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Ad Dei gloriam
et Germaniae utilitatem
San Pietro Canisio e gli inizi della Compagnia di Ges
nei territori dellImpero tedesco (1543-1555)
Rubbettino
Indice
Ringraziamenti
Nota di lettura
pag.
ix
xi
Introduzione
1. Quadro generale e direttrici della ricerca
2. Canisio tra filologia e agiografia
3. Breve bibliografia canisiana del Novecento
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Ringraziamenti
Nota di lettura
Gli anni intercorsi fra la stesura del testo e la sua pubblicazione hanno certamente contribuito a precisare molte delle direttrici di ricerca qui proposte. Mi si perdoneranno quindi lingenuit di alcuni miei giudizi e le molte lacune che non sarebbe
stato possibile colmare senza stravolgere limpianto del lavoro
stesso, cos come sarebbe stata impensabile una riscrittura ab
initio. Alcune delle intuizioni di fondo della presenta ricerca
continuano tuttavia a convincermi; mi ripropongo per questo
di approfondirle, anche se con un taglio diverso, nella mia tesi di dottorato, dal titolo Veluti Apostolus Germaniae. Apostolat, Obrigkeit und jesuitisches Selbstverstndnis am Beispiel des Petrus Canisius (1543-1570), che sto preparando allUniversit J.W. Goethe di Francoforte nellambito dellsfb/
kf 435 Wissenskultur und Gesellschaftlicher Wandel. Giudichi il lettore se il mio entusiasmo ha prodotto uno studio almeno in parte di qualit.
Loccasione che mi ha spinto a pubblicare il presente lavoro il decennale della scomparsa di Virginia Foresta, alla cui
memoria sono dedicate queste pagine. Virginia mi ha lasciato
un ricordo di s che ancora mi spinge a credere con passione
in quello che faccio. Il mio unico rimpianto non poter pi
condividere con lei le non frequenti, ma forse per questo tanto pi intense, gioie della mia vita personale e lavorativa. Spero in ogni modo che sia fiera di me.
Mainz, 16 gennaio 2007
Introduzione
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A dispetto della fama di campioni della reazione cattolica costituitasi nel corso dei secoli, Ignazio e i suoi primi compagni si votarono al servizio della Chiesa tenendo in poca se
non in alcuna considerazione la possibilit di confrontarsi,
nel cuore dellEuropa, con coloro i quali avevano abbracciato la fede della Riforma protestante. Non un caso che lentusiasmo e lo slancio missionario sia tipico anche nei novizi
della Compagnia, almeno a giudicare dalle numerosissime
richieste di partire per le misteriose ed esotiche Indie, le cosiddette indipetae. Costituita allorigine da studenti dellUniversit di Parigi che, spinti da entusiasmo giovanile, volevano testimoniare la loro fede cristiana in Terrasanta, la societas degli iigisti sub profonde trasformazioni nel periodo
romano tra il 1537 e il 1540, anni in cui Ignazio e i suoi primi compagni intuirono le grandi potenzialit di sviluppo per
la Compagnia e per il rinnovamento della Chiesa, grazie al
tentativo di gestione diretta delle eterogenee spinte riformatrici cattoliche da parte dellambiente pi liberale della Curia, tra cui spiccavano le figure dei cardinali Gaspare Contarini, che aveva perorato personalmente il riconoscimento
dellOrdine da parte di Paolo iii, e Giovanni Morone, al seguito del quale il gesuita Pierre Favre introdusse la Compagnia di Ges in Germania.
Comunemente si portati a pensare che, per i gesuiti stabilitisi verso il 1537 a Roma, sia divenuto presto chiaro che
lunico modo concreto per salvare la Chiesa cattolica da un
pericolo giudicato ben pi incombente di coloro i quali ai loro occhi apparivano come i profanatori del Santo Sepolcro, e
quindi confrontarsi con i progressi della Riforma luterana,
porre un freno alle idee eretiche, provare a riportare alla fedelt romana le varie correnti delleterodossia che avevano
scelto laperta rottura con Roma e insomma contribuire a
riformare la Chiesa cattolica, sarebbe stato quello di agire sotto legida della Santa Sede. In altre parole, volendo seguire la
nota interpretazione di Hubert Jedin, i gesuiti si sarebbero
posti al servizio dellunica vera riforma in capite et membris
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re il contributo dato da un lato alla prassi polemica dottrinale, teologica e letteraria, dallaltro per allattivit pastorale,
alla cura delle anime e allimpegno nel campo dellistruzione.
Anche il tentativo di interpretare la storia della Compagnia
di Ges alla luce del paradigma storiografico della cosiddetta Konfessionalisierung, nel senso di un processo di normalizzazione e di disciplinamento sociale e religioso che avrebbe
portato alla formazione dello stato assolutistico, non sembra
aver portato buoni frutti, essendo ancora da stabilire la natura e la portata della partecipazione concreta della Compagnia
di Ges a questo processo, se mai di partecipazione si possa
parlare3.
Legati al papa dal voto speciale di obbedienza per ci che
riguarda le missioni (la precisazione fondamentale), i gesuiti
ebbero con il potere politico e le strutture ecclesiastiche rapporti di natura complessa e che furono, in alcuni casi, contraddittori e conflittuali. Si pensi solo ai papi Paolo iv e Sisto v con
i quali, pur non avendone mai messo in dubbio lautorit, gli
uomini della Compagnia ebbero forti contrasti. In altre circostanze i gesuiti si inserirono perfettamente nel gioco sociale e
politico fra alti prelati, regnanti, aristocrazie locali e societ. Il
quadro appare per ci ben pi frastagliato e intrigante di quanto, a volte, alcune sintesi storiografiche di pur notevole pregio
tendano a presentare.
3. w. reinhard, h. schilling (a cura di), Die katholische Konfessionalisierung. Wissenschaftliches Symposion der Gesellschaft zur Herausgabe des Corpus Catholicorum und des Vereins fr Reformationsgeschichte, Gtersloher Verlagshaus, Gtersloh 1995, costituisce una sorta di manuale riguardo il processo di confessionalizzazione in ambito cattolico. Si noti anche che, da qualche anno a questa parte, questo paradigma storiografico stato messo in discussione in maniera convincente da
studi di carattere storico-antropologico e storico-culturale. Si veda al riguardo k.v.
greyerz, m. jakobowski-thiessen, t. kaufmann, h. lehmann (a cura
di), Interkonfessionalitt - Transkonfessionalitt - binnenkonfessionelle Pluralitt.
Neue Forschungen zur Konfessionalisierungsthese, Gtersloher Verlagshaus, Gtersloh 2003. O Malley si occupa a fondo della Konfessionalisierung in j.w. o malley sj, Trent and All That, cit., pp. 106-117.
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litatem, id fuit, quod Petrum Canisium, jam tunc zelum catholicae religionis contra sectarios defendendae et propagandae, cum eruditione, eloquentia et pietate insigni [] per spiritualia Exercitia Societati genuit5.
La scelta in questo lavoro della delimitazione temporale
degli anni compresi fra il 1543, anno del suo ingresso nella
Compagnia, al 1555, nel quale fu pubblicata lopera pi conosciuta di Canisio, la Summa Doctrinae Christianae, stata fatta per un motivo ben preciso. Lintenzione era quella di mostrare i primi e fondamentali anni dellazione del giovane gesuita olandese, impegnato a intrecciare una fitta rete di conoscenze in delicate missioni diplomatiche, ovvero a trattare con
i duchi di Baviera o il re Ferdinando la fondazione del collegio
di Ingolstadt e la redazione della sua opera principale, la Summa Doctrinae Christianae. In quattro degli avvenimenti esaminati in questa ricerca, vale a dire il tentativo di secolarizzazione dellarcivescovado di Colonia da parte di Hermann von
Wied, la fondazione di due dei primi collegi della Compagnia,
la discussa edizione di Tauler e la redazione della Summa Doctrinae Christianae, tutti compresi tra il 1543 e il 1555, si cercato di porre in rilievo proprio la costante interazione e il reciproco influsso fra i vari elementi in questione, vale a dire la
stretta unione fra finalit di natura religiosa e il quadro politico complessivo.
Quale riferimento cronologico stato scelto quel delicato
punto di passaggio rappresentato dagli anni a cavallo delle due
met del Cinquecento, anni compresi tra la fondazione delle
Compagnia di Ges stessa nel 1540, i fallimentari colloqui di
religione di Worms, Ratisbona e Spira del 1540-1541 e la dieta di Augusta del 1555, di poco posteriore allelezione di Gian
Pietro Carafa al soglio pontificio. Com ovvio, la storia della
Compagnia di Ges e quella personale di Canisio furono ca5. j. de polanco sj, Vita Ignatii Loiolae et rerum Societatis Jesu historia (Chronicon), a cura di J.M. Vlez SJ, Typographorum Societas, Matriti 1894, vol. i, p.
115.
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ha trovato evidenti tracce addirittura in unopera della maturit come le Confessiones), rimane tuttavia da approfondire ulteriormente la profonda influenza che ebbero su Canisio i fatti di Colonia degli anni 1543-1547, dai quali usc in larga parte trasformato.
Il fatto di rilevanza storiografica risiedeva quindi nellanalisi del mutato clima culturale, religioso e politico nella citt
arcivescovile allindomani dellallontanamento dellarcivescovo e principe elettore Hermann von Wied, che in quegli anni
aveva tentato di secolarizzare larcivescovado e di trasformarlo
in un principato secolare ed ereditario, con conseguenze di
somma importanza allinterno del collegio dei sette Elettori
imperiali, allontanamento cui Canisio contribu fattivamente
in prima persona. Grazie allesame dello svolgimento della crisi di Colonia stato possibile ricostruire i rapporti che allora
intrattennero tra loro Canisio stesso, i gesuiti Pierre Favre e
Nicols Bobadilla, i legati pontifici Girolamo Verallo e Giovanni Poggio, due influenti membri dellalta gerarchia ecclesiastica tedesca come il vescovo di Lund Georg von Skodborg
e il vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg (questultimo fondamentale sia per la diffusione dei gesuiti in Germania sia per lattivit di Canisio in Baviera e nei territori
asburgici), e limperatore Carlo v, in periodo estremamente
delicato per la storia della Germania e dellImpero, quello
compreso fra la pace di Crpy del 1544 e la vittoria di Mhlberg del 1547.
Nel periodo preso in esame, Canisio collabor fattivamente e in qualche caso fu principale protagonista di altri due
eventi capitali per la storia della Compagnia, nella fase del delicato passaggio generazionale e istituzionale tra i cosiddetti
primi gesuiti e i loro successori pi notevoli, tra cui Canisio
stesso e il futuro generale Francesco Borgia, ma anche Jeronimo Nadal e Giacomo Lainez: Ignazio, prima di morire nellestate del 1556, affid a Canisio un incarico di grande responsabilit, il provincialato dellappena costituita provincia della
Germania superior. Qualche anno prima, nel 1549, il vicer di
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Sicilia don Juan de Vega chiese a Paolo iii di interpellare Ignazio al fine di inviare a Messina un gruppo di gesuiti, per dare
vita a un collegio destinato alla formazione della giovent. Il
fondatore della Compagnia assicur al papa che avrebbe sicuramente provveduto a organizzare e inviare il gruppo nel pi
breve tempo possibile, anche perch veniva offerta alla Compagnia unoccasione importante, quella di fondare il primo
collegio dellordine in assoluto destinato agli allievi esterni.
Nello stesso tempo Ignazio cap benissimo che non poteva disattendere linteressamento diretto sia del vicer di Sicilia, sia
soprattutto del papa che, dal 1540 in poi, aveva contribuito in
modo fondamentale al progressivo sviluppo della Compagnia,
ratificandone la fondazione e il consolidamento con una serie
di bolle pontificie, emanate dal 1540 fino praticamente alla sua
morte nel novembre 1549.
A questa prima iniziativa siciliana Canisio partecip per
circa un anno, con lincarico di insegnare retorica ai giovani
studenti. La preoccupazione per la fondazione di nuovi collegi fu da allora in poi uno dei punti cardine dellazione di Canisio e della Compagnia di Ges. Messina fu la prima esperienza concreta dei gesuiti in Italia, non solo come laboratorio
didattico, nel quale dovevano essere sperimentati nuovi modi
e nuove forme di insegnamento, per arginare e contrastare la
diffusione della religione riformata e rinnovare la piet cattolica, ma anche come primo importante banco di prova della
capacit di gestione da parte di Ignazio e Juan de Polanco, suo
fedele segretario, dei delicati rapporti fra Santa Sede, dinastie
e aristocrazie territoriali e gli apostoli gesuiti nel cuore dellEuropa6.
Diversa per tempi e luoghi, ma sostanzialmente paragonabile allesperienza messinese per quanto riguarda i rapporti politici e sociali e le modalit di svolgimento, fu la fondazione da
6. p. foresta, Die Missio in Germaniam. Die Wahrnehmung des Apostolats durch den jungen Canisius, in j. meier (a cura di), Sendung - Eroberung Begegnung? Franz Xaver, die Gesellschaft Jesu und die katholische Weltkirche im Zeitalter des Barocks, Harrassowitz, Wiesbaden 2005, pp. 31-66.
xxii
parte della Compagnia di Ges del collegio bavarese di Ingolstadt, che occup Canisio per ben sei anni. Trasferitosi prima
a Roma, dove si voter solennemente alla Compagnia nelle mani di Ignazio, e poi a Bologna, dove conseguir il dottorato in
teologia, nel 1550 Canisio venne inviato insieme a due autorevoli confratelli, Claude Jay e Alfonso Salmern, su esplicita richiesta del duca di Baviera Guglielmo iv, a rinverdire i fasti
dellUniversit della cittadina bavarese, che mancava di autorevoli teologi dalla morte di Johannes Eck, campione cattolico nella disputa di Lipsia del 1518 con Lutero. Guglielmo iv,
e pi tardi Ferdinando i dAsburgo, capirono, con qualche
tempo di anticipo rispetto al celeberrimo cuius regio, eius religio del 1555, quale politica seguire in materia religiosa nei loro
domini ereditari. Noncurante in pratica della situazione di
stallo istituzionale creatasi allindomani del cosiddetto Interim
augustano del 1548, il duca bavarese si mosse con anticipo e
cominci a perseguire un progetto autonomo di riforma delle
istituzioni ecclesiastiche della Baviera. Per questo motivo chiese prima a Paolo iii e poi a Giulio iii di inviare dei gesuiti nei
suoi domini ereditari. Il duca fu da subito seguito dallAsburgo, che invit altri gesuiti a riformare e a dare nuovo impulso
alle Universit di Praga e Vienna.
Questultimo, tramite uniniziativa in certo modo clamorosa, sul finire del 1550 incaric Jay, docente di teologia a
Vienna, di cominciare a scrivere un catechismo, da contrapporre a quello di Lutero e Melantone, un compendio sono parole di Jay che se componesse da li suoi theologi []
et se stampasse in Vienna per commissione sua [] et se insegnasse in tutte le sue provincie et regni per espresso comandamento suo [] [che insegnasse] li dogmi christiani contra li
errori moderni [] [et] che fosse conveniente alla giovent
(si veda a questo proposito il capitolo v). Questa situazione era
dovuta alla grande urgenza in cui si trovavano a operare gli
educatori cattolici in mancanza di una definizione dottrinale
certa e, cosa molto importante, ufficialmente ortodossa. Canisio pi volte segnal la mancanza di un catechismo specifi-
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co per li Todeschi, e nonostante una certa diffidenza e ostilit da parte di Ignazio, port avanti nel corso degli anni 15511555, un progetto alternativo da quello immaginato a Roma,
che per ottenne la piena approvazione di Ferdinando, anche
perch basato sullesperienza quotidiana di Canisio con i suoi
allievi e non sui canoni scolastici dellopera che Lainez aveva
progettato, e che poi fu in un certo senso rifiutata da Ferdinando, desideroso di un catechismo semplice, immediato ed
efficace.
Le vicende personali e politiche che hanno visto coinvolto
Canisio sono state esaminate infine come episodi particolari
della situazione storica pi generale, non potendosi considerare la vita di Canisio assolutamente avulsa dal contesto in cui si
svolgeva. La biografia del gesuita stata quindi studiata tenendo sempre ben presente lo sfondo nel quale questultimo si
muoveva e operava. Attraverso i viaggi e le missioni di Canisio si cercato infine di ricostruire, quantunque in modo parziale, la nascita e lo sviluppo della Compagnia di Ges e delle
sue istituzioni in Germania, come i collegi, linsegnamento, la
fedelt al papa, il rapporto con il potere politico.
Il fine scientifico del presente lavoro quello di proporre
una nuova interpretazione dellattivit canisiana, attivit che
spesse volte stata ricostruita in modo prevalentemente agiografico. Molte biografie, anche in tempi recenti, hanno dato
per scontato lintervento della Provvidenza divina a partire dalla nascita del gesuita: secondo queste ricostruzioni Canisio sarebbe nato negli stessi giorni in cui Ignazio sub la famosa ferita di Pamplona e in cui Lutero fu condannato e bandito dallImpero. Questo schema provvidenziale e allo stesso tempo
confessionale rimasto valido fino al xx secolo, anche oltre la
canonizzazione di Canisio del 19257. Non stato sempre faci7. p. foresta, Sicut Ezechiel Propheta et alter Bonifatius. San Pietro Canisio ed il totalitarismo cattolico di Pio xi, in Archivum Historicum Societatis
Jesu lxxiii, 2004, pp. 277-325; id., Der katholische Totalitarismus. Katholizismus und Moderne im Pontifikat Pius xi, in m. franzmann, c. grtner,
n. kck (a cura di), Religiositt in der skularisierten Welt. Theoretische und empi-
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Ignazio si diresse a Venezia e, imbarcatosi, giunse a Gerusalemme, dove sarebbe voluto rimanere per il resto della sua vita. Entr per in conflitto con il provinciale dei francescani, che lo
obblig a ritornare in Spagna, a Barcellona. Il pellegrinaggio in
Palestina rimase, comunque, il suo obiettivo principale. A questo punto, Ignazio si dedic alla predicazione e allo studio prima del latino, poi di filosofia e teologia nelle Universit di Alcal e Salamanca. In questo periodo fu addirittura incarcerato
per qualche tempo, a causa della somiglianza che alcune sue
prediche avevano con le idee degli alumbrados spagnoli. Finalmente, nel febbraio 1528, giunse a Parigi, dove pi tardi avrebbe incontrato Francesco Saverio e Pierre Favre, che costituirono il primo nucleo storico della Compagnia di Ges.
Brodrick non stato ovviamente lunico, in tempi relativamente recenti, a controllare in modo non troppo severo la
verosimiglianza scientifica delle proprie conclusioni. Laltro
grande biografo di Canisio, Giuseppe Boero SJ, che scrisse la
sua opera Vita del Beato Pietro Canisio nel 1864, immediatamente dopo la beatificazione canisiana da parte di Pio ix,
esord con parole analoghe a quelle dello studioso inglese:
Cadde la sua nascita opportunamente al fine e al disegno, per cui Dio
laveva negli eterni suoi consigli e decreti destinato ed eletto. Perocch
in quellanno medesimo Martin Lutero nella Germania, apostatando
dalla professione della vita religiosa e della fede cattolica, si dichiar
manifestamente capo ed architetto di errori, che Canisio dovea poi
combattere; e nella Spagna Ignazio di Loiola [] abbandonando la milizia secolare brand sotto la bandiera di Cristo le armi spirituali15.
Tutta una serie di corrispondenze provvidenziali avrebbero inoltre segnato i primi passi di Canisio, dalla morte della
15. g. boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio della Compagnia di Ges, detto
l'apostolo della Germania, La Civilt Cattolica, Roma 1864, p. 9. In occasione della beatificazione di Canisio uscita anche unimportante biografia in lingua tedesca: f. rie sj, Der selige Petrus Canisius aus der Gesellschaft Jesu, Herder, Freiburg
i. Br. 1865.
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madre che esorta il marito a non cedere alla tentazione di abbandonare la fede cattolica (gli raccomand [] di tenere
netta la casa e la famiglia dalla pestilenza delleresia) alla carriera politica del padre come borgomastro filoimperiale e
quindi filocattolico di Nimega, da ci che Brodrick chiama la
premonition of his future allegiance (mostrava fin dallora
di nutrire in seno alti e magnanimi sensi) allimitazione del
sacerdote a messa, dalla fustigazione con il cilicio alla profezia
della vedova di Arnheim durante la celebre messa a Montmartre dei primi gesuiti nellagosto del 153616.
Difficilmente per si pu sostenere che la biografia di Brodrick, a met strada tra uno studio scientifico e unopera divulgativa, abbia dei difetti sostanziali evidenti, e che la trattazione, ricca di particolari, manchi di senso critico. Certo, rimane limpressione di unoccasione mancata. Dopo il grande
lavoro filologico di Otto Braunsberger SJ (1850-1926) e di
Friedrich Streicher SJ (1881-1965) tra lultimo decennio dellOttocento e la seconda met del Novecento, che hanno entrambi contribuito in modo decisivo a unimpostazione rigorosa dello studio storiografico di Canisio, con lo scrittore inglese stato fatto, se non un passo indietro, certamente un
passo in avanti di portata inferiore a quanto ci si sarebbe po16. Queste biografie/agiografie sembrano corrispondere esemplarmente ai criteri
esposti nel suo classico manuale da j.g. droysen, Istorica. Lezioni sulla Enciclopedia e Metodologia della Storia, trad. it. a cura di L. Emery, Ricciardi, Milano-Napoli, 1966 (ora anche a cura di S. Caianiello, trad. it di S. Caianello e G. Cantillo, con una presentazione di F. Tessitore, Guida, Napoli 1994), pp. 137 e ss., nelle quali lo studioso tedesco espone i criteri di interpretazione critica della storiografia antica e medievale: Si riconobbe ben presto quanto spesso una cronaca era semplicemente copiata da unaltra [] e solo alla fine recava [] notizie proprie []
Ricercando cos le fonti, si cominci a smuovere la massa delle narrazioni convenzionali, scomponendole nelle loro stratificazioni [] Occorreva dunque individuare criticamente quanto si era formato ed abbellito nella leggenda, per fissarsi infine
in quelle versioni scritte [] Si cominci ad esaminare il rapporto della leggenda
con la storia, del mito con la leggenda, chiarendo cos [] la vera natura della critica delle fonti. Nelle biografie di Canisio il materiale propriamente storico si con
ogni evidenza confuso con quello agiografico e, per usare le parole di Droysen,
stratificato nel tempo.
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tuti legittimamente aspettare. Il libro di Brodrick rimane, nella sua impostazione, ancora legato alle biografie dei tre secoli
precedenti, pur rappresentando unimportante acquisizione
della ricerca canisiana. Le mancanze storiografiche pi gravi di
Brodrick consistono innanzi tutto nel non aver per cos dire
posto ai biografi precedenti domande che avrebbero potuto
mettere seriamente in crisi limmagine consolidata del secondo apostolo della Germania, nellaver consultato le sue fonti
in maniera parzialmente acritica e nellaver seguito troppo fedelmente la tradizione a lui precedente.
Lo stesso Braunsberger, nel 1896, aveva pienamente colto il senso pi generale del lavoro gigantesco cui ha dedicato
completamente quattro decenni17. Incaricato nel 1883 dal
suo diretto superiore, Moritz Meschler SJ, di ricostruire il
corpus epistolare canisiano, il gesuita mor nel 1926 mentre
ancora lavorava al nono e ultimo volume della corrispondenza canisiana, tuttora inedito. In seguito al fortunoso ritrovamento nel 1985 del fondo cosiddetto pce ix ms in un locale della Pontificia Universit Gregoriana, conservato ora nellArchivio della provincia tedesca della Compagnia di Ges
(Archiv der Deutschen Provinz der Gesellschaft Jesu)18, che
insieme al manoscritto pce ix hs, purtroppo scomparso, era
stato preparato da Braunsberger per il nono volume dellepistolario canisiano, Paul Begheyn SJ ha formato nel 1997 il
Cansius Project, che ha come obbiettivo di pubblicare le circa 415 lettere non comprese nei precedenti volumi delle Epistulae canisiane19.
17. o. braunsberger sj (a cura di), Beati Petri Canisii epistulae et acta. Collegit et adnotationibus illustravit Otto Braunsberger, eiusdem Societatis sacerdos, 8 voll.,
Herder, Freiburg i. Br. 1896-1923.
18. NellArchiv der Deutschen Provinz der Gesellschaft Jesu (=adpsj) sono conservati, oltre al fondo Braunsberger e al fondo Streicher, anche i cosiddetti Canisiana, 69 manoscritti canisiani in grandissima parte ancora inediti.
19. Si veda al riguardo p. begheyn sj, The Editions of the Letters of Saint Peter
Canisius by Otto Branusberger SJ and the Vicissitudes of its Ninth Volume, in r.
berndt sj (a cura di), Humanist und Europer, cit., pp. 303-311; p. begheyn
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1962, edita dalla Loyola University Press; la traduzione tedesca uscita a Freiburg im Breisgau, presso leditore Herder,
nel 1950, mentre quella francese del 1957, edita a Parigi da
Spes), ma anche quella che ha avuto la fortuna di aver potuto sfruttare per prima, seppure in modo non sempre condivisibile, limmenso lavoro filologico e critico che Otto Braunsberger ha compiuto nel sistemare nellarco di quaranta anni,
dal 1883 al 1923, una grandissima parte del corpus epistolare
e documentario di Canisio. Inoltre, dalla fine del secolo scorso, la Compagnia di Ges si impegnata a pubblicare, nei
Monumenta Historica Societatis Jesu, molto dellimmenso materiale documentario accumulatosi nel corso della sua storia
secolare, dalle lettere di santIgnazio fino ai documenti relativi alle missioni asiatiche e sudamericane. Braunsberger, suo
malgrado, pot beneficiare solo in parte di questi lavori, in
corso di pubblicazione durante le sue ricerche, senza contare
il fatto che i curatori spagnoli dei Monumenta avevano un assoluto diritto di prelazione sul materiale darchivio riguardante Ignazio, i suoi primi nove compagni e i suoi due successori, Lainez e Borja. Braunsberger dovette quindi, almeno allinizio, fare affidamento su opere di qualit inferiore a quelle
dei Monumenta.
Lo studioso che si accinga oggi a studiare la figura del santo olandese ha quindi la possibilit di basare la sua ricerca non
pi, o meglio non solo, sulle biografie di impostazione agiografica dei secoli precedenti o sulle edizioni di poche lettere,
ma di utilizzare otto volumi molto corposi nessuno inferiore alle ottocento pagine, con un apparato critico sempre generoso: il primo volume, il pi esiguo, di 816 pagine con
unintroduzione di oltre 60 pagine divisi per ordine cronologico dal 1541 al 1597, e tutti i documenti raccolti nei Monumenta Historica prima ricordati. Non si pu daltra parte dire
che il lavoro di edizione del corpus canisiano sia stato portato
a termine: nella Praefatio del volume viii, pubblicato nel
1923, scrive infatti Braunsberger:
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Deinde hoc moneo: quia volumen hoc usque ad Beati Petri mortem et
sepulturam pervenit, iam totum opus aliqua ratione dici potest absolutum. Verum, quod in plerisque huius generis editionibus fit, hoc quoque accidit: necesse est adiungi volumen, quo, quae in superioribus voluminibus desunt, suppleantur. Neque id potest esse mirum. Incohata
enim est haec editio anno 1896. Longo autem hoc tempore inter volumina primume et octavum interpositio fieri non poterat, quin comparerent et epistulae et monumenta, quae antea aut ignota aut aditu difficiiora fuerant. Praeterea errata quaedam corrigi oporet. Addetur denique catalogus bibliographicus librorum omnium, qui de Canisio
scripti sunt, sive his vita eius enarratur, sive laudes celebrantur, sive cultus propagatur29.
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volume non mai stato pubblicato, pur essendo, a tutti gli effetti, pronto.
Insieme alla fondamentale sistemazione di Braunsberger
deve essere menzionato anche il lavoro di Friedrich Streicher
SJ. Questultimo ha curato ledizione delle opere fondamentali di Canisio: i catechismi in lingua latina (il Catechismus latinus, meglio conosciuto come Summa Doctrinae Christianae,
pubblicato sia nella versione precedente che in quella successiva al Concilio di Trento, il Catechismus minor, o Parvus Catechismus Catholicorum, il Catechismus minimus e il Catechismus ab imaginibus ornatus del 1589), e le corrispondenti traduzioni tedesche (i Catechismi germanici minores e i Catechismi germanici minimi), tutti accompagnati da un ricchissimo
apparato critico; le Meditationes seu notae in evangelicas lectiones, che comprendono i commenti di Canisio alle letture domenicali e festive del Vangelo (Tempus Adventus, Tempus Nativitatis Domini, Tempus Paschatis, Meditationes de festis Sanctorum, Meditationes de dominicis, de solemnibus Processionbus,
etc.), il De spirituali quodam libro diurno e la biografia canisiana di Jakob Keller SJ, collaboratore di Canisio negli ultimi
anni di vita a Friburgo, risalente al 1611 e rimasta inedita fino al 193332.
mo fascicolo di Gregorianum, nelle pp. 316-317 c un articolo in memoriam dedicato a Braunsberger dalla redazione della rivista. Dopo una breve biografia, in cui
si ricorda che accett lincarico di dedicarsi allo studio di Canisio dai suoi superiori intorno al 1875-1880, c un accenno al ix volume di prossima pubblicazione:
Maxime vero ipsius S. Doctoris actuosa vita quae ad renovandam et confirmandam Germanorum catholicorum fidem plurimum influxit, ab iisdem documentis
illustrabatur [] At Auctor viribus se defici iam animadvertens, ad opus maximum
redire eique finem imponere consultius esse censuit. Quod tamen, sic Deo permitente, ipse omnino perficere non potuit. Attamen, ea quae desunt, tomus ix et volumen quod additamentis et supplementis constabit, iam ita elaborata reliquit ut
facile et brevi prelo tradi possint.
32. f. streicher sj (a cura di), Sancti Petri Canisii Doctoris Ecclesiae catechismi
latini et germanici, Officina Salesiana, Monachi Bavariae, e Pontificia Universitas
Gregoriana, Roma 1933-1936, 2 voll.; id. (a cura di), Sancti Petri Canisii Doctoris
Ecclesiae Meditationes seu notae in evangelicas lectiones, Herder, Friburgi in Brisgo-
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presa grazie a Paul Begheyn SJ, si pu constatare il relativamente scarso interesse per la figura canisiana negli anni Ottanta, mentre pi numerose sono state le pubblicazioni nel decennio successivo, anche se concentrate in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di Canisio nel 1997: nel
1996 stato pubblicato un interessante volume miscellaneo,
curato da Julius Oswald SJ e Peter Rummel, mentre quattro
anni pi tardi, nel 2000, uscito il bel volume curato da Rainer Berndt SJ, che ha curato la pubblicazione degli atti del
simposio tenutosi presso la Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen di Frankfurt am Main il 29 settembre
199741. Interessanti anche gli atti della conferenza tenutasi a
Wrzburg dal 19 al 21 dicembre 1997 e il catalogo della mostra organizzata a Fribourg nel medesimo anno42. Sono molto
utili il saggio sulla Canisiusliteratur nel Novecento di Paul Begheyn SJ e lelenco delle opere di Canisio uscite tra il 1543 e il
1597 per meno di Rita Haub43. Grazie al primo possediamo
ora una fondamentale bibliografia canisiana fino allanno
200444.
41. j. oswald sj, p. rummel (a cura di), Petrus Canisius, Reformer der Kirche,
cit., e r. berndt sj (a cura di), Humanist und Europer, cit. Si veda anche il volume Petrus Canisius, Humanist und Europer. Reden in der Frankfurter Paulskirche,
Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen, Frankfurt am Main 1997.
Un elenco delle numerose pubblicazioni del 1997 si pu consultare in l. polgr,
n. basilotta, Bibliographie sur lhistoire de la Compagnie de Jsus, in Archivum Historicum Societatis Jesu lxvii, 1998, pp. 411-414.
42. Petrus Canisius. Zu seinem 400. Todestag am 21. Dezember 1997. Tagung der
Domschule, des Dizesangeschichtsvereins und des Priesterseminars Wrzburg vom 19.21. Dezember 1997, Generalvikariat der Dizese Wrzburg, Wrzburg 1998; Petrus Canisius 1597-1997, Muse d'Art et d'Histoire Fribourg, coordinateur du catalogue R. Blanchard, Imprimerie Saint-Paul, Fribourg 1997.
43. p. begheyn sj, Canisiusliteratur im zwanzigsten Jahrhundert, e r. haub, Bibliographie der zu Lebzeiten erschienenen Werke des Petrus Canisius, entrambi in j.
oswald sj, p. rummel (a cura di), Petrus Canisius, Reformer der Kirche, cit., rispettivamente nelle pp. 287-294 e 295-302.
44. p. begheyn sj, Gids voor de geschiedenis van de jezuten in Nederland 15401850/A Guide to the History of the Jesuits in the Netherlands 1540-1850, Valkhof Pers,
Nijmegen-Amsterdam-Rom 2006, in partic. nn. 2171-3158.
xliv
introduzione
xlv
xlvi
Ad Dei gloriam
et Germaniae utilitatem
San Pietro Canisio e gli inizi della Compagnia di Ges
nei territori dellImpero tedesco (1543-1555)
1.
1. cenni biografici
Pietro Canisio nacque, in base alla sua personale testimonianza autobiografica, a Nimega, in Gheldria, l8 maggio 1521,
giorno in cui nel calendario liturgico si festeggiava san Michele arcangelo, protettore dellHeiliges Rmisches Reich e, a partire dal 1597, anno della consacrazione della chiesa di San Michele a Monaco di Baviera1, difensore della ecclesia militans et
triumphans:
Annus erat a nativitate tua Jesu Christe Conditor et Redemptor meus beninignissime, supra sesquimillesimun vicesimus primus, quo me irae filium et peccati servum in hanc mundi lucem progredi voluisti. Parentem
quidem Jacobum et Aegidiam, eosque catholicos, honestos ac divites satis largitus es. Patriam in ditione Geldriensi civitatem Noviomagensem
contulisti: diem vero nativitatis octavuum Maio mense tribuisti2.
