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n. 33 anno 4
Genova
Fischi di carta
LETTERE DI GIOVANI FISCHIANTI
IN QUESTO NUMERO
Planetario He invented a muse: her name was mediocrity - L. Calpurni
Il martin pescatore - F. Ghillino
Le poesie dei lettori | I sorci della gelosia - N. Giana
Elementi
www.fischidicarta.it
Dicono che del maiale non si butti via nulla e, personalmente, sono
sostanzialmente daccordo. Il tema per questo breve editoriale stato evocato
durante una cena in osteria nel freddo di Bologna e precisamente parte proprio
dal maiale, anzi dalla porchetta, e da un quadro di Pieter Bruegel il Vecchio,
datato 1559, dal titolo Lotta tra il carnevale e la quaresima. In questo quadro il fuoco
converge al centro, dove campeggiano, in posta da carica, i condottieri delle
due armate: un grassone con uno spiedo (e annesso prosciutto inforcato) da un
lato e dallaltro un vecchio macilento con due aringhe su un vassoio dal lungo
manico (precisamente, il richiamo alla saracca, laringa che i contadini
mangiavano durante il rigore degli inverni e seppellivano in primavera con un
rito particolare).
Questi gli schieramenti, e noi? Noi intimamente stiamo con il carnevale, con il
grasso, con la festa; perch proprio qui che soggiace uno dei nodi fondamentali
della nostra civilt. La libert, tanto decantata in questi bui momenti del
medioevo moderno, arriva fino a noi partendo proprio da l, dal maiale. La
capacit di dissentire, di negare, lanarchismo (quello buono) che spezza i
poteri asfissianti, sovverte gli ordini, e poi le rivoluzioni, i dinieghi, risiedono
tutti l: ben prima che dalle radici democratiche degli aulici Pericle e Tucidide,
la libert si costituisce nella facolt satirica dellinsulto, nella festa giubilante,
nella libert del corpo umano, di mostrarlo, celebrarlo e accettarlo in quanto
tale. Non si parla di dionisismi, si badi, ma di quel legame ancestrale con la
terra che la nostra cultura ha imparato a instradare nei binari della letteratura:
da Aristofane, Plauto, Giovenale fino ai moderni la coscienza dellOccidente
di Alessandro Mantovani
EDITORIALE
Di solito si dice che loccasione faccia luomo ladro. Nel nostro caso, loccasione fa scrivere gli editoriali, e pazienza
per chi ci voleva guadagnare qualcosa. Le dimissioni di Elisabetta Sgarbi da direttore editoriale della Bompiani (ormai
nellorbita Mondadori), per fondare una nuova casa editrice ha dato il la al proseguimento della nostra serie di articoli:
si era cominciato passando in rassegna i colossi della Grande Distribuzione Organizzata, si continuato illuminando la
misteriosa editoria online, si prosegue parlando delle case editrici indipendenti.
Leditore indipendente non fa parte di alcun gruppo, non legato a movimenti politici o religiosi, non esercita una
posizione di monopolio n sulla filiera distributiva n sulle librerie e non prevede, al suo interno, una partecipazione
societaria monopolizzante. Tenta, inoltre, di essere alternativo alle grandi case, proponendo titoli non sempre adattabili
ad un pubblico di massa, ma che garantiscano quella bibliodiversit gi in pericolo prima dellaffaire Mondazzoli. Il
manifesto dellOsservatorio degli editori indipendenti (a cui faccio riferimento e che invito a consultare) segnala che dal 2000
al 2012 il 32% dei piccoli editori fallito. Si pu trovare la causa nelle leggi del libero mercato (quel 32% non piaceva
ai consumatori ed affondato), oppure nelle conseguenze della deregulation, per cui permesso che un gruppo, o un
singolo marchio editoriale, sia proprietario della distribuzione e di una parte consistente dei punti vendita: questo rende
totalmente impossibile una contrattazione ad armi pari tra il piccolo editore, le librerie-catena e i distributori che a
queste ultime fanno riferimento. Ad alcune case, ad esempio, la filiera libreria-distribuzione sottrae il 63% del prezzo di
copertina. Leditore pu sottostare a questo monopolio, pu soccombere (le due cose non si escludono a vicenda), pu
costruire reti alternative che rispettino la bibliodiversit. Dal manifesto dellODEI: Favorire la bibliodiversit non
solo a parole significa immaginare strumenti che limitino lo squilibro tra chi pu dettare prezzi e condizioni, in virt di
un potere di concentrazione, e chi non ha altra scelta se non accettarli
di Matteo Valentini
BIBLIODIVERSIT
LIPPODROMO
di Alessandro Mantovani
Fischi di carta
PLANETARIO
Figlio della media borghesia, Philip Larkin trascorse lintera vita fuori dalle
luci della gloria letteraria, in maniera appartata e silenziosa, quasi come se
esistesse un legame intimo e solitario tra lopera e la stessa esistenza dello scrittore.
