Vous êtes sur la page 1sur 12

VERSO

UN’INTERPRETAZIONE COGNITIVA
DELL’ETICA E DELL’ECONOMIA
CONSIDERAZIONI VITALI E GLOBALI

ALESSANDRO BERTIROTTI

Permalink: http://www.neuroscienze.net/?p=1543

http://www.whatthebleep.com/download/neurons1600x1200.png

1
I
l comportamento etico dell’umanità dipende dal comportamento sociale delle popo-
lazioni di neuroni. Nel nostro cervello sono scritti i progetti etici dell’intera umanità
ed è necessario comprenderli, per meglio assecondare la natura etica dell’uomo.

Le funzioni cerebrali si originano dall’attività del sistema nervoso centrale (SNC). La


corteccia cerebrale è la sede delle facoltà più evolute della nostra specie. L’elemento di
partenza delle funzioni cerebrali è il neurone, il quale è sottoposto ad imput eccitatori
ed inibitori da parte di altri neuroni, affinché i messaggi da trasmettere mantengano
sempre una discreta dose di equilibrio generale.

I neuroni organizzano la loro attività all’interno di una popolazione di neuroni. Ogni


neurone riceve e invia impulsi a seconda delle sue connessioni all’interno della popola-
zione, e quando la densità di queste connessioni supera una precisa soglia i neuroni
cominciano ad interagire spontaneamente tra di loro (è questo il caso in cui si parla di
popolazioni di neuroni). La soglia che determina il passaggio di stato dipende dal rap-
porto fra impulsi inviati e ricevuti. In altre parole, se i messaggi che una popolazione
di neuroni riceve sono circa 10 e quelli che invia ad altre popolazioni sono altrettanti,
quella popolazione neuronale agisce autonomamente, ossia senza ulteriori impulsi
esterni a se stessa. La popolazione di neuroni in questione si trova in uno stato di
equilibrio. Questa situazione (attività di fondo) prende il nome di attrattore puntiforme,
ed è lo stato verso cui la popolazione di neuroni tende a tornare dopo una perturba-
zione (Freeman W.J., 1999). In altre parole, i singoli neuroni formano entità macro-
scopiche, all’interno delle quali ogni elemento è per lo più autonomo, ma costantemen-
te coinvolto nell’attività macroscopica che tende a perseguire uno stato costante di
equilibrio fra imput ricevuti ed output inviati.

L’attività cerebrale è data dalle variazioni di stato degli attrattori puntiformi, i quali
determinano i processi cognitivi, per mezzo degli attrattori a ciclo limite (Freeman W.J.,

2
ibidem). Questi ultimi corrispondono alle situazioni in cui gli attrattori puntiformi ven-
gono ignorati (sono cioè in stato di apparente silenzio) e si verifica un apprendimento.
Quando il rapporto fra lo stato di partenza (attrattore puntiforme) e lo stato di attività
(attrattori a ciclo limite) supera una determinata soglia, il sistema non può più tornare
indietro, ed è costretto a trovare un nuovo valore di stabilità. Sempre in riferimento
all’esempio precedente, se i messaggi che riceve sono 20 rispetto a quelli che trasmette
che rimangono 10, quella popolazione di neuroni deve adattarsi ad un nuovo equilibrio
cercando di trasmettere all’esterno ancora 10 messaggi in più. In questo caso, con
l’aggiunta iniziale e finale di 20 messaggi totali (10 in entrata e 10 in uscita per adat-
tarsi) si verifica un apprendimento, ossia una conoscenza nuova.

