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Ragione e fede
in,Cialogo
smo religioso, come , la religione salvifica e risanatrice, o non piuttosto un potere arcaico e pericoloso, chc
crea falsi universalismi e perci induce all'intolleranz:r cr
dovrebber<r
prendere sul serio questo fenomeno, per cos dire, dalI'interno, assumendolo come una sfida cognitiva.u
ISBN BB_]I?_&?8]-7
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Jrgen Habermas
Joseph RatzLnger
a cura
di Giancarlo Bosetti
Jrgen Habermas
Joseph Ratzinger
Ragione e fede
in dialogo
a cura
di Giancarlo Bosetti
Marsilio
Indice
I libri di
Reset
RAGIONE E FEDE
4t
Titolo originale: Vas die Welt zusammenhtilt. Vorpolitiscbe moralische
65
&Grafica
EDIZIONE
ro98765412r
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2oos
IN
DIALOGO
<<postsecolare>>
di Giancarlo Bosetti
Jrgen Habermas
di Josepb Ratz,inger
85
Postfazione. Prove
di Massimo Rosati
di dialogo (asimmetrico)
<<postsecolare>>
di Giancarlo Bosetti
Il filosofo e il cardinale
Un eminente filosofo del nosro tempo, forse il
pi importante, e un eminente cardinale, forse il pi
importante anche prima di diventare Benedetto xvr,
concordano in queste pagine sulf idea che ragione e
fede debbano dare luogo a un dialogo, che apprendano qualche cosa L'tna daLT'altra, che si pongano
l'una all'altra come limite, che diano l.rogo tm loro
a un sistema di checks and balance reciproco, che
conrollino e tengano a freno gli eccessi I'una delI'altra, e che in questa comelazione si alimentino
beneficamente come forze complementari.
Non tutt probabilmente saranno d'accordo, n
da parte cattolica n da parre laica e liberale. E
tuttavia queste pagine sono un documento che ci
servir probabilmente a lungo per capire un,epoca,
quella che stiamo vivendo, in cui si preso atto che
i rapporti tra Ia religione e la vita pubbiica hanno
compiuto una svolta. E in questi nostri anni che
Giancarlo Bosett
stiamo prendendo atto di un cambiamento: la versione classica del racconto storico del processo di
secolazzazione, quella secondo la quale il distacco
daila religione avanza con l'avanzare della modernrzzazione, mostra molte incrinature e viene abbandonata non solo da alcuni eccentrici intellettuaii
postmodernisti o da militanti della fede che non
l'hanno mai condivisa. C' una persistenza della
religione e una sua crescente richiesta di partecipare al discorso pubblico in contrasto con quelle classiche previsioni che facevano pensare a un crescere
del disincanto e a un tendenziale ritrarsi nella dimensione privata. questa svolta concettuale che
fa da sfondo ali'impegnativo confronto pubblico tra
Jrgen Habermas e Joseph Ratzinger, promosso
dall'Accademia cattolica di Monaco di Baviera nel
gennaio del2004. Entrambi come vedremo conver-
gono qui nell'uso del concetto di <<postsecolarismo>>. Ed per questa convergenza, ttcca di molte
conseguenze, che credo che questo documento
dovr essere ricordato.
I testi che raccolgono le loro rflessioni incrociate illuminano lo stato dell'arte nei rapporti tra religiosi e laici, credenti e non credenti, tra fede e sapere, chiese e politica, in questo inzio di secolo' E
rappresentano il punto di arrivo e per diversi aspetti di intersezione, dei pensieri di due intellettuali
che vengono da lontano e che hanno, a diverso ti'
<postsecolare>
tolo, vaste aree di ascolto, due autori che non concedono niente alf improwisazione e che preparano
con molta cura i passi successivi della loro riflessione. Cos stato certamente questa volta.
Che quel cardinale sia oggi Pontefice - evenienza che certo non era da escludersi quando l'Accademia cattolica di Monaco di Baviera lo chiam a
discutere <Che cosa tiene insieme il mondo. Fondamenti morali prepolitci di uno Stato liberale>> rende le sue parole se possibile pi pesant. Dail'alra parte, hanno molto peso anche le parole di
Habermas grazie all'autorevolezza che quest ha
guadagnato con il suo lavoro filosofico che s colloca sulla linea ereditaria del progetto illuministico e
kantiano, come teorico dell'agire comunicativo,
dell'etica discorsiva e de1la democrazia deliberativa.
Enrambi preferiscono il rischio di un ragionamento pi approfondito e talvolta difficile a quello di
una semplrficaztone che perda per strada la sua
precisione. E tuttavia a nessuno pu sfuggire che in
questi due scritt che si fronteggiano, incorporando
ciascuno dei due la conoscenza del testo dell'altro,
come si desume da diversi rinvii, essi fanno reciprocamente <<concessioni>> sorprendenti, anche se in
realt 1'apparcnza di una <<concessione>> ingannevole perch le cose che essi dicono sono coerenti
con il procedere della loro personale riflessione e
anche molto aggiornate agli sviluppi pi recenti
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Giancarlo Bosetti
<postsecolare>
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chiede che le si faccia argine con qualch e altra sorsa, ma che essa riapre inevitabilmente il tema se
il progresso non consista nel liberarsene, cancellandola dalla faccta della terra con l'avanzare della
<gabbia di ferro> weberiana dello sviiuppo economico capitalistico. La risposta non sar dunque
nelie sue parole quella di una guema di religione antico dj uu che palesemente non contiene la
soluzone ma ar,rzalora 1e tesi tradizionali del secolarismo antireligioso - e tanto meno quella di una
guerra di civilt che ne sarebbe il nuovo abbigliamento aggiornato alla Huntington, ma quella di
una alleanza ftala fede e la ragione; una alleanza rn
cui la fede si consegna alla ngione affidandole il
compito di limitarne Ie tentazioni esclusiviste, in
cambio di un riconoscimento reciproco che la fede
chiede alla ragione. Una versione aggiornata de77a
fides quaerens intellectum di Anselmo di Aosta e
Canterbury, il quale sapeva bene gi pi di novecento annt fa quanto Ie rationes sono necessariae aLla fede, ma con un importante aggiornamento: la
fede fornisce alla ragione non soltanto la base su
cui lavorare ma si impegna anche a negozate con
essa i confini entro cui delmitare i reciproci campi
dr azione. Cerco di interpretare e semplificare cos
1' argoment azione r atzingeana : <<Tu an che, ragione,
devi ammettere di essere pericolosa. Non la bomba atomica una tua invenzione? Non sono le bio-
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I)
trinaa del cattolicesimo - e la difesa d questa dimensione nell'ambito delle pratiche religiose e nel
governo della Chiesa - e la dimensione pubblica
del discorso dei cristiani in quanto partecipi di una
<<polifonia> che quella della vita sociale e del gran
mondo nelia sua globalit. A1 linguaggio liberale si
addice di p il concetto di <<cacofonia>>, ma certo la
<polifonia> un passo avanti rispetto al1'<<armonia>>
e al <<concerto>> che suppongono tassativamente
una unica partitura e un solo direttore d'orchestra.
