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'800: et d'oro dei fatti, del Liberalismo e del Positivismo (teoria della

Storia come scienza). E' connotata da ottimismo, da un sereno e


fiducioso atteggiamento verso il mondo in cui ognuno deve fare il proprio
mestiere mentre la mano occulta garantisce l'armonia universale. Nel
1830 Leopold Von Ranke osserva che il compito dello storico
"semplicemente quello di mostrare come le cose sono andate" e ha uno
straordinario successo, tanto da influenzare almeno tre generazioni di
storici tedeschi, inglesi e francesi. I fatti colpiscono l'osservatore
dall'esterno (il processo con il quale essi vengono accolti passivo) e,
dopo averli ricevuti, l'osservatore li elabora. E' questa l'immagine
comune: la storia un complesso di fatti accertati e lo storico li trova
(nei documenti, nelle iscrizioni,), li raccoglie e li presenta nel modo che
preferisce. Ma cos' un fatto storico? Qual il criterio per distinguere i
fatti storici dagli altri fatti del passato? Esistono dei fatti fondamentali,
identici per tutti gli storici, che costituiscono la spina dorsale della storia.
E' lo storico a decidere quali fatti debbano essere presi in considerazione,
in quale ordine ed in quale contesto; praticamente giudica degni di
memoria quelli che confermano la particolare concezione a cui, pi o
meno consapevolmente, aderisce. Generazioni di storici, scribi e cronisti
ormai morti hanno modellato in modo irremissibile il passato. Questo
vale per antichisti e medievisti, invece i contemporaneisti hanno il
duplice compito di scoprire i pochi fatti veramente importanti e di
trasformarli in fatti storici e di trascurare i molti fatti privi di importanza
come non storici. Inoltre bisogna ricordare che nessun documento in
grado di dirci pi di quello che l'autore pensava, dunque lo storico deve
decifrare i documenti e rielaborare i fatti contenuti in essi:
l'elaborazione di un'elaborazione.
. Fatti e documenti sono indispensabili allo storico ma non bisogna farne
dei feticci come nell'800.
1880-1900: in Germania ed in Italia parte la sfida alla teoria del primato
e dell'autonomia dei fatti nella storia. Secondo Benedetto Croce ogni
storia contemporanea perch la storia consiste essenzialmente nel
guardare il passato con gli occhi del presente ed alla luce dei problemi
del presente e l'attivit essenziale dello storico non catalogare i fatti,
bens darne un giudizio.
I GUERRA MONDIALE (1914-18): i fatti appaiono meno rosei in confronto
all'anteguerra ed il pubblico colto inglese pi disposto ad accogliere
una filosofia che cerca, per l'appunto, di scalzare
il prestigio dei fatti.
Croce influenza Collingwood e la sua concezione:
- la filosofia della storia tratta di passato e presente nei loro rapporti

reciproci. Lo storico studia un passato non morto ma ancora vivo nel


presente;
- i fatti storici non giungono mai in forma pura bens riflessi nella mente
di chi li registra, quindi dobbiamo occuparci anzitutto dello storico poi del
libro che ha scritto.
Lo storico deve possedere la capacit di comprendere la mentalit degli
uomini che studia, pu guardare il passato e comprenderlo solo con gli
occhi del presente al quale appartiene; la sua funzione non consiste n
nell'amare il passato n nel liberarsi di esso bens nel rendersene
padrone e nel comprenderlo per giungere a capire il presente. E' la
concezione collingwoodiana della storia, che presenta anche delle insidie
come per esempio il rischio che l'interpretazione conti tutto ed i fatti
nulla.
L'uomo non mai totalmente coinvolto nell'ambiente circostante ma
nemmeno totalmente indipendente, pertanto il rapporto storico-fatti si
svolge su un piano di parit: la storia un continuo processo di
interazione fra lo storico ed i fatti storici, un dialogo senza fine tra
presente e passato.

