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Questo libro il frutto di un percorso di lotta per laccesso alle conoscenze e alla formazione
promosso dal CSOA Terra Terra, CSOA Officina 99, Get Up Kids!, Neapolis Hacklab.
Questo libro solo uno dei tanti messi a disposizione da LIBREREMO, un portale finalizzato alla
condivisione e alla libera circolazione di materiali di studio universitario (e non solo!).
Pensiamo che in ununiversit dai costi e dai ritmi sempre pi escludenti, sempre pi
subordinata agli interessi delle aziende, LIBREREMO possa essere uno strumento nelle mani
degli studenti per riappropriarsi, attraverso la collaborazione reciproca, del proprio diritto allo
studio e per stimolare, attraverso la diffusione di materiale controinformativo, una critica della
propriet intellettuale al fine di smascherarne i reali interessi.
I diritti di propriet intellettuale (che siano brevetti o copyright) sono da sempre e soprattutto
oggi - grosse fonti di profitto per multinazionali e grandi gruppi economici, che pur di tutelare i
loro guadagni sono disposti a privatizzare le idee, a impedire laccesso alla ricerca e a qualsiasi
contenuto, tagliando fuori dalla cultura e dallo sviluppo la stragrande maggioranza delle
persone. Inoltre impedire laccesso ai saperi, renderlo possibile solo ad una ristretta minoranza,
reprimere i contenuti culturali dal carattere emancipatorio e proporre solo contenuti inoffensivi o
di intrattenimento sono da sempre i mezzi del capitale per garantirsi un controllo massiccio sulle
classi sociali subalterne.
Lignoranza, la mancanza di un pensiero critico rende succubi e sottomette alle
logiche di profitto e di oppressione: per questo riappropriarsi della cultura che sia un
disco, un libro, un film o altro un atto cosciente caratterizzato da un preciso
significato e peso politico. Condividere e cercare canali alternativi per la circolazione dei
saperi significa combattere tale situazione, apportando benefici per tutti.
Abbiamo scelto di mettere in condivisione proprio i libri di testo perch i primi ad essere colpiti
dallattuale repressione di qualsiasi tipo di copia privata messa in atto da SIAE, governi e
multinazionali, sono la gran parte degli studenti che, considerati gli alti costi che hanno
attualmente i libri, non possono affrontare spese eccessive, costretti gi a fare i conti con affitti
elevati, mancanza di strutture, carenza di servizi e borse di studio etc...
Questo va evidentemente a ledere il nostro diritto allo studio: le universit dovrebbero
fornire libri di testo gratuiti o quanto meno strutture e biblioteche attrezzate, invece di creare di
fatto uno sbarramento per chi non ha la possibilit di spendere migliaia di euro fra tasse e libri
originali... Proprio per reagire a tale situazione, senza stare ad aspettare nulla dallalto,
invitiamo tutt* a far circolare il pi possibile i libri, approfittando delle enormi possibilit che ci
offrono al momento attuale internet e le nuove tecnologie, appropriandocene, liberandole e
liberandoci dai limiti imposti dal controllo repressivo di tali mezzi da parte del capitale.
Facciamo fronte comune davanti ad un problema che
Riappropriamoci di ci che un nostro inviolabile diritto!
coinvolge
tutt*
noi!
csoa
TerraaTerra
Get Up Kids!
Neapolis Hacklab
csoa Officina 99
www.getupkids.org
www.neapolishacklab.org
www.csoaterraterra.org
www.officina99.org
www.libreremo.org
Indice
Gap. I Gli anni della formazione
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Gap. n
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
1.
2.
3.
4.
1.
2.
3.
4.
5.
P.
p.
p.
p.
p.
p.
p.
113
124
135
155
167
177
193
p.
p.
p.
p.
204
213
233
247
p.
p.
p.
p.
p.
256
263
277
291
298
Rivoluzione e politica
La borghesia nazionale
L'esperienza cubana
Guerra di guerriglia
Lmtemazionalismo
Cap. V
p. 64
p. 88
p. 103
Economia e socialismo
Cap. rv
7
10
16
20
29
36
52
Filosofia e marxismo
p.
p.
p.
p.
p.
p. p.
Umanismo e utopia
I giovani
La donna, l'amicizia, il compagno
Arte e cultura
L'etica dell'odio e dell'amore
Utopa e distopia
Bibliografia
Indice dei nomi
p. 309
p. 323
Capitolo I
(1) La data di. nascita il 14 giugno e non luglio. L'errore della Cronologia
nell'edizione Einaudi degli Scrtti .si 'trasferito ad altri lavori: per es. all'Appendice
di Mio figlio il Che, Editori Riuniti, Roma, 1981. Nell'occasione di una verifica si
pu rileggere il commento che il Che dedica al suo ultimo compleanno: "Sono
arrivato ai 39 anni e si avvicina inesorabilmente un'et che mi d da pensare circa il
mio futuro guerrigliero; per ora sono 'in forma'" {Diario di Bolivia, 14 giugno
1967).
7
2. Ad Alta Gracia.
Sulla Sierra, d. Cordoba i Guevara arrivarono ad insediarsi, dopo alcune
tappe intermedie, quando il piccolo Ernesto aveva superato da poco i
quattro anni. Egli doveva restarvi per altri undici circa, inframmezzando gli
anni dell'infanzia e della forni azione adolescenziale con periodi di studio a
Cordoba. Ad Alta Gracia il primogenito dei Guevara impar
definitivamente a parlare, poi a leggere e infine a, scrivere, secondo il
significato che a queste tre fasi dello sviluppo culturale conferisce lo
schema autobiografico immortalato da un grande scrittore, futuro
ammiratore del Che (3).
Quando si parla di splendori spagnoleschi l'immaginazione corre
immediatamente ai grandi capolavori dell'architettura castigliana, alle
(3) Le Parole di Jean-Paul Sartre. L'incontro del filosofo con la rivoluzione cubana
descritto nel lungo racconto-intervista Sartre visita a Cuba., La Habana, 1960.
10
Nel quartiere di Villa Pellegrini, l'abitazione dei Guevara dominava con le sue fondamenta scoscese e su pi piani - la via Avellaneda. Era
l'estrema periferia residenziale di Alta Gracia, dopo la quale iniziavano le
baracche d e l a povera gente, Nella casa non mancavano i contrassegni di
una relativa agiatezza e di un discreto livello inteUettuale. Questo era
insolito anche per uno strato sociale tradizionalmente sensibile al richiamo
della cultura, come il resto del ceto medio benestante, di pi o meno recente
provenienza nordeuropea, da considerare ovviamente in relazione a l a
composita struttura deU'immigrazione argentina.
Tra i molti segni esteriori (in senso fisico), simbolici (di uno status) ed
interiori (in senso spirituale) d e l a vivacit inteUettuale dei Guevara, un
posto di rilievo al Alta Gracia certamente occupato dai libri. Da varie fonti
possiamo farci un'idea di quanto ampia fosse la biblioteca di famiglia e
quale interesse il giovane Ernesto dedicasse a l a lettura. Racconta per
esempio il padre:
"L'asma lo costringeva solitamente a stare tranquillo ed egli ne approfittava per
leggere e rileggere. A dodici anni possedeva la cultura di un giovane di diciotto. La
sua biblioteca era zeppa di ogni tipo di romanzi, libri di avventure e di viaggi, vi si
trovavano Salgari, Stevenson, Giulio Venie, Alessandro Dumas e in genere tutti
quegli autori che erano stati di svago e guida a molte generazioni. Abbondavano i
libri di viaggi, in particolare di spedizioni in zone sconosciute. Egli esercitava sugli
altri ragazzi quel fascino che d la cultura" (op. cit., p. 60).
Vi sono poi i ricordi, di Alberto Granados, il grande amico con cui
Guevara compir il suo primo viaggio nei paesi del'America latina:
"Ho approfittato molto della biblioteca che aveva suo padre, il cui principale
lettore era Ernesto e in secondo piano io stesso, al punto che conservo ancora
come ricordo alcuni dei libri che presi senza chiederne il permesso, per leggerli pi
13
militale, oltre che scrittore (nel 1934 tra l'altro realizz' il primo
collegamento aereo Buenos Aires-Punta Arena). Guevara lesse Le petit
prime e lo rilesse poco prima di lasciare Cuba per l'impresa bolviana,
come sappiamo da una sua lettera all'amico Pepe (Jos Aguilar, IV, 510).
La fiaba filosofica del Principino, con la sua tenera e suggestiva evocazione
dei temi dell'amicizia, della solitudine e della determinazione personale, si
inserir quasi naturalmente nelle riflessioni pi organiche e pi mature che
Guevara dedicher a quegli stessi temi, sui quali torneremo parlando del
suo umanismo e delle sue idee sulla morale.
A dicembre del 1951 Guevara parte coll'amico Granados per il lungo
viaggio in motocicletta che lo porter a visitare la maggior parte dei paesi
latinoamericani e che si concluder per lui ad agosto del 1952 a Miami. Gli
episodi avventurosi che accompagnano quel viaggio si possono considerare
come una concretizzazione del mondo fantastico ed immaginario evocato
dalle letture giovanili; come lo sfogo pratico - e quindi anche il superamento della tensione emotiva, dell'ansia di avventure, accumulatesi nel carattere
del Che negli anni dell'adolescenza. Ma ovviamente, nei momento in cui la
fiction si fa realt, essa esaurisce anche la propria funzione evocativa. Ed
infatti,, sono altri gii itinerari di studio e di lettura che appaiono dominare
ormai l'orizzonte mentale del giovane Guevara.
"Quello che non voglio perdermi una visita alle rovine del Poteri. L c' una
citt, Tical, che una meraviglia, e un'altra, Picdras Negras, assai meno
importante ma dove l'arte dei maya raggiunse un livello straordinario: Nel museo
di qui c' un architrave tatto rovinato che per una vera opera d'arte per qualsiasi
posto al mondo... Ai miei vecchi .amici peruviani [gli incas, n.d.a.] mancava la
sensibilit del tropico, per cui non potevano fare nulla di simile, oltre a non avere
la pietra calcarea cos facile da lavorare che hanno quelli .di questa zona",
"La passione per l'archeologia era pi forte di quella per la medicina",
commenta il padre, sottolineando giustamente la trasformazione che in
Guatemala si delinea negli interessi culturali e professionali del figlio.
Ancora, in un lettera alla madre, a maggio del 1954:
"In Salvador..,. me ne sono andato a conoscere le rovine dei Pipiles del ramo
dei Tlascaltccas che si erano spinti alla conquista del sud (il loro luogo di origine
era in Messico) e qui si fermarono sino alla venuta degli spagnoli. Non avevano
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niente a che vedere con le costruzioni maya e tanto meno con quelle incaiche.
Andai poi qualche giono al mare in attesa della decisione su un visto che avevo
chiesto per .andare a visitare rest archeologici in Honduras, che sono splendidi.
Ho dormito nel sacco a pelo in riva al mare..."
Nel 1955 in Messico si interessa ai resti della civilt azteca, ma in un
periodo in cui iniziata anche la collaborazione col gruppo dei fuoriusciti
cubani, che lo porter in breve tempo alla spedizione del Granma. Di l
nasce una rivoluzione, ma muore il sogno dell'archeologia: un grande
amore che non si potr sviluppare. Sopravvive invece, ed anzi si accentua,
la passione per i viaggi. Ed anche come dirigente di primo piano del nuovo
governo cubano, il Che riesce a trascorrere lunghi periodi all'estero. E'
inutile dire che utilizzer quei viaggi non solo per assolvere ad incarichi
"diplomatici" di vario genere, ma anche per conoscere nuove realt
politiche e sociali. Le ultime peregrinazioni della sua vita lo porteranno a
pi riprese in Europa orientale, in Africa, in Asia e poi nuovamente, ma per
l'ultima volta, in America latina.
Rafael Alberti sar uno dei tanti che ad ottobre del 1967 esprimer il
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proprio cordoglio dedicando una poesia alla morte del Che (10).
(10) Rafael Alberti, "A Ernesto Che Guevara", in Meri Franco-Lao e Fabio Perini,
Ilasta siempre! Canti e poesie del mondo a Ernesto Che Guevara, con testo a
fronte, Roma, 1977.
(11) Per es. da J. Franco., Introduzione alla letteratura ispanoamericana, Milano,
1972, pp. 293-4.
24
(12) L'adesione di Hilda Gadea all'aprismo fu solo una fase giovanile, anche se
molto importante della sua vita. In seguito essa abbracci con entusiasmo le
posizioni teoriche del marxismo, .difendendole con rigore e competenza contro le
deformazioni di provenienza "ortodossa" e neoriformistica. Negli anni
dell'amicizia e della collaborazione che ci hanno accomunato, abbiamo avuto la
possibilit di apprendere molto da lei, dalla sua cultura realmente
"internazionalista".
Alla memoria di Hilda abbiamo gi dedicato un nostro precedente lavoro sul
terrorismo, ma la sua presenza certamente pi viva e pi sentita in queste pagine.
Alle lunghe ed intense discussioni con lei dobbiamo anche una buona dose della
sicurezza con cui esponiamo alcuni aspetti meno noti del pensiero del Che.
Pure, restando a noi l'intera responsabilit di quanto scritto in queste pagine,
possiamo affermare con serenit che Hilda avrebbe condiviso lo spirito di questo
nostro lavoro, il cui.primo abbozzo fu pensato con lei, agli inizi appunto della
nostra amicizia. Era il periodo immediatamente successivo .alla morte del Che, che
per lei signific una tenace e combattiva ripresa di attivit politica in Europa e in
America latina, per ottenere tra l'altro anche la liberazione del fratello Ricardo
Gadea, un noto esponente dell'estrema sinistra, all'epoca detenuto nelle carceri
peruviane.
L'atmosfera politica di quella nostra collaborazione si pu ricostruire
agevolmente da una lunga ed accesa polemica epistolare, apparsa nei nn. 42 e 47 di
Rinascita (ottobre e novembre 1969), tra Roberto Giammanco, Roberto Massari,
Luigi Nono da un lato e Renato Sandri dall'altro, a proposito del Per di Velasco
Alvarado.
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agosto 1961):
''Vorrei inoltre ringraziare personalmente il Presidente dell'Assemblea per
l'omaggio che ci ha fatto dell'opera completa di Rodo e vorrei spiegargli che non
iniziamo questo discorso con una citazione di quel grande americano per due
ragioni. La prima che torniamo oggi ad Ariel, dopo molti anni, per cercare
qualcosa che in questo momento rappresenter le idee di qualcuno che, pi che
uruguaiano, della nostra America, dell'America che va da Rio Bravo al sud.
E se io non Io cito, perch Rod manifesta in tutto il suo Ariel la lotta violenta
e le contraddizioni dei popoli latinoamericani contro la nazione che ormai da
cinquantanni continua a interferire nella nostra economia e nella nostra libert
politica" (II, 325).
Guevara lesse fin da giovane ed apprezz l'opera dei grandi poeti del
continente, tra i quali per esempio il cileno Fabio Neruda. Ricorda Jos
Aguilar:
"Passavate giornate recitando Neruda..." (op. cit., p. 56).
Oppure il francocubano Alejo Carpcntier, la cui formazione affondava
nei pi avanzati circoli letterari parigini, nel surrealismo ed altre esperienze
d'avanguardia. Notevole stima espresse anche per il poeta cubano Nicolas
Guilln, una delle voci pi vive dell'africanismo e del negrismo
latinoamericano.
Del guatemalteco Miguel Angel Asturias, Guevara apprezz certamente
e in modo particolare il romanzo Week-end en Guatemala (1956),
ambientato all'epoca del governo di Arbenz e del suo rovesciamento con
un'invasione filoimperialista dall'Honduras. Vedremo tra breve quanto
importante sia stato quell'avvenimento per la maturazione politicorivoluzionaria del Che. Possiamo immaginare quindi la commozione con
cui dovette rivivere nell'epopea letteraria quel tragico avvenimento, cos
decisivo anche per lo sviluppo futuro della rivoluzione latinoamericana.
Quel libro fu una delle primissime opere che i'Imprenta nacional de Cuba
pubblic dopo il trionfo della rivoluzione (nel settembre 1960) con un'alta
tiratura. Per inciso, si pu ricordare anche il profondo interessamento di
Asturias, nei suoi anni giovanili, per la cultura e la civilt precolombiana
dei maya.
Tra le correnti contemporaneee della narrativa latinoamericana un posto
a parte spetta all'argentino Ernesto Sbato, molto ammirato dal Che ed al
quale egli scrisse una celebre lettera, importante per i suoi riferimenti al
problema dell'ideologia rivoluzionaria (12 aprile 1960):
"Stimato compatriota... quando ho letto il suo libro Uno e L'universo, che mi
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affascin... non pensavo che sarebbe stato lei - detentore di ci che era per me la
cosa pi sacra del mondo, il titolo di scrittore - a chiedermi con l'andar del tempo
una definizione, un impegno di ridiscussione... " (15).
"La cosa pi sacra al mondo, il titolo di scrittore " In quell'iperbole
c' tutto l'itinerario guevariano, di studio ed amore per la cultura, che
abbiamo fin qui cercato di ricostruire. E non s tratta di un'affermazione
casuale. Accenti analoghi di ammirazione per la funzione dello scrittore si
ritrovano in una lettera del Che al poeta spagnolo Leon Felipe. Questi
morir nel 1968 nell'esilio del Messico, in tempo per per dedicare
anch'egli una poesia alla memoria del "guerrigliero eroico": "El gran
relincho" (il grande nitrito).
