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Principi
fondamentali
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SOMMARIO
Introduzione ...............................................................
3
Esame muscolare manuale ......................................... 4, 5
Obiettivit nellesame muscolare ................................ 6-8
Sistema muscolo-scheletrico .......................................
9
Articolazioni: definizione e classificazione,
Tabella .............................................................
10
Struttura macroscopica dei muscoli ............................
11
Test del range di movimento e di lunghezza
muscolare ........................................................
12
Classificazione per i test della forza ............................
13
Procedure di esame della forza ................................... 14-17
Ordine suggerito dei test muscolari ............................
18
Gradazione della forza e chiave
del grading muscolare ...................................... 19-24
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INTRODUZIONE
La filosofia alla base del libro che esiste un bisogno continuo di tornare ai concetti fondamentali. Questa filosofia particolarmente pertinente
nellera odierna di trattamenti brevi e progressi tecnologici.
La funzione muscolare, la meccanica del corpo e
le semplici procedure di trattamento restano invariate. Rispetto ai problemi muscolo-scheletrici, gli obiettivi fondamentali del trattamento sono stati, e continuano ad essere, il recupero e il mantenimento di un
adeguato range di movimento e di un buon allineamento ed equilibrio muscolare.
essenziale che il professionista scelga ed esegua efficacemente test che aiutino a risolvere i problemi, sia per formulare una diagnosi differenziale,
sia per stabilire o modificare le procedure di trattamento, sia per migliorare la funzione o risolvere il
dolore. Di suprema importanza, per studenti e clinici, la capacit di pensare in modo critico, di esigere obiettivit e di usare la cautela e la cura occorrenti per test e misurazioni appropriati, accurati e
significativi.
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Le due componenti fondamentali dellesame muscolare manuale sono la performance del test e la valutazione della forza o della lunghezza muscolare. Per condurre
correttamente queste operazioni occorre avere una conoscenza specifica e approfondita della funzione muscolare. Questa conoscenza deve includere la comprensione
del movimento articolare, in quanto i test di lunghezza e
forza sono descritti in termini di movimenti e posizioni
articolari. Deve anche includere la cognizione delle azioni agonistiche ed antagonistiche dei muscoli, e il loro
ruolo nella fissazione e nella sostituzione. Inoltre, richiede la capacit di palpare il muscolo e il suo tendine, di
distinguere tra un contorno normale ed uno atrofico, e di
riconoscere le anomalie di posizione o di movimento.
Chi conosce esaurientemente le azioni di muscoli ed
articolazioni in grado di apprendere le tecniche necessarie per lo svolgimento dei test. Serve esperienza per
individuare movimenti di sostituzione che si producono
sempre in casi di debolezza, e occorre una certa pratica
per acquisire abilit nello svolgere correttamente i test
di lunghezza e forza, e per graduare con precisione questultima.
Il libro sottolinea il bisogno costante di ritornare ai
princpi fondamentali nello studio della struttura e
della funzione del corpo. Riguardo ai problemi muscolo-scheletrici, ci implica una revisione dellanatomia e
delle funzioni delle articolazioni, nonch delle origini,
delle inserzioni e delle azioni dei muscoli. Include la
comprensione dei princpi fondamentali dai quali dipendono la valutazione e le procedure di trattamento.
Come libro di testo, sottolinea limportanza dei test
muscolari, degli esami della postura, dellanalisi dei
reperti obiettivi, della valutazione muscolo-scheletrica e
del trattamento. In una condizione essenzialmente
muscolo-scheletrica, la valutazione pu rappresentare e
determinare la diagnosi. Anche in una condizione non
essenzialmente muscolo-scheletrica, la valutazione pu
contribuire alla formulazione della diagnosi.
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OBIETTIVIT E ATTENDIBILIT
NELLESAME MUSCOLARE
Vi una crescente richiesta di obiettivit riguardo alle
misurazioni che si effettuano durante lesame muscolare. Dato lelevato costo dellassistenza sanitaria e il problema dei rimborsi, necessario documentare il miglioramento ottenuto con il trattamento. Ecco lesigenza di
lavorare con i numeri: minore il miglioramento, maggiore limportanza dei numeri con i quali possono
essere documentati cambiamenti minimi.
Molti propongono luso di strumenti per eliminare la
componente soggettiva degli esami muscolari manuali,
ma non stato ancora risposto adeguatamente ad alcune
domande. In che misura la soggettivit insita nei test
muscolari manuali pu essere eliminata con luso di
strumenti? In che modo nuovi problemi e variabili introdotti dagli strumenti influenzano laccuratezza, lattendibilit e la validit dei test muscolari?
Il valore delle misurazioni oggettive ottenute attraverso lutilizzazione di macchinari moderni deve essere
valutato in rapporto alla loro limitata utilit, al loro
costo e alla loro complessit.
I test della lunghezza muscolare, eseguiti accuratamente, forniscono dati oggettivi con luso di semplici
strumenti, come goniometri per la misurazione degli
angoli, regoli o metri a nastro per misurare le distanze.
Nei test della forza muscolare non si pu contare su
questi semplici mezzi. I problemi sono molto diversi
quando si misura la forza. Lobiettivit si basa sulla
capacit dellesaminatore di palpare e osservare la
risposta del tendine o del ventre muscolare in muscoli
assai deboli, e di osservare la capacit di un muscolo di
muovere una parte attraverso un range di movimento
parziale o completo su un piano orizzontale o di mantenere la parte in posizione antigravitaria.
Levidenza visiva dellobiettivit deve valere da un
esaminatore ad un altro. Un osservatore pu accorgersi
della prominenza di un tendine (grado traccia), vedere il
movimento sul piano orizzontale (grado insufficiente) o
se la parte sia mantenuta in posizione antigravitara
(grado sufficiente). Anche il grado sufficiente pi, che
si basa sul mantenimento della parte in posizione antigravitaria contro una lieve pressione esercitata dallesaminatore, di facile individuazione. Si tratta di gradi di
forza per i quali gli strumenti meccanici sono inutilizzabili ai fini di un riscontro obiettivo.
Restano i gradi di forza buona o normale, identificabili come prevede lesame muscolare manuale. Inoltre,
il range di forza oltre il grado normale assai ampio.
Nella misura in cui necessario determinare i potenziali massimi di forza muscolare, possono essere utilizzate
delle attrezzature utili ed economicamente convenienti.
In condizioni di ricerca controllate, macchinari isocinetici possono aiutare ad acquisire dati preziosi.
Attualmente, per, la loro applicabilit in campo clinico
limitata. Vi sono problemi sia nellesame della forza
muscolare che nellesecuzione degli esercizi. difficile
fornire la fissazione essenziale per il controllo di variabili e per assicurare la standardizzazione delle tecniche
di esame. I test eseguiti con le macchine mancano di
specificit e si determina un processo di sostituzione.
Oltre al costo elevato dei macchinari, il loro allestimento per luso da parte dei pazienti richiede tempo.
Entrambi sono fattori importanti quando si consideri la
convenienza economica delle procedure di esame.
Si generalmente concordi nel ritenere che i test eseguiti dallo stesso esaminatore siano i pi attendibili. Cosa
interessante, lo stesso vero per le numerose apparecchiature di esame che non hanno alcuna componente soggettiva. Per esempio, molti centri richiedono che le scansioni
successive della densit ossea vengano sempre effettuate
sulla stessa macchina. Vi troppa variabilit tra macchine
simili per seguire accuratamente il progresso di un individuo. Macchine differenti della stessa marca e dello stesso
modello non riescono a produrre risultati affidabili e comparabili. Persino sulla stessa macchina si pu trovare una
variabilit di accuratezza del 3% o pi (Dott. David
Zackson, comunicazione personale, 2004).
Lelettromiografia (EMG) un altro importante strumento di ricerca, ma la sua utilit nellesame della forza
muscolare discutibile. Secondo Gregory Rash, i dati
EMG non sanno dirci quanto sia forte il muscolo, se un
muscolo sia pi forte di un altro, se la contrazione sia
concentrica o eccentrica, o se lattivit sia sotto il controllo volontario dellindividuo1.
Continua la ricerca di un dispositivo manuale che
possa fornire dati oggettivi riguardo alla quantit di forza
impiegata durante lesame manuale della forza muscolare. Il problema con uno strumento del genere che si
interpone tra lesaminatore e la parte in esame, interferendo con luso della mano dellesaminatore stesso. La mano
delesaminatore non deve incontrare ostacoli nel posizionamento della parte, nel controllare la direzione specifica
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valutano la forza degli abduttori dellanca7. La forza dellesaminatore influenza la stabilit del dinamometro
manuale quando usato con soggetti pi robusti5. Questo
problema stato messo in correlazione da Mulroy e coll.
anche con le differenze di sesso: la forza di estensione
massima del ginocchio, misurata da un dinamometro
manuale, era accurata solo per lesaminatore di sesso
maschile che valutava pazienti di sesso femminile8.
evidente che la variet di strumenti impiegati e le
numerose variabili precludono la standardizzazione del
grading muscolare. Secondo Jules Rothstein, con questa corsa alle nuove tecnologie si rischia di offuscare
una sana valutazione clinica9.
Dopo un decennio di revisione scientifica, Newton e
Wadell hanno concluso che il giudizio del clinico sembra essere piu accurato nel determinare lo sforzo del
paziente che nel valutare i risultati delle macchine10.
Le nostre mani sono, come strumenti, quelli pi sensibili e precisi a disposizione delluomo. Con una mano
lesaminatore posiziona e fissa la parte adiacente a quella da esaminare. Con laltra determina il range di movimento indolore e guida la parte interessata verso la posizione precisa per il test, esercitando la quantit di pressione necessaria a determinare la forza. Per tutto il
tempo, lo strumento che chiamiamo mano collegato al
pi sensazionale computer mai realizzato, la mente
umana, che pu immagazzinare preziose e utili informazioni in base alle quali si possono esprimere giudizi diagnostici e terapeutici. Tali informazioni contengono dati
oggettivi che si acquisiscono senza dover sacrificare
larte e la scienza dellesame muscolare manuale in
favore di questa esigenza di obiettivit.
Nota storica
Nel 1941, mentre era impegnato in uno studio di ricerca per conto della Fondazione per la Paralisi Infantile, lautore anziano di questo testo progett
uno strumento manuale in grado di quantificare lapplicazione della forza durante lesecuzione dellesame muscolare. La Fondazione gir il progetto al
Dott. W. Beasley di Washington, D.C., che ne realizz un prototipo. Un anno dopo, lo strumento fu presentato nel corso di un simposio sulla poliomielite. La Figura A mostra il cuscinetto posto sul palmo della mano che trasmetteva la forza a un trasduttore sul dorso della mano stessa, mostrato nella
Figura B. possibile che questo sia stato uno dei primi dinamometri manuali.
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Maschi (% [n])
Femmine (% [n])
100 pazienti
con lombalgia
36 medici
275 cadetti
307 allievi
infermieri
50 fisioterapisti
100 pazienti
con lombalgia
58% (58)
25% (9)
5% (14)
Debolezza negli
addominali anteriori
superiori
44% (135)
52% (26)
81% (81)
69% (69)
31% (11)
33% (91)
Debolezza negli
addominali anteriori
inferiori
79% (243)
72% (36)
96% (96)
71% (71)
45% (16)
10% (28)
Limitazione della
flessione in avanti
5% (15)
10% (5)
48% (48)
71% (71)
77% (28)
26% (72)
40% (123)
76% (38)
90% (90)
15% (15)
3% (1)
5% (14)
5,5% (17)
10% (5)
6% (6)
0% (0)
0% (0)
0,3% (1)
Debolezza bilaterale
del gluteo medio
5,5% (17)
0% (0)
12% (12)
Reperti clinici
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Apparato muscolo-scheletrico
Il sistema muscolo-scheletrico composto da muscoli
striati, da vari tipi di tessuto connettivo e dallo scheletro. Fornisce i componenti essenziali per la forza, per la
flessibilit e per la stabilit nel sostegno del carico.
Le ossa dello scheletro sono unite da legamenti,
robuste fasce o lamine fibrose di tessuto connettivo, che
sono flessibili, ma non estensibili. Alcuni legamenti
limitano il movimento a tal punto che larticolazione
immobile, mentre altri consentono libert di movimento. I legamenti sono classificati in capsulari, extracapsulari e intracapsulari. Contengono terminazioni nervose che sono importanti nei meccanismi riflessi e nella
percezione del movimento e della posizione. Possono
differire dal punto di vista della funzione meccanica. Per
esempio, un legamento collaterale un tipo extracapsulare che rimane teso per tutto larco di escursione motoria articolare, mentre un legamento crociato (come nellarticolazione del ginocchio) diventa lasso durante
alcuni movimenti e teso durante altri.
Le fibre muscolari scheletriche sono classificate
principalmente in due tipi: tipo I (fibre rosse a contrazione lenta) e tipo II (fibre bianche a contrazione rapida). I due tipi sono entrambi presenti nella maggior
parte dei muscoli, ma abitualmente predomina un tipo
a seconda delle propriet contrattili del muscolo nel
suo complesso. Le fibre di tipo I sembrano prevalere in
alcuni muscoli posturali, come il sacrospinale e il
soleo. Le fibre di tipo II predominano nei muscoli
degli arti, dove sono necessarie forze rapide e potenti.
Tuttavia, nella popolazione esiste una certa variabilit
in questi rapporti, correlata soprattutto allo sviluppo e
allinvecchiamento.
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ARTICOLAZIONI
Lo Stedmans Concise Dictionary definisce unarticolazione come segue:
Articolazione, in anatomia, il sito di unione, di solito pi o
meno mobile, tra due o pi ossa... ed classificata in tre tipi
morfologici generali: articolazioni fibrose, articolazioni cartilaginee e articolazioni sinoviali11.
In certe articolazioni le ossa sono tenute cos strettamente insieme che non si verifica alcun movimento
apprezzabile. Queste conferiscono grande stabilit.
Alcune articolazioni forniscono stabilit in una sola
direzione e libert di movimento nella direzione opposta, mentre altre forniscono libert di movimento in tutte
le direzioni.
Le articolazioni che impediscono del tutto il movimento o lo consentono pochissimo sono quelle che tengono unite le due parti del corpo. La sutura sagittale del
cranio considerata unarticolazione fissa, unita da una
robusta membrana fibrosa. Larticolazione sacroiliaca e
la sinfisi pubica sono considerate articolazioni semimobili, unite da robuste membrane fibrocartilaginee.
La maggioranza delle articolazioni del corpo rientra
nella categoria delle articolazioni totalmente mobili,
unite da membrane sinoviali. Le articolazioni del gomito e del ginocchio sono essenzialmente articolazioni trocoidi. La struttura delle superfici articolari e i forti legamenti laterali e mediali limitano i movimenti laterali,
mentre i legamenti e i muscoli posteriori limitano lestensione. Di conseguenza, vi sono stabilit e robustezza in posizione di estensione. Al contrario, le articolazioni della spalla sono mobili in tutte le direzioni e
hanno una minore stabilit.
Cartilagineo
Sinoviale
Sinartrosi
Anfiartrosi
Diartrosi
Articolazione
Movimento
Esempio
Sindesmosi
Immobile
Tibio-peroneale (distale)
Sutura
Immobile
Sutura cranica
Gonfosi
Immobile
Sincondrosi
Leggermente mobile
Prima sternocostale
Sinfisi
Leggermente mobile
Sinfisi pubica
Sferoidea (enartrosi)
o sfera e cavit
Spalla2 e anca
Ginglimo
Flessione ed estensione
Gomito
Ginglimo modificato
Flessione, estensione e
leggera rotazione
Ginocchio e caviglia
Ellisoidale o condiloidea
Metacarpo-falangea e
metatarso-falangea
Trocoide o a perno
Supinazione, pronazione
e rotazione
Atlanto-assiale e radio-ulnare
Recezione reciproca
o a sella
Tutti i movimenti
tranne la rotazione
Calcaneo-cuboidea e
carpo-metacarpale
Piana o a scorrimento
Scorrimento
A ginglimo e
a scorrimento combinata
Flessione, estensione
e scorrimento
Temporo-mandibolare
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FUSIFORME
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I muscoli pennati sono probabilmente i meno sensibili allallungamento sia perch la fibra obliqua rispetto alla direzione del movimento articolare sia perch le
fibre e i fascicoli sono corti e paralleli, e quindi non
dipendono dagli altri segmenti per la continuit dellazione.
Il muscolo a ventaglio presenta i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le variet suddescritte. Pu essere
immaginato come un gruppo di muscoli distinti disposti
fianco a fianco a formare una singola unit a forma di
ventaglio. Ogni segmento indipendente nel senso che
dotato di una propria origine ed inserzione. Ad esempio, nel muscolo grande pettorale, cos strutturato, il
capo clavicolare pu non essere interessato, mentre
quello sternale pu essere paralizzato in una lesione del
midollo spinale.
Secondo il Trattato di Anatomia del Gray, la disposizione dei fascicoli correlata alla forza dei muscoli.
Quelli con relativamente pochi fascicoli, che si estendono per tutta la lunghezza del muscolo, hanno un pi
ampio range di movimento, ma non altrettanta forza. I
muscoli pennati, dotati di un gran numero di fascicoli
distribuiti lungo i loro tendini, hanno una forza maggiore, ma un arco di escursione motoria pi ristretto14.
A VENTAGLIO
PENNIFORME
Tibiale
anteriore
Flessore
lungo
dellalluce
Piccolo
gluteo
I metatarso
Cuneiforme
mediale
Flessore
lungo
delle dita
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Nota: Per entrambe le definizioni, il termine insufficienza passiva si riferisce alla mancanza di lunghezza muscolare. Al contrario, il termine insufficienza
attiva si riferisce alla mancanza di forza muscolare.
INSUFFICIENZA ATTIVA
Secondo la definizione di OConnell e Gardner:
Se un muscolo che incrocia due o pi articolazioni produce il
movimento simultaneo di tutte le articolazioni che attraversa,
presto raggiunge una lunghezza a cui non pu pi generare
una quantit utile di forza. In queste condizioni si dice che il
muscolo attivamente insufficiente. Un esempio di tale insufficienza si verifica quando si tenta di ottenere la totale estensione dellanca con la massima flessione del ginocchio. Gli
hamstring biarticolari sono incapaci di accorciarsi in misura
sufficiente a produrre un completo range di movimento di
entrambe le articolazioni simultaneamente12.
pluriarticolare) della classe III o IV di generare una forza efficace se posto in una posizione di completo accorciamento.
Lespressione: Il muscolo stato posto in rilassamento ha
lo stesso significato13.
Le due definizioni sopra riportate si applicano soltanto ai muscoli bi- o pluriarticolari. Tuttavia, laffermazione che i muscoli monoarticolari mostrano la massima
forza al completamento del range di escursione motoria
apparsa in tutte e quattro le edizioni de I muscoli: funzioni e test di Kendall. Sapere dove il muscolo presenta
la massima forza in relazione al range di movimento
di somma importanza per determinare la posizione per il
test. Dopo unattenta analisi, evidente che vi sono
quattro classificazioni.
Classe II
Muscoli bi- e pluriarticolari che agiscono come muscoli monoarticolari accorciandosi attivamente su entrambe
o tutte le articolazioni simultaneamente e presentando la
massima forza al completamento del range (muscoli
corti e forti).
Classe IV
Muscoli biarticolari che si accorciano su unarticolazione e si allungano sullaltra per fornire il range medio
della lunghezza complessiva del muscolo per la massima contrazione e forza (come rappresentato dalla curva
lunghezza-tensione).
Muscoli bi- o pluriarticolari che fisiologicamente agiscono in una sola direzione, ma il cui iperaccorciamento
prevenuto dallazione coordinata di muscoli sinergici.
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Lordine in cui i muscoli sono esaminati ampiamente una questione di scelta, ma in genere stabilito in modo
da evitare frequenti e inutili cambiamenti di posizione per
il soggetto. I muscoli che sono intimamente correlati nella
posizione o nellazione tendono ad apparire in sequenza in
un ordine di esame al fine di distinguere le differenze tra i
test. Come regola generale, la valutazione della lunghezza precede la valutazione della forza. Lordine specifico
dei test, quando importante, indicato nel testo. (Vedi
Ordine suggerito dei test muscolari a pag. 18).
TERMINI UTILIZZATI NELLA DESCRIZIONE
DEI TEST RELATIVI ALLA FORZA MUSCOLARE
Nei Capitoli da 4 a 7 sono presentate le descrizioni dei
test muscolari sotto le voci Paziente, Fissazione, Test e
Paziente
Fissazione
Questo termine si riferisce alla fermezza o stabilit del
corpo o di una parte del corpo, che necessaria per assicurare una valutazione accurata di un muscolo o di un gruppo
di muscoli. La stabilizzazione (mantenere costante o mantenere gi), il sostegno (mantenere su) e la contropressione
(pressione uguale e contraria) sotto tutti inclusi sotto fissazione, che significa mantenere fermo. La fissazione sar
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Pressione e resistenza
Il termine pressione* usato in tutto il testo in riferimento alla forza esterna applicata dallesaminatore per deter-
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Trapezio inferiore
Trapezio medio
Romboidi
Deltoide posteriore
(test in posizione prona)
Tricipite (test in posizione prona)
Grande rotondo
Rotatori mediali della spalla
(test in posizione prona)
Rotatori laterali della spalla
(test in posizione prona)
4. In posizione seduta
Quadricipite
Rotatori mediali dellanca
Rotatori laterali dellanca
Flessori dellanca (test di gruppo)
Deltoide anteriore, medio e posteriore
Coracobrachiale
Trapezio superiore
Dentato anteriore (test preferito)
5. Nella stazione eretta
Dentato anteriore
Flessori plantari della caviglia
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Proprio quando il grading sufficiente sorge il problema di stabilire se la forza che permette di mantenere la posizione del test equivalga alla forza necessaria
per spostare il muscolo attraverso il range di movimento fino alla posizione di prova. Tranne poche eccezioni, la regola generale che il movimento di prova pu
essere eseguito se pu essere mantenuta la posizione
del test.
In alcuni test muscolari, losso sul quale si inserisce
il muscolo si sposta da una posizione di sospensione sul
piano verticale verso il piano orizzontale. Il quadricipite, il deltoide e i rotatori dellanca esaminati in posizione seduta, e il tricipite e i rotatori della spalla esaminati
in posizione prona compongono questo gruppo.
Lazione di leva esercitata dal peso della parte aumenta
quando la parte stessa si sposta completando larco e, in
genere, la forza muscolare necessaria per mantenere la
posizione di prova contro la gravit sufficiente per eseguire il movimento del test contro gravit.
In alcuni esami, losso su cui si inserisce il muscolo
si muove da una posizione orizzontale ad una verticale
e la forza necessaria per mantenere la posizione del test
minore rispetto a quella necessaria per eseguire il
movimento del test. Ci avviene per i muscoli hamstring quando vengono esaminati a soggetto prono con
le ginocchia flesse, e nellesame dei flessori del gomito
in posizione supina.
Grading normale
Il grading normale quando il muscolo riesce a mantenere la posizione del test contro una forte pressione. Ci
non indica il massimo della forza esercitabile dal soggetto, ma la pressione massima che lesaminatore applica
per ottenere quella che pu essere definita la forza
piena del muscolo. Ai fini della valutazione, si potrebbe definire come la forza adeguata per le normali attivit funzionali. Per acquisire esperienza nel giudicare questa forza piena, lesaminatore dovrebbe valutare soggetti
normali di et e taglie diverse e di entrambi i sessi.
Grading buono
Il grading buono quando il muscolo riesce a mantenere
la posizione di prova contro una pressione moderata.
Grading sufficiente
Il grading sufficiente quando il muscolo pu mantenere la parte nella posizione di prova contro la resistenza
offerta dalla gravit, ma ne impossibilitato se a questa
si aggiunge anche una minima pressione. In test come
quelli per il tricipite e per il quadricipite, lesaminatore
dovrebbe evitare di porre larticolazione in una posizione bloccata che potrebbe conferire un improprio vantaggio ad un muscolo il cui grado di forza poco meno
che sufficiente.
Grading insufficiente
La capacit della parte di muoversi attraverso un arco di
movimento parziale sul piano orizzontale indica un grading insufficiente. Il grading insufficiente significa che
il muscolo in grado di completare il range di movimento sul piano orizzontale. Il grading insufficiente+ denota
la capacit di completare il range di movimento sul piano
orizzontale contro resistenza o di mantenere la posizione
completa contro la pressione. Significa anche che il
muscolo in grado di muoversi attraverso un arco di
movimento parziale in posizione antigravitaria.
I range di forza compresi nel grading insufficiente
sono abbastanza significativi da meritare queste sottoclassificazioni ai fini di una gradazione pi precisa. La
capacit di completare lintero range di movimento nel
piano orizzontale non correlata alla capacit di eseguire il test contro gravit nella maggior parte dei muscoli,
in particolare in quelli dellarticolazione dellanca.
Laggiunta di una pressione o di una resistenza allelemento del movimento sul piano orizzontale fornisce una
forza supplementare che si avvicina a quella di gravit
in posizione antigravitaria.
Gli abduttori dellanca, ad esempio, possono portare
a termine il movimento di abduzione in posizione supina
(cio sul piano orizzontale), il che indicherebbe un grading insufficiente. Con laumentare della forza, il
paziente sempre pi in grado di resistere alla pressione
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facendo ricerca su soggetti in recupero dalla poliomielite. Avevano precedentemente utilizzato come simboli
parole e lettere ed era quasi sempre possibile tradurre i
gradi da una scala allaltra.
Gli autori di questo testo ritengono sia nellinteresse
di coloro che sono impegnati nellesame muscolare
manuale cercare di standardizzare al massimo le descrizioni dei test e i simboli utilizzati. Luso dei numero
crescente ed essenziale in un lavoro di ricerca che
comporti la gradazione dei test muscolari.
La Chiave del grading muscolare illustrata nella
pagina seguente equivale fondamentalmente al sistema
di Lovett, con delle definizioni in pi per i gradi
meno e pi. Il grado insufficiente+ procura il
movimento sul piano orizzontale e un arco parziale
contro gravit. Entrambi i metodi per il grading insufficiente+ sono usati comunemente. In questo testo
stato eliminato il grado normale (N) e la scala stata
cambiata da 0 a 10. Indicando zero come 0 e il grado
traccia come T, le parole e le lettere usate come simboli si traducono direttamente come indicato dalla
Chiave del grading muscolare. I gradi 0 e T indicano
assenza di movimento e i numeri da 1 a 10 si riferiscono al grading del movimento del test e della posizione
del test.
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Test in posizione
antigravitaria
Zero
Traccia
Insuff.
Insuff.
Insuff.+
I+
2+
Insuff.+
I+
2+
Suff
Suff.
Suff.+
S+
3+
Buono
Buono
Buono+
B+
4+
Normale
10
++
+++
++++
*Il sostegno della parte in esame dovrebbe idealmente essere fornito da una superficie solida e liscia che riduca al minimo la resistenza al
movimento nel piano orizzontale, come una tavola cosparsa di talco.
**Lesame per un grado insufficiente+ nel piano orizzontale richiede che il muscolo in esame: (1) sia in grado di muovere la parte attraverso
lintero range di escursione motoria del muscolo senza resistenza (grado insufficiente); e poi (2) sia in grado di reggere contro una leggera pressione nella posizione del test dove presenta la massima forza (p. es., i muscoli della classe I e II dovrebbero essere esaminati al completamento
del range, mentre quelli della classe III e IV dovrebbero esserlo nel range mdio della lunghezza complessiva del muscolo. Vedi pag. 13).
Secondo la chiave del grading muscolare, il grado pi elevato del movimento del test nella posizione antigravitaria un 3 o un insufficiente+. I movimenti del test per i flessori laterali del tronco, per i muscoli addominali superiori e inferiori e per gli estensori del dorso rappresentano delle eccezioni. Vedi i test individuali (pagg. 179, 183, 200, 210) per il grading di questi muscoli.
Lesame dei muscoli delle dita della mano e del piede non dipende dalla gravit. Vedi Capitolo 6, pagina 293.
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Plessi nervosi
DEFINIZIONI
Il termine plesso deriva dal latino e significa treccia. Un
plesso nervoso risulta dalla divisione, congiunzione e
interconnessione di nervi allinterno di una rete complessa. Nel descrivere le origini, i componenti e i rami terminali di un plesso, i termini nervi e radici vengono usati
con un duplice significato. Ci sono infatti nervi spinali e
nervi periferici, radici dei nervi spinali e radici del plesso. Vi sono poi il midollo spinale (spinal cord) e le corde
del plesso. Per evitare confusione, nella descrizione che
seguir verranno impiegati sinonimi appropriati.
Il midollo spinale contenuto nella colonna vertebrale e si estende dalla prima vertebra cervicale fino a
livello della seconda vertebra lombare. Ognuna delle 31
coppie di nervi spinali origina dal midollo spinale per
mezzo di due radici nervose spinali. La radice ventrale, che costituita da fibre motorie, e la radice dorsale,
che composta da fibre sensitive, si uniscono a livello
del forma intervertebrale formando il nervo spinale
(vedi pag. 142 in alto). Un segmento spinale la parte
del midollo da cui origina ogni paio di nervi spinali.
Ogni nervo spinale contiene fibre motorie e sensitive di
un singolo segmento spinale.
Poco dopo lemergenza dal forame, il nervo spinale
si divide in un ramo primario dorsale e in un ramo
primario ventrale. I rami dorsali sono diretti posteriormente, e le fibre sensitive e motorie innervano la cute e
i muscoli estensori del collo e del tronco. I rami ventrali, tranne quelli della regione toracica, contengono le
fibre nervose che prendono parte alla costituzione dei
plessi.
Le illustrazioni dei plessi sono state incluse nei capitoli pertinenti: quella del plesso cervicale nel capitolo
sul collo, a pagina 143; quella del plesso brachiale nel
capitolo sullarto superiore, a pagina 247; e quelle sia
del plesso lombare che del plesso sacrale nel capitolo
sullarto inferiore (pagg. 360 e 361). I muscoli del tron-
25
co ricevono linnervazione direttamente dai nervi toracici e da un ramo del plesso lombare.
I nervi periferici emergono dai plessi a vari livelli o
come rami terminali. Come risultato dello scambio reciproco di fibre allinterno del plesso, i nervi periferici
contengono fibre di almeno due, e talvolta addirittura
cinque, segmenti spinali.
DISTRIBUZIONE DEI SEGMENTI SPINALI
AI NERVI E AI MUSCOLI
Per anatomisti e clinici, la determinazione della distribuzione dei segmenti spinali ai nervi periferici e ai muscoli si rivelata un compito arduo. Il decorso dei nervi spinali complicato dallinterconnessione delle fibre nervose mentre passano allinterno del plesso. Poich
praticamente impossibile delinerare il percorso completo di una singola fibra nervosa attraverso il labirinto del
suo plesso, le informazioni riguardo alla distribuzione
dei segmenti spinali sono state derivate principalmente
da osservazioni cliniche. Luso di questi metodi empirici ha sortito leffetto di trarre una variet di osservazioni riguardo ai segmenti da cui originano questi nervi e ai
muscoli che essi innervano. Nella diagnosi e nella localizzazione di una lesione nervosa importante essere
consapevoli di possibili variazioni. Per focalizzare lattenzione sulla gamma di variazioni esistenti, i Kendall
hanno tabulato le informazioni desunte da sei fonti ben
note.
La tabella nellappendice mostra la distribuzione dei
segmenti spinali ai nervi; le altre tabelle nellappendice
mostrano la distribuzione ai muscoli.
I simboli usati nella tabulazione dei dati bibliografici sono stati: una X maiuscola per indicare una distribuzione maggiore, una x minuscola per denotare una
distribuzione minore e una x fra parentesi (x) per indicare la possibilit di una distribuzione poco frequente.
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Data
Tronco
Cord. P.
cut.
Int. ant.
Radilae
Mediano
Inter. post.
Lat. M
Musc.
Asc.
M. e L. L
Plesso brachiale
Rad.
Nervi cervicali
1
1
1
1-8
1-8
1-4
3, 4, 5
5, 6, 7, (8)
4, 5
5, 6
4, 5, 6
(4), 5, 6, (7)
(5), 6, 7, 8
5, 6, (7)
5, 6, 7
(6), 7, 8
5, 6
(4), 5, 6, 7
5, 6, 7, 8
5, 6, 7, 8
7, 8
MUSCOLO
Cervicale
D.
V.
V.
V.
P.R.
P.R.
S.T.
S.T.
P.
P.
P.
L.
M.
P.
L.
P.
L.M.
M.
TERRITORI SENSORIALI
LEGENDA
D.
V.
R.P.
T.S.
P.
L.
M.
Cervicale
Cervicale
Cervicale
Frenico
Tor. lungo
Dors. scap.
N. per il succl.
Sovrascap.
Sottosc. sup.
Toracod.
Sottosc. inf.
Pett. lat.
Pett. med.
Ascellare
Muscoloc.
Radiale
Mediano
Ulnare
C1
C2
C3
C4
C5
C6
C7
C8
TI
NERVI PERIFERICI
Ulnare
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LIVELLO MIDOLLARE
1
1
1
1
2
2
2
2
2
3 4 5 6 7 8 1
3
3
3
3
3
(1) 2 3
2 3
3
(4)
4 5 6 (7)
4 5
4 5 6 7 8
4
4 5
5
4 5
5
4 5
(4) 5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
5
6 7 8
6
6
6
6
6
6
6
6
(6)
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
(6)
7
7 8
7
7
7 8 1
7 8 1
7 8 1
7 8
7
7
(7)
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
(6) 7
7
6 7
8
8
8
8
8
8
8
8
8 1
8 1
8 1
8 1
8 1
8 1
6 7 8 1
6 7 8 1
(6) 7 8 1
7 8 1
7 8 1
(7) 8 1
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Data
Ant.
Post.
Sup.
Profondo
Sup.
Sciatico
Tibiale
Plant. med.
Tibiale
Peroneo comune
Tibiale
Plesso
sacrale
Inf
Gluteo
Otturatore
Femorale
Plesso
lombare
Nervi toracici
D.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
P.
A.
P.
P.
V.
P.
A.
P.
A.
LIVELLO
MIDOLLARE
MUSCOLO
TERRITORI SENSORIALI
LEGENDA
D. = Ramo primario dorsale
V. = Ramo primario ventrale
T1-12, L1-5, S1
T1, 2, 3, 4
T5, 6
T7, 8
T9, 10, 11, 12
Ileoipogastrico T12, L1
Ileoinguinale T(12), L1
Ples. lomb. T(12), L1, 2, 3, 4
Femorale L(1), 2, 3, 4
Otturat. L(1), 2, 3, 4
Gl. sup. L4, 5, S1
Gl. inf. L5, S1, 2
Pl. sacr. L4, 5, S1, 2, 3
Sciatico L4, 5, S1, 2
Sciatico L4, 5, S1, 2 , 3
Peroneo L4, 5, S1, 2
Tibiale L4, 5, S1, 2 , 3
L1
L2
L3
L4
L5
S1
S2
S3
NERVI PERIFERICI
Plant. lat.
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A. = Divisione anteriore
P. = Divisione posteriore
LIVELLO MIDOLLARE
SACROSPINALE
DENTATO POST. SUP.
TRASV. DEL TORACE
INTERCOSTALI INT.
INTERCOSTALI EST.
SOTTOCOSTALI
ELEVATORI DELLE COSTE
OBL. EST. DELLADDOME
RETTO DELLADDOME
OBL. INT. DELLADDOME
TRASV DELLADDOME
DENTATO POST. INF.
QUADRATO DEI LOMBI
GRANDE PSOAS
PICCOLO PSOAS
ILIACO
PETTINEO
SARTORIO
QUADRICIPITE
ADDUTTORE BREVE
ADDUTTORE LUNGO
GRACILE
OTTURATORE EST.
GRANDE ADDUTTORE
MEDIO GLUTEO
PICCOLO GLUTEO
TENS. FASCIA LATA
GRANDE GLUTEO
PIRIFORME
GEMELLO SUP.
OTTURATORE INT.
GEMELLO INF.
QUADRATO DEL FEMORE
BICIPITE (CAPO BREVE)
BICIPITE (CAPO LUNGO)
SEMITENDINOSO
SEMIMEMBRANOSO
TIBIALE ANT.
EST. LUNGO ALLUCE
EST. LUNGO DITA
PERONEO ANT.
EST. BREVE DELLE DITA
PERONEO LUNGO
PERONEO BREVE
PLANTARE
GASTROCNEMIO
POPLITEO
SOLEO
TIBIALE POST.
FL. LUNGO DELLE DITA
FL. LUNGO DELLALLUCE
FL. BREVE DELLE DITA
ABD. DELLALLUCE
FL. BREVE DELLALLUCE
I LOMBRICALE
ABD. DEL V DITO
QUADRATO DELLA PIANTA
FLESS. DEL V DITO
OPPONENTE DEL V DITO
ADD. DELLALLUCE
INTEROSSEI PLANTARI
INTEROSSEI DORSALI
LOMBRICALI I, II, III E IV
1 2 3 4 5 1 2 3
( )
( )
( )
1
1
1 2 3
1 2
1 2 3 4
( )
(1) 2
2
2
2
3
3
3
3
4
4
(4)
4
2 3 4
2 3 4
2 3 4
3 4
2 3 4 5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
5 1
(5) 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
4
4
4
4
4
4
4
5
5
5
5
5
5
5
2
2
2
2
(2)
(2)
2 3
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
4 5 1
1
4 5 1
5 1
(4) 5 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
1
1
1
1
1
1
(2)
2
2
(2)
2
2
2
2
2
2
2
1 2
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Princpi di trattamento
LINEE GUIDA PER IL CLINICO
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Princpi di trattamento
STABILIT O MOBILIT
Nel trattamento di condizioni alterate di articolazioni e
muscoli, occorre necessariamente stabilire degli obiettivi terapeutici generali, decidendo se si voglia ottenere,
per il raggiungimento di una funzionalit ottimale, la
stabilit o la mobilit. Le strutture articolari sono predisposte in modo tale che con una mobilit maggiore si
ha una minore stabilit, e viceversa.
ormai appurato che con la crescita, dallinfanzia
allet adulta, si ha un irrigidimento della struttura
legamentosa con un corrispondente calo della flessibilit muscolare. Questo cambiamento comporta una maggiore stabilit e forza nellet adulta rispetto a quella
infantile.
Il soggetto con dei legamenti rilassati non ha, nella
stazione eretta, la stabilit che si osserva in un soggetto
con minore flessibilit. Ad esempio, un ginocchio che
va in iperestensione non , dal punto di vista meccanico,
tanto stabile nel sopportare il peso del corpo quanto un
ginocchio che venga tenuto in estensione normale.
La carenza di stabilit della colonna vertebrale nel
soggetto flessibile pu causare problemi quando il lavoro richiede di stare a lungo in piedi o seduti o quando
occorre sollevare o trasportare oggetti pesanti. I muscoli non sono in grado di espletare contemporaneamente la
funzione di movimento e di sostegno che , di norma, a
carico dei legamenti. Quando sopravvengono, i sintomi
esordiscono in forma di astenia, e successivamente
come dolore. Spesso un soggetto giovane con una forza
eccellente, ma con una flessibilit eccessiva della colonna vertebrale, necessiter di un supporto per la schiena
per alleviare i sintomi algici.
In certe situazioni, la funzione migliora e il dolore
viene alleviato dalla limitazione del range di movimento, fino al punto da raggiungere una stabilizzazione totale. Condizioni come la spondiloartrosi di MarieStrmpell, se artrodesizzata in buon allineamento, e
fusioni postoperatorie del rachide, dellanca, del piede o
del polso esemplificano questo principio.
Dal punto di vista meccanico, vi sono due tipi di difetti connessi ad allineamento e mobilit: compressione
eccessiva sulle superfici articolari dellosso e tensione
eccessiva su ossa, legamenti o muscoli. Alla fine possono
prodursi due tipi di alterazioni ossee. La compressione
eccessiva provoca un effetto erosivo sulla superficie articolare, mentre la trazione pu tradursi in un aumento
della crescita dellosso nel punto di inserzione.
La mancanza di mobilit strettamente connessa alla
permanenza di un allineamento scorretto come fattore
allorigine dellindebita compressione. Quando la mobilit persa, si ha una condizione di rigidit ed un certo
allineamento resta costante. Ci pu essere dovuto alla
limitazione del movimento da parte dei muscoli tesi o
allincapacit dei muscoli deboli di muovere la parte
attraverso larco di movimento. La tensione muscolare
31
un fattore costante che tende a mantenere lallineamento difettoso della regione qualunque sia la posizione del
corpo. La debolezza muscolare un fattore meno
costante in quanto il cambiamento di posizione del
corpo pu determinare una variazione anche dellallineamento della regione. Quando il movimento delle
articolazioni normale, il logorio delle superfici articolari tende a distribuirsi, ma se il range limitato, il deterioramento sar solo a carico delle superfici articolari
che vengono coinvolte nellarco di movimento utilizzato. Se la regione frenata dalla tensione muscolare protetta contro qualsiasi movimento che possa provocarne
la contrattura, ne risentiranno anche le altre parti che
devono compensare tale limitazione.
Leccessiva mobilit articolare porta a tensione dei
legamenti che normalmente limitano il range di movimento e pu tradursi in una compressione eccessiva sui
margini delle superfici articolari quando tale situazione
perdura nel tempo.
RUOLO DEI MUSCOLI
Oltre al loro compito nel movimento, i muscoli hanno
unimportante funzione di supporto delle strutture scheletriche. Il muscolo deve essere sufficientemente lungo
per rendere possibile la mobilit normale delle articolazioni, ma abbastanza corto per contribuire efficacemente alla stabilit articolare.
Quando il range di movimento limitato a causa di
una contrattura muscolare, il trattamento consiste nellutilizzo di varie manovre e procedure volte a favorire il
rilassamento e lo stiramento del muscolo. Gli esercizi di
stretching sono fra le procedure pi importanti. Lo stretching dovrebbe essere graduale e pu provocare un leggero fastidio, ma non dovrebbe provocare dolore.
Quando il range di movimento eccessivo, il punto
focale del trattamento consiste nel prevenire uniperestensione. Se presente instabilit, con o senza dolore,
prudente in molti casi procedere allapplicazione di un
tutore cos da contenere le strutture colpite. Pu essere o meno necessario aggiungere esercizi specifici in
quanto molti muscoli, indeboliti dalla distensione,
riprendono le loro abituali funzioni una volta scongiurato il rischio di iperestensione.
Molte condizioni neuromuscolari sono caratterizzate
da debolezza muscolare. Alcune presentano modelli ben
definiti di coinvolgimento muscolare, altre presentano
una debolezza non omogenea senza un apparente schema. In alcuni casi la debolezza simmetrica, in altri
asimmetrica. La sede o il livello della lesione periferica
possono essere determinati in quanto i muscoli distali
alla sede della lesione stessa sono affetti da debolezza o
paresi. Un esame accurato e unattenta registrazione dei
risultati dei test rivelano dati caratteristici contribuendo
alla diagnosi.
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Pagina 32
Problemi neuromuscolari
come risultato, ad esempio, di un infortunio o di una manipolazione che ponga in trazione eccessiva il plesso stesso.
Il nervo toracico lungo pu subire uno stiramento qualora
si trasporti una valigia pesante con cinghia a spalla.
Una compressione o una trazione interne che colpiscano i nervi interessano in genere zone del corpo dove
il nervo vulnerabile a causa della stretta vicinanza a
strutture scheletriche fisse. In condizioni normali, un
solco o un tunnel possono essere strutture protettive, ma
in presenza di una lesione o di uninfiammazione con
tessuto edematoso o cicatriziale, lo spazio ristretto
diventa una fonte di intrappolamento. La compressione
interna esemplificata dalla pressione su:
Radici dei nervi spinali a causa di depositi di calcio nei
forami di coniugazione.
Nervo sovrascapolare mentre passa al di sotto del legamento e attraverso lincisura scapolare21-24.
Plesso brachiale da costa cervicale (sovrannumeraria).
(Vedi postura in rapporto alla costa cervicale, pag.
343).
Plesso brachiale da processo coracoideo e contrattura
del piccolo pettorale (vedi pag. 340)19,25.
Nervo ascellare nello spazio quadrilatero (vedi pag.
342)23,26.
Nervo mediano nella sindrome del tunnel carpale.
Nervi digitali (di solito per il quarto dito) nel neuroma
di Morton.
La trazione interna pu essere esemplificata da:
Nervo sovrascapolare mentre passa attraverso lincisura
scapolare, dove soggetto a stiramento in seguito
allo spostamento della spalla e della scapola27.
Nervo peroneo, in seguito a spasmo del tensore della
fascia lata, con risultante trazione sulla bandelletta
ileotibiale alla sua inserzione sotto la testa del perone (vedi pag. 447).
Nervo peroneo a seguito della trazione sulla gamba per
rotazione interna del piede19,24.
Talvolta vi pu essere combinazione di diversi fattori.
Si consideri il caso di una donna che si era svegliata in
piena notte con la sensazione di non avere pi il braccio
destro. Lintero arto appariva morto. Cercatolo con la
sinistra, prima sul fianco destro in basso, lo trov in alto,
esteso al di sopra della testa. Lo abbass, lo sfreg vigorosamente, ed esso torn normale in un minuto o due.
Con il braccio al di sopra del capo, e con lintero arto
interessato, ci potrebbero essere state sia una compressione che una trazione sui tronchi del plesso brachiale e
sui vasi sanguigni a partire dallangolazione sotto il processo coracoideo e sotto il piccolo pettorale. Visto il
recupero subitaneo grazie alla stimolazione della circolazione per mezzo di massaggi sul braccio, il problema
sembra essere stato principalmente di tipo circolatorio.
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Problemi neuromuscolari
IMPINGEMENT DEL NERVO
In questo testo, il termine impingement sar usato in
riferimento allirritazione nervosa associata ai muscoli.
Durante gli anni 30 vi era grande incertezza ad
accettare la possibilit che, oltre alle ossa e ad altre
strutture fisse, i muscoli potessero rivestire un ruolo nel
produrre irritazione dei nervi. In un articolo del 1934
riguardante il muscolo piriforme, Albert H. Freiberg
affermava che la pressione di un ventre muscolare sul
tronco del nervo sciatico pu produrre dolore spontaneo
o evocato, [ma] al presente deve essere considerato
come non ancora dimostrato28. Lautore era piuttosto
cauto e quasi si scusava nel suggerire che il muscolo
potesse svolgere un ruolo del genere.
Nello stesso periodo, uno degli autori originali de I
muscoli: esame e funzione, Henry O. Kendall, offr piuttosto coraggiosamente tale tipo di spiegazione per diverse entit cliniche. Molti casi erano correlati a muscoli
attraversati da un nervo periferico e nei quali il movimento o le variazioni di lunghezza del muscolo erano
fattori che causavano frizione irritativa sul nervo. I sintomi di dolore o fastidio potevano essere evocati da una
condizione di contrazione attiva, dallo stiramento del
muscolo o da movimenti ripetitivi.
Gli autori sono consapevoli del fatto che la spiegazione del dolore a carico di un nervo periferico sulla
base di pressione o frizione operata da muscoli ancora
oggetto di controversia, in riferimento ad alcune sindromi, prima fra tutte quella del piriforme23,29. Tuttavia, il
concetto ben riconosciuto riguardo al coinvolgimento
nervoso con numerosi muscoli.
In condizioni normali e attraverso un normale range
di movimento, si presume che un muscolo non possa
causare lirritazione di un nervo che giaccia nelle sue
strette vicinanze o che lo attraversi. Comunque, un
muscolo che viene stirato diventa rigido e pu potenzialmente esercitare una forza di compressione o frizione. Un muscolo che abbia sviluppato una brevit adattativa si muove con unescursione minore e diviene rigido
prima di aver raggiunto la lunghezza che avrebbe di
norma; un muscolo allungato si muove attraverso un
range superiore al normale prima di divenire rigido. Un
muscolo rigido, specie se sostiene il carico, pu causare
attrito su un nervo durante movimenti ripetitivi.
In casi di modesta gravit i sintomi possono essere
fastidio o dolore sordo, piuttosto che vivo dolore, quando i muscoli si contraggono o sono allungati. Un dolore
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Problemi muscolo-scheletrici
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Problemi muscolo-scheletrici
to a un insulto dello stesso. La contrazione di tale segmento causa una tensione sulla zona lesa ed presente una
condizione di contrattura. Il dolore associato alla tensione
a livello muscolare pu essere limitato dai margini del
muscolo o essere diffuso per meccanismi di dolore riflesso o riferito. Il trattamento richiede limmobilizzazione in
una posizione che riduca la tensione sul muscolo colpito.
Si ottiene una risposta positiva anche effettuando un massaggio delicato localizzato nellarea spastica.
Lo spasmo muscolare associato a una lesione tendinea differisce da quello suddescritto quando la tensione
viene esercitata sul tendine pi che su una parte del
muscolo. I tendini contengono molte terminazioni nervose sensibili allallungamento e il dolore associato a
una lesione tendinea tende ad essere intenso.
ACCORCIAMENTO ADATTATIVO
Laccorciamento adattativo una rigidit che si produce
nel muscolo quando resta in una posizione accorciata. A
meno che il muscolo antagonista non sia in grado di riportare indietro la parte in posizione neutra o che una qualche
forza esterna non eserciti un allungamento sulla parte
accorciata, permarr la condizione suddetta.
La brevit rapppresenta una riduzione della lunghezza muscolare da lieve a moderata e si traduce in una corrispondente limitazione del range di movimento. considerata reversibile, ma i movimenti di stretching
dovranno essere eseguiti gradualmente per evitare danni
ai tessuti. Per il ripristino della mobilit dei muscoli che
presentano una tensione di grado moderato, sono generalmente necessarie numerose settimane.
Gli individui che devono trascorrere gran parte della
giornata su una sedia a rotelle o in posizioni sedute
sedentarie possono sviluppare un accorciamento adattativo dei flessori dellanca monoarticolari (ileopsoas). La
prolungata postura assisa con le ginocchia parzialmente
estese pone il piede in una posizione di flessione plantare e pu esitare in un accorciamento adattativo del soleo.
Questultima condizione sviluppata anche dalle donne
che per gran parte del tempo calzano scarpe a tacchi alti.
Tale accorciamento pu influenzare sia lequilibrio che
lallineamento nella stazione eretta.
DEBOLEZZA DA ALLUNGAMENTO
definita debolezza da allungamento la debolezza che
deriva dalla permanenza dei muscoli in una posizione stirata, anche se lieve, che supera la posizione neutra fisiologica di riposo, ma non il range di lunghezza normale. Il
concetto correlato alla durata dellallineamento scorretto piuttosto che alla sua gravit. (Non si riferisce quindi
ad un iperallungamento, che indica invece il superamento del range normale di lunghezza muscolare).
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Pagina 36
Tecniche di trattamento
TRAZIONE
La trazione una procedura utilizzata a fini terapeutici
per produrre un allungamento delle strutture articolari
e/o muscolari. Applicata correttamente, la forza tira
nella direzione della separazione o distrazione delle articolazioni degli arti o dei corpi vertebrali. La trazione si
pu applicare manualmente o con uno strumento di trazione meccanica, con pesi statici o distrattori di posizione. Gli effetti terapeutici comprendono lattenuazione
del dolore e dello spasmo, la riduzione o la prevenzione
di aderenze, lallungamento della muscolatura contratta
e il miglioramento della circolazione.
MASSAGGIO
Il massaggio spesso sottovalutato e poco impiegato
come strategia terapeutica. Se eseguito correttamente,
pu essere molto efficace nel trattamento delle affezioni
muscolo-scheletriche. Si usa principalmente per migliorare la circolazione, promuovere il rilassamento dei
muscoli, contribuire a sciogliere il tessuto cicatriziale
ed allungare i muscoli e la fascia in tensione. Un massaggio delicato e rilassante riesce efficacemente ad alleviare
lo spasmo muscolare (come quello di tipo protettivo).
Lapplicazione preliminare di calore leggero e superficiale spesso migliora la risposta. A causa del suo effetto rilassante, il massaggio non dovrebbe essere usato in
caso di muscoli stirati e deboli. (Vedi oltre per il trattamento dei muscoli paralizzati).
La risoluzione dei sintomi a volte quasi immediata, confermando lappropriatezza di questo approccio.
La tecnica impiegata, larea di applicazione e sia la direzione che la durata del massaggio si dovrebbero conformare alla disfunzione del tessuto molle, alla tolleranza
del paziente e allobiettivo che si vuole raggiungere. Il
massaggio di stiramento una procedura essenziale nel
trattamento correttivo dei muscoli e della fascia accorciati da difetti posturali perduranti da molto tempo o dallimmobilizzazione. Il paziente spesso riferisce di
avvertire un dolore piacevole e che i muscoli tesi vengono sciolti da uno stretching efficace. La tecnica corretta impiega un massaggio deciso, ma delicato, specifico per i tessuti contratti e diretto verso il cuore. Talvolta,
per, pi efficace il massaggio nella direzione opposta.
Il massaggio appropriato anche quando si intende
ridurre un edema eccessivo che limiti il movimento.
Ledema in genere si sviluppa distalmente dopo un intervento chirurgico, un trauma, un prolungato periodo di
posizione declive o di inattivit. La parte affetta andrebbe posta in posizione elevata ed il massaggio andrebbe
eseguito con cautela utilizzando una pressione decisa e
uniforme in direzione disto-prossimale (verso il cuore).
Quando indicato lo stretching, i muscoli contratti
dovrebbero essere allungati senza cagionare danno alla
parte o al corpo nella sua interezza. Si dovrebbe aumentare il range di escursione motoria per permettere la normale funzione articolare, a meno che non si desideri
come risultato finale la limitazione del movimento a
favore della stabilit.
GINNASTICA
I muscoli possiedono la capacit di contrarsi attivamente e di essere allungati passivamente. La qualit dellelasticit dei muscoli dipende da una combinazione di
queste due caratteristiche. Si utilizzano gli esercizi per
rafforzare i muscoli deboli e per allungare i muscoli
brevi allo scopo di ripristinare il pi possibile lelasticit dalla quale dipende la normale funzione muscolare.
La ginnastica utile anche per migliorare la resistenza,
la coordinazione e per recuperare la funzione.
I movimenti di stretching devono essere eseguiti con
gradualit per evitare danni alle strutture tessutali.
necessario dedicare un periodo di tempo adeguato alla correzione della tensione che perdura da tempo. Occorrono
generalmente alcune settimane per recuperare la mobilit
dei muscoli interessati da una tensione moderata.
Il trattamento della debolezza muscolare dovuta
allallungamento e allinattivit richiede unanalisi delle
cause che la sottendono. Nei casi di meccanica corporea
difettosa si osservano numerosi esempi di debolezza da
allungamento muscolare, ma lelemento atrofia da non
uso molto meno comune.
I muscoli paralizzati o indeboliti da malattie o lesioni traumatiche richiedono unattenzione speciale nella
loro manipolazione e nel loro trattamento. I muscoli che
subiscono unatrofia da denervazione sono pi delicati
dei muscoli normali e possono essere lesi da un trattamento che non risulterebbe nocivo per dei muscoli sani.
Nei primi mesi dellatrofia, il trauma a carico delle
delicate fibre atrofiche accelera indubbiamente il processo degenerativo31.
Per i muscoli incapaci di muoversi occorre un trattamento per stimolare la circolazione e per aiutare a conservare la flessibilit. Sono indicati un calore leggero e un
massaggio delicato. I muscoli denervati o paralizzati sono
estremamente vulnerabili a un coinvolgimento secondario
dovuto a una manipolazione incauta o a un trattamento
esagerato. Sunderland afferma che uno degli obiettivi del
trattamento quello di tenere a riposo i muscoli paralizzati e proteggerli dal sovrastiramento o da un accorciamento permanente dovuto a fibrosi interstiziale19.
Il trattamento impostato in modo razionale quando
si cerca di mantenere un range funzionale di movimento, in modo da prevenire la rigidit articolare, muovendo le articolazioni sino a completare lescursione nella
direzione di stretching dei muscoli normali prestando,
per, grande attenzione allallungamento del muscolo
debole o paralizzato. I muscoli deboli che perdono la
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Modalit di trattamento
forza dopo essere stati sottoposti a procedure di stretching, la recuperano quando ci si limita a modificare il
trattamento riducendo il range di stiramento.
STIMOLAZIONE ELETTRICA
Attualmente si dispone di diversi tipi di modalit di elettrostimolazione per programmi di trattamento volti al
controllo del dolore, alla rieducazione muscolare o alla
gestione delledema. Alcune di queste modalit sono
efficaci se usate con cautela, come aggiunta a un trattamento ben pianificato.
TUTORI
I tutori sono usati per diverse ragioni: per immobilizzare la parte interessata, per correggere un allineamento
scorretto, per alleviare la tensione su muscoli indeboliti,
per facilitare la funzione e per limitare il movimento in
una data direzione. La correzione dei difetti di allineamento associati a debolezza richiede spesso delle misure di supporto che non possono, per, risultare efficaci
se esiste una tensione nei muscoli antagonisti a quelli
deboli. Lapplicazione di un tutore in una posizione
scorretta non allevier la tensione; il muscolo contratto
deve essere allungato.
Spesso sorge la domanda se sia meglio consigliare ai
soggetti con muscolatura addominale debole di indossare
un supporto o se il fatto di poter contare sul supporto tenda
ad indebolire maggiormente i muscoli in questione.
Impiegando delle procedure di esame della muscolatura e
della postura, si pu ridurre al minimo la percentuale di
errore nel valutare la necessit di impiegare un supporto.
Anche il grado di debolezza e lestensione del difetto di
allineamento aiutano a determinare se sia necessario un
supporto. La debolezza estrema dovuta a contrattura o a
stanchezza pu richiedere temporaneamente il riposo a
letto o la limitazione del movimento della regione colpita
tramite lapplicazione di un tutore. La debolezza moderata
pu o no richiedere luso di un tutore, e ci dipende, in
larga misura, dalla professione svolta dal soggetto. La
debolezza muscolare di grado lieve risponde solitamente a
una ginnastica mirata senza luso di un tutore o senza riduzione dellattivit funzionale. Per quanto riguarda la forza
muscolare degli addominali, per adulti il cui grado muscolare sufficiente o inferiore, si consiglia luso di un tutore.
