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NOZIONI DI DIRITTO ECCLESIASTICO

CASUSCELLI

CAPITOLO 1 ELEMENTI INTRODUTTIVI


Il diritto ecclesiastico italiano:nozione e principi ispiratori.
Il d.e.i. il ramo delle scienze giuridiche costituito dal corpo sistematico dei principi e delle norme che nel nostro sistema
ordina mentale danno specifica rilevanza al fattore religioso in senso lato (ossia tanto alle credenze delluomo, quanto
alle CONVINZIONI RELIGISE o FILOSOFICHE fondate sulletica laica) ed ai profili istituzionali delle formazioni sociali
che selezionano e disciplinano gli interessi umani per il loro appagamento e per il raggiungimento di finalit collegate a
quel fattore.
La connotazione primaria del d.e.i. individuabile nel carattere laico della repubblica e del suo ordinamento. La laicit
mirata alla tutela nella societ democratica delle libert di religione e di convinzione individuali e collettive, sia dei
credenti,sia dei non credenti, in un regime di pluralismo religioso e culturale. Le credenze religiose e le convinzioni
ispirano e condizionano i comportamenti degli individui in molteplici campi dellesperienza, e sono un elemento
costitutivo di quellidentit personale che la nostra Carta riconosce e garantisce tra i diritti che formano il patrimonio
irretrattabile della persona;sono vissute in forma associata in comunit pi o meno organizzate e consolidate; esprimono
interessi che gli ordinamenti statai di carattere democratico e pluralistico possono ritenere meritevoli di una specifica
tutela.
sempre pi diffuso il riconoscimento che la religione costituisce un aspetto primario dellidentit, sia nazionale sia di
ogni persona, intesa come il diritto del soggetto di essere se stesso rispetto ai propri simili,cio il diritto di distinguersi e
di essere distinto dagli altri, luna e laltra meritevoli di protezione.
Le comunit stabili e organizzate di fedeli,variamente denominate(chiese, confessioni,comunit,
congregazioni),chiedono ai propri appartenenti losservanza delle loro norme,che investono molteplici aspetti dellagire
umano, anche qndo si rivelino in contrasto con le leggi civili vigenti su quel territorio,generando cosi in capo alle persone
conflitti di lealt per la difficolt di rispettare le norma delluna istituzione senza violare al contempo le norme dellaltra. I
conflitti di lealt possono riguardare tanto i fedeli, qndo la legge civile imponga loro condotte contrarie al credo
professato, qnto i non credenti,qndo la legge civile prescriva condotte vincolanti solo perch conformi a prescrizioni
religiose o ispirate a etiche religiose(ad es si pensi al dibattito sul testamento biologico)
Modelli e sistemi: complessit e commistioni.
Gli ordinamenti statuali, in genere, danno rilievo al fattore religioso nella disciplina giuridica degli interessi dei loro
consociati secondo modalit che possono essere raggruppate in modelli e sistemi cosi sintetizzabili:
- lo stato confessionista , che presceglie una religione quale propria ed informa il suo ordinamento ai principi etici e
talvolta alle norme di quella fede, concedendo ad essa condizioni di privilegio;
- lo stato laico, che accoglie il principio di distinzione tra la sfera temporale(il profano) e la sfera spirituale (il sacro),
riconosce e garantisce il pluralismo confessionale ed una condizione ugualitaria a tutte le confessioni;
- lo stato unionista, che governato da autorit che detengono al contempo sia il potere religioso sia quello statuale;
- lo stato separatista, che anchesso in maniera pi o meno accentuata,tiene separati il fondamento e lesercizio dei
poteri di governo e lorganizzazione degli apparati pubblici da quelli delle chiese.
I modelli ed i sistemi anzidetti appaiono in astratto ben differenziati, sebbene nella realt storica si presentino in forme
segnate dalla complessit e dalla commistione. Il carattere laio che caratterizza la forma repubblicana dello stato
italiano, ad esempio, ribadito dalla Corte costituzionale del 1989, ma deve misurarsi con il permanente vigore di
normative di stampo confessionista, con discipline e prassi amministrative discriminatorie, con vecchie e nuove forme di
intervento nella vita interna delle confessioni.
Gli stati , in linea di massima, possono ritenere che gli interessi religiosi siano meritevoli della tutela accordata in
generale dal diritto comune ad altre esperienze similari dello spirito, ovvero di una specifica tutela giuridica apprestata da
una apposita disciplina;ovvero, ancora, che non siano meritevoli di apprezzamento perch estranei allesperienza
giuridica e pertanto privi di rilevanza nelloridnamento statuale, che assume rispetto ad essi un attegiamento di
indifferenza;ovvero, infine, che debbano essere osteggiati e ne debba essere impedito il soddisfacimento in forma
organizzata e talvolta anche individuale. Le carte costituzionali vigenti offrono esempi di ogni tipo e natura.
Le fonti (di diritto internazionale e comunitario;di diritto interno, unilaterali e pattizie)
A) Il d.e.i. ha progressivamente acquistato una struttura policentrica ed articolata, e risulta oggi composto da fonti di
varia provenienza:
- unilaterali, di diritto interno in senso stretto, ossia prodotto unicamente dal legislatore nazionale(statuale e regionale);
- concordate con le confessioni religiose, sia pure immesse nellordinamento italiano con leggi di ratifica(qndo
necessaria) e desecuzione (la legge n.810 del 1929 per il trattato lateranense e la legge n 121 del 1985 per laccordo
del 1984) o di approvazione (le intese con le confessioni religiose diverse dalla cattolica) o con altri strumenti normativi
(le intese cd. di secondo livello,gli scambi di note diplomatiche);
- di diritto comunitario sia convenzionale sia non convenzionale che disciplinano vuoi il fattore religioso individuale
vuoi quello collettivo, ossia le credenze individuali e quelle organizzate da una pluralit di soggetti sia al pi semplice
livello comunitario che al pi articolato livello istituzionale;
- di diritto internazionale convenzionale, multilaterale o bilaterale, in numero pi ristretto ma in crescita.
importante ricordare che nel nostro ordinamento ogni potest legislativa deve essere esercitata nel rispetto non solo
della costituzione, quale fonte interna sovraordinata, ma anche nel rispetto dei vincoli derivanti dallordinamento
comunitario e degli obblighi internazionali( lart 117 cost. 1 comma).

La gerarchia dellunitario e complesso sistema vede, dunque al vertice, dunque, al vertice le norme costituzionali (che
a loro volta, si articolano gradatamente in principi supremi, principi fondamentali e principi e norme), e in posizione sotto
ordinata le norme sub-costituzionali (o norme interposte), anchesse variamente collocate a seconda che la carta
costituzionale le richiami in via specifica e diretta(come i patti lateranensi al 2comma dellart 7), in via diretta ma non
specifica(come avviene per le intese nel 3comma dellart 8), in via indiretta(come per lordinamento comunitario e gli
obblighi internazionali, al 1 comma dellart 117). Al loro rispetto sono vincolate le norme di legge ordinaria, le norme
regolamentari e le altre fonti normative che hanno arricchito il quadro prospettati dallart 1 c.c., superandone la rigidit.
B) Il d.e.i., qnto alle sue fonti specifiche, possiede una peculiarit che non ha riscontro in nessun altro settore del nostro
ordinamento: le fonti concordate, infatti, che per espresso dettato costituzionale disciplinano in tutto o in parte i rapporti
dello stato con le confessioni religiose, non sono di esclusiva produzione dei suoi organi legislativi, che non possono
legiferare in materia senza il concorso con le confessioni pattizie con una o pi confessioni religiose in forza di
unespressa previsione costituzionale.
Le fonti del d.e.i. comprendono,dunque, oltre quelle poste in essere in via unilaterale secondo il generale riparto delle
competenze legislative nellordinamento dello stato, sia (le fonti che rendono esecutivi) gli accordi stipulati con la chiesa
cattolica (i patti lateranensi e le loro modificazioni, di cui al 2comma dellart 7 cost. sia (le fonti che rendono esecutivi) gli
accordi stipulati con la chiesa cattolica (i patti lateranensi e le loro modificazioni,di cui al 2 comma dellart 7 cost), sia (le
fonti che approvano) gli accordi con le altre confessioni religiose
. qsto sottosistema caratterizzato dall autolimitazione dei poteri sovrani della repubblica, espressa dallobbligo
costituzionale di regolare i rapporti con le confessioni religiose a mezzo di accordi:questobbligo integra il cd. principio
di bilateralit pattizia, fulcro di un sistema di relazioni che, volto al conseguimento di una stabile pace religiosa,tende
ad assicurare luguale garanzia di libert e il riconoscimento delle complessive esigenze di ciascuna di tali confessioni,
nel rispetto della neutralit dello stato in materia religiosa nei confronti di tutte. Le disposizioni degli accordi(una volta che
abbiamo avuto esecuzione nellordinamento dello stato) sono applicabili in via immediata e diretta solo quando dettino
una disciplina in se compiuta e auto applicativa di una specifica materia, in caso contrario necessitano di una disciplina
di attuazione che le integri e le specifichi nel dettaglio.
La riforma in senso federalista ha innovato nel riparto delle competenze legislative tra stato e regioni, ma non ha
innovato nella disciplina delle relazioni stato-chiese. La materia dei rapporti tra repubblica e le confessioni rimasta, in
tutta la sia ampiezza, riservata allo stato, che ha legislazione esclusiva.
C) Laccordo del 1984 ha introdotto uan nuova categoria di fonti bilaterali: gli accordi di secondo livello, o derivati,
disponendo che ulteriori materie per le quali si manifesti lesigenza di collaborazione tra la chiesa cattolica e lo stato
potranno essere regolate sia con nuovi accordi tra le due parti sia con intese tra le competenti autorit dello stato italiano
e la conferenza episcopale italiana(art 13.2). Cmq quale che sia il livello (primario,derivato, successivo, ecc), loggetto
tipico degli accordi con le confessioni non pu debordare dalla materia degli specifici rapporti con ciascuno di esse.
Non a tutte le intese di 2 livello stata data esecuzione per il tramite di unapposita fonte di diritto interno; talvolta ahnno
avuto unattuazione solo indiretta, con una semplice menzione dellintesa nella premessa dellatto normativo. Vi
certezza sulla loro natura giuridica, come pure sulla forza vincolante nei casi in cui disciplinano semplicemente modalit
della collaborazione tra autorit civile ed ecclesiastiche.
Per altro verso si ritenuto che lart 13.2 dllaccordi abbi dato il via ad una deconcordatarizzazione delloggetto delle
intese con la cei. Questultime, in effetti, essendo rese esecutive con decreto del presidente della repubblica, sfuggono al
potere di controllo del parlamento, nel duplice profilo del controllo-indirizzo (che opera nella fase delle trattative in cui il
governo riferisce alle camere) e del controllo-sindacato (successivo che opera al momento della votazione in aula sul
disegno di legge in esecuzione, che pu essere approvato o bocciato).
D) le fonti del diritto internazionale (trattati,convenzioni,accordi, protocolli) sono per le pi mirate alla salvaguardia
della libert di pensiero, di coscienza e di religione. La comunit internazionale non ancora riuscita a dotarsi di uno
strumento giuridicamente vincolante rivolto in modo specifico alla disciplina della libert di coscienza e di religione, che
ne specifichi i contenuti ed i limiti e che preveda criteri uniformi di applicazione e di tutela; tuttavia, il complesso di atti
internazionali, giuridicamente vincolanti o con mero rilievo politico, di portata generale o solo settoriale, delinea un
articolato sistema di garanzie e controlli, collocato nel contesto della tutela internazionale dei diritti fondamentali.
Un rilievo primario va attribuito allart 9 della convenzione per la salvaguardia dei diritti delluomo e delle libert
fondamentali, e al ricordato art 18 del patto internazionale relativo ai diritti civili e politici.
Il testo novellato dellart 117 cost, 1 comma, ha portato la corte cost. a riconsiderare la posizione e il ruolo delle norme
della cedu e la loro incidenza sullordinamento giuridico italiano, riconoscendo ad esse un rango sub-costituzionale. Le
norme della CEDU sono dunque fonti interposte, ossia di rango subordinato alla costituzione, ma intermedio tra qsta e la
legge ordinaria , perch integrano il parametro costituzionale di cui allart 117.
Pertanto, tra gli obblighi internazionali assunti dallitalia con la sottoscrizione e la ratifica della CEDU vi quello di
adeguare la propria legislazione alle norme di tale trattato, nel significato attribuito dalla corte specificamente istituita per
dare ad esse interpretazione ed applicazione, ossia la Cedu. Da tutto ci derivano 3 conseguenze:
- le norme CEDU sono attratte nella sfera di competenza della corte costituzionale, e gli eventuali contrasti con le leggi
ordinarie generano questioni di legittimit costituzionale:pertanto, il giudice comune non ha pi il potere di disapplicare la
norma ordinaria ritenuta in contrasto;
-qualora si ravvisasse tale contrasto sar possibile sottoporre leggi ed atti aventi forza di legge al vaglio di legittimit
costituzionale per violazione della CEDU e dellart 117 cost. in tal caso occorrer verificare congiuntamente la conformit
a costituzione di entrambe , e precisamente la compatibilit della norma interposta con la costituzione e la legittimit
della norma censurata rispetto alla stessa norma interposta;
-le norme CEDU, al pari di ogni altra fonte sub-costituzionale, possono ampliare e specificare il quadro delle libert e
delle garanzie costituzionale, ma non sopprimerle n restringerle:eventuali limiti in esse previsti non sono operanti se
non previsti anche nella nostra Carta, in forza della cd. riserva delle disposizioni pi favorevoli.

Linterpretazione delle norme pattizie.


Nellinterpretazione delle norme pattizie vale il criterio generale che, a tutela dellindipendenza e sovranit dello stato
nellordine proprio, leventuale limitazione delle sue competenze deve risultare da norma espressa, e in mancanza di
qsta non desumibile da incerti argomenti interpretativi:infatti, come per gli accordi internazionali, gli impegni che
comportino per uno dei contraenti laccettazione di limiti alla propria sovranit sono soggetti ad interpretazione
restrittiva.
Le regole del diritto internazionale generale(o consuetudinario) si applicano allinterpretazione del trattato lateranense e
dellaccordo del 1984. essi dunque devono essere interpretati in buona fede seguendo il senso ordinario da attribuire
ai termini in esso adoperati, nel loro contesto ed alla luce delloggetto e dello scopo propri , tenuto conto che il
contesto comprende, oltre al testo, il preambolo e gli eventuali allegati.
Del contesto dellaccordo del 1984 (cardine della regolamentazione pattizia dei rapporti fra litalia e la s. sede in vigore)
fa dunque parte il preambolo, nel quale le parti hanno dichiarato quali fossero i fondamenti ed i presupposti della
comune volont di apportare modifiche al Concordato lateranense del 1929: esse, infatti, dichiarano di avere tenuto
conto del processo di trasformazione politica e sociale verificatosi in italia negli ultimi decenni e degli sviluppi promossi
nella chiesa dal concilio vaticano II , avendo presenti, da parte della repubblica italiana, i principi sanciti dalla sua
Costituzione; e, da parte della Santa Sede, le dichiarazioni del concilio ecumenico vaticano II circa la libert religiosa e i
rapporti fra lachiesa e la comunit politica, nonch la nuova codificazione del diritto canonico. Una corretta
interpretazione in chiave giuridica dellaccordo non pu dunque pervenire a soluzioni confessioniste sul versante dello
stato e/o a soluzioni preconciliari sul versante della chiesa cattolica, tenuto conto che nellaccordo sancito il comune
impegno al pieno rispetto del principio della reciproca indipendenza e sovranit nellordine proprio.
Del contesto dellaccordo sa ancora parte il Protocollo addizionale, atto integrativo e complementare che ha la
medesima natura e forza vincolante dellaccordo, ma non ne innova il contenuto precettivo per espressa volont delle
parti, chiaramente enunciata nel relativo preambolo:le parti, infatti, non hanno adoperato il termine convegno o altro
termine analogo,ma hanno fatto ricorso alla formula dichiarato di comune intesa.
Nel protocollo addizionale la Santa Sede dichiara di aderire allinterpretazione che lo Stato italiano da dellart 23 del
trattato lateranse, non implicato nelle vicende modificative del concordato.
Lapplicazione della norma anzidetta avverr in armonia con i diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini italiani:questa
necessaria armonia, dunque, costituisce il cirterio basilare dinterpretazione del nuovo accordo, la cui operativit le parti
hanno espressamente esteso ad una previsione contenuta si nel trattato ma che avrebbe dovuto avere idonea
collocazione nel concordato.
La soluzione amichevole di eventuali difficolt di interpretazione prevista dallaccordo , che laffida ad una
Commissione paritetica nominata dalle parti.
Nella prassi,il documento conclusivo e la relazione finale di una commissione paritetica appositamente istituita per la
soluzione di alcune questioni interpretative ed applicative in materia di enti e beni ecclesiastici, hanno costituito una
intesa tecnica interpretativa alla cui esecuzione le parti hanno proceduto in forma semplificata, mediante scambio di
note diplomatiche.
Le fonti di diritto interno. Le sentenze additive della corte costituzionale.
Le fonti unilaterali del d.e.i. non presentano aspetti particolari qnto ai tipi ed al processo di formazione. Anche per
esse il sitema chiuso(delineato allart 1 delle disposizioni sulla legge in generale,preliminari al codice civile), risultato
modificato sia dallentrata in vigore della costituzione repubblicana(che ha accresciuto il numero delle fonti normative) sia
della complesse e non sempre ragionevoli vicende della produzione legislativa (il moltiplicarsi dei tipi, lespandersi
dellistituto della delegazione legislativa, il processo di de legiferazione, la potest regolamentare delle autorit
indipendenti, il neo-confessionismo,ecc).
Unanomalia costituita dalle cd piccole intese:si tratta di accordi con le confessioni religiose diverse dalla cattolica,
conclusi a richiesta della confessione interessata, che costituiscono il requisito per lapplicazione di una legge
previamente emanata dallo stato in via unilaterale, disciplinandone le specifiche modalit attuative. A qsta procedura si
fatto ricorso solo per il settore assistenziale e previdenziale, prima che trovasse attuazione il principio di bilateralit
pattizia.
Il riparto delle competenze legislative tra lo stato e le regioni cambiato negli anni ed ora regolamentato dallart 177
cost. che riserva alle regioni la potest legislativa residuale, in ordine ad ogni altra materia non espressamente riservata
alla legislazione dello stato, ed offre unelencazione delle materie in cui qstultimo ha legislazione esclusiva , per
levidente dimensione nazionale delle tematiche, sia delle materie di legislazione concorrente.
Per questultime, spetta alle regioni la potest legislativa, ma riservata alla legislazione dello stato la determinazione
dei principi fondamentali,ossia riservata allo stato una funzione direttiva, finalizzata alla salvaguardia dinteressi e
valori unitari, che devono trovare applicazione in tutto il territorio nazionale.
Quanto alla materia ecclesiastica, secondo alcuni lart 117 cost. riserverebbe alla competenza esclusiva dello stato i
rapporti di garanzia o di libert in senso stretto ed alla competenza residuale delle regioni i rapporti di
collaborazione; secondo altri riserverebbe la materia ecclesiastica considerata sotto il profilo dellesercizio del diritto di
libert religiosa alla competenza statale ed a quella regionale se considerata sotto il profilo della complessiva gestione
su territorio di attivit sociali, oppure di prestazione di servizi e prestazioni pubbliche che si realizzino sul territorio o
siano destinate alla crescita ed al benessere delle popolazioni.

Le fonti di provenienza confessionale


Non sussiste sul piano della legalit formale ed in via generale, una rilevanza immediata e diretta delle norme
confessionali nellordinamento civile; non mancano,per , i casi di norme statuali che fanno espresso rinvio (formale ,
ricetti zio o di presupposizione) a norme confessionali dando luogo a circoscritte ipotesi di rilevanza. Sul piano della
legalit sostanziale, tuttavia si constata che normative confessionali concorrono non di rado allindividuazione di elementi
delle fattispecie disciplinate dalle norme statuali nei pi svariati ambiti.
Non fanno parte ddel sistema delle fonti neanche gli statuti delle confessioni religiose,previsti in forma espressa dal 2
comma dellart 8 cost. per le confessioni di minoranza e presupposti nel 1 comma dellart 7 per la chiesa cattolica. Agli
statuti rimessa la disciplina dei profili organizzatori delle stesse, nei limiti del non contrasto con lordinamento giuridico
italiano. La norma fonda in via diretta ed immediata una riserva esclusiva di competenza in materia statutaria, che si
ritiene non comporti unalterazione della gerarchia delle fonti perch gli statuti disciplinano una materia estranea
allordine proprio dello stato. Tuttavia bisogna tener onto del fatto che le leggi civili che sono espressione dellautonomia
confessionale, qndo la loro concreta applicazione comprometta i diritti inviolabili della persona,il cui rispetto ha assunto,
anche nellordinamento internazionale, il ruolo di principio fondamentale per il suo contenuto assiologico di meta-valore:
in caso di conflitto attuale tra i due principi,qsto andr risolto sul piano sistematico,dovendosi verificare una eventuale
violazione dei criteri di ragionevolezza ,di proporzionalit e di adeguatezza che presiedono al necessario bilancimento
tra diritti dellautonomia e diritti delle libert.
Le normative confessionali, inoltre , non possono essere utilizzate strumentalmente per il conseguimento di fini propri
dello stato rispetto al cui ordinamento giuridico, come pure rispetto a quello delle sue istituzioni,opera il divieto di
ricorrere a obbligazioni di ordine religioso per rafforzare lefficacia dei propri precetti, divieto che ha fondamento nel
principio costituzionale della distinzione degli ordini propri dello stato e delle confessioni religiose.
Il ruolo dei principi.
I principi presenti nella Carta che si occupano del ruolo religioso individuale ed associato assolvono una funzione di
assoluto rilievo:essi infatti,costituiscono il quadro normativo di riferimento in grado di colmare le lacune della disciplina
legislativa, di risolvere le antinomie,di fare ordine e sistema.
Nel d.e.i. essi hanno un significato ancora pi forte,consntono sia di considerare la regolamentazione della materia non
pi come un insieme slegato di norme, ma come un corpo organico,un vero sistema; sia di offrire una lettura ordinata di
una mole di fonti spesso eterogenee e ondivaghe; sia di ridurre almeno un un quadro di compatibilit costituzionale le
norme che hanno cositutito la struttura portante della legislazione ecclesiastica negli anni del fascismo.
I principi supremi e fondamentali.
I principi supremi dellordinamento costituzionale costituiscono i limiti invalicabili e pongono le istanze irrinunciabili che
caratterizzano lordinamento positivo al massimo livello. Per questa loro attitudine,esprimono una vera e propra
gerarchia tra le stesse fonti costituzionali:essi infatti concorrono a delineare la forma repubblicana dello stato, sono
sovraordinati ad ogni altra fonte anche di rango costituzionale, e pur non essendo espressamente menzionati tra quelli
non assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale appartengono allessenza dei valori supremi dui quali si
fonda la costituzione e come tali non possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale.
La corte costituzionale ha individuato 3 principi supremi posti allapice del sistema delle fonti del d.e.i. :
- il diritto alla tutela giurisdizionale dei diritti , intimamente connesso con lo stesso principio di democrazia e gi
annoverato fra quelli inviolabili delluomo che la costituzione garantisce allart 2, il cui nucleo essenziale impone di
assicurare a tutti che, per qualsiasi controversia, le pronuncie soggettive garantite nellordinamento statale, siano
assunte da un giudice a seguito di un giudizio;
- linderogabile tutela dellordine pubblico, in forza del quale nessun atto o provvedimento delle autorit ecclesiastiche
pu avere efficacia nello stato se si pone in conflitto con le regole poste dalle leggi e con i principi dellordinamento nel
suo costante adeguarsi allo sviluppo alla societ;
- la laicit , in forza della quale il nostro stato, la cui dorma si caratterizza in senso pluralistico, non resta indifferente
davanti alle credenze confessionale e culturale,garantisce e richiede che fedi ,culture e tradizioni diverse convivano in
uguaglianza di libert: in altre parole, garantisce leguale valore giuridico di tutte le diversit in materia di fede e di
convinzioni , individuali e collettive,e garantisce la pari tutela delle differenze. Al contempo , le istituzioni pubbliche
devono garantire il rispetto della neutralit dello stato in materia religiosa nei confronti di tutte le confessioni di tutte le
credenze e di tutte le convinzioni.
Vi sono poi altri principi fondamentali che delineano il volto della repubblica:
- luguaglianza e la pari dignit sociale di tutti i cittadini,senza distinzione di religione,
- lindipendenza dellordine proprio dello stato dallordine proprio di tutte le confessioni religiose, a presidio della sua
sovranit;
- il pluralismo confessionale espresso nelleguale libert davanti alla legge di tutte le confessioni religiose che
costituisce il regime in cui opera la garanzia dello stato pe la salvaguardia della libert di religione e caratterizza ogni
ordinamento democratico moderno;
- l autonomia delle confessioni religiose;
- la bilateralit pattizia per la disciplina dei rapporti tra lo stato e le confessioni religiose, il cui strumento di attuazione
tipizzato rappresentato dagli accordi e dalle intese,ed il connesso principio di legalit, che si sostanzia, sul piano
formale, nella riserva di legge dello stato per la disciplina dei rapporti della repubblica con tutte le confessioni religiose, in
funzione di tutela dellindipendenza di questultime nel loro ordine proprio.
Gli altri principi.

Altri principi costituzionale sono altrettanto importanti:


- la libert religiosa individuale, garantita a tutti anche a prescindere dalla cittadinanza, perch appartiene al novero
dei diritti inviolabili delluomo
CAPITOLO 2 IL PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA
Luguaglianza e la pari dignit sociale senza distinzione di religione.
La costituzione annovera luguaglianza tra i principi fondamentali. Il 1 comma dellart 3 cost, sancisce luguaglianza
formale di tutti i cittadini, che hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso. Di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Il 2 comma affida alla repubblica il
compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libert e luguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti i lavoratori
allorganizzazione politica, economica e sociale del paese. La norma esprime il carattere sociale e interventista
dellordinamento democratico,impegnato ad adottare tutte le misure perch luguaglianza e le libert non siano solo
riconosciute in astratto,ma siano anche garantite in via sostanziale , attraverso concreti ed effettivi strumenti di
promozione e di tutela.
Malgrado lart 3 Cost. si riferisca ai soli cittadini, principio pacifico che la pari dignit e luguaglianza sono garantite a
ciascun individuo, anche straniero o apolide. La Corte Cost. ha esteso lambito di applicazione delluguaglianza anche ai
soggetti collettivi, in qnto da unillegittima disparit di trattamento tra le varie associazioni inevitabilmente si
ripercuoterebbe sulla sfera giuridica degli iscritti e perci si risolverebbein una violazione delluguaglianza del
cittadino.
Il principio di uguaglianza non un principio supremo(infatti la Corte cost. ha ritenuto che gli art 3,9,117,118 cost.
costituiscono parametri che non rientrano agli effetti in questione fra i principi supremi: gli effetti in questione erano
rappresentati dal giudizio di legittimit costituzionale dei Patti lateranensi e nello specifico, dallart 16 del trattato.)
Il rispetto delluguaglianza non grava solo sul legislatore, ma conforma lagire di tutti i pubblici poteri, compresi quello
esecutivo e quello giudiziario. In dottrina si sono dunque considerati riflessi delluguaglianza limparzialit delle P.A. e la
soggezione del giudice soltanto alla legge, che costituiscono due corollari del principio di laicit dello stato. Accanto
ad essi, il carattere sociale e interventista dellordinamento si manifesta nella promozione di una garanzia sostanziale, in
funzione riequilibratrice, dei pari diritti delle minoranze, anche religiose.
Nonostante lesistenza del principio di uguaglianza, esistono deroghe ad esso, richieste dagli impegni derivanti dal
Concordato,sia pure entro determinati limiti, ed ancora che una piena libert di scelta, con le conseguenze diverse che
essa pu eventualmente comportare, non viola il principio di uguaglianza.
La categoria dei ministri di culto,ad esempio, gode di privilegi ad al contempo ha limitazioni le cui giustificazioni
storiche non sempre consentono di superare i dubbi di legittimit costituzionale delle norme che li prevedono per
violazione del principio di uguaglianza. Sono ispirate invece alla garanzia costituzionale dellindipendenza del giudice
le norme in materia di incompatibilit e di illeciti disciplinari per incarichi al di fuori delle funzioni; risponde alla medesima
ratio la disciplina che sancisce la possibilit di ricusazione dei componenti di collegi arbitrali allorch gli arbitri siano
legati a una delle parti d rapporti di natura associativa, anche di carattere religioso, che ne compromettono
lindipendenza di giudizio.
Il divieto di discriminazioni.
Il divieto di discriminazione non trova espresso riconoscimento nel testo della Cost, ma si desume per implicito da una
lettura dellart 3 cost.
Lart 14 della CEDU dispone che il godimento dei diritti e delle libert riconosciute dalla convenzione debba essere
assicurato senza discriminazioni, in particolare quelle fondate sul sesso la razza, il colore, la lingua, la religione, le
opinioni politiche o di altro genere, lorigine nazionale o sociale,lappartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza,
la nascita o a ogni altra condizione.
Il t.u. sullimmigrazione e sulla condizione dello straniero considera discriminatorio, a prescindere dalla nazionalit del
soggetto danneggiato, ogni comportamento che, direttamente o indirettamente, comporti una distinzione, escludione,
restrizione o preferenza basata sulle convinzioni e sulle pratiche religiose, e che abbia lo scopo o leffetto di
distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o lesercizio, in condizioni di parit , dei diritti umani e
delle libert fondamentali.
Si condidera in ogni caso che compia un atto di discriminazione chiunque, compresa la P.A., illegittimamente imponga
condizioni pi svantaggiose o si rifiuti di fornire beni o servizi offerti al pubblico o laccesso alloccupazione, allalloggio,
allistruzione, alla formazione e ai servizi sociali e socio assistenziali per il motivo dellappartenenza confessionale del
soggetto discriminatorio; se questultimo straniero, deve essere regolarmente soggiornante in italia.
Per rendere efficace la tutela stato introdotto uno specifico strumento processuale, lazione civile contro la
discriminazione , che comporta lordine di cessazione del comportamento discriminatorio e la risarcibilit del danno
anche non patrimoniale.
la disciplina ora integrate dalle norme interne che hanno repecito le direttive comunitarie in tema di divieto di
discriminazione per motivi razziali, e da quelle che attuano il principio della parit di trattamento tra unomini e donne per
quanto riguarda laccesso a beni e servizi e la loro fornitura. Di recente stata inoltre ribadita lapplicazione del principio
della parit di trattamento al settore del lavoro interinale. Si ha pertanto una discriminazione diretta qunado, per
religione, per convinzioni personali, una persona trattata meno favorevolmente di qnto sia, sia stata o sarebbe trattata
unaltra in una situazione analoga;si ha invece una discriminazione indiretta allorch una disposizione, un criterio, una

prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri possono mettere le persone che professano una
determinata religione o idiologia di unaltra natura, in una situazione di particolare svantaggio rispetto alle altre persone.
La commissione e listigazione a commettere atti di discriminazione (sono tali le condotte che portino a una
distinzione,esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, lascendenza o lorigine nazionale o etnica,
che abbiano lo scopo o leffetto di distruggere o di compromettere in riconoscimento, il godimento o lesercizio, in
condizioni di parit, dei diritti delluomo e delle libert fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale o in
ogni altro settore della vita pubblica) sono inoltre punite dalla legge come reato a protezione, quale bene giuridico, della
dignit di ogni uomo.
CAPITOLO 3- I PRINCIPI E GLI STRUMENTI DEL PLURALISMO CONFESSIONALE
Introduzione: la laicit dello stato.
la repubblica italiana una democrazia laica. Il riconoscimento del carattere laico della repubblica accompagnato da
un lungo e controverso dibattito, che anima vari confronti sul paino politico-istituzionale, su quello giurisprudenziale e su
quello dottrinale.
Secondo lorientamento consolidato del giudice delle leggi, la laicit uno dei profili della forma di stato delineata nella
carta costituzionale della repubblica, ed integra un principio supremo dellordinamento costituzionale, che si colloca
al massimo livello nella gerarchia delle fonti e che costituisce, come tutti i principi supremi, un parametro in base al quale
pu essere dichiarata lincostituzionalit delle stesse leggi di revisione costituzionale e delle norme di derivazione pattizia
che godono di copertura costituzionale. Alla laicit si devono conformare le leggi ordinarie, le fonti regolamentari e
lattivit amministrativa svolta dalla P.A.
La laicit esprime concreti contenuti precettivi . essi sono individuabili non con una semplice somma delle singole
previsioni date dagli artt :
-2(la repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili delluomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalit, e richiede ladempimento dei doveri inderogabili di solidariet politica, economica e sociale);
-3 (principio di uguaglianza)
-7(lo stato e la chiesa cattolica sono,ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai
patti lateranensi. Le modificazioni dei patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione
costituzionale);
-8 ( tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla
cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in qnto non contrastino con lordinamento giuridico italiano.
I rapporti con lo stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze).
- 19 (tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata,di
farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purch non si tratti di riti contrari al buon costume)
-20 (il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione od istituzione non possono essere causa
di speciali limitazioni legislative, ne di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacit giuridica e ogni forma di
attivit); ma attraverso un percorso originale, segnato dai traguardi interpretativi raggiunti dallanalisi sistematica del
richiamato micro-sistema in se considerato. Emerge dunque una laicit che , in primo luogo, non implica indifferenza
dello stato dinnanzi alle religioni, ma garanzia dello stato per la salvaguardia della libert di religione, in regime di
pluralismo confessionale e culturale. Pertanto lo stato pu legittimamente predisporre gli strumenti perch la libert
religiosa individuale e collettiva abbai concreta tutela, a condizione per che simili interventi non diano luogo a discipline
privilegiarie a favore di qsta o quella religione.
Dalla laicit discendono alcuni riflessi , o corollari, che ne hanno puntualmente specificato la portata e i contenuti
normativi ai fini della concreta applicazione, tra cui:
- la distinzione degli ordini tra lo stato e le confessioni religiose, tra la sfera temporale e la sfera spirituale, che
caratterizza nellessenziale il principio supremo di laicit o non confessionalit dello stato; da esso deriva, a propria volta,
il divieto di ingerenza statuale nellindipendenza delle confessioni religiose;
- il pluralismo confessionale e culturale;
- il divieto di ogni tipo di discriminazione tra culti;
- il dovere di equidistanza e di imparzialit che sancisce lillegittimit di discipline differenziate in base allelemento
religione e che risulta diretta conseguenza dei principi di uguaglianza senza distinzione di religione e di equale libert di
tutti i culti, fatta salva la specificit della disciplina bilaterale convenuta con le confessioni religiose.
Il legame tra laicit,democrazia e pluralismo da tempo affermato e sottolineato dalla giurisprudenza della Cedu.
Esso si fonda sul riconoscimento,quali diritti fondamentali, della uguaglianza senza distinzione di religione e della
libert religiosa e di coscienza dei credenti e dei non credenti in un contesto di separazione tra potere politico e
potere riligioso, caratterizzato dalla imparzialit e neutralit dello stato nei confronti di ogni credo e dala libert di
auto-organizzazione delle comunit religiose.
Linquadramento delle norme cedu quale parametro interposto nel giudizio di legittimit costituzionale on relazione
allart 117 cost. comporta un ulteriore vincolo di conformit elle legislazione nazionale ai principi indicati.
Laicit dello stato e pluralismo religioso trovano dunque nuove prospettive di applicazione e di tutela, non pi
unicamente connesse al necessario rispetto da parte del diritto nazionale dei principi e delle norme costituzionali, ma
anche , in modo autonomo, dei principi e delle norme convenzionali, come elaborati dalla giurisprudenza della corte
di strsburgo.
Il pluralismo confessionale(art 8,1comma)

1 comma art 8 cost-> tutte le confessioni sono egualmente libere di fronte alla legge. perch il costituente ha utilizzato
la formula egualmente libere e non semplicemente eguali o semplicemente libere? dietro tale formula si nasconde la
volont del costituente di dare sicuramente tributo a tutte le confessioni, senza per nulla togliere ealla religione
cattolica.
In realt la tanto decantata uguaglianza tra tutte le confessioni non mai stata attuata concretamente. E proprio per
dare senso a qste differenze di base tra le confessioni si utilizzata la formula eguale libert.
Ma alla luce di quale criterio pu essere letta la formula eguale libert e la differenziazione che essa permette.
I criteri utlizzati nel corso della storia sono stati molteplici: criterio statistico in base al quale la differenza tra la religione
cattolica e le altre confessioni era giustificata su base , appunto , statica; ossia si guardava al fatto che la religione
cattolica era la religione della stragrande maggioranza della popolazione e quindi, nonostante fosse venuto meno il
concetto di religione di stato sostanzialmente continuava ad essere considerata tale, grazie a tale principio. Qsto
criterio venne meno solo nel 1988 a seguito di una sentenza della corte cost.
- criterio sociologico stato utilizzato in materia penale ed affermava che le differenze erano lecite poich le offese
alla religione cattolica, previste dal cod. rocco, sono sentite maggiormente rispetto alle offese perpetuate alle altre
religione. Qsto criterio sopravvissuto fino al 1997.
-criterio storico-culturale afferma che le differenze tra religione cattolica e le altre confessioni sono lecite poich la
religione cattolica fa parte del patrimonio storico culturale dello stato da sempre. Anche oggi il criterio storico culturale
non stato smentito da dotrina e giurispruedenza, anzi utilizzato come una difesa del cattolicesimo.
Tutto ci di dubbia legittimit costituzionale, dato che il nostro stato si proclama pluralista.
Lart 2 cost. costituisce la norma generale di riferimento del carattere pluralista dellordinamento repubblicano e
riconosce il ruolo fondamentale delle formazioni sociali nello sviluppo della personalit di ogni individuo.
In qsto quadro,la cost. assegna un rilievo specifico alle confessioni religiose che si possono ritenere comprese tra le
formazioni sociali, e le proclama tutte, egualmente libere davanti alla legge. La disposizione esprime il principio del
pluralismo confessionale, superando la forma di stato confessionista sulla quale il regno ditalia, in articolare durante il
fascismo, aveva basato il proprio sistema di rapporti con la chiesa cattolica. Lart 1 del trattato lateranense riaffermava
infatti espressamente che la religione cattolica apostolica e romana era la sola religione dello stato. Alla posizione di
privilegio accordata alla chiesa fu allora affiancata una rigida legislazione per gli altri culti, ammessi nello stato sono in
qnto non professassero principi e non seguissero riti contrari allordine pubblico e al buon costume.
Al contrario, la svolta compiuta con lavvento della repubblica informa lordinamento a un pluralismo aperto, nel quale
tutte le confessioni religiose godono ineguale misura dei diritti di libert garantiti dalla carta fondamentale e dalle fonti
internazionali che garantiscono i diritti inviolabili, senza che siano ammissibili privilegi verso questa o quella religione.
La previsione di una religione di stato e la disciplina di sfavore per i culti diversi da quello cattolico contrastano infatti con
il riconoscimento della eguale libert di tutte le confessioni.
La norma restrittiva delluguaglianza e della libert delle confessioni diverse dalla cattolica contenuta nellart 1 L. n. 1159
del 1929 deve invece considerarsi abrogata per la sua incompatibilit con il combinato disposto degli art 8, 1 comma, e
19 cost., che sanciscono la libera professione dei principi di ogni fede religiosa, e vietano il controllo statuale sui principi
di ogni fede religiosa, e vietano il controllo statuale sui principi ispiratori e sulla loro contrariet allordine pubblico, e
limitano il solo esercizio del culto, subordinando unicamente i riti praticati al rispetto del buon costume.
Il principio del pluralismo confessionale strettamente connesso con la garanzia del diritto di libert religiosa di ogni
individuo. Non pu pertanto sfuggire limportanza dellanalisi sistematica dellart 8,1comma, e dellart 19 cost., in quanto
la garanzia della eguale libert di ogni confessione preoridinata alla soddisfazione dei bisogni religiosi degli individui e
diviene pertanto strumentale ad una effettiva tutela della libert di ogni confessione preordinata alla soddisfazione dei
bisogni religiosi degli individui e diviene pertanto strumentale ad una effettiva tutela della libert di religione. Ogni
disparit di trattamento posta in essere dai pubblici poteri nei confronti di un dato credo rischia di trasformarsi in una
corrispettiva compressione della libert religiosa dei suoi aderenti. Qualsiasi discriminazione in danno delluna e
dellaltra fede religiosa costituzionalmente inammissibile in quanto contrasta con il diritto di libert e con il principio di
uguaglianza. La carta impone la pari protezione della coscienza di ciascuna persona che si riconosce in una fede, quale
che sia la confessione religiosa di appartenenza.
Ai fini del godimento dei diritti di libert non ammissibile alcuna disparit di trattamento tra confessioni senza intesa,
confessioni con intesa e confessioni con intesa approvata per legge: le intese di cui allart 8 ,3 comma cost. non
sono e non possono essereuna condizione imposta dai pubblici poteri alle confessioni per usufruire della libert di
organizzazione e di azione garantita dal 1 e dal 2 comma dello stesso art 8, ne per usufruire di norme di favore
riguardanti le confessioni religiose. In forza dei principi di uguaglianza e di eguale libert latteggiamento dello stato non
pu che essere di equidistanza e di imparzialit nei confronti di tutti i culti, distinguendo cosi lordinamento
repubblicano dalle forme di stato in cui una o pi religioni godono di un regime privilegiato.
Lindipendenza delle confessioni (artt 7,1comma e 8,2comma)
Lampia e specifica tutela che la Carta riconosce alle confessioni religiose pone il problema preliminare di individuare le
loro caratteristiche distintive: questione di difficile soluzione per linterprete perch essa ha introdotto nel linguaggio
normativo lespressione confessione religiosa, mai adoperata in ogni tempo dal legislatore nazionale, senza
enunciare gli elementi costitutivi.
In assenza di una definizione legislativa, linterprete per orientarsi deve fare riferimento allalaborazione prospettata dalla
giurisprudenza e dalla dottrina, che oscilla tra i due estremi del richiedere apparati normativi e strutture organizzative
compositi o solidi, o del rimettersi allautonoma decisione di un gruppo di qualificarisi quale confessione religiosa.

