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Wzzpo
L NTICA
MORALE FILOSOFIA
ESPOSTA QUANTO ALLA PERIPATETICA DAL ZANOTTI,
ALLA STOIGA E PITAGORICA DA VARI GRECI; AGGIUNTAVI
LA
DBLINEAZIONE
DI QUELLA
DI JACOPO
STELLINI.
OPERA
RACCOLTA E I_UBBLI(IAIA
PER CU RA
DI GIANDOMENICO ROMAGNOSI.
__.___
MILANO
PER VINCENZO FERRARIO
M. DCCC. XXXI.
1' iiim? -
_ 1
e di Montpellier, cc.
n
IV
Epitteto.
Vienenalmente la scuola pitagorica, della quale
non abbiamo libro autentico di un autor solo che ne
contenga' la intera dottrina. Funrito dunque obbli
v1
vu
possente unit.
Giova per osservare che nei precetti pratici della
vita civile gli antichi erano daccordo, e le dissidenzc
Vui
RAGIONE DELL OPERA
so cogli arttichi, tranne lo Stellini , noi troviamo
LUGBEZIO PEPOLI
Nobile e patrizio bolognese, gentiluomo veneziano, cc.
Ice.
PllEFAZlONE DELUAUTORE
PREFAZIONE DELUAUTORE
6'
'
IO
PREFAZIONE DELUAUTORE
Ii
'32.'
ia
LA
FILOSOFIA MORALE
sncomoo UOPINIONE
DEI PERJPATE TICI
RIDOTTA IN COMrENDiO.
PARTE PRIMA
DELLA FELICIT
CAPITOLO PRIMO
Come dicasi la felicit essere il ne ultimo.
A spiegare , come la felicit si dica essere il ne ul
timo delle azioni, cominceremo di qui. Le azioni che
l uomo fa , sono di due maniere; perciocch altre si
fanno senza deliberazione e senza consiglio , come il
batter del cuore, il correr del sangue, il digerire
nome gli uomini son tanto vaghi, che non par loro
di star bene, se non possono esser chiamati felici.
16
PARTE PRIMA
CAPITOLO Il.
In che consista la felicit.
Se ha quistione in losoa oscura ed avvolta , si
questa. Veggiamo dunque di spiegarla a poco a
poco , e come possiamo. Egli par certo , che il ne
ultimo di qualsivoglia azione umana vada a riporsi o
nel piacere, o nella virt , perciocch qualunque
azione l uom faccia, cerca sempre o luno, o laltra;
e se vuole il piacere , non gli si domanda mai, per
ch lo voglia; parendo che il piacere sia da volersi
DELLA FELICITA
P1
'
CAPITOLO Iii.
i La felicil non posta nel solo piacere.
X8
PARTE PRIMA
piacer solo.
CAPITOLO IV.
La felicit non posta nella sola virt"
DELLA FELlClTA
H,
CAPITOLO V.
Q3.
30
DELLA FELICITA
2i
PARTE PRIMA
Acciocch si desse l idea astratta della bont , bi
CAPITOLO VI.
La jelicit posta nella somma di tutti i beni
che convengono alla natura.
DELLA FELICITA
a3
24
PARTE PRIMA
CAPITOLO VII.
La felicit civile posta principalmente
nell esercizio della vix.
DELLA FELlClTA
a5
,6
PARTE PRIMA
DELLA FELICITA
27
28
PARTE PRIMA
.
. .
mente e con bell ordine. Ed ai loso cosa anche
necessaria, dovendo essi trattarne partitamente, giac
DELLA FELICITA
a9
sene il losofo.
E stata quistione trai loso, se lazion disonesta
possa esser mai utile. E certo se ascolteremo gli Stoici,
PARTE SECONDA
DELLA VIRT MORALE
IN GENERALE
CAPITOLO PRIMO.
Dell onest.
3|
3,
PARTE SECONDA
'
'
33
Delle leggi.
rale.
'
34
PARTE SECONDA
CAPITOLO III.
Dell azione virtuosa.
35
si richiede.
Non alcun dubbio, che lazion virtuosa degna
36
_PARTE SECONDA
CAPITOL IV.
Dell azione volontaria.
Volontaria si dice quell azione che uno fa, essendo
mosso da un principio che dentro di lui, avendo
cbnsiderato le ragioni di farla; e cosi credo che vo
glia intendersi Aristotele l, dove e dice, il volon
tario esser quello, i? ai pxii e: ili/r; etfri ril unta.