"Maestro - gli aveva scritto Guevara - sono ormai vari anni, da quando prese il
potere la Rivoluzione, che ricevetti il suo ultimo libro, con la dedica.
Non l'ho mai ringraziata, ma l'ho avuta sempre presente. E magari le interessa
sapere che uno dei due o tre libri che ho sul tavolino da notte El Ciervo. Poche
volte posso leggerlo dato che a Cuba dormire, passare il tempo senza far niente o
riposare , semplicemente, peccato di lesa dirigenza.
L'altro giorno fui presente ad un atto per me molto significativo. La sala era
piena di operai entusiasti e c'era un clima di uomo nuovo nell'ambiente. Affior in
me una goccia del poeta fallito che porto dentro e feci ricorso a lei, per polemizzare
a distanza. E" il mio omaggio; la prego d'interpretarlo cos" (21 agosto 1964, IV,
507).
Leggiamoli questi brani di Leon Felipe che il Che aveva citato a
memoria, nella cerimonia di consegna dei Certificati del lavoro comunista
(15 agosto 1964):
"... l'uomo un bambino laborioso e stupido che ha trasformato il lavoro in
un compito faticoso, che ha trasformato la bacchetta del tamburo in una zappa e
che invece di suonare su questa terra un inno di gioia, ha cominciato a scavare...
Voglio dire che nessuno ha saputo scavare al ritmo del sole e nessuno ha
ancora tagliato una spiga con amore e con grazia" (HI, 529).
Sappiamoormai che di quel poeta repubblicano il piccolo Ernesto aveva
sentito parlare per la prima volta in casa propria e in quella degli Aguilar,
negli anni di Alta Gracia. L, a nostra volta, dobbiamo ora tornare.
(15) "Lettera a Emesto Sbato", con commenti di Ernesto Sbato e Antonio Melis,
in Idoelogie, n. 2,1967, pp. 13542.
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5. La medicina
Negli anni trascorsi nella regione cordobese, il giovane Guevara non si
limita a leggere e sognare. Studia, lavora e intraprende una serie di attivit
tra loro molto disparate, alcune delle quali verranno ben presto
abbandonate. Vale la pna comunque di citarle.
Studia disegno per corrispondenza con l'Istituto Oliva di Buenos Aires,
Una cartella coi suoi primi lavori porta la data del 1942.
Studia grafologia, ad imitazione probabilmente di un analogo interesse
del padre. Questi ricorda una frase scelta da Ernesto per confrontare i
mutamenti d e l a propria grafia attraverso gli anni. Tratta da qualche storia
della Rivoluzione francese, quella frase recitava:
"Credo di avere la forza sufficiente - e la sento in questi momenti - per salire al
patibolo a testa alta Non sono una vittima, sono una goccia di sangue che fertilizza
la terra di Francia, Muoio perch devo morire affinch il popolo sopravviva" (op.
cit., p. 104).
Si appassiona al gioco degli scacchi e sviluppa una certa abilit. In
Argentina del resto quel gioco molto diffuso e conta su una forte
tradizione. Di lu dir il maestro Najdorf, rispondendo alle domande di un
quotidiano di Buenos Aires:
"Come giocava? Era un giocatore abbastanza forte,
Preferiva il gioco d'attacco e faceva sacrifici, ma ben ponderati; posso pertanto
definirlo di prima categoria".
Svolge varie attivit lavorative per pagarsi gli studi. Prende lezioni di
volo a vela e pratica numerosi sport. Tra questi predilige il nuoto (in
particolare lo stile a farfalla), il golf, il rugby, l'alpinismo e - come ovvio
per un argentino - il calcio. Di quel ritmo frenetico di attivit, studi ed
interessi, dir il padre molti anni dopo:
"Ho pensato molte volte a dove trovasse il tempo per fare quelle cose.
Frequentava la scuola pubblica, leggeva ogni tipo di libri, romanzi, avventure e
ogni genere di letteratura. Studiava inoltre filosofia e archeologia. Senza tralasciare
gli studi giocava al calcio e al rugby; faceva gite a piedi e a cavallo, nuotava e
faceva alpinismo e, ogni tanto, in bicicletta o a piedi viaggiava in lungo e in largo
per la provincia di Cordoba. Non fin gli studi di disegno. Bisognava pagarli e in
quel periodo io ero abbastanza a corto di denaro. Cerc un pretesto qualsiasi e
smise (op. cit., p. 103).
A marzo del 1947 Emesto abbandona un momentaneo interesse per
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corso dell'anno si laurea con una tesi sulle allergie. Ed un medico quello
che riparte immediatamente in viaggio.
In Guatemala, all'inizio del 1954, comincia a lavorare intorno al
progetto di un libro su La funzione del medico in America latina, mentre
prepara una bibliografia sulla ialuronidasi. Ad aprile scrive una lettera alla
madre, netta quale si avverte che l'impegno politico comincia a precisarsi
ed approfondirsi, prevalendo sugli altri interessi. Anche il suo orizzonte
professionale comincia di conseguenza a farsi pi confuso:
"Di due cose sono certo: la prima che se arrivo alla fase autenticamente
creativa, verso i trenta o trentacinque anni, mia occupazione esclusiva o almeno
principale sar la fisica nucleare, la genetica o una materia di questo tipo, che
raggruppi molte delle cose pi interessanti della conoscenza; la seconda che
l'America latina sar il teatro delle mie avventure con un peso molto pi grande di
quanto avrei creduto".
Sappiamo ovviamente quale delle due direzioni doveva prevalere.
Ciononostante, a dicembre, il libro sulla funzione del medico sembra in
fase avanzata. Mentre termina due ricerche e ne inizia una terza sulle
allergie, scrive ancora alla madre:
"In campo scientifico ho molto entusiamo che sfrutto perch non dura... molto
lentamente continuo a raccogliere materiale per un libricino che vedr la luce -se la
vedr - nel giro di vari anni e che porta il pretenzioso titolo La funzione del medico
in America latina, Posso parlare del tema con qualche autorit giacch se vero che
non so molto di medicina, l'America latina la conosco bene. Certo aldil del piano
generale di lavoro e di un tre o quattro capitoli non c' nient'altro, ma il tempo mi
avanza".
Sull'argomento legge un libro di Maxenee Van deer Meersch, intitolato
Corpi e anime. Ormai lo affascinano decisamente la branca della "medicina
sociale" e la questione della deontologia professionale del medico. Egli del
resto ha sempre considerato immorale il fatto di farsi pagare privatamente le
prestazioni e pi in generale di svolgere la professione per ragioni di lucro.
Rifiuta anche di entrare a lavorare in un laboratorio farmaceutico, a
proposito del quale scrive alla zia Beatriz (9 aprile 1955):
"Del famoso posto di cui mi hai parlalo in varie lettere posso dirti soltanto - per
fare il serio - che nonostante tutti i miei vagabondaggi, la mia scarsa seriet e altri
difetti, ho convinzioni profonde e ben definite, e queste convinzioni mi
impediscono di accettare un posto del tipo da te descritto, perch sono covi di
ladroni della peggior specie che trafficano con la salute umana, che si suppone sia
sotto la mia qualificata protezione".
31
problema sul quale ho solo intuizioni, ma credo che uscir fuori qualcosa di molto
importante. Questo il mio panorama scientifico".
1
Da altri passi della stessa lettera si arguisce chi siano i "chimici ' e le
"intuizioni" .alle quali lavora in Messico, il "chimico" uno principalmente:
il Generale Bayo, ex-combattente della .guerra civile spagnola, incaricato
dell'addestramento militare del gruppo di fuorusciti cubani organizzato dai
fratelli Castro. L"'intuizione" consiste nel partecipare ad uno sbarco
insurrezionale nell'isola di Cuba. E' questa, del resto, anche l'epoca in cui
si fa veramente sistematico lo studio dell'opera di Karl Marx, su cui
torneremo.
La medicina invece si dilegua improvvisamente dalle lettere ai familiari.
Egli stesso descrive le ragioni di questo mutamento in una lettera alla madre
del settembre 1956:
"Dopo questo periodo sar un carro armato in questioni economiche bench
abbia dimenticato come si prende il polso e come si ausculta... La mia strada
sembra allontanarsi lentamente e fermamente dalia medicina, ma mai tanto da non
provocarmi nostalgia dell'ospedale. Quello che vi raccontavo della fisiologia era
una bugia, ma non del tutto... In ogni caso ora appartiene al passato. San Carlos
[Marx, n.d.a.j ha fatto un buon acquisto. Del futuro non posso dire nulla.
Penso di cambiare l'ordinamento dei miei studi: prima mi dedicavo pi male
che bene alla medicina e il tempo libero lo dedicavo allo studio non organico di San
Carlos. La nuova fase della mia vita esige anche un mutamento di organizzazione:
ora San Carlos al primo posto, il centro, e lo sar per gli anni in cui lo sferoide
mi ammetter nella sua fascia pi estema; la medicina un gioco pi o meno
divertente o estemporaneo..."
Conclude confessando di aver rinunciato a terminare il libro sulla
funzione sociale del medico. Ormai non pu pi sottoscrivere nemmeno la
parte etico-politica di quel lavoro. Ben altra la "medicina sociale" che ora
gli appare praticabile e necessaria.
"... quando le patate bruceranno sul serio, allora saprai che tuo figlio, in un
soleggiato paese americano, maledir se stesso per non aver studiato qualcosa di
chirurgia in modo da aiutare un ferito e maledir il governo messicano che non gli
ha permesso di perfezionare la sua gi rispettabile mira per abbattere fantocci pi
facilmente. E la tolta sar a viso aperto, come negli inni, per "vincere o morire".
Ti bacia di nuovo, con tutto l'affetto di un addio che si rifiuta di essere
definitivo, tuo figlio".
La lettera arriva a destinazione quando lo sbarco del Granma gi fallito
e i giornali di tutto il mondo annunciano la morte di Fidei Castro con il suo
33
gruppo di temerari. C' per qualcosa di vero, visto che una parte d e l a vita
di Ernesto Che Guevara sembra ormai definitivamente morta.
(17) Per esempio con la specialista di psicologia del lavoro , nelle conversazioni
stenografate al Ministero dell'Industria nel 1964: "Vorrei rispondere una cosa alla
dottoressa. Non per fare una controversia scientifica, giacch un bel pezzo che
ho abbandonato questo campo, nel quale del resto non ho mai brillato troppo". Cit.
da "Il Piano e gli uomini", in II Manifsto, mensile, n. 7,1969, p. 39.
34
Siena Maestra...
Ricordo che una bambina assisteva ale visite che facevo alle donne della
zona... La piccola quando arriv il turno di sua madre, dopo i tanti cui aveva gi
assistito in precedenza nell'unica stanza del capanno che mi faceva da ambulatorio,
le sussurr: 'Mamma, questo dottore racconta a tutte la stessa cosa'.
Ed era una gran verit; le mie nozioni non andavano molto lontano, ed inoltre
tutte le pazienti presentavano lo stesso quadro clinico e raccontavano
senza saperlo la stessa storia straziante" (1,67)
"Il giorno 26 debuttai come odontologo, per quanto nella Sierra mi
affibbiassero il titolo ben pi modesto di 'cavadenti": mia prima vittima fu Israel
Pardo... Alla mia scarsa perizia si aggiungeva la mancanza di tenaglie, oltre al fatto
che, dovendosi risparmiare gli anestetici, ricorrevo spesso alla 'anestesia
psicologica', insultando abbondantemente i miei pazienti, quando si lamentavano
esageratamente dei miei armeggi dentro la loro bocca" (1,90)
Nel gennaio del 1959, pochi giorni dopo l'ingresso dell'Esercito ribelle
all'Avana, il Collegio medico nazionale di Cuba decide di conferire al Che
la laurea in medicina "honoris causa". Modesto e schivo, il suo discorso di
ringraziamento lascia trapelare solo un interesse immediato per lo sviluppo
della medicina sociale a Cuba e poche parole di commemorazione per
"l'apporto di sangue e uomini" dato dalla "categoria dei medici" alla
Rivoluzione. In un vago e malinconico riferimento al proprio passato si
limita a constatare:
"Se la mia vita avesse seguito i canali della scienza, non sarei mai arrivato qui "
(IV, 119).
In realt i suoi rapporti con "la scienza" non terminano affatto con la
vittoria della rivoluzione cubana, ma anzi ne traggono ulteriore stimolo nel
senso di un approfondimento ed un ampliamento verso discipline
precedentemente ignorate. L'abbandono della medicina non impedisce al
Che, ministro dell'Industria, di prendere lezioni di costi ed organizzazione
produttiva, di economia, di matematica e di programmazione dallo studioso
Harold Andcrs.
Nel gruppo guerrigliero della Bolivia, "El Medico" un peruviano, che
si viene a trovare per ben presto in penose condizioni fisiche. Dal Diario
del Che siamo informati che egli stesso quindi svolge in prima persona tale
funzione, compiendo degli interventi medici e chirurgici di notevole
complessit. Dalle estrazioni di denti a Gamba, Arturo, Chapaco ed altri
("Giornata stomatologica", titola per es. il Diario del 17 settembre 1967),
alla cura di una suppurazione alla rotula di Raul (con estrazione del liquido
purulento), fino al disperato tentativo di intervento chirurgico al fegato e
35
6. La tradizione latinoamericana
E" impossibile immaginare una corrente di pensiero rivoluzionario, nata
in un qualsiasi paese del'America latina, che non abbia avuto ad un certo
stadio del proprio sviluppo una proiezione continentale. Si potrebbe
addirittura andare oltre e dire che la dimensione sovranazionale ha
presieduto - in forma pi o meno determinante - alla formazione di tutti i
m o d e l ! interpretativi d e l e distinte realt storiche e sociali del'America
latina, prodotti e formulati nell'ultimo secolo e mezzo e poco pi: dalle
prime guerre di indipendenza ai nostri giorni. E ci va inteso a prescndere
dal'orientamento politico - conservatore o progressista - dei pensatori
impegnati n e l a costruzione di t a l modeli teorici. Alcuni autori, dalla
ristretta visuale nazonalstica, facilmente individuabili paese per paese,
costituiscono l'eccezione di una tale linea di continuit che ha ormai
acquisto 'una valenza storica.
L'insubordinazione d e l e giovani borghesie creole e la rivolta contro
l'oscurantismo d e l e metropoli coloniali, spagnola e portoghese, hanno
sempre spinto quasi spontaneamente q u e l e nuove lites emergenti ad una
valorizzazione teorica dell'organica e sistematica unitariet dell'universo di
discorso sociale, derivato alle origini dal'illuminismo europeo (Rousseau
in prima fila) e in seguito dal positivismo. Lo stesso marxismo
latinoamericano acquister un'irreversibile proiezione continentale, gi per
opera del suo primo grande esponente, il peruviano Jos Carlos Maritegui
(basti pensare ai Siete ensayos de la realidad latinoamericana).
Non quindi nella dimensione continentale del pensiero politico di
Guevara, che va vista una sua presunta originalit od un'improvvisa
36
metcci che scaricano su di loro tutto il rancore di non essere nulla di definito...
Il destino di questi infelici di vegetare, occupando qualche oscuro posto nella
burocrazia, e morire con la speranza che qualcuno dei loro figli, grazie alla
miracolosa azione della 'goccia' di conquistadores che portano nel sangue, riesca a
ragiungere gli obiettivi cui loro anelarono e che riempiono anche l'ultimo momento
della loro vita".
A partire dal momento in cui l'interesse si fa archeologico e l'antica
civilt indoamericana assume le forme fisiche-concrete dei reperti e dei
monumenti - visitati per la prima volta in Bolivia e in Per - un altro
genere di letteratura che comincia ad esercitare una significativa influenza
su Guevara: sono le ricerche a sfondo preistorico e storico-sociale
sull'impero degli incas e la Conquista, come quelle di Hiram Bingham o di
Louis Boudin, gi ricordate parlando della sua grande passione per
'.'archeologia.
Ma volendo dare a quella passione una dimensione pi ampia,
"antropologica" nel vero senso del termine - e seguendo cosi una linea di
sviluppo che effettivamente matura nel giovane Guevara "viaggiatore" - si
potrebbe ora aggiungere l'opera assai nota dell'argentino Joaqufn Gonzlez
(1863-1923), che fu certamente letta ed apprezzata.
Gonzlcz raggiunse la celebrit con Mis Montanas, una serie di quadri a
sfondo descrittivo, quasi paesaggistico, dedicati alle usanze di villaggio, ai
modelli di vita andini e soprattutto, per la prima volta, all'ambiente naturale
caratteristico. Che non si trattasse di un parto letterario estemporaneo,
dimostrato dal fatto che lo stesso scrittore argentino aveva riversato i
risultati d e l e proprie ricerche s u l e origini dei miti e delle leggende locai, in
un'opera rivolta a valorizzarne l'eredit per 1 processo di formazione
culturale dcl'Argcntina "moderna". Quel lavoro era intitolato La tradicin
nacional.
Nel maggio del 1954, Emesto scrive dal Guatemala alla madre, reduce
da una delle sue tante visite a resti di monumenti precolombiani (nel
Salvador, per l'occasione):
"Ci sono delle piccole ma interessanti rovine. In questo posto ho finito di
convincermi di quanto il mio americanismo non voleva convincersi: i nostri
paparini sono asiatici... Ci sono delle figure in bassorilievo che sono Budda in
persona e tutte le caratteristiche li denotano perfettamente eguali a quelli delle
antiche civilt indostane".