Il risultato è la formazione di una configurazione spaziale di modulazione di ampiez-


za o configurazione di AM (Freeman W.J., idem). Tutti i neuroni, in qualsiasi zona della
corteccia, partecipano alla formazione delle configurazioni di AM, e sono queste che
variano con l’apprendimento. La caratteristica fondamentale delle configurazioni di AM
è che variano nel tempo, perché sono determinate dalla variabilità riscontrata
nell’attività neuronale. Si tratta di una variabilità delle configurazioni di AM che le
rende uniche e particolari per ogni singolo individuo, perché sono determinate da ogni
singola variazione sinaptica (la sinapsi è il luogo dove i collegamenti neuronali si verifi-
cano), e quindi risultano legate all’esperienza personale di ogni individuo. In sostanza
siamo in presenza di una attività sociale neurologica, di un vero e proprio processo di
generalizzazione a livello sinaptico, che si basa in effetti una una relazione che po-
tremmo definire economica.

Il termine economia deriva dal latino eco nomos, ossia regole dell’ambiente, oppure
norme dell’ambiente. Le configurazioni di AM sono metaforicamente simili alle relazioni
economiche che gli esseri umani (e le culture) stabiliscono fra loro, e la differenza di
modulazione economica (i messaggi in entrata rispetto a quelli in uscita, circa la pro-
duzione, il valore, le merci, etc., di un qualsiasi mercato) stabilisce la formazione di
una mentalità economica condivisa. È proprio questa condivisione concreta delle regole
del mercato che veicolano la formazione di una mentalità corrispondente, come è lecito
supporre che il cambiamento di alcune caratteristiche concrete rappresentate da que-
sta mentalità possano veicolare la formazione di ulteriori idee economiche collocabili
però nel tempo, ossia soggette ad un rapporto costante fra passato e futuro.

In effetti, l’importanza di queste configurazioni è che esse sono alla base della co-
struzione del significato, che non nasce direttamente dal mondo esterno, poiché il cer-
vello utilizza precedenti elementi per costruire i significati. Il cervello non riceve tra-
scrizioni dirette del mondo che lo circonda, ma ne crea al suo interno un’immagine che
dipende dalla sua storia personale.

Ci stiamo avvicinando al nocciolo del problema, ossia alla costruzione neurocogniti-


va di significati etici, partendo proprio dalla comprensione del come si originano quelle
azioni che permettono all’individuo di relazionarsi col mondo, secondo la necessaria
espressione economica.

3
La costruzione di un significato etico-economico avviene attraverso la formazione
dell’intenzionalità. Essa è un processo che permette agli uomini (e ad altri animali) di
agire in relazione ad un obiettivo futuro. Le azioni che caratterizzano la nostra vita
quotidiana emergono lungo una sequenza che si può suddividere in tre stadi. Ad un
primo stadio, emergono nel cervello gli obiettivi verso cui indirizzare le azioni. Nel se-
condo stadio, si agisce e si costruiscono significati dopo aver ricevuto a livello senso-
riale le conseguenze delle proprie azioni. Infine, nel terzo stadio l’apprendimento modi-
fica topologicamente le configurazioni delle reti neuronali del cervello. L’insieme di que-
sti tre stadi è accompagnato da svariati processi dinamici che preparano il corpo
all’azione, e ciò che si percepisce della preparazione ad essa sono le emozioni. Tutti i
comportamenti intenzionali sono emotivi, e nascono dall’auto-organizzazione
dell’attività neurale, grazie all’azione del sistema limbico, nel quale si evidenziano con-
figurazioni di AM emotivamente rilevanti.

Ogni essere umano si rende conto dei propri significati per mezzo di consapevolezza
e coscienza. La consapevolezza è un’esperienza elaborata neurologicamente che si pro-
duce nel nostro cervello. La coscienza è quel processo che permette alla successione
degli stati di consapevolezza di avere significato per l’individuo.

Come sono collegate esperienza e coscienza nel cervello e dunque nei processi men-
tali? Con l’invenzione della causalità, grazie alla quale il cervello pone il relazione un
precedente (causa) con un conseguente (effetto). Si tratta di una spiegazione ottenuta,
elaborata o individuata in termini statistici, perché si cerca di capire quante possibilità
vi sono che un’azione (soprattutto di carattere economico, dunque necessariamente
anche etico) determini un particolare risultato.