Spesso difficile convincere il soggetto che indossare il tutore lo aiuter ad incrementare la forza dei muscoli deboli, il che sembra in contraddizione con quanto si
ritiene generalmente, e cio che ginnastica e attivit fisica potenzino la forza muscolare. Si deve spiegare al
paziente che questa particolare debolezza muscolare
non causata da mancanza di esercizio, ma da una contrattura continua. Il tutore ridurr la contrattura postura-
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dini, come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, la sindrome di Guillain-Barr, la fibromialgia e
losteoartrosi.
Lauro Halstead, M.D., ritiene che la nuova debolezza sia il sintomo distintivo della SPP.
Quando compare una nuova debolezza in muscoli precedentemente colpiti dalla polio e/o in muscoli che originariamente si ritenevano non affetti, tale debolezza pu essere o no
accompagnata da altri sintomi. Questo un punto cruciale da
riconoscere: un paziente pu avere la SPP anche se la nuova
debolezza lunico sintomo41.
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41
ARTO SUPERIORE
ARTO INFERIORE
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CASO CLINICO N
SINISTRA
DESTRA
7-10-99 21-2-92
FPK
FPK
5-2-90
FPK
10
10
10
10
6
5
8
10
8
10
10
9
9
10
6
6
6
10
8
10
10
10
10
10
10
7
7
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
7
10
10
8
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
7
8
10
9
10
7
10
10
10
10
10
6
10
10
4
10
8
10
5
10
9
3
10
10
6
7
4
7
8
6
10
7
Legenda:
6
6
5
3
3
3
5
5
4
3
Insuff.
10
9
10
10
8
10
10
10
10
10
10
4 e inferiore
10
7
6
6
7
7
6
7
7
7
7
7
7
7
10
10
57
810
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
Muscoli facciali
Muscoli della lingua
Muscoli della deglutizione
Muscoli della fonazione
Deltoide anteriore
Deltoide medio
Deltoide posteriore
Trapezio superiore
Trapezio medio
Trapezio inferiore
Grande dentato
Romboidi
Grande dorsale
Grande pettorale
Piccolo pettorale
Intrarotatori
Extrarotatori
Bicipite
Tricipite
Brachioradiale
Supinatori
Pronatori
Flessore radiale del carpo
Flessore ulnare del carpo
Estensore radiale del carpo
Estensore ulnare del carpo
Flessore profondo delle dita
Flessore profondo delle dita
Flessore profondo delle dita
Flessore profondo delle dita
Flessore superficiale delle dita
Flessore superficiale delle dita
Flessore superficiale delle dita
Flessore superficiale delle dita
Estensori delle dita
Estensori delle dita
Estensori delle dita
Estensori delle dita
Lombricali
Lombricali
Lombricali
Lombricali
Interossei dorsali
Interossei palmari
Opponente del pollice
Adduttore del pollice
Adduttore lungo del pollice
Adduttore breve del pollice
Flessori del pollice
Estensori del pollice
Abduttore del mignolo
Opponente del mignolo
Flessore del mignolo
Contratture e deformit
Spalla
Gomito
Avambraccio
Polso
Dita
Pollice
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
8
8
10
10
10
Insuff.
7
7
10
8
9
9
10
10
10
10
6
10
10
2-5-90
FPK
2-21-92 10-7-99
FPK
FPK
10
10
10
10
10
10
8
7
8
10
8
10
10
10
10
10
10
10
9
7
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
7
7
2
7
6
3
7
8
7
5
7
9
10
4
10
10
4
10
10
3
10
10
10
10
10
1
6
10
(5)
10
10
10
10
9
10
10
1
10
10
4
10
10
10
10
10
7
9
7
7
7
4
7
8
7
7
6
8
7
7
10
10
10
7
10
6
7
10
10
10
10
10
10
10
10
10
7
6
10
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CASO CLINICO N
SINISTRA
DESTRA
3-4-50
HOK
21-2-50 18-10-49
HOK
HOK
9
8
3
deboli
weak
10
10
10
7
7
8
7
9
7
7
7
8
9
7
(6) A.
9
9
9
7
9
9
6
10
10
10
10
8
10
10
10
10
10
6
1
10
7
6
6
8
8
8
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
6
9
10
10
10
7
10
10
9
9
9
6
3
7
10
10
7
7
7
7
7
5
4
4
2
6
8
3
6
6
6
6
6
7
6
6
4
3
3
6
6
8
5
5
7
7
6
7
7
8
8
7
?
?
5
5
6
8
7
6
5
8
10
7
5
6
C.
B.
10
10
10
4
0
10
8
(5)
7
8
4
(5)
9
10
10
10
6
0
10
9
8
8
8
6
6
10
2
6
8
8
7
7
6
7
7
6
NOTE:
Legenda:
10
10
10
6
3
9
10
(9)
6
7
7
7
9
10
10
9
10
4 e inferiore
57
DATA
ESAMINATORE
Flessori del collo
Estensori del collo
Estensori del dorso
Quadrato dei lombi
Sollev. del tronco Abbas. della gamba
Retto addominale Retto addominale
Obliquo interno
Obliquo esterno
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
3
deboli
3
10
9
weak
10
9
9
7
10
9
9
10
10
10
10
10
8
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
8
8
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
10
7
10
B.
C.
10
10
10
8
10
10
9
10
10
9
10
10
8
8
8
10
10
8
10
9
8
10
6
6
10
5
6
10
10
9
(7)
(7)
(6)
?
10
Grande gluteo
5
10
Gluteo medio
5
8
Abduttori dellanca
5
Adduttori dellanca
4
10
Intrarotatori dellanca
6
Extrarotatori dellanca
7
Flessori dellanca
7
10
Tensore della fascia lata
5
10
Sartorio
7
10
Hamstring mediali
7
10
Hamstring laterali
7
10
Quadricipite
8
10
Gastrocnemio
7
10
Soleo
7
Peroneo lungo
7
10
Peroneo breve
7
Peroneo terzo
7
Tibiale posteriore
4
6
Tibiale anteriore
4
6
Estensore lungo dellalluce
6
7
Flessore lungo dellalluce
6
10
Flessore breve dellalluce
7
9
Estensore lungo delle dita
1
6
8
Estensore lungo delle dita
2
6
Estensore lungo delle dita 3
7
Estensore lungo delle dita 4
7
Estensore breve delle dita
1
7
8
Estensore breve delle dita
2
Estensore breve delle dita
3
Estensore breve delle dita
4
Flessore lungo delle dita
1
6
6
Flessore lungo delle dita
2
6
Flessore lungo delle dita
3
8
Flessore lungo delle dita
4
8
Flessore breve delle dita
1
5
6
2
Flessore breve delle dita
5
6
3
Flessore breve delle dita
6
8
4
Flessore breve delle dita
6
8
1
Lombricali
5
8
2
Lombricali
5
3
Lombricali
6
4
Lombricali
6
Lunghezza delle gambe
Circonferenza della coscia
Circonferenza del polpaccio
810
( ) = Range di movimento limitato
10
10
10
10
9
10
7
10
8
8
9
9
7
8
8
8
8
9
9
7
7
9
9
7
7
8
8
6
6
Debole = 5 o 6
A. 26-1-90 Quadricipite: non riesce a estendere gli ultimi 15 del ginocchio nella posizione seduta
B. 26-1-90 Non riesce a sollevarsi sulle dita di un piede alla volta, ma pu farcela quando si solleva
su tutti e due i piedi simultaneamente, sebbene con un certo spostamento in avanti del corpo
C. 7-10-99 Non riesce a sollevarsi sulle dita di un piede alla volta
2004 Elizabeth K. McCreary e Florence P. Kendall. Le autrici permettono la riproduzione per uso personale e non commerciale.
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Processo
immunologico
Compromissione
del motoneurone
DISFUNZIONE DELLUNIT
MOTORIA POST-POLIOMIELITE
Dolore muscolare,
crampi, spasmi
ABUSO
MUSCOLO-SCHELETRICO
Anomalie
muscoloscheletriche
progressive
Fascicolazioni
Atrofia
Debolezza
progressiva
Funzionalit
ridotta
NON USO
MUSCOLO-SCHELETRICO
Fatica
Sindromi
dolorose
muscoloscheletriche
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Bibliografia
Letture consigliate
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Bibliografia
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Postura
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SOMMARIO
Introduzione................................................................
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INTRODUZIONE
Lassunzione di una postura corretta una buona
abitudine che contribuisce al benessere della persona. La struttura e la funzione del corpo forniscono
tutte le potenzialit per il raggiungimento ed il mantenimento di una postura appropriata.
Viceversa, lassunzione di una postura scorretta
una cattiva abitudine, la cui incidenza tra la popolazione purtroppo alta1. I difetti posturali hanno origine dallimpiego non corretto delle potenzialit del
corpo e non dalla struttura e funzione di un corpo
normale.
Se la postura difettosa fosse solo un problema
estetico, ci si potrebbe limitare a preoccuparsi dellaspetto. Tuttavia, la persistenza di questi difetti posturali pu determinare linsorgenza di disagio, dolore o
invalidit1-5, a seconda della durata o della gravit di
tali problemi.
La motivazione per questo libro deriva dal riconoscimento della prevalenza di problemi posturali, di
condizioni dolorose associate e dalla perdita di risorse umane. Il testo intende contribuire ad abbassare
lincidenza di tali difetti e del dolore che ne deriva,
definendo i concetti per una buona postura, analizzando i difetti posturali, presentando procedure di
trattamento e discutendo alcuni dei fattori di sviluppo e ambientali che la influenzano.
I modelli culturali della civilt moderna si aggiungono agli stress gi a carico delle strutture fondamentali del corpo umano, imponendo unattivit
sempre pi specializzata e limitata. necessario
creare delle influenze che compensino questa situazione in modo da raggiungere una funzione ottimale nelle condizioni imposte dal nostro stile di vita.
Negli adulti, lincidenza di difetti posturali legata a questa tendenza verso un modello di attivit
altamente specializzata o ripetitiva1,3. La correzione
di queste condizioni dipende dalla comprensione
delle influenze che ne sono la causa e nellattuazione di un programma di misure di prevenzione ed
informazione. Tutto ci richiede la conoscenza della
meccanica del corpo e della sua risposta agli stress e
agli sforzi a cui sottoposto.
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POSTURA E DOLORE
Le condizioni dolorose associate a una meccanica del
corpo alterata sono cos diffuse che la maggioranza delle
persone adulte possiede una conoscenza di base di tali
problemi. Il dolore localizzato nella regione lombare il
sintomo pi frequente, sebbene siano in crescita casi di
dolore al collo, alle spalle e al braccio1,3,5. Con il risalto
dato alla pratica della corsa, sono frequenti i problemi a
carico del piede e del ginocchio7,8.
Quando si parla del dolore associato ai difetti posturali, ci si sente spesso chiedere perch ci siano molti casi
di postura scorretta senza sintomatologia algica e perch
difetti posturali apparentemente di lieve entit diano origine a sintomi di stress muscolare o meccanico. La
risposta ad entrambe le domande va cercata nella
costanza del difetto.
La postura pu apparire assai scorretta, eppure il
soggetto gode di una buona flessibilit e la posizione
pu essere cambiata rapidamente. La postura pu sembrare buona, ma presente una rigidit o tensione
muscolare che pu limitare la mobilit a tal punto da
impedire il cambiamento rapido della posizione. La
scarsa mobilit, non altrettanto evidente quanto un difetto di allineamento, ma svelabile in test per la flessibilit
e per la lunghezza muscolare, pu essere il fattore di
maggiore importanza.
Fondamentale per la comprensione del dolore associato a una postura difettosa il concetto secondo il
quale gli effetti cumulativi di piccole tensioni costanti o
ripetute per un lungo periodo di tempo possono dare origine allo stesso tipo di problemi che si osservano quando la causa uno stress improvviso e grave.
I casi di dolore posturale sono estremamente variabili nel tipo di insorgenza e nella gravit dei sintomi. Vi
sono casi in cui compaiono solo dei sintomi acuti, generalmente in seguito a uno sforzo o una lesione improvvisa. Alcuni casi si manifestano in modo acuto, altri sviluppano sintomi dolorosi cronici, mentre altri ancora
presentano sintomi cronici che successivamente si
riacutizzano.
I sintomi associati a un esordio acuto sono spesso a
carattere diffuso. Sono indicate tutte le misure atte ad
alleviare il dolore. Solo dopo che i sintomi acuti sono
scomparsi, possibile effettuare test per i difetti dellallineamento, che ne sono allorigine, e per lequilibrio
muscolare, oltre allistituzione di uno specifico programma terapeutico.
Vi sono diversit importanti tra il trattamento di una
condizione dolorosa acuta e la cura di una condizione
cronica. Una determinata procedura pu essere identificata ed accettata in quanto terapeutica se attuata al
momento giusto. Applicata nel momento sbagliato, pu
rivelarsi inefficace o persino nociva.
Cos come un collo, una spalla o una caviglia che
abbiano subto una lesione hanno bisogno di un sostegno, anche per la schiena pu rendersi necessaria lapplicazione di un supporto. La natura compie unazione
di protezione provocando uno spasmo muscolare protettivo per cui i muscoli dorsali irrigidiscono la schiena
impedendo movimenti dolorosi. Tuttavia, pu prodursi
un coinvolgimento secondario di tali muscoli che sono
sovraccaricati dalla funzione di protezione della schiena. Luso di un tutore adeguato per immobilizzare temporaneamente la schiena solleva i muscoli da questo
compito e consente la guarigione dal danno sottostante.
Lo spasmo muscolare protettivo tende a scomparire
rapidamente e il dolore diminuisce.
Mentre limmobilizzazione spesso un espediente
necessario per alleviare il dolore, non auspicabile una
condizione di assoluta rigidit della regione in questione come risultato finale dellapproccio terapeutico. Il
paziente dovrebbe comprendere che il passaggio dallo
stadio acuto a quello di recupero richiede di uscire dallimmobilizzazione per il ripristino di una motilit normale. Continuare a portarte il tutore, invece di accantonarlo, significa prolungare un problema che avrebbe
potuto essere gi risolto.
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Testa
Collo
Torace
Tronco
o
torso
Addome
Bacino
U
p
p
e
r
E
x
t
r
e
m
i
t
y
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Rachide
toracico
Rachide
lombare
Tronco
o
torso
Bacino
Coscia
Arto
inferiore
Gamba
Porzione
inferiore
della gamba
Piede
Terminologia corrente
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POSIZIONE ANATOMICA
POSIZIONE ZERO
ASSI
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Piano sagittale
Piano coronale
PIANI
I tre piani fondamentali di riferimento sono ricavati
dalle dimensioni nello spazio e sono perpendicolari
luno allaltro9:
1. Il piano sagittale verticale e si estende dalla parte
frontale a quella dorsale, ed cos definito per la
direzione della sutura sagittale del cranio. anche
detto piano antero-posteriore. Il piano mediosagittale divide il corpo in una met sinistra e in una destra.
2. Il piano coronale verticale e si estende da lato a
lato. cos definito per la direzione della sutura
coronale del cranio. Pu anche essere definito
piano frontale o laterale e divide il corpo in una
porzione anteriore e in una posteriore.
3. Il piano trasversale orizzontale e divide il corpo
in una porzione superiore (craniale) e in una inferiore (caudale).
Il punto in cui i tre piani mediani del corpo si intersecano corrisponde al centro di gravit.
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Piano trasversale
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FLESSIONE ED ESTENSIONE
Lasse coronale si estende orizzontalmente da un lato
allaltro e giace nel piano coronale. Se si potesse piegare il piano coronale lungo uno dei suoi assi, ci
sarebbe possibile solo in avanti e allindietro, ma non
lateralmente o con un movimento di torsione su se
stesso.
Il piano coronale non si pu piegare, ma il corpo s,
ed muovendosi in avanti e indietro rispetto a questo
piano (in una direzione sagittale) che avvengono i movimenti di flessione ed estensione.
La flessione un movimento in direzione anteriore
della testa, del collo, del tronco, dellarto superiore e
dellanca, e un movimento in direzione posteriore del
ginocchio, della caviglia e delle dita del piede.
detto estensione, perch condotto dai muscoli estensori. (Per luso dei termini alternativi del movimento
della caviglia, vedi pag. 369).
Iperestensione il termine che si utilizza per
descrivere un movimento o una posizione eccessivi o
innaturali in direzione dellestensione, come avviene
nelliperestensione delle ginocchia. usato anche in
riferimento allaccentuazione della curvatura lombare
come nella lordosi con inclinazione pelvica anteriore,
o nellincremento della curvatura cervicale come nella
posizione di proiezione anteriore della testa. In questi
casi, il range di movimento attraverso il quale si
muove la colonna lombare o cervicale non eccessivo,
ma la posizione di estensione maggiore di quanto si
richiederebbe dal punto di vista posturale (vedi pag. 65
e Fig. D a pag. 151).
Spalla
Gomito
Lestensione un movimento nella direzione opposta alla flessione (cio in direzione posteriore per la
testa, il collo, il tronco, larto superiore e lanca, e in
direzione anteriore per il ginocchio, la caviglia e le dita
del piede).
La differenza si verifica in quanto lo schema di sviluppo degli arti inferiori differisce da quello degli arti
superiori.
Nella primissima fase, gli arti dellembrione si dirigono in direzione ventrale, le superfici flessorie in
direzione mediale, e gli alluci e i pollici in direzione
craniale. Successivamente gli arti ruotano di 90 allaltezza del loro cingolo articolare; di conseguenza, i pollici girano lateralmente e le superfici flessorie degli
arti superiori girano ventralmente, mentre gli alluci
ruotano medialmente e le superfici flessorie degli arti
inferiori ruotano in direzione dorsale. In seguito a questa rotazione di 90 degli arti in direzioni opposte, il
movimento che avvicina la mano e la superficie anteriore dellavambraccio detto flessione in quanto
condotto dai muscoli flessori, mentre il movimento che
avvicina il piede e la superficie anteriore della gamba
Articolazione dellanca
Polso
Ginocchio
Caviglia
Dita del piede
Estensione
Flessione
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ABDUZIONE E ADDUZIONE
CIRCONDUZIONE
Spalla
Anca
Polso
FLESSIONE LATERALE
Flessione laterale il termine impiegato per indicare i
movimenti laterali della testa, del collo e del tronco.
Avviene attorno allasse sagittale in direzione laterale
(coronale).
SCORRIMENTO
I movimenti di scorrimento avvengono quando le superfici articolari sono piane o solo leggermente curve e una
delle superfici articolari scivola sullaltra. Il movimento
di traslazione della scapola sul torace un esempio di
movimento di scorrimento.
Adduzione
Abduzione
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ROTAZIONE
Lasse longitudinale si estende verticalmente in direzione cranio-caudale. La rotazione si riferisce al movimento intorno a un asse longitudinale, su un piano trasversale, in tutte le aree del corpo ad eccezione della scapola e
della clavicola.
Negli arti, la rotazione avviene attorno allasse anatomico, ad esclusione del femore che ruota attorno a un
asse meccanico (vedi pag. 426), e la superficie anteriore usata come area di riferimento. La rotazione della
superficie anteriore verso il piano mediosagittale del
corpo detta rotazione mediale, mentre quella lontano
dal suddetto piano definita rotazione laterale.
Dato che testa, collo, torace e bacino ruotano attorno
ad assi longitudinali nellarea mediosagittale, la rotazione non si pu riferire al piano mediosagittale. La rotazione della testa descritta semplicemente come rotazione della faccia verso destra o verso sinistra.
Generalmente, la rotazione del torace e del bacino
descritta come un movimento in senso orario od antiorario. Usando come riferimento il piano trasversale e le
ore 12 come punto medio anteriore, si ha una rotazione
in senso orario quando il lato sinistro del torace (o del
bacino) in una posizione pi avanzata rispetto a quella destra; la rotazione in senso antiorario si produce
quando il lato destro ad essere pi avanti.
INCLINAZIONE
un termine impiegato per descrivere certi movimenti
della testa, delle scapole e del bacino. La testa e il bacino possono inclinarsi in direzione anteriore o posteriore
attorno a un asse coronale. Linclinazione anteriore della
testa si traduce nella flessione (appiattimento) della
colonna cervicale, mentre linclinazione posteriore ne
determina lestensione. Con il bacino accade lopposto.
Linclinazione posteriore determina la flessione (appiattimento) della colonna lombare, mentre quella anteriore
ne determina lestensione.
Il capo e il bacino possono inclinarsi lateralmente
spostandosi attorno ad un asse sagittale. Linclinazione
laterale della testa pu essere definita come una flessione laterale del collo. Linclinazione laterale del bacino si
dice bassa su un lato e alta sullaltro.
Dato che il bacino si muove come una parte unica,
linclinazione pu essere vista come uninclinazione
anteriore, posteriore o laterale del piano trasversale
come nellillustrazione qui accanto. Insieme allinclinazione, pu esservi la rotazione del bacino, pi spesso
con linclinazione anteriore e laterale che con quella
Asse longitudinale
Spalla
Mediale
Laterale
Prono-supinazione
(lavambraccio
in supinazione)
Rotazione in
senso antiorario
Rotazione in
senso orario
Anca
Inversione
del piede
Eversione
Intrarotazione;
pronazione dellavambraccio;
inversione del piede
Extrarotazione;
supinazione dellavambraccio;
eversione del piede
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La postura standard
Come in tutte le procedure di esame, la valutazione
dellallineamento posturale deve prevedere uno standard. Lallineamento scheletrico ideale utilizzato come
standard comporta una minima quantit di tensione e
contrattura, e conduce alla massima efficienza del
corpo. essenziale che lo standard abbia tali requisiti se
si vuole che lintero sistema di preparazione posturale,
che si basa su di esso, risulti valido. Basmajan afferma
che tra i mammiferi, luomo quello che possiede i
meccanismi antigravitari pi economici, una volta che
sia raggiunta la stazione eretta. Il dispendio di energia
muscolare per una posizione che appare alquanto goffa
in realt assai economico11.
Nella postura standard la colonna presenta delle
curve nella norma e le ossa degli arti inferiori hanno un
allineamento ideale per il sostegno del peso. La posizione neutra del bacino suggerisce il buon allineamento
delladdome, del tronco e degli arti inferiori. Il torace e
la regione dorsale si trovano in una posizione che favorisce la funzione ottimale degli organi della respirazione. La testa eretta in posizione ben equilibrata, in
modo che sia permessa la minima tensione a carico dei
muscoli del collo (vedi pag. 63).
La sagoma del corpo che si osserva nelle illustrazioni della postura standard mostra il rapporto tra le strutture dello scheletro ed il profilo della superficie nellallineamento ideale. Il tipo e le dimensioni del corpo sono
molto variabili, e la forma e le proporzioni del corpo
svolgono un ruolo nella distribuzione del peso. Le variazioni del profilo sono correlate, fino ad un certo punto,
con quelle dellallineamento scheletrico12,13. Ci
sostanzialmente vero a prescindere dalla struttura del
corpo. Un osservatore esperto in grado di giudicare le
strutture dello scheletro esaminando i profili del
corpo14,15.
Lintersezione dei piani mediosagittale e coronale
del corpo forma una linea che analoga alla linea di
gravit16. Attorno a questa linea, il corpo ipoteticamente in una posizione di equilibrio, che implica una
distribuzione uniforme del peso corporeo e una posizione stabile di ogni articolazione.
Sono disponibili varie macchine per la valutazione
dellallineamento posturale. I macchinari complicati,
per, spesso introducono variabili difficili da controllare. La NASA ha notato che i sistemi di valutazione del
movimento o della postura esistenti in commercio
richiedono estese procedure di raccolta dei dati, rigide
tarature delle fotocamere e punti di riferimento17.
Per fortuna, si possono eseguire esami posturali
accurati con un equipaggiamento semplice a un costo
minimo.
Esaminando la postura nella stazione eretta, si adopera un filo a piombo come linea di riferimento.
Perch un filo a piombo? Perch rappresenta lo standard. Basato sulla legge di gravit della natura, uno
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La postura standard
Leggermente post.
allapice della
sutura coronale
Attraverso il meato
uditivo esterno
Attraverso il processo
odontoideo
dellepistrofeo
Nel punto di mezzo
della spalla
Attraverso i corpi
delle vertebre
lombari
Leggermente post.
al centro dellart.
dellanca
Leggermente anteriore
allasse dellart.
del ginocchio
Leggermente anteriore
al malleolo laterale
Attraverso lart.
calcaneo-cuboidea
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La postura standard
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TESTA E COLLO
COLONNA TORACICA
La posizione della testa e del collo in allineamento ideale quella in cui la testa in posizione ben equilibrata e
mantenuta con uno sforzo muscolare minimo. Vista di
lato, la linea di riferimento corrisponde al lobo dellorecchio e il collo presenta la naturale curva anteriore
(lordosi). Vista di dietro, la linea di riferimento coincide
con la linea mediana della testa e con i processi spinosi
cervicali. La testa non si flette n verso lalto n verso il
basso, non si piega lateralmente e non ruota, e il mento
non viene retratto.
Per un buon allineamento della testa e del collo
essenziale che vi sia un buon allineamento della regione
dorsale; lallineamento scorretto di questultima si ripercuote negativamente sulla posizione della testa e del
collo. Se in posizione eretta o seduta il dorso si curva, si
avr un cambiamento di compensazione nella posizione
delle suddette parti.
Se la posizione della testa dovesse rimanere fissa con
il collo mantenuto nella normale lordosi e la parte superiore del dorso si flettesse incurvandosi, la testa si inclinerebbe in avanti e in basso. Ma gli occhi alzano lo
sguardo e la testa deve essere sollevata da tale posizione per mezzo dellestensione della colonna cervicale. In
condizioni di estensione normale della colonna cervicale, si ha lavvicinamento delloccipite e della settima
vertebra cervicale. Quando la testa viene sollevata per
alzare lo sguardo, la distanza tra occipite e settima vertebra si riduce considerevolmente. Rispetto allallontanamento dei due punti nellallineamento ideale, vi possono essere fino a 5-7 cm circa di differenza tra le due
posizioni.
La posizione in avanti della testa quella in cui gli
estensori del collo sono forti e sono in una posizione di
accorciamento, e vi la possibilit che si sviluppi un
accorciamento adattativo in questi muscoli. I flessori
anteriori vertebrali del collo sono in una posizione
allungata ed evidenziano la debolezza quando li si sottopone al test per la forza (vedi radiografie a pagg. 150
e 151).
Nellallineamento ideale, la colonna toracica curva leggermente in direzione posteriore (cifosi). Proprio come
le posizioni della testa e del collo sono influenzate da
quelle della colonna toracica, cos questultima
influenzata dalle posizioni della colonna lombare e del
bacino. Con il bacino e la colonna lombare in allineamento ideale, anche la colonna toracica pu assumere la
posizione ideale. Se un soggetto con flessibilit normale assume una posizione lordotica nella regione lombare (accentuazione della curva anteriore), il dorso tende a
raddrizzarsi con riduzione della normale curva posteriore. Daltra parte, posizioni abituali e attivit ripetitive
possono dare origine allo sviluppo di una postura cifolordotica in cui una tende a compensare per laltra. Nella
postura sway-back, la posizione di accentuazione della
curvatura posteriore del dorso compensa la deviazione
anteriore del bacino.
SPALLA
Nellallineamento ideale della spalla, la linea di riferimento nella veduta laterale passa in mezzo allarticolazione. Tuttavia, la posizione delle articolazioni del braccio e della spalla dipende da quella della scapola.
Quando lallineamento buono, le scapole sono appiattite contro il dorso, approssimativamente tra la seconda
e la settima vertebra toracica, e sono distanziate di circa
10 cm (pi o meno, a seconda della taglia del soggetto).
Le posizioni scorrette della scapola influenzano negativamente la posizione dellarticolazione della spalla, e il
cattivo allineamento di questultima pu predisporre a
lesione o a dolore cronico.
La postura standard illustrata nella pagina accanto.
Le didascalie indicano le strutture dello scheletro che
corrispondono alla linea di riferimento. Ai fini di un
confronto, oltre al disegno stata inclusa la fotografia di
un soggetto il cui allineamento molto simile a quello
della postura standard.
Nellillustrazione laterale che schematizza la postura
standard, il disegnatore ha tentato di presentare una
combinazione tra bacino maschile e femminile, e di
mostrare aspetti medi di forma e lunghezza del sacro e
del coccige.
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La postura standard
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La postura standard
CAVIGLIA
La linea di riferimento passa in una direzione leggermente anteriore rispetto al malleolo esterno e approssimativamente attraverso lapice dellarco, definito lateralmente dallarticolazione calcaneo-cuboidea. La dorsiflessione a livello della caviglia a ginocchio disteso
normalmente di circa 10. Ci significa che stando in
posizione eretta e senza scarpe, a piedi leggermente
divaricati e ginocchia distese, la parte inferiore della
gamba non pu inclinarsi in avanti sul piede pi di 10
circa. La deviazione anteriore del corpo (dorsiflessione
a livello della caviglia) viene controllata a mezzo del
freno costituito dalla tensione a carico dei forti muscoli
posteriori e dei legamenti. Tuttavia, questo elemento
vincolante materialmente compromesso dalla diversa
altezza dei tacchi che pongono le caviglie in diversi
gradi di flessione plantare e risulta sensibilmente alterato dalleventuale flessione delle ginocchia.
PIEDI
Nella postura standard, la posizione dei piedi quella in
cui i talloni sono distanziati di circa 7,6 cm; lavampiede posizionato in modo che langolo di divergenza sia
di circa 8-10 dalla linea mediana su ciascun lato, per un
totale di 20 o meno.
Questa posizione dei piedi si riferisce solo a una
posizione statica con il soggetto a piedi nudi.
Lelevazione dei talloni e il movimento influiscono sulla
posizione dei piedi.
Stabilendo la posizione standard dei piedi, e determinando in che punto e se debba prodursi una divergenza
dei piedi, necessario considerare il piede in rapporto al
resto dellestremit inferiore. La posizione di divergenza non pu prodursi a carico del ginocchio in quanto, in
estensione, non si ha rotazione.
In allineamento ideale, lasse dellarticolazione del
ginocchio in estensione su un piano frontale. Con larticolazione del ginocchio in questo piano, la divergenza non
pu aver luogo allaltezza dellarticolazione dellanca. Si
pu avere una posizione di divergenza in conseguenza
della rotazione esterna dellanca, ma tutto larto ruoterebbe
verso lesterno e il grado di divergenza sarebbe eccessivo.
Questo solleva la domanda se debba esserci una rotazione del piede in una posizione di divergenza che dipende dal rapporto tra il piede e larticolazione della caviglia. Larticolazione della caviglia consente solo flessione ed estensione; la rotazione esclusa. Diversamente
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D
Allineamento ideale
Postura cifo-lordotica
Postura sway-back
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Estensori dellanca
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Addominali
Retto addominale
Obliquo esterno
Flessori dellanca
Grande psoas
Iliaco
Grande
gluteo
Hamstring
Tensore della
fascia lata
Retto femorale
Testa: posizione neutra, non inclinata in avanti o indietro. (Nella foto leggermente in avanti).
Colonna cervicale: curva nella norma, leggermente
convessa anteriormente.
Scapole: come nella fotografia, sembrano ben allineate,
appiattite contro il dorso.
Colonna toracica: curva normale, leggermente convessa posteriormente.
Colonna lombare: curva normale, leggermente convessa anteriormente.
Bacino: posizione neutra, spine antero-superiori sullo
stesso piano verticale della sinfisi pubica.
Anche: posizione neutra, n flesse n estese.
Ginocchia: posizione neutra, n flesse n iperestese.
Caviglie: posizione neutra, gamba verticale e perpendicolare alla pianta del piede.
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Postura cifo-lordotica
Testa: in avanti.
Colonna cervicale: iperestesa.
Scapole: abdotte.
Colonna toracica: incremento della flessione (cifosi).
Colonna lombare: iperestesa (lordosi).
Bacino: inclinazione anteriore.
Anche: flesse.
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Postura lordotica
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Testa: in avanti.
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I punti che delimitano lobliquo esterno distano 6 pollici (15 cm) con il soggetto in buon allineamento posturale.
I punti che delimitano lobliquo esterno distano tra loro 7 pollici (17 cm)
con il soggetto in postura lordotica.
I punti che delimitano lobliquo esterno distano 7 pollici e mezzo (18 cm)
con il soggetto in postura sway-back.
I punti che delimitano lobliquo interno distano 6 pollici (15 cm) con il soggetto in buon allineamento posturale.
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Postura sway-back
Testa: in avanti.
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Muscoli laterali
del tronco
Quadrato dei lombi
Obliquo interno
Obliquo esterno
Abduttori dellanca
Gluteo medio
Tensore della
facia lata
Bandelletta ileotibiale
della fascia lata
Adduttori
Rotatori esterni
Peroneo
lungo e breve
Testa: posizione neutra, n inclinata n ruotata (lievemente inclinata verso destra nella foto).
Colonna cervicale: nellillustrazione, dritta (nella foto,
lievemente flessa lateralmente a destra.)
Spalle: uguali, non elevate n depresse.
Scapole: posizione neutra, margini mediali sostanzialmente paralleli e distanziati di circa 7-10 cm.
Bacino: orizzontale; entrambe le spine iliache posterosuperiori sullo stesso piano trasversale.
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Allungati e deboli: muscoli laterali del tronco di sinistra, abduttori dellanca di destra (in particolare il gluteo
medio posteriore), adduttori dellanca di sinistra, peronei lungo e breve di destra, tibiale posteriore di sinistra,
flessore lungo dellalluce di sinistra, flessore lungo delle
dita di sinistra. Il tensore della fascia lata di destra pu
o no essere debole.
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Destrimano
PATTERNS DI HANDEDNESS
Entrambe le figure qui sopra illustrano dei tipici schemi
posturali associati allhandedness, cio alluso prevalente di una mano. Nella Figura A la spalla destra pi
bassa della sinistra, il bacino deviato di poco verso
destra e lanca destra appare leggermente pi alta rispetto alla sinistra. Questo modello tipico dei soggetti
destrimani. Generalmente si osserva una lieve deviazione della colonna verso sinistra e il piede sinistro in
pronazione maggiore rispetto al destro. Il gluteo medio
di destra solitamente pi debole del sinistro.
Patterns di handedness associati alla postura possono evidenziarsi precocemente. La leggera devia-
Mancino
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La Figura A lesempio di una postura apparentemente buona vista da dietro, ma alquanto alterata vista di
lato.
La postura nella veduta laterale mostra dei forti difetti segmentari, ma le deviazioni anteriori e posteriori si
compensano reciprocamente e lallineamento a piombo
risulta piuttosto buono. Il profilo della parete addominale quasi raddoppia la curva della regione lombare.
La Figura B mostra una postura alterata in entrambe
le proiezioni. La veduta posteriore mostra una deviazione accentuata del corpo a destra del filo a piombo, lanca destra alta e la spalla destra bassa. Nella veduta laterale, lallineamento a piombo peggiore rispetto allallineamento segmentario. Le ginocchia sono posteriori e
il bacino, il tronco e la testa sono marcatamente anteriori. Sotto laspetto segmentario, le curve antero-posteriori della colonna sono solo leggermente accentuate. Le
ginocchia, per, sono alquanto iperestese.
Questo tipo di postura pu essere dovuto allo sforzo
prodotto dal soggetto nel seguire consigli fuorvianti ma
comuni, come: Tira indietro le spallee Appoggia
bene il peso del corpo sui piedi.
In questo soggetto il risultato una deviazione anteriore del tronco e della testa cos accentuata che la
postura decisamente instabile ed necessario un grande sforzo muscolare per mantenere lequilibrio.
Un soggetto con questo tipo di postura potrebbe
apparire normale quando completamente vestito.
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Spalle e scapole
Scapole, abdotte e lievemente elevate. In questo soggetto, entrambe le scapole sono abdotte, con la sinistra
pi elevata della destra, ed entrambe sono leggermente
elevate. Questo tipo di elevazione si associa a spalle e
dorso curvi. (Per la veduta laterale di questo soggetto si
rimanda a pag. 151, Fig. D).
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Spalle e scapole
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Scapole addotte e leggermente elevate. In questo soggetto, le scapole sono totalmente addotte e considerevolmente elevate.
La posizione illustrata sembra essere mantenuta
volontariamente, ma se labitudine perdura, le scapole
non ritorneranno nella posizione normale quando il soggetto cerca di rilassarsi.
Questa posizione linevitabile conseguenza finale
di impegnarsi in quellabitudine dei militari di mantenere le spalle indietro.
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Buon allineamento di piedi e ginocchia. Le rotule sono rivolte direttamente in avanti e i piedi non sono n proni
n supini.
Piedi in supinazione. Il peso scaricato sui margini esterni dei piedi e gli
archi longitudinali sono pi alti del
consueto. La tavola perpendicolare
tocca il malleolo laterale, ma non in
contatto con il margine esterno della
pianta del piede.
Sembra che il soggetto si stia sforzando di invertire i piedi in quanto i
muscoli tibiali anteriori sono molto prominenti, ma la posizione mostrata la
postura naturale per questo tipo di piedi.
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Varismo. La figura mostra una situazione di varismo (genu varum) strutturale di grado moderato.
Valgismo. La figura mostra una situazione di valgismo (genu valgum) strutturale di grado moderato.
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Varismo posturale
Valgismo posturale
Valgismo posturale. Il valgismo posturale delle ginocchia deriva da una combinazione di rotazione laterale dei
femori, supinazione dei piedi ed iperestensione delle ginocchia. Con la rotazione laterale, lasse dellarticolazione
del ginocchio obliquo rispetto al piano
coronale e liperestensione determina
ladduzione delle ginocchia.
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Postura seduta
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ATTREZZATURA
Abbigliamento adeguato
Lattrezzatura utilizzata dai Kendall (vedi pagina accanto) consiste nei seguenti elementi:
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zione pelvica laterale, le deviazioni laterali della colonna e la posizione delle spalle e delle scapole. Ad esempio, linclinazione pelvica laterale pu essere provocata
dalla pronazione di un piede o dalla flessione abituale di
un ginocchio (vedi pag. 446), che consente al bacino di
scendere su quel lato quando il paziente in posizione
eretta.
Lattrezzatura mostrata sopra comprende (da sinistra a destra) goniometro e compasso, regolo con livella a bolla daria, set
di blocchi, filo a piombo e matita dermografica.
Lillustrazione qui sopra mostra le tavolette posturali con impronte dei piedi su cui il soggetto si pone ritto per i test dellallineamento. A, Veduta laterale. B, Veduta dorsale. C, Veduta frontale.
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Nome.........................................................................................................................................Medico ..............................................................
Diagnosi ....................................................................................................................................Data del 1 esame............................................
Sintomi iniziali..........................................................................................................................Data del 2 esame............................................
Professione .....................................................................................Peso ..................................Altezza..............................................................
Uso prevalente della mano ..............Et .........Sesso..............Lunghezza delle gambe: Sinistra .............................Destra............................
ALLINEAMENTO A PIOMBO
Veduta laterale:
Veduta dorsale:
Piedi
Ginocchia
Bacino
Rach. lom.
Rach. tor.
Torace
Colonna
Addome
Spalle
Testa
Dita a martello
Pronati
Rotaz. med.
lperest.
Gamba in add. post.
Lordosi
Cifosi
A imbuto (depresso)
Curva totale
Protruso
Abbassate
In avanti
Alluce valgo
Supinati
Rotaz. lat.
Flesse
Rotazione
Piatto
Piatto
Carenato (elevato)
Lombare
Cicatrici
Elevate
Torcicollo
Dx
Sn
Dx
TRATTAMENTO
...................................................................................................................
...................................................................................................................
...................................................................................................................
...................................................................................................................
Esercizi:
Distesi
sul dorso
Sollevamento
del tronco
Abbassamento
della gamba
Destra
In piedi
...............................
...............................
...............................
...............................
...............................
...............................
...............................
...............................
...............................
...............................
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Postura corretta
Parte anatomica
Postura scorretta
Piedi
Ginocchia
e gambe
Anche, bacino e
colonna vertebrale
(veduta dorsale)
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Postura corretta
Parte anatomica
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Postura scorretta
Colonna
vertebrale
e bacino
(veduta
laterale)
Addome
Torace
Braccia e splla
Testa
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Difetto
Posizione
posturale anatomica delle
articolazioni
Muscoli in
posizione
accorciata
Muscoli in
posizione
allungata
Testa in
avanti
Iperestensione
della colonna
cervicale
Estensori della
colonna cervicale
Trapezio superiore
ed elevatore della
scapola
Cifosi e
depressione
del torace
Flessione della
colonna toracica
Riduzione
degli spazi
intercostali
Fibre superiori e
Estensori della
laterali dellobliquo colonna toracica
interno
Trapezio medio
Adduttori della
Trapezio inferiore
spalla
Piccolo pettorale
Intercostali
Spalle in
avanti
Scapole abdotte
e (si solito)
elevate
Dentato anteriore
Piccolo pettorale
Trapezio superiore
Trapezio medio
Trapezio inferiore
Postura
lordotica
Iperestensione
della colonna
lombare
Bacino,
inclinazione
anteriore
Estensori della
colonna lombare
Obliquo interno
(parte superiore)
Addominale, in
particolare
lobliquo esterno
(parte laterale)
Flessione della
articolazione
dellanca
Flessori dellanca
Flessione della
colonna
lombare
Addominali
anteriori
Estensori della
colonna
lombare
Postura
a dorso
piatto
Flessori della
colonna
cervicale
Procedure di trattamento
Bacino,
inclinazione
posteriore
Flessori dellanca
(monoarticolari)
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Difetto
posturale
Posizione
anatomica delle
articolazioni
Muscoli in
posizione
accorciata
Muscoli in
posizione
allungata
Postura
La posizione della Addominali
Addominali
sway-back colonna lombare anteriori
anteriori
(bacino
dipende dal livello superiori, specie
inferiori,
spostato in
di spostamento
il retto
specie lobliquo
avanti,
allindietro della
superiore e
esterno
parte
parte superiore
lobliquo interno
superiore
del tronco
del tronco
allindietro Bacino,
Estensori
Flessori dellanca
inclinazione
dellanca
(monoarticolari)
posteriore
Estensione
dellarticolazione
dellanca
Muscoli laterali
del tronco di
sinistra
Anca destra
sporgente
o alta
Pelvi, tilt
laterale elevato
a destra
Articolazione
dellanca destra,
addotta
Articolazione
dellanca sinistra
addotta
Grande psoas
di sinitra
Grande psoas
di destra
Muscoli laterali
del tronco
di destra
Adduttori dellanca
e fascia lata
di sinistra
Adduttori dellanca
di destra
Muscoli laterali
del tronco
di sinistra
Adduttori dellanca
di destra specie
il gluteo medio
Adduttori dellanca
di sinistra
91
Procedure di trattamento
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Posizioni scorrette della gamba, del ginocchio e del piede: analisi e trattamento
Difetto
posturale
Posizione
delle
articolazioni
Muscoli in
posizione
accorciata
Muscoli in
posizione
allungata
Procedure di trattamento
Ginocchio
iperesteso
Iperestensione
del ginocchio
Flessione plantare
della caviglia
Quadricipite
Soleo
Popliteo
Hamstring al
ginocchio,
capo breve
Ginocchio
flesso
Flessione del
ginocchio
Dorsiflessione
della caviglia
Popliteo
Hamstring
al ginocchio
Quadricipite
Soleo
Femore ruotato
medialmente
(spesso associato
alla pronazione
del piede, vedi
oltre)
Rotazione mediale
dellarticolazione
dellanca
Rotatori mediali
dellanca
Rotatori laterali
dellanca
Ginocchio
valgo
Adduzione
dellarticolazione
dellanca
Abd. dell. art.
del ginocchio
Fascia lata
Strutture
Strutture laterali
mediali della
dellarticolazione
articolazione
delginocchio
del ginocchio
Ginocchio
varo posturale
Rotazione mediale
dellarticolazione
dellanca
Ginocchio in
iperestensione
Pronazione del
piede
Rotatori mediali
Rotatori laterali
dellarticolazione dellanca
dellanca
Popliteo
Quadricipiti
Tibiale
Eversori del
posteriore e
piede
flessore lungo
delle dita
Assumere la posizione eretta con i piedi diritti avanti e divaricati di circa 5 cm.
Rilassare le ginocchia in una posizione comoda, cio senza irrigidirle o piegarle.
Contrarre i muscoli che sollevano gli archi dei piedi, facendo scivolare leggermente
il peso verso i margini esterni dei piedi. Contrarre i glutei per ruotare le gambe
lievemente allesterno (finch le rotule non siano rivolte direttamente in avanti)
Pronazione
Eversione
(rotazione)
del piede
Peronei ed
estensori
delle dita
Tibiale
posteriore e
flessore lungo
delle dita
Supinazione
Inversione (rotazione
interna) del piede
Tibiale
Peronei
Dita a martello
e basso arco
metatarsale
Iperestensione
dellarticolazione
metatarsofalangea
Flessione della
art. interfalangea
prossimale
Estensori delle
dita dei piedi
Lombricali
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INTRODUZIONE
Nella sezione precedente ci si occupati della postura,
principalmente in rapporto alladulto. Questa parte
introduce una serie di concetti connessi allo sviluppo di
abitudini posturali nel soggetto in crescita e una variet
di influenze che si riflettono su tale sviluppo. Non
stato tentato in alcun modo di affrontare i vari concetti
in modo esauriente o dedicando a ciascuno un uguale
spazio. Gli autori sperano che il materiale presentato
sar daiuto per quanto riguarda la prevenzione e che
determiner, attraverso lindividuazione dei fattori
implicati nello sviluppo posturale, una tendenza pi
positiva verso la creazione (nei limiti disponibili) del
migliore ambiente possibile per una postura corretta.
Ottenere una buona postura non qualcosa fine a se
stesso, ma parte del benessere generale. In teoria, le
informazioni e laddestramento posturali dovrebbero
essere parte integrante di un quadro generale, piuttosto
che costituire una disciplina a se stante. Nella misura in
cui genitori e insegnanti conoscono le abitudini posturali corrette e sono in grado di riconoscere influenze e abitudini che aiutano a sviluppare una postura buona o
scorretta, saranno in grado di contribuire a questo aspetto del benessere nella vita quotidiana del soggetto in crescita. Tuttavia, le informazioni e laddestramento posturali dovrebbero essere inclusi anche in un valido programma di educazione sanitaria; lattenzione andrebbe
rivolta ai difetti osservabili. Le informazioni dovrebbero essere semplici e precise senza essere troppo superficiali o troppo pedanti, ma essere impartite in modo da
guadagnarsi linteresse e la collaborazione del bambino.
FATTORI NUTRIZIONALI
Un buono sviluppo posturale dipende da un buono sviluppo strutturale e funzionale del corpo che, a sua volta,
strettamente legato a unalimentazione corretta.
Linfluenza della nutrizione su un adeguato sviluppo
strutturale dello scheletro e dei tessuti muscolari riveste
una particolare importanza. Il rachitismo, per esempio,
spesso responsabile di gravi deformit scheletriche nei
bambini, una malattia da carenza di vitamina D.
Una volta completata la crescita, meno probabile che
uninsufficiente alimentazione sia allorigine di difetti
strutturali che si ripercuotono direttamente sulla postura.
In questa fase, le carenze interferiscono pi probabilmente con la funzione fisiologica e sono pi spesso rappresentate posturalmente come posizioni di stanchezza.
Lorganismo utilizza il cibo non solo per crescere, ma
anche come combustibile, trasformandolo in calore ed
energia. Se il combustibile insufficiente, si ha una perdita di produzione di energia ed un calo dellefficienza fisiologica generale. Le carenze nutrizionali nelladulto si veri-
ficano nella maggioranza dei casi e con maggiori probabilit quando, per un certo periodo di tempo, si presentano a
un individuo delle richieste fisiologicamente inconsuete.
DIFETTI, MALATTIE E INVALIDIT
Certi difetti fisici, malattie e invalidit sono associati a
difetti posturali; queste condizioni possono essere approssimativamente distinte in tre gruppi in quanto lattenzione
alla postura assume un ruolo importante nel trattamento.
Il primo gruppo per lo pi rappresentato da difetti
fisici in cui gli aspetti posturali sono inizialmente potenziali pi che effettivi e diventano un problema solo se il
difetto non pu essere corretto completamente attraverso
interventi medici o chirurgici. Tali difetti possono essere
di natura visiva, uditiva, scheletrica (p. es., equinovaro o
lussazione dellanca), neuromuscolare (p. es., lesione del
plesso brachiale) o muscolare (p. es., torcicollo).
Il secondo gruppo include condizioni di per se stesse
invalidanti, ma nelle quali un attento controllo della
postura fin dalle prime fasi pu rendere minimi tali effetti invalidanti. In una condizione artrosica della colonna
(come nella malattia di Marie-Strmpell), se si riesce a
mantenere il corpo in un buon allineamento (dal punto di
vista della funzione) nel periodo in cui si stia verificando
la fusione dei corpi vertebrali, il soggetto pu avere una
piccola deformit evidente ed essere colpito da uninvalidit solo moderata quando la fusione completata. Se
si trascura laspetto posturale, il tronco di solito si flette
considerevolmente quando la fusione della colonna
completa. Si tratta di una posizione di grave deformit e
di unassociata e altrettanto grave invalidit.
Nel terzo gruppo vi sono condizioni nelle quali
presente un grado di invalidit permanente dovuta a
lesione o a malattia, ma in cui la contrattura posturale
che si aggiunta pu accrescere notevolmente linvalidit. Ad esempio, lamputazione di un arto inferiore
sovraccarica inevitabilmente le strutture che restano a
sostenere il peso. Un allineamento posturale che minimizzi (il pi possibile) le contratture meccaniche della
posizione e del movimento contribuisce in modo significativo ad evitare che queste strutture si deteriorino.
FATTORI AMBIENTALI
Esiste tutta una serie di fattori ambientali che si ripercuotono sullo sviluppo e sul mantenimento di una buona
postura. Queste influenze ambientali dovrebbero essere
rese il pi possibile favorevoli alla buona postura; quando non possibile effettuare cambiamenti importanti,
possibile migliorare la situazione anche con delle piccole modifiche. La seguente discussione tiene presente fattori come sedie, scrivanie e letti perch illustrano le
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zare certi muscoli se i loro antagonisti si sono ipersviluppati in seguito a questa attivit. Questi esercizi dovrebbero
essere specifici per la parte corporea in questione e terapeutici per il corpo nella sua interezza.
La Figura A mostra una bambina di 10 anni con postura molto buona per let. Questa postura si avvicina a
quella di un adulto normale pi che a quella di un soggetto pi giovane. Le curve della colonna sono pressoch normali e le scapole sono meno sporgenti. tipico
per un bambino piccolo avere un addome sporgente, ma
si ha un cambiamento sensibile tra i 10 e i 12 anni quando il punto vita si assottiglia (relativamente) e laddome
non sporge pi.
La Figura B mostra un bambino di 9 anni la cui postura rientra nella media per questa fascia di et.
La Figura C mostra una bambina di 11 anni la cui postura piuttosto scorretta, con inclinazione in avanti della
testa, cifosi, lordosi, inclinazione pelvica anteriore ed iperestensione delle ginocchia.
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COLLO E TRONCO
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Test di flessibilit N 1: toccare la punta delle dita del piede con la punta delle dita della mano
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80
70
60
50
40
30
20
10
0
Classe:
Et:
(appross.)
Prescolare
1-4
K
5
I
6
II
7
III
8
IV
9
TABELLA 1-A
Test di flessibilit N 1: toccare la punta delle dita del piede con la punta delle dita della mano
Misurazioni relative a 5.115 individui
FEMMINE
MASCHI
Range di
limitazione
1/2 9
23/4
86%
102
1 10
74%
125
1/2 101/2
56%
147
1/2 91/2
31/2
52%
150
1/2 101/2
41/2
52%
150
1 10
41/2
50%
158
1 111/2
41/4
41%
140
1/2 91/2
28%
100
11/2 13
41/2
40%
151
1/2 10
41/2
50%
222
1/2 121/2
31/2
60%
100
1/2 121/2
64%
100
1 12
87%
113
1 11
90%
275
K
5
I
6
II
7
III
8
IV
9
V
10
VI
11
VII
12
VIII
13
IX
14
X
15
XI
16
XII
17
18-22
TABELLA 1-B
Media
Range di
limitazione
102
98%
33/4
31/2 4
108
83%
1/2 4
152
63%
31/2
1/2 101/2
192
59%
2 81/2
158
57%
41/2
1 131/2
174
59%
1/2 8
156
49%
41/2
1/2 10
100
43%
1/2 111/2
115
30%
1/2 10
108
37%
51/2
2 13
498
59%
1/2 12
507
64%
1 12
405
69%
1 14
307
95%
1 61/2
3082
College
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60
50
40
30
20
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0
Classe:
Et:
(appross.)
Prescolare
1-4
K
5
I
6
II
7
III
8
IV
9
TABELLA 2-A
MASCHI
Range di
limitazione
1/2 10
5%
102
2 111/2
2%
125
3 13
71/2
2%
147
1/2 11
61/2
1%
150
4 14
2%
150
1 121/2
158
11/2 15
71/2
140
31/2 131/2
1%
100
1 18
1%
112
2 19
10
1%
215
11/2 19
1%
100
21/2 231/2
11
1%
100
1/2 18
1%
113
K
5
I
6
II
7
III
8
IV
9
V
10
VI
11
VII
12
VIII
13
IX
14
X
15
XI
16
XII
17
TABELLA 2-B
Media
Range di
limitazione
102
16%
1/2 71/2
108
5%
1/2 101/2
152
6%
1 131/2
192
5%
1 111/2
158
3%
71/2
1 121/2
174
2%
1 101/2
156
4%
63/4
2 111/2
100
5%
1/2 111/2
116
4%
11/2 20
129
6%
1/2 12
173
6%
1 181/2
277
1 181/2
281
1%
11/2 20
College
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zione tra un sit-up con tronco flesso ed uno con inarcamento del tronco stesso. Il primo comporta una forte
contrazione degli addominali per trattenere la flessione
del tronco, mentre il secondo allunga gli addominali e
determina tensione della regione lombare; questa pu
essere accusata sia dai bambini che dagli adulti durante
lesercizio in cui si richiede di compiere il maggior
numero possibile di ripetizioni nel tempo stabilito.
Molti iniziano il movimento di sit-up a tronco gi
flesso, ma la resistenza degli addominali non sufficiente a conservare questa posizione e pi lesercizio va
avanti, pi si accentua linarcamento della schiena. Altri
non hanno la forza sufficiente a eseguire la flessione iniziale del tronco, e il test va effettuato con la flessione
della schiena per tutti i 60 secondi. Il problema che i
soggetti con addominali deboli possono superare questo
cosiddetto test per gli addominali ottenendo anche un
punteggio alto.
Il test cos presentato richiede una veloce esecuzione. Ai fini di una valutazione precisa della forza degli
addominali, per, lesercizio deve essere eseguito lentamente, assicurandosi che la flessione del tronco preceda
la flessione delle anche e che la flessione sia mantenuta
allinizio della flessione delle anche e nel movimento di
ritorno alla posizione seduta.
Per avere valore, andrebbero considerati validi solo i
sit-ups eseguiti a tronco flesso. Attualmente non cos.
Inoltre, il test non pu avere unesecuzione rapida se si
deve osservare con attenzione la posizione del tronco
(vedi Cap. 5 per una trattazione esauriente del movimento di sit-up e dellesame della forza muscolare degli
addominali superiori ed inferiori).
Le persone pi a rischio di risentire negativamente
dei ripetuti sit-ups con le ginocchia flesse sono i bambini e i giovani perch iniziano con pi flessibilit
rispetto agli adulti. Anche gli adulti con lombalgia
associata a uneccessiva flessibilit del basso rachide
possono risentire negativamente di questo esercizio.
Un fenomeno interessante in alcuni soggetti che hanno
eseguito un gran numero di sit-ups con le ginocchia
flesse che mostrano una flessione eccessiva nella
posizione seduta o nella flessione in avanti, ma una
lordosi nella stazione eretta.
un peccato che la capacit di eseguire un certo
numero di sit-ups, indipendentemente da come siano
praticati, sia usata come misura della forma fisica.
Insieme con i push-ups, questi due esercizi probabilmente sono sottolineati pi di ogni altro nei programmi
di fitness. Fatti in eccesso, per, questi esercizi tendono
ad aumentare o addirittura a produrre posture scorrette.
Quando, come e in che misura usare la posizione di
flessione del ginocchio sono temi affrontati nel Capitolo
5 (pagg. 205-207).
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ha un livello di flessibilit buona, migliore o eccellente della schiena e degli hamstring, sottolineando che
pi meglio.
Questo esercizio non si orienta verso variabili che
possano influenzarne i risultati. Vi sono variazioni del
livello normale secondo le fasce di et, cos come
limitazioni dovute a squilibri tra lunghezza della schiena e degli hamstring.
Questa incapacit di toccarsi la punta dei piedi molto
meno quella di superarla a certe et nella norma in
molti giovani tra i 10 e i 14 anni. Tali individui si trovano in una fase della crescita in cui le gambe sono lunghe
rispetto al tronco, per cui non dovrebbero sforzarsi a
compiere questo movimento27 (vedi pag. 99).
Una limitata flessibilit della schiena pu passare
inosservata se gli hamstring sono allungati. I soggetti
portatori di questo squilibrio possono superare il test
mentre molti bambini con flessibilit normale per la loro
et non ne saranno in grado. Sarebbe pi preciso dire
che il test inadatto ai bambini invece di dire che i bambini hanno fallito al test.
Oltre a sentirsi dire che non ci sono riusciti, molti
di loro vengono spinti ad eseguire degli esercizi per
migliorare la flessibilit della colonna e/o allungare gli
hamstring, quando questi esercizi sono superflui o addirittura controindicati.
