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LOTTE COMUNI E BENI LOCALI

Il controllo della biodiversit per lautonomia contadina1


Alessandra Corrado
(a.corrado@unical.it)
Universit della Calabria

E a livello locale che sta prendendo forma il nuovo paradigma del seme
(Manifesto sul futuro dei semi, 2006)

La biodiversit come bene comune


Nonostante sia di importanza vitale per la qualit e la sicurezza alimentare e, al contempo,
per la stessa riproduzione delle popolazioni contadine, la biodiversit si sta riducendo a ritmi
crescenti (Eyzaguirre et al. 2007; FAO 1998). Questo dato spesso imputato a eventi naturali e a
cambiamenti climatici o allincuria dellazione umana, ma da ricondurre anche alla diffusione a
livello globale di un modello agro-alimentare monoculturale, riduzionista sul piano agro-ecologico
e destrutturante sul piano socio-economico (Shiva 1995).
Organizzazioni internazionali e non governative, movimenti ambientalisti, comunit locali e
quanti vivono le conseguenze di un processo di capitalizzazione delle risorse determinato dallo
sviluppo economico e tecnologico (Toly 2004), manifestano una seria preoccupazione ed
unattenzione crescente per la salvaguardia della biodiversit, evidenziando per spesso interessi e
consapevolezze diverse in merito alle responsabilit di tale processo ed alle strategie possibili.
La messa a tema di questa problematica, avvertita come collettiva e globale, divenuta
oggetto di analisi condotte su due piani: quello materiale, della sussunzione continuata dei beni,
delle risorse, dei mezzi di sussistenza entro il modo di produzione capitalistico; e quello della
produzione discorsiva, intorno appunto alla biodiverist. I due piani possono essere intersecati
prendendo le mosse, rispettivamente, dalla prospettiva che rievoca il concetto marxiano di
enclosures (recinzioni), richiamato dalleditoriale della rivista americana Midnight Notes allinizio
degli anni 90 e poi riutilizzata pi di recente da vari autori, e da quella post-strutturalista di Arturo
Escobar. Lutilizzo del concetto di enclosure analizza il processo di produzione di nuove recinzioni
nellepoca contemporanea, a fondamento del rilancio del processo di accumulazione su scala
globale (si veda anche Harvey 2003, 2005). Diversamente, la prospettiva analitica proposta da
Escobar descrive il network complesso alla base del processo di produzione della biodiversit, che
Versione rivisitata di un contributo al IV Convegno dei Sociologi dellAmbiente (Palermo, 29-30 settembre 2007)
pubblicata in Angelini A. (a cura di), Di fronte a un bivio. Cambiamenti climatici e beni comuni, Milano, Angeli, 2008.
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diviene posta in palio dei diversi attori coinvolti - comunit locali, organizzazioni non governative,
movimenti sociali - nellarticolazione di uno scenario ecologico alternativo (alternative political
ecology framework).
Tuttavia, se Escobar conduce la sua analisi con eminente riferimento alla questione ecologica,
oggi crescente interesse suscita lo strutturarsi di reti sociali che pongono la questione ecologica
come intrinsecamente legata allo sviluppo di unagricoltura altra, ovvero alternativa a quella
industriale moderna, performante, industrializzata, monoculturale. Il riferimento a ci che la
letteratura (in particolare quella della sociologia rurale) definisce come reti agro-alimentari
alternative (Alternative Agro-Food Networks, AAFNs). Diversi sono gli approcci analitici
sviluppati sul tema (Goodman 1999, 2004; Marsden et al. 2000; Ploeg van der e Renting 2000;
Sage 2003, 2006; Watt et al. 2005), ma sufficiente qui acquisire lAAFN come un termine ampio
capace di comprendere le nuove reti emergenti di produttori, consumatori ed altri attori che
rappresentano alternative rispetto alla produzione alimentare industriale standardizzata (Renting et
al., 2003, p. 394). Oltre alla questione ecologica, alla sicurezza e qualit alimentare, problematiche
avvertite con preoccupazione soprattutto dalle popolazioni dei paesi avanzati del Nord del Mondo,
sono lautonomia contadina, la sopravvivenza dei piccoli produttori, la sovranit alimentare, le reali
basi rivendicative delle nuove forme organizzative che si confrontano con i poteri dellagrobusiness
e le istituzioni diverse di governo, a livello transnazionale. Le istanze portate avanti in vario modo
dai gruppi e dalle organizzazioni che compongono queste reti complesse ed eterogenee riportano di
fatto la biodiversit ad una dimensione locale, sottolineando limportanza del controllo e della
salvaguardia della diversit agro-biologica per i piccoli produttori e le stesse comunit - che cos
rivendicano i propri diritti di sussistenza - e dunque per la valorizzazione stessa del territorio.
Procedendo con ordine, indispensabile esplicitare una definizione di biodiversit come
bene comune (global common). Questa definizione fa della biodiversit un bene dellumanit da
tutelare oggi contro i rischi di erosione progressiva. A partire da tale definizione descritto il
processo di accumulazione per espropriazione, nella sua violenza e nel suo momento di costituzione
politica del mercato. In termini biologici, la biodiversit rappresenta linsieme naturale del materiale
genetico allinterno di un dato ecosistema. Eppure, la biodiversit si caratterizza anche per una
dimensione culturale e sociale, direttamente intricata con quella biologica, tanto da poter affermare
che il patrimonio genetico e quello narrativo (gene and memory banking) rappresentano aspetti
inseparabili della stessa strategia (Escobar 1998).
Il comune (common) rappresenta la dimensione sociale in cui gli esseri umani hanno accesso
diretto alle risorse (materiali, naturali, culturali) e, di conseguenza, i beni comuni sono risorse
collettive e condivise. Linsorgenza di una definizione della biodiversit come bene comune pone
2