E apre la sftada, anche per un relgioso, ad accettare il <<disordine>> come una conseguenza della libert.
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Giancarlo Bosetti
lativismo l'autore della Dichiaruzione Dominus Iesus 17 documento che nell'agosto del 2000 sbarrava
la strada ad ogni possibile equivoco cicala dottrina della salvezza: essa concessa soltanto a chi vive
nella vera fede del Cristo? Ed importante ancora
quella distinzione perch consente di sceverare,
anche in casa deile altre religioni e sul piano globale, tra ie voci del fanatismo e del fondamentalismo
e quelle pi disponibili a una <<correlazione polifonica>>. Ci d un criterio per misurare 1a compatibilit di una religione con un ordine sociale libero,
tollerante e pluraiistico, evitando di far coincidere
per esempio f intero Islam con il fondamentalismo,
e consentendoci dt apprezzare, quando ci sono,
nelle diverse religioni, gli sforzi per una riforma
delle visioni esclusive e minacciose, incompatibili
con il pluralismo, e anche di promuovere la chiarificazione nel dialogo con tutte le culture. 11 che
significa che faremo meno fatica a individuare,
quando si manifestano anche nella Chiesa, le tendenze a invadere i1 campo proiettando sulla societ
regole disciplinari che devono restare confinate
nell'ambito della fede.
In questa apertura che sembra annunciare il
volto di una Chiesa illuminata e coerente con I'ispirazione dialogica del Concilio Vatcano tt, Ratzinger
non pone propriamente tutti sullo stesso piano, ma
rivendica una sorta d alleanza preferenziale tra il
<postsecolare>
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ma <<senza falso eurocentrismo>> che <<entrambi determinano la situazione globale come nessun'altra
del1e forze culturaii>>. Si tratta di una candidatura
privrlegiata - fede cristiana e ragione occidentale
pi democrazia politica - aI ruolo di primi attori
del dialogo interculturale, una iniziativa che ha
come obiettivo-guida quello dell'affermazione dei
diritti umani. Non sfugge allo stesso Ratzinger che
questa candidatura non entusiasticamente e automaticamente accettata da tutti, ma viene messa in
discussione dalle altre culture. drnqrr. difficile
da sostenere se si vuole essere coerenti con il principio che 1 dialogo interculturale esige condizioni
di parit. Ma la virt che viene fatta valerc dal cardinale a favorc del Cristianesimo nei confronti delle
altre culture e religioni non quella dei titoio di
Verit di cui essa godrebbe sul piano religioso argomento che per un cattolico owiamente continua a valere nel suo proprio ambito di fede *, ffia
quella di una maggiore victnanza, affinit, capacit di convivenza con ia democrazia liberale, nella
quale <<predomina largamente la cultun laica di
una rigorosa ruzionalit, di cui Habermas - parole
sue - ci ha fornito un'immagine persuasivarr. Questa affinit certo anche i1 risultato delle dure repliche della storia che hanno piegato le tendenze au-
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tra le culture come quello di cui il mondo ha bisogno per estendere il comune terreno dei diritti
umani. Ma rattandosi del titolare di una delle dottrine religiose in campo una certa ritrosia nel concedere uno statuto di piena pat, alle altre religioni
comprensibile. ."tto per anche che egli non
drsprczza il valore del dialogo interreligioso in
quanto <<parte>> della stessa opera di evangelizzazione, affermato anche nella Redemptoris Missio, di
Giovanni Paolo II.
Missionarismo o liberalismo?
p.
175.
In questo rapporto
attento all'equilibrio - ma
missionarismo della Chiesa e dialogo con le alue
confessioni - Pera vede invece una forma di <<ambiguit e incefiezza> quasi che la Chiesa fosse da
rimproverare per il suo timore di apparire una
potenza religiosa di tipo imperiale. Egli sembra invocare dai vertici vaticani una maggiore forza missionaria, anzich sostenere quel principio di tolletanza, di solidariet universale e di apertura a diverse identit che contenuto nella disponibilit di un
religioso a dialogare con alre religioni. Ci si potrebbe addirittura vedere un principio di germinaIe, parzalissimo e benefico relativismo. Ma non
occorre spingersi tanto in 1. Da parte di un pensie-
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Giancarlo Bosetti
ro liberale ci si aspetterebbe quanto meno un incoraggiamento al dialogo non I'istigazione alf irrigidimento dottrinario e cristologico. Tanto meno la richiesta di un missionarismo pi conflittuale.