Negli adulti, la lunghezza degli hamstring considerevolmente variabile, cos come quella dei muscoli del
dorso (vedi pagg. 172, 173). Come negli adolescenti, gli
adulti con gambe lunghe in rapporto al tronco, pur avendo una normale flessibilit della schiena e degli hamstring, non riescono a toccarsi la punta dei piedi.
Luso estensivo dei test di valutazione della forma
fisica e limportanza data ai risultati rendono imperativo
un controllo rigoroso di questi test.
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Sezione V: Scoliosi
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INTRODUZIONE
La scoliosi una deviazione laterale della colonna
vertebrale, ma, mentre le curve che la colonna presenta in direzione antero-posteriore sono normali,
una curva laterale considerata patologica. Dato che
la colonna non pu essere piegata lateralmente
senza effettuare nel contempo una rotazione, la scoliosi interessa sia la flessione laterale che la rotazione.
Molteplici sono le cause note di scoliosi. Questa pu
essere congenita o acquisita. Pu derivare da malattia o
da lesione. Alcune cause comportano cambiamenti
della struttura ossea, ad esempio la cuneizzazione di un
corpo vertebrale, altre sono collegate a problemi neuromuscolari che si ripercuotono direttamente sulla muscolatura del tronco, ed altre ancora sono legate a una
menomazione di un arto, come una gamba pi corta, o
a una menomazione della vista o delludito29.
Vi sono, per, anche molti casi di scoliosi le cui
cause sono sconosciute. Questi casi sono definiti idiopatici. Malgrado tutta la serie di test a disposizione per
individuarne la causa, unalta percentuale di casi rientra in questa categoria. Questa sezione dedicata alla
scoliosi si occupa principalmente della forma idiopatica. Lo squilibrio muscolare conseguenza di una malattia, come la poliomielite, immediatamente riconoscibile come causa di scoliosi quando colpisce la muscolatura del tronco. Lo squilibrio muscolare , comunque,
presente nei soggetti cosiddetti normali, ma passa
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PRIMA
PRIMA
DOPO
DOPO
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Esame posturale
Invece di abbandonare luso degli esercizi nel trattamento della scoliosi, si dovrebbe concentrare lattenzione su unimpostazione pi scientifica nella valutazione
e nella scelta degli esercizi adeguati. La valutazione
muscolo-scheletrica dovrebbe includere test di allineamento e test muscolari.
Si dovrebbero includere test di allineamento posturale, sia in verticale che di tipo segmentario, con ispezioni dorsali, laterali e frontali (vedi pagg. 62-75).
I test di lunghezza muscolare dovrebbero includere i
seguenti muscoli, senza per limitarsi ad essi: flessore
dellanca (vedi pagg. 374-378), hamstring (vedi pagg.
381-387), ventroflessione per lesame del profilo della
schiena e della lunghezza dei muscoli posteriori (vedi
pagg. 172, 173), tensore della fascia lata e bandelletta
ileotibiale (vedi pagg. 390-395), grande rotondo e grande dorsale (vedi pag. 307).
I test della forza dovrebbero includere: estensori del
dorso (vedi pag. 179); addominali superiori ed inferiori
(vedi pagg. 200 e 210); flessori laterali del tronco (vedi
pag. 185); obliqui delladdome (vedi pag. 184); flessori
dellanca (vedi pagg. 420, 421); estensori dellanca (vedi
pag. 434); abduttori dellanca e gluteo medio (vedi pagg.
424, 425); adduttori dellanca (vedi pag. 432, 433); trapezio medio ed inferiore (vedi pagg. 327 e 328).
Una fase essenziale dellesame costituita dallosservazione della schiena durante il movimento.
Lesaminatore si pone in piedi alle spalle del paziente
facendolo prima piegare in avanti e poi facendogli riassumere lentamente la posizione eretta. In presenza di una
deviazione strutturale si osserver una certa impressione
di pienezza (prominenza) sul lato di convessit della
curvatura. Se si tratta di una curva singola, o curva a C,
tale impressione si avr solo da un lato. In una doppia
curva, o curva a S, come in una toracica destra-lombare
sinistra, la prominenza sar visibile a destra e a sinistra
sulla schiena nella parte, rispettivamente, superiore ed
inferiore. In una curva funzionale, per, pu non esservi
107
alcuna evidenza di flessione in avanti. Questo particolarmente vero se la curva funzionale causata da uninclinazione laterale del bacino secondaria a uno squilibrio degli
abduttori dellanca o dei muscoli addominali.
Nella maggioranza delle persone, le deviazioni della
colonna sono funzionali e non diventano fisse o strutturali. Anche quando ci accade, queste deviazioni tendono a cambiare e diventano compensative, si ha, cio,
il passaggio da una curva a C ad una a S. Nel caso di
una singola deviazione verso sinistra, essa permane
generalmente tale nella parte inferiore della schiena,
mentre si sviluppa a destra nella porzione superiore.
In un soggetto con una semplice curva a C, la spalla bassa sul lato in cui lanca alta. Se la spalla alta
e lo anche lanca omolaterale, si tratta probabilmente
di una curva a S.
In alcuni casi, lallineamento scorretto sembra essere
limitato alla colonna vertebrale. La figura mostra una
semplice curva a C in cui lallineamento verticale generale del corpo buono. Dal punto di vista segmentario, la
spalla destra abbassata a causa della curvatura a C.
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Nome.........................................................................................................................................Medico ..............................................................
Studente
Professione .....................................................................................Peso
..................................Altezza..............................................................
Destra
17
Uso prevalente della mano ....................Et
.......Sesso
..........Lunghezza delle gambe: Sinistra .............................Destra............................
ALLINEAMENTO A PIOMBO
Veduta laterale:
Veduta dorsale:
X
L
B
Piedi
Ginocchia
Bacino
Rach. lom.
Rach. tor.
Torace
Colonna
Addome
Spalle
Testa
R
X
X
X
X
Dita a martello
Pronati
Rotaz. med.
lperest.
Gamba in add. post.
Lordosi marcata
Cifosi
A imbuto (depresso)
Curva totale
Protruso leggera
Abbassate
In avanti
Alluce valgo
Supinati
Rotaz. lat.
Flesse Sn>Dx
Rotazione
Piatto
Piatto
Carenato (elevato)
Lombare Toracica
Cicatrici
Elevate
Torcicollo
Ant.
Post.
Torsione tibiale
Deviazione
Operazione
Scap. elevate
Deviazione leggera
Cervicale Toracico
.......................
Ruotate med.
Ruotata ........
Limitata 7
(1)
Lieve contr.
(2)
Flessione in avanti ...................Bk.....................H.S.
...................G.S...............
Legg.
limit.
Lunghezza
norm.
Elevazione del braccio sopra la testa: Sn.........................Dx .........................
Contratt.
Contratt.
Flessori dellanca: Sn .........................................Dx .........................................
Lunghezza norm.
Legg. contratt.
Tensore della fascia lata: Sn .............................Dx
.........................................
Range
normale
Estensione del tronco:.....................................................................................
Legg. limit.
Range normale
Flessione laterale del tronco: Verso sn .................Verso
dx...........................
Sn TEST Di FORZA MUSCOLARE
B
S+
N
N
N
N
N
B
Deboli
Trapezio medio
Trapezio inferiore
Estensori dei tronco
Gluteo medio
Grande gluteo
Hamstring
Flessori dellanca
Tibiale posteriore
Flessori delle dita
Sinistra
1/8
3/16
Barra media
Dx
B+
S+
N
B
N
N
N
N
Deboli
Sn
Dx
TRATTAMENTO
...................................................................................................................
...................................................................................................................
...................................................................................................................
brevit
dei flessori dellanca).
...................................................................................................................
Esercizi:
Distesi
sul dorso
NSollevamento
del tronco
zza
ole
deb
a
ger F
Leg
Abbassamento
della gamba
Destra
In piedi
...............................
X
...............................
(omit)
...............................
X
...............................
(omit)
...............................
X
...............................
X
...............................
...............................
...............................
X
...............................
X
...............................
X
...............................
X
...............................
Barra media
(1) Flessibilit del dorso leggermente limitata nella regione toracica inferiore
NOTE: .....................................................................................................................
(2)
Hamstring normali nella flessione in avanti (angolo del sacro con la coscia)
...............................................................................................................................
Hs.
Sembrano contratti nel sollevamento della gamba perch i flessori dellanca
...............................................................................................................................
contratti
mantengono il bacino inclinato anteriormente
...............................................................................................................................
Nella
stazione eretta, con il bacino stabilizzato, sollevare la
...................................................................................................................
parte
superiore del tronco leggermente verso destra
...................................................................................................................
(usando
i muscoli addominali obliquo esterno di sinistra e
...................................................................................................................
obliquo
interno di destra)
...................................................................................................................
...................................................................................................................
Tutori: .......................................................................................................
...................................................................................................................
...................................................................................................................
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Esame posturale
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Queste fotografie mostrano lallineamento scorretto, la debolezza dei muscoli addominali inferiori, lerrore di valutazione della lunghezza degli hamstring e la lunghezza normale degli hamstring. (Vedi registrazione dei risultati dellesame nella pagina accanto).
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Scoliosi funzionale
Talvolta i bambini si distendono sul fianco (sul pavimento o sul letto) mentre fanno i compiti. La persona che usa
la mano destra si distender sul lato sinistro lasciando la
mano destra libera di scrivere o di voltare le pagine di un
libro. Questa posizione causa una deviazione sinistra
della colonna.
Se il bambino porta la cartella con la cinghia sulla spalla sinistra, e la tiene sollevata per non farla scivolare, vi
sar una tendenza della colonna a deviare verso sinistra.
I bambini impegnati in attivit ripetitive asimmetriche, per motivi di studio o di divertimento, tendono a
sviluppare problemi di squilibrio muscolare che possono portare a deviazioni laterali della colonna.
Quando la colonna si curva abitualmente verso lo
stesso lato nelle varie posizioni posturali, ci diviene
motivo di preoccupazione per quanto riguarda la correzione o la prevenzione della scoliosi precoce.
Non sono da sottovalutare i problemi associati alla
pronazione di un piede con un ginocchio leggermente
piegato se ad essere piegato sempre lo stesso ginocchio
(vedi pag. 446). Logicamente, lo squilibrio della muscolatura dellanca e le posizioni scorrette del piede o della
gamba, che si traducono in uninclinazione laterale del
bacino, sono pi strettamente collegati a curve lombari o
toracolombari primarie che a curve toraciche primarie.
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Esercizi e tutori
ESERCIZI
Gli esercizi dovrebbero essere scelti con attenzione sulla
base dei risultati dellesame ed necessario disporre di
istruzioni precise cos da eseguirli correttamente. Se
possibile, un genitore o unaltra persona di casa dovrebbero controllare lesecuzione finch il bambino non sia
in grado di eseguire la ginnastica da solo. Lobiettivo
quello di utilizzare esercizi asimmetrici in modo da
ripristinare la simmetria ottimale.
Nel soggetto delle foto qui sotto stato stabilito che
lileopsoas destro debole. Il soggetto una ballerina.
Uno degli esercizi di stretching da lei eseguiti una
spaccata: una gamba avanza mentre laltra tenuta
indietro. Normalmente portava la gamba destra indietro
e la sinistra avanti. Si osservano una curva lombare sinistra e una destra in sede toracica.
Il muscolo psoas origina dalle vertebre lombari, dai
processi trasversi delle vertebre lombari e dai dischi intervertebrali e pu quindi esercitare una trazione diretta sulla
colonna. Se questa ancora flessibile, possibile ottenere dei risultati con una ginnastica che, eseguita correttamente, aiuta a correggere la deviazione laterale. Il soggetto deve eseguire lesercizio sedendo sul bordo del lettino
con le ginocchia piegate e le gambe penzolanti, ma non in
posizione supina. Viene compiuto un grosso sforzo per
sollevare la coscia destra mantenendola in flessione, ma
lassistente o il soggetto stesso esercitano una pressione
sufficiente a impedire il movimento della coscia. Cos
facendo, la forza prodotta non si perde nel movimento
111
D
Per quanto riguarda la correzione della curva toracica, il
soggetto, seduto diritto con la colonna nel migliore allineamento antero-posteriore possibile, allunga il braccio in
diagonale verso lalto, leggermente in avanti rispetto al
piano coronale. Lobiettivo abituare il soggetto a mantenere la posizione corretta in modo da sviluppare un nuovo
senso cinestesico di ci che dritto. La posizione scorretta diventata talmente abituale che lassunzione della stazione eretta percepita dal soggetto come anomala.
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Esercizi e tutori
Troppo spesso, casi precoci di curvatura laterale vengono trattati semplicemente con losservazione e lesecuzione di radiografie ad intervalli stabiliti. I casi di tendenza precoce a una curvatura laterale sono potenzialmente pi gravi delle deviazioni antero-posteriori osservabili nelle consuete posture viziate. Le istruzioni su
una buona meccanica del corpo e su esercizi posturali
adeguati, oltre alla necessaria modifica delle scarpe per
aiutare meccanicamente la correzione dellallineamento, rappresentano un trattamento pi razionale rispetto
alla semplice osservazione.
La correzione dellinclinazione pelvica laterale associata a una deviazione laterale pu essere facilitata
applicando alla calzatura un adatto rialzo. di importanza primaria che il paziente sia disposto a collaborare.
I rialzi vanno usati in tutte le scarpe e pantofole da
camera. Ma ci non servir a nulla se il paziente continuer, quando in piedi, a scaricare quasi tutto il peso
sulla gamba la cui anca pi alta e a piegare il ginocchio dal lato dov il rialzo.
Per quanto riguarda luso di un rialzo in relazione
allo stato di tensione del tensore della fascia lata e della
bandelletta ileotibiale, vedi pagina 448; per il suo uso in
corrispondenza del tallone nella scarpa opposta cos da
diminuire lo sforzo a carico del gluteo medio debole,
vedi pagina 437.
Oltre alla scelta di esercizi adatti, importante evitare quegli esercizi che avrebbero un effetto negativo.
Laumento della flessibilit complessiva della colonna
comporta un rischio intrinseco. Laumento della flessibilit nella direzione lungo cui si effettua la correzione
delle curve consigliato purch vi sia un incremento
parallelo della forza in modo da conservare tali correzioni. Se il paziente ha il potenziale per incrementare la
forza e si impegna in un rigoroso programma di esercizi di rafforzamento, indossando un tutore, gli esercizi
volti ad accrescere la flessibilit possono condurre ad un
buon risultato finale.
Il soggetto che stia sviluppando una cifo-scoliosi con
una lordosi non dovrebbe eseguire esercizi che comportino lestensione del dorso a partire da una posizione
prona. Nel tentativo di ottenere una migliore estensione
della parte superiore della schiena, si ha un aumento dei
problemi a carico della sua parte inferiore. Lestensione
della parte superiore della schiena si pu effettuare
sedendo su uno sgabello e con il dorso appoggiato al
muro, ma senza far inarcare la regione lombare nello
sforzo di far apparire rettilinea la parte superiore della
schiena. In questo stesso caso, andrebbero evitati gli
esercizi per gli addominali alti che comportino larrotolamento del tronco o i sit-ups, anche se questi muscoli sono deboli. Lesercizio sarebbe controproducente
perch larrotolamento del tronco si tradurrebbe in un
incurvamento della parte superiore del dorso. In presenza di una cifo-scoliosi in fase di sviluppo, questo tipo di
esercizio aggraverebbe la curva cifotica. Sarebbero
invece fortemente indicati gli esercizi per gli addominali inferiori sotto forma di inclinazione pelvica o di inclinazione pelvica e scivolamento della gamba, esaltando
lazione dellobliquo esterno (vedi pag. 213).
Limportanza dello squilibrio muscolare e di una
postura generale scorretta come fattori eziologici nella
scoliosi idiopatica non va trascurata. La scoliosi un
complesso problema posturale e, come tale, richiede una
valutazione approfondita delle procedure volte a determinare la debolezza o la tensione dei muscoli responsabili della distorsione dellallineamento. La verifica possibile solo con esami ripetuti, ma eseguiti con precisione
e in modo conforme ai princpi sui quali si basa il metodo di valutazione manuale dei muscoli (vedi pag. 14).
Luso di una leva lunga, ogni volta che sia necessario,
acquista unimportanza vitale al fine di individuare le
differenze di forza dei grandi muscoli (come gli abduttori dellanca) quando ci si trova a confrontare i due lati.
TUTORI
Oltre agli esercizi e a una corretta modifica delle calzature, per molti pazienti affetti da scoliosi precoce si
rende necessario utilizzare un qualche sostegno: pu
darsi che sia necessario solo un tipo di supporto a corsetto o, nei casi pi gravi, un sostegno pi rigido. Molti
tutori rigidi sono stati prodotti dai Kendall.
Lillustrazione della pagina seguente mostra un soggetto che indossa un corsetto rimovibile in cellulosa del
tipo spesso usato nelle scoliosi. La procedura per la fabbricazione di questo corsetto la seguente.
Il paziente stato posto in posizione eretta con trazione del capo mediante una fascia di Sayre. Si utilizzato un rialzo del tallone per rendere orizzontale il bacino, mentre si provveduto ad applicare delle strisce di
nastro adesivo diagonalmente dalla gabbia toracica alla
cresta iliaca controlaterale per ottenere la posizione correttiva ottimale del tronco prima di realizzare il calco di
gesso. Per le ragazze si utilizzato un reggiseno con una
sottile imbottitura sotto il tessuto elastico cos da lasciare al seno lo spazio per svilupparsi.
Dopo aver versato e fatto asciugare il gesso, sono
state apportate ulteriori modifiche smussando leggermente sul lato della convessit e aggiungendo uneguale quantit di gesso nella cavit corrispondente per non
distaccarsi dalle misurazioni obbligate della circonferenza. Si provveduto a modellare poi il corsetto sopra
il calco di gesso.
Attualmente disponiamo di materiali pi innovativi,
maggiormente versatili e facilmente maneggiabili, ma i
princpi di base per limpiego dei tutori sono rimasti
quasi uguali: ottenere il miglior allineamento possibile;
consentire lespansione nellarea concava; esercitare
una pressione nellarea convessa nella misura in cui pu
essere tollerata senza ripercussioni negative o disagio.
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Intervento precoce
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KENDALL CLASSICO
Henry O. Kendall stato il primo fisioterapista del Childrens Hospital di Baltimora, iniziandovi a
lavorare nel giugno del 1920. qui riportata una parte di alcuni suoi appunti sulla scoliosi risalenti ai primi anni 30:
sconsigliato lutilizzo di esercizi simmetrici. Si dovrebbe eseguire un attento esame muscolare e
si dovrebbero graduare i muscoli secondo la loro forza. Se un gruppo muscolare (o un singolo
muscolo) troppo forte per il suo antagonista, lo si dovrebbe allungare e si dovrebbe potenziare
lantagonista pi debole finch non acquisisca una forza sufficiente a competere con laltro.
Dopo aver esaminato pi di cento casi di deviazione laterale, devo ancora incontrarne uno in cui si
riscontri la debolezza dei muscoli estensori della colonna; ogni singolo paziente era in grado di iperestendere la colonna contro la gravit e nella maggioranza dei casi anche contro una certa resistenza.
La debolezza muscolare era quasi sempre dimostrabile negli addominali laterali, negli addominali
anteriori, nei muscoli del bacino, dellanca e della gamba. Tale debolezza era responsabile della
deviazione del corpo sia dal piano mediano laterale sia dal piano mediano antero-posteriore, spingendo il paziente a compensare la deviazione ricorrendo ad altri muscoli per mantenere lequilibrio.
Effettuando tale sostituzione, il paziente sviluppa invariabilmente dei muscoli responsabili di movimenti rotatori laterali ed facile capire perch la curvatura laterale si associ alla rotazione.
Correggendo lo squilibrio muscolare, agiamo sul fattore primario che determina molti casi di
deviazione laterale.
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Gli esercizi qui sotto sono concepiti per aiutare a correggere alcuni comuni difetti posturali. Altri
esercizi correttivi si trovano alla fine dei capitoli che seguono. Per migliorare lequilibrio muscolare
e ripristinare una postura corretta sono previsti esercizi specifici che, per essere efficaci, dovrebbero
essere eseguiti ogni giorno per un periodo di settimane, in aggiunta alla pratica quotidiana di assumere e mantenere una buona postura finch non diventi unabitudine.
Mentre si lavora per correggere lo squilibrio muscolare, in genere consigliabile EVITARE i seguenti esercizi: distendersi sulla schiena e sollevare contemporaneamente tutte e due le gambe; distendersi sulla schiena e salire in posizione seduta, mantenendo fermamente i piedi a terra; distendersi con
la maggior parte del peso sul dorso facendo lesercizio della bicicletta; stare seduti o in piedi a
ginocchia distese, allungandosi in avanti per toccare la punta dei piedi; e (per chi presenta unaccentuazione della curva anteriore della colonna lombare), lesercizio di sollevamento del tronco per inarcare la schiena dalla posizione prona.
ESERCIZIO POSTURALE
DA SEDUTI CON APPOGGIO
AL MURO
Sedersi su uno sgabello appoggiando
la schiena al muro. Porre le mani in
alto accanto alla testa. Raddrizzare la
parte superiore del dorso, tirare
indietro la testa con il mento in basso
e indentro, e tirare i gomiti indietro
contro la parete. Appiattire la regione
lombare contro il muro tirando in
alto e indentro gli addominali inferiori. Mantenere le braccia appoggiate al muro e muoverle lentamente in
diagonale sopra la testa.
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Bibliografia
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Testa e faccia
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SOMMARIO
Introduzione ............................................................
Sezione I: Innervazione
Nervi cranici e muscoli facciali profondi ....................
Nervi cervicali e muscoli facciali superficiali e del collo..
Movimento dellarticolazione
temporo-mandibolare ....................................
Tabella dei nervi e dei muscoli cranici........................
119
120
121
122
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INTRODUZIONE
Lillustrazione della pagina seguente ritrae una sezione sagittale del cranio condotta approssimativamente al centro dellorbita sinistra, tranne che mostrato il bulbo oculare completo. I muscoli raffigurati
sono i muscoli facciali profondi e cranici, principalmente quelli della lingua, della regione faringea e
del bulbo oculare.
Lemisfero sinistro dellencefalo stato ribattuto
verso lalto per mostrare la sua superficie inferiore e
le radici dei nervi cranici. Linee, numerate secondo i
rispettivi nervi cranici, congiungono le radici nervose
ai corrispettivi tronchi nervosi nella parte inferiore del
disegno. Le radici del I, II e VIII nervo sono sensitive e
mostrate in bianco. I nervi motori e quelli misti sono
mostrati in giallo con una sola eccezione: la componente motoria del V nervo cranico, essendo una
branca cos minuscola, mostrata in giallo, mentre il
resto del V nervo cranico mostrato in bianco.
Una veduta laterale dei muscoli superficiali
della testa e del collo illustrata a pagina 121. I
nervi cranici e i muscoli da essi innervati sono elencati nelle pagine 120 e 121.
I muscoli facciali sono denominati muscoli mimici, o dellespressione, e sono in gran parte innervati
dal nervo facciale attraverso le sue innumerevoli
branche. Molti muscoli possono agire insieme per
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16:05
Pagina 120
Sezione I: Innervazione
NERVI CRANICI E MUSCOLI FACCIALI PROFONDI
6
3
7
31
10
8
16
13
11
14
15
12
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
(17)
(18)
(19)
(7)
Occipitale
Auricolare posteriore
Digastrico (ventre posteriore)
Stiloioideo
Auricolare superiore
Auricolare anteriore
Frontale
Corrugatore del sopracciglio
Orbicolare dellocchio
Elevatore dei labbro superiore
Grande e piccolo zigomatico
Buccinatore
Risorio
Orbicorare della bocca
(20)
(21)
(22)
(23)
(24)
(25)
(26)
(27)
(28)
(29)
(30)
(31)
(32)
(33)
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Pagina 121
Innervazione
121
26
18
27
28
35
24
25
20
21
29
36
30
37
34
31
33
47
32
17
22
41
39
44
40
23
46
38
19
45
43
48
42
41
(34)
(35)
(36)
(37)
(38)
(39)
(40)
(41)
(8)
(44)
(48)
(9)
(10)
(11)
(12)
(13)
(14)
(15)
(16)
(42)
(43)
(45)
(46)
(47)
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16:05
Pagina 122
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16:05
Pagina 123
123
I
II
NASO
OCCHIO
PALPEBRA
III
OCCHIO
IV
OCCHIO
S
S
S
ORECCHIO
PALATO
V
MASTICAZIONE
S. IOIDEA
VI
OCCHIO
LINGUA
S
S
ORECCHIO
S. IOIDEA
ORECCH.
SCALPO
SOPRAC.
PALPEBRA
BOCCA
XI
S
S
S
S
S
S
S
XII
COLLO
PALATO
LINGUA
Olfattorio
Ottico
Oculomotore
Trocleare
Trigemino
Abducente
Facciale
Vestibolo-cocleare
Glossofaringeo
Vago
Accessorio
Ipoglosso
FARINGE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
NASO
IX
SENSORIALE-OLFATTO
SENSORIALE-VISTA
LEVATOR PALPEBRAE SUPERIORIS
RECTUS SUPERIOR
OBLIQUUS INFERIOR
RECTUS MEDIALIS
RECTUS INFERIOR
OBLIQUUS SUPERIOR
SENSORIALE-FACCIA STRUTTURE INT. DELLA TESTA
TENSOR TYMPANI
TENSOR VELI PALATINI
MASSETER
TEMPORALIS
PTERYGOIDEUS MEDIALIS
PTERYGOIDEUS LATERALIS
MYLOHYOIDEUS
ANTERIOR DIGASTRIC
RECTUS DIGASTRIC
SENSORIALE-GUSTO 2/3 ANTERIORI DELLA LINGUA
SENSORIALE-ORECCHIO ESTERNO
STAPEDIUS
POSTERIOR DIGASTRIC
STYLOHOIDEUS
OCCIPITALIS
RAMO AURICOLARE
MUSCOLO INTRINS. DELLORECCHIO
POSTERIORE
AURICULARIS POSTERIOR
AURICULARIS ANTERIOR
AURICULARIS SUPERIOR
RAMO TEMPORALE
FRONTALIS
CORRUGATOR SUPERCILII
RAMO TEMPORALE
E ZIGOMATICO
ORBICULARIS OCULI
PROCERUS
DEP. SEPTI & NAS. TRANS.
BASALIS ALAR.
ZYGOMATICUS MAJOR
LEVATOR LABII SUPERIORS
RAMO BUCCALE
BUCCINATOR
ORBICULARIS ORIS
LEVATOR ANGULI ORIS
RISORIUS
DEPRESSOR ANGULI ORIS
DEPRESSOR LABII INFERIOR
RAMO MANDIBOLARE
MENTALIS
PLATYSMA
RAMO CEVICALE
SENSORIALE-UDITO ED EQUILIBRIO
1
SENSORIALE- /3 POSTERIORE LINGUA
SENSORIALE-FARINGE, FAUCI, PALATO MOLLE
STYLOPHARYNGEUS
MUSC. STRIATA-FARINGE
MUSC. STRIATA-PALATO MOLLE, FARINGE E LARINGE
MUSC. LISCIA-TRATTO ALIMENTARE
MUSC. LISCIA-VIE RESPIRATORIE
MUSC. LISCIA-CARDIACA
SENSORIALE AURICOLARE
SENSORIALE-TRATTO ALIMENTARE
SENSORIALE-VIE RESPIRATORIE
SENSORIALE-VISCERI ADDOMINALI E CUORE
TRAPEZIUS & STERNOCLEIDOMASTOIDEO
LEVATOR VELI PALATINI
MUSC. STRIATA-PALATO MOLLE, FARINGE E LARINGE
STYLOGLOSSUS
HYOGLOSSUS
GENIOGLOSSUS
INTRINSECI DELLA LINGUA
VII
VIII
SENSORIALE O MOTORIO A:
}
}
SCALPO
MENTO
COLLO
ORECCHIO
LINGUA
SENSORIALE
S
S
M
M
S&M
M
S&M
S
S&M
S&M
M
M
Nome
GRADO DI FORZA MUSCOLARE
KENDALL 03
S
S
Oftalmico
1. N. Sopratrocleare
2. N. Sopraorbitale
3. N. Lacrimale
4. N. Infratrocleare
5. N. Nasale
Mascellare
6. N. Zigomatico temp.
7. N. Infraorbitale
8. N. Zigomatico-facciale
1993 Florence P. Kendall: Lautore permette la riproduzione per uso personale e non commerciale.
Mandibolare
9. N. Auricolo temporale
10. N. Buccale
11. N. Mentoniero
Nervi Cervicali
12. N. Grande occipitale
13. N. Piccolo occipitale
14. N. Grande auricolare
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16:05
Pagina 124
Muscolo/nervo
Origine
Inserzione
Buccinatore/
facciale
Corrugatore
del sopracciglio/
facciale
Depressore
dellangolo della
bocca/facciale
Depress,ore del
labbro inferiore/
facciale
Frontale/facciale
Galea aponeurotica
Elevatore dellangolo
della bocca/facciale
Elevatore della
palpebra superiore/
oculomotore
Massetere/
trigemino
Chiude la mascella
(vedi pag. 129)
Ciude la mascella
(vedi pag. 129)
Mentonieo/facciale
Nasale, porzione
alare/facciale
Mascella
Nasale, porzione
trasversa/facciale
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Pagina 125
125
Origine
Inserzione
Obliquo inferiore
dellocchio/
oculomotore
Obliquo superiore
dellocchio/
trocleare
Orbicolare
dellocchio/
facciale
Orbicolare
dellocchio
facciale
Chiude le labbra e le fa
sporgere in avanti
(vedi pag. 128)
Platisma/facciale
Procero/facciale
Pterigoideo laterale/
trigemino
Pterigoideo mediale/
trigemino
Chiude la mascella
(vedi pag. 129)
Retto superiore,
inferiore, mediale/
oculomotore
retto laterale/
abducente
Risorio/facciale
Temporale/
trigemino
Grande
zigomatico/
facciale
Piccolo
zigomatico/
facciale
Approfondisce il solco
nasolabiale, come nelle
espressioni di tristezza
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Pagina 126
KENDALL 03
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16:05
Pagina 127
127
PROCERO
Test: Il paziente tira la cute deI naso in su, formando delle pieghe
trasversali sopra il dorso del naso.
RISORIO
GRANDE ZIGOMATICO
KENDALL 03
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Pagina 128
Test: Si chiede al paziente di sollevare e sporgere il labbro superiore come se volesse mostrare le gengive.
BUCCINATORE
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Pagina 129
Test: Si chiede al paziente di corrugare la cute del mento, sporgendo poi il labbro inferiore come a voler fare il broncio.
129
PTERIGOIDEO LATERALE
Test: Si chiede al paziente di aprire leggermente la bocca, di sporgere la mandibola in avanti e poi di muoverla lateralmente, prima
verso destra e poi verso sinistra.
Test: Si chiede al paziente di mordere con forza. (La bocca socchiusa per mostrare i denti che vengono serrati).
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Pagina 130
ORBICOLARE DELLOCCHIO
Test: Si chiede al paziente di abbassare la mandibola contrastando l'azione di resistenza. I muscoli infraioidei forniscono la
stabilizzazione dellosso ioide durante lazione dei suddetti
muscoli. (Vedi pag. 136 per quanto riguarda origine, inserzione
e azione dei muscoli sopraioidei vedi Cap. 4, pag. 150 per lillustrazione).
MUSCOLI INFRAIOIDEI
strato nella Figura B (vedi pag. 137 per origini, inserzioni ed azione
dei muscoli infraioidei; e Cap. 4, pag. 149 per lillustrazione).
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Pagina 131
131
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Pagina 132
Al primo esame, lorbicolare dellocchio, che agisce abbassando la palpebra e mantenendola chiusa,
presentava un grading insufficiente, mentre il frontale,
che solleva il sopracciglio e corruga la fronte, presentava un grading traccia. In alcuni casi di paralisi facciale, per, lorbicolare dellocchio pu essere pi
lento del frontale a rispondere. In tali casi si scoraggia
di esercitare il frontale perch agisce in opposizione
allorbicolare dellocchio. Il motivo di ci pu essere
illustrato come segue: sollevare il sopracciglio contraendo il frontale. Poi, con le punte delle dita posizionate sopra o immediatamente sopra il sopracciglio,
mantenere il sopracciglio verso lalto. Ora, cercare di
chiudere delicatamente la palpebra e poi cercare cercare di tenerla fortemente chiusa. La difficolt nel
compiere queste due azioni (e specialmente la seconda) dimostrata prontamente.
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Pagina 133
Caso clinico # 1
NASO
OCCHIO
PALPEBRA
III
OCCHIO
IV
OCCHIO
S
S
S
ORECCHIO
PALATO
V
MASTICAZIONE
S. IOIDEA
VI
OCCHIO
LINGUA
S
S
ORECCHIO
S. IOIDEA
SCALPO
ORECCH.
SCALPO
SOPRAC.
PALPEBRA
VII
NASO
BOCCA
VIII
MENTO
COLLO
ORECCHIO
LINGUA
IX
T
T
P
P
T
T
T
T
T
T
T
O
T
O
S
S
S
FARINGE
S
S
S
S
XI
XII
COLLO
PALATO
LINGUA
S
S
Data
Olfattorio
Ottico
Oculomotore
Trocleare
Trigemio
Abducente
Facciale
Vestibolo-cocleare
Glossofaringeo
Vago
Accessorio
Ipoglosso
SENSORIALE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
SENSORIALE O MOTORIO A:
SENSORIALE-OLFATTO
SENSORIALE-VISTA
LEVATOR PALPEBRAE SUPERIORIS
RECTUS SUPERIOR
OBLIQUUS INFERIOR
RECTUS MEDIALIS
RECTUS INFERIOR
OBLIQUUS SUPERIOR
SENSORIALE-FACCIA STRUTTURE INT. DELLA TESTA
TENSOR TYMPANI
TENSOR VELI PALATINI
MASSETER
TEMPORALIS
PTERYGOIDEUS MEDIALIS
PTERYGOIDEUS LATERALIS
MYLOHYOIDEUS
ANTERIOR DIGASTRIC
RECTUS DIGASTRIC
SENSORIALE-GUSTO 2/3 ANTERIORI DELLA LINGUA
SENSORIALE-ORECCHIO ESTERNO
STAPEDIUS
POSTERIOR DIGASTRIC
STYLOHOIDEUS
OCCIPITALIS
RAMO AURICOLARE
MUSCOLO INTRINS. DELLORECCHIO
POSTERIORE
AURICULARIS POSTERIOR
AURICULARIS ANTERIOR
AURICULARIS SUPERIOR
RAMO TEMPORALE
FRONTALIS
CORRUGATOR SUPERCILII
RAMO TEMPORALE
E ZIGOMATICO
ORBICULARIS OCULI
PROCERUS
DEP. SEPTI & NAS. TRANS.
BASALIS ALAR.
ZYGOMATICUS MAJOR
LEVATOR LABII SUPERIORS
RAMO BUCCALE
BUCCINATOR
ORBICULARIS ORIS
LEVATOR ANGULI ORIS
RISORIUS
DEPRESSOR ANGULI ORIS
DEPRESSOR LABII INFERIOR
RAMO MANDIBOLARE
MENTALIS
PLATYSMA
RAMO CEVICALE
SENSORIALE-UDITO ED EQUILIBRIO
1
SENSORIALE- /3 POSTERIORE LINGUA
SENSORIALE-FARINGE, FAUCI, PALATO MOLLE
STYLOPHARYNGEUS
MUSC. STRIATA-FARINGE
MUSC. STRIATA-PALATO MOLLE, FARINGE E LARINGE
MUSC. LISCIA-TRATTO ALIMENTARE
MUSC. LISCIA-VIE RESPIRATORIE
MUSC. LISCIA-CARDIACA
SENSORIALE AURICOLARE
SENSORIALE-TRATTO ALIMENTARE
SENSORIALE-VIE RESPIRATORIE
SENSORIALE-VISCERI ADDOMINALI E CUORE
TRAPEZIUS & STERNOCLEIDOMASTOIDEO
LEVATOR VELI PALATINI
MUSC. STRIATA-PALATO MOLLE, FARINGE E LARINGE
STYLOGLOSSUS
HYOGLOSSUS
GENIOGLOSSUS
INTRINSECI DELLA LINGUA
}
}
}
}
}
Mar. 20
Apr. 13
I
II
133
Nome
Feb. 27
KENDALL 03
G
G
G
G
G
G
G
G
G
G
G
G
G
G
G
N
N
N
N
N
N
N
N
G
G
N
N
N
G
N
Oftalmico
1. N. Sopratrocleare
2. N. Sopraorbitale
3. N. Lacrimale
4. N. Infratrocleare
5. N. Nasale
Mascellare
6. N. Zigomatico temp.
7. N. Infraorbitale
8. N. Zigomatico-facciale
Mandibolare
9. N. Auricolo temporale
10. N. Buccale
11. N. Mentoniero
Nervi Cervicali
12. N. Grande occipitale
13. N. Piccolo occipitale
14. N. Grande auricolare
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16:05
Pagina 134
CASO CLINICO N 2
In questo caso di paralisi facciale non vi era alcun segno
tangibile di funzionalit muscolare, ad eccezione di una
lieve azione del corrugatore evidenziata nel corso del
primo esame, e cio 3 settimane dopo lesordio della
condizione patologica. In questo caso, nei primi 3 mesi
e mezzo si registrato solo un minimo cambiamento,
ma dopo 6 mesi la maggioranza dei muscoli presentava
un grading sufficiente o anche pi alto. Il miglioramento continuato dopo 8 mesi e, dopo 9 mesi e mezzo,
circa un terzo dei muscoli aveva un grading sufficiente,
mentre per tutti gli altri esso era buono o normale.
Questo un esempio del miglioramento lento, ma
costante, che si verifica in alcuni casi.
Questa paziente ha usufruito dellapplicazione di un
piccolo gancio di plastica, sagomato in modo da adattarsi allangolo della bocca e fissato per mezzo di una
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Pagina 135
Caso clinico # 2
NASO
OCCHIO
PALPEBRA
III
OCCHIO
IV
OCCHIO
S
S
S
ORECCHIO
PALATO
V
MASTICAZIONE
S. IOIDEA
VI
OCCHIO
LINGUA
S
S
ORECCHIO
S. IOIDEA
SCALPO
ORECCH.
SCALPO
SOPRAC.
PALPEBRA
VII
NASO
BOCCA
VIII
MENTO
COLLO
ORECCHIO
LINGUA
IX
O
P
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
S
S
S
FARINGE
S
S
S
S
XI
XII
COLLO
PALATO
LINGUA
S
S
Data
Olfattorio
Ottico
Oculomotore
Trocleare
Trigemio
Abducente
Facciale
Vestibolo-cocleare
Glossofaringeo
Vago
Accessorio
Ipoglosso
SENSORIALE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
SENSORIALE O MOTORIO A:
SENSORIALE-OLFATTO
SENSORIALE-VISTA
LEVATOR PALPEBRAE SUPERIORIS
RECTUS SUPERIOR
OBLIQUUS INFERIOR
RECTUS MEDIALIS
RECTUS INFERIOR
OBLIQUUS SUPERIOR
SENSORIALE-FACCIA STRUTTURE INT. DELLA TESTA
TENSOR TYMPANI
TENSOR VELI PALATINI
MASSETER
TEMPORALIS
PTERYGOIDEUS MEDIALIS
PTERYGOIDEUS LATERALIS
MYLOHYOIDEUS
ANTERIOR DIGASTRIC
RECTUS DIGASTRIC
SENSORIALE-GUSTO 2/3 ANTERIORI DELLA LINGUA
SENSORIALE-ORECCHIO ESTERNO
STAPEDIUS
POSTERIOR DIGASTRIC
STYLOHOIDEUS
OCCIPITALIS
RAMO AURICOLARE
MUSCOLO INTRINS. DELLORECCHIO
POSTERIORE
AURICULARIS POSTERIOR
AURICULARIS ANTERIOR
AURICULARIS SUPERIOR
RAMO TEMPORALE
FRONTALIS
CORRUGATOR SUPERCILII
RAMO TEMPORALE
E ZIGOMATICO
ORBICULARIS OCULI
PROCERUS
DEP. SEPTI & NAS. TRANS.
BASALIS ALAR.
ZYGOMATICUS MAJOR
LEVATOR LABII SUPERIORS
RAMO BUCCALE
BUCCINATOR
ORBICULARIS ORIS
LEVATOR ANGULI ORIS
RISORIUS
DEPRESSOR ANGULI ORIS
DEPRESSOR LABII INFERIOR
RAMO MANDIBOLARE
MENTALIS
PLATYSMA
RAMO CEVICALE
SENSORIALE-UDITO ED EQUILIBRIO
1
SENSORIALE- /3 POSTERIORE LINGUA
SENSORIALE-FARINGE, FAUCI, PALATO MOLLE
STYLOPHARYNGEUS
MUSC. STRIATA-FARINGE
MUSC. STRIATA-PALATO MOLLE, FARINGE E LARINGE
MUSC. LISCIA-TRATTO ALIMENTARE
MUSC. LISCIA-VIE RESPIRATORIE
MUSC. LISCIA-CARDIACA
SENSORIALE AURICOLARE
SENSORIALE-TRATTO ALIMENTARE
SENSORIALE-VIE RESPIRATORIE
SENSORIALE-VISCERI ADDOMINALI E CUORE
TRAPEZIUS & STERNOCLEIDOMASTOIDEO
LEVATOR VELI PALATINI
MUSC. STRIATA-PALATO MOLLE, FARINGE E LARINGE
STYLOGLOSSUS
HYOGLOSSUS
GENIOGLOSSUS
INTRINSECI DELLA LINGUA
}
}
}
}
}
11-3-61
12-11-61
2-28-62
4-17-62
6-6-62
I
II
135
Nome
8-22-61
KENDALL 03
T T P+ F F
P G- G G
O
O
P?
T
P?
?
O
T
?
P
?
T
?
P
G
F
GF
FF
GF+
F
P+
F+
F+
F
G
F
F
FG
G
FFG
G
F
G
G
F
F
G
G
F
G
N
G
Oftalmico
1. N. Sopratrocleare
2. N. Sopraorbitale
3. N. Lacrimale
4. N. Infratrocleare
5. N. Nasale
Mascellare
6. N. Zigomatico temp.
7. N. Infraorbitale
8. N. Zigomatico-facciale
Mandibolare
9. N. Auricolo temporale
10. N. Buccale
11. N. Mentoniero
Nervi Cervicali
12. N. Grande occipitale
13. N. Piccolo occipitale
14. N. Grande auricolare
Intrinseco
Intrinseco
Intrinseco
Spina mentale
Grande corno
dellosso ioide
Processo
stiloideo
Aponeurosi
del palato
Trasversale
Verticale
Longitudinale
inferiore
Genioglosso
Ioglosso
Stiloglosso
Miloioideo
Stiloioideo
Genioioideo
Ventre posteriore
Digastrico
Ventre anteriore
Sopraioideo
Palatofaringeo
Fauci
Palatoglosso
Ugola
Elevatore del
velo palatino
Palato molle
Tensore del
velo palatino
Tendine intermedio
a corpo e corno dello
osso ioide
Cartilagine tiroidea
posteriore
Faringe postero-laterale
Vedi sopra
Ugola
Palato molle
Lingua
Lingua
Lingua
Lingua e corpo
dellosso ioide
Intrinseca
Intrinseca
Intrinseca
Intrinseca
Restringe le fauci
Accorcia il
palato molle
Accorcia la lingua
Alza i lati e la punta
della lingua
Allunga e restringe
la lingua
Appiattisce ed allarga
la lingua
Accorcia la lingua
Gira verso il basso
la punta della lingua
Deprime la lingua: la
protrude e la retrae;
eleva losso ioide
Deprime e tira
posteriormente
la lingua
Solleva e tira post.
la lingua
Solleva e tira poster. la
lingua; serra le fauci
Azione
Ansa cervicale
C1, 2
Facciale VII
Trigemino V
Facciale VII
Trigemio V
Plesso faringeo
IX, X
Plesso faringeo
IX, X, XI
Trigemino V
Glosso faringeo IX
Trigemino V
Glosso faringeo IX
Sensibilit
speciale (gusto)
q anteriore
facciale VII
3 posteriore
glossofaringeo IX
Base-vago X
Sensibilit generali:
q anteriore
Trigemino V
3 posteriore
glossofaringeo IX
Basevago X
Sensitiva
Innervazione
Plesso faringeo
IX, X, XI
Ipoglosso XII
Ipoglosso XII
Motoria
Fase volontaria
I muscoli depressori della lingua contraggono la lingua
e formano un solco sulla porzione posteriore del dorso
della lingua, che ospita il lobo. Un movimento iniziato
dai muscoli intrinseci innalza la porzione anteriore e
quindi quella posteriore della lingua, fino al palato
duro. Questo movimento sequenziale rimuove il bolo e
lo spinge verso le fauci. Successivamente la base della
lingua innalzata e tirata posteriormente, specie dei
muscoli stiloglossi, forzando cos il bolo attraverso le
fauci nella faringe. Contemporaneamente allelevazione della base della lingua si produce un innalzamento
moderato dellosso ioide e della laringe
136
16:05
Intrinseco
Lingua
Longitudinale
superiore
Inserzione
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Palatogloso
Origine
Muscolo
KENDALL 03
Pagina 136
Superficie posteriore
della lamina della
cartilagine cricoidea
Tuba uditiva
Aritenoideo
obliquo
Trasverso
Cricoaritenoideo
laterale
Vocale
Cricoaritenoideo
posteriore
Cricotiroideo
diretto
obliquo
Faringe
Salpingofaringeo
Processo stiloideo
Lamina pterigoidea
mediale; rafe pterigomandibolare; mandibola
Stilofaringeo
Costrittore
superiore
Costrittore medio
Costrittore inf.
Cricofaringeo
Palatofaringeo
Tiroaritenoideo
Tiroepiglottico
Laringe
Ariepligottico
}
}
Parete faringea
Vago X
Principalmente
accessorio XI,
radice rostrale
Glosso-faringeo IX
Plesso faringeo
IX, X, XI
Plesso faringeo
IX, X, XI
Comprime in seq.
nasofaringe, orofaringe;
laringo-faringe
Eleva la faringe
e la laringe
Eleva la faringe
Abduce la cartilagine
aritenoidea allargando
la glottide
Assiste la chiusura
dellimbocco della laringe
Ansa cervicale
C1, 2, 3
Plesso faringeo
IX e X
Vago X
}}
Assiste la chiusura
dellimbocco della laringe
Abbassa la cartilagine
tiroidea
Ansa cervicale
C1, 2
Rafe faringeo
Rafe faringeo
Rafe faringeo
Tubercolo faringeo
Vedi sopra
Processo muscolare
della cartilag. aritenoidea
Margine laterale
della epiglottide
Ventre inferiore
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Tendine intermedio a
mezzo della fascia
alla clavicola
Sternotiroideo
Corno maggiore
dellosso ioide
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Sternoioideo
Infraioideo
Tiroioideo
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Bibliografia
Bibliografia
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and cervical spine. In: Scully R, Barnes M, eds. Physical Therapy.
Philadelphia: JB Lippincott; 1989.
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Clin North Am. 1983;27:573594.
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Collo
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SOMMARIO
Introduzione...........................................................
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142
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143
144
145
152
152
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154
155
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157
158
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Sezione V: Trattamento.........................................
Massaggio dei muscoli del collo................................
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Bibliografia ...............................................................
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INTRODUZIONE
La colonna cervicale e i muscoli del collo formano
una struttura eccezionale che provvede ai movimenti della testa in tutte le direzioni e alla stabilit
in varie posizioni. Il collo sostiene il peso della testa
nella posizione eretta. Per il ginnasta che esegue
una verticale, il collo sostiene tutto il peso del corpo
momentaneamente!
La posizione standard (definita anche normale) della testa quella in cui la testa orizzontale
in base al fatto che gli occhi cercano il livello degli
occhi. Il collo in una posizione di leggera curvatura anteriore e la colonna toracica in una posizione di leggera curvatura posteriore.
Nella tipica postura scorretta, lallineamento della
testa non cambia, ma cambia lallineamento del
collo in risposta alle alterate posizioni della colonna
toracica. Se la parte superiore del dorso dritta, il
collo sar dritto. Se la parte superiore del dorso cuva
posteriormente in una posizione cifotica, lestensione del collo aumenta di conseguenza in misura tale
che una marcata cifosi pu risultare in una posizione di totale estensione del collo con la testa che
mantiene una posizione orizzontale (vedi pag. 151,
Figure B e D).
I problemi cronici del collo possono derivare da
una postura scorretta della colonna toracica. Come si
osserva nelle radiografie a pagina 151, lestensione
avviene nella regione cervicale inferiore con le verte-
bre superiori che mantengono una posizione orizzontale per sostenere la testa.
Insieme a molti attributi, il collo anche vulnerabile allo stress e a traumi seri. Le attivit occupazionali o ricreative possono richiedere posizioni della
testa che creano problemi di allineamento e di squilibrio muscolare. (Vedi pag. 159 per esempi di posizioni scorrette e corrette in situazioni di lavoro).
Lo stress emotivo pu causare linsorgenza acuta
di dolore con spasmo dei muscoli del collo. Il problema pu essere solo temporaneo oppure lo stress pu
essere di vecchia data ed esitare in problemi cronici.
Luso appropriato del massaggio negli stadi iniziali
pu essere una parte importante del trattamento
(vedi pag. 160).
Una causa comune di lesione da colpo di frusta al
collo quella in cui un veicolo fermo o in lentissimo
movimento viene tamponato da un veicolo in rapido
movimento. Per limpatto, la testa viene bruscamente spinta indietro determinando liperestensione del
collo, seguita immediatamente da una brusca spinta
in avanti che determina liperflessione del collo. Il
trauma causato da un colpo di frusta pu dare origine a sintomi temporanei e relativamente lievi o pu
causare problemi gravi e prolungati.
Questo capitolo presenta le procedure fondamentali e di valutazione e trattamento in relazione alle
condizioni posturali scorrette e dolorose del collo.
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MIDOLLO SPINALE
Radice
ventrale
Radice
dorsale
MIDOLLO SPINALE
Ramo ventrale
primario
Ramo dorsale
primario
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Plesso cervicale
Il plesso cervicale formato dai rami ventrali primari
dei nervi spinali da C1 a C4, con un piccolo contingente da C5. I nervi periferici che originano da esso inner-
Piccolo
occipitale
C2, 3
Grande
auricolare
C2, 3
143
Nervo accessorio
(XI)
Per il retto
anteriore
e il retto
laterale
della
testa
C1, 2
Nervo ipoglosso
(XII)
Per il lungo
della testa C 1, 2, 3, (4)
ed il collo
del lungo C 2, 3, 4
C1
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C1
C2
Per lo
sternocleidomastoideo
XI
C(1), 2, 3
C2
Per il
Genioioideo
C1, (2)
C3
C3
Per
l'elevatore
della scapola
C3, 4, 5
Per il
tiroioideo
C1, (2)
C4
C4
Cuteneo trasverso
del collo
C2, 3
C5
C5
Per il
trapezio
XI
C2, 3, 4
Sopraclavicolare
C3, 4
Ansa cervicale:
Radice superiore C 1,(2)
Radice inferiore C 2 ,(3)
Per gli
scaleni
C3, 4, 5
Per l'omoioideo
Frenico
C3, 4, 5
Per lo sternoioideo
Per lo sternotiroideo
Per l'omoioideo
C1, 2, 3
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Palmer e Eppler
(2a ed., 1998)8
Clarkson
(2a ed., 2000)9
Reese e Bandy
(2002)10
Flessione
Cervicale, da 0 a 45 gradi
Da 0 a 45 gradi
Da 0 a 45-50 gradi
Estensione
Cervicale, da 0 a 45 gradi
Da 0 a 45 gradi
Da 0 a 45-75 gradi
Flessione laterale
Da 0 a 45-60 gradi
Da 0 a 45 gradi
Da 0 a 45 gradi
Rotazione
Da 0 a 60-75 gradi
Da 0 a 60 gradi
Da 0 a 80 gradi
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Muscolo
Origine
Inserzione
Platisma**
Sternocleidomastoideo**
Scaleno anteriore*
Scaleno medio*
Scaleno posteriore*
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AZIONE E INNERVAZIONE
Azione bilaterale
Muscolo
Estensione
Piccolo retto
posteriore della testa
Grande retto
posteriore della testa
Obliquo superiore
della testa
FLessione
Azione unilaterale
Rotazione
Flessione laterale
Controlaterale
Suboccipitale
Retto anteriore
della testa
Retto laterale
della testa
Suboccipitale
X
Suboccipitale
C1, C2, C3
C2-C7
C1, C2
Platisma
C1, C2
Nervi
Suboccipitale
Obliquo inferiore
della testa
Sternocleidomastoideo
Omolaterale
Facciale
Accessorio e
C1 e C2
Cervicali
inferiori
Scaleno medio
Cervicali
inferiori
Scaleno posteriore
C6, C7, C8
I nervo cranico,
C3, C4
Scaleno anteriore
Trapezio, superiore
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Retto laterale
della testa
Retto anteriore
della testa
ORIGINE
Scaleno medio
Scaleno
medio
2-7
Scaleno
anteriore
3-6
Scaleno anteriore
Scaleno posteriore
INSERZIONE:
Scaleno medio
Scaleno anteriore
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Miloioideo
Digastrico,
ventre anteriore
Digastrico,
ventre posteriore
Stiloioideo
Tiroioideo
Omoioideo,
ventre superiore
Sternotiroideo
Omoioideo,
ventre inferiore
Sternoioideo
Vedi Capitolo 3, pagg. 136 e 137, per le origini, le inserzioni, le azioni, linnervazione e il ruolo di questi muscoli nella deglutizione11.
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SCORRETTO
Se i flessori vertebrali anteriori del collo sono deboli, e lo sternocleidomastoideo forte bilateralmente, il soggetto in grado di sollevare la testa
dal tavolo (come nell'illustrazione), e riesce a trattenere la posizione resistendo alla pressione. Si tratta per di un test che non consente di valutare
con precisione i flessori del collo. Lazione viene portata a termine principalmente dagli sternocleidomastoidei con laiuto degli scaleni anteriori e delle
porzioni clavicolari del trapezio superiore.
Grading: dato che nella maggior parte dei casi i grading 10 sono basati su standard di persone adulte,
necessario appurare quando un grading inferiore a 10
sia normale per un bambino di una certa et. Ci particolarmente vero per la forza dei muscoli anteriori del
collo e degli addominali anteriori. Sulla forza dei suddetti muscoli influiscono la dimensione della testa e del
tronco in rapporto agli arti inferiori, nonch la lunghezza e la normale protrusione della parete addominale. In
un bambino di 3 anni, i muscoli anteriori del collo possono presentare un grading 3, e approssimativamente
un grading 5 a 5 anni, per aumentare gradualmente fino
al rendimento standard di 10 attorno ai 10-12 anni di
et. Molti adulti presenteranno un grading di poco
superiore a 6, il che non deve essere interpretato come
neurogeno in quanto si riscontra generalmente in associazione ad una postura scorretta della testa e della
parte superiore del dorso.
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I muscoli che agiscono in questo test sono essenzialmente lo sternocleidomastoideo e gli scaleni.
Paziente: supino con le braccia semipiegate e le mani ai
lati del capo, appoggiate sul tavolo.
Fissazione: se gli addominali anteriori sono deboli, lesaminatore pu provvedere alla stabilizzazione esercitando una decisa pressione verso il basso sul torace.
Test: flessione antero-laterale del collo.
Pressione: contro la regione temporale della testa in
direzione posteriore obliqua.
Nota: Quando i muscoli del collo sono abbastanza
forti da trattenere la posizione, ma non tanto da determinare una flessione completa, il paziente in grado
di alzare la testa sollevando le spalle. Ci si verifica
in modo particolare durante il test per i flessori del
collo di destra e di sinistra quando il paziente cerca di
aiutarsi spostando una parte del peso sul gomito o
sulla mano cos da spingere la spalla sollevandola dal
piano. Per evitare ci, la spalla del paziente deve
essere tenuta aderente al piano.
Contrattura e debolezza: la contrattura dello sternocleidomastoideo destro provoca torcicollo sul lato
destro. La faccia voltata verso sinistra, mentre la testa
inclinata a destra. Quindi un torcicollo destro provoca
una scoliosi cervicale convessa verso sinistra. Lo sternocleidomastoideo sinistro allungato e debole.
La contrattura dello stesso muscolo di sinistra, associata a debolezza del destro, provoca un torcicollo sul
lato sinistro con scoliosi cervicale convessa verso destra.
In caso di posizione abitualmente scorretta con inclinazione in avanti del capo, i muscoli sternocleidomastoidei restano in una posizione di accorciamento e tendono a sviluppare una condizione di brevit.
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Brevit: lo splenio destro della testa e il trapezio superiore sinistro sono generalmente corti insieme con lo
sternocleidomastoideo in caso di torcicollo sinistro. In
un torcicollo destro, i muscoli opposti sono corti.
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TRAPEZIO SUPERIORE
Paziente: seduto.
Fissazione: non necessaria.
Test: elevazione dellestremit acromiale della clavicola e della scapola; estensione postero-laterale del collo
che porta loccipite verso la spalla elevata, con la faccia
rivolta verso la direzione opposta.
Il trapezio superiore pu essere differenziato dagli altri
elevatori della scapola poich lunico che sollevi lestremit acromiale della clavicola e la scapola. Inoltre,
ruota lateralmente la scapola mentre compie unelevazione in contrasto con lelevazione lineare che avviene
quando tutti gli elevatori si contraggono, come quando
si scrollano le spalle.
Pressione: contro la spalla in direzione della depressione e contro la testa in direzione della flessione anterolateralmente.
