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Habr en la Iglesia alguien que se

atreva?
Publicado el 26.06.2015

PABLO DORS | Sacerdote y escritor


Los sacramentos de la Iglesia ya no significan casi nada para la inmensa mayora de
quienes an participan en ellos. Un signo que deja de significar ya no es un signo, sino
un juego de magia. Los ritos cristianos y los smbolos en que se fundamentan han
degenerado, para la mayora de los creyentes, en pura magia. Por supuesto que los
hombres y las mujeres de hoy seguimos necesitando de la magia, es decir, de
palabras y gestos que de un modo automtico e irracional nos vinculen con lo
trascendente. Pero esa no es la cuestin.
Sostengo que muchos de los comportamientos de sacerdotes y laicos durante la
celebracin eucarstica son fundamentalmente mgicos, no religiosos. Te imaginas
a los apstoles arrodillndose ante el pan o a Jess recogiendo las miguitas del plato?
Estos comportamientos reflejan que nuestra actitud ante el signo sacramental es mucho
ms mgica que religiosa.
Para que puedan significar, los signos han de entenderse. La doctrina del ex opere
operato, la que postula que el sacramento es eficaz con independencia de la
comprensin de quien lo recibe, ha desvinculado al signo del sujeto y lo ha degenerado
y cosificado. Los sacramentos hay que entenderlos, al menos en alguna medida. De lo
contrario, no sacramentalizan nada, que es lo que sucede hoy en nuestros templos.
Nadie entiende nada. A lo que ms me recuerdan nuestras misas es al teatro del
absurdo de Beckett.
Pongamos el ejemplo de la Eucarista, cuyos smbolos son el pan y el vino. El pan es,
desde luego, algo cotidiano, blando y nutritivo. Que el pan sea smbolo de Dios
significa que Dios es algo cotidiano, que Dios es blando, que Dios es nutritivo. Pero si
el smbolo es el pan, el signo o sacramento es el pan partido, repartido y comido. As
que de lo que se trata es de partir y repartir el pan conscientemente; de llevrselo a la
boca conscientemente; de, conscientemente, masticarlo y tragarlo.
Conscientemente significa a sabiendas de que no se trata solo de dar pan a los dems,
sino de ser pan para ellos, de convertirte en el alimento que alivia su necesidad. Comer
de este Pan nos da fuerza para ser pan. En esta misma lnea, el signo no es
simplemente el vino, sino el vino repartido y bebido. Beber de este Vino nos posibilita
ser vino para los dems. Y el vino es la sangre, es decir, la vida: ser la vida para los
dems.
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Y eso de reservar la eucarista en un sagrario, a qu viene? No hemos dicho que el


verdadero signo es partirlo? Prueba de que nuestra mentalidad es mgica, es que
pensamos que Dios est en el sagrario ms que fuera de l. Pero eso es absurdo! No
es que est all ms que en otra parte. Es que est all para significarnos que est en
todas partes, para que lo recordemos. Dios est en todas partes, decimos, pero luego nos
empeamos en meterle en una caja. Meterle en unas teoras que llamamos teologas y
en unos smbolos que llamamos sacramentos, pero que no sacramentalizan nada.
Solo queda una solucin: explicarlo todo como si nunca se hubiera explicado, pues
quiz esa es la situacin; y queda, por supuesto, realizarlo todo como si fuera la primera
vez, pues acaso lo sea de verdad. Veremos entonces, maravillados, la potencia de
nuestros smbolos, redimiremos nuestros ritos, descubriremos, en fin, su poder
transformador del alma humana.
Pero, habr en la Iglesia alguien que se atreva? Habr alguien que presente estos
smbolos y ritos no solo como aquellos en los que se cifra la ms genuina identidad
cristiana, sino como smbolos y ritos de valor universal, aptos para todos, cristianos
o no? Habr alguien, en fin, que presente el cristianismo como religin y humanismo
inclusivo, no excluyente ni exclusivo?
El respeto a la diferencia de otras tradiciones espirituales no debe hacernos perder
la visin del cristianismo como propuesta humanizadora universal. Detecto en mis
contemporneos no solo un hambre de espiritualidad, sino un deseo de recuperar, de
forma comprensible y actual, la tradicin religiosa de la que provenimos. El cuidado del
silencio, una sensibilidad que est creciendo, comportar un cuidado de la palabra y del
gesto. Pero, habr en la Iglesia alguien que se atreva? Dnde estarn los profetas que
nos hagan entender que solo hay posible fidelidad al pasado desde la creatividad y
la renovacin en el presente?
En el n 2.947 de Vida Nueva