L’esperienza soggettiva, quella riferibile alle azioni consapevoli, è vissuta come una
catena di causalità lineare. La nostra intenzione ad agire è la causa di quello che si ve-
rificherà. In questo modo gli individui si spiegano le dinamiche delle interazioni sociali,
anche in riferimento alle condotte eticamente ed economicamente rilevanti. Le nostre
scelte etiche ed economiche dipendono dunque da quanto il cervello modificherà le
proprie configurazioni di AM, affinché si possano ipotizzare azioni probabili in grado di
ottenere un equilibrio cognitivo fra la sicurezza di rimanere in vita ed il desiderio di li-
bertà. La soluzione fra questi due antipodi culturali è la ricerca del più giusto nel mo-
mento migliore, in grado di equilibrare le configurazioni perturbate di nuovi dati raccol-
ti. In questo modo il comportamento etico umano si presenta come il risultato di un
calcolo probabilistico che va dal particolare al generale, utilizzando un percorso cogni-
tivo che lega la necessità di mantenersi in vita come singolo e mantenersi utile come cul-
tura. Così si formano anche i significati personali, culturali perché anche etico-
economici, durante la più importante attività cognitiva, quella adattativa.

È dunque l’azione che origina il pensiero, ossia la conoscenza, proprio perché la co-
noscenza stessa è di tipo evoluzionistico, ossia, popperianamente parlando, esercita e
costituisce un controllo costante delle elaborazioni mentali in un ambiente (economia).

Queste premesse, collocate all’interno di una visione antropologica, pongono la que-


stione dell’arte del vivere (il più giusto nel momento migliore per l’adattamento), come il

4
fondamento tanto dell’etica quanto dell’economa e dunque di un ben-essere generaliz-
zato legato alla qualità della vita.

La domanda cruciale diventa dunque: Quale scopo comune è giudicato un bene da


perseguire? Ecco perché la questione etica oggi è diventata una questione cognitivo-
economica e deve essere interpretata facendo riferimento alla funzionalità cerebrale,
piuttosto che solo alle visioni filosofiche tradizionali.

Di fronte a tutto ciò che ci circonda, il nostro cervello opera continue attribuzioni di
senso, grazie alle quali si spiegano cause e motivi di ciò che ci accade. Come abbiamo
detto, la causalità, che è una configurazione di AM presente nel cervello (piuttosto che
negli eventi), si manifesta con l’espressione contemporanea di due flussi di attività:
quella del neurone che influisce sulla popolazione di appartenenza, e quella della po-
polazione sul singolo neurone, esattamente come accade nella società, dove il singolo
influisce sul globale e questo sul singolo.

Il vincolo micro-macro limita la libertà degli elementi impedendo che l’attività del sin-
golo determini azioni indipendentemente dall’intervento degli altri. Il ruolo della con-
sapevolezza è quello di agire come un veicolo per raggiungere l’ordine globale, inte-
grando fra loro le attività che derivano dai vari componenti. La coscienza si inserisce in
questo meccanismo con la funzione di creare una sequenza di stati globali e vitali di
consapevolezza.

È dunque la coscienza che indirizza l’attività caotica, anche economicamente rile-


vante, verso un ordine globale, favorendo l’assimilazione dei dati provenienti dal mon-
do, attraverso l’uso della ragione, da intendersi come configurazioni di AM continue.

L’allontanamento delle configurazioni di attività locali, rispetto al parametro di ordi-


ne globale (ossia il distacco di una popolazione di neuroni dall’integrazione con le re-
stanti popolazioni di neuroni), determina le azioni che noi interpretiamo come sconsi-
derate, sbadate o inconsce. Allo stesso modo accade quando un gruppo sociale di indi-
vidui, nella sua cognizione del mondo (si pensi a coloro che esercitano violenza negli
stadi di calcio), si distacca dalle cognizioni globali (quelle legate ai valori pacifici pre-
senti nello sport) nelle quali il gruppo è comunque immerso. Il compito della coscienza
quindi, non è quello di dirigere o governare la ragione, ma quello di uniformare le
fluttuazioni caotiche verso un unico parametro globale.

