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Misure su sistemi MT
Fig.1.1 - Schema per guasto monofase franco a terra su linea con neutro isolato.
Il comportamento del circuito di Fig.1.1 descritto con il diagramma dei fasori di Fig.1.2.
Il fatto di avere delle correnti capacitive relativamente piccole implica che le tensioni di fase
(E1 E2 E3) rimangano sostanzialmente inalterate, durante il guasto, e dunque le fasi uno e
due assumono rispettivamente le tensioni concatenate V13 e V23 rispetto a terra.
Le correnti capacitive IC1 e IC2 risultano, con i versi assunti, in quadratura in anticipo sulle
rispettive tensioni (vedi i fasori di Fig.1.2). La corrente di guasto a terra IG uguale ed
opposta alla risultante delle correnti capacitive delle fasi sane: IG = - IC = - (IC1+IC2).
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(1.1)
I C 2 = [V23 + Z 3G I 3G ] jC
I = ( I + I ) = jC 3V 2 Z I jC = jC 3E 2 Z I jC
C1
C2
0
3G 3G
3
3G 3G
3G
2005, Nicola Locci
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jC 3E3
1 + 2Z 3G jC
(1.2)
Z3G
I 3G
RG
essendo : Z 3G =
RG
1 + jRG C
(1.3)
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Viceversa, la corrente omopolare I0 = 1/3Ii assume versi opposti nelle due linee A e B.
Dallesame dei diagrammi vettoriali riportati nella stessa Fig.2.1, si osserva che, assumendo
positiva la corrente omopolare uscente dalle sbarre, risulta:
per la linea guasta A: 3I0A = (IC1A+IC2A+IG) e per la linea sana B: 3I0B = (IC1B+IC2B).
La presenza della sola tensione omopolare V0 sulle sbarre pu essere impiegata come criterio
per individuare la linea guasta. Per esempio, si potrebbero aprire ciclicamente gli interruttori
delle linee in partenze dalle sbarre della cabina primaria, richiudendoli immediatamente dopo.
Non appena si apre la linea guasta, la tensione omopolare V0 non pi presente sulle sbarre e
la linea guasta rimane in tal modo individuata.
La protezione direzionale
In pratica, per identificare la linea guasta con maggiore tempestivit e senza i tentativi di
apertura e richiusura, si impiega una protezione direzionale. La protezione direzionale si basa
sul rilievo contemporaneo della componenti omopolari di tensione V0 e di corrente I0.
Un possibile schema riportato nella Fig.2.2.
Per la trasduzione della tensione omopolare si impiega tipicamente un trasformatore trifase
con primario collegato a stella e secondario a triangolo aperto: in tal modo si misura la somma
vettoriale delle tensioni delle tre fasi rispetto a terra, detta anche tensione residua.
Per la trasduzione della corrente omopolare si impiega un trasformatore toroidale: in tal modo
si misura la somma vettoriale delle tre correnti di linea, detta anche corrente residua.
Entrambe le quantit differiscono dalle componenti omopolari solo per un fattore 1/3.
Spesso lelaborazione dei segnali di tensione e corrente avviene misurando la potenza reattiva
omopolare della linea: Q0 = V0 I0 sen0. Infatti, la tensione omopolare la stessa per tutte le
linee in partenza dalle sbarre principali, mentre la corrente omopolare della linea guasta ha
verso opposto rispetto a quello di tutte le altre linee sane (Fig.2.1). Allora la potenza reattiva
omopolare della linea guasta Q0 ha segno opposto rispetto a quella di tutte le altre linee sane e
il suo segno assume il ruolo di elemento discriminante per la linea guasta.
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Esempio: ritenuto idoneo un TA 300/5 10P 30. La sigla significa che lerrore composto
inferiore al 10% di In fino alla corrente di 30 volte In (9000 A).
I riduttori di corrente per la protezione di terra omopolare (51N) o direzionale (67) devono
riprodurre correttamente la corrente di doppio guasto su diverse linee.
Esempio: ritenuto idoneo un TA toroidale 100/1 5P 20: lerrore composto inferiore al 5%
di In fino alla corrente di 20 volte In (2000 A).
Per quanto riguarda i riduttori di tensione per la protezione direzionale (67), da collegare con
secondario a triangolo aperto, questi devono riprodurre fedelmente la massima tensione
omopolare. Esempio: ritenuto idoneo un TV con 100 V ai capi del triangolo aperto, in caso
di guasto franco a terra, con classe di precisione 6P e fattore di tensione 1,9 per 30 secondi.
La conformit delle protezioni deve essere certificata da un Laboratorio accreditato dallEA.