1. Si veda al proposito la recente edizione di j. gretser sj, Trophaea Bavarica
Sancto Michaeli Archangelo in templo et gymnasio Societatis Iesv dicata, a cura di T.
Breuer, G. Hess, Schnell und Steiner, Regensburg 1997.
2. Canisii autobiographia sive Confessiones et Testamentum, in Epistulae, cit., vol.
i, pp. 6-7. Le Confessiones sono comprese nelle pp. 5-31, il Testamentum nelle pp.
32-52. Nelle pp. 52-68, inoltre, Braunsberger ha pubblicato le reliquiae illarium
partium Confessionum et Testamenti quae integrae superesse non videntur. Come
gi ricordato, nel 1997, in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte del santo, stata pubblicata una nuova edizione del Testamentum da parte di Rita Haub e Julius Oswald sj. Le notizie relative alla biografia di Canisio sono state
tratte da j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., pp. 1 e ss., da Catechismi, cit.,
vol. i, pp. 13*-18*, e infine da Epistulae, cit., vol. i, pp. xv-xxiii. Cfr. anche la
laccostamento del cognome Canisius on which the Renaissance unfortunately laid its pretentious hand allanimale dei
sigilli8, e ci spiega anche laltro cognome che solitamente si
attribuisce a Canisio, cio de Hondt.
Lorigine di questo secondo cognome non dovrebbe essere
cos misteriosa, anche se sembra sfuggire sia a Brodrick che a
Braunsberger, che cercano unicamente di confutarne lattendibilit e non tentano di spiegarne lorigine e il probabile sviluppo9. un peccato che i due studiosi si siano fermati al dato meramente filologico, considerato anche il fatto che persino i confratelli di Canisio hanno sfruttato questo gioco di parole, facendo dellolandese il canem austriacum, il mastino,
per cos dire, della fede cattolica in Germania uno studio approfondito dello sfondo confessionale in cui nato questo
equivoco sarebbe certamente auspicabile e che non abbiano
tentato di ricostruire il processo in virt del quale ancora oggi
a Canisio associato questo secondo cognome.
Probabilmente, in questa piccola querelle, la vicinanza dei
due studiosi alloggetto di studio ha impedito loro di trovare
una spiegazione, certamente meno erudita di quella da loro
proposta, ma forse pi chiara. necessario tuttavia rendere il
giusto merito a entrambi gli studiosi: Braunsberger giunto
alle sue conclusioni dopo un intenso lavoro di ricerca di archivio, durante il quale ha trovato ed esaminato molteplici documenti a sostegno delle sue idee10; Brodrick, invece, ha potuto
stabilire che la parola Kahn debba riferirsi a un tipo di imbarcazione, usata per il commercio fluviale di piccolo e medio cacora conservati nel Municipio di Nimega, informazione riferita anche da g. de
giovanni sj, San Pietro Canisio, cit., p. 1, n. 1. Sulla disputa riguardo ai cognomi Kanis, Hund o de Hondt, cfr. anche petrus canisius, Briefe, cit., pp. 11-12.
8. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 2.
9. Cfr. p. begheyn sj, Die Familie Kanis aus Nijmegen, cit., p. 11: Wegen der
Lauthnlichkeit des Familiennamens mit dem lateinischen Wort fr Hund (canis),
hatte Jakob einen Windhund in sein Wappen aufgenommen und es so zu einem
redenden Wappen gemacht, bevor er am Hof Rens II. von Lothrigen eintraf.
10. Epistulae, cit., vol. i, pp. 72-73.
botaggio lungo il corso del Reno, e non abbia nulla a che fare
con i cani11. Ciononostante, il fatto veramente interessante rimane piuttosto labile e polemico gioco di parole inventato dagli avversari di Canisio, evidentemente pretestuoso ma efficace, se poi nel corso del tempo questo malinteso diventato addirittura un secondo cognome.
Chi gli ha attribuito il cognome De Hondt pu averlo fatto in buona o cattiva fede, ma ha in ogni caso operato logicamente, avendo non solo messo in relazione i sigilli del borgomastro Jakob e il cognome Kanis (o allo stesso modo Kanijs),
ma avendo anche ritenuto ovvio attribuirgli un nome in volgare, che si riferisse sia al presunto significato di cane, sia allassonanza ovvia fra Kanis e Canisius. Il fatto, di per s secondario, tuttavia un minimo ma significativo esempio dello
scontro confessionale nel Cinquecento: se per esempio si consulta la primissima raccolta bibliografica della Compagnia di
Ges, la Bibliotheca Scriptorum Societatis Jesu, iniziata a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del xvi secolo da Pedro
Ribanadeira e continuata nel xvii secolo da Philip Alegambe,
si pu trovare un breve accenno a questo malizioso fraintendimento12. A causa delle sue iniziative contro i protestanti e a favore della religione cattolica, i libellisti avversari lo soprannominarono proprio canem austriacum, un cane che per, sostiene Ribanadeira, ha scacciato i lupi dallovile di Cristo13.
11. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 3, n. 1. A onor del vero, Brodrick
non segnala in alcun modo che le informazioni da lui riportate sono identiche a
quelle che riferisce Braunsberger, anche se estremamente riassunte.
12. p. de ribanadeira sj, Illustrium scriptorum religionis Societatis Jesu catalogus.
Auctore P. Petro Ribanadeira Societatis eiusdem Theologo, Antuerpiae 1558. La seconda
e terza edizione di questopera uscirono rispettivamente nel 1609 e nel 1613, che poi
stata continuata da p. alegambe sj (a cura di), Bibliotheca scriptorum Societatis Jesu, opus inchoatum a R.P. Petro Ribanadeira continuatum a R.P. Philippo Alegambe, Romae 1656, e raccolgono gli scrittori della Compagnia fino allanno 1642.
13. Ivi, p. 663: Haereticos disputationibus repressit; Catholicos confirmavit. Ex
quo Haeretici Canisium, Canem Austriacum per ignominiam appellabant, quod in
Austria plurimum versatur; sed haud canem mutum, aut non valentem latrare, sed
qui latratu et morsu lupos passim grassantes ab ovili Christi arceret.
Per Nimega non era sicuramente facile muoversi in una situazione cos intricata, schiacciata tra lImpero, i duchi di
Gheldria, la Francia e lambizioso Enrico viii, che proprio al
borgomastro Jakob aveva spedito una lettera in cui lo esortava
a scendere concretamente in campo al suo fianco contro i duchi, schierati con Francesco i di Valois. Venti anni dopo il figlio sar inviato come legato della citt di Colonia alla corte di
Carlo v per fronteggiare loffensiva protestante del vescovo
Hermann von Wied, del teologo Martin Butzer, del figlio di
Enrico, Edoardo vi, e del Lord Protettore, duca di Somerset.
Se si deve prestar fede alla parole di Brodrick, prese un po
di peso dalle Confessiones, Canisio condusse unadolescenza as
a wilful, headstrong child, addicted to all sort of mischief and
a sore anxiety to his elders17, disertando la funzione religiosa
per prendersi gioco dei fedeli riuniti in preghiera, oppure vantandosi della propria condizione privilegiata di figlio del borgomastro davanti ai suoi coetanei. Nonostante tutto cerano
dei segnali che evil was not going to have a bloodless victory
in his soul, and one direct premonition of his future allegiance18. Passata linfanzia, di cui conserver un ricordo traumatico, tra gravi problemi familiari, Canisio si rec nel 1536 a
Colonia, per completare i suoi studi umanistici, sotto la guida esperta di Nicolaus van Esche e Johannes Gropper, canonico certosino. Canisio rimase affascinato da questi uomini dotti, dediti alla vita monastica nella certosa di Santa Barbara. In
questambiente culturale rimase profondamente influenzato,
almeno in un primo momento, dallo spirito riformatore dei
suoi due maestri, seguaci del misticismo tedesco di Meister
Eckhart e della Devotio moderna di Tommaso da Kempis. Nello stesso periodo incontr Laurentius Surius, che rimase sempre uno dei suoi pi cari amici, e pens addirittura di entrare
nellordine dei certosini19. Intorno al 1540-1541 trascorse un
17. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 4.
18. Ivi, p. 5.
19. Confessiones, cit., p. 22: Ad vitam religiosam, qualem Carthusiani profiten-
10
11
larcivescovado elettorale di Colonia, Canisio fu inviato dal vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg, insieme a
Claude Jay, alla prima convocazione del concilio di Trento.
Spostatosi a Bologna, dopo la fine delle sessioni bolognesi Canisio giunse a Roma per completare la sua formazione insieme
a Ignazio.
Allinizio del 1548 fu inviato a Messina, nel collegio appena fondato, a insegnare retorica. Recatosi a Roma lanno successivo, di fronte a Ignazio, in quella che sar la Chiesa del Ges, allora chiamata Santa Maria alla Strada (o degli Astalli),
pronunci i quattro voti solenni dei gesuiti (i tre canonici, pi
lo speciale voto di obbedienza al papa a cui sono tenuti i membri della Compagnia di Ges). Tornato dopo due anni a Bologna, ottenne il dottorato in teologia insieme ai confratelli Jay
e Salmern (il loro esaminatore fu Giovanni Maria del Monte, il futuro Giulio iii) e dalla citt emiliana si diresse a Ingolstadt, dove il duca Guglielmo iv aveva fatto chiamare i tre gesuiti per insegnare teologia nellimportante Universit.
In seguito alla partenza dei suoi due compagni, Canisio ne
divenne rettore, spostandosi nel 1552 a Vienna sia per predicare alla corte di Ferdinando i dAsburgo e nella cattedrale di
santo Stefano, sia per insegnare nellUniversit della citt. Nel
1554 Giulio iii gli affid lamministrazione della diocesi viennese (Giulio iii e Ferdinando i gli offrirono anche il vescovado viennese, che per Canisio non accett), fond i collegi di
Praga e Ingolstadt, e nel 1555 pubblic, anonima, la Summa
Doctrinae Christianae, su esplicita richiesta di Ferdinando. Successivamente, nel 1556 e nel 1558-1559 uscirono le altre due redazioni del catechismo canisiano, la Summa Doctrinae Christianae per questiones tradita et ad captum rudiorum accomodata (Catechismus minimus), e il Catechismus minor seu parvus
Catechismus catholicorum (conosciuto anche come Institutiones
christianae pietatis). Il gesuita Petrus Busaeus pubblic, su richiesta dello stesso Canisio, una raccolta di passi della Bibbia
e dei Padri a sostegno del catechismo canisiano, dal titolo
Authoritatum sacra Scripturae et Sanctorum Patrum, quae in
12
13
to e preparato e, per quanto riguarda le alte cariche ecclesiastiche, sottratto allinfluenza delle potenti consorterie nobiliari e
aristocratiche. Nel 1569-1570, rinunciato allincarico di provinciale, fu incaricato da Pio v di confutare le celebri Centurie
di Magdeburgo. Frutto di questo lavoro fu il De corruptelis Verbi Dei, vera e propria opera controriformista, contro le interpretazioni protestanti della giustificazione e i presunti errori
teologici e dottrinali. Lopera si divide in due parti, il De S.
Ioanne Baptista, edita a Dilinga nel 1571, e il De Maria Virgine incomparabili, edita a Ingolstadt nel 1577.
Intorno al 1570 ebbe diversi contrasti con il provinciale
suo successore, Paul Hoffaeus, riguardo alla gestione della provincia tedesca. Canisio, estremamente meticoloso e puntiglioso, ebbe motivi di dissenso anche riguardo alla moralit del
clero cattolico che, secondo la sua opinione, doveva essere un
esempio di moralit e di preparazione. Fu cos che, ormai stanco e fuori del teatro principale delle lotte politiche, intorno al
1580, fu chiamato a Friburgo dal vescovo di Vercelli Bononio,
per ricostruire la vecchia scuola teologica e fondare un nuovo
collegio di gesuiti. Canisio, cui non mancava caparbiet, fece
del collegio il centro propulsivo della vita cattolica in Svizzera
e, dopo aver pubblicato altre opere apologetiche, sermoni,
agiografie, si spense il 21 dicembre 1597.
2. il voto dell8 maggio 1543
La vita ecclesiastica del giovane Canisio di fatto cominci agli
inizi del quarantennio del secolo: nellinverno del 1542 raggiunse da Colonia Pierre Favre a Magonza e sotto la sua direzione complet gli Esercizi spirituali. Favre era stato inviato dal
cardinal Morone da Spira a Magonza, dove larcivescovo Alberto di Brandeburgo intendeva riformare il clero locale anche
grazie agli Esercizi ignaziani23. Nel 1541 Favre aveva conosciu23. f. jrgensmeier, Das Bistum Mainz. Von der Rmerzeit bis zum ii. Vatika-
14
to a Worms il vescovo suffraganeo di Magonza, Michael Helding, che aveva personalmente invitato il gesuita nella citt renana, dove Favre si era potuto recare solo dopo un anno, nel
1542 appunto, e su insistenza del Morone. I primi a affidarsi
alla guida spirituale di Favre attraverso gli Esercizi spirituali furono lo stesso Helding e Julius Pflug, vescovo di Naumburg e
canonico del duomo di Magonza24.
Lincontro tra i due segn profondamente la vita del giovane studente, che decise definitivamente, dopo i molti tentennamenti, quale sarebbe stata la sua strada spirituale, non
avendo ceduto alle lusinghe di una vita agiata, pensata per lui
dal padre, e della quiete della certosa di Santa Barbara a Colonia. Canisio non ha esitato, nel suo testamento, a chiamare
Favre alter pater meus, e a dare allincontro di Magonza e il
voto dell8 maggio 1543 il significato di una seconda nascita:
Fuit et illud gratiae tuae munus peculiare, quod eodem die, quantum
memini, hoc est, octavo Mensis Maij, qui propter Archangeli sanctis
nischen Konzil, Verlag Josef Knecht, Frankfurt am Main 1988, p. 190. Sullarcivescovo Alberto di Brandeburgo, si veda f. jrgensmeier (a cura di), Erzbischof
Albrecht von Brandenburg (1490-1545). Ein Kirchen - und Reichsfrst der Frhen
Neuzeit, Josef Knecht Verlag, Frankfurt am Main 1991, e in part. r. decot, Zwischen altkirchlicher Bindung und reformatorischer Bewegung. Die kirchliche Situation
im Erzstift Mainz unter Albrecht von Brandenburg, pp. 84-101, e h. smolinsky,
Albrecht von Brandenburg und die Reformtheologen, pp. 117-131. Sulla storia dellarcivescovado di Mainz in et moderna, si veda r. decot, Das Erzbistum im Zeitalter von Reichreform - Reformation - Konfessionalisierung (1484-1648), in f. jrgensmeier (a cura di), Handbuch der Mainzer Kirchengeschichte, vol. iii/1: Neuzeit und Moderne, Echter, Wrzburg 2002, pp. 21-232.
24. Epistulae, cit., vol. viii, p. 416: Reverendus Pater meus Faber [] a praestanti cardinale, et Archiepiscopo Alberto Brandeburgensi expetitus, Moguntiam,
habitandi causa pervenit, anno 42, quum antea Spirae, et Ratisbonae vixisset, in
Comicijs Imperii, bonamque dedidisser operam multorum Magnatum confessionibus excipiendis, et iam Germanis quoque familiaris esse coepisset. Cfr. anche m.
mller, Die Jesuiten, in f. jrgensmeier, Mainzer Kirchengeschichte, cit., pp.
644-645. Il saggio di M. Mller, compreso nelle pp. 642-699, offre una panoramica dinsieme della storia della Compagnia di Ges a Magonza dal 1542 fino alla
soppressione dellordine nel 1773.
15
16
17
nis Mariae, Sancti quoque Michaelis ac omnium sanctorum: in salutem meam. Amen28.
La data di nascita e la data di questo voto sono indicate dallo stesso Canisio. difficile stabilire con assoluta certezza se la
coincidenza delle date sia stata casuale o voluta, ma probabilmente la seconda ipotesi la pi ragionevole, a causa del forte contenuto simbolico e augurale dellavvenimento: agli occhi di Canisio questa rinascita avrebbe dovuto saldarsi direttamente con lapparizione dellarcangelo Michele, avversario di
Satana e guida delle anime il giorno del giudizio, al largo del
Monte Gargano, intorno al 492, ovvero 49429. Si pu ritenere, con una certa verosimiglianza, che Canisio abbia creduto
veramente che questa coincidenza non fosse casuale, ma fosse
28. arsj (=Archivum Romanum Societatis Jesu), Ital. 57, Vota Simplicia, fol.
157r. Cfr. anche bncve (=Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele),
fondo gesuitico, ms. 1355, De vita Petri Canisi, fol. 62, pubblicato da Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 74-76. Cfr. anche in arsj, Ital. 3, Ass. Italiae
gradus 1542-1582, fol. 5r, la promissio et professio Patri Petri Canisii: Ego Petrus Canisius professionem facio et promitto omnipotenti Deo coram eius Virgine matre
et universa coelesti curia ac omnibus circumstantibus, et tibi reverendo Patri Praeposito generali Societatis iesu, et successorum eius locum dei tenenti; perpetuam
paupertatem, castitatem et obedientiam, et secundum eam, peculiarem curam puerorum eruditionem, iuxta formam vivendi in literis Apostolicis Societatis iesu, et
in eius Constitutionibus contentam. Insuper promitto spetialem obedientiam
Summo Ponticfici circa missiones, prout in eisdem literis Apostolicis et Constitutionibus continetur. Romae, in templo Societatis apud S. Mariam de Strada, die
quarto Septembris, anni 1549, in manibus beati Patris ignatii primi praepositi
nostri generalis. Idem P. Canisius manu propria [scripsit]. Su questo documento
e sullaltra promissio, datata Vienna 1555, ibidem, si vedano le annotazioni di Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 653-657.
29. In ebraico Mikha-el significa chi come Dio? ed il nome del principe degli angeli, o arcangelo. Larcangelo Michele citato in numerosi passi della Bibbia:
per esempio in dn 10,13, 21 e 12,1, e in ap 12,7. L8 maggio 663 i Longobardi vinsero davanti Manfredonia una battaglia navale contro i Saraceni, e dedicarono la
vittoria allangelo guerriero per eccellenza, san Michele appunto, il cui santuario
era davanti ai loro occhi sulla costa. Secondo alcuni biblisti san Michele sarebbe
lostacolo di ii ts 2,7, che fronteggia lattivit dellAnticristo. In ap 12,7, san
Michele affronta Satana, in i ts 4,16 colui che risveglia i morti nel giorno del giudizio, in dn 12,1 colui che protegge il popolo eletto dIsraele. Limmagine tipica
18
19
za di Canisio. Ci premesso, le Confessiones sono lunica fonte diretta in grado di ricostruire i primi anni di vita di Canisio, la sua situazione familiare, la formazione scolastica e spirituale, e lambiente sociale da cui proveniva.
Lidea, per esempio, che i primi voti e lingresso nella Compagnia di Ges rappresentassero una svolta radicale nella vita
di Canisio, non dovuta ai suoi primi biografi, membri anchessi della Compagnia di Ges, intenzionati a celebrare il
confratello appena morto, ma a lui stesso. Si pu affermare che
tutte le Confessiones siano state scritte con lintenzione, a volte
a stento dissimulata, di trovare nella propria biografia i segni
della predestinazione divina, che si sarebbe servita del gesuita
per salvare il cattolicesimo tedesco dalla minaccia protestante31. Ci contribuisce a renderle una specie di autobiografia
spirituale, che tuttavia notevolmente inferiore, per introspezione e profondit, allomonima opera di santAgostino, suo
modello esplicito, la quale senza ombra di dubbio caratterizzata da una spiritualit allo stesso tempo notevolmente pi
complessa e meno enfatica e retorica. Nelle sue Confessiones,
Canisio non riesce a comunicare il suo dramma interiore con
la stessa forza, con la stessa urgenza esistenziale, e gli del tutto estranea qualsiasi tipo di indagine metafisica o filosofica. La
contrapposizione, tra lepoca della vita dedita al peccato e la
redenzione in Dio, appare meccanica e stilizzata, e la prima
sembra pi un artificio retorico per esaltare la seconda, che una
reale lacerazione. La parte biografica, infatti, deformata dalla contrapposizione forzata fra i due periodi di vita di Canisio.
Volendo analizzare questo scritto maliziosamente, si direbbe
quasi che il gesuita tenda a esaltare, al contrario di Agostino,
se stesso pi che il suo Creatore. Le citazioni bibliche infine,
31. Cfr. Confessiones, cit., pp. 53-54: Benedicebant enim et illi [sanctissimi Apostoli], missionem in Germaniam confirmabant, suam mihi veluti Apostolo Germaniae concedendam benevolentiam promittere videbantur. Nosti Domine quantopere et quoties illo ipse die mihi Germaniam commisisti, pro qua dein sollicitus esse pergerem, pro qua sicut Pater ille Faber me totum exhiberem, pro qua vivere morique cuperem. Atque sic Angelo Germaniae cooperarer.
20
presenti anche nel capolavoro agostiniano, sembrano giustapposte meccanicamente, e non si inseriscono agevolmente nel
testo, anzi lo rendono a volte macchinoso e poco ispirato.
Secondo Brodrick, che nello scrivere la sua biografia appare molto influenzato dal punto di vista del santo, ladolescente
Canisio si sarebbe pi volte fustigato con un cilicio, passando
ore a pregare nella chiesa di Santo Stefano, quasi presagendo il
suo futuro32. Qui ebbe la rivelazione di fede che gli cambi la
vita. Pi tardi, verso il 1570, Canisio avrebbe scritto di s e
della sua adolescenza in questi termini:
Quid vero dicam de primis illis annis aetatis, quos misera et stulta iuventus absque fructu, imo etiam sine iudicio et intellectu solido somniando magis quam vigilando traducit? [] Neque sum Augustino ulla ex parte conferendus, qui cum in virum eximie sanctum evanisset,
suae adhuc infantiae et pueritiae lapsus agnoscit, atque deplorat. Vere
multa puer cogitavi, multa concupivi, multa protuli, multa designavi,
multa praetermisi, quae Christianum puerum dedecebant, neque tamen tantum repraehensionem, sed severam quoque castigationem persaepe merebantur33.
32. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 5. Brodrick anche su questo punto non fornisce riferimenti precisi, come fa per esempio sia per la conversione nella chiesa di Santo Stefano, sia per la vedova di Arnheim; scrive semplicemente che
Thus is known that [] he would sometimes don an hairshirt. Lepisodio in s
abbastanza interessante, visto che Canisio allepoca di questa fustigazione era appena adolescente (lepisodio si riferisce a fatti avvenuti tra il 1533 e il 1536). In ogni
caso, questa rappresentazione di s corrisponde allimmagine di peccatore lacerato
e redento che Canisio vuole dare in questo scritto autobiografico. Il medesimo episodio riferito in g. boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio, cit., p. 14. Boero
scrive di aver tratto lepisodio da m. rader sj, De vita Petri Canisii, cit. (Boero
non indica la pagina), e da p. python sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii S.J.
Gallico idiomate scripta a Reverendo Patre Joanne Dorigny, nunc latinitate donata, et
multarum rerum accessione aucta, Monachii 1710, p. 5: Iam tum innocens corpusculum, horrente setis tunica, affligebat. Cfr. anche j. dorigny sj, La Vie du
Rvrend Pre Pierre Canisius de la Compagnie de Jsus, Fondateur du clbre Collge
de Fribourg, Paris 1708.
33. Confessiones, cit., pp. 10 e ss.
21
22
vino35. In entrambi, oltre al modello comune delle Confessiones agostiniane, c unansia e una sensibilit religiosa estrema,
che li porter a conclusioni evidentemente opposte: Lutero si
ribeller alla Chiesa e alla sua autorit, nella certezza di salvare cos la sua anima dalla dannazione, Canisio si affider completamente a essa, convinto della capacit salvifica affidata
esclusivamente al suo magistero.
Lattenzione del maturo gesuita, in un altro passo, si sposta sul suo carattere ribelle e testardo, insofferente a ogni tipo
di autorit, pronto a disputare con chiunque lo contraddicesse, sordo ai rimproveri e ai consigli:
Erigebam magis ac magis cornua, videbar ipse mihi sapere, contemnebam prae me alios, de magnis etiam rebus iudicare volebam, coecus, ut inquiunt, de coloris disputabam. Neque cedebam facile, si
quando aut monerer, aut reprehender. Tantus inerat tumor, ea temeritas, philautia, stultitia, petulantia mentem occupabat [] Secundum misericordiam tuam, et non juxta perversitatem meam, memento mei tu propter bonitatem tuam Domine [] Domine ne in
furore tuo arguas me, neque in ira tua corripias me. Quoniam iniquitates meae supergressae sunt caput meum, et sicut onus grave gravatae sunt super me36.
23
24
mente per la consistente eredit, che il giovane don completamente alla Compagnia di Ges, perch venisse utilizzata in
parte per dotare il piccolo gruppo di dieci fra novizi e insegnanti, riunitisi a Colonia intorno a Pierre Favre, dei soldi necessari per affittare una casa, in parte per mantenere agli studi
allUniversit di Colonia i giovani gesuiti e gli studenti pi bisognosi39.
Favre fu accusato dalla matrigna di Canisio di aver circonvenuto il suo giovane discepolo per lucro personale. Il gesuita non esit a risponderle con una lettera in cui difendeva la
sua integrit e onest, e soprattutto il suo completo disinteresse riguardo alla ricchezza materiale del giovane novizio. Favre, inoltre, esort la matrigna di Canisio a considerare la salvezza spirituale del figlio come un fine imprescindibile da raggiungere, e la invit a rinunciare ai propositi di ostacolare la
sua vocazione40. Canisio, suo malgrado, non rimase molto
tempo a Nimega, dove si era recato a vegliare il padre sul letto di morte: Favre, che aveva ricevuto lincarico da parte di
Paolo iii e di Ignazio di giungere a Colonia da Lovanio prima possibile, per contrastare liniziativa dellarcivescovo von
Wied, gli scrisse di non indugiare a lungo e di tornare al pi
presto a Colonia41.
39. Ivi, p. 256: Hago hazer Pedro Canisio, el qual tubiendo por la muerte del
padre ms libertad para disponer de su hazienda, es aconsejado de sus amigos compre una casa, para dar principio su collegio. Successivamente, altre piccole comunit si formarono a Lovanio e a Parigi. Canisio, nel 1548, fu tra i fondatori a
Messina del primo collegio della Compagnia di Ges in Europa. Cfr. anche j. keller sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii, cit., pp. 263 e ss.
40. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 253-255, e bncve, fondo gesuitico, ms. 1355, De vita Petri Canisi, fol. 63.
41. bncve, fondo gesuitico, ms. 1355, De vita Petri Canisi, fol. 63: Canisius egressus Colonia cum Alphonso Alvaro se totum in pauperum cura et officia
charitatis non sine studio iactura effudit [] Sed accidit interim uti [] Jacobus
Canisius e statione vitae evocaretur, et Petrus [] Neomagum veniret. Quod ubi
Faber, qui per eos dies Lovanio ubi maximas rea gerebat venerat, ad eum litteras
amoris [] plenissimas expedivit, in quarum exordio eum [] hortatur, ut quam
primum Coloniam revertatur.
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Il rapporto con il padre, ad ogni modo, fu pieno di contrasti. Il genitore non condivideva le scelte del figlio, e probabilmente la rottura definitiva si consum quando Canisio rifiut il matrimonio che il padre aveva tentato di combinare
senza la sua approvazione, e decise di non seguire gli studi giuridici, preferendo la carriera ecclesiastica. Intorno al 1539 Canisio si trasfer, su insistenza del padre, a Lovanio, dove, dopo aver conseguito la licenza a Colonia, studi per circa un anno diritto canonico. Il padre, probabilmente, non vedeva di
buon occhio che il giovane rampollo frequentasse compagnie
che potessero distoglierlo da quanto era stato deciso a proposito della sua vita.
In altre parole, Van Esche e i certosini di Colonia costituivano una seria minaccia per i progetti di Jakob Kanis. Le uniche strade possibili erano, dal suo punto di vista, due: o riuscire a coinvolgerlo in un progetto matrimoniale, e Canisio aggir lostacolo con decisione facendo voto di castit, oppure
fargli accettare un ricco beneficio. Canisio prefer a entrambe
lisolamento e la quiete della certosa di Santa Barbara a Colonia, uno dei centri del rinnovato cattolicesimo tedesco nel xvi
secolo. Brodrick riferisce questepisodio e minimizza la consistenza dellattrito fra i due:
The rock that was Peter wrecked that project, too, whereupon his
father, being a good man, abandoned further attempts to control the
operations of Heaven. Peter confesses that his love of quiet and contemplation attracted him to the religious life of the Cartusians, but the
words of the mysterious lady of Arnheim who had assured him as a boy
that God intended him to belong to a new order of priests keep ringing in his memory42.
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ovvero alla fine del 1541, quindi circa un anno dopo il contrasto fra i due. Nel Testamentum per Canisio, pur non accennando allepisodio in modo esplicito, ricorda il padre con
queste parole:
Sed per summam te charitatem tuam aeterne deus oro, ut parenti utrique peccatum omne condones, quod in illis adhuc fortasse iustitia tua
invenit, atque castigat. Patri certe peccandi non defuit occasio, dum
saeculi frequentibus ornaretur honoribus, dum varijs detineretur in
utroque coniugio voluptatibus, dum gravibus rei pubblicae, magnatumque negotijs saepe ac multum implicaretur. Vereor Domine [] ne
huiusmodi spinis et retibus implicatus ille multa commiserit, et plura
omiserit poenitenda, et in his vivendi finem fecit, priusquam bene moriendi artem teneret. Tua igitur Domine, misericordia, tua, quae semper immensa est, bonitas, qualescumque patris et matris maculas in illo saeculo expiandas, et forte nondum expurgatas, per sacrosantum
Christi sanguinem clementer deleat, rogo43.
43. Confessiones, cit., vol. i, p. 8. Le in utroque coniugio voluptatibus sono dovute al fatto che Iacobus Canis circiter annum 1524 alteram uxorem duxit Wendelinam Van den Bergh. Laffermazione di Brodrick che nobody could have been
less of a stepmother to him than she non sembra concordare del tutto con ci che
Canisio scrive della sua matrigna.
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frenem appetitum, hoc etiam mihi licere vellem, ut ne re male concupita carerem44.
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Canisio, dopo aver descritto in modo cos vivido la sua infanzia tormentata, ricorda la sua sofferta conversione che,
sembra suggerire, non ha mai smesso di ritenere prossima: anche nei momenti pi drammatici ha sempre avuto la consapevolezza di poter fuggire dalle insidie terrene grazie allaiuto di
Dio, e a Lui si rivolto in un momento di grande difficolt
spirituale, nella natia Nimega. Canisio descrive quegli attimi
cruciali in questo modo:
Eram puer, cum in templo Noviomagensi, quod B. Stephano protomartyri sacrum est, aliquando precare, et tuum sacrosanctum Corpus
Domine prope summum altare supplex adorarem. Oblivisci non possum gratiae, quam tum puero tribuisti mihi. Nam anxie quidem et non
sine lachrymis, ut opinor, te invocabam, et desiderium meum aperiebam, praevidens iam tum , nescio quo modo, et mundi vanitates insaniasque falsas, et vitae salutisque meae permulta pericula, et objectos
undique laqueos venantium, ut hinc pauci effugere possit52.
Non agevole stabilire quanto di questo racconto sia invenzione letteraria, e quanto sia realmente accaduto. La difficolt pi grande consiste, inoltre, nel sapere quanto di questa
drammatica ricostruzione sia un artificio retorico, e quanto invece abbia influito su Canisio, nella stesura del testo, la proiezione retrospettiva dellimmagine idealizzata e stilizzata di se
stesso. Probabilmente il gesuita, nel ricordare questi avvenimenti, ripens con agitazione a quegli attimi. Non appare
quindi improbabile che lansia descritta nelle Confessiones dipendesse in larga parte dalla situazione molto particolare in cui
Canisio redasse il testo:
Igitur ut periclitanti adesses, orabam, illudque dicere videbatur: Vias
tuas Domine demonstra mihi, et semitas tuas edoce me. Dirige me in
veritate tua, et doce me, quoniam tu es deus Salvator meus. Ac postea cum apud aureos Martyres Coloniae degerem, sensi hoc votum sae52. Confessiones, cit., pp. 11-12.
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pius renovari, ut peterem anxius gratia tua Duce certum mihique salutiferum vitae genus demonstrari. Credo certe, hunc spiritum timoris
piaeque sollicitudinis tu peperisti, tu conservasti, Domine, ut aetas lubrica et ultro lasciviens timorem veluti paedagogum atque custodem
haberet [] Configebas enim timore tuo carnes meas, ut a judiciis tui
inciperem formidare53.
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Non intelligunt sapiente isti, quot modis tu summa sapientia te tuosque sermones ad captum infantiae et insipientiae nostrae accomodasti, logeque aliter parvulis, quam viris et grandaevis, tuae munificentiae
dona comunicari, quotidie res ipsa testatur55.
55. Ibidem. La lode dellinnocenza dei bambini, della loro purezza e della capacit
di cogliere il messaggio evangelico meglio dei sapienti ripresa da vari passi dei sinottici: mt 19,13; mc 10,13; lc 10,21.
56. Testamentum, cit., pp. 37-38. Cfr. Epistulae, cit., vol. viii, pp. 417-418, lettera di Canisio a Johannes Busaeus del 2 gennaio 1597: Benedictus Deus, cuius gratia
mihi videre licuit sanctam viduam Arnhemii, qua monente, didici de novo sacerdotum ordine ad reformationem ecclesiae insituendo, cui et ego adscribendus essem.
Canisio parl per la prima volta della profezia tra il 1596 e il 1597, anni in cui redasse il suo Testamentum e in cui scrisse questa lettera. Laccettazione acritica della notizia da parte di Brodrick denuncia una certa superficialit, dato che in pi punti sottolineato il cattivo stato della memoria di Canisio, dovuto allet avanzata del gesuita. Cfr. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., p. 484, n. 2: sed propter
iam senilem ac labilem Canisii memoriam; Epistulae, cit., vol. i, p. 309, n. 4: Canisium senem hic memoria fefellit. Cfr. anche p. python sj, Vita Reverendi Patri
Petri Canisii, cit., p. 8, e g. boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio, cit., p. 15.
