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Rationes Rerum
Rivista di filologia e storia
Direzione
Leopoldo Gamberale (Sapienza Universit di Roma) Filologia
Eugenio Lanzillotta (Universit di Roma Tor Vergata) Storia
Comitato di direzione
Maria Accame (Sapienza Universit di Roma); Cinzia Bearzot (Universit Cattolica
del Sacro Cuore, Milano); Maria Grazia Bonanno (Universit di Roma Tor Vergata);
Jos Mara Candau Morn (Universidad de Sevilla); Carmen Codoer Merino
(Universidad de Salamanca); Federica Cordano (Universit Statale di Milano);
Virgilio Costa (Universit di Roma Tor Vergata); Carlo Vittorio Di Giovine
(Universit della Basilicata); Massimo Di Marco (Sapienza Universit di Roma);
Werner Eck (Universitt Kln); Michael Erler (Universitt Wrzburg); Maria
Rosaria Falivene (Universit di Roma Tor Vergata); Stephen Halliwell (University
of St. Andrews); Robert A. Kaster (Princeton University); Dominique Lenfant
(Universit de Strasbourg); Thomas R. Martin (College of the Holy Cross, Worcester
MA); Attilio Mastino (Universit di Sassari); Alfredo Mario Morelli (Universit
di Cassino); Emore Paoli (Universit di Roma Tor Vergata); Marina Passalacqua
(Sapienza Universit di Roma); Guido Schepens (Katholieke Universiteit, Leuven);
Alfredo Valvo (Universit Cattolica del Sacro Cuore, Brescia)
Comitato di redazione
Virgilio Costa (segretario di redazione, Universit di Roma Tor Vergata); Stefania
Adiletta (Universit di Roma Tor Vergata); Monica Berti (Universitt Leipzig);
Alessandro Campus (Universit di Roma Tor Vergata); Ester Cerbo (Universit di
Roma Tor Vergata); Valeria Foder (Universit di Roma Tor Vergata); Alessandra
Inglese (Universit di Roma Tor Vergata); Giuseppe La Bua (Sapienza Universit di
Roma); Salvatore Monda (Universit del Molise); Luca Paretti (Sapienza Universit
di Roma); Ilaria Sforza (Universit di Roma Tor Vergata)
Blind Peer Review. Tutti i contributi inviati a Rationes Rerum sono sottoposti
a revisione, secondo la formula del doppio anonimato, da parte di due esperti italiani
o stranieri, di cui almeno uno esterno alla Direzione, al Comitato di direzione e al
Comitato di redazione della rivista. Lelenco dei revisori viene pubblicato ogni due anni.
Rationes Rerum
Rivista di filologia e storia
4.
Luglio - Dicembre 2014
SOMMARIO
Eugenio Lanzillotta, Un seminario straboniano. . . . . . . . . . pag. 11
Federica Cordano, Dal Mar Nero allAdriatico. Strabone
e le diverse tradizioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
Gabriella Amiotti, Strabone e lisola che non c . . . . . . . . . 29
Guido Lucarno, Determinismo e possibilismo. Attualit
di Strabone a due millenni dalla sua opera geografica . . . . . . . . . . . 39
Fabrice Bouzid-Adler, Note sur la statue de la reine
perse Artyston (Hrodote 7, 69). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
Rosa Leandra Poerio, Quattro frammenti trascurati
del di Aristodemo di Tebe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
Alfredo Mario Morelli, La legge di Postumia.
Una lettura di Catull. 27. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103
Anna Pasqualini, Visto da vicino: il divo Augusto
nellintimit. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127
Carlo Di Giovine, Lessico e metafora in Ovidio.
Lesempio di Tristia 1, 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147
Fabio Stok, Il commento di Pomponio Leto alle Bucoliche. . . . . 161
Tiziana Privitera, LAugustus di Birkenfeld
e il primo bimillenario augusteo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191
Federica Cordano, rec. di M. Castoldi, Alberi di bronzo.