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Condizioni dolorose
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Condizioni dolorose
ERGONOMIA NELLUSO DEI COMPUTER
Laccresciuta dipendenza dai computer in molte situazioni di lavoro frequentemente la causa di dolore al
collo e alla parte superiore del dorso e di cefalee se si
ignorano le regole ergonomiche fondamentali. La dispo-
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DISPOSIZIONE SCORRETTA
DISPOSIZIONE CORRETTA
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Sezione V: Trattamento
Continuare il massaggio lungo il trapezio sino alle inserzioni sulle clavicole e sulle scapole.
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Trattamento
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Bibliografia
Bibliografia
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cervical spine in asymptomatic people. Spine 1986;11:521524.
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Tronco e
muscoli della
respirazione
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SOMMARIO
Introduzione...........................................................
165
Sezione I: Tronco....................................................
166
Innervazione, Tabella ................................................
166
Articolazioni della colonna vertebrale .......................
166
Range di movimento del tronco................................
167
Movimenti della colonna vertebrale .......................... 168-169
Movimenti del rachide e del bacino .......................... 170-171
Test per la lunghezza dei muscoli posteriori ..............
172
Variazioni di lunghezza dei muscoli posteriori ...........
173
Muscoli del tronco....................................................
174
Estensori del collo e del dorso, Illustrazione ..............
175
Estensori del collo e del dorso, Tabelle ...................... 176-177
Estensori del dorso e dellanca..................................
178
Estensori del dorso: esame e grading........................
179
Estensori del dorso diagnosticati erroneamente
come forti ......................................................
180
Quadrato dei lombi ..................................................
181
Flessori laterali del tronco e abduttori dellanca ........
182
Flessori laterali del tronco: esame e grading..............
183
Flessori obliqui del tronco: esame e grading .............
184
Sezione II: Muscoli addominali.............................
185
Analisi dei sit-ups con flessione del tronco................
185
Movimenti durante i sit-ups con flessione del tronco ... 186-187
Muscoli durante i sit-ups con flessione del tronco....... 188-190
Movimento del tronco ..............................................
191
Retto addominale, Illustrazione.................................
192
Obliquo esterno, Illustrazione ...................................
193
Obliquo interno, Illustrazione....................................
194
Trasverso delladdome, Illustrazione ..........................
195
Obliqui: debolezza e brevit......................................
196
Divisioni dei muscoli addominali, Tabella...................
197
Differenziazione degli addominali superiori e inferiori .. 198-199
Muscoli addominali superiori: esame e grading ........ 200-201
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INTRODUZIONE
Linnervazione dei muscoli del tronco non include un
plesso interposto tra il midollo spinale e i nervi periferici come il plesso cervicale, brachiale, lombare e
sacrale. I muscoli addominali ricevono la loro innervazione dalle branche toraciche dei rami di divisione
anteriore dei nervi spinali.
In base alle strutture scheletriche, il tronco composto da due parti: il rachide dorsale e la gabbia
toracica costituiscono la parte superiore; il rachide
lombare e il bacino costituiscono la parte inferiore.
La colonna vertebrale, insieme con i muscoli
estensori, governa in ampia misura la postura e i
movimenti del tronco. Questo capitolo esamina il
ruolo dei muscoli del tronco nel movimento e nel
sostegno del tronco, e il ruolo dei muscoli dellanca
che agiscono simultaneamente con i muscoli del
tronco nei movimenti e nel sostegno del bacino.
interessante notare che i muscoli che agiscono
allunisono per certi movimenti agiscono in opposizione luno allaltro nel sostegno di un buon allineamento. Per esempio, nella posizione prona durante il
movimento di estensione del rachide, gli estensori
dellanca assistono stabilizzando il bacino al femore.
Nella posizione supina durante il movimento di flessione del rachide, i flessori dellanca agicono stabilizzando il bacino. Daltro canto, nel sostegno di un
buon allineamento posturale nella stazione eretta, gli
estensori dellanca agiscono insieme ai muscoli
addominali, mentre i flessori dellanca agiscono insieme agli estensori del dorso. Nel movimento di sollevamento laterale del tronco, i muscoli laterali del
tronco flettono il tronco mentre gli abduttori dellanca stabilizzano il bacino. Nel sostegno di un buon
allineamento nella stazione eretta, i muscoli laterali
del tronco sono assistiti dagli abduttori dellanca
controlaterali.
Le fotografie e i disegni illustrano chiaramente le
differenze tra i movimenti normali che avvengono
durante lesame e le modificazioni che hanno luogo
quando vi uno squilibrio tra muscoli che normalmente agiscono allunisono. In molti casi, a causa
dellinterazione di alcuni muscoli del tronco, i test di
gruppo sono pi utili dei test dei muscoli individuali.
In relazione al tronco, una delle maggiori preoccupazioni il dolore al basso rachide. risaputo che
unalta percentuale della popolazione adulta ha sofferto in un momento o in altro di lombalgia. Per molti, il
trattamento elettivo consiste nel ripristino di un buon
allineamento posturale e dellequilibrio muscolare.
(Vedi Lenigma della regione lombare a pag. 217).
La sezione sui muscoli della respirazione appartiene di diritto a questo capitolo. I polmoni e il diaframma sono localizzati nel tronco. Un allineamento scorretto delle strutture scheletriche e problemi di squilibrio muscolare possono influenzare negativamente il
sistema respiratorio.
La Tabella dei muscoli respiratori (pag. 237) elenca i 23 muscoli (ognuno dei quali ha una componente destra e una sinistra), pi il diaframma, come
muscoli della respirazione. La maggior parte dei
muscoli ha anche una funzione correlata alla postura e allequilibrio muscolare.
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Sezione I: Tronco
INNERVAZIONE
Nome
Data
Nervi toracici
TERRITORI SENSORIALI
D.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
P.
A.
P.
P.
V.
P.
A.
P.
A.
NERVI PERIFERICI
Plesso
lombare
LIVELLO
MIDOLLARE
MUSCOLO
LEGENDA
D. = Ramo primario dorsale
T2
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A. = Divisione anteriore
SACROSPINALE
DENTATO POST. SUP.
TRASV. DEL TORACE
INTERCOSTALI INT.
INTERCOSTALI EST.
SOTTOCOSTALI
ELEVATORI DELLE COSTE
OBL. EST. DELLADDOME
RETTO DELLADDOME
OBL. INT. DELLADDOME
TRASV DELLADDOME
DENTATO POST. INF.
QUADRATO DEI LOMBI
GRANDE PSOAS
PICCOLO PSOAS
T2
4
6
8
10
P. = Divisione posteriore
LIVELLO MIDOLLARE
10
T12
L1
T12
L1
S
2
3
4
1 2 3 4 5 1 2 3
3
L5
( )
( )
( )
1
1
S2
L5
S1
1 2 3
1 2
1 2 3 4
DEFINIZIONI
Le seguenti definizioni si correlano al tronco e alle articolazioni delle anche. Sono considerate essenziali per
comprendere le funzioni dei muscoli del tronco.
Il tronco, o torso, il corpo allinfuori della testa,
del collo e degli arti. Il torace (cio la gabbia costale),
laddome (il ventre), la pelvi o bacino (ossa delle
anche) e il basso rachide fanno tutti parte del tronco. Il
termine elevazione del tronco pu essere usato per
descrivere il sollevamento del tronco contro la gravit
da varie posizioni: dalla posizione prona (a faccia in
gi), elevazione del tronco allindietro; dal decubito sul
fianco, elevazione laterale del tronco; e dalla posizione
supina (sdraiati sul dorso), elevazione del tronco in
avanti. Il termine pu anche essere applicato, nella stazione eretta, per sollevare il tronco dalla posizione di
flessione in avanti, di flessione laterale o di flessione
allindietro alla posizione eretta.
Il torace viene elevato (sollevato verso lalto e in avanti) raddrizzando la colonna toracica, portando la gabbia
costale fuori da una posizione abbandonata. Il torace
depresso (abbassato) quando ci si siede o ci si alza in piedi
da una posizione abbandonata, o pu essere spinto verso
il basso dallazione di certi muscoli addominali.
Il tronco unito alle cosce a livello delle articolazioni coxo-femorali. Il movimento di flessione dellanca
significa inclinarsi in avanti a livello dellarticolazione
coxo-femorale. Pu essere eseguito portando la superficie anteriore della coscia verso il bacino, come nel sollevamento della gamba in avanti, o inclinando il bacino
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FLESSIONE
ESTENSIONE
Da una posizione supina, la flessione normale consentir una curvatura del tronco sufficiente a sollevare le scapole dalla superficie di appoggio. La regione della settima vertebra cervicale sar sollevata di circa 20-25 cm.
Da una posizione prona, lestensione normale consentir alla testa e al torace di essere sollevati abbastanza da
innalzare il processo xifoideo dello sterno di circa 5-10
cm dal tavolo.
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IPERESTENSIONE
Liperestensione della colonna un movimento che
oltrepassa il normale range di movimento in estensione
o si pu riferire a una posizione pi accentuata rispetto
alla normale curva anteriore. Liperestensione pu
variare da leggera ad estrema. Lestensione eccessiva
nella stazione eretta ottenuta da uninclinazione anteriore del bacino ed una posizione di lordosi. Il grado di
estensione della schiena che si misura nelle prove non si
traduce automaticamente nello stesso grado di lordosi
nella stazione eretta. Altri fattori, come la lunghezza dei
flessori dellanca e la forza dei muscoli addominali,
determinano la posizione della colonna lombare.
FLESSIONE LATERALE
La flessione e la rotazione laterale sono descritte separatamente, sebbene si producano in modo combinato e
non siano considerate dei semplici movimenti.
La flessione laterale della colonna, che avviene sul
piano coronale, un movimento in cui la testa e il tronco si piegano su un lato, mentre la colonna descrive una
curva convessa verso il lato opposto. Una curva convessa a destra equivale a una flessione laterale sinistra.
Dalla posizione eretta, con i piedi distanziati tra loro di
circa 10 cm, il corpo eretto, le braccia lungo i fianchi, la
normale flessione laterale (piegamento diretto su un
lato) consente alla punta delle dita delle mani di arrivare approssimativamente allaltezza del ginocchio.
La flessione laterale varia in base alle regioni della
colonna. pi agevole nella regione cervicale e lombare ed limitata nella regione toracica per via della presenza della gabbia toracica.
Range di movimento di estensione della schiena pressappoco nella media. Le spine iliache antero-superiori
toccano il piano.
ROTAZIONE
La rotazione un movimento sul piano trasversale ed
pi agevole nella regione toracica e meno in quella lombare. La rotazione nella regione cervicaie consente
approssimativamente un range di movimento di 90 della
testa ed descritta come rotazione della faccia verso
destra o verso sinistra. La rotazione del torace sul bacino
descritta come un movimento in senso orario (in avanti, sul lato sinistro) o antiorario (in avanti, sul lato destro).
Range di movimento di estensione della schiena eccessivo. Il soggetto un tuffatore e ha anche una flessione
al di sopra della norma (vedi pag. 173).
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Questo soggetto
ha unelevazione
dellanca destra.
Se si flettesse
lateralmente e si
misurasse quindi
la distanza della
punta delle dita
delle mani dal
pavimento,
la
misura di destra
sarebbe inferiore
a quella di sinistra. Se tali misure fossero poi
assunte per valutare la flessione laterale della
colonna, sarebbero erroneamente interpretate
come una flessione laterale pi limitata verso
destra che verso sinistra. In virt dellelevazione dellanca destra, la colonna presenta gi una
flessione laterale e, perci, la spalla e il braccio
non si muoveranno verso il basso quanto farebbero invece se il bacino fosse orizzontale.
Estensione
Flessione
Flessione laterale
Rotazione
La misurazione accurata dellestensione, della flessione anteroposteriore e della flessione laterale della colonna vertebrale non
dovrebbe comprendere i movimenti dellarticolazione dellanca
qui sopra illustrati.
Nella speranza di ottenere dei criteri di misurazione oggettivi
e significativi sono stati sviluppati vari strumenti. Goniometri,
inclinometri, regoli flessibili, metri a nastro e radiogrammi sono
alcuni dei metodi utilizzati per questo fine. , tuttavia, impossibile ottenere misurazioni significative senza prima definire la flessione normale della colonna lombare.
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BACINO
La posizione neutra del bacino si ottiene quando le
spine antero-superiori sono sullo stesso piano trasversale ed esse e la sinfisi pubica sono sullo stesso piano verticale. Linclinazione pelvica anteriore quella posizione in cui il piano verticale che attraversa le spine
antero-superiori del bacino anteriore al piano verticale
che attraversa la sinfisi pubica. Nellinclinazione pelvica posteriore il piano verticale che attraversa le spine
iliache antero-superiori posteriore al piano verticale
che attraversa la sinfisi pubica. In posizione eretta, linclinazione pelvica anteriore si associa alliperestensione
della colonna lombare e alla flessione dellarticolazione
dellanca, mentre linclinazione pelvica posteriore si
associa alla flessione della colonna lombare e allestensione dellarticolazione dellanca (vedi pagg. 62-68).
Nellinclinazione pelvica laterale il bacino non
orizzontale, ma una spina iliaca antero-superiore pi in
alto rispetto allaltra. In posizione eretta, uninclinazione
laterale si associa alla flessione laterale della colonna
lombare e alladduzione e abduzione dellarticolazione
dellanca. Ad esempio, in uninclinazione laterale del
bacino in cui il lato destro sia pi alto del sinistro, la
colonna lombare si flette lateralmente verso destra determinando una curva convessa a sinistra. Larticolazione
dellanca destra in adduzione e la sinistra in abduzione.
Posizione
neutra
Posizione
neutra
Inclinazione
anteriore
Inclinazione
posteriore
Inclinazione
laterale
Il bacino nella posizione neutra e la colonna lombare presenta la fisiologica curvatura anteriore.
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Test di flessione in avanti per la valutazione della lunghezza dei muscoli posteriori
Range normale di ventroflessione: la normale lunghezza dei muscoli hamstring consente al bacino di flettersi sulla coscia fino a raggiungere un angolo di 80 tra
il sacro e il lettino. La normale flessione della colonna
lombare permette lappiattimento della colonna. La normale flessione della colonna toracica consente un
aumento della convessit posteriore, osservabile come
una curva continua e dolce nella suddetta regione. Ladulto medio sar in grado di toccare con le mani la punta
dei piedi nella flessione in avanti a ginocchia estese se
la flessibilit della schiena e la lunghezza degli hamstring sono entrambe nella norma (vedi figura nella
colonna di sinistra).
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Con il bacino che fa perno sui femori, i gruppi muscolari antagonisti non agiscono solo sulla semplice opposizione antero-posteriore, ma combinano in diagonale la
loro azione di trazione inclinando il bacino in avanti o
indietro e lateralmente. Vi sono quattro principali gruppi muscolari nellantagonismo antero-posteriore:
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Splenio
della testa
Trapezio
Erector spinae
(Strato superficiale)
Transversospinalis
(Strato profondo)
Semispinale
del collo
Spinale
toracico
Semispinale
del torace
Lunghissimo
del torace
Ileocostale
del torace
Ileocostale
dei lombi
Intertransversarii
Intertrasversari
Multifido
Splenio
della collo
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Muscoli/nervi
Origine
Inserzione
Azione
Sacrospinale
(superficiale)
Ileocostale dei
lombi/spinali
Ileocostale del
torace/spinali
Ileocostale del
collo/spinali
Lunghissimo del
torace/spinali
Lunghissimo del
collo/spinali
Lunghissimo della
testa/cervicali
Spinale del
torace/spinali
Spinale del
collo/spinali
Spinale della
testa/spinali
Inscindibilmente connesso al
semispinale cefalico
Vedi oltre
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Origine
Inserzione
Azione
Trasversospinale
(profondo)
Primo strato
semispinale del
torace/spinali
Semispinale del
collo/spinali
Semispinale della
testa/cervicali
Secondo strato
multifidi/spinali
Terzo strato
rotatori/spinali
Interspinali/
spinali
Intertrasversari
anteriori e
posteriori/spinali
Splenio del
collo/spinali
Splenio della
testa/cervicali
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Affinch gli estensori del dorso sollevino il tronco partendo da una posizione prona, gli estensori dellanca
devono stabilizzare il bacino in estensione sulla coscia.
Normalmente, lestensione delle articolazioni dellanca e quella della colonna lombare vengono iniziate
simultaneamente e non come due movimenti distinti.
Le illustrazioni di questa pagina mostrano le variazioni che si producono a seconda della forza dei due
gruppi muscolari primari.
In caso di tensione di grado lieve dei flessori dellanca non si osserva alcuna estensione dellarticolazione
dellanca e il movimento di sollevamento posteriore
della gamba condotto interamente dalla colonna lombare in iperestensione e dal bacino in inclinazione.
Il sollevamento delle gambe pi in alto realizzato dalliperestensione della colonna lombare e dallinclinazione anteriore del bacino. In questultimo movimento, gli estensori
del dorso sono aiutati dai flessori dellanca controlaterali
che contribuiscono allinclinazione anteriore del bacino.
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Quando lestensione della schiena protratta, il soggetto pu effettuare un sollevamento maggiore del tronco, ma non completare il
movimento in tutta la sua ampiezza.
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Flessione laterale del tronco che sfrutta in modo completo tutta lampiezza di movimento del soggetto.
Nel tentativo di sollevare larto in abduzione, il soggetto produrr un movimento di elevazione del bacino per
azione dei muscoli laterali del tronco. Larto pu essere
tirato verso lalto nella posizione illustrata, ma non si
osserva labduzione dellarticolazione dellanca. In realt, la coscia scesa in una posizione di adduzione e vi
trattenuta dalle strutture articolari piuttosto che dallazione dei muscoli dellanca.
Il soggetto non in grado di sollevare il tronco effettuando una vera flessione laterale. In certe condizioni,
il paziente pu riuscire a sollevare lateralmente il tronco dal tavolo anche se i muscoli laterali del tronco sono
molto deboli. Se il soggetto riesce a mantenere rigido
il tronco, possibile che i muscoli abduttori dellanca
elevino il tronco in abduzione sulla coscia. La gabbia
toracica e la cresta iliaca non si avvicineranno lateralmente come quando i muscoli laterali sono forti. Dimi-
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Nota: Lesame dei muscoli laterali del tronco pu rivelare uno squilibrio dei muscoli obliqui. Nellelevazione
laterale del tronco, se le gambe e il bacino sono veramente stabilizzati e quindi impossibilitati a ruotare in
avanti o allindietro o dalla posizione di decubito laterale, il torace pu essere ruotato anteriormente o
posteriormente quando il tronco si piega lateralmente.
La torsione anteriore del tronco denota una trazione
pi forte da parte dellobliquo esterno, mentre quella
posteriore indica una trazione maggiore dellobliquo
interno. Se la schiena si iperestende quando il paziente
solleva il tronco, il quadrato dei lombi e il grande dorsale mostrano una trazione pi forte, il che indica che
i muscoli addominali anteriori non sono in grado di
controbilanciare questa trazione per mantenere il tronco direttamente in linea con il bacino.
Il test per la valutazione della forza dei flessori laterali del tronco importante nei casi di scoliosi.
Movimento del test: il tronco si eleva in alto direttamente di lato senza compiere alcuna rotazione.
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Il sollevamento del tronco obliquamente in avanti combina la flessione con la rotazione del tronco e avviene
per azione del retto addominale e dellobliquo esterno di
un lato insieme a quella dellobliquo interno del lato
opposto.
Resistenza: nessuna, oltre al peso del tronco. La resistenza si modifica con la posizione delle braccia.
Fissazione: un assistente fissa le gambe mentre lesaminatore pone il paziente nella posizione del test. (Nella
foto lesaminatore non compare).
Test: il paziente incrocia le mani dietro la testa. Lesaminatore sistema il paziente nella posizione precisa del
test di flessione e rotazione del tronco, e gli chiede di
conservarla. Se i muscoli sono deboli, il tronco non
manterr la rotazione e si distender. Si pu verificare
unaccentuazione della flessione del bacino sulle cosce
mentre il soggetto si impegna a mantenere il tronco
disteso e sollevato dal tavolo.
Grading normale (10)*: capacit di mantenere la posizione del test con le mani incrociate dietro la testa.
Nota: Il test per la valutazione della forza degli addominali obliqui importante nei casi di scoliosi.
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Movimenti durante i sit-ups con flessione del tronco con le gambe distese
COLONNA
BACINO
Cervicale
collo
180
Toracica
(sch. sup.)
Cervicale collo
(sch. inf.)
ARTICOLAZIONE
DELL'ANCA
Gradi
anatomici
Gradi
geometrici
Zero
180
A
Posizione: Supina mani legate dietro la testa.
Bacino
Femore
190
Zero
(Curva
anteriore
normale)
Zero
(Curva
posteriore
normale)
Zero
Flessa
(dritta)
10 di
inclinazione
posteriore
10 di
estensione
190
190
10
Toracica
C
Posizione
neutra
Inclinaz.
Cervicale
Zero
(Curva
anteriore
normale)
Flessa
(dritta)
Lomnbare
Flessa
(curvata)
Flessa
(dritta)
10 di
inclinazione
posteriore
10 di
estensione
190
D
Movimento: Flessione dell'articolazione dell'anca. L'anca si spostata da
un angolo di flessione di 190 ad uno di 150 attraverso una flessione del
bacino sul femore.
150
Flessa
(dritta)
30
Flessa
(curvata)
Flessa
(dritta)
Inclinazione
posteriore
rispetto al
tronco
Flessa di
30
150
Inclinazione
anteriore
verso
la coscia
100
80
E
Verso
zero
Verso
zero
Flessa
(dritta)
Inclinazione
post.rispetto
al tronco
Inclinazione
ant. verso
la coscia
Flessa di
80
100
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Movimenti durante i sit-ups con flessione del tronco con le anche e le ginocchia flesse
COLONNA
BACINO
Cervicale
collo
Toracica
(Sch. sup.)
Lombare
(Sch. inf.)
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ARTICOLAZIONE
DELL'ANCA
Gradi
anatomici
Gradi
geom.
A
Posizione: Supina, mani legate dietro la testa ginocchia piegate
Zero
(Curva
anteriore
normale)
Zero
(Curva
posteriore
normale)
Zero
(Curva
anteriore
normale)
Posizione
neutra
50
180
B
Movimento: Flessione della colonna lombare e riduzione di 10 della flessione
delle anche a causa dell'inclinazione pelvica posteriore.
B
Zero
Zero
Flessa
(dritta)
10 di
inclinazione
posteriore
50 di
flessione
della coscia
140
C
Movimento: Flessione della colonna cervicale e toracica. La Figura C mostra
il completamento della fase di flessione della colonna e l'inizio della flessione
del bacino sulla coscia flessa
Flessa
(dritta)
Flessa
(curvata)
Flessa
(dritta)
10 di
inclinazione
posteriore
50 di
flessione
della coscia
140
D
Movimento: Flessione dell'articolazione dell'anca. Questa si spostata da
un angolo di flessione di 140 ad uno di 100 tramite una flessione del
bacino sul femore.
Flessa
(dritta)
Flessa
(curvata)
Flessa
(dritta)
Inclinazione
80 (50
post. rispetto della coscia
al tronco
+ 30 di
bacino)
Inclinazione
ant. verso
la coscia
100
E
Movimento: Flessione dell'articolazione dell'anca e ritorno alla posizione
zero della colonna cervicale toracica. Sulla base di una flessione completa di
125, l'anca ha raggiunto la posizione di flessione completa.
Verso
zero
Verso
zero
Flessa
(dritta)
Inclinazione
post.rispetto
al tronco
Inclinazione
ant. verso
la coscia
125 (50
della coscia
+ 30 del
bacino)
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Muscoli addominali e flessori dellanca durante i sit-up con flessione del tronco
Consideriamo le Figure A e A1 come ipotetiche posizioni di partenza. In realt, in special modo con le ginocchia
piegate, la parte inferiore della schiena tende ad appiattirsi (cio la colonna lombare si flette) quando un soggetto
con flessibilit normale assume la posizione supina.
Nella Figura A la lunghezza dei flessori dellanca
corrisponde alla posizione anatomica zero delle articolazioni dellanca.
Le Figure B e B1 rappresentano una fase del movimento in cui il bacino viene inclinato posteriormente prima
che inizi il sollevamento del tronco. (Si osservino i 10
di inclinazione pelvica posteriore). Nello svolgimento
del test, questo movimento viene spesso effettuato come
se fosse una fase distinta in modo da garantire la flessione della colonna lombare.
Quando ci non avviene, come nelle Figure B e B1,
linclinazione posteriore si produce contemporaneamente
allinizio della fase di sollevamento del tronco (cio fase
di flessione del tronco), a meno che gli addominali non
siano estremamente deboli o i flessori dellanca non siano
cos brevi da impedire linclinazione pelvica posteriore
quando in posizione supina le gambe vengono distese.
Nella Figura B i flessori dellanca si sono allungati e
quelli monoarticolari (in particolare liliaco) hanno raggiunto il limite di lunghezza consentito dallestensione
dellarticolazione dellanca. A questa lunghezza, questi
ultimi facilitano la fissazione del bacino limitando la
possibilit di unulteriore inclinazione pelvica posteriore.
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Muscoli addominali e flessori dellanca durante i sit-ups con flessione del tronco
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Nella Figura C1 i flessori dellanca ad unarticolazione non si sono allungati al massimo e, quindi, non
agiscono passivamente per limitare linclinazione posteriore. I flessori dellanca si contraggono per fissare il
bacino e la palpazione dei flessori superficiali dellanca
ne evidenzia una forte contrazione quando il soggetto
inizia a sollevare la testa e le spalle dal tavolo.
Completata la flessione della colonna (come nelle Figure C, C1, D e D1), il soggetto non pu compiere ulteriori movimenti per il raggiungimento di una posizione
seduta, a meno che non fletta le articolazioni delle
anche.
Non attraversando larticolazione dellanca, gli
addominali non possono partecipare al movimento di
flessione delle anche.
Dalla posizione supina, la flessione delle anche pu realizzarsi solo attraverso lazione dei flessori dellanca
che determinano la flessione del bacino sulle cosce.
Le Figure D e D1 illustrano linizio della fase di situp cos come il completamento della fase di flessione
del tronco.
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Muscoli addominali e flessori dellanca durante i sit-up con flessione del tronco
30
E
Le Figure E e E1 mostrano un punto nellarco di movimento tra il momento in cui il soggetto termina la flessione (come nelle Figg. C, C1, D e D1) e il sollevamento completo del tronco a sedere. I muscoli addominali
mantengono la flessione del tronco, mentre i flessori
dellanca sono responsabili dellelevazione del tronco
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flessori dellanca. Da solo o in combinazione, il termine sit dovrebbe essere usato solo in relazione al movimento che comporta la flessione delle articolazioni
delle anche.
Lesercizio di sit-up quindi il passaggio da una
posizione supina ad una seduta flettendo le articolazioni
delle anche ed eseguito dai flessori delle anche. Si pu
unire correttamente a varie posizioni del tronco e delle
gambe come illustrato sotto, o scorrettamente come illustrato a pagina 208.
Il sit-up con curvatura del tronco a gambe estese consiste nella flessione della colonna (curvatura del tronco)
ad opera degli addominali, seguita dalla flessione delle
articolazioni delle anche (raggiungimento di una posizione seduta) ad opera dei flessori dellanca2-4.
della colonna (curvatura del tronco) ad opera dei muscoli addominali, seguita da unulteriore flessione delle
anche (mediante la flessione del bacino sulla coscia) ad
opera dei flessori dellanca2,3.
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Retto addominale
1
a
b
c
2
a
b
c
RETTO ADDOMINALE
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Obliquo ester no
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Grande
dorsale
Origine: superfici esterne delle coste dalla quinta allottava con interdigitazioni con il dentato anteriore.
Origine: superficie esterna della 9a costa con interdigitazioni con il dentato anteriore; e superfici esterne della
10a, 11a e 12a costa con interdigitazioni con il grande
dorsale.
Inserzione: come legamento inguinale, sulla spina iliaca antero-superiore, sul tubercolo pubico e sul margine
esterno della met anteriore della cresta iliaca.
Direzione delle fibre: Le fibre si estendono verso il
basso e medialmente (pi in basso rispetto alle fibre
anteriori).
Azione: agendo bilateralmente, le fibre laterali dellobliquo esterno flettono la colonna vertebrale, con coinvolgimento massivo della regione lombare, inclinando il
bacino dorsalmente (vedi anche lazione in rapporto alla
postura, pag. 69). Agendo unilateralmente con le fibre
laterali dellobliquo interno sullo stesso lato, queste
fibre dellobliquo esterno flettono di lato la colonna,
avvicinando il torace alla cresta iliaca. Queste fibre dellobliquo esterno agiscono anche con lobliquo interno
controlaterale ruotando la colonna. Lazione dellobliquo esterno sul torace paragonabile allazione dello
sternocleidomastoideo sulla testa.
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Obliquo inter no
Linea alba
Margine
sezionato
Aponeurosi
dellobliquo
esterno
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Trasverso delladdome
TRASVERSO DELLADDOME
Linea arcuata
Fascia trasversale
Retto addominale
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Fibre
anteriori
Fibre
laterali
Fibre
laterali
Obliquo esterno
Fibre
anteriori
Obliquo interno
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Retto addominale
Fibre laterali
dellobliquo interno
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Retto addominale
Fibre laterali
dellobliquo esterno
Mantenendo il tronco piegato durante la fase di flessione dellanca, il retto addominale, le fibre anteriori dellobliquo esterno e quelle supero-anteriori e laterali dellobliquo interno si accorciano. Le fibre postero-laterali
dellobliquo esterno si allungano.
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Durante un sit-up a tronco flesso con le gambe estese, il bacino prima si inclina posteriormente, accompagnato dallappiattimento della regione lombare e dallestensione delle anche. Una volta completata la fase di
flessione del tronco, il bacino si inclina anteriormente,
verso la coscia, nella flessione dellanca, ma rimane in
inclinazione posteriore rispetto al tronco, mantenendo la
posizione a dorso piatto (vedi Figure C e D, pag. 189).
Durante un sit-up con la parte inferiore del dorso
arcuata, il bacino si inclina anteriormente, verso la
coscia, mentre inizia il sit-up, e rimane inclinato anteriormente.
TEST PER GLI ADDOMINALI SUPERIORI
Paziente: supino, con le gambe distese. Se i flessori dellanca sono brevi e impediscono linclinazione pelvica
posteriore con appiattimento della colonna lombare,
porre un rullo sotto le ginocchia per flettere passivamente le anche tanto da permettere lappiattimento della
schiena. (Le posizioni delle braccia sono descritte nella
sezione riguardante il grading).
Fissazione: non necessaria durante la fase iniziale del
test (flessione del tronco) quando la colonna si flette e il
torace si avvicina al bacino. Mentre il tronco si flette, i
piedi non devono essere trattenuti sul piano. La loro fissazione provocherebbe lintervento dei flessori dellanca nelliniziare la flessione del tronco grazie alla flessione del bacino sulle cosce.
Movimento del test: il soggetto deve sollevare e flettere lentamente il tronco completando la flessione della
colonna (sfruttando, cio, tutto il range di movimento
consentito dagli addominali). Senza interrompere il
movimento, il soggetto prosegue con la flessione delle
anche (si siede, sit-up) al fine di offrire una forte resistenza contro lazione dei muscoli addominali e di eseguire correttamente il test di valutazione della forza.
Resistenza: durante la flessione del tronco, la resistenza fornita dal peso della testa, della parte superiore del
busto e delle braccia, che a loro volta possono assumere
posizioni diverse ai fini del grading. Comunque, la resistenza offerta dal peso della testa, delle spalle, delle
braccia (collocate in posizioni diverse per incrementare
la resistenza) non basta per esaminare adeguatamente la
forza dei muscoli addominali.
La fase di flessione delle anche crea una forte resistenza
contro gli addominali, in quanto i flessori tirano fortemente il bacino verso il basso, mentre gli addominali
lavorano nel mantenere il bacino in direzione dellinclinazione posteriore (vedi pagina seguente).
Grading: vedi pagina seguente.
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*Vedi equivalenti numerici per i simboli verbali utilizzati nella Chiave del grading muscolare a pagina 23.
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Si pu notare che il sollevamento del tronco eseguito a gambe flesse minore di quello effettuato a
gambe estese. Con le gambe flesse il bacino si sposta
pi liberamente, inclinandosi posteriormente; quando
i muscoli addominali si accorciano, sia il bacino che
il torace si spostano con il risultato che il torace non
si solleva dal piano tanto quanto accadrebbe se il
bacino fosse stabilizzato dallestensione delle gambe.
(I tutori per le gambe sono stati lasciati per le fotografie al fine di stabilizzare le gambe in posizione di
flessione delle ginocchia).
Il sit-up con inarcamento della parte inferiore della schiena (a gambe estese o flesse) si produce quando i muscoli addominali sono molto deboli e consiste nella flessione delle articolazioni delle anche, per lazione dei flessori, associata alliperestensione della regione lombare
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Esercizi di sit-up
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Esercizi di sit-up
INDICAZIONI E CONTROINDICAZIONI
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La capacit di eseguire il sit-up a tronco flesso dovrebbe essere considerata unimpresa normale. In generale,
si dovrebbe riuscire a salire facilmente dalla posizione
supina senza doversi girare sul fianco o spingersi con le
braccia. Quando uno o entrambi i gruppi muscolari
coinvolti nel sit-up a tronco flesso sono deboli (cio gli
addominali e i flessori dellanca), ci si dovrebbe impegnare nella correzione della debolezza per ripristinare la
capacit del soggetto di eseguire nel modo giusto il
movimento. raro che i flessori dellanca, pur mostrando una debolezza associata a problemi posturali, siano
cos deboli da interferire con leffettuazione del movimento di sit-up (flessione delle anche). Il problema nelleseguire lesercizio di flessione dei tronco risiede nella
debolezza dei muscoli addominali. Impiegare questo
esercizio per irrobustire la muscolatura degli addominali un errore perch in caso di debolezza marcata, i flessori dellanca iniziano e portano avanti il movimento
con la parte inferiore della schiena in iperestensione.
Lesercizio di sit-up impegna fortemente i flessori
dellanca sia con le ginocchia flesse sia quando le
gambe sono estese. Larticolazione dellanca si sposta
fino a completare la flessione dellarticolazione stessa e
le anche e le ginocchia piegate aumentano il rischio che
questo tipo di movimento porti allo sviluppo di una brevit dellileopsoas rispetto allo stesso esercizio eseguito
con ginocchia e gambe distese.
Mentre auspicabile giungere a un livello normale
di flessibilit della schiena, non lo conseguire un livello di flessibilit eccessivo. I rischi connessi con lesercizio di sit-up con ginocchia piegate sono legati al pericolo di creare uniperflessione del tronco (flessione della
colonna con convessit dorsale). Quando il soggetto in
posizione anatomica o supino a gambe estese, il centro
di gravit di poco anteriore al primo o al secondo segmento sacrale. Con le anche e le ginocchia flesse, il centro di gravit si sposta rostralmente (verso la testa). Gli
arti inferiori esercitano una forza minore nel bilanciare
il tronco durante il sit-up con anche e ginocchia flesse
rispetto a quanto avviene con le gambe estese. Le alternative possibili per completare il sit-up dalla posizione
a ginocchia flesse sono due: deve essere esercitata una
pressione esterna per mantenere fermi i piedi (maggiore
di quella necessaria per quei pochi soggetti che ne hanno
bisogno quando effettuano il movimento con le gambe
estese) oppure il tronco deve flettersi eccessivamente
per spostare il centro di gravit verso il basso. La flessione eccessiva descritta come una curva toracica troppo pronunciata (profilo fortemente arrotondato della
parte superiore della schiena) e/o come una flessione
anomala che coinvolge larea toracolombare (la convessit si estende allarea inferiore della schiena). Questultima condizione si accentua quando il sit-up con le
ginocchia flesse avviene senza alcuna stabilizzazione
dei piedi e mantenendo i talloni vicino ai glutei.
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Esercizi di sit-up
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Quando il soggetto riesce a flettere il tronco effettuando la flessione completa della colonna, la resistenza pu
essere incrementata incrociando le braccia semipiegate sul
petto e completando lincurvamento. In seguito la resistenza ulteriormente incrementabile ponendo le mani dietro
la testa e completando la flessione. In ognuna di queste fasi,
occorre impegnarsi per aumentare la resistenza, completando la flessione e mantenendola per alcuni secondi. Il
movimento va ripetuto circa una decina di volte.
Esercizio per gli addominali: modifica in caso di brevit dei flessori dellanca. Quando i flessori dellanca
sono brevi e limitano linclinazione pelvica posteriore,
modificare lesercizio descritto in precedenza ponendo
in via temporanea un cuscino sotto le ginocchia per flettere passivamente le anche, come mostrato.
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DEFINIZIONI E DESCRIZIONI
DEI TERMINI
Il sollevamento contemporaneo delle gambe a partire
dalla posizione supina implica la flessione delle anche
con le gambe estese. Gli estensori del ginocchio mantengono il ginocchio esteso, mentre i flessori dellanca
sollevano la gamba verso lalto. I muscoli addominali
non attraversano larticolazione dellanca e quindi non
possono partecipare direttamente al movimento di sollevamento della gamba. Il ruolo dei flessori dellanca si
evidenzia in modo spiccato osservando la perdita di fun-
Un soggetto con muscoli addominali forti e flessori dellanca molto deboli o paralizzati non pu sollevare le gambe
verso lalto da una posizione supina. Nel tentativo di sollevare le gambe, lunico movimento attivo che ha luogo che
il bacino viene spinto forzatamente in inclinazione posteriore. In modo passivo le cosce possono essere sollevate leggermente dal tavolo a seguito dellinclinazione pelvica, come illustrato sopra, o rimangono appoggiate sul tavolo se
le strutture articolari anteriori dellanca sono rilassate.
Se il soggetto ha muscoli addominali forti, la schiena pu essere mantenuta piatta sul tavolo grazie agli addominali
che mantengono il bacino in inclinazione posteriore durante il movimento di sollevamento delle gambe.
Se i muscoli addominali sono deboli, il bacino si inclina anteriormente quando si sollevano le gambe. Quando ha
luogo questa inclinazione, il dorso si iperestende, causando spesso dolore, e i muscoli addominali sono sottoposti a
stretching e sono vulnerabili a traumi da stiramento.
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Retto addominale
Inclinazione di 10
Fibre laterali
dellobliquo esterno
Lazione del retto addominale e dellobliquo esterno necessaria per mantenere il bacino in una posizione di inclinazione posteriore e la parte inferiore della schiena appiattita contro il piano mentre le gambe vengono sollevate o abbassate.
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Sufficiente (5)
Sufficiente+ (6)
Buono (7)
Buono (8)
Buono+ (9)
Normale
Grading buono (8): con le braccia incrociate sul petto, il soggetto in grado di mantenere la parte inferiore della
schiena aderente al piano mentre abbassa le gambe raggiungendo un angolo di 30 rispetto al piano. (In questa illustrazione, langolo di 20).
Grading normale (10): Con le bracia incrociate sul petto, il soggetto in grado di mantenere la parte inferiore della
schiena aderente al piano mentre abbassa le gambe al livello del piano. (In questa fotografia le gambe sono sollevate
di pochi gradi).
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Esercizio di inclinazione pelvica posteriore e scivolamento della gamba eseguito correttamente per allenare lobliquo esterno.
Il bacino pu essere inclinato con il retto addominale, ma non dovrebbe esserlo secondo questa modalit quando lobiettivo il rafforzamento dellobliquo esterno.
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ESERCIZIO DI RAFFORZAMENTO
DELLOBLIQUO ESTERNO
I muscoli obliqui esterni forti svolgono un ruolo
importante nel mantenere un buon allineamento posturale e nel prevenire il dolore al basso rachide. Gli esercizi per rafforzare questi muscoli devono essere specifici, come illustrato sopra. La debolezza dellobliquo
esterno comune in persone che praticano eccessivi
esercizi di sit-up perch le fibre postero-laterali di questo muscolo si allungano durante la flessione del tronco (vedi pag. 199).
La posizione seduta offre resistenza per gli obliqui
esterni nel mantenere laddome inferiore in su e
indentro e nel mantenere la regione lombare piatta.
Inoltre, la rotazione del torace sul bacino, come illustrato sopra, richiede una forte azione unilaterale alternativamente del muscolo obliquo esterno destro e di
quello di sinistra.
UTILIZZO TEMPORANEO DELLA POSIZIONE
A GINOCCHIA PIEGATE
In caso di brevit, i flessori dellanca monoarticolari
mantengono il bacino in inclinazione anteriore e la
regione lombare in iperestensione sia nella stazione
eretta che in posizione a gambe estese. Da questa posizione difficile, se non impossibile, eseguire gli esercizi di inclinazione pelvica posteriore per il rafforzamento dei muscoli addominali. Nel momento in cui la testa
e le spalle iniziano a sollevarsi, subentra una simultanea
inclinazione pelvica posteriore, il che determina uninterferenza anche con questo esercizio.
Quando il soggetto si impegna ad inclinare il bacino,
i flessori brevi dellanca si irrigidiscono e impediscono il
movimento. Per rilasciare questo impedimento e rendere
pi facile inclinare il bacino, sono molti coloro che
sostengono il ricorso ad una posizione a ginocchia flesse.
Questa posizione riduce ovviamente la tensione a carico dei flessori dellanca brevi e rende anche relativamente
facile compiere linclinazione, spesso premendo semplicemente i piedi sul lettino in modo da far oscillare allindietro il bacino. Quando i flessori dellanca sono brevi, le
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Grado insufficiente (2): il paziente in grado di avvicinare la cresta iliaca al margine costale opposto.
Grado traccia: avvertibile una contrazione dellobliquo quando il paziente tenta di tirare il margine costale
verso la cresta iliaca controlaterale; si produrr un leggero spostamento laterale del torace e verso il bacino,
ma le parti non si avvicineranno.
MUSCOLI LATERALI DEL TRONCO
Grado sufficiente (4): quando il paziente disteso sul
fianco, si avr una buona stabilizzazione e approssimazione laterale della gabbia toracica e della cresta iliaca
durante labduzione attiva della gamba e ladduzione
del braccio contro resistenza.
Grado insufficiente (2): nella posizione supina, quando
tenta di elevare il bacino lateralmente o di addurre il
braccio contro resistenza, il paziente in grado di avvicinare la cresta iliaca e la gabbia toracica di lato.
Grado traccia: nella posizione supina avvertibile una
contrazione dei muscoli addominali laterali quando il
soggetto tenta di elevare il bacino lateralmente o di addurre il braccio contro resistenza, ma non si produce alcun
avvicinamento del torace e della cresta iliaca laterale.
REGISTRAZIONE DEL GRADING DELLA
FORZA DEI MUSCOLI ADDOMINALI
I gradi relativi ai muscoli addominali si registrano in due
modi diversi, a seconda dellentit della forza.
Quando la forza 5 o sufficiente, o, per meglio dire,
nei test di sollevamento del tronco e di abbassamento
della gamba, di solito basta eseguire grading e registrazione basandosi sui suddetti test (vedi Fig. A). Raramente, in
caso di squilibrio intrinseco tra le parti del retto o degli
obliqui, occorre graduarle separatamente se da questi test
risulta un grading sufficiente o migliore.
In caso di squilibrio o debolezza marcati, necessario rapportare i risultati ai muscoli specifici (Fig. B)
(vedi pag. 197).
Destra
Sinistra
Elevazione
del tronco
Abbassamento
della gamba
Destra
Sinistra
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Dolore lombare
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Dolore lombare
Cyriax, rinomato nel campo della terapia fisica e della riabilitazione, afferma: A livello dellarticolazione sacroiliaca si
produce del movimento; agli estremi di estensione e flessione
del tronco si verifica una rotazione tra il sacro e lileo... Larticolazione non attraversata da alcun muscolo e non esiste
alcun menisco intra-articolare. Nel complesso, sono pochi i fattori in grado di causare problemi. Lunica condizione che si
riscontri con una certa frequenza la spondilite anchilosante20.
Hinwood: Larticolazione si sposta solo di alcuni millimetri
e in modo tridimensionale21.
Secondo Saunders, un fisioterapista, ... che larticolazione sacroiliaca si muova non materia di speculazione... essendo unarticolazione sinoviale, pu essere
lesionata come qualsiasi altra articolazione sinoviale22.
Il termine articolazione sinoviale implica una mobilit
completa dellarticolazione, ma, applicato a quella
sacroiliaca, si dovrebbe specificare che in questo caso
esso non indica un movimento libero della stessa.
Secondo Norkin, un altro fisioterapista: Larticolazione
sacroiliaca in parte sinoviale e in parte fibrosa23. Il fatto
che vengano descritte due superfici articolari, con diversi
tipi di rivestimenti articolari (uno sinoviale e laltro costituito da un sottile strato cartilagineo) non significa che, dal
punto di vista funzionale, si tratti di due articolazioni che si
muovono in modo autonomo. Larticolazione sacroiliaca,
considerata come ununica articolazione sotto laspetto funzionale, ha una mobilit ridottissima.
Quando il range di movimento espresso in millimetri, lammontare davvero esiguo. Cyriax afferma che
la rotazione avviene tra il sacro e lileo, ma si limita a
0,25 mm20. Lovett si riferisce a uno studio condotto da
Klein, il quale ha riscontrato che
25 kg di forza applicati alla sinfisi, a sacro immobilizzato,
provocano una rotazione dellileo sul sacro che, misurata con
lescursione della sinfisi, risulta essere in media di 3,9 mm
nelluomo e di 5,8 mm nella donna. Misurata a livello dellarticolazione sacroiliaca, questa escursione approssimativamente un sesto di quella sopra indicata, e cio la quantit
media di movimento sacroiliaco misurata nella parte posteriore dellarticolazione nelluomo di circa 0,6 mm16.
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Dolore lombare
Fra i soggetti con postura a schiena piatta e hamstring contratti, lo stiramento sacroiliaco tende ad essere pi frequente negli uomini che nelle donne. Daltra
parte, fra i soggetti lordotici, lo stiramento sacroiliaco si
riscontra pi spesso tra le donne. Questa condizione pu
essere bilaterale, ma pi frequentemente unilaterale. Il
dolore pu essere maggiore quando ci si siede che nella
stazione eretta o durante la deambulazione. Lo stiramento pu essere causato dallassunzione della posizione
seduta con flessione, priva di sostegno, della regione
lombosacrale (p. es., sedersi sul pavimento a gambe
incrociate, accovacciarsi o sedersi su un divano o su una
sedia il cui schienale troppo lontano).
Generalmente, larea sacroiliaca affetta si presenta
dolorabile; il soggetto pu avvertire un dolore diffuso,
non facilmente definibile, che interessa il bacino, il gluteo e la coscia. Il dolore pu essere riferito allarea
addominale inferiore e allinguine. Talvolta possibile
che si associ una sciatalgia. In alcuni casi il dolore si
manifesta con la flessione delle anche.
Per quanto riguarda limmobilizzazione con una
fascia, sono disponibili in commercio delle fasce adatte
per gli uomini. Per le donne pi difficile evitare che la
fascia salga fuori dalla posizione giusta.
La coccialgia o coccigodinia si riferisce a una condizione dolorosa del coccige o dellarea adiacente. Numerosi
fattori, incluso il trauma, sono responsabili della coccialgia. La postura scorretta del corpo pu non essere
correlata allinsorgenza dei sintomi, ma pu manifestarsi secondariamente e divenire un fattore importante.
Chi affetto da coccialgia persistente tende a sedersi in una posizione considerevolmente eretta con iperestensione (lordosi) della colonna nel tentativo di evitare di premere eccessivamente sul coccige dolorante.
Dopo vari anni si osservano una tensione nella regione
lombare e debolezza del grande gluteo.
Il trattamento conservativo consiste nel fornire al
coccige unimbottitura mediante luso di un corsetto,
che indossato molto in basso per mantenere ravvicinati i glutei. Preferibilmente, questo corsetto ha dei lacci
incrociati sulla schiena, regolabili lateralmente.
Il corsetto andrebbe stretto con il paziente nella stazione eretta. I muscoli glutei formano cos una sorta di
cuscino per il coccige quando il soggetto seduto. Si
pu aggiungere al corsetto anche unimbottitura soffice.
Il dolore pu essere alleviato grazie a questa semplice
procedura.
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B
Flessione dellanca
con il tronco
inclinato in avanti
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In caso di debolezza marcata, il paziente dovrebbe iniziare un programma di ginnastica e continuare a utilizzare il supporto per un certo lasso di tempo mentre lavora
per potenziare la forza muscolare. Quanto appena accennato contrasta con laffermazione, pi volte ripetuta, che
i muscoli si indeboliscono ulteriormente utilizzando un
supporto, il che pu accadere solo se il paziente non esercita e rafforza i muscoli. Limpiego del supporto aiuta a
conservare lallineamento e a diminuire lallungamento e
la tensione dei muscoli deboli fino al momento in cui non
riacquistano forza grazie alla ginnastica.
La debolezza degli addominali presente per un
periodo di tempo variabile al termine della gravidanza.
Essendone consapevoli, frequente che i medici forniscano una lista di esercizi mirati al rafforzamento di tali
muscoli. Sfortunatamente, questi esercizi includono situps e sollevamenti contemporanei delle gambe, esercizi
che non andrebbero consigliati quando i muscoli addominali sono molto deboli (vedi pagg. 207, 213 e 214 per
gli esercizi di rafforzamento degli addominali).
In caso di contrattura degli estensori del dorso o dei
flessori dellanca, necessario trattare questi muscoli
per ripristinarne la lunghezza normale prima di aspettarsi dagli addominali una funzionalit ottimale (vedi pagg.
379 e 240-241 per gli esercizi di stretching).
CONTRATTURA DEI FLESSORI
DELLANCA MONOARTICOLARI
(PRINCIPALMENTE LILEOPSOAS)
La contrattura dei flessori dellanca monoarticolari
determina linclinazione anteriore del bacino in posizione eretta. La parte inferiore della schiena assume
una posizione lordotica quando il soggetto nella stazione eretta. Talvolta il soggetto si inclina in avanti
rispetto alle anche, evitando la posizione eretta che si
Questo soggetto ha una contrattura marcata dei flessori dellanca che limita lestensione dellarticolazione omonima.
Presenta anche una limitazione nellestensione della schiena. Per sollevarsi dal lettino, deve far partire il movimento
dallarticolazione del ginocchio. Tale movimento non
sarebbe indicato come esercizio per questo soggetto.
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Talvolta la tensione molto pronunciata e lallungamento dovrebbe essere eseguito in modo da non sforzare la
rotula durante la flessione del ginocchio. Per tale motivo,
si raccomanda di porre il ginocchio in flessione (Figura
A) in modo che la rotula possa scorrere sullarticolazione del ginocchio prima di procedere ulteriormente con lo
stretching. Iniziare lallungamento dei flessori dellanca
contraendo in su e indentro gli addominali inferiori fino
ad inclinare posteriormente il bacino e ad estendere larticolazione dellanca, come nella Figura B.
accentua in clinostatismo se il peso del corpo in posizione supina imprime una tensione a carico dei muscoli del
dorso. Durante il riposo a letto nella fase acuta, si ottiene un certo sollievo scaricando la tensione della schiena
ponendovi sotto un piccolo rullo, che dovrebbe adattarsi al suo profilo e sostenere la sua parte inferiore. Offre
un certo sollievo anche esercitare una pressione contro
il basso rachide. Se indicato lutilizzo di un supporto
per la schiena, sotto forma di bretella o corsetto, a volte
consigliabile adoperarlo sia nella stazione eretta che in
clinostatismo.
Oltre al sollievo dato dalla limitazione dei movimenti, il dolore alleviato dalla pressione esercitata dal sostegno contro la regione lombare. Le stecche di acciaio delle
ortesi per la schiena (vedi illustrazione a pag. 60) dovrebbero piegarsi adattandosi alla schiena ed possibile
aggiungervi unimbottitura per diminuire il disagio.
Il miglioramento che si ottiene con limmobilizzazione e il timore di ripetere il movimento che ha scatenato lattacco acuto possono talmente impressionare il
paziente che egli esita a collaborare per ripristinare il
movimento compromesso. La ripresa dipende dalla collaborazione del paziente e ci possibile solo se egli
comprende esattamente la procedura.
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Con il paziente in posizione prona, si pone sotto laddome un pezzo di mussola di cotone. Le fasce adesive
vengono assicurate alla mussola su entrambi i lati.
Unulteriore fascia adesiva, sulla quale viene posta una
serie di sottili applicatori di legno, viene sistemata sul
nastro in corrispondenza della regione lombare.
Gli applicatori vengono spezzati grazie a una pressione minima, in modo da adattarli allapice della curvatura della regione lombare, e vengono quindi applicate
altre fasce adesive. La mussola agisce da sostegno per
gli addominali e, fissandovi la parte adesiva, c minor
rischio che il nastro provochi un eritema.
Spesso le persone affette da lordosi lamentano di
avere una schiena debole. un termine che indica la
sensazione di dolenzia e di stanchezza della regione
lombare e lincapacit di sollevare oggetti pesanti senza
avvertire dolore. Questo tipo di schiena , dal punto di
vista meccanico, debole ed insufficiente a causa dellal-
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Postura
sway-back
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Se il tensore della fascia lata teso su un lato, la correzione dellallineamento non avverr automaticamente
con lapplicazione di un rialzo alla scarpa. Pu rendersi
necessario trattare questa tensione anche in assenza di
sintomi specifici in quellarea, e ci prima o contemporaneamente alluso del rialzo per la scarpa. Il trattamento pu essere rappresentato semplicemente da esercizi di
stretching attivi o assistiti (vedi pagg. 396 e 448).
DEBOLEZZA DEL GLUTEO MEDIO
Disagio, dolenzia o, in alcuni casi, dolore vero e proprio
possono manifestarsi nella regione posteriore del gluteo
medio. I sintomi possono iniziare con una sensazione di
fastidio nella stazione eretta e possono progredire fino a
dolore quando si in piedi o distesi sul fianco. Il soggetto disteso sul fianco pu avvertire dolore sia in decubito sul lato affetto sia in decubito sul lato sano. Stare in
piedi distribuendo abitualmente il peso pi su una
gamba che sullaltra determina debolezza da stiramento
che, se persiste, si traduce in una sensazione di fastidio
o di dolore. Il trattamento pu consistere semplicemente nellinterrompere labitudine di stare in piedi con il
peso spostato sul lato coinvolto.
La debolezza del gluteo medio, presente di solito sul
lato alto del bacino, va corretta in modo da conservare
un buon allineamento laterale. Rialzare la scarpa sul lato
opposto serve a equilibrare immediatamente il bacino e
a rimuovere lelemento di tensione a carico del gluteo
medio pi debole, purch il soggetto, in posizione eretta, distribuisca il peso su entrambi i piedi ed eviti ladduzione sul lato del gluteo debole. Normalmente, per i
soggetti mediamente attivi, non sono necessari esercizi
specifici per il gluteo medio. Di solito, infatti, per rafforzare questo muscolo sufficiente lesercizio fisico che il
soggetto compie svolgendo labituale attivit del camminare.
Si consiglia di utilizzare un rialzo per la scarpa per
almeno 6 settimane. La necessit di adottarlo pi a
lungo dipende, in larga misura, da quanto tempo esiste il
problema posturale immediato, dalla sussistenza di una
differenza effettiva di lunghezza delle gambe e dalla
possibilit di modificare attivit professionali o abitudini posturali per consentire il mantenimento di un buon
allineamento posturale.
Per quanto basso, un certo grado di rotazione del
bacino sul femore si associa generalmente allinclinazione pelvica laterale. Il bacino tende a ruotare in avanti sul lato dellanca alta. In altre parole, vi generalmente una rotazione in senso antiorario del bacino quando
lanca destra alta e la gamba destra in adduzione
posturale sul bacino. La rotazione tende a scomparire
quando il bacino equilibrato lateralmente.
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Sollevamento
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Sollevamento
La fisiologica curva anteriore nella regione lombare
una curva lieve, convessa anteriormente. Non una
posizione fissa. Il movimento infatti possibile sia ventralmente che dorsalmente. Inoltre, non esiste alcuna
stabilit causata da limitazione legamentosa nelluna o
nellaltra direzione. I muscoli del tronco devono intervenire per stabilizzare il tronco.
Quando si sostiene che durante il sollevamento non
va variata la normale curvatura anteriore della schiena
(o determinare un certo grado di lordosi), sorge il problema di precisare quali siano i muscoli che devono conservare la posizione esatta. Se i muscoli del dorso si
contraggono, senza alcuna opposizione, si ha un incremento della fisiologica curva anteriore e dellinclinazione pelvica anteriore, e si accrescono anche il potenziale
per un lavoro straordinario della muscolatura e linsulto
lombare, il che predispone il soggetto a un problema
ulteriore. Chaffin sostiene, riferendosi al lavoro di Poulson e coll. e di Tishauer e coll., che i muscoli lombari
(come tutti i muscoli scheletrici) accusano un dolore
ischemico nel contrarsi in modo statico e prolungato con
carichi da moderati a pesanti29-31.
La forza di opposizione che previene laccentuazione
della curva deve essere fornita dagli addominali anteriori,
in particolare quelli inferiori. Andrebbero utilizzati test ed
esercizi concepiti appositamente per i suddetti muscoli.
La debolezza dei muscoli addominali inferiori si presenta
spesso in soggetti per altri versi robusti, e presenta rischi
potenziali in relazione al sollevamento. Il rafforzamento
degli addominali inferiori pu ripercuotersi molto di pi
che sulla sola stabilit della schiena. Pope e coll. osservano che la pressione intradiscale si riduce al crescere della
pressione addominale. Quindi, nella stazione eretta, la
pressione discale si riduce in concomitanza dellaumento
dellattivit dei muscoli addominali27.
Le fotografie qui accanto mostrano un pesista che
accusava mal di schiena e che per questo aveva dovuto
abbandonare lattivit; dopo aver rafforzato i muscoli
addominali ha ripreso il sollevamento pesi e nelle foto
mostra come raccoglierebbe un oggetto pesante da terra.
Per coloro che accusano debolezza a carico degli addominali e che devono routinariamente sollevare dei pesi,
consigliabile luso di un supporto che provveda alla
stabilizzazione degli addominali e della schiena.
