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FRA IL SETTECENTOCINQUANTENARIO
DELLA NASCITA (2015) E IL SETTECENTENARIO
DELLA MORTE (2021)
Atti delle Celebrazioni in Senato, del Forum
e del Convegno internazionale di Roma: maggio-ottobre 2015
a cura di
ENRICO MALATO e ANDREA MAZZUCCHI
tomo i
S
SALERNO EDITRICE
ROMA
ISBN 978-88-6973-180-8
Tutti i diritti riservati - All rights reserved
Andrea Tabarroni
AMBIENTI CULTURALI PROSSIMI A DANTE
NELLESILIO: LO STUDIO BOLOGNESE
DI ARTI E MEDICINA
Debbo esordire con una captatio: non potr esser pari al compito assegnatomi dagli organizzatori di trattare in modo esauriente il
tema degli ambienti culturali prossimi a Dante nellesilio. Me lo
impediscono, oltre ai limiti soggettivi, anche quelli oggettivi ssati
dal poco, ancora troppo poco, che sappiamo con certezza intorno alle
tappe, alla cronologia e alle condizioni materiali e intellettuali dellesilio quasi ventennale del poeta.1 Intendo quindi sfruttare appieno la
formula felice della prossimit culturale per evitare di impegnarmi
a discutere le varie ipotesi biograche ancora di recente rilanciate, o
nuovamente avanzate, sui possibili soggiorni di Dante durante lesilio presso centri urbani culturalmente rilevanti come Lucca, Treviso,
Padova, Venezia, Verona o la stessa Bologna.2
Di pi: il mio contributo sar limitato di fatto a un solo ambiente
culturale, per quanto ben denito dal punto di vista geograco e istituzionale, quello costituito dallo Studio di medicina e arti di Bologna.
Di l dalla possibilit che Dante abbia effettivamente frequentato
questo ambiente ci che potrebbe essere avvenuto gi intorno al
1286, al tempo del sonetto sulla Garisenda, o ancora nel 1293-95, nel
momento della scoperta della donna gentile, e secondo autorevoli
1. Signicativo il confronto, a documentare da un lato la ricchezza delle implicazioni
psicologiche, politiche e letterarie della tormentata vicenda dellesilio e dallaltro la
scarsit delle attestazioni sicure su cui basare unattendibile ricostruzione, delle due
sintesi pi recenti sulla vita di Dante: M. Santagata, Dante. Il romanzo della sua vita,
Milano, Mondadori, 2012, e G. Inglese, Vita di Dante. Una biograa possibile, Roma, Carocci, 2015, cui occorre senzaltro afancare le indagini riunite in G. Indizio, Problemi
di biograa dantesca, pres. di M. Santagata, Ravenna, Longo, 2014.
2. Per Bologna (ne 1304-inizio 1306), Padova, Venezia e Treviso (1303-4, in relazione al primo soggiorno veronese) si veda G. Indizio, Le tappe venete dellesilio di Dante,
in Miscellanea marciana , xix 2004, pp. 35-64, ora anche in Id., Problemi di biograa,
cit., pp. 93-114; per Lucca (1308) cfr. Santagata, Dante, cit., pp. 171-82, e Inglese, Vita
di Dante, cit., p. 91.
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studiosi anche nel 1304-6, quando era intento alla composizione di
De vulgari e Convivio , di l dalla verosimiglianza di queste ipotesi,
peraltro ancora non sufcientemente dimostrate, mi pare si possa tuttavia sostenere che lo Studio bolognese di medicina e arti sia da annoverare a pieno titolo tra gli ambienti culturali prossimi a Dante nellesilio.3
Cercher pi avanti di portare qualche sostegno a questa mia affermazione, ma prima credo sia utile dedicare un poco di attenzione
alla realt storica e istituzionale che vorrei considerare. Gli anni scanditi dalla vicenda umana di Dante, dal 1265 al 1321, sono anche quelli che segnano infatti la prima affermazione e in seguito il faticoso
processo di riconoscimento pubblico del secondo Studio a Bologna,
dopo quello gi da oltre un secolo famoso di diritto civile e canonico.