levidenza di un processo materiale di trasformazione con a corollario un processo di produzione


discorsiva funzionale alla normativizzazione e regolazione dello stesso.
La biodiversit la base della ricchezza alimentare, della pluralit di modelli agricoli e
dunque delle possibilit riproduttive delle comunit contadine. A partire da unanalisi del processo
di mercificazione delle risorse agro-biologiche a livello globale, questo lavoro presenta unanalisi
della variet di reti strutturate e connesse con lesplicita finalit di salvaguardare le variet locali
tradizionali, di assicurare la libera selezione partecipativa di sementi (da realizzare on farm e
attraverso il libero scambio), di promuovere unagricoltura alternativa in rapporto a quella
convenzionale industrializzata, attraverso pratiche di cooperazione intraprese con attori e gruppi
diversi a livello globale.

La tragedia delle recinzioni dei beni comuni


La vera tragedia dei commons si realizzata con la nascita del modo di produzione
capitalistico. Diversamente da Hardin, che cos titolando un suo storico articolo apparso sulla rivista
Science nel 1968, evidenziava la necessit di tutela delle risorse dai rischi intrinseci alla libera
disponibilit per uomini opportunisti ed egoisti, qui evocato il processo continuo e rinnovato di
riproduzione delle condizioni alla base dellaccumulazione capitalistica. E tra la met del 400 e la
met del 600 che si gettano le fondamenta di questo processo, attraverso le recinzioni delle terre
(enclosures), lespulsione dei contadini, la loro proletarizzazione, ovvero la costrizione alla vendita
della propria forza lavoro in cambio di denaro. Questa separazione primordiale alla base della
distruzione, frammentazione, mercificazione dei diversi beni comuni e del progressivo processo di
sussunzione capitalistica dellesistenza umana. La terra, i mezzi materiali di riproduzione delle
comunit rurali sono stati lobiettivo primo delle strategie di sviluppo del modo di produzione
capitalistico.
A partire dallindividuazione degli obiettivi specifici delle prime strategie di recinzione, De
Angelis (2003) ne propone una tassonomia. Lo spazio investito dalla frammentazione delle terre
collettive e dallistituzione della propriet privata. Il tempo invece lobiettivo dellorganizzazione
produttiva del corpo sociale e della vita quotidiana. La vita umana stessa, infine, delle pratiche di
internamento e reclusione, nel disciplinamento dei corpi, nella normalizzazione delle specificit
singolari, nellespropriazione dei saperi. Lanalisi sviluppata dallautore evidenzia dunque come il
processo di separazione non abbia avuto ad oggetto solo la terra: linfinita ricerca del profitto ha
difatti realizzato la colonizzazione e mercificazione dellesistenza nella sua complessit.
La definizione di new enclosures oggi sempre pi ricorrente nelle analisi delle
trasformazioni contemporanee e dei processi di spoliazione delle risorse allorigine dellespulsione
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dai contesti rurali. Venne coniata dal collettivo della rivista americana Midnight Notes allinizio
degli anni 90, riproponendo lattualit di alcuni concetti e di alcuni temi tratti dal capitolo del
Capitale sullaccumulazione originaria, per interpretare criticamente la riorganizzazione su larga
scala dellaccumulazione, in atto dalla met degli anni Settanta, e leggere cos le forme di resistenza
e la riproduzione contemporanea della condizione proletaria (Midnight Notes Collective, 2001).
Secondo Mezzadra (2007), due aspetti in particolare vanno colti nellanalisi proposta dal collettivo
editoriale di Midnight Notes. Il primo consiste nel fatto che il processo di espropriazione non
riguarda soltanto il Sud del mondo, ma investe lo spazio globale del capitalismo contemporaneo,
ridisegnandone continuamente la geografia. E ci, in primo luogo, in virt della dimensione
finanziaria cha ne connota la mondializzazione e della politica neoliberista di governance globale.
Le diverse forme che il processo di espropriazione assume sono cos concepite come aspetti di un
singolo processo unitario: le Nuove Recinzioni, che devono operare in modi diversi, discreti, anche
se sono totalmente interdipendenti. Il secondo aspetto dato invece dal rilievo strategico che oggi
- cos come nelle pagine sullaccumulazione originaria descritte da Marx - assume la questione della
mobilit e della costituzione politica del mercato del lavoro.
Tuttavia, De Angelis si rif alla definizione del collettivo Midnight Notes per pensare una
nuova tassonomia delle recinzioni/espropriazioni contemporanee, di cui propone anche alcuni
esempi. Dalla mercificazione e privatizzazione delle risorse collettive (a fondamento della
riproduzione delle comunit indigene) allimposizione di diritti di propriet e costi sui saperi. Dai
tagli alla spesa pubblica, alla precarizzazione delle condizioni di lavoro e di riproduzione. Dal
depauperamento ambientale e urbano alle nuove forme di schiavit, imprigionamento e
criminalizzazione di indigenti, poveri e nuove classi pericolose. Lo spazio, il tempo, i saperi e la
vita sono sempre gli oggetti di questo processo continuo e rinnovato, che oltre a perseguire nuove