Queste annotazioni di viaggio acquistano un significato particolare se si
pensa che in quello stesso periodo che Guevara legge il romanzo
indianistico Huasipungo di Icaza, di cui si gi detto, traendone certamente
ispirazione per una concezione politica pi dinamica ed attualizzata, dei
39
ra (21).
Per quanto discutibile, arbitraria e spesso ingenuamente celebrativa,
quella riscoperta della tradizione indipendentista ebbe a Cuba un suo
itinerario originale e significativo. Sotto rincalzare degli avvenimenti, essa
dovette trasformarsi n e l a Prima e soprattutto nella Seconda dichiarazione
dell'Avana (1960 e 1962): bench aperti nel nome di Jos Marti, quei testi
divennero infatti un'esplicita scelta di campo per il socialismo ed un
manifesto politico rivoluzionario per l'intero continente latinoamericano.
Sulla scia di quelle Dichiarazioni ed attraverso il contributo di studiosi
provenienti anche dagli altri paesi dell'America latina - generosamente
accolti in riviste e pubblicazioni cubane, all'epoca molto diffuse ed
apprezzate - la riscoperta della tradizione indipendentista si fece
immediatamente sovranazionale, continentale per l'appunto.
Il Che visse in prima persona questo processo di trasformazione
ideologica, apportandovi d suo soltanto una maggiore cautela e un'istintiva
diffidenza verso gli eccessi potenziali o gi visibili di quel
"sovranazionalismo continentale", passibile pur sempre di deformazioni
semplificatrici, di stampo patriottico e localistico. Ci spiega anche la
parsimonia con cui i nomi o le figure dei grandi dirigenti delle guerre
d'indipendenza - Artigas, Bolfvar, Marti, Macco, ecc. - ricorrono nei suoi
molti scritti e discorsi. Un'incidenza che appare ancor pi modesta se
paragonata ad analoghi riferimenti a Marx ed alla tradizione di pensiero
marxista, letteralmente disseminati nella sua vasta e composita opera
teorica. Addirittura insignificante poi se confrontata, colla presenza di quei
Libertadores nei discorsi .di Fidel Castro.
Per quanto riguarda Guevara, i nomi dei grandi condottieri
dell'indipendenza antispagnola degli inizi dell'800, compaiono per la prima
volta in forma sistematica e politicamente significativa, in un discorso del
17 agosto 1961, tenuto nell'Universit di Montevideo, in Uruguay. Per
una piena comprensione di quel discorso, tuttavia, dobbiamo esaminare
preliminarmente alcuni antecedenti molto significativi.
Rispondendo ad una lettera, dello scrittore argentino Ernesto Sbato (12
aprile 1960), il Che affronta per la prima volta con una certa attenzione il
problema d e l e radici ideologiche d e l a rivoluzione cuana, soffermandosi
sul ruolo subordinato dell'intellettualit insulare e sottolineando le evidenti
analogie col caso argentino. Egli dichiara di affidare per il momento al suo
manuale d e l a Guerra di guerriglia la speranza di avviare una migliore
comprensione del processo di formazione del gruppo d e l a Sierra. Ed egli
stesso sintetizza il modesto patrimonio teorico di quel gruppo in formule
(21) Sulla questione si veda il terzo capitolo del nostro Storia di Cuba, Societ e
politica dalle orgini alla rivoluzione, in queste edizioni, Roma, 1987.
41
inequivocabili:
"... questa Rivoluzione la prima genuina creazione dell'improvvisazione... il
caos pi perfettamente organizzato dell'universo".
Nel corso della lettera Guevara accenna anche ad una timida analogia tra
il radicalismo argentino di Irigoyen e quello di Chibs, il maestro spirituale
di Fidel Castro e di un'intera generazione di rivoluzionari cubani. Conclude
poi con un richiamo implicito alla necessit di compiere un lavoro di anlisi
sistematica dell'ideologia d e l a rivoluzione cubana, enunciando a l o stesso
tempo i pericoli di una tale operazione:
"Per questo ho paura di cercare di descrivere l'ideologia del movimento;
quando mi decidessi a pubblicada, tutti penserebbero che si tratta di un'opera
scritta moli anni prima" (22).
Ed invece quel'opera vide la luce pochi mesi dopo ( s u l a rivista d e l e
Forze armate Verde Olivo, ottobre I960), col ttolo molto impegnativo di
Note per lo studio dell'ideologia della Rivoluzione cubana. Essa sembrava
scritta, pero - al contrario di quanto aveva temuto Guevara - molti .anni
dopo e non ''prima" d e l a rivoluzione. Conteneva infatti una ricostruzione a
posteriori di un processo di formazione e maturazione teorica, che in realt
non c'era mai stato nel Movimento 26 di luglio, e tentava artificialmente di
riportare l'ispirazione rivoluzionaria del gruppo dirigente castrista ad una
presunta continuit d metodo col marxismo (sia pure con tutti i distnguo e
le cautele del caso).
La cosa pi sorprendente, tuttavia, era che quel tentativo di
giustificazione teorica era completamente privo di riferimenti ai teorici ed
a l a tradizione d e l e guerre antispangole - cubana e continentali. Vi era solo
un breve inciso su Bolfvar e il Messico, ma collocato in funzione di un
giudizio su Marx ed Engels e non per un richiamo esplicito .ala tradizione
dei Libertadores, che la propaganda ufficiale avrebbe invece e senza
esi stazioni indicato come gli "autentici" ispiratori dell'ideologia d e l a
rivoluzione.
L'uso strumentale e giustificazionistco che stato fatto di questo testo
del Che ha sempre impedito di cogliere queste palesi incongruenze. Ed
invece, proprio un'analisi pi accurata di quel vago riferimento a Marx,
Engels e Bolfvar, avrebbe aiutato a chiarire - anche se non a risolvere alcuni aspetti contraddittori dell'analisi proposta da Guevara. Rileggiamo il
brano il questione:
(22) In Ideologie, loc. cit.
42
"A Marx, come pensatore, come studioso delle dottrine social e del sistema
capitalista in cui si trov a vivere, si possono evidentemente obiettare alcune
inesattezze. Noi latinoamericani possiamo, per esempio, non essere d'accordo con
la sua interpretazione di Bolfvar, o con l'analisi che lui ed Engels fecero dei
messicani, dando per scontate certe teorie sulla razza o sulla nazionalit che sono
oggi inammissibili..." (1,369).
Di che si tratta?
Marx si occupato effettivamente anche di Bolfvar. Lo ha fatto
redigendo alcune voci della New American Cyciopaedia, pubblicata in 16
volumi a New York, tra il 1858 eil 1863. La coordinava Charles Anderson
Dana, un giornalista progressista nordamericano, dirigente per un
ventennio del New York Daily Tribune. Tra le voci significative per capire
l'accenno di Guevara vi erano quelle di "Ayacucho", elaborata insieme ad
Engels e "Bolfvar" che Marx redasse da solo, ponendo una certa enfasi
sulle aspirazioni dittatoriali dell'aristocratico venezuelano, il suo
autoritarismo ideologico e le evidenti mene bonapartistiche, quali apparvero
in tutta la vicenda della Nueva Granada, nel rapporto con San Martin e n e l e
sue stesse e pi celebri dichiarazioni.
Quel taglio critico non piacque nemmeno al Dana, che sollev delle
difficolt per la pubblicazione (e il pagamento) del testo sul "Libertador",
esigendo da Marx chiarimenti ulteriori, fonti giustificative, insomma
un'attenuazione del tono. Di questo siamo inforniti dallo stesso Marx, che
il 14 febbraio 1858 scriveva ad Engels da Londra, utilizzando quel tono
franco e paradossale che cos spesso ricorre nella corrispondenza col
grande amico:
"Dana fa delle difficolt per una voce piuttosto lunga su 'Bolivar', perch
sarebbe scritta in a partisanstyle, e chiede le mie authorites. Nasalmente gliele
posso dare, sebbene sia una stana pretesa. Per quel che riguarda il partisanstyle,
vero che mi sono un po' allontanato dal tono generale dell'enciclopedia. Veder
celebrato, come un Napoleone I il pi vile, il pi volgare e il pi miserabile
straccione, era un po' troppo. Bolivar il vero Soulouque" (23).
Del Messico Marx ed Engels si erano occupati invece solo di sfuggita,
nel contesto delle osservazioni dedicate alla guerra con gli Stati Uniti e
(23) In Marx - Engels, Opere complete, XL, 294. Faustin Elie Soulouque (17821867), negro ed ex-schiavo, fu eletto presidente della Repubblica ad Haiti, nel
1847, auloproclamandosi in seguito imperatore col nome di Faustin I. Impose al
paese una dittatura sanguinaria, costituendo intorno a s una corte, ad imitazione ma in realt una tragica parodia - di quella francese. Deposto da una rivolta nel
1858, riusc a salvarsi e partire per l'esilio.
43
"una. linea ascendente di lotte popolari nate anche prima di quel 27 novembre
che stiamo oggi commemorando, che sono nate anche prima della guerra del "68,
con lo stesso spirito di libert che era presente nel nostro popolo quando i negri e
gli indios dell'epoca di Hatuey si rifugiavano sulle montagne, preferendo morire
che essere schiavi" (TV, 64).
48
"Sono nato in Argentina, non un segreto per nessuno. Sono cubano e sono
anche argentino e se le loro signorie illustrissime dell'America latina non si
adombrano, mi sento patriota dell'America latina, di qualsiasi paese dell'America
latina, nel modo pi assoluto, e qualora fosse necessario sarei disposto a dare la
mia vita per la liberazione di qualsiasi paese latinoamericano" (H, 461).
andare a un fronte dove non sarei mai arrivato, a morire se era necessario per un
fantoccio divenuto un simbolo. La cruda verit che Arbenz non ha saputo essere
all'altezza delle circostanze...
Non pens che un popolo in anni un'arma invincibile, nonostante l'esempio
della Corea e dell'Indocina. Avrebbe potuto armare il popolo e non volte, e il
risultato questo".
L'analisi della vicenda guatemalteca tra le pi lucide e lungimiranti tra
quelle prodotte dal Che nella sua vita politica e rappresenta una svolta
teorico-pratica decisiva nell'orientamento del suo pensiero (33). Egli stesso
lo confermer .anni dopo, in una lettera del 4 maggio 1963, all'esiliato
guatemalteco Guflermo Lorentzen:
"Sono nato in Argentina, ho combattuto a Cuba e ho cominciato ad essere
rivoluzionario in Guatemala. Questa sintesi autobiografica forse serve da
attenuante per immischiarmi nei suoi affari" (TV, 493).
Gi nel febbraio egli aveva manifestato l'intenzione di avviare una
collaborazione pi stretta col PGT, stabilendo contatti organici con un
gruppo di intellettuali comunisti e una loro rivista. Il proposito esplicito di
aderire al Partito. Ma dopo l'amara delusione provocata dal ritiro senza
combattere di Arbenz, la vocazione "comunista" di Guevara si fa pi
radicale e pi precisa allo stesso tempo.
I limiti oggettivi e soggettivi di qualunque rivoluzione democraticoborghese in un paese dipendente, che non si trasformi rapidamente in
rivoluzione socialista, gli appaiono ormai chiari: drammaticamente chiari,
come mostrano le analisi d e l e sue lettere guatemalteche. E s u l a questione
egli finisce col trovarsi in dissidio con lo stesso PGT, che mantiene invece
immutata la propria adesione a l a teoria staliniana d e l a "rivoluzione
democratica a tappe".
La ricerca di un certo tipo di impegno poltico anima quindi Guevara,
nel momento in cui si accinge ad abbandonare il Guatemala di Armas.
Decide di raggiungere I Messico, dove Hilda Gadea pu mutarlo ad
introdursi negli ambienti pi radicai del'emigrazione cubana. Quando dal
Messico scriver nuovamente a l a madre (10 ottobre 1954), n e l a sua mente
gi compiuto 1 passo che lo porter due anni dopo ad imbarcarsi sul
Granma:
"Adesso mi sono definitivamente convinto che i mezzi termini non possono
(33) A settembre del 1954 scriver un articolo intitolato "Yo vi la calda de Jacobo
Arbenz", del quale per si persa traccia. Cfr. l'Introduzione di R. E. Bonachea N. P. Valds a Che: Seected Worksof Ernesto Guevara, MIT, 1970, p. 7 n.
59
62
"Chi sa - scrive Guevara alla madre, dopo averle esposto le proprie idee su
Pern - che ne sar stato intanto del tuo figlio giramondo. Forse avr deciso di
stabilirsi nella sua terra natale (unica possibile) e cominciare una lotta autentica...
Forse una pallottola di queste cos frequenti ai Caraibi porr fine,alla" mia
esistenza o forse continuer semplicemente a fare il vagabondo per il tmpo
necessario a costruirmi un solida preparazione e togliermi le voglie che mi sono
aggiudicate nel programma della mia vita, prima di dedicarla seriamente a
proseguire il mio ideale.
Le cose corrono con una rapidit spaventosa e nessuno pu predire dove sar
(e perch) l'anno prossimo ".
(
63
Capitolo II
Filosofia e marxismo
"La verit che i barabba
vanno sempre controcorrente
e io non ho decso di smettere di esserlo".
(Lettera alla madre, 10 ottobre 1954)
64
66
(38) Dai ricordi che Hilda Gadea ci ha riferito su quel periodo. Un'immagine pi
pittoresca di quelle discussioni in una lettera del Che (aprile 1954):
"Prendo mate quando c' e faccio discussioni interminabili con la mia
compagna Hilda Gadea, una ragazza aprista che con la mia caratteristica dolcezza
cerco di convincere ad abbandonare questo partito di merda. Ha. un cuore di platino
almeno..... Luzmila ha immediatamente diagnosticato innamoramento".
67
(41) E' l'occasione per spiegare l'origine di questo celebre soprannome. Proviene
dal guarani e il suo significato nella lingua indigena "io", "me", dativo chev. Nei
paesi del bacino del Piata (Argentina, Uruguay e Paraguay) si trasformato in una
specie di vocativo, un'interiezione familiare per rivolgere la parola a qualcuno o
per richiamarne l'attenzione. Il Che lo utilizzava con tale frequenza, che i suoi
amici centroamericani finirono col farne un suo soprannome, trasformatosi col
tempo in un vero e proprio nome.
Si veda la voce corrispondente a cura di Marcos Augusto Morihigo in
Diccionario de Americanismos, Buenos Aires, 1966, p. 181-2: "CHE. Certamente
alterazione fonetica dell'antico c, impiegato per richiamare l'attenzione// Come
interiezione in Bolivia, Cile e Rio de la Piata, per chiamare o rivolgersi a qualcuno:
che, ascolta! dammi, che!, non posso, che!)! In Honduras e Venezuela: quia! non
mi importa// Costarica: fare che a qualcuno, 'disprezzarlo, respingerlo.
La presenza dell'interiezione che documentata nelle campagne di Buenos
Aires verso la fine del sec. XVII. Tenendo conto che i guarani, che costituivano la
maggior parte della servit nelle case e nelle fattorie, anteponevano il che, "mio",
"me" ad ogni vocativo, come in che padrone, che signora, che amico, non si pu
escludere del tutto l'origine guarani e bonaerense del che argentino.
In Paraguay, dove il guarani una lingua viva e dove il che conserva il
significato vernacolare di "me", "mi", l'accezione argentina si cominciata a
diffondere agli inizi di questo secolo tra i giovani ed considerata ancora un
elemento tipico del dialetto di Buenos Aires"
69
"Tra poco tempo diventer una personalit della scienza medica, se non come
scienziato o professore per lo meno come divulgatore della dottrina di San Carlos
dagli .alti seggi universitari, perch mi sono reso conto che la fisiologia non il mio
forte, ma il resto si".
Nelle ultime lettere dcU'autunno 1956, quando ormai la partenza
prossima si accumulano i riferimenti a quelle letture (che si svolgono ormai
in biblioteca, nell'isolamento e nell'attesa semiclandestina dell'imbarco):
"Cara mamma... credo che dopo questo periodo sar un carro armato in
questioni economiche... Quello che vi raccontavo della fisiologia era una bugia,
ma non del tutto... in ogni caso ora appartiene al passato. San Carlos ha fatto un
nuovo acquisto. Del futuro non posso dire nulla".
Ancora in una lettera a l a madre:
"Prima mi dedicavo pi male che bene alla medicina e il tempo libero lo
dedicavo allo studio non organico di San Carlos. La nuova fase della mia vita esige
.anche un mutamento di organizzazione: ora San Carlos al. primo 'posto, il
centro, e lo sar per gli anni in cui lo sferoide mi ammetter nella sua fascia pi
esterna".
D a l a tesimonianza d un altro m i n a n t e cubano, Dario Lopez, sappiamo
che fu il 'Che a scegliere le opere di marxismo per la biblioteca "sovversiva"
sequestrata d a l a polizia messicana nel campo di addestramento del 26 di
luglio.
Guevara s trova cos ad essere l'unico combattente del Movimento 26
di luglio, con un'autentica formazione marxista, a bordo del Granma e lo
sar poi s u l a Sierra: ma non certamente l'unico a sentirne il bisogno. La
volont di formarsi una cultura personale sui testi radicali e rivoluzionari di
altre correnti politiche - e quindi anche sull'opera di Marx - presente nel
gruppo di Fide! Castro fin da quei lontani giorni del Messico. Se vi fosse
stata da parte di Fdel un'ostilit preconcetta verso il marxismo - come
hanno suggerito fonti tendenziose - egli non avrebbe mai incaricato il Che
di "indottrinare." i partecipanti a l a spedizione. Nemmeno in cambio d e l a
seriet con cui Guevara si sottoponeva a sua volta ai corsi sulla storia di
Cuba, che si tenevano n e l o stesso accampamento.