1. Lo Studio bolognese di medicina e arti
A partire per lo meno dagli esordi del Duecento erano attive a Bologna scuole di medicina e di arti (logica, grammatica e astrologia, in
primo luogo) che rilasciavano titoli di studio sempre pi ambiti. Lungo tutta la seconda met del secolo studenti e maestri impegnati in
queste scuole produssero uno sforzo notevole per ottenere il neces3. Il sonetto sulla Garisenda, pur tuttora enigmatico, viene solitamente ricondotto
a unesperienza diretta dellautore (su questo insiste in modo particolare S. Natale, Il
sonetto della Garisenda visto da Strada Maggiore, in Lettere italiane , lxiii 2011, pp. 41647); si suole supporre un soggiorno a Bologna negli anni 1293-95 in connessione con
i trenta mesi dedicati alla frequentazione dantesca delle scuole dei religiosi e delle
disputazioni delli losofanti (Conv., ii 12 7), ma senza necessit secondo A. Pegoretti, Filosofanti, in Le tre corone , ii 2015, pp. 11-70 (con ampia bibliograa); inne
su Bologna come luogo di composizione dei due trattati losoci incompiuti si veda
soprattutto M. Tavoni, Introduzione a Dante Alighieri, De vulgari eloquentia, a cura di
M.T., in Id., Opere, dir. M. Santagata, Milano, Mondadori, i 2011, pp. 1067-1116, alle
pp. 1113-16; G. Fioravanti, Introduzione a Dante Alighieri, Convivio, a cura di G.F., in
Id., Opere, cit., ii 2014, pp. 5-79, alle pp. pp. 13-18, e ancora M. Tavoni, Convivio e De vulgari eloquentia: Dante esule, losofo laico e teorico del volgare, in Nuova Rivista di letteratura
italiana , xvii 2014, pp. 1-54, e Id., Qualche idea su Dante, Bologna, Il Mulino, 2015, pp.
227-49; si dichiara invece non convinto E. Fenzi, Introduzione a Dante Alighieri, De
vulgari eloquentia, a cura di E.F., con la collab. di L. Formisano e F. Montuori, Roma,
Salerno Editrice, 2012, pp. xix-lxii, alle pp. xxiii-xxiv; su posizioni scettiche Inglese,
Vita di Dante, cit., p. 83.
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diritto e allinterno di una societ cittadina in quegli anni profondamente travagliata da fratture, da spinte e controspinte, di natura sia
interna che esterna: i conitti tra le fazioni dei guel e dei ghibellini
(Geremei e Lambertazzi), il contrasto sociale tra magnati e Popolo,
il gioco degli schieramenti nello scacchiere regionale e in quello internazionale, la lotta per la prevalenza economica e militare sui rivali
nel territorio e sui concorrenti in ambito industriale e mercantile.6
Nel corso di tale processo, per cos dire, di emancipazione accademica, le originarie scuole di medicina e arti si trasformarono
in un vero e proprio Studio, in cui trovava spazio per la prima volta
in Italia, sul modello parigino, linsegnamento istituzionale delle discipline losoche nella restaurata tradizione aristotelica. E fu proprio nellultimo decennio del Duecento, quando Dante afferma di
aver intrapreso a frequentarne le disputazioni, che i losofanti
italiani, tra i quali forse Giacomo da Pistoia e certamente Gentile
da Cingoli, poterono ottenere a Bologna un primo riconoscimento
professionale, allinterno dello Studio di medicina.7 La caratteristica
peculiare dellinsegnamento losoco in Italia appunto costituita
dallo stretto connubio con la medicina, che dal canto suo, sviluppa a
Bologna, e poi a Padova, Siena e Perugia, una particolare attenzione
per le questioni metodologiche, per linquadramento scientico delle esperienze e della pratica, per il confronto e la conciliazione con
la tradizione losoca.8 In questo ambiente accademico il regolare
6. Una sintesi agile, ma aggiornata e afdabile, della storia bolognese nel Medioevo
fornita da G. Milani, Bologna, Spoleto, Cisam, 2012; si veda inoltre la rassegna delle
acquisizioni storigrache pi recenti in M. Giansante, Ancora magnati e popolani. Riessioni in margine a Politics and Justice di Sarah R. Blanshei, in Archivio storico italiano ,
171 2013, pp. 548-70.
7. Cfr. Linsegnamento della logica a Bologna nel XIV secolo, a cura di D. Buzzetti, M.
Ferriani, A. Tabarroni, Bologna, Ist. per la Storia dellUniversit di Bologna, 1992.
8. Per un primo orientamento si veda P.-G. Ottosson, Scholastic Medicine and Philosophy. A Study of Commentaries on Galens Tegni (1300-1450), Napoli, Bibliopolis, 1984; J.