33
Canisio considerava questa profezia come un fatto centrale della sua esistenza, ed era convinto che i lettori delle Confessiones avrebbero riconosciuto nella sua storia personale i segni
di un progetto provvidenziale. Il rischio pi immediato, nellaffrontare testi di questo tipo, consiste proprio nel leggerli
con scetticismo fin troppo estremo e ritenerli nullaltro che il
frutto della personale sensibilit dellautore. Ci in parte vero, sebbene ci non ne esaurisca del tutto le possibili letture.
Nellaccusare Canisio, per esempio, di trarre consapevolmente beneficio dalla buona fede (o dalla credulit) dei destinatari dellopera, al fine di rendere apologeticamente esemplare la
ricostruzione della propria vocazione, si perderebbe di vista il
fatto che, com ovvio, il gesuita era parte integrante della medesima societ in cui vivevano i suoi potenziali lettori, e ne
condivideva la mentalit. Interessante daltronde rilevare come la narrazione di un fatto del genere avesse un carattere
profondamente religioso, assolutamente verosimile e certamente consolatorio.
Il lettore modello o destinatario ideale di questo Testamentum, per usare ancora uno strumento ermeneutico di Umberto Eco, avrebbe probabilmente gioito nel riconoscere, in questa profezia, i segni dellintervento divino e lazione provvidenziale di Dio che, in un momento di estrema difficolt, non solo non ha abbandonato i suoi fedeli di fronte alla violenza degli eretici, ma anzi intervenuto, attraverso le profezie di pie
donne, perch il pericolo venisse fronteggiato e respinto. La
profezia, se vista non in se stessa, ma dalla prospettiva di Canisio e dei fedeli di confessione cattolica, acquista cos un significato pi complesso del semplice episodio agiografico, da
accettare o respingere senza alcun approfondimento critico57.
57. Questo cambio di prospettiva, anche se in tuttaltro campo di ricerca, diventato ormai classico per merito soprattutto del lavoro pionieristico di Marc Bloch.
Oltre a m. bloch, I re taumaturghi, pref. di J. Le Goff, con un Ricordo di Marc
Bloch, di L. Febvre, trad. it. di S. Lega, Einaudi, Torino 19892, si veda il fondamentale id., Rflexions dun historien sur les fausses nouvelles de la guerre, in
Revue de Synthse Historique xxxiii, 1921, pp. 13 e ss., ora anche in id., Sto-
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linverno 1540-1541, durante i colloqui di religione di Hagenau, Worms e Ratisbona, il gesuita mostr daltra parte di avere, nei confronti dei riformati, un certo grado di tolleranza e
disponibilit al confronto e al dialogo69.
Certamente Favre non ritenne mai la fede luterana degna
del rango di confessione religiosa, e probabilmente ne fraintese, come la gran parte dei primi gesuiti, la natura profondamente spirituale e la forza drammatica, riducendola a una questione di morale e disciplina ecclesiastica. Forse anche per questo motivo si convinse che gli unici strumenti efficaci da opporre alla diffusione del luteranesimo fossero la predicazione,
la persuasione e la confessione dei peccati. Questa sua posizione molto moderata evidente da una lettera che scrisse al confratello Lanez ovvero Jobadilla, da Madrid, il 7 marzo 1546:
Al puncto de algunas vuestras cartas, que me peds algunas reglas para
poderse haber quien desea salvar almas con los herejes [] [La primiera es] [] ha de mirar tenet muche caridad con ellos y de amarlos in
veritate, desechndose de su espiritu todas la considerationes que suelen enfriar en la estimacin dellos [] comunicando con ellos familiarmente en cosas que nobis et ipsis sint communes, guardndose de todas disceptationes, ubi altera pars alteram videatur deprimere; prius
40
enim communicandum est in illis, quae uniunt, quam in illis, quae diversitatem sensuum ostendere videntur [] porque quanto esta secta
lutherana est filiorum subtractionis in perditionem, y primero se ha
perdido el buen sentir, que no el buen creer, en ellos, es menester proceder [] al contraio de lo que sa haza in introytu primitivorum ad fidem; porque all primero es menester ensear i corrigir [] y de all
venri ad sentiendum recte de doctrina et de operibus70.
41
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bio sulla veridicit della sua versione nasce dal fatto che Favre
stesso, in una lettera del 28 maggio 1543, scrive:
Semblablement le Dom Prieur des Charteaux de la citt de Cologne
[] mhat escript ces jours passs, mexortant fort et dsyrant affectueusement, afin que je veulle visiter le citt de Cologne [] La necessit est grande, laquelle le faict escrire; et pour tant je hay propos di aller [] Je treuve ds ja en ce pais dAllemagne tout pleint
des gentes, lesquielex retournent ad prima opera facienda, id est, ad
Patrum suorum imitationem et disciplinam; et commence cognoscer que ces hersies du temps present ne sont aultre chose, sinon
faulte de devotion, faulte dhumilit, de patience, chastet et charit73.
43
Favre fu un vero e proprio missionario nel cuore dellEuropa, impegnato a far conoscere la Compagnia di Ges nei territori tedeschi e a rafforzare la fede dei credenti e del clero. La
sua lotta alla diffusione del luteranesimo non assunse mai i caratteri di una battaglia intransigente e ottusa, ma cerc sempre
di dialogare con i fedeli e con la parte avversa, anche dopo il
fallimento dei colloqui di religione del 1540-1541 (mutatis mutandis, il suo allievo Canisio parteciper agli altrettanto fallimentari colloqui di Worms, nel 1557). Lontano quanto basta
dalle battaglie del potere romano, svilupp magistralmente la
capacit di ascoltare e comunicare con i suoi interlocutori nel75. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 220-222. Cfr. anche Epistulae, cit., vol. i, p. 98, n. 1: Cum Hermannum de Weda, archiepiscopus coloniensis, per Bucerum, Melanchthonem aliosque lutheranos gregem suum a fide
catholica avertere conaretur, Faber Moguntia Coloniam venit mense Augusto vel
inuente Septembri anni 1543, ibique exercitiis spiritualibus tradendis et sermonibus sacris latine habendis operam dabat.
44
Il ruolo di Favre fu estremamente complesso e dimportanza fondamentale per la storia della Compagnia di Ges in
Germania. Dallanalisi della sua attivit, ricostruibile grazie al
suo epistolario, appare in tutta la sua importanza la grande capacit dei gesuiti di incidere in profondit nella storia religiosa del secolo. Lesempio di Favre , in questo come in molti altri casi, illuminante. Giunto a Colonia alla fine di agosto, si
mise subito allopera con diversi obiettivi da raggiungere: anzitutto, affrontare la diffusione del luteranesimo nella diocesi,
che sembrava fosse ormai perduta; con altrettanta urgenza bisognava risvegliare nella popolazione e nel basso clero locale
76. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 220-222.
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81. Sul tema si vedano g. fragnito, Gli ordini religiosi tra Riforma e Controriforma, e r. rusconi, Gli ordini religiosi maschili dalla controriforma alle soppressioni settecentesche. Cultura, prediczione, missioni, in m. rosa (a cura di), Clero e
societ nellItalia moderna, Laterza, Roma-Bari 1995, rispettivamente pp. 115-205
e 207-274
2.
50
lo v, giunto nei territori imperiali per cercare di risolvere la questione protestante, lUniversit di Colonia, intelligens catholicum caesarem advenire, invi un suo delegato allimperatore
(misit obviam ei proprium nuntium), che consegn diverse
lettere al Granvelle, al nunzio apostolico Poggio e al confessore
di Carlo v, Pedro de Soto. Oltre alle richieste dellUniversit coloniense, il messo recapit al Poggio una lettera di Favre, che richiedeva urgentemente lintervento dellimperatore per risolvere la difficile questione (impetraret praesidium et rimedium aliquod pro negotiis fidei circumquaque periclitantis). Gi il 4
febbraio 1543 il nunzio Verallo aveva scritto una lettera al cardinale Alessandro Farnese sulla difficile situazione di Colonia:
Havevo inteso che la citt di Colonia non havea voluto consentire nella defectione di quel Archivescovo, et chel senato et cittadini de Argentina facevano infinita instantia appresso quel vescovo che si volesse confermare con la chiesa sua et suoi figlioli et cittadini che non farrebbe
iniuria n al papa n allo imperatore [] Del Coloniense disse [Granvelle] che non sapeva che rimedio poter havere per esser male vecchio
et di molto tempo concepito2.
51
Linviato della citt di Colonia incontr a Magonza limperatore che, in risposta alle pressanti richieste della citt, rispose in modo abbastanza generico con due lettere, una per il
senato, laltra per luniversit (utraeque ex hortabantur et animabant ad constantiam in fide conservandam, promittentes
etiam spem certam efficacis auxilii contra adversarios). Paolo
iii aveva gi scritto due lettere dello stesso tenore, a febbraio e
a giugno, dopo che nelle celebrazioni di Pasqua larcivescovo
3. a. franzen, Bischof und Reformation, cit., p. 70. Si veda anche la ricostruzione degli avvenimenti che ne fa, non senza spirito di parte, j. janssen, Geschichte des deuts - chen Volkes seit dem Ausgang des Mittelalters, vol. iii, Allgemeine Zustnde des deutschen Volkes seit dem Ausgang der sozialen Revolution bis zum sogenannten Augsburger Religionsfrieden von 1555, a cura di L. von Pastor, Herdersche Verlagshandlung, Freiburg i. Br. 191719-20, pp. 623-627.
4. w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), Nuntiaturberichte aus
Deutschland, cit., vol. vii, p. 306.
52
von Wied aveva celebrato la messa in tedesco e comunicato i fedeli sotto le due specie, senza la rituale confessione auricolare.
Il papa, preoccupato del progressivo distacco della diocesi da
Roma che, alla luce di questi fatti, era sul punto di realizzarsi scrisse alla citt, esortando tutti coloro che non si riconoscevano nella Riforma in senso luterano portata avanti da von
Wied a resistere nellantica fede. Favre, che avrebbe voluto rispondere alle lettere del nunzio pontificio dirette al clero di Colonia e al coadiutore dellarcivescovo Adolph von Schaumburg,
sostenuto dalla parte cattolica della citt, non trov nessuno che
lo aiutasse, a causa del contenuto delle lettere stesse (nemo
fuit, qui mihi favere auderet in reddendis pontificis litteris directis ad clerum et ad coadiutorem archiepiscopi, eo quod hinc
timendum sibi archiepiscopum suspicarentur).
Luniversit, ricevute le lettere dellimperatore, decise di
scontrarsi a viso aperto con larcivescovo, e di eleggere un suo
rappresentante ufficiale da inviare presso il nunzio apostolico.
Nessuno, in un primo momento, si fece avanti, e due delegati
delluniversit proposero a Favre di accettare lincarico. Questultimo, che doveva incontrare a breve il legato apostolico a
Bonn, obbiett che non gli sembrava onorevole per la citt delegare un forestiero (Respondi [] non decere tam praeclaram
universitatem, ut in re tanti ponderis substitueret alienigenam
pro toto tam eximio corpore suo). Nel frattempo, il senato di
Colonia proib a chiunque di ospitare o ascoltare i predicatori
luterani, riferendosi volutamente alliniziativa dellarcivescovo,
che ne aveva invitato uno nel vicino villaggio di Deutz.
Favre si incontr a Bonn con il de Soto e con il nunzio Poggio. Dopo aver parlato con il gesuita, i due prelati riferirono
con esattezza ci che stava accadendo al consigliere dellimperatore (haec fideliter ab ipsis denuntiata sunt D. Granvellano), affinch questultimo fosse informato della situazione.
Le minacce sortirono il loro effetto: la domenica seguente, von
Wied, apparentemente pentitosi, celebr la messa a Bonn, davanti allimperatore, seguendo il rito cattolico (administravit
[] non aliter quam catholici prelati solent).
53
Dopo la solenne celebrazione, Granvelle e Poggio si incontrarono a nome dellimperatore e del papa con larcivescovo, il
quale anzitutto promise di cacciare tutti i predicatori luterani
dalla sua diocesi, li assicur che avrebbe impedito la diffusione degli scritti di Martin Butzer, la cui stampa aveva lui stesso
autorizzato5, e infine che non avrebbe cambiato nulla in materia di fede fino alla prossima decisione imperiale nellimminente dieta di Spira6. Von Wied inoltre partecip in qualit di
mediatore, insieme allarcivescovo di Magonza, al duca di Sassonia e al langravio Filippo dAssia, ai negoziati di pace fra
Carlo v e il duca di Kleve, e si giustific davanti al nunzio Poggio, che scrisse al cardinale Farnese: lArcivescovo di Colonia
veniva qui ad escusarsi di non esser diventato lutherano, ma
chegli era per pigliar una buona et honesta reformatione7.
Carlo v, dopo aver sistemato provvisoriamente la questione, si diresse contro Guglielmo v di Jlich-Cleve-Berg che,
nonostante non fosse entrato nella Lega di Smalcalda, aveva
5. Cfr. f. reiffenberg sj, Historia Societatsi Jesu ad Rhenum inferiorem e manuscriptis codicis, principum, urbiumque diplomatis et authoribus synchronis nunc primum eruta, Coloniae Agrippinae 1764, p. 18: Prodit demum, Julio mense [1543]
[] illud volumen, quod [] sub bello reformationis titulo consarcinare insituerat. Inscriptio haec erat: dei gratia Hermanni Archiepiscopi Coloniensis, et Electoris
deliberatio; juxta quam Christiana in Verbo dei fundata reformatio doctrinae, usus
SS. Sacramentorum, cerimoniarum, animarum cura, et Ecclesiae ritus.
6. Cfr. w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), Nuntiaturberichte aus
Deutschland, cit., vol. vii, p. 456, lettera del nunzio Giovanni Poggio al cardinale
Alessandro Farnese da Bonn, 19 agosto 1543: Il detto arcivescovo ha promesso a Sua
Maest di fare che li predicatori mali si caccieranno et non predicheranno in la sua
diocesi et che la iniqua sua reformatione non si pubblicher altrimenti, ma si rimetter in mano al iuditio di Sua Maest, che certo stata una delle cose da dar gracie
a Nostro Signore Dio. Sui rapporti tra il riformatore svizzero e lalto prelato, cfr.
anche g. pfeilschifter (a cura di), Acta reformationis catholicae, cit., vol. iv/2,
lettera di Martin Butzer a von Wied del 25 maggio 1542, p. 219: Quoties recordor
quam ampla dominus sui cognitione, quam etiam bona voluntate iuvandi ecclesiam
suam Reverendam Tuam Dominationem donarit, singulari me gaudio perfundi sentio. Sed eo amplius etiam doleo, satanae tantum permitti, ut impediri hactenus potuerit, ne quid audiamus pro ecclesiarum reformatione effectum.
7.
w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), op. cit., vol. vii, p. 309.
54
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re con ritardi e difficolt. In un colloquio a Bonn, Poggio decise di mandare Favre a occuparsi del negotio Archiepiscopi,
perch a Colonia nessuno aveva preso liniziativa di [illi] se
opponere, nec de rebus eius quos oportebat monere10. Poco
dopo essere giunto a Magonza, da dove poi si sarebbe diretto
a Colonia a causa di von Wied, Favre incontr Canisio e lo
conquist alla causa della Compagnia di Ges.
Lincontro tra i due non pot giungere pi gradito a Favre e
ai gesuiti romani: finalmente avevano trovato un giovane capace ed entusiasta cui affidare, in parte, la gestione della delicata
situazione di Colonia. Lingresso di Canisio nella Compagnia
di Ges ha dunque un significato al tempo stesso politico e religioso. Non solo, infatti, trov nei gesuiti quella dimensione
spirituale che cercava da tempo, e che finalmente appag non
solo il suo desiderio di impegnarsi, per il rinnovamento della
Chiesa, contro le novit in materia di fede sostenute dai riformati, e gli permise di lenire, almeno in parte, il dolore e la paura del peccato dovuti alla sua sensibilit religiosa molto acuta,
ma si proiett anche nelle vicende politiche del suo tempo, e vi
gioc immediatamente un ruolo di primo piano. La Compagnia, dal canto suo, fece da subito grande affidamento sul giovane studente olandese, in parte per colmare le ovvie deficienze di organico a soli tre anni dallapprovazione papale, in parte
per agire con maggiore efficacia in un teatro di scontro fondamentale come quello della Germania nord-occidentale.
Nel periodo in cui Favre fu inviato a Colonia, Martin Butzer aveva cominciato a diffondere in Westfalia le dottrine riformate, in particolare a Bonn e nei territori limitrofi. Larcivescovo, uomo pi interessato alla secolarizzazione della diocesi che allamministrazione spirituale, cerc immediatamente di
favorire la predicazione dellalsaziano e di introdurre alcune novit liturgiche. Se la sua iniziativa fosse giunta a buon fine, non
solo si sarebbe verificato un vero e proprio terremoto istituzionale e politico, ma anche e forse specialmente religioso.
10. Ivi, p. 115.
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Purtroppo questo bellum coloniense in genere sottovalutato dagli storici del xvi secolo, che lo considerano prevalentemente un episodio dellennesima guerra tra Carlo v, Francesco
i e i suoi alleati protestanti11. Compreso tra le due vittorie pi
importanti dellimperatore sul suolo tedesco lo scontro con
Guglielmo v di Jlich-Cleve-Berg e la guerra smalcaldica il
tentativo di von Wied stato erroneamente ritenuto un fatto
minore, sottovalutando la gravit delle eventuali conseguenze
in caso di successo dellintraprendente arcivescovo.
Se Pierre Favre, su pressante richiesta del priore della certosa di Colonia Gerhard Kalckbrenner, non fosse prontamente intervenuto gi dal 1543, e von Wied e Butzer avessero potuto consolidare la loro posizione nella diocesi, forse i ripetuti interventi di Carlo v sarebbero stati tardivi e inefficaci12. Lazione di Favre, del priore, dellUniversit di Colonia, del capitolo della cattedrale e, in parte, del senato, si sostituirono al
potere politico e militare dellimperatore, impegnato contemporaneamente su pi fronti, e quindi nellimpossibilit sostanziale di intervenire capillarmente sul territorio13. Carlo v,
giunto in Westfalia per impedire alle truppe francesi di accerchiare i suoi domini borgognoni con laiuto del duca di Cleve,
dovette per forza di cose mobilitare tutte le forze disponibili e,
per sua fortuna, la Compagnia di Ges intervenne con gran11. Giovanni Poggio, uno dei protagonisti della vicenda, diede grande importanza allaffermazione cattolica a Colonia: Mi pare si sia fatto assai in questa giornata, et perch si rimediato ad quanto ho detto, et per tutta la Germania, sintender
hora lanimo et mente di Sua Maest in le cose della religione. In w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), Nuntiaturberichte aus Deutschland, cit.,
vol. vii, p. 457.
12. Cfr. la lettera di Favre a Claude Perissin, da Magonza, il 28 maggio 1543, in
f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., p. 202. Cfr. anche i. agricola
sj, Historiae Provinciae Societatis Jesu Germaniae superioris, cit., p. 7: Ita enim ut
[Faber] faceret [praeire Coloniam] nuntius a Doctore quodam Theologo [Gerardo
Hammontano] missus, instantissime rogabat.
13. Cfr. ivi, pp. 7-8: Corruere [] boni homines, sed aliud obviandi malo consilio non suppetebat, nisi ut Petrum Fabrum, qui, quam valide contra Heresin malleum vibraret, celebri ubique fama ferebatur.
57
de prontezza ed efficacia. Favre, incaricato in un primo momento di rappresentare la citt presso limperatore, nonostante il rifiuto si adoper in ogni caso perch Granvelle e, attraverso lui, limperatore, fossero costantemente informati degli
sviluppi. Pur non essendo sempre concordi riguardo alla politica da tenere nei riguardi dei protestanti, Paolo iii, con il tramite del suo nunzio Giovanni Poggio, e Carlo v agirono in
questo specifico caso di comune accordo per fermare il pericoloso tentativo di secolarizzazione dellarcivescovado elettorale
di Colonia. La palinodia di von Wied, comunque, non convinse i pi accorti fra i cattolici, sicuri che larcivescovo, passato il timore di un intervento imperiale in forze, non avrebbe tardato a ritentare di creare una propria dinastia feudale a
spese della Chiesa cattolica.
2. i gesuiti espulsi da colonia
Un anno dopo il primo conflitto con von Wied, durante lestate del 1544, la situazione dei gesuiti di Colonia era notevolmente peggiorata. lo stesso Canisio a informarci delle
difficolt (miserabilem tragoediam) che dovette affrontare,
in una lettera e Pierre Favre del 27 agosto 154414. I giovani
novizi, sistematisi nella casa comprata grazie alla donazione di
Canisio delleredit paterna, dopo la partenza per il Portogallo di Favre il 12 luglio si erano dedicati allo studio e allassistenza della popolazione indigente, guadagnandosi la stima e
lammirazione di una parte dei cittadini15. Due settimane dopo, il 28 luglio, il senatore Goswin von Lomersheim, che dal
dicembre 1543 aveva ricevuto lincarico di Stimmeister, fece
14. Epistulae, cit., vol. i, pp. 103 e ss.
15. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 153: Erat inter Coloniae
socios, quemadmodum a Fabro didicerant, eadem tecti, eadem mense communio,
idem quoque studiorum cursus, idem pietatis insitutum [] Cives omnes in sui
venerationem, admirationemque converterent.
58
inaspettatamente visita al piccolo collegio16. I senatori incaricarono una commissione di indagare sulla comunit dei novizi, che riport al supremo organo cittadino quanto appreso17. Con una motivazione apparentemente pretestuosa lamentava il fatto che il numero degli aspiranti gesuiti fosse aumentato, quando in realt era diminuito dopo la partenza di
Favre e di altri due giovani von Jomersheim comunic a Canisio e al suo compagno Pierre Favre De Smet che il senato
della citt aveva esaminato il loro caso e intendeva espellerli
dalla citt18.
Il senatore ufficialmente motiv la decisione in base a un
senatoconsulto che vietava lingresso nella citt di nuovi ordini religiosi, che avrebbero goduto, come quelli gi insediati, di
un regime fiscale e legislativo del tutto indipendente dal controllo degli organi cittadini19. A questa motivazione bisogna
16. Quello dello Stimmmeister era un incarico ricoperto da due magistrati che si
dovevano occupare della moralit della citt, dei collegi dei religiosi, del decoro, e
di tutto ci che riguardava lordinato svolgimento della vita cittadina. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 673.
17. j. hansen (a cura di), Rheinische Akten zur Geschichte des Jesuitenordens
(1542-1582), Hermann Behrendt, Bonn 1896, p. 24, ed Epistulae, cit., vol. i, pp.
672-673.
18. Ivi, p. 104: Is [Consul] [] omniumque Senatorum Consedientium nomine sic locutus est: Retulimus ad Senatum quas nuper instituti ac purgationis vestrae
rationes accepimus: nunc auctiorem reddi numerum vestrum intellegimus. Canisio obbiett: Tum hic erant plus minus undecim [] nunc tantum novem. Il
magistrato, per nulla turbato (nihil cunctatus), tagli corto, e ribatt seccamente: Amplissimi Senatus nostri sententiam ac edictun adfero.
19. Cfr. f. reiffenberg sj, Historia Societatsi Jesu ad Rhenum inferiorem, cit.,
p. 22: Per Decretum olim editum fas non esse Urbi, novas recipere, ac Civitate
donare religiosorum familias; quippe quarum jam numerus plus satis invaluerit,
nec tam ornamento sit Civibus, quam oneri. Nihil proinde cunctentur Consules in
ejiciendis, exterminadisque novellis hisce [] Societatis Clericis qui nuper nulla
sua [Archiepiscopi] nulla Senatus authoritate quasi per posticum irrepserint. La citazione del decreto del senato era priva di fondamento, perch i giovani non appartenevano a nessun ordine religioso, ma erano a tutti gli effetti dei semplici studenti universitari. Cfr. anche Epistulae, cit., vol. i, p. 672, in cui riprodotta unannotazione di Hermann Blanckfort sul ricorso degli studenti: In principio Augusti
voluit senatus quosdam proscribere qui se appellabant Jesuitas, quod facerent con-
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aggiungere che il senato mal digeriva di dover mantenere lennesima congregazione religiosa attraverso le decime che pagava
alla Chiesa, e che quindi tent di appoggiare liniziativa di riforma dellarcivescovo, momentaneamente interrotta. Nel 1590,
a quasi cinquantanni dagli avvenimenti, Canisio scriver in
una lettera autobiografica a un suo confratello del collegio di
Colonia, [Sed] fratrum horum [i novizi di Colonia], inter
quos nullus erat sacerdos praeter Patrem Leonhardum [Kessel],
dispersio facta est ob Senatum Coloniensem qui graviter tulit
novum hoc societatis seminarium in urbe sua excitari20.
Lespulsione dei gesuiti si inseriva verosimilmente nel pi
vasto progetto di secolarizzazione e di riforma della diocesi.
Von Wied aveva imparato a sue spese che quel seminarium
di giovani studenti poteva diventare il centro di collegamento
tra lopposizione cattolica della citt e la corte imperiale e papale, e non stupisce il fatto che, appena calmatasi la situazione politica, abbia tentato di far espellere i gesuiti dal senato.
Von Lomershein comunic ai giovani che, pochi o molti che
fossero (quotquot hic una degitis ex nostra civitate, il numero era, daltra parte, una giustificazione puramente formale)
dovevano andarsene da Colonia (Vobis [] statim demigranudum erit)21.
venticula et niterentur novuum quendam ordinem erigere. Sed quum supplicassent
rectori, eo quod essent studentes, obtinuerunt intercedente rectore, ut liceret manere, dummmodo habitent separatim et abstineat a conventiculis.
20. Epistulae, cit., vol. viii, p. 310.
21. Cfr. ivi, p. 109: Mirum quam simus odiosi Archiepiscopo nostro, cujus fides apud Catholicos omnes tam olet sordide. Is Consules Colonienses jam saepe
monuit coram ac severiter, ut nos, diabolicae sectae homines et Reipublicae pestes
minime ferrent. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., pp. 153-154:
Quippe Hermannus Archiepiscopus post Fabri dicessum diuturnae dissimluationis impatiens [] specioso reformationis vocabulo tentavit inducere: cumque nesarijs consilijs adversari Socieatis institua sentiret. j. hansen, Rheinische Akten,
cit., p. 24, n. 1, sostiene al contrario che Die Untersuchung [des neuen Ordens]
war veranlasst durch das Zusammenziehen der Jesuiten in ein Haus [] Orlandini, Reiffenberg usw. berichten, der Erzbischof habe den Stadtrath auf die Jesuiten
aufmerksam gemacht. Das ist ein Irrthum.
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di Colonia, che in pochi mesi pass dallostilit pura e semplice nei confronti dei gesuiti allascolto ammirato delle prediche
dal pulpito delle chiese e del duomo. Purtroppo, dalle lettere
di Canisio non possibile ricostruire con sufficiente chiarezza
la battaglia per conquistare il consenso della popolazione della citt che per, a giudicare dai pochi accenni di Canisio e degli storici della Compagnia, fu al centro di una vera e propria
lotta fra cattolici e protestanti.
Bisogna inoltre aggiungere che in quegli anni lespansione
della Compagnia in Germania incontr numerosi ostacoli,
non solo tra i protestanti, ma anche fra i cattolici. Com noto, in Germania si era diffuso un forte malcontento nei confronti di Roma, a causa delloppressione fiscale della Curia e
delle pessime condizioni in cui si trovavano le istituzioni ecclesiastiche in genere. Non desta quindi meraviglia la reazione
ostile della popolazione di Colonia alla nascita di questa nuova secta. Anche Claude Jay, daltra parte, aveva incontrato
delle difficolt analoghe nelle sue missioni nei paesi cattolici
dellImpero. Il gesuita francese, sostenitore dellassoluta necessit di fondare, presso le maggiori universit tedesche, dei collegi gestiti dalla Compagnia, dovette spesso affrontare lostilit
della gerarchia e del clero cattolico, e un anticlericalismo molto diffuso. Tali difficolt sono evidenti, per esempio, nella lettera che scrisse il 21 gennaio 1545 a Salmern:
In risposta adoncha di collegi, li quali sarianno necessarii se fondassero
nelle universit in questa patria per resuscitare il studio de la sacra scriptura, qual tutalmente extinto maxime de la theologia scholastica []
dico che non patria in tutta la Europa [] dove pi fussero necessarii
molti de la nostra Compagnia, maxime se putessero parlare tedescho []
Quasi a tutti in odio il nome di fraterie, di compagnie [] et questo in
quelle provincie dove fanno anchora professione de essere catholici24.
24. f. cervs sj (a cura di), Epistolae PP. Paschasii Broti, Claudii Jaji, Joannis
Coduri et Simonis Rodericii Societatis Jesu ex autographis vel originalibus exemplis potissimum depromptae, Typis Gabrielis Lopez del Horno, Matriti 1903, pp. 286 e ss.
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La denuncia delle carenze organizzative dellistruzione cattolica, dai livelli pi elementari fino alle scuole superiori e le
universit, non sicuramente la difficolt di maggiore interesse che Jay si trov di fronte. Lo spunto pi interessante della
lettera del gesuita senzaltro quello riguardante lostilit degli
stessi cattolici, che male accettavano la Compagnia di Ges,
fino al punto, come nel caso di Colonia, di incarcerarne i
membri:
Le grandi terre [la Germania], quali anchora sono catholice, hanno constitution di non acceptare ni permettre fare monasteri o echiese de Compagnia etc., et per questo li nostri scholari in Colonia sono stati costretti a separarse. Onde li tre vescovi, con chi ho sollicitato de fondare collegii [] se ben li pare che [bisogna] fondare collegii per resuscitare il
studio de la theologia, nondimeno incontinente mettono constitutione,
la quale non accepteanno persone che vorranno essere de la nostra vocatione. Perch ciascheduno vole che le borse, quale lui fonder, siano alli scholari de la sua diocese, quali, finito lo lor studio, stiano ne la loro
diocese e siano depoi beneficiati, o pievani, o canonici, etc.25.
Le parole di Jay trovano conferma anche nel diverso atteggiamento della popolazione nei confronti dei novizi in generale e di Canisio in particolare. Mentre per i primi il decreto
di espulsione non avrebbe trovato difficolt a essere applicato,
a favore del secondo ci fu immediatamente una forte opposizione da parte del clero cittadino e della facolt di teologia, che
volevano forse cooptare il giovane e quindi sottrarlo allinfluenza della Compagnia. Non stupisce quindi il racconto di
Jay, che testimonia chiaramente come i gesuiti, almeno allinizio, furono visti sicuramente anche come un elemento perturbatore degli equilibri politici, religiosi e sociali delle citt nelle quali si insediavano.
Jay termin la lettera con una preoccupante previsione,
che fa risaltare ancora di pi il ruolo preziosissimo che ebbero
25. Ivi, pp. 286 e ss.
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Il senato, comera prevedibile, rigett la richiesta di Canisio, che esort i senatori a ricordarsi che di questa ingiusta
espulsione avrebbero dovuto rispondere a Dio. Infastiditi dal
comportamento tuttaltro che remissivo del giovane, questi ultimi gli intimarono di andarsene dalla citt entro otto giorni.
La reazione della popolazione fu di grande entusiasmo: i cittadini discussero animatamente, e da ogni parte si dichiar giusta lespulsione degli adepti di questa nuova setta (Hanc vero
sententiam in nos editam tota pene civitas etiamnum comprobat, eo quod juste factum clamant tu sectae novae auctores
submoveantur). Lavvenimento non sembr turbare Canisio,
che anzi si disse felice (nos jam felices tanto honore cohonestati!) di subire una tale ingiustizia (cur enim honor non est
tanta severitate dijudicari, proscribi, exterminari) non da uomini da poco (scurris), ma da persone ottima fama, avvedute, conosciute per la loro devozione alla fede cattolica (honoratis prudentissimis in fide per omnem Germaniam longe constantissimis)27.
Canisio non si perse danimo, e dopo pochi giorni and a
parlare con il rettore dellUniversit di Colonia, Hermann
Blanckfort, pregandolo di intercedere presso il senato. Cani26. Ivi, p. 287.
27. Epistulae, cit., vol. i, p. 105.
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tore del tutto diverso (etiam polliceamur statim nos exibituros longe diversam Caesaris sententiam quam suis ipse scriptis
comprobaturus sit). Il senato non accett la proposta di procrastinare lesecuzione del provvedimento, in attesa di una
nuova istruzione di Carlo v, e dichiar di essere intenzionato
a rispettare la volont dellimperatore, che era sicuramente
quella espressa nella lettera di pochi giorni prima (Consules
nullam dilationem recipiendam esse putarunt, sed nec Caesaris quidem literis in aliam sententiam quam quae pronunciata
esset se permovendos esse testantur, non dubitantes quin praesenti Caesari suae sententiae justam dare possint rationem)31.
I senatori non si convinsero neanche quando Canisio li assicur che sicuramente limperatore avrebbe precisato le sue
istruzioni, escludendoli senza riserve da coloro che aveva indicato come novatores omnes aut novae sectae vel professionis
homines (Senatus non movebatur literarum mentione quas
a Caesare nos impetraturos promisseramos). Attraverso Favre, il vescovo di Lund in esilio a Colonia, Georg von Skodborg, e il domenicano Johann Stempel, conosciuto comunemente con il nome latino Tilanus, fu messo al corrente della situazione anche il nunzio apostolico Giovanni Poggio
(Dominum Poggium Legatum Apostolicum urgere super his
noluimus, cum partim tuis ad ipsum literis, quas missimus,
partim Reverendissimi Domini Londensi et Magistri Nostri
Tilani scriptis haec omnia sint perscripta)32.
Grazie allintecessione del rettore Blanckfort i novizi non
furono espulsi, ma unicamente obbligati a vivere separati. Canisio e i suoi compagni furono costretti a dividersi, e la cosa
sembr calmare laccanimento del senato33. La conventicula
fu dispersa e la partita sembrava volgersi a favore dellarcivescovo, ma in realt la questione rimase del tutto aperta. La presenza dei gesuiti a Colonia, che Favre aveva intuito essere di
31. Ivi, pp. 108-109.
32. Ivi, p. 109.
33. j. hansen, Rheinische Akten, cit., p. 24.