Probabilmente ne1 dialogo con Ratzinger, i1 presidente del Senato italiano stato in buona misura
condizionato dall'ambizione politica di ar,ryicinare la
Chiesa alle posizioni del governo italiano, e di quello americano, sulla guema in lraq, e ha quindi accentuato I'impronta antislamica . Ma il cardinale ha
decisamente evitato di esporsi su questo terreno
considerandolo non pertinente per un teologoa.
un peccato che questo dialogo sia stato presentato
sotto una veste cosi politicamente orientata, anche
sull'onda del progetto di una parte della destra italiana di captare consensi in ambito religioso imitando la campagna elettorale di Bush sui moral ualues,
perch questo ha ridotto la possibilit per I'opinione italiana di percepire che nei contributi del cardinale, in questo peraltro fortunato libretto, vi erano
apporti originali tutt'altro che da sottovalutare: il
riconoscimento del caattee storicamente imeversibile della fondazione della statualit.Laica au/enuta
con l'Illuminismo e con la Rivoluzione francese ed
anche una impegnattva riflessione sul carattere <<il3
a Ivi, p. 97.
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Giancarlo Bosetti
Come ha scritto Francesco Saverio tincia, <<postsecolare>> una filosofia che <<si mostra capace di
riattivare il percorso inverso che muove dal sapere
mondano, e dal saeculum in genere, per giungere a
riprendere contatto con I'universo "altro" della
fede religiosa. Tale percorso "inverso" rispetto al
processo "discendente" in cui consiste la vicenda
della secolarizzazione, nel corso delia quale, con le
parole di Habermas "le forme di pensiero e di vita
religiose vengono sostituite da equivalenti razionali,
comunque superiori">> 6.
11 concetto di postsecolarismo stato approfondito da un autore qui citato da Habermas, Klaus
Eder, il quale ha messo in luce il paradosso della
crescita della comunicazione religiosa nella societ
della comunicazione con il risultato di una sua
di appartefienza.. Il
<postsecolare>
2)
Il
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Giancarlo Bosetti
compiere che discende da un mandato trascendente da un lato e di potenza spirituale che deve anche
manifestarsi come voce in un dialogo plurale,
La lettura di queste pagine ci pu aiutare a immaginare come i1 cardinale che qui parla di opolifonia>, di dialogo <<interculturale>> e di una Chiesa
alleata a na <<rgorosa razionalit>> possa reggere il
timone della nave della Cristianit, Una tra le voci
che spinge Benedetto xvI nella prima direzione,
identitaria, per esempio quella molto determinata
e radicale di Vittorio Messori, che stato negli anni
molto vicino sia a \X/ojtyla che a Ratzinger. Per
Messori il nuovo Papa deve affrontare <<non i problemi, bens il Problema. Quello sul quale tutto si
fonda, quello sul quale 1a Chiesa intera sta o cade:
la verit del Vangelo,Ia certezza che Dio non solo
ha parlato ma si incarnato in Ges di Nazareth, ia
convinzione che il Cristo continua il suo cammino
ne11a storia in una comunit che ha nel vescovo di
Roma il suo rappresentante e che ogni giorno trasforma il pane e il vino ne11a sua carne e sangue>>.
Guai dunque se <{a fede evapora in umanesimo, in
buonismo, in solidarismo "politicamente cometto">>
9.
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sori
perch
delf identit. Lo
scrittore e storico inglese avanz^ una dura previsione che anche una critica liquidarice di Ratzinger:
un irrigidimento come quello che si prospetta con
Benedetto xvI equivale a una rinuncia ad esercitare
una missione sprituale di pi ampia portata: <<Non
c' nulla ne1la personalit, nella biografia, nei principi o nella srategia di Benedetto xvt che indichi
egli sia in grado di invertire il processo di demistianrzzazione dell'Europa>>,7a Chiesa <sar pi piccoIa, ma pi pura. Klein aber fein, come si dice nella
sua lingua n tta>>10. A1 conmario voci laiche come
quella di Jean Daniel chiedono al nuovo Pontefice
di <rivolgersi all'umanit intera>> non <<reclamando
una fede>> secondo i principi della Chiesa, <<ma in
nome dei valori universali>>, di quel vasto insieme di
valori che sono <il dato comune tra Ia saggezza
greca, 1a cultura romana, i1 messaggio dei dieci
comandamenti, il sermone del1a montagna, I'eredit
o francese, la morale
delle rivoluzioni
^mertcana
universale di Immanuel Kant, la dichiarazione dei
diritti dell'uomo e la Cata dell'Onu>> 11.
smingere
2005.
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Il
Gancarlo Bosetti
contrasto di analisi intorno alla figwa del cardinale Ratzinger ha a che fare non solo con Ia variet inevitabile de1le opinioni degli analisti, ma
anche con il contrasto, interno, che innegabile ra
le sue aperture <<interculturali>, che qui potete leggere, e la rigidit dei suoi documenti di dottrina.