Piante in bronzo e in metalli preziosi nellantica Grecia,
Bari, Edipuglia, 2014. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215
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Anna Pasqualini
VISTO DA VICINO:
IL DIVO AUGUSTO NELLINTIMIT
Nellintroduzione programmatica alle Vite di Alessandro e Cesare Plutarco si scusava con i suoi lettori per essere stato costretto, data la statura e
la vastit delle opere degli uomini di cui andava scrivendo, a selezionare il
materiale immenso che si trovava dinanzi, e si giustificava con queste parole:
Io non scrivo unopera di storia, ma delle vite; ora, noi ritroviamo
una manifestazione delle virt e dei vizi degli uomini non soltanto
nelle loro azioni pi appariscenti: spesso un breve fatto, una frase,
uno scherzo, rivelano il carattere di un individuo pi di quanto non
facciano battaglie ove caddero diecimila morti1.
dunque in questa prospettiva plutarchea che mi sembrato opportuno delineare, nel quadro delle celebrazioni per il Bimillenario
della morte di Augusto, un ritratto dellimperatore divo, figlio del divo
Cesare, meno aulico, nella convinzione che, sorvolando sugli aspetti
politici e pubblici della sua vita, del resto trattati da una sterminata
Il testo riproduce, con varianti, lintervento letto il 14 maggio 2014 a Palazzo Chigi
in Ariccia (RM) nellambito del ciclo di conferenze per il Bimillenario augusteo organizzato dalla Citt di Ariccia e dallArcheoclub dItalia Aricino-Nemorense.
1
Plut., Alex. 1. Per una sintesi sullorigine e le caratteristiche della biografia greca
cfr. I. Gallo, La biografia greca. Profilo storico e breve antologia di testi, Soveria Mannelli
2005, pp. 9 ss. Per le caratteristiche della biografia romana cfr. G. Brugnoli, Nascita e
sviluppo della biografia romana. Aspetti e problemi, in I. Gallo - L. Nicastri (curr.),
Biografia e autobiografia degli antichi e dei moderni, Napoli 1995, pp. 79-107.
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La descrizione svetoniana degli occhi di Augusto, precisata da un accenno di Plinio8, e specialmente quellaccenno al fulgore dello sguardo,
trova riscontro nella ritrattistica; basti pensare alla straordinaria testa di
Meroe, in cui gli occhi sono resi con vividezza inquietante9.
Quanto al resto, la perfezione della figura augustea, che ammiriamo
nei musei di tutto il mondo, radicalmente ridimensionata dal biografo
quando elenca i difetti e le debolezze delluomo:
dentes raros et exiguos et scabros; capillum leviter inflexum et subflavum;
supercilia coniuncta; mediocres aures; nasum et a summo eminentiorem et ab imo
deductiorem; colorem inter aquilum candidumque; staturam brevem (quam
tamen Iulius Marathus libertus10 et a memoria eius quinque pedum et dodrantis
fuisse tradit), sed quae commoditate et aequitate membrorum occuleretur, ut non
nisi ex comparatione astantis alicuius procerioris intellegi posset11.
Svet., Aug. 79: Era di una bellezza straordinaria, il cui fascino rest immutato
nel corso di tutte le et della sua vita, nonostante egli non ricorresse al bench minimo
artificio (...) Aveva in volto unespressione (...) tranquilla e serena, sia quando parlava sia
quando taceva (...) I suoi occhi erano luminosi e brillanti, e voleva anche si credesse presente in essi una sorta di energia divina, ed era contento se, quando guardava qualcuno
con una certa intensit, costui abbassava lo sguardo come davanti al fulgore del sole.
8
Plin., Nat. 11, 143: Divo Augusto equorum modo glauci (sc. oculi) fuere, superque hominem albicantis magnitudinis, quam ob causam diligentius spectari eos iracunde ferebant. Il
divo Augusto ebbe occhi grigio-azzurri come quelli dei cavalli, in cui il bianco era maggiore
rispetto allumano, per cui si diceva che non amava essere guardato troppo attentamente.
9
Augusto 2013, II 13, p. 162 (M. Cadario).
10
Di questo liberto di Augusto non si sa nulla; scrisse forse una biografia dellimperatore, da cui attinse Svetonio. Cfr. H. Bardon, La littrature latine inconnue, II: Lpoque
impriale, Paris 1956, p. 98; J. Gascou, Sutone historien, Roma 1984, pp. 209; 461.