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va sempre pi evidente la sproporzione fra la severit dei provvedimenti e la condotta che i giovani avevano tenuto fino allarresto. Poco a poco cresceva la fama e la stima della citt nei
loro confronti, ma anche lostinazione dellarcivescovo, che
ormai, persa la speranza di eliminare lopposizione dei gesuiti
nel modo pi rapido possibile, si era impelagato in uno scontro che doveva essere risolto prima che limperatore riorganizzasse le sue forze e giungesse nuovamente a Colonia (Conquievit [] de nobis fama; coepit major fieri de nobis existimatio. Nisi quod Archiepiscopum palam testaretur et repeteret se facturum ut hic non relinqueremur, scilicet, e sua diocesi profligaremur)39.
La pace di Crpy, il 18 settembre 1544, oltre a segnare una
parziale ma importante vittoria politica di Carlo v, decret
implicitamente la fine dei progetti di von Wied che, finch
fosse durato lo scontro tra limperatore e Francesco i di Francia, poteva sperare di avere una certa autonomia ma, una volta firmata la pace e convocato da Paolo iii il tanto sospirato
concilio con la bolla Laetare Jerusalem del 19 novembre 1544,
perse ogni speranza di riformare autonomamente la diocesi40.
39. Ivi, p. 111. Carlo v era impegnato, nellennesima dieta di Worms, nella primavera del 1544, a ottenere dei finanziamenti per organizzare lesercito contro i
Turchi. Von Wied, insieme a Federico ii del Palatinato, era stato tra coloro che
chiedevano, in cambio dei sussidi, concessioni sostanziali dal punto di vista religioso. Cfr. i. agricola sj, Historiae Provinciae Societatis Jesu Germaniae superioris,
p. 14: habita fuerunt Wormatiae comitia, in quibus [] Hermannus Coloniensis
Archiepiscopus [] et Ludovicus Elector Palatinus, animarum caeteris suarum
partium Principibus faciebant, ut Caesari contra Turcam auxilia negarent, nisi prius
emendatae Religionis formula, quam Spirae pollicitus fuerat, exiberetur.
40. Cfr. h. jedin, Storia del concilio di Trento, nuova trad. integrale a cura di G.
Cecchi e O. Niccoli, 4 voll., Morcelliana, Brescia 1949-1973, vol. i, pp. 558-559:
Per lungo tempo egli [Carlo v] non si era sentito abbastanza forte per unimpresa
talmente grande [rompere la forza politica dei protestanti, in particolare la lega di
Smalcalda, e poi costringerli a partecipare e ad accettare il concilio]; ora [dopo la
pace di Crpy] credeva di esserlo [] La lega di Smalcalda aveva perso di compattezza e perci di potenza. Cos avvenne che lestendersi esteriore del luteranesimo
continuava ancora [] ma la sua forza militare non era pi quella di prima. Queste debolezze dellopposizione tedesca fecero maturare in Carlo v, dopo che con la
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fiero oppositore, Gropper tent di collaborare con von Wied alla riforma della diocesi di Colonia, anche se gi dal sinodo diocesano del 1536 Ermanno von Wied [] tendeva verso il luteranesimo ed era trattenuto nella fede cattolica da Gropper44.
Allinterno di questo assestamento di forze, favorevole alla
causa imperiale, la situazione dei gesuiti di Colonia cominci
a cambiare in modo netto e radicale. Il merito principale di
Canisio fu di riuscire a mantenere salda la comunit che rischiava di sfaldarsi a causa della persecuzione del senato. Rifiutando gli accomodamenti che gli proposero, e continuando
a tenersi in contatto con Favre e Jay, egli permise alla Compagnia di Ges di conquistare un avamposto fondamentale per
la restaurazione della fede cattolica in Germania45.
Dopo la mancata espulsione, von Wied cerc di forzare i
tempi e di accelerare la riforma della diocesi46. Canisio scris1536, la pi ampia trattazione dogmatica che la teologia pretridentina possa presentare (p. 454). Su Gropper si vedano w. lipgens, Kardinal Johannes Gropper
(1503-1559) und die Anfnge der katholischen Reform in Deutschland, Aschendorffsche Verlagsbuchhandlung, Mnster i. W. 1951, e j. meier, Der priesterliche Dienst nach Johannes Gropper (1503-1559). Der Beitrag eines deutschen Theologen zur Erneuerung des Priesterbildes im Rahmen eines vortridentinischen Reformkonzeptes fr
die kirchliche Praxis, Aschendorffsche Verlagsbuchhandlung, Mnster i. W., 1977.
44. h. jedin, Storia del concilio di Trento, cit., vol. i, p. 364.
45. k. brandi, Deutsche Geschichte im Zeitalter der Reformation und Gegenreformation, Bruckmann, Mnchen 19694, p. 360: Trger der nun sehr nachhaltig
einsetzenden Gegenreformation war wie es sich immer deutlich herausstellte in
erster Linie der Jesuitenordnen und sein Mittelpunkt in Deutschland von Anfang
an, trotz groer Schwierigkeiten, der Klner Konvent. Certamente vi furono delle difficolt reali e forse proprio per questo la vittoria a Colonia fu un passo decisivo: Whrend die Jesuiten [] vielfach von den Bischfen in Bayern und auch
von den Landesfrsten erbeten und gefrdert wurden, hatten sie gerade in Kln,
bei dem Erzbischof, bei der Universitt und beim Rat lange Zeit eine wenig freundlich Aufnahme gefunden. Sie mussten um ihr Haus wie um die Lehrsthle, um die
Seelsorge, um Texte und Drucke kmpfen. Aber im Kampf erstarkten sie. War ihr
Hauptaugenmerk auf Heranbildung eines geistlichen Nachwuchses gerichtet, so
machten sie das bescheidene Haus in Kln auch fr den Orden selbst zu einer
Pflanzschule fr Deutschland.
46. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154: [Tyrones illi]
operam [dabant] tum ut Hermannus Antistes, tum eius similes intelligerent se ex
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se, il 30 dicembre 1544, unulteriore lettera a Favre. Lo inform del fatto che von Wied nihil intermittit quod ad suae
Reformationis comprobationem facere videatur, ma anche
che tutto il clero (Clerus universus) gli era ormai ostile (obsistit) e si era appellato allimperatore e al papa (Clerus []
per appellationem interpositam et apud Pontificem et Caesarem), insieme al clero di Liegi (huic appellationi prosequendae non desunt et Leodienses), perch intervenissero a fermare lazione dellarcivescovo47. Canisio ricord la sua missione
a Liegi anche nel suo Testamentum, in cui descrisse il tentativo di von Wied, lopposizione dei cattolici di Colonia, che lo
avevano inviato a Liegi per perorare la causa cattolica davanti
allimperatore e al vescovo della citt belga, e limpegno che
dedic alla conservazione della veteram religionem:
Archiepiscopus Coloniensis Hermannus a Weda [] videbatur se
Lutheranae sectae faventem esse patronum, qui cuperet in sua ditione
mutatam et deletam esse prorsus veteram religionem. Quod Institutum
[] per acerbe tulit clerus Coloniensis misitque Leodium rogans Ecclesiasticos ut suo consilio et auxilio impederent conatos Haereticos
[] Mittor igitur ego Leodium, causamque difficilem tracto cum Episcopo et clero leodiense, ac posr habitas aliquot declamationes, optatum subsidum impetro48.
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mo rispetto alla convocazione del concilio di Trento, delle innovazioni di carattere formale e sostanziale. Canisio fu inviato una seconda volta Liegi, nel dicembre 1546, e in quella occasione, oltre allappoggio giuridico del vescovo, ricevette un
consistente aiuto in denaro49.
I gesuiti, nel frattempo, continuarono a vivere separati,
anche se Canisio aveva ricominciato a predicare e a tenere delle lezioni in citt. Ignazio sped loro una lettera, esortandoli a
resistere e a rimanere uniti, anche in questo frangente cos delicato50. Canisio, daltra parte, non aveva mai cessato di godere della stima del clero della citt che, nonostante i sospetti del
senato sullortodossia della Compagnia di Ges, gli affid il
delicato compito di raggiungere Carlo v nei suoi accampamenti. Nel suo Testamentum, infatti, Canisio scrisse che, non
appena tornato da Liegi, fu pregato di intercedere presso Carlo v51.
Limperatore assicur ai cattolici di Colonia, attraverso
Canisio, che si sarebbe impegnato a fondo al fine di contrastare con successo liniziativa dellarcivescovo (Idem Caesar Coloniensis Cleris votis per me propositis annuit, suam operam adversus Archiepiscopum pie promisit). Gran parte del
merito della riuscita di questa azione diplomatica presso limperatore fu dovuto a Gropper, che si mise a capo con grande
abilit della parte cattolica della citt (rem totam insigni viri
Domino Groppero strenue procurante). Fu proprio in quel
periodo che Canisio si conquist, anche grazie allintercessione di Claude Jay, la stima del potente vescovo di Augusta
Otto Truchsess von Waldburg, che al termine dello scontro di
49. Cfr. m. rader sj, De vita Petri Canisii, cit., pp. 36-37: Iohannes Gropperus cum universo Coloniensis Academiae et Cleri concilio ad Leodiensem Antistitem adversus nascentem sectae flammem auxiluim petitum legaverunt.
50. m. lecina sj, v. august sj, f. cervs sj (a cura di), Sancti Ignatii de
Loyola Societatis Jesu fundatoris Epistolae et Instructiones, Typis Gabrielis Lopez del
Horno, Matriti 1903, vol. i, pp. 295-296. Si veda anche j. hansen, Rheinische
Akten, cit., p. 41.
51. Testamentum, cit., p. 46.
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tranquille, et libere Colonaie degere56. Canisio, in una lettera del 5 febbraio 1545, scrisse che, dopo i gravi fatti di Colonia, causati dal diffondersi della diceria che fossero una setta
di eretici, lui e i suoi compagni tornarono a vivere finalmente
insieme, in unabitazione differente dalla prima, pi comoda
e meglio strutturata57. In quei giorni, inoltre, il nunzio apostolico Verallo e il gesuita Bobadilla visitarono i gesuiti di Colonia, e questi, rinfrancati nello spirito, ne trassero grande giovamento58.
Nello stesso periodo era stato ordinato a Canisio di raggiungere Lovanio per istruire tre giovani che dovevano passare attraverso gli Esercizi ignaziani, in modo da poter avviare il
collegio di Lovanio appena fondato, anche se ora gli ambienti in vista della citt, dopo averlo sentito predicare, volevano
rimanesse. curioso come i Senatoribus, Doctoribus, Sacerdotibus, che fino a pochi mesi prima avevano additato i
membri della Compagnia, e li ritenevano dei pericolosi settari, ora gioissero nel sentire le prediche di Canisio nel duomo59.
Con ogni probabilit era accaduto quello che si augurava Ignazio, e cio che i gesuiti di Colonia acquisirono una certa autorevolezza e credibilit, che fu confermata dallopportuna visita di Verallo. Canisio, aiutato in parte dal clero cittadino ostile allarcivescovo, in parte dalle contingenze politiche e militari della Germania, aveva guidato la trasformazione dei novizi
56. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154.
57. Epistulae, cit., vol. i, p. 141: Cumque jam Februarius impenderet, ac domus
aliis conducta foret, ne plane sine tecto maneremus, conduxi domum priore commodiorem, sive structuram spectes, sive locum. Est enim quinque et pluribus cubiculis distincta, est horto insignita, est Bursae Montanae propinqua, est templo
Praedicatorum contermina.
58. Ivi, lettera di Canisio a Favre del 12 marzo 1545, p. 142: Heri fuit apud nos []
M. Nicolaus de Bobadilla [] [et] hac festinanter transiret ad Caesarem Bruxellas comitatus Reverendissimum [] Varallum Nuncium Apostolicum [] Is [] plus
quam paterno affecto nos hic excepit, convenit, admonuit, confirmavit, omnem
suam operam pollicitus sive quid Romae, sive apud Caesarem vellemus expeditus iri.
59. Ivi, p. 143.
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dei principali antagonisti dellarcivescovo, ripagando pienamente la stima e la fiducia che Favre e Ignazio avevano riposto
in lui60. Canisio, inoltre, si conquist la stima di Nicols Bobadilla, il gesuita che insieme a Jay diede un apporto fondamentale alla diffusione della Compagnia nella Germania meridionale, e che in quegli anni fu consigliere non sempre ascoltato di Carlo v, di Ferdinando i dAsburgo e del nunzio apostolico Verallo61.
La speranza dei cattolici di Colonia era di riuscire a portare allattenzione dellimperatore la gravit e lurgenza del loro caso. Nel maggio del 1545 la situazione, pur essendo certamente pi favorevole, ancora non si era risolta in modo definitivo. Canisio infatti, in una lettera del 18 maggio 1545 al
vescovo di Vienna Friedrich Grau (noto anche con il cognome latinizzato Nausea), scrisse che neque cessant enim quidam omnem movere lapidem, ut pro luce veritatis caliginem
haeresis nobis offundant, anche se ormai tutto il clero di Colonia era schierato contro il proprio arcivescovo e tentava in
ogni modo di riconquistare i corruptos semel animos ad pietatem62.
Canisio descrisse la situazione di Colonia in quel periodo
come intricata e difficile, ma certamente pens agli avveni60. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154: Canisius []
primas sibi laboris, atque operis deposcebat: ac praeter Germanicas suas [] in Capitolio conciones, agressus est insuper sacrosantum Evangelium [] et epistolas
ad Timotheum in ipsis Theologorum exedris explanare [] Et sibi ipsi Canisius
primarios, civitatemque omnem adiunxerit, ut etiam ad res eum gravissimas adhibendum pro communi salute civitatis ipsa censuerit.
61. d. restrepo sj (a cura di), Bobadilla monumenta. Nicolai Alphonsi de Bobadilla, sacerdotis e Societate Jesu, gesta et scripta, Typis Gabriel Lopez del Horno, Matriti 1913, p. 73, lettera a Favre del 13 settembre 1545: Cierto que Magister Pedro
Kanisio es de gran speranza, i lleva grandes principios. Predica en Capitolio todos
los domingos y fiestas, y lee in aula theologorum. Bobadilla, come scrive egli stesso nella sua Autobiographia, in ivi, p. 621, mansit [Bobadilla parla di se stesso in
terza persona] apud regem romanorum per triennium. Fuit saepe in consiliis regisiis, manendo apud nuncium apostolicum Verallum.
62. Epistulae, cit., vol. i, p. 148.
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seno della Chiesa, o a sconfiggerli definitivamente, e i luterani, che si stavano ormai preparando allo scontro decisivo, che
ormai non sembrava pi evitabile e procrastinabile66.
A Bobadilla fu ordinato di passare linverno a Colonia, in
modo da prendere contatto con gli esponenti pi in vista dellopposizione cattolica, come il teologo Gropper, il priore della certosa Kalckbrenner, larcivescovo di Lund von Skodborg e
il vicario dellarcivescovo Nepel, e partecipare al capitolo della citt come osservatore di Carlo v e Verallo67. Canisio, nello
stesso periodo, si rec per la prima volta dallimperatore e da
Petro de Soto, a nome del clero e dellUniversit di Colonia, ut
de rebus fidei nostrae in hac diocesi facerem eos certiores68.
Carlo v assicur al giovane legato la sua intenzione di chiamare von Wied, che nihil omittit [] quod ad Religionis nostrae
extinctionem conducit [] [et] qui nunc et a Pontifice et a
Caesare citatus est, a rispondere juridice ad propositam querelam Cleri et Universitatis della sua condotta anche davanti al
papa69. Larcivescovo, denunciato in un primo tempo al solo
imperatore, cui era stato chiesto ufficialmente di intervenire il
10 agosto 1545, ebbe un mese di tempo per rispondere personalmente alle accuse o inviare un suo delegato che lo difendesse. Quando Paolo iii venne a conoscenza del fatto, non accett
66. Ibidem: Haeretici contempta Caesaris auctoritate concilium ferre modis omnibus recusant, et nihil agere videantur, in parandis armis et muniendis locis suis
toti sunt, eo quod credibile sit aestate proxima Caesarem de illorum contemptu se
vindicaturum [] Proculdubio, si Germanorum licentia non tandem vi reprimatur, clementi Caesari omnis hic perit auctoritas.
67. Cfr. la denuncia del capitolo di Colonia comunicata a Bobadilla, in d. restrepo sj (a cura di), Bobadilla monumenta, cit., pp. 78 e ss.: Clerus et universitas, accepto imperiali decreto declaratorio cum insertione mandati poenalis in
causa religionis, valde gausi sunt, sperantes illud esse tale [] Reverendissimus archiepiscopus coloniensis resipiscere. Cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon,
cit., vol. i, p. 183: P. Bobadilla qui quinque mensibus hic [Coloniae] hiemavit,
iam Comitiis adest Ratisbonae. Ubi ni Caesar Lutheranos vim omnem commoveat
deplorata pene fuerit Germania.
68. Epistulae, cit., vol. i, p. 162.
69. Ibidem, e d. restrepo sj (a cura di), op. cit, p. 73.
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che limperatore si interessasse alle faccende riguardanti la gerarchia ecclesiastica, e inizi anchegli un procedimento contro
von Wied, che fu condannato il successivo 16 aprile70.
Quattro mesi dopo, il 22 dicembre 1545, Canisio invi
una lettera a Favre nella quale descrisse la sua seconda legazione presso limperatore. Von Wied aveva convocato, per il dicembre 1545 un sinodo diocesano, ut [] cum his [gli ordini secolari a lui fedeli] concluderet suasque vires confirmaret
pro invehendo Lutheranesimo. Larcivescovo cerc di anticipare la conclusione della riforma nellarcivescovado in modo
da mettere le forze cattoliche, impegnate nellimminente apertura dei lavori del concilio di Trento, davanti al fatto compiuto e quindi di poter forse trovare un compromesso con limperatore, potendo ancora contare su un buon numero di sostenitori ([Subito] nihil intermittere quod ad stabilendam sectam pertinere videbatur, jamque nobiles totius Patriae, necnon
Civitates, in tantam impietatem pertraxit)71.
Canisio si rec quindi, verso la fine del 1545, presso limperatore ad Anversa, e praeter quod oratio quodlibetica [mihi]
habenda fuit coram Universitate, difficilem quoque profectionem subii seu legationem ad Caesarem nomine Cleri et Universitatis72. Canisio fu incaricato (Datum est tamen hoc
mihi negotii) di consegnare prima possibile alcune lettere del
clero e dellUniversit di Colonia, e di ottenere dallimperatore e dal nunzio pontificio Verallo (litteras impetrarem et a
Caesare et a Legato Pontificis Verallo) delle risposte esaurien70. Stando a quanto sostiene j. janssen, Geschichte des deutschen Volkes, cit., vol.
iii, p. 681, limperatore aveva pi volte redarguito larcivescovo, a voce e per iscritto, minacciandolo non tanto velatamente di fargli perdere larcivescovado e la dignit di principe elettore. Sempre secondo Janssen, Carlo v era persino pronto a
deporre immediatamente, nellestate 1545, von Wied, e ad affidare larcidiocesi allo Schaumburg.
71. Epistulae, cit., vol. i, p. 162. Nei vari sinodi diocesani gli stati secolari erano
sempre stati a fianco dellarcivescovo, e avevano appoggiato i suoi tentativi di secolarizzazione.
72. Ivi, p. 164.
81
ti circa il comportamento nei confronti dei tentativi di riforma dellarcivescovo. Il clero e lUniversit di Colonia chiesero
inoltre allimperatore di ammonire larcivescovo e, di fatto, di
impedirgli di riformare la diocesi nel sinodo da lui convocato
(ab Archiepiscopo statueretur, innovaretur et acceptaretur).
Carlo v aveva infatti gi stabilito nella dieta di Worms dellagosto 1545, alla quale era stato presente anche Canisio, che, in
materia di fede, nulla sarebbe dovuto cambiare fino alle decisioni della prossima dieta di Ratisbona, convocata per il 6 gennaio 154673.
Canisio, una volta ricevuto dallimperatore, riusc a ottenere ci di cui era stato incaricato, dal momento che [Caesar]
edixit ut ne quidquam Archiepiscopus vel Ordines in eo conventu congregati definiret quod ad causam Religionis ac
proinde Cleri enervandam spectaret. Canisio, cui non mancava un buon intuito e senso pratico, comunic le proprie
preoccupazioni a Favre, scrivendo che [quod] Caesar in causa adversus Archiepiscopum pro Clero tardat pronuntiare, supra modum angit cruciatque plurimas et in disperationem fere adducit74. Giunta a questo punto, la soluzione della questione dellarcivescovo Colonia, che, pur essendo notoriamente schierato dalla parte dei principi protestanti, continuava a
ricoprire unaltissima carica istituzionale nellImpero, non poteva pi passare per lennesima decisione ottenuta grazie a un
improbabile compromesso politico, considerata anche la nuova posizione di preminenza militare che limperatore sembrava aver ottenuto dopo la guerra di Jlich-Kleve-Berg e la pace
di Crpy.
Canisio era consapevole dellurgenza del problema, e dellassoluta necessit e importanza di una risoluzione al partito
cattolico favorevole. In quel momento politico la ribellione di
von Wied era sicuramente il fatto pi urgente e grave, che
limperatore era chiamato a risolvere in tempi brevi, anche per
73. Ivi, pp. 164-165.
74. Ibidem.
82
rompere il fronte dei suoi avversari e liberare le regioni fiamminghe e vestfaliche dalla presenza dallarcivescovo, e che, non
risolto con autorit, avrebbe nuociuto alla causa dellintera
cattolicit in Germania (tantum negotium quo nullum gravius ac infelicius etiam toti Germaniae si non pessimis Archiepiscopi conatibus quamprimum Caesar occurrat)75. In realt
la soluzione del conflitto con larcivescovo, che pure era obbiettivamente grave, appariva in tutta la sua drammaticit a
causa della consapevolezza che ormai si era giunti a un punto
di svolta, nel quale i margini di trattativa fra cattolici e protestanti sembravano essersi definitivamente esauriti, ed probabile che Canisio, come molti altri, presagisse la gravit dellimminente conflitto militare.
Se da un lato Canisio mostr nelle sue legazioni una buona capacit di analisi della situazione diplomatica e militare,
nel caso di von Wied forse sopravvalut la reale capacit di intervento di Carlo v nei confronti dellarcivescovo. evidente
che limperatore, pur considerando quello di Colonia un teatro importante nellambito del pi generale tentativo di riportare i filoluterani nel grembo della Chiesa cattolica, non pot
intervenire in modo risoluto senza essersi prima cautelato politicamente, e ci per diversi motivi. Innanzi tutto von Wied,
per quanto fosse vicino ai riformatori luterani e per quanto potesse sostenere dottrine protestanti favorevoli al suo progetto
di secolarizzazione, nel gennaio del 1546 non era stato condannato da nessun tribunale ecclesiastico o imperiale. In secondo luogo la questione riguardava un principe dellImpero,
arcivescovo e membro del collegio elettorale, la cui posizione
era delicatissima per gli equilibri religiosi e politici tedeschi. In
terzo luogo, Carlo v, Granvelle e la diplomazia pontificia e
imperiale dovevano tenere conto delle decisioni che, trattandosi di un prelato di primissimo piano, avrebbe preso Paolo iii
75. Ivi, pp. 165-166. Le preghiere di Canisio a Carlo v furono pro salute Coloniensium, quos probabile est nunquam in majori discrimine quem nunc versatos
fuisse.
83
a Roma, non potendosi certo permettere limperatore di compromettere, con uniniziativa autonoma del potere secolare
contro larcivescovo, il lavoro finalizzato alla convocazione e
allo svolgimento del concilio tridentino. La gestione della situazione di Colonia, infine, non poteva esser disgiunta da riflessioni pi generali, attinenti alla delicata fase di preparazione della guerra smalcaldica, lassestamento e la definizione degli schieramenti in campo, i contatti diplomatici, gli equilibri
sempre precari con gli alleati cattolici e la Santa Sede76.
probabile che questi e molti altri fattori abbiano indotto Carlo v a trattare von Wied con prudenza e tatto diplomatico, abilit che tante volte gli sono state contestate come
espressione di un animo irresoluto, ma che nel caso in questione furono quanto mai opportune. Daltra parte, come ha osservato Karl Brandi, gli smalcaldici rimasero riuniti [a Francoforte] fino al 6 febbraio 1546, [e] lavorarono al perfezionamento della loro alleanza e negoziarono con due principi elettori della regione renana in vista di unintesa. Uno di essi era
Hermann von Wied [] che, negli ultimi anni con lapprovazione dei suoi stati laici sera impegnato nella via di una moderata riforma ecclesiastica. Le doglianze del capitolo della
Cattedrale e dellUniversit a Roma e presso la corte imperiale avevano provocato degli ammonimenti e linizio di un procedimento contro di lui. Carlo era particolarmente sensibile ai
problemi di quella regione situata ai confini delle sue terre ereditarie. Hermann von Wied si rivolse allora a Francesco [Francesco i di Francia] e agli altri principi elettori77.
76. a. franzen, Bischof und Reformation, cit., p. 95: Dem Kaiser konnte es nicht gleichgltig sein, wenn die Stadt Kln mit ihren 35000 bis 40000 Einwohnern immer noch die grte Stadt des Reichs und das Erzstift Kln [] protestantisch wurden. Zudem war der Bischof dieses Stiftes einer der sieben Kurfrsten; sein bergang zum Protestantismus htte die Stimmenverhltnisse zwischen
Alt-und Neuglubigen entscheidend zugunsten der letzteren verschoben und schon
bei der nchsten Kaiserwahl ins Gewicht fallen mssen.
77. k. brandi, Carlo v, intr. di F. Chabod, trad. it. a cura di L. Ginzburg e E.
Bassan, Einaudi, Torino 19612, p. 494. In generale sono molto interessanti i capp.
84
I delitti contro la religione cattolica dellarcivescovo, sostenne Canisio, che da capo del consorzio civile e cristiano si
trasform, in quanto eretico, in nemico della Respublica, saranno ancora pi gravi se visti non in base ai danni che hanno
gi prodotto, ma a quelli maggiori che provocheranno se il dilagare delleresia, grazie allintervento di tutti coloro che sono
coinvolti nella difesa della religione cattolica, non sar fermato proprio a Colonia, arcivescovado elettorale dellImpero:
Cum verum et novum, exstent abominanda exempla Coloniae ubi
Lutheranismus nulla vi paene cohibetur, vides profecto quantopere juvandi simus ope aliorum vestrisque potissimum precibus Deo commenx e xi della classica biografia dellimperatore Carlo v. Una nuova edizione del classico di Brandi uscita di recente (Einaudi, Torino 2001), accompagnata da un saggio di Wolfgang Reinhard.
78. Epistulae, cit., vol. i, p. 159.
79. Ivi, p. 166.
85
dandi. Una Colonia subversa [] exitum sequatur necesse est et Gheldriae et Iuliae et Cliviae et Brabantiae et Hollandiae. Sed longe majora
pericula certo certius subsequntur nihil attinet multis hic prosequi80.
86
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89
scontata, anche se in parte sofferta, elezione da parte del capitolo e della conferma papale83.
Canisio mise in relazione il concilio di Trento (Serio agitur
pro Religione in Conciliio Tridenti) con il fallimento del progetto di von Wied, che, stando alle parole del gesuita, si pent
delle sue azioni (Archiepiscopus resipiscit), come gi era avvenuto tre anni prima in seguito al primo intervento di Carlo
v, o quantomeno tent di trovare un compromesso del tutto
politico con il capitolo, con gli ottimati e con lintellighenzia
della citt, tentativo che per non ebbe buon esito (omnem
ipsius resipiscentiae spem objecerint viri sapientes)84. La fruttuosa collaborazione fra papa e imperatore si perfezion pi tardi, nel febbraio 1547, quando Paolo iii affid la diocesi allo
Schaumburg, e incaric Carlo v di rendere esecutiva la sentenza di scomunica nei confronti di von Wied85. Lopposizione di
questultimo non fu tuttavia completamente soffocata, e un ultimo scontro con gli ordini laici e protestanti si ebbe in occasione dellelezione del nuovo arcivescovo.
Verso la fine del 1546, il senato e il clero di Colonia inviarono due legati a Carlo v, Johannes von Isenberg ed Everad
Billick, per formalizzare lavvenuta espulsione di von Wied.
Nello stesso periodo Canisio fu inviato a Liegi, con lincarico
di una delicata missione. Doveva infatti consegnare a Carlo v
diverse lettere dello Schaumburg, e a Verallo la copia del giuramento di fedelt al pontefice86. Canisio incontr il vescovo
Truchsess von Waldburg, che gli propose di entrare a fa parte
83. Epistulae, cit., vol. i, p. 199.
84. Ivi, p. 200.
85. Ivi, p. 234, lettera di Canisio a Johann Gropper del 24 gennaio 1547. Si veda
al proposito anche j. janssen, Geschichte des deutschen Volkes, cit., vol. iii, p. 735:
Der exkommunizierte Erzbischof Hermann von Wied sah sich am 25. Februar
1547 zur Verzichtleistung auf seine Wrde gentigt. An seine Stelle trat der vom
Papst ernannte und vom Kaiser in die Regierung eingewiesene neue Erzbischof
Graf Adolf von Schaumburg, der die Religionsneuerungen abschaffte und die von
Butzer und Melanchtnon entworfene Kirchenordnung der Vergessenheit bergab.
86. Epistulae, cit., vol. i, pp. 674-677.
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91
naggi di rilievo del clero della citt, che avevano aiutato larcivescovo a concepire e a mettere parzialmente in pratica il suo
progetto. Granvelle preg Canisio di fare in modo che i due si
presentassero al cospetto dellimperatore (Granvellanus audita
legationis meae causa etiam hoc nobis precatum est, ut Manderschied, Omphalus et similis farinae homines, apud Caesarem sese conspiciendos prebeant), affinch ricevessero una punizione
esemplare (quod sicut ipsis ea temeritate nihil magis paenitendum, ita vobis digna in illos severitate Caesaris nihil facilius impetrandum esse videatur). Gli altri consiglieri di Carlo v (hi
consiliarij) pensarono invece che si dovessero colpire anche le
complicit del senato di Colonia (Senatus istius conniventiam), chiamando in giudizio anche Sibertus Lwenberg (Doctoris Siberti), professore delluniversit della citt e consigliere
personale di von Wied che, non avendo sottoscritto laccusa del
capitolo nei confronti dellarcivescovo ribelle, fu privato della carica accademica e dei suoi redditi. Il professore, comparendo dinanzi allimperatore, avrebbe dovuto difendersi da queste accuse e impedire che, dopo essere andato in esilio volontario, fosse
resa esecutiva la sentenza di confisca dei beni, provvedimento
suggerito dal clero di Colonia (quod accepta Caesaris sententia
de confiscatione bonorum [] pergat etiam illum civem histis
ferre procedat Clerus inquiunt ad ulteriora)90.
Il vero vincitore del bellum coloniense, not Canisio, fu sicuramente il clero della citt, che si guadagn la stima e lapprezzamento di tutte le forze cattoliche della Germania e soprattutto dellimperatore (Nullus enim alius in tota Germania Caesari commendatior nullus omnino spectabilior, et publica omnium defensione dignor)91. I fatti di Colonia dovevano inoltre
90. Ivi, pp. 236-237.
91. Cfr. w. lipgens, Kardinal Johannes Gropper, cit., p. 159: Die Ereignisse in
Kln entschieden ber das Geschick der Erzdizese [] der Widerstand des Klner
Domkapitels gegen die Reformation im lutherischen Sinne konnte nur deswegen
ber mehrere Jahre hin von solchem Einflu sein und bis zum Siege durchgehalten
werden, weil weite Teile des Klerus der Dizese hinter dem Domkapitel standen.
92
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dopo essersi alleate con la lega di Smalcalda, stavano precipitosamente tornando nellorbita imperiale e cattolica (Faxit
pax nostra Christus, ut sicut omnes Germaniae civitates, praeter Argentinum, sese voluntati Caesaris per omnia dediderunt
ita demum Religionis nostrae primoribus Episcopis dent manus omnes Ecclesiae hostes ac aemuli)94.
Grazie alla nuova situazione politica, scrive il gesuita, creatasi allindomani della sconfitta di von Wied, il concilio di Trento appena iniziato avr la possibilit di essere celebrato in tutta
la sua maestosit e solennit, e potr sortire migliore effetto proprio grazie alla vittoria diplomatica di Carlo v (Id longe praestantius efficiet [] predicanda Sanctorum Patrum apud Tridentum Synodus), che segner sicuramente una svolta importante nella risoluzione della delicata situazione religiosa della
Germania (quae [Synodus] quidem in densissima errorum hac
caligine Germaniae, uti certissimum praesidium, effulget)95.
Limperatore, nel frattempo, attendeva lesito della consultazione del capitolo di Colonia per rispondere alla lettera di
Schaumburg (ita ut nisi Caesar quid istic actum sit [] ad Reverendum Archiepiscopum rescripturum esse non videatur).
Questultimo fu eletto ufficialmente arcivescovo di Colonia il
24 gennaio, dopo che anche gli stati secolari ostili gli si sottomisero96. Truchsess, Verallo e i consiglieri imperiali decisero di
scrivere subito a Roma, affinch fosse mandato al pi presto a
Schaumburg il pallium, vale a dire i paramenti arcivescovili,
e la bolla papale con le prerogative e i privilegi arcivescovili
94. Ivi, p. 238.
95. Ivi, pp. 238-239.
96. Cfr. f. bosbach, Kln, in a. schindling, w. ziegler (a cura di), Die Territorien des Reichs, cit., pp. 58-84, in partic. p. 70: Aber erst als sich fr ihn [Karl
v.] im Schmalkaldischen Krieg der Erfolg abzuzeichnen begann, griff er entschlossen ein. Im Dezember 1546 wurde der Landtag fr Januar 1547 anberaumt, wo
Hermann [von Wied] durch kaiserliche Kommissare seines Amtes entsetzt und der
vom Domkapitel zum Nachfolger gewhlte bisherige Koadjutor Adolf von
Schaumburg von den Stnden als neuer Landesherr anerkannt wurde. Die machtpolitische Stellung des Kaisers lie ihnen keine Alternative.