L’ordine globale permette un’assimilazione nei confronti del mondo, e quelli che
l’individuo elabora rispetto ad esso sono gli obiettivi e le motivazioni. Le nostre azioni
sono viste dagli altri, ma anche da noi stessi, come un mezzo per raggiungere uno
scopo, o come l’espressione dei significati personali, tanto etici quanto economici. La
coscienza permette all’organismo di percepire il mondo ed agire in modo razionale al
suo interno. In altre parole, il sistema nervoso crea una configurazione di attività che
permette la rappresentazione del mondo e l’azione che ne consegue, ed il significato
emerge dalle AM. Ogni apprendimento modifica questa situazione, la quale sorge dal
mondo in termini di consapevolezza e coscienza, creando una naturale propensione
per il verosimilmente giusto e migliore per l’adattamento del singolo e del gruppo, che

5
definiamo in ottica culturale globale etica.

In ottica neurocognitiva, l’etica è il risultato finale di atteggiamenti mentali condivisi.


Gli esseri umani, in qualsiasi luogo e spazio, sviluppano atteggiamenti. L’esistenza
umana, come abbiamo appena affermato, è caratterizzata dall’azione, intesa come ese-
cuzione di compiti e loro progettazione (Rizzolatti G., Senigaglia C., 2006). La capacità
di agire sviluppa negli esseri umani la consapevolezza di ciò che si è fatto ed induce al-
la formazione di un atteggiamento mentale che definiremo di progettualità (Tomasello
M., 2005). Questa abilità, ossia la capacità di essere consapevoli della situazione nella
quale ci si trova per individuare gli obiettivi verso i quali rivolgersi (estensione cultura-
le delle potenzialità dei mirror neurons), è fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi
cultura ed è alla base dell’etica del terzo millennio, che definiremo etica vitale, globa-
le ed economica. Ecco perché in questa sede gli atteggiamenti sono considerati veri e
propri operazioni mentali, che si esprimono, in prima istanza, sotto forma di immagini
mentali.

Tutte le rappresentazioni create nella mente modificano le configurazioni neuronali,


e vengono a loro volta modificate da esse. Questo tipo di legame si esprime nella sog-
gettività della percezione individuale. Come già detto, ogni configurazione si instaura
sulla precedente, e, a sua volta, funziona come base per la successiva. La conseguenza
è che ogni cervello produce configurazioni diverse ed irripetibili in altri individui, in
quanto legate al proprio e personale rapporto con l’ambiente. Risulta evidente che
l’ambiente non è portatore di significati, ma di stimoli che l’individuo inserisce
all’interno del proprio vissuto. L’individuo non vede il mondo così com’è, ma come il
cervello lo rappresenta, ed il significato deriva dall’interazione di questa visione con
l’esperienza personale. Ogni essere vivente vive circondato dai propri bisogni e dalla
spinta a soddisfarli, ma la presenza degli altri nel mondo induce a vincolare la soprav-
vivenza alla possibilità di fuggire dai predatori, di vincere la competizione per il cibo e
la riproduzione in solidarietà. E’ quindi necessario stabilire un contatto con gli altri
individui, e per questo occorre la capacità di comunicare ciò che il cervello produce, se-
condo un progetto eticamente rilevante, perché naturalmente ed economicamente
vincolante.