11
Svet., Aug. 79: Aveva i denti radi, piccoli e maltenuti; i capelli lievemente ondulati e tendenti al biondo; le sopracciglia che si congiungevano; le orecchie di grandezza media; il naso un po sporgente in alto e un po rientrato in basso; il colorito tra
il bruno e il bianco; la statura bassa, che per, a quanto riferisce il suo liberto Giulio
Marato, sarebbe stata di cinque piedi e tre quarti m. 1,70, in realt non poco per
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Corpore traditur maculoso dispersis per pectus atque alvum genetivis notis
in modum et ordinem ac numerum stellarum caelestis ursae, sed et callis
quibusdam ex prurigine corporis adsiduoque et vehementi strigilis usu
plurifariam concretis ad impetiginis formam12.
Un ritratto poco lusinghiero di un fisico che dobbiamo immaginare segnato dalla malattia. generalmente noto, infatti, che Augusto non godette
di buona salute, come non manca di sottolineare Svetonio in pi punti:
Graves et periculosas valitudines per omnem vitam aliquot expertus est (...)
Quasdam et anniversarias ac tempore certo recurrentes experiebatur; nam
sub natalem suum plerumque languebat; et initio veris praecordiorum
inflatione temptabatur, austrinis autem tempestatibus gravedine. Quare
quassato corpore neque frigora neque aestus facile tolerabat13.
Coxendice et femore et crure sinistro non perinde valebat, ut saepe etiam
inclaudicaret; sed remedio harenarum atque harundinum confirmabatur.
Dextrae quoque manus digitum salutarem tam imbecillum interdum
lepoca ma dissimulata dallelegante proporzione delle membra, cosicch la si poteva
notare soltanto facendo il confronto con qualcuno pi alto che gli stesse ritto accanto.
12
Svet., Aug. 80: Si racconta che avesse il corpo chiazzato da macchie congenite disseminate sul petto e sul ventre sicuramente efelidi (...) ma anche da alcune callosit,
che gli si erano sviluppate in pi punti assumendo laspetto dellimpetigine uneruzione
cutanea bollosa in sguito al prurito e alluso continuo ed energico dello strigile.
13
Svet., Aug. 81: Per tutta la vita and soggetto a una serie di gravi e pericolose
malattie; (...) a certe malattie andava soggetto tutti gli anni, perch gli tornavano a epoche fisse; per esempio, allavvicinarsi del compleanno generalmente si sentiva senza forze;
e allinizio della primavera veniva colto da infiammazione intestinale, e da raffreddore
quando soffiava laustro. Perci, cos indebolito nel fisico, non sopportava facilmente n
il freddo n il caldo. Augusto anche ammalato amministrava la giustizia (Svet., Aug.
33). Il popolo di Roma gettava monetine nel lacus Curtius per la sua salute (Svet., Aug.
57) e lo stesso Augusto menziona i vota pro valetudine sua nelle Res Gestae 9: [Vota pro
valetudine mea suscipi per cons[ules et sacerdotes qu[in]to qu[oque anno senatus decrevit.
Ex iis] votis s[ae]pe fecerunt vivo m[e ludos aliquotiens sace]rdo[tu]m quattuor amplissima
colle[gia, aliquotiens consules. Pr]iva[t]im etiam et municipatim univer[si cives unanimite]r con[tinente]r apud omnia pulvinaria pro vale[tu]din[e mea s]upp[licaverunt]. Sulle
precarie condizioni di salute di Augusto cfr. anche Cass. Dio 52, 10, 1; 53, 25, 7; 30, 1-2.
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La passione dei Romani per la depilazione20 non sembra aver posseduto Augusto pi di tanto, non tanto comunque quanto suo padre
Cesare21; egli, a detta di Svetonio, si limitava a bruciacchiarsi le gambe
con una noce infuocata per renderne pi morbidi i peli, una pratica,
peraltro, ritenuta poco virile22.
La preoccupazione per laspetto e la dignit estetica del volto lo accompagn fino alla morte:
Supremo die identidem exquirens, an iam de se tumultus foris esset, petito
speculo, capillum sibi comi ac malas labantes corrigi praecepit23.
Un vezzo legato alla concezione della vita come una rappresentazione teatrale, che egli sottoline con i celebri versi
, / 24.
Della cura della persona fa parte ovviamente labbigliamento; anche
in questo settore sono stati tramandati dettagli interessanti:
barba nel 39 a.C. con grandi cerimonie e festeggiamenti, e poi aggiunge: In seguito egli
tenne il mento liscio come gli altri Romani.