37
involontaria.
Sono poi due divisioni dell ignoranza assai note
nelle scuole , le quali spiegheremo' ora piuttosto per
non ometlerle , che perch debbano aver alcun uso
in questo nostro compendio.
'
_ Altra dunque lignoranza del gius, o vogliamo
dire della legge; altra l ignoranza del fatto. L igno
ranza del gius , quando uno conosce benissimo Fazio
ne chei fa, ma pure ignora la legge, sotto cui cade
tale azione; come uno che porta l armi per la citt,
e non sa che ci sia vietato dalle leggi. in questo caso
conosce lazione, ma non tutte le circostanze dellazione
411
38
PARTE SECONDA
39
4o
'
PA RTE SECONDA
4i
4,
PARTE SECONDA
'43
CAPITOLO VIII.
Della materia della virt.
virt.
>44
PARTE SECONDA
falso.
l'5
mancassero lepassioni.
Quanto poi alla seconda cosa che hai detto, cio
che essendo quell uomo maraviglioso, a cui manca
'
46
PARTE SECONDA
CAPITOLO IX.
Se le passioni sieno cattive di lor natura.
Ma
. sono
. alcuni i q.nali dicono , le .assioni essere
..
cattive di lor natura, intendendo che sieno non gia
zs
PARIE SECONDA
disoneste e malvagie , ma fastidiose ed importune ;
dovendo l uomo star sempre in sul reggerle e mo
derarle, il che gli d noia e fatica; come dunque' le
CAPITOLO x.
Se la virt sia posta in un certo mezzo tra l eccesso
e il difetto.
Che la virt e similmente l azione virtuosa con
lumen "r;
un naQ
49
5o
'
viari: SECONDA
CAPITOLO XI.
pre lo stesso. Cosi una veste che stia bene, e per sia
in mezzo fra la troppo lunga e la troppocorta, ricer
ea una certa proporzione verso la persona per cui
5:
CAPITOLO XII.
5:
'
PARTE SECONDA
53
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PABTE TERZA
DELLE vmT MORALI
IN PARTICOLARE
u-n.-.q_
CAPITOLO I.
Della divisione delle virt.
55
56
PARTE TERZA
CAPITOLO ii.
i Delle denizioni delle virt.
58
PARTE TERZA
CAPITOLO III.
Della fortezza.
La fortezza una virt , per cui l uomo incontra
i pericoli, e soffre i mali della vita con grande anim0..
E dico che incontrai pericoli con grande animo, quan
do gl incontra, niente pi temendoli di quello che
ragion vuole; e usate le cautele, che pu usare e dee, '
non cura il restante. Dico poi, che soffre con. grande
'
egli la comprendesse.
Gli estremi della fortezza, almeno in quanto riguar
da i pericoli, sono laudacia e il timore. L audacia
di colui che troppo sprezza i pericoli, e non usa quelle
6o
_ PARTE TERZA
CAPITOLO Iv.
Della temperanza.
6i
CAPITOLO V.
Della liberalit.
62
PARTE TERZA
CAPITOLO VI.
Della magnicenza.
CAPITOLO VII.
Della magnanimil.
La magnanimit una virt, per cui luomo studia
63
64
PARTE TERZA
CAPITOLO VIII.
Della modestia.
65
ne un pi sicuro giudizio.
dolo, non che alla vita, alla salute ancor della patria,
e dei gliuoli, e dei parenti, e degli amici. N io so,
perch un nobile, essendo fuori del suo paese e sco
nosciuto non potesse saviamente , e con virt soste
66
PARTE TERZA
bero levarlo, e per ingiurie si chiamano; ma le cir
neata la forma.
CAPITOLO 1x.
Della mansuetudine.
67
CAPITOLO X.
Della verit.
68
PARTE TERZA
Gli estremi di questa virt facilmente siintendono;
CAPITOLO Xl.
Della gentilezza.
anche un altra virt lodare ed approvarei detti
e le azioni altrui, purch si faccia a buon ne e cou
69
tura disposto.
PARTE TERZA
CAPITOLO XIll.
Della giustizia.
_7I
PARTE TERZA
percossa
DELLE
sieno
VIRTU
le offese
MORALl
disuguali.
lN PARTICOLARE
Onde apparisce che
introducendo i pittagorici contraccambio , levavano
l uguaglianza.