Oltre aTTaDominus lesus si potrebbero citare gli atti
di condanna della teologia pluralistica del belga
Jacques Dupuis e molti altri interventi a difesa della
dogmatica cattolica. E la stessa Fides et Ratio di
Giovanni Paolo rr del 1998, cui il cardinale Ratzinger non stato certamente estraneo dato il suo
ruolo istituzionale e la sua preparazione filosofica,
un documento ideologico di chiusura, di attacco
frontale al relativismo e di irrgidimento della dottrina su basi tomistiche, che sembra liquidare tutto
il pensiero non religioso come afflitto dal morbo
del relativismo e del nichilismo. Si potrebbe discutere questo inappellabile anatema contro il relativismo, e si potrebbe ancora pi facilmente innalzare
i vessilli di un pensiero laico antirelativista (e ce n'
di vario genere: l'etica habermasiana del discorso
ra questi), ricordando che la discussione ra pensiero fondazionrsta (universalista a vario titolo e in
varia misura) e antifondazionista (relativista e debolista n varia misura) prima di tutto una discussione filosofica che percome il pensiero contemporaneo al di fuori dr affiliazioni religiose o antireligio-
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<<portando
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sviluppato la sua teoria della giustizia frno a elaborare una formulazione del liberalismo poiitico e del
pluralismo in un modo che gli ha consentito di
preoccuparsi con molto anticipo, su di noi oggi, del
ruolo politico della religione, formulando principi
che non solo tutelino la libert negativa, quella di
svolgere le proprie attivit. confession alt senza esserne impediti, ma che facciano fronte a quei probiema ulteriore che in un mondo <<postsecolare>> sta
diventando centrale: come consentire a1la religione,
ai religiosi, drfare in quanto tali uso pubblico della
ragione sefiza compromettere il pluralismo, ma anzt
alimentandolo. Che questa risposta liberale al pro'
blema funzioni e possa essere accettata come giusta
dai cittadini delle democrazie dpende non da una
teoria ma dall'esperimento in corpore uiu delle democtazie contemporanee e in sostanza dal fatto che
i cittadini religiosi e secolari approdino a una interpretazione del rapporto tra fede e sapere che renda
loro possibile nella sfera pubblica un rapporto autoriflessivo e illuminato. Se dunque da una parte si
commetter l'errore di invadere la sfera pubblica
con le proprie <<eccedenze> di fede, non preoccupandosi della <clausola condizionale>> rawlsiana, e
se dall'altra si trascurer 1o sforzo di raccogliere
proposte che facciano convergere il potenziale
umanistico che vene dal mondo religioso, I'esperimento non riuscir. E, il fallimento potrebbe porta-
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Giancarlo Bosett
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)3
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Chiesa e llluminismo
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Giancarlo Bosettt
pi opi-
nioni contrastanti. Io, ad esempio, non vedo I'eventuale ingresso della Turchia e dell'Ucraina nell'ul
come alternativi. Il dato indiscutibile che la cultura
europea affondi profondamente le sue radici nel cristianesimo non pu obbligare a fondare la comunit
politica dei cittadini europei sui soli valori cristiani.
I- Unione europea) cos come ciascuno dei suoi stati
membri, tenuta a rispettare una \T/eltanschauung
neutra di fronte alla rupida crescita del numero di
cittadini laici o non-cristiani. Ci non dovrebbe per
sfociare in una visione secolare del mondo. La norma dell'impanialit, nei confronti di tutte le comunit religiose e di tutte le concezioni del mondo non
produce di per s necessariamente una politica lacista nei confronti delle chiese, un tipo di politica
criticato, oggi, persino in Francia>>. E ana domanda sul significato per l'Europa e per la Germania
dell'elezione di RatzingeE il filosofo ha risposto che
<<credenti di alre fedi o cittadini laici non devono
per forza reagire all'elezione del nuovo Papa con 1a
stessa fueddezza di Timothy Garton Ash. Potrebbe
anche verificarsi che la "scristianizzazione" dell'Europa proceda allo stesso ritmo di prima, come suggeriscono le statistiche degii ultimi sessant'anni *
con le uniche eccezioni di Polonia e lrlanda. Ma per
questo esistono spiegazioni convenzionali di natura
sociologica; di sicuro non dipenderebbe dal nuovo
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Papa.Il riferimento simbolico a Benedetto da Norcia, legato alla sceita dell'appellativo Benedetto xvI,
inolre, sembra indicare che lo stesso Pontefice
prenda in considerazione questa tendenza e che
voglia rendere la Chiesa resistente nel caso in cui
crstiani si riducano ad una mlnornza>>ra.
Tra il <<revisionismo> della secoTarizzazione, e
cio le tesi pi radicali di coloro che abbandonano
la tesi classica della secolarizzazione fino a considerare l'Europa laica e illuministica una Sonderueg,
una eccezione rispetto alla regola di un mondo religioso, e 1a tesi illuministico-liberale secondo 1a
quale la religione un fatto esclusivamente privato,
Habermas conferma negli sviluppi della sua riflessione la ricerca di una via intermedia. Non sono
affatto iontani, dunque, lui e Rawls, i1 quale scriveva: <<Non c' una guerra tra reiigione e democrazia,
n deve esserci. Sotto questo aspetto il liberalismo
politico si allontana profondamente dal liberalismo illuminista, e 1o respinge. Diversamente da
questo, esso non attacca I'ortodossia cristiana>15'
Per la filosofia politica, e per la politica, inizia sotto
le insegne del <<postsecolarismo>> quella che si annuncia come una fase nuova su cui ci sar a lungo
da Iavorarc per scrivere pagine nuove.
(LEuropa
'o Europa ist heute in einem miserablen Zustand
pessimo stato), a cura d Adam Krzeminski, 4 maggio 2005.
tt Rawls, Il diritto dei popoli, cit., p. 2)4.
di oggi in
Giancarlo Bosetti
Ragione e fede
in dialogo
Nota di testi
Il 19 gennaio 2004 il cardinaleJoseph Ratzinger eJrgen Habermas si inconrano a Monaco presso la Katholische Akademie in
Bayern. Su1 numero 8l di <Reset>, maggio-giugno2004, un dossier
dal titolo Demoraza bisognosa di religione? contiene le trascrizioni
degli intervent chc qui riportiamo.
La traduzione dal tedesco dell'intervento di Joseph Ratzinger
di Lorenzo Lozzi GaIIo, quelia delf intervento di Jrgen llabermas
di Ren Capovin.
tema proposto per la nostra discussione ricorda una questione che Ernst \X/olfgang Bckenfrde,
a met degli anni sessanta, ha racchiuso in una pregnante formulazione: 1o Stato liberale e secolazzato si nutre di premesse normative che esso, da solo,
non pu gat^ntte1. In essa si esprime i1 dubbio se
lo Stato democratico costituzionale possa rinnovare
in maniera autonoma le condizioni normative del1a
propria esistenza, nonch I'ipotesi che questa forma
statuale dipenda da tradtzioni metafisiche o religiose autoctone, o comunque da adiziont etiche vincolanti per la coilettivit. La cosa metterebbe in
difficolt il concetto di uno Stato obbligato, stante
il <fatto del pluralismo>> (Rawls), alla neutralit in
materia di visione del mondo. Tale conclusione,
tuttavia, non contraddice f ipotesi sopra esposta.
