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Il libro della settimana

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Alessandro Baricco

Omero, Iliade
Noi combattevamo con in mano delle armi: quell uomo stava scendendo in battaglia
stringendo in pugno il mondo.
Lo vidi, splendente come il sole, salire sul carro, e urlare ai suoi cavalli immortali di portarlo
verso la vendetta. Ce l aveva con loro perch non erano stati capaci di sottrarre Patroclo alla
morte, correndo via dalla battaglia.

La biografia

Avendo alle spalle la lettura integrale in greco dell Iliade, per esigenze universitarie (e, sinceramente,
anche per diletto), conoscendo bene la versione italiana di Rosa Calzecchi Onesti, quindi quella in
prosa di Maria Grazia Ciani ho affrontato il testo di Baricco con qualche perplessit. Le pagine
introduttive di Omero, Iliade delineano lo spirito e le caratteristiche del lavoro svolto per rendere
l opera adatta ad essere letta in pubblico senza estenuare gli spettatori. Quattro gli interventi salienti
dichiarati: i tagli compiuti per rendere la durata della lettura compatibile con la pazienza di un
pubblico moderno . Per far ci sono state compiute alcune scelte importanti, come quella di eliminare
praticamente ogni apparizione e ruolo degli dei (scelta di cui parleremo ancora in seguito). In secondo
luogo Baricco ha utilizzato un linguaggio vivo , sia da un punto di vista sintattico che lessicale. Il
terzo intervento davvero significativo: la narrazione proposta in soggettiva , cio sono vari
personaggi del poema omerico a raccontare la storia, scelta operata per rendere pi rappresentabile
l opera. L ultimo intervento dichiarato riguarda le aggiunte al testo compiute dall autore e
presentate con una scelta grafica che le differenziasse dal testo di Omero, il corsivo.
Questa premessa permette di affrontare la lettura con alcune consapevolezze e quindi di non rimanere
stupiti se il testo si allontana in modo sostanziale da quello originale, se quasi ogni elemento epico
assente e se alcuni personaggi a cui affidata una voce si discostano notevolmente dallo spirito
che la tradizione ha loro attribuito.
L abolizione della presenza fattiva degli dei nell azione narrata forse una delle pi significative
trasformazioni compiute sul poema omerico, in quanto proprio la loro presenza a caratterizzare
l epica come genere, cos come i vari interventi nel sostenere o nel punire le imprese degli eroi sono
determinanti allo svolgimento della storia, e nello stesso tempo il supremo ruolo del Fato, superiore
agli stessi dei, apre una riflessione sul pensiero antico davvero interessante.
La scelta stilistica poi sottolinea questa distanza: aboliti i formulari , tipici della tradizione orale, i
cosiddetti moduli , la frase sempre uguale in riferimento a uguale situazione, quasi assenti le
similitudini, cos come l aggettivazione (il sistema epitetico fisso), caratterizzante non solo i singoli
personaggi, ma anche gli oggetti o gli animali, elementi tutti che costruiscono un ritmo e si fissano
indelebili nella mente del lettore/ascoltatore.
Se la guerra e lo spirito guerriero (perch per mettere in bocca proprio a Enea quasi tutte le
narrazioni delle battaglie?) caratterizzano l Iliade e ne rappresentano pienamente un mondo e una
mentalit e gi l Odissea inizia a raffigurare una cultura diversa, una realt quasi mercantile, portatrice
di valori diversi (da qui l ampio dibattito se i due poemi appartengano o no a un unica figura, singola
o collettiva che fosse, e l attuale posizione degli studiosi che l Odissea sia posteriore di almeno 400
anni all Iliade), come possibile parlare di civilt greca tout court e non di civilt omerica
riferendoci al pi antico dei due poemi? Sottigliezze, si pu dire, ma credo che l immaginario collettivo