Societ ed individuo sono inseparabili ed il loro sviluppo procede


parallelamente, condizionandosi a vicenda. L'uomo primitivo meno
individualista e pi profondamente modellato dalla societ di quanto non
lo sia l'uomo civilizzato perch le societ elementari sono maggiormente
uniformi, esigono e danno vita ad una gamma molto minore di attivit e
di attitudini individuali.
La nascita del mondo moderno accompagnata da un'accentuazione
dell'individualismo (tipico di ogni civilt in fase di progresso):
- l'uomo ha la consapevolezza di s in quanto membro di una famiglia,
corporazione,;
- nel Rinascimento si riconosce come entit spirituale individuale;
- il culto dell'individuo si lega al Protestantesimo, al sorgere del
Capitalismo, agli inizi della Rivoluzione industriale ed alle dottrine del
"laissez-faire", i diritti dell'uomo e del cittadino proclamati dalla
Rivoluzione francese sono i diritti dell'individuo.
E' un processo sociale, una fase precisa dello sviluppo storico oggi
terminato ma ancora decisivo nell'Europa occidentale e nei paesi
anglosassoni.
Data l'equazione "la storia un dialogo fra lo storico che vive nel

presente ed i fatti che si sono svolti nel passato" (I lezione), esaminiamo


i due termini:
1) lo storico un individuo quindi un fenomeno sociale, il prodotto e,
nello stesso tempo, l'interprete pi o meno consapevole della storia e
della societ cui appartiene ed in questa veste si
accosta ai fatti del passato. Bisogna studiare innanzitutto l'ambiente
storico e sociale, il contesto, poi lo storico, infine la storia.
2) I fatti storici: l'oggetto della ricerca storica costituito da individui o
dall'azione di forze sociali?
Tipico delle fasi iniziali della consapevolezza storica il desiderio di
attribuire la forza creatrice al genio individuale e la stessa tendenza
ricompare nel Rinascimento; una teoria che andava bene in una societ
pi semplice, non in quella odierna. Qualcuno distingue:
- psicologia: scienza dell'individuo / psicologismo: concezione secondo
cui tutti i problemi sociali sarebbero riconducibili all'analisi del
comportamento individuale
- sociologia: scienza della societ.
L'errore sta proprio nel tentativo di stabilire una linea di separazione fra i
due punti di vista poich l'individuo per definizione membro di una
societ o, meglio, di pi societ (gruppo, classe, trib, nazione).
La storia la ricerca relativa al passato dell'uomo vivente in societ . i
fatti storici riguardano i rapporti che legano gli uni agli altri gli individui
viventi in societ e le forze sociali che, dalle varie azioni individuali,
sviluppano effetti spesso diversi e non di rado opposti ai risultati che gli
individui si proponevano di raggiungere.
Come si collocano all'interno della storia il ribelle / anticonformista e il
grand'uomo?
a) l'individuo che si contrappone all'autorit esistente un prodotto ed
un riflesso della societ non meno di colui che l'appoggia: ribelle e
sovrano sono il prodotto delle specifiche condizioni del loro tempo e del
loro paese. Essi devono la loro importanza storica alla massa dei loro
seguaci e sono importanti in quanto e solo perch fenomeni sociali.
Anche Nietzsche, colui che si opposto nel modo pi violento e radicale
alla societ del suo tempo e paese, era un prodotto diretto della societ
europea, pi precisamente tedesca, ed diventato una figura pi
significativa per i posteri che per i contemporanei.
b) Il grand'uomo un individuo d'eccezione che pu:
-contribuire a plasmare le forze che lo porteranno alla grandezza

(Cromwell, Lenin);
-cavalcare verso la grandezza in groppa a forze gi esistenti (Napoleone,
Bismarck);
-sopravanzare il proprio tempo al punto da essere riconosciuto solo dalle
generazioni successive.
Comunque non si pone al di fuori della storia, allo stesso tempo
prodotto ed agente del processo storico, rappresentante e creatore delle
forze sociali che trasformano il mondo e le teste degli uomini.
L'antitesi societ / individuo immaginazione, quindi il processo di
interazione fra storico e fatti un dialogo fra la societ odierna e quella
passata, non fra individui strettamente isolati. Il passato comprensibile
per noi soltanto alla luce del presente e viceversa.
La duplice funzione della storia far s che l'uomo possa comprendere la
societ del passato ed accrescere il proprio dominio sulla societ
presente.