Vegniamo ora a certe convenzioni, le quali percioc
ch inducono obbligo, paiono contenere giustizia com
mutativa; n per giustizia commutativa propriamente
hanno in loro, n egualit, anzi n giustizia pure in
niun modo; nel che se io minganni , vedranno altri.
veruno.
5.1
PARTE TERZA
75
76
PARTE TERZA
CAPITOLO XIV
77
78
PARTE TERZA
te , ma un forte podagroso.
CAPITOLO XV.
Delle colpe e de vizj.
Avendo noi detto delle azioni virtuose e delle virt,
ragion vuole che dicasi ancora delle colpe e de vizi.
Diciamone dunque brevemente. E da avvertire che
l onest ci prescrive ed ordina alcune azioni; alcune al
7g
8o
PARTE QUARTA
i peripatetici; la ragion de quali pu esser questa. '
PARTE QUARTA
DELLE VIRT INTELLETTUALI.
CAPITOLO I.
Che cosa sia virt intellettuale, e quale il soggetto
di essa, e qual la materia.
8)
PARTE QUARTA
CAPITOLO II.
Che la virt intellettuale necessaria alla felicit.
Che la virt intellettuale sia necessaria alla felicit
pu dimostrarsi con molte ragioni. Noi ne diremo al
cune; e la prima sia questa. Essendo non altro la fe
licit che la somma di tutti i beni che perfezionano la
natura delluomo, ne viene per conseguente che tutto
ci che perfeziona la natura delliomo sia necessario
alla felicit. Ora la virt intellettuale perfeziona senza
alcun dubbio la natura dell uomo ; dunque senza al
cun dubbio necessaria alla felicit. E se a comporre
la somma felicit vuolsi la bellezza; come non si vor
r anche la scienza, essendo questa ornamento dellani
83
34
'
PARTE QUARTA
85
che un convenga
ahito di conoscer
quali
azioniisi
di fare, bene
e qualie prestamente
no; e l_arte che
un abito di conoscer bene e rettamente tutto ci che
si ricerca alla perfetta forma dellopera che uno fa.
Ora bench questa divisione paia comprendere tutte
quante le virt che appartengono allintelletto, e possa
perci alcun losofo esserne contento, non lo fu per
se
PARTE QUARTA
87
CAPITOLO IV.
Dell intelletto.
Sopra abbiamo detto essere l intelletto un abito di
88
PARTE QUARTA
59
9o
PARTE QUARTA
g!
g,
PARTE QARTA
93
94
PARTE QUiRTA
95
CAPITOLO VII.
Dell arte.
esso si appartiene.
96
PARTE QUARTA
CAPITOLO VIII.
Della sapienza.
98
PARTE QUARTA
99
chiedeva. Perch
nonnome
diremo
noi dun e che egli
intendesse
per un tal
la metasicasu
PARTE QUINTA
DI ALCUNE QUALIT DELUANIMO
CHE NON SONO N vizi, m; vmTU
CAPITOLO PRIMO.
Nota delle qualit di cui vuol trattarsi.
i0|
CAPITOLO 11.
Della virt eroica.
\
PARTE QUINTA
i03
i04
PARTE QUINTA
'05
la passione.
E di qui si vede qual sia la differenza tra l incon
tinente e l intemperante; perch l intemperante, co
me vizioso, cede ad ogni urto della passione senza
contrasto; l incontinente cede solo agli urti maggiori
e pecca con fatica; laonde lintemperante ha il gin
,06
PARTE QUINTA
m7
m8
PARTE QUlNT
i09
Dell amicizia.
n i nobile n
_pi
. Non
. luo 5 o in tutta la lsosoa
.
P .
. .
illustre di questo; sopra cui sono stati scritti e
dai Greci e dai Latini volumi interi ieni di ma ni
P _
g
cenza e di dottrina. Noi dunque ne scriveremo, bre
Ho
PARTE QUINTA
n!
Ii:
PARTE QUINTA
CAPITOLO VIIl.
Dell amicizia che nasce dall utilit.
H3
CAPITOLO IX.
i1
PARTE QUINTA
i|5
CAPITOLO X.
