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siano effettivamente le nostre parti del corpo. Tuttavia, come abbiamo visto nel
paragrafo 2.1.2 e come vedremo ulteriormente nella sezione 2.2 sui disturbi della
rappresentazione corporea in pazienti cerebrolesi o con attacchi epilettici, questa
certezza circa la propriet di parti del corpo tutt'altro che stabile. Se l'incertezza
pu nascere dall'osservazione di una mano di gomma in una postura compatibile
rispetto alla struttura del nostro corpo, significa necessariamente che la spiegazione
del fenomeno di ownership corporea va cercato ad un livello multisensoriale di
rappresentazione del corpo. Ma a quale delle molteplici rappresentazioni che
abbiamo discusso va fatta risalire la sensazione proprietaria ci consente di stabilire
esattamente quale parte del corpo appartenga a noi e quale invece appartiene ad
altri?
Ad oggi una risposta definitiva a questa domanda non c'. Una risposta
possible per la seguente: 1) la sensazione di ownership deriva dalla localizzazione
delle nostre sensazioni corporee all'interno di uno spazio definito (Jeannerod, 1997;
Martin, 1995); 2) questo spazio lo schema corporeo, aggiornato in maniera
dinamica istante per istante sulla base delle informazioni multisensoriali
(principalmente visione, tatto e propriocezione) disponibili all'individuo (de
Vignemont, 2007a). Quanto alla prima parte di questa risposta, l'idea di fondo che
la regione di spazio che occupano le mie sensazioni corporee unica, privata e non
condivisible. In altre parole specifica per il mio S e preclusa al S di qualcun altro, e
tutto ci che cade all'interno di tale spazio deve quindi necessariamente appartenere
al mio corpo. La seconda parte della risposta si basa invece su diversi argomenti.
Anzitutto, lo schema corporeo dedicato esclusivamente alla rappresentazione del
proprio corpo, mentre l'immagine corporea potenzialmente condivisa fra noi stessi
e gli altri, in quanto pu rappresentare tanto il nostro corpo quanto il corpo di chi ci
sta attorno. Questa idea illustrata bene dal fatto che persone con autotopoagnosia
(tipicamente considerata un deficit dell'immagine corporea) falliscono nel localizzare
parti del corpo sia sul proprio corpo sia sul corpo dell'esaminatore (si veda il
paragrafo 2.1.3). In secondo luogo, lo schema corporeo rappresenta il corpo in
azione: dunque il corpo come soggetto e come attore, piuttosto che come oggetto
(de Vignemont, 2007a). In questo senso nuovamente favorisce fortemente
l'assunzione di un punto di vista in prima persona rispetto al proprio corpo. Infine,
un argomento empirico a supporto del fatto che la sensazione di ownership sia
legata allo schema corporeo piuttosto che all'immagine corporea deriva dalle molte
evidenze sperimentali che dimostrano un ruolo cruciale del controllo dell'azione nel
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generare un senso di ownership (van den Bos & Jeannerod, 2002; Tsakiris et al., 2006;
Pavani & Galfano, 2007).
2.1.5 Il corpo nella sua interezza ed il senso di S
Dalla sensazioni proprietaria del corpo deriva anche il nostro senso del S, ovvero
l'esperienza conscia di essere un'entit olistica e distinta, capace di auto-controllo e
controllo dell'attenzione, e che possiede -- appunto -- un corpo che occupa uno
spazio ed un tempo definiti (Blanke & Metzinger, 2008). Se da un lato il fenomeno
dell'arto finto ci ha consentito di discutere adeguatamente concetti quali la
formazione multisensoriale dello schema corporeo ed il senso di ownership, esso
appare ampiamente inadeguato per cogliere i meccanismi associati al senso del S.
La nostra stessa introspezione ci dice infatti che il senso del S non legato a singoli
distretti corporei, ma dipende invece dal corpo nella sua globalit. I soggetti che
esperiscono l'illusione dell'arto finto possono essere propensi a credere che una
singola parte del corpo abbia cambiato posizione, ma non mettono in discussione il
loro senso di S. Analogamente, pazienti che a seguito di una lesione cerebrale
negano l'appartenenza al loro corpo di un braccio (un fenomeno detto
somatoparafrenia, che descriveremo nel dettaglio nella sezione 2.2), non modifica di
conseguenza anche la loro percezione del S. Un recente sviluppo della ricerca sui
conflitti multisensoriali alla base dell'illusione dell'arto finto ha tuttavia aperto un
nuovo filone di indagine che si prospetta molto pi utile allo studio del senso del S.