Agrimi-C. Crisciani, Edocere medicos. Medicina scolastica nei secoli XIII-XV, Milano-Napoli, Guerini- Ist. it. per gli studi losoci, 1988; N. Siraisi, Medicine and the Italian
Universities, 1250-1600, Leiden, Brill, 2001; C. Crisciani, Medicine and Philosophy in the
Middle Ages. Sisters, Companions, Rivals, in Medical Ethics. Premodern Negotiations between
Medicine and Philosophy, ed. by M. Gadebusch Bondio, Stuttgart, Springer Verlag,
2014, pp. 29-46.
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Con ripresa del canto xviii dellInferno, la nzione poetica viene in
esordio collocata in un antro naturale sub inriguos colles, ubi Sarpina Rheno / obvia t, viridi niveos interlita crines / nympha procax (Egl., iii 1-3), cio appunto a Bologna. Nei 97 versi nuovamente
indirizzati a Dante il magister bolognese muta la precedente richiesta
in un invito a tratti accorato e pressante: che lesule orentino, in
attesa di cogliere il meritato premio dellalloro presso lArno, venga
a Bologna e si lasci onorare dai tanti che lo ammirano e non chiedono di meglio che ascoltare dalla sua viva voce la lezione del suo
canto.11 Nellegloga di Giovanni infatti Bologna che chiama Dante
( Ut venias, locus ipse vocat ), sono le sue stesse scuole, ove vige,
secondo le glosse allegoriche riportate nello Zibaldone laurenziano
autografo di Boccaccio, lo studio indefesso ( Fons humidus intus /
Antra rigat ), ventilato dalle favole dei poeti ( virgulta abellant ),
soffuso dal profumo della losoa ( circiter origanum redolet ) e
dal papavero che induce incanto, generando un dolce oblio ( herba
papaveris est, oblivia, qualiter aiunt, / grata creans ) a detta di medici
e poeti.12 Qui dice Giovanni non ti far difetto alcun piacere intellettuale ( Nulla est cessura voluptas ), e tutti, discepoli e maestri,
non vedono lora di ammirarti ( Huc ades, huc venient, qui te pervisere gliscent / Parrasii iuvenesque senes , Egl., iii 66-67).
Come noto, nella sua seconda egloga, giunta forse postuma al
destinatario, Dante risponde mostrando di intendere questo promettente invito accademico come una sorta di richiamo delle Sirene
e trasformando la grotta naturale decantata da Giovanni negli aridi
sassi dei Ciclopi, nellantro etneo di Polifemo, che tiene in serbo per
11. Egl., iii 68-69: Parrasii iuvenesque senes, et carmina leti / qui nova mirari cupiantque antiqua doceri ; si noti che il verbo doceri, sia esso riferito alla poesia classica,
come vuole Emilio Cecchini (in Dante Alighieri, Egloge, a cura di E. Cecchini, in Id.,
Opere minori, a cura di P.V. Mengaldo et al., Milano-Napoli, Ricciardi, vol. ii 1979, pp.
655-89, a p. 679) o ai versi antichi, cio latini, di Dante, come pensano i pi recenti
editori, andr comunque ricollegato ad unattivit dinsegnamento presso lo Studio.
12. Egl., iii 52-55. Per quanto meccanica e persino forzata lesegesi allegorica del glossatore possa suonare alla nostra sensibilit, rimane indubbio che la prima ricezione dello
scambio bucolico ne abbia individuato con certezza lo sfondo accademico. Secondo Petoletti queste glosse provengono da un ambiente di scuola da collocare con altissimo grado
di probabilit proprio nelle aree frequentate da Giovanni del Virgilio e da Dante negli
anni estremi della sua vita: la Romagna (Dante Alighieri, Epistole. Egloge, cit., p. 632).