94
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di grandi speranze per la Germania. La dieta si concluse nel migliore dei modi tanto che ut Comitia nostra felix initium faciliorem progressum et foelicissimam denique finem illo bonorum omnium largissimo datore [Carlo v] annuente habuerint98. Nei mesi seguenti Canisio segu il concilio nella sua traslazione a Bologna, e dopo la permanenza a Roma, presso Ignazio, nel difficile periodo compreso tra la vittoria, il 24 aprile
1547, di Mhlberg e lInterim augustano del 15 maggio 1548, il
giovane gesuita, ormai ventisettenne, era pronto per lavventura
siciliana del collegio di Messina. Sarebbe tornato in Germania
dopo circa due anni, forte della stima e del credito conquistato
nel difficile scontro con larcivescovo.
Visto in prospettiva, il riconoscimento del contributo dato dalla Compagnia di Ges alla soluzione del conflitto da parte dellimperatore e dei maggiori tra i vescovi tedeschi, dovuto in parte allefficienza e alla fedelt dimostrata dal giovane
Canisio alle autorit cattoliche, fu forse un risultato altrettanto notevole che il mantenimento dellimportante arcivescovado nel seno della Chiesa romana. Lo scontro di Colonia, cos
come le missioni nelle citt renane di Pierre Favre su incarico
del cardinal Morone e quelle bavaresi di Jay con il sostegno del
vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg, fece entrare sulla scena delle lotte confessionali tedesche la Compagnia
di Ges. Pi in particolare, il bellum coloniense port a maturazione le qualit del giovane Canisio, e diede la possibilit alla Compagnia di Ges di inserirsi autorevolmente nel complicato intreccio di rapporti politici e religiosi della Germania99.
98. Ivi, p. 242.
99. j. o malley sj, The First Jesuits, cit., p. 273. Lanalisi di J. O Malley, il quale ha sostenuto a ragione che in no other part of Europe where the Society [of Jesus] established itself did owe its success and identity so manifestly to a single individual as it did to Canisius in the German Empire. In no other part of Europe did
the Society, especially in the person of Canisius, so early come to play such a pivotal role in determining the character of modern Catholicism, trova una sua prima
e importante conferma nello svolgimento, favorevole per la parte cattolica, degli
avvenimenti coloniesi negli anni 1543-1546.
3.
98
poi, a causa della politica ecclesiastica del sovrano, era riparato in esilio a Colonia2. Sebbene lattribuzione sia stata da pi
parti contestata, Braunsberger, riconoscendo nel Petrus Noviomagus Pietro Canisio, originario di Nimega, stato il primo studioso del santo olandese ad attribuirgli lopera che, fatto non secondario, potrebbe essere la prima mai pubblicata da
parte di un gesuita. Questo primato, fino al 1890 ovvero fino
al 1875 (v. infra), era stato attribuito alla pubblicazione di un
discorso di Salmeron durante il concilio di Trento (1546) ovvero agli Esercizi spirituali di Ignazio (1548)3. Oltretutto, a
partire dalledizione del 1543 non solo si cominci a riabilitare la figura di Tauler e il suo pensiero in ambito cattolico, ma
la pubblicazione rese possibile la traduzione latina da parte del
certosino di Colonia Laurentius Surius, cui forn il modello.
Cette premire dition authentique, stato scritto, rendait
un immense service lEglise. Elle enlevait Luther tout prtexte srieux de sappuyer dsormais sur une doctrine qui le
2. Epistulae, cit., vol. i, pp. 79 e ss. Notizie su Skodborg a p. 79, n. 1: Ludensem episcopum Hadrianus iv. Metropolitam Daniae e Sueciae appellari voluit.
Georgius Skodborg (Schotborch) secretarius erat Cristiani ii, Daniae regis. Qui anno 1520 capitolo ludensi auctor fuit, ut Georgium episcopum eligeret. At cum regi bona quaedam ecclesiastia occupare volenti obsisteret, is eum loco movit. Verum
Georgius aliquot annis post in dignitate archiepiscopali ludensi, quam etiam tres
alii sibi vindicabant, a Clemente vii. confirmatus est, consacrationem episcopalem
accepit, exuente anno 1524 Roma in patriam profetus est. Nec tamen umquam archidiocesim suam administrare ei contigit. Coloniam igitur se recepit ibique decanatum ecclesiae collegialis sanctorum Apostolorum et canonicatum aliquem ecclesiae S. Gereonis assecutus est. Vivere desiit Coloniae anno 1551. Sulla storia politica e religiosa nei paesi scandinavi, si veda m. asche, a. schindling (a cura di),
Dnemark, Norwegen und Schweden im Zeitalter der Reformation und Konfessionalisierung. Nordische Knigreiche und Konfession 1500 bis 1600, Aschendorff, Mnster i.W. 2003, in partic. j.e. olesen, Dnemark, Norwegen und Island, pp. 27106, e soprattutto t. nyberg, Das religise Profil des Nordens. Die Entwicklung von
Kirchlichkeit und Frmmigkeit in den skandinavischen Lndern vom Spten Mittelalter bis zum konfessionellen Zeitalter, pp. 245-310.
3. Cfr. la nota di Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 90-92. Il gesuita ritorner su questo punto sia nel 1921, nel suo Petrus Canisius. Ein Lebensbild, cit.,
pp. 12 e ss. e pp. 21 e ss., sia nel 1926, nel suo ultimo scritto, lElenchus operum S.
Petrii Canisii, cit., in partic. p. 245.
99
100
lo di Meister Eckhart e dello stesso Tauler, ritenendolo erroneamente unopera di questultimo (Aber nach mglichem
gedencken zu schetzen ist die matery fat nach der art des erleuchten doctors Tauleri, prediger ordens), per poi scrivere
lintroduzione alla prima edizione completa a stampa del
15185. In pi luoghi Lutero loda la puram, solidam antiquae
simillimam theologiam [] in Germanica lingua effusa dei
sermones di Tauler, che neque enim ego vel in latina vel in
nostra lingua theologiam vidi salubriorem et cum Evangelio
consonantiorem6.
Nel 1518, nella Conclusio xv delle Resolutiones disputationum de indulgentiarum virtute indirizzate a Leone x, Lutero cita espressamente i sermoni tedeschi di Tauler a conferma
delle sue idee circa le poenae purgatorii: nam et Ioannes
Taulerus in suis teutonicis sermonibus quid aliud docet quam
earum poenarum passiones, quarum et exempla nonnulla adducit?, e ne tesse le lodi in modo molto chiaro e allo stesso
tempo polemico, ritenendolo superiore a universis omnium
universitatum scholasticis doctoribus: atque hunc doctorem
scio quidem ignotum esse Scholis Theologorum ideoque forte contemptibilem, sed ego plus in eo (licet totus Germanorum vernacula sit conscriptus) reperi theologiae solidae et syncerae quam in universis omnium universitatum scholasticis
doctoribus repertum est aut reperiri possit in suis sententiis7.
Esiste infine un collegamento, per quanto indiretto, tra Lute5. D. Martin Luthers Werke. Kritische Gesamtausgabe (Weimarer Ausgabe), Hermann Bhlau, Weimar 1883 (ristampa Akademische Druck-und Verlaganstalt, Graz
1966), vol. i, p. 153. Entrambe le Vorreden di Lutero e i frontespizi delle diverse edizioni sono riprodotti rispettivamente nelle pp. 152-153 e nelle pp. 375-379. In ivi,
vol. ix, pp. 95-104, sono riprodotte le note a margine dei Sermones: des hoch geleerten erlechten doctoris Johannis Thaulerii (Augspurg 1508) da parte di Lutero. Sul Libretto della vita perfetta, si veda linteressante m. vannini, Par-del Platon et
Buddha: la Theologia Deutsch, in 700e anniversaire de la naissance de Jean Tauler, numero speciale della Revue des Sciences Religieuses lxxv, 2001, pp. 563-571.
6.
7.
Ivi, p. 557.
101
9. Cfr. g. chaix, Reforme et contre-reforme catholiques. Recherches sur la Chartreuse de Cologne au xvie sicle, 3 voll., Institut fr Anglistik und AmerikanistikUniversitt Salzburg, Salzburg 1981, vol. i, pp. 306-307.
102
103
104
La dedica prosegue poi con le lodi del mistico tedesco, uomo di dottrina, conoscitore della Sacra Scrittura e delle artes
liberali, di costumi irreprensibili (Disser doctor ist gewesen
ein bertreflig hochgelerter man der heiliger schrifft und in
menschlichen kunsten, auch eyns heiligen lebens). Il Petrus
Noviomagus della dedica difende energicamente la dottrina
sulle opere di Tauler: non vero, sostiene, che il domenicano
sottovalut il valore della cooperazione umana alla salvezza
(D. Taulerus kein gutt werk verwirft), anzi esort i suoi seguaci a praticare le buone opere per tutta la vita (Dan wir sollen uns on unterlass in guten werken ben, will wir die zeit habenn); il punto che non bisogna fare conto solo sulle opere, ma soprattutto sulla Grazia, non vantarsi di fronte agli altri delle buone azioni compiute e non pensare che bastino a redimere completamente luomo (Aber er strafft die gleissner
die sich allein von jren guten werken erheben, und darumb
gross geacht wollen sein von den menschen, als weres alles da
mit aussgericht)16.
A motivo delle frequentazioni coloniesi del giovane Canisio
appare plausibile che la dedica sia stata redatta da lui stesso.
Grazie ai numerosi passaggi in cui Petrus Noviomagus descrive, riassume o commenta la dottrina mistica di Tauler, facilmente dimostrabile come leditore fosse pienamente informato
e partecipe della materia che stava trattando, a tal punto padrone del pensiero di Tauler in particolare e di quello mistico in generale da difenderlo con forza dalle accuse mossegli di professare dottrine eretiche (keyn falsche leer durch jn gestiftet
wirt), accuse dovute, per la maggior parte, alla scarsa conoscenza dei testi del domenicano. Chi volesse conoscere pi approfonditamente il suo pensiero (der es recht sechen und versteen woll), sostiene ancora Petrus Noviomagus, non avrebbe difficolt a dimostrare la sua ortodossia (kann man leichtlich beweren), grazie soprattutto agli antichi e ai recenti manoscritti (furderlich auss den alten geschrieben, und auch ne16. Epistulae, cit., vol. i, pp. 82-85.
105
106
Linfluenza della ultima illa Coloniensi editione su Surius rintracciabile anche nella scelta degli scritti da tradurre
(cuius et ordinem pene secuti sumus) e nellimpostazione
dellepistola dedicatoria che, come quella dellamico olandese,
celebra un vescovo che si battuto per la conservazione della
fede cattolica contro le innovazioni in materia di fede. La dedica di Kalckbrenner acquista inoltre un significato pi spiccatamente politico, perch scritta a due anni scarsi dal travagliato insediamento di Schaumburg nella diocesi di Colonia:
Quando enim Dei Optimi Maximi providissima benignitas et clementia suae te voluit pene desperatae Coloniensi Ecclesiae, accedente ad
19. l. surius ocart, D. Ioannis Tauleri tam de tempore quam de Sanctis conciones nunc primum ex Germanico idiomate in Latinum transfusa sermonem interprete Laurentio Surio Lubecensi, Carthusiae Coloniensis alumno, Coloniae 1548,
fol. vi, vd 16 j 778. Nel 1552 Surius curer ledizione delle omelie di Tauler: l.
surius ocart, D. Iohannis Tauleri piissimae tam de tempore quam de sanctis Homiliae interprete Laurentio Surio, Coloniae 1552, vd 16 j 779.
107
In alcune frasi, che descrivono Tauler (piissimus, sublimis theologus) e il valore della sua opera per chi si voglia avvicinare nel modo pi diretto possibile alla perfezione cristiana ([Hic author erit] dignus quem omnis iure celebrat posteritas, quique [] excipiatur ab omnibus, maxime qui verae
student sapientiae, quosque iuvat certum, facile expeditum
nosse iter ad Christianae perfectionis, totiusque sanctitatis
apicem contingendum), Kalckbrenner sembra avere molto
ben presente la dedica del 154321.
Cos come Petrus Noviomagus, che ha scritto cinque anni prima di lui (quinto ab hic anno), Kalckbrenner era
preoccupato a causa della cattiva fama di Tauler, provocata dallinesatta e maliziosa interpretazione di qualche malevolo
(Quod ad Thaulerum attinet [] [confitemur] fuisse depavatum, ut facile malevolus quispiam inde decerpere potuerit,
quod non bene discussum sacrae videretur et catholicae institutioni adversari)22, e certamente non dalle idee del domenicano che, se correttamente interpretate, avrebbero dovuto essere considerate ortodosse. Kalckbrenner assicur inoltre il potente destinatario dellopera che gli scritti erano stati precedentemente esaminati dai teologi dellUniversit di Colonia, i
quali non solo non impedirono la pubblicazione, ma addirit20. Ivi, fol. iii.
21. Ivi, fol. iii-iv. Canisio, nella sua lettera dedicatoria del giugno 1543, in Epistulae, cit., vol. i, p. 80, aveva scritto: [Eyn buch] das uns den rechsten kurtzsen
weg, zu unsern ursprung, das Got ist, mitt klaren worten trewelig entdeckt und
weyset.
22. Ivi, fol. vi.
108
109
La correttezza filologica sembra per non essere stata sempre lelemento decisivo in base al quale potesse essere misurata lortodossia di Tauler. Alledizione delle Homiliae del 1553,
per esempio, premessa una Apologia pro Joanne Thaulero
scritta dal Blosius, il quale riprende la polemica tra Lutero e
Eck a proposito del purgatorio. Questultimo aveva chiamato
Tauler somniatorem, e lo aveva a torto accusato, secondo
Blosius, di sostenere dottrine eretiche, senza tuttavia addurre
alcuna prova (nihil tametsi adducit, quo comprobet illum
[Thaulerum] esse haereticum). Se per Eck avesse letto con
attenzione le Lucubrationes di Tauler, scrive ancora Blosius, sarebbe stato di parere ben diverso. Tauler, infatti, Catholicae
fidei Cultor integerrimus est. Ea quae scripsit, sane et plane
divina sint, ut cognoscere possunt omnes, qui in illis sunt versati. Blosius accusa Eck, in modo abbastanza evidente, di non
conoscere le Lucubrationes di Tauler, e non accenna in alcun
modo al problema della correttezza delle edizioni. Infiammato dallardore Ecclesiae, Eck sarebbe incorso nellerrore di
giudicare indegno tutto ci che di Tauler Lutero aveva magnificato. Daltre parte, continua Blosius, non si pu certo sostenere che anche i Padri della Chiesa e la Sacra Scrittura siano
eretici, solo perch Lutero li ha utilizzati ad suam heresim stabilendam, e conclude: Si doctrinae Thauleri adhaerere voluisset, profecto haereticus nunquam fuisset. Nam ex unius
Thauleri scriptis haereses, quae hisce temporibus emerserunt,
plenissime confutari possunt26.
2. il dibattito su canisio editore di tauler
A proposito delledizione del 1543 si sono sviluppate, dalla fine dellOttocento in poi, delle polemiche di natura erudita che
a ben vedere rivelano anche orientamenti confessionali di fondo e che suggeriscono interpretazioni differenti della figura ca26. Qui e sopra ivi, p. 3.
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Lobbiezione di Brodrick certamente fondata. Importante per anche precisare il contesto in cui Canisio fece quelle
affermazioni. Nella prima delle due lettere citate, del 2 novembre 1550, Canisio riferisce a Ignazio: Volesse Dio, che potesse fra un anno imparare la lingua tedeschia, per predicare la parola sua santa et fruttificar nella gente et anchora che bastassimo parlare tanto bene come il fratello nostro Pietro Scorichio,
non si trova luogho nelle chiese di questa terra per predicare
come sappiamo per esperienza. Per la qual cosa il P. Nicolao ed
io havemo determinato prima dimparar bene la lingua in casa
[in corsivo il passo tradotto da Brodrick]32. Il fatto che Canisio, nel novembre 1550, sentisse il bisogno non di imparare ex
novo, ma di perfezionare il suo tedesco (bastassimo parlare
tanto bene come il fratello nostro Pietro Scorichio), non desta meraviglia: Canisio, infatti, continua la lettera comunicando a Ignazio lintenzione di conferir gli studi et passar di nuovo libri molto necessari [] oltre le lezioni ordinarie et prediche latine, desercitarchi nella lingua greca, la quale in questi
paesi molto necessaria. Canisio, inoltre, intende imparare a
predicare, e non a leggere il tedesco.
Nella seconda lettera citata, Canisio scrivendo il 14 dicembre 1551 a Leonhard Kessel, conferma i suoi progressi nellapprendimento del tedesco, ma sempre con particolare riferimento alla sua capacit di predicare: Progredior ego in contionando, et superavi utcunque difficcultates linguae Germanicae [in corsivo le parole tradotte da Brodrick], in qua vos etiam
et discipulos vestros exerceri cupio, sicut et apud nos festis diebus aliquando Latine, aliquando Germanice declamant stu31. Ivi, pp. 39-40.
32. Epistulae, cit., vol. i, p. 340.
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ha fondato la sua forza sulla preparazione teologica, sulle istituzioni culturali ed educative e su una copiosa e importante
produzione letteraria abbia pubblicato lo scritto oppure no:
entrambe le opinioni sono verosimili e fondate su fatti oggettivi, e proprio per questo orientarsi dipeso molto spesso da
una scelta di fondo: se si disposti cio ad ammettere, anche
solo come ipotesi, che un santo recente della Chiesa, canonizzato come il malleus haereticarum e il secondo apostolo della Germania, e Martin Lutero possano aver apprezzato, a pochi anni di distanza e con finalit e sensibilit diverse, un pensatore mistico, destinato quindi a non trovare la giusta collocazione fra le rigide ortodossie che andavano consolidandosi a
cavallo della met del xvi secolo. Proprio per la difficolt di risolvere definitivamente la questione, mantenere vivo il dibattito contribuisce a superare una troppo rigida contrapposizione tra le due interpretazioni. Ci che appare inaccettabile della posizione di Brodrick (ma non di Streicher) il rifiuto preventivo di ogni discussione, bollata come sconveniente perch
proposta da uno studioso protestante, alla cui identit Brodrick non accenna; n viene tanto meno indicata lopera in
questione.
Ci non toglie in alcun modo che alcune delle obiezioni di
Brodrick siano fondate. Devono per essere corrette e confortate da una serie di precisazioni. In effetti, come ricordato da
Brodrick, nessuno dei primi e dei pi autorevoli biografi di
Canisio, da Keller, Rader e Sacchini, fino a Dorigny, Python
e Boero, ha mai accennato alledizione delle Predigen di Tauler, il che per abbastanza ovvio, se lattribuzione risale al
1890, mentre in pi parti riferita ledizione degli scritti di Cirillo dAlessandria e Leone Magno37. Inoltre, le motivazioni di
Brodrick sono praticamente le medesime che Streicher aveva
37. Cfr. jp. python sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii, cit., pp. 34-35; g.
boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio, cit., pp. 43-44. g. de giovanni sj, San
Pietro Canisio, cit., p. 15, attribuisce invece le Predigen a Canisio senza troppe
preoccupazioni filologiche.
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addotto tre anni prima, nel 1932, nella gi citata nota Canisius
und die Taulerausgabe von 1543, senza per che il gesuita inglese riconosca esplicitamente il proprio debito nei confronti del
confratello tedesco.
Per prima cosa, Steicher riporta con precisione, seguendo
Braunsberger, chi il protestant scholar che ha sostenuto
per primo lidentit tra il Petrus Noviomagus e Canisio: si
tratta di Auguste Jundt, professore di teologia protestante
nellUniversit di Strasburgo, nella sua Histoire du Panthisme
populaire au moyen ge et au seizime sicle, edita a Parigi nel
187538. Streicher scrive, in secondo luogo, che wei die alte
Gesellschaft Jesu und auch die neue bis P. Braunsberger nichts von einer durch P. Canisius besorgten Taulerausgabe []
Die ltesten Biographen des Heiligen, P. Rader und P. Keller,
die Canisius Arbeiten einzeln anfhren, und spter auch Possevin in seinem Apparatus Sacer, kennen eine solche nicht39.
Infine, anche la tesi della scarsa conoscenza del tedesco da
parte di Canisio stata sostenuta, con pi precisione, da
Streicher, che ha anche messo in dubbio la capacit di Canisio di leggere e sistemare filologicamente i manoscritti di Tauler, scritti in tedesco tardomedievale, con una prosa complessa, mutili in molte parti40.
I dubbi di Streicher sono legittimi, anche se devono essere
accompagnati da alcune riflessioni. Da una parte, il fatto che
i primi biografi di Canisio, a partire dal xvii secolo, non ab38. a. jundt, Histoire du Panthisme populaire au moyen ge et au seizime sicle,
Sandoz et Fischbacher, Paris 1875 (ristampato in facsimile dal Minerva-Verlag,
Frankfurt am Main 1964), pp. 64-65.
39. f. streicher sj, Canisius und die Taulerausgabe von 1543, cit., p. 178.
40. Ibidem: Ist es fr den, der Canisius Arbeitsweise und seinen durchaus auf das
Praktische gerichteten Sinn kennt, schwer zu verstehen, da er, der Niederlnder,
schon als Student von 21 bzw. 22 Jahren eine auf mhevollen Handschriftenvergleichen beruhende, also literar-kritisch deutsche Tauleredition ohne Beihilfe anderer besorgt haben soll. Ist es sehr fraglich, ob Canisius in den Jahren 1541/43 der
deutschen Sprache schon so mchtig war, da er befhigt gewesen, einen auf mittelhochdeutschen Handschriften fuenden frh-nordhochdeutschen Tauler herauszugeben.
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biano accennato a questa edizione si spiega in modo tautologico, risalendo lattribuzione al 1875 ovvero al 1890: in altre
parole non potevano accennarvi semplicemente perch non ne
erano a conoscenza. Dallaltra poi, il ragionamento di Streicher, apparentemente stringente, presuppone quello che in
realt dovrebbe dimostrare, cio le scarse competenze paleografiche e linguistiche di Canisio. Pi interessante laffermazione che wenn daher Canisius berhaupt als Editor der Taulerausgabe von 1543 in Betracht gezogen werden kann, dann
hchstens in der Form, da er fr den anonymen Herausgeber [] fr die Widmung seinen Namen lieh, e che ist es
[] schwer zu verstehen, da er [Canisius] [] als Student
von 21 bzw. 22 Jahren eine auf mhevollen Handschriftenvergleichen beruhende, also literar-kritisch deutsche Tauleredition ohne Beihilfe anderer besorgt haben soll. Tuttavia, se si
presta fede al testo della dedica, lautore di questultima e leditore dellopera devono coincidere. In tutta la dedica Petrus
Noviomagus parla in prima persona e non solo sembra pienamente a conoscenza della materia da lui trattata, ma ne tesse le lodi con grande partecipazione personale. Inoltre, pur
ammettendo che Canisio non sia stato materialmente leditore
delle Gttliche Predig, Leren, Epistolen, Cantilenen, Prophetien,
non si capisce perch avrebbe dovuto prestare il suo nome allanonimo editore se non ne avesse condiviso lentusiasmo per
Tauler. Anzi, in questo caso Canisio si sarebbe esposto al posto delleditore reale, che per qualche motivo voleva rimanere anomino. Ci confermerebbe ancora di pi quanto tenesse
alla dottrina mistica di Tauler41.
Se poi si prova ad allargare lorizzonte della ricerca e a indagare non solamente i testi di Canisio e di chi ha scritto su
Canisio, anche poco dopo la sua morte, ma anche il lavoro di
41. Ibidem. Sullidentit tra lautore della dedica e delledizione, cfr. Epistulae, cit.,
vol. i, p. 80: Dem hochwerdigen in Got vatter und heren Georgio von Schotborch [] wunsch ich Petrus Noviomagus [] mit erbietung meins willigen gehorsamen diensts.
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chi ha operato accanto al gesuita e ha condiviso con lui formazione e stimoli intellettuali, una parte dei dubbi di Streicher e Brodrick potrebbe essere vista in un altra luce. interessante notare, infatti, che nellambiente di Colonia, in cui
Canisio ha trascorso gli anni pi importanti della sua giovinezza, era molto forte linteresse per Tauler e per il suo maestro Johannes Eckhart. Il filo conduttore che li legava era rappresentato senzaltro dalla corrente della Devotio moderna. In
questo ambiente si era sviluppata un tipo di sensibilit religiosa umanista e moderatamente riformista, in cui per la fedelt
a Roma non fu mai messa in discussione. In particolare, il frate certosino Laurentius Surius, al tempo buon amico di Canisio, che in un breve lasso di tempo, durante quella nouvelle
mais brve floraison douvrages mystiques (1548-1555)42, si
occup pi volte di Tauler: prima nel 1548, pubblicando due
volumi, poi nel 155243.
Non daltra parte in alcun modo possibile stabilire se e in
quale misura Canisio avesse appreso il tedesco nei sette (al momento delledizione) anni di vita e studio a Colonia. Si pu
tuttavia presumere che non ne fosse completamente digiuno,
non solo perch le regioni imperiali di lingua tedesca erano un
punto di riferimento culturale e politico per i confinanti territori olandesi, ma anche perch Nimega era una citt situata in
una zona di confine nevralgica fra Impero, Francia e domini
asburgici, sul Reno come Colonia. Il padre di Canisio, inoltre, era un commerciante che sicuramente aveva rapporti frequenti con colleghi di lingua tedesca e, avendo pensato per il
figlio un futuro nel campo del commercio, difficile pensare
che considerasse inutile, ai fini di una migliore preparazione
professionale, la conoscenza del dialetto di Colonia.
42. g. chaix, Recherches sur la Chartreuse de Cologne, cit., vol. i, p. 306.
43. l. surius ocart, D. Ioannis Tauleri Conciones, cit.; id., D. Ioannis Thauleri De Vita Et Passione Salvatoris Nostri Iesu Christi Piissima Exercitia nunc demum ex idiomate Germanico reddita Latine, Coloniae 1548. vd 16 j 792; id., D.
Iohannis Tauleri Homiliae, cit.
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Pi di uno studioso ha creduto di poter attribuire lo scritto a Canisio, evidentemente perch, oltre a elementi lessicali e
sintattici, sono stati presi in considerazione fattori pi determinati, come lambiente culturale, e sottoposto lepistolario a
un esame pi accurato45. Paul Dudon, per esempio, nel suo
articolo Qui est le Petrus Noviomagus auteur dune dition
de Tauler parue, a Cologne, en 1543?, non nutre alcun dubbio nellattribuire la paternit dello scritto a Canisio46. Le motivazioni addotte sembrano convincenti: anzitutto Surius, nella sua traduzione del 1548, ricorda ledizione tedesca del 1543,
pur non chiamando esplicitamente in causa Canisio. In secondo luogo lautore, riprendendo in parte lo scritto di Braunsberger nella Zeitschrift fr katholische Theologie del 1890, in45. Braunsberger, cui certamente non difettava una conoscenza approfondita
dellepistolario di Canisio, scrive in Epistulae, cit., vol. i, p. 68, n. 4: Prima haec
epistula [alla sorella Wendel, scritta nel 1541 da Colonia] theologiam illam mysticam
sapit, quam Carthusiani colonienses et Nicolaus Eschius Canisii praeceptor diligenter colebant. Cfr. anche Confessiones, cit., p. 22: Caeterum quae ad mysticam
Theologiam, et Spiritualia studia pertinent, magis animo adlucebant, in his maiorem succum et sapidiorem cibum mens mea reperiebat. Sempre in Epistulae, cit.,
vol. i, pp. 304-305, Canisio scrive al confratello Leonhard Kessel il 19 marzo 1550:
Accepi literas a te binas mi Leonardo fratre, alteras per Magistrum [Petrum] Endovianum huc Telinga missas, verum sine scriptis illis, quae adiunxeras, venient tamen
ut audio, propediem: Alteras cum Taulero Latine verso. Canisio si riferisce alla traduzione latina fatta dallamico Laurentius Surius, edita a Colonia nel 1548. Purtroppo la lettera pubblicata da Braunsberger mutila. Le parole mancanti, per, sono
state scoperte in un codice dellHistorisches Archiv der Stadt Kln (=hastk), jesuiten 223/18, Epistolae ad R.P. Leonardum Kesselium, pars i (1543-1572), fol. 31v, da
J. Metzler SJ, che le ha pubblicate nella breve nota Miscellanea canisiana, in Archivum Historicum Societatis Jesu vii, 1938, p. 272: Alteras [accepi litteras] cum
Taulero latine verso; sed in quo mittendo vix probare possum consilium tuum, quia
sumptibus parcere potuisses, et ego pro Taulero latino viverem. Sed humanitati tuae
danda est haec venia, praesertim quod librorum cupidum me suspicabare[s], che,
al contrario di quanto si era creduto, non confermano n negano la paternit
delledizione di Tauler da parte di Canisio. Canisio inoltre, pur non citando mai Tauler, nei suoi primi scritti del 1546-1547 si sempre firmato Petrus Canisius Noviomagus (cfr. Epistulae, cit., vol. i, pp. 176, 182, 216).
46. p. dudon sj, Qui est le Petrus Noviomagus auteur dune dition de Tauler
parue, a Cologne, en 1543?, in Recherches de sciences religieuse xii, 1922, pp.
89-91.
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siste sulle amicizie di Canisio, sulla sua prima formazione spirituale, e pi in generale sullambiente culturale di Colonia. Il
giudizio di Dudon, sulla base delle prove da lui ritenute decisive, perentorio: Pour toutes ces raisons, lattribution de
louvrage en question Canisius est chose certaine [] Il reste donc que, sous la bndiction de Pierre Le Fvre, les uvres du mystique dominicain Tauler parurent en 154347.
Kalckbrenner, inoltre, era venuto a sapere dellesistenza della
Compagnia di Ges nel 1542 tramite Alvaro Alfonso, e ne era
rimasto entusiasta. Oltre a condividere i suoi ideali di riforma,
il nuovo ordine era in grado, al contrario dei certosini, di
diffondere questi stessi ideali nel secolo48.
Un altro gesuita, Anton de Pelsemaeker, ha scritto un articolo sulla questione alcuni decenni dopo Dudon, nel 1960,
dal titolo Canisius diteur de Tauler49. Lo studioso considera inconsistenti le varie obbiezioni mosse allattribuzione a Canisio della discussa edizione. Anzitutto non ha consistenza
lipotesi che confondeva Canisio con il domenicano Petrus de
Noviomago, cui qualcuno ha preferito attribuire ledizione
delle Predigen, dato che il frate mor a Roma nel 1525, e la data del testo del 1543 certa50. Pelsemaeker ragionevolmente
sostiene anche che Canisio non fece mai menzione di questopera, n, daltra parte, per la sua passione per la mistica tede47. Ivi, p. 90. Pierre Favre, giunto a Colonia solo nellagosto 1543, conobbe allora Kalckbrenner e gli altri monaci della certosa di Santa Barbara, mentre ledizione
di Tauler usc nel giugno. Dudon intende forse dire, quando accenna alla bndiction di Favre, che Canisio gli parl del volume nel soggiorno a Mainz nella primavera del 1543. Favre si sarebbe quindi pronunciato a favore della pubblicazione.
48. g. chaix, Recherches sur la Chartreuse de Cologne, cit., vol. i, pp. 298-299.
Sullo stretto rapporto tra certosini e gesuiti si vedano: c. van der vorst, La
Compagnie de Jsus et le passage lordre des Charteux (1540-1694), in Archivum Historicum Societatis Jesu xxiii, 1954, pp. 3-34; b. duhr sj, Der erste
Jesuit auf deutschem Boden, insbesondere seine Wirksamkeit in Kln, in Historisches Jahrbuch xviii, 1897, pp. 792-830.
49. a. de pelsemaeker sj, Canisius diteur de Tauler, in Revue dascetique
et de mystique xxxvi, 1960, pp. 102-108.
50. Ivi, p. 103, ed Epistulae, cit., vol. i, pp. 90-91.
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to a Ingolstadt dovette imparare a predicare nel dialetto bavarese che, evidentemente, rispetto a quello di Colonia aveva
delle sfumature diverse54. Canisio stesso, nella dedica a Skodborg, aveva scritto che steen alle Thaulers predig und leren in
rechter Clnischer sprachen geschrieben, und seint nachmals
uffs hoich theutz getzogen55.
Non si pu dimenticare, infine, il fatto che lattribuzione
di unopera di questo tipo avrebbe potuto nuocere, nellopinione di alcuni, alla figura integerrima di secondo apostolo
della Germania che, in base alla Misericordiarum Deus, tra la
fine degli anni Venti e i primi anni Trenta del Novecento i vertici della Compagnia stavano cercando di comporre. Tauler,
infatti, fu insieme con Heinrich Seuse il principale allievo di
Meister Eckhart: 28 proposizioni di questultimo furono giudicate in parte eretiche dalla costituzione In agro dominico,
emanata nel marzo 1329 ad Avignone da Giovanni xxii. Pur
essendosi riconciliato con la Chiesa in procinto di morte nel
gennaio 1327 (ovvero 1328), la figura di Meister Eckhart rimane in ogni caso di problematica interpretazione nella storia
della teologia cattolica.
Tauler stesso, daltra parte, non godeva, ai primi del Cinquecento, di ottima fama. Evidentemente, leterodossia dottrinale del circolo di Strasburgo, riunitosi intorno a Meister
Eckhart, non poteva non risultare sospetta a un severo censore della fede quale era Johannes Eck, specialmente dopo i pericolosi per la fortuna di Tauler apprezzamenti da parte di
Lutero: se san Paolo e santAgostino godevano di una considerazione al di sopra di ogni dubbio, fu conseguenza quasi necessaria che il credito, di cui Tauler godeva negli ambienti cattolici, dopo le numerose citazioni di Lutero fosse destinato a
54. a. de pelsemaeker sj, Canisius diteur de Tauler, cit., pp. 106-107. A queste considerazioni di Pelsemaeker si aggiungano quelle di Braunsberger, in Epistulae, cit., vol. i, p. 313, n. 1: Canisius, cum inferiore Germania natus et educatus
esset, illius etiam dialecto erat assuetus.