inclusioni, distrugge quei beni pubblici derivati dalle passate lotte dei lavoratori e delle collettivit.
La letteratura critica sullo sviluppo capitalistico contemporaneo, nel descrivere la violenza e la
distruttivit di questo processo, comunemente si riferisce ad un nuovo imperialismo (Harvey 2003),
che si avvale della forza militare e che vede unaccumulazione per espropriazione 2 prendere il
sopravvento sulla riproduzione allargata o, ancora ad un neo-colonialismo secolarizzato (Shiva
2004b, 2005), che ha come obiettivi mercati ed economie locali e si avvale dellarma di brevetti,
imposti sui saperi e sulla vita. Eppure oggi, come agli albori della nascita del capitalismo, il
processo di espropriazione non occorre senza il prodursi di resistenze e lotte. Allora, lanalisi dei
Harvey definisce laccumulazione per espropriazione come la continuazione e lapprofondimento di quelle pratiche di
accumulazione che Marx, nelle pagine de Il Capitale sulla nascita del capitalismo, aveva descritto come primitive o
originarie. Oltre a riferirsi ai processi di mercificazione e privatizzazione delle risorse, di sussunzione delle diverse
forme di produzione/riproduzione, lautore descrive cos delle nuove tecniche: dallestrazione di rendite da patenti o
diritti di propriet intellettuale allerosione di varie forme di beni pubblici, come i servizi sanitari e di istruzione, o i
sistemi pensionistici.
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processi materiali in atto deve necessariamente completarsi con lanalisi delle forme originali di
ricerca e invenzione di nuove possibilit di esistenza (Shiva 2004).
La biodiversit come merce comune
Se dunque la privatizzazione e mercificazione delle risorse collettive, del vivente e dei
saperi, risulta una strategia colta sul piano materiale, meno evidente e scontato appare il processo di
produzione di saperi e poteri ad esso correlato. Escobar ne coglie il dispiegarsi proponendo
uninterpretazione della biodivesit come invenzione discorsiva (1999).
Secondo lautore - che esplicita il riferimento allactor-network theory - la biodiversit va
ben oltre il dominio scientifico. E piuttosto un esempio della coproduzione di tecnologia, scienza e
societ entro un network trasnazionale che collega diversi nodi, con una diversa caratterizzazione
sul piano politico, culturale ed identitario. Le istituzioni internazionali, le organizzazioni non
governative, i giardini botanici, le industrie farmaceutiche, le universit, i centri di ricerca e gli
esperti diversi collocati in questi nodi rappresentano i poteri forti dominanti allinterno del
network. Secondo la prospettiva dominante, lo scopo quello di creare un network stabile per il
movimento di oggetti, risorse, saperi e materiali facendo affidamento su un costrutto semplificato,
pi efficacemente riassunto dal motto del biologo Daniel Janzen sulla biodiversit: tu devi
conoscerla per usarla, e devi usarla per salvarla (Escobar 1999). Ma le verit prodotte possono
essere re-interpretate e re-iscritte alternativamente entro le costellazioni di saperi-poteri da attori
subalterni. Come per esempio dai movimenti sociali o dalle reti diverse progressivamente prodotte
intorno a queste problematiche.
Escobar distingue cos quattro prospettive principali allinterno di questa rete di produzione
della biodiversit: la prospettiva globalocentrica delle istituzioni di governo transnazionali, quella
terzomondista della sovranit, quella della biodemocrazia delle organizzazioni non governative del
Sud del mondo, quella dellautonomia culturale sostenuta dai movimenti sociali.
La prospettiva globalocentrica o di governo della biodiversit quella propria delle
istituzioni internazionali e delle grandi ong ambientaliste del Nord, ed vista come una forma di
bioimperialismo, imperniata su megaprogetti di sviluppo, sui diritti di propriet intellettuale come
meccanismo di compensazione e uso economico della biodiversit, sulla pratica di bioprospezione e
catalogazione, che ha serie implicazioni sui diritti collettivi dei piccoli produttori e delle comunit
locali. Un ruolo centrale nella diffusione di questa prospettiva lo ricopre la Convenzione sulla
Diversit Biologica (CBD), approvata in occasione del Vertice della Terra di Rio de Janeiro del
1992, e linsieme delle attivit correlate, comprese le ricorrenti Conferenze delle Parti (COP).
Lobiettivo che si danno i paesi riuniti a Rio e firmatari della convenzione quello di Anticipare,
prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversit biologica
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in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici,
scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici. Promuovere la cooperazione internazionale,
regionale e mondiale tra gli stati e le organizzazioni intergovernative e non governative.
Nel 2001, lazione del movimento internazionale per lagro-biodiversit spinger la
Conferenza della FAO ad adottare, dopo sette anni di riflessioni e negoziazioni - tramite la
Risoluzione 3/2001 - il Trattato Internazionale Sulle Risorse Fitogenetiche Per lAlimentazione e
lAgricoltura. Nel rispetto della precedente Convenzione sulla Biodiversit, il nuovo testo