La corte cost. ha assunto una posizione intermedia segnalando la necessit che la qualifica si poggi sullesistenza di
elementi oggettivi ragionevoli e controllabili. Essa , infatti , ha escluso gli siti irragionevoli di una incontrollabile auto
qualificazione , e ha ritenuto, invece, che la matura di confessione di una comunit di fedeli possa desumersi da
molteplici dati, formali e sostanziali: la presenza di unintesa stipulata ai sensi dellart 8,3comma cost. con lo stato;
precedenti riconoscimenti pubblici, quale lattribuzione della personalit giuridica a un ente rappresentativo; uno statuto
che ne esprima chiaramente i caratteri; o ancora la comune considerazione.
Sono comunque costituzionalmente tutelate anche le confessioni che non intendono organizzarsi secondo uno
statuto. In particolare ha evidenziato come per religione non si debba solo intendere un complesso di dottrine incentrato
sullesistenza si un essere supremo trascendente e sul concetto di salvezza dellanima. Un simile criterio finirebbe per
escludere le religioni politeiste, quelle sciamaniche o animiste e quelle come il taoismo o il buddismo nelle sue varie
articolazioni, che non promettono al credente la vita eterna. Inoltre , non ha ritenuto necessario che una confessione
debba esprimere una propria o originale concezione della vita o del mondo, essendo notorio che tanto allebraismo,
quanto al cristianesimo e allislamismo si ispirano diverse confessioni religiose.
Le confessioni religiose dotate di un proprio apparato normativo-organizzatorio costituiscono ordinamenti giuridici
originari, indipendenti da quello dello stato. La carta riconosce in forma espressa lindipendenza e la sovranit della
chiesa cattolica allart 7, 1comma; per le altre confessioni ne riconosce implicitamente lindipendenza allart 8, 2
comma. La distinzione degli ordini, e dunque lindipendenza delle confessioni religiose tutte nel loro ordine, costituisce
per i giudice delle leggi lessenziale fondamento del principio supremo di laicit. Non manca in dottrina che preferisce
rifarsi, invece, al concetto di autonomia istituzionale, gi adoperato dal giudice delle leggi.
L art 8 ,2comma riconosce anzitutto il diritto e non impone il dovere delle confessioni diverse dalla cattolica di darsi
unorganizzazione istituzionale su base statuaria. Questo significa, come ha riconosciuto la corte cost, che vi possono
essere delle realt confessionali strutturate come semplici comunit di fedeli,prive di un apparato organizzatorio rilievo,
ma cmq protette dal principio delleguale libert davanti alla legge.
Allampio riconoscimento del diritto delle confessioni diverse dalla cattolica di dotarsi si propri statuti corrisponde
labbandono da parte dello stato della pretesa di fissare per legge i contenuti e lesclusione di ogni possibilit di
ingerenza dello stato nellemanazione delle disposizioni statutarie dando cosi corpo alla cd. riserva di statuto. In base
allart 8,2comma cost. sono dunque illegittime le norme statuali che ne regolino aspetti interni e che attribuiscono ad esi
la natura di enti pubblici. Ne stato esempio il r.d. n. 1731 del 1930, dichiarato incostituzionale in quanto assegnava alle
comunit israelite la qualifica di persone giuridiche di diritto pubblico e ne disciplinava per leggi compiti e funzionamento.
Tuttavia, lattuazione pratica delle norme e dei provvedimenti confessionali trova la barriera della necessaria
compatibilit con lordinamento giuridico italiano in quanto espressione dellesclusiva sovranit dello stato nelle
materie riservate al proprio ordine, che limita la rilevanza civile anche delle norme del diritto canonico. La corte ha
chiarito come il richiamo allordinamento giuridico italiano si debba intendere riferito solo ai principi fondamentali
dellordinamento che sono spesso coincidenti con quei principi che compongono il cd. ordine pubblico internazionale
(che regola generalmente i rapporti tra ordinamenti nazionali diversi), la cui inderogabile tutela costituisce un principio
supremo dellordinamento costituzionale.
Il divieto per lo stato di dichiarare illegittima o nulla una disposizione confessionale non significa che non si posa valutare
il concreto comportamento tenuto in applicazione della norma religiosa. Pertanto, il soggetto che in obbedienza a un
precetto religioso ponga in essere una condotta che lordinamento statuale ritiene costituire illecito (civile,penale o
amministrativo) potr essere chiamato a risponderne davanti al giudice competente. La responsabilit degli organi o
degli enti della confessione potr essere accertata anche nel caso in cui, nel procedimento di contestazione di eventuali
addebiti ai propri membri, lordinamento religioso non assicuri il rispetto del diritto di difesa, nel nucleo essenziale del
diritto di agire e resistere in giudizio a difesa dei propri diritti, anchesso principio sopremo dellordinamento
costituzionale.
Segue: la distinzione degli ordini (artt 7,1comma e 8, 1 e 2 comma)
Ai senso dellart 7,1 comma, cost lo stato e la chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. Per
ordine si intende un complesso di materie sulle quali ognuno dei due soggetti esercita, secondo le specifiche
caratteristiche, il potere sovrano di produrre una regolamentazione giuridica e di apprestare la garanzia dei correlati
interessi umani. Vi sono pertanto ambiti riservati alla competenza esclusiva dello stato perch attengono ad interessi
propri della sfera temporale (il profano) e sottoposti, pertanto, alla sola regolamentazione dellordinamento statuale, e
viceversa per quanto riguarda la sfera spirituale (il sacro). Eventuali norme religiose che disciplinino materie riservate
allo stato non avranno rilevanza per lordinamento di questultimo, che anzi, potr sanzionare la violazione dei propri
precetti anche se giustificati dallobbedienza al diritto confessionale. Il principio di indipendenza e sovranit dello stato
nel proprio ordine implica infatti che ove sussista una potest dimperio dello stato esclusa ogni sovranit e
indipendenza della chiesa.
Vi un complesso di materie, attinenti allo specifico religioso, di fronte al quale lo stato, autolimitando la propria
sovranit, riconosce lesclusiva competenza delle autorit confessionali. Si pensi ai principi osti a fondamento del credo
delle varie religioni, alla disciplina dei riti, delle cerimonie e delle festivit religiose, alle forme di rappresentanza degli
interessi spirituali di ciascuna comunit di fede, alle forme di governo, alla struttura e allarticolazione interna dei poteri
nei gruppi confessionali, con garanzia dellautonomia di questi ultimi dallingerenza dello stato.
La distinzione degli ordini caratterizza nellessenziale il principio supremo di laicit dello stato. Pertanto , sebbene la cost
si riferisca espressamente solo alla chiesa cattolica, lindipendenza tra i due ambiti non riguarda unicamente questultima
ma tutte le confessioni religiose, perch altrimenti sarebbe compromessa la loro uguale libert; sar dunque pi preciso
parlare di un ordine dello stato distinto da un ordine, in genere, delle confessioni religiose.

La distinzione tra le materie che compongono da un lato lordine temporale dallaltro lordine spirituale implica una
separazione formale tra le autorit che governano l due sfere e tra i principi e gli strumenti giuridici utilizzati da ciascuna
parte per regolare i propri ambiti di competenza. Vi sar dunque carenza di giurisdizione del giudice italiano
nellapplicare il diritto canonico, in quanto disciplina conformata nella sua sostanza allelemento religioso.
Come al giudice statuale precluso attuare il diritto confessionale, cosi al diritto dello stato precluso contenere precetti
religiosi: il compimento di atti appartenenti , nella loro essenza, alla sfera della religione non pu formare in nessun caso
oggetto di prescrizioni obbligatorie derivanti dallordinamento giuridico dello stato, a cui vietato ricorrere a obbligazioni
di ordine religioso per rafforzare lefficacia dei propri precetti. La religione e gli obblighi morali che ne derivano non
possono essere imposti come mezzo al fine dello stato.
Al principio di distinzione degli ordini consegue dunque il divieto per lordinamento civile di fare propri le finalit, gli
strumenti giuridici, gli organi e gli apparati di governo propri delle confessioni religiose.
La bilateralit pattizia: concordati e intese.
Il principio di laicit non implica indifferenza dello stato dinnanzi alle religioni,ma garanzia dello stato per la
salvaguardia della libert di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale(corte cost. n 203 del 1989).
A definire questo peculiare profilo della laicit in versione italiana ha contribuito la scelta del legislatore costituente di
prevedere che gli eventuali rapporti tra lo stato e le confessioni religiose siano disciplinati per mezzo di fonti bilaterali
(cd.principio di bilateralit), che costituiscono specifici strumenti di attuazione del pluralismo confessionale. In
ossequio al principio di eguale libert,tutte le confessioni,purch dotate di un sufficiente apparato organizzatorio, sono
dunque titolari di un interesse costituzionalmente protetto ad accedere a tali strumenti per la tutela di proprie specifiche
esigenze. Si ritiene che lo stato non sia obbligato a promuovere e ad instaurare rapporti con una determinata
confessione ed a provvedere poi alla loro disciplina pattizia, ma obbligato a mantenersi neutrale ed imparziale anche in
questo ambito e , dunque, a non avvalersi di criteri selettivi delle confessioni da ammettere alle intese puramente
discrezionali o arbitrari.
Secondo la prassi governativa, tuttavia, le trattative per la stipula delle intese ex art 8,3 comma cost. sono avviate solo
con le confessione che abbiano ottenuto il riconoscimento della personalit giuridica ai sensi della L n. 1159 del 1929, su
parere favorevole del condiglio di stato. Tale prassi non sembra per avere adeguato fondamento, in quanto assegna
allattribuzione della personalit giuridica per fini privatistici finalit implicite di selezione, subordinando al presupposto
della personalit lesercizio di prerogative di diretto rilievo costituzionale, garantite a tutte le confessioni religiose.
Nelle materie che non appartengono allordine esclusivo dello stato o delle confessioni religiose, ma che non presentano
profili di comune interesse, i relativi enti esponenziali possono dunque avviare trattative finalizzate alla cd formazione
bilaterale (il diritto pattizio), che sar trasferita nel diritto interno di ognuna delle parti contraenti attraverso le
specifiche fonti di esecuzione previste a qsto fine (il diritto di derivazione pattizia). Le fonti bilaterali hanno il fine di
concordare alla promozione della libert religiosa predisponendo discipline volte sia alla risoluzione di forme di
cooperazione che asicurino il pieno sviluppo della persona umana e leffettiva realizzazione dei diritti di libert.
Lart 7, 2comma cost. afferma che: i rapporti tra lo stato e la chiesa cattolica sono regolati dai Patti Lateranensi. Le
modificazioni dei patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale. Come gi
ricordato, il concordato lateranense stato modificato con il consenso di entrambe le parti, che hanno stipulato lAccordo
del 1984, reso esecutivo con la legge ordinaria.
Secondo la giurisprudenza costituzionale(n.16 del 1978), eventuali modifiche unilaterali ai patti del Laterano possono
essere introdotte solo con il procedimento di revisione costituzionale. Questo orientamento, criticato dalla dottrina che
esclude la legittimit di ogni modifica unilaterale, a prescindere dalla fonte(perch si tratterebbe non di una modifica, ma
di un inadempimento dellobbligo di osservare i patti), fa leva su una lettura a contrario del 2 comma dellart 7 cost.,
secondo la quale le modificazioni dei Patti non accettate dalle due parti richiederebbero una legge di revisione
costituzionale. Qsta particolare caratteristica delle norme di esecuzione degli impegni concordatari,modificabili con legge
ordinaria solo in presenza di un formale accordo tra le parti, ne sancisce la natura di fonti atipiche , dotate, in qnto
leggi rinforzate, dalla particolare forza di resistenza (cd. passiva) alla modifica o allabrogazione unilaterali. Per qsta
ragione la corte cost. ha ritenuto che la legge di esecuzione non possa neanche essere sottoposta a referendum
popolare.
Il richiamo diretto che il testo della cost. compie ai patti lateranensi ha posto inoltre la questione della collocazione
delle norme concordatarie nel sistema delle fonti con particolare riguardo allammissibilit, o meno, di un loro
sindacato di legittimit costituzionale cd resistenza attiva. La corte cost. ha ritenuto che il richiamo esplicito ai Patti
lateranensi contenuto nellart 7 cost ha prodotto diritto , ossia ha dato rilevanza o copertura costituzionale, ma ha
precisato che lart, avendo riconosciuto allo stato e alla chiesa cattolica una posizione di reciproca indipendenza e
sovranit, non pu avere forza di negare i principi supremi dellordinamento costituzionale dello stato, che
costituiscono un ostacolo allingresso dellordinamento italiano delle norme bilaterali in contrasto con essi. Sono dunque
ammissibili questioni di legittimit costituzionale delle norme di esecuzione degli impegni concordatari; eventuali
dichiarazioni di incostituzionalit, per possono essere pronunciate solo per violazione di principi supremi (laicit dello
stato, il diritto di agire e resistere in giudizio, linderogabile tutela dellordine pubblico).
la forza di resistenza cd. attiva stata riconosciuta non solo alla legge di esecuzione del trattato lateranense e del
concordato, ma anche seppure in modo implicito, a quella che ha reso esecutivo laccordo del 1984, malgrado lart 7
cost. menzioni specificamente solo i patti lateranensi e compia invece un riferimento generico alle loro modificazioni;
stata allopposto negata alle leggi di applicazione di determinate norme del concordato, come la legge matrimoniale o la
legge sugli enti e beni ecclesiastici.
Lart 8,3comma, cost. dispone che i rapporti tra lo stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica sono regolati
per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. Compito delle intese quello di regolare i rapporti delle

confessioni religiose con lo stato per gli aspetti che si collegano alle specificit delle singole confessioni o che
richiedono deroghe al diritto comune.
Bisogna tuttavia sotto lineare che le intese stipulate sin ora evidenziano una certa ripetitivit di contenuto, e sembrano
avere come obiettivo primario quello di sottrarre allapplicazione della disciplina restrittiva sui culti ammessi.
La norma costituzionale, con la locuzione per legge sulla base di intese, ha configurato una riserva di legge di
assemblea per la disciplina dei rapporti e ha subordinato la legittimit costituzionale della legge di approvazione alla
conformit sostanziale con lintesa.
E dibattuto in dottrina se la legge che da esecuzione (art 7 ,2comma) o approvazione (art 8,3 comma) alla fonte
pattizia debba disciplinare compiutamente lintera materia dei rapporti con la confessione, con la conseguenza che la
potest discrezionale del potere amministrativo o del legislatore regionale, nelle materie di propria competenza, limitata
allemanazione di atti solo esecutivi e applicativi (cd. rriserva di legge assoluta); oppure se essa debba disciplinare
direttamente solo gli aspetti essenziali (principi ,criteri, limiti) in base ai quali dirigere leventuale successivo operato del
governo o delle regioni, che rimangono tuttavia liberi, sempre nel rispetto del principio di bilateralit, di stabilire discipline
attuative e integrative delle norme principio (cd. riserva di legge relativa) . sembra questo orientamento seguito sin ora
dalla prassi, confortata da fatto che laccordo del 1984 e le intese con le confessioni diverse dalla cattolica si presentano
come patti quadro, a volte contenenti norme di rinvio a ulteriori convenzioni (cd paraconcordatarie o di secondo
livello) per lattuazione o lintegrazione di principi in esse stabiliti.
Eventuali leggi dal contenuto difforme rispetto agli speculari tesi pattizi sarebbero incostituzionali per violaione dellart 8,
3 comma.
Non esistono norme specifiche che sanciscono lobbligo, su richiesta della confessione, di negoziare e di stipulare
lintesa,ma una volta sottoscritta, si deve ritenere che sussista un dovere di dare esecuzione allintesa nellordinamento
interno. In mancanza, si pu ipotizzare non solo una violazione del principio generale di buona fede nel rispettare gli
impegni assunti tra le parti, ma anche dello stesso principio di bilateralit sancito dalla cost, che sembra implicare un
rapporto di naturale continuit tra la stipulazione del patto e la sua approvazione con la legge. Liniziativa rimesa alla
volont della confessioni interessate e alla volont politica del governo scandita in varie fasi, disciplinare solo dalla
prassi:avviare negoziati, concluderli, riferire alle camere, sottoscrivere lintesa e presentare il disegno di legge di
approvazione.
Ai sensi dellart 2, lett l, L. n. 400 del 1988, gli atti concernenti i rapporti previsti dallart 8 della cost sono sottoposti alla
deliberazione del consiglio dei ministri, che dovr dunque, a seconda dei casi, esprimersi con atto motivato sul diniego di
avviare le trattative o, se giunte a esito positivo, autorizzare la stipulazione degli accordi e predisporre il disegno di legge
di approvazione da presentare al parlamento. La funzione di condurre le trattative, ri raggiunte lintesa e si sottoscriverla
spetta al presidente del consiglio, salvo che laccordo con la confessione riguardi una secifica materia che rientri nella
attribuzioni di un ministero; in qsto caso il soggetto competente sar il singolo ministro.
Da parte delle confessioni religiose lart 8, 3comma, cost ritiene competenti a trattare con il governo le relative
rappresentanze. Tali soggetti sono individuati in base alle norme degli ordinamenti confessionali e , in particolare, degli
statuti. La compatibilit degli statuti allordinamento giuridico italiano, sancita dallart 8, 2comma cost., impone tuttavia
che le persone designate a rappresentare la confessione siano dotate, come requisito minimo, della capacit di agire. In
coso contrario infatti la designazione in forza della norma confessionale non avrebbe rilievo dallo stato, essendo in
contrasto con uno dei principi di ordine pubblico alla base dellordinamento giuridico italiano.
Il parlamento una volta che sia stato presentato il disegno di legge del governo, che risponde del suo operato solo in
termini di responsabilit politica, pu solo approvarlo o respingerlo nella sua interezza, ma i parlamentare non possono
presentare emendamenti.
Secondo lart 114 cost, la repubblica costituita dai comuni, dalle provincie, dalle citt metropolitane, dalle regioni e
dallo stato. Nella ripartizione tra Stato e Regioni degli ambiti di esercizio della potest legislativa stabilita dallart 117
cost., la materia del rapporti tra la repubblica e le confessione religiose riservata alla competenza esclusiva dello
stato. La norma conferma dunque la titolarit dello stato nello stipulare gli impegni pattizi, anche quando coinvolgano
aspetti legati agli altri soggetti menzionati dallart 114 cost. L art 117 cost. implica qndi che la legislazione di origine
bilaterale prodotta sulla base di accordi tra le regioni e le competenti autorit ecclesiastiche non pu coinvolgere il
complesso dei rapporti con la chiesa cattolica, ma dovr limitarsi a disciplinare, nel rispetto ed in attuazione delle fonti
apicali, interessi specifici delle comunit territoriali di riferimento e afferenti a materie su cui le regioni abbiano potest
legislativa.
CAPITOLO 4 LA LIBERT DI RELIGIONE (art 19 cost.)
Nozione e contenuti.
Lart 19 Cost. tutela la libert religiosa individuale riconoscendo il diritto di professare liberamente la propria fede
religiosa, tanto in forma individuale quanto in forma associata, di farne propaganda e di esercitarne il culto, in privato
come in pubblico, con lunico limite espresso che i riti non siano contrari al buon costume.
A differenza di altre libert costituzionali, lart 19 Cost ha come destinatari tutti , quindi chiunque si trovi sul territorio
dello stato, anche i non cittadini, con un apertura piena ad ogni cultura , etnia, razza e senza condizione di reciprocit.
La norma solitamente riferita allesercizio individuale della libert religiosa, essendo il rpofilo collettivo tutelato
espressamente dagli artt 7,8,20 cost; tuttavia, essa ne garantisce letteralmente lesercizio in forma associata, quindi
sono da ritenersi destinatari anche i soggetti collettivi.
In virt del necessario combinarsi delle norme costituzionali che danno corpo al sistema democratico della libert , tutti i
diritti garantiti possono essere esercitati in funzione della libert religiosa. Linterpretazione sistematica dellart 19 Cost,
inoltre deve tener conto della sua collocazione nel microsistema delle norme costituzionali che tutelano il fenomeno
religioso in via diretta , o indiretta.

Il contenuto dellart 19 Cost si arrichisce e si determina anche in relazione alla norma interposta della CEDU in materia ,
ossia lart 9 che si configura come parametro del giudizio di costituzionalit delle leggi purch non contrasti con una
qualsiasi disposizione formalmente costituzionale dellordinamento italiano. Questa precisazione particolarmente
opportuna perch la garanzia apprestata alla libert religiosa dellart 9 CEDU , secondo linterpretazione che ne data
dalla giurisprudenza Cedu , risulta per qualche aspetto pi limitata di quelle offerta dallart 19 della nostra carta.
La libert religiosa diritto fondamentale ed inviolabile della persona: pertanto considerato indisponibile,
intrasmissibile ed imprescrittibile.
In altri termini, neanche il consenso del titolare rilevante al fine di operare valide rinunce e di addivenire a transazioni
che lo limitino o lo escludano, al pari di quanto previsto per tutti gli altri diritti indisponibili garantiti dalla carta.
Il diritto di libert religiosa deve essere ritenuto un diritto soggettivo perfetto, azionabile nei confronti di ogni altro
soggetto , al pari di tutti i diritti di libert affermati, garantiti e tutelati nel titolo della prima parte della costituzione che
sono riconosciuti al singolo e che questi deve poter far valere erga omnes . deve essere sempre ammessa la tutela
giurisdizionale dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria contro gli atti , anche si posti in essere dalla P.A. , lesivi
del diritto di libert religiosa, tutela che non pu essere esclusa o limitata a particolari mezzi di impugnazione o per
determinate categorie di atti. Di regola, dunque, non sussiste la giurisdizione degli organi di giustizia
amministrativa,poich la materia della libert religiosa non rientra tra le particolari materie indicate dalla legge in cui pu
spettare ad essi la tutela anche dei diritti soggettivi, nelle quali pur sempre la P.A. agisce come autorit.
La corte di cassazione ha precisato che non esiste alcun organo dello stato che possa incidere in maniera
pregiudizievole sui diritti assoluti in cui si esprimono le libert fondamentali costituzionalmente garantite, tanto meno
quando si tratti di diritti primari, derivanti dallo stesso disposto costitituzionale, rispetto ai quali nessun potere di sacrificio
pu individuarsi da parte della P.A., ne consegue laffermazione della proponibilit davanti al giudice ordinario di una
azione risarcitoria nei confronti della P.A. per violazione del diritto di libert religiosa. La disciplina in materia di
immigrazione sancisce il diritto al risarcimento del danno, anche non patrimoniale, quando il comportamento di un
privato o della P.A. produce una discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
In proposito si ritiene che la compromissione dellesercizio del diritto di libert religiosa, in qnto fondamentale nella
realizzazione della persona , sia ragione di danno esistenziale.
La libert delle convinzioni negative.
La Carta tutela il diritto di credere e di non credere, e anche di non compiere alcuna scelta, il diritto alla miscredenza e
allatarassia, senza che ci incida sulla pari dignit dellindividuo, che continua a godere a pieno titolo degli stessi diritti e
doveri.
Superata, lantica idea di tolleranza, devono ritenersi tutelate dallart 19 anche tutte le posizioni eterodosse (tra le quali
lateismo, lindifferentismo lagnosticismo, ecc) che pure possono comportare qualificazioni sfavorevoli secondo gli
ordinamenti confessionali.
Lart 19 cost non contiene un riferimento esplicito alla libert di coscienza, intesa come libert di autodeterminazione in
materia etico-religiosa, ma ha affermato che la libert di coscienza, riferita alla professione sia di fede religiosa sia di
opinione in materia religiosa, ricompresa nella garanzia dellart 19 cost e va pertanto anchessa annoverata tra i diritti
inviolabili delluomo.la libert di coscienza espressamente menzionata in tutte le intese con le confessioni religiose
diverse dalla cattolica approvate con legge.
Di fatto, la mancanza di unaesplicita tutela della libert di coscienza , era valsa a sostenere lopinione secondo cui le
concezioni del mondo a base non religiosa, e in particolare lateismo, sarebbero state prive di tutela costituzionale o
avrebbe goduto di una tutela diversa e pi limitata di quella riconosciuta alla libert di religione.
La corte cost, alla fine degli anni 70, ribaltando un precedente indirizzo che collocava lateismo nellalveo della libert di
pensiero, ha statuito che il nostro ordinamento costituzionale esclude ogni differenziazione di tutela della libera
esplicazione sia della fede religiosa sia dellateismo, non assumento rilievo le caratteristiche proprie di questultimo sul
piano teorico, e quindi ha individuato nellart 19 cost. la fonte della tutela anche della corrispondente libert negativa.
In proposito, lart 9 CEDU distingue e mette in connessione libert di coscienza e libert di religione. La giurisprudenza
della cedu ha avuto modo di affermare tali diritti negativi, ossia la libert di non aderire ad una religione, ed il diritto di
non dichiarare le proprie convinzioni in materia di fede, ne la confessione religiosa di appartenenza, ne di
essere obbligato ad agire in modo tale da rilevare il proprio credo.
stata sanzionata anche la legislazione che obbliga indirettamente a rivelare le proprie convinzioni religiose.
Nel nostro ordinamento, tuttavia, previsto lonere di rendere dichiarazioni che, seppure in via indiretta e in modo non
necessariamente univoco, possono rivelare il credo del dichiarante. Lonere funzionale alla operativit della previsione
di interventi pubblici promozionali in favore della libert religiosa individuale e/o delle organizzazioni confessionali.
Lappartenenza confessionale, i sentimenti, le opinioni,i comportamenti degli individui che sono espressione diretta del
sentire religioso o delle convinzioni sono formalmente protetti nel nostro ordinamento da un generale principio di
riservatezza, che ha il suo fondamento negli artt 2 e 19 cost., in forza del quale nessuno pu essere obbligato a rivelare
lappartenenza confessionale, credenze di fede o le convinzioni. I dati idonei a rivelare le convinzioni religiose,filosofiche
o di altro genere appartengono alla categoria dei dati sensibili, assistiti da speciali garanzie quanto al loro trattamento.
Il nostro ordinamento riconosce anche un diritto alla libert di formazione della coscienza, ossia la pretesa ad una
tutela che riguardi il momento in cui si formano i convincimenti personali in materia religiosa(libert psicologica);
momento che, quindi, precede la manifestazione esteriore delle opzioni spirituali, alla cui tutela sono rivolte le facolt
derivanti dal diritto di libert religiosa.
Tutto ci possibile sono se da parte dello stato vi assoluta neutralit sotto il profilo etico-religioso, sia qnto al
contenuto delle sue leggi , sia qnto agli aspetti della sua organizzazione e delle sue attivit, specie nel campo
dellistruzione.

Il limite della non contrariet al buon costume


Lart 19 cost. stabilisce in forma espressa un solo limite interno allesercizio del culto,disponendo che i riti non devono
essere contrari al buon costume.
Il limite espresso del buon costume ha un contenuto non diverso dallanalogo limite apposto alla libert di
manifestazione sel pensiero dallart 21 cost, che concorre con lart 19 cost. a delineare il concetto costituzionale di buon
costume, e risulta da un insieme di precetti che impongono un determinato comportamento nella vita di relazione, la cui
inosservanza comporta che risulti violata la sfera sessuale, e precisamente il pudore, la dignit sessuale ed il
sentimento morale dei giovani.
Il concetto di buon costume, dunque elastico, insuscettibile di una categoria definizione, caratterizzato da relativit
storica, ma sufficientemente determinato perch concetto diffuso e generalmente compreso. In altre parole , in un dato
momento storico ragionevolmente compreso. In altre parole, in un dato momento storico ragionevolmente possibile
valutare quali comportamenti debbano considerarsi osceni secondo il comune senso del pudore che, non pu essere
fatto coincidere con la morale o al coscienza etica, ma va inteso nel senso dellosservanza di un complesso di leggi, in
particolare di rilevanza penale, atte pi in generale ad assicurare la libera e pacifica convivenza.
In ultima analisi, il buon costume quale limite che la Cost. contrappone alla libert dei singoli individui diretto a
significare un valore riferibile alla collettivit in generale, al fine di assicurare una convivenza sociale conforme ai principi
costituzionali inviolabili della tutela della dignit umana e del rispetto reciproco delle persone.
La trasgressione di suddetto limite potr costituire un illecito giuridico, anche penale, nel qual caso il divieto sar
garantito dalla corrispondente sanzione; ma, al di fuori di questa ipotesi-nella quale la prevenzione sarebbe possibile
solo al fine di impedire la commissione di reati- lattivit di prevenzione della polizia, se ed in qnto importi una restrizione
della sfera giuridica del cittadino, in ordine ai suoi posibili futuri comportamenti,potr esercitarsi solo nei casi e nei modi
espressamente indicati dalla legge.
La facolt di professare liberamente la fede.
Il diritto alla libert religiosa si estrinseca in numerose facolt,che non sono tutte esplicite. Vi sono infatti una serie di
facolt implicite connesse a tale diritto: professare lateismo, fare opera di proselitismo per la confessione religiosa o
organizzazione ateistica, di fare opere di proselitismo per la confessione religiosa o organizzazione ateistica, di
appartenere ad una confessione o associazione religiosa, manifestare con ogni mezzo il proprio pensiero in materia
religiosa;di mutare lappartenenza confessionale,di indicare o partecipare a riunioni in luogo aperto al pubblico e/o in
luogo pubblico, costituire e/o utilizzare scuole confessionali;di costituire e/o partecipare ad associazioni con fine di
religione e di culto , e cosi via esemplificando.
La facolt di professare la fede religiosa, garantita comporta la libert di dichiarare lappartenenza a qualsivoglia o a
nessuna confessione, di dichiarare in privato e in pubblico i principi religiosi cui lindividuo o il gruppo aderiscono, di
tenere un comportamento coerente con tali principi.
In particolare, connessa con la facolt di professare la fede religiosa e di manifestare il proprio pensiero in materia, la
facolt di mutare in ogni tempo la propria appartenenza confessionale, che espressamente presa in
considerazione dallart 9 della CEDU. Il mutamento di confessione religiosa, o della posizione nellambito di una
confessione religiosa,non pu comportare per il soggetto alcuna conseguenza pregiudizievole.
Il rischio di una possibile coartazione delle scelte in materia di fede riferito per lo pi a quei gruppi, gi menzionati, di
dubbio carattere religioso sotto il profilo giuridico, denominati in senso dispregiativo sette, caratterizzati talvolta da
metodi aggressivi di proselitismo e che tendono al controllo della volont dei loro aderenti.
Il fenomeno ha allertato le istituzioni europee che hanno raccomandato agli stati membri ladozione di una serie di criteri
per salvaguardare lautodeterminazione dei proseliti e la loro comunicazione con lesterno.
Il diritto di recesso da ogni confessione religiosa, garantito dallart 19 cost., comporta anche che abbia diritto di avvalersi
della disciplina si trattamento dei dati sensibili per ottenere nei relativi registri la rettificazione dei propri dati personali.
La libert dei fedeli allinterno della confessione.
Lautorit giudiziaria italiana non pu sindacare un provvedimento in mateira spirituale e disciplinare, come quello
dellespulsione, in quanto espressione di piana autonomia istituzionale della confessione. I fedeli di un qualsiasi culto
possono far valere i proprio diritti solo davanti alle rispettive autorit confessionali, con le forme e gli strumenti
predisposti in quegli ordinamenti, purch nel rispetto dei diritti inviolabili della persona e del diritto di agire e resistere in
giudizio, nei suoi profili essenziali.
Pi in generale, quando la libert del fedele si pone in conflitto con la libert del gruppo, si pone il problema di quali
siano i limiti di sindacabilit del giudice dello stato.
La tutela della libert religiosa del singolo deve essere contemperata con la tutela dellindipendenza della confessione
religiosa, alla cui autonomia organizzativa rimessa la disciplina del rapporto tra listituzione e il fedele. Si possono
verificare conflitti in cui sono messe a confronto la identit del singolo, che si esprime nella scelta di appartenere alla
confessione religiosa, atto di esercizio della fede funzionale allo sviluppo della sua personalit, e lidentit del gruppo,
con la sua pretesa immunit di fronte alla giurisdizione dello stato per quel che concerne i rapporti interni. Al riguardo,
non si pu prescindere dalla funzione di sviluppo della persona assolta dalla partecipazione dellindividuo alle formazioni
sociali. La corte cost. ha affermato che la tutela dei diritti inviolabili di cui allart 2 cost deve essere garantita anche
allinterno e nei confronti delle formazioni sociali tra le quali si possono ritenere comprese anche le confessioni religiose,
ma il giudice dello stato non pu dichiarare la nullit di un provvedimento emanato dalla autorit confessionali,o
riformarlo, a motivo della loro indipendenza;potr , invece, affrontare lesame degli eventuali profili risarcitori.

In relazione ai provvedimenti dellautorit confessionale che qualificano il comportamento dei propri fedeli contrario ai
precetti religioni con espressioni che costituiscano violazione della dignit personale, la potest di governo delle
confessioni trova un limite nei diritti inviolabili garantiti dalla costituzione, salvaguardati dalla legge penale e dalle altre
norme poste dallordinamento a garanzia della personalit degli individui.
Quanto agli effetti civili da riconoscere, ai sensi dellart 23 del trattato lateranense, alle sentenze ed ai provvedimenti in
materia spirituale e disciplinare che lautorit ecclesiastica emetta nei confronti di ecclesiastici e e religiosi, la santa sede
ha preso atto che lo stato italiano interpreta la norma pattizia nel senso che vanno intesi in armonia con i diritti
costituzionalmente garantiti ai cittadini italiani: ove ne sia fatta valere la violazione, a seguito di accertamento giudiziale,
potr essere legittimamente negata la loro efficacia civile.
La libert di propaganda
La libert di propaganda in materia religiosa, anchessa garantita espressamente dallart 19 cost., stata in passato
ostacolata da norme illiberali che sancivano una disuguaglianza di regime tra le confessioni religiose. Infatti, mentre la
propaganda cattolica era ampiamente tutelata dalle norme concordatarie, la propaganda delle confessioni di minoranza
era limitata in vario modo. In particolare, linterpretazione prevalente dellart 5 L. n. 112 59 del 1929, secondo cui la
discussione in materia religiosa pienamente libera, ammetteva la discussione dotta tra esperti, ma non la propaganda
avversa alla religione cattolica mediante slogans. Entrata in vigore la costituzione, la libert di propaganda dalle
minoranze religiose ha continuato ad essere compressa on il ricorso strumentale allart 402 c.p., oggi abrogato, che
puniva il vilipendio della sola religione cattolica. a seguito della prima sentenza in assoluto della corte cost, sono state
dichiarate illegittime le disposizioni che limitavano lattivit di volantinaggio delle confessioni di minoranza.
Va rilevato che la giurisprudenza della cedu ha elaborato una distinzione tra proselitismo lecito e proselitismo illecito e
abusivo, nel caso di pressioni indebite su soggetti in stato di difficolt o di violenze psico-fisiche finalizzate alla
conversione, considerando prioritaria lesigenza di tutelare la libera formazione della coscienza dei destinatari delle
attivit di proselitismo; e nel caso che la propaganda religiosa sia svolta approfittando del rapporto di subordinazione
intercorrente per via del ruolo di servizio/professionale.
In materia di propaganda e proselitismo religioso, la problematica attuale quella di assicurare la UGUALE LIBERT, in
quanto le differenze tra le confessioni in termini di importanza sociale ed economica incidono sulla capacit di
trasmettere il messaggio religioso. In qnto succede che i mezzi di comunicazione radiotelevisiva potrebbero
privilegiare determinate confessioni rispetto ad altre. per qsto stata riconosciuta la possibilit alle emittenti gestite dalle
confessioni religiose di partecipare alla pianificazione delle radio-frequenze. Luso dei mezzi audiovisivi sembra decisivo
per la propaganda religiosa dellimmediato futuro; del resto sono gi attivi network di ispirazione confessionale.
Lesercizio del culto.
Lesercizio in privato ein pubblico espressamente garantito.
Ai sensi della legislazione sui culti ammessi, le minoranza religiose erano gravemente limitate in entrambi i casi: on
avevano u diritto soggettivo allapertura di un edificio di culto, ma un mero interesse legittimo visto che lapertura del
tempio era subordinata ad autorizzazione governativa ampiamente discrezionale; inoltre , i fedeli potevano riunirsi senza
la preventiva autorizzazione governativa solo in un edificio autorizzato e a condizione che la riunione fosse stata
presieduta o autorizzata da un ministro di culto approvato. In mancanza occorreva il preavviso di almeno 3 giorni
allautorit di polizia la quale poteva vietare la riunione per ragioni di ordine pubblico,moralit,sanit pubblica. Si
considerava pubblica anche una riunione che, sebbene indiretta in forma privata, per le sue modalit di svolgimento
avesse carattere di riunione non privata. Nessuna di qste limitazioni era prevista per la chiesa cattolica. Qualche anno
dopo lentrata in vigore della carta, il ministero dellinterno ritenne che lart 17 cost non fosse applicabile alle riunioni di
culto in luogo aperto al pubblico, e che lart 19 non avesse valore precettivo, ma una mera norma programmatica. Le
pronunce della corte cost, per, hanno assicurato alle minoranze religiose leffettiva libert di aprire edifici al culto
pubblico e di riunirsi. La corte ha ritenuto applicabile in materia lart 17 cost( che prevede il preavviso solo per le riunioni,
di qualsiasi genere svolte in luogo pubblico, e non in luogo aperto al pubblico) ed ha dichiarato lillegittimit delle norme
restrittive di pubblica sicurezza; inoltre ha dichiarato illegittime le norme sopra ricordate per contrasto con lart 19 cost.
viceversa, ha ritenuto legittime le norme che sanciscono lobbligo di approvazione della nomina di ministro di culto delle
confessioni religiose diverse dalla cattolica, se ed in qnto a tale requisito sia subordinata lefficacia civile di taluni atti
posti in essere da tali ministri.
Le collette allinterno ed allingresso degli edifici di culto sono eseguite senza alcuna ingerenza delle autorit civili.
In definitiva la norma dellart 19 cost., che esclude da ogni controllo preventivo il culto esercitato sia in luogo privato che
in luogo aperto al pubblico, deve essere coordinata con lart 17 ,3 comma cost. che dispone per le sole riunioni in luogo
pubblico una forma attenuata di controllo quale il preavviso alle autorit, che possono vietarle solo per comprovati
motivi di sicurezza o di incolumit pubblica.
CAPITOLO 5 GLI ECCLESIASTICI E IL DIVIETO DI DISCRIMINAZIONI (ART 20)
I procedimenti storici.
la ragione storica dellart 20 cost (il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione o istituzione
non possono essere causa si speciali limitazioni legislative, ne di grami fiscali per la sua costituzione, capacit giuridica
e ogni forma di attivit) deve essere rinvenuta nella cd legislazione eversiva dellasse ecclesiastico del regno di
piemonte e sardegna, prima, e poi del regno ditalia: guaradando al passato, il costituente ha voluto impedire per il futuro

ladozione di speciali discipline legislative di sfavore per gli enti religiosi, ed il ritorno a forme di ingerenza e ad istituti
propri del giurisdizionalismo.
Contenuti e finalit
Lart 20 una norma di chiusura che completa la tutela costituzionale del fenomeno religioso per quegli aspetti della
libert religiosa e delluguaglianza giuridica che potrebbero non risultare protetti da una interpretazione restrittiva degli
artt 3,7,8,19 cost.; pertanto vale a rafforzare,nello stesso tempo, la libert religiosa e lautonomia organizzativa di tutte le
confessioni, oltre che ad estendere ulteriormente il principio di uguaglianza e di uguale libert.
La norma parifica la condizione degli enti indipendentemente dalla confessione di appartenenza, e di fatto estende agli
enti delle confessioni diverse dalla cattolica le garanzie gi offerte dalla norme concordatarie agli enti della chiesa
cattolica.
In base allart 20 cost. illegittima ogni discriminazione degli enti religiosi non solo rispetto agli enti di diritto comune, ma
anche allinterno della medesima categoria.
Quindi,ogni modificazione del diritto comune che si traduca in trattamento migliorativo delle persone giuridiche,comporta
lillegittimit costituzionale della preesistente legislazione speciale in materia di enti ecclesiastici che risulti meno
favorevole;parimenti,anche nuove norme che dettino una disciplina di favore per gli enti di una chiesa comportano
lillegittimit delle norme meno favorevoli relative agli enti dei culti ammessi, perch assumono carattere discriminatorio.
I soggetti destinatari della garanzia.
Lart 20 cost tutela le associazioni e le istituzioni aventi carattere ecclesiastico e fine di religione o di culto. Il
riferimento alle associazioni ed alle istituzioni indica che la garanzia dellordinamento statale riguarda anche le
aggressioni non istituzionalizzate; lecclesiasticit dellente sembra potersi ricollegare al riconoscimento in persona
giuridica, laddove il mero fine di religione e di culto si ricollega agli enti non riconosciuti. Del resto la norma, vietando che
siano poste speciali limitazioni legislative o speciali gravami fiscali per la costituzioni e la capacit giuridica, mira a
proteggere anche il momento della formazione dellente.
Quanto al predicato ecclesiastico, nelle nuove fonti bilaterali esso riferito agli enti che appartengono sia alla chiesa
cattolica, sia alle altre chiese cristiane.
In definitiva, quel predicato non equivale pi a cattolico, ma ad ente esponenziale di una chiesa cristiana; non
utilizzato, per, per gli enti collegati a confessioni non favorevoli a denominarsi chiesa, preferendosi in dottrina la
nozione di ente confessionale per segnalare la peculiarit di regime ad essi garantita dalle fonti pattizie.
In relazione con gli artt 7,1comma e 8,2comma Cost. , la norma in oggetto stabilisce che la disciplina della
costituzione, della capacit giuridica, dei gravami fiscali e della attivit degli enti rientra nellordine proprio dello stato
ed di su competenza, quali che siano le previsioni degli statuti delle confessioni religiose al riguardo.
Lamministrazione degli enti ecclesiastici.
La garanzia costituzionale anzidetta rileva anche sotto il profilo dellamministrazione degli enti , se si considera che la
piena libert degli stessi trova ostacolo nella tradizione giurisdizionalista dello stato italiano, attenuatasi solo di recente.
Infatti, stata abrogata con efficacia retroattiva ogni norma che prescriveva lautorizzazione governativa sia per gli
acquisti sia per lalienazione di immobili da parte di persone giuridiche, associazioni e fondazioni. La nuova disciplina
applicabile anche agli enti ecclesiastici perch la meno favorevole norma di derivazione pattizia che prevedeva detta
autorizzazione, si limitava ad un mero rinvio dinamico alla disciplina generale.
Il cod. b.c.p.(cod. dei beni culturali e del paesaggio) dispone, invece che restino soggette ad autorizzazione del ministero
le alienazioni di beni culturali appartenenti, tra glia latri, 2 a persone giuridiche private senza fine di lucro, qui compresi
gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti salvo che non siano cessioni a favore dello stato. La generalit della
previsione, non limitata agli enti ecclesiastici, non si pone in contrasto con il dettato dellart 20 della carta.
Con laccordo del 1984 e con la disciplina di attuazione cessato il controllo governativo sugli atti eccedenti lordinaria
amministrazione per gli enti della chiesa cattolica che ricevevano il supplemento di congrua dallo stato, vale a dire
diocesi e parrocchie. Dal complesso della nuova normativa pattizia si ricava il principio che la gestione degli enti collegati
alle confessioni religiose si svolge sotto il controllo dei loro competenti organi, senza ingerenza dello stato . di
conseguenza , si acuisce la discriminazione attuata dalla legge sui culti ammessi con le norme che prevedevano la
soggezione degli istituti dei culti diversi dalla religione cattolica alla vigilanza e alla tutela governativa, esercitate dal
ministero dellinterno.
Esse prevedono: la facolt di ordinare visite ed ispezioni, lo scioglimento dellamministrazione in caso di gravi irregolarit
o di impossibilit di funzionamento, e la nomina di un commissario governativo per la temporanea gestione, la possibilit
che con decreto del ministro dell0interno sia dichiarata la nullit di lo atti o deliberazioni qndo contengano violazioni di
legge o di regolamenti.
Nemmeno la previsione che lautorit governativa possa introdurre norme spciali2 per lesercizio della vigilanza e del
controllo da parte dello stato, nel decreto di attribuzione della personalit giuridica civile agli enti delle confessioni di
minoranza ha riscontro nelle norme di diritto comune.
Si tratta,dunque, di disposizioni in contrasto con lart 20 cost., che evidenzia la sua funzione di presidio costituzionale
della uguaglianza tra le confessioni, oltre che nella libert, anche nel trattamento.
La capacit contributiva.