55. Epistulae, cit., vol. i, p. 82.
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La lettura degli scritti di Tauler non fu espressamente vietata almeno fino agli anni 1574-1575, quando il preposto generale Mercuriano inser un paragrafo speciale, comprendente alcuni mistici, nella lista dei libri che potevano leggersi solo
dietro esplicita autorizzazione del provinciale, in quanto contenenti opinioni non conformi alla natura della Compagnia.
Le istruzioni di Mercuriano furono pubblicate il 21 marzo
1575, e da allora Tauler fu visto con sospetto dai gesuiti, tanto
che Canisio, che fino ai primi anni Settanta aveva consigliato
Tauler come autore educativo e formativo, incaricato negli anni 1577-1578 di eliminare dalle biblioteche dei collegi in Germania i libri proibiti, successivamente non accenn pi al domenicano tedesco. Canisio, in una lettera datata 4 novembre
1567 e scritta ad Andreas Fabricius SJ, nominato da Pio v precettore di Ernesto di Baviera, figlio di Alberto v e futuro arcivescovo di Colonia, d al confratello dei suggerimenti ut optimus Princeps ad amplissimum Ecclesiae munus administrandum destinatus [] insituatur: tra i libri consigliati, c
sia lImitazione di Cristo (libellus de Imitatione Christi), sia
le meditazioni di Tauler sulla passione. In unaltra, scritta verso la fine del 1571, Canisio, su richiesta dei magistrati di Innsbruck, indic quali erano secondo lui i libri che andavano
stampati per rispondere alla diffusione dei libelli protestanti:
nel catalogus, nel quale spiccano il Catechismus romanus e i
Loci communes adversos luteranos di Johannes Eck, sono anche
compresi i Laurentii Surij buecher, e quindi anche la traduzione latina di Tauler58.
58. Ivi, pp. 311-315: Aunque con criterio menos rgido, la orden del P. Mercuriano se cumpli tambin en las dems provincias. Se hizo en ellas una revisin y
expurgo de las bibliotecas de los collegios, que en Allemania se verific de 1577 a
1578, por obra de San Pedro Canisio [] En San Pedro Canisio mismo puede registrarse un efecto de las nuevas directivas del P. General. Mientras que en 1567 y
1571 le vemos recomendar todava a sus amigos las ediciones de Surio que contienen las obras de Tauler [] desde 1581 a 1597 esos ombres [Tauler, Suso e Ruusbroec] no figuran en sus recomendaciones. Le recomendaciones a cui si riferisce Leturia sono in Epistulae, cit., vol. vi, pp. 102 e 502.
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dare oltre una semplice congettura, si aspett il ritorno di Canisio per pubblicare il volume. Pi in generale, si dovrebbe
soprattutto porre in maniera approfondita la questione dellinfluenza della mistica su Ignazio di Loyola, e dello scarto
esistente tra questultima e limmagine di strenui difensori
dellortodossia cattolica che i gesuiti diedero di s a partire
dalla seconda generazione in poi, dopo la morte del fondatore nel 1556.
Il metodo di ricerca indicato da de Pelsemaeker, proprio
perch si basa sui contenuti dei testi esaminati e cerca di evitare la semplice discussione erudita fine a se stessa, sicuramente pi ricco di sfumature di quello, pur esatto e scrupoloso, di Braunsberger e di Streicher. La progressiva scomparsa di Tauler dalle letture dei giovani gesuiti pu essere interpretata come una tra le numerose prove del cambiamento culturale, politico e sociale della seconda met del xvi secolo.
Per quanto riguarda Canisio in particolare, la differenza tra la
prima e la seconda met degli anni Quaranta pu essere pienamente compresa grazie al confronto tra la dedica a Skodborg del 1543, rivolta unicamente alla risoluzione problemi
dottrinali ed eruditi, priva di ogni riferimento alla politica ecclesiastica contemporanea e di qualsiasi accenno polemico diretto nei confronti dei protestanti semmai nei confronti di
quei teologi cattolici, come Johannes Eck, che troppo rapidamente e sulla base di edizioni non corrette avevano condannato Tauler , e le lettere dedicatorie del 1546-1547, che mostrano un Canisio totalmente immerso nel clima dello scontro
confessionale e ideologico precedente alla battaglia di Mhlberg. Le dediche da lui scritte in quegli anni mostrano indiscutibilmente che la concezione canisiana della Respublica christiana influenz fortemente la sua attivit di editore, soprattutto nella scelta delle opere da curare e nella loro interpretazione.
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allo stesso tempo fermare il propagarsi del luteranesimo. Canisio, in questa lettera dedicatoria, comunic al destinatario
tutta la stima che nutriva per lui, e lo descrisse come il modello di arcivescovo cui guardavano coloro i quali speravano nellaffermazione della parte cattolica:
Denique tam exacti iudicij, et (quod in Germania prodigio simile videtur) tam singularis doctrinae princeps, ut in hoc exulceratissimo seculo magna quaedam spes habeat animos bonorum omnium, fore ut
discussis tempestatibus, per tuam amplitudinem serenitas nobis, et
tranquillitas Ecclesiae restituatur. Ad eam rem apte conficiundam,
quodam cyrillo nimirum opus est, ut qui revera sit kriloj66.
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La dedica allarcivescovo di Magonza pienamente comprensibile solo se si tiene conto del fatto che, da pochi mesi, a
Colonia era tornata la pace religiosa. La frattura era stata provocata proprio da uno dei massimi Ecclesiae Christianae vindices che, anzich difendere e conservare la vera religione,
aveva ceduto alle lusinghe delleresia ed era venuto meno al suo
compito di guida e di protettore dei fedeli e dello stato (custodes afflictae Reipublicae).
La rinascita del clero tedesco e della religione cattolica in
Germania sarebbe avvenuta, secondo Canisio, grazie allautorit dei vescovi (a speculandi et custodiendi munere Episcopos). Lepiscopato sarebbe stato quindi chiamato a svolgere
un ruolo fondamentale nella difesa dellortodossia, come fecero agli albori della storia cristiana Ambrogio, Cirillo, Attanasio:
His [episcopis] [] nullum peculiare magis officium, quam Christianum orbem religionis concordia devincere, dissensionum studia sutollere, nefaria foedera et consilis haereticorum dissipare, disciplinam Ecclesiasticam instaurare [] Quales profecto si haberemus Episcopos,
uti priscorum aetas habuit Athanasios, Ambrosios et Cyrillos [] fore
ut Respublica Germanica maximis turbinibus et fluctibus hactenus agitata [] salva et integra velut in porto collocaretur68.
Allarcivescovo di Magonza sarebbe spettato il compito di ristabilire lordine nella travagliata nazione tedesca (concussus
Germaniae status tandem ricrearetur) con il beneplacito e laccordo di Carlo v, somma autorit secolare, che, come i suoi illustri predecessori Costantino e Teodosio, si sarebbe impegnato con tutti i mezzi per debellare il disordine causato dagli eretici (cum Carolo Caesare consensus, cuius auctoritas ac potentia hoc praestabit). I primi a dover fronteggiare gli eretici avrebbero dovuto essere i membri del corpo episcopale, il cui esempio sar seguito dalla popolazione e dai governanti secolari (Au68. Ibidem.
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diet [] popolus veri Pastoris vocem [] [et] prompte sequetur Christi vestigijs praeeuntem; sequentur et Principes)69.
Il dato pi interessante della dedica di Canisio, oltre allaccostamento tra due epoche cos diverse tra loro, ma entrambe
drammatiche e conflittuali, sicuramente la chiara percezione
della stretta unione tra sfera spirituale e sfera temporale: negli
avvenimenti a lui contemporanei, cos come in quelli di dodici secoli prima, Canisio scorge il principale pericolo delleresia
nella rovina della salus Reipublicae. In entrambe le epoche,
secondo linterpretazione di Canisio, i vescovi non sarebbero
dovuti arretrare di fronte al pericolo, per lasciare liniziativa al
potere politico, ma avrebbero dovuto guidare lazione di ristabilimento della pace turbata dagli eretici. Il mantenimento di
ununica confessione nella Respublica ancora considerata un
elemento fondante del consorzio civile ([magis officium episcoporum est] in unius fidei et religionis puritate pro viribus
unire), e chi se ne pone al di fuori un nemico, prima di tutto, della Respublica.
Canisio paragona il ruolo di san Cirillo a quello dellarcivescovo ([Cyrillus] summus olim Alexandriae Patriarcha nunc
Archiepiscopum vocant), e considera il ruolo del santo di
fondamentale importanza per la storia del Cristianesimo: senza il suo lavoro di Christi pugil, senza i suoi scritti, le sue sentenze dottrinali, le sue condanne, le sue confutazioni, probabilmente la concezione cattolica dello Spirito Santo, della Trinit, della natura di Cristo e di Maria sarebbero radicalmente
differenti70. Laccostamento con larcivescovo di Magonza
indicativo anche per questo motivo: senza il suo intervento,
sembra suggerire Canisio, la fede cattolica in Germania non
solo non avrebbe resistito alloffensiva protestante, che minacciava addirittura la maggioranza cattolica del collegio dei sette
elettori, ma sarebbe addirittura potuta soccombere, e sarebbe
stato troncato di netto il legame tra lImpero e la Chiesa roma69. Ivi, pp. 178-179.
70. Ivi, pp. 179-180.
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Lintransigenza dogmatica di Canisio, ben diversa dallatteggiamento aperto e misticheggiante della dedica a Skodborg
dei Sermones di Tauler81, pu essere spiegata solo alla luce dei
79. Ivi, p. 220. Nella redazione dellOpus catechisticum (v. infra) Canisio approfond ulteriormente lidea di condannare i nuovi eretici grazie agli antichi Padri.
Nella Summa Doctrinae Christianae e nellOpus catechisticum Canisio non attacca
direttamente le dottrine protestanti, ma esalta Agostino, Cirillo, Leone Magno, che
hanno combattuto le eresie di Ario, Pelagio, Macedonio, etc. Essendo per gli errori dei nuovi eretici i medesimi di pi di mille anni prima, e nascendo dal non voler rispettare lautorit della Chiesa, dalleccessiva philautia, dal ritenere di poter
indagare la parola divina con spregiudicatezza, lesaltazione di Agostino, per esempio, porta principalmente alla condanna di Lutero. Cfr. la prefazione di Petrus Busaeus SJ alla prima edizione dellOpus catechisticum, intitolata Authoritatum Sacrae
Scripturae et Sanctorum Patrum, quae in Summa Doctrinae Christianae doctoris Petri Canisii theologi Societatis Jesu citantur, apud Gervinum Calienum, Coloniae
1569, vol. i, fol. a/5, nel quale il curatore accosta Enrico viii di Inghilterra, Erasmo, Lutero e Pelagio.
80. Epistulae, cit., vol. i, p. 220.
81. Cfr. Ivi, p. 83: Da ist er [Tauler] von dem heiligen geyst so reichlig erleuchtet und berformet inn gott, das er durch den geyst der prophetien, die grosse plagen und irrung im heiligen glauben (die nu ber uns, got erbarms gefallen), und
mit klaren worten beschreiben hat. Lispirata e misticheggiante descrizione di Tauler che, illuminato dallo Spirito Santo, prevede la futura divisione confessionale,
trova un suo corrispettivo nellaggressivit verbale delle dediche qui esaminate.
139
fatti di Colonia: nei tre anni in cui i gesuiti furono perseguitati e quasi espulsi da von Wied, nei quali avvenne una delle
prime controversie che prelusero, seppure in tono minore, alle
guerre di religione dei decenni successivi, Canisio irrigid notevolmente la sua posizione nei confronti delleterodossia pu
essere questo uno dei motivi per cui in seguito non parl pi
di Tauler e a causa dello scontro diretto con i protestanti,
evento centrale della sua giovinezza, la sua prosa e la sua concezione politica e religiosa si modificarono in modo deciso.
Dopo essere stato gettato nella mischia delle lotte confessionali, e soprattutto dopo aver fatto parte dellopposizione allarcivescovo di Colonia, Canisio cap ben presto che la Compagnia
in cui era entrato era molto diversa dallambiente ascetico della certosa di Santa Barbara. La differenza di stile, di tono, di
contenuti dottrinali e politici lo dimostra ampiamente82. Canisio, infatti, abbandon latteggiamento da dotto erudito, del
tutto estraneo agli eventi a lui contemporanei, e si trov coinvolto in prima persona nello scontro che stava sempre pi lacerando la Respublica christiana.
82. Questo cambiamento profondo nel giro di tre anni pu in parte spiegare la
diffidenza di Brodrick e Streicher per ledizione delle opere tauleriane. Dato che,
effettivamente, questi studiosi avevano di Canisio unimmagine prettamente controriformista, quasi naturale che siano portati a negare il suo amore per la mistica, che riemerger in alcuni punti delle Confessiones del 1570 e che evidente al di
l della questione delledizione contestata. La conseguenza pi grave di questa impostazione che i due studiosi sembrano pensare a un Canisio che, una volta entrato nellordine ignaziano, dimentichi e ripudi repentinamente la sua formazione
precedente allingresso nella Compagnia di Ges.
4.
1. lobbedienza esemplare
Canisio, poco prima di partire per Messina con altri nove
compagni e fondare su invito del vicer di Napoli Juan de Vega il primo collegio della Compagnia di Ges destinato a studenti esterni1, scrisse nel febbraio 1548 una lettera a Ignazio
che, a causa della totale devozione e obbedienza con cui il giovane gesuita rispose al suo Reverendus Praepositus, diventata uno dei documenti canisiani pi citati. Il Generale della
Compagnia, Johannes Roothaan SJ sottopose questa stessa
lettera a Gregorio xiv, che nel 1834 afferm solennemente:
Canisii virtutes heroicas fuisse [] se ad illud [decretum] faciendum permotum esse potissimum humili illa oboedientia
quam Canisius [] praestitisset in Siciliam discendens ibique
rhetoricam docens2.
Ignazio si era espresso in modo chiaro ed esigente circa
lobbedienza richiesta a chi volesse appartenere al nuovo ordi1. Sul collegio di Messina, si veda m. scaduto sj, Le origini delluniversit di
Messina. A proposito del iv centenario, in Archivum Historicum Societatis Jesu xvii, 1948, pp. 102-159, in particolare p. 103: Cos dopo Goa e Gandia Messina era la terza citt dove i gesuiti si apprestavano a collaudare una nuova forma di
apostolato: leducazione della giovent mediante linsegnamento, e anche ibd., n.
7: Lopinione corrente che a Messina si fosse iniziato linsegnamento della giovent
[] stata accreditata dal p. Annibale de Coudret [] Fondato per quanto riguarda la formulazione dei programmi scolastici estesi poi agli altri collegi della Compagnia, il primato attribuito a Messina non esatto per quanto concerne linizio
dellattivit pedagogica in favore degli studenti.
2.
142
ne, il cui fine era lapostolato nel mondo: una disposizione che
superava definitivamente il vecchio monachesimo claustrale,
per rilanciare capillarmente lazione della Chiesa, sorretta da
un forte impulso missionario. Le richieste di Ignazio furono
molto impegnative:
Questi sono gli capi delle cose, che N.P. in Jesu Christo Magistro Ignatio propose a tutti quelli di casa a d 2 Febraro 1548, dando a ogniuno
termine de tre o quatro o cinque giorni per ricogliersi in se e [] risoluersi e scriuere come si troua disposto in esse, giudicando detto Padre
nostro in Jesu x. che non atto per linstituto di questa Compagnia,
si qualchuno non si disponessi in tutte le cose sequenti, come
lubidientia vera ricerca: Prima cosa andare in Sicilia, essendo mandato, o non andare, se si troua indifferente, hauendo quella parte pi chara, che gli sar imposta per il superiore, a cui gouerno in luogho di Gies x. si sottoposto. 2.a In caso douessi andare, se si troua indifferente per accettar qualsiuoglia assumpto che gli fossi imposto, come sarebbe, a chi litterato, dandar per servire nelle cose e ministeri corporali; a chi sanza littere, andare per leggere in theologia, o greco, o altra
facolt che non intenda [] Medesimamente chi fossi mandato per lettore, s disposto di pigliar qualsivoglia delle quattro lettioni, cio di
theologia scholastica, o positiva, philosophia, o lettere humane. 3.a Chi
fosse mandato per scholare, s disposto dstudiare qualsiuoglia facult,
che gli sia detta [] e di qualsiuoglia lettore che gli fossi assignato. Medesimamente, chi andasse per seruire, se si touar prompto per la cugina et qualsiuoglia altro ministerio. 4.a S disposto oltra di fare, per riputar qualsiuoglia parte gli sia dimonstrata per la megliore, sotomettendo al giogo della ubidientia santa, no solamente la essecutione, ma
etiam el giudicio proprio et volont, riputando quella parte per se pi
conueniente, et contentandosi et consolandosi di quella, che giudicar
il superiore suo essere pi spediente per il particulare et uniuersale bene, dimostrando hauere fede, che la diuina prouidentia lhabbia da regere et gouernare per mezzo del superiore suo, etc.3.
3. Mon. Ign., cit., vol. i, pp. 707-709. Una piccola curiosit paleografica: la data delle istruzioni nel codice il 27 febbraio 1548; una serie di elementi porta per
143
La risposta di Canisio, scritta dopo tre giorni, un perfetto esempio dellobbedienza richiesta ai gesuiti nei confronti
delle decisioni del superiore, e della totale disponibilit ad accettare qualsiasi incarico sia loro affidato, in qualunque parte
del mondo. Canisio diede la sua completa disponibilit, diventando cos un modello di virt gesuitica:
Habita mecum qualicumque deliberatione super iis, quae Reverendus
in Christo Pater meus et Praepositus Magister Ignatius brevi proposuit
[] in utramvis partem aeque per omnia moveri me sentio: sive domi
hic manere perpetuo iusserit, sive in Siciliam, Indiam, aut quovis alio
transmiserit [] sancte voveo, sine omni respectu me curaturum nihil
in posterum, quod quidem ad habitationis, missionis similisque commoditatis meae modum ullum facere posse unquam videbitur, relicta
semel ac semper eiuscemodi cura omnique solicitudine Patri meo in
Christo Reverendo Praeposito. Cui sane tam quoad animi, quam corporis gubernationem, et intellectum ipsum et voluntatem meam per
omnia plene subijcio, humiliter offero, fidenterque commendo in iesu christo domino nostro4.
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mari coepit. Sublatus abusus deambulantium in templis, blasphemantium, non confitentium in infirmitate corporali. Eriguntur hospitalia
pro recipiendis orphanis: quibus et optimi magistri praeficiuntur. Captivi aere alieno liberantur si debitores sint, meretrices convertuntur,
monasteria reformantur, Clerus emendatur, populus confitendo et
communicando aedificatur [] Quid autem Romae? Ubi fratrum augetur sic numerus, ut 36 domi in summa pace et ordine pulcherrimo
maneamus. Magnum sane ad reformationem Ecclesiae patet ostium,
posteaquam nostris hic iniunctum est illud muneris, ut Romae nullus
ordinetur, qui non prius examinatus a nostris hic fuerit, et generaliter
de tota vita confessus, et sic demum nostrorum Patrum consensu admissus5.
In queste parole, pi specifiche della dichiarazione di intenti di tre giorni prima, c il centro del messaggio di Ignazio,
delle cose che pretendeva da se stesso e dai suoi compagni.
Nellazione storica, nella prassi quotidiana dei gesuiti, giocano un ruolo fondamentale sia questa concretezza che ladesione ai principi della Compagnia. La missione dei dieci che
andranno a Messina, che hanno accettato quelle condizioni severissime poste da Ignazio, come a chi litterato, dandar per
servire nelle cose e ministeri corporali; a chi sanza littere, andare per leggere in theologia, o greco, o altra facolt che non
intenda, oppure s disposto oltra di fare, per riputar qualsivoglia parte gli sia dimonstrata per la megliore, sottomettendo al giogo della ubidientia santa, non solamente la essecutione, ma etiam el giudicio proprio et volont, densa di ostacoli e difficolt, ma non cos tragica come ce la presenta Canisio. Non bisogna lasciarsi completamente convincere da queste parole: se, infatti, la disciplina e la gerarchia furono effettivamente sempre molto presenti nella vita concreta e nelle
idee dei gesuiti, anche vero che la loro abilit organizzativa
poteva giustificare solo in teoria un utilizzo apparentemente irrazionale dei pochi uomini a disposizione. Canisio stesso, non
5.
146
6. Che la richiesta di Ignazio e la risposta di Canisio fossero in qualche modo parte di un esame ritualizzato da parte del generale, che i novizi da parte loro dovevano superare, dimostrato anche dal fatto che la Compagnia aveva ottenuto da Paolo iii, con la bolla Exponi nobis del 5 giugno 1546, pubblicata in Institutum Societatis Jesu, cit., vol. i, pp. 12 e ss., di poter ammettere tutti i coadiutores temporales
di cui avesse avuto bisogno. Il numero dei componenti della Compagnia era certamente ridotto, ma non fino al punto di dover impiegare un giovane magister in filosofia nelle mansioni domestiche!
7. Cfr. arsj, Germ. 182, fol. 1v-2r; lettera pubblicata da Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 277-280.
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Compagnia guadagn gran parte del suo potere culturale proprio tra i banchi dei collegi, incidendo profondamente nella
coscienza religiosa e politica delle giovani generazioni. Il 28 del
mese Canisio scrisse agli amici di Colonia che la sua partenza
era imminente:
Nescio autem quibus primum literis vos conventurus sim mi fratres,
posteaquam hinc, et brevi quidem in Siciliam una cun novem alijs discessero. Sic enim et de me, et de M. Cornelio Praepositi nostri statuit
auctoritas, imo per Praepositum ita dei nostri sanctissima decrevit voluntas. Novi in Siciliam collegij fundamenta collocanda sunt, et ad
quattuor eius amplissimi regni oppida similis fere patet accessus. Sed
ideone amicissimi disiungetur animi, quia mortalia haec corpuscula ad
tempus separat obedientia, separat Dei providentia, separat utilitas puplica [sic], cui semper et soli debemus omnia [] Ego sane, si vel ad
Indiam iamiam profisci iubear, quia deum ipsum itineris ducem mihi
polliceor, nec animo turbari possum, nec solicitudine ulla moveri debeo, certus in illo uno mihi salva fore omnia, qui propter me condidit
et servat universa8.
In poche righe Canisio spieg agli amici di Colonia di cosa si sarebbe occupato una volta giunto a Messina: avrebbe
fondato insieme ai confratelli un nuovo collegio, che avrebbe
permesso di ampliare a tutta lisola lazione di riforma e di
istruzione della Compagnia. Canisio accenn anche a un
punto di fondamentale importanza, tutto nuovo, proprio
esclusivamente della Compagnia di Ges (imo per Praepositum ita dei nostri sanctissima decrevit voluntas), in base al
quale un superiore dellordine era visto quale strumento con
il quale attuare il progetto di salvezza di Dio. Questultimo
aspetto deve essere considerato alla luce di processi storici pi
8. Ivi, pp. 268-269, Nella nota 6 Braunsberger scrive che fortasse sub hoc tempus Canisius ex ore S. Ignatii excepit illud viaticum quinque puncta memorabilia
exituris [in alias partes] contines, in pratica quelle istruzioni riguardo le sancta
virginum capita da trasferire a Messina. Queste istruzioni sono ora in Mon. Ign.,
cit., vol. ii, p. 362.
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153
ment [] had a different focus and a deeper and more positive religious purpose14.
Lordine ignaziano fu in grado, ad ogni modo, di prestare
il pi grande aiuto alla Chiesa cattolica, offrendo alla causa romana uomini intraprendenti, preparati teologicamente in modo esemplare, pronti a offrire se stessi, la propria volont, il
proprio corpo nel dare concretezza alla nuova spinta espansiva
europea, di natura certamente politica, militare, economica,
ma anche profondamente missionaria ed evangelizzatrice15.
Nella creazione dei nuovi quadri della struttura ecclesiastica, i
gesuiti avrebbero svolto un ruolo eminente nellazione centralizzatrice del papato cinquecentesco.
2. lesperienza di messina
Pietro Canisio divenne un professo della Compagnia di Ges
il 4 settembre 1549, quando emise i quattro voti solenni nella
chiesa di Santa Maria della Strada, lattuale Chiesa del Ges16.
Canisio ricorda lavvenimento nel suo Testamentum e nelle
Confessiones, mentre nellepistolario relativo a quel periodo
non si trova alcuna lettera che accenni a questa solenne professione. Non si deve certamente credere che la febbrile attivit
del giovane gesuita nellambito della Compagnia, dallinverno
del 1549 ai primi mesi del 1550, abbia fatto passare in secondo piano levento, anche se nelle lettere prevalsero le preoccupazioni di carattere strettamente pratico. Canisio diede particolare importanza allavvenimento: sia questa solenne profes14. Cfr. j.c. olin, Catholic Reform from Cardinal Ximenes to the Council of Trent,
Fordham University Press, New York 1990, p. 26.
15. Cfr. a. prosperi, Tribunali della coscienza, cit., pp. 551 e ss.
16. La chiesa di Santa Maria della Strada, conosciuta anche come Santa Maria degli Astalli, costitu il primo nucleo edilizio sul quale venne costruita, anni dopo,
grazie allinteressamento di Alessandro Farnese, la Chiesa del Ges. Cfr. l. von
pastor, Papi, cit., vol. v, p. 378.
154
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mille fiorini, ed era stato concesso loro di stabilirsi nella chiesa di San Nicola:
Imperoch lo santissimo et excellentissimo sovrano Joan de Vega, etiam
vicerr et capitan generale de questo regno di Sicilia [] ha procurato
che qua se reducano parti di venerabili et multo reverendi padri, chiamati sotto lo nome de Jesu salvatore nostro, et perch potessero habitare et commorare per loro vitto vestito commodo et domicilio, li fu, gli
spettabili jurati con consiglio ordinario, loro constituta la somma de florini mille anno [] e perch cercati li luoche dove meglio se havessero
o potessero li ditti reverendi patri collocare, non si trovando loco pi decenti ne di decoro che la chiesia et circumstantia de lo glorioso santto nicolao, situata in la ditta nobili cita in la maggior strata confinanti20.
Messanam destinari. In Mon. Ign., cit., vol. ii, p. 362 riportato il testo dellistruzione da parte di Ignazio a Antonius Vinck e Pedro Riera: Dilectis in Christo
Jesu fratibus M. tro Antonio Vinck, sacerdoti Societatis Jesu, et Pietro Riera, scholastico eiusdem Societatis, salutem in Domino sempiternam. Cum a nobis petieritis obedientiae vestrae testimonium, qua Messanam ad comitanda sancta capita virginum et martirum Christi, et alia, quae ibidem iniungentur, obeunda, destinamini; visum est in Domino per hasce litteras, nostra manu et Societatis nostrae sigillo munitas, omnibus his, qui percontari id volent et intelligere quod ita se res habeat, quod ad praemissa ex obedientia iter suscepitis, attestari. Datum Romae in
domo Societatis Jesu, 14 calendas Aprilis 1549. Nessuna delle edizioni ha potuto
riprodurre loriginale del documento qui esaminato.
20. arsj, Sic. 197, vol. i, fol. 70-74 e 76-78, nei quali conservata unulteriore
redazione del documento. A tergo: Reverendis religiosis appellatis sub nomine Christi. Cfr. anche fol. 80-83, Capitula facta per Confratres ecclesiae S. Nicolaj in
concessione dictae ecclesiae pro collegio Societatis. Die prima Martii 1548. Il collegio messinese, come poi accadr per quello di Ingolstadt, fu fondato grazie allesplicita richiesta del potere politico: in Baviera intervenne il duca Guglielmo iv, a
Messina il vicer Juan de Vega. Sui primi passi della Compagnia di Ges nel Regno
di Napoli e in Sicilia, cfr. p. tacchi venturi sj, Storia della Compagnia di Ges
in Italia, cit., vol. ii, pp. 292 e ss. Cfr. anche Institutum Societatis Jesu, cit., vol. i,
pp. 5-6. I gesuiti, pur non potendo perfezionare negozi di diritto civile (voveant
siguli et universi perpetuam paupertate, declarantes quod non solum privatim, sed
neque eitam communiter possint ius aliquod civile acquirere), potevano tuttavia ricevere donazioni (sint contenti usum tantum rerum sibi donatarum), e gestire collegi (gubernatione super dicta collegia) e redditi per il mantenimento
degli studenti e degli edifici, con una completa libert di ammissione, espulsione,
insegnamento, educazione.
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Il trasferimento delle reliquie fu, effettivamente, un evento eccezionale. Bonifacio ix, alla fine del xiv secolo, aveva
proibito, pena la scomunica, di trasferirle dalla loro sede. Era
stato proprio il senato di Colonia, geloso di un cos cospicuo
oggetto di devozione, a pregare il pontefice di prendere tale decisione25. Lo stesso senato, quasi due secoli dopo, affid a Canisio il delicato incarico del trasferimento delle reliquie nella
chiesa del nuovo collegio della Compagnia a Messina. Diverse motivazioni spinsero il senato di Colonia a una decisione simile: anzitutto la gratitudine personale nei confronti del giovane gesuita per lottimo servizio diplomatico reso in occasione dello scontro con Hermann von Wied; in secondo luogo,
la grande fiducia di Paolo iii nella Compagnia, che a sua voldad [] y recibieda estas con gran pompa, fueron en solemne Procession llevadas
la iglesia de San Nicols, propia del nuevo colegio, y all quedaron colocadas y
espuestas la pblica veneracion.
24. Epistulae, cit., vol. i, p. 295.
25. Ivi, p. 294, n. 5.
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In primis quanto a li leturi si haviranno di elegiri in jure civili, canonico, medichina et chirurgia disponga la cit como li parira. In li altri
scientij darr li leturi la cumpagnia, cio in grammatica, darra tre. In
humanita uno, in rhetorica unaltro, in greco uno, et unaltro in hebreo,
uno matematico, et quattro in logica, et philosophia, et metaphisica,
et uno in theologia conch lo collegio dila cumpagnia de li lettori che
darr habbia la superiorit como hanno li rettori di li altri studi circa
cognitionem causarum civilium et criminalium: et la cit habbia di provedere ipsi leturi del bisogno secondo sarr acordato fra essa et la cumpagnia27.
Lingresso di gesuiti a Messina fu un evento di grande importanza per la citt siciliana. La Compagnia non si present
in sordina, come fece Ignazio una quindicina di anni prima a
Roma, conquistandosi la stima e la benevolenza dei fedeli poco a poco, con la santit della vita, la predicazione e lassistenza. Entr accompagnata dal beneplacito dellautorit cittadina, e soprattutto con lavallo e il sostegno della Santa Sede. La processione trionfale, con cui furono trasferite le reliquie di Colonia, e le concessioni fatte alla Compagnia possono essere interpretate proprio in questa prospettiva. Grazie alla concessione della chiesia et circumstantia de lo glorioso
santto nicolao, situata in la ditta nobili cita in la maggior strata, e alla massiccia presenza didattica nella formazione teologica filosofica, retorica e linguistica degli studenti, i gesuiti ebbero la possibilit di incidere profondamente nella creazione
delle nuove classi dirigenti cittadine. Oltretutto, il collegio
usufru di un ampia autonomia nelle causarum civilium et
criminalium, essendone stata affidata la giurisdizione al rettore, e si mantenne grazie allobbligo che assunse il vicer a nome della collettivit di una rendita annua, e di provedere ipsi
leturi.
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nostris Theologia Sacra Jngolstadij profiterentur, et scholam illic Theologicam non nihil concussam instaurarent30.
NellArchivum Romanum della Compagnia conservato un manoscritto del 1567, il cui titolo Historia de initio et
progressu Collegii Societatis Iesu Ingolstadij. Insieme a questo
documento ci sono altre Historiae concernenti per lo pi la
fondazione dei nuovi collegi dellordine nella parte meridionale dellImpero, pi specificamente in Baviera. Il documento riguardante il collegio di Ingolstadt conferma che i gesuiti furono chiamati su esplicita richiesta del duca Guglielmo iv:
Collegij huius in Bavaria instituendi magnam occasionem dedit Illustrissimus Bavariae Princeps Guilhelmus eiusque Cancellarius D. Leonardus ab Eck, et Secretarius eiusdem Ducis D. Henricus Schweikhart,
qui primum a Paulo iii Pont. Max. impetrarunt Societatis huius doctores et professores Theologos tres D. Cludium Jaium, D. Alphonsum
Salmeronem et D. Petrum Canisium, qui Ingolstadium accersiti et a
Patre Nostro (sancta memoria) primo Praeposito Magistro Ignatio missi et in sacris pubblice profiteri coeperunt anno Domini 154931.
Si mossero importanti collaboratori del duca, come Leonhard von Eck e Heinrich Schweicker, affinch i tre gesuiti
giungessero a Ingolstadt e si dedicassero allinsegnamento alluniversit, unistituzione che nelle intenzioni di Ignazio doveva servire da testa di ponte per una successiva azione pastorale in tutta la Germania. Il duca bavarese, qui Catholicae religionis vindex erat acerrimus, cominci cos la lunga tradi30. Testamentum, cit., p. 48.
31. arsj, Germ. 118, fol. 3r-4r. Sempre nel medesimo codice possono essere consultati i fol. 92r-93v, De initio et progressu Collegii Societatis Jesu Ingolstadij, dellottobre 1563; fol. 94r-97v, Ortus et progressus Collegij Ingolstadiensis, che tratta le vicende del collegio fino al 1586. Cfr. ancora il codice arsj, Germ. Sup. 101, in cui
conservata la copia manoscritta delle Scripturae ad Collegii Ingolstadiensis initia,
progressus, impedimenta, fundationes pertinentes, ab anno m.d.l. ad m.d. xcix, (a
tergo: Copia Traditionis Monasterij Mnchsmnster factae Collegio Igolstadiensi Anno
1599), complessivamente 218 fol.
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intesi che la havea dato un tempo fa, et Botello nostro la mand a Bologna. Doverano haverla ricevuta. Era, come credo, per il maestro delle Poste in Trento; et anchora (come mi detto) scrisse a Bavera. Del
dottorarsi, Nostro Padre intende che tutti e tre se dottoreno, et si farano con la grazia de Iddio, a chi piacia dargli buon viaggio, et riscaldar
la fredeza del tempo con il caldo della ardente Charit33.