{v6
PARTE QUINTA
H7
che tal cosa sia utile e l altro che non sia. Cosi fu
H8
PARTE QUINTA
t
E stato detto in secondo luogo, ed passato in pro
verbio tra i Greci T oimiv ma , cio che le cose
degli amici sono comuni; onde argomentava leggia
drameute Socrate che l uom dabbene debba esser
padrone di tutte le cose, essendone padrone gli Dii _
'
Hg
io
PARTE QUINTA
cio per aver bene e non per altro. Ora volendo bene
n:
.
Moltissime quistioni sono state fatte intorno allami
cizia. Noi ne sceglieremo alcune; intese le quali non
sar gran fatto difcile intender l altre.
Quistione prima.
PARTE QUINTA
m3
m4
PARTE QUINTA
i25
Della benevolenza.
Dell amore.
L amor poi altro non che un desiderio di pos
seder quello che ne piace, e il possederlo vuol dire
averlo pronto e disposto a qualche piacer suo. Onde
si vede che l amore non benevolenza , altro essen
do volere il ben duno, in che consiste la benevolen
za, ed altro il desiderare di possederlo. E bench il
UG
PARTE QUINTA
m7
Della benecenza.
La benecenza una consuetudine di far bene ad
altri, la quale non amicizia; dovendo lamicizia es
m8
PARTE QUINTA
Della gratitudine.
La gratitudine una disposizion d animo che noi
abbiamo a far bene ad alcuno, perch egli ha fatto
i2g
i30
PARTE QUlNTA
a,
PARTE QUINTA
CAPITOLO IV.
Del piacere.
i33
i3.;
PARTE QUINTA
CAPITOLO XV.
Se il piacere sia per se stesso un bene.
i35
136
PARTE QUINTA
CAPITOLO XVI.
Se il piacere sia l ultimo ne.
Essendo io venuto a ragionar del piacere non cre
der che niuno sia per riprendermi se io torner ad
i37
i3a
PARTE QUINTA
i39
CAPITOLO XVII.
Del desiderio della liciz.
stato detto molte volte e da molti che il desi
derio della felicit si lo stimolo di tutte le azioni,
cosi che niuna se ne faccia se non per l incitamento
di esso; e che esso necessario, n pu estinguersi in
i4
PARTE QUINTA
i!"
malvagia e biasimevole.
_
Ma che che egli si faccia, la volont di lui sempre
si porta al bene; imperocch facendo azion malvagia,
vuole il piacere, che un bene, e facendo azion vir
tuosa, vuol l onest, ch un altro bene; n giani
starsi
i4g
dall
'
onesti per
PARTE
che che sia; e se il fa, fa mal
vagiamente ed degno di biasimo e di castigo.
Ma perch sono alcuni i quali avendo gran copia
di piaceri , vengono in tal tracotanza e superbia che
disprezzando ogni onest e ridendosene, si mettono
sotto i piedi la virt; e purch non abbiamo il ca
i43
"ti;
'
'
5 PARTE QUlNTA
i45
i1,6
PARTE QUINTA
CAPITOLO XVIII.
Della felicit.
Non sar fuor di proposito che sul nire di questo
compendio ritorniamo l donde partimmo, ritoccando
e compiendo quella immagine ovvero forma di feli
cit che gi adombrammo in sul principio. E cosi
pur fece Aristotele ne suoi dieci libri. Sia dunque la.
i157
i48
PARTE QUINTA
i49
i50
PARTE QUINTA
i5v
ISQ
'
PARTE QUINTA
|53
,54
PARTE QUINTA
i 55
|56
PARTE QUINTA
MANUALE
DI
EPITTETO
CON LA TAVOLA
DI
CEBETE TEBANO. _
MANUALE
DI
EPITTETO
i60
MANUALE DI EPITTETO
6
Sovvengati che lintento del desiderio il consegui
re ci che tu brami; 1 intento dell avversione il non
MANUALE DI EPITTETO.
i6
_
g.
Allorch ti vuoimettere a qualche azione, fra be
medesimo pensa di che natura ella sia. Se vai al ba
io.
Non son le cose che disturbano gli uomini, ma si
bene le opinioni che se ne formano. La morte per
esempio non orribile; altrimenti sarebbe comparsa
tale anche a Socrate. Ma l opinione che della morte,
come di cosa orribile ci formiamo, quella si ch or
ribile. Cosi quando proviamo ostacoli o turbamenti
o tristezze, non abbiamo a incolparne gli altri, ma noi
medesimi, vale a dire le nostre proprie opinioni. E
cosa da ignorante l accagionare altruidelle sciagure
sue; chi ha cominciato a istruirsi ne accagiona se stes
so; e chi ben istrutto , n gli altri, n se medesimo.