In Italia lEnte accreditante il SINAL.
U T = RT I gT
(3.6)
Questa la tensione che una massa collegata al PE assume, a vuoto, rispetto alla terra lontana.
Fra la massa e il terreno nelle immediate vicinanze, la tensione vuoto UC0 (prima del contatto)
risulta solo una frazione della tensione totale UT (vedi Fig.3.7A):
U C 0 = R'T I gT =
R 'T
U T
R'T + R' 'T
(3.7)
Inoltre, una persona che venisse in contatto con tale massa, altererebbe il profilo dei potenziali
nel terreno (vedi Fig.3.7A), a causa della resistenza propria R, che pari per convenzione a
1000 . In sostanza, la resistenza R di 1000 , fra la massa e il punto del terreno in cui si
trova la persona, incrementa la corrente in RT e dunque la corrispondente caduta di tensione.
Pertanto, la tensione di contatto UC cui realmente sottoposta una persona minore della
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In entrambi i casi, comunque, le reali tensioni di contatto e di passo (che peraltro dipendono
dalla effettiva resistenza del corpo umano) non devono superare i valori imposti dalla curva di
sicurezza, per il tempo to di permanenza, cio fino allinterruzione della linea in guasto.
La Norma CEI 11-8 riportava, per i diversi valori di tensione (UC, UP), i seguenti valori limite
per il tempo di permanenza to:
UC, UP
(V)
50
70
80
85
125 160
(s)
2
1
0,8
0,7
0,6
0,5
to
Per esempio, con un tempo di interruzione to = 0,75 secondi, interpolando linearmente i valori
della curva di sicurezza, risultava un valore massimo ammissibile di 82,5V per le tensioni di
contatto UC e di passo UP.
La Norma CEI 11-8 stata sostituita dalla Norma CEI 11-1 (1999), che recepisce la HD 637
S1, nella quale i limiti sono stati modificati, in particolare sono stati elevati.
Nel seguito si riportano alcune brevi considerazioni ed esempi basati sulla Norma 11-8.
Procedura di verifica
La procedura di verifica inizia con la misura della resistenza di terra RT e la conoscenza delle
informazioni fornite dallEnte Distributore (IgT e to).
Si calcola quindi il valore della tensione totale di terra UT = RT IgT.
Si detto che le effettive tensioni di contatto UC e di passo UP sono sempre una frazione della
tensione totale di terra UT.
Sulla base di ricerche teoriche e dellesperienza di molti decenni, la Norma 11-8 stabiliva (con
criteri molto cautelativi, che probabilmente hanno suggerito di incrementare i limiti nella
nuova Norma 11-1) che, se la tensione totale di terra UT non superava di oltre il 20% i limiti
ammessi per le tensioni UC e UP, allora le effettive tensioni di contatto e di passo erano da
ritenersi entro i limiti ammessi, in qualunque punto dellimpianto.
In tal caso non erano richieste le misure sperimentali delle tensioni di contatto e di passo e la
procedura di verifica si riduceva alla misura della resistenza di terra RT e al calcolo.
Vediamo, per chiarire, due esempi.
I Esempio
Si consideri il caso di un impianto utilizzatore con cabina propria di trasformazione MT/BT,
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La tensione di contatto UC viene misurata fra la massa sotto controllo e due elettrodi, riuniti in
parallelo, premuti sul terreno con una forza di 250 N e posti alla distanza di un metro dalla
massa in esame (Fig.3.8A).
La tensione di passo UP viene misurata fra due elettrodi premuti sul terreno con una forza di
250 N e posti alla distanza reciproca di un metro (Fig.3.8B).
Ciascun elettrodo ha unarea di 200 cm2 ed opportuno che fra gli elettrodi e il terreno sia
posto un panno umido.
Le prove sono normalmente eseguite in scala ridotta. In sostanza non si inietta nel terreno la
corrente presunta di guasto IgT, ma ammessa una corrente di prova Im minore.
La Norma 11-8 richiedeva, tuttavia, che la corrente di prova Im non fosse inferiore alluno
percento di IgT con il limite minimo di 5 A, per i sistemi a neutro isolato (II categoria), e di 50
A, per i sistemi con neutro a terra (III categoria).
I risultati delle misure Vm devono poi essere riportati alla effettiva corrente di guasto che
limpianto chiamato a disperdere, con lipotesi di linearit:
I gT
Veffettiva = Vm
(3.8)
Im
Prima della prova occorre verificare che la tensione che si manifesta sul sistema di picchetti
ausiliari di corrente (PCaux) non assuma valori pericolosi e, in tal caso, recintare e presidiare la
zona di infissione.