Secondo 1 noto giornalista del New York Times Herbert Matthews,
"Che Guevara. e Raul Castro erano entrambi filocomunisti fin dal tempo in
70
cui erano studenti" (42). Ed anche se erano gli unici ad avere un tale
orientamento, il fatto in s dimostra l'attenzione del gruppo dirigente
fideista verso le posizioni del marxismo. E questo anche se l'esperienza di
Raul era diametralmente opposta a quella del Che: s limitava al fatto di aver
partecipato all'et d ventun anni a un festival mondiale della giovent a
Bucarest, compiendo in quell'occasione anche una vsita dei paesi
d'oltrecortina.
Guevara, visto che nel '44 Marx ha gi compiuto le scelta politica d e l a sua
vita: dalla parte degli umili, e lo teorizza apertamente.
E' invece una scelta filosofica ben precisa, vale a dire la volont d far',
riferimento all'individuo umano concreto nel suo processo di liberazione:
un processo in cui l'individuo si realizza e si manifesta nel suo essere
sociale, nel suo esser parte - fisica, vero - ma pur sempre di strutture
sociali storicamente determinate. Tali quindi da potersi raffigurare in
termini astratti, vale a dire in termini di contraddizioni e di storica
ineluttabilit del loro esplodere ("incrinarsi" dice Guevara), nella
prospettiva politica di aprire in tal modo una dinamica di transizione. Ma in
questa lettura del "giovane Marx" - aggiunge Guevara - non ancora
ammessa esplicitamente la necessit di quell'identificazione tra le strutture,
in cui si organizza l'essere sociale degli individui, e i rapporti di produzione
(quindi nemmeno e per estensione, con la lotta di classe quale si configura
storicamente).
E' interessante osservare come a questa sintesi di posizioni marxiane
gi sufficientemente diffuse e discusse nella letteratura marxista d quegli
anni, (posizioni sulle quali Guevara non sembra esprimere ora apertamente
un giudizio di merito), venga aggiunta invece una sua considerazione molto
personale: la "meccanica dei rapporti di produzione" - egli afferma - con le
sue conseguenze sul piano della lotta di classe (da intendersi quindi come
manifestazione soggettiva delle contraddizioni esistenti) "nasconde in una
certa misura il fattore oggettivo ', vale a dire il fatto che sono degli individui
concreti "quelli che si muovono nell'ambiente storico". Sono gl uomini
quindi ad apparire come il substrato materiale su cui si articola la lotta di
classe, e non le categorie economico-sociali astratte, con la loro
"ineluttabile" proiezione nella lotta di classe.
Marx non apparirebbe pertanto - e secondo il Che - nemmeno in questa
fase come un filosofo del soggettivismo volontaristico, che colpito' da
giovanile entusiasmo avrebbe sposato per ragioni etiche la causa del
proletariato. (Una conclusione cui arrivavano pi o meno esplicitamente
molti dei lettori "umanistici" del "giovane Marx"). Da quell'attribuzione del
carattere di reale oggettivit all'azione storica degli uomini, agii uomini
concreti nel loro farsi storia, apparirebbe invece
-
"il carattere umanista (netta migliore accezione del termine) delle sue
inquietudini" (II, 233).
E poich l'interesse del socialismo ha come centro l'uomo fisico
concreto, aggiunge Guevara, il carattere umanistico di quelle inquietudini
marxiane acquista un'importanza fondamentale: "rivoluzionaria" per
l'appunto.
73
Ma attraverso quel tipo di posizioni era passato anche Guevara e non era
stato nemmeno troppo semplice, per lu, come vedremo, liberarsene. E"
probabile invece che in questa maturazione egli abbia tratto ispirazione per
le proprie idee sul "giovane Marx" (per lui quindi "Marx" tout court), dal
lavoro di un suo connazionale, l'argentino Anibal Ponce (1898-1938),
ripubblicato a Cuba nel 1962, forse per iniziativa detto stesso Che (48).
Ponce aveva gi risposto con trent'anni di anticipo a quell'esigenza ora
riformulata da Guevara, di evidenziare in Marx "il carattere umanista (nella
migliore accezione del termine) della sue inquietudini". Per il vecchio
marxista attentino, infatti, .anche l'umanismo andrebbe definito nei termini
del materialismo storico e si dovrebbe quindi distinguere tra un umanismo
della borghesia (regressivo sul piano dei suoi contenuti sociali) e un
umanismo del proletariato. Quest'ultimo, mirando alla realizzazione
dell'uomo "totale", unificherebbe al proprio intemo teoria e pratica, cultura
e lavoro, societ e natura, nel quadro storico-rivoluzionario del processo di
emancipazione dei lavoratori. E' evidente l'analogia col procedimento
teorico del Che. Possiamo ora concludere affermando che la scissione
operata nel pensiero di Marx, tra contenuti umanistici ed antiumanistici, si
ricompone nell'interpretazione di Guevara in termini di umanismo
rivolmmnario. E una questione cruciale, sulla quale dovremo tornare pi
volte.
L'articolo sul "Sistema di finanziamento di bilancio", finora citato a
proposito del "giovane Marx" prosegue in realt nella sua analisi delle
posizioni marxiane, operando un salto molto significativo dai Manoscritti
del 1844 alla Critica del programma di Gotha (1875). Un salto azzardato,
ma in parte giustificato sul piano filosofico, visto che quelle "Glosse"
rappresentano la pi sintetica e la pi avvenirstica concretizzazione in
termini politico-statuali del discorso umanistico-rivoluzionario contenuto
nelle opere filosofiche giovanili di Marx.
Guevara tuttavia non dimostra di essere consapevole fino in fondo di
tale collegamento ideale, giacch nei suo richiamo si limita a citare un
celebre brano sulla transizione: l dove si afferma che nel passaggio dalla
profonda comprensione dei problemi, la ricerca di Ornella Pompeo Faracovi, //
marxismo francese contemporaneo fra dialettica e struttura, Milano, 1972. Alla p.
265 vi anche un fugace accenno all'importanza avuta da Guevara per
l'ispirazione delle nuove correnti marxiste contemporanee.
(48) Ponce stato ano dei pionieri del marxismo in America latina e il suo libro,
Humanismo burgus y humanismo proletario del 1935, stato pubblicato
dairiiriprenta Nacional de Cuba. L'influenza del libro di Ponce su Guevara
sottolineata anche da M Lowy, La pense de Che Guevara, cit, p. 19.
76
78
per ragioni che sarebbe lungo stare qui ad elencare. Dispiace comunque che uno
studioso, per altri versi lucido ed attento come Charles Wright-MiEs, abbia scelto
proprio tale testo del Che, per inserirlo alla fine della sua. antologia, pubblicata, nel
1962: / marxisti, Milano, 1969. Ricordiamo che Wright-Mills stato uno dei primi
studiosi a cogliere l'originalit della rivoluzione cubana con il suo Listen, Yankee,
New York, 1960 [ Trad, il., Lettere cubane, Milano, 1962].
(51) L'intervista apparve in appendice a Robert Sheer e Maurice Zeitlin, Cuba, an
American Tragedy, Penguin, 1964 (trad. it. Ili, 186-9,5). Dello stesso Zeitlin va
qui ricordato Revohaionary Poltics and the Cubati Working Class, Princeton,
1967, cui ha dedicato una lunga recensione polemica Harvey O'Connor, in
Monikly Review, ed. it, n. 6,1969.
(52) La migliore esposizione critica e sistematica di quel modello di pensiero
importato dall'URSS, rimane il classico lavoro di Herbert Marcuse, Soviet
Marxism, Parma, 1968.
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81
''Quando abbiamo cominciato a discutere stata una cosa violenta; c'era una
B:bbia, il Manuale - perch disgraziatamente la Bibbia non II Capitale, ma II
Vjmiale - e veniva impugnata da varie part, compreso da alcune argomentazioni
pencolosamente capitalistiche, dalle quali si sviluppa una tendenza revisionista.... " .
1
Del resto non sarebbe giusto cercare nell'opera di Guevara quello che
non c' e che difficilmente vi sarebbe potuto essere. Manca infatti proprio
l'approfondimento sistematico di alcuni temi marxiani fondamentali (55),
tale da poter ascrivere a suo merito anche quello di averci fornito un
arricchimento personale ed originale della teoria marxista: un
aggiornamento di quei"vecchi" strumenti metodologici, oggi pi che mai
indispensabile perla formulazione di una teoria della rivoluzione.
Gli impegni al Ministero, i viaggi e soprattutto il lavoro di preparazione
della nuova offensiva guerriglera sul continente, non lasciarono il tempo a
Guevara di sistematizzare per iscritto la messe di idee, spunti e suggestioni
che si affollavano nella sua mente e che affiorano ancor oggi agli occhi
attenti del lettore, dai suoi articoli, brevi saggi e discorsi. La morte fece il
resto, stroncando nel pieno della maturit (39 anni) una delle intelligenze
pi vivaci e avide di conoscenza d e l a nostra epoca.
Dovr probabilmente passare molto tempo, prima che si realizzi
nuovamente in un individuo l'incontro tra quel grado di tensione
conoscitiva, spinta fino all'angoscia, ed un'altrettanto tenace forza di
volont, incarnata in una prassi cos frenetica e multiforme. Eppure proprio
da quefl'incontro - tra vecchia teoria e nuova prassi, quindi - poteva
scaturire la. scintila di una originale, forse anche geniale rilettura del testo
marxiano. Una scintila che per molteplici ragioni tarda a scoccare ai giorni
nostri, nonostante lo strofinio di migliaia di nuovi zolfanelli in tutti gli
angoli del mondo, in particolare in queli accademici, che spesso per sono
anche gl angoli pi umidi ed ammuffiti.
Il marxismo di Guevara sembrava immune da deformazioni
tecnicistiche, intelettualismi forzati, cedimenti a l a moda o da altalene
linguistiche, come q u e i e che riempiono da decenni, con insopportabile
verbosit, la carta stampata d e l e pubblicazioni specializzate in "marxismo",
E per giunta 1 Che non aveva ancora esaurito l'arco d e l e scoperte teoriche,
possibili perchi ancorasi avvicini - animato da sincera curiosit intelettuale (55) E" quanto rileva anche Laura Gonsalez nella sua Premessa a Che Guevara,
Scrtti, discorsi e alari di guerrglia. 1959-1967, 'Torino, 1974, p. VII.
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(56) Citiamo'tra i tanti, David Aliport, Che Guevara, cit. (in particolare i capitoli
intitolati "Debray tra Guevara e Althusser'' e "Avventurieri e dilettanti");, Nls
Castro, "Che Guevara e la maniera contemporanea di amare", in Ideologie, n. 11,
1970 , pp. 151-2; Eduardo Calcano, "Che Guevara. Il Bolivar del nostro tempo?",
in Monthly Rcview, ed. it., n. 10.1969, p. 21.
1
86
2. Leninismo e Partito
"L'Avana mi attrae particolarmente per riempirmi il cuore di paesaggi, ben
mescolati con passi di Lenin".
- E' il 27 maggio dei 1955 e Guevara accenna scherzosamente al progetto
rivoluzionario cui sta ormai lavorando col gruppo dei fuorusciti cubani. La
bellezza naturale del'isola del Caribe per ora soltanto un miraggio, un
sogno giovanile costruito sull'antica fama d Cuba, alimentato con due o tre
film di ambientazione avanera, udito nei versi di qualche vecchia guaracha o
dal racconto commosso degli esuli. Lenin invece non pi un miraggio da
qualche tempo.
Guevara conosce ormai le opere principali del grande rivoluzionario
russo, ne discute con Hilda Gadea e i suoi compagni apristi, ne parla lui
stesso con passione al gruppo dei combattenti cubani, Non ancora in grado
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89
leniniano alla teoria marxista acquista dei connotati critici, frutto di una
riflessione personale ed assai rilevanti per le loro implicazioni.
Guevara infatti non si Imita ad esprimere un atteggiamento pi
favorevole verso la lettura di Marx (in toto) rispetto a quella di una certa
parte di Lenin, ma accenna anche a delle precise linee di demarcazione
all'interno dell'opera teorica di quest'ultimo: linee effettivamente esistenti,
ma molto raramente sottolineate dagli autori, e mai certamente da esponenti
ufficiali del "marxismo ortodosso". E' un altro tab, che il Che viola,
affermando:
"Il Lenin degli anni '20 solo una piccola parte di Lenin, perch Lenin visse
molti anni e studi molto.
Una volta mi capitato di dirvi che di Lenin ce n'erano alimento tre; ora c' chi
dice che non sarebbero tre ma due. Sta di fatto che fra il Lenin di Stato e
Rivoluzione e eWImperialismo e il Lenin... [registrazione difettosa, ma quasi
certamente "della NEP' n.d.c.1 c' un abisso.
In questo momento si considera soprattuto questo suo ultimo periodo,
assumendo come verit cose che teoricamente non sono vere, che furono imposte
dalla pratica, che vanno riviste anche sotto il profilo pratico e vanno analizzate
teoricamente, come tutti i problemi dell'economia politica e del periodo di
transizione" (59).
Cos' accaduto nel corso del 1964 all'imprevedibile ministro
dell'Industria cubana?
Dal 4 al 18 novembre stato a Mosca, a capo di una delegazione
per i festeggiamenti del quarantasettesimo anniversario d e l a Rivoluzione
d'ottobre. E' il suo quarto soggiorno in URSS, dedicato questa volta
essenzialmente ai problemi economici. Visita l'Esposizione industriale
permanente di Mosca, l'Istituto di cibernetica, alcune fabbriche e centri di
produzione. Discute con uno dei massimi esponenti delle "riforme"
economiche sovietiche (Vladimir Trapeznikov), con alti dirigenti del
PCUS, con operai e con studenti. Per le sue posizioni si attira malevole
accuse di "trotskismo" (non dagli operai ovviamente, ma da alcuni
"studenti").
Al suo ritorno appare profondamente deluso da ci che ha visto e
(59) 5 dicembre 1964, in "li Piano e gli uomini", cit Sulle oscillazioni teoriche di
Lenin e sull'esistenza inconfutabile di adattamenti empirici al mutare delle
situazioni politiche non si pu non essere d'accordo con Guevara. Nel passato noi
stessi abbiamo ricostruito alcuni degli itinerari pi contraddittori di Lenin, in
riferimento a due questioni cruciali: i "soviet" (ne Le teorie dell'autogestione,
Milano, 1974) e il "terrorismo" (in Marxismo e crtica del terrorismo, Roma,
1979). A quei lavori si rimanda per un approfondimento della questione.
92
comincia a parlare apertamente di tendenze "filocapitalistiche" nell'orientamento economico dei dirigenti sovietici. Ed il fatto Che quelle
tendenze siano accompagnate ed apertamente suffragate dai teorici di Mosca,
con montagne d citazioni da Lenin (il Lenin della NEP, ovviamente), lo"
spinge a rivedere alcune questioni teoriche.
Crollano le certezze e scompare quela visione lineare e meccanicistica
del marxismo che per un certo periodo aveva caratterizzato il suo pensiero e
di cui abbiamo gi parlato. La trasformazione non ovviamente cos
immediata, anche perch vi molta confusione n e l a mente del Che al
ritomo a Cuba, insieme ad una gran voglia di capire e di riprendere a
studiare.
Di queste preoccupazioni egli parla francamente coi suoi collaboratori al
Ministero (Minind). Ed una fortuna che a noi restino i resoconti
stenografici di alcune di quelle conversazioni, oltre a testimonianze verbali
di chi l'ha frequentato in quel periodo. Possiamo cos ricostruire
parzialmente, ma fondatamente, il suo travaglio intellettuale di q u e l a fase.
Restano comunque anche molte zone d'ombra, che probabilmente non
potranno mai esser chiarite.
Come reagisce Guevara a l e accuse di "trotskismo" ricevute a Mosca?
Ascoltiamo il suo resoconto:
"D'altra parte (volavano) le accuse di trotskismo. A questo proposito io credo
che o noi abbiamo la capacit di distruggere con argomenti le opinioni contrarie o
dobbiamo lasciare che si esprimano... Non possibile distruggere le opinioni con
la forza, perch questo blocca ogni liberei' sviluppo dell'intelligenza.
Anche dal pensiero di Trotsky si possono prendere una serie di cose, anche se,
a parer mio, i suoi concetti fondamentali erano sbagliati, la sua azione successiva
fu erronea, e nell'ultimo periodo anche non chiara.
... Ad ogni modo (finisce che in questo tipo di discussione) c' sempre chi
lancia l'accusa di trotskismo".
E' .al corrente Guevara dei termini r e a ! dei grande conflitto in seno al
Partito bolscevico e d e l e posizioni del fondatore e primo grande dirigente
dell'Armata rossa?
Per dire la verit, a dicembre del 1964, delle molte opere di Trotsky il
Che non ha letto praticamente nula. Le sue fonti di "informazione" sono
essenzialmente quelle d e l a "storiografia" sovietica ed edizioni ufficiali d e l e
opere 'di Trotsky a Cuba non ve n'erano mai state. La pubblicazione de La
rivoluzione permanente invece era stata addirittura impedita con la forza
alcuni anni prima, nel 1961, e lo stesso Guevara aveva espresso una
condanna pubblea per quel'episodio di intoleranza e vandalismo politico.