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Ed inne sempre Alfesibeo rievocando con orrore le fauci insanguinate di Polifemo a scongiurare il suo vecchio sodale di non
cedere ad un desiderio cos infausto ( dira voluptas , in consapevole
antitesi al piacere intellettuale promesso dal maestro bolognese), di
non farsi rinchiudere il capo tra Savena e Reno, quando gi per quel
capo illustre il potatore divino sta ritagliando le sempreverdi fronde.17 Titiro accondiscende con un silenzioso sorriso allappello accorato dellamico pastore, ma lefcacia stessa della perorazione prova
della sua necessit. Dante veramente tentato dallinvito del maestro
bolognese, ma non crede alle rassicurazioni del suo corrispondente poetico, che aveva chiamato a garanzia della sua incolumit ogni
grado della gerarchia accademica ( namque dem celse concusso
vertice pinus / galdifereque etiam quercusque arbusta dedere ).18
Nello scambio poetico estremo tra Dante e Giovanni del Virgilio si
prola dunque un invito allesule orentino da parte dello Studio bolognese di arti e medicina, un invito se dobbiamo prestar fede al maestro di grammatica che non ha valore soltanto personale, ma che
esprime unaspirazione condivisa allinterno dellambiente accademico. Sappiamo del resto che a Bologna Dante pu contare su convinti
estimatori.19 Linvito fu respinto, e la morte inattesa del poeta sbarr
la strada ad eventuali ulteriori offerte, ma non si pu fare a meno di
notare che a nemmeno un anno di distanza dallultimo diniego dantesco, tutti i protagonisti dellarcadica nzione si trovano riuniti proprio
a Bologna: Mopso (Giovanni del Virgilio), eletto dagli studenti, tiene
il corso di retorica salariato dal Comune, Guido Novello da Polenta
il callido Iolla che sorveglia nascosto il dialogo dei pastori
Capitano del Popolo, e lo stesso Alfesibeo (Feduccio Milotti) viene
ospitato in casa di Mondino de Liuzzi, medico come Feduccio e reggente nello Studio come Giovanni del Virgilio. Quanto a Melibeo, il
G.P. Raffa, Dantes Mocking Pastoral Muse, in Dante studies , civ 1996, pp. 271-91.
17. Egl., iv 84-87, con implicito richiamo ad Apollo invocato in Par., i 13-15 e 22-27, e
allormai conquistata conclusione del poema sacro.
18. Egl., iii 73-74: anche qui le glosse dello Zibaldone laurenziano sciolgono lallegoria in senso accademico ( idest maiores, mediocres et minores te duciant ).
19. Cfr. per tutti S. Bellomo, Primi cultori di Dante a Bologna, in Bologna nel Medioevo.
Atti del Convegno di Bologna, 28-29 ottobre 2002, Bologna, Ptron, 2004, pp. 207-22.
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denza, questa volta losoca, se dobbiamo prestar fede alla testimonianza dello stesso Ascolano, che nel xii capitolo del libro ii dellAcerba, a proposito della vessata questione della nobilt, propone in una
mossa un tipico problema medico-losoco: 23
Ma qui me scrisse dubitando Dante:
Son due gliuoli nati in uno parto,
E pi gentil si mostra quel dinante,
E ci converso, si come gi vedi.
Torno a Ravenna e di l non mi parto:
Dimmi, Ascolano, quel che tu ne credi.24
La risposta di Cecco inaugurata da un richiamo a quella stessa autorit del Centiloquium dello pseudo-Tolomeo cui anche Dante si riferisce e forse durante quegli stessi mesi ravennati nella Questio
e che traspare in ligrana anche in Par., ii 64-66 ( la spera ottava vi
dimostra molti / lumi, li quali e nel quale e nel quanto / notar si
posson di diversi volti ); si tratta del famoso verbum nonum dedicato
alle immagini astrologiche: Vultus huius saeculi sunt subiecti vultibus caelestibus .25 Essa rappresenta in certo modo il marchio della
nuova scienza delle immagini, modello di una forma di razionalit
scientica che a Bologna (come a Parigi, Padova e Montpellier) in
quel tempo si proponeva di ricostruire una teoria delluniverso come totalit causalmente connessa, pur tentando di mantenere aperto
alliniziativa umana lo spazio della dimensione etica: 26
letteratura , xxxix 2014, pp. 173-210, e S.B. Fabian, Correcting the Comedy with Applied
Astrology, New York, Columbia Univ. dissertation, 2014.
23. Sul contesto e sul merito di questa discussione tra Cecco e Dante si veda P.
Borsa, Sub nomine nobilitatis : Dante e Bartolo da Sassoferrato, in Studi dedicati a
Gennaro Barbarisi, a cura di C. Berra e M. Mari, Milano, Cuem, 2007, pp. 59-121, alle
pp. 80-82. D conto delle discussioni mediche sul problema dellereditariet M. van
der Lugt, Les maladies hrditaires dans la pense scolastique (XIIe-XVIe sicles), in Lhrdit
entre Moyen ge et poque Moderne. Perspective historiques, d. par M. van der Lugt e C.