Nel 2007, sulla rivista Science, sono stati pubblicati due studi (Lenggenhager et
al. 2007; Ehrsson, 2007) che hanno indipendentemente mostrato che chiedendo ad
una persona di osservare in un visore da realt virtuale l'immagine del proprio
corpo ripresa da una telecamera posta alle alcuni metri alle sue spalle, possibile
indurre nel soggetto la sensazione di osservare il proprio corpo in una posizione
dello spazio diversa da quella fisicamente occupata. Questa idea sperimentale pu
essere fatta risalire alla fine del XIX secolo, quando G.M. Stratton (1899) osserv che
il ripetuto utilizzo di occhiali prismatici in grado di proiettare un'immagine del
proprio corpo di fronte a se mentre egli camminava per la campagna produceva
bizzarre sensazioni di identificazione con l'immagine percepita del corpo. Nelle
situazioni illusorie studiate nel 2007, dove lo sdoppiamento avviene in un contesto
pervasivo di realt virtuale, la schiena dei partecipanti allesperimento veniva
toccata diverse volte con un bastoncino, cos che essi potevo sentire sulla loro
schiena la stimolazione tattile, ma visivamente localizzare la stessa stimolazione di
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confermato anche dalla sede delle lesioni che normalmente colpiscono questi
pazienti e che riguardano, in particolare, aree cerebrali come la corteccia premotoria,
lobo parietale posteriore ed una serie di strutture sottocorticale come talamo, gangli
della base e collicolo superiore coinvolte nellintegrazione multisensoriale.
2.2.2 Larto fantasma
I pazienti affetti da somatoparafrenia hanno la sensazione che il proprio braccio o la
propria gamba siano realmente estranee al loro corpo. Altri pazienti, invece,
possono avere la chiara percezione di continuare a percepire un arto anche quando
questo non c pi. Si tratta del fenomeno dellarto fantasma, che consiste in
sensazioni che provengono da un arto amputato e quindi inesistente. Il paziente ha
la chiara sensazione che la parte del corpo amputata sia ancora presente. Infatti, ne
avverte la posizione, spesso accusa sensazioni moleste e spesso dolorose, talora
addirittura avverte un movimento come se larto fosse ancora presente. Il fenomeno
si riscontra nella quasi totalit dei soggetti amputati oppure sottoposti a
denervazione totale dellarto (per esempio, per sezione del plesso brachiale a livello
spinale), indipendentemente dal livello intellettuale, dallet del paziente, e dalla sua
consapevolezza della mutilazione subita. Le sensazioni fantasma non riguardano
solo gli arti, ma posso essere originate, sia pure meno frequentemente,
dallasportazione di altre parti corporee, come i genitali maschili o i seni femminili.
Evidenze sperimentali sembrano suggerire che la rappresentazione corticale della
parte amputata rimane attiva e che questa attivit viene interpretata dal resto del
cervello come proveniente dalla parte del corpo originariamente rappresentata in
quella regione corticale.
Gli studi condotti negli anni ottanta da Michael Merzenich (Merzenich et al,
1984) sui primati non umani e negli anni novanta da Vilayanur Ramachandran
(Ramachandran et al, 1995) e da Salvatore Aglioti (Aglioti et al, 1994) su persone
amputate, dimostrarono che lamputazione causava una ristrutturazione della
mappa corticale del corpo, cos che i neuroni corrispondenti alla parte amputata
erano reclutati dalle aree corticali confinanti. Per esempio, toccando determinate
regioni del volto, il paziente amputato riferisce la sensazione veridica localizzata
nella parte toccata, e una sensazione illusoria localizzata nellarto fantasma, con una
corrispondenza estremamente dettagliata. Secondo la spiegazione data da
Ramachandran a questo doppia sensazione, reale ed illusoria che le aree corticali
che si attivano alla stimolazione tattile della mano si riorganizzino. Nel momento in
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procurate da amputazioni degli arti riguarda il diverso grado di realt che viene
attribuito ai due fenomeni dalle persone che li provano. Le percezioni degli arti
fantasma sono molto pi vivide e reali nelle persone amputate. Tuttavia, la
percezione dell'arto fantasma sovrannumerario pu essere pi o meno vivida a
secondo di quanto sia alterata la percezione dell'arto controlaterale alla lesione
cerebrale.
Per concludere, l'esperienza dell'arto fantasma sovrannumerario si distingue
da quella descritta da persone amputate per aspetti multisensoriali. Per esempio,
nessun amputato ha mai riferito di aver visto l'arto fantasma. Mentre esistono dei
pazienti che hanno riferito di aver avuto sia esperienze visive che posturalicinestesiche del loro arto fantasma. Per esempio, un paziente descritto da Miyazawa
et al. (2004) diceva di vedere chiaramente le sue braccie e gambe sovrannumerarie,
anche se lo stesso non avveniva per mani e piedi fantasma. Tuttavia, questi
sembrano essere influenze cognitive sui processi percettivi, pi che veri e propri
fenomeni dovuti ad alterazioni dei processi di integrazione multisensoriale (Brugger,
2006).