Quanto alla portata del divieto di speciali gravami fiscali, lart 20 cost applicazione al caso particolare dellart 53 cost,
che collega l0obbligo di concorrere alle spese pubbliche alla sola capacit contributiva.
La norma consente allo stato di introdurre agevolazioni fiscali a favore delle associazioni e istituzioni religiose
limitatamente alle attivit concernenti la finalit di religione e di culto, in considerazione della valenza promozionale della
personalit umana e del progresso spirituale della societ; ma vieta, invece, di gravarle di oneri fiscali discriminatori,
anche se,anche se il ricavo fosse poi impiegato per finanziare finalit confessionali.
I soggetti garantiti dallart 20 cost. sono sottoposti allesclusiva e piena potest tributaria dello stato; tuttavia il divieto di
speciali grami fiscali non consente di intraprendere per la via dei tributi unazione perequativa fra gli enti di una
confessione religiosa o una redistribuzione delle risorse fra gli enti di tutte le confessioni religiose.
Gli enti ecclesiastici di diritto comune.
Il divieto di discriminazione degli enti religiosi garantisce il riconoscimento della personalit giuridica in forza delle norma
di diritto comune agli enti delle confessioni privi dei requisiti per ottenere il riconoscimento ai sensi della legislazione di
derivazione pattizia.
In riferimento agli enti che appartengono alla chiesa cattolica, la normativa di derivazione concordataria ammette in
forma espressa lanzidetto riconoscimento e prevede la sottoposizione alla legge civile dellassociazione costituita o
approvata dallautorit ecclesiastica salvi la competenza dellautorit ecclesiastica circa la lo attivit di religione o di
culto e i poteri della medesima in ordine agli organismi statutari.
CAPITOLO 6 LA LIBERTA DI PENSIERO, DI COSCIENZA E DI RELIGIONE.
La convenzione europea dei diritti delluomo:cenni su struttura e contenuti
La tutela dei diritti delluomo e delle libert fondamentali oggi esercitata anche a livello internazionale.
La consapevolezza che la tutela di tali diritti potesse riceve effettiva e completa attuazione solo se realizzata sul piano
del diritto internazinale condusse alla redazione della dichiarazione universale dei diritti delluomo del 1948 , atto
ricco di valore simbolico e propositivo, ma sprovvisto di valore cogente.
La sottoscrizione della convenzione europea dei diritti delluomo (CEDU), avvenuto a roma nel 1950, costitui il
passaggio successivo con il quale non ci si limit ad enunciare in modo solenne i diritti protetti ma si istitui, per la prima
volta, un apposito apparato giurisdizionale atto ad emanare provvedimenti obbligatori e vincolanti per gli stati
firmatari, e dunque in grado di offrire una concreta tutela dei diritti garantiti.
La CEDU, sottoscritta dagli attuali 47 stati-membri del consiglio deuropa, un trattato internazionale multilaterale.
strutturata in tre titoli che si occupano rispettivamente di enunciare diritti,libert e divieti che gli stati membri sono
formalmente vincolanti a rispettare(titolo 1), e di istituire e regolarmente(titolo 2) un proprio organo istituzionale,la corte
europea dei diritti delluomo (cedu), nonch di dettare altre disposizioni inerenti le modalit di partecipazione degli
stati membri e di applicazione della CEDU (titolo 3). Successivi protocolli hanno esteso progressivamente il novero dei
diritti garantiti o hanno modificato il sistema giurisdizionale della Cedu.
In base alla disposizione dellart 46 CEDU le sentenze della corte anno efficacia vincolante per gli stati contraenti.
Il problema del recepimento della CEDU nellordinamento interno stato rimesso alla libera scelta dei singoli stati
membri : litalia ha provveduto attraverso lautorizzazione alla ratifica e lordine di esecuzione effettuato con L.N.848 DEL
55.
Il problema del rapporto tra le disposizioni della cedu e le leggi ordinarie successive con esse incompatibili stato risolto
dalla corte costituzionale, secondo cui le disposizioni della convenzione sono insuscettibili di abrogazione o modifica
poich derivano da una fonte riconducibile a una competenza atipica e sono come tali insuscettibili di abrogazione o di
modificazione da parte di disposizioni di legge ordinaria.
Pi recentemene, la stessa corte ha rilevato che indipendentemente dal valore da attribuire alle norme pattizie, che non
si collocano di per se stesse a livello costituzionale, mentre spetta al legislatore dare ad esse attuazione, da rilevare
che i diritti umani, garantiti anche da convenzioni universali o regionali sottoscritte dallitalia, trovano espressione , e non
meno intensa garanzia ,nella costituzione.
Nello stesso senso si pronunciato anche il giudice della legittimit, confermando la tendenza a considerare le norme
della CEDU prevalenti sulla normativa ordinaria successiva: ne ha infatti riconosciuto la particolare forza di
resistenza dovuta alla natura di principi generali dellordinamento che deve essere riconosciuta alle disposizioni della
convenzione in conseguenza del loro inserimento nellordinamento italiano. A seguito della riforma del titolo V della
costituzione del 2000, lart 117,1 comma, cost dispone dei vincoli derivanti dallordinamento comunitario de dagli
obblighi internazionali di natura pattizia.
Il ricorso alla corte europea dei diritti delluomo.
Il titolo 2 della convenzione regola composizione e competenza della Cedu, organo giurisdizionale istituito a garanzia
dellapplicazione effettiva delle proprie disposizioni allinterno degli stati membri.
In forza delle disposizioni cui aglia rtt 20-27 della convenzione, la cedu formata da un numero di giudice pari a quello
adelle parti contraenti, eletti dallassemblea parlamentare a maggioranza tra una rosa di 3 candidati presentati da
ciascuno degli altri stati membri . il loro mandato ha una durata di 6 anni , ripetibile. La corte in seduta plenaria elegge
presidente e vice presidenti, il cui mandato ha una durata di 3 anni, e adotta il proprio regolamento. La trattazione dei
casi affidata a Comitati, composti da 3 giudici, camere , composti da 7 giudici e alla grande camera , composta da 17
giudici.

In particolare, dinanzi alla corte possono essere promossi 2 tipi di ricorso:


-il primo, definito ricorso interstatale , pu essere presentato da uno stato membro ogniqualvolta ritenga che unaltra
parte contraente abbia violato una o pi disposizioni della convenzione;
-il secondo, definito ricorso individuale, a norma dellart 34 compete invece a ogni persona fisica, ogni organizzazione
non governativa o gruppo di privati che pretenda di essere vittima di una violazione da parte di una delle alte parti
contraenti dei diritti riconosciuti nella convenzione o nei suoi protocolli.
Le condizioni di ricevibilit del ricorso sono elencate sal successivo art 35: pu essere presentato solo dopo
lesaurimento delle vie di ricorso interne; non deve essere anonimo; non deve essere edentico ad un altro
precedentemente esaminato dalla stessa corte (cd. principio del ne bis in idem) o gi sottoposto ad altra istanza
internazionale di inchiesta o di regolamentazione; non deve essere incompatibile con le disposizioni della CEDU, ne
manifestatamente infondato o abusivo.
La procedura , a causa del notevole numero dei ricorsi presentati, stata modificata dalla riforma della convenzione
attuata con il protocollo XI entrato in vigore nel 1998. il ricorso dapprima esaminato sa un comitato di 3 giudici che
decide sulla ricevibilit: in caso positivo, la causa decisa nel merito da una camera composta da 7 giuduci. La
procedura pubblica, gratuita e si svolge nel contraddittorio delle parti, senza peraltro che il ricorrente sia vincolato ad
usufruire dellassistenza di un legale.
Le sentenze emesse dalla corte al termine della procedura sono motivate e limitatamente impugnabili dalle parti nel
termine in 3 mesi dalla data di emissione nei casi previsti dallart 43, ovvero in caso di gravi problemi di interpretazione o
di applicazione della convenzione o in caso di gravi questioni di carattere generale.
Gli effetti delle sentenze della corte possono essere cosi sintetizzati: il loro valore vincolante e obbligatorio per gli
stati membri ai sensi dellart 46; meramente declatorio (la corte si limita ad affermare se vi sia stata oppure no la
violazione del diritto azionato, e nel primo caso pu stabilire unequa soddisfazione a favore della parte lesa) e hanno
esclusivamente efficacia tra le parti. Sar cura dello stato condannato, con le forme ritenute pi opportune, riparare alla
violazione subita dal ricorrente: a qsto proposito occorre porre laccento sullefficacia deterrente delle sentenze della
conte che consiste nellincentivare ladozione delle misure necessarie a prevenire ulteriori violazioni dello stesso diritto,
evitando cosi la cd. cascata di condanne, che si ha nel caso in cui un gran numero di ricorrenti presentino lo scesso
ricorso, certi di ottenere la condanna dello stato controparte.
La funzione di controllo sullesecuzione delle sentenze da parte degli stati membri esercitata dal consiglio dei ministri;
bene tuttavia rammentare che si tratta , ad oggi, di un mero potere di sorveglianza non assistito da potest coercitiva
diretta.
Lart 9 della convenzione: contenuto, facolt, limiti e soggetti garantiti.
Lart 9, che porta la rubrica libert di pensiero, di coscienza e di religione2 dispone:
- ogni persona ha diritto alla libert di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto iclude la libert di cambiare
religione o credo, cosi come la libert di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o
collettivamente, in pubblico o in privato,mediante il culto,linsegnamento, le pratiche e losservanza dei riti;
- la libert di manifestare la propria religione o il proprio credo non pu essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che
sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una societ democratica, per la pubblica sicurezza, la
protezione dellordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libert altrui.
Lesplicito riconoscimento della libert di pensiero, considerato dalla stessa Cedu come uno dei fondamenti di una
societ democratica, comprende la cd libert di religione NEGATIVA, a tutela di atei, agnostici, indifferenti, e la libert di
cambiare religione o convinzione, e comporta che gli stati non possano imporre ai propri cittadini alcuina convinzione
religiosa.
La libert di coscienza non una semplice espressione del diritto di libert religiosa , ma va considerata come una
vera libert autonoma che , per cosi dire, precede la libert religiosa in senso stretto, e deve essere intesa in senso
ampio, al punto da comprendere ogni possibile atteggiamento dellindividuo imputabile alla sua coscienza. Gli stati
membri dovranno dunque impegnarsi a non esercitare alcuna costrizione sulla coscienza individuale, a non influenzare
le decisioni di coscienza del singolo e a non collegarvi privilegi o svantaggi.
La libert di religione comprende non solo il diritto di aderire e professare un certo credo religioso come di mutarlo, ma
anche di esercitare le facolt connesse al suo esercizio. In particolare la libert di manifestare la propria religione o delle
proprie convinzioni garantita sia in modo individuale che collettivo, cosi come il culto, linsegnamento, le pratiche e
losservanza dei riti che possono essere esercitate sia in privato che in pubblico.
Gli stati dunque non possono ne prescrivere ne vietare alcuna religione e , in applicazione del divieto di
discriminazione sancito dallart 4 della CEDU, non possono fare discendere privilegi o svantaggio dallappartenenza ad
una religione.
Gli stati membri sono anche tenuti ad evitare le ingerenze allesercizio della libert religiosa che provengano da soggetti
privati, e devono dunque attivarsi in concreto per garantirne leffettivo godimento.
I soggetti garantiti dalla lettera dellart 9 sono le persone fisiche e i soggetti collettivi.
il 2 comma della norma in esame stabilisce in modo tassativo le caratteristiche la cui compresenza pu solo rendere
legittime restrizioni al solo esercizio della libert di manifestazione del pensiero e del credo religioso. Qste restrizioni o
misure, in particolare, devono essere previste dalla legge e devono risultare necessarie secono i parametri propri di
una societ democratica.
In particolare,a proposito delle cd. misure necessarie la CEDU ha elaborato il principio del margine di discrezionalit in
base al quale la stessa corte,pur ammettendo che necessario riconoscere a ciascuno stato una capacit decisionale in
merito alla necessit e intensit di misure restrittive alle libert riconosciute si attribuisce un ruolo di supervisione di tali
misure, interpretate alla luce dello spirito della CEDU.

Gli orientamenti della corte in materia di libert di coscienza e di religione.


Il tema dellaspetto negativo della libert religiosa stato affrontato dalla Cedu per la prima volta nel 1994 quando
stata rilevata una violazione del combinato disposto dagli artt 11 (libert di associazione) e 14(divieto di discriminazione)
della convenzione a danno di una associazione di atei, alla quale era stata negato laccesso alla legislazione di favore
applicabile alle associazioni di culto. In un altro caso la Corte ha riconosciuto l violazione dellart 9 a danno dei ricorrenti
che lamentavano di dovei prestare giuramento solenne sui vangeli per potere assumere le funzioni di
parlamentari;recentemente la corte ha confermato qsto orientamento rilevando una violazione dellart 9 nel caso in cui la
prestazione di un giuramento necessario per entrare a far parte di un ordine professionale avvenga con una formula di
natura religiosa,obbligando cosi il non credente a dichiarare il proprio orientamento religioso.
In materia di neutralit nei confronti delle confessioni religiose la Cedu rileva una violazione dellart 9 in ragione del
ritardo con il quale lassociazione ricorrente ha ottenuto lo status di confessione religiosa e dunque laccesso alla
legislazione di favore, e sottolinea come la differenziazione arbitraria tra diverse comunit religiose in ordine al loro
trattamento giuridico violi il dovere di imparzialit da parte delle autorit nazionali.
Sul divieto di ingerenza da parte degli stati nelle questioni interne delle confessioni religiose la corte ha ravvisato una
violazione dellart 9 da parte dello stato bulgaro arbitrariamente intervenuto in una disputa tra due opposte fazioni
religiose emanando un atto legislativo con il quale una delle stesse stata soppressa e privata dei propri poteri
rappresentativi, con evidenti e gravi ripercussioni non solo a danno dei leaders religiosi ma anche nei confronti degli
appartenenti alla confessione e alla loro comunit. La Corte ha sottolineato come in qsto caso il dovere di neutralit e
imparzialit sia stato palesamente violato: in caso di conflitto tra gruppi religiosi, infatti, lo stato tenuto a favorire
attivamente la tolleranza e lintegrazione, e non certo a rimuovere le cause di tensione attraverso la soppressione del
pluralismo. Il divieto dinterferenza degli stati stato riaffermato dalla Cedu sia nei confronti del patrimonio dogmatico
delle confessioni sia in ordine alla loro organizzazione interna.
Altro argomento centrale quell relativo alla libert religiosa collegata alla libert di associazione. La corte ha
escluso che lo scioglimento di un partito politico mirato allinstaurazione di un sistema teocratico multi giuridico
integrasse una violazione dellart 9 della convenzione. La corte ha dunque ritenuto che la restrizione al diritto di
associazione disposta dallo stato turco rivestisse le caratteristiche di legalit, necessit e democraticit necessarie in
base al disposto dellart 9.2.
In materia di proselitismo religioso la corte ritiene prioritaria lesigenza di garantire la libert di formazione della
coscienza di chi destinatario della attivit di proselitismo. In particolare, ha ritenuto ammissibile che tali attivit
costituiscano un illecito penale e una violazione del diritto individuale di libert religiosa qualora superino il limite della
semplice volont di testimoniare la personale adesione ad un credo religioso, divenendo cosi proselitismo abusivo
La Corte ha affrontato anche largomento dei simboli religiosi d ha escluso che il divieto di indossare il velo islamico
durante le attivit universitarie, imposto per assicurare la pacifica convivenza tra studenti di fedi diverse in un sistema
democratico improntato al principio di laicit, integri una violazione dellart 9.
In materia di beni destinati al culto ha affermato che nella libert religiosa garantita dallart 9 rientra la libert di
acquistare e utilizzare beni , oggetti e materiali necessari per i riti e pre le pratiche religiose: ad esempio, ala corte ha
considerato ingerenza ingiustificabile in una societ democratica il rifiuto immotivato delle autorit civili ed ecclesiastiche
di concedere lautorizzazione alla destinazione al culto di locali presi in locazione da una comunit di testimoni di geova.
CAPITOLO 7 LE OBIEZIONI DI COSCIENZA
Premessa. Profili teorici ed aree applicative.
La libert di coscienza uno dei fondamenti di una societ democratica. Essa riveste una duplice
dimensione:religiosa , in qnto elemento essenziale dellidentit dei credenti e della loro concezione della vita, e nonreligiosa, in quanto bene prezioso per gli atei, gli agnostici, gli scettici o gli indifferenti. Di qui la valenza in positivo e in
negativo della tutela giuridica accordata a questa forma di libert, la quale implica anche il diritto dellindividuo di non
essere obbligato a dichiarar la propria appartenenza confessionale o le proprie convinzioni, o ancora, di non essere
costretto a tenere comportamenti attraverso i quali si ricavino luna o le altre.
Pi complesso il percorso giurisprudenziale che ha interessato il diritto di obiezione di coscienza, non riconosciuto da
alcune legislazioni nazionali. Il maggior ostacolo incontrato dalla corte di Strasburgo stato quello di stabilire il confine
tra esercizio dellobiezione di coscienza e pretesa arbitraria del singolo. Di regola la soluzione quella di un
bilanciamento tra la tutela delle ragioni della coscienza e lapplicazione dei principi di proporzionalit e ragionevolezza
che devono assistere le restrizioni legislative poste dagli stati nella disciplina di quelle materie nelle quali la libert di
coscienza pu essere invocata.
Lobiezione di coscienza rappresenta uno dei modi di esplicazione della libert di coscienza, la quale esprime il diritto
dellindividuo di comportarsi in modo coerente e conforme ai propri convincimenti interiori(filosofici,ideologici,religiosi o
etici). Di regola, latteggiamento dellobiettore esprime la condizione di chi vive in una situazione di conflitto: osservare il
proprio imperativo morale o rispettare gli obblighi giuridici che lordinamento statuale gli impone e che possono
scaturire da un dovere pubblico o da un atto di autonomia privata. Quando lo stesso legislatore a risolvere il conflitto
offrendo al soggetto di scegliere , tra i comportamenti imposti, quello pi aderente ai propri convincimenti interiori, si
parla propriamente di opzione di coscienza.
Essa garantita in modo espresso nelle norme di diritto internazionale e nelle norme del diritto dellUE , ed , invece , in
forma implicita e indiretta nelle nostre norme costituzionali.

Con riferimento alla prime di ricordano: lart 9 della CEDU e lart 18 del patto relativo ai diritti civili e politici per i
quali le libert di pensiero, di coscienza e di religione hanno pari ma autonoma protezione, e sono tutte riconducibili al
nucleo forte dei diritti inviolabili della persona umana. La menzione esplicita del diritto di obiezione contenuta nellart
10.2 della carta di nizza, per il quale: il diritto allobiezione di coscienza riconosciuto secondo le leggi nazionali che
ne disciplinano lesercizio;in modo indiretto, richiamato nell art 4.3, lett b della CEDU (divieto di schiavit e del lavoro
forzato) per escludere dalla previsione del 2 comma il servizio sostitutivo di quello militare obbligatorio nei paesi dove
lobiezione di coscienza riconosciuta legittima.
Nella nostra Carta, la tutela della libert di coscienza si ricava dalla lettura sistematica degli artt 2,3,19 e 21 , 1comma
cost., i quali contengono un insieme di elementi normativi convergenti nella configurazione unitaria di un principio di
protezione dei cosiddetti diritti della coscienza. Tale protezione, tuttavia non pu ritenersi illimitata e incondizionata.
Spetter al legislatore stabilire il punto di equilibrio tra la coscienza individuale e le facolt che essa reclama, da un
lato , e i complessivi, inderogabili doveri di solidariet politica, economica e sociale che la costituzione impone, dallaltro ,
affinch lordinato vivere comune sia salvaguardato,e i pesi conseguenti siano equamente ripartiti tra tutti, senza
privilegi.
Il legislatore italiano ha disciplinato 4 ipotesi di obiezione di coscienza : al servizio militare;alla interruzione di
gravidanza, alla sperimentazione animale;alla procreazione medicalmente assistita e infine la questione del
giuramento dellassunzione di responsabilit davanti a dio dei testimoni nel processo civile e nel processo penale ,
invece stata risolta in parte in via legislativa e in parte attraverso lintervento della giurisprudenza costituzionale.
Soppresso il richiamo al giuramento, la formula stata trasformata nella pi neutra dichiarazione di impegno che
interessa solo la coscienza del singolo e la sua personale responsabilit.
Vi sono poi obiezioni di coscienza illegittime come la cd. obiezione fiscale alle spese militari, la quale si esprime
attraverso lautoriduzione delle imposte dirette nella quota corrispondente aal percentuale destinata agli armamenti.
Per qnto concerne i rapporti di diritto privato, a titolo esemplificativo, la giurisprudenza ha ritenuto illegittimo il rifiuto da
parte del lavoratore di eseguire le prestazione cui era obbligato per contratto, adducendone la contrariet alle proprie
convinzioni morali.
Lobiezione di coscienza al servizio militare ha avuto unevoluzione legislativa e interpretativa complessa, che si
snodata lungo un arco temporale particolarmente ampio.
Per espressa volont del legislatore, il reclutamento del personale su base obbligatoria stato sospeso, non
soppresso, e ridotto ad uno spazio di operativit residuale nel quale rivive in presenza di specifiche situazioni e
circostanze le quali giustificano il fatto che la legge sullobiezione di coscienza continui a rimanere in vigore.
Qualche riflessione si impone in merito alla legge 130/2007 che ha modificato la legge 230/1998. in particolare le
modifiche apportate sono state 2 :allart 2(cause ostative allesercizio del diritto di obiezione di coscienza) e allart 15
(cause di decadenza dai benefici della legge e divieti di utilizzare armi per motivi di lavoro o per accedere a pubblici
impegni che richiedono luso delle armi) inoltre ha introdotto la facolt di rinuncia allo status di obiettore con
dichiarazione irrevocabile, facendo crollare quello che taluno ha denominato il mito della perpetuit e immodificabilit
dello status di obiettore. Lo scopo delle opzioni legislative previgenti era quello di rendere pi difficoltose le cd scelte di
comodo del servizio civile.
Il diritto soggettivo di presentare domanda di obiettore di coscienza stato esteso anche a chi detiene armi inoffensive i
non ditate di significativa capacit offensiva; e il soggetto interessato, ottenuta la revoca dello status di obiettore, potr
presentare domanda per qualsiasi impiego che comporti luso delle armi o, pi semplicemente, praticare attivit
venatoria.
Ulteriore conseguenza della riforma stata quella di porre fine alle oscillazioni della giurisprudenza amministrativa circa
linterpretazione delle norme oggetto della modifica legislativa. A qsto proposito la consulta aveva avuto modo di chiarire
la ratio evidente del divieto contenuto nellart 15 della L. n 230 del 1998 nella parte sopra ricordata, affermando che la
disposizione impone che i soggetti beneficiari mantengono integra quella coerenza morale, religiosa che ha motivato il
loro rifiuto di prestare il servizio militare. Diversamente tale scelta ideologica rileverebbe una probabile funzione
strumentale. Muovendo da qsto presupposto, la giurisprudenza amministrativa aveva riconosciuto legittimo il diniego di
rilascio di licenza di porto darmi per attivit venatorie a soggetto esentato dal servizio militare il qnto obiettore di
coscienza, precisando che lintima convinzione di coscienza, religione o pensiero deve essere cosi forte da non poter
essere violata se non a prezzo di un vero trauma psicologico che induca il soggetto ad affermare di ripudiare ogni
rapporto con larma e non solo quello delluso dellarma contro esseri umani.
Trattamenti sanitari volontari,libert di coscienza (e obiezione) terapeutica:fonti e principi.
accanto alla potezione e alla discussione di valori giuridici assoluti e primari quali il bene vita, il bene-salute o il rispetto
della dignit e dellintegrit della persona umana, se ne affiancano altri di natura extragiuridica i quali portano gli studiosi
e giuristi a date letture diverse e , avolte, contrapposte, dalle norme che ne costituiscano il fondamento e la correlata
manifestazione.
Fatta eccezione per le ricordate leggi sullinterruzione della gravidanza e sulla procreazione assistita e il divieto delle
pratiche di mutilazione genitale femminile, i trattamenti danitari non sono oggetto di unaorganica regolamentazione
legislativa.
Per trattamenti sanitari si intendono i trattamenti praticati con qualsiasi mezzo per scopi connessi alal tutela della salute,
per fini terapeutici, diagnostici, palliativi, nonch estetici. Si distinguono in volontari (la regola) e obbligatori
(leccezione).
La volontariet che contraddistingue i trattamenti sanitari un riflesso di un diritto importantissimo quale quello di
autodeterminazione del paziente. Principale facolt che da esso deriva lespressione del ibero consenso (o
dissenso) informato alle cure da parte dellinteressato o, se incapace, del tutore autorizzato dal giudice,

sul medico incombe un vero e proprio dovere giuridico di rappresentare al paziente una analitica, puntuale ed esaustiva
informazione della natura dellintervento medico o chirurgico, della sua portata ed estensione, dei suoi rischi, dei
risultati conseguibili e delle possibili conseguenze negative. Questa conoscenza consente allinteressato di effettuare
una personale scelta terapeutica libera (quindi revocabile) e consapevole.
la giurisprudenza ha recentemente introdotto un limite alle concrete modalit di esercizio del principio di
autodeterminazione terapeutica. Il rifiuto di un intervento indesiderato o contrario alle proprie convinzioni religiose un
diritto solo a condizione di risolvere il contratto di cura e lasciare la struttura sanitaria , non potendo il paziente
pretendere di rimanere ricoverato, di essere salvato, ma di scegliere a sua discrezione le terapie cui sottoporsi,
riducendo i sanitari a meri esecutori delle sue determinazioni.
Il quadro di riferimento normativo allinterno del quale il diritto di autodeterminazione viene ad essere collocato
vasto, e comprende fonti normative di diversi livelli gerarchici. Nelle norme della costituzione trae fondamento dalle
disposizioni contenute nellart 2 , che tutela e promuove i diritti inviolabili della persona umana, la sua identit e dignit;
nellart 13 , che proclama linviolabilit della liberta personale e nellart 32 il quale tutela la salute come fondamentale
diritto dellindividuo. E prevede che i trattamenti sanitari sono obbligatori nei soli casi espressamente previsti dalla
legge,sempre che il relativo provvedimento sia volto ad impedire che la salute del singolo possa arrecare danno a quella
degli altri.
A livello internazionale e comun tirai, i.l principio del consenso informato garantito nella convenzione di Oviedo, sui
diritti delluomo e sulla biomedicina, la cui ratifica ed esecuzione stata autorizzata dal parlamento , senza che sia
seguito il deposito dello strumento di ratifica dal quale decorre il termine per lentrata in vigore; nella L. n 78 del 2006 in
materia di protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche; e infine nella carta di Nizza.
La prassi.
le disposizioni contenute nella convenzione, se non contrarie alle norme di diritto interno,potranno e dovranno essere
utilizzate come strumento interpretativo per dare alle norme interne una lettura il pi possibile conforme alla medesima.
Le soluzioni adottate dalla pi recente giurisprudenza sul tema specifico delle terapie salvavita hanno riaffermato il
principio generale dinanzi ricordato della libert di cura del paziente , precisando che essa va intesa anche quale diritto
assoluto di non curarsi o di interrompere le cure; per altro verso hanno esteso il riconoscimento della libert di coscienza
del soggetto alle terapie artificiali cd. salvavita, anche nel caso di persona in stato vegetativo permanente. Sottolineando
la distinzione di qsta fattispecie, rispettosa del normale percorso biologico del paziente, dalle altre, affini ma non
coincidenti, delleutanasia in senso proprio, del suicidio assistito o dellomicidio del consenziente.
La decisione di sospendere la somministrazione di terapie salvavita nei riguardi di pazienti in stato vegetativo
permanente ha comportato problemi pratici non di poco momento, di carattere attuativo ed organizzativo. Il giudice
amministrativo ha statuito, in proposito, che illegittimo il rifiuto del ricovero ospedaliero da parte del S.S.N. necessario
allattuazione del diritto costituzionale della libert di cura , e ne costituisce indebita limitazione, qndo motivato solo dal
fatto che il malato abbia preannunciato la propria intenzione di avvalersi del proprio diritto allinterruzione del trattamento.
Come in tutti i diritti di libert, nella libert di coscienza terapeutica sono compresi due profili: luno positivo , che si
estrinseca nel compimento da parte del titolare di una scelta, e uno negativo, che si realizza nellopporsi a che altri
interferiscano nelle proprie decisioni o addirittura le assumano in propria vece. Si configura cosi come una liberta
dinamica che si pu esercitare in vari modi e momenti: nellopzione, prima ricordata fra trattamenti sanitari alternativi o
nel loro rifiuto, originario o successivo indirizzato anche alla terapie di sostegno vitale, e nella facolt di esprimere le
proprie scelte terapeutiche in qualsiasi dase dellesistenza, compresa quella terminale.
In qstultima ipotesi, la pi criticate e complessa, occorrer distinguere tra la situazione soggettiva delladulto nel pieno
possesso delle facolt mentali e quella situazione soggettiva delladulto che non sia in grado di manifestare la propria
volont a causa del suo stato di totale incapacit di intendere e di volere , permanente e irreversibile. La giurisprudenza
e la dottrina prevalenti contestano le conseguenze giuridiche che talora se ne fanno derivare, ossia che lindisponibilit
del bene-vita da parte del titolare lo sia sempre e comunque e che vivere debba essere considerato una costrizione
alla vita. Ragionare in qsti termini significherebbe introdurre surrettiziamente un obbligo di vivere. Vivere un diritto , non
un dovere, allo stesso modo in cui la salute un diritto non un obbligo di curarsi forzatamente.
Di conseguenza, a fronte del rifiuto opposto dal malato ad un trattamento di fine vita non penalmente perseguibile per il
reato di omicidio del consenziente il medico che si estiene dal praticarla.
Nella seconda ipotesi la volont del malato contraria alle cure che lo mantengono in vita richiede da parte dellinterprete
una rigorosa e delicata opera di ricostruzione anche in via presuntiva, attraverso lacquisizione di elementi di proava
chiari, univoci e convincenti , ricavati dai precedenti desideri e dichiarazioni dellinteressato, dalla sua personalit, dal
suo stile di vita, dalle sue inclinazioni, dai suoi valori di riferimento e dalle sue convinzioni etiche, religiose, culturali e
filosofiche, e dalla concorrente attivit del tutore diretta a rappresentare lidentit complessiva del paziente e la sua idea
di dignit. Al rifiuto di un trattamento sanitario , anche salvifico, possono essere sottese motivazioni di carattere religioso
(di norma le trasfusioni di sangue da parte del testimone di geova), le quali non mutano in modo significativo
limpostazione dogmatica del problema e le soluzioni prima prospettate.
I testimoni di geova sono soliti portare con se un cartellino con la dicitura no sangue, che rinnovano annualmente. Il
dissenso manifestato con qsta modalit stato ritenuto insufficiente e palesemente inidoneo per soddisfare i requisiti per
la validit del rifiuto alla emotrasfusione. Il rifiuto deve risultare da una dichiarazione articolata, puntuale ed espressa,
oppure proveniente da un rappresentante ad acta, designato dallo stesso interessato, e allesito dellinformazione
sanitaria.
Se il rifiuto alle cure per una trattamento necessario e indifferibile opposto dai genitori nei riguardi del figlio minore
(legalmente incapaci) il medico tenuto a informare lautorit giudiziari per leventuale adozione di provvedimenti
durgenza(ove possibile saranno adottate misure alternative rispettose del credo religioso).