Fine '700: qualcuno comincia a chiedersi se la scienza, che ha contribuito


meravigliosamente alla conoscenza del mondo e degli attributi fisici
dell'uomo, non sia in grado di far progredire anche la conoscenza della
societ.
'800: nel corso del secolo si sviluppa gradualmente la concezione delle
scienze sociali e si applica allo studio delle cose umane il metodo con il
quale la scienza studia il mondo naturale. Fino al 1850 circa prevale la
tradizione newtoniana: la societ concepita in termini meccanicistici
(come la natura). Con la rivoluzione darwiniana si introduce nella scienza
la dimensione storica, cio l'oggetto non pi qualcosa di statico ed
atemporale bens un processo di trasformazione e sviluppo e l'idea di
evoluzione nella scienza conferma ed integra l'idea di progresso nella
storia; gli studiosi di scienze sociali cominciano, cos, a concepire la
societ in termini organicistici. Tuttavia il metodo storico resta un
processo induttivo (prima si raccolgono i fatti e poi si interpretano) come
nelle scienze naturali e la storia definita una scienza.
I met '900: vigorosa reazione contro questa concezione della storia
per gli storici non si rendono conto che, in questo lasso di tempo, la
scienza subisce a sua volta una profonda rivoluzione . concetto di legge:

per tutto il '700 e l'800 gli scienziati pensano che le leggi naturali siano
state scoperte in maniera definitiva e che, pertanto, il compito degli
scienziati sia quello di scoprire e formulare altre leggi analoghe. Gli
studiosi della societ, desiderando pi o meno consapevolmente
sottolineare il carattere scientifico delle loro ricerche, adottano la stessa
terminologia e credono di seguire un identico procedimento (vedi le leggi
del mercato di Smith, le leggi della popolazione di Malthus). Nel 1902 il
matematico francese Poincar d l'avvio ad una rivoluzione del pensiero
scientifico: le proposizioni generali enunciate dagli scienziati sono ipotesi
soggette a verifiche, modifiche e confutazioni.
Oggi: scienziati e studiosi di scienze sociali talvolta parlano ancora di
leggi come omaggio alla tradizione per non credono pi alla loro
esistenza; per esempio gli scienziati fanno scoperte ed ampliano il campo
della conoscenza mediante l'enunciazione di ipotesi che aprono strada ad
ulteriori ricerche. Tanto gli scienziati quanto gli storici nutrono la
speranza di passare via via da un'ipotesi circoscritta ad un'altra, isolando
i fatti per mezzo delle interpretazioni e saggiando le interpretazioni per
mezzo dei fatti.
Nonostante le grandi differenze esistenti fra matematica e scienze
naturali o fra le varie scienze, alcuni sostengono che sia possibile operare
una distinzione fondamentale fra queste e la storia perch:
1) "La storia ha a che fare con l'individuo / particolare, la scienza con il
generale / universale" (concezione risalente ad Aristotele).
In realt la storia studia la relazione che intercorre fra l'individuo /
irripetibile ed il generale; insistere sull'unicit degli eventi storici ha un
effetto paralizzante, cos come affermare che le generalizzazioni sono
estranee all'attivit di storico una sciocchezza, anche se non bisogna
credere che esse consentano di costruire grandi sistemi storiografici in
cui sia possibile inserire i singoli eventi.
2) "Dalla storia non si traggono insegnamenti di sorta".
In verit la funzione della storia di promuovere una pi profonda
comprensione del passato e del presente alla luce delle loro reciproche
interrelazioni.
3) "La storia non in grado di fare previsioni".
I fini ed i metodi dello storico e del fisico non presentano diversit
sostanziali per si trovano di fronte a difficolt estremamente diverse:
- lo scienziato non pretende di prevedere ci che avverr nei casi
concreti ma ci non significa che le leggi siano inutili. L'induzione pu
condurre logicamente soltanto ad affermazioni di probabilit o a
supposizioni fondate che possono essere considerate come regole