I i.
Non levarti in orgoglio per niuna prerogativa stra
niera. Se un cavallo con baldanza dicesse: Io son bel
lo, ci sarebbe anco da comportarsi. Ma quando con
arroganza tu dici: Ho un bel cavallo: sappi che tu
ti vanti d un pregio ch proprio del cavallo. Che
dunque havvi di tuo? L uso che fai di cosi fatte ap
i63
MANUALE DI EPITTETO
i3.
Non pretendere che le cose succedano come vuoi,
ma di volere che ogni cosa succeda appunto come
succede , e tutto correr bene per te. La malattia
un impedimento del corpo non della volont, se pur
questa non vi consenta. Lo zoppicare un impaccio
i4.
In ciascheduna occorrenza che si presenti, racco
gliti entro te stesso per ricercare qual forza tu abbi
MANUALE Dl
EPITTETO
N53
i6.
i64
MANUXLE D1 EPTTETO
2i.
Pensa che ti convien governarti non altrimenti che
22.
riormente.
23.
MANUALE DI EPITTETO
r65
25.
Tu puoi essere invitto , se non t esponi a verun
a .
Brami tu forse d esseie losofo? Preparati n
dadesso a dover essere deriso e proverhiato dal volgo
i66
MANUALE Dl EPlTfETO
MANUALE DI EPITTETO
i67
un ferraio, n armature da un calzolaio. Egli suf
i68
MANUALE DI EPITTETO
33.
34.
Siccome un bersaglio non si mette per isfallirio,
cosi il male di sua natura non ha nel mondo esisten
za. Se taluno desse il tuo corpo in balia a chiunque
se gli presenta, ti sdegneresti sicuramente; e tu espo
MANUALE Dl EPXTTETC
i69
36.
/
O mmo, considera dapprima la qualit dell azione,
'
,70
MANUALE ll EPITTETO_
7.
I doveri nostri generalmente vogliono misurarsi dal
le scambievoli relazioni. E questi un padre? T or
MANUALE Dl EPITTETO
i72
MANUALE Dl EPITTETO
4o.
Prescrivi a te di presente una forma e regola di
4i.
Per lo pi noi dobbiamo tener silenzio, o dir cose
necessarie, e queste in poche parole. Pur qualche
rara volta, richiedendolo il tempo , ci faremo a par
lare distesamente, ma non di cose ordinarie, come sa
rebbe di gladiatori, di corse di cavalli, di giostratori,
4a.
Non rider molto, n di molte cose , n smodata
mente.
44.
Riuta sempre, se t possibile, il giuramento , e
46.
Delle cose spettanti al corpo si faccia uso quanto
MANUALE DI EPITTETO
173
47
Serbati puro, per quanto puoi, da corporali di
letti prima del matrimonio. Che se gustarli ti piace,
fallo in quel modo che dalle leggi permesso. Non
di per mostrarti severo ed aspro verso coloro che
'
48.
>
5i.
Dovendo far conferenza con qualcheduno, e di
quelli singolarmente che sono in grado elevato, met
titi in mente quello che fatto avrebbe o Socrate o Ze
none in una simile circostanza : n tu allora irreso
luto sarai sul regolarti come conviene in qualsivoglia
accidente.
_
f
52.
Se ti rechi a far visita a un qualche personaggio
'174
MANUALE DI EPlTTETO
54
Sta lontano dal far ridere altrui. Perocch questo
vezzo fa sdrucciolar facilmente nelle vilt plebee, e ha
forza ancora di rallentare ne tuoi familiari il rispetto
verso di te.
55.
E cosa pericolosa eziandio l entrare in turpi di
scorsi. Or quando questo intervenga e l occasione il
consenta, riprendi quello che vi entrato; o se non
MANUALE Dl EPYTTETO
i75
57.
Quandhai giudicato che una qualche cosa si debba
fare e la fai, non riutare che altri ti veggia farla ,
quantunque il volgo sia per formarne un giudizio ben
differente dal tuo. Di fatto se l azione cattiva , tu
non dei farla; se poi buona, perch temere che
altri te ne dia biasimo ingiustamente?