20
Sulluso, comune a uomini e a donne, di depilarsi il corpo cfr. P. Virgili, Acconciature e maquillage (Vita e costumi dei Romani antichi, 7), Roma 1989, p. 15. Per i tormenti della depilazione cfr. la lettera gustosissima di Seneca (56, 1-2): Pensa al depilatore
che emette continuamente una voce esile ed acuta, perch pi facilmente venga percepita,
e sta solo zitto mentre strappa i peli delle ascelle e costringe un altro a strillare in vece sua.
21
Svet., Iul. 45.
22
Svet., Aug. 68.
23
Svet., Aug. 99, 1: Lultimo giorno il 19 Agosto del 14 d.C. mentre ripetutamente domandava se fuori cera gi tumulto per causa sua, chiesto uno specchio
si fece acconciare i capelli e mettere a posto le guance cascanti. singolare la preoccupazione in extremis di Augusto per il decorum, che peraltro lo aveva accompagnato tutta
la vita; sullargomento cfr. C. Franco, Limperatore pronto a morire: ancora su Suet.
Aug. 99, 1, Lexis 5-6, 1990, pp. 197-201; D. Wardle, A Perfect Sendoff: Suetonius and
the Dying Art of Augustus (Suetonius, Aug. 99), Mnemosyne 60, 2007, pp. 443-463.
24
Svet., ibid.: Poich abbiamo recitato benissimo, fateci un applauso e tutti insieme congedateci con gioia. Sui versi, forse la chiusa di un mimo, cfr. R. Gelsomino, Il
greco ed i grecismi di Augusto, p. 124. Sulla morte di Augusto cfr. Vell. Pat. 2, 123; Tac.,
Ann. 1, 5; Cass. Dio 56, 30, 2, su cui M.A. Giua, Augusto nel libro 56 della Storia Romana di Cassio Dione, Athenaeum 61, 1983, pp. 439-456, e infra note 65 e 67.
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Veste non temere alia quam domestica usus est, ab sorore et uxore et filia
neptibusque confecta; togis neque restrictis neque fusis, clavo nec lato nec
angusto, calciamentis altiusculis, ut procerior quam erat videretur25.
Previdente e ordinato, forensia autem et calceos numquam non intra
cubiculum habuit ad subitos repentinosque casus parata26.
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rigore, neanche il divo Augusto fu privo di civetteria; la sua umana debolezza traspare tutta da quel vezzo di usare calzature rialzate per sembrare
pi alto31: ove si dimostra che nulla cambia sotto il sole.
La scarsa salute sar stata poi la causa del suo infagottarsi per proteggersi dal freddo:
Hieme quaternis cum pingui toga tunicis et subucula et thorace laneo et
feminalibus et tibialibus muniebatur32.
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ti36, anche se la gi citata statua equestre in bronzo dal mare Egeo37 reca un
anello, sul cui castone inciso un lituo38.
Laccenno al prezioso anello di Dioscuride ci fornisce loccasione per
parlare dello stile di vita del principe; secondo Svetonio, i suoi oppositori lo accusavano di amare eccessivamente le suppellettili preziose e i vasi
corinzi39, e, tuttavia, lo stesso Svetonio a puntualizzare che egli respinse
quelle accuse40, e che anzi vi erano prove tangibili della sua sobriet:
Instrumenti eius et supellectilis parsimonia apparet etiam nunc residuis
lectis atque mensis, quorum pleraque vix privatae elegantiae sint41.
Analogamente le sue abitazioni romane, come del resto quella veliterna , erano aliene dal lusso: la prima, appartenuta alloratore Licinio Calvo,
si trovava sulle pendici del Palatino verso il Foro presso le scale Anulariae43;
la seconda, appartenuta agli Ortensi, era sul Palatino ed era caratterizzata
42
Svet., Aug. 50. Cfr. anche Plin., Nat. 37, 8 e 10. Su Dioscuride cfr. O. Rossbach,
s.v. Dioskurides 16, in RE V.1, 1905, col. 1143. Per il valore politico delle gemme cfr.
G. Sena Chiesa, Il potere delle immagini: gemme politiche e cammei di prestigio,
Paideia 67, 2012, pp. 255 ss.
37
Cfr. supra, nota 29.
