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Nelle celebri Vorlesungen hegeliane sulla storia della filosofia, tenute allUniversit di Berlino nel semestre invernale 1825/26, veniva espresso un giudizio assai
sprezzante sui Milesii: facili da studiare per via dello scarso numero di fonti, poco
originali per il loro evidente rifarsi a concezioni cosmogoniche orientali, sostanzialmente insoddisfacenti per le esigenze di una matura filosofia dello Spirito1. Tale
giudizio desta meraviglia se confrontato con le molte pagine dedicate dal pensatore
tedesco, prima della trattazione dei Greci, alla filosofia orientale (cinese e indiana);
ma pu trovare, forse, una sua ragion dessere se solo si consideri limpostazione
storiografica dellautorevole letteratura secondaria che, stando al catalogo della sua
biblioteca berlinese, Hegel pot consultare con cura per mettere a punto le sue lezioni2. Parliamo di opere manualistiche, scritte tra XVIII e XIX secolo, contenenti in
nuce le linee direttive che sarebbero state poi perseguite da Zeller, sul piano storicofilosofico, da Mullach e quindi da Diels, da un punto di vista filologico: lHistoria
critica philosophiae di Brucker3, il Geist der spekulativen Philosophie di Tiedemann4, il Lehrbuch e la Geschichte der neuern Philosophie di Buhle5, la monumen* ch.vassallo@pherc.eu. Questo articolo, che vuol ricordare la rilevanza storico-filosofica dellAbhandlung di Schleiermacher su Anassimandro in occasione del suo bicentenario,
deve molto al Prof. Dr. Dietrich Harlfinger (Aristoteles-Archiv Berlin) e al Dr. ChristianFriedrich Collatz (GCS), per avermi consentito laccesso allarchivio dei manoscritti schleiermacheriani conservati nellAkademie der Wissenschaften di Berlino.
1. Hegel 2009, in part. p. 106. In realt egli citava molto superficialmente Anassimandro e Anassimene, allinterno di un lunga sezione espositiva dedicata specificamente a Talete e ai sette sapienti. Tale accostamento era gi stato effettuato da Diogene Laerzio (VPh.
I.22 ss.), il quale per faceva ufficialmente iniziare la filosofia greca con Anassimandro, discostandolo dalla precedente temperie sapienziale e collocandolo come primo autore nel
libro II dei Boi (su cui vd. Giannantoni 1992). La traduzione italiana delle Lezioni hegeliane effettuata da Roberto Bordoli, che ho qui presente, si mostra assai puntuale e filologicamente attenta alle diverse varianti delle due edizioni Michelet (Verlag von Duncker und
Humblot, Berlin 1833; 18402) e di quella moderna Garniron/Jaeschke (Felix Meiner Verlag,
Hamburg 1986-1996), sulla quale dichiaratamente si basa.
2. Sul punto, vd. Bordoli 2009, pp. XII ss.
3. Brucker 1742/67.
4. Tiedemann 1791/97, contro il quale tuttavia Hegel spesso polemizza.
5. Buhle 1796/1804; Buhle 1800/4.
Rivista di storia della filosofia, n. 4, 2011
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stotele non stiano tutti da una sola parte, ma, anzi, le asserzioni di Simplicio siano addirittura in contrasto tra di loro. Questo sarebbe certamente pi comprensibile se, come affermano i moderni, lo stesso Aristotele si fosse contraddetto riguardo ad Anassimandro; perch infatti allo scolaro le cose dovevano andare meglio che al maestro? Ma la verit che
nessuno riuscito ad addurre un testo, e neppure io lho trovato, in cui Aristotele attribuisca
espressamente ad Anassimandro quella cosa intermedia; ma l dove dice che questa cosa
intermedia tra aria e acqua, o anche, in maniera indeterminata, una natura par t
stoixeia, sarebbe stata ammessa come materia primigenia, egli non menziona mai un autore, e, secondo un passo di Simplicio, sembra che Alessandro di Afrodisia sia stato il primo
a mettere chiaramente questi testi in rapporto con Anassimandro. Pu quindi ben essere che
questa autorit sia stata seguita successivamente dagli altri commentatori e, qua e l, dallo
stesso Simplicio17.