generali, la cui validit pu essere saggiata soltanto alla prova dei fatti;
-lo storico non pu prevedere eventi particolari in quanto il particolare ha
un carattere di assoluta singolarit in cui rientra un elemento casuale
per pu fornire indicazioni generali valide e utili, pur non essendo
previsioni particolareggiate. Dunque le deduzioni dello storico non
possono competere in fatto di precisione con quelle del fisico non perch
egli sia inferiore, bens perch studia i comportamenti dell'uomo, l'entit
naturale pi complessa fra quelle a noi note.
4) "La storia necessariamente soggettiva perch l'uomo osserva se
stesso".
Nella fisica moderna ogni misurazione soggetta a variazioni sostanziali
poich impossibile stabilire un rapporto costante fra l'osservatore e
l'oggetto osservato: nel risultato finale, dunque, entrano sia l'osservatore
/ soggetto che l'oggetto osservato. Tuttavia i problemi posti dai rapporti
soggetto / oggetto nella storia e nelle scienze sociali sono assai pi
complicati: l'interazione fra soggetto / osservatore ed oggetto osservato
ininterrotta e varia ininterrottamente. Il punto di vista dello storico
entra inevitabilmente a fare parte di ognuna delle sue osservazioni ma
anche il processo di osservazione influenza ci che viene osservato in
due modi:
a) gli esseri umani, il cui comportamento analizzato, possono essere
avvertiti della previsione di conseguenze sfavorevoli e indotti perci a
modificare il proprio comportamento (la storia non si ripete fra chi
dotato di consapevolezza storica);
b) la previsione fatta da uno studioso autorevole pu influire sugli uomini
al punto da fare s che si verifichi il fenomeno previsto. Le scienze sociali
nel loro complesso, poich coinvolgono l'uomo come soggetto ed
oggetto, sono incompatibili con ogni teoria gnoseologica (in voga fra '600
ed '800) che ponga una rigida separazione fra soggetto ed oggetto.
5) "La storia, a differenza della scienza, implica problemi religiosi e
morali".
-Rapporto storia / religione: uno storico serio pu credere in un Dio che
ha ordinato ed impresso un significato al corso complessivo della storia
ma non in un Dio che interviene materialmente (come nel Vecchio
Testamento). I problemi storici vanno risolti senza ricorrere a "deus ex
machina" (Dio del popolo d'Egitto, Dio cristiano, "mano occulta" dei
Deisti, Spirito del mondo di Hegel).
-Rapporto storia / morale: allo storico non richiesto di esprimere giudizi
morali sulla vita privata di personaggi storici, vizi e virt lo interessano

solo nella misura in cui hanno influito sugli eventi. I giudizi che
importano allo studioso riguardano avvenimenti, istituzioni oppure
ordinamenti politici del passato; la storia un susseguirsi di lotte
mediante le quali alcuni gruppi ottengono dei risultati direttamente o
indirettamente a spese di altri gruppi ed il problema viene talvolta
definito "costo del progresso" o "prezzo della rivoluzione" (per esempio
abusi e coercizione durante la Rivoluzione industriale, fenomeno
grandiosamente progressivo). E' raro che a raccogliere i frutti siano gli
stessi che hanno pagato il prezzo necessario.
E' impossibile erigere un criterio astratto in base al quale giudicare le
azioni storiche, la storia movimento e confronto per cui gli storici
tendono ad esprimere i loro giudizi morali in termini di carattere
comparativo come progressivo e reazionario anzich in termini
rigidamente assoluti come buono e cattivo, proprio per tentare di definire
societ o fenomeni storici diversi nel loro rapporto reciproco. L'emergere
di un particolare valore o ideale in un periodo o in un luogo dato si
spiega con le condizioni storiche del tempo e del luogo; il contenuto
pratico di ipotetici assoluti, di termini astratti come "bene", "male",
"eguaglianza", "giustizia" varia da periodo a periodo, da continente a
continente. Ogni gruppo ha i suoi propri valori radicati nella storia.
Gli scienziati, gli studiosi di scienze sociali e gli storici lavorano tutti, in
branche diverse, nella stessa direzione: lo studio dell'uomo e
dell'ambiente che lo circonda, lo studio dell'azione dell'uomo
sull'ambiente e dell'ambiente sull'uomo. L'oggetto della ricerca uguale
per tutti: accrescere la conoscenza dell'ambiente e la possibilit di
dominarlo. I presupposti ed i metodi differiscono notevolmente fra loro
nei particolari per storico e scienziato sono uniti dallo scopo
fondamentale di cercare spiegazioni e dal metodo fondamentale basato
su domanda (perch?) e risposta.

