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NOTE E DISCUSSIONI

SCHLEIERMACHER INTERPRETE DI ANASSIMANDRO: VALUTAZIONI


STORICO-FILOSOFICHE SULLABHANDLUNG BERLINESE DEL 1811
di Christian Vassallo*

Nelle celebri Vorlesungen hegeliane sulla storia della filosofia, tenute allUniversit di Berlino nel semestre invernale 1825/26, veniva espresso un giudizio assai
sprezzante sui Milesii: facili da studiare per via dello scarso numero di fonti, poco
originali per il loro evidente rifarsi a concezioni cosmogoniche orientali, sostanzialmente insoddisfacenti per le esigenze di una matura filosofia dello Spirito1. Tale
giudizio desta meraviglia se confrontato con le molte pagine dedicate dal pensatore
tedesco, prima della trattazione dei Greci, alla filosofia orientale (cinese e indiana);
ma pu trovare, forse, una sua ragion dessere se solo si consideri limpostazione
storiografica dellautorevole letteratura secondaria che, stando al catalogo della sua
biblioteca berlinese, Hegel pot consultare con cura per mettere a punto le sue lezioni2. Parliamo di opere manualistiche, scritte tra XVIII e XIX secolo, contenenti in
nuce le linee direttive che sarebbero state poi perseguite da Zeller, sul piano storicofilosofico, da Mullach e quindi da Diels, da un punto di vista filologico: lHistoria
critica philosophiae di Brucker3, il Geist der spekulativen Philosophie di Tiedemann4, il Lehrbuch e la Geschichte der neuern Philosophie di Buhle5, la monumen* ch.vassallo@pherc.eu. Questo articolo, che vuol ricordare la rilevanza storico-filosofica dellAbhandlung di Schleiermacher su Anassimandro in occasione del suo bicentenario,
deve molto al Prof. Dr. Dietrich Harlfinger (Aristoteles-Archiv Berlin) e al Dr. ChristianFriedrich Collatz (GCS), per avermi consentito laccesso allarchivio dei manoscritti schleiermacheriani conservati nellAkademie der Wissenschaften di Berlino.
1. Hegel 2009, in part. p. 106. In realt egli citava molto superficialmente Anassimandro e Anassimene, allinterno di un lunga sezione espositiva dedicata specificamente a Talete e ai sette sapienti. Tale accostamento era gi stato effettuato da Diogene Laerzio (VPh.
I.22 ss.), il quale per faceva ufficialmente iniziare la filosofia greca con Anassimandro, discostandolo dalla precedente temperie sapienziale e collocandolo come primo autore nel
libro II dei Boi (su cui vd. Giannantoni 1992). La traduzione italiana delle Lezioni hegeliane effettuata da Roberto Bordoli, che ho qui presente, si mostra assai puntuale e filologicamente attenta alle diverse varianti delle due edizioni Michelet (Verlag von Duncker und
Humblot, Berlin 1833; 18402) e di quella moderna Garniron/Jaeschke (Felix Meiner Verlag,
Hamburg 1986-1996), sulla quale dichiaratamente si basa.
2. Sul punto, vd. Bordoli 2009, pp. XII ss.
3. Brucker 1742/67.
4. Tiedemann 1791/97, contro il quale tuttavia Hegel spesso polemizza.
5. Buhle 1796/1804; Buhle 1800/4.
Rivista di storia della filosofia, n. 4, 2011
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tale Geschichte der Philosophie del kantiano Tennemann6, il Grundri di Ast7 e