17. Schleiermacher 1988, p. 583. Caustico il giudizio complessivo su Simplicio pi innanzi incidentalmente espresso dal filosofo: Questo inestimabile, dotto e acuto scrittore
procede sempre molto ponderatamente e in maniera veramente critica, allinizio; ma gli
manca completamente la costanza. Quanto pi procede, tanto pi viene sopraffatto dalla
massa delle informazioni. Questa affermazione pu venire documentata nella maniera pi
estesa. Appena lo incontra, egli tratta ogni argomento in maniera radicale, con dispendio di
fatiche e con amore, per svilupparlo in seguito con indifferenza, aridit e superficialit. E
ci vale anche per le sue opere in generale. Il primo libro del suo commentario sulla Fisica
inestimabile, sia come raccolta di fonti che per la ricchezza di vedute e giudizi equilibrati; in seguito si trovano citazioni molto parsimoniose di quanto degli scritti degli antichi
aveva ancora sotto gli occhi o gli era noto da altre fonti, ma, oltre al suo testo di fondo, egli
ha davanti a s, come si vede con chiarezza, soltanto i pi importanti commentatori precedenti, ai quali si collega confrontandoli, controllandoli e confutandoli con pi o meno diligenza. Anche qui egli resta sempre prezioso, soprattutto per gli apporti di critica e interpretazione grammaticale; soltanto per lo studioso della storia della filosofia egli in larga misura insignificante (nur fr den philosophischen Geschichtsforscher ist er bei weitem unbedeutender) (Ivi, p. 588; corsivo mio).
18. Aristot. Phys. III.5, 205a1-3: od d pr od llo ti tn stoixevn odn peiCopyright FrancoAngeli
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limita giustamente a notare che mai lo Stagirita citi in quel passo Anassimandro e il famigerato elemento intermedio; che poi Simplicio cada in unulteriore contraddizione
quando, facendo di quella differenza una farina del sacco anassimandreo, quasi non si
renda conto di dare con ci man forte al costante bersaglio del suo scritto, Giovanni Filopono.
Sul versante della corporeit o meno del principio, le pagine dellAbhandlung si
presentano non meno interessanti. Il pensatore tedesco, in particolare, ricorda il passo
del De generatione et corruptione (II.1) dove Aristotele attribuisce ad alcuni lidea di
una lh comune, diversa dai quattro elementi e allo stesso tempo corporea: in ci criticandoli, perch non si d una materia esistente senza opposizione. Essi cio intendono quellunica materia come un qualcosa di corporeo e di separabile, facendola quindi
ricadere nel dominio qualitativo dei quattro elementi; e daltra parte, se quel principio
fosse sintesi di essi, ammetterebbe predicati contraddittori (ad esempio, leggerezza e
pesantezza), che ne imporrebbero la rimozione da un coerente sistema speculativo19.
Per Schleiermacher, solo a motivo della sua fede cristiana Filopono, attribuendo ad
Anassimandro quellidea, avrebbe riferito la critica aristotelica soltanto alla corporeit
dellrx infinita. Laddove lo Stagirita sembrerebbe considerare senza dubbio corporeo quel principio, anche alla luce di Phys. III.4, dove, tra le cinque ragioni (poi confutate) che renderebbero ammissibile un infinito, si elenca quella per cui solo cos non
si avrebbe generazione e corruzione20. A questo proposito, Schleiermacher non fa passare sotto silenzio come anche Cicerone, Temistio, Simplicio, lo Pseudo-Plutarco e
Stobeo, indipendentemente dal passo aristotelico concordino nel far risalire quella ragione allesigenza anassimandrea di conferire il carattere dellinfinit al suo principio.
La fiducia critica riposta dal pensatore di Breslavia nelle parole dello Stagirita lo
spinge allora a due conclusioni, le quali costituiscono a mio parere uno dei primi tentativi di applicare, a un testo greco pre-classico, quelle teorie ermeneutiche che appena
qualche anno prima egli aveva cominciato ad elaborare, anche al di fuori dellesegesi
biblica21: che lrx di Anassimandro fosse certamente corporea, ossia una materia
ron nd?xetai enai. lvw gr ka xvrw to peiron ena ti atn, dnaton t pn,
kn peperasm?non, enai ggnesai n ti atn, ktl.