58.
Siccome queste proposizioni, egli giorno, egli
notte, corrono molto bene se son divise , ma corron
male se vanno unite; cosi in un convito il pigliarsi una
6o.
Siccome nel camminare tu stai attento per non andar
sopra un chiodo e per non torcerti un piede; cosi
sta attento per non recar pregiudizio alla tua retta ra
6i.
Il corpo per ogni uomo la misura del suo pos
sedmento, come il piede la misura della scarpa.
Se a quello ti conformi, tu serberai i termini conve
nienti. Ma se passi pi innanzi, tu dovrai rovinare co
176
MANUALE DI EPlTTETO
62.
63.
Segno d indole ottusa limpiegare continuamente
le sue premure dintorno al corpo; com nel fare
molto esercizio, nel lungo mangiare e bere, nello stare
per molto spazio allagiamento e nel letto. Cotali cose
si debbon far di passaggio, e tutta la cura sha da ri
65.
Ogni cosa pu prendersi da due parti: l una di
esse portabile, l altra no. Se un fratello t oltraggia
MANUALE ll EPITTETO
i77
7.
Taluno si bagna in fretta? Non dire che egli si
bagna male , ma che in fretta. Tal altro bee di molto
6 .
' Non dire in nessun luogo che se losofo, n par
lar dordinario tra persone volgari di massime loso
che; ma fa quello che insegnano queste massime. A
cagione desempio, non dire in un convito come con
vien mangiare, ma bensi mangia come conviene. E
69.
Per la qual cosa se s introduce discorso di qualche
massima tra persone idiote, serba silenzio quanto pi
puoi, essendo cosa di gran pericolo il vomitar di re
7o.
Qualor tu abbia assuefatto il tuo corpo alla fruga
lit, guardati bene di farne pompa. E se tu bevi sol
tanto acqua, non dire ad ogni incontro: Io non bevo
'78
MANUALE Dl EPlTTETO
7i.
Stato e carattere di persona ignorante: Ella non mai
aspetta da s medesima n il bene n il male , ma
dalle cose esteriori. Stato e carattere del losofo: Que
sti aspetta tutto il suo bene e il suo male da s me
desimo.
72.
MANUALE Dl EPITTETO
i79
74
Tienti saldo a questi insegnamenti come a tante
leggi, e quasi fosse empiet il trasgredirne pur uno.
bocca.
75.
Fino a quando indugerai a fornirti d ottime qua
lit , e non trasgredire in niuna cosa il retto discer
nimento della ragione? Tu hai inteso le massime che
abbracciarti conviene , e gi le abbracciasti. Qual pre
cettore pur anco aspetti per rimettere ad esso la emen
dazione della tua vita? Tu non sepi giovincello, ma
uomo fatto. Se dunque vivi nella indolenza e nellozio
e sempre aggiungi dilazione a dilazione, proponimento
a proponimento, e rimandi da un giorno all altro lat
tendere a te medesimo, tu non t accorgerai di rimane
76.
Il primo e pi importante trattato della losoa
su l uso delle dottrine, per esempio, sul non mentire.
Il secondo su le prove, esempligrazia , perch non
dee mentirsi. Il terzo quello che rinforza e distin
gue si fatte prove; a cagiou d esempio , d onde av
viene che una tal cosa sia provai? Che cosa una
prova? una conseguenza i una ripugnanza? una ve
rit? una falsit? Laonde il terzo trattato neces
sario pel secondo , e il secondo pel primo. Ma il pri
mo quello che pi importa e a cui dobbiamo atte
i80
MANUALE DI EPITTETO
78.
Saggio conosctor delle divine
LA TAVOLA
Dl
CEBETE TEBANO
una
82
TAVOLA
_.
Dl CEBETE TEBANO
183
i84
TAVOLA
Dl CEBETE TEBANO
n85
i86
TAVOLA
Dl CEBETE TEBANO
i87
i58
TAVOLA
Dl CEBETE TEBANO
i89
i90
TAVOLA
Dl CEBETE -I"EBANO
i9i
i92
TAVOLA
glia dunque non sessi vivono male come il mag
gior numero di coloro che vi fanno dimora. Ma non
si tosto dalla Scienza vengono iucoronati , che cono
m CEBETE TEBANO
i9a
rgi;
TAVOLA
affatto di quello che a questa pittura relativo. Ve ne rendiamo cordialissime grazie, e vi ascoltiamo.