L'iniziativa d e l a pubblicazione, infatti, era stata presa da un gruppo
93
94
"E adesso vorrei spiegare la parte che ha la personalit umana, l'uomo come
individuo dirigente dele masse che fanno storia..." (Il, 21).
A queste posizioni personali di ibrido "umanismo partitico", tuttavia,
Guevara arriva molto lentamente, attraverso un processo di maturazione e
riflessione teorica, su una serie di esperienze negative, vissute nei primi
97
loro famiglia e perfino fa loro vita, ma che non sono mai indifferenti al calore del
con (atto umano" (HI, 61).
C' un'eco di Ortega y Gasset, come si vede, ma anche molto Sorel e
Nietzsche, n e l a loro versione pi retoricamente irrazionalistica. Va
comunque tenuto presente, ancora una volta, il momento particolare che
Guevara attraversa nel 1963-64, fatto di confusione ed oscillazioni teoriche
su molte questioni, unite ad un momentaneo entusiasmo da neofita per le
posizioni meccanicistiche e pi dogmatiche del "marxismo-leninismo" di
ispirazione sovietica.
Ma di ci si gi detto. Ora possiamo solo aggiungere che quele
posizioni cos esasperatamente "idealstche" sulla questione del partito,
contavano gi degli ilustri precedenti nella storia del "marxismo" europeo.
Per esempio, Gyrgy Lukcs scriveva nel 1920 in un articolo dal titolo gi
in s molto significativo ("La missione morale del Partito comunista"):
"Il Partito comunista dev'essere la prima personificazione del regno della
Mbert. E' qui che deve immediatamente regnare lo sprito della fraternit, della
vera solidariet, dell'abnegazione e della dedizione al sacrificio" (63).
Nel corso del 1963 vi sono altri accenni a l a problematica del partito,
analoghi a quelli citati. In seguito l'argomento scompare quasi
inavvertitamente d a l a riflessione del Che. Pur non estinguendosi n e l a
societ di transizione cubana, ma anzi rafforzandosi 1 ruolo d e l o Stato, del
Partito e degli organismi preposti a l a repressione - per ragioni che non
qui il caso di analizzare - il loro ruolo sembra invece estinguersi mano a
mano nella mente di Guevara. Come vedremo per lo Stato, anche il Partito
scompare d a l e sue preoccupazioni d'ordine metodologico e poltico. E"
questa una sicura riprova che al periodo d e l e effmere e pi rozze certezze,
subentrata una dose di salutare dubbio problematico.
1 Che si lascia assorbire interamente d a l e questioni del'economia
ancora per tutto il 1964, prima di riprendere le proprie peregrinazioni
(63) G. Lukcs, Scritti politici giovanili 1919-28, Bari, 1972, p. 102. Molti sono i
temi in comune tra il giovane Lukcs e Guevara e non tutti per fortuna di segno
cosi negativo. Per esempio l'articolo 'dell'ungherese su "La. morale nella
produzione comunista" anticipa sul piano filosofico le ben note posizioni del Che e
di cui parleremo. Contro le concezioni deterministiche della formazione della
coscienza politica, oltre al celebre Storia e coscienza di classe, Lukcs formul
concetti molto vicini a quelli di Guevara, come il seguente:
"Dipende dall'autocoscienza, dalla, sostanza spirituale e morale, dala capacit
di giudizio e dallo spirito di sacrificio del proletariato stabilire l'indirizzo da
imprimere all'evoluzione dela societ", in Scritti politici giovanili, p. 71.
100
3 . 1 ruolo d e l a personalit
Nel'claborazione classica del marxismo la funzione storica dell'uomo,
considerato n e l a sua dimensione esistenziale e individuale, non ha mai
avuto l'attenzione che avrebbe meritato. Preoccupato soprattuto (e
giustamente) di troncare i legami d'origine col vecchio idealismo
soggettivistico, il materialismo storico ha anche soffocato sul nascere i
propri germi fecondi di riflessione sul ruolo dell'individuo, sull'uomo
inteso come "personalit". Nata da un'accesa polemica col"'antropologia"
di Feuerbach e col"'umanismo" di Moses Hess, la critica marx-engelsiana
ha sostanzialmente trascurato questo aspetto essenziale d e l a realt, salvo
poi recuperarlo sotto un'altra non meno importante angolazione: q u e l a
rivolta a determinare il processo di estraneazione dell'individuo nel modo di
produzione capitalistico ed il processo inverso d e l a sua riaffermazione
come entit sociale, nello svolgimento dela sua lotta per il comunismo.
E cos mentre da un lato la successiva riflessione antropologica del
marxismo si addentrava, con Engels, nel vicolo cieco dell'organicismo
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(68) Leggendario figlio di Lancillotto, nel ciclo dei Cavalieri della Tavola rotonda
partecipa ai misteri del Santo Graai. Il paragone stato fatto da I. F. Stone, "The
Spirit of Che Guevara", in New States man, 20 ottobre, 1967.
Ili
(69) D. Allport, op. cit., pp. 193-4 e 200. Si potrebbe anche approfondire
l'analogia ricordando la grande amicizia che leg Saint-Just a Robespierre e che Io
port a condividere la sua sorte sulla gligliottina, dopo aver tentato invano di
salvarlo.
Un richiamo pittoresco a Saint-Just nel commento conclusivo di Jean Daniel
all'intervista con il Che, fatta ad Algeri nel luglio del 1963:
"Guevara pronunci queste ultime parole [da noi riportate all'inizio del cap. DI,
n.d.a.] col tono di Saint-Just. Improvvisamente risuonano degli spari nella calda e
azzurra notte che avvolge le alture di Algeri. Guevara sorride" (11,534).
112
Capitolo
III
Economia e socialismo
"li socialismo economico senza la morale
comunista non mi interessa. Lottiamo
contro la miseria, ma lottiamo
al tempo stesso contro l'alienazione"
(intervista a Jean Daniel, Algeri, luglio 1963)
"Vncere il capitalismo con i suoi stessi
feticci, ai quali stata tolta la loro caratteristica
magica pia efficace, il lucro, mi sembra
un'impresa difficile."
(lettera a J. M. Mestre, '26 febbraio 1964),
(70) "C' tra voi qualcuno cconolmista?", avrebbe chiesto Fidel al gruppo di
barbudos comandanti della Sierra. "Io, io sono comunista", avrebbe risposto
mezzo assonnato il Che, levando il braccio.
11.3
formazione "economica" (sia pur vaga e ricavata peroppi dai suoi studi di
marxismo). Ma soprattutto vi concorrevano delle motivazioni d'ordine
politico, che non sono mai state sufficientemente sottolineate. Ed invece,
proprio nella prima autentica discussione politica dopo la rivoluzione - a
proposito della Riforma agraria - che si decide il destino del Che
come futuro dirigente dell'industria.
Per dimostrarlo basta esaminare pi da vicino una serie di avvenimenti.
Gi nel corso della guerra rivoluzionaria il Che era stato partigiano
accanito di un progetto di riforma agraria radicale, che puntasse
decisamente all'esproprio dei latifondi. Quelle posizioni non erano per
condivise da una grande maggioranza del Movimento 26 di luglio e si
andavano ad aggiungere alla lunga lista di divergenze ed incomprensioni
emerse tra il Che, come comandante della Sierra, e il "Uano" (71).
La prima "legge" di riforma agraria era stata varata per le zone "libere"
gi nell'ottobre del 1958, quando l'Esercito ribelle non era ancora al potere.
Quel provvedimento aveva cercato bene o male di rispondere alle necessit
politiche e militari del momento. E per tale ragione, mentre aveva concesso
la propriet della terra "a chi la lavorava" - vale a dire i piccoli contadini,
base sociale della guerriglia - esso non si era pronunciato sulle propriet
straniere, lasciando nell'ambiguit anche il destino futuro dei latifondi. Si
accennava alla possibilit di esproprio di questi ultimi, ma senza
quantificare l'estensione della propriet terriera che per ogni nucleo
famigliare sarebbe stata ammessa d a l a rivoluzione. Era un modo per
garantirsi l'appoggio dei contadini, poveri e non alienarsi quello dei medi
proprietari o di certi settori d borghesia indigena (72), contro quali invece
fu rivolta la nuova Legge agraria - quela vera, del 17 maggio 1959.
Il gruppo dirigente delEsercito ribelle e del vecchio Movimento 26 di
(71) La "pianura". Ne parleremo ampiamente nel secondo paragrafo del cap. IV.
L'atmosfera di quel dibattito, nel periodo della campagna di Las Villas,
ricostruita efficacemente da Enrique Oltuski, raccontando di uno scontro coi Che
sulla questione degli espropri. La narrazione vivave e la fonte attendibile, visto
che per quella'fase Oltuski, come esponente delle posizioni del "Ulano", si
attribuisce le posizioni pi timide ed arretrate sulla riforma agraria. A suo dire, il
Che si rendeva conto gi allora che l'esproprio dei latifondi avrebbe implicato
necessariamente uno scontro con gli Stati Uniti. Ed anche questo ci sembra, assai
probabile dopo l'esperienza di Guevara in Guatemala. Cfr. Enrique Oltuski,
"Gente del Uano", un capitolo del suo libro di ricordi, pubblicato in Casa de las
Americas, n... 40, gennaio-febbraio, 1967, pp. 52-3.
(72) Cfr. Michel Gutelman, La politica agraria della rivoluzione cubana 19591968, Torino, pp. 69-73.
114
luglio arriv alla stesura di quel testo di legge dopo un dibattito interno
serrato, tempestoso e reso pi drammatico dall'instabilit politica che
caratterizz i primi mesi della rivoluzione vittoriosa.
Vale qui la pena di ricordare che la nuova Riforma agraria non:si
limitava ad espropriare i latifondi, come imponeva la migliore tradizione
"democratica" latinoamericana: dal Messico del 1911 alla Bolivia del '53 e
il Guatemala del '54. Essa si opponeva anche alla diffusione dei
minifundia, cautelandosi fin dall'inizio contro la dispersione e il
frazionamento della propriet terriera. Per un'economia fondamentalmente
agricola, fondata sulla monocoltivazione e la relativa monoindustria
zuccheriera, la creazione d un esercito di miniproduttori indipendenti
avrebbe significato infatti il suicidio.
Con la decisione "storica" di non redistribuire immediatamente la totalit
dei latifondi espropriati, la Riforma agraria cubana aveva quindi posto, fin
dall'inizio, le premesse sociali per il successivo sviluppo di un forte settore
statale, base irrinunciabile per qualunque trasformazione in senso socialista
di un'economia di transizione.
Ci condizioner anche il funzionamento deli'INRA (l'Istituto nazionale
della riforma agraria) che, nato come strumento di assistenza tecnica ed
economica ai contadini, si vedr proiettato in una dimensione gestionale:
d'amministrazione per l'appunto della propriet statale della terra. La
principale risorsa "industriale" dell'Isola - la lavorazione della canna da
zucchero - non poteva non esserne a sua volta condizionata.
Carlos Franqui, il pi noto giornalista della nuova 'Cuba, attore e
testimone dei primi tempi della rivoluzione, ha delineato' un quadro assai
vivido dei retroscena di quella "storica" decisione (73). Egli ha ricostruito
l'atmosfera di disorientamento politico in cui si trov ad operare il gruppo
dirigente castrista, davanti all'emergere d'un movimento semispontaneo di
occupazioni individuali di terre.
La situazione n e l e campagne, infatti, era ormai esplosiva. E le scelte
del nuovo governo non potevano non tenerne conto. E cos, mentre Fidel
Castro dichiarava pubblicamente alla televisione, che quelle occupazioni
(73) In / miei armi con Fidel, cit., p. 37-42. Il libro di Franqui fornisce una lettura
amaramente critica degli esordi della rivoluzione cubana. E' tuttavia una lettura
"intema" al processo, fondata su dati reali e critiche circostanziate, soprattutto per
quanto riguarda il ruolo di alcune personalit dirigenti. Prima della rottura con la
direzione castrista, Franqui si era invece fatto conoscere all'estero come
p ropagandista accanito e a sua volta "semplificatore" dell'itinerario storico di quella
stessa direzione. Ci riferiamo alla celebre antologia di testi nota, come El libro de
los doce, La Habana, 1968. Il libro preceduto da un'appassionata dedica a "Che
Guevara y sus compafteros del nuovo Moncada de America".
115
non sarebbero state tollerate, due diversi progetti di riforma agraria erano
gi in corso frenetico di elaborazione. Uno ad opera di Humbeito Sori
Mann, un avvocato amico di Fidel, da questi nominato ministro
del'Agricoltura (passato alla controrivoluzione egli verr fucilato due anni
dopo). Prevedeva rassegnazione individuale dei terreni sottoposti ad
esproprio, con la formazione di cooperative e la salvaguardia della media
propriet agricola (un modo questo per mantenere il principio della
sopravvivenza della grande propriet).
L'altro era invece elaborato da Guevara ed un gruppo di cui faceva parte
il futuro presidente della repubblica Dortics (all'epoca ministro incaricato
d e l a promulgazione delle leggi rivoluzionarie). Molto pi radicale, aboliva
la propriet latifondiaria, non prevedeva l'assegnazione individuale e si
orientava decisamente sul terreno della nazionalizzazione, vale a dire della
costituzione d'un grande settore di propriet statale (con tutte le
conseguenze accennate). Racconta Franqui:
"Fidel partecipava ai lavori di lutti e due i progetti; quello di Sori gli serviva per
guadagnare tempo e tenersi buona la vecchia classe dirigente, quello del Che, che
condivideva di pi, gli serviva per tenere a freno gli impazienti e come asso nella
manica da utilizzare al momento opportuno... Tutti e due i progetti erano segreti e
alla loro preparazione partecipavano solo le alte sfere... Alla fine il vero autore
della legge e della sua applicazione fu Fidel e non il Che e gli altri".
Il "vero autore" di quella legge rimane invece Guevara. E questo va
detto non per un'esigenza di giustizia formale o per un doveroso
riconoscimento di paternit intellettuale, fi Che era infatti l'unico del gruppo
dirigente castrista in grado di pensare ed elaborare quel progetto di riforma,
cos radicale dal punto di vista dei contenuti. Era anche l'unico ad aver
vissuto in prima persona l'esperienza della riforma agraria in altre
rivoluzioni del continente (Bolivia e Guatemala), che a loro volta erano
fallile proprio per l'indecisione con cui le rispettive direzioni politiche si
erano mosse sul terreno sociale. Guevara del resto aveva gi anticipato quelle posizioni sulla Riforma
agraria nelle discussioni sulla Sierra, trovandosi relativamente isolato e
criticato come "comunista". Ed ora appariva chiaro, invece, che era anche
l'unico ad aver maturato fino in fondo la convinzione che soltanto
Faudacia" dantoniana (74) - applicata al campo dei provvedimenti
economici - avrebbe salvato la rivoluzione e fornito una giustificazione
sociale all'operato del suo gruppo dirigente. Era con quest'animo, in ogni
(74) La celebre massima di Danton citata da Guevara nella prefazione a La guerra
di guerriglia (1959-60,1,262).
116
sorveglia gelosamente i confini della sua propriet e del suo 'diritto individuale, si
unisce - sotto la costrizione della guerra - al grande sforzo comune della lotta (I,
242).
Analogo giudizio viene ripetuto un anno dopo ("Cuba: eccezione storica
o avanguardia nella lotta al colonialismo?" in Verde Olivo, aprile 1961):
"... ' nella lotta originaria, il contadino, nucleo e spina, dorsale dell'Esercito
ribelle, lo stesso che oggi si trova, sulla Sierra Maestra, padrone orgoglioso del
suo podere, intransigente e individualista' (1,392).
-
"Un movimento' rivoluzionario che agisca dalla campagna, che si leghi alle
masse contadine, che vada via via crescendo, che distrugga l'esercito in lotta
frontale, che conquisti le citt dalla campagna" (1,391).
,
Affermazioni analoghe - sempre dotate dello stesso ' carattere
propagandistico e spesso accompagnate da annotazioni restrittive sui paesi
del continente in cui la formula sarebbe applicabile - ricorrono in altri testi
dello stesso periodo: intorno al 1961 comunque, si faranno pi rare, fino a
scomparire completamente. Ma foss'anche solo per quei primi anni, come
spiegare l'evidente contraddizione tra il giudizio negativo espresso sulla
funzione sociale dei contadini e l'appello politico ad utilizzarli come base principale della guerriglia (sia pure per un prima fase ed a certe
condizioni)?
La risposta fornita dall'esperienza della rivoluzione cubana, dalla
lettura che ne offre il Che (si veda avanti) e dall'insegnamento strategico
che egli ne ricava riassumendolo proprio nell'articolo di Verde Olivo fin
qui citato:
"Sfondo di questa lotta deve essere la campagna e dalla campagna, con un
esercito contadino che persegua i grandi obbiettivi per cui devono lottare i
contadini (primo dei quali l'equa distribuzione della terra) questa lotta conquister
le citt.
Sulla base ideologica della classe operaia, i cui grandi pensatori scoprirono le
leggi sociali che ci governano, la classe contadina d'America fornir il grande
esercito di liberazione del futuro, come gi avvenuto a Cuba.
Questo- esercito creato nelle campagne, nel quale si vanno maturando le
condizioni soggettive per' la presa del potere, che va conquistando le citt dal di
fuori, unendosi alla classe operaia e aumentando il capitale ideologico con questi
nuovi apporti, pu e deve .sconfiggere l'esercito oppressore" (1, 386, corsivo
nostro).