6
Bibliografia

 Andrews F., Szalai A., (a cura di), 1980, Quality of Life: Comparative Studies,
Sage Editions, London.
 Allardt E., 1981, Experiences from the Comparative Scandinavian Study, with a
Bibliography of the Project, in European Journal of Political Research, 9:101-111.
 Andrews F.M., Withey S., 1976, Social Indicators of Well-being. American Percep-
tions of Life-quality, Plenum Press, New York.
 Allport F.H., 1955, Theories of Perception and the Concept of Structure: a Review
and Critical Analysis with an Introduction to a Dynamic-Structural Theory of Be-
haviour, J. Willey Editions, New York.
 Barry B., 1965, Political Argument, Routledge & Kegan Paul Editions, London.
 Belk R.W., 1985, Materialism: Trait Aspects of Living in the Material World, in
Journal of Consumer Research, 12:265-280.
 Boas F., 1998, Antropologia e vita moderna, Editori Riuniti, Milano.
 Bruner J., 1992, La ricerca del significato. Per una psicologia culturale, Borin-
ghieri Edizioni, Torino.
 Campbell A., 1981, The Sense of Well-being in America, McGraw Hill, New York.
 Drever J., 1974, Proceedings and papers: Twelfth International Congress of psy-
chology held at the University of Edinburgh, Nendeln Kraus Reprint, Edinburg-
London.
 Easterlin R.A., 1996, Does Satisfying Material Needs Increase Human Happi-
ness?, in Easterlin R.A., 1996, Growth Triumphant: The Twenty-First Century in
Historical Perspective, University of Michigan Press, Ann Arbor.
 Easterlin R.A., 1995, Will Raising the Incomes of All Increase the Happiness of
All?, in Journal of Economic Behavior and Organization, 27:35-47.
 Frank R.H., 1999, Luxury Fever. Why Money Fails to Satisfy in an Era of Excess,
The Free Press, New York.
 Frank R.H., 1997, The frame of reference as a public good, in Economic Journal,
107:1832-1847.
 Freeman W. J. e Schneider W., 1982, Changes in spatial patterns of rabbit olfac-
tory EEG with conditioning to odors, in Psychophysiology, XIX, pag. 45-56.
 Freeman W. J., 1979, Nonlinear gain mediating cortical stimulus-response rela-
tion, in Biological Cybernetics, XXXIII, pag. 237-247.
 Freeman W. J., 1999, How brain make up their Minds, trad. it. 2000, Come pen-
sa il cervello, Einaudi Editore, Torino.
 Frey B.S., Stutzer A., 2002, What Can Economists Learn from Happiness Re-
search?, in Journal of Economic Literature, 40:402-435.
 Foot P., 2001, Natural Goodness, Clarendon Press, Oxford, trad. it. 2007, La
natura del bene, Il Mulino Editore, Bologna.
 Galbraith J.K., 1969, The Affluent Society, Hamilton Editions, London.
 Galtung J., Wirak A., 1976, Human need, Human Rights and the Theories of De-
velopment, in Unesco, Applicabilty of Social Indicators to National Planning in
Thailand, Bangkok.
 Gleick J., 1988, Chaos: Making a New Science, Sphere Books, London.
 Gough J., 1982, Goals, Processes and Indicators of Food, Wealth and Energy
Development, in International Meeting; The Quality of Life and Communication in