Vorrei cominciare guardando il problema da due
11
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Jrgen Habermas
Rauls)
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U na giusttficazion e s ecolarizzata ?
Il
liberalismo politico, che io difendo nella particolare versione del repubblicanesimo kantiano2, si
auto-comprende come una legittimazione non religiosa e post-metafisica dei fondamenti normativi di
uno Stato democratico costituzionale. Questa teoria
si coiloca nelia tradizione di un diritto di ragione
che rinuncia agh impegnativi assunti cosmologici o
storico-salvifici del1e dotmine, classiche e religiose,
del diritto di natura. La storia della teologia oistiana ne1 Medioevo, in particolarc!a tarda scolastica
spagnola, appartengono naturalmente alla genealogia dei diritti umani. Tuttavia, i fondamenti di legittimazione di un potere statuale che resti neutrale in
materia di visioni del mondo derivano, in ultima
analisi, dalle fonti profane costituite dalla filosofia
del xvrr e xvrrr secolo. Solo molto pi tardi teologia
e Chiesa superano ie sfide spirituali poste dagli
Stati costit trzionali rivoluzionari. Da parte cattolica,
stante un rapporto piuttosto privo di tensioni (gelassen) con il lumen naturale, in fondo nulla impedisce, se ben intendo, una fondazione autonoma
'?
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lrgen Habermas
diritto.
La fonazione post-kantiana dei princpi costituzionalt liberaii si dovuta confrontare, nel xx seco1o, pi con forme storicistiche ed empiristiche di
critica che con i residui di un diritto naturale oggettivo (come I'etica sostantiva dei valori). A mio giudtzio, sono sufficienti assunzioni filosoficamente
poco impegnative circa il contenuto normativo della costituzione comuntcattva di forme di vita socioculturali per difendere, contro il contestualismo, un
concetto non disfattistico di ragione; contro il
giuspositivismo, invece, un concetto non decisionistico di validit giuridica. I1 compito centrale consiste, allora, nello spiegare a) perch il processo democratico valga come metodo di produzione legittima di diritto: nel1a misura in cui assicura le condizioni di una formazione inclusiva quanto discorsiva di opinioni e volont, esso legittimala presunzione dell'accettabrlrt razionale dei tisultatt; e b)
perch diritti umani e democrazia si intreccino fin
dall' origine nel processo costituente : I' istituz ionalizzazione giuridica delle procedure democradche per
1a
(pi di
Quel che il filosofo laico concede a Dio
45
Il punto di riferimento di questa srategia di giustificazione consiste nella costituzione che i cittadini stessi si danno, stringendosi in associazione, non
gi nel semplice addomesticamento di un potere
statuale dato - questo, infatti, deve prima essere
prodotto seguendo f itinerario del processo costituente democratico. Un potere statuale <<costituito>>
(non solo addomesticato per via costituzionale)
giuridificato (ueruecbtlicht) fin nella sua fibra pi
intima, in modo tale che il diritto pervada senza
residui il potere politico. Nella concezione positivistica del volere statuale, che affonda le sue radici
ne1 periodo della Germania imperiale, la dottrina
del diritto pubblico tedesca (da Laband a Jellinek
fino a Carl Schmitt) aveva lasciato un varco per una
sostafiza etica, <<dello Stato>> o <del politico>>, sottratta a1 diritto; nello Stato costituzionale, invece,
non c' alcuna istanza il cui potere si nutra di una
sostanza pre-guridi caa. La sovranit pre-costituzionale dei principi non iascia alcun vuoto, che dovrebbe adesso - sotto forma di ethos di un popolo
pi o meno omogeneo - essere riempito da una
sovranit popolare altrettanto sostanziale.
Alla luce di questa eredit problematica, la questione di Bckenfrde stata intesa come se un
t H.
Rawls)
<<Leviathan>>,
46
Jrgen Habermas
ordinamento costituzionale integralmente positivizzato avesse bisogno, come puntello cognitivo dei
propri fondamenti di validit, della religione o di
qualche alffa <<potenza coesiva>>. In questa versione,
la pretesa di validit del dritto positivo rimessa a
un suo radicamento nelle convinzioni, etiche e prepolitiche, di comunit. nazionali o religiose, poich
un tale ordinamento giuridico non pu essere legittimato in maniera auto-referenziale solo da procedure giuridiche poste per via democratica.
Quando, per, si concepisce il processo democratico non positivisticamente, come Kelsen o Luhmann, ma come un metodo per produme legittimit
dalla legalit, non insorge quel deficit di validit
che l'<<eticit> sarebbe chiamata a riempire. Rispetto a una concezione dello Stato costituzionale ispirata alla destra hegeliana, la linea proceduralista,
facente capo a Kant, insiste su una giustificazione
dei principi costituzionali autonoma e con pretesa
di risultare ruzionaTmente accettabile da parte di
tutti i cittadini.
Rawls)
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Jrgen Habertnas
(pi di
Quel che il filosofo laico concede a Dio
Rawls)
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proprio bene; mettendo a disposizione libert comunicative, tnfatti, esso mobilita anche la partecipazione dei cittadini al pubblico dibattito su temi
che riguardano contemporaneamente tutti. I1 perduto <<vincolo unificante>> ora un processo democratico in cui, in ultima tstanza> in discussione 1a
giusta interpretazione de11a Costituzione.