Ecco quindi il senso reale del presunto "contadinismo" del Che. Gli
abitanti delle campagne, per le loro condizioni di miseria e la fame di terre
dei latifondisti, costituiscono la forza sociale pi facilmente reclutabile a l a
prospettiva immediata
dela lotta armata. 1 loro programma
inevitabilmente quelo dell'appropriazione d e l a terra (elemento principale
d e l a Riforma agraria), che non pu costituire per il fulcro centrale
dell'intero programma sociale d e l a rivoluzione. Questa sar invece operaia
nei contenuti e n e l e forme finali che assumer la nuova struttura statale,
dopo che le citt saranno state conquistate, dall'esterno (esercito contadino)
e dall'interno (movimento urbano e suburbano, scioperi e reti clandestine).
E quindi, afferma Guevara, sulla base ideologica della classe operaia (e
dei suoi "pensatori, cio 1 marxismo), che i contadini possono costituire
119
. sve.
Ma in quelle sue convinzioni, Guevara era rafforzato oltre che dalla
propria formazione marxista, anche dal modo intenso e diretto con cui ;
aveva vssuto in giovent la dimensione drammatica del "eontadjMsmo"
andino e latinoamericano. Ci riferiamo alla sua assimilazione culturale - ed
al successivo superamento - della problematica dell'indianismo"
continentale. Con quelle posizioni teoriche, e le conseguenti illusioni
populistiche, il Che aveva da tempo fatto i conti sul piano politico e teorico,
come abbiamo gi ricordato. Ora si trattava di tradurre in pratica le stesse
idee, in un contesto contadino diverso, anche se ugualmente arretrato e
disgregato, come era il caso delle campagne cubane.
Da una discussione con Ren Dumont - uno dei pi noti studiosi di
problemi agricoli e critico fraterno delle prime scelte economiche cubane abbiamo una conferma diretta di un altro aspetto della sfiducia del Che
verso l'autonomia del mondo contadino. Ribattendo alle critiche
dell'economista francese, Guevara si dichiara contrario alla formazione di
aziende agricole individuali, private o miste, e quindi anche alla prospettiva
di un loro eventuale sviluppo in forma di cooperative (76).
Difendendo risolutamente il ruolo dirigente e pianificatore dello Stato
cubano, all'interno della nuova divisione del lavoro impostasi
all'agricoltura colla creazione del'INRA e le granjas del pueblo, il Che
dichiara a Dumont:
"Non si tratta affatto di dare loro [ai contadini n, d. a.] il senso della
coproprict collettiva, della propriet di grappo. Ma di sviluppare la loro coscienza
rivoluzionaria al punto di fame dei lavoratori totalmente devoti alla propria
rivoluzione".
Secondo Guevara, non si deve compiere l'errore di sostituire a l a
mentalit del piccolo proprietario contadino - conservatrice a Cuba come
altrove - quella del proprietario collettivo. E ci a l o scopo di evitare le
deformazioni e le degenerazioni privatistiche, che a suo avviso si stavano
(76) La conversazione cui ci riferiamo ebbe luogo a met, agosto' del 1960 nella
sede della Banca nazionale di Cuba. Dumont ne riporta alcuni brani in Cuba.
Socialisme et dveloppement, Paris, 1964, pp. 53-4. Brani che ha poi ripeso e
sviluppato in un lavoro di forte critica agli orientamenti economici della direzione
castrista, Cuba est-il socialiste?, Paris, 1970, pp. 27-9. Ammiratore degli aspetti
umanistici e visionari d Guevara, Dumont esprime in entrambe le opere un forte
dissenso con le sue posizioni economiche, in piena coerenza, con le'proprie
concezioni "desarrolliste" sul .superamento dell'arretratezza nei paesi sottosviluppati.
121
122
2. Ministro dell'Industria.
La prima legge d Riforma agraria firmata il 17 maggio 1959.
Nessuno ignora che essa, nette sue grandi linee, corrisponde al progetto
elaborato dal gruppo di Guevara. Negli ambienti detta direzione nazionale
ci accresce notevolmente il prestigio del Che, gi affermatosi con la
campagna di Las Vilias e la conduzione militare dell" invasione", insieme a
Camilo Cienfuegos. H 12 giugno egli quindi pu gi partire per un viaggio
1
sulla questione dei contadini - vista in rapporto alle esperienze sovietica, cinese e
vietnamita - riconosciuta, da Leo Huberman e Paul M. Sweezy nel loro primo
lavoro su Cuba: Anatomy of a Revolution, New York, 1960, pp. 114-24. Essi
analizzano, il problema, collocandolo nel. quadro di. quei primi anni in cui il Che
ebbe la diretta responsabilit delle principali scelte economiche. Per inciso, alla
memoria di Guevara che essi dedicheranno il loro secondo lavoro sulla rivoluzione
cubana, Socialism in Cuba, New York, 1969.
124
126
cubana negli altri paesi del continente. E del resto essi non hanno nemmeno
tutti, i torti quando dichiarano insufficienti le risorse economiche ed
impreparata l'infrastruttura tecnica, per operare il salto necessario pia
avveniristico (nel caso di Cuba "avventurstico"), verso-lo "svilupp: di
un'economia industriale, diversificata e moderna.
Davanti ad un contesto quasi-autarchico di isolamento ed obbligata
costruzione del "socialismo in un solo paese" - anzi, peggio ancora, in una
sola isola - quegli economisti si trovano in fondo ad avere dalla loro molti
elementi di ragione. E ci sia sul piano dei numeri, che delle strategie
economiche, sperimentate nel passato da altri paesi impegnati a loro volta a
superare i limiti del sottosviluppo .
Solo alcuni di loro (83), si rendono conto che la visione "economica" di
Guevara si colloca in un'altra dimensione, fatta non solo di dati e
diagrammi, ma anche di aspettative politiche e di .anticipazioni - pi o meno
fondate - sugli effetti materiali di una mobilitazione straordinaria delle
risorse umane esistenti nell'isola. Una mobilitazione che per il Che si
dovrebbe realizzare immediatamente e mantenere in piedi per il breve giro
di .anni necessario all'estensione della rivoluzione nel resto del continente.
Nelle analisi che all'epoca, vengono fornite degli orientamenti
economici cubani si pu quindi facilmente cogliere la tendenza a non
formulare un giudizio definitivo sulla prospettiva generale del Che, visto
che il suo progetto di trasformazione economica del paese appare in ultima
analisi come un discorso politico, che in quanto tale cessa anche d'essere
d'esclusiva competenza degli economisti.
L'ironia della storia vuole tuttavia che i critici pi duri dell'orientamento
guevariana emergano su un versante opposto, tra le file pi "ortodosse"
della stessa amministrazione cubana e in quelle di alcuni paesi "fratelli" del
blocco sovietico. E questo non a causa delle premure industri al izzatrici del
Che (da nessuno di costoro mai criticate apertamente, ci teniamo a
precisarlo, perlomeno nella fase di dibattito che qui ci interessa). Ma per le
sue "illusioni idealistiche" riguardo .al ruolo della coscienza, l'abolizione
pressoch totale delle categorie mercantili nella societ "di transizione, il
ricorso agli incentivi morali, la partecipazione operaia dal basso ai
meccanismi della pianificazione, il misconoscimento della validit della
1
(83) Tra questi un discorso a parte andrebbe fatto ovviamente per gli intellettuali
nordamericani di orientamento pi radicale, raccolti attorno alla rivista ed alle
edizioni della Monihly Review, entusiasti sostenitori fin dagli, inizi delle principali
scelte della direzione cubana. E' per esempio molto significativo che il testo di
teoria economica pi importante prodotto in quegli anni e in quell'ambiente, sia
stato dedicato "Al Che", ancora vivo: Paul A. Baran e Paul M. Sweezy, Monopoly
Capital, New York, 1966 (trad. it. Il Capitale monopolistico, Torino ,1968).
1
131
legge del valore anche nella prima fase del "socialismo" e in ultima analisi il
rifiuto d'ammettere la bont del modello sovietico. Da questo, in effetti, le
concezioni di Guevara si cominciano a discostare, come vedremo, in
maniera sempre pi netta e polemica, a partire dai primi anni '60.
A questo secondo tipo di critici non fa paura il regime di crescente
autarchia in cui la rivoluzione cubana costretta dalle circostanze a costruire
le proprie infrastrutture produttive, quanto invece l'abbandono che propone
il "gruppo" di Guevara, di alcune categorie consolidate nell'analisi degli
economisti del Comecon (84), oltre al capovolgimento di alcuni meccanismi
di pianificazione e gestione burocratica dall'alto, che rischiano ormai un
completo sconvolgimento delle proprie funzioni, nella nuova prospettiva
umanistica e internazionalistica del Che.
E" evidente, del resto, che Cuba non pu continuare a dipendere
strettamente - addirittura per la propria sopravvivenza quotidiana - dal
petrolio e dal sostegno commerci ale-militare dell'URSS, e allo stesso
tempo rifiutare di uniformarsi ai canoni di funzionamento economico dei
paesi del blocco sovietico. L'economia ha pur sempre le sue leggi che a
lungo andare, come noto, finiscono col prevalere su qualunque altra
considerazione. E Cuba non pu realisticamente pensare nemmeno di
compiere errori "nuovi" ed "originali", per conto proprio, senza dare
ascolto alle indicazioni di gestione economica che provengono dalla storia
recente dell'URSS e che bene o male si riflettono e si applicano in tutte le
altre societ di transizione, Viet Nam e Cina comprese.
Questa la vera contraddizione in cui si trova l'Isola nel 1963 - e il
ministro Guevara con lei. Le oscillazioni sul terreno economico e le
successive svolte della direzione castrista (soprattutto nel 1966 e nel 1970)
(85), sono l'espressione pi vistosa di quella contraddizione originaria. Con
essa il Che sapeva di dover fare i conti.
Nel dibattito economico del 1963-64, quindi, le critiche all'operato ed
alle proposte di Guevara sembrano provenire soprattutto da questo secondo
fronte: un dato importante da tenere a mente, perch esso ci mostra che i
responsabili economici dello Stato cubano, al di l delle prese di posizione
propagandistiche, non hanno ancora vissuto l'esperienza teorica di un vero
e proprio confronto, approfondito ed organico, con le ipotesi economiche
(84) Esposte per esempio nell'edizione cubana d'un celebre testo di S. G.
Strumilin, La planificacin en la URSS, Publicaciones econmicas, La Habana,
1964.
(85) Una nostra interpretazione della svolta economica del 1970 sintetizzata in un
articolo su "Che cosa sta succedendo a Cuba?", in La critica sociologica, n. 15,
autunno 1970, pp. 196-205.
132
134
incorporato, ma
intemazionale).
avendo
presente
come
parametro
la
dimensione
industria.
"Alcuni compagni sostengono che la legge del valore non funzioni attualmente
nel settore statale dell'economia cubana. Questi stessi compagni riconoscono la
validit della legge del valore nei rapporti fra il settore privato e quello statale
dell'economia, mentre la negano nei rapporti fra le imprese statali. Per questi
compagni, tutto il settore statale, o socializzato costituisce gi, a Cuba, 'una sola
grande impresa'".
E' l'inizio dell'articolo d Mora e non potrebbe essere pi esplicito nel
proprio intento di aprire una vera e propria polemica teorica. Esso non
lascia dubbi su chi siano i "compagni" in questione e quale l'oggetto
centrale del contendere. Noi ci limiteremo a riassumere le posizioni
essenziali di Mora, senza esprimere un nostro punto di vista, in modo che
si possa cogliere meglio il significato delle risposte e d e l e successive
critiche di Guevara (che poi ci che interessa in questa sede).
La produzione regolata nel suo insieme, secondo Mora, dalla legge
del valore, che stabilisce anche i criteri attraverso i quali avviene lo scambio
dei prodotti. Egli ricorda come la questione del funzionamento di tale legge
sia stata affrontata con alterne vicende fin dai primi anni del potere
sovietico, dovendo fare i conti con posizioni che negavano non solo la sua
persistenza, ma addirittura il permanere dell'economia come scienza. Mora
cita come casi estremi Rosa Luxemburg e il Bucharin de L'economia nel
periodo d transizione (1920). Un Bucharin pero che, come viene
sottolineato, avrebbe poi cambiato radicalmente posizione nel periodo
(1924-28), all'epoca del grande dibattito con Preobrazenskij e
l'Opposizione di sinistra, tornando a riconoscere - in polemica con questi il pieno funzionamento della legge del valore. Altre critiche a tale legge,
anche se d senso diverso, vengono citate da Mora per quanto riguarda i
teorici del "comunismo d guerra", le posizioni di Lapidus ed Ostrovitianov
ed infine von Mises. Fu invece grande merito di Lenin e dell'orientamento
economico della NEP ristabilire il funzionamento del mercato, nell'ambito
di un sistema misto, fondato su un settore privato ed uno socialista,
restaurando pienamente un sistema di economa monetaria,
La questione, prosegue l'articolo di Mora, non fu pi affrontata per tutti
gli anni '30 e nell'epoca di Stalin , visto che nel calcolo dei prezzi e dei
piani elaborati dal Gosplan, rientravano tutti i fattori di rendimento e di
costo. Quando nel dopoguerra la questione fu risollevata, per merito
soprattutto dell'opera d Stalin Problemi economici del socialismo in
URSS, la risposta ufficiale fu che la "legge del valore continuava a
funzionare dato il carattere ancora, mercantile della produzione e in
conseguenza della sopravvivenza di un settore privato dell'economa
139
140
della natura e della scienza coincidono e che solo la loro applicazione alla
societ pu salvare quest'ultima dalla rovina.
A Cuba quindi la legge del valore, secondo Mora, conserverebbe la
piena validit nel senso suddetto, ma con l'avvertenza finale a non illudersi "
che esista un unico grande settore statale, come forma generale di propriet.
"La propriet statale non ancora la propriet sociale pienamente
sviluppata, che sar raggiunta soltanto nel comunismo". Mora pu
concludere, affermando con decisione che "in questo momento a Cuba, la
legge del valore conserva tutto il suo significato ed opera, come criterio
economico, anche nel settore statale".
"Sulla concezione del valore. Rispondendo ad alcune affermazioni sul
tema": il titolo dell'articolo di risposta di Guevara. Egli nega innanzitutto
che la legge del valore sia una creazione dell'uomo.
"Questo in totale contraddizione con le idee di Marx sulle leggi economiche
della societ. Tutta la sua opera stata dedicata a scoprire l'essenza dei fenomeni al
di l della loro apparenza, mostrando che i vari feticci fatti propri dall'umanit non
servono s non a dissimulare la sua ignoranza" (TL 226).
Sono i rapporti di produzione ad aver fatto sorgere il "valore", e
l'uomo, anche se pu cambiare la societ in condizioni determinte, non pu
certo "inventare" le sue leggi.
Per quanto riguarda la questione del "lavoro socialmente necessario"
Guevara non ha difficolt a mostrare cha Mora ha confuso il concetto
marxiano di "necessit sociale" con futilit sociale" e di l ha poi tratto le
sue affermazioni sul rapporto tra bisogni e risorse disponibili. E" vero che
senza un'utilit sociale del prodotto non pu esistere un suo valore di
scambio, ma anche vero che nella concezione di Marx si tratta d "lavoro
astratto", e la misura di quel lavoro la misura del valore,
Guevara cita a sostegno un passo corrispondente de il Capitale e poi
afferma che il rapporto necessit-risorse, si pu esprimere molto meglio
nella formula d e l a domanda e dell'offerta, che fa diretto riferimento
all'esistenza di un mercato e "che costituisce uno dei gangli del
funzionamento d e l a legge del valore o del rapporto-valore". [Guevara non
si rendeva conto probabilmente al'epoca che il discorso di Mora sui
bisogni, sul"'utilit" e la "disponibilt" di risorse, era ricavato
direttamente dai testi di alcuni teorici sovietici, come Novozhlov e
Kantorovic, che a loro volta attingevano a piene mani da teorie
neom arginalstiche, divenute ormai "classiche" n e l o svluppo del pensiero
economico borghese. Per questo probabimcnte egli appare tutto sommato
cauto su tale questione, laddove avrebbe potuto condurre un attacco a
fondo ben pi radicale contro il rieccheggiamento di q u e l e posizioni da
141
cubano Jos Meder Mestre (26 -febbraio 1964).' Essa molto importante
perch ci offre un quadro vivido dello stato d'animo del Che in quella fase
e dei suo atteggiamento personale verso il dibattito economico. "Solo,
un'affermazione perch lei mediti", scrive l'imprevedibile* ministro
dell'Industria -al cittadino, illustre sconosciuto, che gli aveva indirizzato uria
lettera di critiche fraterne:
"Anteporre l'inefficienza capitalistica all'efficienza socialista nella gestione
della fabbrica significa confondere il desiderio con la realt. E' nella distribuzione
che il Socialismo raggiunge indubbi vantaggi ed nela pianificazione centralizzata
che ha potuto eliminare gli svantaggi di ordine tecnologico e organizzativo nei
confronti del capitalismo...
Si preteso d realizzare la nuova societ su un ibrido. All'uomo lupo, alla
societ dei lupi, si sostituisce un altro genere che non ha l'impulso disperato di
rubare ai suoi simili poich lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo scomparso, ma
ha impulsi della stessa qualit (anche se in minore quantit), in quanto la leva
dell'interesse materiale si costituisce come arbitro del benessere individuale e della
piccola collettivit (fabbriche per esempio), e in questo rapporto io vedo la radice
del male. Vincere il capitalismo coni suoi stessi feticci, ai quali stata tolta la loro
caratteristica magica pi efficace, il lucro, mi sembra un'impresa difficile" (93).