lHandbuch di Rixner8.
Tuttavia, qualche anno prima delle Vorlesungen, l11 novembre del 1811, Friedrich Schleiermacher aveva letto presso la Classe filosofica dellAccademia delle Scienze
di Berlino un importante saggio ber Anaximandros, che avrebbe poi ripetuto dinanzi
alla Sessione plenaria della prestigiosa istituzione tedesca il 24 dicembre del 1812 e
pubblicato per la prima volta solo nel 18159. Di questa corposa Abhandlung, evidentemente, Hegel rimase alloscuro; o finse di esserlo, se si considera la sua dichiarata avversione per lipercriticismo filologico che il teologo di Breslavia aveva gi mostrato
nella sua raccolta dei frammenti di Eraclito, risalente al 1807 (Herakleitos der dunkle
von Ephesos)10. Ad ogni modo, quel saggio esordiva citando, oltre alle ricerche di Tiedemann e Tennemann (ben note ad Hegel), anche quelle di Meiners11, di Sturz12 e di
Flleborn13: autori la cui ricca produzione scientifica era quasi per intero presente nella biblioteca di Schleiermacher14. Questi, pur evidenziandone i meriti, osservava preliminarmente (e metodologicamente) come la maggior parte di quelle opere non cogliesse nel segno:
in parte, perch non vogliono tanto esporre le vedute degli antichi per s, quanto piuttosto
paragonarle con le vedute posteriori o addirittura con quelle in vigore tra di noi e col sistema proprio del critico, e perch giudicano anche i pi antichi secondo le esigenze che noi
siamo abituati ad avanzare a un filosofo; in parte, perch, quando non si impone a prima vista ununit nelle affermazioni degli antichi, esse preferiscono ammettere che non ce n
stata nessuna, quasi che, essendo il filosofare in generale ancora giovane e imperfetto, e non
essendo ancora stata scoperta la vera arte filosofica, la dialettica, quei sapienti non si fossero resi conto di quando le loro opinioni contrastavano luna con laltra15.

Diciamo subito che, sul piano storico-filosofico, lAbhandlung schleiermacheriana


del 1811 costituisce una pietra miliare nello sviluppo degli studi critici sui Presocratici
e anche oggi, giusto due secoli dopo, presenta spunti estremamente attuali. Ci sareb6. Tennemann 1798/1819.
7. Ast 1807.
8. Rixner 1822/23.
9. Schleiermacher 1815. Queste notizie sono rigorosamente documentate, anche con riferimenti alla corrispondenza, nellEinleitung di Martin Rssler alla sua esemplare edizione
critica degli Akademievortrge (Schleiermacher 2002, pp. XXXI-XXXII). Stranamente, in
Schleiermacher 1998, Giovanni Moretto (dalla cui egregia traduzione sono estrapolati i passi schleiermacheriani che cito) data entrambe le sedute al 1812, facendo risalire allanno
precedente soltanto la lettura dellAbhandlung su Diogene di Apollonia (29 gennaio 1811).
10. Il lavoro era uscito in un apposito volume del Museum der Alterthumswissenschaft
di Wolf e Buttmann; questa e le opere analoghe di Sturz per Empedocle (Literis et sumptibus Goeschenii, Lipsiae 1805) e di Peyron per Empedocle e Parmenide (Weigel, Lipsiae
1810), furono definite da Hegel 2009, pp. 156-157, di regola troppo ampie e contenenti
cos tanta erudizione che si fa prima a scriverle che a leggerle. Cfr. Moretto 1998, p. 53;
ma anche Moretto 1985; Moretto 1986.
11. Meiners 1782.
12. Sturz 1801/4.
13. Flleborn 1791/99.
14. Cfr. Meckenstock 1993, pp. 142, n. 161; 227, nn. 1249-1251; 282, n. 1968; 283, n.
1988; 284, nn. 1998-1999.
15. Schleiermacher 1988, p. 580.
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Schleiermacher interprete di Anassimandro