In molti soggetti si evidenzia durante la posizione di
ventroflessione un appiattimento della regione lombare.
La flessione della colonna lombare un movimento che
tende a raddrizzare la regione inferiore della schiena, ed
un suo appiattimento di normale riscontro in flessione.
Quando la regione inferiore della schiena si flette sino
ad appiattirsi, ma non oltre, si ha una stabilit causata da
tale limitazione di movimento, cos come c stabilit
del ginocchio se questo non si iperestende. Sulla schiena questo comporta una sorta di schienale incorporato
che conferisce stabilit quando si esegue un sollevamento a schiena dritta.
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Trattamento
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Obiettivi terapeutici
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Muscolo
intercostale
esterno
Muscolo
intercostale
interno
Diaframma
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Vena cava
Esofago
Tendine centrale
Base del pericardio
Porzione sternale
Iato
esofageo
Porzione
costale
D
N
T
C
E
N
T
Iato
aortico
A
L
Porzione
lombare
Porzione
lombare
Legamenti
arcuati mediale
e laterale
Pilastri
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Scaleni
Gli scaleni anteriore, medio e posteriore sono muscoli inspiratori accessori che funzionano come un tuttuno. Elevando e fissando saldamente la prima e la seconda costa, assistono linspirazione profonda. Si osservato che gli scaleni
sono attivi durante la respirazione a riposo e alcuni ricercatori li hanno classificati come primari anzich accessori.
Gli scaleni possono divenire attivi anche durante tentativi di espirazione. Secondo Egan, si presume che la
funzione espiratoria dei muscoli scaleni sia di fissare le
coste contro la contrazione degli addominali e di prevenire lerniazione dellapice polmonare quando il soggetto tossisce39 (vedi anche pagg. 148 e 146-147).
Sternocleidomastoideo
Questo considerato da molti il muscolo respiratorio
accessorio pi importante. Affinch possa agire in tal
senso, i flessori e gli estensori del collo devono mantenere la testa e il collo in una posizione fissa. Questo muscolo esercita una trazione a partire dalle sue inserzioni sul
cranio ed eleva lo sterno incrementando il diametro antero-posteriore del torace39; inoltre, si contrae durante linspirazione moderata e profonda. Quando i polmoni sono
in iperinsufflazione, gli sternocleidomastoidei sono particolarmente attivi. Talvolta, durante linspirazione a riposo, evidente unattivit elettrica34. Il muscolo non attivo durante lespirazione (vedi pagg. 123, 146 e 147).
Dentato anteriore
Questo muscolo origina dalle prime otto o nove coste e
si inserisce sulla superficie costale del margine mediale
della scapola. La sua azione primaria di abdurre e ruotare la scapola trattenendone il bordo mediale saldamente contro la gabbia toracica.
Alcuni studi hanno confutato il ruolo respiratorio
di questo muscolo. Tuttavia, nel Trattato di Anatomia
del Gray (37a edizione) si osserva che uno dei suddetti
studi (Catton e Gray, 1957) ignorava gli effetti della
fissazione della scapola che si ottiene aggrappandosi
alla spalliera di un letto o ad un cancello, come fanno
certamente gli asmatici e gli atleti!40.
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posteriori, attive durante lestensione del tronco, assistono linspirazione (vedi pagg. 322, 323).
Sacrospinale (del torace)
La porzione toracica dei muscoli sacrospinali estende la
colonna toracica e aiuta linspirazione sollevando la
gabbia toracica per consentire lespansione completa del
torace (vedi pagg. 175-177).
Ileocostale dei lombi
Questo muscolo sacrospinale si inserisce sugli angoli
inferiori delle ultime sei o sette coste e pu svolgere un
ruolo di assistenza in qualit di muscolo accessorio dellespirazione (vedi pagg. 176, 177).
Quadrato dei lombi
Questo muscolo accessorio fissa le fibre posteriori del
diaframma mantenendo abbassata la 12a costa in modo
che non venga elevata insieme con le altre durante la
respirazione (vedi pag. 181).
Altri muscoli accessori
I seguenti muscoli non possono essere esaminati
manualmente e sono inaccessibili alla palpazione.
Dentato postero-superiore. Questo muscolo inspiratorio si
inserisce sulle coste dalla 2a alla 5a ed ha origine dalle apofisi spinose della 7a cervicale e delle prime 2 o 3 vertebre toraciche. Giace sotto le fibre dei romboidi e del trapezio, ed
espande il torace sollevando le coste su cui inserito.
Dentato postero-inferiore. Questo muscolo si inserisce
sulle ultime quattro coste ed ha origine dalle apofisi spinose delle ultime vertebre toraciche e dalle prime due o
tre vertebre lombari. Agisce tirando le coste allindietro
e verso il basso. Generalmente, considerato un muscolo accessorio dellespirazione, anche se alcuni lo presentano come inspiratorio34,41.
Elevatori delle coste. Si tratta di 12 muscoli robusti, a
forma di ventaglio, paralleli ai margini posteriori degli intercostali esterni. La loro azione consiste nellelevare e abdurre le coste, e nellestendere e flettere lateralmente la colonna vertebrale. Sono considerati muscoli inspiratori. Hanno
origine dai processi trasversi della settima cervicale e delle
undici vertebre toraciche superiori, e si inseriscono sulla
costa immediatamente sottostante a ciascuna vertebra.
Trasverso del torace. Questo muscolo, e gli altri che si
localizzano nello strato pi interno del torace, agiscono
secondo la loro capacit espiratoria, riducendo il volume
della cavit toracica. Il trasverso del torace (triangolare
dello sterno) un muscolo espiratorio localizzato sulla
parete toracica ventrale. Restringe il torace abbassando le
coste dalla seconda alla sesta. Ha origine dalla cartilagine
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Clinica:
Sinistra
Destra
Esaminatore
Data
Muscoli inspiratori
Primari
Diaframma
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
......
Intercostali esterni
Intercostali interni, anteriore (1)
Accessori
Scaleni
Sternocleidomastoideo
Trapezio
Dentato anteriore
......
......
......
......
......
......
......
......
Succlavio (3)
Muscoli espiratori
Primari
Muscoli addominali
Obliquo interno
Obliquo esterno
Retto addominale
Trasverso delladdome
Intercostali interni, posteriori (2)
......
......
......
......
......
......
......
......
Osservazione:
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Inspirazione: diaframma
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Gli esercizi nella posizione sdraiata dovrebbero essere eseguiti su una superficie rigida (p. es., una tavola sul letto, un
lettino da visita o il pavimento, con una sottile imbottitura o una coperta piegata sulla superficie dura per il comfort).
Gli esercizi di stretching dovrebbero essere preceduti dallapplicazione di calore e da un massaggio delicato per aiutare a rilassare i muscoli contratti. (Evitare di usare il calore su muscoli deboli, eccessivamente allungati). Lo stretching
dovrebbe essere graduale, con lo sforzo cosciente di indurre rilassamento. Continuare finch non si avverta una trazione decisa, ma sopportabile, respirando tranquillamente mentre si mantiene lallungamento, quindi ritornare lentamente nella posizione di partenza.
Anche gli esercizi di rafforzamento dovrebbero essere eseguiti lentamente, con lintento di percepire una forte
spinta da parte dei muscoli esercitati. Mantenere per qualche secondo la posizione completata, quindi rilassarsi e
ripetere lesercizio il numero di volte indicato dal terapista.
2005 Florence P. Kendall e Patricia G. Provance. Le autrici permettono la riproduzione per uso personale e non commerciale.
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2005 Florence P. Kendall e Patricia G. Provance. Le autrici permettono la riproduzione per uso personale e non commerciale.
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6
Arto
superiore
e cingolo
scapolare
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SOMMARIO
Introduzione...........................................................
245
Sezione I: Innervazione
Plesso brachiale ........................................................246, 247
Distribuzione cutanea ...............................................
248
Tabella dei nervi spinali e dei punti motori ................
249
Innervazione muscolare: motoria e sensitiva
o soltanto motoria, e Tabella ............................250, 251
Tabella dei muscoli scapolari .....................................
251
Tabella dei muscoli dellarto superiore.......................252, 253
Nervi cutanei dellarto superiore ...............................254, 255
Sezione II: Mano, polso, avambraccio e gomito
Movimenti delle articolazioni del pollice e delle dita.....
256
Movimenti delle articolazioni del polso,
radio-ulnare e del gomito .................................
257
Tabella per lanalisi dello squilibrio muscolare............
258
Test di valutazione della forza
Muscoli del pollice ................................................ 259-266
V dito ................................................................... 267-269
Interossei dorsali e palmari....................................270, 271
Lombricali e interossei .......................................... 272-274
Palmare lungo e breve ..........................................
275
Estensori dellindice e del V dito ...........................
276
Estensore delle dita...............................................
277
Flessore superficiale e flessore profondo
delle dita ..........................................................278, 279
Flessore radiale e flessore ulnare del carpo............280, 281
Estensore radiale ed estensore ulnare del carpo ....282, 283
Pronatore rotondo e pronatore quadrato..............284, 285
Supinatore e bicipite brachiale..............................286, 287
Bicipite brachiale e brachiale.................................288, 289
Tricipite brachiale ed anconeo...............................290, 291
Brachioradiale.......................................................
292
Tabella del range di movimento ............................
293
Test di valutazione della forza del pollice
e delle dita .......................................................
293
Tabella di misurazione articolare ...........................
294
Sezione III: Spalla
Giunzioni e articolazioni ........................................... 295-297
Tabelle: articolazioni del cingolo scapolare ................298, 299
Muscoli combinati della spalla e scapolari.................
300
Movimenti del cingolo scapolare e della scapola.......
301
Movimenti dellarticolazione gleno-omerale..............302, 303
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INTRODUZIONE
Per la diagnosi differenziale dei problemi del cingolo
scapolare necessario prestare una particolare attenzione allinnervazione dei muscoli. Il cingolo scapolare e larto superiore hanno molti muscoli che sono
innervati da nervi esclusivamente motori. Senza alcuna innervazione sensitiva, il risultato pu essere un
deficit funzionale non associato a dolore. Un esempio lestrema debolezza del dentato anteriore, illustrata in fondo a pagina 334. (A differenza di molti
muscoli dellarto superiore, solo quattro dellarto
inferiore hanno uninnervazione esclusivamente
motoria; vedi pagg. 249-252).
Normalmente i termini giunzione, o giuntura, e
articolazione sono usati come sinonimi, ma questo
testo offre una distinzione tra i due. Differenziarli
serve a uno scopo specifico: con giunzione, che si
riferisce a una connessione di osso con osso, e
articolazione, che si riferisce a una connessione di
osso con muscolo, il ruolo del muscolo stato reso
molto chiaro. Le pagine da 295 a 297 definiscono e
illustrano luso dei termini. Le tabelle a pagina 298 e
a pagina 299 forniscono informazioni riguardo alle
10 classificazioni per 25 articolazioni del cingolo scapolare.
Il cingolo scapolare non dovrebbe pi essere considerato incompleto come comunemente viene
descritto. Il riconoscimento delle articolazioni verte-
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Sezione I: Innervazione
PLESSO BRACHIALE
Il plesso brachiale origina subito lateralmente allo scaleno anteriore. I rami ventrali di C5, C6, C7 e C8, e gran
parte di T1, pi unansa comunicante da C4 a C5 e una
da T2 (sensitiva) a T1 formano, in successione, radici,
tronchi, divisioni, corde e rami del plesso.
I rami ventrali contenenti fibre di C5 e C6 si uniscono a formare il tronco superiore; le fibre di C7, il tronco medio e quelle di C8 e T1 si uniscono a formare il
tronco inferiore. Subito i tronchi si dividono in divisioni anteriori e posteriori. Le divisioni anteriori dei tronchi superiore e medio, composte da fibre provenienti da
C5-C7, si uniscono a formare la corda laterale; le divisioni anteriori del tronco inferiore, composte da fibre di
C8 e T1, formano la corda mediale; le divisioni posteriori di tutti e tre i tronchi, con fibre da C5 a C8 (ma non
da T1), si uniscono a formare la corda posteriore.
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Plesso brachiale
Dorsale
della
scapola
C4, 5
Per il
succlavio
C5, 6
Soprascapolare
C4, 5, 6
Toracico lungo
C5, 6, 7
Ascellare
C5, 6
Sottoscapolare superiore
C5, 6
Sottoscapolare inf. C5, 6
Radiale
C5, 6, 7, 8
Muscolocutaneo
C5, 6, 7
Ulnare
C7, 8, T1
Pettorale laterale
C5, 6, 7
Toracodorsale
C6, 7, 8
Pettorale mediale
C7, 8, T1
Frenico
C3, 4, 5
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Distribuzione cutanea
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Sternocleidomastoideo
Nervo dorsale
della scapola
Succlavio
Nervi pettorale mediale e laterale
Nervo soprascapolare
Piccolo romboide
Sopraspinato
Grande pettorale
Piccolo pettorale
Grande romboide
Sottospinato
Nervo ascellare
Nervo muscolo-cutaneo
Coracobrachiale
Sottoscapolare
Grande rotondo
Brachiale
Deltoide
Piccolo rotondo
Nervo radiale
Tricipite, c. lungo
Tricipite, c. lungo
Nervo toracodorsale
Grande dorsale
Nervo mediano
Anconeo
Nervo ulnare
Supinatore
Fles. profondo
delle dita I e II
Palmare breve
: Punti motori.
Interossei palmari
Lombricali III e IV
Interossei dorsali (vedi faccia dorsale)
Flessore breve del pollice capo profondo
Ramo interosseo
anteriore
Brachiale
Brachioradiale
Pronatore rotondo
Palmare lungo
Tricipite, c. medio
Queste illustrazioni facilitano linterpretazione dei risultati dei test muscolari resigistrati
sulla Tabella dei nervi spinali e dei muscoli (vedi pagina accanto) e aiutano a determinare
la sede o livello della lesione.
1993 Florence P. Kendall. Lautrice permette la riproduzione per uso personale e non
commerciale.
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Innervazione muscolare
INNERVAZIONE MUSCOLARE:
MOTORIA E SENSITIVA
INNERVAZIONE MUSCOLARE:
SOLTANTO MOTORIA
Nervo ascellare. Abbandona lascella attraverso lo spazio delimitato dal collo chirurgico dellomero, dal piccolo rotondo, dal grande rotondo e dal capo lungo del
tricipite, e innerva il deltoide e il piccolo rotondo.
Nervo muscolocutaneo. Attraversa il coracobrachiale e
innerva questo muscolo, cos come il bicipite e il brachiale.
Nervo radiale. Il ramo interosseo posteriore si sdoppia
in un ramo articolare e in uno muscolare. Questultimo
fornisce rami per lestensore radiale breve del carpo e
per il supinatore prima di passare tra lo strato superficiale e quello profondo del supinatore stesso. Dopo aver
attraversato tale muscolo, si distribuisce ai rimanenti
muscoli che sono innervati dal nervo radiale (vedi pag.
249).
Nervo mediano. Passa fra i due capi del pronatore
rotondo e sotto il retinacolo dei flessori. Si distribuisce
allavambraccio e alla mano. (Vedi Tabella dei nervi spinali e dei muscoli, pag. 249, per lelenco dei muscoli
innervati).
Nervo accessorio spinale. I testi di anatomia lo descrivono come nervo puramente motorio. Uno studio condotto nel 1999 da Bremner-Smith e Unwin, per, dimostra che non contiene fibre solamente motorie, ma contiene anche piccole fibre C amieliniche associate al
dolore, alla temperatura e alle risposte riflesse meccanocettive2.
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Origine
Plesso cervicale
Nervo
Componente
motoria/sensitiva
per il muscolo
Muscolo
Accessorio spinale
Motoria e sensitiva
Sternocleidomastoideo
Motoria e sensitiva
Trapezio
Segmento
spinale
Nervi cervicali
C(1), 2, 3
C2, 3, 4
Plesso brachiale
Tronco superiore
C3, 4, 5
Dorsale scapolare
Motoria
C4, 5
Dorsale scapolare
Motoria
Romboidi
C5, 6, 7, (8)
Toracico lungo
Motoria
C5, 6
Succlavio
Dentato anteriore
Succlavio
Motoria
C4, 5, 6
Soprascapolare
Motoria
Sopra ed infraspinato
Corda posteriore
C5, 6, 7
Sottoscapolare
superiore e inferiore
Motoria
Sottoscapolare
grande rotondo
Corda posteriore
C6, 7, 8
Toracodorsale
Motoria
Grande dorsale
b
Corda laterale
C5, 6, 7
Pettorale laterale
Motoria
Corda mediale
C(6), 7, 8, T1
Pettorale mediale
Motoria
C5, 6
Ascellare
Motoria sensitiva
C6, 7
Muscolocutaneo
Motoria sensitiva
Coracobrachiale
C5, 6
Muscolocutaneo
Motoria sensitiva
Bicipite, brachiale
C5, 6, 7, 8, T1
Radiale
Motoria sensitiva
17 muscoli
C6, 7, 8, T1
Mediano
Motoria sensitiva
12 muscoli
C8, T1
Ulnare
Motoria sensitva
18 muscoli
Rami terminali
C5, 6, 7, 8, T1
C7, 8, T1
Interosseo posteriore
Interosseo anteriore
Motoria
9 muscoli
Pronatore quadrato
flessore lungo del pollice,
flessore profondo, 1 e 2
Motoria
Componente sensitiva per larticolazione sternoclavicolare. bComponente sensitiva per le articolazioni acromion-clavicolare e della spalla.
Componente sensitiva per le articolazioni del polso e intercarpali. 2005 Florence P. Kendall.
Segmento spinale
Cervicale
2
Trapezio
Elevatore
scapola
Romboidi
Romboidi
(grande e piccolo)
Dentato anteriore
Piccolo pettorale
Rotazione Rotazione
mediale
laterale
o verso
o verso
Inclinazione
Elevazione Adduzione il basso
lalto
Depressione Abduzione anteriore
Trapezio
superiore
(6)
Dentato ant.
superiore
1
Trapezio
Trapezio
Trapezio
inferiore
Elevatore
scapola
Romboidi
Romboidi
Dentato
Dentato ant. Dentato
anteriore inferiore
anteriore
Piccolo pett.
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Segmento spinale
Cervicale
8
SPALLA
MUSCOLO
Flessione
(4) 5
Infraspinato
Piccolo rotondo
Deltoide
Deltoide
Bicipite
Bicipite c.l.
Brachiale
Estensione
6 (7)
Pronatore rotondo
Pron. rot.
Pron. rot.
Fl. rad. c.
Fl. rad
Grande dorsale
Estensore indice
Tricipite
(6) 7
Palmare lungo
(6) 7
(6) 7
Lombricali I e II
Opponente pollice
Infraspin
Delt. post.
Delt. ant.
Delt. ant.
Delt. post.
Bicipite
Bicipite c.b.
Bicipite
Bicipite
Brachiale
Brachiorad.
Gr. pett. s.
Sottoscapolare
Gr. pett. s.
Brachiorad Brachiorad
Gr. pett. s.
Subscap.
Supunatore
Grande rotondo
Est. r. c. I.
Coracobr.
Coracobr.
Tric., c. l.
Tricipite
Palmare l.
Anconeo
Pronat. quadrato
(7) 8
Abduttore V dito
(7) 8
Opponente V dito
(7) 8
Flessore V dito
(7) 8
Lombric. III e IV
Interossei dorsali
Interossei palmari
Adduttore pollice
Pronaz.
Picc. roton.
Supinatore
Supinaz
Sopraspin.
Brachioradiale
Grande pettorale sup.
Flessione
AVAMBRACCIO
Sopraspinato
GOMITO
1993 Florence P. Kendall. Lautrice permette la riproduzione per uso personale e non commerciale.
Anconeo
Fl. ul. car.
Pron quadr.
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POLSO
Estensione
Flessione
Es. r.c. l e b
Abduzione Adduzione
Flessione
Articolazioni interfalangee
prossimali del 2-5 dito
Opposizione Adduzione
Estensione
Flessione
Articolazioni interfalangee
distali del 1-5 dito
Estensione
Abduzione
Estensione
Est. dita
Est. dita
Est. dita
Est. dita
Est. V dito
Est. V dito
Est. V dito
Est. V dito
Flessione
Es. r.c. l e b
Fl. rad. c.
Est. dita
Fl. rad. c.
Est. dita
Est. uln. c.
Est. uln. c
Abd. l. poll. Abd. l. poll.
Est. l. poll.
Est. b. poll
Est. b. poll
Est. l. poll.
Est. l. poll.
Est. b. poll
Est. l. poll.
Est. indice
Est. indice
Est. indice
Est. indice
Palmare
Fl. l. poll.
Fl. l. poll.
Fl. l. poll.
Lomb. I e II
Lomb. I e II
Lomb. I e II
Abd. b. poll
Opp. poll.
Fl. b. poll. (s) Fl. b. poll. (s)
Fl. ul. carpo
Abd. V dito
Abd. V dito
Lomb. III, IV
Lomb. III, IV
Opp. V dito
Fl. V dito
Fl. V dito
Int. dor
Int. palm.
Int. palm.
Add. poll
Add. poll
1993 Florence P. Kendall. Lautrice permette la riproduzione per uso personale e non commerciale.
Add. poll
Int. dor
Int. dor.
Int. palm.
Int. palm.
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Ramo ulnare
(ramo posteriore)
Nervo cutaneo
del mediale
dellavambraccio
Ramo posteriore
Ramo anteriore
Ramo anteriore
Nervo ulnare
Nervo mediano
Nervo muscolocutaneo
Nervo radiale
Rami cutanei
palmari del
La corda posteriore del plesso rappresentata da cinque nervi cutanei. Uno di essi, il nervo cutaneo superolaterale del braccio, una branca del nervo ascellare.
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Nervo intercostobrachiale
Nervo cutaneo
posteriore
dellavambraccio
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anatomica quale zero, il range di adduzione approssimativamente di 35 e quello di abduzione di circa 20.
La circonduzione combina in successione i movimenti di flessione, abduzione, estensione e adduzione
dellarticolazione radio-carpale e di quella mediocarpale. I movimenti di queste articolazioni sono strettamente collegati e permettono alla mano di descrivere un
cono. Il movimento non cos libero come quello dellarticolazione gleno-omerale; labduzione pi limitata delladduzione in quanto il processo stiloideo del
radio si prolunga maggiormente in direzione caudale di
quanto faccia quello ulnare.
Articolazione radio-ulnare
Le articolazioni radio-ulnari sono di tipo trocoide o a
perno, e sono costituite dalle articolazioni del radio e
dellulna, sia prossimalmente che distalmente. Lasse di
movimento si estende dalla testa del radio prossimalmente alla testa dellulna distalmente, e consente la rotazione del radio attorno allasse.
La supinazione e la pronazione sono movimenti di
rotazione dellavambraccio. Nella pronazione lestremit distale del radio si sposta da una posizione di lateralit, come nella posizione anatomica, ad una mediale;
nella supinazione, si muove dalla posizione mediale a
quella laterale. Il palmo della mano rivolto anteriormente in supinazione e posteriormente in pronazione.
I movimenti di rotazione della spalla possono produrre un movimento dellavambraccio che assomiglia a
quello di supinazione e pronazione. Per produrre solo
dei movimenti dellavambraccio, le braccia devono
essere poste direttamente lungo i fianchi con i gomiti
piegati ad angolo retto e gli avambracci distesi in avanti. Il palmo deve essere girato direttamente verso lalto
per raggiungere una supinazione completa, e direttamente verso il basso per una pronazione completa.
La posizione neutra, o zero, a met strada tra supinazione e pronazione; in altri termini, da una posizione anatomica con il gomito disteso, il pollice si dirige direttamente in avanti; con il gomito piegato ad angolo retto, il pollice si dirige verso lalto. Il range normale di movimento di
90 in entrambe le direzioni a partire dalla posizione zero.
Articolazione del gomito
Il gomito un ginglimo o articolazione a cerniera formata dallunione dellomero con lulna e il radio.
La flessione e lestensione avvengono attorno ad un
asse coronale e sono i due movimenti consentiti da questa
articolazione. La flessione un movimento in direzione
anteriore, da una posizione con il gomito disteso (0) a una
di flessione completa (circa 145). Lestensione un
movimento in direzione posteriore, da una posizione di
flessione completa a una di estensione del gomito.
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Nome
Data: 1 esame
2 esame
Diagnosi
Sintomi iniziali
2 es.
Interosseo dorsale
3)
2 Interosseo dorsale
Interosseo dorsale
2)
3 Interosseo dorsale
Interosseo palmare
4 Interosseo dorsale
Interosseo palmare
Flessore profondo
delle dita
2 Estensori articolazioni
3 Interfalangee distali
2 Estensori articolazioni
3 Interfalangee prossimali
Flessore superficiale
delle dita
Lombricali e interossei
e flessore del V dito
}
}
Bicipite............
Supinatori
Supinatore......
Pronatori
Brachiorad........
Brachiale..........
Flessori del
gomito
Estensori
del gomito
Bicipite.............
}
}
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Quadrato
Rotondo
Tricipite
Anconeo
Coracobrachiale
Deltoide anteriore
Deltoide medio
Grande dorsale
Deltoide posteriore
Sopraspinato
Serrato anteriore
Trapezio superiore
Grande dorsale
Trapezio medio
Grande pettorale
Trapezio inferiore
Piccolo pettorale
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Capo trasverso
Capo obliquo
Debolezza: conduce allincapacit a stringere con decisione il pollice sopra il pugno chiuso.
Contrattura: deformit in adduzione del pollice.
Nota: Un test spesso impiegato per determinare la
forza delladduttore del pollice dato dalla capacit
di mantenere un pezzetto di carta tra il pollice stesso
e il secondo metacarpo. In un soggetto con adduttore
ben sviluppato, la massa stessa del muscolo previene
lo stretto avvicinamento delle due parti.
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Inserzione: intera lunghezza del primo osso metacarpale sul lato radiale.
Azione: oppone (cio flette e abduce con lieve rotazione mediale) larticolazione carpo-metacarpale del pollice, ponendo il I dito in una posizione tale per cui (con
la flessione dellarticolazione metacarpo-falangea) pu
opporsi alle altre dita. Per una reale opposizione di pollice e mignolo, i polpastrelli di queste due dita devono
toccarsi. Lavvicinamento della punta di queste due
dita pu essere ottenuto anche senza lintervento dellopponente.
Innervazione: nervo mediano, C6, C7, C8, T1.
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Test: flessione, abduzione e lieve rotazione mediale dellosso metacarpale in modo che lunghia del pollice sia
osservabile nella veduta palmare.
Pressione: contro losso metacarpale in direzione di
estensione e adduzione, con rotazione laterale.
Debolezza: conduce allappiattimento delleminenza
tenar, allestensione e adduzione del primo metacarpo e
a difficolt a tenere una matita per scrivere o ad afferrare saldamente oggetti tra il pollice e le altre dita.
Nota: Linserzione del palmare lungo e dellopponente
del pollice sul retinacolo dei flessori spiega perch il palmare lungo si contragga durante il test per lopponente.
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Debolezza: riduzione della capacit di flettere la falange distale, rendendo difficile sia tenere la matita mentre si scrive che raccogliere oggetti molto piccoli tra
pollice e altre dita. La debolezza marcata pu esitare in
deformit in iperestensione dellarticolazione interfalangea.
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Azione: abduce ed estende larticolazione carpo-metacarpale del pollice; abduzione (deviazione radiale) ed
assistenza alla flessione del polso.
Innervazione: nervo radiale, C6, C7, C8.
Debolezza: riduce la capacit di abdurre il primo metacarpo e la capacit di abduzione del polso.
Contrattura: posizione abdotta e di lieve estensione del
primo metacarpo con leggera deviazione radiale della
mano.
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Fissazione: la mano pu essere stabilizzata dallesaminatore o essere appoggiata sul tavolo per il sostegno. Il
primo metacarpo bloccato dallesaminatore.
Inserzione: intera lunghezza del quinto osso metacarpale dal lato ulnare.
Azione: oppone (flette con leggera rotazione) larticolazione carpo-metacarpale del V dito, sollevando il margine ulnare della mano in una posizione tale per cui i flessori metacarpo-falangei possono opporre il V dito al
pollice. Aiuta ad atteggiare a coppa il palmo della mano.
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Interossei dorsali
INTEROSSEI DORSALI
Origini:
Fissazione: in genere, stabilizzazione delle dita adiacenti per fissare il dito verso il quale si sposta quello in
esame ed evitare unassistenza da parte del dito sullaltro lato.
Terzo (Fig. C): abduzione del dito medio verso lanulare. Trattenere il dito medio e tirare in direzione del dito
indice.
Quarto (Fig. D): abduzione dellanulare verso il mignolo. Trattenere lanulare e tirare in direzione del medio.
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Interossei palmari
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Veduta palmare
INTEROSSEI PALMARI
Origini:
Primo: base del primo metacarpo, lato ulnare.
Fissazione: in genere, stabilizzazione delle dita adiacenti per fissare il dito verso il quale si sposta quello in
esame ed evitare lassistenza da parte del dito del lato
opposto.
Primo (Fig. A): adduzione del pollice verso il dito indice (agendo con ladduttore del pollice e con il primo
interosseo dorsale). Trattenere il pollice e tirare in direzione radiale.
Secondo (Fig. B): adduzione del dito indice verso il
medio. Tattenere il dito indice e tirare in direzione del
pollice.
Debolezza: riduce la capacit di addurre il pollice, lindice, lanulare e il mignolo. Riduce la forza di flessione
delle articolazioni metacarpo-falangee e lestensione di
quelle interfalangee dellindice, dellanulare e del
mignolo.
Contrattura: dita trattenute in adduzione. Pu essere
causata da un gesso con le dita in adduzione.
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Lombricali
IV dito
III interosseo
palmare
e
al
ic
br
m
Lo
Legamento
trasverso
I interosseo
dorsale
LOMBRICALI
Origini:
Primo e secondo: superficie radiale dei tendini del flessore profondo rispettivamente dellindice e del medio.
Terzo: lati adiacenti dei tendini del flessore profondo del
medio e dellanulare.
Quarto: lati adiacenti dei tendini del flessore profondo
dellanulare e del mignolo.
Inserzione: nel margine radiale dellespansione degli
estensori sul dorso delle rispettive dita.
Azione: estendono le articolazioni interfalangee e flettono simultaneamente quelle metacarpo-falangee del
secondo, terzo, quarto e quinto dito. Inoltre, i lombricali estendono le articolazioni interfalangee anche quando
quelle metacarpo-falangee sono estese. Quando tutte le
articolazioni delle dita sono distese, i tendini del flessore profondo delle dita offrono una forma di resistenza
passiva a tale movimento. Dato che i lombricali sono
inseriti sui tendini del flessore profondo, possono ridurre questa tensione di resistenza contraendosi e tirando
distalmente tali tendini; questa diminuzione della tensione riduce la forza contrattile necessaria ai muscoli
per lestensione delle articolazioni delle dita.
Innervazione:
Primo e secondo: nervo mediano, (C6), C7, C8, T1.
Terzo e quarto: nervo ulnare, (C7), C8, T1.
Quando lesaminatore fornisce la fissazione normalmente assicurata dai lombricali e dagli interossei, un
estensore delle dita forte estender le dita.
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Lombricali e interossei
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LOMBRICALI ED INTEROSSEI
Paziente: seduto o supino.
Fissazione: lesaminatore stabilizza il polso in una posizione di lieve estensione se presente una qualche debolezza della muscolatura del polso.
Test: estensione delle articolazioni interfalangee con
simultanea flessione di quelle metacarpo-falangee.
Pressione: prima contro la superficie dorsale delle
falangi medie e distali in direzione della flessione, e poi
contro la superficie palmare delle falangi prossimali in
direzione dellestensione. La pressione non illustrata
nella foto in quanto applicata in due fasi, non simultaneamente.
Debolezza: determina la deformit della mano ad artiglio.
Contrattura: flessione delle articolazioni metacarpofalangee con estensione di quelle interfalangee.
Brevit: flessione dellarticolazione metacarpo-falangea con estensione dellarticolazione interfalangea (vedi
pagina seguente).
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Palmare
breve
Palmare
lungo
PALMARE LUNGO
Origine: tendine comune dei flessori dallepicondilo
mediale dellomero, e fascia antibrachiale profonda.
Inserzione: retinacolo dei flessori e aponeurosi palmare.
TEST DEL PALMARE LUNGO
Azione: tende la fascia palmare, flette il polso e pu
assistere la flessione del gomito.
PALMARE BREVE
Test: si tende la fascia palmare stringendo in modo deciso il palmo della mano a coppa e si flette il polso.
Pressione: contro le eminenze tenar ed ipotenar in direzione dellappiattimento del palmo della mano e contro
la mano in direzione dellestensione del polso.
Debolezza: riduce la capacit di atteggiare il palmo
della mano a coppa. Diminuisce anche la forza di flessione del polso.
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Estensore
comune
delle dita
Estensore
del V dito
Estensore
dellindice
ESTENSORE DELLINDICE
Origine: tendine comune degli estensori dallepicondilo laterale dellomero, e fascia antibrachiale profonda.
Inserzione: sullespansione dellestensore del dito indice con il tendine dellestensore lungo delle dita.
Azione: estende larticolazione metacarpo-falangea e,
insieme ai lombricali e agli interossei, estende le articolazioni interfalangee del dito indice. Pu assistere ladduzione del dito indice.
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Debolezza: riduce la capacit di estendere le articolazioni metacarpo-falangee dal secondo al quinto dito e
pu esitare in una posizione di flessione di tali articolazioni. La forza di estensione del polso diminuisce.
Contrattura: deformit in iperestensione delle articolazioni metacarpo-falangee.
Brevit: iperestensione delle articolazioni metacarpofalangee se il polso flesso, o estensione del polso se
tali articolazioni sono flesse.
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vit, come suonare il piano, scrivere a macchina o suonare strumenti a corda, in cui le articolazioni interfalangee
prossimali sono flesse e quelle distali sono estese. La
debolezza causa una perdita di stabilit articolare nelle
articolazioni interfalangee prossimali, per cui durante
lestensione delle dita tali articolazioni si iperestendono.
Contrattura: deformit in flessione delle falangi medie
delle dita.
Brevit: flessione delle falangi medie delle dita se il polso
in estensione, o flessione del polso se le dita sono estese.
Nota: Ottenere lazione isolata del flessore superficiale del quinto dito sembra essere leccezione pi che la
regola.
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Veduta palmare
Fissazione: lesaminatore stabilizza le falangi prossimali e medie con il polso in leggera estensione.
distali delle dita in proporzione diretta al grado di debolezza poich questo lunico muscolo che fletta le articolazioni interfalangee distali. Si pu verificare la diminuzione della forza di flessione delle articolazioni interfalangee prossimah, metacarpo-falangee e del polso.
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Veduta palmare
Azione: flette e abduce il polso e pu assistere la pronazione dellavambraccio e la flessione del gomito.
Innervazione: nervo mediano, C6, C7, C8.
Debolezza: riduce la forza di flessione del polso e quella di pronazione pu essere diminuita. Consente la
deviazione ulnare della mano.
Contrattura: flessione del polso verso il lato radiale.
Nota: Il palmare lungo non deve essere escluso in
questo test.
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Lungo
Breve
Origine: terzo distale della cresta sovracondiloidea laterale dellomero e setto intermuscolare laterale.
Inserzione: superficie dorsale della base del secondo
osso metacarpale, lato radiale.
Azione: estende e abduce il polso, e assiste la flessione
del gomito.
Innervazione: nervo radiale, C5, C6, C7, C8.
Paziente: seduto con il gomito a circa 30 dalla posizione di estensione zero (Fig. A).
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Origine: tendine comune degli estensori dallepicondilo laterale dellomero, tramite unaponeurosi dal margine posteriore dellulna e fascia antibrachiale profonda.
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PRONATORE ROTONDO
Origine del capo omerale: immediatamente al di sopra
dellepicondilo mediale dellomero, tendine comune dei
flessori, fascia antibrachiale profonda.
Origine del capo ulnare: lato mediale del processo
coronoideo dellulna.
Inserzione: parte mediana della superficie laterale del
radio.
Azione: prona lavambraccio e assiste la flessione dellarticolazione del gomito.
Innervazione: nervo mediano, C6, C7.
Pronatore
rotondo
PRONATORE ROTONDO E
PRONATORE QUADRATO
Paziente: seduto o supino.
Fissazione: il gomito andrebbe tenuto contro il fianco
del paziente o dovrebbe essere stabilizzato dallesaminatore per evitare qualsiasi movimento di abduzione
della spalla.
Test: pronazione dellavambraccio con il gomito parzialmente flesso.
Pressione: sulla parte inferiore dellavambraccio sopra
il polso (per evitare di torcere il polso) in direzione della
supinazione dellavambraccio stesso.
Debolezza: permette una posizione di supinazione dellavambraccio; interferisce con molte funzioni quotidiane come girare i pomelli di una porta, usare un coltello
per tagliare la carne o girare la mano verso il basso per
raccogliere una tazza o un altro oggetto.
Contrattura: con lavambraccio tenuto in posizione di
pronazione vi una marcata interferenza con molte funzioni normali della mano e dellavambraccio che richiedono il passaggio dalla pronazione alla supinazione.
Nota: Evitare di comprimere il radio e lulna insieme
perch la manovra pu essere dolorosa.
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Pronatore quadrato
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PRONATORE QUADRATO
Origine: lato mediale, superficie anteriore del quarto
distale dellulna.
Inserzione: faccia laterale, superficie anteriore del
quarto distale del radio.
Azione: prona lavambraccio.
Innervazione: nervo mediano, C7, C8, T1.
Pronatore
quadrato
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Supinatore e bicipite
SUPINATORE
SUPINATORE E BICIPITE
Origine: epicondilo laterale dellomero, legamento collaterale radiale dellarticolazione del gomito, legamento
anulare del radio e cresta del supinatore dellulna.
Paziente: supino.
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Supinatore
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SUPINATORE
SUPINATORE
Paziente: supino.
Fissazione: lesaminatore stabilizza la spalla in flessione con il gomito in flessione completa. In genere, consigliabile che il soggetto chiuda le dita in modo da impedire il contatto con il tavolo, contatto che il paziente
potrebbe cercare nel tentativo di sostenere lavambraccio nella posizione del test.
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Bicipite
Capo breve
Capo lungo
Brachiale
BICIPITE BRACHIALE
Fissazione: lesaminatore pone una mano sotto il gomito per proteggerlo dalla pressione sul tavolo.
Test: flessione del gomito leggermente inferiore a 90 o
ad angolo retto completo, con avambraccio in supinazione.
Pressione: contro lavambraccio nella parte distale in
direzione dellestensione.
Debolezza: riduce la capacit di flettere lavambraccio
contro gravit. Interferisce notevolmente con certe attivit quotidiane come mangiare o pettinarsi.
Brevit: deformit in flessione del gomito.
Nota: Se il bicipite e il brachiale sono entrambi deboli, come accade in una lesione del nervo muscolocutaneo, il paziente proner lavambraccio prima di flettere il gomito utilizzando il brachioradiale, lestensore radiale lungo del carpo, il pronatore rotondo e i
flessori del polso.
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La figura in basso illustra come, contro resistenza, il bicipite agisca nella flessione anche se lavambraccio pronato. Dato che il brachiale si inserisce sullulna, la posizione dellavambraccio (in pronazione o in supinazione)
non si ripercuote sullazione di questo muscolo nella fles-
sione del gomito. Il brachioradiale sembra avere unazione leggermente superiore nel test di flessione del gomito
ad avambraccio pronato che in quello in posizione supinata, sebbene la massima azione possibile in flessione si
abbia con lavambraccio in posizione intermedia.
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Tricipite
Capo laterale
Capo lungo
Capo mediale
Anconeo
TRICIPITE BRACHIALE
ANCONEO
Origine del capo laterale: superfici laterale e posteriore della met prossimale della diafisi omerale, e setto
intermuscolare laterale.
Origine del capo mediale: due terzi distali delle superfici mediale e posteriore dellomero, al di sotto del solco
radiale, e setto intermuscolare mediale.
Inserzione: superficie posteriore del processo olecranico dellulna e fascia antibrachiale.
Azione: estende larticolazione del gomito. Inoltre, il capo
lungo assiste ladduzione e lestensione della spalla.
Innervazione: nervo radiale, C6, C7, C8, T1.
Azione: estende larticolazione del gomito e pu stabilizzare lulna durante la pronazione e la supinazione.
Innervazione: nervo radiale, C7, C8.
TRICIPITE BRACHIALE ED ANCONEO
Paziente: prono.
Fissazione: la spalla abdotta di 90, in posizione neutra rispetto alla rotazione, e con il braccio sostenuto tra
la spalla e il gomito dal tavolo. Lesaminatore pone una
mano sotto il braccio vicino al gomito per proteggere il
braccio dalla pressione sul tavolo.
Test: estensione del gomito (di poco inferiore allestensione completa).
Pressione: contro lavambraccio in direzione della flessione.
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Brachioradiale
BRACHIORADIALE
Origine: due terzi prossimali della cresta sovracondiloidea laterale dellomero e setto intermuscolare laterale.
Fissazione: lesaminatore pone una mano sotto il gomito per proteggerlo dalla pressione del tavolo.
Inserzione: parte laterale della base del processo stiloideo del radio.
Test: flessione del gomito con avambraccio in posizione neutra tra pronazione e supinazione. Il ventre del brachioradiale (Fig. B) deve essere osservato e palpato
durante lesecuzione del test perch il movimento pu
essere prodotto da altri muscoli che flettono il gomito.
Azione: flette larticolazione del gomito e assiste la pronazione e la supinazione dellavambraccio contro resistenza.
Innervazione: nervo radiale, C5, C6.
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MCF
IF
Palmer17
Reese18
Clarkson19
AAOS20
AMA21
Pollice
Flessione
15
0-15
0-15
0-15
0-15
Estensione
20
0-70
0-20
0-20
0-20
Abduzione
60
0-60
0-70
0-70
0-70
0-50
Opposizione
Dal polpastrello
del pollice al
polpastrello
del V dito
Flessione
50
0-50
0-50
0-50
0-50
0-60
0-80
0-80
0-80
0-20
0-10
0-90
Estensione
50-0
Flessione
80
0-80
0-65
Estensione
80-0
0-10-20
Dal II al V dito
MCF
IFP
IFD
Flessione
90
0-90
0-90
0-90
0-90
Estensione
90-0
0-20
0-45
0-45
Abduzione
20
0-20
Flessione
100
0-120
0-100
0-100
0-100
0-90
Estensione
120-0
Flessione
70
0-80
0-70
0-90
Estensione
80-0
0-100
0
0-70
sciute che della pratica clinica. Quando la mobilit limitata, le misurazioni dovrebbero essere documentate tra parentesi, mentre la mobilit eccessiva, o ipermobilit, dovrebbe
essere indicata con un cerchio attorno al numero misurato.
Descrizione
0
1
2
3
4
5
6-7
8-9
10
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Nome ___________________________________________________________
Identificazione # _________________________________________________
Diagnosi _________________________________________________________
Et ______________________________________________________________
Medico __________________________________________________________
Data
Movimento*
Esaminatore
Spalla sinistra
Gomito sinistro
Avambraccio sinistro
Polso sinistro
Range normale
Data
(in gradi)
Esaminatore
Estensione
45
Flessione
180
Range
225
Abduzione
180
Adduzione
Range
180
Abduzione orizzontale
90
Adduzione orizzontale
30
Range
120
Rotazione laterale
90
Rotazione mediale
70
Range
160
Estensione
Flessione
145
Range
145
Supinazione
90
Pronazione
90
Range
180
Estensione
70
Flessione
80
Range
150
Deviazione ulnare
45
Deviazione radiale
20
Range
65
Spalla destra
Gomito destro
Avambraccio destro
Polso destro
*La posizione zero il piano di riferimento. Quando una parte si muove in direzione della posizione zero, ma non riesce a raggiungerla, i gradi
che indicano il movimento articolare ottenuto vengono registrati con il segno meno e sottratti nel calcolo del range di movimento.
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ARTICOLAZIONI
Lo Stedmans Concise Medical Dictionary definisce
unarticolazione come segue:
Articolazione 1. Sin. Giunzione o giuntura. 2. Un
congiungere insieme lassamente in modo da consentire
il movimento tra le parti23.
Per la definizione 1, i termini giunzione e articolazione sono stati e indubbiamente continueranno ad essere
usati come sinonimi. Tuttavia, la definizione 2 fornisce
un uso legittimo del termine con un significato pi ampio:
in questo testo, larticolazione definita come una connessione muscolo-scheletrica, di osso-muscolo-osso. Le
295
zione tra lo sterno e la cartilagine (giunzione sternocondrale) fosse nominata come parte della struttura, diventerebbe necessario aggiungere la giunzione della cartilagine alla costa (giunzione costocondrale) in tutti i casi,
il che superfluo.
Con la suddetta spiegazione, questo testo definisce
una giunzione, o giuntura, come una connessione scheletrica di osso con osso, tenuta insieme da tessuto fibroso, cartilagineo o sinoviale. Le giunzioni sono denominate a seconda delle strutture scheletriche che sono
tenute insieme. Le giunzioni del cingolo scapolare sono
elencate qui di seguito:
1. Sternocostale: congiunge lo sterno con le estremit
sternali di 10 coste (7 direttamente e 3 indirettamente).
2. Sternoclavicolare: congiunge il manubrio dello sterno con lestremit mediale della clavicola.
3. Acromion-clavicolare: congiunge il processo acromiale della scapola con lestremit laterale della clavicola.
4. Gleno-omerale: congiunge la testa dellomero con la
fossa glenoidea (articolazione a sfera ed incavo, o
enartrosi).
5. Costovertebrale: include le connessioni della testa di
ogni costa con due corpi vertebrali adiacenti e la
connessione di ogni costa con il processo trasverso
della vertebra.
articolazioni sono denominate a seconda dellosso di origine e dellosso di inserzione muscolare. Distinguere tra
giunzione e articolazione serve a uno scopo utilissimo:
ogni qualvolta lo si impiega, il termine articolazione
comunica al lettore che i muscoli costuiscono il tessuto
che unisce le ossa. Si rinvia a pagina 54 e 55 per le tabelle delle articolazioni del cingolo scapolare che mostrano
10 classificazioni in base alle ossa coinvolte e 25 articolazioni in base ai muscoli implicati.
Il termine gleno-omerale applicato alla giunzione
corretto. Tuttavia, non si dovrebbe impiegare il termine
articolazioni gleno-omerali in riferimento a qualsiasi articolazione del cingolo scapolare: i due muscoli che hanno la
loro origine sulla glenoide non si inseriscono sullomero;
invece, uno si inserisce sul radio e laltro sullulna.
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Giunzioni
1. Acromion-clavicolare
2. Gleno-omerale
3. Sternoclavicolare
Articolazioni
1. Vertebroclavicolare
2. Vertebroscapolare
3. Costoclavicolare
Trapezio,
supero-anteriore
Trapezio,
supero-posteriore
Succlavio
FPK
FP
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Giunzioni
1. Costovertebrale
2. Gleno-omerale
Giunzioni
1. Acromion-clavicolare
2. Gleno-omerale
3. Sternoclavicolare
4. Sternocostale
Articolazioni
1. Vertebroclavicolare
2. Vertebroscapolare
Articolazioni
1. Vertebroclavicolare
2. Costoclavicolare
3. Costoscapolare
Trapezio,
supero-anteriore
Trapezio,
supero-anteriore
Trapezio,
supero-posteriore
1
Succlavio
2
2
4
Piccolo pettorale
3
4
4
4
1
1
1
1
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Articolazione
Muscolo
Origine
Deltoide anteriore
Tuberosit deltoidea
dellomero
Abduzione dellarticolazione
della spalla
Grande pettorale,
parte superiore
Sterno-omerale
Grande pettorale,
parte inferiore
Sterno, cartilagini di 6 o
7 coste
Scapolo-omerale
Coracobrachiale
Flessione e adduzione
dellarticolazione della
spalla
Deltoideo medio
Tuberosit deltoidea
dellomero
Abduzione dellarticolazione
della spalla
Deltoide posteriore
Tuberosit deltoidea
dellomero
Abduzione dellarticolazione
della spalla
Sovraspinato
Abduzione dellarticolazione
della spalla
Infraspinato
Rotazione laterale
dellarticolazione della spalla
Sottoscapolare
Fossa sottoscapolare
della scapola
Rotazione mediale
dellarticolazione della spalla
Grande rotondo
Angolo inferiore e
bordo laterale
della scapola
Rotazione mediale,
adduzione ed estensione
dellarticolazione della
spalla
Piccolo rotondo
Grande tuberosit
dellomero, capsula
articolare della spalla
Rotazione laterale
dellarticolazione della
spalla
Grande dorsale
Solchi intertuberositari
dellomero
Rotazione mediale,
adduzione ed estensione
dellarticolazione della
spalla
Clavicolo-omerale
Vertebro-costo-omerale
Inserzione
Azione
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Muscolo
Origine
Inserzione
Azione
Costoclavicolare
Succlavio
Superficie inferiore
dellestremit acromiale
della clavicola
Costoscapolare
Piccolo pettorale
Processo coracoideo
della scapola
Dentato anteriore
Tubercolo sovraglenoideo
della scapola
Flessione e assistenza
nellabduzione
dellarticolazione della spalla
Flessione e assistenza
nelladduzione
dellarticolazione della spalla
Scapoloulnare
Tubercolo infraglenoideo
della scapola
Adduzione ed estensione
della spalla; estensione
del gomito
Vertebroclavicolare
Trapezio, parte
supero-anteriore
Vertebroscapolare
Trapezio, parte
supero-posteriore
Elevazione e rotazione
laterale della scapola
Trapezio, parte
media
Adduzione e assistenza
nella rotazione laterale
della scapola
Trapezio, parte
inferiore
Processi spinosi
di T6-T12
Adduzione, depressione
e assistenza nella rotazione
laterale della scapola
Elevatore della
scapola
Elevazione e assistenza
nella rotazione della
scapola verso il basso
Piccolo romboide
Adduzione, elevazione e
rotazione della scapola
verso il basso
Grande romboide
Adduzione, elevazione e
rotazione della scapola
verso il basso
Scapoloradiale
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Muscoli scapolari
Flessori:
Deltoide anteriore
Bicipite
Grande pettorale, parte superiore
Coracobrachiale
Abduttore:
Dentato anteriore
Rotatori laterali:
Infraspinato
Piccolo rotondo
Deltoide posteriore
Rotatori laterali:
Dentato anteriore
Trapezio
Abduttori:
Deltoide
Sovraspinato
Bicipite, capo lungo
Adduttore:
Trapezio (agisce stabilizzando la scapola in adduzione)
Rotatori laterali:
Infraspinato
Piccolo rotondo
Deltoide posteriore
Rotatori laterali:
Trapezio
Dentato anteriore
Estensori:
Deltoide posteriore
Grande rotondo
Grande dorsale
Tricipite, capo lungo
Adduzione completa al
fianco contro resistenza
Adduttori:
Grande pettorale
Grande rotondo
Grande dorsale
Tricipite, capo lungo
Bicipite, capo breve
Adduttori:
Romboidi
Trapezio
Nota: Evitare luso dei termini protrazione e retrazione per descrivere i movimenti scapolari perch mancano della precisione e della minuziosit necessarie a spiegare la posizione e il movimento della scapola. La scapola deve essere abdotta perch possa avvenire la protrazione del braccio e della spalla, ma possono essere presenti anche la rotazione laterale
dellangolo inferiore, linclinazione anteriore e lelevazione. La retrazione del braccio e della spalla richiede ladduzione e (solitamente) la rotazione mediale della scapola, con possibilit di elevazione o depressione.
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Elevazione
Inclinazione
anteriore
Rotazione verso
lalto della cavit
glenoidea
Rotazione verso
il basso della
cavit glenoidea
Adduzione
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Abduzione
Rotazione mediale
dellangolo inferiore
Rotazione laterale
dellangolo inferiore
Depressione
Movimenti della scapola
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ARTICOLAZIONE GLENO-OMERALE
Larticolazione della spalla, che si dovrebbe pi propriamente chiamare giunzione gleno-omerale, unarticolazione tipo sfera e cavit (enartrosi), formata dalla testa
dellomero e dalla cavit glenoidea della scapola. larticolazione pi mobile e meno instabile del corpo, molto
vulnerabile a traumi e lesioni, e dipende dalle articolazioni muscolo-scheletriche limitrofe per la stabilit e la
posizione. A causa della sua mobilit, e dei molti movimenti eseguiti dai muscoli della spalla e scapolari, mantenere una muscolatura bilanciata vitale per la stabilit di questa regione. Le azioni dei muscoli del collo e
della spalla sono cos intimamente correlati che vi possono essere sostituzione nei casi di debolezza o adattamento nei casi di brevit muscolare. Oltre ai sei movimenti fondamentali, necessario definire la circonduzione e due movimenti sul piano orizzontale.
La flessione e lestensione sono movimenti attorno
allasse coronale. La flessione un movimento in direzione anteriore e pu iniziare da una posizione di estensione
a 45 (braccio disteso posteriormente). Descrive un arco
(in avanti) attraverso la posizione anatomica zero fino a
una posizione di 180 al di sopra della testa. Tuttavia, questultima posizione realizzata solo dalla combinazione di
movimenti tra larticolazione della spalla e il cingolo scapolare. Larticolazione gleno-omerale pu essere flessa
solo a circa 120. I rimanenti 60 sono raggiunti grazie
allabduzione e alla rotazione laterale della scapola, che
permette alla cavit glenoidea di volgersi in una direzione
pi anteriore e allomero di flettersi fino ad assumere una
posizione verticale completa. Inizialmente il movimento
scapolare variabile, ma dopo la flessione a 60 si crea un
rapporto relativamente costante tra il movimento dellomero e quello della scapola. Imman e coll.24 hanno riscontrato che tra un range di flessione compreso tra 30 e 170
larticolazione gleno-omerale fornisce 10 e la rotazione
scapolare 5 ogni 15 di movimento.
Lestensione un movimento in direzione posteriore
e si riferisce tecnicamente allarco di movimento che va
dai 180 di flessione ai 45 di estensione. Se larticolazione del gomito flessa, il range di estensione dellarticolazione della spalla aumenter in seguito alla riduzione della tensione del bicipite.
Labduzione e ladduzione sono movimenti che
avvengono attorno ad un asse sagittale. Labduzione un
movimento in direzione laterale, che va da un range di
180 a una posizione verticale al di sopra della testa.
Questa posizione finale equivale a quella raggiunta con la
flessione e coordina i movimenti del cingolo della spalla
e dellarticolazione gleno-omerale. Ladduzione un
movimento verso il piano mediosagittale in direzione
mediale e si riferisce tecnicamente allarco di movimento
che va dallelevazione completa sopra la testa, attraverso
la posizione anatomica zero, a una posizione obliqua in
alto e incrociata rispetto al piano frontale del corpo.
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303
ARTICOLAZIONE GLENO-OMERALE
ABDUZIONE
ESTENSIONE
Extrarotazione
Intrarotazione
FLESSIONE
ROTAZIONE
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Elevatore
della scapola
Piccolo romboide
Grande romboide
Grande
pettorale
Grande
rotondo
Grande
dorsale
Grande
dorsale
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305
Test per la contrattura dei muscoli che deprimono il processo coracoideo anteriormente
1
Il soggetto giace supino su un lettino rigido, con le braccia lungo i fianchi, i gomiti estesi, le palme rivolte verso
lalto, le ginocchia flesse e la regione lombare ben aderente al tavolo. Sembra che vi sia una certa inclinazione
anteriore della spalla, che suggerisce uno stato di tensione del piccolo pettorale.
Mantenendo una pressione continua sulla regione anteriore della spalla, lesaminatore poi solleva il gomito del
soggetto di circa 15-20 cm dal tavolo per mettere a
riposo il coracobrachiale. Se la spalla pu essere ulteriormente abbassata, si ha la prova che il coracobrachiale fa parte del problema. Ogni tensione o contrattura
residua dovrebbe essere attribuita al piccolo pettorale.
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Pagina 306
GRANDE PETTORALE
Attrezzatura: lettino stabile e senza imbottitura soffice.
Posizione di partenza: soggetto supino, ginocchia piegate, parte inferiore della schiena adesa al piano.
Movimento del test per la parte inferiore (sternale):
lesaminatore pone il braccio in posizione di abduzione
a circa 135 (in linea con le fibre inferiori), con il gomito disteso. La spalla compir una rotazione laterale.
Lunghezza normale: il braccio scende sul piano del
lettino mentre la parte bassa della schiena rimane piatta
sul piano stesso.
Brevit: il braccio disteso non cade sotto il livello del lettino. La limitazione pu essere registrata come lieve, marcata o moderata; la misurazione effettuabile in gradi utilizzando il goniometro e in centimetri con un regolo per
misurare la distanza dallepicondilo laterale al piano.
Movimento del test per la parte superiore (clavicolare): lesaminatore pone il braccio in abduzione orizzontale con il gomito esteso e la spalla in rotazione laterale
(palmo rivolto in alto).
Lunghezza normale: abduzione orizzontale completa
con rotazione laterale, braccio a piatto sul tavolo, assenza di rotazione del tronco.
Brevit: il braccio non scende al livello del piano del
lettino. La limitazione pu essere registrata come lieve,
marcata o moderata; la misurazione effettuabile in
gradi utilizzando il goniometro e in centimetri con un
regolo per misurare la distanza dallepicondilo laterale
al piano. raro in questo esame riscontrare limitazioni
marcate.
Nota: La tensione della fascia acromion-clavicolare
pu interferire con lesame della lunghezza della porzione clavicolare.
Test per la lunghezza eccessiva: per esaminare la lunghezza eccessiva, posizionare il soggetto con larticolazione della spalla sul bordo del lettino in modo che il
braccio possa essere abdotto orizzontalmente al di sotto
del piano. Documentare il range di movimento eccessivo classificandolo come lieve, moderato o marcato,
oppure calcolarlo in gradi utilizzando un goniometro.
Non raro riscontrare un arco di movimento eccessivo.