A marzo del 1964 Guevara interviene nuovamente con una messa a
punto nei confronti dell'articolo di Marcelo Fcrnndez Font ("la Banca, il
credito e il socialismo", in Cuba Socialista, n 31), difendendo il sistema di
finanziamento di bilancio. In esso vengono riassunte sostanzialmente le
teorie di Marx sulla circolazione e la trasformazione commerciale nel
processo "Merce-Denaro-Merce" (dal primo libro de il Capitale), e le
posizioni leniniane sulla funzione imperialistica del capitale finanziario.
Anche il resto dell'articolo costituito soprattutto da citazioni di lunghi
brani dal terzo libro de // Capitale. Lo scopo di dimostrare che sulla
determinazione dei criteri di elaborazione del bilancio
"i compagni della banca usano i concetti economici qui trattati nel modo feticistico
dell'economia classica se non dell'economia volgare" (DI, 290).
E' certamente l'intervento meno originale e pi scolastico del Che nel
corso dell'intero dibattito. Esso risente probabimente anche di un
affaticamento dell'autore nel corso della polemica e forse dell'emergere
(93) IH, 66, corsivo nostro. La lettera apparve per la prima volta in assoluto in una
traduzione italiana, nella pi "guevarista" tra le riviste apparse negli anni '60. Si
veda la raccolta di "Dodici lettere di Che Guevara", in La sinistra, mensile, n. 10,
1967.
145
delle prime amarezze alla vista dell'ostinata resistenza dei suoi avversari. La
risonanza dello scontro comunque destinata ad ampliarsi nel mese di
aprile quando compare su Cuba Socialista l'intervento di Charles
Bettelheim, "Forme e metodi della pianificazione socialista e livello di
sviluppo dele forze produttive".
L'articolo sufficientemente noto e riflette posizioni esposte
dall'economista francese in numerose altre pubblicazioni. Ricorderemo
soltanto che gi l'anno prima Bettelheim aveva svolto una conferenza
all'Universit del'Avana sul tema de "La legge del valore e la costruzione
del socialismo" (94). In quell'occasione aveva fatto riferimento esplicito al
dibattito in corso ed anticipato i temi principali del suo lungo e complesso
intervento, affermando per esempio che a Cuba,
"allo stato attuale di socializzazione delle forze di produzione, il tempo di lavoro
socialmente necessario (in tutte le accezioni di questo termine) non ancora
misurabile in modo diretto; ed per questo che le categorie di mercato si
impongono oggettivamente come unico mezzo di misurazione, e di misurazione
indiretta del tempo di lavoro socialmente necessario".
In questo quadro e g l aveva anche esposto una concezione molto
restrittiva dei compiti "economici' della rivoluzione - e che non poteva certo
raccogliere il consenso di Guevara - secondo cui "la pianificazione
socialista costituisce il primo sforzo del'uomo per calcolare a priori il
tempo di lavoro che la societ dovr dedicare alle diverse produzioni e quel
che dovr essere il costo sociale di ogni unit prodotta" (ibidem, p. 23).
Nel nuovo intervento Bettelheim afferma ora esplicitamente la piena
permanenza della legge del valore anche all'interno del settore della
propriet statale. Nega che lo svfluppo dei rapporti di produzione sia
arrivato al punto di poter parlare di una coincidenza tra l'espressione
giuridica di quei rapporti e il potere effettivo di disposizione d'essi, e
delinca un quadro generale delie societ di transizione in cui le leggi del
mercato (capitalistico) continuano ad operare attivamente. Per l'economista
francese, anche gli scambi interni al settore di Stato manterrebbero quindi
un carattere commerciale ed il compito della pianificazione consisterebbe
essenzialmente nel mettere ordine in un tale "mercato socialista",
-
146
un'altra, dal punto -di'vista politico e storico. In altre parole non si pu mai isolar,
l'analisi economica dal fatto storico della lotta di classe...
Per questa ragione, per l'uomo, espressione vivente della lotta di classe, h<
base giuridica rappresentata dalla sovrastruttura della societ in cui vive ha
caratteristiche concrete ed esprime una verit palpabile... La propriet sociale
un'espressione tangibile di questi rapporti, cos come la merce concreta
l'espressione dei rapporti fra gli uomini. " (II, 318).
Egli dichiara, insuperabili le contraddizioni presenti nel ragionamento di
chi vuole mantenere funzionanti le categorie di mercato (capitalistico, tiene
a precisare Guevara), .all'interno del settore socialista; ed insste
sull'incongruenza delle risposte fornite a quel problema da Bettelheim e
dagli altri difensori del "calcolo economico". Riassume infine in sette, punti
le divergenze ancora esistenti con Bettelheim, tra le quali ci sembra utile
citare i due punti decsivi di differenziazione:
"4) Non. troviamo carretta la spiegazione della validit inevitabile e senza limiti
della legge del valore e di altre categorie mercantili durante il periodo di
transizione, anche se non neghiamo la possibilit di usare elementi 'di questa legge
a fini comparativi (costo, rendimento espresso in denaro aritmetico).
5) Per noi, "la pianificazione centralizzata il modo d'essere della societ
socialista', ecc. e, pertanto, le attribuiamo un potere di decisione cosciente molto
maggiore -di quello che le attribuisce Bettelheim" (II, 322) (96).
Nelle conversazioni al ministero dell'Industria pi volte citate (dicembre
(96) Elenchiamo gli. ultimi interventi nel 'dibattito'. Juan Infante, "Caratteristiche del
funzionamento' dell'impresa autofinanziata", in Cuba socialista, n. 34, giugno
1964: un alto funzionario dell'INRA,, che difende i principi del calcolo
economico. Gli risponde Luis Alvarez Rom, "Sul metodo di analisi dei sistemi di
finanziamento'", in. Cuba socialista, n. 35, luglio 1964. Che Guevara, ''Un
atteggiamento comunista verso il lavoro", discorso ai lavoratori del ministero
dell'Industria, 15 agosto 1964 (pubblicato in Obra Revolucionaria, n. 21, 1964).
Alexis Codina, "Esperienze sul controllo nel sistema di bilancio", in Nuestra
Industria, dicembre 1964. Nello stesso numero della rivista vi un secondo
intervento' favorevole alle posizioni del Che, di Mario Rodrguez Escalona ("La
concezione generale delle finanze nella storia e il sistema di finanziamento del
bilancio nel periodo di transizione"), oltre alla ristampa di un articolo scritto da
Guevara per la rivista International Affairs e intitolato "Cuba: la sua economia, il
suo commercio estero e il suo significato' nel mondo attuale".
Si deve citare infine Miguel Figueras, "Aspetti e problemi dello sviluppo
economico cubano", in Nuestra Industria, ottobre 1964 e febbraio 1965, che
esprime dei dubbi sulla decisione d tornare alla priorit dell'agricoltura, come
fattore economico trainante per la nuova fase.
150
discussione economica.
E che ci fosse ben presente alla mente del Che lo dimostra l'ultimo ed
improvviso strascico del dibattito sulla legge del valore, che vale qui la
pena di ricordare. Si tratta di uno dei discorsi pi importanti di Guevara,
pronunciato da una tribuna intemazionale di notevole prestigio (il Secondo
seminario di solidariet afroasiatica di Algeri, 24 febbraio 1965). E' .anche
il suo ultimo discorso in pubblico (se si esclude un comizio fatto il IO
marzo in Egitto insieme a Nasser), a tre settimane dalla sua definitiva
"scomparsa".
Ad Algeri Guevara riprende inalterati i termini della propria denuncia
del funzionamento della legge del valore, inserendola nel quadro delle
relazioni del commercio intemazionale: questa volta per - ed qui la
novit - la riferisce anche al meccanismo di scambio ineguale che regola i
rapporti economici tra i paesi cosiddetti "socialisti" e i paesi sottosviluppati.
E' un tema esplosivo, di cui il Che aveva gi fornito
un'anticipazione nell'articolo sul sistema di finanziamento di bilancio, ma
che ora rilancia in forma molto pi esplicita, davanti a un auditorio
intemazionale particolarmente sensibile a quel tema:
"Da tutto ci bisogna trarre una conclusione: lo sviluppo dei paesi che iniziano
ora il cammino della liberazione, deve costare ai paesi socialisti.,, una
convinzione profonda.
Non pu esistere socialismo se, nelle coscienze, non avviene un cambiamento
che determini un nuovo atteggiamento fraterno nei confronti dell'umanit...
Noi crediamo che questo debba essere lo spirito con il quale si affronta la
responsabilit di .aiutare i paesi dipendenti, e che non si debba pi parlare di
sviluppare un commercio di vantaggio reciproco basato sui prezzi che la legge del
valore e le relazioni intemazionali fondate sullo scambio ineguale, frutto della
legge del valore, impongono ai paesi arretrati.
Come pu essere 'vantaggio reciproco' vendere ai prezzi del mercato mondiale
le materie prime che costano sudore e sofferenze senza limiti ai paesi arretrati e
comprare ai prezzi del mercato mondiale macchinari prodotti nelle grandi fabbriche
automatizzate dell'epoca attuale?
Se stabiliamo questo tipo di rapporto tra i due gruppi d nazioni, dobbiamo
ammettere che ipaesi socialisti sono, in un certo senso, complici dello sfruttamento
imperialista.
Si pu discutere del fatto che l'ammontare dell'interscambio coi paesi
sottosviluppati costituisce una parte insignificante del commercio estero di questi
paesi.
E" verissimo, ma ci non elimina il carattere immorale dello scambio.
I paesi socialisti hanno il dovere morale di porre fine alla loro tacita complicit
con i paesi sfruttatori dell'Occidente" (100).
(100) "Discurso en el Segundo Seminario Econmico de Solidaridad Afroasiatica,
154
4. Pianificazione e transizione.
Che cosa si deve intendere per "costruzione del socialismo"?
Ecco alcune risposte di Guevara:
"E' un compito molto complesso. Si tratta di creare un nuovo apparato sulle
ceneri di una societ che si appena distrutta"' (gennaio 1963, III, 360).
(n,466).
Ed ancora (febbraio
1964):
Che su questi temi, ma anche dei problemi pratici che ha dovuto, e deve
ancora affrontare, la societ cubana nel suo difficile tentativo - ormai quasi
trentennale - d avanzare sulla strada della costruzione del socialismo.
Guevara, come dirigente politico e ministro di quella che all'epoca era la
principale branca economica, ha rappresentato una parte notevole di questo
sforzo, soprattutto nella fase di avvio. Inserito in un gruppo dirigente
indubbiamente valoroso, ma impreparato sul piano della teoria sociale,
radicale ma pragmatista nelle scelte, egli ha rappresentato per molti anni
l'unica personalit realmente creativa, un vero e proprio "cervello pensante"
della rivoluzione. I suoi scritti stanno a testimoniarlo.
Dietro ognuna di quelle formulazioni c' studio personale,
elaborazione, coinvolgimento emotivo e spesso accesa discussione: c'
infine esperienza pratica, unita quasi sempre ad un bilancio di verifica.
Fermarsi solo a questa esperienza, tuttavia, sarebbe ingiustificato, cos
come lo sarebbe un procedimento inverso che volesse fare di Guevara
l'uomo delle grandi brillanti intuizioni, per poi ridurlo in realt a un
sognatore visionario, un idealista incorreggibile - uno "stratega da
farmacia" come si disse (101) - staccato dalla realt dei problemi economici,
della vita di tutti i giorni e dell'ordinamento materiale della vita sociale. C'
molta carta stampata a Cuba e nel mondo - spesso prodotta anche da
ingenuit e buonafede - che ha contribuito col tempo ad accreditare
quest'immagine di Guevara.
Si tratta di un clamoroso falso storico, comunque lo si voglia
considerare.
Nelle risposte concrete che il Che ha dato - come responsabile
deU'INRA, dirigente della Banca nazionale e infine ministro dell Industria affiora in continuazione la sua formazione teorica marxista, antidogmatica e
polivalente. Di qui forse alcune formulazioni generiche e troppo
"ideologiche" - per esempio a proposito della stessa fase di transizione. Ma
di qui anche la lucida attenzione al modo in cui le contraddizioni rimaste
irrisolte in esperienze analoghe d'altri paesi ed altre epoche, potevano
manifestarsi nuovamente e in forma del tutto originale a Cuba.
C' del nuovo nella sua riflessione sui problemi della costruzione del
socialismo? Esiste qualche suo contributo specifico e creativo che ci
permetta di attribuirgli anche il merito di aver fatto compiere un passo in
avanti alla conoscenza ed alla soluzione dei problemi della fase di
(101) "...Un vano attesismo anche se coperto da grosse frasi. Si chiedono altri tre
o quattro Vietnam, che altri popoli dovrebbero sostenere. Per questi strateghi da
farmacia sono sempre gli altri che si debbono muovere. E noi, che cosa dobbiamo
fare?". Dalla relazione di Giorgio Amendola al Comitato centrale del PCI,
svlWnit del 18 maggio 1967.
157
transizione?
Molto francamente, la risposta "quasi" del tutto negativa. E non se ne
abbia il lettore che ci ha seguito fino a questo punto.
Per questo genere di problematica manca un contributo realmente
originale del Che, per il semplice fatto che egli ha dovuto impiegare gli anni
pi vivaci e creativi della rivoluzione cubana, non tanto ad "agire" - che
diremmo cos una banalit, visti i grandi precedenti d "pensatori"
freneticamente attivi, come Lenin, Trotsky e Rosa Luxemburg - quanto a
riappropriarsi d e l a tradizione e del patrimonio teorico del movimento
operaio, europeo e latinoamericano.
Pu sembrar poco, ma tantissimo in un'epoca che ha visto la
scomparsa e la distruzione fisica delle migliori menti ed energie, nate dal
marxismo della Seconda e della Terza Internazionale.
Quando Guevara parla della costruzione del socialismo come di un
fenomeno mondiale od affida il destino delle istituzioni statali ad una
dialettica di distruzione-costruzione-estinzione;
quando auspica il
deperimento delle categorie mercantili, ma anche della "dittatura di classe";
quando riassume il significato d e l a nuova societ in un equilibrio di
benessere ed. autoconsapevolezza, pu sembrare- a qualcuno, o forse a
molti, che e g l sfondi d e l e porte aperte.
Pu anche darsi, ma per il Che queli erano dei punti d arrivo, vere e
proprie conquiste teoriche, realizzate attraverso un itinerario molto
personale e discontnuo, compiuto a g i inizi tra testi e teoremi ideologici
provenienti dal mondo del cosiddetto "socialismo reale".
A scorrere in ordine cronologico gli scritti e i discorsi dedicati ai temi
d e l a costruzione del socialismo, si avverte molto chiaramente il processo di
maturazione del'individuo Guevara; quasi si percepisce 1 suo gusto della
scoperta quotidiana, la rivelazione improvvisa di determinati problemi e la
convinzione crescente di poterli risolvere in chiave teorica, ancor prima che
pratica. E' quel'assidua componente di "vivacit intellettuale" del pensiero
del Che, cui abbiamo fatto pi volte riferimento.
C' poi la compontente "democratica", vale a dire il confronto aperto e
continuo con l'Interlocutore, sia esso un individuo, un gruppo di operai o
un'intera assemblea.
Si veda per esempio, come il neoeletto presidente d e l a Banca nazionale
ragioni ad alta voce (gennaio I960), in un conferenza pubblica, elencando
le opzioni che si presentano ad un piccolo paese insulare, reduce dal pi
grande sconvolgimento d e l a propria storia moderna; continuare ad essere
fornitori di materie prime sul mercato intemazionale per ottenere valuta, si
chiede il Che, oppure cominciare ad utilizzare per uso intemo q u e l e stesse
materie prime, dando inizio a l a costruzione d un'industria manifatturiera
nazionale?
158
Per tutta una fase fu preferita la seconda va, pronubo il Che di tale
scelta. E fu cos che si apr immediatamente un nuovo imponente problema:
era infatti passato da poco un anno dalla vittoria militare sulle truppe di
Batista, quando il Che comparve in televisione (20 marzo 1960), per
annunciare ad una societ arretrata, vittima dell'analfabetismo e del regime
della monoproduzione dipendente:
"La parola d'ordine in questo momento la pianificazione".
Una parola "magica", a quell'epoca per Cuba.
Ma gi ad aprile del 1961, spiegando in televisione il funzionamento de
"Il primo piano economico", Guevara costretto ad elencare la lunga lista
di problemi tecnici e teorici ancora irrisolti nell'avvio di quel piano. Egli
denuncia inoltre l'incompetenza dei responsabili addetti alla sua
elaborazione, ma dichiara allo stesso tempo che non si deve far ricorso ad
"esperti" provenienti dai paesi dell'Est. E questo per non ripercorrere
esempi ed esperienze che, nonostante la loro apparente disponibilit, il loro
quasi essere a portata di mano, non appaiono soddisfacenti nemmeno per i
problemi che si pongono a Cuba.
"Il piano non una cosa meccanica che si crea per elucubrazione di
laboratorio, una cosa semimetafisica, che poi si trasmette verso il basso. li piano
una cosa viva, che fondamentalmente destinata a trarre dal paese le riserve finora
sopite, e metterle al servizio della produzione".