- Rivolgete ora di nuovo lo sguardo a quella cieca,
Dl CEBETE TEBANO
'i95
restituirlo nel tempo convenuto a chi loro lo ha conse
gnato. La Fortuna suole altrui levare il gi conceduto
e riconcedergli talora ben presto assai pi di quello
Onde l avea privato; suole altresi non solamente spo
gliare gli uomini di quanto loro essa aveva accordato,
ma di tutto quello non meno che altronde avevano
I96
TAVOLA
Dl CEBETE TEBANO
ig;
ms
TAVOLA
male il vivere a colui che vive male? --- Non par egli
a voi che il vivere e il male considerare si debbano
Dl CEBETE TEBANO
igg
300
PENSIERI
DI ALTRI PITAGORICI
S l.
Idea fondamentale della losoa morale pitagoriea
( da Ipotamo di Turrio)
punto l uomo.
Fra i. soggetti capaci di perfezione relativa, altri
sono dotati di capacit naturale, e questi sono co
20a
DELLA MORALE PITAGORICA
siglio. Essi abbisognano dei sussidi esterni oltre i pm
naturale e possono
locch nella natura
la perfezione della
dellocchio consiste
203
ao
non nell uno; alcune nell uno e non nei pi: alcune
poi si nei pi che nell uno, e per conseguenza si
trovano nell uno perch si trovano nei pi. Larmo
nia di fatto, il concento, il numero si riscontrano nel
la pluralit , imperocch niuna parte di tutte queste
cose pu costituire il tutto.
'
pi, sia nel tutto , sia nell universo; e per tali beni
sono nell uno , perch sono nei pi, e sono poi nei
pi perch derivano dal tutto e dalluniverso.
La costituzione della natura del tutto costitui
2o5
g II.
Schiarimento di Eurizmo (I).
x La vita perfetta delluomo siccome sta al disotto
i8
206
207
g III.
Delle affezioni e delle passioni (da Iparco)
Siccome brevissimo il tempo della vita umana
paragonato colleternit, cosi una bellissima peregri
nazione stabiliranno gli uomini se si proporranno di
vivere colla tranquillit dell animo. Ci conseguiran
no se soprattutto conosceranno bene se stessi come
208
209
S IV.
continuazione (da Teage )
u Lanimo umano costituito in modo che una par
te di lui si la ragione. Un altra si liracondia, la
terza il desiderio. La ragione presiede alla cognizione;
l ira alla forza esterna; nalmente il desiderio al vo
lere
Allorch dunque queste tre facolt in un sol
complesso vengono rattemperate, allora nascono la
virt e la concordia. Per lo contrario quando fra se
vengono disgiunte nascono il vizio e la discordia.
Ed in vero tre cose sono necessarie alla virt, cio
la ragione, il potere operare ed una buona delibera
zione. Colla prudenza viene ben ordinata la ragione,
perocch si contrae l abitudine del giudizio e della
contemplazione. Lira acquista il carattere di fortezza,
la quale nasce dallabitudine di resistere e di soppor
tare le cose gravi. Al desiderio vien prestata la tem
peranza , la quale consiste in una certa moderazione
degli appetiti corporali. In complesso nalmente ne
sorge la giustizia intera dellanimo.
Malvagi poi vengono resi gli uomini, o per la ma
lizia , o per l intemperanza , o per la ferocia. Oltre
ci ingiustamente agiscono o per causa di lucro, o
per causa di volutt, o per causa di gloria. La mali
210
g| g
g V.
Delle virt e dei vizj (da Teage) (t).
Lanimo umano cosi costituito che una parte di
lui sta nella ragione, la seconda nell amore , la terza
nell odio. La ragione presiede alla cognizione, Podio
al vigore , l amore all appetito Quando queste tre
cose vengono fra loro composte e regolate in unistes
sa azione, allora si producono la concordia e la virt
1|3
esistere non possono. Per la qual cosa la giustizia frali Dei e fra gli uomini ottiene una grande possanza.
Questa virt contiene la comunione del tutto e del
ai buoni costumi. r
2i3
m4
DELLA MORLE PlTGORlCA
della giusta misura. E siccome nellimpeto della collera
lira naturale oltrepassa la conveniente misura, cosi
:|6
S VII.