Erodoto (il padre della storia): suo intento preservare la memoria delle
gesta di Greci e Barbari e, soprattutto, rintracciare la causa della loro
lotta.
Nel mondo antico ha scarsi discepoli, neanche Tucidide ha un concetto
chiaro riguardo il problema delle cause.
'700: basi della storiografia moderna. Montesquieu considera assurdo
supporre che tutto sia opera
del fato, per forza devono esserci delle cause.
'800-'900: si riconosce unanimemente che la storia consiste nel dominio

degli avvenimenti del passato inquadrati in una connessione coerente di


cause-effetti. Gli storici tentano di organizzare la passata esperienza
dell'umanit mediante la scoperta delle cause (meccaniche, biologiche,
metafisiche, economiche, psicologiche,) degli avvenimenti storici e
delle leggi che li governano.
. Studiare la storia significa studiarne le cause. Un grande storico si pone
continuamente la domanda "perch?" e non sa placarsi finch spera di
giungere ad una risposta in connessione a problemi ed a contesti nuovi;
egli attribuisce pi cause (economiche, politiche, ideologiche, individuali,
a lungo / breve termine) ad un avvenimento poi le mette in ordine
gerarchico, stabilendo i rapporti che lo legano e decretando la causa
decisiva. Due grossi problemi sbarrano il cammino agli storici:
1) il determinismo storico: la convinzione che tutto ci che accade
abbia una o pi cause e sarebbe potuto accadere in modo diverso solo se
la / le causa /e fossero state diverse; il compito dello storico proprio
quello di indagare queste cause senza rifiutare il libero arbitrio (se per
si prescinde dall'ipotesi insostenibile che le azioni volontarie non hanno
causa). Nessuno muove obiezioni allo storico quando esamina eventi
ormai ritenuti un capitolo chiuso (per esempio la conquista normanna, la
guerra di Indipendenza americana), mentre la gente protesta quando si
tratta di storia contemporanea perch magari ha sofferto e si ricorda del
tempo in cui tutte le alternative erano ancora aperte, quindi difficilmente
riesce ad assumere l'atteggiamento dello storico per il quale ogni
alternativa stata definitivamente bloccata dal fatto compiuto: si tratta
di una reazione meramente emotiva ed extrastorica.
2) Il naso di Cleopatra: teoria secondo la quale la storia sarebbe in
sostanza un susseguirsi di accidenti, una serie di eventi determinati da
coincidenze casuali ed attribuibili unicamente a cause imprevedibili, per
esempio la battaglia di Azio fu dovuta non a cause postulate
generalmente dagli storici bens all'infatuazione di Antonio per Cleopatra.
In realt l'infatuazione era determinata da cause, esattamente come
qualsiasi altro evento.
La funzione del caso nella storia spesso notevolmente esagerata ma
qual la verit?
Lo storico sceglie ed ordina i fatti che si trasformano cos in fatti storici
(la distinzione fra i due non n rigida, n costante) e stila una
gerarchia delle cause, distinguendo fra:
- cause razionali / reali: sono potenzialmente applicabili ad altri paesi,
periodi e condizioni storiche, portano a generalizzazioni ed a conclusioni
fruttuose che possano servire da insegnamento, ampliano ed
approfondiscono il quadro delle nostre conoscenze;

- cause irrazionali / accidentali: possono modificare il corso della storia


ma non rientrano in un'interpretazione razionale di essa perch non
possono essere generalizzate e, essendo irripetibili, non forniscono alcun
insegnamento e non portano a nessuna conclusione.
Passato, presente, futuro sono convenzioni puramente mentali.
La storia comincia con la trasmissione delle tradizioni cio la trasmissione
delle consuetudini e degli insegnamenti del passato all'et futura, alle
nuove generazioni, dunque lo storico oltre alla domanda "perch?" si
pone anche l'altra: "verso dove?".

Civilt medio-orientali, civilt classiche: sono fondamentalmente


astoriche cio si preoccupano poco del futuro e del passato; le visioni
poetiche di un futuro pi luminoso assumono la forma di ritorno di una
passata et dell'oro secondo una concezione ciclica che assimila il corso
storico al corso della natura la storia non ha una meta.
Ebrei, Cristiani: introducono un nuovo elemento, un fine verso cui si
dirigerebbe l'intero processo storico. E'una concezione teleologica della
storia che acquista un significato ma perde il suo carattere mondano.
Medioevo: la storiografia si trasforma in teodicea ed attingere il fine della
storia significa automaticamente metterle un termine.
Rinascimento: restaura la concezione classica di un mondo
antropocentrico e del primato della ragione in cui, per, la pessimistica
concezione classica del futuro sostituita da una visione ottimistica
derivata dalla tradizione ebraico-cristiana.
Illuminismo: fondazione della storiografia moderna, conservazione della
concezione teologica ebraico-cristiana ma trasformazione del fine da
trascendente in mondano la storia un'evoluzione progressiva avente
per fine la migliore condizione possibile dell'uomo sulla terra.
'800: momento di prosperit, potenza e fiducia in cui il culto del
progresso tocca il culmine.
Oggi: decadenza dell'Occidente un'espressione diffusa ma realmente
cos? E cosa implica il concetto di progresso?
1) Confusione fra progresso ed evoluzione.
Illuminismo: i pensatori credono nel progresso ed assimilano le leggi

della storia alle leggi naturali.