Questo quello che si verifica, per esempio,
nelle attuali divergenze sulla riforma del welfare,
sulla politica dell'immigrazione,la guerra in Iraq e
la cancellazione del servizio militare obbligatorio:
non si tratta solo di singole policies, ma sempre
anche di interpr etazioni controverse di principi
costituzion ali - e, implicitamente, di come vogliamo pensarci, in quanto cittadini della Repubblica
federale e come europei, alla luce della molteplicit
delle nostre forme di vita culturali e del pluralismo
in fatto di visioni del mondo e convinzioni religiose.
Certamente, considerando il passato, un comune
retrotema religioso, una lingua comune e soprattutto il recente risveglio di una coscienza nazionale
sono stati di grande aiuto per la creazione di una
solidariet civica altamente astatta' Le convinzioni
repubblicane, per, nel frattempo si sono ampiamente sciolte da questi ancoraggi pre-politici - che
noi non siamo pronti a <<morire per Nizza>> non
rappresenta pi un'obiezione conro una Costituzone europea.
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Jrgen Habermas
(pi di
Quel che it filosofo laico concede a Dio
Rauls)
5l
In
ftnon,la natura
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Jrgen Haberrnas
(pi di
Quel cbe il fitosofo laico concede a Dio
Ratuls)
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lrgen Habermas
5.
Digressione
il
discorso filosofico su
Ragione e Rivelazione una figura di pensiero che
si presenta continuamente: la ragione che riflette
su11e proprie radici pi profonde si scopre originata
da un'istanza altra, del1a quale costretta a riconoscere il fatale potere, se non vuole perdere il proprio orientamento ruzionale nel vicolo cieco di
un'auto-appropriazione ibrida. I1 modello consiste
nell'esercizio di un mutamento radicale compiuto,
o almeno innescato, con le proprie forze, di una
conversione della ragione attraverso la ragione -
5 P. Neuner, G. rX/enz (a cure di), Theologen
Jes 20. Jahrhunderts,Darmstadr. lVissenschaltliche Buchgesellschah, 202.
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indifferente se la riflessione, come per Schleiermacher, comincia dall'auto-coscienza del soggetto conoscente e agente o, come per Kierke gaatd, dalla
storicit di un intimo auto-accertamento esistenziale o ancora, come per Hegel, Feuerbach e Marx, da
urtanti Iaceruziont nei rapporti etici. Senza avere un
iniziale intento teologico, una ragione che diventa
consapevole dei propri limiti si supera in direzione
di qualcosa d'altro: che ci a\ryenga nella fusione
mistica con una coscienza cosmica, nell'attesa disperante de11'Evento (Ereignis) storico di un messaggio salvifico o nella forma di solidariet anticipante nei confronti di umiliati e offesi, tesa ad accelerare Ia salvazione messianica. Queste divinit
anonime della metafisica post-hegeliana - la coscienza cosmica, I'evento insondabile, la societ
non alienata - sono facili prede della teologia. Si
prestano infatti ad essere decifrate come pseudonimi della Trinit del Dio personale che comunica se
stesso.
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Jiirgen Habermas
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coscienza
normativa e 1a solidariet dei cittadini. Questa consapevolezza fattasi conservatrice si riflette nel dii
scorso della <societ post-secolare>> 6.
Con ci non si intende solo il dato di fatto, che
la religione si afferma in un ambiente sempre pi
secolare e che la societ deve tener conto del1a sopra'uvivenza delle comunit religiose. I-lespressione
<<post'secolare>> non tributa semplicemente alle comunit religiose un pubblico riconoscimento per il
contributo funzionale che esse prestano per la riproduzione delle motivazioni e degli atteggiamenti
desiderati. Nel1a consapevolezza pubblica di una
societ post-secolare si riflette piuttosto una visione
normativa che ha conseguenze pe i rapporti politici tra cittadini non credenti e credenti. Nella societ post-secolare si impone i1 riconoscimento del
fatto che la <<moderntzzazione del1a consapevolezza
pubblica> coinvolge e rende riflessive mentalit,
religiose e laiche, asincrone. Entrambe le parti possono dunque prendere sul serio i reciproci conributi su temi conroversi nell'opinione pubblica
politica anche per motivi cognitivi, se intendono
insieme la secolarizzazione deila societ come un
processo di apprendimento complementare.
tesa.
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Jrgen Habermas
Rauls)
6L
bettung) John Rawls ha scelto I'immagine del ,<modelio>: questo <<modello>> della giustizia mondana,
sebbene costruito tramite principi neutrali rispetto
alle visioni del mondo, deve risultare adatto ad ogni
contesto di giustific azione ortodosso che volta per
volta si presentiT.
Questa aspettativa normativa, a cui lo Stato liberale rapporta le comunit religiose, si incontra con
i loro stessi interessi nella misura in cui si apre la
possibilit di esercitare, tramite 1'opinione pubblica
politica, un influsso sulla societ nel suo complesso.
Certo il carico di conseguenze de1la tolleranza,
come mostrano 1e regolamentaziont sull'aborto pi
o meno liberali, non si distribuisce simmetricamente fta credenti e non credenti; tuttavia, anche la
coscienza iaica non beneficia gratis della libert negattva di religione. Da essa ci si attende l'acquisizione di un rapporto auto-riflessivo con i limiti dell'iiluminismo. L'atteggiamento tollerante di societ
pluraliste con ordinamento liberale non chiede solo
ai credenti la propensione, nel rapporto con i non
credenti e i credenti di alre fedi, a dover ragioneuolmente attendere la sopra'uvivenza di un dissenso.
Reciprocamente, questa stessa propensione richiesta, nel quadro di una cultura politica liberale,
a non credenti nel rapporto con i credenti.
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Jrgen Habermas
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pare allo sforzo di raduzione di materiali significativi dalla lingua religiosa una lingua accessibile a
^
tutti 8.
le>>
E Cfr.