19. Essi cio si sarebbero ingannati considerando quellunica materia come un qualcosa
di corporeo e di separabile, facendola quindi ricadere nel dominio qualitativo dei quattro
elementi. Daltra parte, osserva lo Stagirita, se quel principio fosse sintesi di essi, ammetterebbe predicati contraddittori (ad esempio, leggerezza e pesantezza), che ne imporrebbero
la rimozione da un coerente sistema speculativo (Aristot., GC. B.1, 329a9-13). Cfr. Williams 1982, pp. 152-3; e il commento ad loc. di Philop., CArG XIV.2, 208, 9 ss. Vitelli;
nonch Id., in Phys., CArG XVI, 427, 10 ss. Vitelli.
20. Aristot. Phys. III.4, 203b18-20: ti t otvw n mnvw m polepein g?nesin ka
forn, e peiron eh en faireitai t gignmenon.
21. Alludo alle annotazioni marginali del periodo 1805/9, che nella vecchia raccolta curata da Lcke (Hermeneutik und Kritik) venivano in verit utilizzate senza la dovuta acribia. Ad ogni modo, esse sarebbero approdate con gli anni alla convinzione che compito dellinterprete quello di capire il testo meglio di quanto non avesse fatto lautore stesso (Schleiermacher 1959, p. 87). Sullo Schleiermachers Entwurf einer universalen Hermeneutik si
sofferma a lungo Gadamer 1990, pp. 188-201, che ne evidenzia i successivi influssi su
Dilthey, Boeckh e Steinthal, il quale ultimo (nella sua Einleitung in die Psychologie und
Sprachwissenschaft, Dmmler, Berlin 1881) non a caso osservava: Der Philologe versteht
den Redner und Dichter besser, als dieser sich selbst und besser als ihn die Zeitgenossen
schlechthin verstanden haben. Denn er macht klar bewut, was in jenem nur unbewut und
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primigenia (ein Grundstoff) dalla quale si sviluppato tutto il resto, e non un principio
nel senso in cui lo , ad esempio, lamicizia o linimicizia22; che essa poi non potesse
essere un qualcosa dintermedio (Zwischenwesen) tra diversi elementi fisici, come voleva il buon Simplicio, ormai divenuto trascurato e sedotto da Alessandro23. In
realt, proprio il soffermarsi sul Missverstndnis simpliciano, anche quello di per s
costruttivo nellarduo lavorio dellinterprete moderno, evidenzia i guadagni universali, ma non assolutizzanti, di una subtilitas intelligendi esercitata anche sugli antichi
autori profani. Per questo, pur volendo tacere le intuizioni sul futuro fr. 1 DK di
Anassimandro24, credo bastino le istanze di metodo e di contenuto emerse dalla precedente esposizione della prima parte dellAbhandlung per attrarre gli storici della filosofia, non solo antica, verso una rilettura dello Schleiermacher studioso del pensiero greco, invitando tutti ad andare oltre quelle distrazioni di Hegel, che, per paradosso,
sembrano talora sopravvivere anche in quanti apertamente se ne dichiarano immuni.
Riferimenti bibliografici
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1807.
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VII-LII.
- Brino 2010: Omar Brino, Introduzione a Schleiermacher, Laterza, Bari-Roma 2010.
- Buhle 1796/1804: Johann Gottlieb Buhle, Lehrbuch der Geschichte der Philosophie und
einer kritischen Literatur derselben, 9 B., Vandenhck und Ruprecht, Gttingen
1796/1804.
- Buhle 1800/4: Johann Gottlieb Buhle, Geschichte der neuern Philosophie seit der Epoche
der Wiederherstellung der Wissenschaften, 6 B., Rosenbusch/Rwer, Gttingen 1800/4.
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- Gadamer 1990: Hans-Georg Gadamer, Wahrheit und Methode. Grundzge einer philosophischen Hermeneutik (1960), Mohr, Tbingen 19906.