Hegel: separa nettamente storia (caratterizzata dal progresso) e natura
(non caratterizzata dal progresso).
Rivoluzione darwiniana: assimila evoluzione e progresso storia e
natura sono progressive l'eredit biologica / fonte dell'evoluzione viene
confusa con le acquisizioni culturali / fonti del progresso storico. In realt
l'evoluzione dei caratteri ereditari va misurata in termini di millenni o
milioni di anni, mentre il progresso legato alle acquisizioni culturali si pu
misurare in termini di generazioni la storia progresso in quanto le
capacit acquisite da una generazione vengono trasmesse ad un'altra.
2) Il progresso non ha inizio e fine determinati la civilt non fu
inventata nel 4000 a.C. nella valle del Nilo bens fu un processo di
sviluppo estremamente lento nel corso del quale si verificarono, di tanto
in tanto, salti straordinari mentre il fine del progresso ancora, per lo
storico, qualcosa di estremamente remoto, i cui segnali appaiono
soltanto via via che si procede.
3) Non esiste un tipo di progresso che avanzi in linea retta senza ritorni,
deviazioni, soluzioni di continuit e periodi di regresso. Inoltre progresso
non pu significare progresso uguale e simultaneo per tutti: il gruppo
con funzione di guida della civilt in un periodo, difficilmente avr una
funzione analoga nel periodo successivo perch troppo imbevuto delle
tradizioni, degli interessi e delle ideologie del periodo precedente per
essere in grado di adattarsi alle necessit ed alle condizioni del periodo
successivo.
4) Qual il contenuto del progresso in termini di azione? E' lo storico che
interpreta e bolla determinate azioni come progresso ma il concetto
questo: esso si basa sulla trasmissione di propriet acquisite, ossia
oggettiva capacit di dominare, trasformare ed utilizzare l'ambiente,
accompagnata ad un accrescimento delle cognizioni e dell'esperienza
tecnica e sociale.
Credere nel progresso non significa credere ad un processo automatico o
inevitabile, bens allo sviluppo progressivo delle potenzialit umane.
Progresso un termine astratto: i fini concreti perseguiti dall'umanit
nascono a volta a volta nel corso della storia e non gi da una fonte
situata al di fuori di essa.
Obiettivit storiografica: i fatti storici non possono essere meramente
oggettivi poich diventano tali soltanto grazie al significato che lo storico
attribuisce loro; egli ha bisogno per la sua interpretazione di un criterio,
di un canone di obiettivit per valutare l'importanza dei singoli fatti

rispetto al fine che si proposto. Ma questo fine in continua evoluzione


perch l'interpretazione del passato soggetta, col procedere della
storia, a modifiche ed evoluzioni continue. Solo il futuro pu fornire la
chiave per l'interpretazione del passato e solo in questo senso possiamo
parlare di obiettivit storica. Uno storico obiettivo quando si serve di un
giusto criterio per valutare l'importanza dei fattori stessi, quando sa
sollevarsi al di sopra della visione limitata propria della situazione
storico-sociale e quando ha una visione a lungo termine cio in grado di
proiettare la sua visione nel futuro in modo da acquisire una
comprensione del passato pi profonda e durevole.
Problema del giudizio storico: la storia il racconto di ci che gli uomini
hanno fatto, un racconto di successi e lo storico, nel complesso, si
occupa di coloro che, vittoriosi o sconfitti, hanno compiuto qualcosa,
dunque il criterio del giudizio storico non un principio astratto che
aspira alla validit universale bens l'efficacia. Pur accettando questo
criterio, bisogna ricordarsi di fatti e valori: il sistema di valori dominante
in un determinato periodo o paese influenzato dai fatti circostanti ma
anche l'immagine che ci facciamo dei fatti circostanti plasmata dai
nostri valori. Non esiste scissione fatti / valori e lo storico obiettivo
colui che riesce a cogliere pi in profondit il mutuo processo di
interdipendenza e di interazione fra i due. Non esiste un criterio di
giudizio prestabilito ed immutabile, esistente qui ed ora, ma solo un
criterio situato nel futuro e destinato ad evolversi parallelamente allo
sviluppo storico.
La storia propriamente detta pu essere scritta unicamente da coloro che
rintracciano una direzione nel processo storico e l'accettano; credere che
siamo venuti da qualche luogo, si lega strettamente al credere che
andiamo verso qualche luogo. Una societ che ha perduto ogni fiducia
nelle proprie capacit di progredire verso il futuro, cessa entro poco
tempo di preoccuparsi dei propri progressi passati.