Miramon, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2008, pp. 273-420.
24. Acerba, ii 12 1439-44; per il testo ho seguito Cecco dAscoli (Francesco Stabili), LAcerba (Acerba etas), a cura di M. Albertazzi, Lavis, La Finestra, 2002.
25. Cfr. il commento di M. Rinaldi a Dante Alighieri, Questio, xxi 72, in Id., Epistole. Egloge, cit., pp. 738-39.
26. Cfr. N. Weill-Parot, Causalit astrale et science des images au Moyen ge: lments
de rexion, in Revue dhistoire des sciences , lii 1999, pp. 207-40, in partic. a p. 225;
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Vale forse notare, nella risposta di Cecco, lo speciale segno di riconoscimento indirizzato a Dante come pregiatore di Tolomeo, un
riconoscimento che si potrebbe denire di natura professionale e
che ci conduce a porre la questione fondamentale nellesaminare i
rapporti di Dante con lo Studio bolognese di medicina e arti: posto
che in quellambiente si trovava collocata in modo allora preminente
in Italia una comunit professionale di philosophi, cio di specialisti
della scienza aristotelica strettamente collegata allinsegnamento della medicina, lesule orentino poteva in qualche modo considerarsi
ed essere considerato parte di quella comunit?28
La domanda coinvolge direttamente il problema del rapporto di
Dante con la losoa e soprattutto quello della sua autocoscienza di
losofo. Non difcile notare, ed stato in effetti notato, dal Convivio
Id., Les Images astrologiques au Moyen ge et la Renaissance. Spculations intellectuelles
et pratiques magiques (XIIe-XVe sicle), Paris, Champion, 2002, pp. 416-18 e 562-64; J.-P.
Boudet, Nature et contre-nature dans lastrologie mdivale. Le cas du Centiloquium du Pseudo-Ptolme, in La nature comme source de la morale au Moyen ge, d. par M. van der Lugt,
Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2014, pp. 383-410; Id., Astrology between Rational
Science and Divine Inspiration. The Pseudo-Ptolemys Centiloquium, in Dialogues among Books
in Medieval Western Magic and Divination, ed. by S. Rapisarda and E. Niblaeus, ivi, id.,
2014, pp. 47-73.
27. Acerba, ii 12 1445-50.
28. Ma di professione per il losofo si pu parlare secondo Dante non come la
intende colui ch amico di scienza per utilitade (Conv., iii 11 10) a cui sono rivolti
quegli sferzanti accenti di Conv., iv 27 8-9, che paiono essere diretti in prima istanza
proprio contro lo Studio bolognese , ma solo nel senso di chi si dedica a dispensare
quello pane orzato del quale si satolleranno migliaia (e sulla concezione dantesca
del pane della losoa si veda il prezioso contributo di L. Bianchi, Noli comedere panem philosophorum inutiliter . Dante Alighieri and John of Jandun on Philosophical Bread, in
Tijdschrift voor Filosoe , lxxv 2013, pp. 335-55). Da questo punto di vista il rapporto
che si viene indagando di Dante con lo Studio bolognese di medicina e arti si mantiene
sempre su un piano ambivalente di afnit e di ripulsa, di cui le Egloghe portano evidente testimonianza, come verr messo in rilievo qui in conclusione.
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alla Monarchia una differenza sostanziale di atteggiamento in questo
senso.29 Se infatti nel prosimetro lautore si propone come un seguace della donna gentile, che non degno tuttavia di sedere alla tavola
ove si apparecchia il pane degli angeli, nel trattato politico si possono
invece cogliere aperte rivendicazioni di appartenenza alla categoria,
che accreditano lautore come qualcuno che in grado di compiere lattivit losoca, di losofare in prima persona.30 Si veda ad
esempio Mon., i 9 2, dove nel contesto della quinta argomentazione
a favore della monarchia universale si propone lordine astronomico
a modello dellorganizzazione politica del genere umano, senzaltro
assumendo che lordine dei cieli patente agli occhi del losofo: ut
phylosophando evidentissime humana ratio deprehendit, si vere sillogizatum est . Si veda ancora Mon., ii 2 3, un passo cruciale poich
inserito nella denizione del principio su cui si regge tutta largomentazione del secondo libro, dove si afferma che la regione celeste
lo strumento perfetto dellarte divina, ut ex hiis patet que de celo
phylosophamur .31 Ma soprattutto nel prologo al primo libro che
Dante si pone alla medesima altezza di Aristotele, Cicerone ed Euclide, rivendicando a s il compito di trarre dai suoi nascondigli la notitia
utilissima della monarchia universale.