38
G. Rocco, Anelli con il lituus su statue bronzee romane, in C. Braidotti - E.
Dettori - E. Lanzillotta (curr.), . Scritti in memoria di Roberto
Pretagostini, Roma 2009, II, pp. 735-747.
39
Svet., Aug. 70, 2: Fu criticato anche in quanto appassionato di arredi costosi e
di vasi di bronzo di Corinto. Sui bronzi di Corinto, importati a Roma come preda di
guerra allepoca di Lucio Mummio, cfr. Plin., Nat. 34, 6-8; Sen., Tranq. 9, 6; De brev.
vit. 12, 2; Plin., Ep. 3, 6. Tiberio tent di calmierarne il prezzo (Svet., Tib. 34, 1). Dei
vasi di Corinto si mostra edotto Trimalcione (Petron. 50).
40
Svet., Aug. 71, 1: E di queste accuse o maldicenze, gli riusc facilissimo respingere
(...) il malanimo nei confronti del suo amore per gli oggetti di lusso, perch, dopo la presa
di Alessandria, non tenne per s nulla dellarredo reale ad eccezione di un solo calice di
murra, e poco dopo, i vasi doro che si usavano tutti i giorni, li fece fondere tutti insieme.
41
Svet., Aug. 73: La sobriet del suo arredamento e dei suoi mobili mostrata dai
letti e dalle mense che si conservano ancora oggi, in quanto la maggior parte di essi sono
di uneleganza a malapena degna di un semplice cittadino.
42
Cfr. infra, note 62-63.
43
E. Papi, s.v. Scalae anulariae, in LTUR IV, 1999, pp. 238-239.
36
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aveva sonno leggero e discontinuo e, proprio a causa di ci, gli pesava molto svegliarsi presto la mattina, tanto che, se aveva qualche impegno nelle
prime ore della giornata, si fermava a dormire nei pressi del luogo da raggiungere, usufruendo dellospitalit austera Svetonio parla di caenacula
di qualche familiare o amico53. Anche quando si spostava in lettiga dormicchiava bisognoso qual era di sonno. Non si faceva mancare nemmeno il pisolino dopo pranzo, sdraiandosi cos come si trovava, vestitus
calciatusque, con le gambe scoperte e una mano sugli occhi54; e a proposito
di sonno, si disse che nellimminenza della battaglia di Nuloco contro
Sesto Pompeo (36 a.C.) fu preso da sonno profondissimo, tanto che i suoi
amici dovettero svegliarlo perch desse il segnale55. Tale debolezza gli fu
poi rinfacciata con feroce sarcasmo da M. Antonio56.
Un capitolo importante nella vita di un uomo sono le abitudini alimentari, poich esse sono ottimi indicatori del carattere. Per ci che riguarda Augusto ci soccorrono ancora una volta le preziose note di Svetonio:
Cibi nam ne haec quidem omiserim minimi erat atque vulgaris fere.
Secundarium panem et pisciculos minutos et caseum bibulum manu
pressum et ficos virides biferas maxime appetebat; vescebaturque et ante
cenam quocumque tempore et loco, quo stomachus desiderasset57.
Svet., ibid.
Svet., ibid.
55
Svet., Aug. 16, 1.
56
Svet., Aug. 16, 2: Unde praebitam Antonio materiam putem exprobrandi: ne rectis
quidem oculis eum aspicere potuisse instructam aciem, verum supinum, caelum intuentem,
stupidum cubuisse nec prius surrexisse ac militibus in conspectum venisse quam a M. Agrippa
fugatae sint hostium naves. Ed da questo che, a quanto posso supporre, fu offerto ad
Antonio il pretesto per rinfacciargli che non era stato capace neanche di guardarla in faccia,
unarmata schierata a battaglia, ma stordito (dal sonno) se nera stato steso a pancia in aria,
a guardare il cielo, e non si era alzato n si era fatto vedere dai soldati prima che ci avesse
pensato M. Agrippa a mettere in fuga le navi dei nemici. singolare che M.A. Levi, C.
Suetoni Tranquilli, Divus Augustus, Firenze 1951, p. 19, nota 16 giustifichi il torpore di Augusto con il suo mal di mare. Si noti come Svetonio recepisca e diffonda dicerie provenienti
dalla velenosa acredine di Antonio nei confronti di Ottaviano; sullutilizzo di documenti
antoniani da parte di Svetonio cfr. Gascou, Sutone historien, pp. 177 e 503.