La volont del minore incide sulle valutazioni discrezionali del giudice, ma non pu avere un ruolo decisivo, tuttavia lart
6 della convenzione di Oviedo , con specifico riguardo ai trattamenti sanitari, dispone che il parere del minore preso in
considerazione come un fattore sempre pi determinante , in funzione della sua et e del suo grado si maturit. In
dottrina si fa riferimento al concetto di antodeterminazione debole.
Le dichiarazioni anticipate di trattamento.
In italia non esiste ancora una disciplina giuridica della materia. Il tema controverso in dottrina e, attualmente,
allesame del parlamento; il comitato di bioetica ha espresso parere favorevole nei limiti in cui tali atti non si risolvano i
istanze di eutanasia omissiva o attiva, illecite sotto ogni profilo.
Secondo la dottrina prevalente e certa giurisprudenza gli ostacoli principali al riconoscimento di tali atti risiedono nella
libera revocabilit e , soprattutto, nella non attualit della volont espressa dal soggetto in un certo momento e destinata
ad attuarsi in un momento successivo qndo lautore non sar pi cosciente ed in grado di confermarla.
Secondo la dottrina prevalente e certa giurisprudenza gli ostacoli principali al riconoscimento di tali atti risiedono nella
libera revocabilit e , soprattutto, nella non attualit della volont espressa dal soggetto in un certo momento e destinata
ad attuarsi in un momento successivo quando lautore non sar pi cosciente ed in grado di confermarla.
Lunica disposizione specifica in materia contenuta nellart 9 della convenzione di Oviedo secondo il quale i desideri
espressi dal malato che,al momento del trattamento, non sia in grado di esprimete la sua volont, devono essere tenuti
in considerazione. Disposizione ritenuta debole sia per il tenore non vincolante della norma.
La cornice normativa entro la quale viene ad essere iscritto il testamento biologico stata individuata nella disciplina
dellamministrazione di sostegno con la quale il legislatore italiano ha radicalemente riformato la materia delle
limitazioni della capacit di agire delle persone, relegando in uno spazio residuale gli istituti dellinterndizione
edellinabilitazione. Colui che si trova nellimpossibilit di provvedere ai propri interessi, perch privo in tutto o in parte di
autonomia per effetto di una infermit fisica o psichica, ha diritto di essere coadiuvato da un amministratore di sostegno.
Il compito dellamministratore di sostegno, in generale, non limitato alla protezione degli intressi patrimonialei del
beneficiario, ma si estende agli interessi di natura personale ed esistenziale, nei quali sono comprese le determinazioni
che riguardano le scelte terapeutiche.
Il referente normativo specifico, per qnto attiene al testamento biologico, viene rinvenuto nel disposto del novellato art
408,2 comma c.c.. il quale sansisce la possibilit per linteressato soggetto alla misura protettiva di designare
direttamente in amministratore di sostegno per la cura e gli interessi della propria persona in previsione di una eventuale
e futura incapacit , mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata.
La giurisprudenza ha operato un salto qualitativo riconoscendo che lattualit della condizione di incapacit del
beneficiario un presupposto per la produzione degli effetti dello strumento protettivo e non un requisito essenziale per
la sua istituzione. Qndi legittima la richiesta di colui che designi un amministratore di sostegno con lincarico di
pretendere il rispetto delle disposizioni terapeutiche, dettate con apposita scrittura privata autenticata, per lipotesi di
propria futura incapacit di intendere e di volere.
Trattamenti sanitari obbligatori: le vaccinazioni.
I trattamenti sanitari obbligatori costituiscono una deroga al principio fondamentale di autodeterminazione terapeutica. La
disciplina legislativa generale deve rispondere, per vincolo costituzionale, a due condizioni essenziali: essere diretta in
modo inscindibile alla tutela della salute del singolo da sottoporre al trattamento e congiuntamente a quella della
collettivit o dei terzi in genere; non violare il limite inderogabile e assoluto del rispetto della persona umana.
Le leggi sulle vaccinazioni obbligatorie rispondono alle finalit sopra indicata in qnto mirate alla tutela della salute
collettiva e a quella dei singoli.
In ragione dei rischi per la salute che potrebbero derivare al figlio per incompatibilit, complicanze od altro, non
infrequente che i genitori si oppongano alla somministrazione del vaccino, incorrendo nelle sanzioni pecuniarie sancite
dalla legge per linosservanza dellobbligo.
La condotta omissiva dei genitori deve concretarsi nella prospettazione di specifiche ragioni che nel singolo caso
rendono la vaccinazione pericolosa e nella dimostrazione di particolari controindicazioni tali da giustificare il
convincimento di un pericolo allegando altresi la prova dellindifferenza della struttura sanitaria in ordine alla specifica
situazione sanitaria del minore. Sotto un duplice profilo: il diritto alla salute del diritto allistruzione. Infatti , latto che
certifica lavvenuta vaccinazione costituisce un requisito per liscrizione dellalunno alla scuola dellobbligo, anche se
lesclusione non automatica.
Trattamenti sanitari e obiezioni di coscienza codificate.
Il legislatore ha dettato due discipline specifiche per regolare linterruzione della gravidanza e la procreazione
medicalmente assistita. Quanto alla prima abbiamo assistito di recente a vivaci iniziative e sollecitazioni in sede politica
che ne reclamavano una revisione anche profonda. Per contro la L. n. 40 del 2004 , soprattutto per lambigua
formulazione della norma enunciata nellart 13 con riguardo al divieto di diagnosi reimpianto dellembrione che ha
sostituito le linee guida contenenti le indicazioni delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente asistita
adottate nel 2004 e la cui principale novit risiede proprio nellaver eliminato la disposizione in base alla quale ogni
indagine sullembrione doveva essere solo di tipo osservazionale. In tal modo si aperta la strada alle indagini genetiche
reimpianto, con lesclusione di quelle a finalit eugenetica. In sintesi, il percorso della giurisprudenza stato
caratterizzato da iniziali interpretazioni restrittive dellart 13, da una dichiarazione di manifesta inammissibilit della

questione di legittimit costituzionale della norma e dalla svolta giurisprudenziale impressa da ultimo la quale conferma
lassoluta legittimit della diagnosi in questione, in presenza di determinati requisiti.
Le disposizioni che riconoscono il diritto di obiezione di coscienza sono praticamente coincidenti. I soggetti interessati
sono individuati nel personale sanitario e in coloro che esercitano le attivit ausiliarie. Le modalit desercizio sono
semplici: una dichiarazione preventiva al medico provinciale, e per il personale ospedaliero, al direttore sanitario,
produrr leffetto di esonerare lobiettore dal compimento delle procedure e delle attivit specificamente e
necessariamente dirette a determinare linterruzione della gravidanza o lapplicazione delle tecniche di procreazione
medicalmente assistita, ma non dallassistenza antecedente e conseguente allintervento.
Lobiezione pu sempre essere revocata,o essere fatta tardivamente con postergazione degli effetti. La partecipazione a
procedure o interventi abortivi di chi sia obiettore comporta la revoca dellobiezione con effetto immediato, salvo che ol
loro personale intervento fosse indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo.
La commercializzazione della cd pillola del giorno dopo (norvelo), avvenuta nel 2000, rappresenta un argomento affine
alla materia appena considerata. In relazione ad essa si profilata lipotesi dellobiezione di coscienza da parte del
medico, tenuto a prescriverla o a somministrarla, o da parte del farmacista tenuto a venderla. La questione si potr
riproporre in modo pi accentuato per la commercializzazione della pillola RU486(INTERRUZIONE DELAL
GRAVIDANZA IN VIA FARMACOLOGICA) meno invasiva e meno traumatica per la donna, ma non da tutti accettata
sotto il profilo etico. Tale piccola in uso in tutti i paesi dellUE meno che in Italia,Portogallo,Irlanda. Ad oggi in Italia
,lAIFA(agenzia italiana del farmaco),a conclusione della prima fase della procedura prevista per la commercializzazione,
ha dato parere favorevole alla richiesta di autorizzazione al commercio da parte della societ produttrice, a condizione
che la pillola sia somministrata in modo compatibile con la legge n.194 del 1978 ossia, in particolare , allinterno delle
strutture ospedaliere o delle case di cura autorizzate.
Per qnto riguarda in norvelo, invece prevale la tesi che non si tratti di un farmaco abortivo, bens di una forma
contraccettiva di emergenza poich agirebbe in una fase anteriore, impedendo limpianto dellovulo fecondato e
bloccando lovulazione.
La dottrina ,muovendo da opposte concezioni etico - religiose, divisa tra chi ritiene che i medici ed i farmacisti possano
opporsi alla prescrizione e alla vendita del farmaco in questione, applicando in via analogica lart 9 L.n. 194/78, e che ,
invece non riconosce tale facolt. Deve dirsi, tuttavia , che assai meno controversa lesistenza o meno di un diritto di
obiezione in capo ai farmacisti i quali , per espressa disposizione legislativa, non possono rifiutare la vendita dei
medicinali regolarmente prescritti;diversamente, il loro comportamento potrebbe assumere rilevanza penale. Nellipotesi
in cui lobiezione di coscienza del personale sanitario venisse positivamente estesa alla fattispecie in esame, occorrer
garantite in ogni caso una condizione di uguaglianza nei livelli essenziali delle prescrizioni che, come questa concernono
i diritti civili e sociali.
CAPITOLO 8-IL LAVORO SUBORDINATO
Il quadro costituzionale.
La garanzia della libert religiosa (art 19 cost) e deluguaglianza senza distinzione di religione in materia di rapporto di
lavoro subordinato coinvolgono delicati equilibri tra principi costituzionali. Da un lato rilevino , in particolare la tutela della
libert del lavoratore allinterno della comunit lavorativa;dallaltro la tutela costituzionale dellautonomia privata, che
assicura la libert di regolare gli interessi dei singoli attraverso gli strumenti del diritto privato. Occorre dunque precisare
sino a che punto lautonomia della parti si stabilire loggetto del contratto di lavoro e il potere del datore di vigilare sulla
sua esecuzione possano limitare lesercizio della libert religiosa e luguaglianza del dipendente.
La prima attuazione organica delle garanzie costituzionali stata offerta dallo statuto dei lavoratori; successivamente,
la garanzia ha avuto una significativa estensione a favore dei dipendenti delle P.A. con la riforma del pubblico impiego.
La tutela dellaspirante lavoratore.
Per il periodo che precede la stipulazione del rapporto e durante il suo svolgimento lo statuto dei lavoratori sancisce il
divieto di indagini sulle opinioni religiose dellaspirante e del lavoratore:costoro non possono essere sottoposti a
colloqui , interrogazioni, questionari finalizzati a raccogliere linformazione n a monitoraggio informatico sul posto di
lavoro quanto agli accessi a internet e alluso della posta elettronica. Il divieto appare ora espressione del diritto alla
riservatezza tutelato dal codice sulla privacy.
Il t.u. sullimmigrazione e sulla condizione dello straniero afferma il principio della non discriminazione per motivi, tra gli
altri, di religione nellaccesso al lavoro, pubblico o privato, e pone il divieto di operare distinzioni , esclusioni, restrizioni o
preferenze fondate sia sulle convinzioni che sulle pratiche religiose.
Il legislatore nel recepire la direttiva comunitaria sul divieto di discriminazione per motivi (anche di religione), ha
qualificato come atti di discriminazione diretta i comportamenti del datore che determinino per laspirante o per il
lavoratore un trattamento meno favorevole rispetto ad una altro soggetto nella medesima posizione. Costituiscono
discriminazioni indiretta invece le disposizioni, i criteri o le prassi che, apparentemente neutri,possono mettere invece
in una posizione di particolare svantaggio i dipendenti o gli aspiranti che professino una determinata religione o
ideologia. Alla discriminazione poi equiparato lordine di discriminare, in modo che la posizione del mandante sia
parificata nel trattamento sanzionatoria a quella dellesecutore.
Lart 44 del d.lgs.,n.268/98 ha previsto lazione civile contro la discriminazione,a garanzia di situazioni giuridiche che
involgono diritti fondamentali dellindividuo, quale nuovo mezzo di tutela giurisdizionale, esercitabile nei confronti dei
privati o delle P.A.

Di particola significato risulta la previsione della risarcibilit del danno anche non patrimoniale, che la giurisprudenza
ha sin ora quantificato in via equitativa. Qnto al risarcimento in forma specifica del danno patrimoniale, i giudice pu
emettere su istanza di parte ordine di cessazione della condotta discriminatoria, insieme ad ogni altro provvediemento
idoneo a rimuoverne gli effetti.
In ogni caso,accanto alle disposizioni speciali, un eventuale recesso ingiustificato dalle trattative negoziali per motivi
religiosi si scontra con la regola generale che impone un dovere di buona fede durante la fase precontrattuale.
Le tutele nello svolgimento del rapporto
La tutela antidiscriminatoria si applica anche durante lo svolgimento del rapporto di lavoro. Lo statuto dei lavoratori
dispone la nullit degli atti o degli accordi diretti a subordinare loccupazione, il licenziamento, lattribuszione delle
qualifiche, i trasferimenti alla appartenenza religiosa o alla svolgimento di attivit connesse del lavoratore; altresi
vietato ogni trattamento di maggior favore per gli stessi motivi.
invece assicurata la libert di manifestazione, anche religiosa, del pensiero negli ambienti di lavoro. Lart 17 L.n. 382
del 1978 considera inoltre discriminatori il trasferimento o lassegnazione di sede del personale delle forze armate per
motivi ideologici o politici, ma anche razziali, religiosi, etinici, linguistici oppure fondati sullorientamento sessulae. A
tutela della libert del lavoratore il legislatore ordinario ha sancito infine la nullit del licenziamento per motivi religiosi
indipendentemente dalla motivazione adottata
Il riposo settimanale e le festivit
In materia di riposo settimanale , il lavoratore ha diritto ogni 7 gg a un periodo di riposo settimanale di almeno 24 ore
consecutive, di regola in coincidenza con la domenica.
La norma ricalca la formula dellart 20109 ed ammette deroghe rimettendo alla contrattazione collettiva la facolt di
stabilire che la fruizione del riposo possa avvenire in un giorno diverso. La L.n. 260 del 1949 relativa alle festivit
infrasettimanali celebrative di ricorrenze civili o religiose, riconosce poi al lavoratore il diritto soggettivo, derogabile solo
per accordo tra le parti , di astenersi dal lavro i occasione di tali festivit. Le festivit civili e religiose costituiscono
attuazione di una scelta culturale, religiosa e socio economica a tutela della persona come lavoratore, cittadino e come
credente.
Ai sensi dellart 6 dellaccordo del 1984 con la chiesa cattolica sono state riconosciute come giorni festivi tutte le
domeniche e 7 altre festivit religiose determinate dintesa fra le parti. Qste festivit sono le sole a determinare il
calendario comune , sul quale si base il regime dei termini legali. Lart 5 L. n. 101 del1989 individua poi una serie di
festivit religiose ebraiche di rilevanza civile, e sancisce che il calendario di dette festivit sar comunicato entro il 30
giugno di ogni anno dallunione delle comunit ebraiche al min. interno che emana un apposito decreto.
Ai fedeli avventisti assicurato il rispetto del riposo sabbatico, che va dal tramonto del venerdi al tramonto del sabato. I
lavoratori che effettuano il riposo sabbatico saranno poi tenuti a svolgere il lavoro eventualmente di domenica, senza
diritto ad alcun compenso straordinario.
Le organizzazioni di tendenza
Il regime a presidio della libert del prestatore di lavoro muta quando lattivit organizzata dal datore di lavoro sia volta
ad esprimere un orientamento religioso o ideologico, assumendo la natura di una organizzazione di tendenza.
Lesatto adempimento della prestazione pu essere legato alladesione del lavoratore, nello svolgimento del rapporto,
alla tendenza dellorganizzazione.
Il giudice della legittimit h per precisato che le limitazioni alle libert costituzionali del lavoratore sono ammissibili negli
stretti limiti in sui siano funzionali a consentire lesercizio di altri diritti costituzionalmente garantiti da parte del datore di
lavoro, e nelle sole ipotesi in cui il dipendente sia adibito a mansioni dirette alla diffusione sella tendenza, qndo cio
ladesione ideologica costituisca un requisito della prestazione, in qsti casi eventuali conflitti potranno portare
allinterruzione del rapporto, senza che trovino applicazione le presunzioni di illegittimit del licenziamento.
Lart 4 L.n. 108 del 1990 non ammette, inoltre ,lapplicabilit della tutela reale prevista dallart 18 dello statuto dei
lavoratori qndo il licenziamento sia intimato da un datore di lavoro che svolge senza fini di lucro attivit di natura politica,
sindacale, culturale, di istruzione ovvero di religione o di culto,purch lente di tendenza non eserciti la propria attivit in
qualit di imprenditore commerciale.
La corte di cassazione ha stabilito il principio della irrilevanza dei comportamenti extralavorativi del dipendente,a meno
ch tali comportamenti non importino una oggettiva diminuzione della capacit lavorativa o vadano a interferire in modo
oggettivo con il corretto adempimento della prestazione.
Il d.lgs n. 216 del 2003 , recepire la direttiva 2000/78/CE sul divieto di discriminazione ,pone alcune deroghe a favore
delle organizzazioni di tendenza, da interpretarsi unicamente nella misura in cui siano realmente e obiettivamente
necessarie per il buon esercizio dellattivit lavorativa.
Si prevede anzitutto in via generale che una differenza di trattamento fondata tra laltro sulla religione non integra gli
estremi della discriminazione qndo, per la matura di unattivit lavorativa i per il contesto in cui essa espletata, tale
caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dellattivit lavorativa , anche a fini
dellidoneit allo svolgimento delle funzioni che le forze armate e i servizi di polizia, penitenziari o di soccorso possono
essere chiamati ad esercitare,purch la finalit sia legittima e il requisito sia proporzionato. Il decreto prevede poi in via
specifica che non costituiscono discriminazioni le differenze :-fondate sulla professione di una determinata religione o
credenza;
- praticate nellambito di enti religiosi o di altre organizzazioni pubbliche o private;

- basate sulla professione di quella determinata religione o credenza qndo essa costituisca requisito essenziale e
determinante ai fini dello svolgimento delle attivit professionali di tali enti o organizzazioni, in considerazione della
natura delle attivit o del contesto in cui esse sono espletate.
I docenti delluniversit cattolica del Sacro cuore
Il rapporto di lavoro alle dipendenze delluni cattolica ha natura di pubblico impiego e implica le garanzie generali
previste per tale categoria di dipendenti.
Tuttavia, una specifica deroga al principio di non discriminazione per motivi di religione costituita dal regime applicabile
ai docenti in servizio presso luniversit, la cui nomina subordinata al gradimento sotto il profilo religioso della
competente autorit ecclesiastica.
Il gradimento una volta accordato, pu anche essere revocato perch negandosi ad una libera universit
ideologicamente qualificata il potere di scegliere i suoi docenti in base ad una valutazione della loro personalit e
negandosi alla stessa il potere di recedere dal rapporto ove gli indirizzi religiosi o ideologici del docente siano divenuti
contrastanti con quelli che caratterizzano la scuola, si mortificherebbe e si rinnegherebbe la libert di qsta, inconcepibile
senza la titolarit di quei poteri.
Qsta posizione seguita dalla giurisprudenza amministrativa, che in assenza del gradimento da parte dellautorit
ecclesiastica ritiene legittimo tanto il provvedimento accademico di revoca della docenza, senza pregiudizio per la
posizione economica e giuridica del dipendente, qnto il mancato conferimento dellincarico di insegnamento.
CAPITOLO 9-LINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE PUBBLICHE
Linsegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche
Linsegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica (ICR) risente del mutare nel corso degli anni del modo di
intendere i rapporti tra societ civile e societ religiosa.
Si passati,nel 19 secolo, dal prevedere la obbligatoriet della materia salvo dispensa ad un sistema che ,
inceve,richiedeva una esplicita domanda di partecipazione allinsegnamento da parte dei genitori;si avuto ,poi, nei
primi anni del ventesimo secolo, con la riforma gentile del sistema scolastico, il ritorno allistruzione religiosa obbligatoria
salvo esenzione,limitatamente alla scuola primaria.
Lart 36 del concordato lateranense aveva esteso alla scuola media lobbligo dellinsegnamento religioso cattolico,
considerato fondamento e coronamento dellistruzione pubblica. I genitori potevano, con apposita domanda,ottenere da
dispensa dallinsegnamento per i propri figli. La disciplina anzidetta era confermata dalla successiva legge di riforma del
sistema scolastico e non stata modificata dopo lentrata in vigore della costituzione.
Lart 9.2 dellaccordo del 1984 ha reiterato limpegno dello stato italiano di assicurare lIRC nelle scuole pubbliche di ogni
ordine e grado riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del popolo italiano. Nel rispetto della libert di coscienza degli studenti e della responsabilit
educativa dei genitori, la norma garantisce il diritto discegliere se avvalersi o non avvalersi dellinsegnamento in
parola.per gli studenti della scuola dellinfanzia, della scuola primaria e di quella secondaria di primo grado, la scelta
espressa allatto delliscrizione dai genitori degli alunni o da chi ne esercita la potest ed ha valore per lintero ciclo di
studi, fatto salvo il diritto di modificarla per lanno succesivo. Gli studenti degli istituti di istruzione secondaria di secondo
grado la esprimono invece di persona,anche se minorenni , in coerenza con il dovere imposto ai genitori di adeguare
leducazione dei figli alle capacit, alle indicazioni naturali e alle aspirazioni di questultimi.
Rispetto alla disciplina previgente le modifiche sono tuttaltro che marginali. Se nellart 36 conc. Il fatto religioso aveva un
valore politico quale strumento di coesione della societ, alle nuove norme, invece, posto laccento sullimportanza del
valore culturale e sullappartenenza dei principi del cattolicesimo al patrimonio storico degli italiani.
Linsegnamento deve essere conforme alla dottrina della chiesa , e deve essere svolto come unesposizione del suo
patrimonio dogmatico;non pu tuttavia assumere i caratteri del proselitismo o della catechesi confessionale.
I libri di testo, per essere adottati nelle scuole, devono essere dotati di nulla osta della Cei,oltre che dellordinario
competente.
I problemi posti dalla disciplina di derivazione pattizia.
Rendere effettivo il diritto di non avvalersi dellinsegnamento religioso comporta la necessit di preservare gli altri
insegnamenti da forma di religiosit latente o diffusa.
A tal proposito occorre che lIRC non sia impartito secondo orari che abbiano effetti cmq discriminanti per gli alunni che
non se ne avvalgano:si per ritenuto che occorra evitare di porre linsegnamento meccanicamente allinizio o alla fine
dellorario giornaliero, in modo da non discriminare gli alunni avvalentisi e non.
La collocazione dellIRC nellorario scolastico ordinario non riduce gli spazi riservati alle altre materie curriculari, ne viola
il principio delluguale tempo-scuola, ovvero quello dellobbligatoriet dellistruzione inferiore sancita dallart 34 cost,
perch dal principio costituzionale di gratuit e obbligatoriet dellistruzione non desumibile la figura reciproca del
diritto soggettivo ad una prestazione oraria determinata temporalmente.
Allo stato di organizzazione scolastica attuale ,si prevede lo stato di non obbligo di frequentare le lezioni di religione
cattolica, prevedendo,nellorario in cui essa si svolge ,la possibilit per lalunno di scegliere tra: allontanarsi o assentarsi
dalledificio, svolgere attivit scolastiche alternative o svolgere attivit di studio e/o ricerca individuali con o senza
assistenza di personale docente. Al fine di evitare inconvenienti resta fermo il dovere dei genitori di fornire puntuali
indicazioni per iscritto in ordine alle modalit di uscita della scuola , e di controfirmare le scelte espresse personalemtne

dagli studenti minorenni, al fine di assicurare la sostituzione della vigilanza della scuola allo studente ed il venire meno
delle connesse responsabilit che graverebbero sul personale scolastico per gli eventuali pregiudizi patiti dallalunno a
seguito si un suo allontanamento dallistituto durante lorario di lezione.
La curricularit dellinsegnamento.
Il passaggio al sistema della libera scelta ha posto la questione della natura curriculare dellIRC , ossia del suo
inserimento tra le materie che delineano il curriculum e il profitto scolastico dello studente avvalentesi.
In favore della prima tesi (quella curriculare) depone il testo dellintesa tra la cei e lautorit scolastica che allart 1.2
prevede ladozione dei programmi per ciascun ordine e grado di scuola con decreto del presidente della repubblica, su
proposta del ministro dellistruzione previa intesa con la Cei, ferma restando la competenza esclusiva di questultima a
definirne la conformit con la dottrina della chiesa. La previsione comporta lobbligo per i docenti di attenersi ai
programmi e agli obiettivi di insegnamento cosi specificamente prefissati, al contrario di quanto accade per gli insegnanti
non curriculari che non comportano tale impegno ed organicit didattica di corso.
A conferma della curricularit della materia la corte costituzionale ha statuito che lesercizio del diritto di avvalersi
dellora di religione crea lobbligo scolastico di frequentarla. LIRC pu , dunque, definirsi insegnamento
soggettivamente obbligatorio. Il giudizio sulla materia per espresso su un foglio separato dalla pagella , allinterno
del quale il docente descrive linteresse con il quale lalunno segue linsegnamento e il profitto che ne trae.
In favore della natura extracurriculare dellIRC si espresso il tar del lazio, sottolineando il fatto che il relativo giudizio
non fa parte della pagella,dovendosi comunicare con una separate speciale nota.
Gli insegnanti di religione prendono parte agli organi scolastici con gli stessi diritti e doveri degli altri insegnanti, e
partecipano alle valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che si sono avvalsi dellinsegnamento della religione
cattolica.
Il loro voto nell scrutinio finale, nel caso sia determinante, si trasforma in giudizio motivato, senza tuttavia perdere il suo
carattere decisionale e costitutivo della maggioranza.
Gli insegnanti di religione.
LIRC impartito da insegnati riconosciuti idonei dallautorit ecclesiastica.
Laspirante docente di religione , dunque , deve essere in possesso di una certificazione di idoneit rilasciata
dellordinario diocesano e da esso non revocata, con cui i attesta che il soggetto eccellente per retta dottrina , per
testimonianza di vita cristiana e per abilit pedagogica.
Lidoneit assorge a requisito necessario con effetto permanente salvo che ne sopraggiunga la revoca , ed assume la
valenza di un atto a direzione obbligata e di mera valutazione: pur essendo la valenza di una tto a direzione obbligata e
di mera valutazione: pur essndo interamente di sciolinata dal diritto canonico , la certificazione destinata a circolare
esclusivamente nellordinamento statale, costituendo il necessario antecedente per lemanazione di uteriori atti da parte
dellautorit scolastica.
Lanzidetta disciplina solleva il problema del contrasto con la regola della assoluta irrilevanza delle credenze religiose nel
rapporto di pubblico impiego, che non pu essere equiparato al rapporto di lavoro nelle organizzazioni di tendenza,
specie se si considera che il diritto amministrativo canonico non pu dirsi informato al rispetto dellimparzialit. Analoghe
considerazioni possono farsi in caso di revoca dellattestazione di idoneit:il ritiro del nulla osta allinsegnamento da
parte dellordinario diocesano determina, per giurisprudenza consolidata, la cessazione automatica dallincarico.
In particolare la perdita dellidoneit per revoca del relativo nulla osta comporta limpossibilit giuridica della prestazione
dovuta,assoluta e definitiva, determinando la risoluzione del rapporto.
necessario verificare se il provvedimento di concessione dellidoneit debba considerarsi alla stregua dei un vero e
proprio atto presupposto per la successiva nomina (o revoca) del docente da parte della autorit scolastica italiana,
ovvero se integri solo una mera premessa di fatto, rientrante nella discrezionalit dellordinario diocesano e come tale
del tutto insindacabile dal giudice italiano.
Sia il giudizio di idoneit del vescovo sia il correlativo potere di revoca della stessa devono cmq conformarsi a parametri
di ragionevolezza e non arbitrariet, affinch posano costituire valido presupposto per la legittimit dellatto di nomina
di competenza della dirigenza scolastica, e per la sua revoca. Un interpretazione che imponesse in recepimento di atti
propri dellautorit ecclesiastica privi delle fondamentali caratteristiche che lordinamento statuale riconduce allatto
amministrativo comporterebbe, infatti, un giudizio di non conformit della normativa ai principi costituzionali, per di pi
supremi. Darebbe luogo, inoltre, ad una irragionevole disparit di trattamento tra insegnanti di religione laici e
insegnanti che siano persone ecclesiastiche o religiose:infatti espressamente previsto che i provvedimenti in materia
spirituale e disciplinare a carico di questi ultimi possono conseguire gli effetti civili solo in armonia con i diritti
costituzionalmente garantiti ai cittadini italiani.
Gli insegnati di religione cattolica, fino allentrata in vigore della L.n. 186 del 2003, accedevano allincarico con per
concorso ma a seguito della nomina da parte dellautorit stocastica di concerto con lordinario diocesano, che
proponeva i nominativi della persone ritenute idonee e in possesso dei titoli di qualificazione professionale.
Linsegnamento era qndi affidato per incarichi annuali, che si intendevano automaticamente confermati alla scadenza
di un ciascun anno in permanenza delle condizioni e dei requisiti prescritti, senza alcun inserimento dellorganico dei
docenti e con possibilit di revoca discrezionale al venir meno della attestazione didoneit. Gli insegnanti qndi erano
sempre in uno stato di precariet, che era giustificato dalla peculiarit della materia insegnata.
Su qste premesse,si affermato che lautorit scolastica avesse solo il potere di stabilire se attivare o meno
linsegnamento religioso, richiedendo le necessarie designazioni allordinario diocesano e controllando il possesso dei
requisiti generali per la nomina a pubblico impiegato del designato.

La L.n. 186 del 2003 ha modificato , pur confermando il carattere di peculiarit, la disciplina relativa allo stato giuridico
degli insegnanti di religione, ed ha istituito 2 distinti ruoli regionali al personale docente, ciascuno articolato per ambiti
territoriali corrispondenti alla diocesi.
Un ruolo riservato ai docenti di religione cattolica della scuola dellinfanzia e primaria, e laltro a quelli della scuola
secondaria. Per laccesso ai ruoli si richiede il superamento di specifici concorsi per titoli ed esami indetti su base
regionale:i titoli di qualificazione professionale richiesti sono quelli gi stabiliti dallart 4 d.p.r. 751 del 1985; le prove
desame prevedono laccertamento della preparazione culturale generale e didattica, con esclusione dei contenuti
specifici relativi allinsegnamento della religione cattolica. Lamministrazione ha facolt di privilegiare i titoli di servizio
rispetto a quelli culturali purch tale scelta sia ragionevole e non affetta da vizi di legittimit. Ciascun candidato deve,
inoltre , essere in possesso del riconoscimento di idoneit rilasciato dallordinario diocesano competente per territorio e
pu concorrere solo per i posti disponibili nel territorio di pertinenza della diocesi che lha rilasciata.
Il riconoscimento dellidoneit spetta esclusivamente alla Chiesa che pu negarla anche per motivi attinenti alla vita
privata del candidato ed alla violazione dei precetti morali imposti dalla dottrina.
Le commissione giudicatrici compilano lelenco di coloro che hanno superato il concorso che inviato in copia
allordinario diocesano competente per territorio.
Lassunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato disposta dallo stesso dirigente regionale, dintesa con
lordinario diocesano.
Per i posti non coperti da insegnanti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, si provvede medianti contratti di
lavoro a tempo determinato.
Il docente assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato al quale sia stata revocata lidoneit pu fruire della
mobilit professionale nel comparto del personale della scuola, sempre che sia in possesso dei requisiti per
linsegnamento richiesto, ed ha altresi titolo per partecipare alle procedure di diversa utilizzazione e di mobilit collettiva
previste dallart 33 del d.lgs 165 /01.
Ai motivi di risoluzione del rapporto di lavoro previsti dalle disposizioni vigenti per glia altri insegnamenti si aggiunge la
revoca dellidoneit da parte dellordinario diocesano competente per territorio, divenuta esecutiva a norma
dellordinamento canonico.
Il regime di precariato, tanto contestato nel vigore della disciplina previgente , cmq ben lungi dallessere venuto
meno.
Invero la nuova legge formalizza una nuova causa di estinzione del rapporto di pubblico impiego, ossia la revoca
dellidoneit da parte dellautorit ecclesiastica, che va ad aggiungersi alla decadenza, alla dispensa dal servizio e alla
destituzione.
La nuova normativa attenua solo il problema relativo allinstabilit del posto:la persistenza del rapporto di pubblico
impiego per il docente che abbia perso lidoneit ecclesiastica subordinata, infatti ,allavverarsi delle condizioni previste
dagli artt 30 3 33 del d. lgs n.165/01.
Linsegnamento religioso e le confessioni diverse dalla cattolica.
Nella legislazione sui culti ammessi lo spazio lasciato alle confessioni diverse dalla cattolica era assai ridotto:tuttavia,
qndo il numero degli scolari lo giustifichi e qndo non possa esservi adibito il tempio, i padri di famiglia professanti un
culto diverso dalla religione cattolica possono ottenere che sia messo a disposizione qualche locale scolastico per
linsegnamento religioso dei loro figli. In caso di diniego della competente autorit scolastica la decisione rimessa al
ministero dellistruzione ed a quello dellinterno. Secondo la logica ispiratrice di quella disciplina, il provvedimento di
concessione determina, oltre che allorario di insegnamento, le opportune cautele. La norma in passato non ha avuto
applicazione.
Le confessioni munite di intesa hanno ottenuto dallo stato di potere rispondere alle eventuali richieste provenienti dagli
alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici, in ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni senza
oneri finanziari aggiuntivi per le amministrazioni scolastiche interessate.
Gli insegnamenti cosi attivati si inseriscono nellambito delle attivit culturali facoltative previste dallordinamento
scolastico e finalizzate allampliamento dellofferta formativa. Si deve ritenere , infatti, che il valore della cultura religiosa
concorra a descrivere lattitudine laica dello stato-comunit, che risponde non a postulati idealizzanti ma si pone a
servizio di concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini.
Ogni istituzione scolastica, dunque , nel predisporre il paino dellofferta formativa pu attivare discipline della
progettazione extracurriculare in grado di rispondere alle esigenze di ciascuna realt locale.
CAPITOLO 10 LASSISTENZA NELLE COMUNIT SEPARATE
Lassistenza spirituale nelle forze armate.
Lappartenenza di un individuo ad una cd. comunit separata, la permanenza negli istituti di detenzione e di
pena,ovvera la degenza in ospedali, case di cura o di assistenza pubbliche, comporta per necessit delle restrizioni della
libert personale che non possono, tuttavia, incidere incondizionatamente sullesercizio dei diritti fondamentali della
persina e , tra di essi, della libert religiosa.
Lassistenza nelle anzidette strutture risponde allesigenza di soddisfare gli interessi di qnti vi trovino, stabilmente o
temporaneamente, trattenuti. Lo stato laico assicura il servizio a vantaggio di chiunque voglia fruirne, nel rispetto della
parit dei credo:in considerazione del ruolo dellelemento religioso nel pieno sviluppo della persona umana , non
possibile negare tutela a chi chieda allo stato di usufruire dellassistenza religiosa , fermo restando che concreta
prestazione compete solo ai ministri di culto ad essa preposti.

Lassistenza prestata con modalit diverse a seconda che si tratti di far fronte alle esigenze di numero indeterminato di
persone, di piccoli gruppi o di singoli individui: ci comporta che lassistenza generalizzata compiutamente organizzata
per i soli appartenenti alla chiesa cattolica, essendo qsta la religione pi diffusa.
Lassistenza religiosa per i cattolici nellambito delle forze armate disciplinata in via unilaterale dalla L. n. 512 del 1961
configurando lassistenza religiosa come un vero e proprio servizio pubblico, volto ad assicurare stabilmente che la
permanenza in caserma non sia causa di impedimento allesercizio della libert religiosa e alladempimento delle
pratiche di culto. Il servizio svolto da sacerdoti cattolici in qualit di cappellani militari.
La direzione del servizio competente allordinario militari per lItalia, rivestito di dignit arcivescovile e assimilato al grado
di generale di corpo darmata;qsti coadiuvato da una curia composta da un vicario generale militare e da tre ispettori
con grado di brigadiere generale.
La nomina dellordinario militare, del vicario generale e degli ispettori disposta con d.p.r., su proposta del presidente
del consiglio, di concerto con il ministro dellinterno e della difesa , previa designazione dellautorit ecclesiastica; quella
dei cappellani militari addetti in servizio permanente adottata con d.p.r. su proposta del ministro della difesa, previa
designazione dellordinario militare, al quale solo compete il rilascio ovvero la revoca della certificazione didoneit
allincarico.
La nomina a cappellano militare addetto in servizio permanente conferita ai cappellani militari di completamento che ne
facciano domanda, che non abbiano superato il 50 anno di et , ed abbiano prestato almeno due anni di servizio
continuativo riportando la qualifica di ottimo.
Nellassumere il servizio i cappellani prestano giuramento con la formula prevista per gli ufficiali delle forze armate e ,
una volta nominati, si trovano in una posizione di stabilit che da luogo ad un rapporto di pubblico impiego.
I militari di qualunque religione possono esercitarne il culto e ricevere lassistenza dei loro ministri, compatibilmente con
le esigenze di servizio , e con le modalit stabilite dal regolamento di disciplina che detta le norme di attuazione; per
essi, tuttavia, non prevista una figura stabile analoga a quella del cappellano cattolico ne la predisposizione di locali
appositi.
La libert di esercizio del culto trova attuazione in termini analoghi per i militari che appartengono ad una confessione
diversa dalla cattolica che abbia stipulato lintesa prevista dal 3 comma dellart 8 della carta. La disciplina pattizia
riconosce il diritto di partecipazione alle attivit religiose della confessione di appartenenza che si svolgono nelle localit
dove i militari risiedono per ragioni di appartenenza che si svolgono nelle localit dove i militari risiedono per ragioni di
servizio. Qualora nelle anzidette localit non sia in atto alcun rito della propria fede religiosa , riconosciuta la possibilit
di usufruire del servizio dei ministri di culto in locali messi a disposizione dal comando militare oppure di ottenere il
permesso di frequentare il luogo di culto pi vicino.
Un analogo servizio dassistenza spirituale organizzato per la polizia di stato, che non fa parte delle forze armate.
I cappellani sono incaricati con decreto del ministro dellinterno su designazione dellautorit ecclesiastica. Lincarico
conferito su base provinciale, ha durata annuale e si intende automaticamente rinnovato alla scadenza. Possono essere
nominati cappellani i sacerdoti che abbiano cittadinanza italiana , godano dei diritti civili e politici e siano di et non
inferiore a 30 e non superiore a 72 anni. Ai cappellani riconosciuta dignit pari a quella dei funzionari direttivi di polizia.
Per quanto concerne , invece, gli agenti di polizia appartenenti ad una delle confessioni diverse dalla cattolica, la legge
sulla smilitarizzazione del corpo continua ad assicurare, nel rispetto dei principi costituzionali , il diritto allassistenza
religiosa a qunati risiedano presso alloggi collettivi di servizio o scuole. Tuttavia , solo alcune intese fanno esplicito
riferimento anche ai corpi di polizia e ai servizi assimilati; per gli aderenti alle confessioni diverse dalla cattolica si ritiene
che lassistenza spirituale sia da riconoscere secondo le modalit previste per i militari.
Lassistenza spirituale negli istituti di detenzione e di pena.
Il trattamento penitenziario dei condannati e degli internati finalizzato a promuovere una modificazione delle condizioni
e degli atteggiamenti personali, nonch delle relazioni familiari e sociali del detenuto che sono di ostacolo a una loro
costruttiva partecipazione sociale. Tra i fattori del trattamento si inserisce anche la religione.
Lo stato assicura a tutti gli interessati la piena libert di avvalersi di quelassistenza,ponendo i ministri di qualsiasi
confessione in condizione di poter svolgere liberamente la propria missione pastorale.
La legge distingue tra detenuti di religione cattolica e detenuti di culto diverso. Solo per i primi la celebrazione dei riti
assicurata a prescindere dalleffettiva richiesta: a tal fine ogni struttura dotata di una o pi cappelle in relazione alle
esigenze del servizio religioso. Le pratiche di culto, listruzione e lassistenza sono assicurate da uno o pi cappellani
stabilmente inseriti nella struttura penitenziaria.
Il cappellano svolge un servizio pubblico, la cui natura conclamata dalla normativa pubblicistica che lo governa,
dallassenza dei poteri tipici della funzione pubblica, dallattivit intellettiva e non meramente applicativa o esecutiva che
lo caratterizza.
Anche gli appartenenti a una religione diversa dalla cattolica hanno diritto di ricevere listruzione religiosa e lassistenza
spirituale da parte dei ministri di culo della confessione di appartenenza, purch rientrino tra quelli indicati a tal fine dal
ministro dellinterno e di praticarne il culto in locali idonei messi a disposizione dellistituto anche in assenza di ministri di
culto .
I ministri non indicati dal ministero, ossia quelli appartenenti a confessioni non riconosciuto possono essere ammessi a
frequentare gli istituti penitenziari con lautorizzazione e secondo le direttive del magistrato di sorveglianza su parere
favorevole del direttore dellistituto.
Le confessioni munite di intesa hanno ottenuto che nei penitenziari e negli istituti penali per i minorenni sia assicurata
lassistenza spirituale per il tramite di loro ministri del culto, a richiesta dei detenuti o delle loro famiglie oppure ad
iniziativa dei ministri di culto stesi che hanno libero accesso nelle carceri senza necessit di autorizzazione.

Sono state dichiarate illegittime le disposizioni che ,per un verso, subordinavano lingresso allistituto ad una specifica
autorizzazione del direttore, e , per altro verso, non contemplavano lipotesi daccesso di libera iniziativa dei ministri
stessi. In qsto senso si voluto sia valorizzare la libert religiosa dei singoli in unottica di effettivo pluralismo
confessionale ed al contempo tutelare lesigenza e il diritto di propaganda di ciascuna confessione religiosa munita di
intesa.
Lamministrazione penitenziaria deve assicurare che i ministri di culto possano esercitare lattivit del loro ministero in
modo che sia assicurata la necessaria riservatezza.
La partecipazione alle funzioni religiose garantita anche ai condannati allergastolo in isolamento diurno. Il diritto a
ricevere lassistenza spirituale va riconosciuto anche a chi si trovi sottoposto ad una misura alternativa alla detenzione.
Ferme restando le esigenze di sicurezza dettate dal caso concreto, le modalit si esecuzione delle misure cautelari
devono salvaguardare i diritti della persona ad esse sottoposta, compreso quello di libert religiosa.
Lassistenza spirituale negli ospedali e nelle case di cura.
Il servizio di assistenza religiosa opera anche nellambito tradizionale delle strutture di ricovero del servizio
sanitario,presso le quali assicurata nel rispetto della volont e della libert di coscienza del cittadino. Il paziente,infatti,
ha diritto di essere assistito e curato nel rispetto delle proprie convinzioni filosofiche e religiose. Lazienda sanitaria locale
provvede alla regolamentazione del servizio dintesa con le competenti autorit ecclesiastiche che, per la chiesa
cattolica,sono individuate negli ordinari diocesani.
Qnt allassistenza spirituale cattolica, previsto dalla normativa unilaterale che il personale di assistenza religiosa sia
costituito da ministri del culto cattolico , detti cappellani ospedalieri, che svolgono il loro servizio in modo che qualsiasi
cerimonia o manifestazione religiosa sia coordinata con i servizi ospedalieri. I cappellani sono legati alla struttura
sanitaria di appartenenza da un rapporto di pubblico impiego sottoposto allintera disciplina del comparto.
Il personale ospedaliero tenuto a trasmettere le richieste di assistenza si infermi si qualunque religione alla direzione
sanitaria, che provvede poi a reperire i ministri di culto secondo le richieste.
Laccesso di costoro libero , ma il regolamento per lattuazione della legge sui culti ammessi prevede che i ministri, se
richiesti, possano essere autorizzati dalla direzione amministrativa e che lautorizzazione indichi le modalit o le cautele
con cui lassistenza deve essere prestata.
Lonere economico del servizio, ivi compresa la retribuzione dei ministri di culto, a carico dellente ospedaliero, ma solo
i cappellani ospedalieri cattolici sono legati da un rapporto di pubblico impiego con le strutture di appartenenza.
In caso di ricovero a fini diagnostici, curativi o riabilitativi, il servizio dassistenza religiosa assicurato negli stabilimenti
sanitari gestiti da privati e nelle strutture sanitarie residenziali per anziani non autosufficienti.
Alcuni ospedali evangelici indicati nellintesa con la tavola valdese e le istituzioni ebraiche che svolgono attivit di
assistenza e sanitaria non sono tenuti a disporre il servizio di assistenza religiosa ma garantiscono il diritto di libert
religiosa ad ogni utente e lassistenza a richiesta, senza limiti di orario, da parte del ministro del culto di appartenenza,
senza tuttavia accollarsene lonere economico.
Lassistenza spirituale nei centri di accoglienza per immigrati.
La libert personale soggetta a restrizioni anche in caso di permanenza nei centri di accoglienza x immigrati, allinterno
dei quali non si potr in condizionalmente incidere sullesercizio del diritto di ciascuno alla libert religiosa.
I centri di accoglienza sono gestiti dalle prefetture per i tramite di convenzioni con enti, associazioni o cooperative
aggiudicatarie di appalti stipulati sulla base di uno schema approvato con decreto . le specifiche tecniche allegate allo
schema generale dappalto, nellelencare i servizi di assistenza alla persona da garantire allutenza, prevedono
genericamente anche lorganizzazione di attivit dedicate allespletamento delle funzioni religiose. Lassistenza spirituale
non dunque curata dallo stato, che si limita a commissionare agli aggiudicatari del servizio lo svolgimento di tale
funzione, riservandosi unattivit di mero controllo e le facolt di richiedere il pagamento di penali ovvero di avvalersi di
clausole risolutive espresse in caso di inadempimenti dellappaltatore.
CAPITOLO 11 - LA FAMIGLIA
La libert religiosa nei rapporti tra i coniugi
Il diritto di famiglia dopo lentrata in vigore della costituzione stato oggetto i numerose riforme legislative.
Lintevento pi rilevante la L. n. 151 del 1975, denominata proprio riforma del diritto di famiglia che, tra le molte novit,
ha realizzato luguaglianza giuridica tra i coniugi, parificato nella sostanza i figli naturali ai figli legittimi,sostituito la
potest di entrambi i genitori sui figli alla patria potest. Particolare importanza riveste anche la legge sul divorzio che ha
introdotto listituto della cessazione degli effetti civili del matrimonio religioso:in presenza di alcune condizioni disciplinate
dalla legge il giudice dello stato pu dichiarare, con effetto ex tunc, cessati gli effetti civili di un matrimonio religioso
validamente trascritto.
La carta prevede che i rapporti tra i coniugi siano regolati dal principio di uguaglianza morale e giuridica:essi, dunque
godono appieno del diritto di libert religiosa riconosciuto e garantito a tutti dallart 19 cost. e ne godono in condizione di
parit a norma degli artt 3,1 comma, e 29, 2 comma cost.
Lo stato, nellserecizio delle funzioni che assume nel campo delleducazione e dellinsegnamento, deve rispettare il diritto
dei genitori di provvedervi secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche.