Oggi il mondo si trova coinvolto in un processo di trasformazione


profondo e sconvolgente; la nuova struttura della societ presenta due
aspetti:
1) trasformazione in profondit: la storia inizia quando gli uomini
cominciano a concepire il passare del tempo non pi in termini di
processo naturale (per esempio il ciclo stagionale) ma riferendosi ad una
serie di eventi specifici in cui essi si trovano consapevolmente implicati e
sui quali sono in grado di influire consapevolmente; la lunga lotta

compiuta dall'uomo mediante la ragione per comprendere l'ambiente ed


agire su di esso. Nell'et moderna, per, questa lotta ha assunto
un'ampiezza rivoluzionaria ed oggi l'uomo cerca di comprendere e di
agire anche su se stesso. La trasformazione del mondo moderno
rappresentata dallo sviluppo dell'autocoscienza:
- Descartes per primo definisce l'uomo soggetto ed oggetto del pensiero
e dell'osservazione;
- Rousseau (fine '700) fornisce all'uomo una nuova immagine del mondo
della natura e della civilt;
- la Rivoluzione francese sostituisce le leggi tradizionali con regole
semplici desunte dall'esercizio della ragione e della legge naturale;
- con la Rivoluzione americana per la prima volta degli uomini si
costituiscono in nazione in modo deliberato e consapevole.
Il passaggio al mondo moderno in sede filosofica rappresentato da:
- Hegel: idea delle leggi della Provvidenza . gli uomini cercano di
soddisfare i propri interessi ma in tal modo si compie qualcosa di
superiore che latente nella loro azione, pur non essendo presente alla
loro coscienza.
- Marx: idea di un mondo retto da leggi di natura razionali. Nella sua
sintesi finale la storia ha tre significati . moto degli eventi regolato da
leggi obiettive, anzitutto economiche;
. sviluppo del pensiero mediante un processo dialettico;
. lotta di classe. Gli uomini sono soggetti a leggi di cui non hanno
consapevolezza
. falsa coscienza della societ capitalista che, secondo Marx, verr
disciolta dal proletariato con l'introduzione della nuova coscienza di una
societ senza classi.
Tuttavia la sconfitta delle rivoluzioni del 1848 arresta gli sviluppi.
Fine '800: prosperit e sicurezza.
Inizio '900: trapasso verso l'et contemporanea in cui la principale
funzione della ragione non consiste pi nel comprendere le leggi obiettive
che regolano il comportamento dell'uomo in societ ma, piuttosto, nel
riplasmare mediante un'azione consapevole la societ e gli individui che
la compongono. Anche se per educazione e per ambiente un