Arrivati il 13 novembre 1549, Canisio e Salmern cominciarono subito a insegnare, il primo con un corso sulle Sentenze di Pietro Lombardo, il secondo commentando lEpistola ai
Romani di san Paolo. Jay invece cominci solo nei primi mesi
del 1550 a tenere il suo corso di lezioni sui Salmi 35.
33. Mon. Ign., cit., vol. ii, pp. 538-539.
34. Ivi, pp. 540-541.
35. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. i, p. 414: Scripserat Cancellarius
Ecchius Universitati de theologicis lectionibus, quae Ingolstadii erant praelegen-
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Per la seconda volta Jay si trov impegnato nellinsegnamento, dopo liniziale diffidenza: nellestate del 1544, infatti,
aveva tenuto delle lezioni sulle Sacre Scritture a Ingolstadt, subito dopo la morte di Johannes Eck. Gi allora Guglielmo iv
aveva esercitato pressioni affinch rimanesse come professore,
fatto che turb la sua coscienza, dal momento avrebbe comportato la perdita della libert di movimento che Jay considerava essenziale per lo svolgimento dellattivit apostolica cui la
Compagnia aveva deciso di dedicarsi con grande impegno. Solo dopo linsistenza di Robert Wauchope, internunzio in Germania, Jay tenne un ciclo di lezioni sulle Epistole di san Giovanni. Proprio in quei giorni, egli cap che la fondazione di
collegi, che sostenessero gli studi degli allievi pi meritevoli,
era lunico modo per controbilanciare efficacemente il sistema
educativo protestante36.
dae: erant autem prima ex evangeliis, secunda ex Paulii epistolis, tertia ex salterio
Davidico, quarta ex Magistro sententiarum. Primam ex evangelio Cancellarius et
Episcopus erat praelecturus; P. Alphonsus Salmern Pauli epistulas; P. Claudius
psalmos; P. Canisius Magistrum sententiarum enarrandum susceperunt.
36. Cfr. Ivi, p. 113, e in particolare Epistolae Broti, Jaji, cit., pp. 282-283: Secondo il parer mio, Sua Signoria [Guglielmo iv di Baviera], me vedeva volentieri, e spesse volte me domand se io retornaria ad Ingolstat. Et ragionando de
quella universit, se lamentava che non vi erano lectori nella sacra scrittura. Io
risposi, che in quella non tanto manchavano i lectori, quanto auditori [] in Allemagna [] non se trova pi che se voglia fare ni prete, ni frate: di modo che
nelle universidade quelli scholari che studiano alla sue spese, non vogliono fare
profectione del studio de la sacra scrittura, n a quello sono confortati dai parenti loro [] [Se] non se fonder collegii nelle universidade catholiche, dove siano
ricolti povri scholari de bono ingegno [] penso che altrimente nella parte di
catholici mancharanno presto doctori, predicatori et sacerdoti. Rispose Sua Signoria Reverendissima, che era molto contento che se desse principio a uno tale
collegio, e che per parte sua vorria fondare dieci borse. Cfr. anche Epistulae, cit.,
vol. i, p. 323, lettera di Canisio e Jay a Georg Stockhammer, segretario di Alberto v di Baviera: Reipsa quidem satis comperimus, conatus hosce nostros, qualescumque sunt [] certe nihil hic profuturos, quum deessent auditores []
Hinc restituendae quidem disciplinae sacrae, uit maxime nunc erat opus, non videri nobis remedium aliud superesse, nisi ut bene multis adolescentibus constituetur collegium.
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Canisio cap infine che il modo di proporre la dottrina cattolica alle nuove generazioni doveva necessariamente cambiare, dopo la rivoluzione culturale e religiosa della Riforma. Da
questo scontro Canisio prese coscienza del gran lavoro che lo
attendeva, e delle difficolt a rinnovare innanzi tutto il mondo cattolico:
Qui si reputa per una regola generale, che nello studio Ingolstadiense
gli scholari, ancor che siamo pochi, non si fatichino molto per le lettere e massime per la scrittura sacra. Item, havendomi pigliato un poco
di cura di alcuni scolari, i quali si confessarono e communicarono con
meco in casa, il parrocchiano presto si risentette, lamentandosi con altri, che li Teologi sintricavano nella cura dellanime sue, reputando
questo per detrimento e pregiuditio delli suoi cooperatori39.
Un resoconto come quello di Canisio non raro nelle testimonianze da parte dei gesuiti che operavano in Germania.
Spesso, nelle loro missioni, incontrarono una grande resistenza da parte degli stessi parroci, che non gradivano queste intrusioni dallesterno nellamministrazione della parrocchia.
Oltre a questa scarsa disponibilit a piegarsi allinfluenza romana, rappresentata agli occhi dei parroci dai gesuiti, va considerata anche la percezione, da parte dei padri dellordine,
della quasi totale assenza dei fedeli dalle pratiche religiose, pur
nella cattolica Baviera:
Oltre di questo, communemente il zelo della religione non bisogna cercar hora nelli Tedeschi, conciosiache il culto divino delli cattolici gi
ridotto quasi a una fredda predica nelle feste. Resta solamente il nome
qu della quaresima; il gieiunar non si tocca. Oh quanto raro visitare
lechiese star alle messe o mostrar alcun gusto dellantica religione. E
questo dico delli cattolici, gli quali con il nome cos restano. Onde essendo ogni d quasi almeno una messa publica in la nostra cappella, la
quale propinqua a tutti gli scolari e in mezo quasi della citt, ancho39. Epistulae, cit., vol. i, pp. 307-308.
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rach si suona con due campane alla messa, pur tanta la povert delle persone che vengono, che quasi con denari no potremo comprare
doi auditori, bench ci diano assai la stima della dottrina e della vita
buona40.
Anche Jay trov spesso motivo di lamentarsi con i superiori della situazione critica delluniversit in particolare, e pi in
generale delle difficolt politiche di riorganizzare il mondo cattolico:
Quanto alli altri collegii [] non vedo resolutione alchuna certa, bench ci alchuna speranza, maxime in quello di Ingolstaz; perch alchuni hanno voluto havere alchuna breve descriptione di collegii de la
Compagnia [] Maestro Pietro Scorichio ed io [] reducessemo la
descriptione in quattro capituli, secondo che veder Vostra Reverentia
in una copia che con la presente alligata: nella quale descriptione havemo condesceso alla infirmit della patria, sperando pur in Dio, che
Vostra Paternit consenteria a quello che de lei havemo scritto, acadendo che alchuno voglia fondare un tal collegio, cio sar contenta de
mandare professori [] [item] de accettare alchuni scholari dentro il
collegio, anchora che non siano de la Compagnia [] et questo pare
sia expediente, maxime in questa patria41.
168
bont de Dio, il quale in altri luoghi pi strani ha operato maggior cose per la Compagnia. Questa sola speranza ci restava, per havere inteso
che Vostra Reverentia havea quodammodo la cosa per certa42.
169
Lautore dellHistoria non riporta la data esatta della fondazione del collegio. La data della decisione definitiva pu essere stabilita, grazie allepistolario di Canisio, alla fine del 1555,
46. In arsj, Germ. Sup. 101, fol. 1r-2v, conservata una copia manoscritta della
lettera originale di Ignazio; a tergo: Exemplar literarum Sancti Patris Nostris ad Patrem Claudium Jajum 1550, 1 Augusti, quibus hic Ingolstadio Veronam se conferre jubetur promittiturque in vicem Patrem Nicolaus Gaudanus. Cfr. anche Mon.
Ign., cit., vol. iii, pp. 129-131. La lettera di Ignazio, in cui sono esposti ad Alberto v i motivi per i quali Salmern e Jay furono richiamati da Ingolstadt, in Mon.
Ign., cit., vol. iii, pp. 143 e ss.
47. arsj, Germ. Sup. 101, fol. 3r.
170
il 1 dicembre. Il documento un vero e proprio atto di fondazione del collegio, sottoscritto da entrambe le parti:
Ut exequutioni seriae demandetur Christo duce, quod annis abhinc aliquot propter causas rationabiles Jllstriss. Princeps Clar. mem. Guilhelmus, ac huius deinde filius Jllustiss. D. Albertus [] pie statuerunt,
verum ob multa graviaque turbolentissimi temporis impedimenta perficere hucusque distulerunt, de fundado scilicet ac dotando collegio
Theologico in civitate et academia sua Jngoltadiensi, tandem anno Domini 1555, mensis Decembris die prima post maturam deliberationem
tum Dominorum Consiliariorum et Commissariorum ex parte dicti Jllusstrissimi Ducis Alberti, tum Doctoris Canisii ex parte Societatis []
(qui simul utrique ad promovendum et absolvendum hoc negotium
Igolstadij convenerunt) sunt haec infrascripta communi eorundem
consensu conclusa atque determinata48.
Effettivamente non si pu non essere daccordo con lautore dellHistoria sul fatto che nulla huius Collegij fundandi
spes reliqua videretur: dal primo appello di Guglielmo iv alla Compagnia, fino alleffettiva fondazione di un collegio gestito da gesuiti passarono sei anni, caratterizzati tra laltro da
multa et graviaque turbolentissimi temporis impedimenta,
che dovettero dare non poche preoccupazioni ai padri della
Compagnia circa la fondazione definitiva del collegio.
Al punto primo del contratto di fondazione le parti convennero che
Collegium hoc Theologicum vocabitur, eaque ratione constituetur, ut
usui sit Patribus Societatis de nomine iesu, qui potestatem habeant ac ius
secundum professionem suam habitandi, manendi, docendi et vivendi in
48. Epistulae, cit., vol. i, pp. 576-577. Sei mesi dopo, il 7 giugno 1556, Ignazio
cre la Provincia Germaniae Superioris e affid a Canisio lincarico di primo preposito provinciale della Germania meridionale. Il 31 luglio dello stesso anno Ignazio
mor a Roma. Fondamentali a proposito del collegio di Ingolstadt le ricerche di m.
e. buxbaum, Petrus Canisius, cit., in particolare le pp. 157-172.
171
Gli altri punti riguardarono per lo pi questioni giuridiche, tra le altre la capacit di alienazione, di gestione del patrimonio sotto il controllo dellufficio camerale del duca, di intervenire sulle strutture edilizie. Una copia manoscritta di questi accordi conservata, insieme a una Brevis descriptio fundationis Colegij Societatis Jesu Ingolstadij e a molte altre copie,
sempre manoscritte, dei negoziati fra Alberto v e la Compagnia tramite Canisio, nel codice Germ. 118, nei fol. 85 e ss.
La Brevis descriptio riferisce anzitutto, come gran parte dei
documenti concernenti la fondazione del collegio, dellintervento del duca Guglielmo iv, preoccupato dello stato di grave abbandono della facolt di teologia di Ingolstadt dopo la
morte di Johannes Eck. Dalla morte di Eck allinteressamento
del duca passarono cinque anni:
Anno 1548 scripsit ad Sanctissimum Dominum Nostrum Paulum iii
Pont. Max. Illustrissimus Catholicus Bavariae Princeps Guilielmus
[] ut in scholam suam Ingolstadiensem [] ex Italia mitterentur eximij probatisque Theologi: iacebat enim Theologiae facultas, post mortem Clarissimi Domini Doctoris Eckij, orbata omnibus Theologiae
professoribus, qui post Luterianum illud dogma Augustae paulo ante
pubblicatum, in hoc Gymnasio maxime desiderabantur50.
172
trarre le decime del clero bavarese (decimis [] Clero extorquendis), cos come era stato concesso da Paolo iii a Guglielmo iv. I vicinorum Epyscopatuum homines Ecclesiastici
non gradirono liniziativa (repugnaverunt), e fecero quadrato, schierandosi decisamente contro il progetto. Alberto v
sembrava animato da uno spirito riformistico del tutto diverso dagli slanci di generosit del padre, certemente non favorendo lo stabilirsi dei gesuiti in Baviera. Non a caso, Claude
Jay fu chiamato nel 1551 a Vienna da Ferdinando i dAsburgo,
per fondare il primo collegio in terra tedesca, e Alfonso Salmern, dopo un incontro con Carlo v, torn in Italia. Canisio, dei tre che erano partiti un anno prima, rimase il solo che
continu a insegnare a Ingolstadt, anche se poco dopo venne
raggiunto dal rettore del collegio di Venezia, Nicolaus Gaudanus, che continu le lezioni sullEpistola ai Romani di san Paolo, interrotte dalla partenza di Salmern.
Ignazio era convinto che il nuovo duca non avesse nessuna intenzione di fondare un collegio per la Compagnia, e che
le sue fossero semplici promesse, destinate a non essere mantenute51. La situazione sembrava non avere vie duscita, e Ignazio cominci a pensare di richiamare i due teologi, oppure di
affidare loro altri compiti. Gi nel luglio 1551 Ignazio nutriva
forti dubbi sullopportunit che Canisio e Gaudanus rimanessero nella citt bavarese, che il gesuita olandese chiam terra
sterile e spinosissima52. Canisio, il 20 luglio 1551, scrisse una
lettera a Ignazio, in cui esponeva al Generale i motivi a favore
della permanenza a Ingolstadt, nonostante i rapporti non certo idilliaci con il duca Alberto:
Prima dunche ragione, per la quale potria parere conveniente de non
levarci tutti di qua, sia la buona speranza del futuro collegio et la pro51. Ibidem: Cum [] Ignatius de fundando Collegio, Principis Bavarorum animos nihil consituere cerneret, sed potius verba dare videri. Cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. ii, pp. 66 e ss.
52. Epistulae, cit., vol. i, p. 372.
173
messa del Ducha [] Seconda, la partenza di tutti due non se far senza offendere il Ducha Illustrissimo et tutta la Universit [] Tertia,
tanto il concorso alle mia prediche che lEcclesia non po capir tutti
[] Quarta, [gli scholari] hanno comminciato de confesarse et de comunicarse con un insolito fervore. Alcuni di quelli dicono chiaramente, che vogliono essere della Compagnia nostra53.
Insieme a questi primi progressi i gesuiti di Ingolstadt dovevano per affrontare una situazione molto complicata, proprio a causa del duca, diviso tra il partito cattolico del suocero Ferdinando quello luterano e utraquista nei nobili degli Stati bavaresi:
Per replicare che conveniente potria essere che nessuno restasse pi della Compagnia, prima questo: che il Ducha se trova tanto freddo et involontario, come pare, a far la promesse del collegio; seconda, che propongono certe condizioni intollerabili, non volendo anchora assegmare un collegio libero et de molte persone; tertia, che non possiamo bene satisfar al nostro Instituto [] perch il frutto delle lezioni pochissimo54.
A Canisio era stata nel frattempo offerta, dal duca in persona e da Stockhammer, la carica di vice cancelliere delluniversit. Il gesuita cap che poteva diventare un modo molto
abile, da parte del duca, di non mantenere le promesse riguardo al collegio, e di legare a s il giovane ex rettore delluniversit (Canisio si dimise nella primavera del 1551), che quindi
non sarebbe dipeso pi direttamente ed esclusivamente da Roma, ma sarebbe stato cooptato tra i consiglieri della corte ducale. Canisio prese tempo (Io risposi escusando la mia indegnit, e dicendo de nostro Instituto, il quale n cerca, n cura
questi onori), anche se era ben conscio della sottile trappola
diplomatica che gli stavano tendendo. Ignazio gli aveva ordi53. Ivi, pp. 372-374.
54. Ivi, p. 376.
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nato, infatti, de non pigliare nessuno officio e degnit, e Canisio, agendo con prudenza ritenne giusto non rispondere a
Stockhammer55. Canisio, inoltre, comunic a Ignazio anche le
sue perplessit:
Mi dispiace in costoro, cio che siano tanto affezionati alle nostre persone, et vogliano metterci addorso questi pesi donore; et pur non pensano de promuovere la Compagnia et fondarci una cosa certa et stabile
per adiutar tanto la Universit, quanto tutta Bavera per li nostri. Iddio
sa, a che miseri termini Bavera sia redotta, et quanto guadagno habbia
il inimico delle anime56.
Nel frattempo, Ferdinando i dAsburgo, grazie allintercessione di Giulio iii presso Ignazio, ottenne che i due teologi fossero inviati a Vienna nel gennaio del 1552. Il papa, nel frattempo, revoc ad Alberto, reo di aver ostacolato la Compagnia, e
di aver sfruttato a proprio vantaggio la situazione, la concessione di raccogliere le decime per la costruzione del collegio.
Il duca cominci a rendersi conto prontamente del fatto
che, pur dovendo sopportare lingerenza politica e religiosa di
Roma e degli Asburgo, i teologi gesuiti avrebbero potuto svolgere un grande servizio nel consolidamento dello stato territoriale bavarese. Cap anche che non poteva non far affidamento sui gesuiti, che in quel momento potevano garantire una
certa efficienza e preparazione pedagogica e teologica57.
55. Cfr. Ivi, p. 373: Io in nessun modo vorria intromettermi in questo offizio, se
non io avesse prima il consentimento espresso di Vestra Reverentia come da mio vero superiore.
56. Ivi, p. 377.
57. In arsj, Germ. 118, fol. 85r, la Historia de initio et progressu Collegii Societatis
Iesu Ingolstadij, per la verit, riferisce i fatti in modo diverso: dopo aver richiamato a Vienna i due gesuiti, il messo imperiale consegn al duca una lettera di Ignazio, che [scripsit se] tunc nostros non gravatim redditurum esse Ingolstadio cum
decem alij ad Collegium constituendum [] Ea conditione motus Princeps de nostris revocandis cogitavit, et auxit desiderium absentia nostrorum, praesertim tum
Theologi qui illis substituerunt non facile reperirentur.
175
Lo stallo si risolse dopo la ribellione dei principi dellImpero contro Carlo v nel 1552, e dopo il successivo compromesso di Passau fra Ferdinando i dAsburgo e Maurizio di Sassonia, che indebol molto la posizione imperiale. Alberto, che
citius forte revocasset, nisi bellum atrox, quod Mauritius
Elector Saxo et Albertus Brandeburgensis Marthio Caesari
moverunt, totam Germaniam perturbasset, nella circostanza
rimase neutrale, e cap che se voleva rafforzare la propria autorit nei confronti della nobilt luterana, doveva sfruttare politicamente lazione dei gesuiti58. Ragionando con in mente gi
la sovranit territoriale ufficializzata ad Augusta nel 1555, si avvicin a Ignazio, con cui intrecci un fitto carteggio, grazie al
quale si pervenne allaccordo del dicembre 155559.
Attraverso Canisio, che allora si trovava a Praga, e che interpell Ferdinando i dAsburgo attraverso Ladislao ii Jagellone, Alberto v riallacci i rapporti con la Compagnia, e diede
lincarico di portare avanti le trattative a tre commissari duca58. Cfr. p.m. soergel, Wondrous in his saints: counter - Reformation propaganda
in Bavaria, University of California Press, Berkeley-Los Angeles 1993, p. 75: Albrecht v remained on friendly terms with Protestant and liberal Catholic factions
throughout the territory during the first years of his regime. By the late 1550s,
however, he had grown distrustful of the Lutheran minority among his nobility
[] Albrecht, like Wilhelm before him, sensed that evangelical reform was a challenge to his authority [] Eck and the other conservatives in the state councils urged the duke to ignore the pleas of evangelicas and to take strong action to reassert
his authority. Lirrigidimento delle posizioni del duca Alberto fu anche dovuto allo scontro aperto fra lui e la nobilt degli Stati bavaresi che, nel sinodo di Mhldorf del 1553 chiesero la concessione della comunione sotto le due specie, che nei
territori imperiali era tollerata dallInterim augustano del 1548. Cfr. g. constant
op, Concession a lAllemagne de la communion sous les duex species, E. de Boccard
Editeur, Paris 1923, vol. i, pp. 51 e ss.
59. Cfr. Mon. Ign., cit., vol. x, pp. 538 e ss., e Cartas, cit., vol. vi, pp. 287 e ss.,
ma anche arsj, Germ. 118, fol. 86v-87r, nei quali sono state trascritte due lettere
tra Ignazio e Alberto v, luna del maggio 1556, laltra del giugno dello stesso anno.
da notare il fatto che, per quanto riguarda la lettera del giugno 1556, le Cartas, nelle pp. 290 e ss., riportino una data diversa (il 9 anzich l 8), e che non riproducano il testo originale in latino, ma la traduzione in spagnolo. I Mon. Ign., cit., vol.
xi, pp. 521 e ss., invece, riproducono esattamente il documento. La lettera di Alberto v, del 9 maggio, non stata pubblicata in nessuna delle due edizioni.
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Nei capi seguenti il duca dispone la fondazione del collegio a Ingolstadt (punto 1), la rendita di cui il collegio deve disporre (punto 2), la concessione del collegio alla Venerabilis
Societatis de nomine Jesu noncupata (punto 3), istruzioni riguardo i professori che insegneranno nelluniversit (punto 4),
le materia di studio, i costumi e la moralit degli studenti
(punti 5 e 6).
Alberto v, dunque, accett il compromesso che Roma e la
Compagnia di Ges gli avevano proposto: in cambio del
rafforzamento dellautorit ducale, quanto mai necessario dopo la pace di Augusta, e del riconoscimento del suo potere politico sui sudditi, in nome della difesa dellortodossia, il duca
dovette concedere alla Compagnia di Ges di cominciare a
esercitare la sua influenza sulleducazione e formazione delle
nuove generazioni. Si giunse, quindi, al migliore accordo possibile: la finalit comune di riformare la vita cattolica e allo
stesso tempo di affrontare efficacemente il luteranesimo, almeno nelle regioni dellImpero rimaste ufficialmente cattoliche,
60. arsj, Germ. 118, fol. 85v.
177
178
179
5.
182
quelli, pur ottimi, scritti in precedenza e, da un punto di vista pi generale, cerc di mettere in atto un piano complessivo di penetrazione della Compagnia nellUniversit di Vienna
e nei suoi domini ereditari. Claude Jay fu il tramite privilegiato della corona con Roma, e fu anche il primo che fu incaricato dallAsburgo di scrivere unopera di tal genere. Il primo
contatto ufficiale in questo senso avvenne il 12 settembre 1550,
quando Jay scrisse una lettera a Ignazio, per informarlo del fatto che Ferdinando desiderava avere nella facolt di Teologia
dellUniversit di Vienna due teologi della Compagnia:
[Dopoi quello tempo] doe volte ho parlato al signor cancelliero [Jacob
Jonas] de la maest del re di romani, il quale mi ha detto che Sua Maest era danimo de fare uno collegio in Vienna per la Compagnia []
et me ha detto che desyderava allo presente havere doi theologi, quali
venessero in Vienna, parte per dare principio ad alchune lectione, parte per designare logo commodo per la casa [] Onde per commissione de Sua Maest me ha domandato a chi bisognaria scrivere per havere questi doi theologi. Io risposi, che il Preposito della Compagnia non
era solito, senza il consentimento expresso de la santit del nostro signore, mandare li professi fora de la Italia, et che bisognava se scrivesse al papa [] [che] soglie comettere al Reverendo praeposito de elegere quelli gli pareno idonii2.
183
4.
5.
Ivi, p. 345.
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6.
185
A proposito di questo catechismo conveniente alla giovent Paolo Sarpi ha scritto delle pagine molto lucide. Secondo la ricostruzione sarpiana, [Ferdinando] pubblic anco sotto il 14 dagosto un catechismo, fatto componer con lautorit
sua da alquanti teologi dotti e pii, commandando a tutti i magistrati di quelle regioni che non permettessero amaestri di
scola, n in pubblico, n in privato, legger altro catechismo
che quello [] riusc questa ordinazione con molto disgusto
della corte romana, che non fosse stato mandato al pontefice
per esser approvato dallautorit sua [] [e] che il prencipe secolare si assumesse ufficio di far componer e di autorizar libri
in materia di religione, e massime con il nome di catechismo,
che altro non mostrava se non che dallautorit secolare appartenesse il deliberare qual religione il popolo dovesse tener e
quale ripudiare9.
La lettera di Jay, inoltre, rende necessarie alcune correzioni di fondo alla teoria di Jedin del perfetto accordo e della perfetta contiguit fra Riforma cattolica e Controriforma. Se, infatti, assolutamente inesatto sostenere che, probabilmente,
senza la Riforma luterana la cosiddetta autoriforma della
8.
186
Chiesa non sarebbe mai avvenuta, daltra parte il ruolo insostituibile della frattura religiosa, nella trasformazione della
Chiesa e del papato nel xvi secolo, non pu essere sottovalutato, ma anzi, lo stimolo a moltissime delle precisazioni dottrinali venne dalla maggiore forza espansiva e capacit organizzativa dei protestanti in quasi tutta Europa10. Nel caso della
Summa canisiana si pu anzi sostenere, daccordo con lacuta
osservazione di Paolo Sarpi, che liniziativa fu presa dal potere
politico, del tutto autonomamente dal papato e dalle sue iniziative conciliari, e fu dettata anche dalle esigenze pratiche della Compagnia, che era costretta ad affrontare i luterani con
mezzi dottrinali incerti e indefiniti, tanto che Canisio, in una
lettera del 24 marzo 1550, chiedeva a Juan de Polanco istruzioni precise sullapplicazione della bolla di Paolo iii In coena
Domini del giugno 1536, che scomunicava tutti coloro che
avessero letto, posseduto e ovviamente pubblicato libri eretici11. Oltre a ci si consideri anche la diffusione dei libri dottrinali della pestis Germaniae, in special modo del catechismo
luterano12, avvenuta alcuni anni prima del decennio decisi10. Canisio, poco prima della pubblicazione della Summa, parlando della necessit di un compendio teologico per le popolazioni cattoliche, cit come esempio
di efficacia Melantone. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 444: Tutti vorriano che se facesse per li Catholici un compendio, siccome Philippo Melanchtone ha scritto Locos Communes per li suoi in Saxonia.
11. Epistulae, cit., vol. i, p. 310. La difficolt era dovuta sia al fatto che molti cattolici leggevano questi libri per poi confutarli, sia che i gesuiti avevano ottenuto,
con la bolla Cum inter cunctas del 3 giugno 1545, riprodotta in Institutum Societatis Jesu, cit., vol. i, pp. 10 e ss., di poter confessare e assolvere tutti i peccati tranne quelli indicati nella bolla In coena Domini, che potevano essere assolti solo dal
papa.
12. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 348, lettera del 2 febbraio 1551. Canisio, riferendosi allestrema utilit di un catechismo cattolico realmente valido, da contrapporre a quello luterano, scrive che [prodesse potest per Germaniam] si [] [Catechismus] conscriberetur aliquis, qui proprius ad instituendos recte adulescentes accederet, quam plerique alli passim aediti Cathechismi, qui etiam saepe nocent iuventuti. Cfr. anche leditto di Ferdinando dAustria, che Rader indica come risalente
al 10 dicembre 1550, ma in realt del 14 agosto 1554, riprodotto in bncve, fondo gesuitico, ms. 1355 m, De Patri Petro Canisio, fol. 68r: [Apud disertores re-
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Nellinverno del 1551 sembr che il progetto del catechismo dovesse subire una battuta di arresto: Jay, infatti, da Ingolstadt fu richiamato prima in Italia, a Verona, per poi tornare successivamente a Vienna. Lainez, uno dei possibili candidati allelaborazione del catechismo, fu invece incaricato di
prendere parte alle nuove sessioni del concilio di Trento appena convocato da Giulio iii. Canisio ribad a Lainez lintenzione di portare a compimento lidea del catechismo. Per questo
motivo rifer allo spagnolo lidea di Jay, che aveva pensato a
una stretta collaborazione tra il giovane rettore e linsigne teologo della Compagnia:
Romam aliquando scripsi de Catechismo, qui Germanicae iuventuti
proponeretur iuxta Societatis nostrae et iudicii tui rationem ac disciplinam. Sed et Reverendus Pater Claudius idem ad nos scripsit, si Paternitas Tua dignaretur doctrinam Christianam colligere [] Ego saepe
una cum fratribus in eadem fui sententia, plurimum nempe nobis et
aliis prodesse posse per Germaniam17.
I tre gesuiti si sarebbero trovati, da l a poco, coinvolti nella confusa e tumultuosa redazione del catechismo, pur avendo idee e finalit spesso opposte. Allorigine dei malintesi
profondi, specialmente tra Lainez, i gesuiti di Roma e Canisio ci fu disaccordo sugli obbiettivi didattici e pedagogici da
raggiungere, fatto che port a progetti fortemente in contrasto fra loro.
lunit dellimpero, cosa a cui si era propensi. Il fatto notevole del xvi secolo fu
che i protestanti non volevano abolire la gerarchia, ma lasciarla sussistere nella forma di principati elettivi temporali, pur sopprimendo le attribuzioni religiose.
Questa specie di secolarizzazione avrebbe conservato lunit dellImpero se il protestantesimo, come in Inghilterra, si fosse pienamente affermato in Germania. In
tal modo la Guerra dei 30 anni e un immenso spargimento di sangue sarebbero
stati evitati.
17. Epistulae, cit., vol. i, p. 348.
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Jay, parlando con Jakob Jonas, il cancelliere imperiale, fece notare che gi esistevano diversi catechismi, composti da
personaggi eminenti come il confessore dellimperatore Pedro
de Soto, e Johann Gropper, incaricato direttamente dallarcivescovo di Colonia. Poco prima, inoltre, dalle decisioni prese
nel sinodo diocesano di Magonza era stato tratto un estratto
chiamato Institutio ad pietatem christianam secundum doctrinam catholicam, concepito per colmare la mancanza di un catechismo cattolico allaltezza dei tempi20.
Il cancelliere spieg a Jay che Sua Maest voleva, che se ne
facesse uno pi copioso [] [et che] se componesse da li suoi
18. Epistolae Broti, Jaji, cit., pp. 372 e ss.: Sua Maest voleva, che se ne facesse
uno [] nello quale formalmente se trattasse li dogmi christiani contra li errori
modeni, quale fosse methodico, et contenesse le cose che conviene de sapere a ogni
bon christiano [] [et voleva] che il detto compendio se insegnasse da li maestri de
le schole.
19. Ibidem.
20. Ivi, pp. 372-373; cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. ii, p.
275 e Catechismi, cit., vol. i/1, p. 40*.
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Jay non rifiut il compito, ma neanche accett apertamente. Scrisse a Ignazio proprio per ricevere istruzioni su come
comportarsi, visto che la posta in gioco non comprendeva solo la stesura del catechismo stesso, ma erano anche in discussione laffidabilit politica della Compagnia e il favore che i gesuiti si erano conquistati alla corte del sovrano austriaco; Ferdinando, tra laltro, stava anche facendo pressioni sul genero,
Alberto v, affinch concedesse finalmente alla Compagnia il
permesso di fondare un collegio a Ingolstadt e, vista linsistenza, non avrebbe gradito un rifiuto23.
Per questo motivo Jay scrisse a Roma che mi pare, che oltra agli altri inconvenienti, non potremo excusarci apresso la
maest de re et de la universit, senza detrimento de la reputatione de la Compagnia. Ignazio fu per invitato da Jay a
considerare anche che n lui n Nicolaus de Lanoy, un gesuita professore a Vienna insieme a Jay, avevano il tempo e la possibilit di dedicarsi a un simile lavoro e di abbandonare la direzione del collegio e le lezioni. Jay preg inoltre Ignazio, se
avesse ritenuto che scrivere questo compendio fosse realmente di primaria importanza, [che] per lonore de Dio ci
mandi alchuno, che possa attendere a questa opera, et noi lo
agiutaremo in tutto quello che potaremo24.
Ignazio rispose sinteticamente, il 17 novembre 1551, che
en el compendio haga lo meior que pudieren; que no speren
de ac socorro25. In effetti non cerano molte altre alternative: Canisio era impegnato nella risoluzione della difficile questione del collegio di Ingolstadt, e i due migliori teologi della
Compagnia, Lainez e Salmern, stavano partecipando alla seconda convocazione del concilio di Trento. Lunica soluzione
mi Principis authoritate comprobatum, a multis avide legi, passim circumferri, in
scholarum usu introduci, in templus doceri, varias in linguas transfundi, in maximijs gymnasijs celebrari.
23. Epistolae Broti, Jaji, cit., p. 374.
24. Ivi, pp. 373-374.
25. Mon. Ign., cit., vol. iii, p. 725.
193
per riuscire ad accontentare Ferdinando era quella di disimpegnarsi da qualche incarico: Ignazio, con molta avvedutezza, richiam a Vienna Canisio e Goudanus, certo della scarsa convinzione di Alberto v di fondare realmente un collegio presso
lUniversit di Ingolstadt26. Fu cos che nel gennaio 1552 a Canisio e Goudanus fu ordinato di lasciare Ingolstadt per recarsi
a Vienna. Ferdinando chiese ufficialmente a Ignazio che fossero mandati a Vienna i due teologi di Inglolstadt con una lettera del 4 dicembre 1551:
Postquam ante menses aliquot, ut nosti, nos apud hanc nostram Academiam Viennensem [] collegium fratrum Societatis Jesu erexerimus
[] Nunc autem, nobis ostensum sit, dous istos theologos [Jay e de
Lanoy] satis magnos istos labores [] publice privatim legendo []
[et] summam quamdam Christianae doctrinae [] componendo vix
ferre posse: Idcirco [] cuperemus adhuc unum aut alterum [] doctum et pium tuae Societatis theologum in dictum collegium [] adsciscere sive cooptare [] suam quoque piam operam et auxilium praestarent [] Tamen si tu ipsos isthinc [da Ingolstadt] avocare, et in
alium locum transferre omnino statuisses, te benigne requiremus, quod
nobis eos concedere, nec alio quam in nostrum hoc Collegium Viennense transmittere velis27.
Limpazienza di Ferdinando era del tutto giustificata. Il sovrano austriaco, che sembrava interessarsi alla riforma religiosa dei suoi domini con grande partecipazione e attenzione,
promosse spesso delle visitazioni nelle diocesi, per verificare lo
stato delle parrocchie, delle scuole e del personale docente, del
clero e dei giovani alunni. Il gesuita Nicolas de Lanoy, in una
26. In Catechismi, cit., vol. i/1, p. 40*, Streicher nota come Canisius praeter alia
onera etiam compendii a rege maxime desiderati curam non potuit non suscipere,
anche se laffermazione in parte inesatta: vero che Canisio non pot non accettare, ma altrettanto vero che Canisio fu inviato a Vienna proprio perch Ignazio
decise di abbandonare temporaneamente la Baviera per concentrarsi sul compendii a rege maxime desiderati.