J. Habermas, Glauben und Wissen, F'rankfurt am Main, Suhrkamp
2007.
Ragione e fede.
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Joseph Ratzinger
comune
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Maggioranza e uerit
sottopome
il potere al controlio della iegge, in modo da garantirne un uso assennato. Non deve valere la legge del
pi forte, mala forza della legge. I1 potere controllato e guidato da essa I'opposto della vtolenza,
che noi intendiamo come potere senza legge e contrario alla legge. Per questo importante per ogni
societ superare 1a diffiden za nei confronti della
legge e dei suoi ordinamenti: solo cos, infatti, si
esclude I'arbitrio e la libert pu essere vissuta
come libert condivisa dalla comunit.
Il compito di pome ilpotere sotto il controllo del
diritto rimanda, di conseguenza, all'ulteriore que'
stione di come nasce il diritto e di come deve essere
il diritto affinch sia strumento della gt:;strzia e non
del privilegio di coloro che detengono il potere di
legiferare. I1 problema della necessit che il diritto
non sia strumento di pochi, ma espressione dell'intefesse comune, appare risolto - almeno per ora attraverso gli srumenti del processo decisorio democratico, perch tutti collaborano a1la nascita dei
diritto e perci esso la legge di tutti e pu e deve
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loseph Ratzinger
Ragione
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Joseph Ratzinger
Luomo era impron/isamente in grado di distruggere se stesso e il suo mondo. Si lev la questione:
quali meccanismi politici sono necessari, per scongiurare una simile distruzione? Come possono essere mobilitate forze etiche che creino tali forme
politiche e conferiscano loro capacit operativa? De
Jacto, per un lungo periodo furono la competzione
propria distruzione insieme a quella dell'altro, a preservarci dallo spetro della guerra atomica. LaTimrtazione reciproca del potere ela paura
per la propria soprar,vivenza si dimostrarono forze
causare la
salvatrici.
Nel frattempo, non ci spaventa pi tanto la paura di una grande guerra, bens Ia paura del temorismo onnipresente, che pu colpire e attivarsi in
ogni luogo. Lumanit, vediamo oggi, non ha bisogno della grande guerra per rendere invivibile il
mondo. I poteri anonimi del terrore, che possono
essere presenti ovunque, sono sufficientemente forti da perseguitarci tutti fin nella vita d'ogni giorno,
dove perm ane Ia minaccia che eiementi criminali
guadagnno I'accesso a grandi potenziali di distruzione e perci possano sprofondare il mondo nel
caos fuori dall'ordinamento della politica. La questione del diritto e deil'etica si dunque spostata:
da quale fonte si alimenta il terrorismo? Come pu
l'umanit riuscire a scacciare questa nuova malattia
Ragione
conzxtne 7l
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Joseph Ratzinger
Ragione
comune
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meritevole di approvazione, ma in realt pu diventare una nuova minaccia per l'essere umano: l'uomo ora in grado di creare essere umani, per cos
dire di produrli in provetta. I-luomo diventa un
prodotto, e di conse gttenza cambia radicalmente
7'atteggiamento dell'uomo verso se stesso. Non
pi un dono della natura o del Dio creatore; prodotto di se stesso. Luomo giunto alla sorgente del
Si raccomanda tnnanzi tutto uno sguardo alle situazioni storiche comparabili con la nosra, fino al
punto in cui la comparazione possibile. Vale la
pena almeno di considerare brevemente che la
Diritto e ragione
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tengono alla compagine di credo e di diritto cristiana, che era stata. fno ad allora l'origine del diritto
per tutti e gli aveva conferito la sua fisionomia. Ma
sono dunque privi di diritto, come molti pensarono allora e come fu praticato largamente, o esiste
un diritto che supera tutti i sistemi giuridici e lega e delimita gli esseri umani come tali nel loro inconarsi? Francisco de Vtoria in questa situazione ha sviluppato il concetto preesistent e dello ius
gentium, il <diritto dei popoli>>, in cui nella parola
gentes compreso anche il significato di pagani,
non cristiant. La seconda frattura nel mondo cristiano si comp all'interno della cristianit stessa,
attraverso lo scisma con cui la comunit dei cristiani si divise in comunit diverse e in parte ostli. Di
nuovo occorre sviluppare un diritto comune precedente al dogma, almeno un nainirnum giuridico,Ie
cui basi devono trovare il proprio fondamento non
pi nella fede, ma nella natura, nella ragione umana. Hugo Grotius, Samuel von Pufendorf e altri
hanno sviluppato i1 concetto di un diritto naturale
come diritto razionale, che oltre le bamiere di fede
pone in vigore 1a ragione come I'organo di comune
costruzione del diritto.
I1 diritto naturale rimasto, soprattutto nella
chiesa cattolica,la figura argomentativa con cui essa
richiama alla ragione comune ne1 dialogo con le
socet laiche e con le alre comunit di fede e con
comulte
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cui ricerca i fondamenti di una comprensione attraverso i principi etici del diritto in una societ laica
e pluralista. Ma questo strumento purtroppo diventato inefficace, e non vorrei basarmi su di esso
in questo intervento. Il concetto del diritto di natu-
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loseph Ratzinger
umana, sia soggetto di diritti, che il suo essere stesso comporti valori e norme che devono essere ind,
viduati, ma non inventati. Forse oggi la teoria dei
diritti umani dovrebbe essere integrata da una dottrina dei doveri umani e dei limiti umani, e ci
potrebbe per aiutare a rinnovarc Ia questione, se
non ci possa essere una ragione naturale, e dunque
un diritto nzionale, per l'uomo e la sua esistenza
nel mondo. Un simile discorso dovrebbe oggi essere interpretato e applicato interculturalmente. Per i
cristiani ci avrebbe a che fare con Ia creazione e
con il Creatore. Nel mondo indiano comisponderebbe al concetto di <Dharma>r, Ia legge interna
all'essere, nella trarzione cinese alf idea degli ordinamenti celesti.