Ciascun coniuge ha il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, qualunque essa sia, di professarsi ateo o
agnostico, di mutare in ogni momento il proprio orientamento religioso e di influire sullaltro coniuge, sempre nel rispetto
della personalit di questultimo e dellunit familiare, affinch modifichi il proprio.
Il diritto di libert religiosa sottratto alla disponibilit dei singoli e, dunque allautonomia negoziale:ne consegue che
qualsiasi patto, accordo o condizione diretti a limitare o coartare la libert di un coniuge sarebbero illeciti e , dunque,
nulli.
La scelta religiosa non pu mai costituire oggetto di apprezzamento da parte del giudice ne motivo di addebito della
separazione personale.
Qsto il punto di approdo della giurisprudenza di legittimit, costante nel ritenere che il mutamento di fede religiosa e la
conseguente partecipazione non possono considerarsi ragione della separazione, a meno che non vengano superati
i limiti di compatibilit con i concorrenti doveri di coniuge e di genitore fissati dagli artt 143 e 147 c.c.
La scelta religiosa non pu neppure giustificare comportamenti che integrino fattispecie di reato quali una vessazione
reiterata, prevaricazione e umiliazioni: lelemento soggettivo del reato di maltrattamenti in famiglia non pu essere
escluso dalla circostanza che il reo sia di religione musulmana o rivendichi particolari potest in ordine al proprio nucleo
familiare.
La libert religiosa nei rapporti tra genitori e figli.
Lart 30,1 comma,cost dispone che dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati
fuori dal matrimonio .
I genitori hanno diritto-dovere di impartire ai figli leducazione religiosa che ritengono pi opportuna, sia essa di
segno positivo o di segno negativo. L art 147 aggiunge che i coniugi dovranno tenere conto delle capacit,
dellinclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli
Il diritto dei genitori riconosciuto in modo espresso anche da numerosi atti internazionali:si possono ricordare il patto
internazionale relativo ai diritti civili e politici, la convenzione sui diritti del fanciullo del 1989 e la dichiarazione
sulleliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o la convinzione, adottata
dallassemblea generale dell ONU.
Lobbligo a tenere conto dellinclinazione e delle aspirazioni dei figli in qsta delicata materia dovrebbe essere adempiuto
con particolare cura, poich si ritiene che il figlio gi prima della maggiore et acquisisca una parziale facolt di esercizio
della sua libert religiosa, variabile da soggetto a soggetto .
In caso di grave disaccordo tra i coniugi sulleducazione religiosa dei figli ciascuno dei genitori potr rivolgersi al tribunale
che suggerisce le determinazioni che ritiene pi utili nellinteresse del figlio e dellunit familiare se il contrasto non si
risolve il giudice attribuisce il potere di decidere a quello dei genitori che ritiene pi idoneo a curare linteresse del figlio.
Il criterio di perseguire il preminente interesse del figlio stato fino ad ora adottato anche nella scelta del coniuge
affidatario della prole in caso di separazione e divorzio:la corte suprema infatti, costante nellaffermare che la decisione
non deve essere influenzata dalla professione religiosa dei coniugi, che indifferente ed esclusa dagli elementi di
giudizio sullattitudine a curare linteresse della prole.
La cedu ha affermato anchessa lirrilevanza della scelta religiosa del coniuge ai fini dellaffidamento dei figli ma solo
quando dallappartenenza religiosa del genitore non derivino, per i minori, conseguenze pregiudizievoli lesive dei doveri
genitoriali.
Sulla validit dei patti tra i coniugi sulleducazione religiosa dei figli si segnalano, in giurisprudenza, un indirizzo negativo
ed uno meno rigoroso che ha considerato valida una clausola che disciplinava altresi le conseguenze
dellinadempimento.
Il principio dellindifferenza della professione religiosa del genitore stato applicato anche in materia di riconoscimento di
figli naturali.
CAPITOLO 12 - IL MATRIMONIO CELEBRATO DAVANTI AI MINISTRI DEL CULTO
Il matrimonio concordatario nei Patti Lateranensi.
La repubblica italiana ispira oggi il suo ordinamento al principio della pluralit delle forme di celebrazione del
matrimonio idonee a costituire la famiglia legittima e riconosce a ciascuno il diritto di libert matrimoniale, vale a dire il
diritto, in presenza di specifici requisiti indicati dalla legge, contrarre matrimonio e di scegliere una tra le forme di
celebrazione previste dallordinamento.
In passato la situazione era diversa: il cod. del 1865 prevedeva il matrimonio civile come il solo matrimonio valido per
lordinamento statuale;ne discendeva una netta distinzione tra il matrimonio civile e quello religioso ed un regime di
sostanziale eguaglianza tra tutti i sudditi, non pi sottoposti alle leggi confessionali. Il matrimonio religioso costituiva per
lordinamento statuale una atto lecito, ma giuridicamente irrilevante.
Il concordato tra litalia e la senta sede del 1929 e la L.n 1159 del 1929 sui culti ammessi segnarono la fine di questo
sistema unitario, ed alla regola della obbligatoriet del matrimonio civile si sostitu quella della pluralit delle forma di
celebrazione offerte alla libera scelta dei nubenti, cui conseguono i medesimi effetti civili. Con lart 34 Conc. Lo stato
riconosceva al sacramento del matrimonio,disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili e rinunciava alla sua
giurisdizione sulle cause concernenti la nullit e la dispensa che erano riservate alla competenza dei tribunali e dei
dicasteri ecclesiastici: nasceva cosi il c.d. matrimonio concordatario, o pi precisamente, il matrimonio canonico
trascritto. Il matrimoni celebrato secondo le norme del diritto canonico produceva nellordinamento dello stato gli stessi
effetti del matrimonio civile dopo che fosse stato trascritto nei registri dello stato civile. La trasmissione allufficiale di

stato civile dellatto di matrimonio per la trascrizione avveniva sempre dufficio, ossia per impulso del vincolo, senza che
fosse necessario limpulso delle parti.
La L. n. 1159 del 1929 riconosceva anche al matrimonio celebrato davanti ai ministri dei culti ammessi, in presenza di
certi requisiti e adempimenti , gli stessi effetti del matrimonio celebrato davanti allufficiale dello stato civile, ma la
rilevanza dellordinamento confessionale era limitata agli aspetti rituali della celebrazione.
Il codice civile del 1942 al titolo VI del primo libro disciplina il matrimonio , ed in particolare al capo II si occupa del
matrimoni celebrato davanti a ministri dei culti ammessi nello stato; al capo III del matrimonio celebrato davanti
allufficiale dello stato civile.
Levoluzione del sistema sino allaccordo del 1984
Lentrata in vigore della costituzione repubblicana , che richiama espressamente i patti lateranensi, in un primo momento
non produce alcuna conseguenza sul sistema ora delineato.
La giurisprudenza non ritiene i principi fondamentali del nuovo ordinamento idonei ad incidere sullapplicazione delle
disposizioni concordatari, e rimane ancorata agli indirizzi interpretativi del passato che danno corpo alla regola
dellautomaticit degli effetti civili del matrimonio canonico, il matrimonio valido per la chiesa lo anche per lo stato,
ed il matrimonio dichiarato nullo o sciolto per la prima nullo o sciolto anche per i 2.
La prima vera incrinatura del sistema riconducibile alla L. n. 898 del 1970 che travolge la regola dellindissolubilit drl
vincolo (il matrimonio si scioglie solo con la morte) e consente lo scioglimento dei matrimoni civili e la cessazione degli
effetti civili del matrimonio celebrato con rito religioso e regolarmente trascritto. Gli effetti civili del matrimonio
concordatario, quindi , vengono meno in forza di una sentenza del giudice civile; qsti, che fino ad allora poteva
conoscere solo la validit della trascrizione, in forza della nuova disciplina pu sciogliere il rapporto matrimoniale senza
pregiudizio dellordinamento canonico, per il quale il vincolo resta fermo.
La corte costituzionale ha dichiarato lillegittimit costituzionale della legge introduttiva del divorzio in relazione alla
riserva di giurisdizione ecclesiastica sui matrimoni concordatari. Il giudice delle leggi ha ritenuto che nessun impegno
concordatari fosse stato assunto sulla indissolubilit del matrimonio, e che fosse stata accordata alla chiesa solo la
riserva di giurisdizione sulla valida formazione del vincolo, cio sulla validit dellatto matrimoniale secondo le norma
del diitto canonico, ma non quello sul rapporto matrimoniale.
La sentenza n. 32 del 1971 della corte cost. introduce poi una nuova deroga alla regola delgi uniformit degli status
matrimoniali, affermando che la scelta degli sposi tra il regime matrimoniale concordatario e il regime civile un atto
giuridicamente rilevante per lordinamento statuale, che lo disciplina quale autonomo negozio che ricade nella
giurisdizione dello stato.
La trascrizione nulla, in particolare, per altre cause, come quando lautonomo negozio di scelta sia stato posto in
essere da una persona naturalmente incapace ai sensi del codice civile, pur restando impregiudicata la validit del
negozio matrimoniale nellordinamento canonico; dunque, illegittimo lart 16 della legge matrimoniale nella parte in cui
prevede che la trascrizione possa essere impugnata solo nei casi menzionati dallart 12 l.m.(mancanza di libert di stato
e interdizione per infermit mentale) e non anche perch uno degli sposi, al momento in cui si determinato a contrarre
matrimonio in forma concordataria , fosse in stato di incapacit naturale.
La volont dei contraenti.
Lart 8.1 dellaccordo del 1984 detta la disciplina del riconoscimento degli effetti civili dei matrimoni canonici dispone che
sono riconosciuti gli effetti civili ai matrimoni contratta secondo le norme del diritto canonico, a condizione che latto
relativo sia trascritto nei registri dello stato civile, previe pubblicazioni nell casa senza il rispetto delle leggi civili in
materia di et per la celebrazione e di impedimenti inderogabili.
Il nuove regime supera cosi il sistema dellattribuzione automatica degli effetti civili al matrimonio canonico e la regola
dellogeneit degli status matrimoniali.
Il diritto di libert matrimoniale, che garantisce a ciascuno di scegliere liberamente se rimanere di stato libero o acquisire
lo status coniugale per lordinamento civile impone che la volont degli sposi in relazione agli effetti civili del
matrimonio si determinante, libera ed attuale.
il diritto crea un sistema di presunzioni della volont degli effetti civili che si ricavano dallavere compiuto gli sposi
alcuni atti e tenuto alcuni comportamenti concludenti che costituiscono lindice univoco della comune volont che il
matrimonio sia efficace nellordinamento giuridico statuale.
Qsto sistema viene meno qndo le fasi della celebrazione della trascrizione non sono contrassegnate dalla
concentrazione nel tempo, vuoi perch quegli atti siano omessi o siano irregolari:in qsti casi, come nel caso di richiesta
tardiva di trascrizione, non opera il sistema delle presunzioni legali ed necessaria una esplicita manifestazione di
volont degli sposi.
La pubblicazione matrimoniale
La pubblicazione nella casa comunale costituisce il primo degli adempimenti presuntivi della volont di attribuire efficacia
civile alla propria unione: per pubblicazione si intende un annuncio di matrimonio fatto a cura dellufficio di stato civile ed
afffisso allalbo dei comuni di residenza degli sposi affinch i soggetti legittimati possano proporre opposizione al
matrimonio promuovendo apposito giudizio avanti il tribunale del luogo in cui il matrimonio deve essere celebrato.
la richiesta della pubblicazione deve essere fatta da ambedue gli sposi e deve essere affissa per almeno 8 giorni. La
pubblicazione eseguita perde efficacia se ,trascorsi 6 mesi, non abbia fatto seguito la celebrazione del matrimonio.
La richiesta deve essere fatta che dal parroco e non solo dagli spoci.

Vi in dottrina chi ritiene che la pubblicazione del matrimonio debba necessariamente precedere la trascrizione, ma non
la celebrazione. Troverebbe dunque ancora applicazione lart 13 della legge matrimoniale che consente la trascrizione
del matrimonio non preceduto dalla stessa dopo laccertamento che non esista alcuna delle circostanze che ne
impediscono lefficacia civile(cd. trascrizione tempestiva ritardata). A tal fine lufficiale dello stato civile deve affiggere
avviso della avvenuta celebrazione del matrimonio e potr procedere alla trascrizione sono dopo 10 gg consecutivi
dallaffissione.
Trascorsi 3 gg successivi alla pubblicazione lufficiale dello stato civile, ove non gli sia stata notificata alcuna opposizione
e non gli ostino impedimenti alla celebrazione, rilascia un nulla osta, ossia un certificato che dichiara linesistenza di
cause ostative alla celebrazione di un matrimonio (canonico) valido agli effetti civili.
Le opposizioni al matrimonio
Il nuovo ordinamento dello stato civile ha regolamentato ex novo la procedura di opposizione al matrimonio.
Lart 59 statuisce ai commi 2 e 3 che latto di opposizione deve essere proposto con ricorso al presidente del tribunale
del luogo dove stata eseguita la pubblicazione che fissa con decreto la comparizione delle parti davanti al collegio per
una data compresa tra i 3 e i 10 gg da quella di presentazione del ricorso e dispone che ricorso e decreto siano
comunicati al procuratore della repubblica e siano notificati entro il giorno precedente a quello fissato per la
comparizione, ai nubenti e allufficiale dello stato civile del comune nel quale il matrimonio deve essere celebrato o a
quello che h rilasciato lautorizzazione o il nulla osta per la celebrazione del matrimonio davanti ad un ministro di culto , e
che il tribunale , sentite le parti ed acquisiti senza particolari formalit gli elementi del caso , decide con decreto motivato
avente efficacia immediata , indipendentemente dalleventuale reclamo. Non previsto un termine specifico per la
presentazione del ricorso: lopposizione al matrimonio pu essere sempre proposta prima che qsto sia celebrato, anche
se trascorso il termine durante il quale latto di pubblicazione deve rimanere affisso.
Le persone legittimate a faro opposizione sono: i genitori e gli ascendenti ed i collaterali entro il 3 grado;
-se uno dei 2 sposi soggetto a tutela o a cura, il diritto di opporsi compete anche al tutore o al curatore;
- il diritto di opporsi compete anche al coniuge della persona che vuole contrarre un altro matrimonio;
- quando si tratta di matrimonio in contravvenzione dellart 89 c.c., il diritto di opposizione spetta , anche se il precedente
matrimonio fu sciolto, ai parenti del precedente marito e , se il matrimonio fu dichiarato nullo,a colui col quale il
matrimonio era stato contratto ed al parente di lui;
- infine spetta al pubblico ministero che deve fare opposizione al matrimonio, se sa che vi osta un impedimento o se gli
consta linfermit di mente di uno degli sposi, nel confronti del quale, a causa dellet, non possa essere promossa
linterdizione.
Si deve ritenere che lopposizione possa essere accolta qndo sussista in impedimento alla trascrizione, ossia uno dei
casi o una delle cause che non consentirebbero la valida trascrizione del matrimonio.
Qualora il matrimonio sia stato celebrato nonostante lopposizione, lufficiale dello stato civile sospende la trascrizione
fino a qndo non sia stato definito il procedimento di opposizione.
Il caso di notifica dellopposizione lufficiale deve sospendere il rilascio del nulla osta oppure, deve sospendere il
corso della trascrizione.
Gli adempimenti e le funzioni del ministro di culto.
lart 8.1 dellaccordo prevede che, subito dopo la celebrazione del matrimonio canonico destinato ad avere effetti civili, il
parroco o il suo delegato spieghi ai contraenti gli effetti civili del matrimonio, dando lettura degli art del cod. civ.
riguardanti i diritti ei doveri dei coniugi, e rediga latto matrimoniale in duplice originale.
Il ministro di culto assume quindi sia la veste di assistente qualificato che trova la propia fonte nel diritto della chiesa e
quella di pubblico ufficiale che certifica latto pubblico di matrimonio.
La necessaria lettura dei diritti doveri dei coniugi ,ossia degli artt 143,144, 147 c.c., da effettuarsi subito dopo
lespressione del consenso matrimoniale, e la redazione dellatto in duplice originale costituiscono la tacita conferma
della comune volont di concludere in negozio valido ed efficace non solo davanti alla chiesa.
Nel caso di valida pubblicazione e di redazione dellatto di matrimonio in doppio originale, si ritiene che lomessa lettura
degli artt del codice dia luogo ad una mera irregolarit e non comporti unipotesi di invalidit.
Stante la natura di atto pubblico dellatto di matrimonio e la veste di pubblico ufficiale ricoperta dal ministro celebrante,
nellatto possono essere inserite le dichiarazioni dei coniugi consentite secondo la legge civile, vale a dire quelle
relative al regime patrimoniale della famiglia, e precisamente la scelta del regime di separazione dei beni e la
costituzione del fondo patrimoniale e lleventuale riconoscimento di figli naturali che ne comporter la legittimazione.
La pronuncia di nullit della trascrizione comporta la conseguente inefficacia delle convenzioni patrimoniali inserite
dellatto di matrimonio.
La trascrizione tempestiva.
Subito dopo la celebrazione del matrimonio e comunque entro 5 gg il parroco del luogo trasmette allufficiale di stato
civile territorialmente competente il secondo originale, richiedendone per iscritto la trascrizione: se la richiesta inviata
entro il termine anzidetto la trascrizione detta tempestiva, indipendentemente dal giorno in cui stata eseguita.
Gli incombenti del parroco costituiscono un atto giuridicamente rilevante,inquadrato dalla dottrina nel genere delle
notificazioni. Latto di matrimonio non trasmesso dal parroco pu essere sostituito da una sentenza del tribunale che,
accerta la valida celebrazione di un matrimonio canonico destinato a conseguire efficacia civile, consentir di procedere
alla trascrizione del matrimonio.

Lufficiale dello stato civile, ricevuto il 2 originale dellatto di matrimonio, dopo avere accertato lavvenuto compimento
della pubblicazione, la regolarit formale dellatto di matrimonio ed il previo rilascio del nulla osta, deve eseguire la
trascrizione entro 24 ore dal ricevimento della richiesta, danndone poi notizia al parroco entro le 24 ore successive.
La trascrizione atto di accertamento costitutivo dellesistenza in sede civile del matrimonio canonico.
Il matrimonio trascritto acquista gli effetti civili (gli stessi effetti del matrimonio civile) dal momento della celebrazione e
non dal compimento delle formalit, per lindiscussa efficacia retroattiva ella trascrizione, secondo qunato
espressamente dispone lart 8.1, 5 comma, dellaccordo del 1984.
Il matrimonio religioso non trascritto non ha rilevanza nellordinamento dello stato, qndi la convivenza more uxorio tra
coloro che lo abbiano celebrato non riceve diversa qualificazione della circostanza che essa sia stata suggellata dal
matrimonio religioso non trascritto.
Gli impedimenti alla trascrizione
Sono previsti 3 casi di intrascrivibilit del matrimonio:
-precedente vincolo civilmente valido di una delle 2 parti con una 3 persona(si avrebbe bigamia) ovvero,
- tra gli stessi sposi;
-interdizione per infermit di mente di una della 2 parti ,accertata con sentenza passata in giudicato.
Qsta elencazione, contenuta nella legge matrimoniale, era ritenuta tassativa anche se la Corte cost. ha aggiunto 2 nuove
cause, che attengono alla validit dellautonomo negozio di scelt, ossia:
- lincapacit naturale di uno degli sposi e,
- la minore et di uno degli sposi,minore infrasedicenne, o minore che abbia compiuto gli anni 16 ma non sia stato
ammesso al matrimonio dallart 84 c.c.
Il nuovo accordo ha recepito lesigenza di uniformit dei requisiti necessari per conseguire lo status di coniugato, ed ha
previsto che la trascrizione non possa avere luogo in presenza di un impedimento inderogabile per la legge.
La trascrizione ammessa qndo, secondo la legge civile, lazione di nullit o di annullamento del matrimonio contratto in
presenza dellimpedimento non potrebbe pi essere proposta.
Il protocollo addizionale dellaccordo elenca solo alcune delle ipotesi per le quali opera il divieto di celebrazione del
matrimonio civile, ma lelencazione solo esemplificata.
Diverse sono le ipotesi di non trascrivibilit.
A) matrimonio contratto tra minori di anni 18, anche se cittadini, che non abbiano ottenuto lautorizzazione del
tribunale concessa per gravi motivi a chi abbia compiuto almeno 16 anni. Il minore potr poi proporre azione
di annullamento solo entro un anno dal raggiungimento della maggiore et. Trascorso qsto termine il
matrimonio trascrivibile attraverso il meccanismo della trascrizione tardiva con decorrenza degli effetti civili
dal momento della celebrazione.
B) Matrimonio contratto da interdetto per infermit di mente (linterdizione produce i suoi effetti dalla pubblicazione
della sentenza, e non dal suo passaggio in giudicato). Se listanza di interdizione sia stata solo promossa , in
analogia a quanto disposto in materia di sospensione della celebrazione del matrimonio civile richiesta alliopo
dal pubblico ministero, se deve ritenere che il procedimento di trascrizione debba essere sospeso. Se poi
linterdizione sar revocata si pu procedere con la trascrizione.
C) Matrimonio contratto nonostante lesistenza di un vincolo tra le parti valido agli effetti civili. Malgrado il
protocollo ne menzioni la sussistenza solo tra gli stessi sposi, deve ritenersi certamente impeditivo della
trascrizione anche il matrimonio di uno di essi con una terza persona perch si avrebbe in contrasto con la
regola del matrimonio monogamico e si concretizzerebbe la fattispecie penale del reato di bigamia. In qsti casi
non vi sar mai la possibilit di trascrizione.
D) Matrimonio contratto da persone una delle quali stata condannata per omicidio consumato o tentato sul
coniuge dellaltra. Rileva anche il mero tentativo di uccidere il coniuge dellaltro, in caso di mero rinvio a giudizio
o ordine di custodia cautelare in carcere lufficiale di stato civile sospende il procedimento di trascrizione fino a
quando sopravvenga una sentenza si proscioglimento. Lazione di annullamento del matrimonio celebrato in
presenza di tale impedimento si prescrive in 10 annisuccessivamente si pu dar luogo alla trascrizione.
E) Matrimonio contratto da affini in linea retta . limpedimento inderogabile solo qndo derivi da un matrimonio
sciolto per morte o per divorzio , e nn qndo derivi da matrimonio nullo. Anche in qsto caso la trascrizione tardiva
pu vere luogo qndo lazione civile sia improponbile per il decorso del termine decennale di prescrizione.
F) Matrimonio contratto tra persone legate da violi di parentela , affinit in linea collaterale, adozione e affiliazione.
Tali ipotesi non sono espressamente richiamate nel protocollo addizionale , ma nei casi in cui costituiscono
impedimenti inderogabili per il diritto civile impediscono la trascrizione del matrimonio.
Le forme speciali di celebrazione.
NON pu essere trascritto il matrimonio canonico celebrato in una delle forme speciali previste dal diritto della chiesa ma
non contemplate dallaccordo del 1984.
La prima forma speciale quella del matrimonio tenuto segreto e celebrato di fronte al ministro di culto ed a due soli
testimoni. In qsti casi la volont delle parti completamente dicotomica rispetto alle esigenze di pubblicit e certezza
imposte dallordinamento statuale per il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio.
Non pu essere trascritto neppure il matrimonio celebrato davanti ai solo testimoni a ragione dellassenza del ministro di
culto: a qstultimo, infatti , sono inderogabilmente demandati dalla legge specifici compiti di certificazione.
Il matrimonio contratto al di fuori del territorio nazionale

La disciplina dellaccordo del 1984 si riferisce ai soli matrimoni canonici celebrati in territorio italiano, sul quale lo stato ha
potest sovrana.
Il carattere essenziale del collegamento tra parroci ed ufficiali dello stato civile fa ritenere che le autorit diplomatiche
italiane, non possano sostituirsi al parroco per trasmettere allufficilae dello stato civile gli atti di matrimoni riligiosi ai fini
della trascrizione, mancherebbe, infatti, il presupposto del collegamento territoriale che caratterizza il nesso funzionale
tra parroccha e comune, da cui consegue limpossibilit degli adempimenti.
Il matrimonio canonico celebrato da cittadini italiani allestero,laddove la legge italiana attribuisca effetti civili ai matrimoni
celebrati in forma religiosa invece efficace anche per lordinamento italiano se sussistono i requisiti sullo stato e la
capacit delle persone previsti dallordinamento italiano , indipendentemente dallomissione della pubblicazione e dalla
trascrizione del medesimo.
In qsti casi le autorit consolari devono trasmettere anche gli atti relativi a matrimoni celebrati informa religiosa qunado
la legge locale li riconosca agli effetti civili , e la successiva iscrizione nei registri dello stato civile italiano non ha natura
costitutiva, ma certificativa e di pubblicit.
Lefficacia nel nostro ordinamento non riconducibile alla disciplina concordataria: si tratta di matrimoni civile celebrat
allestero.
La trascrizione tardiva
Trascorso il termine di 5 gg dalla celebrazione e linvio dellatto matrimoniale da parte del parroco allufficiale dello stato
civile non stato effettuato potr avere luogo solo la trascrizione tardiva,che potr essere richiesta,a differenza del
passato qndo poteva essere chiesta da chiunque, solo dai due contraenti e tra le condizioni richieste primeggia la
necessit di una comune ed attuale volont delle parti.
Il consenso pu essere espresso o tacito(ma non presunto). A tal fine deve essere presentata la formale richiesta di
trascrizione accompagnata da uno dei due originali dellatto di matrimonio; non per valida una dichiarazione in tal
senso non coeva, compiuta dagli sposi gi in occasione della celebrazione stessa.
Inoltre, per tutto il periodo che intercorre tra la celebrazione del matrimonio religioso e la richiesta di trascrizione
tardiva, le parti devono aver conservato ininterrottamente lo stato di libero. Si ritiene che la trascrizione non sarebbe
impedita se uno dei nubenti avesse contratto con una terza persona un matrimonio poi dichiarato nullo, posto che la
dichiarazione di nullit fa retroagire i propri effetti fin dal momento della celebrazione. Gli impedimenti inderogabili alla
trascrizione operano anche con riguardo alla trascrizione tardiva.
La volont attuale, espressa o tacita, di entrambi i coniugi richiesta anche con rifermento ai matrimoni celebrati prima
dellentrata in vigore dellaccordo e non ancora trascritti.
Prima della trascrizione devono cmq essere effettuati tutti gli accertamenti ed eseguite le formalit relative alla
pubblicazione.
La richiesta di trascrizione dopo la morte di uno dei coniugi
La morte di uno dei coniugi impedisce il formarsi della volont comune ed attuale degli effetti civili del matrimonio. Allo
scopo sono inefficaci le dichiarazioni rese al momento della celebrazione del matrimonio canonico a favore di una futura
trascrizione. La morte di uno dei coniugi avvenuto dopo linoltro della domanda congiunta allufficiale dello stato civile,
oppure dopo che lufficiale di stato civile stato informato della mancata opposizione del coniuge che ha avuto
conoscenza della richiesta fatta dallaltro, non ostativa al riconoscimento agli effetti civili del matrimonio canonico. Se la
mancata opposizione riconducibile al decesso la trascrizione tardiva non pu essere effettuata: pertanto la domanda di
trascrizione tardiva deve considerarsi inammissibile qualora allufficiale di stato civile non sia fornita prova sicura della
specifica,espressa, definitiva volont , successiva alla celebrazione, del coniuge defunto di ottenere la trascrizione.
La tutela dei diritti legittimamente acquisiti dai terzi
Lart 8.1., 5 comma, dellaccordo del 1985 dispone che sia effettuata senza pregiudizio dei diritti legittimamente acquisiti
dai terzi. La ratio della norma risiede nel principio della certezza degli status e delle forme di pubblicit che li assistono ai
fini della opponibilit ai terzi. Il giudice della legittimit afferma che tra i terzi sono compresi gli eredi (legittimi o
testamentari) del coniuge defunto: i loro diritti successori non sono pregiudicati dalla trascrizione tardiva avvenuta dopo
la morte del de cuis.
La disposizione rileva in materia di regime patrimoniale dei coniugi: la comunione dei beni non potrebbe essere opposta
al terzo che avesse acquisito diritti da uno dei coniugi su uno dei beni oggetto della comunione.
CAPITOLO 13 IL MATRIMONIO CELEBRATO DALANTI AI MINISTRI DELLE CONFESSIONI DIVERSE DALLA
CATTOLICA
I principi.
Lart 83 c.c. dispone che il matrimonio celebrato davanti ai ministri dei culti ammessi nello stato sia regolato dalle norme
del capo seguente, ossia dalle norme che disciplinano il matrimonio civile.
La possibilit che il matrimonio celebrato davanti al ministro di culto, della comunit religiosa di appartenenza
producesse gli stessi effetti del matrimonio celebrato davanti lufficiale di stato civile , stata prevista dopo labbandono
del sistema del matrimonio civile obbligatorio.

Il matrimonio in esame regolato dalle norme confessionali solo con riguardo al rito delle celebrazione e, diversamente
che nel matrimonio canonico trascritto, la disciplina sostanziale e processuale del matrimonio resta affidata
esclusivamente al diritto dello stato ed alla sua giurisdizione.
Si tratta di un matrimonio civile la cui forma di celebrazione delegata al rito delle confessioni di minoranza.
Landidetta disciplina generale non si applica alle confessioni religiose che hanno stipulato intese con lo stato , per le
quali prevista una specifica regolamentazione della materia matrimoniale.
Anche il matrimonio celebrato da cittadini italiani allestero davanti a un ministro di confessione religiosa diversa dalla
cattolica efficace per lorinamento italiano , ai sensi dellart 115 c.c. e degli art 27- 28 della L.n. 218 del 95.
Il regime della legge sui culti ammessi.
I matrimoni celebrati secondo i riti propri delle confessioni diverse dalla cattolica possono acquisire effetti civili solo se il
ministro di culto stato approvato dal ministero dellinterno: in mancanza dellapprovazione il matrimonio stato ritenuto
nullo.
Lapprovazione valida per tutto il territorio nazionale: il ministro pu celebrare il matrimonio anche in un comune
diverso da quello di residenza esibendo il documento di identit e copia del provvedimento di approvazione della
nomina.
Le parti devono chiarire che intendono celebrare il matrimonio davanti al ministro di un culto ammesso.
Acclarata lesistenza e la validit dellapprovazione governativa, accertato che nulla si oppone alla celebrazione secondo
le norme del codice civile, lufficiale dello stato civile rilascia una autorizzazione scritta che riporta il nome del ministro e
la data di approvazione della nomina.
Se dopo il rilascio dellautorizzazione notificata unopposizione alla celebrazione del matrimonio allufficiale di stato
civile, qsti ne deve dare limmediata notizia al ministro autorizzato, e se il matrimonio celebrato ugualmente ne
sospende la trascrizione fino a che non sia definito il procedimento di opposizione.
Il ministro durante lassistenza alla celebrazione deve dare lettura degli artt 143, 144 e 147 c.c. e deve ricevere, in
presenza di due testimoni, la dichiarazione espressa di entrambi gli sposi, luno dopo laltro, di prendersi rispettivamente
il marito e moglie senza alcuna condizione o termine.
La compilazione dellatto di matrimonio ha natura certificata e linvio immediato allufficio dello stato civile dellatto di
matrimonio compilato in un unico originale ha natura di atto di notificazione.
Nella celebrazione del matrimonio il ministro di culto agisce come pubblico ufficiale, e deve considerarsi un atto pubblico
latto di matrimonio
Per il matrimonio avanti ai ministri delle confessioni diverse dalla cattolica non prevista la procedura della trascrizione
tardiva. Le cause di nullit sono quelle previste per il matrimonio celebtato davanti allufficiale dello stato civile dagli artt
117 e ss. c.c., cui si aggiungono quelle legate alla mancanza di approvazione del ministro di culto: i vizi di carattere
meramente formale, quali il mancato adempimento delle formalit previste dalla legge, non comportano la nullit del
matrimonio.
Il regime delle intese.
Con lintesa stipulata il 21 febbraio 1984, le chiese rappresentate dalla tavola valdese si sono sottratte allambito di
applicazione della legge sui culti ammessi.
La materia matrimoniale ora regolata dallart 11 della L. n. 449 del 1984 che recita: lo stato riconosce gli effetti civili ai
matrimoni celebrati secondo le norme dellordinamento valdese, a condizione che latto relativo sia trascritto nei registri
dello stato civile, previa pubblicazione alla sua casa comunale.
La nuova disciplina lascia immutata la competenza piene ed esclusiva dello stato a regolare i requisiti di capacit, le
ipotesi di impedimento e le cause di nullit del vincolo matrimoniale; tuttavia alcuni tra gli oneri di natura pubblicistica che
gravano sui ministri di culto cattolici e delle confessioni che non abbiano stipulato intese non gravano sui ministri
assistenti della confessione valdese. Infatti, previsto che la lettura degli artt del cod civ che riguardano i diritti e i doveri
dei coniugi sia fatta dallufficiale dello stato civile cui le parti si rivolgono per la pubblicazione, dopo che i nubendi hanno
comunicato lintenzione di celebrare il matrimonio secondo le norme dellordinamento valdese, enfatizzando cosi la
separazione tra cerimonia religiosa e rito civile.
Lufficiale dello stato civile dovr prima accertare che nulla si oppone alla celebrazione, non essendo stata proposta
opposizione al matrimonio, e poi rilascer un nulla osta in doppio originale in cui attesta che la celebrazione secondo le
norme dellordinamento valdese avverr nel comune scelto dalla parti e che ha dato la prescritta lettura delle norme del
c.c.
Uno dei nulla osta , unito allatto di matrimonio redatto in duplice originale, trasmesso entro gg allufficiale di stato
civile del comune di celebrazione, il quale constata lautenticit del nulla osta e la regolarit dellatto di matrimonio e
procede alla trascrizione entro 24 ore, dandone notizia al ministro di culto.
Gli effetti civili si producono retroattivamente dal momento della celebrazione anche se lufficiale dello stato civile
procede in ritardo alla trascrizione.
La disciplina concordata con la tavola valdese analoga alle discipline concordate con le altre confessioni di minoranza
che hanno utilizzato lo strumento dellintesa.
Lunica differenza consiste nella necessit che i ministri di culto di qste altre confessioni debbano possedere la
cittadinanza italiana non richiesta per i ministri valdesi; in mancanza di qsto requisito il matrimonio deve considerarsi
nullo, in qnto il ministro sarebbe sprovvisto dei poteri pubblicistici di certificazione e notificazione, necessari per porre in
essere gli atti che consentono il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio.

La legge per la regolazione dei rapporti con lunione delle comunit ebraiche italiane.
Lart 14 della L. n. 101 del 1989 riconosce gli effetti civili ai matrimoni celebrati secondo il rito ebraico davanti ai ministri
di culto nominati a norma dello statuto.
La differenza con il matrimonio celebrato davanti al ministro valdese sta nel fatto che la cittadinanza italiana del
ministro di culto necessaria e che la possibilit che siano rese al ministro di culto, che procede personalmente alla
lettura degli artt del c.c. subito dopo la celebrazione, le dichiarazioni che la legge consente siano rese nelatto di
matrimonio espressamente prevista. La procedura di redazione e trasmissione di uno dei due originali dellatto di
matrimonio e del nullaosta allufficiale dello stato civile non presenta differenze.
Laspetto peculiare del rito matrimoniale ebraico considerato irrilevante al fine del riconoscimento degli effetti civili.
espressamente sancita, in applicazione dellart 19 cost , la facolt di celebrare o sciogliere matrimoni senza alcun
effetto o rilevanza civile. In proposito si segnala che unisolata pronuncia ha ritenuto di interpretate la formulazione
dellart 3 , n.2, lett. E e della legge n. 898 del 70 (in tema di divorzio ottenuto allestero) in modo da ricomprendere il
divorzio ottenuto dal tribunale rabbinico di roma da un cittadino straniero coniugato con una cittadina italiana.
CAPITOLO 14 - LA GIURISDIZIONE SUL MATRIMONIO CANONICO TRASCRITTO
Limpugnazione della trascrizione.
La giurisdizione dello stato si esplica oggi su 4 diversi aspetti della complessa discilina del matrimonio canonico
trascritto.
Il giudice civile si pronuncia in via esclusiva : - sulla validit della trascrizione dellaatto di matrimonio;
- sulla cessazione degli effetti civili del matrimonio ai sensi dellart 2 della L. n. 898 del 70 e successive modifiche;
- sul riconoscimento agli effetti civili delle sentenze canoniche di nullit matrimoniale;
-sulla nullit del matrimonio stesso.
La giurisdizione sulla validit della trascrizione, atto di competenza dellufficiale dello stato civile che costituisce gli effetti
civili del matrimonio canonico, appartiene e apparteneva anche nel vigore del concordato lateranense ai giudici dello
stato.
In assenza di una nuova legge matrimoniale di esecuzione dellart 8 dellaccordo, la norma di riferimento ancora lart
16 l.m. che prevede limpugnabilit della trascrizione in presenza di uno dei casi di intrascrivibilit del matrimonio elencati
dellart 12 l.m., integrati dallart 8.1 dellaccordo e dllart 4 lett b del protocollo addizionale, ovvero in presenza di una
delle cause di nullit dellautonomo negozio di scelta posto in essere dai nubenti che intendano dare conseguire al
vincolo religioso gli effetti civili.
Ad oggi impugnabile avanti al giudice dello stato la trascrizione del matrimonio invalida per la sussistenza tra gli sposi
di un impedimento che la legge civile considera inderogabile. diffusa nella dottrina, ma non incontrastata, lopinione
che lazione di nullit della trascrizione sia soggetta a decadenza: pu infetti , essere promossa sempre che la
corrispondente azione di nullit o di annullamento del matrimonio possa ancora, a sua volta, essere proposta secondo la
legge dello stato.
La legge 16 l.m. rinvia, per la disciplina da applicare alimpugnazione e per lindividuazione dei soggetti a cui spetta la
legittimazione ad agire ,a gli artt 117, 119, 124 e 125 c.c. in materia di nullit del matrimonio civile.
Il giudizio di impugnazione, promosso con atto di citazione, segue il rito ordinario; il P.M. interveniente necessario
come in ogni altra causa matrimoniale.
La sentenza di accoglimento della domanda di annullamento della trascrizione contiene lordine di cancellazione della
stessa dai registri dello stato civile, e comporta la conseguente inefficacia delle convenzioni patrimoniali inserite nellatto
di matrimonio.
Il giudice penale che abbia dichiarato la falsit di un atto di matrimonio trascritto, dichiara altres la conseguente nullit
dellatto e della trascrizione dei registri dello stato civile, e ne ordina la cancellazione a cura del competente ufficile.
Una particolare causa di invalidit della trascrizione stata introdotta dalla corte costituzionale che ha dichiarato
lillegittimit parziale dellart 16 l.m. nella parte in cui non prevedeva cha la trascrizione del matrimonio potesse essere
impugnata, oltre che per una delle cause menzionate nellart 12 l.m anche perch uno degli sposi fosse ,al momento in
cui si determinato a contrarre matrimonio in forma concordataria, in stato di incapacit naturale. Lunico soggetto
legittimato a proporre lazione di annullamento per incapacit naturale il coniuge che provi di essere stato incapace di
intendere e di volere, con esclusione, dunque, degli eredi e di chiunque vi abbia interesse.
La trascrizione del matrimonio impugnabile anche nel caso in cui sia avvenuta tardivamente senza il consenso
espresso di entrambi i coniugi o tacito di uno di essi, coevo alla richiesta.
Infine deve ritenersi nulla la trascrizione dei matrimoni canonici celebrati nelle forme speciali cono contemplate
dallaccordo del 1984.
Lefficacia civile delle sentenze ecclesiastiche nel concordato.
Il concordato del 1929 prevedeva , in applicazione del principio delluniformamit degli status matrimoniali
dellordinamento civile e nellordinamento canonico, che le sentenze di nullit dei matrimoni canonici trascritti ed i
provvedimenti di scioglimento del matrimonio rato e non consumato, la cui pronuncia era riservata rispettivamente ai
tribunali ed ai dicasteri ecclesiastici, fossero resi esecutivi nellordinamento civile atraverso uno speciale procedimento di
competenza della corte dappello. Questultimo aveva carattere di ufficiosit ed era sostanzialmente automatico.