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Test di valutazione della lunghezza del grande rotondo, del grande dorsale e dei romboidi
Lunghezza normale
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Brevit
Nota: La tensione degli addominali superiori deprimer il torace sollevando la spalla e disturbando il test.
Similmente, la cifosi della parte superiore della schiena render impossibile riportare la spalla sul lettino.
Un piccolo pettorale contratto inclina la scapola
anteriormente tirando il cingolo scapolare in basso e
in avanti. Con il cambio di allineamento del cingolo
scapolare, la flessione dellarticolazione gleno-omerale apparir limitata, anche se il range normale,
perch il braccio non potr essere riportato a contatto con il lettino.
La tensione del piccolo pettorale un fattore importante in molti casi di dolore al braccio. Essendo il piccolo pettorale inserito sul processo coracoideo, la
tensione in questo muscolo deprime anteriormente la
coracoide determinando compressione e impingment
sulle corde del plesso brachiale e sui vasi sanguigni
ascellari che si localizzano tra la coracoide e la gabbia toracica (vedi pagg. 340 e 341).
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ROTATORI MEDIALI
ROTATORI LATERALI
Posizione di partenza: soggetto supino, regione lombare aderente al piano, braccio allaltezza della spalla (90
di abduzione), gomito sul bordo del lettino e piegato a
90, avambraccio perpendicolare al lettino.
Test per la lunghezza dei rotatori laterali: rotazione
mediale della spalla, portando gli avambracci in basso
verso il piano del lettino, mentre lesaminatore mantiene abbassata la spalla per prevenire la sostituzione da
parte del cingolo scapolare (non consentire la spinta in
avanti del cingolo scapolare).
Range normale di movimento: 70 (avambraccio ad
un angolo di 20 con il lettino).
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Appoggiare le mani sulla schiena, come nelliIlustrazione, richiede un grado normale di rotazione dellarticolazione della spalla senza un movimento anomalo del cingolo scapolare.
La rotazione laterale dellarticolazione della spalla leggermente eccessiva. Il soggetto appoggia agevolmente le mani sulla parte superiore del dorso.
La rotazione mediale dellarticolazione della spalla limitata, pi a destra che a sinistra. Lesaminatore mantiene abbassato il cingolo scapolare per evitare che si sostituisca nel movimento dellarticolazione della spalla.
La sostituzione a mezzo di movimento del cingolo scapolare consente al soggetto di appoggiare le mani dietro la
schiena. Tuttavia, consentire o incoraggiare tale sostituzione ha conseguenze negative contribuendo allo sviluppo
eccessivo del piccolo pettorale (vedi pag. 305).
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Caso clinico n
Sinistra
Destra
Esaminatore
Data
1
2
3
41
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
NOTE:
Trapezio superiore
Trapezio medio
Trapezio inferiore
Dentato anteriore
Romboidi
Piccolo pettorale
Grande pettorale
Grande dorsale
Rotatori mediali della spalla
Rotatori laterali della spalla
Deltoide anteriore
Deltode medio
Deltoide posteriore
Bicipite
Tricipite
Brachioradiale
Supinatori
Pronatori
Flessore radiale del carpo
Flessore ulnare del carpo
Estensore radiale del carpo
Estensore ulnare del carpo
Flessore profondo delle dita
Flessore profondo delle dita
Flessore profondo delle dita
Flessore profondo delle dita
Flessore superficiale delle dita
Flessore superficiale delle dita
Flessore superficiale delle dita
Flessore superficiale delle dita
Estensore delle dita
Estensore delle dita
Estensore delle dita
Estensore delle dita
Lombricale
Lombricale
Lombricale
Lombricale
Interosseo dorsale
Interosseo dorsale
Interosseo dorsale
Interosseo dorsale
Interosseo palmare
Interosseo palmare
Interosseo palmare
Interosseo palmare
Flessore lungo del pollice
Flessore breve del pollice
Estensore lungo del pollice
Estensore breve del pollice
Abduttore lungo del pollice
Abduttore breve del pollice
Adduttore del pollice
Opponente del pollice
Flessore del V dito
Abduttore del V dito
Opponente del V dito
i
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
1
2
3
4
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CORACOBRACHIALE
Origine: apice del processo coracoideo della scapola.
Inserzione: superficie mediale della parte media della
diafisi omerale, dalla parte opposta rispetto alla tuberosit deltoidea.
Azione: flette e adduce larticolazione della spalla.
Innervazione: nervo muscolocutaneo, C6, C7.
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Sovraspinato
SOVRASPINATO
Origine: due terzi mediali della fossa sovraspinosa
della scapola.
Inserzione: faccetta superiore della grande tuberosit
dellomero e capsula articolare della spalla.
Azione: abduce larticolazione della spalla e stabilizza
la testa dellomero nella cavit glenoidea durante i
movimenti di questa articolazione.
Innervazione: nervo sovrascapolare, C4, C5, C6.
Paziente: seduto o in piedi con il braccio lungo il fianco, testa e collo in estensione e piegati lateralmente sullo
stesso lato, la faccia ruotata verso il lato opposto.
Fissazione: non necessaria, in quanto non si richiede
una pressione massiva.
Pressione
Nota: Nel test della forza non si effettua alcun tentativo di distinzione del sovraspinato dal deltoide ai fini
del grading, in quanto tali muscoli agiscono simultaneamente nellabduzione della spalla. Tuttavia, il
sovraspinato pu essere palpato per stabilire se sia
attivo. Dato che questo muscolo interamente ricoperto dalle fibre superiori e medie del trapezio, per
poter essere palpato, dovrebbe essere rilassato al
massimo. Ci si realizza estendendo e piegando lateralmente la testa e il collo in modo che la faccia ruoti
verso il lato opposto, come illustrato, ed esaminando
lattivit del sovraspinato allinizio del movimento di
abduzione, quando lattivit del trapezio a un livello basso. Il deltoide e il sovraspinato agiscono insieme nel dare lavvio allabduzione, e questo test non
stato ideato per dimostrare che il sovraspinato
responsabile dei primi pochi gradi di abduzione.
Movimento del test: inizio dellabduzione dellomero.
Resistenza: contro lavambraccio in direzione delladduzione.
Debolezza: il tendine del sovraspinato saldamente
inserito sulla superficie superiore della capsula articolare della spalla. La debolezza del muscolo o la rottura del tendine riducono la stabilit dellarticolazione
della spalla, permettendo unalterazione dei rapporti
della testa dellomero con la cavit glenoidea.
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Deltoide
Medio
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Anteriore
Posteriore
DELTOIDE
Origine delle fibre anteriori: margine anteriore, superficie superiore, terzo laterale della clavicola.
Origine delle fibre medie: margine laterale e superficie
superiore dellacromion.
Origine delle fibre posteriori: labbro inferiore del margine posteriore della spina della scapola.
richiede alcuna ulteriore stabilizzazione da parte dellesaminatore. Se gli stabilizzatori scapolari sono deboli,
lesaminatore deve fissare la scapola.
Test: abduzione della spalla senza rotazione. Quando si
posiziona la spalla come richiesto dal test, il gomito
dovrebbe essere flesso per indicare la posizione neutra
in rotazione, ma pu essere disteso dopo aver sistemato
la posizione della spalla cos da impiegare larto disteso
come una leva pi lunga. Lesaminatore dovrebbe usare
la stessa tecnica per i test successivi.
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DELTOIDE ANTERIORE
DELTOIDE POSTERIORE
Paziente: seduto.
Paziente: seduto.
Pressione: contro la superficie antero-mediale del braccio in direzione di adduzione e lieve estensione.
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DELTOIDE ANTERIORE
Paziente: supino.
Fissazione: il trapezio e il dentato anteriore dovrebbero
stabilizzare la scapola in tutti i test relativi al deltoide; se
questi muscoli sono deboli, lesaminatore dovrebbe stabilizzare la scapola.
DELTOIDE POSTERIORE
Paziente: prono.
Test: abduzione della spalla in lieve flessione e rotazione mediale. Lesaminatore pone una mano sotto il polso
del paziente per assicurarsi che il gomito non venga sollevato in seguito allazione a rovescio degli estensori del
polso, che si pu produrre se si consente al paziente di
premere la mano sul torace.
Pressione: contro la superficie postero-laterale del braccio verso il basso, in direzione obliqua, a met strada tra
adduzione e adduzione orizzontale.
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Fissazione: lesaminatore mantiene saldamente la spalla opposta sul tavolo. Il tricipite mantiene in estensione
il gomito.
Test: partendo con il gomito esteso e la spalla flessa a
90 e lievemente intraruotata, lomero viene addotto
orizzontalmente verso lestremit sternale della clavicola.
Pressione: contro lavambraccio in direzione dellabduzione orizzontale.
Debolezza: riduce la capacit di tirare il braccio in
adduzione orizzontale attraverso il torace, rendendo difficile toccare con la mano la spalla opposta. Riduce la
forza di flessione della spalla e della rotazione mediale.
Brevit: il range di movimento nellabduzione orizzontale e nella rotazione laterale della spalla ridotto. La
brevit del grande pettorale trattiene lomero in intrarotazione e in adduzione e, secondariamente, si traduce
nellabduzione della scapola dal rachide.
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Paziente: supino.
Azione delle fibre inferiori: deprimono il cingolo scapolare essendo inserite sullomero e lo adducono in
direzione obliqua verso la cresta iliaca controlaterale.
Innervazione delle fibre inferiori: nervi pettorali laterale e mediale, C6, C7, C8, T1.
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Piccolo pettorale
Piccolo
pettorale
PICCOLO PETTORALE
Origine: margini superiori, superfici esterne della terza,
quarta e quinta costa vicino alle cartilagini, e fascia
sopra i corrispondenti muscoli intercostali.
Inserzione: margine mediale, superficie superiore del
processo coracoideo della scapola.
Azione: con lorigine fissa, inclina anteriormente la scapola, cio ruota la scapola attorno ad un asse coronale in
modo tale che il processo coracoideo si sposta anteriormente e caudalmente, mentre langolo inferiore si sposta posteriormente e medialmente. Con la scapola stabilizzata per fissare linserzione, il piccolo pettorale assiste linspirazione forzata.
Innervazione: nervo pettorale mediale con fibre da un
ramo comunicante del pettorale laterale; (C6), C7, C8,
T1. (Per la spiegazione, vedi Appendice).
Paziente: supino.
Fissazione: non richiesta alcuna fissazione da parte
dellesaminatore a meno che i muscoli addominali non
siano deboli; in questo caso la gabbia toracica omolateralmente dovrebbe essere mantenuta abbassata con decisione.
Test: spinta in avanti della spalla con il braccio lungo il
fianco. Il soggetto non deve esercitare alcuna pressione
verso il basso sulla mano per forzare in avanti la spalla.
(Se necessario, sollevare la mano ed il gomito del soggetto dal lettino).
Pressione: contro la superficie anteriore della spalla
verso il basso in direzione del lettino.
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Infraspinato
Piccolo rotondo
INFRASPINATO
Origine: due terzi mediali della fossa infraspinosa della
scapola.
Inserzione: faccetta mediana della grande tuberosit
dellomero e capsula articolare della spalla.
Azione: ruota lateralmente la spalla e stabilizza la testa
dellomero nella cavit glenoidea durante i movimenti
di tale articolazione.
Innervazione: nervo soprascapolare, (C4), C5, C6.
Paziente: prono.
PICCOLO ROTONDO
Origine: due terzi superiori, superficie dorsale del margine laterale della scapola.
Inserzione: faccetta inferiore della grande tuberosit
dellomero e capsula articolare della spalla.
Azione: ruota lateralmente larticolazione della spalla e
stabilizza la testa dellomero nella cavit glenoidea
durante i movimenti di tale articolazione.
Paziente: supino.
Fissazione: lesaminatore applica una contropressione
sulla faccia interna dellestremit distale dellomero in
modo da assicurare un movimento di rotazione.
Test: rotazione laterale dellomero con il gomito tenuto
ad angolo retto.
Pressione: usando lavambraccio come leva, si applica una
pressione in direzione della rotazione mediale dellomero.
Debolezza: lomero assume una posizione di rotazione
mediale. La rotazione laterale in posizione antigravitaria
difficile o impossibile. Ai fini di un grading obiettivo di un
gruppo di rotatori laterali deboli contro gravit e ai fini della
palpazione dei muscoli rotatori, si preferisce il test in posizione prona a quello in posizione supina per il piccolo rotondo e
per linfraspinato. Per ottenere lazione di questi due rotatori
senza eccessiva assistenza da parte del deltoide posteriore e
senza la necessit della stabilizzazione massima da parte del
trapezio, si preferisce utilizzare il test in posizione supina.
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I muscoli principali che agiscono in questo test di rotazione mediale della spalla sono il grande dorsale, il
grande pettorale, il sottoscapolare e il grande rotondo.
Paziente: supino.
Fissazione: lesaminatore applica una contropressione
sulla faccia esterna dellestremit distale dellomero in
modo da assicurare un movimento di rotazione.
Test: rotazione mediale dellomero con il braccio lungo
il fianco e il gomito tenuto ad angolo retto.
Pressione: usando lavambraccio come leva, si applica
una pressione in direzione della rotazione laterale dellomero.
Nota: Ai fini di un grading obiettivo di un gruppo
debole di rotatori mediali contro gravit, si preferisce
il test in posizione prona (vedi in alto a destra) a quello in posizione supina. Per quanto concerne un test
della forza massima, si preferisce quello in posizione
supina perch la fissazione scapolare richiesta
minore.
Paziente: prono.
Fissazione: il braccio appoggiato al lettino. La mano
dellesaminatore, vicino al gomito, protegge dalla pressione sul tavolo e stabilizza lomero per assicurare lazione di rotazione impedendo qualsiasi movimento di
abduzione e adduzione. I romboidi stabilizzano la scapola.
Test: rotazione mediale dellomero con il gomito tenuto
ad angolo retto.
Pressione: usando lavambraccio come leva, si applica
una pressione in direzione della rotazione laterale dellomero.
Debolezza: dato che i rotatori mediali sono anche forti
adduttori, la capacit di eseguire sia la rotazione mediale che ladduzione risulta ridotta.
Brevit: il range di flessione della spalla sopra la testa e
quello di rotazione laterale sono ridotti.
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Sottoscapolare
SOTTOSCAPOLARE
Origine: fossa omonima della scapola.
Inserzione: piccola tuberosit dellomero e capsula articolare della spalla.
Azione: ruota medialmente larticolazione della spalla e
stabilizza la testa dellomero nella cavit glenoidea
durante i movimenti di questa articolazione.
Innervazione: nervi sottoscapolari superiore ed inferiore, C5, C6, C7.
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Grande dorsale
GRANDE DORSALE
Paziente: prono.
Origine: processi spinosi delle ultime sei vertebre toraciche, ultime tre o quattro coste, tramite la fascia toracolombare dalle vertebre lombari e sacrali, e terzo posteriore del labbro esterno della cresta iliaca, una stria dallangolo inferiore della scapola.
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Grande dorsale
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GRANDE DORSALE
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Trapezio
superiore
Piccolo romboide
Grande romboide
medio
Veduta superiore
inferiore
ROMBOIDI
TRAPEZIO
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Paziente: prono.
Fissazione: non necessaria da parte dellesaminatore,
ma si presume che gli adduttori dellarticolazione della
spalla siano stati esaminati e siano risultati abbastanza
forti da sostenere il braccio, che in questo test viene
usato come leva.
Test: adduzione ed elevazione della scapola con rotazione
mediale dellangolo inferiore. Per ottenere questa posizione della scapola e unazione di leva per la pressione prevista dal test, il braccio viene posizionato come illustrato.
Con il gomito flesso, lomero viene addotto verso il lato del
corpo in lieve estensione e in lieve rotazione laterale.
Il test serve a determinare la capacit dei romboidi di
trattenere la scapola nella posizione del test quando
viene applicata la pressione contro il braccio (vedi test
alternativo a pag. 326).
Pressione: lesaminatore applica la pressione con una
mano contro il braccio del paziente in direzione dellabduzione della scapola e della rotazione laterale dellangolo inferiore, e contro la spalla del paziente (con laltra
mano) in direzione della depressione.
325
Debolezza: la scapola va in abduzione e langolo inferiore ruota verso lesterno. La forza di adduzione ed
estensione dellomero risulta ridotta a causa della perdita di stabilizzazione della scapola da parte dei romboidi.
La normale funzione del braccio risulta meno colpita
dalla perdita di forza dei romboidi che dalla perdita di
forza del trapezio o del dentato anteriore.
Brevit: la scapola portata in posizione di adduzione
ed elevazione. La brevit tende ad associarsi a paralisi o
debolezza del dentato anteriore perch i romboidi sono i
diretti antagonisti di questo muscolo (vedi pag. 334).
Test modificato: se i muscoli della spalla sono deboli,
lesaminatore pone la scapola nella posizione richiesta
dal test e tenta di abdurre, deprimere e ridurre la rotazione della scapola.
Nota: La fotografia di accompagnamento mostra i
romboidi in uno stato di contrazione. (Vedi pag. 304
per i romboidi destri in posizione neutra e quelli sinistri in allungamento).
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Paziente: prono.
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Trapezio medio
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TRAPEZIO MEDIO
Paziente: prono.
Fissazione: gli estensori dellarticolazione della spalla che
vi partecipano (deltoide posteriore, piccolo rotondo ed
infraspinato, con lassistenza del deltoide medio) devono
fornire la fissazione necessaria dellomero sulla scapola in
modo che il braccio possa essere impiegato come una
leva. In misura minore, per gli estensori del gomito si pu
presentare la necessit di fornire una certa stabilizzazione
dellavambraccio sullomero. Tuttavia, con la spalla ruotata lateralmente, anche il gomito viene ruotato in una posizione per cui la pressione verso il basso sullavambraccio
viene esercitata contro il gomito in direzione laterale piuttosto che in direzione di flessione del gomito.
Lesaminatore fornisce la stabilizzazione ponendo
una mano sullarea scapolare opposta per impedire la
rotazione del tronco, come mostrato sopra. (La mano
dellesaminatore, nella foto, indica unicamente la direzione della pressione verso il basso).
Test: adduzione della scapola con rotazione verso lalto
(rotazione laterale dellangolo inferiore) e senza elevazione del cingolo scapolare.
La posizione del test si ha ponendo la spalla in unabduzione di 90 e in una rotazione laterale sufficiente a portare la scapola in rotazione laterale dellangolo inferiore.
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Trapezio inferiore
Paziente: prono.
Fissazione: gli estensori della spalla che intervengono, particolarmente il deltoide posteriore, devono fornire la necessaria stabilizzazione dellomero sulla scapola e, in misura
minore, occorre che gli estensori dei gomito trattengano
questo in estensione (vedi spiegazione a pag. 327).
Lesaminatore fornisce la stabilizzazione ponendo una
mano sotto la scapola sul lato opposto (non mostrato).
Test: adduzione e depressione della scapola con rotazione
laterale dellangolo inferiore. Il braccio posto diagonalmente sopra la testa in corrispondenza delle fibre inferiori del
trapezio. La rotazione laterale della spalla si produce insieme
allelevazione, per cui di solito non necessario ruotare ulteriormente la spalla per portare la scapola in rotazione laterale (vedi spiegazione nella pagina precedente).
Pressione: contro lavambraccio verso il basso in direzione del lettino.
Debolezza: consente alla scapola di spostarsi verso lalto e di inclinarsi in avanti, con depressione del processo
coracoideo. Se il trapezio superiore contratto, aiuta a
spingere la scapola verso lalto e agisce in opposizione
a un trapezio inferiore debole.
Nota: I test per il trapezio inferiore e medio sono particolarmente importanti nellesame dei casi in cui la
posizione della spalla scorretta o nei casi di dolore
al dorso o al braccio.
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Trapezio superiore
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Legamento nucale
Paziente: seduto.
Fissazione: non necessaria.
Test: elevazione delle estremit acromiali della clavicola e della scapola, ed estensione postero-laterale del
collo, che porta loccipite verso la spalla elevata, con la
faccia rivolta verso la direzione opposta.
Il trapezio superiore pu essere differenziato dagli altri
elevatori della scapola poich lunico che elevi lestremit acromiale della clavicola e della scapola. Inoltre,
ruota lateralmente la scapola mentre compie unelevazione in contrasto con lelevazione lineare che avviene
quando tutti gli elevatori si contraggono, come quando
si scrollano le spalle.
Pressione: contro la spalla in direzione della depressione e contro la testa in direzione della flessione anterolateralmente.
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Dentato anteriore
Veduta
antero-laterale
DENTATO ANTERIORE
Paziente: supino.
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Dentato anteriore
TEST PREFERITO
Paziente: seduto.
Fissazione: non dovrebbe essere necessaria da parte
dellesaminatore se il tronco stabile, ma i flessori della
spalla devono essere forti in modo da utilizzare il braccio come leva in questo test. Consentire al soggetto di
aggrapparsi al lettino con una mano.
Test: capacit del dentato di stabilizzare la scapola in
una posizione di abduzione e rotazione laterale con il
braccio flesso approssimativamente di 120-130 gradi.
Questo test sottolinea lazione di rotazione verso lalto
del dentato in posizione di abduzione rispetto ai test in
posizione supina e nella stazione eretta, che enfatizzano
lazione di abduzione.
Pressione: contro la superficie dorsale del braccio, tra la
spalla ed il gomito, verso il basso in direzione di estensione, e lieve pressione contro il margine laterale della
scapola verso la rotazione mediale dellangolo inferiore.
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Dentato anteriore
La fotografia illustra la postura delle spalle e delle scapole osservata in alcuni casi di leggera debolezza del dentato. presente una lieve scapola alata, che immediatamente visibile in quanto la parte superiore della schiena
eretta. Tuttavia, non si deve supporre una debolezza del
dentato sulla base dellaspetto. Quando la parte superiore
del dorso eretta, le scapole possono apparire sporgenti
anche in presenza di una forza normale del dentato.
Quando il dorso curvo, le scapole si eleveranno e
saranno addotte dai romboidi, che sono antagonisti
diretti del dentato anteriore.
La debolezza lieve del dentato pi frequente di
quanto si creda generalmente e la debolezza tende a presentarsi pi a sinistra che a destra, a dispetto della maggiore tendenza alluso della mano destra. In caso di
debolezza, faticosi esercizi quali quelli di push-up ne
possono provocare laggravamento.
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Dentato anteriore
La fotografia qui sopra mostra fin dove poteva essere elevato il braccio destro sopra la testa con il soggetto
in piedi. In caso di paralisi del dentato anteriore destro,
il braccio non poteva essere sollevato direttamente in
avanti e non si poteva abdurre la scapola destra n ruotarla completamente come avviene sul lato sinistro normale. Il trapezio compensava in una certa misura la rotazione della scapola grazie allazione delle sue fibre inferiori e superiori, che si evidenziano in modo chiaro.
Tuttavia, ripetendo i movimenti cinque o sei volte, il
muscolo si stancava e cos diminuiva la capacit di sollevare il braccio sopra il livello della spalla.
Nei soggetti non affetti da paralisi, si osserva un
ampio range di forza del trapezio inferiore e medio.
Queste variazioni di forza si associano a stress posturale o professionale a carico di tali muscoli. Il grado di
forza varier da sufficiente a normale. Date queste grandi differenze, ci saranno delle variazioni anche della
capacit di sollevare un braccio sopra la testa tra coloro
che sviluppano una debolezza marcata o una paralisi
isolata del dentato. Se un soggetto gi affetto da debolezza grave del trapezio, di natura posturale o professionale, e successivamente sviluppa la paralisi del dentato,
non sar in grado di sollevare il braccio sopra la testa
come nella foto.
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Dentato anteriore
Figura B: La scapola pu essere portata in avanti fino a raggiungere unabduzione quasi normale se il soggetto allenta
il peso del braccio e consente allesaminatore di portare
obliquamente il braccio in avanti nella posizione del test.
Figura F: Questa fotografia mostra la posizione anomala che le scapole assumono a riposo.
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La foto qui sopra mostra lincapacit del soggetto di sollevare il braccio sopra la testa quando sia il dentato che
il trapezio sono paralizzati. La condizione alata del
margine mediale della scapola fa apparire i romboidi
deboli, quando in realt non lo erano (vedi foto a destra).
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La foto qui sopra mostra la posizione anomala della scapola destra, che deriva dalla paralisi sia del dentato anteriore che del trapezio. Lestremit acromiale abdotta e
depressa. Langolo inferiore ruotato medialmente ed
elevato. I romboidi erano forti.
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Sezione IV: Condizioni dolorose della parte superiore del dorso e del braccio
Il trattamento delle condizioni dolorose dellarto superiore richiede unattenta valutazione, compresa unanamnesi dettagliata con losservazione e test obiettivi.
Bench sia necessario valutare sia il range di movimento che la forza prima di formulare una diagnosi, il
trattamento del dolore, attraverso il sostegno e la protezione della parte dolente o lesionata, deve essere la
priorit fondamentale. Comprendere che linsorgenza
del dolore pu essere ritardata in condizioni che coinvolgono nervi puramente motori per i muscoli (vedi
pag. 250) una considerazione importante correlata
alla durata del problema.
La causa e lorigine del dolore nella regione dorsale
rimangono in molti casi una congettura. Diversamente
dalle aree in cui i muscoli sono innervati da nervi sia
sensitivi che motori, i romboidi e il dentato anteriore
sono innervati da nervi eclusivamente motori. Di conseguenza, i consueti sintomi sensitivi associati a muscoli
stirati o contratti non sono presenti in queste condizioni
(vedi pag. 250). Il nervo accessorio spinale per il trapezio contiene alcune fibre sensitive, oltre che motorie.
Linnervazione sensitiva si realizza anche attraverso
rami dei nervi spinali (vedi pag. 26).
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Supporto elastico a mo di
corsetto, che aiuta a sostenere allindietro le spalle.
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Il soggetto qui raffigurato presenta una postura tipica dellosteoporosi: cifosi toracica, inclinazione pelvica posteriore
con protrusione delladdome e iperestensione compensatoria del collo. Poich la deformit era ancora abbastanza
flessibile, la si potuta correggere congiungendo un supporto per la parte superiore del dorso con stecche posteriori
a una pancerina con cinghie morbide e strisce di Velcro. Questa soluzione sostiene la colonna toracica nella stazione
eretta e seduta, con miglioramento dellallineamento della testa e del collo.
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Scaleno anteriore
Scaleno medio
Elevatore della scapola
Plesso brachiale
Trapezio
Arteria succlavia
Nervo sovrascapolare
Coracoide
Nervo pettorale
mediale
Piccolo
pettorale
KENDALL CLASSICO
La sindrome da pressione dellapofisi coracoidea stata
descritta dai Kendall nel 1942. Fu presentata da E. David
Weinberg il 17 marzo 1947 durante il congresso organizzato
dalla Baltimore and Philadelphia Orthopedic Society, e riportata successivamente in un articolo del Dott. Irvin Stein28.
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elemento di tensione prodotto dalla posizione del braccio. Il dolore, pi forte durante il movimento attivo,
indicativo dellattrito dei muscoli rotondi (in movimento) sul nervo ascellare. La rotazione interna o esterna,
sia attiva che passiva, dolorosa. Con la limitazione
della rotazione esterna, anche i movimenti di abduzione
sono dolorosi perch lomero non ruota verso lesterno
come fa normalmente durante labduzione. Il dolore non
dissimile da quello che si riscontra in casi di borsite
subdeltoidea.
Il trattamento consiste nellapplicazione di calore e
nel massaggio delle aree di tensione muscolare e in esercizi attivi assistiti per allungare i rotatori mediali e gli
adduttori dellomero. Lallungamento del braccio sulla
testa in flessione o abduzione e in rotazione esterna
eseguito molto gradualmente.
Se il grande rotondo teso, la scapola tirata in
abduzione quando il braccio sollevato in flessione o
abduzione e ruotato allesterno. Per assicurarsi che lallungamento sia localizzato al grande rotondo, necessario premere contro il margine ascellare della scapola per
limitare labduzione eccessiva della scapola. Se la scapola si sposta eccessivamente in direzione dellabduzione, il rotondo (che un muscolo scapolo-omerale) non
si allungher e i romboidi, che collegano la scapola alla
colonna vertebrale, si allungheranno troppo.
STRETCHING ASSISTITO DEL GRANDE
ROTONDO E DEL GRANDE DORSALE
Deltoide
Infraspinato
Nervo
ascellare
Piccolo
rotondo
Tricipite
(sezionato)
Ramo
profondo
del nervo
radiale
Grande
rotondo
Nervo
radiale
Anconeo
KENDALL CLASSICO
La sindrome del muscolo rotondo stata descritta in
Postura e dolore nel 195227. Un libro pubblicato nel 1980
contiene uninteressante discussione di questa sindrome, in
cui definita sindrome dello spazio quadrilatero29.
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Data
D.
V.
V.
V.
P.R.
P.R.
S.T.
S.T.
P.
P.
P.
L.
M.
P.
L.
P.
L.M.
M.
1
1
1
Cervicale
Cervicale
Cervicale
Frenico
Tor. lungo
Dors. scap.
N. per il succl.
Sovrascap.
Sottosc. sup.
Toracod.
Sottosc. inf.
Pett. lat.
Pett. med.
Ascellare
Muscoloc.
Radiale
Mediano
Ulnare
C1
C2
C3
C4
C5
C6
C7
C8
TI
1-8
1-8
1-4
3, 4, 5
5, 6, 7, (8)
4, 5
5, 6
4, 5, 6
(4), 5, 6, (7)
(5), 6, 7, 8
5, 6, (7)
5, 6, 7
(6), 7, 8
5, 6
(4), 5, 6, 7
5, 6, 7, 8
5, 6, 7, 8
7, 8
LEGENDA
D.
V.
R.P.
T.S.
P.
L.
M.
Cord. P.
Tronco
Rad.
Nervi cervicali
LIVELLO MIDOLLARE
Asc.
M. e L. L
Plesso brachiale
TERRITORI SENSORIALI
Cervicale
MUSCOLO
cut.
Musc.
Lat. M
Radilae
Inter. post.
Int. ant.
Mediano
NERVI PERIFERICI
Destra
Ulnare
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-O
O
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(6) 7 8
7 8
7 8
1
1
1
(6) 7 8 1
7 8 1
6 7 8 1
6 7 8 1
6 7 8 1
(6) 7 8 1
7 8 1
7 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
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Pagina 346
Tronco
Cord. P.
cut.
Int. ant.
Radilae
Mediano
Inter. post.
Lat. M
Musc.
Asc.
M. e L. L
Plesso brachiale
Rad.
Nervi cervicali
-N
{
N{
-N
N
N
N
F
O
O
O
O
O
O
G
N
G
O
O
O
O
O
O
O
O
G
O
-O
O
O
O
O
O
O
O
NERVI PERIFERICI
LEGENDA
1
1
1
1-8
1-8
1-4
3, 4, 5
5, 6, 7, (8)
4, 5
5, 6
4, 5, 6
(4), 5, 6, (7)
(5), 6, 7, 8
5, 6, (7)
5, 6, 7
(6), 7, 8
5, 6
(4), 5, 6, 7
5, 6, 7, 8
5, 6, 7, 8
7, 8
Cervicale
MUSCOLO
TERRITORI SENSORIALI
D.
V.
V.
V.
P.R.
P.R.
S.T.
S.T.
P.
P.
P.
L.
M.
P.
L.
P.
L.M.
M.
Sinistra
D.
V.
R.P.
T.S.
P.
L.
M.
Cervicale
Cervicale
Cervicale
Frenico
Tor. lungo
Dors. scap.
N. per il succl.
Sovrascap.
Sottosc. sup.
Toracod.
Sottosc. inf.
Pett. lat.
Pett. med.
Ascellare
Muscoloc.
Radiale
Mediano
Ulnare
C1
C2
C3
C4
C5
C6
C7
C8
TI
Nome
Ulnare
KENDALL 06
LIVELLO MIDOLLARE
1
1
1
1
2
2
2
2
2
3 4 5 6 7 8 1
3
3
3
3
3
(1) 2 3
2 3
3
(4)
4 5 6 (7)
4 5
4 5 6 7 8
4
4 5
5 6 7 8
4 5
5 6
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
6 7
5 6
5 6
6 7 8
7 8
5 6
5 6
5 6 7 8
5 6 7
5 6 (7)
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7
6 7 8
(6) 7 8
7 8
7 8
1
1
1
(6) 7 8 1
7 8 1
6 7 8 1
6 7 8 1
6 7 8 1
(6) 7 8 1
7 8 1
7 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
KENDALL 06
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347
Sternocleidomastoideo
Nervo dorsale
della scapola
Succlavio
Nervi pettorale mediale e laterale
Nervo soprascapolare
Piccolo romboide
Sopraspinato
Grande pettorale
Piccolo pettorale
Grande romboide
Sottospinato
Nervo ascellare
Nervo muscolo-cutaneo
Coracobrachiale
Sottoscapolare
Grande rotondo
Brachiale
Deltoide
Piccolo rotondo
Nervo radiale
Tricipite, c. lungo
Tricipite, c. lungo
Nervo toracodorsale
Grande dorsale
Nervo mediano
Anconeo
LEVEL OF LESION
Nervo ulnare
Supinatore
Lombricali I e II
Palmare breve
: Punti motori.
Interossei palmari
Lombricali III e IV
Interossei dorsali (vedi faccia dorsale)
Flessore breve del pollice capo profondo
Ramo interosseo
anteriore
Fles. profondo
delle dita I e II
Abduttore breve
del pollice
Opponente
del pollice
Fl. b. p. (capo s.)
Brachiale
Brachioradiale
Pronatore rotondo
Palmare lungo
Tricipite, c. medio
Le illustrazioni qui sopra facilitano linterpretazione dei risultati dei test muscolari registrati sulla Tabella dei nervi spinali e dei muscoli (vedi pagina accanto) e aiutano a determinare la sede o livello di lesione.
1993 Florence P. Kendall. Lautrice permette la riproduzione per uso personale e non
commerciale.
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Nome
Data
1
1
1
1-8
1-8
1-4
3, 4, 5
5, 6, 7, (8)
4, 5
5, 6
4, 5, 6
(4), 5, 6, (7)
(5), 6, 7, 8
5, 6, (7)
5, 6, 7
(6), 7, 8
5, 6
(4), 5, 6, 7
5, 6, 7, 8
5, 6, 7, 8
7, 8
Cervicale
LEGENDA
D.
V.
R.P.
T.S.
P.
L.
M.
Cervicale
Cervicale
Cervicale
Frenico
Tor. lungo
Dors. scap.
N. per il succl.
Sovrascap.
Sottosc. sup.
Toracod.
Sottosc. inf.
Pett. lat.
Pett. med.
Ascellare
Muscoloc.
Radiale
Mediano
Ulnare
C1
C2
C3
C4
C5
C6
C7
C8
TI
MUSCOLO
TERRITORI SENSORIALI
D.
V.
V.
V.
P.R.
P.R.
S.T.
S.T.
P.
P.
P.
L.
M.
P.
L.
P.
L.M.
M.
Sinistra
Plesso brachiale
M. e L. L
Asc.
cut.
Musc.
Lat. M
Radilae
Inter. post.
Int. ant.
Mediano
NERVI PERIFERICI
LIVELLO MIDOLLARE
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ulnare
KENDALL 06
1 2 3 4 5 6 7 8 1
EST. DEL CAPO E DEL COLLO
1 2 3
MUSCOLI SOTTOIOIDEI
1 2
RETTO ANT. A LAT DEL CAPO
1 2 3 (4)
LUNGO DEL CAPO
2 3 4 5 6 (7)
LUNGO DEL COLLO
3 4 5
ELEVATORE DELLA SCAPOLA
3 4 5 6 7 8
SCALENI (A., M., P.)
(1) 2 3
STERNOCLEIDOMASTOIDEO
2 3 4
N? TRAPEZIO (S., M., I.)
3 4 5
* DIAFRAMMA
5 6 7 8
G DENTATO ANTERIORE
4 5
P GRANDE E PICCOLO ROMBOIDE
5 6
-- SUCCLAVIO
4 5 6
? SOVRASPINATO
(4) 5 6
T SOTTOSPINATO
5 6 7
-- SOTTOSCAPOLARE
6 7 8
G GRANDE DORSALE
5 6 7
G GRANDE ROTONDO
5 6 7
G- GRANDE PETTORALE (SUP.)
6 7 8 1
G GRANDE PETTORALE (INF.)
(6) 7 8 1
G PICCOLO PETTORALE
5 6
T PICCOLO ROTONDO
5 6
T DELTOIDE
6 7
-- CORACOBRACHIALE
5 6
P+ BICIPITE
5 6
BRACHIALE
6 7 8 1
G+ TRICIPITE
7 8
ANCONEO
5 6
P BRACHIALE (PICCOLA PARTE)
5 6
F- BRACHIORADIALE
5 6 7 8
G EST. RAD. DEL CARPO L.
5 6 7
G EST. RAD. DEL CARPO B.
5 6 (7)
F+ SUPINATORE
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------6 7 8
N EST. DELLE DITA
6 7 8
N EST. DEL MIGNOLO
N EST. ULNARE DEL CARPO
N ABD. LUNGO DEL POLLICE
N EST. BREVE DEL POLLICE
N EST. LUNGO DEL POLLICE
Caso clinico N 3: I risultati dei test muscolari indicano
N EST. DELLINDICE
una probabile lesione di C5. In questo caso i dati collimaN PRONATORE ROTONDO
no con quelli di una lesione di C5 accertata.
N FLESSORE RADIALE DEL CARPO
N PALMARE LUNGO
N FLESS. SUP. DELLE DITA
N FLESS. PROF. DITA, I E II
N FLESS. LUNGO DEL POLLICE
7 8 1
7 8 1
N PRONATORE QUADRATO
6
7 8 1
N ABD. BREVE DEL POLLICE
6 7 8 1
N OPPONENTE DEL POLLICE
6 7 8 1
N FLESS. BREVE DEL POLLICE (CAP. SUP.)
(6) 7 8 1
N LOMBRICALI I E II
7 8 1
N FLESSORE ULNARE DEL CARPO
7 8 1
N FLESSORE PROF. DITA, III E IV
(7) 8 1
-- PALMARE BREVE
(7) 8 1
N ABD. DEL MIGNOLO
(7) 8 1
N OPPONENTE DEL MIGNOLO
(7) 8 1
N FLESSORE DEL MIGNOLO
8 1
N INTEROSSEI PALMARI
8 1
N INTEROSSEI DORSALI
(7) 8 1
N LOMBRICALI III E IV
8 1
N ADDUTTORE DEL POLLICE
8 1
N FLESSORE BR. POLLICE (C. PROF.)
{
{
*Il respiro del paziente appariva leggermente affannoso. Il paziente affermava che la respirazione era stata difficile per circa una settimana dopo lesordio della lesione.
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349
Data
NERVI PERIFERICI
1
1
1
D.
V.
V.
V.
P.R.
P.R.
S.T.
S.T.
P.
P.
P.
L.
M.
P.
L.
P.
L.M.
M.
1
T
Cervicale
LEGENDA
D. = Ramo primario dorsale
Caso
N 4: Venne eseguito un esame
V. = Ramoclinico
primario ventrale
R.P. = Radice del prima
plesso
manuale
dellintervento chirurgico e fu
T.S. = Tronco superiore
quanto
segue:
P. = Cordone
posteriore
L. = Cordone laterale
M. = Cordone mediano
muscolare
riscontrato
Cervicale
Cervicale
Cervicale
Frenico
Tor. lungo
Dors. scap.
N. per il succl.
Sovrascap.
Sottosc. sup.
Toracod.
Sottosc. inf.
Pett. lat.
Pett. med.
Ascellare
Muscoloc.
Radiale
Mediano
Ulnare
C1
C2
C3
C4
C5
C6
C7
C8
TI
MUSCOLO
TERRITORI SENSORIALI
1-8
1-8
1-4
3, 4, 5
5, 6, 7, (8)
4, 5
5, 6
4, 5, 6
(4), 5, 6, (7)
(5), 6, 7, 8
5, 6, (7)
5, 6, 7
(6), 7, 8
5, 6
(4), 5, 6, 7
5, 6, 7, 8
5, 6, 7, 8
7, 8
Sinistra
LIVELLO
MIDOLLARE
radiale
al di
Nervi cervicali
Rad.
Tronco
Cord. P.
Plesso brachiale
M. e L. L
Asc.
cut.
Musc.
Lat. M
Radilae
Inter. post.
Int. ant.
Mediano
Ulnare
KENDALL 06
N
N
-N
N
N
N
N
N
G
P
N
N
GF+
{
{
N
-GN
N
N
G-F+
GGG-P
F+
-GF+
F+
P
F+
FP
O
F+
P
-O
O
O
O
O
O
O
O
1
1
1
1
O
O
O
O
--O
2
2
2
2
2
(1) 2 3
2 3 4
Il fatto
che il piccolo pettorale, il flessore ulnare del carpo
3 4 5
e il flessore
del III e IV dito mostrassero un certo
5 6 7profondo
8
grado4 di5 forza pu indurre a ritenere erroneamente che C8
5 6
e T1 siano
integri. Questi muscoli, insieme con alcuni
4 5 6
muscoli
intrinseci della mano, ricevono anche fibre da C7,
(4) 5 6
e possono
presenti deboli segni di forza muscolare
5 6 essere
7
per il contingente
di pertinenza di C7 senza che la corda
6 7 8
6 7intatta.
mediale5 sia
5 6operatorio
7
Al tavolo
si scopr che la corda mediale era stata
6 7 8 1
recisa da (6)un7 proiettile
a monte del nervo pettorale mediale,
8 1
come si5era
6 evidenziato allesame clinico.
5 6
6 7
5 6
5 6
6 7 8 1
7 8
5 6
5 6
5 6 7 8
5 6 7
5 6 (7)
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7 8
6 7
6 7 8
(6) 7 8 1
7 8 1
7 8 1
(6) 7 8 1
7 8 1
6 7 8 1
Cord.
O Post.
O
O
O
O
O
--O
O
O
O Cord.
O med.
O
+
O
lat.
O
O
O
O
O
O
O
O
O Cord.
O
O med.
O
O
O
O
6 7 8 1
6 7 8 1
(6) 7 8 1
7 8 1
7 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
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Nome
Data
D.
V.
V.
V.
P.R.
P.R.
S.T.
S.T.
P.
P.
P.
L.
M.
P.
L.
P.
L.M.
M.
1
1
1
1-8
1-8
1-4
3, 4, 5
5, 6, 7, (8)
4, 5
5, 6
4, 5, 6
(4), 5, 6, (7)
(5), 6, 7, 8
5, 6, (7)
5, 6, 7
(6), 7, 8
5, 6
(4), 5, 6, 7
5, 6, 7, 8
5, 6, 7, 8
7, 8
LIVELLO MIDOLLARE
Nervi cervicali
Rad.
Tronco
Cord. P.
Plesso brachiale
M. e L. L
Asc.
cut.
Musc.
Lat. M
Radilae
Inter. post.
Int. ant.
Mediano
LEGENDA
D.
V.
R.P.
T.S.
P.
L.
M.
Cervicale
Cervicale
Cervicale
Frenico
Tor. lungo
Dors. scap.
N. per il succl.
Sovrascap.
Sottosc. sup.
Toracod.
Sottosc. inf.
Pett. lat.
Pett. med.
Ascellare
Muscoloc.
Radiale
Mediano
Ulnare
C1
C2
C3
C4
C5
C6
C7
C8
TI
MUSCOLO
TERRITORI SENSORIALI
Cervicale
Destra
N
N
-N
N
N
N
N
N
G
P
N
N
GF+
{
{
N
-GN
N
N
G-F+
GGG-P
F+
-GF+
F+
P
F+
FP
O
F+
P
-O
O
O
O
O
O
O
O
1
1
1
1
2
2
2
2
2
3 4 5 6 7 8 1
3
3
3
3
3
(1) 2 3
2 3
3
Ulnare
NERVI PERIFERICI
O
O
O O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
(4)
4 5 6 (7)
4 5
4 5 6 7 8
4
4 5
5
4 5
5
4 5
(4) 5
5
5
5
6 7 8
6
6
6
6
6
6
6
6
(6)
6
6
6
6
6
6
7
7 8
7
7
7 8 1
7 8 1
KENDALL 06
{ }
5
5
5
5
5
5
5
5
5
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
6
(6)
7 8 1
7 8
7
7
(7)
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
7
(6) 7
7
6 7
8
8
8
8
8
8
8
8
8 1
8 1
8 1
8 1
8 1
8 1
6 7 8 1
6 7 8 1
(6) 7 8 1
7 8 1
7 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
(7) 8 1
8 1
8 1
KENDALL 06
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351
Plesso brachiale con possibili livelli di lesione (a, b, c). U = tronco superiore; M = tronco medio; L = tronco laterale; A = ramo di divisione anteriore; P = ramo di divisione posteriore; * = per il lungo del collo
e per gli scaleni; LAT = corda laterale; MED = corda mediale; POST = corda posteriore. (Riprodotta con
il prmesso dalla fonte bibliografica 33).
KENDALL 06
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conferma ulteriormente che questo il caso. La debolezza da stiramento, sovrapposta a questo muscolo a causa
della sublussazione della spalla e della debolezza del
deltoide e del bicipite, potrebbe rendere conto del grado
non superiore ad insufficiente del coracobrachiale.
Cos, non essendo coinvolto C7, il punto di lesione
pi distale potrebbe essere considerato b nella figura
della pagina precedente.
La possibilit che la lesione di C5 e C6 sia pi prossimale di a a livello delle radici del plesso esclusa
dato il grading normale registrato a carico del dentato
anteriore e dei romboidi. Che la lesione sia prossimale o
distale al punto di emergenza del nervo sovrascapolare
dipende dalleventualit che il coinvolgimento dellinfra- e sovraspinato sia di tipo neurogeno o che invece
derivi da una debolezza da stiramento.
Il sovra- e linfraspinato (C4, C5, C6) avevano un
grado sufficiente; se questa debolezza parziale derivasse da un deficit neurologico, la sede della lesione
dovrebbe essere prossimale allemergenza del sovrascapolare. Pi logicamente, la presenza di un grado di forza
sufficiente potrebbe essere interpretata come un risultato di rigenerazione avvenuta in circa 7 mesi dallevento
traumatico.
Daltro canto, esiste la possibilit che la debolezza in
questi muscoli sia di tipo secondario ad azione di stiramento, e quindi non neurogeno. Il paziente non aveva
portato, come invece avrebbe dovuto, lapparecchio
gessato che era stato applicato 23 giorni dopo il trauma,
ed erano presenti sublussazione della spalla e stiramento della capsula articolare. La debolezza non era cos
pronunciata come in altri muscoli di competenza di C5
e C6, una pienezza di contrazione poteva essere percepita alla palpazione, e questi muscoli erano stati sottoposti a indebito stiramento. Se la debolezza risultasse dallo
stiramento, il sito iniziale della lesione si collocherebbe
distalmente allemergenza del nervo sovrascapolare.
KENDALL 06
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353
delle dita, ma consentiva luso delle articolazioni interfalangee durante la flessione e lestensione. La stecca poteva essere rimossa, ma stato consigliato alla paziente di
tenerla il pi possibile nelle 24 ore e di non flettere completamente il polso e le dita quando non era indossata.
Dopo 2 settimane, i muscoli del polso e delle dita erano
molto migliorati. La paziente riusciva a suonare il piano
e a dattilografare per la prima volta dopo 2 anni.
Il seguente caso esemplifica un altro tipo di debolezza che si associa a una patologia del sistema nervoso
centrale. Una bambina affetta dalla nascita da emiplegia
destra veniva visitata per la prima volta allet di 12
anni per un polso cadente. Alla mano veniva applicata una stecca di supporto, lasciandola in questa posizione per parecchi mesi, giorno e notte, ad eccezione dei
periodi di trattamento. I muscoli presentavano una ripresa eccellente della forza. I seguenti dati tratti dalla cartella clinica della paziente sono di particolare interesse
in quanto la suddetta paziente stato visitato occasionalmente per un lungo periodo di tempo.
Estensore radiale
del carpo
Estensore ulnare
del carpo
Insufficiente
Buono+
Normale
Normale
Buono
Sufficiente
Buono+
Normale
Normale
Buono
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drome da impingement (conflitto) della spalla che coinvolge la cuffia dei rotatori, il tendine del bicipite e/o la
borsa subacromiale.
Per le lesioni da uso eccessivo, come il gomito del
tennista (epicondilite laterale), il gomito del golfista
(epicondilite mediale), la spalla del nuotatore (sindrome
da impingement), la lesione dovuta a stiramento ripetitivo da uso eccessivo di una tastiera o di un computer, o i
push-ups eseguiti in eccesso, il trattamento appropriato
dipende in parte dalla specificit fornita dallesame
muscolare manuale.
Per esempio, un esame accurato pu aiutare ad evitare diagnosi come la sindrome del tunnel carpale quando il problema , in realt, una sindrome del pronatore
rotondo. Uno studio condotto alla Mayo Clinic ha dimostrato che, su 35 pazienti operati per sindrome del tunnel carpale, in 7 si era successivamente scoperto che
erano affetti da una sindrome del pronatore rotondo35.
Lobiettivo del trattamento conservativo alleviare il
dolore, ridurre luso eccessivo e alleviare un ulteriore
stiramento. Luso periodico di ortesi o tutori appropriati
per il polso, per il braccio, per la spalla o per la parte
superiore del dorso pu aiutare a ridurre al minimo gli
effetti debilitanti delle lesioni da abuso meccanico e a
ripristinare un funzionamento pi ottimale dei muscoli
coinvolti.
Il seguente schema delinea le aree dellarto superiore che rivestono maggiore interesse clinico.
Estensione dellarticolazione del polso, muscoli estensori, nervo radiale (C5, C6, C7, C8)
Flessione dellarticolazione del polso, muscoli flessori, nervo ulnare (C7, C8, T1)
Flessione dellarticolazione del polso, muscoli flessori, nervo mediano (C6, C7, C8)
Sindrome del tunnel carpale
Articolazione radio-ulnare (avambraccio), pronatore rotondo, nervo mediano (C6, C7)
Sindrome del pronatore rotondo
Articolazione del gomito, muscoli flessori, nervo muscolocutaneo (C4, C5, C6)
Epicondilite laterale (gomito del tennista)
Epicondilite mediale (gomito del golfista)
Articolazione della spalla, abduzione: sovraspinato, nervo muscolocutaneo (C4, C5, C6)
Articolazione della spalla, rotazione laterale: sovraspinato, infraspinato (C4, C5, C6)
piccolo rotondo (C5, C6)
Articolazione della spalla, rotazione mediale: sottoscapolare, grande rotondo (C5, C6, C7)
grande dorsale (C6, C7, C8)
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Gli esercizi nella posizione sdraiata dovrebbero essere eseguiti su una superficie rigida (p. es., una tavola sul letto, un
lettino da visita o il pavimento, con una sottile imbottitura o una coperta piegata sulla superficie dura per il comfort).
Gli esercizi di stretching dovrebbero essere preceduti dallapplicazione di calore e da un massaggio delicato per aiutare a rilassare i muscoli contratti. (Evitare di usare il calore su muscoli deboli, eccessivamente allungati). Lo stretching
dovrebbe essere graduale, con lo sforzo cosciente di indurre rilassamento. Continuare finch non si avverta una trazione decisa, ma sopportabile, respirando tranquillamente mentre si mantiene lallungamento, quindi ritornare lentamente nella posizione di partenza.
Anche gli esercizi di rafforzamento dovrebbero essere eseguiti lentamente, con lintento di percepire una forte spinta da parte dei muscoli esercitati. Mantenere per qualche secondo la posizione completata, quindi rilassarsi e ripetere lesercizio il numero di volte indicato dal terapista.
2005 Florence P. Kendall e Patricia G. Provance. Le autrici permettono la riproduzione per uso personale e non commerciale.
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Bibliografia
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Arto
inferiore
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SOMMARIO
Introduzione........................................................
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Sezione I: Innervazione
Plesso lombare, plesso sacrale ............................... 360, 361
Tabella dei nervi spinali e dei muscoli.....................
362
Tabella dei nervi spinali e dei punti motori .............
363
Tabella dei muscoli dellarto inferiore..................... 364, 365
Innervazione muscolare: motoria e sensitiva ..........
366
Innervazione cutanea dellarto inferiore .................
367
Sezione II: Movimento articolare
Movimenti delle dita, del piede, della caviglia
e del ginocchio..............................................
Movimenti dellarticolazione dellanca ...................
Tabella di misurazione articolare ............................
Trattamento dei problemi di lunghezza dei muscoli ...
Test per la lunghezza dei flessori plantari
della caviglia..................................................
Test per la lunghezza dei flessori dellanca.............
Stretching dei flessori dellanca..............................
Problemi con i test per la lunghezza degli hamstring....
Test per la lunghezza degli hamstring ....................
Brevit degli hamstring..........................................
Effetto della brevit dei flessori dellanca ...............
Errori nei test per la lunghezza degli hamstring .....
Stretching degli hamstring.....................................
Test di Ober e test di Ober modificato ...................
Test per la lunghezza dei flessori dellanca.............
Stretching del tensore della fascia lata...................
368, 369
370, 371
372
373
373
376-378
379
380
381-382
383, 384
385
386, 387
388
389-392
393-395
396
418, 419
420, 421
422
423
424-426
427
428, 429
430
431
432
433
434, 435
436
437
438-441
442-444
445, 446
447
447, 448
448, 449
450
451, 452
452
453
454, 455
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INTRODUZIONE
Gli arti inferiori provvedono sia al sostegno che alla
mobilit del corpo intero. Un efficace svolgimento di
questi ruoli richiede che sia stabilito e mantenuto un
buon equilibrio dei muscoli dellarto inferiore.
A differenza dellarto superiore, dove un solo
plesso innerva i muscoli del braccio, larto inferiore
innervato sia dal plesso lombare che dal plesso sacrale. La diagnosi differenziale dei problemi di movimento articolare nella regione dellanca richiede una
particolare attenzione a causa delle diverse origini
dei nervi e della moltitudine di muscoli che possono
essere coinvolti. Molti muscoli incrociano lanca e il
ginocchio, e distingere i problemi di contrattura o
tensione a loro carico pu essere estremamente
impegnativo. Problemi differenti possono dare origine a sintomi simili.
Il trattamento efficace dei problemi muscoloscheletrici dipende da unaccurata valutazione della
lunghezza e della forza dei muscoli. Si pu incorrere in seri errori se non si presta attenzione ai detta-
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Sezione I: Innervazione
PLESSO LOMBARE
Il plesso lombare formato dai rami primari ventrali di L1, L2, L3 e parte
di L4, spesso con un piccolo contingente da T12. Allinterno delle fibre del
grande psoas, i rami si separano in divisioni anteriori e posteriori. I nervi
periferici che originano dalle divisioni anteriori innervano i muscoli adduttori sulla faccia mediale della coscia; quelli che originano dalle divisioni
posteriori innervano i flessori dellanca e gli estensori del ginocchio sulla
faccia anteriore della coscia.
DIVISIONI
Anteriore
Posteriore
Ileoipogastrico
T12
L1
Ileoinguinale
(T12)
L1
Cutaneo laterale
del femore
L2, 3
*Per il
Quadrato dei lombi
(T12)
L1, 2, 3
Femorale
L(1), 2, 3, 4
**Per il
grande psoas
L(1), 2, 3, 4
Genitofemorale
L1, 2
Otturatore
L(1), 2, 3, 4
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Innervazione
DIVISIONI
Anteriore
Gluteo superiore
L4, 5
S1
Posteriore
Gluteo inferiore
L5
S1, 2
PLESSO SACRALE
Il plesso sacrale composto da una piccola
parte del ramo primario ventrale della radice
L4 e dai rami ventrali completi di L5, S1, S2
e S3. I rami ventrali di L4 e L5 si uniscono a
formare il tronco lombosacrale, che entra
nella cavit pelvica. Qui si congiunge ai rami
ventrali di S1, S2 e S3 formando il plesso, che
quindi si ramifica in divisioni anteriori e
posteriori. Le divisioni anteriori e i nervi periferici che originano da esse innervano la faccia posteriore della coscia e della gamba, e la
superficie plantare del piede. Le divisioni
posteriori e i nervi periferici che derivano da
esse innervano i muscoli abduttori sulla faccia
laterale della coscia, un muscolo estensore
dellanca posteriormente, e i muscoli estensori (dorsiflessori) della cavigia e delle dita dei
piedi anteriormente.
Peroneo
comune
L4, 5
S1, 2
Per il
gemello
superiore
e
otturatore
interno
L5
S1, 2
Tibiale
L4, 5
S1, 2, 3
Sciatico
L4, 5
S1, 2, 3
Per il
gemello
inferiore
e
quadrato
del femore
L4, 5
S1, 2, 3
Cutaneo
perforante
S2, 3
Femorocutaneo
perforante
S1, 2, 3
Pudendo
S2, 3, 4
Per il
piriforme
(L5)
S1, 2
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Nome
Data
Ant.
Post.
Sup.
Profondo
Sup.
Sciatico
Tibiale
Plant. lat.
Plant. med.
Tibiale
Peroneo comune
Tibiale
Plesso
sacrale
Inf
Gluteo
Otturatore
Femorale
Plesso
lombare
D.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
P.
A.
P.
P.
V.
P.
A.
P.
A.