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Il passo, sulla scorta degli studi pionieristici di Edward Moore sulle
fonti dantesche, stato sin qui riferito al decimo capitolo di un breve
trattato di morale psicosomatica che il medico di Pergamo compose
su richiesta di un proprio allievo, il De cognoscendis curandisque animi
morbis, noto anche sotto il titolo De propriorum animi cuiuslibet affectuum
dignotione et curatione.33 Ma lo stesso Moore avvertiva che si trattava
probabilmente di una citazione indiretta, forse fruita da Dante con la
mediazione di un orilegio. In effetti, quello che si legge nellultimo
capitolo dellopera non corrisponde pienamente al discorso dantesco: vi si trova infatti che chi si esercita nellautocontrollo razionale
ottiene col passare del tempo sempre migliori risultati, senza alcun
riferimento al piano propriamente cognitivo rispetto al quale la presenza dellerrore nella mente del discente raddoppierebbe il tempo
necessario allacquisizione della conoscenza.34 Nonostante le cautele
di Moore, la sua stessa autorit di dantista ha certamente favorito
lindiscussa ricezione della identicazione della fonte in tutte le edizioni e gli studi posteriori.35 Solo di recente Vivian Nutton, ottimo
veritatis ). Per certi versi la citazione esplicita di Galeno potrebbe apparire funzionale proprio alla volont di sviare lattenzione dal richiamo a unauctoritas piuttosto
controversa, in cui trova espressione la polemica antireligiosa di Averro, e a cui far
riferimento anche Marsilio da Padova nel primo capitolo della Dictio ii del Defensor
Pacis, ancora un contesto in cui vengono elencati gli ostacoli (impedimenta) al raggiungimento della verit scientica: cfr. M. Grignaschi, Indagine sui passi del Commento
suscettibili di aver promosso la formazione di un averroismo politico, in Laverroismo in Italia. Atti
del xl Convegno internazionale dellAccademia Nazionale dei Lincei, Roma, 18-20
aprile 1977, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1979, pp. 237-78.
33. Cfr. E. Moore, Studies in Dante. First series. Scripture and Classical Authors in Dante,
Oxford, Clarendon Press, 1896, p. 297. Dal pi recente editore critico lopera viene considerata come la prima parte di un trattato complessivo sulle passioni e gli errori dellanima, cfr. Claudi Galeni Pergameni Per psiches pathon kai hamartematon, a cura di G.
Magnaldi, Roma, Ist. Poligraco dello Stato, 1999; inquadramento storico-critico e trad.
it. in Galeno, Le passioni e gli errori dellanima. Opere morali, a cura di M. Menghi e M. Vegetti, Venezia, Marsilio, 1984 (per la traduzione di questo trattato si veda alle pp. 23-59).
34. Per comodit di raffronto cito dalla trad. latina cinquecentesca di Johann Guinter dAndernach che accompagna il testo greco nelled. di riferimento: Quippe ubi
rationis particeps anima nondum exercitata maximis etiam affectibus imperavit, magis
id duplici temporis spatio, incremento accepto, factura esse liquet (Claudii Galeni
Opera omnia, edizionem curavit d. C.G. Khn, Lipsiae, in ofcina libraria Car. Cnoblochii, 1823, to. v p. 56).
35. Mi assumo le mie responsabilit: ancora alloscuro del contributo di cui alla pros-
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fuorviati da un cattivo insegnamento, sar doppio il tempo richiesto
per arrivare alla meta, come afferma Galeno nel settimo libro del De
ingenio sanitatis. La formulazione dellanonimo magister ricalca da vicino quella di Dante e la citazione esplicita si lascia facilmente vericare nella versione di Burgundio di Pisa, ampiamente diffusa in ambito
bolognese, e di recente completata da Pietro dAbano:
Propter quod bene Galienus inquit tales duplici tempore indigere ad scientiam
acquirendam (Mon., i 13 6).
Si autem erronei magistri intentione discipulus fuerit annutritus, duplici tempore indigebit: primo in erroris eversione (?), secundo in veritatis
assertione, ut scribitur De sanitatis
ingenio libro 7o (ms. Cesena, Malat.
D XXVI 1, f. 109r).