7
Metropolitan Societies “, Fondazione Angelo Rizzoli, Palazzo Grassi, Venezia, 4-6
febbraio.
 Heller A., 1974, La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli Editore, Milano.
 Heller A., 1975, Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma.
 Heller A., 1982, The New Needs and the Quality of Life, in International Meeting:
The Quality of Life and Communication in Metropolitan Societies, Fondazione An-
gelo Rizzoli Editore, Palazzo Grassi, Venezia, 4-6 febbraio.
 Inglehart R., 1977, The Silent Revolution, Princeton University Press, Princeton,
trad. it. 1983, La rivoluzione silenziosa, Rizzoli Editore, Milano.
 Lorenz E.N., 1995, The Essence of Chaos, Paperback Editions, London.
 Maslow A., 1977, Motivazione e personalità, Armando Editore, Roma.
 Martinotti G. et Al., 1988, Milano ore 7: come vivono i milanesi, Maggioli Edito-
re, Rimini.
 Martinotti G., 1993, Metropoli, Il Mulino Editore, Bologna.
 Melucci A., 1982, L’invenzione del presente. Movimenti, identità, bisogni indivi-
duali, Il Mulino Editore, Bologna.
 Musio G., 2007, All’origine della struttura della mente, (in stampa), Firenze Uni-
versity Press, Firenze.
 Ng Y.K., 1997, A Case for Happiness, Cardinalism, and Interpersonal Compara-
bility, in Economic Journal, 107:1848-58.
 Nussbaum M., e Sen A., 1983, The Quality of Life, Clarendon Press, Oxford.
 Nuvolati G., 1993, Qualità della vita. Definizione, prospettive di analisi e indica-
tori sociali, in Sociologia urbana e rurale, anno XV, 41:99-121.
 Oswald A.J., 1997, Happiness and Economic Performance, in Economic Journal,
107:1815-1831.
 Poot G., 2004, Happiness in the Garden of Epicure, in Journal of Happiness
Studies, Special on Happiness Advice, vol. 4.
 Popper K.R., 1994, Alles Leben ist Problemlosen. Uber Erkenntnis, Geschochte
und Politik, Piper GmbH & Co., Munchen, trad. it. 2001, Tutta la vita è risolvere
problemi. Scritti sulla conoscenza, la storia e la politica, Bompiani Editore, Mila-
no.
 Popper K.R., Eccles J.C., 1977, The Self and Its Brain. An Argument for Interac-
tionism, Springer-Verlag, Berlin-London, trad. it., 1981, L’Io e il suo cervello.
Dialoghi aperti tra Popper ed Eccles, Vol. 1-2-3, Armando Editore Roma.
 Popper K.R., Lorenz K., 1985, Die Zukunft ist offen das Altenberger Gespräch mit
den texten des wiener Popper-Symposiums, R. Piper GmbH & Co KG., München,
trad. it., 2002, Il futuro è aperto. Il colloquio di Altenberg insieme con i testi del
Simposio viennese su Popper, Bompiani Editore, Bologna.
 Rizzolatti G., Sinigaglia C., 2006, So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni
a specchio, Raffaello Cortina Editore, Milano.
 Sationover J., 2001, The quantum brain: the search for freedom and the next ge-
neration of man, Wiley, New York, trad. it. 2002, Il cervello quantico, Macroedi-
zioni, Cesena.
 Schifini D'Andrea S., 1988, Livello e qualità della vita, Dipartimento di Statisti-
ca, Università degli Studi di Firenze, Firenze.
 Schroeder Manfred, 1991, Fractals, chaos, power laws : minutes from an infinite
paradise, Freeman Editions, New York.
 Sen A., 1993, Capability and Well-Being, in Nussbaum M., Sen A., (a cura di),
The Quality of Life, Clarendon Press, Oxford.
 Sen A., 1987, The Standard of Living, Cambridge University Press, Cambridge.

8
 Schopenhauer A., 2004, I manoscritti berlinesi, 1818-1830, Adelphi Editore, Mi-
lano.
 Schopenhauer A., 2003, Il mondo come volontà e rappresentazione, Mondadori
Editori, Milano.
 Sirgy M.J., 1998, Materialism and Quality of Life, in Social Indicators Research,
43:227-260.
 Spanò A., 1989, Benessere e felicità nella prospettiva della teoria della qualità
della vita, in La Critica Sociologica, 90-91:69-120.
 Steward J.H., 1955, Theory of Culture Change, The Methodology of Multilinear
Evolution, University of Illinois Press-Urbana, Illinois, trad. it., 1977, Teoria del
mutamento culturale. La metodologia dell’evoluzione multilineare, Boringhieri
Edizioni, Torino.
 Tocqueville A. de, 1996, Vita attraverso le lettere, (a cura di) Nicola Matteucci, Il
Mulino Editore, Bologna.
 Tocqueville A. de, 1835-1840, La démocratie en Amerique, trad. it., 1969, La
democrazia in America, UTET, Torino.
 Tocqueville A. de, 1831-1832 Prima Ed., 1990, Viaggio in America, (a cura di)
Umberto Coldagelli, Feltrinelli Editore, Milano.
 Tomasello M., 2005, Le origini culturali della cognizione umana, Il Mulino Edito-
re, Bologna.
 Veenhoven R., 1994, Is Happiness a Trait? Tests of the Theory that a Better Soci-
ety Does not Make People Any Happier, in Social Indicators Research, 32:101-
160.
 Vergati S., 1989, Dimensioni sociali e territoriali della qualità della vita, Euroma
Edizioni, Roma.
 Vygotskij L.S., 1990, Pensiero e linguaggio, Laterza Editore, Roma-Bari.
 Zapf W., 1984, Individuelle Wohlfahrt: Lebensbedingungen und Wahrgenommene
Lebensqualität, in Glatzer W., Zapf W., (a cura di), Lebensqualität in der Bun-
desrepublik, Campus Editions, Frankfurt a.M-New York.