individualista liberale ottocentesco ed accetta l'erronea ipotesi di


un'antitesi fondamentale fra individuo e societ, Freud appartiene al
mondo contemporaneo perch (pur sottraendosi del tutto alle concezioni
di una natura umana pura ed immutabile) fornisce degli strumenti per
una pi approfondita conoscenza delle radici delle azioni umane e,
dunque, per una loro consapevole modifica in senso razionale.
Dopo Marx e Freud lo storico non pu pi pensare a se stesso come ad
un individuo isolato posto al di fuori della societ e della storia: si apre
l'et dell'autocoscienza in cui il potere della ragione si estende a nuovi
ambiti.
- Economia
Fino al 1930 domina il Liberismo puro, predominano il singolo
imprenditore e mercante, l'incoscienza, il concetto di leggi economiche
oggettive, determinanti il comportamento economico di individui e
nazioni (andamento degli scambi commerciali, fluttuazioni dei prezzi,
disoccupazione,) e sottratte al controllo di entrambi.
Nel decennio 1930- '40 avviene il passaggio ad un'economia regolata
(capitalista, socialista,
regolata da cartelli o ditte o dallo Stato) e si ha una presa di coscienza:
ormai chiaro che alcuni
individui prendono certe decisioni perch determinano il nostro
comportamento economico.
- Societ
Cambia grazie ad uno sforzo consapevole degli uomini: la civilt in fase
di progresso e di individualizzazione, ossia diversificazione delle capacit
individuali, delle occupazioni e delle possibilit offerte a ciascun
individuo. Rivoluzione sociale, tecnologica e scientifica sono parti
integranti di un unico processo: la razionalizzazione produttiva implica
razionalizzazione umana perch uomini primitivi imparano a pensare ed
a servirsi della propria ragione per usare macchine complicate. Ci sono
strumenti potenti ed indispensabili per promuovere l'espansione delle
capacit r delle possibilit individuali che, per, sono allo stesso tempo
un potente strumento nelle mani di gruppi dominanti cui interessa la
diffusione del conformismo, il controllo dell'opinione pubblica e delle
masse attraverso scuola (parte integrante di ogni legislazione sociale
razionalmente pianificata ed intende inculcare nella nuova generazione
atteggiamenti, valori ed opinioni adeguate al tipo di societ), stampa, tv,
radio, pubblicit, propaganda politica.
Siamo di fronte ad un fenomeno rivoluzionario, ad un vero progresso
storico che, ovviamente, porta con s costi, perdite, rischi ma anche
l'antidoto: la consapevolezza della funzione che la ragione pu svolgere.

2) Trasformazione geografica
Rovina del mondo medievale '400- '500: fondamenta del mondo
moderno, scoperta di nuovi continenti e trasferimento del centro di
gravit del globo dal Mediterraneo all'Atlantico.
Rivoluzione francese: il nuovo mondo deve ristabilire il vecchio.
'900: l'Europa cessa di essere il centro di gravit del globo, gli Usa sono
centro produttore di forza motrice e torre di controllo.
Emerge l'Asia attraverso pi tappe:
- 1902: alleanza anglo/giapponese che ammette per la prima volta un
paese asiatico nel cerchio delle potenze europee;
- 1905: II Rivoluzione russa che trova imitatori in Persia, Turchia, Cina;
- I Guerra mondiale: guerra civile europea che stimola lo sviluppo
industriale di molti paesi asiatici, dello sciovinismo cinese (Guomintang)
e del Nazionalismo indiano e fa crescere il Nazionalismo arabo;
- Rivoluzione russa (1917): i suoi capi cercano senza successo imitatori
in Europa mentre li trova in Asia.
Diffusione di processi tecnologici e industriali moderni, diminuzione del
peso politico relativo dei paesi anglosassoni, trasformazione di Asia ed
Africa: nel '900 espansione della ragione significa l'emergere alla storia
di gruppi, classi, popoli e continenti finora esclusi. Tuttavia l'Europa in
fase di decadenza relativa, non assoluta, anche se le classi dirigenti,
verso questi processi, oscillano fra diffidenza- condiscendenza- nostalgia
del passato, senza cercare di comprenderli. Nel Medioevo la Chiesa era
l'unica istituzione razionale con una storia e soggetta ad uno sviluppo
tale da poter essere comprensibile allo storico, mentre la societ laica
era plasmata ed organizzata da essa. La storia moderna comincia
quando i popoli acquistano una consapevolezza sociale e politica sempre
maggiore, diventano coscienti dei gruppi che li compongono come entit
storiche aventi passato e futuro propri.
In et contemporanea questa consapevolezza storica, sociale e politica
dovrebbe essere patrimonio della maggior parte della popolazione.
Anche la concezione della storia ha subito un'evoluzione:
- '700: storia d'lite;
- '800: in Gran Bretagna ci si orienta verso una storia delle comunit
nazionali;
- oggi: storia universale.
Nella storia umana il progresso (scientifico, storiografico, sociale) si

attuato non attraverso piccole migliorie qua e l bens grazie all'audacia


di individui che hanno mosso contestazioni radicali dell'ordine esistente.
Oggi, in un momento in cui il mondo sta mutando aspetto pi
rapidamente e profondamente di quanto abbia fatto negli ultimi cinque
secoli, l'ineggiare a mutamenti lenti e graduali non pu certo arrestare
questo movimento di portata mondiale per far sprofondare alcuni
paesi in uno stato di inerzia nostalgica, di isolamento rispetto al
progresso generale fra l'indifferenza altrui.

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