La corte senza che fosse necessario un atto di impulso delle parti, riconosceva agli effetti civili le sentenze di nullit ed i
provvedimenti di scioglimento e ne disponeva lannotazione nei registri dello stato civile, dopo avere effettuato dei meri
controlli formali.
La giurisprudenza di legittimit riconobbe ben presto al provvedimento della corte, destinato ad incidere sullo status delle
persone, natura sostanziale di sentenza; in un secondo tempo garant alle parti il diritto di difesa,assicurandone la difesa
tecnica.
A partire dalla met degli anni 70 la suprema corte , al fine di dare contenuto sostanziale allattivit giurisdizionale della
corte dappello, al diritto di agire e resistere in giudizio ed al diritto di difesa delle parti, stabili che nel giudizio di
deliberazione di dovesse accertare la non contrariet della sentenza ecclesiastica con lordine pubblico italiano sia pure
nellambito consentito dalla copertura costituzionale delle norme concordatarie, riconosciuta dalla corte costituzionale. Il
giudice delle leggi , chiamato a pronunciarsi sulla questione di legittimit costituzionale dellart 34 Conc. per contrasto
con gli artt 2,3,7,24,25,29,101 e 102 cost, la ritenne fondata e introdusse correttivi allautomaticit del procedimento.
La pronuncia dichiar lincostituzionalit dellart 34 conc per contrasto con 2 principi supremi, quello della tutela
giurisdizionale dei diritti nel suo nucleo essenziale e quello della inderogabile tutela dellordine pubblico, nella parte in cui
non previsto che alla corte dappello , allatto di rendere esecutiva la sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullit
del matrimonio canonico trascritto agli effetti civili,spetta accertare che nel procedimento innanzi ai tribunali ecclesiastici
sia stato assicurato alle parti il diritto di agire e resistere in giudizio a difesa dei propri diritti,e che la sentenza stessa non
contenga disposizioni contrarie allordine pubblico italiano.
Per ordine pubblico si intendono le regole fondamentali poste dalla costituzione e dalle leggi a base degli istituti giuridici
in cui si articola lordinamento positivo nel suo perenne adeguarsi allevoluzione della societ
Lart 8.2. dellaccordo del 1984
Nel rispetto della costituzione repubblicana, lart 8.2 dellaccordo del 1984 disciplina il riconoscimento agli effetti civili
delle sentenze ecclesiastiche ispirandosi al principio della distinzione degli ordini civile e religioso, del rispetto dellordine
pubblico dello stato inteso come corollario del principio di sovranit, della tutela giurisdizionale dei diritti e del giusto
processo.
Lart 8.2 prevede: le sentenze di nullit di matrimonio pronunciate dai tribunali ecclesiastici, che siano munite del
decreto di esecutivit del superiore organo ecclesiastico di controllo, sono dichiarate efficaci nella repubblica italiana con
sentenza della corte dappello competente qndo qsta accerti: a) che nel procedimento davanti ai tribunali ecclesiastici
stato assicurato alle parti il diritto di agire e di resistere in giudizio in modo non difforme dai principi fondamentali
dellordinamento italiano; c) che ricorrono le altre condizioni richieste dalla legislazione italiana per la dichiarazione di
efficacia delle sentenze straniere. Il punto 4 del protocollo addizionale specifica , in riferimento allart 8.2 dellaccordo,
che ai fini dellapplicazione degli artt 796 e 797 del c.p.c. , si dovr tenere conto della specificit dellordinamento
canonico dal quale regolato il vincolo matrimoniale, che in esso ha avuto origine; in particolare, in ogni caso non si
proceder al riesame del merito.
I profili processuali del giudizio avanti alla corte dappello.
la puntuale disciplina della procedura da seguire nel giudizio avanti alla corte dappello registra un vuoto legislativo ,
colmato dalle regole generali del processo e dalla prassi , poich a distanza di tanti anni nn stata ancora emanata la
nuova legge matrimoniale di attuazione dellaccordo.
La giurisprudenza costante nel ritenere che si debba adottare il rito ordinario qndo la deliberazione sia chiesta da
uno dei coniugi ed il rito camerale qndo vi sia una richiesta congiunta; nel 1 caso la domanda sar proposta con
atto di citazione e nel secondo caso con ricorso.
La corte suprema ha affermato che ladozione del rito camerale anzich di quello ordinario irrilevante se non si dimostri
una concreta menomazione dei diritto di difesa, e se risultino rispettate le norme del procedimento ordinario poste a
garanzia del contraddittorio, comprese quelle relative al termine di comparizione .
La domanda deve essere sottoscritta da un procuratore legalmente esercente a pena di nullit insanabile e deve essere
proposta avanti alla corte dappello nella cui circoscrizione si trova il comune presso il quale trascritto latto di
matrimonio, che si identifica, ai sensi dellart 8.1 dellaccordo, nel comune in cui il matrimonio stato celebrato. Nel
procedimento deve intervenire il P.M.
Contro la sentenza della corte dappello si pu ricorrere lo in cassazione.
Gli accertamenti della corte dappello
La pronuncia di nullit deve riguardare un matrimoni canonico trascritto, vale a dire celebrato in conformit allart
8.1. dellaccordo e la trascrizione non deve essere stata annullata(in caso contrario la domanda sarebbe inammissibile
per difetto di interesse ad agire).
La corte deve accertare che ne procedimento davanti ai tribunali ecclesiastici sia stato assicurato alle parti il diritto di
agire e di resistere in giudizio. irrilevante che le norme processuali canoniche e le norme processuali civili
presentino delle diversit: ci che rileva che le parti abbiano avuto la possibilit di difendersi di fronte al giudice
competente ed in contraddittorio tra loro in modo difforme dai principi fondamentali dellordinamento italiano.
dubbio se la corte dappello debba controllare il rispetto delle norme di diritto processuale canonico sulla costituzione
delle parti e l dichiarazione di contumacia: ad un primo indirizzo liberale si sostituito un orientamento pi rigoroso che,
prima ed indipendentemente dal rispetto del diritto ad agire e di resistere in giudizio in modo non difforme dai principi

fondamentali dellordinamento italiano, richiede il rispetto delle norme canoniche sulla costituzione delle parti e la
dichiarazione di contumacia.
Una rilevante differenza tra i 2 diritti processuali sta nel carattere sta nel carattere di segretezza che connota
lassunzione della prova testimoniale davanti al giudice ecclesiastico, che potrebbe costituire una limitazione del diritto al
contraddittorio.
La corte suprema ha escluso che essa possa costituire di per se ragione per il rifiuto della declatoria di esecutivit delle
sentenza ecclesiastica, poich le norme processuali canoniche consentono un controllo successivo degli atti di causa
con la facolt di prenderne visione dopo il deposito e di sollecitare eventuali ulteriori attivit istruttorie il giudice di
legittimit ha di recente affermato che non costituiscono una violazione del diritto di difesa il rigetto dellistanza della
parte rimasta contumace di prendere visione degli atti del processo canonico, leventuale mancata ammissione al
gratuito patrocinio in sede ecclesiastica e neppure la modifica della domanda dellattore in corso di causa non
costituendo il principio della immodificabilit della domanda un principio dellordinamento processuale dello stato
coessenziale al diritto di difesa).
Si deve osservare che la Cedu ha censurato le giurisdizioni italiane per avere riconosciuto agli effetti civili una sentenza
canonica senza verificare adeguatamente il rispetto del diritto del convenuto nel processo canonico ad una procedura
equa e rispettosa del principio del contraddittorio, in violazione dellart 6.1 della convenzione.
La lesione del diritto di difesa non rilevabile dufficio dalla corte dappello , e la violazione dellart 6.1 della CEDU non
pu essere fatta valere per la 1 volta nel giudizio di legittimit qndo non sia gi compresa nel tema del decidere del
giudizio dappello.
Lultimo accertamento che la corte dappello chiamata a compiere in ordine alla ricorrenza della altre condizioni
richieste dalla legislazione italiana (ossia gli artt 796 e 797) per la dichiarazione di efficacia delle sentenze
straniere,dovendosi per tenere conto della specificit dellordinamento canonico.
(leggi pag 186 -187 e inizio 188)
I provvedimenti economici provvisori
Lart 8.2 , 2 comma , dellaccordo del 1984 prevede che la corte dappello possa statuire provvedimenti economici
provvisori a favore di uno dei coniugi il cui matrimonio sia stato dichiarato nullo, rimandando le parti al giudice
competente per la decisione sulla materia. La norma si riferisce in modo implicito alle conseguenze economiche previste
per il matrimonio (nullo ma) putativo dagli artt 129 e 129 bis c.c., vale a dire la corresponsione, se ambedue i coniugi
sono di buona fede, di somme periodiche di denaro in favore del coniuge sprovvisto di adeguati redditi propri e che
non sia passato a nuove nozze, in proporzione alle sostanze dellaltro coniuge e per un periodo non superiore a tre
anni, e di una congrua indennit da parte del coniuge al quale sia imputabile la nullit del matrimonio, anche se in
mancanza del danno sofferto.
Qsta disciplina si applica sia ai matrimoni dichiarati nulli dal giudice canonico la cui pronuncia sia resa esecutiva
nellordinamento , sia nel caso di annullamento della trascrizione del matrimonio.
Per la giurisprudenza di legittimit il provvedimento della corte dappello non pu essere adottato dufficio, ma su istanza
di parte; rientra tra i provvedimenti aventi funzione strumentale e natura anticipatoria; e subordinato allaccertamento,
in via sommaria, del diritto del richiedente al conseguimento dellindennit e degli alimenti.( cd fumus boni iuris ),
nonch del pericolo del pregiudizio alla sua attuazione durante il tempo occorrente per farlo valere davanti al giudice
competente per la decisione sulla materia (cd periculum in mora) ; privo dei requisiti della definitivit e decisiorit. Ne
discendere che avverso detto provvedimento interinale, per sua natura inidoneo a conseguire efficacia di giudicato, non
esperibile il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dellart 111 cost, ammissibile solo nei confronti di
provvedimenti giurisdizionali che siano definitivi e d abbiano carattere decisorio, ossia attitudine ad incidere con efficacia
di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale.
Nel caso in cui la nullit del matrimonio sia stata dichiarata a seguito dellesclusione unilaterale di uno degli elementi
essenziali del matrimonio, la conoscenza della riserva da parte dellaltro coniuge implichi il superamento della
presunzione di buona fede e, dunque, il venire meno di ogni diritto allindennit previsto dagli artt 129 e 129 bis. La prova
della malafede richiesta per lapplicazione dellart 129 bis pu derivare direttamente dalla sentenza ecclesiastica.
Lapplicazione della disciplina codicistica del matrimonio putativo ai matrimoni dichiarati nulli dal giudice canonico, la cui
pronuncia sia resa esecutiva nellordinamento, stata sospettata di illegittimit costituzionale per contrasto con lart 3
cost. sarebbe infatti non giustificata e discriminatoria la disparit riscontrabile tra la tutela del coniuge economicamente
debole prevista dalla legge sul divorzio e quella prevista dagli artt 129 e 129 bis applicata a situazioni in cui la
dichiarazione di nullit intervenga a notevole distanza di tempo dalla celebrazione del matrimonio.
La corte cost. ha dichiarato non fondata la questione per la diversit strutturale tra listituto del divorzio e quello della
nullit del matrimonio, che escluderebbe il contrasto con lart 3 cost: a motivo di qsta diversit non sarebbe
costituzionalmente necessario che le situazioni di declatoria della nullit canonica debbano ricevere lo stesso
trattamento che lordinamento assegna alla disciplina delle conseguenze patrimoniali della cessazione degli effetti civili
del matrimonio concordatario.
La dispensa dal matrimonio rato e non consumato.
Lart 34 Conc. prevedeva il riconoscimento agli effetti civili non solo per le sentenze di nullit matrimoniale ma anche per
i provvedimenti canonici di dispensa del matrimonio rato ma non consumato.
La corte costituzionale , nellunica sentenza con la quale ha dichiarato lillegittimit di una norma concordataria , ha
ritenuto che tale riconoscimento contrastasse con il principio supremo di difesa, in qnto i provvedimenti sono il risultato di
un procedimento amministrativo canonico, che in qnto tale, non garantisce alle parti un giudice e un giudizio.

Laccordo dell84, nel rispetto delle conclusioni della corte , prevede la dichiarazione di efficacia per le sole sentenze di
nullit. Non avendo natura giurisdizionale, i provvedimenti di dispensa non possono essere oggetto di deliberazione
neppure quali sentenze straniere.
La riforma del sistema si diritto internazionale privato.
La legge n 218 del 1195 ha abrogato gli artt 796 e 797 c.p.c ed ha integralmente riformato il sistema di diritto
internazionale privato: essa prevede che, qndo ricorrano alcune condizioni, la sentenza straniera riconosciuta in italia
senza che sia necessario il ricorso ad alcun procedimento.
Malgrado il rinvio effettuato agli artt 796 e 797 c.p.c. , parte della dottrina e della giurisprudenza di merito hanno
sostenuto lapplicabilit della nuova normativa anche al riconoscimento delle sentenze ecclesiastiche.
La corte suprema ha risolto la controversa questione nel senso dellinapplicabilit della legge n. 218 , sia perch essa
dispone che le disposizioni della presente legge non pregiudicano lapplicazione delle convenzioni internazionali in
italia, alle quali assimilato laccordo del 1984, sia perch una legge ordinaria non idonea a modificare le norme di
derivazione pattizia in forza della copertura costituzionale assicurata dallart 7 cost. il riconoscimento delle sentenze
ecclesiastiche, dunque, continuer ad essere regolato dallaccordo e dagli artt 796 e 797 c.p.c. che risultano connotati
da una vera e propria ultrattivit, in forza del rinvio materiale (e non formale) ad essi fatto dal protocollo addizionale.
La pendenza del giudizio civile di nullit e la deliberazione della sentenza ecclesiastica.
La sentenza ecclesiastica di nullit matrimoniale non pu essere deliberata qndo pendente davanti ad un giudice
italiano un procedimento per il medesimo oggetto e fra le stesse parti, istituito prima del passaggio in giudicato della
sentenza del tribunale ecclesiastico o, per meglio dire , prima che la sentenza sia divenuta esecutiva secondo il diritto
canonico. Il giudizio pendente avanti al giudice civile per avere efficacia impeditiva deve avere ad oggetto la validit del
matrimonio.
La sentenza di rigetto delle domanda di nullit del matrimonio proposta avanti il giudice civile potrebbe impedire il
successivo riconoscimento della sentenza ecclesiastica di nullit in forza dellart 797, n.5, c.p.c., per cui la sentenza
straniera non deve essere contraria ad altra sentenza emessa da un giudice italiano.
Si precisa che il problema del rapporto tra il giudizio civile di nullit e la deliberazione della sentenza ecclesiastica nasca
solo se si ritiene abrogata la riserva di giurisdizione in favore delle chiesa cattolica.
La cessazione degli effetti civili e la deliberazione della sentenza ecclesiastica.
La sentenza della corte dappello passata in giudicato, che rende esecutiva nellordinamento delo stato la sentenza
ecclesiastica di nullit, comporta la cessazione della materia del contendere nel giudizio pendente di cessazione degli
effetti civili del matrimonio perch travolge ogni controversia che presupponga lesistenza e la validit del vincolo.
La deliberazione della sentenza ecclesiastica di nullit non preclusa dalla circostanza che vi sia stato il passaggio in
giudicato della sentenza che ha pronunciato la cessazione degli effetti civili di quel matrimonio canonico trascritto perch
le due pronunce hanno un diverso oggetto e non sono tra loro contraddittorie: riguardano infatti il vincolo matrimoniale
sotto diversi aspetti(una latto, laltra il rapporto) e si fondano su distinti ed autonomi motivi e presupposti.
La pronuncia di cessazione degli effetti civili passata in giudicato, per contiene un accertamento incidentale sulla
validit del vincolo che, pur non impedendo la deliberazione della sentenza ecclesiastica di nullit, rende applicabile il
principio secondo cui il giudicato copre il dedotto e il deducibile: dunque , la sentenza ecclesiastica di nullit travolge la
sentenza di divorzio.
In sostanza, una volta che nel giudizio con il quale sia stata chiesta la cessazione degli effetti civili del matrimonio
concordatario sia accerata la spettanza, ad una delle parti, dellassegno di divorzio, ed una volta che su di essa si sia
formato il giudicato, la relativa statuizione fa stato ad ogni effetto tra le parti ed innegabile anche nel caso in cui
successivamente sopravvenga la deliberazione si una sentenza ecclesiastica si nullit del matrimonio .
La riserva di giurisdizione ecclesiastica.
Lart 34, 4 del concordato prevedeva che le cause concernenti la nullit del matrimonio sono riservate alla competenza
dei tribunali ecclesiastici. Lo stato rinunciava espressamente alla propria giurisdizione in materia, rinuncia apparsa
ancora pi grave dopo lentrata in vigore della costituzione che dispone che la giustizia sia amministrata in nome del
popolo cui appartiene la sovranit in modo che sia assicurata a tutti la tutela dei propri diritti ed interssi legittimi senza
che nessuno possa essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge e senza che possnao essere istituiti
giudici straordinari o speciali.
La corte cost chiamata a pronunciarsi sulla illegittimit costituzionale dellart 34 per contrasto con gli artt
2,3,4,7,24,101,102 cost.- dichiarava infondata la questione perch non esatto che la giurisdizione dei tribunali
ecclesiastici abbia una natura speciale . affermava inoltre , che non esiste una inderogabilit assoluta della giurisdizione
statale, sia perch lintervento del giudice italiano incerta misura si realizza , sia pur con cognizione limitata, nello
speciale procedimento di deliberazione affidato alla corte dappello sia perch quella riserva sarebbe il logico corollario
della circostanza che il matrimonio concordatario nasce nellordinamento canonico e da qsto regolato nei suoi requisiti
di validit.
Nellaccordo del 1984 lespressa riserva di giurisdizione in favore dei tribunali ecclesiastici non stato riprodotta. La
macata previsione avrebbe dovuto dare ritenere allinterprete che si era determinato il superamento della riserva , con la

conseguente espansione della potest giurisdizionale dello stato sulla validit dei matrimoni canonici trascritti per qnto
attiene lordinamento civile.
La mancanza di qualsiasi riferimento alla riserva ha creato , invece, un vuoto che dottrina e giurisprudenza hanno tentato
di colmare prospettando contrapposte tesi, con quella che stata efficacemente definita lesegesi del silenzio.
La (tesi della ) sopravvivenza della riserva.
La tesi della sopravvivenza della riserva trae sostegno da tre appigli testuali ricavati dallaccordo del 1984:
A) il punto 4 ,lett b, n. 3 del protocollo addizionale, che sancisce il divieto di riesame nel merito delle sentenze
ecclesiastiche di nullit matrimoniale sottoposte al procedimento di deliberazione. Tale divieto sarebbe
ingiustificato dalla carenza di giurisdizione del giudice civile sul matrimonio concordatario
B) lart 8, n. 2, lett a, dellaccordo, che indica il giudice ecclesiastico come il giudice competente a conoscere la
causa. Luso dellarticolo determinativo il al posto di un indicherebbe che il solo giudice competente a
conoscere le cause di nullit dei matrimoni concordatari;
C) il punto 4 , lett b, del protocollo addizionale, che prevede la necessit , nel procedimento di deliberazione delle
sentenze ecclesiastiche, di tenere conto della specificit dellordinamento canonico dal quale regolato il
vincolo matrimoniale , che in esso ha avuto origine. Se il vincolo matrimoniale nasce nellordinamento canonico
e da esso regolato la giurisdizione sulla nullit dello stesso non potrebbe che essere riservata ai tribunali
ecclesiastici.
Questultimo argomento,svincolato dallo specifico riferimento testuale, posto alla base della teoria della
sopravvivenza logica della riserva di giurisdizione il cui riconoscimento non avrebbe necessit di previsioni formali o
appigli testuali il cui riconoscimento non avrebbe necessit di previsioni formali o appigli testuali perch si
ricaverebbe logicamente dal complesso del sistema. Infatti, poich il matrimonio, nel suo momento genetico
regolato dal diritto canonico. le uniche autorit chiamate a dichiarare la nullit dellatto matrimoniale sono i tribunali
che si radicano nellordinamento canonico. Se cos non fosse si dovrebbe tacciare di incoerenza logica tutto il
sistema matrimoniale concordatario riformato.
Qsta tesi ha ottenuto il riconoscimento dei giudici della consulta che, dalla lettura sistematica dellart 8 dellaccordo e
dellallart 4 del protocollo addizionale ricavano il permanere di un sistema nel quale gli effetti civili sono
riconosciuti , mediante la trascrizione, ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto canonico e da
quellordinamento disciplinati nel loro momento genetico. Rimane qndi ferma la base del sistema matrimoniale
concordatario. Da ci conseguirebbe che latto rimane regolato dal diritto canonico e , dunque, logico corollario
che le controversie sulla sua validit siano riservate alla cognizione degli organi giurisdizionali dello stesso
ordinamento. La corte, qndi, non riconosce portata innovativa sul punto dellaccordo del 1984 ed , in particolare
allart 13 che avrebbe abrogato la riserva di giurisdizione, e si porta confermandola alla propria giurisprudenza
precedente alla modifica concordataria. La riserva non solo non incompatibile con lordinamento costituzionale
italiano ma una necessit dellattuale sistema matrimoniale concordatario, e ci a prescindere da un esplicito
riconoscimento testuale.
La (tesi della) abrogazione della riserva.
Labrogazione della riserva di fonda su un espresso appiglio testuale , o meglio sul venire meno dellunica norma che ne
comportava la sussistenza, vale a dire lart 34 Conc.; infatti,lart 13 dellaccordo del 1984 ha disposto labrogazione di
tutte le norme del concordato lateranense in esso non riprodotte e , dunque anche dellart 34,4 comma, conc, in qunati
non riprodotto.
Privata di un fondamento giuridico di diritto positivo la riserva di giurisdizione ecclesiastica sarebbe inevitabilmente
venuta meno.
Secondo i sostenitori di tale tesi la controprova del superamento della riserva sarebbe rinvenibile nellart 8, n.2, lett c.
dellaccordo che condiziona la delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullit matrimoniale al rispetto delle altre
condizioni richieste dalla legislazione italiana per la dichiarazione di efficacia delle sentenze straniere.
La fine della riserva apre il problema della regolamentazione dei rapporti tra le due giurisdizioni. necessario infatti,
stabilire se la giurisdizione italiana e quella ecclesiastica siano ad ogni effetto irrilevanti luna per laltra, e non si
influenzino in nessun modo (separazione di giurisdizioni) oppure se interferiscano luna con laltra e si influenzino a
vicenda; in qstultimo caso, sar necessario individuare un criterio per regolare i rapporti tra le stesse (conocorrenza di
giurisdizioni).
La tesi della separazione delle giurisdizioni si presenta come la pi semplice e la pi rigorosa. Essa si basa sul
riconoscimento, nellambito del matrimonio concordatario, di un doppio vincolo, uno civile ed uno religioso, ognuno dei
quali destinato ad esaurire la propria vicenda allinterno dei rispettivi ordinamenti: ne discenderebbe una netta
separazione delle due giurisdizioni che si esplicano ciascuna nel proprio ordine senza che luna possa mai influenzare
laltra.
La decisione del giudice ecclesiastico potr, eventualmente essere delibata e, dunque , spiegare effetti anceh
nellordinamento civile ma, in assenza di delibazione e rester irrilevante.
Il giudice civile,dal canto suo, qualora adito, decider autonomamente della validit del vincolo matrimoniale applicando
le norme del codice con una decisione che non spiegher effetti sellordinamento canonico.
La tesi della concorrenza delle giurisdizioni ipotizza lesistenza di un vero e propri concorso delle sue giurisdizioni le
quali vedrebbero risolvere eventuali conflitti mediante il criterio della prevenzione.
In qsto senso si sono pronunciate le sezioni unite delle corte di cassazione affermando che nellaccordo del 1984 non si
rinviene una disposizione che sancisca il carattere esclusivo della giurisdizione ecclesiastica in materia matrimoniale,

quale, era contenuta nellart 34 del concordato del 1929: di conseguenza questultima disposizione rimasta abrogata
ai sensi dellart 13 dellaccordo del 1984. il concorso tra giurisdizione italiana e giurisdizione ecclesiastica di dovrebbe
risolvere con il ricorso al criterio della prevenzione, che da prevalenza al giudizio che abbia avuto inizio per primo .
Pi recentemente, alcune decisioni che confermano lorientamento delle sezioni unite sul supermanto della riserva
interpretano restrittivamente il criterio di prevenzione, e ritengono che nei rapporti tra giurisdizione ecclesiastica e
giurisdizione civile il criterio operi a senso unico, in favore della giurisdizione civile, in qnto la pendenza di un giudizio
civile pu essere penalizzato solo dallavvenuta delibazione della sentenza ecclesiastica, restando il processo canonico
un semplice fatto incapace di determinare una litispendenza nellordinamento dello stato.
In dottrina stata sostenuta anche la tesi del riparto delle giurisdizioni : la declatoria di nullit del matrimonio resterebbe
riservata ai tribunali ecclesiastici, mentre i tribunali dello stato avrebbero giurisdizione sulla nullit della sola trascrizione
del matrimonio che, per potrebbe essere impugnata , oltre che in tutti i casi precedentemente esaminati (v.paragrafo
76) anche in presenza di una delle cause di nullit del matrimonio disciplinate dal codice civile.
CAPITOLO 15 GLI ENTI ECCLESIASTICI
Il riconoscimento
Nell ordinamento italiano ,di regola , le confessini religiose non hanno personalit giuridica di diritto privato, che invece
hanno le articolazioni attraverso le quali si strutturano ed agiscono; esiste quindi la possibilit di ottenere un
riconoscimento per le entit collegate ad esse, convenzionalmente denominate enti ecclesiastici o anche enti
confessionali.
Il riconoscimento civile come ente ecclesiastico o confessionale pu essere conseguito:
a) per antico possesso di stato, allorch lente riconosciuto da tempo immemorabile, di solito gi prima della
formazione dello stato unitario, ed ha sempre conservato tale qualifica. In qsta categoria rientrano, tra gli enti
della chiesa cattolica, la santa sede, le chiese cattedrali, i capitoli, i seminari, le diocesi e le parrocchie pi
antiche; tra gli enti delle altre confessioni, la tavola valdese e i 15 concistori delle chiese delle valli valdesi;
b) per legge, in genere qndo si tratti di enti che per il loro ruolo e la loro importanza rendono superfluo lordinario
procedimento amministrativo, come la conferenza episcopale itlaina, le comunit ebraiche e lunione delle
comunit; o che sono organi. Istituzioni delle confessioni religiose.
c) per decreto ministeriale, sia con procedimento abbreviato(in cui lautorit si limita a controllare la regolarit
e la legittimit degli atti dellautorit ecclesiastica) nel caso di alcuni enti appartenenti alla chiesa cattoli(diocesi,
parrocchie ecc), e degli enti valdesi/metodisti(essendo requisito sufficiente per il loro riconoscimento la delibera
sindacale che li qualifica istituti autonomi nellambito dellordinamento valdese), sia,pi comunemente, con
procedimento ordinario. La disciplina per il riconoscimento degli enti appartenenti alla chiesa cattolica dettata
dalla l.20 maggio 1985 n.222 che ha costituito il modello per la disciplina degli enti delle confessioni religiose
diverse dalla cattolica che, da allora in avanti, hanno stipulato intese con lo stato e per le quali vige la specifica
normativa dettata dallintesa in ordine al riconoscimento con decreto ministeriale. Per gli enti delle confessioni
religiose prive di intesa tuttora in vigore la legge sui culti ammessi che ne prevede il riconoscimento come enti
morali con decreto del presidente della repubblica.
d) Eccezionalmente, in forza di trattati internazionali.
La procedura
Il riconoscimento civile conferito agli enti della chiesa cattolica con decreto del ministero dellinterno, previa
istruttoria,udito eventualmente il consiglio di stato, a seguito del quale assumono la qualifica tipizzata di ente
ecclesiatico civilmente riconosciuto.
Con scambio di note diplomatiche ,lo stato italiano e la santa sede hanno convenuto di adottare la forma ministeriale e di
prevedere la richiesta del parere del consiglio di stato solo nei casi di oggettiva complessit e delicatezza della pratica
istruttoria,posto che il previo parere il sede consultiva non pi obbligatorio.
Anche nel caso degli enti delle confessioni munite di intesa il riconoscimento concesso con decreto del ministro
dellinterno, ma la semplificazione accolta in forma espressa solo nelle intese stipulate il 4 aprile 2007,
successivamente alla c.d. riforma bassanini del 1997, e non ancora presentate alle camere per lapprovazione con
legge.
Nelle precedenti intese, il procedimento era pi gravoso. In particolare, nelle intese stipulate prima della riforma del
1991, il riconoscimento avveniva con d.p.r., mentre nelle intese successive con d.m., sempre previo parere del consiglio
di stato.
La qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto non prevista in tutte le intese; in qsti casi in dottrina si
proposta la qualifica di ente confessionale. A seguito delle nuove intese del 2007,non ancora approvate con legge, si
ampliata la tipologia delle qualifiche normative: infatti , con il riconoscimento,lente confessionale assume la qualifica di
ente ecclesiastico, o della chiesa/confessione, o religioso, in ogni caso civilmente riconosciuto, con laggiunta poi
della demo nominazione propia della confessione di appartenenza.
Per gli enti delle confessioni prive di intesa continua ad applicarsi la speciale procedura aggravata della legislazione
del 1929 /1930 che prevede lerezione di ente morale con d.p.r., cu proposta del ministero dellinterno, udito il consiglio
dei ministri.
Gli enti ecclesiastici o confessionali civilmente riconosciuti sono espressamente esclusi dalla riforma semplificatrice di
cui al d.p.r. n. 361 del 2000, relativa al riconoscimento della personalit giuridica degli enti disciplinati dal libro I c.c., che

non prevede pi lemanazione di un apposito decreto ministeriale, ma la sola iscrizione nel registro delle imprese di
competenza del prefetto.
La domanda di riconoscimento, diretta al ministro dellinterno, presentata dai rappresentanti dellente alla prefetturaufficio territoriale del governo della provincia in cui lente ha la sede, accompagnata dai documenti comprovanti la
sussistenza dei requisiti prescritti; il prefetto istruisce a domanda e la trasmette al ministro, il quale emana il decreto di
riconoscimento. Contro il diniego di riconoscimento dato ricorso agli organi di giustizia amministrativa.
Lente no pu essere riconosciuto se il rappresentante non sia un cittadino italiano domiciliato in italia.
I requisiti.
Per qnto attiene ai requisiti generali,oltre alla sede in italia , le legge prevede il collegamento organico dellente con la
confessione.
Pertanto,lente deve essere costituito o approvato dalla competente autorit confessionale e questultima deve dare il
suo assenso alla domanda di riconoscimento avanzata dai rappresentanti dellente,o inoltrarla direttamente. In altri
termini il collegamento dellente alla confessione religiosa condizione necessaria ma non sufficiente, in qnto la
legislazione pattizia attribuisce rilievo congiuntamente allulteriore requisito del fine di religione o di culto.
Tale fine deve essere costitutivo ed essenziale dellente, ma non esclusivo. Per gli enti cattolici, infatti, tale fine pu
essere connesso a finalit di carattere caritativo previste dal diritto canonico; per gli enti valdesi/metodisti deve essere
congiunto a fini di istruzione, beneficenza, assistenza.
L accertamento del fine di religione e di culto fatto di volta in volta, tranne qndo il fine presunto, come avviene nel
caso degli enti istituti religiosi e seminari. Il consiglio di stato ha ritenuto che qstelencazione non sia tassativa, ma sia
suscettibile di interpretazione estensiva e anlogica, traendo argomento dal riconoscimento per legge degli istituti per il
sostentamento del clero il cui fine principale la remunerazione dei sacerdoti.
Il fine di religione e di culto presunto anche nel caso di alcuni enti appartenenti a confessioni diverse dalla cattolica.
La verifica del carattere costitutivo ed essenziale del suddetto fine svolta con riferimento alle attivit, e si ritiene dunque
che deba essere successiva (c.d. criterio oggettivo ed effettuale). La legge orienta linterprete specificando che si
considerano attivit di religione o di culto quelle dirette allesercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del
clero e dei religiosi , a scopi missionari, alla catechesi, alleducazione cristiana, e attivit diverse quelle di assistenza e
beneficenza, istruzione, educazione e cultura e , in ogni caso , le attivit commerciali o a scopo di lucro.
Le attivit commerciali svolte dallente ecclesiastico, tuttavia, devono essere strumentali rispetto alle finalit istituzionali
dellente. Qnto alle attivit diverse, il consiglio di stato ha affermato che deve essere tenuta una contabilit di bilancio
regolare, con appositi organismi di controllo, e che le attivit diverse da quelle di religione e di culto sono consentite
purch compatibili con struttura e le finalit degli enti ecclesiastici.
Quando lente persegua una pluralit di fini la P.A. ne fa una valutazione sulla base del criterio della prevalenza,
tenendo conto delle attivit effettivamente svolte.
La disciplina pattizia ha cercato di ridurre e vincolare lesercizio della discrezionalit amministrativa; si ritiene che
sussista per gli enti ecclesiastici un vero e proprio diritto l riconoscimento, quale esito dellaccertamento dei presupposti
di diritto e di fatto cui la legge stessa ricollega il sorgere degli effetti da essa stessa individuati.
Laccertamento che lente da riconoscere ha la sia sede in italia e che ha un collegamento organico con la confessione
di appartenenza non implica lesercizio di alcuna discrezionalit; ma essa esercitata dalla P.A., con intensit e modalit
che variano da caso a caso, nel valutare la sussistenza sia del carattere costitutivo ed essenziale del fine di religione o di
culto, sia degli ulteriori requisiti di legge specifici per le diverse categorie di enti. Tali requisiti specifici, previsti dalla
legge n.222 del 1985, sono: il carattere non locale delle societ di vita apostolica e delle associazioni pubbliche dei
fedeli; le garanzie di stabilit degli istituti religiosi di diritto diocesiano; lapertura al culto pubblico, la mancanza di
annessione ad altro ente ecclesiastico riconosciuto e la congruit dei mezzi per la manutenzione e lofficiatura per le
chiese aperte al culto pubblico; la sufficienza dei mezzi e la rispondenza alle esigenze religiose della popolazione per le
fondazioni di culto.
In definitiva , in sede di accertamento della sussistenza del carattere costitutivo ed essenziale del fine di religione e di
culto, salvo nei casi in cui qsto presunto, gli enti ecclesiastici debbono produrre gli elementi occorrenti quali risultano
dalla documentazione di regola rilasciata dallautorit ecclesiastica, mentre resta esclusa la richiesta di requisiti ulteriori o
di documenti non attinenti ai requisiti medesimi.
Norme analoghe sono dettate dalle intese per gli enti appartenenti a confessioni diverse dalla cattolica;mentre, nella
legislazione sui culti ammessi, il fine di culto compatibile con finalit di istruzione, educazione, beneficenza.
La natura dellente.
Gli enti ecclesiastici non sono enti pubblici, ne possono ritenersi equiparati a tutti gli effetti alle persone giuridiche private
per via del regime speciale che emerge dalla legislazione pattizia.
Si discute sullassoggettabilit al fallimento dellente ecclesiastico imprenditore: la sostituzione degli organi ordinari di
gestione da parte degli organi fallimentari ritenuta unammissibile ingerenza statale nellorganizzazione della chiesa.
Lart 15 d.lgs n.155 del 2006, che disciplina al 1 comma le procedure concorsuali per le organizzazioni che esercitano
unimpresa sociale, ed in particolare la liquidazione coatta amministrativa, ha escluso in forma espressa che la norma in
questione sia applicabile agli enti e agli enti delle confessione religiose con le quali lo stato ha stipulato patti, accordi o
intese.
Il dettato normativo lascia intendere che , al contrario, essa sarebbe applicabile agli enti delle confessioni senza intesa
disciplinate dalla legge n.1159 del 1929: se cosi fosse si darebbe luogo ad una nuova, ingiustificata disparit di
trattamento in violazione dellart 20 della carta. Per rendere ragionevolmente giustificabile la disposizione in esame, e la

disparit di trattamento tra organizzazioni laiche e organizzazioni confessionali, si ritenuto che essa possa essere
interpretata nel senso di condizionare lapplicazione delle regole di diritto comune alla previa revoca della qualifica di
ente ecclesiastico.
Lautonomia organizzativa e gestionale.
La disciplina dettata dalle norme di derivazione pattizia consente allente ecclesiastico di essere riconosciuto e di agire
nellordinamento statale nel rispetto della sua struttura. Lessere sottoposto alla disciplina domenistica,dettata
dallordinamento confessionale, comporta una vera e propria autonomia di organizzazione e di gestione dellente per
tutti gli aspetti e le attivit connessi ai fini di religione e di culto, che si esplica senza ingerenza dello stato.
Laccordo del 1984 dispone che lamministrazione dei beni appartenenti agli enti ecclesiastici soggetta ai controlli
previsti dal diritto canonico, che acquistano dunque rilevanza civile in forza di un rinvio formale. La mancanza
dellautorizzazione canonica richiesta pu essere fatta valere solo dallente interessato. Lautonomia della gestione
rafforzata dal fatto che sono venuti meno, come si gi detto, i controlli dello stato sugli acquisti e sugli atti eccedenti
lordinaria amministrazione di tali enti, che non sono sottoposti al potere di vigilanza e di controllo governativi.
Per tutelare laffidamento dei terzi che si trovino a negoziare con lente, lart 5 L.n. 222 del 1985 ha introdotto per gli enti
cattolici lobbligo di iscrizione nel registro delle persone giuridiche dal quale devono risultare le norme di funzionamento
e i poteri degli organi di rappresentanza dellente, oltre alle indicazioni prescritte dagli artt 3 e 4 d.p.r. n. 361 del 2000. in
sintesi, il nuovo regime per la registrazione degli enti ecclesiastici permette di dare pubblicit alla struttura organizzativa
dellente ed ai controlli interni della sua gestione.
La parificazione degli enti ecclesiatici alle persone giuridiche private, sotto qsto profilo, ha carattere innovativo.
Linvalidit o linefficacia di negozi giuridici posti in essere da enti ecclesiastici non opponibile ai terzi che non
fossero a conoscenza delle limitazioni dei poteri di rappresentanza,o dellomissione di controlli canonici, che non risultino
dal codice di diritto canonico o dal registro delle persone giuridiche. Si realizza cosi un sistema di pubblicit legale
finalizzato a rendere conoscibili le vicende dellente. Qste regole sono riprodotte con poche varianti nelle intese stipulate
con le confessioni religiose diverse dalla cattolica. Gli enti ecclesiastici riconosciuti prima della riforma concordataria
hanno anchessi lobbligo di iscriversi nel registro delle persone giuridiche. Qualora liscrizione nn sia richiesta nei termini
prescritti, tali enti potranno concludere negozi giuridici solo previa iscrizione. La norma crea una difficolt interpretativa,
in qnto, sino alla scadenza dei termini, essi potevano svolgere validamente, secondo il precedente regime, attivit
negoziale senza registrazione. Sembra qndi dubbio che la nuova disciplina determini una limitazione delle capacit
dellente, anche se solo di agire.
In ogni caso , la mancata iscrizione ha come conseguenza la non opponibilit ai terzi, che non ne fossero a
conoscenza, delle limitazioni dei poteri di rappresentanza o dellemissione di controlli canonici che non risultino dal
registro delle persone giuridiche e/o dal codice di diritto canonico. Per quanto riguarda limputabilit dellattivit
megizioale si discute se, in mancanza della registrazione, sia applicabile la disciplina a suo tempo dettata dallart 33 c.c.,
in base alla quali gli amministratori rispondono personalmente, e in solido con la persona giuridica, delle obbligazioni
assunte; infatti, in seguito allabrogazione di questultima norma, la pubblicit legale da semplice onere divenuta
condizione per lacquisto della personalit giuridica degli enti privati, e il mancato adempimento comporta una mera
sanzione amministrativa a carico degli amministratori.
Il mutamento del fine, la revoca e lestinzione.
La legislazione pattizia impone che gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti mantengano nel tempo una sostanziale
continuit nei fini e nel medo di essere, ossia quella che stata chiamata la loro coerenza istituzionale: si vuole cosi
evitare che la personalit giuridica sia utilizzata come mezzo per conseguire finalit diverse rispetto a quelle originarie.
Pertanto, ogni mutamento sostanziale nel fine, nella destinazione dei beni e nel modo di esistenza , deve essere
formalizzato nellordinamento dello stato, ed acquista efficacia civile mediante riconoscimento con d.m dellinterno,
soggetto ad iscrizione al registro delle persone giuridiche, la relativa domanda di riconoscimento, presentata dallautorit
ecclesiastica che ha disposto o approvato il mutamento, ovvero dal legale rappresentante con lassenso della prima,
deve contenere lindicazione dei motivi che lhanno reso necessario o utile.
La misura della revoca del riconoscimento civile , invece, pu essere adottata dufficio, per autonomo provvedimento
dellautorit governativa, qualora lente perda uno dei requisiti prescritti per il riconoscimento stesso. La revoca
disposta con d.m. dellinterno, soggetto ad iscrizione.
Nel caso in cui intervenga un provvedimento di estinzione o di soppressione dellente da parte dellautorit ecclesiastica
(o confessionale), qsto trasmesso al ministro dellinterno, il quale con proprio decreto ne dispone liscrizione affinch
consegua efficacia civile, e provvede alla devoluzione dei beni dellente estinto o soppresso secondo qnto prescrive il
provvedimento dellautorit ecclesiastica, fatti salvi la volont dei disponesti, i diritti dei terzi e le eventuali disposizioni
statutarie.
Il regime tributario.
Da tempo lordinamento statale accorda un regime fiscale agevolato agli enti confessionali con fine di religione o di
culto, equiparati, come pure le attivit dirette a tali scopi, agli enti con fini di beneficenza e di istruzione.
Le principali agevolazioni che li riguardano sono qste:
-IRES . Lequiparazione del fine di religione e di culto ai fini dei beneficenza e istruzione comporta la riduzione del 50%
dllimposta sul reddito delle persone giuridiche, a condizione che essi siano civilmente riconosciuti . tuttavia le norme