9
Come pubblicare su Neuroscienze.net
Neuroscienze è una rivista on-line di informazione scientifica che tratta tematiche di
Neuroscienze, Psicologia e Scienze Cognitive.
Chi può collaborare?
Se sei un medico, un neurologo, uno psichiatra, uno psicologo, o se hai conoscenze
specifiche di neuroscienze, psicologia o scienze cognitive in genere, Neuroscienze ti offre
la possibilità di collaborare inviando i tuoi lavori.
Che percorso farà il tuo articolo?
Gli articoli ricevuti verranno considerati per la pubblicazione dall’Editorial Board e
successivamente inviati ai referee per la valutazione.
Come devono essere gli articoli?
Per poter essere pubblicato su Neuroscienze, il tuo lavoro deve rispettare le prescrizioni
contenute nella pagina “LINEE GUIDA PER GLI AUTORI“.
Come inviare il tuo articolo?
Per inviare il tuo articolo a Neuroscienze devi essere registrato al portale ed aver
effettuato l’accesso con username e password forniti al momento dell’iscrizione. A quel
punto potrai accedere direttamente alla zona riservata ed inserire autonomamente il tuo
articolo.

Linee Guida per gli Autori


Tutti i manoscritti sono soggetti a revisione redazionale. La presentazione di un articolo
per la pubblicazione NON implica il trasferimento del diritto d’autore da parte dell’autore
all’editore. Tutti i documenti sono pubblicati sotto Licenza Creative Commmons. E’
responsabilià dell’autore ottenere il permesso di riprodurre immagini, tabelle, ecc da altre
pubblicazioni.

Requisiti

Titolo, Autore e sottottotitolo: titolo, nome dell’autore e un sottotitolo sono necessari.

Parole chiave (keywords): per motivi di indicizzazione, un elenco di 3-10 parole chiave è essenziale.

Abstract: Ogni articolo deve essere accompagnato da un Abstract di un massimo di 10 righe.


Note: Evitare le note a piè di pagina. Quando necessario, numerarle consecutivamente e riportare le diciture
appropriate a piè di pagina.

Bibliografia: nel testo segnalare i riferimenti degli autori (cognomi ed anno di pubblicazione) tra parentesi.
L’elenco dei riferimenti deve essere in ordine alfabetico secondo il cognome del primo autore di ogni
riferimento. Il cognome di ogni autore è seguito dalle iniziali del nome. Si prega di citare tutti gli autori: ‘et
al.’ non è sufficiente. A questi devono seguire: l’anno tra parentesi, titolo, rivista, volume e numero delle
pagine.

Esempi:

Articoli pubblicati su Giornale: Gillberg, C. (1990). Autism and pervasive developmental


disorders. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 31, 99–119.

Libri: Atkinson, J. (2000). The developing visual brain. Oxford: Oxford University Press Oxford Psychology
Series.

Contributi a Libri: Rojahn, J, e Sisson, L. A. (1990). Stereotyped behavior. In J. L. Matson


(Ed.), Handbook of behavior modification with the mentally retarded (2nd ed.). New York: PlenumPress.

Pubblica un Articolo
Dopo esserti registrato al portale, invia il tuo articolo dalla pagina:
http://www.neuroscienze.net/?page_id=1054

Vous aimerez peut-être aussi