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tenda a definire con civilt greca il periodo classico, l Atene di Pericle, pi che l arcaico (gli studiosi
per lo pi collocano Omero intorno all VIII secolo a.C., Plutarco lo pone addirittura nel XIII sec. a. C.) e
le differenze culturali tra i due momenti dell antica Grecia sono davvero consistenti.
Quanto si detto non vuole di certo sminuire l operazione compiuta da Baricco, tutt altro: la capacit
di attualizzare un messaggio come quello omerico, la scelta di teatralizzare il poema, il rispetto per
quello che pu essere considerata la fonte tematica e ideale di tanta produzione letteraria, l abilit nel
dare una struttura compiuta alla propria rielaborazione, sono encomiabili. Un testo, questo Omero,
Iliade, che pu appassionare i giovani, entrare anche nelle scuole, spingere alla lettura integrale del
poema, essere letto e ascoltato da un pubblico ampio e non necessariamente dotto, insomma
un operazione culturale interessante anche se il risultato molto lontano dalle probabili intenzioni
dell autore.

Omero, Iliade di Alessandro Baricco


Traduzione di Maria Grazia Ciani
163 pag., Euro 13,00 Edizioni Feltrinelli
ISBN: 8807490315

Di Grazia Casagrande

le prime pagine

Poche righe per spiegare come nato questo testo. Tempo fa ho pensato che sarebbe stato bello
leggere in pubblico, per ore, tutta l'Iliade. Quando ho trovato chi era disposto a produrre l'impresa
(Romaeuropa festival, a cui successivamente si sono aggiunti TorinoSettembreMusica e Musica per
Roma) mi subito parso chiaro che, in realt, cos com'era, il testo era illeggibile: ci sarebbero volute
una quarantina di ore e un pubblico davvero molto paziente. Cos ho pensato di intervenire, per
adattarlo a una lettura pubblica. C'era da scegliere una traduzione tra le tante, autorevoli, disponibili
in italiano e ho scelto quella di Maria Grazia Ciani (pubblicata da Marsilio) perch era in prosa e
perch, stilisticamente, era vicina al mio sentire. E poi ho fatto una serie di interventi.
Per prima cosa ho praticato dei tagli per ricondurre la lettura a una durata compatibile con la pazienza
di un pubblico moderno. Non ho tagliato, quasi mai, delle scene intere, ma mi sono limitato, per quanto
era possibile, a togliere le ripetizioni, che nell'Iliade sono numerose, e ad asciugare un po' il testo. Ho
cercato di non riassumere mai e di creare piuttosto delle sequenze pi stringate usando sezioni
originali del poema. Per cui i mattoni sono quelli omerici, ma il muro risulta pi essenziale.
Ho detto che non ho quasi mai tagliato scene intere:
questa la regola, ma devo citare l'eccezione pi evidente: ho tagliato tutte le apparizioni degli dei.
Come si sa, gli dei intervengono abbastanza spesso, nell'Iliade, per indirizzare gli eventi e sancire
l'esito della guerra. Sono forse le parti pi estranee alla sensibilit moderna, e sovente spezzano la
narrazione, disperdendo una velocit che, invece, avrebbe dell'eccezionale. Non le avrei comunque
tolte se fossi stato convinto che erano necessarie. Ma per quanto sia brutto dirlo non lo sono.
L'Iliade ha una sua forte ossatura laica che sale in superficie appena si mettono tra parentesi gli dei.
Dietro al gesto del dio il testo omerico cita quasi sempre un gesto umano che raddoppia il gesto divino
e lo riporta, per cos dire, in terra. Per quanto i gesti divini tramandino l'incommensurabile che spesso
si affaccia nella vita, l Iliade mostra un'ostinazione sorprendente a cercare, comunque, una logica
degli eventi che abbia l'uomo come ultimo artefice. Se quindi si tolgono gli dei da quel testo, quel che
resta non tanto un mondo orfano e inspiegabile, quanto un'umanissima storia in cui gli uomini vivono
il proprio destino come potrebbero leggere un linguaggio cifrato di cui conoscono, quasi integralmente,
il codice. In definitiva: togliere gli dei dall'Iliade non probabilmente un buon sistema per comprendere
la civilt omerica: ma mi sembra un ottimo sistema per recuperare quella storia riportandola nell'orbita
delle narrazioni a noi contemporanee. Come diceva Lukcs: il romanzo l'epopea del mondo disertato
dagli dei.
Il secondo intervento che ho fatto sullo stile. Gi la traduzione della signora Ciani usa un italiano
vivo, pi che un linguaggio da filologi. Ho cercato di proseguire in quella direzione. Da un punto di vista

