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Alle statue delle facciate della chiesa fiorentina di Orsanmichele lavorarono diversi degli artisti
qui citati (gli originali sono ora nel museo collegato). Fu la chiesa delle Arti fiorentine-foto ap
Come tutti gli altri lavoratori artigianali, a cui del resto erano assimilati, gli
artisti, per poter esercitare il loro mestiere e per veder riconosciuti i propri
diritti civili, dovevano essere iscritti alle corporazioni, che corrispondevano
ad unorganizzazione gerarchica di una societ di tipo collettivistico che
non prevedeva spazio alcuno per il concetto di individualit creatrice. Gli
artisti per non avevano una corporazione che li comprendesse tutti,
poich ci vorr ancora del tempo perch si affermi una visione universale
delle arti, ma, a seconda del materiale che pi comunemente impiegavano
per le loro creazioni, erano iscritti a diverse gilde. Cos i pittori della
Firenze quattrocentesca, in virt del fatto che maneggiavano i colori, erano
iscritti allArte dei Medici e degli Speziali; gli orafi allArte della Seta,
insieme ai battiloro e ai filatori doro, anello di congiunzione tra gli orefici e
l'aquila della corporazione fiorentina di Calimala in vetta alla basilica di San Miniato al Monte
dallesperienza. Leonardo non solo propone unidentificazione pitturascienza, ma dichiara la sua arte preferita superiore alle discipline
scientifiche, poich essa si configura come un dono innato, che non si pu
insegnare se non la si riceve in dote dalla natura, come accade invece con
il sapere matematico. Mentre infatti la geometria e laritmetica si
occupano esclusivamente della quantit, la pittura mira al raggiungimento
della qualit artistica, che consiste nella bellezza. Per Leonardo la pittura
unoperazione che si pone prima nella mente dellartefice per poi
concretizzarsi attraverso il lavoro della mano. In questo modo Leonardo
supera definitivamente la barriera medioevale tra arti meccaniche e arti
liberali, indicando una stretta correlazione tra indagine teorica e verifica
sperimentale. Oltre a rivendicare limportanza del pensiero nelloperazione
artistica, Da Vinci concepisce le arti figurative come linguaggio: in un
passo del Trattato relativo al paragone tra pittura e poesia, Leonardo
afferma la superiorit della prima in virt della sua immediatezza
comunicativa: la pittura infatti si rivolge direttamente alla vista, che tra i
cinque sensi il pi nobile; la sua portata universale, in quanto non
necessita di essere tradotta ma si rivolge direttamente agli occhi dei
fruitori, comunicando i suoi contenuti in maniera molto pi immediata di
quanto avvenga nella poesia. Lesempio che adduce per dimostrare questa
tesi altamente eloquente: il nome di Dio scritto su una parete sar molto
meno venerato della sua immagine dipinta. Siamo ormai lontani dalla
concezione che assimilava lartista ad un semplice artigiano, tutto dedito
allesecuzione del lavoro manuale: egli infatti, in virt di una dote innata e
di uno studio approfondito, deve essere in grado di imitare la natura, di
penetrarne cio le leggi pi nascoste e di riproporle rielaborandole, alla
stregua di un secondo creatore. E chiaro che alla luce di una tale
concezione lapprendistato in bottega era ormai percepito come un
anacronismo e che allartista si richiedeva un nuovo tipo di educazione,
degna di un intellettuale e di un cortigiano, ruolo che Leonardo ricopriva
alla corte milanese di Ludovico il Moro, dove, oltre alla realizzazione di
dipinti, era impegnato come ingegnere militare nonch nellallestimento di
feste e ricevimenti, in occasione dei quali disegnava costumi ed elaborava
macchine teatrali.
Agli scritti degli artisti che mirano a fornire alle arti figurative un valido
presupposto teorico si accompagnano, a partire dalla met del
Quattrocento circa, una serie di atteggiamenti degli stessi che dimostrano
una spiccata autoconsapevolezza delle proprie doti: alcuni artisti, coscienti
del proprio talento e del proprio ingegno, si impegnano perch questo
venga unanimemente riconosciuto dai committenti. Vasari riporta a questo
proposito numerosi aneddoti, che, anche se non sempre verificabili, sono
comunque eloquenti circa la lotta di emancipazione che alcuni artisti
condussero contro committenti che stentavano a valutare il talento
artistico come una sorta di predestinazione e seguitavano a considerare gli
artisti degli esponenti delle arti meccaniche. Laneddoto che Vasari riporta
circa la realizzazione del monumento equestre di Bartolomeo Colleoni,
affidato dalla Signoria di Venezia al Verrocchio, mostra come, nella
battaglia per lemancipazione, gli artisti assumessero anche degli
atteggiamenti ribelli, che denotano unacquisita coscienza del valore del
ultima cena del Ghirlandaio nell'abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano (provincia Firenze)