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be vero anche se si prendesse alla lettera la dichiarazione di umilt che lintroduce: la


volont dellautore di esporre, pi che di eliminare, le innumerevoli difficolt ermeneutiche che sincontrano nello sforzo di ricostruire lidentit filosofica di Anassimandro. Commentando limpressionante dominio filologico che un teologo come Schleiermacher dimostra di avere nei suoi studi di filosofia antica, fondata peraltro sulla lettura
diretta ed integrale delle fonti dossografiche, Hans-Georg Gadamer ne individuava non
a torto il seme maturo che avrebbe di l a poco offerto allAltertumswissenschaft tedesca i frutti memorabili di Ritter, Brandis e Zeller, lasciando emergere gli inizi reali
del pensiero greco con lausilio della critica storica16.
Il saggio ber Anaximandros conferma pienamente tale giudizio. Esso pu scomporsi in quattro sezioni, dedicate: a) la prima, pi ampia, al problema dellrx, con
una lucidissima analisi delle testimonianze di Aristotele e dei suoi commentatori; b) la
seconda alla questione della teologia o del presunto ateismo di Anassimandro, cui
Schleiermacher dichiara di non credere; c) la terza allinfinit dei mondi che gli scrittori post-aristotelici, verso i quali il pensatore tedesco mostra un crescente scetticismo,
attribuiscono al Milesio; d) lultima alla posizione intermedia occupata dalla Terra nellUniverso e alle fonti che ne tramandano la forma sferica nella visione anassimandrea:
tesi cui Schleiermacher non d credito per il silenzio in merito di un geografo affidabile come Strabone, che lavrebbe altrimenti di certo mutuata dalla sua fonte Eratostene.
Ben argomentata in tutti questi punti, tuttavia nella discussione sul principio o
come il filosofo crede meglio esprimersi sulla materia primigenia (Urstoff), che
lAbhandlung offre ancora oggi i suoi tratti pi interessanti per lo storico della filosofia
antica. Premettendo il consenso generale circa lidentificazione dellrx anassimandrea con un peiron indefinito, Schleiermacher comincia con lelencare le opinioni
espresse in merito dagli studiosi suoi contemporanei: quella per cui lpeiron non sarebbe stato ulteriormente determinato dal Milesio nelle sue qualit (Brucker); quella
che invece ne faceva ein Mittelding, un qualcosa dintermedio tra lacqua e laria
(Buhle e Tiedemann); quella, infine, che tentava di conciliare le due tesi precedenti e
scorgeva nei frammenti anassimandrei unalternante determinazione e indeterminazione dellpeiron, con le conseguenti contraddizioni dossografiche che ne sarebbero seguite (Tennemann).
Sul piano metodologico, allora, il pensatore tedesco richiama allordine della critica
storica e allesigenza di rimeditare con gli appropriati crismi filologici le fonti in questione. Alcune di esse avverte considerano espressamente lrx anassimandrea
come un elemento intermedio tra acqua e aria: cos avrebbero fatto Simplicio, nei suoi
commentari alla Fisica e al De coelo, Giovanni Filopono e Temistio, commentando rispettivamente il De generatione et corruptione e la Fisica, e anche Alessandro di Afrodisia, secondo la testimonianza dello stesso Simplicio. Altre fonti, invece, dicono che
Anassimandro non avrebbe per nulla precisato la natura del suo peiron: cos Diogene
Laerzio, lo Pseudo-Plutarco e, stando sempre a Simplicio, anche Porfirio. Ci premesso,
Schleiermacher non pu fare a meno di evidenziare come Simplicio si comporti da vero
e proprio Giano bifronte: quando infatti nel commento alla Fisica elenca le opinioni dei
fisiologi sulla loro unica rx mobile, egli sembra far propria quella tesi della-qualitativit dellpeiron da lui stesso altrove rinnegata. Le riflessioni dellAbhandlung che ne
derivano hanno, a mio giudizio, un grande valore storico-filosofico:
Deve stupire qui chiunque in maniera del tutto positiva il fatto che i commentatori di Ari-