Della cultura della mente (dallo stesso Archita) (i).
f Tu devi renderti perito o coll imparare dagli altri
o col ritrovare tu stesso le cose di cui puoi aver co
gnizione. Se tu impari da altri, tu acquisti da altrui
2i7
g VIII.
Della giustizia ( da Polo pitagorico )
o lo stimo doversi dire la giustizia madre e nutrice
di tutte le altre virt, perocch senza di lei niun uomo
pu essere n temperante, n forte, n prudente. Ci
si vede considerando che la giustizia altro non che
un acconcia pace ed armonia.
t La dignit di lei viene resa vieppi' manifesta se
le altre abitudini umane noi considereremo. Quelle si
riferiscono a particolari; ma questa riguarda si la
2i8
2|9
S X.
Del matrimonio (di Ocello Lucano)
Io credo conveniente, dice il nominato Filosofo (a),
il dire qualche cosa intorno le generazioni degli uo
220
n2i
222
2:3
4. un
Meglio
esser vinto da 'chi dice il i vero, che vin
cere
bugiardo.
324
DELINEAZIONE
DELLA
FILoSoFIA MORALE
Dl
Friuli vide na
uomo nel i699.
di i8 anni, e
di rettorica. L0
eioe sino al compiere desuoi giorni nel i770. Non solo tutto
ci che la losoa ha di pi raro ed estruso gli fu famigliare,
ma spazi ne vasti campi delle umane discipline, riuscendo
226
DELlNEAZlONE
227
928
DELNEAZIONE
FINE
INDICE
"
i3
PARTE PRIMA
Della Felicit,
CAr.
Cu.
Cn.
virt .
i7
"i8
i;
i9
22.
24
'
Cu.
altro..........26
IX. Delle varie maniere di beni . . o 28
PARTE SECONDA
Della virl morale in generale.
Cu.
CAI.
I. Dell onest.
II. Delle lfggl
_.
3o
33
a e;
riti'
a"
_ G
INDICE
r.
i Car.
III.
Dell azione
IV.D.ell
azione virtuosa
volontaria.
Pag.
.
Gin.
V. DelPazione liber . .
.,_ .
CM.
34"
36
v _38
[lo
a,
4|
43
natura.........
46
48
Cu.
. .
PARTETERZA
Delle virt morali in particolare.
Cn. _
.
.
.
.
.
.'
Car.
VIvDcllarizagngcenza . ' .
Car.
Car.
CAr.
.
.
.
.
.
.
.
.
C.
GAI.
PARTE QUARTA
Delle virt intellettuali.
Car.
8:
INDICE
CAr.
necessdria
CAr.
(In.
CAr.
.
.
.
.
.'
.
.
.
_.
Csr.
VLDella prudenza .
CAr. VILDelParte . . .
CM. "III. Della sapienza .
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
a
3
PARTE QUINTA
Di alcune qualit delpanimo
che non sono n vizj ,' n virt.
C.
GAI.
Cu.
C.
(In.
GAY.
CAr.
CAr.
Csr.
CM.
(Dar.
Sentenza prima
Sentenza .seconda .
Sentenza terza . .
Sentenza quarta .
Cn.
ioo
.
.
.
.
.
.
.
.
.
I i7
.
.
.
1
.
I i8
[X9
[20
Quistione prima .
.' .
Quistione seconda .
Quistione terza. . .
Quistione quarta . .
Quistione quinta . .
Czr. XIII. Di alcune qualit
.'
. .
. .
. .
che si
Della benevolenza.
Dell amore. . .
.
.
.
.
.
.
ivi
ma
i23
ivi
. . .
. . .
. . . w
accostano
.
.
.
.
.
ivi'
l 25
u IVI
llc
INDICE
234 V
11 Della concordia .
.' _ . .
Della benecenza .
. .
i27
Della gratitudine .
,, i28
1,
.
.
.
.
s, i3g
,, i46
i36
,,
,, i8i
i5g
I. Ideafondamentale
dellalosoa
morale,,
pitagorica (da Ipotamo
di Turrio)
20i
.
.
.
,, 209
,, 21 i
n 2i4
,, 2i8
y2
2i9
.
.
.
.
.
.
.
.
222
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223
225
23i
III!
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Ostorrolchlscho Natlonalblbliothek
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