LIVELLO
MIDOLLARE
MUSCOLO
TERRITORI SENSORIALI
LEGENDA
D. = Ramo primario dorsale
V. = Ramo primario ventrale
T1-12, L1-5, S1
T1, 2, 3, 4
T5, 6
T7, 8
T9, 10, 11, 12
Ileoipogastrico T12, L1
Ileoinguinale T(12), L1
Ples. lomb. T(12), L1, 2, 3, 4
Femorale L(1), 2, 3, 4
Otturat. L(1), 2, 3, 4
Gl. sup. L4, 5, S1
Gl. inf. L5, S1, 2
Pl. sacr. L4, 5, S1, 2, 3
Sciatico L4, 5, S1, 2
Sciatico L4, 5, S1, 2 , 3
Peroneo L4, 5, S1, 2
Tibiale L4, 5, S1, 2 , 3
L1
L2
L3
L4
L5
S1
S2
S3
NERVI PERIFERICI
A. = Divisione anteriore
P. = Divisione posteriore
LIVELLO MIDOLLARE
1 2 3
1 2
1 2 3 4
( )
(1) 2
2
2
2
3
3
3
3
4
4
(4)
4
2 3 4
2 3 4
2 3 4
3 4
2 3 4 5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
5 1
(5) 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
4
4
4
4
4
4
4
5
5
5
5
5
5
5
2
2
2
2
(2)
(2)
2 3
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
4 5 1
1
4 5 1
5 1
(4) 5 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
1
1
1
1
1
1
(2)
2
2
(2)
2
2
2
2
2
2
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1 2
(4) (5) 1 2
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Plesso lombare
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Piccolo psoas
Grande psoas
Nervo gluteo sup.
Medio gluteo
Plesso sacrale
Piriforme
Nervo femorale
Iliaco
Pettineo
Nervo otturatore
Pettineo
Otturatore esterno
Sartorio
Retto femorale
Vasto mediale
Vasto laterale
Vasto
intermedio
Adduttore breve
Adduttore lungo
Grande adduttore
Gracile
Gemello superiore
Otturatore interno
Piccolo gluteo
Tensore della
fascia lata
Nervo gluteo inf.
Grande gluteo
Gemello inferiore
Quadrato del femore
Nervo sciatico
Bicipite, capo lungo
Semitendinoso
Grande adduttore
Semimembranoso
Bicipite, capo breve
Vasto mediale
Nervo peroneo
(vedi faccia ant.)
Nervo tibiale
Plantare
Nervo peroneo
superficiale
Gastrocnemio
Popliteo
Soleo
Tibiale posteriore
Fles. I delle dita
Fles. I dellalluce
Peroneo lungo
Peroneo terzo
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Segmento spinale
LOMBARE
SACRALE
ANCA
GINOCCHIO
Flessione
(1) 2
1 2
MUSCOLO
Grande psoas
Iliaco
FLessione
Gran. psoas
Rotaz. lat.
Estensione
Estensione
Iliaco
Iliaco
Iliaco
3 (4)
Sartorio
Sartorio
Sartorio
Sartorio
Pettineo
Pettineo
Adduttore lungo
Adduttore breve
Gracile
Quadricipite
Retto fem.
Adduttore g. (ant.)
Ad. g. (ant.)
Otturatore esterno
Sartorio
Pettineo
Gracile
Gracile
Quadricipite
Add. g.
Ottur. est.
Ottur. est.
G. add.
Tibiale anteriore
G. add. post.
Tensore f.l.
Tensore f.l.
Piccolo gluteo
Picc. gluteo
Medio gluteo
M. g. ant.
M. g. ant.
Popliteo
Peroneo terzo
Lombricale I
Abduttore dellalluce
Peroneo lungo
Peroneo breve
(4) 5
Tibiale posteriore
1 (2)
Gemello inferiore
1 (2)
1 (2)
Plantare
1 2
Semimembranoso
Semimem.
Semimem.
Semimem.
1 2
Semitendinoso
Semitend.
Semitend.
Semitend.
1 (2)
1 2
Grande gluteo
1 2
1 2
Tensore f.l.
Tensore f.l.
Gem. inf.
Gem. inf.
Quadrato f.
G. gluteo i
G. gluteo i G. gluteo i
Bic., c. b.
1 2
(5)
1 2
Piriforme
Piriforme
Piriforme
(5)
1 2
Gemello superiore
Gem. sup.
Gem. sup.
1 2
Otturatore interno
Ott. int.
1 2
(4) (5)
1 2
1 2
Gastrocnemio
1 2
Interossei dorsali
Interossei plantari
1 2
1 2
Adduttore dellalluce
G. gluteo i
1993 Florence P. Kendall. Lautrice permette la riproduzione per uso personale e non commerciale.
Piriforme
Ott.
Bicipite, c. l. Bicipite, c. l.
Bicipite, c. l.
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Elencati secondo linnervazione del segmento spinale e raggruppati secondo lazione articolare (continuazione)
GINOCCHIO
Flessione
CAVIGLIA
Dorsifles.
PIEDE
ARTICOLAZIONE METATARSO-FALANGEA
Flessione
Abduzione
Adduzione
Articolazioni interfalangee
prossimali del 2-5 dito
Articolazioni interfalagee
distali del 1-5 dito
Estensione
Estensione
Flessione
Flessione
Sartorio
Gracile
Tibiale ant.
Tibiale ant.
Popliteo
Es. lungo d.
Es. lungo d.
Peron. terzo
Peron terzo
Est. l. alluce
(2-5 dito)
Est. l. d.
(2-5 dito)
Est. l. d.
(2-5 dito)
Est. l. d.
Est. l. alluce
(1-4 dito)
Est. b. d.
(1-4 dito)
Est. b. d.
(2-5 dito)
Est. b. d.
(1-4 dito)
Est. b. d.
(2-5 dito)
Est. b. d.
Fless. all. b
Est. b. d.
2 dito
Lombric. l.
Abd. alluce
Peroneo l.
Peroneo l.
Peroneo b.
Peroneo b
T. posteriore
Plantare
2 dito
Lombric. l.
2 dito
Lombric. l.
Abd. alluce
T. posteriore
Plantare
Semimem.
Semitend.
Fless. l. d.
Fless. l. d
(2-5 dito)
Fless. l. d
Fles. l. all.
Fles. l. all.
Fles. l. all.
(2-5 dito)
Fless. l. d
(2-5 dito)
Fless. l. d
Bicipite, c. b.
Fles. l. all.
Soleo
Bicipite, c. l.
(3-5 dito)
Lom. II-IV
Gastroc.
(3-5 dito)
Lom. II-IV
(3-5 dito)
Lom. II-IV
(2-4 dita)
Dor. int.
(3-5 dita)
Plan. int.
(2-4 dita)
Dor. int.
(3-5 dita)
Plan. int.
Gastroc.
(2-4 dita)
Dor. int.
(3-5 dita)
Plan. int.
(2-4 dita)
Dor. int.
(3-5 dita)
Plan. int.
Abd. d. V
Add alluce
1993 Florence P. Kendall. Lautrice permette la riproduzione per uso personale e non commerciale.
Add. alluce
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Fonte
Plesso lombare
Ramo primario
ventrale
Plesso
lombosacrale
Nervo sciatico
Plesso sacrale
Nervo
Innervazione muscolare
motoria/sensitiva
Muscolo
T12, L1
Ileoipogastrico
Motoria e sensitiva
Plesso lombare
Motoria e sensitiva
Divisione posteriore
L2, L3, L4
Femorale
Motoria e sensitiva
Divisione anteriore
L2, L3, L4
Otturatore
Motoria e sensitiva
Adduttori dellanca
Divisione posteriore
L4, L5, S1
Gluteo superiore
Motoriaa
Divisione posteriore
L5, S1,S2
Gluteo inferiore
Motoria
Grande gluteo
Divisione posteriore
Peroneo
Motoria e sensitiva
Divisione anteriore
Tibiale
Motoria e sensitiva
Semimembranoso,
semitendinoso, capo lungo
del bicipite, 19 muscoli della
caviglia e del piede
Ramo ventrale
primario
Plesso sacrale
Motoria e sensitiva
Nervo femorale. Attraversa il grande psoas nella porzione distale del su margine laterale e innerva liliaco, il
pettineo, il sartorio e il quadricipite. Il ramo pi consistente e lungo del nervo femorale il nervo safeno, che
fornisce terminazioni per la cute sopra la parte mediale
della gamba.
Nervo otturatore. (Da L2, L3 e L4). Attraverso il suo
ramo muscolare, innerva lotturatore esterno, il grande
adduttore, e talvolta ladduttore breve; per mezzo del
suo ramo articolare si distribuisce alla membrana sinoviale dellarticolazione del ginocchio.
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Rami cutanei:
Rami
dorsali
Ramo cutaneo
laterale
del nervo
sottocostale
Ramo cutaneo
laterale del nervo
ileoipogastrico
Nervo
Nervo genitofemorale
femorale
Ramo
genitale
Rami
dorsali
Nervo
ileoinguinale
Nervo femorocutaneo
laterale
rami anteriori
Nervo cutaneo
perforante
Nervi
femoro-cutanei
intermedi
Ramo infra-rotuleo
del nervo safeno
Nervo
safeno
Rami cutanei
del nervo
peroneo comune
Nervo cutaneo
laterale della sura
(del nervo tibiale)
Nervo peroneo
superficiale che
fornisce i nervi
dorsali delle dita
Rami del
nervo safeno
Rami calcaneari
mediali del
nervo tibiale
Nervo peroneo
profondo
Veduta anteriore
Nella Figura B, surale il termine latino che si riferisce al polpaccio. In questa illustrazione, il nervo cutaneo
Nervo plantare
mediale
Nervo plantare
laterale
Veduta posteriore
mediale della sura si congiunge qui, subito prossimalmente alla caviglia, tramite un ramo comunicante (non
indicato) del nervo cutaneo laterale della sura a formare
il nervo surale. Il livello della giunzione per variabile, essendo molto in basso nella Figura B.
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ARTICOLAZIONI INTERFALANGEE
DELLE DITA DEL PIEDE
ARTICOLAZIONE SOTTOASTRAGALICA E
ARTICOLAZIONI TARSALI TRASVERSE
Le articolazioni interfalangee sono articolazioni a ginglimo o a cerniera, che congiungono le superfici adiacenti delle falangi.
La flessione e lestensione sono movimenti attorno
ad un asse coronale; la flessione un movimento in direzione plantare, mentre lestensione un movimento in
direzione craniale.
ARTICOLAZIONI METATARSO-FALANGEE
Le articolazioni metatarso-falangee sono di tipo condiloideo, formate dallunione delle estremit distali dei metatarsi con le adiacenti estremit delle falangi prossimali.
La flessione e lestensione sono movimenti attorno
ad un asse coronale. La flessione un movimento in
direzione plantare; lestensione un movimento in direzione craniale. Negli adulti, il range di movimento
variabile, ma 30 di flessione e 40 di estensione possono essere considerati nella media per una buona funzione delle dita dei piedi.
Ladduzione e labduzione sono movimenti su un
asse sagittale. La linea di riferimento per questi due
movimenti la linea assiale proiettata in direzione distale in corrispondenza del secondo osso metatarsale e che
si estende attraverso il secondo dito. Ladduzione un
movimento verso la linea assiale; labduzione un movimento di allontanamento da questultima, come quando
si allargano le dita. Dato che labduzione delle dita
ostacolata dalluso di calzature, nella maggioranza degli
adulti questo movimento sensibilmente limitato e si
presta pochissima attenzione alla capacit di abdurre.
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Estensione o
dorsiflessione
Flessione o
flessione plantare
Flessione
Estensione
Iperestensione
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Ds
Sn
Sn
Bacino verso
la coscia
Bacino orizzontale
Articolazione dellanca
in posizione neutra
bilateralmente
Estensione dellarticolazione
dellanca
Bacino verso
la coscia
Sn
Posizione eretta
Veduta posteriore
Ds
Posizione supina
Veduta anteriore
Bacino verso
la coscia
Bacino orizzontale
Articolazione dellanca
destra addotta
Articolazione dellanca
sinistra abdotta
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GONIOMETRO
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Movimento*
Esaminatore
Anca sinistra
Estensione
125
Range
135
Abduzione
45
Adduzione
10
Range
Rotazione mediale
Range
Caviglia sinistra
Piede sinistro
10
Flessione
Rotazione laterale
Ginocchio sinistro
Range normale
(in gradi)
Estensione
Data
Esaminatore
Anca destra
55
45
45
90
0
Flessione
140
Range
140
Flessione plantare
45
Dorsiflessione
20
Range
65
Inversione
40
Eversione
20
Range
60
Ginocchio destro
Caviglia destra
Piede destro
*Utilizzare la base anatomica o geometrica per la misurazione. Non si usano cancellazioni. Il piano di riferimento per la base geometrica della misurazione di 180. La posizione zero il piano di riferimento per tutte le altre misurazioni. Quando una parte si muove in direzione della posizione zero,
ma non riesce a raggiungerla, i gradi che indicano il movimento articolare ottenuto vengono registrati con il segno meno e sottratti nel calcolo del
range di movimento.
Note:...............................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
.......................................................................................................................................................................................................................................
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getto, sedendosi, assume una posizione abbandonata, ma tale evenienza di solito non si verificher
nella stazione eretta (vedi Figg., pag. 375). Una
postura corretta e delle sedie come supporto possono essere un metodo adeguato per la prevenzione
di un ulteriore allungamento. Tuttavia, la mancanza
di schienali adatti in molte sedie e sedili di automobili impone che il paziente indossi un sostegno per
la schiena con stecche di metallo (vedi pag. 224)
quando la flessione eccessiva inevitabile e, in particolare, quando si sia sviluppata una condizione
dolorosa.
Qualora sussista una brevit dei muscoli e siano
indicati esercizi di stretching, questi ultimi devono
essere eseguiti con precisione per assicurarsi che i
muscoli sottoposti a tali esercizi siano proprio quelli
contratti, e affinch siano evitati effetti negativi su
altre parti del corpo.
Soleo e popliteo
Gastrocnemio e plantare
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Attrezzatura:
Lettino privo di imbottitura soffice e abbastanza stabile
da evitare che si sbilanci se il paziente si siede ad una
sua estremit.
Goniometro e regolo.
Tabella per lannotazione dei risultati.
Posizione di partenza: il soggetto seduto allestremit del lettino, con le cosce per met oltre il bordo*.
Lesaminatore pone una mano dietro la schiena del soggetto e laltra sotto un ginocchio, flettendolo in direzione del torace, e aiutando il soggetto a passare in posizione supina. Il soggetto afferra poi la coscia, tirando il
ginocchio verso il torace in misura sufficiente a far aderire la regione lombosacrale al piano del lettino. (Evitare
di portare entrambe le ginocchia al petto, in quanto provoca uninclinazione posteriore eccessiva che si traduce
in unapparente [non reale] brevit dei flessori dellanca; vedi pagina accanto).
Nota: Se si sta eseguendo un esame per la lunghezza
eccessiva dei flessori dellanca, questa articolazione
dovrebbe trovarsi sul bordo e la coscia fuori dal lettino (vedi pagg. 377, 378).
Movimento del test: se il ginocchio destro flesso
verso il torace, si consente alla coscia sinistra di scendere verso il piano mentre il ginocchio omolaterale pende
flesso oltre il bordo del lettino. Essendo quattro i muscoli coinvolti nel test, le variazioni che si producono
richiedono interpretazioni che verrano descritte nelle
pagine seguenti.
Sartorio
Azione: flessione, abduzione e rotazione esterna dellanca e flessione del ginocchio.
Test di lunghezza: estensione, adduzione e rotazione
interna dellanca ed estensione del ginocchio (vedi
anche pag. 378).
Nella Figura A, il bacino mostrato in posizione neutra, la regione lombare presenta la normale curvatura lordotica e larticolazione dellanca in posizione zero. Lestensione dellanca considerata nella norma approssimativamente di 10. Questa escursione articolare in estensione permessa dalla normale lunghezza dei flessori dellanca. Tale lunghezza pu essere valutata muovendo la coscia in direzione posteriore con il bacino in posizione
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TEST CORRETTO
TEST SCORRETTO
Il soggetto presenta una flessibilit della schiena superiore alla norma (vedi in basso a destra) e quando tira il
ginocchio al torace in modo esagerato, i glutei si distanziano dal tavolo ed il sacro non vi aderisce pi. Il risultato che i flessori dellanca monoarticolari, normalmente lunghi, appaiono contratti.
Il soggetto in posizione eretta presenta un buon allineamento posturale. Lesame della postura eseguito in questa posizione non fornisce indicazioni circa il grado di
flessibilit della schiena.
Leccessiva flessibilit della parte inferiore della schiena chiaramente dimostrata dal test di flessione in avanti, come illustrato sopra.
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Sartorio
Grande
psoas
Retto
femorale
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ginocchio. Langolo di flessione del ginocchio (se inferiore a 80) rivela il grado di brevit. La fotografia qui
sopra mostra un soggetto in cui lanca pu estendersi se
il ginocchio a sua volta pu estendersi. Ci indica che la
lunghezza dei flessori dellanca monoarticolari nella
norma, ma che il retto femorale breve.
BREVIT DEI FLESSORI DELLANCA
MONOARTICOLARI CON MUSCOLI
BIARTICOLARI NELLA NORMA
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Lesame eseguito con il paziente adagiato completamente con la regione lombare sulla superficie del lettino, mentre larticolazione dellanca si trova sul bordo. Il
fatto che la coscia scenda sotto il livello del lettino stesso dimostra che la lunghezza dei flessori dellanca ad
unarticolazione superiore alla norma.
BREVIT DEL SARTORIO
Articolazione
Sartorio
Anca
Anca
Anca
Abduzione
Flessione
Rotazione
esterna
Flessione
Ginocchio
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EVITARE
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VENTROFLESSIONE
Attrezzatura:
Lettino o pavimento.
Pu essere usata anche una coperta ripiegata, ma
senza imbottitura soffice. (Lesaminatore non pu
assicurarsi che la parte inferiore della schiena ed il
sacro siano appiattiti su una superficie piana qualora questa sia imbottita).
Goniometro per misurare langolo compreso tra
gamba estesa e piano.
Cuscino o asciugamani arrotolato nel caso ci sia brevit dei flessori dellanca.
Tabella per lannotazione dei risultati.
Posizione di partenza: posizione supina, arti inferiori
distesi e regione lombosacrale aderente al piano del lettino. (In questa prova, per stabilire una procedura standard necessario che il ginocchio sia in estensione e che
la schiena e il bacino siano stabilizzati in maniera tale da
controllare le variabili create da uneccessiva inclinazione pelvica anteriore o posteriore). Una volta che i lombi
e il sacro siano ben aderenti al piano, mantenere una
coscia fermamente in basso, utilizzando la resistenza
passiva esercitata dai flessori dellanca al fine di prevenire unesagerata inclinazione pelvica posteriore prima
di dare inizio allelevazione dellarto inferiore controlaterale per il test di sollevamento della gamba tesa.
Movimento del test: con la regione lombosacrale ben
piatta sulla superficie ed un arto mantenuto fermamente
in basso, sollevare larto controlaterale a ginocchio esteso e piede rilassato.
Motivi: la variabile ginocchio controllata mantenendo
il ginocchio stesso in estensione. Il piede mantenuto
rilassato per evitare un coinvolgimento del gastrocnemio
a livello del ginocchio. (Se il gastrocnemio teso, la dorsiflessione del piede far flettere il ginocchio interferendo cos nello svolgimento del test per gli hamstring). Se
il soggetto incomincia a flettere il ginocchio, riportarlo in
estensione abbassando leggermente la gamba e quindi
rialzare la stessa finch non si avverta una certa resistenza e il soggetto non provi un lieve fastidio.
Attrezzatura:
Lettino senza imbottitura soffice o pavimento.
Assicella lunga circa 30,5 cm, larga 7,5 cm e con uno
spessore di 0,5 cm cos da poterla far aderire al
sacro.
Goniometro per misurare langolo tra il sacro e il
piano.
Tabella per lannotazione dei risultati.
Posizione di partenza: soggetto seduto ad anche piegate e gambe distese completamente. Piedi rilassati, evitandone la dorsiflessione.
Motivi: il ginocchio esteso mantiene stabilmente lestensione dei muscoli hamstring sullarticolazione del
ginocchio impedendo cos la variabile movimento. Non
facendo dorsiflettere i piedi si evita la flessione del
ginocchio che si potrebbe verificare se il gastrocnemio
fosse in tensione.
Movimento del test: far flettere il soggetto in avanti il
pi possibile, cercando di fargli toccare la punta dei
piedi con le dita delle mani, o anche oltre.
Motivi: il soggetto fletter il bacino in avanti verso le
cosce flettendo le articolazioni delle anche per quanto
consentito dalla lunghezza dei muscoli hamstring.
Misurazione dellarco di movimento: quando la lunghezza dei muscoli hamstring appare normale o superiore alla norma, porre lassicella sul lettino dal lato
corto e premere il lato lungo contro il sacro. Se gli
hamstring sono in tensione, invertire la posizione dellassicella. Misurare langolo tra lassicella tenuta in
verticale ed il piano.
Range normale di movimento: il bacino si piega
verso la coscia fino a formare un angolo tra il sacro e
il lettino approssimativamente di 80 (lo stesso che si
osserva tra la gamba e il lettino nel test di sollevamento della gamba tesa).
Il test di sollevamento della gamba estesa, con la regione lombare aderente al piano, mostra dei muscoli hamstring normalmente lunghi, il che permette la flessione della coscia verso il
bacino (flessione dellarticolazione dellanca) con un angolo di
circa 80 rispetto al piano.
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e tenuto gi. Un angolo di 80 tra gamba sollevata e lettino considerato unescursione normale per la lunghezza dei muscoli hamstring.
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Quando larticolazione dellanca ha raggiunto in flessione il massimo dellescursione consentita dalla lunghezza dei muscoli hamstring durante il test di sollevamento
della gamba estesa, tali muscoli esercitano sullosso
ischiatico una trazione verso il basso nella direzione dellinclinazione posteriore del bacino. Per prevenire
uneccessiva inclinazione pelvica posteriore e unecces-
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Effetto della brevit dei flessori dellanca sui test di valutazione della lunghezza degli hamstring
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SCORRETTO
Un test per la lunghezza dei flessori dellanca conferma la brevit di detti muscoli. (Vedi pagg. 374-378 per i test di valutazione
della lunghezza dei flessori dellanca).
I muscoli hamstring appaiono brevi, ma il test non preciso perch la parte lombare della schiena non aderisce al piano. La brevit dei flessori dellanca omolaterali allarto inferiore disteso
mantiene la schiena in iperestensione.
SCORRETTO
La flessione del bacino verso la coscia (flessione dellanca) sembra essere quasi normale nella ventroflessione. Poich entrambe
le anche piegandosi in avanti sono in flessione, la brevit dei flessori dellanca non interferisce con il movimento del bacino verso
la coscia come avviene quando una gamba estesa in posizione
supina.
Nella valutazione dei muscoli hamstring e negli esercizi di stretching qualora essi siano corti, evitare la flessione dellanca e del
ginocchio di un arto mentre laltro sollevato (come illustrato).
La flessibilit della parte inferiore della schiena si somma alla
capacit di flessione dellanca, facendo apparire gli hamstring pi
lunghi di quanto realmente non siano. Non raro che leccessiva
flessibilit della schiena si accompagni a brevit di tali muscoli.
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TEST CORRETTO
del grado di flessibilit della schiena, i muscoli hamstring sembreranno pi lunghi di quanto davvero siano perch la flessione della
schiena si unisce a quella dellanca. In un individuo con una lunghezza reale di questi muscoli di appena 45, si raggiunge una lunghezza apparente di 90, come si osserva nelle fotografie qui sopra.
IMPOSSIBILIT DI STANDARDIZZAZIONE
DELLA REGIONE LOMBARE E DEL BACINO
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La seguente serie di fotografie dimostra la necessit di prestare una stretta attenzione ai dettagli nel corso dellesame. Durante un test di lunghezza degli hamstring, un errore di omissione da parte dellesaminatore pu portare ad etichettare erroneamente un soggetto
come simulatore di malattia.
1. Allineamento posturale:
il bacino oscilla in avanti, la
parte superiore del tronco si
sposta indietro. Il bacino
in lieve inclinazione posteriore, determinando un
allungamento a fine range
dellileopsoas e permettendo una posizione accorciata
degli hamstring.
2 e 3. Con la regione lombare e una gamba ben aderenti al piano, si solleva passivamente laltra gamba nella misura consentita dalla lunghezza degli
hamstring. Ogni gamba stata sollevata ad un angolo di 60.
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POSIZIONI DA EVITARE
Nello stretching dei muscoli hamstring, evitare la posizione dellostacolista, che crea una tensione eccessiva
sul ginocchio flesso e sottopone la parte inferiore della
schiena a un allungamento eccessivo.
EVITARE
EVITARE
Evitare la ventroflessione per lo stretching degli hamstring nei casi di eccessiva flessione del dorso, come si
osserva nella Figura qui sotto.
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TEST DI OBER
Test di abduzione
1. Paziente disteso su un fianco, con la spalla e il
bacino perpendicolari al piano del lettino.
2. La gamba sulla quale il paziente disteso flessa
al ginocchio e lanca flessa e mantenuta flessa per
appiattire la curva lombare.
3. Se il paziente giace sul fianco sinistro, lesaminatore appoggia la propria mano sinistra sullanca in
corrispondenza del trocantere, per stabilizzarlo.
4. La gamba destra flessa ad angolo retto allaltezza del ginocchio e lesaminatore lafferra immediatamente sotto il ginocchio con la mano destra; la
gamba e la caviglia sono libere di distendersi allindietro sotto il suo avambraccio e il suo gomito.
5. La coscia destra compie unampia abduzione e
quindi, una volta abdotta, uniperestensione; la parte
inferiore della gamba resta orizzontale, mentre si fa
attenzione a mantenere larticolazione dellanca in
posizione neutra per quanto riguarda la rotazione.
6. Lesaminatore fa scivolare la mano destra posteriormente lungo la gamba finch afferra la caviglia
delicatamente, ma con una forza sufficiente ad evitare la flessione dellanca.
7. Si consente alla coscia di cadere verso il lettino
lungo questo piano. (Avvertenza: Non avvicinare
larto verso il basso). Se la fascia lata e la bandelletta ileotibiale sono contratte, la gamba rester pi o
meno stabilmente in abduzione. Se lanca in grado
di flettersi o di ruotare internamente, la bandelletta
ileotibiale si rilassa e la gamba cade per il suo peso.
8. Per il lato opposto si esegue la stessa procedura in
ogni caso.
In questa figura il bacino in posizione neutra, lanca in una posizione intermedia fra la rotazione mediale e la rotazione laterale, la
gamba nel piano coronale e pu scendere in adduzione. La gamba
si abbassa di 10 sotto il piano orizzontale, e questa pu essere considerata la lunghezza normale del tensore della fascia lata.
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Il range di movimento in adduzione pu essere considerato normale se la coscia scende leggermente al di sotto
del piano orizzontale con la coscia in rotazione neutra
sul piano coronale ed il ginocchio flesso a 90. Le cosce
Il range di movimento in adduzione pu essere considerato normale se la gamba scende di 10 al di sotto del
piano orizzontale con la coscia in rotazione neutra sul
piano coronale ed il ginocchio esteso. In questo test, le
gambe del soggetto non scendono fino al piano orizzontale in seguito alla tensione del tensore della fascia lata
e della bandelletta ileotibiale.
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*Tranne per questo test, i lettini da trattamento che hanno unimbottitura spessa e che sono articolati al centro non sono adatti per i test
di valutazione della lunghezza e della forza della maggior parte dei muscoli dellanca e del tronco.
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Figura 2. Le gambe sono in posizione neutra, n addotte n abdotte. La regione lombare non pi appiattita
sul tavolo e il bacino in inclinazione anteriore. A causa
dellinclinazione pelvica anteriore, larticolazione dellanca in flessione.
Figura 4. Il soggetto inginocchiato con le cosce in posizione neutra (n abdotte n addotte). Lallineamento
del tronco si spostato in avanti. Il grado di estensione
(inarcamento) della colonna lombare aumentato,
dimostrando la tensione dei flessori dellanca.
Conclusioni. La tensione nel muscolo che flette e abduce
larticolazione dellanca, cio nel tensore della fascia lata.
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DIAGNOSI DIFFERENZIALE
La flessione dellarticolazione dellanca pu essere
effettuata con la flessione della coscia verso il bacino o
con linclinazione anteriore del bacino verso la coscia. I
flessori dellanca* consistono nei seguenti muscoli:
1. Lileopsoas, monoarticolare, che flette larticolazione dellanca.
2. Il retto femorale, biarticolare, che flette larticolazione dellanca ed estende larticolazione del ginocchio.
3. Il tensore della fascia lata, biarticolare, che flette,
abduce e ruota internamente larticolazione dellanca e assiste lestensione del ginocchio.
Figura 1a
Figura 1b
Figura 2a
Figura 2b
Figure 1a e 1b. Posizione iniziale per i test di valutazione della lunghezza dei flessori dellanca. La regione
inferiore del dorso appiattita sul tavolo e mantenuta
in quella posizione tenendo il ginocchio destro verso il
torace mentre si esamina la gamba sinistra. Non vi
alcuna evidenza di brevit dei flessori dellanca di sinistra perch la coscia non tocca il tavolo.
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Figura 3a
Figura 3b
Figura 4a
Figura 4b
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EVITARE
Incrociando le gambe, il
soggetto pone lanca in
flessione (a causa dellinclinazione pelvica
anteriore) e in intrarotazione.
possibile giungere ad un maggiore controllo e precisione dello stretching muovendo il bacino in rapporto
al femore. Per capire il meccanismo, occorre descrivere
leffetto dellinclinazione del bacino sullarticolazione
dellanca.
Quando la lunghezza delle gambe si equivale ed il
bacino in posizione eretta orizzontale, entrambe le
articolazioni delle anche sono in posizione neutra per
ci che riguarda sia labduzione che ladduzione. Se il
soggetto si flette lateralmente, la posizione delle articolazioni delle anche varia. La flessione verso sinistra si
traduce nelladduzione dellanca sinistra. In modo simi-
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Ileopsoas
Sartorio
Flessori
Tens. fas. lat. dellanca
Retto fem.
Grande gluteo
Gluteo medio
Piccolo gluteo
Adduttori dell'anca
Rotatori laterali
dell'anca
Mediali
Hamstrin
Quadricipite
Laterali
Soleo
Tibiale anteriore
Gastrocnemio e soleo
Peronei lungo e breve
Tibiale
posteriore
Peroneo terzo
1
2
3
4
1
2
3
4
Estensori
dellarticolazione
interfalangea
distale
Flessore breve
delle dita
1
2
3
4
1
2
3
4
Estensori
dellarticolazione
interfalangea
prossimale
Lombricali ed
interossei
1
2
3
4
1
2
3
4
Estensori
lungo e breve
delle dita
Flessore lungo
delle dita
Flessore lungo
dellalluce
Estensori lungo
e breve delle dita
Flessore breve
dellalluce
Abduttore
dellalluce
2005 Florence P. Kendall.
Adduttore
dellalluce
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Adduttore
dellalluce
Capo
trasverso
Capo
obliquo
Abduttore
dellalluce
ABDUTTORE DELLALLUCE
Origine: processo mediale della tuberosit del calcagno, retinacolo dei flessori, aponeurosi plantare e adiacente setto intermuscolare.
Inserzione: lato mediale della base della falange prossimale dellalluce. Alcune fibre sono inserite sullosso
sesamoide mediale e una stria tendinea pu estendersi
fino alla base della falange prossimale dellalluce.
Azione: abduce e assiste la flessione dellarticolazione
metatarso-falangea dellalluce e ladduzione dellavampiede.
Innervazione: nervo tibiale, L4, L5, Sl.
Paziente: supino o seduto.
Debolezza: permette la dislocazione mediale dello scafoide, il valgismo dellavampiede e lalluce valgo.
Contrattura: tira il piede in varismo dellavampiede
con lalluce in abduzione.
ADDUTTORE DELLALLUCE
Origine:
Capo obliquo: basi del secondo, terzo e quarto osso
metatarsale e guaina del tendine del peroneo lungo.
Capo trasversale: legamenti metatarso-falangei plantari
del terzo, quarto e quinto dito, e legamento metatarsale
trasverso profondo.
Inserzione: area laterale della base della falange prossimale dellalluce.
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Abduttore
dellalluce
Adduttore
dellalluce
Flessore breve
dellalluce
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Flessore
lungo
delle dita
Flessore
Flex
lungo
hall
dellalluce
long.
Flessore
lungo delle
dita
sione e la flessione plantare. (La dorsiflessione completa pu produrre una flessione passiva dellarticolazione
interfalangea, mentre la flessione plantare completa
consentirebbe al muscolo di accorciarsi troppo per esercitare al massimo la sua forza). Se il flessore breve dellalluce molto forte e quello lungo debole, necessario contenere la tendenza alla flessione dellarticolazione metatarso-falangea mantenendo leggermente in
estensione la falange prossimale.
Test: flessione dellarticolazione interfalangea dellalluce.
Pressione: contro la superficie plantare della falange
distale in direzione dellestensione.
Debolezza: si traduce in una tendenza alliperestensione dellarticolazione interfalangea e alla deformit a
martello dellalluce. Diminuisce la forza di inversione
del piede e la flessione plantare della caviglia. In condizioni di carico determina una tendenza alla pronazione
del piede.
Contrattura: deformit ad artiglio dellalluce.
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Estensore
lungo
dellalluce
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Lombricali ed interossei
Interossei plantari
Esten.
lungo
d. dita
Flessore
lungo
delle dita
Interossei dorsali
Lombricale
Lombricali
LOMBRICALI (QUATTRO)
Origine:
Primo: lato mediale del primo tendine del flessore lungo
delle dita.
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Lombricali ed interossei
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Fissazione: lesaminatore stabilizza la regione mediotarsica e mantiene il piede e la caviglia in posizione neutra.
Debolezza: quando questi muscoli sono deboli e il flessore lungo delle dita attivo, le articolazioni metatarsofalangee si iperestendono. Le articolazioni distali si flettono determinando una posizione a martello delle quattro dita laterali del piede. Diminuisce il sostegno muscolare dellarco trasversale.
Piede equino-valgo: flessione plantare dellarticolazione della caviglia ed eversione del piede.
Piede equino-varo: flessione plantare della caviglia ed
inversione del piede (piede torto).
Piede calcaneare: caviglia in flessione dorsale.
Piede calcaneo-varo: dorsiflessione della caviglia ed
inversione del piede.
Piede calcaneo-valgo: dorsiflessione della caviglia ed
eversione del piede.
Piede cavo: dorsiflessione della caviglia e flessione
plantare dellavampiede con conseguente innalzamento dellarco longitudinale. Cambiando la posizione del calcagno, la prominenza posteriore del tallone tende ad annullarsi ed il peso del corpo, che
grava sul calcagno, si sposta posteriormente.
Nota: Lesame della forza dei lombricali importante nei casi di dita a martello e di stiramento dellarco
metatarsale.
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Flessore
breve
delle dita
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Flessore
lungo
delle dita
Flessore
lungo
dellalluce
Origine del capo mediale: superficie mediale del calcagno e margine mediale del legamento plantare
lungo.
Origine del capo laterale: margine laterale della superficie plantare del calcagno e margine laterale del legamento plantare lungo.
Inserzione: margine laterale e superfici plantare e dorsale del tendine del flessore lungo delle dita.
Azione: modifica la linea di trazione dei tendini del flessore lungo delle dita e aiuta la flessione del secondo,
terzo, quarto e quinto dito.
Innervazione: nervo tibiale, S1, S2.
Nota: Non illustrato alcun test.
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Estensore
lungo
delle dita
Peroneo
terzo
Est. lungo
delle dita
Estensore breve
dellalluce
PERONEO TERZO
Origine: terzo distale della superficie anteriore del perone, membrana interossea e setto intermuscolare adiacente.
ESTENSORE LUNGO DELLE DITA
Origine: condilo laterale della tibia, tre quarti prossimali della faccia anteriore della diafisi del perone, parte
prossimale della membrana interossea, setti intermuscolari adiacenti e fascia profonda.
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407
PERONEO TERZO
Fissazione: lesaminatore stabilizza il piede mantenendolo in una posizione di leggera flessione plantare.
Nota: In questo test il peroneo terzo assistito dallestensore lungo delle dita, di cui fa parte.
Debolezza: diminuisce la capacit di portare in eversione il piede e di dorsiflettere larticolazione della caviglia.
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T ibiale anteriore
I metatarso
Cuneiforme
mediale
TIBIALE ANTERIORE
Origine: condilo laterale e met prossimale della superficie laterale della tibia, membrana interossea, fascia
profonda e setto intermuscolare laterale.
Inserzione: superficie mediale e plantare dellosso
cuneiforme mediale, base del primo osso metatarsale.
Azione: dorsiflette larticolazione della caviglia ed assiste linversione del piede.
Innervazione: nervo peroneo profondo, L4, L5, S1.
Paziente: supino o seduto (con il ginocchio in flessione
qualora il gastrocnemio presenti una qualche tensione).
Fissazione: lesaminatore sostiene la gamba proprio
sopra larticolazione della caviglia.
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T ibiale posteriore
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Scafoide Cuneiformi
Cuboide
TIBIALE POSTERIORE
Origine: gran parte della membrana interossea, porzione laterale della superficie posteriore della tibia, due
terzi prossimali della superficie mediale del perone, setti
intermuscolari adiacenti e fascia profonda.
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Peroneo lungo
Peroneo breve
Peroneo lungo
PERONEO LUNGO
PERONEO BREVE
Inserzione: tuberosit alla base del quinto osso metatarsale, faccia laterale.
Azione: eversione del piede ed assistenza nella flessione plantare della caviglia.
Innervazione: nervo peroneo superficiale, L4, L5, S1.
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11:31
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Soleo
SOLEO
Origine: superfici posteriori della testa del perone e
terzo prossimale della diafisi peroneale, linea del soleo
e terzo medio del margine mediale della tibia, ed arco
tendineo tra questultima e il perone.
Inserzione: con il tendine del gastrocnemio sulla superficie posteriore del calcagno.
Azione: flessione plantare dellarticolazione della caviglia.
Innervazione: nervo tibiale, L5, S1, S2.
Paziente: prono con il ginocchio flesso ad almeno 90.
Fissazione: lesaminatore sostiene la gamba afferrandola vicino alla caviglia.
Test: flessione plantare della caviglia senza inversione o
eversione del piede.
Pressione: contro il calcagno (come illustrato), tirando il
calcagno in direzione caudale (cio nella direzione della
dorsiflessione della caviglia). Quando la debolezza marcata, il paziente pu non essere in grado di sostenere la
pressione esercitata sul tallone. Quando la debolezza non
marcata, occorre una maggiore azione di leva, che si
ottiene applicando la pressione simultaneamente anche
contro la pianta del piede (vedi pag. 411).
Nota: Linversione del piede indica che si prodotta
una sostituzione da parte del tibiale posteriore e dei
flessori delle dita. Leversione indica una sostituzione
da parte dei peronei. Lestensione del ginocchio indica il tentativo di assistere il gastrocnemio, cio il
gastrocnemio in difficolt quando il ginocchio
flesso a 90 o pi e, per rafforzarne lazione, il
paziente tenter di distendere il ginocchio.
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Gatrocnemio e plantare
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Plantare
Gastrocnemio
GASTROCNEMIO
Origine del capo mediale: parte prossimale e posteriore del condilo mediale e parte adiacente del femore, capsula dellarticolazione del ginocchio.
Origine del capo laterale: condilo laterale e superficie
posteriore del femore, capsula dellarticolazione del
ginocchio.
Inserzione: parte media della superficie posteriore del
calcagno.
PLANTARE
Origine: parte distale della linea sovracondiloidea laterale del femore e parte adiacente della relativa superficie poplitea, legamento popliteo obliquo dellarticolazione del ginocchio.
Soleo
Gastrocnemio
Plantare
}
}
Flessore lungo
dellalluce
Flessore lungo
delle dita
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Popliteo
Posizione iniziale, gamba sinistra
Veduta laterale
Veduta posteriore
POPLITEO
Debolezza: pu tradursi nelliperestensione del ginocchio e nella rotazione laterale della gamba sulla coscia.
Generalmente la debolezza del popliteo si riscontra nei
casi di squilibrio tra i muscoli hamstring laterali e
mediali in cui questi ultimi sono deboli e i primi sono
invece forti.
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Hamstring e gracile
Debolezza: una debolezza lieve dei muscoli hamstring
mediali o laterali si nota, in primo luogo, nellincapacit del soggetto di mantenere la rotazione quando gli
venga chiesto di conservare la posizione di prova. La
debolezza degli hamstring sia mediali che laterali permette liperestensione del ginocchio. Quando tale
debolezza bilaterale, il bacino pu inclinarsi anteriormente e la colonna lombare assumere una posizione di
lordosi. Se la debolezza monolaterale, si pu produrre una rotazione pelvica. La debolezza dei muscoli
hamstring laterali determina una tendenza alla perdita
della stabilit laterale del ginocchio, il che consente
una spinta in direzione di varismo della gamba nella
stazione eretta. La debolezza della componente mediale degli hamstring riduce la stabilit mediale dellarticolazione del ginocchio e consente una posizione di
valgismo del ginocchio con una tendenza alla rotazione laterale della gamba sul femore.
Contrattura: la contrattura delle componenti mediale e
laterale degli hamstring si traduce in una posizione di
flessione del ginocchio e, se la contrattura molto forte,
sar accompagnata dallinclinazione posteriore del bacino e dallappiattimento della colonna lombare.
Brevit: limitazione dellestensione del ginocchio ad
anca flessa o limitazione della flessione dellanca a
ginocchio disteso. La brevit degli hamstring non causa
uninclinazione posteriore del bacino, ma uninclinazione posteriore del bacino e un appiattimento della colonna lombare sono spesso osservati in soggetti che hanno
brevit degli hamstring.
La figura qui sopra mostra lazione del gracile come flessore del ginocchio. Il muscolo
entra in azione con lassunzione della posizione del test e
con lapplicazione della pressione, come utilizzate per gli
hamstring mediali. Il gracile
ha origine dallosso pubico,
mentre gli hamstring mediali
originano dallischio.
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Semitendinoso
Semimembranoso
SEMITENDINOSO
SEMIMEMBRANOSO
Azione: flette e ruota medialmente larticolazione del ginocchio. Estende ed assiste la rotazione mediale dellanca.
Paziente: prono.
Fissazione: lesaminatore dovrebbe mantenere abbassata la coscia fermamente sul piano. (Per evitare di coprire il ventre muscolare degli hamstring mediali, la fissazione non illustrata).
Pressione: contro la gamba prossimalmente alla caviglia in direzione dellestensione del ginocchio. La pressione non va esercitata contro le componenti rotatorie.
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Legamento
sacrotuberoso
Capo breve
BICIPITE FEMORALE
Origine del capo lungo: parte distale del legamento
sacrotuberoso e parte posteriore della tuberosit ischiatica.
Origine del capo breve: labbro laterale della linea
aspra, due terzi prossimali della linea sovracondiloidea
e setto intermuscolare laterale.
Inserzione: area laterale della testa del perone, condilo
laterale della tibia, fascia profonda sulla faccia laterale
della gamba.
Capo lungo
Azione: il capo lungo e il capo breve del bicipite femorale flettono e ruotano lateralmente larticolazione del
ginocchio. Inoltre, il capo lungo estende ed assiste la
rotazione laterale dellanca.
Innervazione del capo lungo: nervo sciatico (ramo
tibiale), L5, S1, S2, S3.
Innervazione del capo breve: nervo sciatico (ramo
peroneale), L5, S1, S2.
Paziente: prono.
Fissazione: lesaminatore dovrebbe mantenere saldamente la gamba abbassata sul piano. (La manovra non
illustrata per evitare di coprire i muscoli).
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Quadricipite femorale
Tendine sezionato
del retto femorale
Retto femorale
Vasto laterale
Vasto mediale
Vasto interm.
Tendine sezionato
del retto femorale
QUADRICIPITE FEMORALE
Larticularis genus un piccolo muscolo che pu essere confuso con il vasto intermedio, ma in genere da
esso distinto. (Nel disegno non illustrato).
Origine: superficie anteriore della parte distale della
diafisi del femore.
Inserzione: parte prossimale della membrana sinoviale
dellarticolazione del ginocchio.
Azione: tira in direzione prossimale la capsula articolare.
Innervazione: ramo del nervo per il vasto intermedio.
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Quadricipite femorale
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Flessori dellanca
Paziente: seduto con il tronco eretto e le ginocchia piegate su un lato del lettino, mentre con le mani ne afferra il bordo per evitare di inclinarsi allindietro, ottenendo lassistenza dei flessori dellanca biarticolari.
Fissazione: il peso del tronco pu essere sufficiente a
fissare il paziente durante il test, ma aggrapparsi al lettino conferisce unulteriore stabilit. Se il tronco debole, il paziente dovrebbe assumere durante il test una
posizione supina.
Test per i flessori dellanca come gruppo (Figura A):
flessione dellanca a ginocchia piegate, sollevando la
coscia di alcuni centimetri dal tavolo.
Pressione: contro la faccia anteriore della coscia nella
direzione dellestensione.
Test per lileopsoas (Figura B): flessione completa
dellanca con il ginocchio piegato. Questo test sottolinea
lazione dellileopsoas ad una articolazione richiedendo
il completamento dellintera escursione articolare. Il
grado viene assegnato in base alla capacit di trattenere
la posizione una volta completata. Se presente debolezza dellileopsoas, la posizione di flessione completa
non pu essere mantenuta contro resistenza, ma quando
la coscia scende tornando alla posizione descritta nel
test per il gruppo dei flessori dellanca, il grado di forza
pu risultare nella norma. Questo test utilizzato per
ottenere la conferma dei risultati del test in posizione
supina descritto nella pagina accanto.
Pressione: una mano contro la faccia anteriore della spalla
fornisce una contropressione, mentre laltra preme contro la
coscia nella direzione dellestensione dellanca.
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11:32
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Iliaco
Grande psoas
Piccolo
psoas
GRANDE PSOAS
Origine: superfici ventrali dei processi trasversi di tutte
le vertebre lombari, lati dei corpi e relativi dischi intersomatici dellultima vertebra toracica e di tutte le vertebre lombari, e archi membranosi che si estendono sopra
i lati dei corpi delle vertebre lombari.
PICCOLO PSOAS
ILEOPSOAS
Il piccolo psoas non un muscolo dellarto inferiore in quanto non attraversa larticolazione dellanca. relativamente
trascurabile e presente solo nel 40% circa della popolazione.
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Sartorio
Paziente: supino.
SARTORIO
Azione: flette, ruota lateralmente e abduce larticolazione dellanca. Flette ed assiste la rotazione mediale dellarticolazione del ginocchio.
Innervazione: nervo femorale, L2, L3, (L4).
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Paziente: supino.
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Adduttori dellanca
Adduttore lungo
Semitendinoso
Sartorio
Gracile
Pettineo
Adduttore lungo
Adduttore
breve
Adduttore lungo
Grande adduttore
Pettineo
Gracile
Adduttore breve
Grande adduttore
ADDUTTORE BREVE
Origine: superficie esterna del ramo inferiore del pube.
PETTINEO
Origine: superficie del ramo superiore del pube, ventralmente al pecten (pettine), tra eminenza ileopettinea e
tubercolo pubico.
Inserzione: linea pettinea del femore.
Innervazione: nervi femorale e otturatorio, L2, L3, L4.
GRANDE ADDUTTORE
Origine: ramo inferiore del pube, ramo dellischio
(fibre anteriori) e tuberosit ischiatica (fibre posteriori).
Inserzione: medialmente alla tuberosit del gluteo,
parte mediana della linea aspra, linea sovracondiloidea
mediale e tubercolo degli adduttori del condilo mediale
del femore.
Innervazione: nervo otturatorio, L2, L3, L4, e nervo
sciatico, L4, L5, S1.
GRACILE
Origine: met inferiore della sinfisi pubica e margine
mediale del ramo inferiore dellosso pubico.
Inserzione: superficie mediale della diafisi tibiale,
distalmente al condilo, prossimalmente allinserzione del
semitendinoso e lateralmente allinserzione del sartorio.
Innervazione: nervo otturatorio, L2, L3, L4.
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Adduttori dellanca
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Asse meccanico
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I rotatori mediali dellanca sono rappresentati dal tensore della fascia lata, dal piccolo gluteo e dal gluteo medio
(fibre anteriori).
Contrattura: rotazione mediale dellanca con convergenza delle punte dei piedi verso il valgismo del ginocchio quando il paziente regge il peso del corpo.
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Piriforme
Gemello sup.
Otturatore
interno
Gemello inf.
Otturatore
interno
Quadrato
del femore
Otturatore
esterno
Piriforme
Otturatore
esterno
Veduta superiore
PIRIFORME
OTTURATORE ESTERNO
GEMELLO SUPERIORE
Origine: superficie esterna della spina ischiatica.
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Piccolo gluteo
PICCOLO GLUTEO
Origine: superficie esterna dellileo tra le linee glutee
anteriore e inferiore, e margine della grande incisura
ischiatica.
Inserzione: margine anteriore del grande trocantere del
femore e capsula articolare dellanca.
Azione: abduce, ruota medialmente e pu aiutare la
flessione dellarticolazione dellanca.
Innervazione: nervo gluteo superiore, L4, L5, S1.
Paziente: disteso su un fianco.
Fissazione: lesaminatore stabilizza il bacino (vedi
Nota).
Test: abduzione dellanca in posizione neutra, tra flessione ed estensione, e neutra anche per quanto riguarda
la rotazione.
Pressione: contro la gamba in direzione delladduzione
e in leggerissima estensione.
Debolezza: diminuisce la forza di rotazione mediale e
di abduzione dellarticolazione dellanca.
Contrattura e brevit: abduzione e rotazione mediale
della coscia. Nella stazione eretta, inclinazione pelvica
laterale (il lato pi basso quello in cui presente la
brevit del muscolo) e rotazione mediale del femore.
Nota: Negli esami relativi al piccolo gluteo e al gluteo medio o agli abduttori in quanto gruppo, la stabilizzazione del bacino necessaria, ma si presenta
spessso difficoltosa. Occorre una forte fissazione da
parte di parecchi muscoli del tronco ed anche lintervento di stabilizzazione da parte dellesaminatore. La
flessione dellanca e del ginocchio dellarto sottostante aiutano a stabilizzare il bacino, prevenendone
linclinazione anteriore o posteriore. Lesaminatore
cerca di fissare con la mano il bacino per prevenirne
la tendenza a rotolare in avanti o allindietro, ad
inclinarsi anteriormente o posteriormente, e, se possibile, per impedirne qualsiasi sollevamento o caduta
laterale. Ognuno di questi sei spostamenti della posizione del bacino pu essere causato principalmente
dalla debolezza del tronco o pu indicare un tentativo
di sostituire i muscoli anteriori o posteriori dellarticolazione dellanca o gli addominali laterali nel
movimento di abduzione della gamba. Quando i
muscoli del tronco sono forti, non molto difficile
mantenere una buona fissazione del bacino, ma se
sono deboli, lesaminatore pu aver bisogno dellassistenza di una seconda persona per fissare il bacino.
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Pagina 431
Gluteo medio
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Aponeurosi glutea
GLUTEO MEDIO
Origine: superficie esterna dellileo, tra la cresta iliaca
e la linea glutea posteriore dorsalmente e la linea glutea
anteriore ventralmente, e aponeurosi glutea.
Inserzione: cresta obliqua sulla superficie laterale del
grande trocantere del femore.
Azione: abduce larticolazione dellanca. Le fibre anteriori ruotano medialmente e possono assistere la flessione dellarticolazione dellanca; le fibre posteriori la ruotano lateralmente e possono assisterne lestensione.
Quando la rotazione esterna dellarticolazione dellanca limitata, impedire al bacino di ruotare allindietro, in
modo che non si produca unapparente rotazione esterna.
Con la rotazione allindietro del bacino, il tensore della
fascia lata ed il piccolo gluteo partecipano attivamente
allabduzione. Bench la pressione sia esercitata correttamente nella direzione giusta e contro il gluteo medio, la
specificit del test si riduce sensibilmente. La debolezza del
gluteo medio pu essere immediatamente evidenziata dallincapacit dellindividuo di conservare la posizione del
test in modo preciso, dalla tendenza del muscolo a sviluppare crampi o dal tentativo di ruotare il bacino allindietro
al fine di sostituire il muscolo in questione con il tensore
della fascia lata e con il piccolo gluteo.
Pressione: contro la gamba, vicino alla caviglia, in direzione delladduzione e di una leggera flessione; la pressione non va esercitata contro la componente di rotazione. La pressione applicata sulla gamba ha lo scopo di
ottenere una leva pi lunga. Per determinare la forza
normale, occorre unenergica pressione, che lesaminatore pu ottenere con lulteriore vantaggio di una lunga
leva. Il rischio di danneggiare larticolazione laterale del
ginocchio relativamente basso, in quanto essa rinforzata dalla robusta bandelletta ileotibiale (vedi pag. 423).
Debolezza: vedi le due pagine seguenti relative alla
debolezza del gluteo medio e degli abduttori.
Contrattura e brevit: deformit in abduzione che,
nella stazione eretta, si pu osservare come uninclinazione pelvica laterale (il bacino abbassato dal lato
della tensione), insieme a una certa abduzione dellarto.
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Su un tavolo o un lettino stabile, il soggetto solleva in abduzione la gamba sana fino a completarne il
range di movimento. Questa posizione bloccher ogni
tentativo di sollevare il bacino dalla parte del lato
affetto, prevenendo cos la sostituzione. Il movimento
di abduzione della coscia richieder un vero e proprio
movimento dellarticolazione dellanca e non solo uno
spostamento laterale dellarto. possibile utilizzare
qualsiasi forma di assistenza ritenuta adeguata, sia
manuale che con lausilio di attrezzature o misure
adattabili, come uno schettino o una tavola levigata o
cosparsa di borotalco.
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Pagina 433
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Grande gluteo
Leg. Sacro
sacrotuberoso
Bandelletta ileotibiale
GRANDE GLUTEO
Origine: linea glutea posteriore dellileo e porzione dellosso superiormente e posteriormente ad essa, superficie posteriore della parte inferiore del sacro, lato del
coccige, aponeurosi dellestensore della colonna, legamento sacrotuberoso e aponeurosi glutea.
Inserzione: porzione prossimale maggiore e fibre
superficiali della porzione distale del muscolo nella bandelletta ileotibiale della fascia lata. Fibre profonde della
porzione distale sulla tuberosit glutea del femore.
Azione: estende e ruota lateralmente larticolazione dellanca. Le fibre inferiori assistono ladduzione dellanca. Le fibre superiori ne assistono labduzione.
Attraverso la sua inserzione sulla bandelletta ileotibiale,
aiuta a fissare il ginocchio in estensione.
Innervazione: nervo gluteo inferiore, L5, S1, S2.
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Grande
gluteo
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Tensore
della
fascia lata
Bandelletta
ileotibiale
TEST MODIFICATO
Quando i muscoli estensori del dorso sono deboli o i
muscoli flessori danca sono tesi, spesso necessario
modificare il test per il grande gluteo. La figura qui
sopra mostra il test modificato.
Paziente: prono con il tronco appoggiato al piano mentre le gambe rimangono fuori dallestremit del tavolo.
Fissazione: generalmente il paziente ha bisogno di
aggrapparsi al tavolo quando si esercita la pressione.
Test: estensione dellanca, con il ginocchio flesso passivamente dallesaminatore, come illustrato, o con il
ginocchio disteso, che consente lassistenza dei muscoli
hamstring.
Pressione: questo test presenta un problema piuttosto
complesso per quanto riguarda lapplicazione della
pressione. Se il grande gluteo deve essere isolato il pi
possibile dagli hamstring, occorre che il ginocchio sia
mantenuto flesso dallesaminatore; in caso contrario, gli
hamstring agirebbero inevitabilmente per mantenere la
flessione del ginocchio contro gravit. Cercando di
mantenere in modo passivo la flessione del ginocchio ed
esercitando la pressione sulla coscia, diviene difficoltosa lesecuzione di un test accurato.
Quando questo test viene impiegato in caso di marcata tensione dei flessori dellanca, pu risultare impossibile flettere il ginocchio perch ci comporterebbe un
aumento della tensione del retto femorale sopra larticolazione dellanca.
Lampia fascia profonda che ricopre la regione glutea e la coscia come un manicotto denominata fascia
lata. inserita prossimalmente sul bordo esterno della
cresta iliaca, sul sacro e sul coccige, sul legamento
sacrotuberoso, sulla tuberosit ischiatica, sui rami
ischiopubici e sul legamento inguinale. Distalmente la
fascia lata connessa alla rotula, ai condili della tibia e
alla testa del perone. Sulla faccia mediale della coscia,
la fascia sottile, mentre su quella laterale molto spessa, specialmente nel tratto compreso tra il tubercolo
della cresta iliaca e il condilo laterale della tibia, definito bandelletta ileotibiale. Raggiungendo i margini del
tensore della fascia lata e del grande gluteo, la fascia lata
si divide e copre la faccia superficiale e profonda dei
suddetti muscoli. Inoltre, sia il tensore che i tre quarti
del grande gluteo si inseriscono sulla bandelletta ileotibiale; in tal modo la porzione distale della fascia funge
da tendine congiunto dei suddetti muscoli. Questa configurazione strutturale consente a entrambi i muscoli di
influenzare la stabilit dellarticolazione del ginocchio
in estensione.
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La cosiddetta lunghezza reale delle gambe una misurazione della lunghezza dalla spina iliaca antero-superiore al malleolo mediale. Ovviamente, questo tipo di misurazione non accerta in modo preciso la lunghezza delle
gambe perch i punti da cui effettuare le misurazioni
vanno da un repere sul bacino fino ad uno sulla gamba.
Dato che impossibile palpare un punto sul femore sotto
la spina antero-superiore, necessario impiegare il repere sul bacino. Occorre quindi stabilire lallineamento del
bacino in rapporto al tronco e alle gambe prima di effettuare delle misurazioni al fine di garantire che vi sia lo
stesso rapporto di entrambi gli arti rispetto al bacino. La
rotazione pelvica o inclinazione laterale alterer il rapporto tra il bacino e gli arti determinando una notevole differenza nelle misurazioni. Per ottenere il massimo livello di
precisione, il paziente disteso in posizione supina sul
lettino, con il tronco, il bacino e le gambe in diretto allineamento e con le gambe unite. La distanza dalla spina
antero-superiore allombelico misurata sia a destra che
a sinistra per escludere linclinazione pelvica laterale o la
rotazione. In caso di differenze nelle misurazioni, il bacino viene messo in orizzontale e ogni rotazione viene corretta, per quanto possibile, prima di misurare la lunghezza della gamba.