2.2.4 I fenomeni autoscopici
Le alterazione della rappresentazione corporea non si limitano, per, solamente a
singoli arti, o parti del corpo, ma possono riguardare lintero corpo, come nel caso
dei fenomeni autoscopici. Si tratta di percezione illusorie caratterizzate
dallimpressione di vedere il proprio corpo duplicato che occupa due posizioni nello
spazio: quella reale e quella virtuale. I fenomeni autoscopici comprendono lout-ofbody experience (esperienza extra-corporea), lallucinazione autoscopica, ed infine
lheautoscopy (letteralmente visione di s stessi).
Le caratteristiche fenomeniche delle eperienze extracorporee sembrano
essere relativamente stereotipate. Nella gran parte dei casi riportati in letteratura, i
pazienti le sperimentano quando si trovano in posizione supina ed hanno la netta
sensazione di essere fuori dal loro corpo. In particolare, di sentirsi sospesi nellaria in
posizione parallela e speculare a quella del loro corpo, che effettivamente sdraiato.
Come se fluttuassero nello spazio e, da questa prospettiva aerea, potessero vedere
sia il proprio corpo, sia le persone e gli oggetti che li circondano. Anche i pazienti che
sperimentano lallucinazione autoscopica riferiscono di vedere un duplicato di s
stessi, ma in questo caso non hanno nessuna impressione di uscire dal proprio corpo.
Infatti, raccontano di vedere una copia del proprio corpo che sta loro di fronte in
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(1996) invece riporta il caso di un paziente che aveva problemi a scegliere i canali
televisivi perch non appena la mano destra sceglieva un canale, la mano sinistra
voleva premere un altro bottone.
Si tratta del disturbo che, nella finzione cinematografica, affliggeva il folle
scienziato impersonato da Peter Sellers nel film Il dottor Stranamore diretto da
Stanley Kubrick. Infatti, lo scienziato bloccava il suo braccio destro che tentava di
fare il saluto nazista contro la volont dello scienziato stesso. I pazienti affetti da tale
sindrome sono perfettamente consapevoli della sua bizzarria, ciononostante non
sono in gradi di inibirne la manifestazione. Pur affermando che la mano come se
fosse autonoma, nessuno dei pazienti studiati ha mai riferito che tale mano non sia
parte del loro corpo. Presumibilmente quindi il problema nasce a livello
dellelaborazione del movimento intenzionale, tema su cui torniamo alla fine del
capitolo anche in riferimento alle implicazioni multisensoriali.
Le cause delle sindrome della mano aliena sembrano imputabili a lesioni
allarea supplementare motoria (SMA). Linizio dellesecuzione di un movimento
pu avvenire a seguito di stimoli esterni, come per esempio, quando all'accensione
di una lucina devo premere un tasto. Mentre unazione pu essere iniziata a seguito
di stimoli interni. So quale tasto premere in assenza di qualsiasi stimolo, ma per
delle istruzioni che ho ricevuto in precedenza. In questo secondo caso, sembrano
essere pi attive le popolazione di neuroni della SMA mentre nella condizione in cui
sono stimoli esterni a causare linizio dellazione sempre essere pi attiva la corteccia
premotoria (PMc). Per questo motivo stato ipotizzato che la sindrome della mano
anarchica sia il risultato di un alterato equilibrio di questo meccanismo. A seguito di
lesioni della SMA, la pianificazione e linizio del movimento della mano
controlaterale sono guidati esclusivamente dagli stimoli esterni attraverso lattivit
della PMc.
Lo stesso Della Sala ha descritto il caso di un paziente con lesione bilaterale
alla SMS. Questa persona aveva limpellente necessit di utilizzare gli oggetti che
sono vicini alle mani, mostrando un comportamento conosciuto come
comportamento di utilizzazione. Per esempio, un giorno mentre stava facendo un
test, scorgendo una mela ed un coltello sul tavolo, la sbucci e se la mangi.
Lesaminatore, curioso per il comportamento tenuto dal paziente, gli chiese perch
avesse mangiato la mela. Il paziente rispose semplicemente: Perch era qui. In
sostanza, il paziente affetto da comportamento da utilizzazione risulta incapace di
inibire qualsiasi tipo di comportamento suggerito dallambiente. Mentre questo
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comportamento interesse entrambi gli arti, nel caso della mano anarchica si scatena
un forte conflitto tra le due mani: quella controlaterale alla lesione non governata
dalla volont del paziente e quella ipsilaterale alla lesione governata dal paziente.