Ricollocata anche questa signicativa tessera, a anco dellaltro implicito segnale che rimanda ad Averro e ai principia losoci, il tessuto
argomentativo di Mon., i 13 6, volto a corroborare la minore premessa
del sillogismo su cui si impernia tutto il capitolo, evidenzia ormai una
trama che rinvia al genere dei sermoni accademici di ambito losoco e medico, tipici esercizi retorici a quel tempo praticati dai maestri
dello Studio bolognese. proprio la traccia offerta dal sermo cesenate
a dare conferma dellintuizione di Moore, condivisa anche da Nutton: non necessario presuppore un accesso diretto di Dante ad un
manuale specialistico di medicina pratica come la Methodus medendi di
ctoritatem tria notanda occurrunt. Primum est qualiter principium habeatur a magistro, secundum est qualiter perfectio habeatur a studio, sed tertium est adaptatio
ad propositum . La natura encomiastica e loccasione del testo desumibile da passi
come questo: Et dico presentem auctoritatem merito adaptari, nam magister A. in
suo principio tam Bononie quam in aliis civitatibus inter doctores, dum fuit ipsorum
discipulus qui modo dignissimus est magister, semper sibi meliores elegit, et tale principium sic laudabile habuit per longa tempora (ms. Cesena, Biblioteca Malatestiana,
D XXVI 1, f. 109r).
39. Galenus, Liber de ingenio sanitatis (sive Therapeutice, sive Macrotegni, sive Methodus
medendi), vii 3, transl. Burgundionis Pisani, in Galeni Opera, Venetiis, Filippo Pinzi,
1490, ii f. 191va.
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zione, attraverso proprie argomentazioni e confutando quelle degli
avversari.42 Con la Questio Dante dunque si appropria di unautorit
dichiaratamente magistrale, compie un atto professionale riservato
ad una ben precisa categoria di scienziati e docenti, e quindi implicitamente reclama il riconoscimento della propria appartenenza a
quella categoria, ad essere cio riconosciuto come magister.
Non sono in effetti del tutto assenti attestazioni di tale riconoscimento nei documenti contemporanei. Basti pensare agli atti in cui
ad Avignone, nellambito della preparazione dei processi inquisitoriali contro i Visconti, venne escussa la testimonianza di Bartolomeo
Cagnolati, dapprima richiesto dai signori milanesi dei suoi servizi di
negromante e affatturatore e poi arruolato dalla Curia avignonese
come informatore e agente segreto presso i medesimi Visconti. Se
ne trae che nel maggio del 1320 Galeazzo a Piacenza aveva tentato di
coinvolgere da Verona nellaffare magistrum Dantem Aleguirum
de Florentia .43 Lattestazione pu certo essere in qualche modo derubricata come proveniente da un laico forse non bene informato,
ma occorre notare che nella documentazione avignonese del processo il titolo accademico sembra essere attribuito con precisione notarile, tralasciato ad esempio nel caso di Pietro da Marano, lesperto
42. Sullatto scolastico della questione disputata si veda soprattutto B. Bazn-J.W.
Wippel-G. Fransen-D. Jacquart, Les questions disputes et les questions quodlibtiques
dans les facults de thologie, de droit et de mdecine, Turnhout, Brepols, 1985; gli studi di A.
Maier riuniti in University Training in Medieval Europe, Leiden-New York-Kln, Brill,
1994; O. Weijers, Queritur utrum. Recherches sur la disputatio dans les universits mdivales,
Turnhout, Brepols, 2009, e ora, specicamente sul caso bolognese, C. Crisciani-R.
Lambertini-A. Tabarroni, Due manoscritti con questioni mediche. Note e schede (prima met
del XIV secolo), in Frontires des savoirs en Italie lpoque des premires universits (XIIIe-XIVe
sicle), d. par J. Chandelier et A. Robert, Roma, cole franaise de Rome, 2015, pp.
388-431.
43. Cfr. K. Eubel, Vom Zaubereiunwesen anfangs des 14. Jahrhunderts, in Historischen
Jahrbuch , xviii 1897, pp. 608-31; G. Biscaro, Dante Alighieri e i sortilegi di Matteo e Galeazzo Visconti contro papa Giovanni XXII, in Archivio storico lombardo , s. v, xlvii 1920,
pp. 446-81; Id., Dante a Ravenna. Indagini storiche, in Bullettino dellIstituto Storico Italiano , xli 1921, pp. 1-142. Sul contesto politico e amministrativo di queste procedure
inquisitoriali si veda ora limportante studio di S. Parent, Dans les abysses de lIndlit.