57
Svet., Aug. 76, 1: Quanto al cibo giacch non voglio tralasciare neppure questi particolari , mangiava pochissimo e per lo pi cose semplici. Era ghiotto soprattutto
53
54
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Come ogni comune mortale, gli piaceva spiccare fichi dallalbero ; e addirittura, quel vezzo innocente almeno a stare ad una notizia assai dubbia di Cassio Dione65 gli sarebbe costato la vita; lo
storico insinua infatti che la morte di Augusto fu accelerata da Livia66,
allarmata dallavvicinamento del marito ad Agrippa Postumo e impaziente di mettere sul trono Tiberio; la terribile donna, conoscendo
le abitudini dello sposo, avrebbe avvelenato una met dei fichi che
pendevano maturi dalla pianta, lasciandone una met intatta. Lei e
il principe, in una scena da Paradiso Terrestre, ne avrebbero quindi
gustati i frutti, uno da una parte e una dallaltra, e, ovviamente ad Augusto sarebbe toccata quella letale. La notizia, per altro, ha dellinverosimile e sembra provenire da rumores messi in circolazione dallentourage di Agrippina avverso a Livia67.
Quando non dormiva Augusto scriveva, non solo lopera sua maggiore, un vero capolavoro di limpidezza e concisione, quellIndex rerum a se
gestarum, che continu a limare e a correggere per tutti gli anni della sua
vita, ma anche componimenti leggeri in versi: epigrammi che buttava gi
anche durante il bagno; fescennini, poesiole estemporanee di contenuto
salace e altro. Si ciment anche con la tragedia, sebbene preferisse la commedia; compose infatti un Aiace, che, come disse egli stesso mostrando
senso critico e notevole humour, in spongiam incubuit, cio si gett sulla
64
Bari 2009, pp. 29-48 ora in Ead., Latium vetus et adiectum. Ricerche di Storia Religione e
Antiquaria, Tivoli 2013, pp. 367-391.
64
Cfr. supra, nota 57.
65
Cass. Dio 56, 30, 2, su cui cfr. C. Questa, La morte di Augusto secondo Cassio Dione, PdP 14, 1959, pp. 41-55. La medesima insinuazione si trova in Cass. Dio 55, 22, 2 (cfr.
Zon. 10, 38); analoghi sospetti sono riportati da Tac., Ann. 1, 5, 1 e da Plin., Nat. 7, 149-150.
Livia aveva pratica di fichi se una variet di essi prese nome da lei (Plin., Nat. 15, 70).
66
Su Livia Drusilla, personalit complessa e controversa, cfr. A. Fraschetti, Livia, la politica, in Id. (cur.), Roma al femminile, Roma - Bari 1994, pp. 123-151; A. Barrett, La first lady dellimpero, trad. it., Roma 2006.
67
Cfr. in proposito M.P. Charlesworth, Tiberius and the Death of Augustus,
AJPh 44, 1923, pp. 145-157 (in part. 149-150), e P.M. Swan, The Augustan Succession:
An Historical Commentary on Cassius Dios Roman History Books 55-56 (9 B.C. - A.D. 14),
Oxford 2004, p. 303.
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spugna, come leroe protagonista della pice sulla spada, in pratica, si suicid (con laiuto dellautore) a causa della sua bruttezza68.
Il suo pubblico era costituito innanzitutto da familiari69, un uditorio
certamente attento e devoto, pronto ad assecondare i gusti letterari e ad
apprezzare lo stile e le preziosit linguistiche dellillustre congiunto; attento come di fronte a un maestro, poich sappiamo che Augusto ebbe
molto a cuore leducazione letteraria della sua famiglia e la seguiva personalmente. Non cess mai di correggere lo stile dei suoi: il nipote Gaio70, il
figliastro Tiberio71 e la nuora Agrippina72. Da buon pater familias, secondo luso antico, insegn a leggere e a scrivere, anche tramite la stenografia,
ai nipoti, e non solo, poich impart le sue lezioni anche ai figli dei re alleati, che erano ospiti, o meglio, ostaggi di lusso, nella sua casa73. Ai nipoti
impose di imitare la sua scrittura74, spingendoli, potremmo dire, ad essere
dei falsari, se non fosse plausibile pensare che egli si premurasse di utilizzare sostituti di fiducia in caso di gravi impedimenti; scambiava con loro
lettere scritte in codice75, quando bisognava mantenere riservate comunicazioni e disposizioni, un sistema, tramandato nei dettagli da Svetonio76.