legislativo assicura la conservazione e luso sostenibile di quelle risorse genetiche, di cui i diversi
Paesi hanno bisogno per poter nutrire la propria popolazione. Il Trattato stabilisce un sistema
multilaterale di scambio delle risorse genetiche, che si applica a 64 colture e piante foraggiere,
importanti per la sicurezza alimentare globale. Esso riconosce, inoltre, lenorme contributo che gli
agricoltori e le loro comunit hanno offerto e continuano ad offrire per la conservazione e lo
sviluppo delle risorse genetiche. Ci costituisce la base dei diritti degli agricoltori, che includono la
protezione della conoscenza tradizionale, il diritto a partecipare in maniera equa alla condivisione
dei benefici e alle politiche nazionali in materia. Il Trattato richiama i governi a garantire tali diritti
e prevede anche il sostegno a favore di attivit, piani e programmi daiuto destinati principalmente
ai piccoli agricoltori custodi della biodiversit.
Le normative ed i documenti ratificati dagli stati sulla biodiversit ne dispongono la difesa
considerandola bene dellumanit, un bene comune. Tuttavia, in base ad un tale assunto di
principio, seconda alcuni attivisti, la protezione dellagrobiodiversit non avrebbe soggetti sociali,
ed in particolare non riconoscerebbe il ruolo dei contadini e delle comunit locali come i veri
custodi della biodiversit, in virt della stretta dipendenza che ne deriva per la loro riproduzione.
Essendo poi la CBD strumento di regolazione dei rapporti fra stati, la biodiversit presto tradotta
in bene soggetto alla sovranit dei singoli governi nazionali, che assurgono dunque a negoziatori
dellaccesso alle risorse genetiche, sulla base di una equa ripartizione dei benefici derivanti
dalleventuale uso di tali risorse. Si pu ipotizzare che questo, insieme con altri meccanismi di
regolazione attivati da vari organismi di governo globale, abbia contribuito a produrre una
progressiva depauperazione della biodiversit sul piano sostanziale che, da bene comune (global
common) appare cos tramutata in merce comune (global good), completamente astratta
dallecosistema, dal territorio in cui stata prodotta, dunque dalle relazioni sociali, dalle
conoscenze, dagli usi e dalla cultura della comunit locale, e fatta cos oggetto di compravendita sul
mercato globale. Il bene comune biodiversit, insieme complesso di beni locali - ovvero risorse,
ecosistemi, territori, saperi - investito dalle strategie di governo organizzate intorno a tre discorsi
dominanti: quello scientifico della conservazione, quello dello sviluppo sostenibile e quello della
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condivisione dei benefici, in primo luogo attraverso i diritti di propriet intellettuale. In tale
scenario, i governi dei paesi del Sud del Mondo, appellandosi al principio di sovranit, cercano di
negoziare i termini delle strategie e dei trattati sulla biodiversit, ma soprattutto di garantire lequa
ripartizione dei benefici derivante dalluso delle risorse genetiche locali, attraverso la stipula di
accordi bilaterali. Tuttavia, la loro posizione succube degli interessi dei donatori internazionali e
finisce, spesso attraverso politiche coercitive, con il penalizzare il diritto delle comunit locali al
controllo del proprio territorio(GRAIN 1998; Rete Luoghi Comuni 2005).
La prospettiva della biodemocrazia, invocata dalle ong progressiste e dai movimenti sociali,
di fatto basata sul controllo locale delle risorse naturali e sul riconoscimento degli aspetti culturali
e sociali della biodiversit. Secondo Escobar, sono per proprio i movimenti sociali e le comunit
locali a fare della biodiversit uno strumento per proporre modelli alternativi, sul piano sociale e
produttivo. Analizzando lesperienza delle comunit nere delle foreste pluviali localizzate sulla
costa colombiana e organizzate nel Proceso de Comunidades Negras (Escobar e Pardo 2004),
lautore introduce la definizione di biodiversit nei termini di territorio pi cultura, portando ad
unit la ricchezza ecologica e quella culturale che caratterizza le pratiche quotidiane delle comunit
locali. In tale ottica, la biodiversit si arricchisce di una dimensione politica e sociale nuova, che fa
delle comunit locali e dei movimenti sociali centri emergenti di innovazione e di mondi
alternativi.
La biodiversit, cos trasformata e ri-approriata, diviene matrice di nuove alleanze e
relazioni, per la rivendicazione dellautonomia contadina, il controllo comunitario delle risorse
naturali, alimentari e del territorio. Depurata della sua astrattezza, pu dunque essere interpretata nei
termini di una co-produzione. Il concetto si riferisce alla interazione continua fra societ e natura,
fra uomo e materia, ed implica la mutua trasformazione di questi elementi: in questa interazione, la
natura si modifica, ma anche i rapporti sociali e le istituzioni vanno modificandosi (van der Ploeg,
2006). La biodiversit non pu concepirsi come alienata dai rapporti sociali, dalle pratiche
eterogenee degli attori, dalla cultura locale, dal territorio in cui si iscrive. La co-produzione
configura, cos, realt sociali e materiali multiple.