pattizie in vigore prevedono lequiparazione anche delle attivit diritte agli scopi di religione o di culto, e sembrano cosi
estendere lagevolazione agli enti confessionali non riconosciuti o riconosciuti come persona giuridica privata.
Sono escluse dallagevolazione le attivit commerciali svolte dagli enti ecclesiastici.
-IVA in generale , lente ecclesiastico non ricompreso tra i soggetti passivi delliva, in qnto non ha come oggetto
principale lesercizio abituale di unattivit commerciale. Tuttavia, la produzione e la commercializzazione di pubblicazioni
a stampa delle associazioni religiose, anche se conformi alle finalit istituzionali , costituiscono attivit commerciale, e
come tali sono tassate , se cedute prevalentemente allesterso della cerchia degli associati.
Invece , la cessione di pubblicazioni effettuata prevalentemente nei confronti degli associati non riveste carattere di
attivita commerciale ai fini dellapplicabilit dellimposta.
Lesenzione tributaria per le attivit con scopo istituzionale svolge dagli enti religiosi a favore degli associati verso il
corrispettivo di specifici contributi subordinata allesistenza nello statuto di clausole sintomaticamenteassunte come
indici di non commercialit.
-ICI Gli immobili degli enti ecclesiastici non commerciali sono esenti da pagamento dellimposta comunale, solo se
destinati esclusivamente allo svolgimento di attivit assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattich, ricettive, culturali,
ricreative e sportive,oltre che di religione o di culto,a condizione che dette attivit non abbiano natura esclusivamente
commerciale.
La corte costituzionale ha dichiarato manifestamente infondate le questioni di legittimit della normativa che attribuisce
ai comuni la facolt di stabilire che lesenzione dallICI si applichi soltanto ai fabbricati e a condizione che gli stessi, oltre
che utilizzati, siano anche posseduti dallente non commerciale, perch tale disciplina non innova i requisiti soggettivi
dellesenzione gi riconosciuti dalla giurisprudenza di legittimit.
Per gli enti con fine di religione e di culto sono previste anche esenzioni dallimposta di successione e sulle donazioni, ed
agevolazioni in materia di imposta comunale sulla pubblicit e diritti sulle pubbliche affissioni.
Le Onlus, le associazioni di promozione sociale e limpresa sociale.
Da qualche tempo il rilievo delle attivit diverse degli enti religiosi si accresciuto in misura rilevante. Il diritto comune
ha registrato il crescente favore per le iniziative dei privati in una serie di settori nei quali sono da tempo operanti gli enti
ecclesiastici e di ispirazione religiosa.
In materia fiscale si sta affermando nellordinamento italiano la tendenza ad agevolare fiscalmente determinate attivit la
cui promozione ritenuta meritevole per il loro valore sociale. In tale prospettiva, sembra muoversi il d lgs. N. 460 del
1997 per il riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilit
sociale, che prevede per essi uan serie di agevolazioni fiscali. Per il conseguimento di questultima qualifica (onlus ) e di
quelle direttamente connesse, il perseguimento esclusivo del fine di solidariet sociale, il divieto di distribuzione degli
utili, la strutturazione su base democratica,lobbligo di rendiconto e di scritture contabili, luso dellacronimo stesso della
denominazione, ecc.
Gli enti ecclesiastici non hanno lobbligo di inserire nella propria denominazione lacronimo onlus, ne di strutturarsi in
forma associativa democratica;resta fermo, invece lobbligo di tenere separatamente le scritture contabili previste per le
attivit non riligiose.
Per beneficiare delle agevolazioni fiscali, anche gli enti ecclesiastici devono iscriversi allanagrafe unica delle onlus.
La disciplina applicabile agli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, ma la qualifica non espressamente richiesta. Il
riferimento agli enti ecclesiastici delle confessioni religiose o enti riconosciuti dalle confessioni religiose, con le quali lo
stato ha stipulato patti, accordi o intese, sembra autorizzare una nozione pi ampia di ecclesiasticit, che include
organizzazioni religiose in senso lato. Invece, sembra dubbia la legittimit costituzionale della restrizione alla qualifica di
onlus ai soli enti delle confessioni che abbiano negoziato accordi con lo stato, in qnto agevola non ragionevolmente
lesercizio di un aspetto pratico della libert religiosa solo per alcune confessioni religiose, gli altri enti, tuttavia, potrebero
costituire vere e proprie onlus non parziali.
In definitiva, la normativa sulle onlus preserva la specificit degli enti ecclesiastici ed esclude ogni intromissione statale;
acquisendo tale qualifica, essi non mutano natura e fruiscono delle agevolazioni fiscali previste, limitatamente alle attivit
rientranti tra quelle proprie delle onlus. In tal modo, sono promosse le attivit profane di atali enti nei vari settori del
sociale ed scoraggiato luso distorto della qualifica di ente ecclesiastico per il perseguimento di attivit che non siano di
religione e di culto, avvantaggiando la trasparenza della gestione.
Linvito ad usufruire di un canale alternativo di diritto comune riguarda,ad esempio ,lo schema dellassociazione di
promozione sociale con finalit di ricerca etica e spirituale nellipotesi del riconoscimento di unassociazione avente fine
di religione e culto ma fortemente commisto a finalit culturali. singolare che qsto consegua alleclusione
dellapplicabilit di una disciplina come quella del 1929 sui culti ammessi che, pur con tutti i limiti sino ad ora segnalati ,
ha reso possibile negli ultimi decenni il riconoscimento come ente di culto di soggetti tali solo in senso ampiao, o
caratterizzati dallassenza dellaffermazione teista, ed qndi suscettibile di una lettura ispirata alla logica
antidiscriminatrice dellart 20 cost che giunge al punto di modificare il paradigma di religione comunemente accolto. In
qsta prospettiva pu essere preso in considerazione lat 1,1comma d.lgs. n. 155 del 2006, che ha introdotto la disciplina
dellimpresa sociale la qualifica anzidetta pu essere acquisita da tutte le organizzazione private che esercitino, in via
stabile e principale, unattivit economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi di
utilit sociale,diretta a realizzare finalit di interesse generale, e che abbiano alcuni requisiti specifici, tra cui lassenza
dello scopo di lucro.
Anche per limpresa sociale opera una deroga alla disciplina generale:infatti, sono tenuti al deposito preso lufficio del
registro delle imprese del solo regolamento e delle sue modificazioni;non sono obbligati allso della locuzione impresa
sociale nella denominazione; sono sottratti al regime previsto in mateira di responsabilit patrimoniale;si applicano ad
essi regole in materia di trasformazione,fusione,scissione, cessione dazienda limitatamente alle attivit indicate nel

regolamento, mentre non si applicano quelle in materia di devoluzione del patrimonio residuo in caso di cessazione
dellimpresa.
CAPITOLO 16 IL FINANZIAMENTO DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE
Il tramonto del sistema beneficiale
La vigente disciplina dei finanzimanti alle confessioni religiose ha la propria origine nellaccordo del 1984 e nelle intese
stipulate da quella data in avanti, ed stata interessata da alcune modifiche successive.
Fino ad allora la chiesa cattolica era la sola a ricevere un contributo pubblico attraverso il combinarsi del sistema delle
congrue e del cd sistema beneficiale,il cui funzionamento riposava sulla sua articolazione sul territorio in persone
giuridiche dotate di un patrimonio (benefici parrocchiali e diocesani) amministrate dai titolari degli uffici. Lo stato
contribuiva al funzionamento di qsto sistema erogando, attraverso il fondo per il culto,i supplementi di congrua, ossia
contributi economici destinati ad integrare i redditi dei benefici pi poveri.
Alle altre confessioni religiose, antecedentemente alla stipulazione delle intese, lo stato confessionista non erogava
finanziamenti di sorta.
Il sistema beneficiale aveva mostrato i propri limiti, tra i quali il + rilevante era il non riuscire a garantire partit di
trattamento economico ai beneficiari , a causa della differente redditivit e della non sempre sufficiente attendibilit dei
redditi del patrimonio accertati ai fini fiscali). Alla vgilia del nuovo accordo la chiesa cattolica, con ladozione del codex
iuris canonici del 1983 aveva concretizzato la necessit del cambiamento e gettato le basi di un nuovo assetto
patrimoniale con labolizione del sistema beneficiale. Lo stato italiano non aveva mai posto in dubbio la volont si
continuare a sostenere economicamente la chiesa cattolica; si rendeva, dunque, necessario concordare un nuovo
meccanismo di finanziamento che tenesse conto dei significativi mutamenti strutturali sopravvenuti. A tal fine le parti
contraenti istituirono una commissione paritetica per la formulazione delle norme disciplinanti la materia degli enti e beni
ecclesiastici e per la revisione degli impegni e degli interventi dello stato nella gestione patrimoniale degli enti
ecclesiastici, che ha dato luogo alla l.n.222 del 1985 recante disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in italia e per il
sostentamento del clero cattolico in servizio ei meccanismi con i quali lo stato finanzia la chiesa.
Il sistema di finanziamento diretto.
Lattuale disciplina prevede 2 distinti flussi di denaro destinati alla Chiesa cattolica, uno di natura pubblica e uno di
natura privata.
Il 1 di natura pubblica il cd. otto per mille , una forma di finanzimento diretto e constiste nel devolvere una quota
pari appunto allotto per mille dellimposta sul reddito delle persone fisiche,liquidata dagli uffici sulla base delle
dichiarazioni annuali sulla base dela scelta dei contribuenti,i quali possono decidere di devolvere qsta somma in parte a
scopi dinteresse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e in parte a scopi di carattere religioso a
diretta gestione della chiesa cattolica.
La conferenza episcopale italiana (cei) il soggetto destinatario dell quote di competenza della chiesa cattolica,utilizzate
per esigenze di culto della popolazione, per il sostentamento del clero e per interventi caritativi a favore della
collettivit nazionale o i paesi del terzo mondo. La cei tenuta a trasmetter annualmente al ministero dellinterno un
rendiconto riguardante leffettiva utilizzazione delle somme ricevute.
Le quote dellotto per mille di competenza statale sono utilizzate per interventi straordinari per fame nel moneo , calamit
naturali, assistenza ai rifugiati e conservazione di beni culturali.
La ripartizione delle somme tra i possibili destinatari (stato,chiesa cattolica, altre confessioni religione con intesa)avviene
in base alle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi mediante apposita
sottoscrizione.
Tutte le confessioni diverse dalla cattolica che partecipano alla ripartizione dellotto per mille sono tenute alobbligo di
rendiconto annuale al ministero dellinterno, disciplinato in modo analogo a quello della cei, e a dare adeguata
informazione degli utilizzi delle somme ricevute.
In relazione alle intese stipulate nel 2007, lunica ad oggi approvata la L.n. 68 del 2009 di modifica dellart 2 prevede
che lattribuzione alla tavola valdese delle somme relative ai contribuenti che non abbiano espresso alcuna preferenza
verr effettuata in proporzione alle scelte espresse.
Le altre intese con ancora approvate con legge contengono invece la regolamentazione ex novo del
finanziamento;alcune prevedono la partecipazione al riparto della quota dellotto per mille con differenze attinenti agli
scopi di utilizzo delle somme ricevute.
La deducibilit fiscale delle erogazioni liberali alle strutture confessionali.
Il secondo tipo di finanziamento introdotto dalla l.n. 222 del 1985 non comporta un flusso di denaro diretto dallo stato alle
confessioni, ma piuttosto una rinuncia dello stato a percepire una parte dellimposta sul reddito dei cittadini: pu dunque
essere definito indiretto o privato. Il finanziamento si realizza per mezzo di erogazioni liberali in denaro dalle persone
fisiche a favore di confessioni, che costituiscono oneri deducibili in sede di dichiarazione ai fini dellimposta sul reddito,
fino a limite generalizzato di 1032 euro.
Le erogazioni liberali di cui allart 10 sono ance deducibili dal reddito dimpresa.
In materia di deducibilit fiscale delle offerte alle confessioni religiose la corte costituzionale si pronunciata dichiarando
linmmissibilit della questione di legittimit costituzionale dellart 10,1 comma, del D.P.R 917 /86 nella parte in cui
dispone l deducibilit del reddito ai fini IRPEF delle erogazioni liberali dei fedeli a favore delle sole confessioni che

abbiano stipulato unintesa con lo stato, in relazione agli artt 2,3,8,19,53 cost. la corte ha dichiarato la questione
inammissibile. infatti , ove anche fosse rinvenibile in tale disposizione una tendenza legislativa favorevole a disciplinare
in sede di intesa la deducibilit delle elargizioni in esame, rispetto alla quale fosse in ipotesi configurabile una
discriminazione in danno delle confessioni senza intesa, dovrebbe cmq prendere atto che tale orientamento si finora
tradotto sempre e sono in specifiche discipline di attuazione di intese con singole confessioni, discipline similari ma non
sovrapponibili integralmente, qndi mancherebbe anche il modello unico sia qnto alle finalit, sia in qnto alla natura
dellelargizione e al destinatario della stessa, sia in qnto alla misura della deducibilit che possa estendersi ad ogni
confessione senza intesa.
Altre forme di finanziamento pubblico.
In materia di sosctegno economico dello stato alle confessioni restano da segnalare le ulteriori forme di finanzi manto
indiretto che vengono destinate per legge a strutture di natura confessionale.
A qsto proposito si ricordino:
a)il sistema dei c.d. buoni-scuola previsto da leggi rigionali a sostegno delle scuole private non statali;
b)i contributi a favore degli oratori parrocchiali previsti da un crescente numero di leggi regionali che trovano il proprio
fondamento nella legge- quadro n.328 del 2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali,
che riconosce e promuove, in particolare, la funzione educativa e sociale degli oratori.
Ulteriori forme di finanziamento indiretto sono rappresentate da diverse forme di esenzioni o agevolazioni tributarie a
favore di enti ecclesiastici, dalla concessione o locazione di beni demaniali ai sensi della L. 390 del 1986, dalle
retribuzioni erogate dallo stato agli insegnanti di religione e ai cappellani in servizio presso lesercito o altre forze armate,
presso gli istituti di detenzione e di pena o gli ospedali, nonch dallassegnazione gratuita delle aree e dalla
corresponsione di contributi per la realizzazione di strutture destinate a servizi religiosi.
Il sostentamento del clero.
A seguito della L.N.222 del 1985 di riforma del sistema beneficiale i patrimoni dei benefici canonici estinti sono confluiti
in enti appositamente creati dalle autorit ecclesiastiche,gli istituti diocesani e interdiocesani di sostentamento del clero
(IDSC) coordinati dallistituto centrale per il sostentamento del clero (ICSC) , eretti in enti ecclesiastici civilmente
riconosciuti con decreti del ministero dellinterno.
Gli IDSC sono gestiti da un consiglio di amministrazione composto per almeno un terzo da rappresentanti designati dal
clero diocesano su base elettiva; la loro principale funzione , attraverso lamministrazione del proprio patrimonio, quella
si assicurare, nella misura periodicamente determinata dalla cei, il congruo e dignitoso sostentamento del clero che
svolge servizio in favore delle diocesi esercitando il ministero.
LICSC ha la funzione di coordinare il sistema e di integrare le risorse degli IDSC attraverso la distribuzione delle entrate
costituite dalle erogazioni liberali in denaro dei fedeli e dalla quota dellotto per mille destinata dallo stato alla cei.
Il sostentamento assicurato ai sacerdoti dai competenti istituti costituisce una remunerazione onnessa alla prestazione
del peculiare servizio a favore della diocesi, non inquadrabile nellarea dellart 36 cost. ma in quella dellart 2 cost., e non
ritenuta una vera e propria retribuzione nel senso laburistico del termine. La remunerazione eventuale: non spetta,
infatti, ai sacerdoti che godano d altri proventi in misura pari o superiore a quella determinata dalla determinata dalla Cei
per il loro congruo e dignitoso sostentamento. La concreta determinazione avviene, poi, mediante lassegnazione di
punti rapportati allanzianit, ai particolari oneri connessi allufficio, allindennit di alloggio e ad eventuali altre situazioni
di particolare onerosit.
La remunerazione equiparata ai soli fini fiscali ad reddito da lavoro dipendente , e costituisce loggetto di un vero e
proprio diritto, al quale corrisponde lobbligo dellente erogante di retribuire il servizio ricevuto.
Non trattandosi di retribuzione in senso proprio, non si ha una controversia individuale di lavoro ai sensi dellart 409
c.p.c.; piuttosto il rapporto giuridico tra il caserdote e listituto diocesano obbligato al pagamento della remunerazione
ritenuto riconducibile a una forma di assistenza obbligatoria, e la relativa controversia rientra tra quelle di cui allart 442
c.p.c., per le quali in primo grado competente il tribunale in funzione di giudice di lavoro.
La previdenza dei ministri di culto.
La tutela previdenziale dei ministri di culto assicurata dal fondo di previdenza del clero e dei ministri di culto delle
confessioni religiose diverse dalla cattolica. Il fondo finanziato in parte dal contributo annuo a carico degli istritti e in
parte da un contributo annuo dello stato (pari a quasi 7 milioni di euro).
Sono soggetti allobbligo di iscrizione al fondo i sacerdoti cattolici e i ministri di culto di altre confessioni; per qste ultime
la legge diviene operativa a seguito di specifici accordi (cd piccole intese) tra il ministero dellinterno e le autorit
confessionali, eseguiti con decreti ministeriali.
La riforma normativa ha esteso liscrizione al fondo anche ai sacerdoti ed ai ministri di culto non aventi cittadinanza
italiana e presenti in Italia al servizio di diocesi italiane e delle chiese o enti acattolici riconosciuti. La riforma rappresenta
un allineamento alla normativa generale in materia pensionistica, ormai svincolata dal requisito della cittadinanza
italiana, ed ha il vantaggio di consentire il proseguimento della copertura pensionistica per i ministri di culto in servizio in
italia.
Per quanto riguarda i ministri di culto cattolico prevista la possibilit , attuata con delibera Cei del 1991, dellistituzione
di forme di previdenza e assistenza alternative gestite in modo autonomo dallICISC e dagli IDSC.
inoltre previsto che gli idsc destinino una quota delle proprie risorse per sovvenire alle necessit di coloro che, avendo
abbandonato la vita ecclesiastica, siano privi di sufficienti finti di reddito.

CAPITOLO 17- LEDILIZIA E GLI EDIFICI DI CULTO


Lo statuto delledificio di culto.il vincolo di destinazione.
Gli edifici di culto costituiscono i luoghi deputati allesercizio del culto sia individuale sia collettivo. La libera disponibilit ,
per i fedeli di tutte le confesioni religiose, di luoghi destinati al culto costituisce un importante aspetto del diritto di libert
religiosa, rispetto al quale strumentale la libert di apertura del tempio in qnto mezzo per unautonoma professione
della fede religiosa e per lesercizio delle attivit di culto che rappresentano unastrinsecazione del diritto fondamentale
ed inviolabile della libert religiosa.
Gli edifici di culto sono disciplinati nel nostro ordinamento da norme sia unilaterali sia pattizie che ne apprestano lo
statuto giuridico, sorrette dalla finalit comune di garantirne la stabile destinazione al fine essenziale.
La disciplina si riferisce espressamente ad edifici per i quali sia operante una destinazione al culto pubblico, vale a dire
nei quali si svolgano regolarmente i riti e che siano accessibili da una generalit indistinta negli orari di apertura. In
mancanza di qsti requisiti ledificio darebbe destinato al culto privato e verrebbe meno linteresse pubblico alla sua
specifica protezione.
La normativa internazionale e di derivazione pattizia.
Alcune convenzioni di diritto internazionale apprestano una specifica tutela per gli edifici di culto, specie in tempo di
guerra. Lo statuto della corte penale internazionale considera crimine di guerra dirigere intenzionalmente attacchi contro
edifici dedicati al culto purch tali edifici non siano utilizzati per scopi militari.
Le norme di derivazione pattizia in vigore garantiscono una speciale protezione gli edifici aperti al culto da misure
ablative o limitative, anche parziali, che possano provenire dalla pubblica amministrazione o dalle autorit di polizia.
In particolare gli artt 5.1 e 5.2 dellaccordo del 1984 prevedono che gli edifici aperti al culto non possono essere requisiti,
occupati , espropriati o demoliti se non per gravi motivi e previo accordo con la competente autorit ecclesiastica, e che
salvo i casi di urgente necessit, la forza pubblica non potr entrare, per lesercizio delle sue funzioni, negli edifici aperti
al culto, senza averne dato previo avviso allautorit ecclesiastica.
La normativa in materia di espropriazione per pubblica utilit conferma il contenuto dellaccordo e delle intese sulla
limitata espropri abilit degli edifici aperti al culto. Il previo accordo in tal caso deve essere preso con rappresentante di
ogni altra confessione religiosa, nei casi previsti dalla legge: una lettura costituzionalmente orientata della norma
consentirebbe di superare linterpretazione della stessa come mero rinvio a future intese e di concludere per lestensione
della tutela a favore degli edifici aperti al culto di tutte le confessioni religiose; il legislatore , con una legge unilaterale,
avrebbe reso applicabile a tutte le confessioni la speciale garanzia fino a quel momento prevista solo nella legislazione
pattizia.
Altre garanzie circondano gli edifici di culto, in quanto luogo di raduno dei fedeli e di incontro con i ministri. La libert di
affigger pubblicazioni e stampati allinterno e allesterno degli edifici e di effettuare collette allinterno di essi assicurata
alla chiesa cattolica dallart 7.4 dellaccordo del 1984, il quale prevede che la pubblicazioni di atti, le affissioni allinterno
degli edifici di culto o ecclesiastici, e le collette effettuate nei predetti edifici, continueranno ad essere soggetti al regime
vigente.
Lart 831, 2 comma ,c.c.
Gli edifici destinati allesercizio del culto cattolico anche se appartengono a privati, non possono essere sottratti alla loro
destinazione neppure per effetto di alienazione, fono a che la destinazione stessa non sia cesssata in conformit delle
leggi che li riguardano. Essi sono soggetti alle norme del codico civile qnto alla loro circolazione:possono quindi essere
alienati, sequestrati o pignorati, ma, in ogni caso, resta fermo il vincolo di destinazione al culto pubblico interpretato
dalla giurisprudenza risalente come una servit duso pubblico.
Il vincolo consentirebbe di proteggere lesercizio in pubblico ed in forma associata del culto per concorrere al progresso
spirituale della societ.
I diritti del proprietario limitati dallesistenza del vincolo, tornano ad espandersi con il venire meno dello stesso.
La costruzione e la manutenzione: fonti statali (unilaterali e pattizie) e regionali.
Lo stretto collegamento tra la disponibilit di luoghi destinati al culto ed il libero esercizio del diritto costituzionale di
libert religiosa legittima lintervento dello stato, laico ma non indifferente dinanzi alle religioni, a sostegno delledilizi di
culto, quale misura promozionale a sostegno delle libert religiosa.
Le chiese e gli altri edifici religiosi rientrano tra le opere di urbanizzazione secondaria:devono essere realizzati dagli enti
competenti per la progettazione urbanistica del territorio nel rispetto di limiti minimi quantitativi (cd. standards) previsti da
fonti statali e regionali. Le une e gli altri sono inseriti allinterno delle aree per attrezzature di interesse comune.
La realizzazione di un edificio di culto, nei casi in cui costituisca attuazione di strumenti urbanistici, non richiede il
versamento del contributo per il rilascio del permesso di costruire. Lart 12 L.n. 10 del 1977 destinava obbligatoriamente i
proventi realizzati con i contributi di cui sopra alla costruzione di opere di urbanizzazione primaria con i contributi di cui
sopra alla costruzione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria: lart 16 d.p.r. n.380 del 2001 prevede ora solo
che la quota relativa agli oneri di urbanizzazione sia corrisposta al comune allatto del rilascio del permesso di costruire,
ma il loro utilizzo disciplinato dalla normativa regionale. La materia della costruzione e manutenzione degli edifici di
culto di competenza regionale in forza dellart 117 cost che attribuisce potest legislativa concorrente alle regioni in
materia di governo del territorio, in cui rientra ledilizia e lurbanistica.

Le leggi regionali individuano anche i soggetti beneficiari delle aree destinate alla costruzione degli edific di culto e/o dei
contributi finanziari a carico di comuni e regioni, di solito i destinatari sono le chiese cattoliche , ci soprattutto su una
base strettamente quantitativa,ossia per il solo fatto che la religione cattolica religione della maggioranza. Un
indiscriminato utilizzo del criterio quantitativo ,privato del ricorso ad un qualunque correttivo che ne mitighi la rigidit,
finirebbe per per svuotare il diritto di tutte allesercizio del culto. Questultimo esito espressamente respineto dal
giudice delle leggi che ha individuato nel principio di uguaglianza una garanzia che, rispetto al alcuni potenziali fattori di
disuguaglianza una garanzia che , rispetto ad alcuni potenziali fattori di disuguaglianza concorre alla protezione delle
minoranze.
Il fondo edifici di culto.
In passato vi era il fondo per il culto, che ebbe essenzialmente il compito di provvedere allerogazione delle pensioni ai
membri delle corporazioni religiose disciolte, e della congrua ai parroci fino allaccordo del 1984, che ha provveduto
diversamente alle esigenze connesse al sostentamento del clero. Di conseguenza, il fondo per il culto stato soppresso
e si costituito un novo ente denominato fondo edifici di culto (fec) , il quale subentrato in tutti i rapporti attivi e
passivi nel patrimonio dellestinto fondo per il culto e delle altre aziende con analoghe finalit.
Al fec stato affidato lesclusivo compito di provvedere, mediante la gestione del suo patrimonio, alla conservazione ,
tutela e valorizzazione degli edifici di culto di propriet.
Il fec organo dello stato dotato di personalit giuridica, assimilabile a una fondazione , il cui rappresentante il ministro
dellinterno;riunisce in un unico patrimonio i beni appartenenti ai fondi, aziende e patrimoni ed divenuto successore per
legge in tutti i rapporti attivi e passivi che ad essi facevano capo. Il fec amministrato in base alle norme che regolano le
gestioni patrimoniale dello stato, e lamministrazione affidata al ministero dellinterno che la esercita, in sede centrale,
per mezzo della direzione centrale per lamministrazione del Fec, che fa capo al dipartimento per le libert civili e
limmigrazione , e dalle prefetture- uffici territoriali del governo, a livello provinciale, che provvedono allordinaria
amministrazione ed alla riscossione dei pagamenti.
CAPITOLO 18 I BENI CULTURALI
La tutela del patrimonio storico e artistico.
La maggior parte del patrimonio culturale mondiale si trova in italia. E in gran parte esso appartiene alla chiesa cattolica.
la repubblica che si occupa della tutela del patrimonio storico e artistico della nazione,cosi come dettato dallart 9,2
comma cost. e tale orientamento confermato dalla riforma del titolo V della parte seconda della costituzione che
afferma che la tutela riservata alla potest legislativa esclusiva dello stato e la valorizzazione , di conseguenza,
materia di potest legislativa concorrente. Spetta dunque allo stato stabilire principi fondamentali in questultima materia,
ai quali le regioni devono sottostare nellesercizio delle proprie competenze,cooperando eventualemtne ad una maggiore
tutela purch siano rispettate le regole uniformi fissate dallo stato.
Lintera materia ha avuto una recente riforma organica , con lapprovazione del codice dei beni culturali e del
paesaggio . lart 9 del codice dispone che per i beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni della
chiesa cattolica o di altre confessioni religiose, il ministero e , per quanto di competenza, le regioni provvedono ,
relativamente alle esigenze di culto, daccordo con le rispettive autorit; ed al 2 comma dispone che di debbano
osservare le disposizioni stabilite dalle intese concluse ai sensi dellart 12 dellaccordo del 1984, ovvero dalle leggi
emanate sulla base delle intese sottoscritte con le confessioni religiose diverse dalla cattolica,ai sensi dellart 8,3
comma cost.
Dalle due disposizioni di deduce il principio di cooperazione in forza del quale il ministero per i beni e le attivit
confessionali in relazione alle esigenze di culto.
Il principio di cooperazione espresso in termini analoghi nellaccordo del 1984. anche le intese prevedono norme
similari allo sopo di tutelare e valorizzare i beni del patrimonio storico, artistico,culturale, ambientale, architettonico,
archeologico, archivistico e librario appartenenti ad enti ed istituzioni delle confessioni di minoranza.
La L.n. 175 del 2005 dispone che gli interventi conservativi e di restauro sono definiti annualmente con decreto
ministeriali sentito il parere dellunione delle comunit ebraiche italiane, la quale potr effettuarli anch direttamente.
Patti lateranensi
Il concordato lateranense non conteneva alcuna disposizione specifica in materia di beni culturali, fatta salva la speciale
disciplina della catacombe,che affida quelle cristiane alal custodia, manutenzione e conservazione della santa sede.
Norme di rilievo si trovano invece nel trattato lateranense: lart 18 garantisce la fruizione pubblica dei tesori darte e di
scienza esistenti nella citt di vaticano e nel palazzo lateranense, e riserva alla santa sede la regolamentazione
dellaccesso del pubblico; lart 16 riconosce alla santa sede la facolt di dare agli immobili di sua piena propriet ,ma siti
nel territorio dello stato italiano, lassetto che creda, senza bisogno di autorizzazioni o consensi di qualsivoglia autorit
potendosi fare sicuro affidamento sulle nobili tradizioni artistiche che vanta la chiesa cattolica.
La riforma della P.A. e la collaborazione tra stato e chiesa.
La collaborazione tra il ministero per i beni culturali e ambientali e la Cei, o tra i loro uffici ha avuto un rilevante sviluppo a
tutti i livelli ed ha dato luogo a 5 diversi atti conclusi a livelli centrale tra il 96 ed il 05.

In particolare , lintesa del 13 settembre 96 relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti
e istituzioni ecclesiastiche individua i soggetti rispettivamente competenti allattuazione delle forme di collaborazione tra
stato e chiesa cattolica a livello centrale e periferico. Il d.lgs.n. 112 del 1998 aveva istituito in ogni regione a statuto
ordinario la commissione per i beni e le attivit culturali,composta di 13 membri, uno dei quali designato dalla
conferenza episcopale regionale.
Il 26 gennaio 2005 il ministero per i beni e le attivit culturali e la Cei hanno sottoscritto una nuova intesa che abroga e
sostituisce la precedente, al fine di adeguare la normativa a qnto previsto in materia di competenza dalla riforma in
senso federale del titolo V,parte seconda , della costituzione., dal codice dei beni culturali e del paesaggio e dalla
disciplina di riorganizzazione del ministero.
Lintesa prevede che la collaborazione tra stato e chiesa si sviluppi a 3 livelli:centrale,regionale e locale, e intende
individuare pi attentamente obblighi ed interventi facenti capo alle autorit pubbliche ed a quelle ecclesiastiche. Sono
competenti per lattuazione delle forme di collaborazione a livello centrale, per parte statale il ministero per i beni e le
attivit culturali e , secondo le rispettive competenze, i capi dei dipartimenti o i direttori generali e,per la chiesa cattolica,
il presidente della Cei e le persone da lui delegate.
A livello regionale sono competenti i direttori regionali e i presidenti delle conferenze episcopali ed i vescovi diocesani.
Le ragioni hanno attribuito uno specifico rilievo nella loro legislazione alla categoria dei beni culturali di interesse
religioso:hanno avuto una larga diffusione anche le intese regionali e locali che disciplinano la collaborazione tra autorit
ecclesiastiche e civile nella materia.
Per verificare con continuit lattuazione delle forme di collaborazione previste,esaminare i problemi e suggerire
orientamenti, opera l osservatorio centrale per i beni culturali di interesse religioso di propriet ecclesiastica,
organismo paritetico paritetico composto da rappresentanti del ministero e della cei, a presidenza comgiunta, le cui
riunioni sono tenute alternativamente presso le sedi del ministero e della cei e sono convocate almeno una volta ogni
semestre. Le parti al fine di armonizzare lapplicazione della legge italiana con le esigenze di carattere religioso in
materia di salvaguardia , valorizzazione e godimento dei beni culturali di interesse religioso, concordano su di una serie
di principi:
a) linventariazione e la catalogazione dei beni culturali mobili e immobili costituiscono il fondamento conoscitivo di
ogni intervento;
b) i beni culturali mobili sono mantenuti nei luoghi e nelle sedi di originaria collocazione;
c) gli interventi di conservazione dei beni culturali sono eseguiti da personale qualificato e, per quelli da realizzarsi
in edifici aperti al culto necessario laccordo, relativamente alle esigenze di culto, tra lgi orgnai ministeriali e
quelli ecclesiastici territorialmente competenti;
d) la sicurezza dei beni culturali riveste primaria importanza;
e) sono garantiti laccesso e la visita ai beni culturali.
Gli archivi e le biblioteche.
il ministero per i beni e le attivit culturali e il presidente della Cei nel 2000 hanno stipulato unintesa per la
conservazione e consultazione degli archivi dinteresse storico e delle biblioteche degli enti e istituzioni ecclesiastiche.
Si considerano di interesse storico gli archivi appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche in cui siano conservati
documenti di data anteriore agli utlimi settanta anni, nonch gli archivi appartenenti ai medesimi enti e istituzioni
dichiarati di notevole interesse storico ai sensi della normativa civile vigente.
La chiesa si impegna ad assicurare e consentire la consultazione delgi archivi al pubblico, a dotare gli archivi storici
diocesani di un regolamento unitario predisposto dalla cei in accordo con il ministero, a promuovere linventariazione dei
dicumenti, ladozione di misure di sicurezza adeguate per la custodia ed, infine, a contribuire con specifici finanziamenti
a tali interventi.
Per parte sua lo stato si impegna ad una consistente collaborazione tecnico-finanziaria sulla gestione del patrimonio
archivistico ecclesiastico e sulla formazione del personale, al fine di trasferire nellarchivistica ecclesiastica una mentalit
gestionale conforme alle moderne tecnologie.
La tutela penale.
In generale, in caso di non ottemperanza da parte di chiunque ad un ordine impartito dallautorit preposta alla tutela;
sono comminate le pene previste dallart 650 c.p. per linosservanza dei provvedimenti dellautorit, vale a dire larresto
fino a 3 mesi o lammenda fino a 206 euro,sempre che il fatto non costituisca un pi grave reato.
Figure specifiche di reato sono quelle delluso illecito dei beni culturali, vale a dire incompatibile con il loro carattere o
pregiudizievole per la loro conservazione o integrit;della collocazione e rimozione illecita, ossia non conforme alle
prescrizioni della sopraintendenza ;dellinosservanza delle prescrizioni di tutela indiretta impartite dal ministero;delle
violazioni in materia di alienazione;della uscita o esportazione;delle violazioni in materia di ricerche archeologiche, ossia
eseguite senza concessione o senza losservanza delle prescrizioni date dallamministrazione.
CAPITOLO 19 IL DIRITTO PENALE
La tutela del sentimento religioso nel codice Rocco
le norme penali poste a tutela del sentimento religioso costituiscono il sub-settore dellordinamento sul quale il principio
supremo della laicit dello stato ha inciso con maggiore efficacia.

Il codice penale del 1930 (codice rocco), in attuazione del modelo confessionale del tempo divenuto operante con i
patti lateranensi del 1929, assumeva la religione cattolica a bene protetto al capo I(dei delitti contro la religione dello
stato e i culti ammessi) del titolo IV del libro II. Alla chiesa ed alla religione cattolica in quanto tali era riconosciuto un
valore politico, quale fattore di unit morale della nazione:era quindi assicurata loro una tutela penale privilegiata in
qunato bene giuridico di civilt. In qsto quadro erano puniti: il vilipendio della religione dello stato, le offese alla
religione dello stato mediante vilipendio di persone e mediante vilipendio di cose, ed il turbamento di funzioni religiose
del culto cattolico.
A seguito dellentrata in vigore della costituzione, il superamento del principio confessionista ha fatto emergere il
problema del contrato delle norme sopra richiamate del codice rocco con il principio delluguaglianza e della pari dignit
sociale dei cittadini senza dstinzione di religione, delluguale libert di tutte le confessioni religiose, della liber e in
particolare di propagada e di manifestazione del pensiere: in sintesi, con il principio di laicit dello stato.
Levoluzione della giurisprudenza costituzionale.
La corte ha rivolto numerosi inviti al legislatore, divenuti sempre pi pressanti, a provvedere a una revisione
costituzionalit della disciplina per una migliore tutela della libert religiosa, nel senso di parificare la condizione di tutte
le confessioni religiose qnto alla loro tutela penale.
Il potrarsi per oltre un ventennio dellinerzia del legislatore, apertamente denunciata dalla corte cost. ha determinato la
evoluzione della sua giurisprudenza. La corte ha dichiarato dapprima lincostituzionalit dellart 724, 1 comma, c.p. ;
poi ancora dellart 402 c.p. , con la sola sentenza di accoglimento non parziale.
La corte ha cosi ridisegnato progressivamente lintera disciplina dei reati contro il sentimento religioso alla luce del
principio supremo di laicit dello stato , che caratterizza in senso pluralistico la forma dello stato che caratterizza in
senso pluralistico la forma dello stato entro il quale hanno da convivere, in uguaglianza di libert, fedi e tradizioni
diverse, ma che tuttavia legittima interventi a protezione della libert di religione.
La depenalizzazione dei reati minori.
La concezione sempre pi diffusa del diritto penale come estremo rimendio dellordinamento ha spinto il legislatore a
depenalizzare una serie di reati minori e a trasformarli da illecito penale in illecito amministrativo.
In qsto contesto anche la contravvenzione di bestemmia stata depenalizzata e trasformata in illecito amministrativo:
oggi, chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose , contro la divinit punit con sanzione
amministrativa pecuniaria da 51 a 309 euro, e la sanzione applicata dal prefetto.
Inoltre non costituiscono pi reati contravvenzionali ma meri illeciti amministrativi sia lindossare labito ecclesiastico
abusivamente e in pubblico, vale a dire labito che indicherebbe lo stato sacerdotale di qualsiasi confessione religiosa,
sia lo staccare, lacerare o rendere cmq inservibili o illeggibili scritti o disegni fatti affiggere dalle autorit ecclesiastiche,
dovendosi intendere per tali i soggetti preposti al governo delle confessioni religiose.
La riforma dei reati di vilipendio.
La L. 85/96 ha apportato modifiche al codice penale in materia di reati di opinione, a tutela della libert di
manifestazione del pensiero garantita dallart 21 Cost., ed in qsto quadro ha innovato anche al disciplina dei reati in
materia di religione,mantenendone tuttavia la previsione di parte speciale.
Nella l. 85 /96 non stato pi riprodotto lart 402, sono stati riscritti gli art 403 e 404, stata modificata la lettera dellart
405; stato abrogato lart 406; la ribrica del capo stata conseguentemente sostituita con quella dei delitti contro le
confessioni religiose,cancellando ogni riferimento alla religione dello stato. La novella si ispirata al principio della
parificazione delle confessioni religiose qnto alla tutela penale , promovendone la dimensione ugualitaria e
pluralistica; il bene giuridico tutelato , movendone la dimensione ugualitaria e pluralistica; il bene giuridico tutelato ,
dunque , il sentimento religioso individuale di qnti ad esse appartengano, la cui tutela ritenuta un corollario della libert
di religione. Il referente della tutela penale , cos , il patrimonio di fede, dottrina , cultura e civilt di cui sono titolari i grupi
religiosi organizzati secondo modelli istituzionali;mentre restano prive di tutela le concezioni del mondo individuali e/o
collettive di qnti non appartengano ad una confessione , o quelle fondate su unetica laica.
La giurisprudenza ha individuato uno stabile nucleo di significati del concetto di vilipendio, ravvisandone gli estremi nelle
espressioni di scherno,dileggio, disprezzo ingiurioso, biasimo, escluse dalla garanzia di cui allart 21 della carta.
Le sanzioni previste sono meno gravi che per il passato: comminata una multa per le ipotesi di offese a una
confessione religiosa mediante vilipendio di persone o di cose;sono puniti con la reclusione fino a 2 anni sia le offese a
una confessione religiosa mediante danneggiamento di cose sia il turbamento di funzioni religiose del culto di una
confessione religisa.
Il riferimento alle confessioni religiose ripropone i problemi qualificatori posti dal primo comma dellart 8 cost., e gi
esaminati: da qellampia nozione dovrebbero ritenersi escluse le comunit sociali non aventi finalit di religione o di
culto, o aventi finalit negative delle credenze di fede.
Le fattispecie degli artt 4040 e 405 novellati risultano solo in parte meglio tipizzate, attraverso una sufficiente descrizione
delle condotte passibili di incriminazione (chiunque, in luogo destinato al culto, o in luogo pubblico o aperto al pubblico,
offendendo una confessione religiosa, vilipende con espressioni ingiuriose cose che formino oggetto di culto o siano
consacrate al culto lesercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa); qnto alla
condotta di cui allart 403 ed al 2 comma dellart 404 novellati (chiunque pubblicamente offende una confessione
religiosa, mediante vilipendio di chi la professa;chiunque pubblicamente e intenzionalmente distrugge, disperde,