Svet., Aug. 85, 2. Svetonio dedica ben cinque capitoli della biografia (85-89)
allattivit letteraria di Augusto, ai suoi gusti e al suo stile. Gli scritti superstiti di Augusto, senza che qui si debba scendere nei particolari, sono raccolti e commentati, dopo
il contributo magistrale di E. Malcovati, Imperatoris Caesaris Augusti Operum fragmenta, Torino 19695, da L. De Biasi - A.M. Ferrero (curr.), Gli atti compiuti e i frammenti delle opere di Cesare Augusto Imperatore, Torino 2003. Ulteriori osservazioni in A.
Schiesaro, Augusto e i poeti, Augusto poeta, in Augusto 2013, pp. 80-84.
69
Svet., Aug. 85.
70
Quint., Inst. 1, 6, 19.
71
Char., Gramm. I p. 209, 12 Keil.
72
Svet., Aug. 86, 3.
73
Svet., Aug. 48. Per i principi stranieri cfr. Ramondetti, Aug., ad locum, nota 4.
74
Svet., Aug. 64, 3.
75
Svet., De vir. ill., fr. 107 p. 137 Reifferscheid.
76
Sia Cesare sia Augusto utilizzarono tale scrittura convenzionale adottando, peraltro, criteri diversi: cfr. Svet., Aug. 88; Cass. Dio 51, 3, 7. Per Cesare cfr. Svet., Iul. 56,
6; Cass. Dio 40, 9, 3. Gellio (NA 17, 9, 1) cita unopera del grammatico Probo intitolata
de occulta litterarum significatione in epistularum C. Caesaris scriptura. Evidentemente il
codice era divenuto oggetto di studio.
68
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siva, di aver giocato con Druso, fratello minore di Tiberio, con grande
animazione e con poste molto alte nel foro dadaiolo durante le Quinquatrie, feste in onore di Minerva della met di marzo83. Augusto scrive
sulla sua passione per il gioco dei dadi senza nessuno scrupolo, senza vergogna, senza remora alcuna bench il gioco dei dadi fosse consentito solo
durante i Saturnali e vietato per tutto il resto dellanno.
A parte i dadi, sappiamo di altri passatempi di Augusto: il gioco della
palla, passeggiate a piedi e in lettiga; a volte, alla fine del tragitto, si sgranchiva facendo saltelli e corsette, cos come si trovava vestito per la trasferta, avviluppato in una coperta da viaggio o in una sopravveste di pelle84.
Gli piaceva anche pescare con la lenza e giocare alle noci, tipico trastullo
infantile, come un nonno con bambini siriani e mauri di bellaspetto85.
Augusto era, tutto sommato, nella vita privata un uomo piacevole e
tuttaltro che austero, molto diverso nellintimit dal severo e compassato principe dei ritratti ufficiali. Amava la battuta e i conviti. Abbiamo
notizia di molte sue facezie, che divennero argomento di conversazione, e infatti esse compaiono nei colloqui dei Saturnali di Macrobio,
elencati per bocca di Avieno86.
I banchetti di Augusto, a Roma e nelle sue ville (ad esempio a Capri87),
dovevano essere piacevolissimi e pieni di verve. I suoi ospiti, sempre sceltissimi (non ammise mai alla sua tavola liberti ex schiavi, anche ricchissimi), erano invitati a partecipare attivamente alle conversazioni; per animare la festa
non mancavano i soliti musicisti, saltimbanchi di bassa estrazione e aretlogi,
Svet., Aug. 71, 2-3; cfr. Svet., Aug. 70.
Svet., Aug. 83.
85
Svet., ibid. Allesercizio della pesca dedicava anche metafore, Svet., Aug. 26:
quelli che danno la caccia a vantaggi minimi correndo pericoli non minimi, egli li definiva simili a pescatori con lamo doro, della cui perdita, in caso di rottura, non ci sarebbe preda al mondo in grado di compensare il danno.
86
Macr., Sat. 1, 2, 4, 1-31.