16. Gadamer 1975, pp. 23 ss.; cfr. anche Scholtz 1995.


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stotele non stiano tutti da una sola parte, ma, anzi, le asserzioni di Simplicio siano addirittura in contrasto tra di loro. Questo sarebbe certamente pi comprensibile se, come affermano i moderni, lo stesso Aristotele si fosse contraddetto riguardo ad Anassimandro; perch infatti allo scolaro le cose dovevano andare meglio che al maestro? Ma la verit che
nessuno riuscito ad addurre un testo, e neppure io lho trovato, in cui Aristotele attribuisca
espressamente ad Anassimandro quella cosa intermedia; ma l dove dice che questa cosa
intermedia tra aria e acqua, o anche, in maniera indeterminata, una natura par t
stoixeia, sarebbe stata ammessa come materia primigenia, egli non menziona mai un autore, e, secondo un passo di Simplicio, sembra che Alessandro di Afrodisia sia stato il primo
a mettere chiaramente questi testi in rapporto con Anassimandro. Pu quindi ben essere che
questa autorit sia stata seguita successivamente dagli altri commentatori e, qua e l, dallo
stesso Simplicio17.

Ma ancor pi importante listanza metodologica che emerge da tali osservazioni:


quella di tornare col dovuto rigore critico (non dunque con lingenua devozione hegeliana) allopinione espressa da Aristotele sul problema del principio anassimandreo,
proprio per tentare di spiegare le confusioni dei commentatori in merito. La prima cosa
certa annota Schleiermacher che, laddove lo Stagirita parla dellelemento intermedio, non menziona mai Anassimandro. poi indubbio che Aristotele consideri
Anassimandro un fusiolgow. Dal momento che il punto precedente non implica lassenza di una volont del Milesio di determinare lindefinito, sarebbe quantomeno dimostrabile la convinzione aristotelica che Anassimandro avrebbe eletto a principio del
tutto un essere determinato, ma che allo stesso tempo lavrebbe pensato come infinito
e illimitato.
Il filosofo tedesco ragiona sui capitoli 4-5 del libro III della Fisica e osserva innanzitutto come per Aristotele nessuno dei fusiolgoi abbia fatto dellinfinito un essere
in s: essi si sono limitati piuttosto a considerare linfinit come una qualit dellessere, esponendosi al biasimo (lallusione sarebbe soprattutto ad Anassimandro) per aver
posto invece come principio proprio linfinito anzich ci a cui attribuiscono linfinit
(jenes, dem sie Unendlichkeit beilegen). Quanto poi a Phys. III.5, 205a e alla differenza l asserita tra linfinita materia primordiale e gli elementi fisici18, Schleiermacher si

17. Schleiermacher 1988, p. 583. Caustico il giudizio complessivo su Simplicio pi innanzi incidentalmente espresso dal filosofo: Questo inestimabile, dotto e acuto scrittore
procede sempre molto ponderatamente e in maniera veramente critica, allinizio; ma gli
manca completamente la costanza. Quanto pi procede, tanto pi viene sopraffatto dalla
massa delle informazioni. Questa affermazione pu venire documentata nella maniera pi
estesa. Appena lo incontra, egli tratta ogni argomento in maniera radicale, con dispendio di
fatiche e con amore, per svilupparlo in seguito con indifferenza, aridit e superficialit. E
ci vale anche per le sue opere in generale. Il primo libro del suo commentario sulla Fisica
inestimabile, sia come raccolta di fonti che per la ricchezza di vedute e giudizi equilibrati; in seguito si trovano citazioni molto parsimoniose di quanto degli scritti degli antichi
aveva ancora sotto gli occhi o gli era noto da altre fonti, ma, oltre al suo testo di fondo, egli
ha davanti a s, come si vede con chiarezza, soltanto i pi importanti commentatori precedenti, ai quali si collega confrontandoli, controllandoli e confutandoli con pi o meno diligenza. Anche qui egli resta sempre prezioso, soprattutto per gli apporti di critica e interpretazione grammaticale; soltanto per lo studioso della storia della filosofia egli in larga misura insignificante (nur fr den philosophischen Geschichtsforscher ist er bei weitem unbedeutender) (Ivi, p. 588; corsivo mio).
18. Aristot. Phys. III.5, 205a1-3: od d pr od llo ti tn stoixevn odn peiCopyright FrancoAngeli
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Schleiermacher interprete di Anassimandro