comune l1
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Ragione
colnune
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comune
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Postfazione
Rosati
Massmo Rosati
Proue
di dialogo
(asnametrico)
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In
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Massimo Rosatz
pur signifi cattva e importante polemica sulla menzione delle radici cristiane nella futura Costituzione
europea, l'elemento fondamentale che il carattere
aperto della cosmuzone delia comunit sovranazionale cui si sta tentando di dare vita ha luogo, da
una parte, in un quadro di mutamento della laicit
della sfera pubblica e, dal|'altra. di mutamento delle identit religiose e delle modalit dell'esperienza
religiosa. Lassetto futuro dei rapporti tra istituzioni
europee e identit religiose dipender quindi non
poco da11a qualit del dibattito pubblico che sapre,
mo avere su come ntendere la laicit delle istituzioni (intesa, ad oggi, diversamente nei diversi paesi
della uB) e su cosa definisce l'esperienza religiosa.
11 colloquio tra Habermas e il cardinale Ratzinger un esempio di questo dibattito.
Habermas, tutt'altro che nuovo a1 dialogo con i
teologi, d una ulteriore prova tanto della sua sensibilit per le tematiche religiose, sia in senso sociopolitico che etico-esistenziale, quanto del suo sobrio ma fermo laicismo e ruzionalsmo. In una serie
di scritti di questi ultimi anni, quello che ancora
oggi viene a torto considerato un pensatore <<religiosamente stonato>> ha sottolineato il debito che la
normativit della modernit ha nei confronti della
ftadtzione ebraico-cristiana, e i limiti della filosofia
nel sosttuirsi del tutto e senza residui a1la religione,
facendosi carico della sua eredit. Questi punti ven-
Proue di dialogo
(asitnmetrico)
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Massimo Rosati
a\liertita necessit di una concretizzazione dei principi costituzionali in forme di vita capaci di funzionare da (liberale) autonomo fondamento <pre-politico> della lealt alla Costituzione. D'altro canto,
ribadire su basi auto-critiche l'autonomia dello Stato democratico di diritto non significa <<spingere
all'esremo>> la critica della ragione, fino a escludere
dal quadro la religione. E ci, sostiene Habermas,
non solo perch, come dato di fatto sociologico, la
religione continua a esistere, ma anche perch essa
rappresenta per la ragione una sfida: nella religione
vi sono potenziah di significato che il discorso razionale non riesce a tradurre fino in fondo in termini secolari; la religione, inoltre, una volta liberata da
pretese di autorit, pu rappresentare una forma di
critica nei confronti delle patologie sociali della
modernit. Ci dovrebbe indume la ragione da una
pafie a tentare un'opera attenta di traduzione dei
contenuti normativi della religione in termini secoIa, e dall'altra a disporsi in un atteggiamento non
solo di tolleranza, ma anche di disponibilit all'apprendimento dal1a religione.
Proue
di dialogo
(asimmetrico)
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Questo, d'altta parte, sembra essere il senso della riflessione habermasiana che emerge dal colloquio con il cardinale Ratzinger: religione e ragione
devono disporsi oggi a un atteggiamento di apprendimento reciproco, e devono guardare aila secolarizzazione non come a Bfi forma di imperialismo
di una parte sull'a\a, ma come a un <<processo di
apprendimento complementare>> in cui entrambe le
parti discutono temi controversi in pubblico. Perch ci sia possibile sono necessarie due condizioni:
da una parte, che la religione sia disposta ad abl:andonare pretese di autorit e a entrare in quel discorso razionale in cui valgono solo pretese di valdit
argomentabtlt ruzionalmente; dall'aItra, che la neutralit del potere statale non sia intesa come generalizzazione politica di una visione del mondo
secolazzata. La neutralit dello Stato di dirtto,
insomma, deve valere anche a tutela di quelle concezioni religiose del mondo che non possono vedersi negato, a priori per cos dire, un potenziale di
verit, o il diritto di enrare criticamente nella discussione pubblica.
A fronte di questa distesa apertura al dialogo, la
posizione del cardinale Ratzinger sembra sottilmente pi aoccata su posizionitradzionaliste. La for-
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Massimo Rosatt
mula habermasiana dell'<<apprendimento reciproco> viene naturalmente richiamata con approvazione. Ragione e religione, sostiene Ratzinger, devono
controllarsi a vicenda, censurando ciascuna le pretese illimitate che l'altra rischia di avanzare. Tuttavia, Ia necessit di <un rapporto comelativo ta ragione e fede, ragione e religione>> sembra rimanere
alf interno della madizionale concezione scolastica
per cui fides quaerens intellectum. NeIIe parole del
cardinale Ratzinger permane un non celato rammarico per la fine di un fondamento prepolitico del
diritto naturale, per il misconoscimento della duce
divino della ragione da parte della cukura secolare. I1 diritto naturale rimane il ponte attraverso il
quale dialogare con la cultura secolare - soprattutto
a partire dalla teoria dei diritti umani, integrata,
sostiene Ratzinger, da una teoria dei doveri e dei
limiti umani -, rna il dialogo tanto con la cultura
secolare quanto con le altre aree cuiturali (Ratzinger richiama quella islamica, quella buddista e induista indiane, olre a quella cristiana e secolare
occidentali. Salta agli occhi l'omissione della tradizione ebraica), di cui giustamente si sottolineano
f interna complessit e non omogeneit, dovrebbe
poggiare sulla ricerca alf interno di ciascuna di esse
di un fon.damento religioso dei diritti umani. La
mossa del cardinale Ratzinger consiste nel cercare
di mettere la cultura secolare <<in minoranza>>, cos
Proue
di dialogo
(asinzmetrico)
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