Les procs contre les ennemis de lEglise en Italie au temps de Jean XXIIe (1316-1334), Roma,
cole franaise de Rome, 2014. Per la menzione di Dante come magister cfr. Eubel, Vom
Zaubereiunwesen, cit., p. 621, e Biscaro, Dante a Ravenna, cit., p. 129.
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dato biograco, se cio Dante abbia veramente in qualche modo e da
qualche parte ottenuto la qualica di magister in artibus, e magari proprio in astrologia, quanto piuttosto mettere in rilievo come un ambiente quale quello dello Studio bolognese di medicina e arti potesse
per molti versi sentire Dante come non estraneo, come un interlocutore riconosciuto, per quanto anomalo e forse irritante per il suo
carattere irregolare. E daltra parte come anche per Dante lambiente
dello Studio bolognese, frequentato e illustrato da personaggi come
Gentile da Cingoli, Giacomo da Pistoia, Bartolomeo da Varignana,
Dino del Garbo, Angelo dArezzo, Mondino dei Liuzzi, Antonio da
Parma, potesse essere culturalmente prossimo.
6. Conformia vite
Torniamo, in limine, allultimo approdo delle Egloghe: dopotutto
questa lunica testimonianza diretta di come Dante veda il mondo
dei magistri bolognesi. Lultima egloga si apre con limmagine del sole
che, a mezza primavera, inonda di luce ogni cosa e i campi di calore.47
Pur se a un anno di distanza (a dar fede ancora una volta alla glossa
laurenziana), lautore raccoglie il lo rimasto in sospeso ssando
nuovamente linquadratura sullastro maggiore, la cui discesa tra i
monti aveva chiuso la responsiva di Giovanni del Virgilio. Ma come
l il canto taceva al sopraggiungere dei compagni pastori, ora invece
il dialogo bucolico ben presto occupa il proscenio, ancora per sotto
il segno del narcotico profumo della losoa.48 La piena luce del
meriggio, il riposo delle membra, il carico danni e desperienza dei
due vecchi pastori conducono alla speculazione. Dei due Alfesibeo
a salire in cattedra, sulla verticale del suo bastone di pero nodoso: a
Primi momenti della fortuna della Monarchia di Dante, in Ead., Dante. Letture critiche e lologiche, a cura di R. Abardo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2014, pp. 141-59; E.
Bertin, Primi appunti su Ubaldo di Bastiano da Gubbio, lettore e censore della Monarchia, in
LAlighieri , xxx 2007, pp. 103-19; Id., Nuovi argomenti per lidiograa di un testimone del
Teleutelogio di Ubaldo di Bastiano da Gubbio, in Filologia italiana , iv 2007, pp. 79-87.
47. Egl., iv 5-6: resque refulgentes, solite superarier umbris, / vincebant umbras et
fervere rura sinebant .
48. Egl., iv 12-13: Tityrus hic annosus enim defensus acerna / fronte soporifero
gravis incumbebat odori .
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medicina e arti. La tentazione alla ne coerentemente respinta, non
solo per il timore politico di Polifemo, ma per lo stesso motivo per
cui nel Convivio vengono condannati coloro che ricercano la scienza
solo per utilitade .51 Seppure culturalmente prossimo, lambiente accademico non conforme alla natura di Dante.
51. Cfr. Dante Alighieri, Convivio, iii 11 10, in Id., Opere, cit., ii pp. 464-67 (con il
relativo commento), e Fioravanti, Il Convivio e il suo pubblico, cit., pp. 18-19. Gli arida
Ciclopum [. . .] saxa sub Ethna sono giustamente ricondotti da Petoletti alle parole
di Venedico Caccianemico in Inf., xviii 63: recati a mente il nostro avaro seno ; la
ripulsa dellambiente dello Studio si ricollega al giudizio dantesco su Bologna, su cui
ancora fa testo la lezione di E. Raimondi, I canti bolognesi dell Inferno dantesco, in Dante
e Bologna nei tempi di Dante. Atti del Convegno di Bologna, 13-16 aprile 1966, Bologna,
Commissione per i Testi di Lingua, 1967, pp. 229-49 (poi in Id., Metafora e storia. Studi su
Dante e Petrarca, Torino, Einaudi, 1970, pp. 39-63).
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