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limita giustamente a notare che mai lo Stagirita citi in quel passo Anassimandro e il famigerato elemento intermedio; che poi Simplicio cada in unulteriore contraddizione
quando, facendo di quella differenza una farina del sacco anassimandreo, quasi non si
renda conto di dare con ci man forte al costante bersaglio del suo scritto, Giovanni Filopono.
Sul versante della corporeit o meno del principio, le pagine dellAbhandlung si
presentano non meno interessanti. Il pensatore tedesco, in particolare, ricorda il passo
del De generatione et corruptione (II.1) dove Aristotele attribuisce ad alcuni lidea di
una lh comune, diversa dai quattro elementi e allo stesso tempo corporea: in ci criticandoli, perch non si d una materia esistente senza opposizione. Essi cio intendono quellunica materia come un qualcosa di corporeo e di separabile, facendola quindi
ricadere nel dominio qualitativo dei quattro elementi; e daltra parte, se quel principio
fosse sintesi di essi, ammetterebbe predicati contraddittori (ad esempio, leggerezza e
pesantezza), che ne imporrebbero la rimozione da un coerente sistema speculativo19.
Per Schleiermacher, solo a motivo della sua fede cristiana Filopono, attribuendo ad
Anassimandro quellidea, avrebbe riferito la critica aristotelica soltanto alla corporeit
dellrx infinita. Laddove lo Stagirita sembrerebbe considerare senza dubbio corporeo quel principio, anche alla luce di Phys. III.4, dove, tra le cinque ragioni (poi confutate) che renderebbero ammissibile un infinito, si elenca quella per cui solo cos non
si avrebbe generazione e corruzione20. A questo proposito, Schleiermacher non fa passare sotto silenzio come anche Cicerone, Temistio, Simplicio, lo Pseudo-Plutarco e
Stobeo, indipendentemente dal passo aristotelico concordino nel far risalire quella ragione allesigenza anassimandrea di conferire il carattere dellinfinit al suo principio.
La fiducia critica riposta dal pensatore di Breslavia nelle parole dello Stagirita lo
spinge allora a due conclusioni, le quali costituiscono a mio parere uno dei primi tentativi di applicare, a un testo greco pre-classico, quelle teorie ermeneutiche che appena
qualche anno prima egli aveva cominciato ad elaborare, anche al di fuori dellesegesi
biblica21: che lrx di Anassimandro fosse certamente corporea, ossia una materia
ron nd?xetai enai. lvw gr ka xvrw to peiron ena ti atn, dnaton t pn,
kn peperasm?non, enai ggnesai n ti atn, ktl.
19. Essi cio si sarebbero ingannati considerando quellunica materia come un qualcosa
di corporeo e di separabile, facendola quindi ricadere nel dominio qualitativo dei quattro
elementi. Daltra parte, osserva lo Stagirita, se quel principio fosse sintesi di essi, ammetterebbe predicati contraddittori (ad esempio, leggerezza e pesantezza), che ne imporrebbero
la rimozione da un coerente sistema speculativo (Aristot., GC. B.1, 329a9-13). Cfr. Williams 1982, pp. 152-3; e il commento ad loc. di Philop., CArG XIV.2, 208, 9 ss. Vitelli;
nonch Id., in Phys., CArG XVI, 427, 10 ss. Vitelli.
20. Aristot. Phys. III.4, 203b18-20: ti t otvw n mnvw m polepein g?nesin ka
forn, e peiron eh en faireitai t gignmenon.
21. Alludo alle annotazioni marginali del periodo 1805/9, che nella vecchia raccolta curata da Lcke (Hermeneutik und Kritik) venivano in verit utilizzate senza la dovuta acribia. Ad ogni modo, esse sarebbero approdate con gli anni alla convinzione che compito dellinterprete quello di capire il testo meglio di quanto non avesse fatto lautore stesso (Schleiermacher 1959, p. 87). Sullo Schleiermachers Entwurf einer universalen Hermeneutik si
sofferma a lungo Gadamer 1990, pp. 188-201, che ne evidenzia i successivi influssi su
Dilthey, Boeckh e Steinthal, il quale ultimo (nella sua Einleitung in die Psychologie und
Sprachwissenschaft, Dmmler, Berlin 1881) non a caso osservava: Der Philologe versteht
den Redner und Dichter besser, als dieser sich selbst und besser als ihn die Zeitgenossen
schlechthin verstanden haben. Denn er macht klar bewut, was in jenem nur unbewut und
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primigenia (ein Grundstoff) dalla quale si sviluppato tutto il resto, e non un principio
nel senso in cui lo , ad esempio, lamicizia o linimicizia22; che essa poi non potesse
essere un qualcosa dintermedio (Zwischenwesen) tra diversi elementi fisici, come voleva il buon Simplicio, ormai divenuto trascurato e sedotto da Alessandro23. In
realt, proprio il soffermarsi sul Missverstndnis simpliciano, anche quello di per s
costruttivo nellarduo lavorio dellinterprete moderno, evidenzia i guadagni universali, ma non assolutizzanti, di una subtilitas intelligendi esercitata anche sugli antichi
autori profani. Per questo, pur volendo tacere le intuizioni sul futuro fr. 1 DK di
Anassimandro24, credo bastino le istanze di metodo e di contenuto emerse dalla precedente esposizione della prima parte dellAbhandlung per attrarre gli storici della filosofia, non solo antica, verso una rilettura dello Schleiermacher studioso del pensiero greco, invitando tutti ad andare oltre quelle distrazioni di Hegel, che, per paradosso,
sembrano talora sopravvivere anche in quanti apertamente se ne dichiarano immuni.