Nato a Coventry, in Inghilterra, nel 1922, lavor tutta la vita come bibliotecario
e vot lintera esistenza, fino allanno della morte avvenuta nel 1989, alla poesia
ed alla critica musicale, pubblicando quattro raccolte di versi: The North Ship,
The Less Deceived, The Withsun Wedding e High Windows. Grande appassionato
di jazz, scrisse diverse recensioni sparse su svariati quotidiani. La privazione
rappresenta per me ci che i narcisi rappresentarono per Wordsworth, dichiar
in unintervista, sottolineando lelemento della privazione come fondamentale
stimolo per la creativit nella propria opera. Larkin, per lappunto si sempre
messo a confronto con lo spirito avanguardista nato dai radicali cambiamenti
di stili e costumi non solo letterari che descrisse nelle proprie poesie con
un sguardo sommesso, quasi come se tentasse di contenere lentusiasmo per il
cambiamento malcelando una certa invidia per non poterne prendere parte.
Il poeta sente che anche lInghilterra post bellica ha un volto nuovo; svuotata
della retorica imperiale ricondotta ad un piccolo Paese insulare, divisa tra
grandi centri industriali e abitudini ancora rurali. E Larkin cerca il senso
dellesistenza al di fuori di questo mondo nuovo che sempre di pi lo attrae
e soffoca; gli interessano chiese decadenti che non ispirano pi sensazioni
mistiche; desolate periferie; interessato a svelare il mistero della distanza tra
maturit e giovinezza, tra la high window e il suolo freddo, tra il paradiso della
liberazione dalla morale e linferno di una vita modesta. Invent una Musa:
il suo nome fu Mediocrit scrisse di lui il critico Derek Walcott in The Master
of the Ordinary; Larkin fa nella sua opera una continua ricerca volta ad una via
duscita tra le pieghe dellordinario, cercando un compromesso per tentare di
recuperare tempi ed attimi perduti. La poesia un rifugio per la sua incertezza,
quellincertezza che lascia trasparire da versi piani, aspri, quasi prosastici, ma
che con acuto senso ironico, da essere umano, egli ammette di avere
BIBLIOGRAFIA
K. Elam, L. M. Crisafulli, Manuale di letteratura e cultura inglese, Bononia University Press, 2009
P. Larkin, High Windows, a cura di E. Testa, Einaudi, 2002
Fischi di carta
IL MARTIN PESCATORE
di Federico Ghillino
Dicono che sotto i dieci centimetri scatti il bacio. Non posso confermare, non
so. Posso invece confermare che sotto i dieci centimetri si inizia a vedere sfocato,
a vedere male. Per questo motivo da genovese che vive a Genova non sono
mai stato in cima alla Lanterna, non ho mai visitato le segrete del Ducale e
non avevo mai letto Edoardo Firpo. Mentre le prime due sono ancora work in
progress, mi sono recentemente imbattuto nel terzo al Porto Antico, in libreria.
Firpo era un uomo daltri tempi. Per lo stipendio era un accordatore di
pianoforti. Per gli italiani era un genovese che scriveva poesie in genovese.
nato nel 1889 ed io lho incrociato sessantanni dopo la pubblicazione del suo
terzo libro di liriche, Ciammo o martinpescu, del 1955. Terzo ed ultimo pubblicato
in vita perch mor poco dopo, nel 1957. Altro su questuomo non voglio dirvi,
vi lascio alla poesia.
CIAMMO O MARTINPESCU CHO PRTE LA
Fischi di carta
LE
POESIE
DEI
LETTORI
Il mio nome Nicola Giana, ho 20 anni
e da poco ho abbracciato larte della poesia.