27. Cartas, cit., vol. iii, pp. 475-476.
194
28. Cfr. Litterae quadrimestes ex universi praeter Indiam et Brasiliam locis in quibus
aliqui de Societate Jesu versabantur Romam missae, Augustinus Avrial, Matriti 1895,
vol. ii, p. 19.
29. Mon. Ign., cit., vol. iv, p. 83.
195
Ignazio, per evitare rotture diplomatiche con il duca Alberto v, scrisse nello stesso giorno anche a lui una lettera con
la quale chiedeva il permesso di revocare i due teologi e di
mandarli a Vienna affinch duo illi theologi nostrae Societatis, qui Ingolstadii sunt, ad regem, tuae excellentiae socerum,
se conferre poterant30. Il generale e il suo segretario Polanco
sbrigarono laffare in un giorno solo. Dopo le lettere a Ferdinando e ad Alberto, comunicarono immediatamente, e con
una certa durezza, ai duo theologi Canisio e Goudanus di recarsi entro dieci giorni a Vienna presso il re. I due furono anche ammoniti riguardo allestrema importanza della missione,
che era stata ordinata da papa Giulio iii in persona:
Ut ex exemplis litterarum ad Illustrissimum ducem et ad serenissimum
regem romanorum intellegitis, visum est sumo pontificis et domino vostro vobis ad tempus in gratiam regis Vienam esse commigrandum. Curate omnino, ut primo quoque tempore ad sanctam sedis apstolicae
missionem obeundam vos accingatis; et quia nec decet nec licet nobis
excusatione ulla a Christi vicarii voluntate recedere, ut intra decem dies
hoc iter assumatis [] in virtute sanctae obedientiae iniungimus31.
Canisio, cui fu affidato il delicato incarico di accontentare nel pi breve tempo possibile le richieste di Ferdinando, non
sembr gradire molto il compito. Nonostante fosse stato dispensato da Jay dalle prediche, dalle confessioni e dalla lezio30. Ivi, p. 86.
31. Ivi, p. 89. In Epistulae, cit., vol. i, pp. 370 e ss., Canisio aveva scritto a Ignazio, il 20 luglio 1551, circa i motivi per rimanere o per andarsene da Ingolstadt. A
giudicare da questa lettera, esaminata gi nel capitolo iv, Ignazio ebbe ragione a richiamare i due gesuiti. Nello stesso periodo, il vecchio compagno di Canisio,
Leonhard Kessel, membro storico della comunit di gesuiti di Colonia, chiese a
Ignazio di far tornare Canisio. Cfr. Epistolae mixtae ex variis Europae lociis, ab anno 1537 ad 1556 scriptae, Augustinus Avrial, Matriti 1899, vol. ii, p. 583, lettera di
Leonardus Kessel a Ignazio, 1 settembre 1551: Per multum temporis valde desideratus fuit in istis partibus et in inferioribus, et praecipue Coloniae, Reverendus Pater Canisius: nec dubitamus, si Paternitati Vestrae placeret, quin magno cum fructu apud nos et in istis partibus esset.
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ni, il 7 agosto 1552 scrisse a Ignazio una lettera quasi disperata: il suo secondo maestro, Claude Jay, era morto il giorno prima, e Canisio si trov ad affrontare il dolore per la perdita dellamico e lopprimente responsabilit di portare a termine il
compendium da solo:
Siccome io spesso detto al Reverendo Padre Claudio, io haverei caro
deccercitarme nelli monasteri [] nelli hospitali etc., se non me retenesse questa opera. Et cossi mi respose il predetto Padre, chio lassasse
tutto il resto et me desse con tutto il tempo a componer questa opera.
Et tamen post tot menses haremus adhuc in principiis, nec video quem
brevi progressum facere possim [] Non sto contento et quieto con
tutta questa faticha havendo paura che per molti anni non si potrebbe
finir [] O si fusse un Laynez o un Salmeron, o Olave, quanto pi facilmente sespederia tutto il negotio32.
La redazione del compendium, grazie al lavoro di Goudanus e Jay tra linizio e lestate del 1552, intanto era andata
avanti, nonostante la scarsa propensione di Canisio. I due avevano raccolto il materiale che Canisio trascriveva mano a mano che veniva elaborato. Nicolaus de Lanoy, nella sua relazione quadrimestrale a Ignazio del 3 settembre 1552, lo inform
circa la nuova sistemazione dei compiti dei gesuiti di Vienna
dopo la morte di Jay, la situazione generale, e soprattutto i progressi del tormentato compendium:
Si giudicato espediente che per questi provinciali et altri studenti et
anche per quelli che adesso hanno pigliato lofficio de pastori nelle provincie sotto il dominio del re, se componesse, leggesse et stampasse un
compendio de theologia, il quale si cominci innanzi la morte del P.
don Claudio, se componeva et se leggeva: qui insieme anchora lo legge doi volte la settimana don Canisio33.
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Anche Alfonso Salmern, che era stato incaricato da Ignazio di leggere il primo abbozzo del lavoro di Lainez, e di consigliare il confratello riguardo ai punti che riteneva meno felici, nutr dei dubbi sullimpianto dellopera, troppo complesso, sullesposizione, che giudic poco chiara, e sulla spiegazione dei dogmi:
Il libro mi pare sia assai dotto et utile [] quel che mi pareira reformabile, , prima, che si moderasse nelle allegationi dei Padri et dottori,
39. Ivi, p. 630: Del compendio, restando questi libri nellesser suo, pare doveria
Vestra Reverenza esser etiam lauthor.
40. Epistulae, cit., vol. i, pp. 444-445.
200
perch queste sono molte et molto lunghe; et per non posson causar
se non fastidio nel lettore. La seconda , che in le cose che tratta in ogni
capitulo, non mette nessun argumento, n obbiettioni n manco le soluttioni. La terza che [] nel principio dogni capitulo doveria declarar le significationi de vocabuli, et distinguere li suoi significati diversi,
della qual distintione ne rissulta una grandissima luce alle cose che si
trattano [] La quarta , che in li citationi delli luoghi delle scritture
che fa, saria espediente tal volta ponderar qualche luogo, et darli qualche vita [] Questo daria molta satisfattione al lettore, pi che molti
luoghi delle scritture, adunati insieme41.
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Ferdinando, per avere un rimedio efficace contro la diffusione delle idee luterane, aveva pensato di pubblicare un catechismo ovvero un compendio della dottrina cristiana che fosse
facilmente comprensibile, e non unopera di alta teologia come
quella di Lainez che, pur ammirevole nello sforzo, aveva completamente frainteso sia le esigenze del sovrano austriaco, sia
lurgenza di un catechismo popolare di larga diffusione, che
non fosse a uso esclusivo dei dottori in teologia. Ferdinando,
nella sua lettera, lo fece notare a Ignazio, e gli sugger di far
eventualmente continuare lopera ai teologi di Roma, se a Vienna proprio non si fosse riusciti a concluderla:
Cogitantibus itaque nobis, quibus [] rationis atque remediis, alia
equidem via commodior aut efficacior fore visa non est [] qua []
compendium aliquod theologiae compilarent [] Sed cognovimus,
eos [theologos] in vineas Domini tanta sedulitate alias praelegendo et
docendo [] vacare nequaquam possint. Quoniam autem nobis non
est dubium, te istic Romae abundare doctissimis ordinis tui viris, quibus tam pium et necessarium opus recte demandari possit, et quibus
43. Cartas, cit., vol. iv, pp. 501-502.
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etiam plus temporis ad suscipiendum perficiendumque illud suppetat44.
Pochi giorni dopo aver ricevuto queste istruzioni da Ferdinando, Polanco scrisse il 27 gennaio 1554 a Lainez, che in quel
momento si trovava a Genova:
Per il compendio di theologia fanno istanza di Vienna; ma insina tanto che Vestra Reverentia si parta da Genova, so non si potr andar pi
innanzi. Sar buona opera et importante, et perci desideramo tutti li
dia compimento Vestra Reverentia. In Roma non lhabbiamo ancora
letto, perch ci lha tenuto Maestro Salmern45.
evidente che Ignazio e Polanco spingevano Laynez a terminare il suo lavoro, e a trarne finalmente il tanto sospirato
compendio. Erano in gioco non solo uno strumento capace di
porre un argine alla diffusione del luteranesimo nei territori
asburgici e laffidabilit della Compagnia, ma anche lattualit
dei metodi dei gesuiti nel confrontarsi con gli avversari. Laynez, forse proprio a causa della sua erudizione, non poteva soddisfare le necessit di Ferdinando, che con buon intuito aveva
capito che non si sarebbe potuta vincere la battaglia dottrinale
con i luterani riproponendo unaltra Summa di stampo tomistico, ma occorreva un libro che potesse essere stampato senza
grosso impiego di denaro, i cui contenuti potessero essere facilmente appresi dalla maggior parte della popolazione (propter
brevitatem levi pretio comparari et facile memoriae tradi).
Il 27 febbraio 1554 Ignazio,rispose a Ferdinando con una
lettera in cui lo rassicurava circa i progressi fatti nella redazio44. Ivi, p. 502.
45. Mon. Ign., cit., vol. vi, p. 249-250. Il 10 febbraio Ignazio, in una lettera a
Salmern, scrisse che respetto de lo deaora si va lo que se sigue, ser el compendio poco compendioso. Con esto dar doctrina exacta de las materias que tratta es
trabajo apazible y til, y de aqui se podr sacar el compendio. Anche a Roma era
quindi ben chiaro come il lavoro di Laynez, pur ottimo, non avrebbe soddisfatto le
richieste di Ferdinando.
203
Ignazio non aveva sicuramente intenzione di accettare il fatto che i gesuiti, cui era stato affidato un incarico cos delicato,
avrebbero desistito, procurando cos alla Compagnia un enorme discredito presso la corte austriaca. In effetti, il mancato
compimento di un catechismo, espressamente richiesto da Ferdinando a Ignazio, avrebbe significato una battuta darresto nel
processo di crescita dellordine. Ignazio cap che la rapida affermazione della Compagnia, che, pur essendo di recentissima
fondazione, si era gi guadagnata la stima di influenti membri
del partito cattolico, sarebbe passata anche per la fiducia e la protezione del potere politico, specialmente nelle occasioni in cui il
futuro imperatore avesse richiesto lintervento dei gesuiti.
Lo stesso giorno il segretario del preposto generale, Polanco, scrisse anche a Canisio e a Nicolaus Gaudanus. Al primo
conferm che ad avere lonere del compendio era ancora Lai46. Ivi, pp. 396-397. Cfr. anche in ivi, p. 400, la risposta di Ferdinando a Ignazio del 7 maggio 1554, nella quale il re conferma al gesuita la sua fiducia.
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nez, che sarebbe stato raggiunto poco tempo dopo da Salmern, ed entrambi avrebbero lavorato perch il compendio
fosse finito al pi presto:
Circa il compendio, la maest del re ha scritto a Nostra Paternit [Ignazio] [] Come sono di l occupati le Reverenze Vostre, cos sta il P.
Maestro Laynez, che ha cominciato questo compendio, il qual senza
dubio sar molto exacto libro, et di questo se potr cavar quello si ricerca per i curati; et questo stesso saria buono per leggere nelle universit. Per dopo pascha si chiamato da Napoli il P. Maestro Salmern,
et ander in Genova, et si veder con Maestro Laynez; et di qua o di l
si veder de satisfare a quello ricerca il re et le Reverenze Vostre47.
Al secondo, invece, scrisse una lettera pi dettagliata riguardo alla situazione del compendio. Anche Gaudanus, incalzato come tutti i gesuiti viennesi dal re, aveva chiesto notizie sul compendio. Ignazio gli fece notare che non avrebbe dovuto riporre eccessiva speranza nel libro, perch, in quella terra deserta [] tanto poca devotione si tiene allo studio di
theologia; et reputo che qualsivoglia libro catholico si leggessi, sarebbe poco o meno il medesimo auditorio [] La gente
scrive inoltre Ignazio [] poco deita al studio di theologia,
et poco studiosa, et poco fundata nello studio necessario dellarti, sanza il quale sono assai inetti auditori de theologia scholastica48. Per il momento, a Vienna non poteva essere inviata
alcuna parte del compendio, prima di tutto perch lopera
non ha ancora ricevuta lultima mano dellautore suo, e inoltre perch il compendio stesso non esiste ancora, dato che
questa opera cominciata non realmente compendio, ma di
quella si potria cavare il compendio facilmente, massime per
lauttore medesimo. Il manoscritto, inoltre, dovr essere corretto grammaticalmente e stilisticamente, e poi stampato49.
47. Mon. Ign., cit., vol. vi, pp. 386-387.
48. Ivi, p. 389.
49. Ivi, pp. 389-390. Cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. iii, p.
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Due giorni dopo, il 1 marzo 1554, Ignazio inform Laynez della reprimenda, diplomatica ma decisa, da parte di Ferdinando, della critica allopera da parte di Salmern e del fatto che avrebbero lavorato insieme. In quel periodo Ignazio
torn a parlare di un trattato manco exatto, como loci communi sanza troppa sottilit, almeno per li curati distinto da
uno scritto pi complesso e di pi ampio respiro, un libro absoluto, adatto per leggere in Vienna:
Gi per altra lettera de Maestro Salmern si era inteso de qula censura
haveva fatto mentione, et la medesima che Vestra Reverentia scrive
[] Il re dei romani ci ha scritto una lettera [] [e] ci fano etiam istanza grande li nostri de Vienna, quali vorriano leggere il compendio di
Vestra Reverentia; ma pare per satisfar al desiderio loro basterebbe un
trattato manco exatto, como loci communi sanza troppa sottilit, almeno per li curati; bench per leggere in Vienna sera meglior un libro
absoluto, et cos per le altre universit [] Si scritto al P. Salmern
[] acci venga doppo pasqua detto Padre, et di qua se ne ander a Genova, et forsa aiutar Vestra Reverentia50.
Fu Ferdinando in persona che risolse le indecisioni di Ignazio e Laynez: Incaric infatti di persona Canisio, che gi da
qualche tempo aveva cominciato a dettare un suo catechismo
agli allievi che conoscevano il latino, di scrivere finalmente
lopera che desiderava ormai da tre anni51.
256: Legebant quidem nostri Patres Canisius et Gaudanus [] sed auditores vix
habebant. Accidebat aliquando ut nullus onmino externus doctorem Gaudanum
audiret, aliquando unus tantum [] P. Canisio quidecim aut sexdecim ad summum erant, aliquando sex vel septem tantum.
50. Mon. Ign., cit., vol. vi, pp. 407-408.
51. Cfr. j. de polanco sj, op. cit., vol. iii, p. 251: Dictabat P. Canisius diebus veneris catechismum pueris nostrarum scholarum, qui latine sciebant, e p.
257: Cum [] ille [Laynez] incohasset opus exactum quidem sed non brevi, ut
videbatur, absolvendum, injunxit Romanorum rex nostris, ut brevem saltem catechismum, in gratiam simplicium hominum illarum praesertim regionum conficerent; et ita P. Canisius suum illum, qui jam stat, conficere coepit. Gli avvenimenti riferiti risalgono probabilmente al giugno 1553.
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4. la summa di canisio
La formazione e lesperienza di Canisio giocarono un ruolo
determinante nella stesura della Summa. Gi nel settembre
1550 aveva pensato di trascrivere, in mancanza di un testo
adatto allo scopo, le lezioni che dava agli studenti52. Gli anni
seguenti aveva prima aiutato Jay e Goudanus alla raccolta e alla stesura del primo abbozzo, poi, una volta incaricato Laynez,
aveva evidentemente proseguito seguendo la sua prima idea,
cio quella di un catechismo facile e relativamente breve, che
potesse essere spiegato agli adolescenti53. Il fatto pi notevole
che evidentemente Canisio prosegu il suo lavoro parallelamente a quello di Laynez, visto che il passo del Chronicon nel
quale riferito lincarico di Ferdinando a Canisio riguarda gli
avvenimenti del 1553, e poi perch gi l8 giugno 1554 il gesuita olandese obtulit bonam partem sui catechismi jam confecti [] Regi Romanorum, cui mancava solo lultima manum, [quam] ipsi non imponendam censeret, nisi prius an
juxta sententiam Regis et consiliariorum ejus esset intelligeret, ed era quindi praticamente finito54.
Com possibile che sia Ignazio sia Polanco non sapessero
di questincarico, e pur parlando, anche se esplicitamente solo dal febbraio marzo 1554, di due libri distinti, uno manco
exatto per i curati, laltro absoluto per luniversit, non
abbiano mai nominato Canisio, che in quel periodo doveva essere abbastanza avanti nella stesura? E perch Polanco, scrivendo a Canisio nel marzo 1554, gli comunica che il P. Maestro
Laynez [] ha cominciato questo compendio, il qual senza
52. Cfr. Epistolae Broti, Jaji, cit., p. 356: Maestro Pietro Canisio la vorria insegnare nella universit alli giovani scholari in latino, et darla in scritto pubblicamente.
53. Cfr. Litterae quadrimestres, cit., vol. i, p. 575, lettera di Nicolaus de Lanoy ad
Ignazio: Doctor vero Canisius propediem expositurus est compendium quoddam
theologiae, seu christianae doctrinae, quod opus jussu Serenissimi Regi nostri P.
Claudius concinnat in usu potissimum studiosorum et pastorum.
54. Cfr. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. iv, p. 243.
207
dubio sar molto exacto libro, et di questo se potr cavar quello si ricerca per i curati; et questo stesso saria buono per leggere nelle universit? Dato che Ferdinando, il 16 marzo 1554,
comunic a Canisio di aver gi letto ed esaminato la prima
parte della catechesis tuae, quam videndam nobis dedisti, et
de ea [] speramus, quod sj in lucem aedatur [] plurimum
sit profutura55, che senso poteva avere lassicurazione di Ignazio del 27 febbraio che hoc quadragesimae tempore evoluto
[] manum huic operi admovendam, et quam citissime absolvi potuerit, id ad Vestram Maiestatem transmittendum curabimus?
Ferdinando e i suoi consiglieri, nel marzo 1554, avevano
letto ed esaminato la prima stesura del catechismo canisiano,
e avevano gi stabilito che Catechismus ille tuus in nostram
quoque Germanicam linguam transferatur, ac in utraque lingua typis excussus, quinque [] publica per omnes Latinas atque Germanicas scholas Juventuti proponatur et praelegatur,
neque ullus alius sub gravissima poena et indignatione nostra
doceatur56. Canisio daltra parte, il 30 aprile 1554, scrisse allamico Leonard Kessel: Tum a nostra societate postulat rex,
ut pro schola theologica et pro istarum tot provinciarum reformanda iuventute conscribantur quae sacris de rebus maxime
noscenda sint. Ea in re non minima quoque nos curam et operam impendimus57.
La lettera di Ferdinando a Canisio conferma anche che
lopera di questultimo e quella di Laynez erano radicalmente
differenti. Se il compendio dello spagnolo aveva, tra i numerosi difetti, quello di essere eccessivamente appesantito dai
passi biblici (in li citationi delli luoghi delle scritture che fa,
saria espediente tal volta ponderar qualche luogo, et darli qualche vita), con gravi mancanze quindi dal punto di vista della
fluidit dellesposizione e della chiarezza, quello dellolandese
55. Epistulae, cit., vol. i, p. 454.
56. Ibidem.
57. Ivi, p. 467.
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eadem fuit semper sententia)62, per una serie di motivi di ordine politico e religioso.
Linsistenza di Ferdinando perch il catechismo fosse scritto dai gesuiti non in quanto tali, ma in quanto teologi scelti
dalla facolt di teologia dellUniversit viennese, sicuramente
non fu gradita da Ignazio, che per, di fronte allimportanza
del committente, non pot certamente tirarsi indietro. I criteri di stesura dellopera erano anchessi stati fissati dal re, che
non esigeva un capolavoro di profondit e dottrina teologica,
ma un breve catechismo, traducibile eventualmente anche in
tedesco, che potesse essere principalmente diffuso nelle scuole e nelle parrocchie, e non per lutilizzo nelle facolt teologiche. Ignazio prese coscienza della distanza fra lopera progettata dalla Compagnia e le richieste di Ferdinando solo nei primi mesi del 1554, e tuttavia rimase convinto del fatto che dal
lavoro preparatorio di Laynez dovesse essere tratto un compendio che, pur essendo effettivamente richiesto dai professori viennesi, tra cui Canisio, non era ci di cui il re aveva bisogno.
Ignazio, probabilmente, si sent scavalcato dalla decisione
di affidare il lavoro a Canisio e, pur essendone a conoscenza,
accett che i progetti proseguissero parallelamente, finch
cap, nel marzo 1554, quando Ferdinando approv il compendio di Canisio, di dover accettare suo malgrado liniziativa autonoma del re. Il 1 maggio 1554 scrisse a Canisio una lettera,
interessante da pi punti di vista. Dalle parole del generale traspare un certo fastidio per la proposta di Ferdinando a Canisio, impressione dovuta allinsistenza con cui Ignazio ancora
parla del futuro compendio per le facolt teologiche, che sar
scritto da Laynez (Per le lettere del re intendiamo che a Vestra
Reverentia toccar questa fatica del catechismo [] et restar
laltro, del compendio de theologia per legger pubblicamente
nelluniversit. Et a questo fine satisfar il P. Maestro Laynez,
bench ha cominciata unopera tanto exacta, che non si pu
62. Ivi, p. 38*.
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chiamar compendio, ma di quella bisogner cavar il compendio), e alla diversit delle due opere (con quella [di Canisio]
si satisfar a uno dei doi fini che si pretendevano, cio, a far
unopera, che tenessero i curati nelle mani), e sembra ignorare che dei doi fini solo il primo era stato esplicitamente chiesto da Ferdinando (Jay scrisse ad Ignazio, nel 1551, che [Sua
Maest] voleva che il detto compendio se insegnasse da li maestri de le schole in tutte le sue provincie et regni)63.
A Canisio, una volta terminato il catechismo, che Ferdinando aveva gi deciso di stampare, fu ordinato di mandarne
una copia a Roma (Et come Vestra Reverentia habbia finito
il suo catechismo, sar bono ci mandi di qua una copia di esso, per buoni respetti), sebbene questa sollecitazione fosse
del tutto inutile, primo perch, come gi detto, Ferdinando
lo avrebbe tradotto e stampato, secondo perch proprio alla
luce dellapprovazione reale, Ignazio non avrebbe mai potuto
muovere obbiezioni sostanziali, specialmente dopo il mancato incidente diplomatico, evitato per un soffio, in occasione
del rifiuto di Canisio della sede vescovile viennese, propostagli dal nunzio apostolico Geronimo Martinengo e da Ferdinando in persona, che interpellarono Ignazio e addirittura il
papa, affinch Canisio accettasse. Le parti trovarono poi un
compromesso, in base al quale Canisio divenne amministratore pro tempore, fino allelezione del nuovo vescovo, della
diocesi viennese.
Canisio, che non aveva gradito lonere affidatogli allinizio
del 1552 (Non sto contento et quieto con tutta questa faticha
scrisse a Ignazio havendo paura che per molti anni non si
potrebbe finir [] O si fusse un Laynez o un Salmeron, o Olave, quanto pi facilmente sespederia tutto il negotio)64, probabilmente era fin dal principio in disaccordo con Ignazio sullimpostazione del catechismo, tanto che gli sugger dei teolo63. Mon. Ign., cit., vol. vi, p. 656. La frase di Jay tratta da Epistolae Broti, Jaji,
cit., p. 373.
64. Epistulae, cit., vol. i, pp. 411-413.
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gi che ritenne pi adatti di lui. Dal fatto che siano stati chiamati in causa sia Laynez sia Salmern, si pu dedurre che a Canisio, che gi aveva da un paio di anni cominciato a scrivere il
suo compendio, fu probabilmente imposto di seguire limpostazione che avrebbero dato i due, se non fossero stati occupati nel concilio di Trento.
Streicher, nella sua introduzione, d per scontato che fin
dallinizio sia Ferdinando sia Ignazio volessero un compendio
che fosse utile alle scuole austriache sia agli insegnanti di teologia dellUniversit di Vienna. Il gesuita scrive infatti che siquidem binae litterae regiae anni 1552 et 1554 inter se conferuntur, facile apparet compendium e sententia Ferdinandi ad
duplicem usum destinatum fuisse, ut auditoribus academicis
pro docto enchiridio, parochis autem ruri degentibus adiumento precandi et catechizandi esset65.
In realt, lintenzione di Ferdinando di avere sia nelle scuole di base, sia nelle scuole superiori, un compendio teologico
scritto dai gesuiti non cos evidente, e ci risulta proprio
comparando non solo le lettere del re citate da Streicher, ma
anche le lettere fra Canisio, Ignazio, Lainez e Salmern. Nella lettera di Ferdinando della fine del 1551, non c traccia di
un duplice catechismo, ma si parla solo di una summam
quamdam Christianae doctrinae che, a causa degli impegni
del doctorem Claudium e del collegamque suum [] componendo vix ferre posse66. Neanche nella risposta di Ignazio
c un qualsiasi accenno alla redazione di un duplice catechismo, uno per i professori, laltro per i maestri e i parroci.
Streicher inoltre ritiene di poter dimostrare questa teoria
anche grazie alla parole di de Lanoy, che, in una lettera a Ignazio il 24 aprile 1552, scrisse che Canisius [] expositurus est
compendium quoddam theologiae [] in usum potissimum
studiosorum et pastorum, qui in ditionibus regiis degunt, quibus non conceditur diversas ob necessitate in academiis diu65. Catechismi, cit., vol. i/1, p. 44*.
66. Cartas, cit., vol. iii, p. 475.
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avesse portato avanti il proprio progetto. Ignazio inoltre, nella lettera a Canisio del 1 maggio 1554, sembr voler far dipendere in ogni caso il catechismo di Canisio dal compendio di
Laynez, cosa che al primo sembr inaccettabile, avendo ormai
praticamente terminato il lavoro e non avendo nessuna intenzione di ricominciare sulla base di un testo di cui non condivideva limpostazione69. Canisio inoltre scrisse a Polanco che
iam si eodem opere tum pueris, in quorum ego scripsi gratiam, et pastoribus vultis satisfieri, Regi non valde satisfiet, et
mihi iam quinto aut sexto mutanda erunt omnia70. Il gesuita aveva quindi capito perfettamente qual era il tipo di catechismo di cui aveva bisogno Ferdinando, del tutto diverso da
quello progettato dai gesuiti di Roma. La distanza fra Canisio
e Ignazio appare qui in tutta la sua evidenza.
Laltro problema da affrontare era lapprovazione del testo
da parte dei superiori di Canisio, fatto che avrebbe comportato ulteriori ritardi nella pubblicazione. Canisio assicur Polanco che prima di essere stampato il catechismo sarebbe stato senzaltro sottoposto allapprovazione di Roma, anche se il
gesuita preg i suoi superiori di leggere, correggere e rispedire il manoscritto il pi celermente possibile, data lurgenza e
linsistenza della corte di Vienna. Proprio a causa dellinsistenza di Jakob Jonas Canisio fu obbligato a contorti giochi
diplomatici per riuscire a ottenere dal re di aspettare la risposta di Roma:
Probarem consilium tuum, ut Catechismi mei, priusquam in lucem
exeat, formam videretis adeque corrigeretis ishic, tamen difficile mihi
69. Streicher, in Catechismi, cit., vol. i/1, p. 45*, scrive: Canisius autem, cum
sua sponte in catechismo elaborando iam longius progressus est, respondit litteris
paulo acrioribus fieri non posse, ut suo catechismo iamiam absoluto alius finis anneteretur. Canisio, in Epistulae, cit., vol. i, pp. 473 e ss., scrisse a Polanco che
ego quod paravi, omnino seiunctun fuit et cum rex evolvisset, probavit cum suis
admodum hoc meum vile opusculum [] Quoties me admonet ac urget cancellarius maturandum esse opus, expectare typographum, quem saepius ad me misit.
70. Epistulae, cit., vol. i, p. 474.
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In effetti, esaminando una lettera di Ignazio a Ferdinando del 18 luglio 1554, si ha limpressione che sia stato il sovrano austriaco a chiedere ai gesuiti un duplice catechismo per i
suoi domini, destinato ai parroci e ai professori di teologia
(Binis iam literis Vestra Maiestas [] nos ad conscribendum
theologiae compendium curionibus, ut populum instruerent,
et professoribus, ut in scholis enarrent, accomodatum excitavit). Queste affermazioni contrastano per fortemente da un
lato con la richiesta originaria fatta da Ferdinando a Jay nel
1551, dallaltro con lEdictum premesso alla prima edizione
dellagosto 1554, in cui si parla esplicitamente di Ludimagistros, Praeceptores, ac Paedagogos. La lettera, quindi, conferma soltanto che fra il re e Ignazio ci fu un malinteso di fondo mai chiarito, e che i due avevano in mente opere del tutto diverse.
Probabilmente Ignazio prospett a Ferdinando la possibilit di redigere due catechismi (et alioqui tam sanctae voluntati Maiestatis Vestrae [] parere omnino necesse est; visum
est tandem duplici labore utrumque opus inchoandum esse),
dato che, lo avvert Ignazio cum autem serio re pensata, idem
opus utriusque minime convenire posse intelligeremus (quippe cum captus auditorum et lectorum, et ipse etiam docendi
modus tam diversus sit futurus)74. Il re, che in linea di principio non aveva nulla da obbiettare, probabilmente incoraggi
(excitavit) un simile lavoro, avendo gi deciso di non procrastinare oltre la pubblicazione del catechismo e avendo adottato definitivamente il testo di Canisio. I fatti gli diedero ragione, perch nessuna delle due opere promesse da Ignazio vide
mai la luce.
Lainez fece delle correzioni, e il testo fu esaminato anche dai
teologi Martinus Olave e Andreas Frusius. La risposta di Polan74. Ivi, pp. 245-247. Ignazio comunic al re anche le difficolt di un simile lavoro, e gli scrisse che quamvis variis et gravibus occupationibus nostri theologi in his
regionibus [] destinarentur, post habendas tamen reliquas aliquam dire, et voluntati Vestrae Maiestatis ipsorum operam impendendam esse censuimus.
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co trad il disappunto dei gesuiti romani per essere stati scavalcati da Ferdinando, che stanco di aspettare, pubblic un testo
di cui n Ignazio n il suo segretario condividevano ma che,
giunti a quel punto, non potevano rifiutarsi di approvare.
Probabilmente vero che n Polanco n Ignazio pensarono mai a un duplice catechismo, ma altrettanto vero che indicarono ai teologi della Compagnia un modo di scrivere il
compendio che non corrispondeva alle indicazioni di Ferdinando i dAsburgo, e tentarono di dare allUniversit di Vienna un catechismo redatto dai teologi romani della Compagnia,
eventualit che il re aveva espressamente escluso, proponendo
gi dalla fine del 1550 un compendio fatto a Vienna, dai teologi delluniversit, da usare nelle scuole dei suoi domini ereditari.
Nella medesima lettera Polanco comunic a Canisio che
Lainez avrebbe continuato a scrivere il proprio compendio
(che non port mai a termine, anche perch, dopo la morte di
Ignazio, fu scelto come suo successore alla guida della Compagnia), e che Andreas Frusius, pur dovendo interrompere le
lezioni su san Paolo, si sarebbe dedicato alla stesura del compendio per i parroci. Per quanto concerneva Canisio, bene
che intenda la Reverenza Vostra che non si fanno cos agievolmente cose simile, n sanza assai discomodo nostro. La Reverenza Vostra faccia conto che il suo catechismo sar per li giovani; et queste due altre opere, per li curati luna, et laltra per
le scuole de theologia75.
Finalmente, il 14 agosto 1554, fu redatto limportante
Edictum Primum quo Ferdinandus i Romanorum rex catechismum in scholis adhiberi iussit, premesso alla prima edizione
della Summa Doctrinae Christianae, edita a Vienna da Michael
Zimmermann nel 155576. Canisio discusse con Jonas circa
75. Ivi, p. 245. Canisio, in Epistulae, cit., vol. i, p. 502, scrisse a Polanco: Credo et spero minus vobis negotij fore in conscribendis reliquis: eorum magna tenet
nos et Regios expectatio.
76. Epistulae, cit., vol. i, pp. 751-755.
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che quindi non erano state viste da Roma. La colpa, scrive Canisio, dei ritardi causati dalla Compagnia:
Catechismum una cum litteris accepi, et annotationes [] Reliqua lubente mitterem, nisi ad prelum post longam expectationem urgerent
isti, ut haud sit facile tarditatem excusare nostram [] Deinde Reverendi Patres, qui suas mihi operas ad iudicandum et corrigendum pollicentur, eam negotiorum vestrorum praesentem molem esse testantur,
ut non expediat vos hac libelli causa molestari saepius. Igitur [] prelo subijciemus quae vidistis, et item posteriora80.
Queste parole di Canisio testimoniano che la prima edizione anonima dellopera non era in alcun modo terminata,
dato che mancavano le correzioni di Roma, e che a pi riprese il gesuita accenn al fatto che avrebbe mandato le varie parti del catechismo non appena le avesse completate. Il 26 ottobre 1554, infatti, Canisio si scus con Polanco del ritardo nel
rispondere a una sua lettera, dovuto allimpaginazione, insieme al tipografo, e alla stampa del catechismo, che assorbiva
gran parte del suo tempo (Respondere distuli, praesertim in
excudendo Catechismo et adiuvando typographo valde impeditus), e che avrebbe mandato le parti ancora da stampare
(Mitto primitias operis), affinch fossero controllate e corrette, e quindi finalmente stampate (cupioque non solum relegi, sed etiam emendari, qualiacumque demum sunt ista quae
utinam recte confici, faeliciter excudi, et frugifere tandem
evulgari possent. Locis adhuc est in fine corrigendi, si quid vobis correctione dignum videbitur)81.
Sei mesi dopo, in una lettera del 25 marzo 1555 il gesuita
scrisse a Ignazio: Quanto al catechismo, sia laudato il Signor,
per la cui gratia questa opera quasi gi finita, et mandar
unessempiare [sic] pieno per altra volta, lassando tutte le correctione a qual si voglia Patre secondo la volont di Reverenda
80. Ivi, p. 482.
81. Ivi, p. 501
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