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lessicale ho cercato di eliminare tutti gli spigoli arcaici che allontanano dal cuore delle cose. E poi ho
cercato un ritmo, la coerenza di un passo, il respiro di una particolare velocit e di una speciale
lentezza. L'ho fatto perch credo che ricevere un testo, che viene da
cos lontano, significhi sopra ogni cosa cantarlo con la musica che nostra.
Il terzo intervento pi evidente, anche se poi non cos importante come sembra. Ho girato la
narrazione in soggettiva. Ho scelto una serie di personaggi dell'Iliade e ho fatto loro raccontare la
storia, sostituendoli al narratore esterno, omerico. Per lo pi una faccenda puramente tecnica: invece
che dire il padre prese la figlia tra le braccia , nel mio testo c' la figlia che dice mio padre mi prese
tra le braccia . evidentemente un'accortezza dettata dalla destinazione del lavoro: in uno spettacolo
di lettura pubblica, dare al lettore un minimo di personaggio a cui appoggiarsi lo aiuta a non scolorirlo
nell'impersonalit pi noiosa. E per il pubblico di oggi ricevere la storia da chi l'ha vissuta rende pi
facile l'immedesimazione.
Quarto intervento: naturalmente non ho resistito alla tentazione e ho fatto alcune, poche, aggiunte al
testo. Qui, nella stampa, le troverete in corsivo, in modo che non ci siano equivoci: sono come restauri
dichiarati, in acciaio e vetro, su una facciata gotica. Quantitativamente, sono interventi che coprono
una percentuale minima del testo. Per lo pi riportano in superficie sfumature che l'Iliade non poteva
pronunciare ad alta voce ma nascondeva tra le righe. A volte riprendono tessere di quella storia
tramandate da altre narrazioni posteriori (Apollodoro, Euripide, Filostrato). Il caso pi evidente, ma in
certo modo anomalo, l'ultimo monologo, quello di Demdoco. Come si sa l'Iliade finisce con la morte
di Ettore e con la restituzione del suo corpo a Priamo: non c' traccia del cavallo e della caduta di
Troia. Pensando alla lettura pubblica, per, mi sembrava perfido non raccontare come quella guerra
fosse poi, finalmente, finita. Cos ho preso una situazione che viene dall'Odissea (libro VIII: alla corte
dei Feaci un vecchio aedo, Demdoco, canta la caduta di Troia davanti a Ulisse) e le ho versato
dentro, per cos dire, la traduzione di alcuni passi de La presa di Ilio di Trifiodoro: un libro, non privo di
una sua eleganza postomerica, che risale forse al quarto secolo dopo Cristo.

2004 Giangiacomo Feltrinelli Editore

biografia dell'autore

Alessandro Baricco nato nel 1958 a Torino, dove ha fondato la scuola di scrittura creativa Holden.
Ha pubblicato due libri di argomento musicale, Il genio in fuga. Sul teatro musicale di Rossini e
L anima di Hegel e le mucche del Wisconsin, e i romanzi Castelli di rabbia, Oceano mare, Seta, City e
Senza sangue. Tra i suoi libri anche il monologo Novecento, da cui stato tratto il film La leggenda del
pianista sull oceano di Giuseppe Tornatore, Barnum. Cronache dal Grande Show, Barnum 2; Altre
cronache dal Grande Show, un racconto per il libro di Moreno Gentili, In linea d aria e il saggio Next.
Piccolo libro sulla globalizzazione e sul mondo che verr.

19 novembre 2004
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19972004 I.E. Informazioni Editoriali

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