CI SARA NELLA CHIESA QUALCUNO CHE ABBIA IL


CORAGGIO?
Offro la traduzione di questo testo di Pablo DOrs, sacerdote e scrittore cinquantenne,
consultore del Pontificio Consiglio per la cultura. Avverto nel testo alcune ambiguit e
anche qualche espressione dottrinalmente al limite dellortodossia. In ogni modo, uno
scritto che credo sia salutare perch provocatorio.
I sacramenti della Chiesa ormai non significano quasi nulla per limmensa maggioranza
di coloro che ancora vi partecipano. Un segno che smette di significare non pi un
segno, ma un gioco di magia. I riti cristiani e i simboli in cui trovano fondamento hanno
degenerato, per la maggior parte dei credenti, in pura magia. Certamente gli uomini e le
donne di oggi continuiamo ad aver bisogno della magia, e cio, di parole e gesti che in
modo automatico e irrazionale ci mettano in rapporto col trascendente. Ma non questa
la questione.
Sostengo che molti dei comportamenti dei sacerdoti e dei laici durante la celebrazione
eucaristica sono fondamentalmente magici, non religiosi. Ti immagini agli apostoli
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inginocchiandosi dinanzi al pane o a Ges raccogliendo le briciole dal piatto? Questi


comportamenti riflettono che il nostro atteggiamento dinanzi al segno sacramentale
molto pi magico che religioso.
Affinch possano significare, i segni devono essere capiti. La dottrina dellex opere
operato, quella che afferma che il sacramento efficace indipendentemente dalla
comprensione di colui che lo riceve, ha svincolato il segno dal soggetto e lo ha
degenerato e cosificato. I sacramenti vanno capiti, almeno in una certa misura. In caso
contrario, non sacramentalizzano nulla, cosa che succede oggi nelle nostre chiese.
Nessuno capisce nulla. Ci che pi mi ricordano le nostre messe il teatro dellassurdo
di Beckett.
Prendiamo lesempio dellEucaristia, i cui simboli sono il pane e il vino. Il pane ,
certamente, qualcosa di quotidiano, morbido e nutritivo. Che il pane sia simbolo di Dio
significa che Dio qualcosa di quotidiano, che Dio morbido, che Dio nutritivo. Per
se il simbolo il pane, il segno o sacramento il pane diviso, condiviso e mangiato. Si
tratta quindi di dividere e condividere il pane consapevolmente; portarlo alla bocca
consapevolmente; consapevolmente masticarlo e inghiottirlo.
Consapevolmente significa prendere coscienza che noni si tratta solo di dare pane agli
atri, ma di essere pane per gli altri, di convertirsi in nutrimento che allevia i loro
bisogni. Mangiare questo Pane ci d forza per essere pane. Su questa stessa linea il
segno non semplicemente il vino, ma il vino condiviso e bevuto. Bere questo Vino ci
facilita di essere vino per gli altri. E il vino il sangue, ossia, la vita: essere la vita per
gli altri.
E conservare lEucaristia in un tabernacolo, a cosa conduce? Non abbiamo detto che il
vero segno dividerlo? Prova che la nostra mentalit magica, che pensiamo che Dio
presente nel tabernacolo pi che fuori di esso. Ci per assurdo! Non che sia
presente l pi che altrove. E che presente l per significarci che presente in tutte le
parti, perch lo ricordiamo. Dio dappertutto, diciamo, ma poi ci impegniamo in
metterlo in una scatola. Metterlo in alcune teorie che chiamiamo teologie e in alcuni
simboli che chiamiamo sacramenti; che per non sacramentalizzano nulla.
Rimane solo una soluzione: spiegare tutto come se mai fosse stato spiegato, perch forse
questa la soluzione; e realizzarlo, naturalmente, come se fosse la prima volta, dato che
forse lo sia veramente. Vedremo allora, meravigliati, la potenza dei nostri simboli,
redimeremo i nostri riti, scopriremo, infine, il loro potere trasformante dellanima
umana.
Per, ci sar nella Chiesa qualcuno che abbia il coraggio? Ci sar qualcuno che presenti
questi simboli e riti non solo come quelli in cui si condensa la pi genuina identit
cristiana, ma come simboli e riti di valore universale, atti per tutti, cristiani e non? Ci
sar qualcuno, infine, che presenti il cristianesimo come religione e umanesimo
inclusivo, non escludente n esclusivo?
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Il rispetto alle differenze di altre tradizioni spirituali non deve farci perdere la visione
del cristianesimo come proposta umanizzante universale. Avverto nei miei
contemporanei non solo una fame di spiritualit, ma anche un desiderio di ricuperare, in
forma comprensibile e attuale, la tradizione religiosa da cui proveniamo. La cura del
silenzio, una sensibilit che crescente, comporter una cura della parola e del gesto.
Per, ci sar qualcuno nella Chiesa che abbia il coraggio? Dove saranno i profeti che ci
facciano capire che solo c possibile fedelt al passato nella creativit e nel
rinnovamento?
Fonte: Vida Nueva, n. 2.947

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