- Giannantoni 1992: Gabriele Giannantoni, Il secondo libro delle Vite di Diogene Laerzio, in ANRW, II.36, 5, de Gruyter, Berlin-New York 1992, pp. 3603-18.
- Hegel 2009: Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia, a cura di
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Reimer, de Gruyter, Berlin-New York 1993.
- Meiners 1782: Christoph Meiners, Beytrag zur Geschichte der Denkart der ersten
tatschlich vorlag (Ivi, p. 197). Sullermeneutica scheleirmacheriana in generale, cfr. Vattimo 1968 e le pagine dedicate al problema nel recente volume di Brino 2010.
22. Schleiermacher 1988, p. 586.
23. Schleiermacher 1988, p. 589.
24. DK12B1 [= Simplic. in Phys. 24, 13]. Cfr. Schleiermacher 1988, pp. 593 ss.
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Jahrhunderte nach Christi Geburt in einigen Betrachtungen ber die neu-platonische Philosophie, Weidmanns, Leipzig 1782.
- Moretto 1985: Giovanni Moretto, Schleiermacher e i Presocratici, in Hans-Joachim Birkner-Heinz Kimmerle-Giovanni Moretto (a cura di), Schleiermacher filosofo, Bibliopolis,
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- Moretto 1986: Giovanni Moretto, LEraclito di Schleiermacher, in Id., Ispirazione e libert. Saggi su Schleiermacher, Morano, Napoli 1986, pp. 181-220.
- Moretto 1998: Giovanni Moretto, Introduzione, in F.D.E. Schleiermacher, Scritti filosofici, a cura di G. Moretto, UTET, Torino 1998, pp. 7-58.
- Rixner 1822/23: Thadd Anselm Rixner, Handbuch der Geschichte der Philosophie zum
Gebrauche seiner Vorlesungen, 3 B., Seidel, Sulzbach 1822/23.
- Schleiermacher 1815: Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, ber Anaximandros. Vorlesung 11 Nov. 1811, in Abhandlungen der philosophischen Klasse der Kniglich-Preubischen Akademie der Wissenschaften (AAWB) aus den Jahren 1804-1811, IV, RealschulBuchhandlung, Berlin 1815, pp. 97-124.
- Schleiermacher 1959: Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, Hermeneutik, nach den
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- Schleiermacher 1988: Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, Dissertazioni accademiche
sulla filosofia greca, in Id., Scritti filosofici, a cura di G. Moretto, UTET, Torino 1998, pp.
555-673 (ed. or. Smmtliche Werke, III/2. Herakleitos. Abhandlungen gelesen in der Kniglichen Akademie der Wissenschaften, Reimer, Berlin 1838, pp. 149-206; 287-308; III/3.
Reden und Abhandlungen, bei besonderen Veranlassungen gelesen, zur Aesthetik, zur Politik, zur Ethik, zur Philologie, zur Geschichte der Philosophie, Reimer, Berlin 1835, pp.
273-305).
- Schleiermacher 2002: Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, Kritische Gesamtausgabe.
Schriften und Entwrfe, B. 11. Akademievortrge, hrsg. von M. Rssler unter Mitwirkung
von L. Emersleben, de Gruyter, Berlin-New York 2002.
- Scholtz 1995: Gunter Scholtz, Ethik und Hermeneutik. Schleiermachers Grundlegung der
Geisteswissenschaften, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1995.
- Sturz 1801/4: Friedrich Wilhelm Sturz (u. Mit. v. Karl August Thieme), Lexicon Xenophonteum, 4 B., Barth, Lipsiae 1801/4.
- Teichmller 1874: Gustav Teichmller, Studien zur Geschichte der Begriffe, Weidmann,
Berlin 1874.
- Tennemann 1798/1819 = Wilhelm Gottlieb Tennemann, Geschichte der Philosophie, 11
B., Barth, Leipzig 1798/1819.
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Inh., Die neue akademische Buchhandlung, Marburg 1791/97.
- Vattimo 1968: Gianni Vattimo, Schleiermacher filosofo dellinterpretazione, Mursia, Milano 1968.
- Williams 1982: Christopher John Fards Williams, Aristotles De generatione et corruptione, translated with notes by C.J.F. Williams, Clarendon Press, Oxford 1982.
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