La battaglia dei semi


Dalla fine degli anni 80, lagro-biodiversit contrapposta alla transgenia, ovvero alla
creazione in laboratorio di organismi o piante con patrimoni genetici modificati, da smerciare dopo
averli accortamente brevettati. I dubbi e lavversione rivolta allagricoltura transgenica derivano da
una serie di problematiche che interessano i consumatori come i produttori. I primi si interrogano
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sugli effetti in termini di allergie o di patologie diverse derivanti dal consumo di prodotti
geneticamente modificati. I secondi, invece, si preoccupano dei rischi di contaminazione virale,
inquinamento genetico, per le colture tradizionali e in particolare quelle biologiche, derivanti dalle
piante modificate geneticamente. Ci si interroga poi sugli effetti infestanti, ovvero sulla possibile
diffusione di geni di resistenza agli erbicidi, nelle piante spontanee, e agli antibiotici, posti a tutela
della salute di uomini e animali (Berlan 2002; Bocci et al. 2004; Ceballos et Kastler 2004; Warwick
e Meziani 2003). Ma le critiche rivolte allagricoltura transgenica derivano soprattutto dai costi
ecologici, sociali ed economici ampiamente documentati (Mller e Patel 2004; Shiva et al. 2000).
Questi costi derivano dai meccanismi di biopirateria istituiti riconoscendo la possibilit di
brevettare le sementi e di esigere delle royalties sullutilizzazione o la vendita della variet di
sementi cos garantita. Lapplicazione allinvenzione di sementi di un diritto di brevetto industriale
costituisce la garanzia per un controllo monopolistico del mercato delle sementi, una volta imposto
il seme OGM al posto della semente convenzionale. Limposizione del rispetto del diritto di
propriet intellettuale sulle risorse genetiche risulta funzionale alla conquista di nuove fette di
mercato, a spese del diritto dei contadini a controllare le risorse necessarie alla propria
riproduzione3.
In Europa, la battaglia intrapresa da attivisti, contadini e gruppi politici in favore di un
sistema alimentare sostenibile verte su due questioni: il bando degli OGM dalle coltivazioni
europee e la legalizzazione della libera coltivazione di sementi. Il problema delle sementi contadine
appare in ambito europeo da quando, a partire dagli anni 70, la regolamentazione comunitaria sul
commercio delle sementi richiede che, ai fini delle vendita sul mercato, le variet vegetali vengano
registrate secondo criteri industriali, che consistono nella stabilit genetica e nelluniformit (ogni
variet si deve poter distinguere dalle altre variet e mantenere le sue qualit agronomiche per
generazioni). Tale sistema, per cui vietata la vendita o il libero scambio i sementi che non
compaiano sul Catalogo Comune ufficiale dellUnione Europea, si configura per i contadini come
un vero e proprio apartheid agricolo (GRAIN 2005). Infatti, tale sistema implica nella fattispecie
che le variet tradizionali e le sementi contadine non possano essere vendute. Tutto ci si configura
come un vero e proprio paradosso dal momento che le variet contadine, risultato di una millenaria
3

Un dossier prodotto dallong canadese ETC (Erosion Technology and Concentration Group).ben documenta la
concentrazione industriale che caratterizza il settore sementiero. Le prime 10 aziende controllano un terzo del valore del
mercato sementiero mondiale, con Dupont e Monsanto che da sole valgono il 50% di questo terzo. Solo quattro aziende
controllano circa i tre quarti del mercato mondiale di mais e circa il 50% di quello della soia (escludendo in entrambi i
casi la Cina). Per quanto riguarda invece le variet geneticamente modificate, Monsanto, Dupont, Syngenta e Bayer
rappresentano circa il 100% dellofferta biotecnologica agricola. E questa quattro risultano anche fra le prime sei nella
classifica delle principali aziende del settore agrochimico che controllano il 70% del mercato mondiale. Le grandi
corporates dellagrobusiness, in alcuni casi, operando in pi di un settore, riescono a controllare lintera filiera delle
principali commodities agro-alimentari: dalla produzione e vendita di sementi alla distribuzione dei prodotti. E il caso
di Cargill e ConAgra. Attraverso la formazione di joint ventures, corporates egemoni nel settore biotecnologico,
cercano invece di assicurare maggiore quote di mercato ai loro prodotti gm curandone la valorizzazione (ETC Group
2005).

gestione della diversit, sono troppo vitali per potere essere irreggimentate nei criteri discrizione4.
Inoltre, nel corso degli anni 90, si giunti a bandire anche lo scambio non monetizzato di sementi.
Nel 1998, dopo anni di mediazioni da parte dei Verdi Europei, lUE ha adottato una direttiva
(98/95/EC) che apre alla possibilit di legalizzare le sementi contadine attraverso liscrizione ad un
elenco o sistema separato predisposto dai singoli stati membri per le variet di conservazione della
biodiversit nei campi (conservation varieties). Tuttavia, la mancata ricezione della direttiva
europea nelle legislazioni nazionali ci che de facto mantiene in una situazione di illegalit la
commercializzazione delle variet tradizionali a giudizio di molti dovuta alla pressione
esercitata, a livello dei singoli stati, dalle associazioni dellindustria sementiera.
La mobilitazione dei contadini sementieri e dei gruppi a sostegno di unagricoltura
sostenibile in Europa ha di recente preso nuovo vigore in ragione di varie preoccupazioni: lingresso
nellUE di nuovi paesi membri ancora detentori di una ricca diversit genetica; lirrigidimento di
regolamentazioni in materia di propriet intellettuali che impediscono ai contadini di preservare
variet di sementi; le pressioni ad ammettere sementi GM esercitate soprattutto in sede WTO. Oltre
a richiedere che la Direttiva sulle variet di conservazione sia resa obbligatoria in tutti gli stati
membri, i contadini ed i gruppi di sostegno rivendicano il riconoscimento dellesistenza di diritti
collettivi sulle sementi tradizionali, al fine di avversare le strategie di privatizzazione e di
monopolio delle multinazionali e di riprodurre la biodiversit in autonomia (GRAIN 2006).