Diciamo che capitato cos per caso, ho
iniziato a sfogarmi su pezzetti di carta e da
l nato tutto. Non sono un professionista,
piuttosto un principiante e temporaneo
incompetente
ELEMENTI
PROMETEO E DIO
di Diletta Porcheddu
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Fischi di carta
C un gigante nella letteratura del secolo decimonono. Non era un gigante di proporzioni
tuttaltro e non era nemmeno un devastatore di villaggi o divoratori di bambini. Era un gigante
delle parole, di quelle belle, di quelle con grossi significati, di quelle che regalano illusioni a chi
le legge.
La fiaba tenebrosa che la vita di
Giacomo Leopardi non manca mai
di accendere la fantasia di chi vi si
accosta. La fiaba di questo gigante,
relegato nel corpo di un pigmeo:
un corpo fragile, scomodo, in cui si
contorce, da cui vorrebbe scappare;
sar pure una fiaba, ma non di certo
per bambini. Eppure lintera opera del
recanatese legata a doppio filo con
limmagine della fanciullezza, lunico
periodo ci dice Leopardi in cui
possibile scorgere allorizzonte il tenue
fantasma della felicit, flebile come un
ricordo, effimera come unillusione.
Lamore per chi non ancora
gravato dal peso dellesperienza, lo
porta a progettare persino una Lettera
a un giovane del XX secolo, proponimento
(che non verr poi realizzato) in
completa sintonia con le riflessioni
dello Zibaldone e dei Pensieri, in cui
spesso lautore prende i giovani
inesperti sotto la sua ala per guidarli,
per consigliare loro di godere delle
passioni ignorando i freni imposti dai
vecchi, perch sono semplicemente
frutto della loro invidia.
I giovani scorrono sotto lo sguardo
di Giacomo come meteore iridescenti,
come lucciole in un mondo tenebroso
che va disfacendosi sotto i colpi della
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Il gigante fissa il tramonto e il mondo che muore al di l della finestra. Un altro giorno passato e nel
profondo sente un brivido per tutto quello che si cela al di l del suo campo visivo, al di l della siepe che
si staglia laggi, per scoprire il mistero dellultimo orizzonte.
Il gigante guarda e gode della bellezza insita in ogni sfumatura del mondo, non pensa, si lascia
semplicemente naufragare
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LA PROSSA DEI
LETTORI
Ho 31 anni e sono di origini calabresi, anche se gli studi
universitari mi hanno portato lontano da casa, a Torino.
Cinque anni fa ho realizzato il desiderio di ritrovare tutti i
giorni sotto il naso lodore del mare di casa, trasferendomi
a Genova; qui ho rispolverato la mia vecchia passione per la
scrittura grazie soprattutto a Sergio Badino e ai suoi corsi di
narrativa. Scrivo per guardarmi dallaltra parte degli occhi,
per sco prirmi e scoprire di pi, per fermare davanti ad un
punto i miei pensieri e condividerli con chi avr il piacere di
leggerli.
LA VOCE DI UN ALTRO
di Antonio Lidonnici
braccio.
Norma, cos si chiamava, aveva iniziato
allora a farmi un sacco di domande
alle quali risposi tranquillamente e con
gran gentilezza; da me riusc a scoprire
che lavoravo in giro per le piazze e che
facevo un mucchio di cose interessanti.
Si era accorta che avevo caldo perch
continuava a ciondolarmi la testa come se
dovessi addormentarmi da un momento
allaltro e mi aveva offerto della limonata
fresca che aveva con s; fui per costretto
a rifiutare: certe bevande mi davano
decisamente fastidio.
Sembrava offesa dal mio rifiuto,
ed il mio padrone se ne era accorto;
prontamente si era allora prodigato in una
serie di battute delle sue, di quelle che di
solito facevano piegare in due il pubblico
dal ridere: Norma aveva allora iniziato
a ridere di gusto, ed io con lei. Mi stavo
innamorando di quella ragazza, inutile
dirlo, e secondo me lei ricambiava: perch
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INFISCHIATENE
SELLERIO 2015
di Francesca Torre
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CONTATTI
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REDAZIONE
Federico Ghillino
Silvio Magnolo
Alessandro Mantovani
Emanuele Pon
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COLLABORATORI
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Paolo Palermo, Diletta Porcheddu, Francesca Torre
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