Per lunghezza apparente della gamba si intende la
distanza dallombelico al malleolo mediale. Questo tipo
di misurazione pi spesso causa di confusione che un
aiuto nella determinazione delle differenze di lunghezza
allo scopo di applicare un rialzo per correggere linclinazione pelvica. La confusione sorge perch il quadro
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Pur non sussistendo una differenza effettiva nella lunghezza delle gambe, una di esse sembra pi lunga sul
lato alto quando il bacino inclinato lateralmente. Nella
fotografia qui sotto, questo effetto apparente dovuto
allo spostamento laterale del bacino (i piedi sono fissati
al pavimento).
Se si sviluppa una tensione a carico del tensore della
fascia lata e della bandelletta ileotibiale di un arto, il
bacino si incliner in basso proprio su quel lato. In caso
di debolezza del gluteo medio di un lato, il bacino si elever, apparendo pi alto, sul lato dove presente la
debolezza.
Labitudine di stare in piedi scaricando il peso principalmente su una sola gamba e oscillando lateralmente
il bacino indebolisce gli abduttori, e in particolare il gluteo medio su quel lato. Se la tensione del tensore della
fascia lata e la debolezza del gluteo medio sullaltro
sono lievi, il trattamento pu essere semplicemente rappresentato dal far perdere al soggetto la suddetta abitudine e di insegnargli a distribuire il peso equamente
sulle due gambe nella stazione eretta. Se lo squilibrio
pi marcato, il trattamento pu comportare lallungamento del tensore della fascia lata e della bandelletta
ileotibiale, e lutilizzo di un rialzo del tacco sul lato
basso. Limpiego di questultimo contribuir ad allungare il tensore teso e ad alleviare la tensione a carico del
gluteo medio controlaterale (per ulteriori dettagli, vedi
pag. 396).
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Il massaggio e lo stretching possono aiutare a correggere lallineamento scorretto delle dita negli stadi iniziali, e si possono
ottenere benefici dalluso di una barra metatarsale. Una barra
metatarsale interna pu essere pi efficace di una esterna, ma
questultima pu essere pi comoda (vedi Fig., pag. 453).
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PIEDE VARO
Questa posizione dei piedi, come quella dei piedi rivolti allesterno, pu essere collegata alla presenza di difetti a vari livelli. Il termine piede varo pu essere considerato sinonimo di piede rivolto allinterno.
Se le gambe sono ruotate verso linterno allaltezza
dellanca, le rotule sono rivolte allinterno, come la punta
dei piedi, e vi generalmente anche una pronazione del
piede stesso. Quando questa posizione collegata alla torsione mediale della tibia, le rotule sono rivolte in avanti e
la punta dei piedi rivolta verso linterno. Se il problema
risiede nel piede stesso, le anche e le ginocchia possono
avere un buon allineamento, ma si ha varismo, cio adduzione, dellavampiede (vedi foto qui sotto).
In genere, nei bambini non si osserva tensione
muscolare. Tuttavia, non raro riscontrare che il tensore della fascia lata (un rotatore interno) teso nei bambini che mostrano una rotazione mediale dellanca. Uno
stretching del tensore pu essere indicato, ma va eseguito con attenzione.
I bambini che sviluppano questa rotazione mediale a
partire dallanca, spesso siedono inginocchiati o nella
posizione del sarto inversa o a W (a gambe semipiegate e divaricate) (vedi fotografia, pag. 446).
Incoraggiando il bambino a sedere a gambe incrociate si
tende a compensare gli effetti dellaltra posizione.
La correzione della calzatura, nei casi in cui i piedi
sono rivolti allindentro e vi anche rotazione interna
dellarto, rappresentata da un piccolo cerotto adesivo
semicircolare applicato sul lato esterno della pianta,
approssimativamente alla base del quinto osso metatarsale (vedi Fig. C, pag. 443). Per tracciare larea su cui va
applicato il cerotto, si rovescia la scarpa piegandola
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TWISTER
Questo dispositivo di controllo elastico della rotazione
della gamba stato concepito per esercitare una forza di
controrotazione sulle gambe e sui piedi per la correzione
di uneccessiva rotazione esterna o interna. unortesi
raccomandata per bambini affetti da problemi di rotazione di grado lieve o moderato, e si combina spesso ad altre
forme di trattamento, come luso di calzature correttive o
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di tutori per la caviglia. La semplice procedura di allacciare i ganci delle scarpe, di assicurare la fascia pelvica
con le sue chiusure in Velcro, di sistemare le cinghie elastiche come mostrato nella Figura sopra e di regolare la
tensione delle cinghie secondo la posizione desiderata
produce un efficace controllo della rotazione, che solitamente richiede solo un breve periodo di adattamento da
parte del paziente. (Per gentile concessione di C.D.
Denison Orthopaedic Appliance Corp.)14.
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CALZATURE
La protezione e il sostegno fornito dalle calzature sono
fattori importanti per lallineamento posturale nella stazione eretta. Vari elementi predispongono a un allineamento scorretto e a una contrattura del piede, creando la
necessit di un sostegno adeguato da parte della calzatura. Lambiente in cui ci muoviamo (pavimenti e marciapiedi duri e piani), luso di tacchi che diminuiscono la
stabilit del piede e periodi prolungati di tempo trascorsi in piedi (come richiesto da tante attivit professionali) sono alcuni dei fattori che contribuiscono allinsorgenza di disturbi a carico dei piedi.
Vi un certo numero di elementi connessi alla misura, alla forma e alla manifattura della scarpa da tenere in
considerazione.
Lunghezza. La lunghezza complessiva dovrebbe consentire il comfort e una funzionalit normale.
Lunghezza dal tallone allavampiede: i piedi variano nella
lunghezza dellarco e delle dita; alcuni hanno un arco pi
lungo e dita pi brevi, altri un arco pi breve e dita pi lunghe. Non c un tipo di scarpa che sia adatto a tutti gli individui, ma ognuno deve trovare la scarpa che si adatti alla
lunghezza dellarco e alla lunghezza complessiva.
Larghezza. Una scarpa troppo stretta provoca crampi al
piede; una scarpa troppo larga non fornisce un sostegno
adeguato o pu causare la formazione di vescicole da
sfregamento contro il piede.
Larghezza dellinvaso calcaneare: la scarpa dovrebbe
adattarsi in modo confortevole al calcagno. Spesso difficile trovare una scarpa con un invaso calcaneare abbastanza stretto in proporzione al resto della calzatura.
Larghezza del fiosso: il fiosso la parte stretta della
suola sotto il collo della scarpa. Non dovrebbe essere
troppo largo, ma permettere al contorno della tomaia di
essere modellato sul profilo dellarco del piede. Se il
fiosso troppo largo, larco del piede non riceve il sostegno dato dal contrafforte.
Larghezza della punta: deve consentire una buona posizione delle dita e consentire la loro azione durante la
deambulazione. Il rinforzo di cuoio tra la fodera e la
mascherina contribuisce a creare spazio per questa parte
del piede e allontana dalle dita la pressione della scarpa.
Forma della scarpa. Un piede sano dovrebbe essere in
grado di posizionarsi normalmente in una scarpa adeguata. da scartare qualsiasi distorsione della forma che
tenda ad alterare il buon allineamento del piede. piuttosto comune che le scarpe siano troppo svasate allinterno.
Quanto appena detto si basa sullipotesi che lo stress sul-
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cuneo interno viene applicato in modo che la parte spessa sia sul lato interno del tacco e che serva ad inclinare
leggermente la scarpa verso lesterno. Nel cuneo esterno la parte piu spessa sul lato esterno del tacco e tende
ad inclinare la scarpa verso linterno.
Uno spessore applicato alla suola (modellato
tagliando la suola in due nel senso della lunghezza) pu
essere sistemato con la parte pi spessa allinterno o
allesterno.
Il tacco di Thomas un rialzo posto sul lato interno
al fine di sostenere larco longitudinale mediale. Il tacco
di Thomas inverso posto sul lato esterno per la correzione di un piede supinato.
Un sostegno dellarco longitudinale posto allinterno
della scarpa sotto larco longitudinale mediale del piede;
spesso fatto di gomma dura o di cuoio. In molti casi, per,
necessario usare un supporto pi rigido: sono mezzi correttivi da costruire su misura per ogni individuo. I supporti
rigidi o semirigidi vengono prodotti a partire da un calco di
sospensione neutra, studiata per mantenere larticolazione
sottoastragalica in posizione neutra e bloccare nel contempo quella mediotarsica.
Il cuscinetto metatarsale un cuscinetto solido di
gomma, essenzialmente di forma triangolare, che si pone in
prossimit delle teste metatarsali e che agisce in modo da
ridurre liperestensione delle articolazioni metatarso-falangee del secondo, terzo e quarto dito. Per indicare la posizione del sostegno in rapporto al piede e in rapporto alla
scarpa, un cuscinetto metatarsale stato inserito in una
scarpa ed stata eseguita una radiografia del piede dentro
la calzatura (vedi fotografia qui sotto).
La barra metatarsale una striscia di cuoio che si
estende attraverso la suola della scarpa e che agisce sollevando i metatarsi prossimalmente alle teste, come fa il
cuscinetto, ma pi rigida e influenza la posizione di
tutte le dita e non solo del secondo, terzo e quarto (vedi
D nella Fig. a pag. 443).
Un contrafforte lungo un rinforzo lungo che si
aggiunge sul lato interno o esterno della scarpa.
Non ci si pu aspettare che i muscoli del piede compensino o correggano una condizione in cui sono presenti un allineamento osseo alterato e un rilassamento
dei legamenti. I muscoli forti aiuteranno a mantenere un
buon allineamento, ma per correggere tale allineamento
sono necessari dei sostegni che dovrebbero alleviare la
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N. peroneo comune
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Bicipite
femorale
Peroneo lungo
N. peroneo
superficiale
N. peroneo
profondo
Tibiale
anteriore
Estensore
lungo delle
dita
Estensore
lungo
dellalluce
mantenere le gambe in abduzione, anche il piede andrebbe sostenuto per evitare che scenda in inversione. La
mancata identificazione della causa periferica dellirritazione del nervo peroneo ha spesso condotto a spiegazioni
piuttosto incomprensibili del problema in questione.
La contrattura del tensore della fascia lata e della
bandelletta ileotibiale pu essere bilaterale o unilaterale,
ma la seconda evenienza pi frequente quando la contrattura marcata. Attivit quali il pattinaggio, lo sci o
lequitazione possono contribuire allinstaurarsi di una
contrattura bilaterale.
Indicazioni per il trattamento dei sintomi acuti
Si pu procedere allapplicazione di calore sulla superficie laterale della coscia mentre il paziente in una posizione che allenta la tensione. Ci si realizza abducendo la
gamba in posizione supina o di decubito laterale. Per
sostenere la gamba in abduzione a paziente in decubito
laterale, si pongono dei cuscini duri tra le cosce e la parte
inferiore delle gambe, assicurandosi che anche il piede
riceva un sostegno adeguato. Un cuscino dietro la schiena o contro laddome aiuta ad equilibrare il paziente in
questa posizione. Appena il paziente in grado di sopportarlo, il che pu accadere durante il primo trattamento o 2
o 3 giorni pi tardi, si pu passare al massaggio, che
dovrebbe essere deciso, ma non profondo. Spesso un contatto superficiale pu essere pi irritante di una pressione
decisa, ma delicata. Il massaggio verso il basso pu rivelarsi pi efficace del consueto movimento verso lalto e i
pazienti descrivono spesso la loro sensazione come un
dolore piacevole. Sono consapevoli della sensazione di
rigidit, che esprimono dicendo di desiderare di riuscire
a rilassare il muscolo oppure che vorrebbero che qualcuno lo allungasse. I pazienti dovrebbero evitare lesposizione al freddo o a correnti daria che, anche se minima,
causa spesso un aumento del dolore.
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Il nastro adesivo, la cui larghezza deve essere preferibilmente di 3,5-4 cm, viene tagliato in diverse strisce, da applicare dalla zona della spina iliaca antero-superiore fino alla
parte al di sotto dellarticolazione laterale del ginocchio.
Il soggetto si toglie la scarpa dal lato interessato, o
nel caso le tolga entrambe, rialza il lato non affetto di
circa 1,5 cm. Sta in piedi con i piedi divaricati per abdurre di un certo grado la gamba interessata. Di solito il
nastro non riesce a mantenere lo stesso grado di abduzione in quanto vi sempre un cedimento.
molto importante che si verifichi la tolleranza della
cute del soggetto al nastro adesivo, specie se lo usa
quando fa caldo. Ogni volta che si applica il nastro, si
impiega la tintura di benzoino per rimuoverlo.
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Il nastro viene diretto dallarea antero-laterale del bacino a quella postero-laterale del ginocchio in modo che
la flessione dellanca e del ginocchio non sia limitata
quando il soggetto seduto.
IMPRESSIONE
La sede della lesione sembrava localizzata in corrispondenza del tensore della fascia lata, mentre il dolore era
localizzato sulla faccia laterale del ginocchio attraverso
la fascia lata (il muscolo in preda a spasmo metteva in
tensione la bandelletta ileotibiale ogni volta che lanca
veniva estesa).
Dopo la visita la paziente era stata sottoposta ad
applicazione di calore umido e a massaggio (con movimenti diretti verso il basso) per il tensore della fascia
lata. Aveva avvertito una notevole attenuazione della
sensazione dolorosa in posizione distesa, ma nessun
cambiamento nella stazione eretta.
Era stato applicato del nastro adesivo sulla superficie
antero-laterale della coscia sinistra dalla cresta iliaca fin
sotto il ginocchio (in modo da non disturbare la flessione dellanca o del ginocchio). La paziente aveva ottenuto un buon miglioramento dei sintomi dopo la suddetta
operazione (era stato usato un nastro non allergenico).
Due giorni dopo (ed ancora 6 giorni pi tardi), il
nastro era stato controllato per assicurarsi che non vi
fossero irritazioni e per rinforzarlo ulteriormente.
A 3 giorni di distanza non si era riscontrata alcuna
irritazione e si era provveduto ad applicare un nuovo
nastro, che la paziente aveva rimosso dopo 6 giorni da
questa visita; la paziente camminava senza laiuto di un
bastone.
Dopo circa 5 settimane dalla rimozione, un appunto
inviatoci dal suo medico ci assicurava che lesame della
gamba era negativo e che non cera alcun sintomo residuo. Il medico riteneva di poterla dimettere e la paziente era in grado di riprendere lattivit normale.
La procedura di applicazione del nastro adesivo era
stata la stessa di quella illustrata nelle fotografie qui
sopra.
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Piccolo gluteo
Gluteo medio
Nervo sciatico
Grande gluteo
Piriforme
Gemello sup.
Otturatore int.
Gemello inf.
Semimembranoso
Addut. breve
Grande addut.
Semitendinoso
Bicipite
Quadrato
del femore
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SCIATICA
Per sciatica, o sciatalgia, si intende un tipo di dolore
nevritico lungo il percorso del nervo sciatico, dolore che
si estende posteriormente lungo la coscia e la regione
inferiore della gamba fino alla pianta del piede e lungo
la faccia laterale della parte inferiore della gamba sino al
dorso del piede.
La sciatica pu manifestarsi associata a varie infezioni o a processi infiammatori o ad un qualche fattore
meccanico di compressione o tensione.
I sintomi possono avere origine da una lesione di una
o pi radici nervose che si uniscono in seguito, attraverso un plesso, formando il nervo sciatico. La protrusione
di un disco intervertebrale un esempio di irritazione
meccanica presente ad un livello in cui le radici nervose
emergono dal canale rachideo. Il dolore tende a distribuirsi dallorigine della radice fino alle ultime teminazioni nervose, con il risultato di apparire alquanto diffuso.
Una lesione di livello L5, per esempio, pu determinare
sintomi non solo lungo il decorso del nervo sciatico, ma
anche dolore sulla regione posteriore e laterale della
coscia, innervata dai nervi glutei inferiore e superiore.
I sintomi della sciatica possono essere dovuti a unirritazione in un punto qualsiasi del percorso del plesso
sacrale, del tronco del nervo sciatico o delle sue ramificazioni periferiche. La sciatica pu essere un dolore
riflesso per lirritazione delle terminazioni nervose periferiche. A meno che non sia talmente grave da instaurare un meccanismo riflesso, una lesione lungo il decorso
del nervo o delle sue ramificazioni pu essere spesso
distinta da una lesione della radice grazie alla localizzazione del dolore rispetto alla sua distribuzione al di sotto
del livello della lesione.
A parte la radice, sono due le sedi di possibili lesioni frequentemente accertate e che sono alla base del
dolore sciatico: la regione sacroiliaca, in cui emergono
(attraverso il forame sacrale) i nervi vertebrali, e a livello del muscolo piriforme da cui emerge il tronco del
nervo sciatico lungo lincisura ischiatica, e attraverso o
sotto il ventre del piriforme.
Questa discussione riguardo alla sciatica verte sui
difetti di meccanica del corpo in rapporto alla protrusione discale e ai sintomi sciatalgici associati alla sindrome
del piriforme. Non verr trattata la sciatica in relazione
alla contrattura sacroiliaca, se non per suggerire che i
difetti meccanici allorigine della suddetta contrattura
possono determinare una tensione a carico del plesso
sacrale, data la stretta associazione in questarea delle
strutture che vi sono coinvolte.
Problemi neuromuscolari
Luso dei test muscolari manuali e laccurata registrazione dei risultati aiutano a pervenire a una diagnosi,
come illustrato dalle tabelle da pagina 453 a pagina 459.
Per le tabelle alle pagine 453-456, i risultati dei test sono
registrati nella colonna sinistra e i punti corrispondenti a
destra sono cerchiati per indicare i nervi coinvolti. Le
sette tabelle contengono i risultati dei test muscolari su
sei soggetti.
Pagina 453: interessamento nervoso periferico del
nervo peroneo comune.
Pagine 454 e 455: interessamento dei rami di divisione dorsali e ventrali dei nervi L4, L5 e S1, S2, S3 di un
solo lato (laltro lato essenzialmente normale).
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Data
Ant.
Post.
Sup.
Profondo
Sup.
Sciatico
Tibiale
Piant. lat.
Piant. med.
Tibiale
Peroneo comune
Tibiale
Plesso
sacrale
Inf
Gluteo
Otturatore
Femorale
Plesso
lombare
Nervi toracici
3
0
0
0
0
2
2
10
10
7
0
0
10
10
8
D.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
P.
A.
P.
P.
V.
P.
A.
P.
A.
TERRITORI SENSORIALI
LIVELLO
MIDOLLARE
MUSCOLO
SACROSPINALE
DENTATO POST. SUP.
TRASV. DEL TORACE
INTERCOSTALI INT.
INTERCOSTALI EST.
SOTTOCOSTALI
ELEVATORI DELLE COSTE
OBL. EST. DELLADDOME
RETTO DELLADDOME
OBL. INT. DELLADDOME
TRASV DELLADDOME
DENTATO POST. INF.
QUADRATO DEI LOMBI
GRANDE PSOAS
PICCOLO PSOAS
ILIACO
PETTINEO
SARTORIO
QUADRICIPITE
ADDUTTORE BREVE
ADDUTTORE LUNGO
GRACILE
OTTURATORE
GRANDE ADDUTTORE
MEDIO GLUTEO
PICCOLO GLUTEO
TENS. FASCIA LATA
GRANDE GLUTEO
PIRIFORME
GEMELLO SUP.
OTTURATORE INT.
GEMELLO INF.
QUADRATO DEL FEMORE
BICIPITE (CAPO BREVE)
BICIPITE (CAPO LUNGO)
SEMITENDINOSO
SEMIMEMBRANOSO
TIBIALE ANT.
EST. LUNGO ALLUCE
EST. LUNGO DITA
PERONEO ANT.
EST. BREVE DELLE DITA
PERONEO LUNGO
PERONEO BREVE
PLANTARE
GASTROCNEMIO
POPLITEO
SOLEO
TIBIALE POST.
FL. LUNGO DELLE DITA
FL. LUNGO DELLALLUCE
FL. BREVE DELLE DITA
ABD. DELLALLUCE
FL. BREVE DELLALLUCE
LOMBRICALE
ABD. DEL V DITO
QUADRATO DELLA PIANTA
FLESS. DEL V DITO
OPPONENTE DEL V DITO
ADD. DELLALLUCE
INTEROSSEI PLANTARI
INTEROSSEI DORSALI
LOMBRICALI I, II, III E IV
LEGENDA
D. = Ramo primario dorsale
V. = Ramo primario ventrale
T1-12, L1-5, S1
T1, 2, 3, 4
T5, 6
T7, 8
T9, 10, 11, 12
Ileoipogastrico T12, L1
Ileoinguinale T(12), L1
Ples. lomb. T(12), L1, 2, 3, 4
Femorale L(1), 2, 3, 4
Otturat. L(1), 2, 3, 4
Gl. sup. L4, 5, S1
Gl. inf. L5, S1, 2
Pl. sacr. L4, 5, S1, 2 , 3
Sciatico L4, 5, S1, 2
Sciatico L4, 5, S1, 2 , 3
Peroneo L4, 5, S1, 2
Tibiale L4, 5, S1, 2 , 3
NERVI PERIFERICI
A. = Divisione anteriore
P. = Divisione posteriores
( )
( )
( )
( )
4
4
5
5
5
5
5
5
5
5
1
1
1
1
1
1
1
1
4
4
4
4
4
4
4
5
5
5
5
5
5
5
1
1
1
1
1
1
1
4
4
O
O
O
O
O
O
O
O
O
O
4 5 1
1
4 5 1
5 1
(4) 5 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
1
1
1
1
1
1
2
2
(2)
(2)
2 3
2
2
2
(2)
2
2
(2)
2
2
2
2
2
2
2
1 2
(4) (5) 1 2
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Nome
Data
INNERVAZIONE MOTORIA
100 SACROSPINALE
TIBIALE
PLANT. MED.
SCIATICO
TIBIALE (POPLITEO INTERNO)
PLANTARE LAT.
SUP.
PROF.
P. TIBIALE
PLESSO
SACRALE
GLUTEO
FEM.
SUP.
OTTURATORE
PLESSO
LOMBARE
NERVI TORACICI
INTERCOSTALI INTERNI
INTERCOSTALI ESTERNI
SOTTOCOSTALI
ELEVATORE DELLE COSTE
DENTATO POST.-SUP.
TRASVERSO DEL TORACE
OBLIQUO ESTERNO
RETTO ADDOMINALE
DIAFRAMMA
OBLIQUO INTERNO
TRASVERSO DELLADDOME
DENTATO POST.-INF.
PICCOLO PSOAS
100 GRANDE PSOAS
ILIACO
QUADRATO DEI LOMBI
GRACILE
ADDUTTORE BREVE
ADDUTTORE LUNGO
100 GRANDE ADDUTTORE
OTTURATORE ESTERNO
PETTINEO
100 SARTORIO
100 QUADRICIPITE
70 GLUTEO MEDIO
70 PICCOLO GLUTEO
70 TENSORE DELLA FASCIA LATA
GLUT. INF. 70 GRANDE GLUTEO
PIRIFORME
QUADRATO DEL FEMORE
60 GEMELLO SUPERIORE
GEMELLO INFERIORE
OTTURATORE INTERNO
70 SEMIMEMBRANOSO
70 SEMITENDINOSO
70 BICIPITE (CAPO LUNGO)
60 BICIPITE (CAPO BREVE)
? GASTROCNEMIO
PLANTARE
POPLITEO
? SOLEO
O TIBIALE POSTERIORE
O FLESSORE LUNGO DELLE DITA
O FLESSORE LUNGO DELLALLUCE
O FLESSORE BREVE DELLE DITA
O FLESSORE BREVE DELLALLUCE
O ABDUTTORE DELLALLUCE
LOMBRICALI (I E II)
LOMBRICALI (III E IV)
INTEROSSEI DORSALI
INTEROSSEI PLANTARI
QUADRATO DELLA PIANTA
FLESSORE DEI V DITO
ABDUTTORE DEL V DITO
(60)PERONEO LUNGO
(60)PERONEO BREVE
(60)PERONEO TERZO
10 TIBIALE ANTERIORE
10 ESTENSORE LUNGO DELLE DITA
0 ESTENSORE LUNGO DELLALLUCE
0 ESTENSORE BREVE DELLE DITA
SEGMENTO
SPINALE
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x (x)
x (x)
x
x
x
x
x
x x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x x x x x x x x x x
x
x
x
x
x
x
x
x
(x)
X
X
x x x
X
X
X
X
(x)
x
x
x
x
x
x x
x
x
X (x)
X (x)
X
X
X
X
x
x x
X x
x X
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
Ox
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
O
O
O
O
O
O
O
O
x
x
x
x
x
x
x
Nota:
Lesione a carico dei nervi lombosacrali (L4 + L5, S1, S2, S3) esclusivamente sul lato sinistro, con interessamento leggermente pi severo delle divisioni ventrali che di quelle dorsali.
MUSCOLO
DIVISIONE
VENTRALE
Gamba sinistra
INNERVAZIONE SENSITIVA
x
x
x
x
x
x
x
x
X X X (x)
X X X (x)
X X X (x)
X X x
x x
(x) x x
(x) x x x
(x) x x
(x) x x x
x X X (x) (x)
(x) X X x (x)
(x) X X x x
(x) X X x x
x x
x x x
x x x
x x
x x x
x x x
(x) x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x X X (x)
x X X (x)
x x x (x)
X x x (x)
x X x (x)
x X x (x)
x x X (x)
Post.: Sinistro
oppure
Ant.: Destro
Post.: Destro
oppure
Ant.: Sinistro
Lat.: Sinisto
oppure
Med.: Destro
Lat.: Destro
oppure
Med.: Sinistro
KENDALL 07 [5.0]
8-11-2007
11:33
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Data
INNERVAZIONE MOTORIA
100 SACROSPINALE
TIBIALE
PLANT. MED.
SCIATICO
TIBIALE (POPLITEO INTERNO)
PLANTARE LAT.
SUP.
PROF.
P. TIBIALE
PLESSO
SACRALE
GLUTEO
FEM.
SUP.
OTTURATORE
PLESSO
LOMBARE
NERVI TORACICI
INTERCOSTALI INTERNI
INTERCOSTALI ESTERNI
SOTTOCOSTALI
ELEVATORE DELLE COSTE
DENTATO POST.-SUP.
TRASVERSO DEL TORACE
OBLIQUO ESTERNO
RETTO ADDOMINALE
DIAFRAMMA
OBLIQUO INTERNO
TRASVERSO DELLADDOME
DENTATO POST.-INF.
PICCOLO PSOAS
GRANDE PSOAS
100 ILIACO
QUADRATO DEI LOMBI
GRACILE
ADDUTTORE BREVE
ADDUTTORE LUNGO
100 GRANDE ADDUTTORE
OTTURATORE ESTERNO
PETTINEO
100 SARTORIO
100 QUADRICIPITE
60 GLUTEO MEDIO
60 PICCOLO GLUTEO
80 TENSORE DELLA FASCIA LATA
GLUT. INF. 100 GRANDE GLUTEO
PIRIFORME
QUADRATO DEL FEMORE
70 GEMELLO SUPERIORE
GEMELLO INFERIORE
OTTURATORE INTERNO
100 SEMIMEMBRANOSO
100 SEMITENDINOSO
100 BICIPITE (CAPO LUNGO)
100 BICIPITE (CAPO BREVE)
100 GASTROCNEMIO
--- PLANTARE
--- POPLITEO
100 SOLEO
100 TIBIALE POSTERIORE
100 FLESSORE LUNGO DELLE DITA
100 FLESSORE LUNGO DELLALLUCE
100 FLESSORE BREVE DELLE DITA
100 FLESSORE BREVE DELLALLUCE
--- ABDUTTORE DELLALLUCE
100 LOMBRICALI (I E II)
100 LOMBRICALI (III E IV)
--- INTEROSSEI DORSALI
--- INTEROSSEI PLANTARI
--- QUADRATO DELLA PIANTA
--- FLESSORE DEI V DITO
--- ABDUTTORE DEL V DITO
100 PERONEO LUNGO
100 PERONEO BREVE
100 PERONEO TERZO
100 TIBIALE ANTERIORE
100 ESTENSORE LUNGO DELLE DITA
100 ESTENSORE LUNGO DELLALLUCE
100 ESTENSORE BREVE DELLE DITA
SEGMENTO
SPINALE
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x (x)
x (x)
x
x
x
x
x
x x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x x x x x x x x x x
x
x
x
x
x
x
x
x
(x)
X
X
x x x
X
X
X
X
(x)
x
x
x
x
x
x x
x
x
X (x)
X (x)
X
X
X
X
x
x x
X x
x X
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Nota:
La debolezza degli abduttori e dei rotatori esterni della gamba destra
indubbiamente dovuta alla funzione di carico, secondariamente allinteressamento della gamba sinistra.
MUSCOLO
DIVISIONE
VENTRALE
Gamba destra
INNERVAZIONE SENSITIVA
x
x
x
x
x
x
x
x
X X X (x)
X X X (x)
X X X (x)
X X x
x x
(x) x x
(x) x x x
(x) x x
(x) x x x
x X X (x) (x)
(x) X X x (x)
(x) X X x x
(x) X X x x
x x
x x x
x x x
x x
x x x
x x x
(x) x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x x x x (x)
x X X (x)
x X X (x)
x x x (x)
X x x (x)
x X x (x)
x X x (x)
x x X (x)
Post.: Sinistro
oppure
Ant.: Destro
Post.: Destro
oppure
Ant.: Sinistro
Lat.: Sinisto
oppure
Med.: Destro
Lat.: Destro
oppure
Med.: Sinistro
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Nome
Data
D.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
V.
P.
A.
P.
P.
V.
P.
A.
P.
A.
NERVI PERIFERICI
LIVELLO
MIDOLLARE
P. = Divisione posteriores
LIVELLO MIDOLLARE
Nervi toracici
Plesso
lombare
Femorale
LEGENDA
T1-12, L1-5, S1
T1, 2, 3, 4
T5, 6
T7, 8
T9, 10, 11, 12
Ileoipogastrico T12, L1
Ileoinguinale T(12), L1
Ples. lomb. T(12), L1, 2, 3, 4
Femorale L(1), 2, 3, 4
Otturat. L(1), 2, 3, 4
Gl. sup. L4, 5, S1
Gl. inf. L5, S1, 2
Pl. sacr. L4, 5, S1, 2 , 3
Sciatico L4, 5, S1, 2
Sciatico L4, 5, S1, 2 , 3
Peroneo L4, 5, S1, 2
Tibiale L4, 5, S1, 2 , 3
L1
L2
L3
L4
L5
S1
S2
S3
MUSCOLO
TERRITORI SENSORIALI
10
10
10
10
SACROSPINALE
DENTATO POST. SUP.
TRASV. DEL TORACE
INTERCOSTALI INT.
INTERCOSTALI EST.
SOTTOCOSTALI
ELEVATORI DELLE COSTE
OBL. EST. DELLADDOME
RETTO DELLADDOME
OBL. INT. DELLADDOME
TRASV DELLADDOME
DENTATO POST. INF.
QUADRATO DEI LOMBI
GRANDE PSOAS
PICCOLO PSOAS
ILIACO
PETTINEO
SARTORIO
QUADRICIPITE
ADDUTTORE BREVE
ADDUTTORE LUNGO
GRACILE
OTTURATORE
GRANDE ADDUTTORE
MEDIO GLUTEO
PICCOLO GLUTEO
TENS. FASCIA LATA
GRANDE GLUTEO
PIRIFORME
GEMELLO SUP.
OTTURATORE INT.
GEMELLO INF.
QUADRATO DEL FEMORE
BICIPITE (CAPO BREVE)
BICIPITE (CAPO LUNGO)
SEMITENDINOSO
SEMIMEMBRANOSO
TIBIALE ANT.
EST. LUNGO ALLUCE
EST. LUNGO DITA
PERONEO ANT.
EST. BREVE DELLE DITA
PERONEO LUNGO
PERONEO BREVE
PLANTARE
GASTROCNEMIO
POPLITEO
SOLEO
TIBIALE POST.
FL. LUNGO DELLE DITA
FL. LUNGO DELLALLUCE
FL. BREVE DELLE DITA
ABD. DELLALLUCE
FL. BREVE DELLALLUCE
LOMBRICALE
ABD. DEL V DITO
QUADRATO DELLA PIANTA
FLESS. DEL V DITO
OPPONENTE DEL V DITO
ADD. DELLALLUCE
INTEROSSEI PLANTARI
INTEROSSEI DORSALI
LOMBRICALI I, II, III E IV
( )
Ant.
Post.
Sup.
Inf
Plesso
sacrale
P
Sciatico
Tibiale
Sup.
Profondo
Piant. med.
Tibiale
Peroneo comune
7
7
Piant. lat.
Tibiale
4
4
6
6
{
{
4
8
8
8
8
7
7
10
10
7
6
7
7
7
8
-----------------------------------------------------
Gluteo
Otturatore
{
-----------------------------------------------10
2 3 4
2 3 4
2 3 4
3 4
2 3 4 5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
5 1
(5) 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
4
4
4
4
4
4
4
5
5
5
5
5
5
5
2
2
2
2
(2)
(2)
2 3
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
4 5 1
1
4 5 1
5 1
(4) 5 1
5 1
5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
4 5 1
1
1
1
1
1
1
(2)
2
2
(2)
2
2
2
2
2
2
2
1 2
(4) (5) 1 2
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Caso clinico N
SINISTRA
6-7-47
HOK
70
100
100
55
60
70
70
65
60
70
60
60
70
60
70
100
a
Quadricipite
Soleo
Gastrocnemio
debole
20
20
10
30
20
0
55
70
0
0
0
0
0
0
0
0
60
55
50
20
0
0
0
0
0
0
0
0
DESTRA
6-7-47
HOK
Lungo
Breve
T o
Terz
Lungo
Peronei
Breve
T o
Terz
e
Tibiale anteriore
Estensore proprio dellalluce
70
100
100
55
60
60
70
70
60
80
80
60
60
80
70
100
debole
55
55
30
20
10
0
60
70
0
0
0
0
0
0
0
0
70
60
60
60
55
(60)
60
60
0
0
0
0
KENDALL 07 [5.0]
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Pagina 458
Caso clinico N
Tabella dei muscoli N 3
T
SINISTRA
12-1-47 8-11-47 7-15-47 5-22-47
HOK
HOK
HOK
HOK
5-3-47
HOK
4-30-47
HOK
100
100
100
80
100
90
85
100
100
60
100
100
40
80
70
30
80
70
100
90
100
100
100
100
100
100
90
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
60
100
100
80
90
90
100
60
90
90
100
100
90
100
100
100
100
100
90
100
100
100
100
80
100
100
100
90
100
100
80
80
100
100
100
L) 100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
70
60
100
90
70
70
60
100
60
65
60
70
100
L) 100
100
100
100
100
100
70
80
100
100
50
45
65
65
60
60
(50)
80
45
55
60
60
100
L) 90
80
80
80
100
100
60
70
100
70
50
50
60
60
60
60
(50)
70
50
50
60
70
60
L) 80
70
70
70
80
80
80
70
100
90
100
100
100
100
70
90
100
100
100
100
80
80
100
100
90
80
70
60
100
100
100
100
80
90
Marcata contrattura
degli hamstring.
In p
posizione supina
p
(1) 4-30-47
5-3-47
DESTRA
4-30-47
HOK
30
Muscoli anteriori del collo
Muscoli posteriori del collo
80
Muscoli del dorso
70
Quadrato dei lombi
Retto addominale
Obliquo esterno
Obliquo interno
Addominali laterali
Grande gluteo
60
Gluteo medio
50
Hamstring mediali
60
Hamstring laterali
60
Rotatori interni
60
Rotatori esterni
60
(1)
(1) (50)
Flessori dellanca
Sartorio
70
Abduttori dellanca
50
Adduttori dellanca
50
T
a
60
Quadricipite
70
Soleo
80
L) 80
Gastrocnemio
Lungo
Lungo
90
Breve
Peronei
Breve
90
T
Terzo
T
Terzo
100
e
90
Tibiale anteriore
100
Estensore proprio dellalluce
70
90
Flessore breve dellalluce
100
1 Estensore lungo delle dita 1
90
2
3
3
4 Estensore lungo delle dita 4
1
1
90
2
3 Estensore breve delle dita 3
4 Estensore breve delle dita 4
1 Flessore lungo delle dita 1
100
2 Flessore lungo delle dita 2
3 Flessore lungo delle dita 3
Flessore delle dita
4
4
1 Flessore breve delle dita 1
80
2 Flessore breve delle dita 2
3 Flessore breve delle dita 3
4 Flessore breve delle dita 4
Lombricali
100
1
1
Lombricali
2
2
Lombricali
3
3
Lombricali
4
4
Lunghezza delle gambe
Circonferenza del polpaccio
Circonferenza della coscia
Contratture e deformit
Collo
Dorso
Anca
Ginocchio
Caviglia
Piede
5-3-47
HOK
40
80
70
60
100
100
85
100
100
80
100
90
100
100
100
60
50
65
65
60
60
(50)
80
50
55
60
60
90
L) 90
100
100
100
100
100
60
100
100
80
70
60
100
100
80
90
60
100
60
65
60
70
85
100
100
100
90
100
70
100
100
100
100
75
100
100
70
85
100
100
75
80
100
100
100
L) 100
100
100
100
100
100
100
100
90
100
100
60
100
100
90
70
100
100
60
90
80
100
100
100
100
100
100
100
100
90
100
100
100
100
90
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
80
90
100
100
100
100
100
100
100
100
80
80
90
100
100
100
100
100
100
100
L)
KENDALL 07 [5.0]
8-11-2007
11:33
Pagina 459
Caso clinico N
SINISTRA
4-18-45
HOK
3-8-45
HOK
40
100
80
60
40
70
90
90
80
80
90
100
100
5
0
5
5
0
5
20
0
20
70
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
60
60
60
70
70
70
70
70
60
60
60
40
30
30
60
70
60
80
60
80
80
70
5
0
5
5
0
5
20
0
0
20
5
5
5
5
0
0
0
0
0
0
0
0
60
60
60
60
60
60
60
60
70
100
60
60
60
70
90
90
80
60
100
80
100
10
0
5
5
0
100
20
0
20
60
0
0
0
0
0
0
0
0
40
40
60
60
70
60
70
70
70
70
60
60
DESTRA
50
60
459
40
60
40
30
40
30
30
30
60
70
60
60
30
80
80
60
5
5
5
5
0
5
20
0
0
5
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
60
60
60
60
40
40
40
40
30
20
20
5
60
60
40
40
20
60
40
60
0
0
5
5
0
0
5
0
0
5
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
60
60
60
60
40
40
40
40
10
20
20
10
10
10
0
20
60
10
10
10
60
20
10
5
5
0
0
0
0
0
0
0
5
5
5
5
5
0
0
0
0
0
0
0
0
50
50
40
40
10
10
10
10
10
20
20
30
50
30
100
100
100
40
100
100
80
80
40
90
60
60
60
70
100
100
100
100
100
100
100
100
80
100
100
100
100
100
100
100
100
100
60
60
60
60
70
70
70
70
80
80
60
60
30
60
30
60
50
80
90
100
100
100
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Gli esercizi nella posizione sdraiata dovrebbero essere eseguiti su una superficie rigida (p. es., una tavola sul letto, un lettino da visita o il pavimento, con una sottile imbottitura o una
coperta piegata sulla superficie dura per il comfort).
Gli esercizi di stretching dovrebbero essere preceduti dallapplicazione di calore e da un massaggio delicato per aiutare a rilassare i muscoli contratti. (Evitare di usare il calore su
muscoli deboli, eccessivamente allungati). Lo stretching
dovrebbe essere graduale, con lo sforzo cosciente di indurre
rilassamento. Continuare finch non si avverta una trazione decisa, ma sopportabile, respirando tranquillamente
mentre si mantiene lallungamento, quindi ritornare lentamente nella posizione di partenza.
Anche gli esercizi di rafforzamento dovrebbero essere eseguiti lentamente, con lintento di percepire una forte spinta
da parte dei muscoli esercitati. Mantenere per qualche secondo la posizione completata, quindi rilassarsi e ripetere lesercizio il numero di volte indicato dal terapista.
Stretching attivo
degli hamstring
Stretching passivo
degli hamstring e
dei muscoli del polpaccio da seduti
(con lausilio di un
asciugamani)
Sedersi sulla sedia,
porre una gamba su
uno sgabello o su un
sedile della stessa
altezza, mantenendo il
ginocchio sostenuto. Si avvertir una trazione sulla
parte posteriore della coscia. (Per aggiungere un
allungamento dei muscoli del polpaccio, porre un
asciugamani o una cinghia attorno alle teste metatarsali e spingere lentamente il piede verso se stessi.
Mantenere la posizione per _____ secondi. Ripetere
per _____ volte.
2005 Florence P. Kendall e Patricia G. Provance. Le autrici permettono la riproduzione per uso personale e non commerciale.
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Distesi sul dorso con le mani sulle anche, far scivolare la gamba
(destra) (sinistra) di lato e mantenerla in quella posizione senza
sollevare lanca su quel lato. Far scivolare lentamente laltra
gamba il pi possibile allesterno. Ritornare sulla linea mediana.
Ripetere per _____ volte.
Per allungare i flessori dellanca di destra, distendersi sul dorso con la gamba destra penzolante dallestremit di un tavolo solido. Spingere il ginocchio
sinistro verso il torace solo di quel tanto che basta
per appiattire la regione lombare sul tavolo. (In presenza di tensione dei flessori dellanca, la coscia
destra si sollever dal tavolo). Mantenendo la
schiena piatta, allungare i flessori dellanca di
destra spingendo la coscia in basso con il muscolo
gluteo destro, cercando di toccare il tavolo con la
coscia. Mantenendo la coscia abbassata verso il
tavolo, cercare di piegare il ginocchio finch non si
avverta una trazione decisa nella parte anteriore
della coscia destra (non pi di 80).
Per allungare i flessori dellanca di sinistra, tirare
il ginocchio destro verso il torace e applicare lallungamento alla coscia sinistra, come descritto sopra.
(Nota: Questo esercizio si pu fare in cima a una
rampa di scale se non disponibile un tavolo solido).
Usare lappoggio della mano come necessario per lequilibrio e per la sicurezza.
Porsi in equilibrio su un piede nella postura eretta, mantenendo
il bacino orizzontale e laddome e i glutei induriti, e laltra gamba
sollevata dal pavimento. Mantenendo il peso sulla gamba su cui
si appoggiati, flettere lentamente il ginocchio come se si stesse scendendo da un gradino con laltro piede. Mantenere la
schiena dritta ed evitare di inclinare il bacino in avanti, indietro o
di lato.
2005 Florence P. Kendall e Patricia G. Provance. Le autrici permettono la riproduzione per uso personale e non commerciale.
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APPENDICE A
Distribuzione dei
segmenti spinali ai
nervi e ai muscoli
Tabelle
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deJong
Cunningham
Spalteholz4
Foerster e Bumke
Haymaker e Woodhall
Totali
C8
T1
(x)
(x)
(x)
C7
C6
C7
C8
T1
Quando una delle sei fonti non ha precisato il segmento spinale, la X maiuscola stata impiegata in
presenza di quattro o cinque concordanze. il caso del
popliteo e per alcuni muscoli intrinseci del piede.
Mentre la tabulazione dei dati mette in risalto lampiezza delle variazioni esistenti in queste fonti, la somma
aritmetica indica lestensione della loro concordanza. Solo
in caso di tre muscoli del pollice (opponente, abduttore
breve e capo superficiale del flessore breve) le sei fonti si
sono trovate divise, con il risultato di unapparente sovrastima del numero delle radici di origine. Il metodo usato
nella compilazione dei dati stato quello di segnare con
una x minuscola tutti i segmenti, cio C6, C7, C8 e T1,
senza enfasi maggiore su un segmento o su un altro.
Nella maggioranza dei casi, la somma aritmetica ha
conservato laccento maggiore posto sui segmenti spinali che provvedono allinnervazione dei muscoli.
Quando la somma non ha assolto a tale compito, son
state fatte delle eccezioni. Per esempio, tutte le fonti
hanno indicato per il diaframma uninnervazione da C3,
C4 e C5, ma tutte hanno posto in maggiore rilievo il
metamero C4, per cui solo C4 stato segnato con una
X maiuscola. Tutte le fonti hanno inserito le seguenti
innervazioni segmentarie:
1.
2.
3.
4.
C5 per il supinatore.
C8 per gli estensori radiali del carpo lungo e breve.
L4 per ladduttore lungo.
L4 come componente del plesso sacrale.
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APPENDICE A
Tutte le fonti hanno rappresentato queste innervazioni
con una x minuscola, indicando una distribuzione
minore, e pertanto la compilazione ha conservato lenfasi
minore. Tutte le fonti hanno incluso T12 nelle componenti del plesso lombare, ma tutte ne hanno indicato un contributo minimo, per cui esso resta tra parentesi [(T12)].
In due casi linnervazione stata omessa nella compilazione a causa di una discrepanza tra innervazione
segmentaria spinale del muscolo e contributo al nervo
periferico che innerva tale muscolo. Linnervazione da
C8, segnalata da due fonti per il muscolo sottoscapolare,
stata omessa perch non vi era alcuna segnalazione
della presenza di fibre di C8 n nel nervo sovrascapolare inferiore n in quello superiore. In modo simile, (C4),
da due fonti indicato per il piccolo rotondo, stato omesso in quanto non esistevano indicazioni di una presenza
di fibre di C4 nel nervo ascellare. In altri due casi, linnervazione stata aggiunta nella compilazione. C6 e C7
sono stati aggiunti al nervo pettorale mediale. A monte
dellansa comunicante, il nervo pettorale mediale composto da fibre di C8 e T1. A valle dellansa comunicante, fibre provenienti da C7 e forse da C6 (ramificazioni
del nervo pettorale laterale) si uniscono al nervo pettorale mediale. Mentre la corda mediale del plesso deriva dai
metameri C8 e T1, il nervo ulnare, ramo terminale di
questa corda, indicato come in possesso di una componente di C7, oltre che di C8 e T1. Numerosi anatomisti24
segnalano questa situazione, mentre alcuni7-9 danno
come variabile questa componente.
La compilazione stata modificata per quanto
riguarda la distribuzione segmentaria alle parti inferiore
e superiore del grande pettorale. Nelle sezioni muscolari dei libri utilizzati come riferimento per la compilazione, solo un testo3 divideva questo muscolo in una porzione inferiore e in una superiore ed elencava linnervazione segmentaria di ciascuna di esse. Ad ogni modo,
Gray1, nella descrizione dei nervi pettorali mediale e
laterale, indicava che quello laterale forniva fibre alla
porzione pi rostrale del muscolo, mentre il nervo pettorale mediale, raggiunto da due o tre rami del nervo pet-
465
torale laterale, innervava la parte pi caudale del muscolo. Altre fonti3,6,10 differenziano linnervazione periferica delle parti superiore ed inferiore. In alcune lesioni del
midollo cervicale, stato clinicamente notato che la
parte superiore del grande pettorale aveva una forza normale, mentre la parte inferiore era paralizzata. Questa
osservazione suggerisce la presenza di uninnervazione
metamerica diversa delle parti del muscolo. In base al
dato precedente, la compilazione distingue tra le parti
inferiore e superiore del grande pettorale in relazione
allinnervazione metamerica spinale.
I risultati della compilazione (vedi pagg. 467 e 469)
sono stati riportati nella colonna dei segmenti spinali
delle tabelle dei nervi e dei muscoli. I simboli X sono
stati convertiti in numeri che indicano il segmento spinale specifico. Lenfasi maggiore, indicata nella compilazione dalla X maiuscola, stata ottenuta usando numeri in neretto, mentre lenfasi minore stata ottenuta usando numeri in carattere chiaro. Linnervazione possibile o
poco frequente stata indicata con numeri tra parentesi.
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FORESTER
& BUMKE5
HAYMAKER &
WOODHALL6
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COMPILAZIONE
DEI
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COMPILAZIONE
DEI KENDALLS
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NERVO
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WOODHALL6
COMPILAZIONE
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Paralisi isolata
del muscolo
dentato anteriore
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APPENDICE B
INTRODUZIONE
QUADRO CLINICO
La paralisi del dentato anteriore pu insorgere immediatamente dopo un colpo violento o dopo uno stiramento
cronico delle regioni del collo e della spalla. Spesso pu
comparire in maniera insidiosa e talvolta persino indolore. In genere, per, si notano per la prima volta una
dolenzia o un dolore urente di variabile gravit al
collo o alla spalla, localizzati vagamente nella regione
dei muscoli scaleni. Il dolore si pu irradiare lungo il
braccio o tutto intorno, verso larea scapolare, ed
seguito, forse dopo uno o due giorni, dallincapacit di
sollevare propriamente larto superiore e dalla comparsa della scapola alata. Una volta che la debolezza si sia
ben stabilita, il paziente accusa una dolenzia fluttuante
alleviata dal riposo, lincapacit di sollevare il braccio in
modo soddisfacente e una rapida stanchezza, nonch
leffetto deformante di una scapola alata.
Il caso pienamente sviluppato di paralisi del dentato
anteriore mostra il classico quadro della protrusione
Il trapezio
superiore,
medio e
inferiore
mantiene
la scapola
in avanti
Nella rotazione
normale il dentato
anteriore mantiene
la scapola in avanti
e chiude la parete
toracica
I romboidi
spingono la scapola
verso la linea mediana
Nella paralisi
del dentato
anteriore,
alla scapola
permesso
di ruotare verso
la linea mediana e di protrudere
in fuori (scapola alata)
Il piccolo
romboide
e
il grande
romboide
contratti
ruotano
la parte
inferiore
della scapola
Trapezio
inferiore
allungato
e
indebolito
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APPENDICE B
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Figura 2B, Il tutore mantiene la porzione inferiore della scapola in rotazione e abduzione in avanti e la comprime contro la
parete toracica per limitare la scapola alata; possibile labduzione quasi completa del braccio.
Figura 2C, Fotografia che mostra il tutore in posizione di riposo. La coppa aderisce perfettamente ai due terzi inferiori della
scapola, mantenendola in posizione di abduzione e prevenendo labbassamento della spalla o lo stiramento cronico del
dentato anteriore.
Figura 2D, Veduta frontale del tutore. Esercitando una contropressione contro la parete toracica, i dischi imbottiti forniscono una solida stabilizzazione della coppa scapolare posteriormente.
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APPENDICE B
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APPENDICE B
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Figura 3, Il tutore stesso pesa poco pi di mezzo chilo. rinforzato in acciaio temperato, leggermente elastico, di circa
0,5 cm di spessore e circa 1,5 cm di larghezza. La coppa e i
dischi di acciaio imbottiti sono rivestiti di cuoio. La coppa
adattata alla scapola del soggetto, mantenendone il braccio
in completa abduzione passiva.
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APPENDICE B
dotto un effetto ben definito sui suoi antagonisti e agonisti. Gli antagonisti, come i romboidi, alleggeriti dal compito di equilibrare la spinta del dentato normale, diventano
contratti ed eccessivamente forti. Il trapezio, specialmente
i suoi terzi medio e inferiore, pur essendo un competitore
come adduttore, assiste nel complesso controllo rotatorio
della scapola (Fig. 1) e tende ad allungarsi e a indebolirsi.
Tuttavia, possibile rafforzarlo in misura sufficiente a
resistere a questo allungamento (Fig. 5) e persino a compensare parzialmente un dentato anteriore debole nellottenere labduzione completa. Questo rafforzamento delle
fibre inferiori del trapezio uno dei maggiori obiettivi
della terapia ed molto efficace nel ridurre al minimo il
continuo allungamento del dentato anteriore che ne ritarda
la guarigione. Si avvertono i pazienti di astenersi da qualsiasi attivit faticosa che comporti labuso delle strutture
indebolite. Un attento stretching dei muscoli antagonisti
contratti e spesso dolenti, come i romboidi e il piccolo pettorale, completa il programma terapeutico.
Gli elementi essenziali del trattamento qui presentati sono una combinazione di fisioterapia e protezione
con tutori ortopedici, che si dimostrata soddisfacente
nei nostri casi pi recenti.
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APPENDICE B
ELEMENTI ESSENZIALI DEL TRATTAMENTO
Paralisi completa del dentato anteriore. Il tutore andrebbe
indossato giorno e notte. La fisioterapia dovrebbe consistere
nella rieducazione muscolare, esercitando il dentato anteriore nella sua funzione di rotatore della scapola. Con il paziente supino, si posiziona il braccio sopra la testa, appoggiato a
uno o due cuscini. Si chiede quindi al paziente di premere il
braccio in basso sul cuscino (nella direzione di completare
lelevazione del braccio sopra la testa). Il paziente dovrebbe
coscientemente cercare di portare langolo inferiore della
scapola in avanti durante questo movimento e pu essere
incoraggiato a palpare il dentato anteriore con la mano opposta durante questo esercizio. Sebbene labduzione della scapola sia una funzione del dentato anteriore, gli esercizi che
comportano questo movimento vengono evitati a causa della
debolezza del trapezio spesso associata.
Debolezza moderata del dentato anteriore. Il tutore
andrebbe indossato di giorno, ma non necessariamente
di notte. Esercizio: con il paziente supino, il terapista
flette il braccio leggermente oltre 90; il paziente viene
istruito a continuare a sollevare il braccio e a premere
simultaneamente verso il tavolo contro una lieve resistenza. La quantit di resistenza dipender dalla capacit del paziente di portare langolo inferiore della scapola in avanti nella normale azione di rotazione del dentato anteriore. Questo esercizio aiuta anche a rafforzare le
fibre inferiori del trapezio. (Se la scapola ruota allindietro invece che in avanti, la resistenza troppo grande).
Lieve debolezza del dentato anteriore. La debolezza
pu essere considerata lieve quando il paziente riesce a
sollevare il peso del braccio in movimenti che richiedono la fissazione della scapola, ma non riesce a resistere
o a sollevare un qualunque peso aggiuntivo. Il tutore, di
tela o di metallo, dovrebbe essere indossato durante
qualsiasi attivit che richieda il sollevamento di un peso
con il braccio affetto. Gli esercizi dovrebbero essere iniziati in posizione seduta o eretta; il peso del braccio
esteso dovrebbe essere sollevato in avanti in flessione e
di lato in abduzione attraverso tutto il range per completare lelevazione in estensione sopra la testa.
Contrattura degli adduttori della spalla. Con lincapacit di sollevare il braccio attraverso un intero arco di movimento, si pu incontrare il problema dellaccorciamento
adattativo degli adduttori della spalla. Se lesame rivela
una limitazione motoria nel sollevamento passivo del braccio sopra la testa, il trattamento dovrebbe essere diretto al
mantenimento della lunghezza normale di questi muscoli.
Si dovrebbero applicare il calore e il massaggio agli adduttori della spalla. Lo stretching passivo del braccio nellestensione sopra la testa dovrebbe essere effettuato dal terapista per evitare di mettere in tensione il dentato anteriore
debole ed preferibile che il paziente sia supino sul lettino
al fine di mantenere la scapola immobilizzata contro il
piano ed evitare la protrusione posteriore della stessa.
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Contrattura dei romboidi. I romboidi, essendo antagonisti diretti del dentato anteriore, tendono ad accorciarsi. Vi pu essere dolore in questa regione, associata
a tensione o contrattura muscolare. Si dovrebbero applicare il calore e il massaggio ai romboidi. Il braccio
andrebbe sollevato passivamente sopra la testa mentre si
applica la pressione lungo il margine vertebrale della
scapola, portando langolo inferiore della stessa attraverso il normale range di rotazione.
CASISTICA E RISULTATI
Sono qui presentati e analizzati 20 casi di paralisi isolata
del dentato anteriore. Di questi, 17 hanno beneficiato di un
esame completo dei muscoli del cingolo scapolare e del
braccio coinvolti e 12 sono stati sottoposti ad esami
muscolari ripetuti. Il lato destro era interessato in 18 casi,
il lato sinistro in 2. Let dei pazienti variava da 9 a 50
anni, con una media di 32,7 anni. La distribuzione tra i
sessi era uniformemente ripartita. La durata dei sintomi
allepoca della prima visita andava da una settimana a un
anno, con una media di 17 settimane. Leziologia, nella
misura in cui poteva essere determinata, era registrata
come segue: trauma acuto, 2 casi; trama cronico, 5 casi;
complicazione post partum, 1 caso; complicazione postinfettiva (infezione generalmente diagnosticata come virale), 3 casi; complicazione postiniettiva, 4 casi (2 da antitossina antitetanica e 2 da penicillina); causa ignota, 5 casi.
La forza del dentato anteriore al momento della
prima visita variava dallo 0 al 30%, con una media del
10%; al terzo mese era del 45-60%, con una media del
60%, in 8 casi registrati e al sesto mese era del 70-100%,
con una media dell85%, in 10 casi registrati. In 7 casi il
follow-up stato incompleto oppure la lesione era troppo recente per una valutazione.
La forza associata del trapezio era in media del
100% per le fibre superiori e mediamente del 65% per le
fibre medie e inferiori del muscolo.
Una tensione associata dei romboidi e dei pettorali si
notava in 13 casi e non era citata in 7.
Il trattamento stato attuato con luso della coppa
scapolare in 11, con il tutore di tela per la spalla in 6 e
con la fisioterapia e il solo bendaggio a fionda o a triangolo (sling) in 3.
Dopo 6 mesi, il rapporto del trattamento con i risultati finali poteva essere valutato come segue: la forza
media del dentato anteriore era del 90% in 6 pazienti
trattati con il tutore a coppa scapolare, dell80% in 2
pazienti trattati con il tutore di tela e dell85% in 2
pazienti trattati con la fisioterapia.
Nota: Gli autori desiderano esprimere la propria
gratitudine a Walter Wolfing per lassistenza tecnica
prestata nella costruzione del tipo di tutore a coppa
scapolare.
APP. B
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APPENDICE B
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