Le reti contadine
E allinizio degli anni 80 che si manifesta la preoccupazione ed il conseguente interesse
per la salvaguardia dellagro-biodiversit. Oltre alla preoccupazione ecologica, emerge
progressivamente il riconoscimento dello stretto legame esistente fra sementi e modelli agricoli e
che pertanto il sostegno alle agricolture locali non pu prescindere dalla salvaguardia delle variet
biologiche specifiche. A tutela delle variet biologiche cresce allora la mobilitazione a livello
internazionale. Nascono cos organizzazioni non governative come GRAIN (Genetic Resources
Action International), ma soprattutto un movimento dei contadini sementieri che rivendica il
controllo dellagro-biodiversit.
A salvaguardia della biodiversit agricola, negli USA, nel corso degli anni 70 era nato il
movimento dei Seed Savers Exchange Movement, che oggi conta ottomila soci e circa ventimila
variet di ortaggi salvate. In quasi tutti i paesi occidentali esistono nodi di questa rete (Mascarenhas
e Busch 2006). Con lo stesso scopo ma con modalit differenti, ovvero osservando una maggiore
attenzione al rapporto tra variet locale, territorio e cultura locale, numerose organizzazioni si
4

Kastler G., Via libera alla bio-pirateria, Le Monde Diplomatique, aprile 2006.

occupano della conservazione on farm (in azienda) del germoplasma agricolo. Infatti, anche nel
mondo scientifico ormai un dato acquisito che conservare i semi nelle banche del seme non
risolve il problema della scomparsa della biodiversit. I contadini dunque hanno e rivendicano
sempre di pi un ruolo chiave. In questottica nata in Italia, nel 2000, la Rete Nazionale per la
Conservazione Rurale delle Variet e delle Razze Locali, i cui partecipanti condividono la comune
preoccupazione per i rischi di erosione genetica e culturale derivanti dall'espansione delle
monocolture e dalla conseguente perdita o riduzione del patrimonio varietale. I tedeschi hanno
invece scelto la via dellindustria sementiera delle variet tradizionali. Altre realt sono quella
svizzera di Pro Spezia Rara e di ArcaNova in Austria. Le due organizzazioni realizzano la
coltivazione in orti e adottano un approccio pi sulla linea di Seed Savers: non guardano alle
specificit e propugnanno lo scambio libero (indifferenti al fattore contaminazione), sostengono il
free flower, ovvero la deregolamentazione totale del sistema sementario. Queste reti strutturate
indirizzano la loro azione prevalentemente alla selezione e conservazione varietale, dunque.
Diversamente, la rete sementi contadine (Red Similas) in Spagna, che raggruppa insieme contadini,
funzionari di enti locali e ricercatori, rivolge unattenzione anche al territorio.
Il legame tra biodiversit, agricoltura ed economie locali riconosciuto da Slow Food che
nel 2003, nellambito del proprio movimento, a dato vita alla Fondazione per la Biodiversit, con il
fine di conoscere, catalogare e salvaguardare le piccole produzioni di qualit e di garantire loro un
futuro economico e commerciale. La Fondazione crea cos lArca del Gusto e i Presidi territoriali.
Tuttavia, Antonio Onorati, presidente della ong Crocevia, muovendo una critica nei confronti di
Slow Food, il cui approccio giudica spesso folkloristico e i risultati di mercato a volte speculativi,
spiega cos la complessit e limportanza della selezione delle sementi:
La selezione prevede: un lavoro genetico per recuperare il seme; un lavoro agricolo che consta
nella coltivazione; un lavoro agronomico da realizzare in rapporto al sistema agrario; un lavoro di
mercato o commercializzazione, anche questo importante, considerando che pu produrre dei veri
e propri mostri, ovvero prodotti che hanno un prezzo che undici volte superiore a quello
corrente.
Pertanto, anche nella salvaguardia della biodiversit, un approccio territoriale riconosciuto
come fondamentale, non solo per rintracciare un legame con le comunit ed il relativo patrimonio
culturale e di saperi, ma anche al fine della valorizzare locale delle risorse, della produzione
condivisa e accessibile di un cibo di qualit. Pu cos comprendersi concretamente il legame tra
biodiversit e modelli agro-alimentari, legame che le reti agro-alimentari alternative ricercano per
realizzare una ri-composizione dei bisogni ed un ri-equilibrio delle risorse, nei termini della
sostenibilit ambientale e dellequit sociale.
Nel merito dellanalisi condotta, la presentazione della Rete Sementi Contadine (Rseau
Semences Paysannes, RSP) pu valere a descrivere la strutturazione di relazioni sociali articolate, in
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rapporto alle problematiche individuate. La Rete Sementi Contadine nata nel 2002 in Francia,
dove lattenzione alla difesa della biodiversit ed il coinvolgimento attivo di diversi attori sociali
deriva dallo specifico modello di agricoltura, largamente industrializzato, basato su unit produttive
occupanti superfici di 300-400 ettari, che minaccia fortemente la sopravvivenza dei piccoli
contadini5, la variet agro-biologica e la qualit alimentare, ma anche dalla messa a coltura di piante
geneticamente modificate. Vere e proprie battaglie sono ingaggiate fra industrie sementiere e
contadini6.
Una composizione eterogenea caratterizza questa realt associativa, che comprende:
organizzazioni sindacali e di sviluppo, a sostegno dellagricoltura biologica e contadina, come la
Confdration Paysanne, la FNAB (Fdration Nationale dAgriculture Biologique des Rgions de
France), Nature & Progrs, la Confdration Paysanne, il MCBD (Mouvement de Culture BioDynamique), e la CNDSF (Coordination Nationale pour la Dfense des Semences Fermires), ed
anche il SIMPLES (Syndicat Inter Massifs pour la production et lEconomie des Simplex, per la
produzione biologica di piante medicinali); selezionatori privati di sementi, singoli contadini,
artigiani, ed associazioni di produttori di sementi biologiche, associazioni di aiuto allo sviluppo,
associazioni impegnate nella conservazione della biodiversit, e poi ancora la rete Jardins de
Cocagne ed il Parco Naturale del Queyras7.
La RSP sviluppa quattro tipi di azioni, individuando tre diversi obiettivi tra loro
interconnessi. Le azioni sono: a) il recupero e la conservazione varietale (di cereali, prodotti
orticolo, piante medicinali); b) la sensibilizzazione dellopinione pubblica per la promozione della
biodiversit; c) la cooperazione a livello internazionale, per lo scambio di saperi ed esperienze, e
lappoggio alla creazione di reti locali; d) lattivit di pressione politica, su organismi di controllo e
istituzioni di governo, a livello nazionale, comunitario e internazionale. Gli obiettivi perseguiti: la
salvaguardia della biodiversit, la sicurezza/qualit alimentare, lo sviluppo locale e lautonomia
contadina.