Riferimenti bibliografici
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1807.
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VII-LII.
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1796/1804.
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22. Schleiermacher 1988, p. 586.
23. Schleiermacher 1988, p. 589.
24. DK12B1 [= Simplic. in Phys. 24, 13]. Cfr. Schleiermacher 1988, pp. 593 ss.
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Schleiermacher interprete di Anassimandro

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Jahrhunderte nach Christi Geburt in einigen Betrachtungen ber die neu-platonische Philosophie, Weidmanns, Leipzig 1782.
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Napoli 1985, pp. 55-86.
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sulla filosofia greca, in Id., Scritti filosofici, a cura di G. Moretto, UTET, Torino 1998, pp.
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Reden und Abhandlungen, bei besonderen Veranlassungen gelesen, zur Aesthetik, zur Politik, zur Ethik, zur Philologie, zur Geschichte der Philosophie, Reimer, Berlin 1835, pp.
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- Schleiermacher 2002: Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, Kritische Gesamtausgabe.
Schriften und Entwrfe, B. 11. Akademievortrge, hrsg. von M. Rssler unter Mitwirkung
von L. Emersleben, de Gruyter, Berlin-New York 2002.
- Scholtz 1995: Gunter Scholtz, Ethik und Hermeneutik. Schleiermachers Grundlegung der
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- Sturz 1801/4: Friedrich Wilhelm Sturz (u. Mit. v. Karl August Thieme), Lexicon Xenophonteum, 4 B., Barth, Lipsiae 1801/4.
- Teichmller 1874: Gustav Teichmller, Studien zur Geschichte der Begriffe, Weidmann,
Berlin 1874.
- Tennemann 1798/1819 = Wilhelm Gottlieb Tennemann, Geschichte der Philosophie, 11
B., Barth, Leipzig 1798/1819.
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Inh., Die neue akademische Buchhandlung, Marburg 1791/97.
- Vattimo 1968: Gianni Vattimo, Schleiermacher filosofo dellinterpretazione, Mursia, Milano 1968.
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