87
Svet., Aug. 98, 3: Assistette costantemente agli esercizi degli efebi, dei quali a Capri
cera ancora un discreto numero, secondo unantica consuetudine; ad essi offr anche un banchetto in sua presenza, permettendo loro, anzi esigendo da loro, lassoluta libert di scherzare
e di contendersi i frutti e le leccornie e gli (altri) oggetti (dello stesso genere) che venivano
gettati in dono. Non si astenne, insomma, da nessun tipo di allegro intrattenimento.
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bizzarri narratori di storie mirabolanti dalla morale spicciola88, il che dimostra che il principe non disdegnava i passatempi popolari in sintonia con gli
strati meno sofisticati dellaristocrazia. Durante il convito, seguendo un uso
molto diffuso, metteva allasta, con una vera e propria licitazione, premi a
sorpresa, consistenti in oggetti dei pi disparati, dai preziosissimi a quelli
dinfima qualit, quadri rivolti verso la parete e altre amenit89.
Alle cene partecipavano le signore. Non sappiamo quanta fondatezza
avesse la piccante storiella di Marco Antonio, sempre critico nei confronti
del collega90, il quale obiecit ad Augusto
et feminam consularem e triclinio viri coram in cubiculum abductam,
rursus in convivium rubentibus auriculis incomptiore capillo reductam91.
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Accertata fu la relazione con Terenzia, moglie di Mecenate, che comport il pi che comprensibile raffreddamento tra i due96. Era tanto preso
da lei che, oltre alle fughe romantiche fuori Roma, organizz un concorso
di bellezza, una sorta di giudizio di Paride, dove la sua amante era in competizione con la moglie Livia97.
Non gli fu risparmiata neanche la fama di gay e di aver avuto rapporti
intimi con Cesare e Aulio Irzio, a sua volta amante di Cesare98.
Svet., ibid.: [Antonio accusava Augusto di procacciarsi] relazioni amorose tramite gli amici, che dovevano spogliare ed esaminare accuratamente madri di famiglia e
ragazze gi grandi, come se fossero in vendita presso il mercante di schiavi Toranio.
94
Svet., Aug. 71, 1. Secondo Cassio Dione (54, 16, 3-6) la gente ironizz sulle leggi
moralizzatrici di Augusto poich erano noti i suoi rapporti con molte donne.
95
Svet., Aug. 69, 1: Che si sia impegnato nella pratica delladulterio, certo, non lo
negano neppure gli amici, che per lo scusano adducendo a motivo non il piacere sessuale ma il calcolo, finalizzato allo scopo di scoprire pi facilmente i piani dei suoi avversari
tramite le loro rispettive mogli.
96
Cass. Dio 54, 19, 6; 55, 7, 5.
97
Cass. Dio 54, 19, 3. Su Terenzia cfr. E. Stein, s.v. Terentia 96, in RE V A1, 1934,
col. 716; PIR2 VIII, 2009, p. 28, n. 98.
98
Svet., Aug. 68. In seguito cerc di cancellare quegli esordi, se pure ci furono; cfr.
Svet., Aug. 71, 1: Gli riusc facilissimo respingere (laccusa) infamante di omosessualit, con lastensione da tale tipo di rapporti, che caratterizz la sua vita allora e poi.
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lore del biografo non avremmo avuto lopportunit di avvicinarci nellintimit a un uomo che ha lasciato scritto di s tutto quello che cera da
sapere, elencando, con asettica precisione e algido rigore, le sue azioni in
guerra e in pace. Inoltre, una fortunata abbondanza di fonti consente allo
storico di tracciare un quadro sufficientemente preciso dellattivit straordinaria di un uomo straordinario. Ma non basta: la scuola delle Annales
e lantropologia sociale hanno ormai orientato le moderne generazioni al
gusto del particolare e del vissuto. Ed questa visione ravvicinata di uomini
illustri, tra cui nella fattispecie Augusto, che conosceremmo a met senza
Svetonio, uno storico tanto moderno quanto ingiustamente sottovalutato,
almeno in passato, che consente a chi ne abbia la curiosit e la voglia di sentirsi ancora in sintonia con un mondo tramontato ma ancora attuale.
in Seneca, in M. Labate - G. Rosati (curr.), La costruzione del mito augusteo, Heidelberg 2013, pp. 181-196. Per Plutarco cfr. V. Casadio, Lira di Augusto (Plut. Mor.
194a-208a), Paideia 67, 2012, pp. 77-89.