deteriora , rende inservibili o imbratta cose che formino oggetto di culto o siano consacrate al culto o siano destinate
necessariamente allesercizio del culto), richiesto il requisito della pubblicit, ritenuto elemento costitutivo.
La libert religiosa,i reati culturali e le cause di giustificazione.
Lart 51, 1 comma, c.p. dispone che lesercizio di un diritto esclude la punibilit. Lesercizio di un diritto pu costituire
una causa di giustificazione perch lordinamento non pu permettere e vietare al contempo una certa condotta senza
che risulti violata la regola di non contraddizione.
Lesimente in questione stata invocata per escludere la punibilit di condotte omesse a motivo dellesercizio del diritto
di libert religiosa garantito dallart 19 cost.
La dottrina offre al riguardo letture diverse, a seconda che si muova da uninterpretazione letterale della norma
costituzionale, che garantirebbe sono i comportamenti attuativi della professione e della propaganda della fede, e di
esercizio del culto , o da uninterpretazione estensiva che ritiene garantita non solo una generica protezione della
coscienza ma anche la libert di operare in conformit ai dettami della propria coscienza, cha va tutelata nella massima
estensione compatibile con altri beni costituzionalmente rilevanti e di analogo carattere fondante. Si impone dunque la
risoluzione del conflitto tra norme determinandosi nel caso concreto per mezzo del bilanciamento rimesso allinterprete.
In qsta prospettiva si ritenuto plausibile considerare scriminante condotte di tenue lesivit: il bilanciamento tra i diversi
beni ed i diversi fini-valori vedrebbe prevalere la libert religiosa sugli altri eventuali contro interessi di rango
costituzionale. Al contrario, non risulterebbero scriminate condotte lesive di beni e diritti sovra ordinati la cui tutela funge
da limite esterno alla libert religiosa.
Il fenomeno del multiculturalismo ha reso la problematica delle cause di giustificazione ancora pi complessa, per il
rilievo assunto dai cosi detti reati culturali o culturalmente motivati: non si deve trascurare, al riguardo , che nel diritto
penale un ruolo primario svolto dal quadro complessivo dei valori di fondo propri di una comunit, ivi compresi quelli
culturali e religiosi in senso lato.
Succede cosi con frequenza che siano poste in essere condotte penalmente rilevanti per il nostro ordinamento che sono
invece imposte, consentite o tollerate in altri contesti. A tal proposito varie sono state le risposte date al problema della
rilevanza penale delle condotte in ambito religioso. Si passati dallapplicazione in ogni caso del DIRITTO COMUNE , al
riconoscimento ed alla protezione delle identit altre,presupposto di un TRATTAMENTO DIFFERENZIATO DI
FAVORE, fino al pieno e fattivo disconoscimento che comporta un TRATTAMENTO DIFFERENZIATO DI DISFAVORE.
In italia , le politiche in materia di immigrazione sono difficilmente inquadrabili nelluno o nellaltro modello. In generale, la
giurisprudenza non ha ritenuto rilevante la cultura, le consuetudini, i costumi o la religione dellimputato, chiamato a
rispondere di atti di violenza commessi nei confronti dellaltro coniuge, di maltrattamenti nei confronti dei figli, di abuso di
mezzi correttivi, di violazione degli obblighi di mantenimento.
In italia, come negli altri paesi delleuropa, la cd. esimente culturale, non espressamente disciplinata, ma alcune
ipotesi proprie di qsta prospettiva possono essere ricondotte allesimente dellesercizio di un diritto, prevista dallart 51
c.p al fine di escludere la punibilit del soggetto agente.
La giurisprudenza ha spesso affrontato il tema anche in ordine a cause di giustificazione invocate da chi eserciti diritti di
libert costituzionalmente garantiti, quale il diritto di libert religiosa, ma non si riscontra un orientamento univoco.
(leggi parte scritta in piccolo pag 253-254)
Un particolare rilievo deve essere riconosciuto al diritto di cronaca e ,a maggior ragione, al diritto di critica che
costituiscono cause di giustificazione della diffamazione a mezzo stampa anche qndo collidano con laltrui sfera si libert
religiosa,avendo il loro fondamento nellart 21 cost. Occorre , per, che linformazione rivesta unutilit sociale con
riguardo allattualit ed alla rilevanza dei fatti riportati (cd limite della pertinenza) , che la notizia sia riportata in termini
essenziali e contenuti, nei limiti della necessit della comunicazione (cd limite della continenza) e che vi sia rispondenza
alla verit, almeno putativa. Non stato accordato rilievo, invece, al diritto di critica nellambito della ricerca scientifica
in materia religiosa, sebbene la tutela risulti rafforzata dalla previsione dellart 33 cost, che non consente speciali
limitazioni. (leggi parte piccola pag 255)
La giurisprudenza ha esaminato le ipotesi di rifiuto di uffici legalmente dovuti in relazione al rifiuto di prestare giuramento
e di eserciatere una funzione giudiziaria o altro incarico per motivi di religione e di coscienza.
Qnto al primo, in passato la corte cost aveva dichiarato inammissibili le relative questioni di legittimit perch la
pronuncia additiva richiesta avrebbe potuto comportare integrazioni e variazioni della normativa in vigore che erano
invece strettamente dipendenti da una pluralit di scelte discrezionali individuabili dal solo legislatore. Ma lipotesi ha poi
perso in larga misura rilievo ed attualit a seguito delle ulteriori pronunce della corte costituzionale, cha hanno finito con
lestendere al testimone nel processo civile, ammonito sulla responsabilit morale e giuridica che assume con la
deposizione, la formula dellimpegno a dire tutta la verit e a non nascondere nulla di qnto a sua conoscenza, formula
prescelta dal legislatore negli artt 226 e 497 c.p.p. del 1988.
Qnto al secondo , il giudice della legittimit ha ritenuto giustificato motivo di rifiuto dellufficio di presidente di seggio
elettorale la manifestazione della libert di coscienza il cui esercizio determini un conflitto tra la personale adesione al
principio supremo di laicit dello stato e ladempimento dellincarico a causa dellorganizzazione elettorale, in relazione
alla presenza del crocifisso o di altre immagini religiose nella dotazione obbligatoria degli arredi di aule scolastiche
adibite a seggi elettorali, pur se casualmente non in quello di specifica destinazione.
Le circostanze aggravanti ed attenuanti.
Art. 61 c.p. aggravanti comuni:
x commissione del fatto con abuso di poteri o con violazione di doveri inerenti alla qualit di ministro di un
qualunque culto

contro una persona rivestita della qualit di ministro del culto cattolico o di culto ammesso. In qstultimo caso la
mancata considerazione dei ministri appartenenti alle altre confessioni religiose sembra porsi in contrasto con il
principio di uguaglianza e di pari dignit, e risulta non pi allineanta con la considerazione paritaria dei ministri di
culto di cui al 2 comma dellart 403 c.p. novellatooccorre, affinch laggravante sussista, che il reato sia
commesso in danno di un ministro di culto per ragioni diverse dalle funzioni religiose e lagente deve sapere della
qualit del passivo
Aggravanti specifiche:
Costituisce aggravante del furto ,laver commesso il fatto su cose destinate a pubblica riverenza e il commettere il
fatto in edifici di culto;
attenuanti comuni:
agire x particolari motivi morali.
-

Luso abusivo dellabito ecclesiastico.


Non c obbligo di indossare una divisa x i ministri di culto ma sanzionato lindossarla abusivamente,ci a tutela della
pubblica fede che pu essere tratta in inganno da false apparenze.
La responsabilit amministrativa da reato degli enti ecclesiastici.
Responsabilit degli enti in merito ad atti dei loro amministratori legge 231/2001 ha fissato i confini soggettivi di
applicazione della disciplina della responsabilit amministrativa delle persone giuridiche,stabilendo che restano fuori
dalla sua sfera lo stato, gli enti pubblici territoriali, gli altri enti pubblici non economici, nonch gli enti che svolgono
finzioni di rilievo costituzionale.
PROBLEMA!!!le confessioni rientrano in qsti confini?
Tesi positivas xch esse sono estranee allorganizzazione dello stato, rispetto al quale sono in condizione di
piena indipendenza;
tesi negativa in senso contrario , si potrebbe ritenere che ogni confessione svolge funzioni di rilievo
costituzionale perch concorre in modo specifico e in via diretta alla realizzazione del carattere pluralista
dellordinamento repubblicano quale delineato dalla carta fondamentale. Inoltre depongono x la tesi negativa altre
2 circostanze: il legislatore non si riferiva certo alle confessioni religiose nellelaborare le ragioni di politica criminale
che lo hanno indotto a sanzionale pericolose manifestazioni di reato poste in essere da soggetti a struttura
organizzata e complessa; inoltre applicare ad una confessione la disciplina delle sanzioni interdittive dellattivit o
della nomina del commissario giudiziale per la prosecuzione dellattivit in sostituzione della misura interdittiva
comporterebbe la violazione del loro ordine proprio costituzionalmente garantito.
Problema diverso quello della responsabilit civile degli enti ecclesiastici per i reati commessi da funzionari o
dipendenti dellente , venuto allattenzione a seguito di condanne di sacerdoti per delitti di pedofilia ed alla affermata
responsabilit civile della diocesi di appartenenza, che ha portato negli stati uniti damerica al fallimento di alcune di
esse a causa dei risarcimenti dovuti alle vittime degli abusi. Il pontificio consiglio per i testi legislativi ritiene che il
vescovo,in generale come pure nello specifico caso del delitto di pedofilia commesso da un presbitero o da un
sacerdote della diocesi, non ha alcuna responsabilit giuridica in base al rapporto di subordinazione canonica
esistente tra essi, e che leventuale risarcimento dei danni vada imputato al solo sacerdote.
Il segreto dei ministri di culto
Ogni comunit ha una sua concezione di ministro di culto, lordinamento italiano non offre una nozione di portata
generale,valida per ogni confessione ed in ogni settore,non offre una nozione di portata generale,valida per ogni
confessione ed in ogni settore dellesperienza giuridica,n una distinzione di prerogative in relazione ai diversi ruoli che
possono assumere.
a) vige principio di riservatezza con fondamento negli art.2-19 con rilievo costituzionale. Le particolari conoscenze che
possono essere acquisite a causa dei compiti istituzionali dei ministri hanno tutela di riservatezza segreto
confessionale, disciplinato secondo:
piano del diritto sostanziale art.622 cp punizione x rivelazione di segreti senza giusta causa o per proprio o
altrui profitto obbligo al silenzio, richiesto il dolo generico.
Piano del diritto processuale art.200.1 cpp non possono essere obbligati a deporre come testimoni. Si tratta di
una immunit funzionale limitata, che rileva quale causa personale di eslcusione della punibilit in ordine ai delitti di
false informazioni al pubblico ministero e di falsa testimonianza. La tutela al segreto ,tuttavia, non assoluta xch
se il giudice lo ritiene obbliga alla deposizione.
b) la disciplina del segreto completata da:
Dalla previsione che non si ha dovere di esibire documenti ad autorit giudiziaria se si tratta d segreto confessionale
ma lautorit pu compiere ulteriori accertamenti.
Del divieto di utilizzare le intercettazioni relative a conversazioni o comunicazioni dei ministri di culto qndo hanno ad
oggetto fatti conosciuti per ragione del loro ministero,salvo che essi abbiano gi deposto sugli stessi fatti o li
abbiano divulgati in altro modo.
c) si ha in alcune fonti pattizie una tutela pi intensa x insindacabilit della dichiarazione del ministro di culto. La tutela
non sembra bilanciata con altri valori di rango costituzionale in tema di giustizia penale. Il segreto confessionale trova la
sua copertura nel diritto di libert religiosa e nellindipendenza degli ordinamenti delle confessioni, ma gli interessi cosi

protetti non possono dirsi in astratto superiori a quello parimenti fondamentale della giustizia: nel conflitto tra tali 2
istanze,il legislatore, nella sua discrezionalit, deve realizzare la ragionevole ed equilibrata composizione e non
consentire laprioristica prevalenza di una di esse che potrebbe dimostrarsi in concreto immotivata o irragionevole.
La testimonianza dei ministri di culto.
Il divieto degli ecclesiastici di testimoniare non assoluto ma hanno solo il diritto di astenersi,qndi il giudice non pu
escludere automaticamente qualsiasi ecclesiastico dai testimoni ma deve avvertirlo della facolt di astenersi.
La comunicazione dei procedimenti penali a carico di ecclesiastici.
Il Protocollo addizionale allaccordo 1984 afferma che lautorit giudiziaria italiana dar comunicazione a quella
ecclesiastica dei procedimenti penali promossi a carico di ecclesiastici.
A motivo dellinsufficente previsione,lo stato italiano e la santa sede sono addivenuti ad una intesa tecnica interpretativa
ed esecutiva, in forza della quale il pubblico ministero informer lautorit ecclesiastica competente qndo allecclesiastico
indagato o al suo difensore dia comunicata la pendenza del procedimento, ovvero quando egli sia arrestato o fermato, o
qndo sia applicato nei suoi confronti un provvedimento limitativo della libert personale e, in ogni caso, quando sia
esercitata lazione penale. Nellinformativa saranno segnalati gli articoli di legge che si assumono violati,la data e il luogo
del fatto. Di regola,lautorit ecclesiastica competente lordinario diocesano il quale a sua volta,occorrendo, trasmetter
linformazione allordinario proprio del sacerdote a norma dellordinamento canonico;quando la persona indagata un
vescovo diocesano,o altro soggetto equiparato,lautorit competente la santa sede e , per essa, il cardinale segretario
di stato.
La discriminazione per motivi religiosi,lestradizione e lespulsione,lo status di rifugiato.
Per discriminazione deve intendersi ogni distinzione ,restrizione o preferenza basata sulla razza,il colore,lascendenza o
lorigine nazionale o etnica, che abbia lo scopo o leffetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento,il
godimento o lesercizio,in condizioni di parit, dei diritti delluomo e delle libert fondamentali in campo politico,
economico, sociale e culturale o in ogni altro settore della vita pubblica:questa definizione pu ritenersi acquisita dalla
dottrina e dalla giurisprudenza.
a) punito(con reclusione fino a 1 anno e 6 mesi o con multa fino a 6000 euro) chi istiga a commettere o commette atti
di discriminazione o violenza o atti di provocazione di violenza per motivi religiosi delitto a dolo specifico, fatto quindi
con coscienza. Tali previsioni sono estese poi alle manifestazioni di intolleranza e pregiudizio. Per reati commessi con
discriminazione o di odio religioso la pena aumentata della met. Se i reati sono favoriti da associazioni organizzazioni
movimenti o gruppi il giudice pu sospendere lattivit organizzativa in via cautelare e se la cosa confermata ordina lo
scioglimento. Corte di cassazione strappare velo a donna musulmana atto di discriminazione.
b) la sussistenza di una fondata ragione per ritenere che limputato o il condannato saranno sottoposti ad atti persecutori
o discriminatori per motivi, fra gli altri , di condizioni personali o sociali costituisce causa ostativa alla estradizione. La
disposizione costituisce applicazione del pi generale principio di salvaguardia del diritto fondamentale dellindividuo alla
libert ed alla sicurezza contro qualsiasi dorma di discriminazione che potrebbe essere attuata con lo strumento della
domanda di estradizione da parte dello stato estero. Latto persecutorio e discriminatorio, pertanto, quello che, in qnto
mascherato sotto forma di domanda di estradizione per perseguire un determinato reato, costituisce lo scopo dissimulato
che lo stesso stato richiedente mira a realizzare per motivi di religione , se dallappartennza confessionale del soggetto
dipendano, nellordinamento interno dello stato richiedente , situazioni di oggettivo pregiudizio reale o potenziale.
Analogamente in nessun caso pu disporsi lespulsione di uno straniero,o il suo respingimento verso uno stato in cui
possa essere oggetto di persecuzione per motivi di religione,ovvero possa essere rinviato verso una altro stato nel quale
non sia protetto dalla persecuzione, ma non ritenuto sufficiente il fumus persecutionis.
c) il d. leg. 251 del 2007 ha disciplinato lattribuzione agli stranieri degli status di rifugiato, sul presupposto del fondato
timore di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalit,appartenenza ad un determinato gruppo sociale o
opinione politica,disciplinato anche dalla convenzione di Ginevra del 1951.
Ai fini del riconoscimento gli atti di persecuzione, assunti in qualsiasi forma,devono essere sufficientemente gravi , per
loro natura o per frequenza, da rappresentare una violazione grave dei diritti umani fondamentali. Gli atti di persecuzione
riconducibili alla religione si riferiscono espressamente ad una ampia nozione di essa , che include, in particolare,le
convinzioni teiste, non teiste e ateiste, la partecipazione a (o lastensione da) riti di culto celebrati in privato o in pubblico,
sia singolarmente sia in comunit, altri atti religiosi o professioni di fede, nonch le forme di comportamento personale o
sociale fondate su un credo religioso o da esso prescritte.
Il divieto di espulsione e di rinvio al confine non pu essere fatto valere dal rifugiato solo in 2 casi:se per motivi seri egli
debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del nostro paese,o se costituisca una minaccia per la collettivit a
causa di una condanna definitiva per un crimine o un delitto particolarmente grave.
d)la L. n. 232 del 1999 ha attribuito alla competenza della corte il crimine di genocidio,i crimini contro lumanit ed i
crimini di guerra.
Lo statuto della corte entrato in vigore il 1 luglio 2002, a seguito della ratifica da parte del 70 stato;gli stati membri,
attualmente, sono pi di cento.
Le immunit

Il divieto di ingerenza dello stato nella chiesa non comporta immunit penali ma eccezionalmente alcuni soggetti sono
sottratti allapplicabilit delle sanzioni, come ad es. il sommo pontefice che ha piena immunit.
Si pu ritenere limmunit del sommo pontefice sia prevista dal diritto internazionale consuetudinario e che sia funzionale
ed extrafunzionale, sostanziale e processuale, estesa a tutti i rami dellordinamento. Egli , non pu essere perseguito
penalmnte per alcun fatto, ne essere sottoposto a processo penale o a misure restrittive della libert personale anche in
relazione ad atti e datti privati, compiuti al di fuori dei poteri e delle prerogative pontificie.
Gli ecclesiastici che per ragioni di ufficio emanano atti per la santa sede hanno immunit funzionale, relativa a fatti
commessi nel periodo di esercizio dei poteri e sono esenti da investigazione. Gli inviati dei governi nella santa sede, i
diplomatici e i corrieri del pontefice godono di immunit funzionale come agenti diplomatici x il diritto internazionale.
Il suono delle campane
Non infrequente che i giudici si occupino del suono delle campane in relazione al reato contravvenzionale di disturbo
delle occupazioni o del riposo.
Oggetto di tutela lordine pubblico per la tranquillit pubblicaIllecito solo se sono superati i limiti di legge di normale
tollerabilit al di fuori delle funzioni liturgiche.
La normativa sullinquinamento acustico non ha abrogato la normativa penale: la legge speciale infatti, ha inteso fissare
un limite di rumorosit al fine di tutelare la salute della collettivit, la cui inosservanza integra la violazione amministrativa
sanzionata dalla stessa legge,senza che con ci sia automaticamente integrata lipotesi contravvenzionale prevista dal
codice penale,per la cui sussistenza occorre che, nel concreto,luso di strumenti rumorosi sia tale da recare un effettivo
disturbo al riposo o alle occupazioni delle persone,alla luce di tutte le circostanze del caso specifico.
Disposizioni varie.
a) Numerose disposizioni di legge si occupano dei cd reati elettorali del ministri di culto:
- punito il ministro di culto che con abuso delle proprie attribuzioni e nellesercizio di esse si adopera a costringere gli
elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati o ad indurli allastensione, con la reclusione da sei
mesi a tre anni e con la multa da euro 309 a 2065.
b) la sacrestia, in qnto funzionale allo svolgimento di attivit complementari a quelle si culto, serve non solo ledificio
sacro, ma altres la casa canonica e dunque deve ritenersi luogo destinato in tutto o in parte a privata dimora dimora.
Per in tema di intercettazioni telefoniche, il giudice della legittimit ha ritenuto che ai fini delle intercettazioni tra presenti
,la sacrestia non pu essere considerata come una dimora privata, poich in caso contrario qualsiasi luogo adibito non
ad abitazione ma ad una qualsiasi attivit dovrebbe essere considerato come dimora.
c) i sacerdoti che si occupano,negli istituti penitenziari, del trattamento dei detenuti in qualit di cappellani, devono
essere considerati degli incaricati di pubblico servizo dovendo ritenersi che tale qualit, indiscussa nella vigenza del
regolamento penitenziario del 1931,possa ritenersi ancora posseduta dopo la riforma del 75 , che pure ha
profondamente inciso sulla posizione e sulle prerogative dei medesimi: essi ,dunque rispondono di concussione se
commettono abuso di potere nei confronti dei detenuti stessi.
Ecc ecc
CAPITOLO 20
I SIMBOLI
Labbigliamento.
Lordinamento italiano non ha norme specifiche che vietino determinate fogge dellabbigliamento che esprimano
lappartenenza di fede del portatore,materia coperta da riserva di legge: dallart 19 cost,discende anzi, il diritto di
manifestare liberamente la propria identit religiosa in qualsiasi forma,e di farne propaganda, anche attraverso luso di
simboli nel vestiario.
La legge 101/1989 consente espressamente agli ebrei che lo richiedano di prestare a capo coperto il giuramento
previsto dalle leggi dello stato.
Nella carta dei valori si da atto espressamente che litalia rispetta i simboli, e i segni, di tutte le riligioni,e che in italia
non si pongono restrizioni allabbigliamento della persona, purch liberamente scelto, e non lesivo della sua dignit: cosi
non impedito alle donne islamiche luso del velo. Tuttavia si aggiunge, con implicito riferimento al burqa, che non sono
accettabili forme di vestiario che copono il volto perch ci impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola
nellentrare in rapporto con gli altri.
Vi sono situazioni in cui il diritto di manifestare i propri convincimenti attraverso luso di indumenti deve essere fatto
oggetto di un ragionevole bilanciamento con lesigenza di tutelare altri interessi di rilievo costituzionale, quale ligiene e la
sanit pubblica, lincolumit personale, la sicurezza pubblica e il buon andamento delle P.A.
Il legislatore pu dunque legittimamente prescrivere lobbligo di indossare un indumento , in contrasto con i precetti
religiosi la cui osservanza si impone ai fedeli appartenenti ad una confessione, per alcune categorie di soggetti, quali il
personale a contatto con gli alimenti; il personale esposto a rischi per la propria incolumit fisica; alcuni dipendenti
pubblici,come i militari,i membri di corpi di pubblica sicurezza, i magistrati e i funzionari in udienza;gli autisti ed i
passeggeri dei mezzi di trasporto devono indossare caschi,cinture,per garantire la sicurezza nella circolazione stradale.
Pi in generale, la libert di abbigliarsi incontra il limite dellobbligo di utilizzare indumenti che permettono limmediato e
sicuro riconoscimento personale,o del divieto di usare in luogo pubblico o aperto al pubblico senza giustificato motivo
messi atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona,nonch del divieto di usarli in occasioni di
manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico. Inoltre nei documenti di identit la fotografia deve
riportare ben visibili i tratti del viso, circostanza non esclusa dalluso di copricopo religiosi come il velo delle suore
cattoliche,il velo islamico o il turbante,ma esclusa dalluso del burqa.

La circoncisione e le mutilazioni femminili.


La L. n. 7 del 2006 ha introdotto lart 583 bis c.p., che vieta specificamente le pratiche di mutilazione genitale
femminile,punite in precedenza nellambito della pi ampia fattispecie delle lesioni personali volontarie.
Lopera di contrasto al fenomeno percorre le due direzioni della prevenzione della senzione. In primo luogo, si mira a
prevenire le pratiche mutilatorie attraverso la promozione di campagne informative, anche presso il personale sanitario,
e di iniziative di sensibilizzazione delle comunit interessate; le segnalazioni di interventi mutilatori sono raccolte da un
apposito numero verde. Inoltre, stata introdotta una specifica figura di reato, che punisce due differenti condotte,
ambedue perseguibili dufficio. sanzionato che, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli
organi genitali femminili,specificandosi che si intendono per tali la clitoridectomia,lescissione e linfibulazione. altresi
sanzionato chi provoca lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al 1 comma da cui derivi una
malattia nel corpo e nella mente.
In entrambi i casi necessaria in capo al soggetto attivo la consapevolezza di agire in assenza di esigenze terapeutiche.
La pena diminuita fino a 2/3 se la lesione di lieve entit. La pena invece aumentata se il delitto commesso nei
confronti dei minori.
Nel caso in cui il soggetto sottoposto a mutilazione sia pienamente consenziente e capace di valutare la seriet e
lopportunit della scelta, colui che compie tale atto cmq sanzionato,poich lart 5 c.c. , letto alla luce dellart 32 cost.,
vieta infatti a chiunque gli atti di disposizione del proprio corpo qndo cagionino una diminuzione permamente
dellintegrit fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge,allordine pubblico o al buon costume.
Diversa lipotesi della circoncisione maschile rituale, generalmente consentita. Malgrado la pratica detrmini una
diminuzione anatomica irreversibile,spesso compiuta su minori, il comitato nazionale di bioetica ne ammette la
liceit,evidenziando che loperazione non produce, ove correttamente effettuata, menomazioni o alterazioni organiche o
nella funzionalit sessuale e riproduttiva maschile. Il comitato ha ritenuto che in generale lintervento possa ritenersi
irrinunciabile, anche per i neonati, sebbene in molte parti del mondo la pratica circonciso ria sia assolta da personale non
sanitario.
Lesposizione dei simboli religiosi negli edifici pubblici.
La sola norma che in forma espressa rende facoltativa lesposizione di simboli religiosi in edifici pubblici, ma in spazi che
possono dirsi in qualche misura privati, si rinviene nel regolamento sullordinamento penitenziario che consente ai
detenuti e agli internati che lo desiderino di esporre, nella propria camera individuale o nel proprio spazio di
appartenenza nella camera a pi posti,immagini e simboli della propra confessione religiosa, nel pieno ed effettivo
rispetto della loro libert religiosa.
Lesposizione obbligatoria del crocefisso negli edifici pubblici prevista , invece, solo da alcune fonti secondarie
emanate negli anni 20 , che includono loggetto sacro tra gli arredi e sono riconducibili alla categoria degli atti
amministrativi generali privi di fondamento normativo.
In dottrina si ipotizzata labrogazione tacita delle disposizioni, in qnto attuative del principio confessionista accolto nello
statuto albertino e richiamato dal trattato lateranense. Rispetto al periodo in cui le norme sulla presenza del crocefisso
sono state emanate, infatti il quadro normativo di riferimento radicalmente cambiato , prima con lavvento della cost., e
con essa del principio del pluralismo confessionale, basto sulla eguale libert di tutte le confessioni. Inoltre con laccordo
del 1984, in cui si considerato non pi in vigore il principio della religione di stato; infine con il riconoscimento della
laicit come principio supremo dellordinamento costituzionale, caratterizzato dalle distinzione degli ordini dello stato e
delle confessioni, che impedisce al primo di identificarsi e trasmettere, nelle proprie strutture, un messaggio religioso o
ideologico specifico.
La corte di cassazione ha ritenuto che le norme sullesposizione del crocefisso debbano intendersi implicitamente
abrogate per la loro matrice confessionista,incompatibile con il carattere laico e pluralista dellordinamento costituzionale
repubblicano. Per la suprema corte la presenza del crocefisso rischia di costituire il pericolo di un grave turbamento di
coscienza e la sua imposizione, in qnto collegata al valore simbolico di una intera civilt o della coscienza e la sua
imposizione, in qnto collegata al valore simbolico di un intera civilt o della coscienza etica collettiva, urta con il chiaro
divietoposto in materia dal principio di uguaglianza di cui allart 3 cost.
La giurisprudenza amministrativa, tuttavia, di segno contrario. Il consiglio di stato, investito della questione, ha
conferimento la permanenza in vigore delle norme regolamentari e la legittimit dellesposizione del crocefisso,
individuandone un diverso valore simbolico. Esso infatti rappresenterebbe il simbolo della civilt e della cultura
cristiana nella sua radice storica. Costituendo un valore universale, avulso da una specifica visione confessionale, la
sua presenza nelle aule non potrebbe essere considerata di ostacolo alla libert degli individui di manifestare le proprie
convinzioni in materia religiosa.
Pi di recente il consiglio di stato ha affermato che lesposizione del crocifisso richiama valori che sogiacciono ed
emergono dalle norme fondamentali della nostra carta e ,specificamente, da quelle richiamate dalla corte
costituzionale,delineanti la laicit propria dello stato italiano. In qsta prospettiva, la sua presenza sarebbe giustificata per
i credenti e non credenti.
La questione molto controversa e anche lintervento della corte costituzionale non stato daiuto nel risolvere il
problema. Infatti il giudice delle leggi chiamato ad esaminare il caso si limitato a imporre un atteggiamento di
equidistanza e di imparzialit dello stato di fronte ad ogni fede, precludendo ogni intervento prescrittivo sui cittadini di
natura religiosa. La corte non per intervenuta nel merito della questione, ma ne ha dichiarato la manifesta
inammissibilit, in qnto riguardante fonti secondarie, prive di forza di legge (si tratta infetti di regolamenti), sulle quali,
secondo un orientamento consolidato, non invocabile un sindacato di legittimit costituzionale. il giudizio spetta ai
singoli giudici,i quali rilevata lincostituzionalit delle norme dovrebbero disapplicarle.

CAPITOLO 21
La pubblicit
CAPITOLO 22
Il fattore religioso nellordinamento radiotelevisivo
PARTE V
Chiesa cattolica e stato della citt del vaticano
CAPITOLO 23
Gli enti centrali della chiesa cattolica
Lart 11 del trattato lateranense.
Lart 11 tratt. Dispone che gli enti della chiesa cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello stato italiano,
nonch dalla conversione nei riguardi dei beni immobili.
Parte della dottrina ha riconosciuto la qualifica di centrali solo agli enti che hanno parte della curia romana e
provvedono in via diretta al governo della chiesa per soddisfare le esigenze della sua missione nel mondo.
Nella giurisprudenza della corte suprema si rinvengono decisioni di orientamento diverso. Lindirizzo restrittivo ha trovato
conferma in una pronuncia che ha definito gli enti centrali come gli organismi che costituiscono la curia romana e
provvedono al governo supremo, universale della chiesa cattolica nello svolgimento della sua missione spirituale nel
mondo e che, ancor pi di recente, ha ribadito che la nozione di ente centrale riferita allorganizazione centrale del
governo delle comunit ecclesiastiche cui appartengono gli uffici ed i collegi che costituiscono la curia
romana,restandone al di fuori sia gli enti gestiti direttamente dalla s.sede,sia le istituzioni od uffici della s.sede.
Uninterpretazione estensiva della norma del trattato, invece, ha ampliato la categoria ed ha ritenuto centrali tutti gli enti
pontifici, vale a dire quelli gestiti direttamente dalla santa sede, anche se operanti in settori connessi alla missione
spirituale della chiesa non in via diretta ed immediata,o utilizzati dalla santa sede con funzioni strumentali ed
ausiliarie(qndi anche gli enti che svolgono attivit prevalentemente economica e finanziaria come listituto per le opere di
religione, o di comunicazione ed informazione come la radio vaticana.
Lindirizzo pi restrittivo appare ad oggi il pi corretto,infatti secondo la c. costituzionale nelle fonti di derivazione pattizia
ogni limitazione della sovranit statuale deve risultare da norma espressa e , in mancanza di qsta, non desumibile da
incerti argomenti interpretativi:tanto pi che, in materia di accordi internazionali, vale il criterio della interpretazione
restrittiva degli impegni che comportino per uno dei contraenti laccettazione di limiti alla propria sovranit.
Anche per quanto riguarda la portata oggettiva dellesenzione , la formula ogni ingerenza da parte dello stato sarebbe
da interpretare in maniera restrittiva che limita la garanzia della non ingerenza allattivit amministrativa,senza alcuna
esclusione della giurisdizione italiana sugli atti rilevanti nellordinamento italiano.
Si anche operata la distinzione tra gli atti che sono estrinsecamente di unattivit di governo o strumentale al governo
della chiesa e gli atti che sono espressione dellautonomia privata in cui lente agisce nellidentica posizione di un
soggetto privato: il difetto di giurisdizione riguarderebbe solo i primi.
La corte suprema si muove sulla premessa che qualunque atto di rilevanza esterna riconducibile agli enti centrali che
interferisca con la vita di relazione debba essere giuridicamente lecito,ha interpretato la non ingerenza come obligo di
non intervento dello stato assunto per garantire il solo eserzio sovrano, autonomo di attivit inerenti allalto magistero
della chiesa, che non comporta affatto una rinunzia generalizzata alla sovranit e qndi, alla giurisdizione.
Gli enti finanziari con sede nello stato della citt del vaticano.
Ladozione della moneta unica da parte dellitalia ha reso necessario che fosse rinegoziata la convenzione monetria tra
la repubblica italiana e lo stato della citta del vaticano, conclusa il 3 dicembre 1998 sulla posizione della comunit in
relazione ad un accordo sulla relazione monetarie con la citt del vaticano ha fatto si che fosse stipulata , una
convenzione monetaria tra lo SCV e la comunit europea.
Con la convenzione lo SCV vincolato al rispetto delle norme comunitarie che sidciplinano limpiego della nuova
moneta e al dovere di collaborare con la comunit nella lotta alla contraffazione, impegnandosi anche a non emettere
moneta propria, se non dopo aver concordato con la comunit le condizione di emissione.
Gli enti finanziari con sede nello SCV possono essere sottoposti a controlli della banca ditalia, alla quale li ha rimessi la
BCE, in armonia con le politiche comunitarie in materia. La dizione enti finanziariappare generica: ma tra di essi si
possono ritenere enclusi listituto per le opere di religione e lamministrazione del patrimonio della sede apostolica che
svolge funzioni di tesoreria ed amministrazione della s.sede.
CAPITOLO 24
Lo stato della citt del vaticano
Lo stato della citt del vaticano
Lo SCV stato costituito con il trattato lateranense al fine di garantire alla S. sede una sovranit indiscutibile anche in
campo internazionale e per assicurarle una assoluta e visibile indipendenza in conformit alla sua tradizione ed alle
esigenze della sua missione nel mondo. Litalia ha riconosciuto alla S. Sede la piena propriet e lassoluta potest e
giurisdizione sovrana sul vaticano cosi costituto, senza possibilit che il governo italiano possa esplicare alcuna
ingerenza.
Lo SCV estraneo alle competizione temporali fra gli stati,e sar sempre e in ogni caso considerato territorio neutrale
ed inviolabile.

Il sorvolo del territorio sello SCV vietato in conformit alle norme del diritto internazionale. Lintero territorio stato
dichiarato dallUNESCO patrimonio dellumanit; e parimenti lintero terriorio iscritto nel registro internazionale dei beni
culturali sotto protezione speciale ai sensi della convenzione internazionale per la protezione dei beni culturali in caso di
conflitto armato.
Piazza S. Pietro continua tuttavia per volere delle parti , ad essere aperta al pubblico e soggetta ai poteri di polizia delle
autorit italiane,tenute ad arrestarsi ai piedi della scalinata della basilica, a meno che non siano invitate a salire.
LItalia ha riconosciuto alla s. sede la piena propriet delle basiliche patriarcali di S. Giovanni in Laterano, di S. Maria
Maggiore e di S. Paolo e il palazzo pontificio di castel Gandolfo. Tali immobili e tutti gli altri edifici nei quali la S. Sede ha
sistemato o creder di sistemare altri suoi dicasteri godono delle immunit riconosciute dal diritto internazionale alle sedi
degli agenti diplomatici di stati esteri. Le stesse immunit si applicano pure nei riguardi delle altre chiese, anche fuori
Roma , durante il tempo in cui nelle medesime siano celebrate funzioni con lintervento del pontefice.
Tutti qsti edifici,pur godendo delle immunit anzidette restano nel territorio dello stato italiano e sono soggetti alla
sovranit italiana. qndi i fatti giuridicamente rilevanti, leciti o illeciti, che avvengano in essi sono disciplinati dalle leggi
italiane. Gli immobili anzidette sono inoltre espropriabili per pubblica utilit,se non previo accordo con la santa sede e
sono esenti da tributi sia ordinari che straordinari verso lo stato o qualsiasi altro ente.
Del tutto peculiare la disciplina relativa alla cittadinanza dello SCV: essa spetta ai cardinali residenti nello SCV o in
Roma; a coloro chge risiedono stabilmente in vaticano per ragione di dignit, carica, ufficio od impiego; a coloro cui sia
concessa dal pontefice;ed infine al coniuge,ai figli, agli ascendenti,ai fratelli e alle sorelle di un cittadino vaticano purch
siano conviventi con lu ed autorizzati a risiede in vaticano.
La cittadianza vaticana si perde qndo cessa lufficio in ragione del quale erano cittadini vaticani, ovvero qndo si
abbandona volontariamente la residenza in vaticano. La perdita comporta lacquisto automatico della cittadinanza
italiana da parte di coloro che in origine erano cittadini italiani ovvero non abbiano titolo per acquistarne unaltra.
La sovranit sullo SCV compete al pontefice che assume in se il potere legislativo ,esecutivo e giudiziario.
La forma di governo dunque quella di una monarchia elettiva assoluta.
Il pontefice rappresentato, nel governo civile dello stato e nellesercizio dei poteri inerenti alla sovranit temporale, dal
cardinale segretario di stato.
Lo SCV ricopre un ruolo strumentale : non stato creato per provvedere allorganizzazione sociale dei suoi cittadini,
bensi per assicurare alla S. SEDE lassoluta indipendenza e una sovranit indiscutibile pur nel campo internazionale.
Parte della dottrina nega che lo SCV , il ragione della sua singolare natura,possa godere di una personalit giuridica
internazionale distinta da quella della S. Sede , in forza di un interpretazione restittiva che non tiene conto del ruolo
realmente ricoperto nel corso degli anni dallo SCV. Ha infatti stipulato numerose convenzioni con il governo italiano negli
anni 1929-1930 (per lesecuzione di servizi postali,servizi telegrafici e telefonici,sulla circolazione dei mezzi in italia e nel
vaticano); compare in diversi atti internazionali, come il trattato sulla non proliferazione selle armi nucleari ecc.
Anche lo SCV gode qndi , in forza del c.d. principio di effettivit, di una propria soggettivit giuridica internazionale che
opera,differenziandosi dalla personalit giuridica della S.sede quale organo di governo della chiesa cattolica,ogni volta
che prevalente il profilo territoriale degli impegni assunti o da assumere.
La moneta ufficiale del vaticano leuro. Le monete emesse in euro nello SCV sono identiche a quelle emesse dagli stati
membri della Comunit europea per qnto concerne il valore nominale,il corso legale. le caratteristiche artistiche della
faccia comune e le caratteristiche comuni della faccia nazionale.
Le relazioni con litalia.
Vista la limitatezza del territorio e la sua condizione di stato-enclave ,ossia interamente circondato da territorio italiano,
lItalia ha garantito allo SCV le condizioni basilari di sussistenza: unadeguata dotazione di acque di propriet; la
comunicazione con le ferrovie dello stato; il collegamento anche con gli altri stati, dei servizi
telegrafici,telefonici,radiotelegrafici,radiotelefonici e postali; il libero transito sul territorio italiano delle merci e dei
diplomatici ecclesiastici; la libert di corrispondenza e di accetto.
La materia delle notificazioni degli atti in materia civile e commerciale nei rapporti tra italia e scv disciplinata dalla
convenzione del 6 settembre 1932. la notifica da eseguirsi in vaticano su istanza di chi si trovi nel territorio italiano
presuppone la domanda del procuratore della repubblica diretta al promotore di giustizia presso il tribunale di prima
istanza dello SCV; viceversa quella da eseguirsi in italia su istanza di persone,enti o autorit, che si trovino in territorio
vaticano la richiesta del promotore di giustizia diretta al procuratore della repubblica competente nel territorio in cui latto
deve essere notificato.
Lo SCV potrebbe svolgere direttamente la giurisdizione penale sul proprio territorio,ma lesiguit del territorio,gli
eccessivi costi per avere attrezzature adeguate e la volont della S. sede di non essere collegata agli aspetti meno
commendevoli legati allesercizio dei potere,hanno suggerito una diversa soluzione.
A richiesta della s. sede e per sua delegazione litalia provvede nel suo territorio alla punizione dei reati commessi nello
SCV; non vi bisogno di richiesta qndo lautore si sia rifugiato nello stato italiano, in quel caso si procede contro di lui
sulla base di leggi italiane.
La santa sede ha altresi assunto limpegno in deroga alla disciplina sulle estradizioni,di consegnare allo stato italiano le
persone, che si fossere rifugiate in vaticano o negli immobili immuni,accusate di condotte commesse nel territorio italiano
che siano ritenute delittuose dalle leggi di ambedue gli stati.
Le garanzie personali.
Il trattato dispone una larga serie di garanzei personali in favore di soggetti legati da rapporti con la santa sede e con lo
SCV.

Una peculiare tutela riconosciuta al sommo pontefice dallart 8 tratt , che richiamata la considerazione della sua
persona come sacra ed inviolabile punisce lattentato contro di esse al 1 comma, e le offese e le ingiurie pubbliche al
2 comma. Il pontefice non pi un cittadino italiano dotato delle prerogative e delle garanzie di un sovrano, come
accadeva in passato, ma un vero e proprio sovrano, con una propria potest territoriale.
Un attentato o un offesa o uningiuria contro di lui sono punite come se fossero commesse contro il presidente della
repubblica.
Sempre in tema di garanzie personali va ricordato che vige il libero transito e accesso nel territorio italiano durante i
conclavi dei cardinali e, durante i concili, anche dei vescovi chiamati a parteciparvi; la loro libert personale non pu
essere impedita o limitata neppure se provenienti da uno stato il guerra con litalia o se detenuti in forza di una sentenza
si condanna divenuta esecutiva, o ancora, se trattenuti da qualche autorit di polizia o giudiziari.

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