In Francia, con linizio della Politica Agricola Comune sono sparite 600.000 aziende agricole.
I contadini sono spesso perseguiti legalmente per la loro attivit di recupero di variet tradizionali, come nel caso
dellAssociation Kokopelli denunciata dalla societ industriale Graines Baumaux di Nancy. Il caso ha mobilitato la rete
di contadini sementieri ed associazioni in difesa dellagro-biodiversit, a livello nazionale ed internazionale. Contadini
falciatori distruggono poi campi ogm, denunciando il pericolo di contaminazione per i propri raccolti e le successive
difficolt di vendita delle produzioni organiche (Colombo 2006).
5
6

In Francia, unaltra importante realt associativa quella del Rseau Agriculture Durable (RAD). Nata nel 1990,
conta oggi 2000 aderenti, in maggioranza allevatori, installati prevalentemente nel nord del Paese (in Bretagna
soprattutto). Obiettivi del Rad sono: unagricoltura economa e autonoma, ovvero che valorizzi al meglio le risorse
prodotte dalleco-sistema, per ridurre la dipendenza dal punto di vista sia materiale che immateriale dallagroindustria; la partecipazione ad altre reti associative; la realizzazione di scambi con altri produttori (ve ne sono gi attivi
con il Brasile); la ricerca e la promozione di una libert intellettuale; la limitazione dellartificializzazione del suolo; la
creazione di impiego; la cattura del valore aggiunto; unagricoltura meno inquinante (Delage 2004).

11

Le attivit della rete dispiegata sia a livello locale (prevalentemente il Sud della Francia),
che a livello internazionale (Europa e Africa), attraverso forme di cooperazione per lo scambio di
esperienze e conoscenze. La selezione partecipativa delle variet antiche funzionale sia agli
interessi dei piccoli agricoltori e alla produzione di alimenti di qualit da commercializzare
attraverso lo sviluppo di filiere corte, sia alla ricerca scientifica nazionale, in ragione di programmi
di collaborazione condotti con lINRA per lo sviluppo dellagricoltura biologica. La RSP un
esempio di come l'agricoltura contadina costruisca gli strumenti della sua resistenza al modello
dominante e lo faccia attraverso la costruzione di legami con il territorio, ma che si allacciano poi
con altre reti a livello transnazionale.
La rappresentazione grafica elaborata tenta di collocare alcune reti contadine selezionate
allinterno delle coordinate di obiettivi ed azioni descritte, per tracciare il livello dazione e
dunque il transnazionalismo - rispetto alle politiche di governace globale.
Figura 1 - Reti contadine
GOVERNANCE GLOBALE
OBIETTIVI
RAD

Sviluppo locale e
autonomia contadina

Via Campesina

Connettivot/T
Slow Food
Civilt contadina

Agricoltori
custodi

Red
semilas

CPE
RSP

ROPPA

GRAIN

Sicurezza/qualit
alimentare

ProSpezia Rara
ArcaNova

TRANSNAZIONALISMO

Seed
Savers

FAO

Salvaguardia
biodiversit

Selezione e
conservazione
varietale

Sensibilizzazione
opinione
pubblica

Scambio saperi
e cooperazione
internazionale

Pressione
AZIONI
politica

La posta in palio: sovranit alimentare e autonomia contadina


La biodiversit strettamente legata allautonomia contadina e alla sovranit alimentare,
divenute terreno comune di lotta delle diverse reti contadine e di gruppi di appoggio eterogenei e
12

trasversali al mondo agricolo, nel confronto con poteri diversi (WTO, Unione Europea, governi
locali, FAO, multinazionali dellagro-business).
Il concetto della sovranit alimentare stato introdotto per la prima volta negli anni novanta,
in occasione del Forum Nazionale per la Sovranit Alimentare del Messico, che lo defin come la
libert e capacit di decidere le strategie di approvvigionamento, conservazione e consumo di
alimenti, tanto per gli individui quanto per le comunit e nazioni. Lorganizzazione Via Campesina,
che ha progressivamente assunto il concetto a fondamento della propria azione politica e di
negoziazione con le istituzioni di governo nazionali e sovranazionali, ha definito la sovranit
alimentare come il diritto dei popoli o paesi a determinare le proprie politiche e strategie sostenibili
di produzione, distribuzione e consumo di alimenti, a garanzia del diritto allalimentazione per tutta
la popolazione, scongiurando effetti di dumping nei confronti di paesi terzi.
Una definizione di sovranit alimentare pi compiuta finalmente rinvenibile nella
Dichiarazione di Nyeleni 2007, risultato del Forum Internazionale sulla sovranit alimentare
promosso in Mali nel febbraio 2007 dal Rseau des Organisations Paysannes et de Producteurs de
lAfrique de lOuest (ROPPA)8, che ha visto la partecipazione di 600 delegazioni provenienti dai 5
continenti per riaffermare il diritto alla sovranit alimentare ed intraprendere uniniziativa
internazionale per fronteggiare il declino della produzione di cibo presso le comunit locali9:
La sovranit alimentare il diritto dei popoli ad un cibo sano e culturalmente appropriato,
prodotto attraverso metodi ecologici e sostenibili, e a definire i propri sistemi alimentari e
agricoli. Produttori, intermediari e consumatori sono posti al centro del sistema e delle politiche
alimentari, piuttosto che la domanda espressa dal mercato e dalle corporations. (). La
sovranit alimentare da priorit alle economie ed ai mercati locali e nazionali, conferisce potere
ad unagricoltura contadina e di tipo familiare, alla pesca artigianale, allallevamento pastorale,
alla produzione, distribuzione ed al consumo di cibo basati su una sostenibilit ambientale, sociale
ed economica.
La sovranit alimentare in sostanza reca in s le istanze maturate negli ultimi decenni in
seno al movimento contadino a livello internazionale. Si pone come un concetto pi avanzato
rispetto a quelli tecnici di sicurezza o di auto-sufficienza alimentare, dal momento che cerca di
dar conto delle dinamiche del mercato mondiale degli alimenti, del potere delle imprese
transnazionali e delle Organizzazioni Internazionale (Banca Mondiale e Fondo Monetario
Internazionale), ed afferma lesistenza e la necessit di alternative di fronte alle politiche
8

Il ROPPA una rete costituita formalmente nel 2000 a Cotonou (Benin), durante una riunione cui hanno partecipato,
come delegati delle pi importanti organizzazioni agricole dei loro paesi, un centinaio di contadini e produttori agricoli.
Il Roppa mette insieme le piattaforme di 12 paesi dell'Africa Occidentale (Bnin, Burkina Faso, Costa d'Avorio,
Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo, Ghana, Sierra Leone) ma ambisce a coinvolgere a tutti gli
altri paesi della CEDEAO (Comunit Economica degli Stati dellAfrica occidentale). Lobiettivo principale del Roppa
di contribuire, attraverso la valorizzazione del modello di agricoltura familiare, allautosufficienza alimentare dei propri
paesi e allo sviluppo dei mercati locali.
9
Dal documento di Via Campesina Call for April 17: International Peasants struggle Day. Stop Neo-liberal Policies!
Build Food Sovereignty, www.2007call_of_17_of_april[1].pdf.

13

neoliberiste in materia di agricoltura e alimentazione. I piccoli produttori hanno di fatto avvertito


lesigenza di proporre un concetto pi ampio per dare una connotazione politica alla discussione
intorno al cibo (GRAIN 2007).
La sovranit alimentare risulta connessa alla tutela della biodiversit, alla qualit del cibo ed
alla rivendicazione di una autonomia contadina, nel controllo delle risorse e del territorio, nella
capacit di riproduzione, nella responsabilit di ci che produce. Oltre alla ricerca della sicurezza o
sufficienza alimentare, dunque, la sostenibilit, lequit, laccesso alla terra sono rivendicate quali
condizioni imprescindibili per lo sviluppo di unagricoltura in grado di assicurare nutrimento alle
comunit, ma anche reddito, salvaguardando il territorio, la specificit dei relativi sistemi agrari, le
risorse naturali, le conoscenze locali, il futuro delle generazioni a venire, la qualit
dellalimentazione. E dunque questo il corollario ad unagricoltura alternativa o altra, che
ristruttura e condivide saperi, esperienze, risorse, riconoscendo il ruolo e il diritto dei produttori,
strutturando nuove forme di socialit.

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