I Che rifiuta una concezione di piano fondata su criteri di elaborazione
puramente amministrativi e gi in questi primi tempi contrappone una
visione "democratica" del suo funzionamento, a quelle tendenze
burocratiche che dovr invece denunciare negli anni successivi:
" A questo scopo va destato quel grande fattore di produzione che il
popolo... Un piano, cio, profondamente democratico nella sua realizzazione e
ci costituisce la sua base essenziale... Se cosi, allora ogni uomo, ogni abitante
del paese interessato' a questo piano, e deve esserlo. Questa la ragione per cui
va conosciuto dettagliatamente, deve arrivare alla base, va discusso, e non
approvato meccanicamente, bens studiato" (IL96-7, corsivi nostri).
Oltre al controllo dal basso, tuttavia, spiega il Che nella stessa
occasione, necessario il controllo istituzionalizzato per il tramite delle
Imprese consolidate. Queste dispongono di un piano di settore, o a volte
d'azienda, "che si esprime mediante un bilancio preventivo", inserito a sua
volta nella struttura di controllo finanziario che sull'insieme dei piani di
settore, di azienda o di unit produttiva esercitano gli organismi statali
159
stesso tempo - non stata sviluppata dal Che in tutte le sue implicazioni.
N di essa si pi parlato dopo la sua scomparsa da Cuba. Quell'intuizione
nmane tuttavia, come il vero nucleo dinamico della sua teoria sociale, una '
sorta di eredit intellettuale destinata a riemergere negli anni a -venire.
Potremmo definire questa dimensione della ricerca guevariana come
l'espressione di un bisogno di "armonizzazione" del socialismo, di
''umanizzazione" delle sue logiche di piano. E questo per una volont
sociale, esplicita e radicata, di farla finita una volta per tutte con qualunque
forma di alienazione.
"La nuova societ in formazione deve lottare molto duramente col passato".
(103) Dell'impegno per favorire l'incontro tra il meglio delle tradizioni "marxista''
e "libertaria", il pioniere pi appassionato e creativo stato certamente Victor Serge
(da Le memorie di un rivolmionario fino agi ultimi bellissimi romanzi). Mentre il
pi convinto assertore ai nostri giorni ne ancora certamente Daniel Gurin. Tra i
suoi molti lavori ispirati a un tale orientamento, ve n' uno in particolare intitolato
Pour m marxisme Ubertaire, Paris, 1969, dove incluso anche un suo saggio, "O
va la revolution cubaine?", scritto nel gennaio 1968 al ritorno dal Congresso
culturale dell'Avana.
164
sottosviluppo avverte tra le proprie capacit e i compiti che il nuovo Statogli indica, nasce il malessere, la molla che lo spinge a ricercare
un""educazione diretta", un" autoeducazione" come ripete Guevara in
questa e in molte altre occasioni.
"La via lunga e piena di difficolt". Alla contraddizione tra lo sviluppo
della coscienza e quello delle forze produttive, infatti, si unisce, secondo il
Che, anche una nuova differenziazione sociale, originata da quella
sfasatura, da quel ritardo iniziale. Da un lato, infatti, appaiono i compiti
delle masse e dall'altro il molo dell'avanguardia organizzata, del Partito:
1
"Il solo fatto che esista una -divisione in due gruppi, principali... indica la
relativa mancanza di sviluppo dela coscienza sociale... E' la dittatura del
proletariato che si esercita non soltanto sulla classe sociale sconfitta, ma anche,
individualmente, sulla classe vincitrice".
Di qui la necessit storica d e l e "istituzioni rivoluzionarie", vale a dire di
meccanismi che permettano un'integrazione dialettica tra quei due settori
contrapposti d e l a nuova, societ. Secondo 1 Che, a. Cuba, "questa
istituzionalit d e l a rivoluzione non s' ancora attuata", non avvenuta
"l'identificazione tra il Governo e la comunit nel suo complesso". Egli
attribuisce la responsabilit d questi ritardi e le difficolt a vari errori del
governo rivoluzionario (analizzati anche in altri lavori della stessa epoca),
tra i q u a l in particolare la paura di procedere ad un'eccessiva
"formalizzazione" dei rapporti tra uomini ed istituzioni. Si cos giunti al
punto di perdere di vista l'obiettivo centrale del'intera impresa
rivoluzionaria: vale a dire la "liberazione dell'uomo d a l a sua alienazione".
Un processo storico che II Che ritiene comunque e nonostante tutto avviato
tendenzialmente a buon esito, n e l a Cuba del 1965:
"Nonostante la carenza di istituzioni, che dovr venir gradualmente superata,
ora sono le masse che fanno la storia, in quanto insieme cosciente di individui che
lottano per la stessa causa. L'uomo-, nel. socialismo, ad onta -della sua apparente
standardizzazione, pi completo; ad onta della mancanza di un meccanismo
perfetto a questo fine, la sua possibilit di esprimersi e di far sentire la propria voce
nell'apparato sociale infinitamente maggiore.
E' per ancora necessario accentuare la, sua partecipazione cosciente, sia
individuale, sia collettiva a tutti i meccanismi di direzione e di produzione, e
ancorarla all'idea della necessit di una educazione tecnica e ideologica, in maniera
che senta come questi vari processi siano strettamente interdipendenti e come i loro
progressi siano paralleli.
Cos l'uomo acquister la totale coscienza del proprio essere sociale, il che
equivale alla sua completa realizzazione come creatura umana, quando siano state
spezzate le catene dell'alienazione.
166
5. Contro la burocrazia
Quando a marzo del 1967 comparvero sul Granma i quattro lunghi
editoriali contro la burocrazia, si pens un,ani.mamentie e da pi part ad una
"vendetta postuma" del Che. Nemmeno tanto "postuma", quanto "in
(104) "Di fatto, il regno della libert comincia soltanto l dove cessa il lavoro
determinato dalla necessit e dalla finalit esterna; si trova quindi per sua natura
oltre la sfera della produzione materiale vera e propria.... A mano a mano che esso
si sviluppa, il regno delle necessit naturali si espande, perch si espandono i suoi
bisogni, ma al tempo stesso si espandono le forze produttive che soddisfano questi
bisogni... Ma questo rimane sempre un regno della necessit. Al idi l di esso
comincia Io sviluppo delle capacit umane, che fine a se stesso, il vero regno
della, libert, che tuttavia pu fiorire soltanto sulle basi di quel regno della
necessit". K. Marx, // Capitale, voi. HI, Roma, 1965, p. 933.
Guevara, come si visto, sintetizza efficacemente questo celebre brano 'di
Marx, la cui dimensione universalizzante non sembra perdere d'attualit col
passare del tempo. Vale la pena qui di notare che una lunga citazione di questo
stesso brano de // Capitale conclude il lavoro di E. Preobrazenskij
sull'accumulazione, originaria socialista, che abbiamo pi volte indicato come fonte
di ispirazione per le idee "economiche'' di Guevara sulla societ di transizione.
167
burocratico. Ma vi era anche un'altra parte con idee non sue, o che
perlomeno lo erano state nei primi .anni della rivoluzione, prima che egli le
abbandonasse. Queste ultime posizioni apparivano ora espresse abbastanza
chiaramente nel primo editoriale.
- / "<
Vi si afferma che "la burocrazia un'eredit del sistema capitalista" e se
ne ricostruisce la storia a partire dalle origini della societ coloniale. La
burocrazia sopraviverebbe quindi nella Cuba rivoluzionaria non come
"prodotto della nuova societ, ma come una delle peggiori eredit del
passato". La sua formazione viene attribuita alla "divisione tra lavoro
manuale e intellettuale" e per quanto riguarda Cuba essa viene a pi riprese
confusa con i cattivi sistemi di gestione, la mentalit funzionari ale,
"l'ipertrofia dei compiti amministrativi, la concentrazione massiccia e
inutile, parassitaria e improduttiva". Come presunta eredit della vecchia
societ borghese, la sua scomparsa potrebbe procedere tutto sommato
linearmente, in forma evolutiva, di pari passo con l'estinzione delle
categorie mercantili e la costruzione del socialismo. Vedremo tra breve
quanto diverso sia invece il contributo "guevariano", sia sul piano
dell'analisi che delle indicazioni.
Quelle stesse posizioni, tuttavia, erano state all'origine, nei primi anni
dopo la rivoluzione, delle preoccupazioni politiche del Che nei confronti del
fenomeno burocratico. Un atteggiamento contnuo nel tempo e che si pu
suddividere in quattro fasi, pi o meno databili e cos riassumibili:
1) una fase di lotta preventiva contro l'eredit del passato e la nascita
della nuova burocrazia (dal varo della Riforma agraria alla met circa del
1962);
2) una fase di studio e di preoccupata attenzione davanti
all'ampliamento del fenomeno (1962-63), dopo la critica del "settarismo" e
la fine delle momentanee illusioni che avevano accompagnato la
"liquidazione" della vecchia guardia staliniana;
3) la denuncia aperta e lo scontro frontale in concomitanza col dibattito
economico (1963-64);
4) un periodo di amaro ripiegamento riflessivo e di autocritica per aver
sottovalutato l'entit qualitativa del fenomeno, insieme a l a formulazione d
nuove proposte pratiche per la sua abolizione (1964-65).
Della prima misura preventiva adottata da Guevara nei confronti delle
nascenti tendenze alla burocratizzazione si gi detto. E" la circolare del
maggio 1961, in cui il Che avvalendosi dei poteri conferitogli dalla carica di
ministro proibisce:
:
169
In un articolo del luglio 1962 (in Cuba Socialista) e 'in .altri scritti,
parlando dei compiti industriali della rivoluzione, il Ohe affronta il
problema in termini pratici e propositivi, insistendo in particolare sulla
necessit di stimolare la partecipazione dei lavoratori a tutte le attivit di
gestione e direzione, allo scopo di esercitare un controllo effettivo sul
funzionamento e le nuove responsabilit del Minind. Per affrontare tale
necessit sul piano organizzativo, egli elabora una serie di provvedimenti
normativi, rivolti all'esercizio di tale controllo dal basso, puntando a
realizzare in particolare
"un meccanismo perfettamente oliato per regolare i rapporti interministeriali e
con le unit produttive, stabilendo e migliorando! regolamenti specifici delle unit
di/produzione" 01,141).
Quel regolamento generale fu poi adottato dagli altri ministeri cubani,
ma i risultati non furono all'altezza delle speranze che il Che attribu per
tutta una prima fase all'efficacia d queste misure razionalizzatrici, pur
sempre esse stesse d'ordine amministrativo. Egli" descriver n e l e
conversazioni al Minind del 1964, il modo in cui quei provvedimenti
finivano immancabilmente col produrre altri provvedimenti, che
annullavano i precedenti e creavano solo scompiglio amministrativo.
A settembre del 1962, analizzando i motivi d e l a carenza di tecnici e di
quadri .amministrativi qualificati, e g l accenna all'improvvisazione con cui
erano stati assegnati nei primi tempi, i nuovi incarichi dirigenziali:
"Errori enormi furono commessi da parte dei nuovi amministratori delle
imprese che avevano responsabilit troppo grandi e costosi errori commettemmo
anche nell'apparato politico che, poco a poco, and scivolando in una tranquilla e
piacevole burocrazia, quasi considerata come un trampolino per promozioni e per
incarichi burocratici di maggiore o minore importanza, completamente staccato
dalle masse... Ci che rese ottusa la. nostra capacit di percezione, trasformando il
partito in un ente burocratico, mettendo in pericolo l'amministrazione e la
produzione, fu la mancanza di quadri preparati di livello medio" (III, 39).
A luglio d e l o stesso .anno, denunciando II "modo freddo, burocratico"
con cui era stata avviata la campagna di emulazione sul lavoro, Guevara
aveva individuato una fonte di nuovi privilegi anche nell'esistenza di forti
differenziazioni salariai. Ma e g l ammetteva trattarsi di un problema molto
complesso, che nemmeno l'adozione di una scala unica dei salari avrebbe
permesso di risolvere con giustzia.
In quell'occasione si dichiar favorevole a un sistema "misto", in cui si
puntasse tendenzialmente all'unificazione salariale, ma ai Ivelli pi alti.
Egli poneva solo come precondizione che vi fosse un lungo periodo di
170
"Mi permetta di confessarle che nel nostro paese la burocrazia solida e ben
piantata. Nel suo immenso seno assorbe le carte, le tiene in incubazione e a tempo
debito le fa giungere al destinatario" (4 maggio 1963).
Ma giunge poi il periodo del grande dibatitto economico'. In esso non si
parla mai esplicitamente di "burocrazia", ma tutte le critiche rivolte dal Che
a un certo tipo di gestione aziendale, all'impiego di categorie mercantili,
all'autonomia contabile delle imprese, al ruolo negativo dell'egoismo,
cominciano a delineare un quadro di analisi molto diverso del fenomeno
burocratico. Dalle posizioni di Guevara cominciano ad emergere nettamente
171
"La burocrazia costituisce, senza alcun dubbio, uno strato sociale a parte, che
ha un certo rapporto con i mezzi -di produzione. Possiamo affermare che, con il
trionfo della Rivoluzione socialista, la burocrazia acquisisce una nuova qualit"
" la burocrazia cresce, si sviluppa e si rafforza dorante i primi anni del potere
rivoluzionario. Ma vi di pi. Al di fuori della sua organizzazione e del suo
accrescimento numerico, la burocrazia acquista una nuova qualit nei suoi rapporti
con i mezzi di produzione, e di conseguenza, con l'attivit politica."
"Finch lo Stato rimane un'istituzione e finch l'organizzazione amministrativa
e politica non completamente comunista, esiste il percolo che, in seno
all'apparato burocratico amministrativo e direttivo, si formi uno strato particolare
di cittadini. L'apparato ha un certo rapporto con i mezzi di produzione, rapporto
diverso da quello del resto della popolazione, che rischia di trasformare, le
174
(108) Valga per tutti il brano seguente: "L'apparato statale la causa principale del
burocratismo. Da una parte, esso assorbe una enorme quantit degli elementi pi
attivi del partito e insegna ai pi capaci i metodi dell'amministrazione degli uomini
e delle cose ma non i metodi di direzione politica delle masse. D'altra parte, attira
in larga misura l'attenzione dell'apparato del partito, che influenza con i suoi
175
176
Sono pochi cenni quelli annotati da Rolando, come del resto nello stile
molto laconico del suo diario, ma possono essere- preziosi
per intendere lo spirito con cui il Guevara combattente tornava a riflettere
sulle esperienze compiute a Cuba:
. "
,'
!
"II resto di noialtri continua nei lavori di routine e partecipa ai corsi tenuti da
Ramon [Guevara n.d.a.] con notevoli risultati.
Devo annotare che il giorno 7 abbiamo avuto la prima riunione di tutto il
gruppo, in cui Ramon ha segnalato un certo numero di casi in cui non abbiamo
fatto la dovuta attenzione, violando la disciplina. Ha parlato della mancanza di
interesse di alcuni compagni nei corsi, spiegando le esperienze di Manila e del C.
[Castrismo? n. 'd. a.] per quanto riguarda compagni dotati di spirito di
autosacrificio, ma senza istruzione e come ci abbia portato a collocare individui
senza capacit in alcuni posti di comando a Manila, ecc." (109)
"H peccato dei CTC proprio che non sono stati creati dietro la pressione delle
masse, si trattato di una creazione burocratica, dall'alto per dare alle masse un .
veicolo non richiesto: ecco dov' il peccato delle masse.
Noi, ''piccola borghesia timorata' siamo andati a cercare il canale per poter
ascoltare la voce delle masse, creando, bene o male, con le imperfezioni che
hanno... i Consigli. Se c' una cosa che del tutto mancata state la pressione
delle masse, e su questo voglio insistere. Perch ci vuole .la pressione delle masse
in tutta una serie di cose, perch le masse devono avere interesse a sapere che cosa
sia un piano economico, che cosa sia l'industrializzazione...
La massa deve essere sempre attenta a quanto avviene nel suo luogo di lavoro
e a rapportarlo alla vita totale della nazione" ("U primo piano economico' , JL 121).
1
Certo, dietro le illusioni sul destino dei CTC, c' anche la speranza che
essi funzionino come autentiche scuole di gestione per gli operai,
preparandoli ai compiti del futuro. Ci espresso bene per es. In un
discorso del 24 settembre 1961, in cui il Che affronta il problema della
formazione polivalente del lavoratore e della lotta all'alienazione produttiva,
attraverso una reale riappropriazione del controllo operaio sull'intero ciclo
di produzione:
"la teoria e la pratica costituiscono un tutto che bisogna saper dominare. Non
bene che un operaio sappia solo ci che si riferisce alla sua macchina per averlo
appreso montandola e smontandola... deve conoscere anche i principi su cui
basata, come funziona, con quali mezzi. E cos, come abbiamo il caso dell'operaio
e della macchina, allo stesso modo dobbiamo porre il caso dell'amministratore di
una fabbrica e d un'impresa, che deve conoscere ed addentrarsi sempre pi nei
problemi della produzione, ma deve anche studiare la teoria della produzione....
Bisogna conoscere i dettagli, le viti con cui ognuno deve lavorare e in pi
avere una visione globale del grande meccanismo che si sta. creando.
Tutto questo sulla base della critica e dell'autocritica costanti" ("La difesa e il
lavoro sono inseparabili", III, 211).
Ed anche le autocritiche - oltre alle critiche - non mancheranno da parte
di Guevara.
Falliti i progetti ambiziosi di sviluppo' dei CTC, infatti, e non a caso,
la lotta all'assenteismo che passa in' primo piano sulla scena aziendale
cubana. Ad essa il Che dedicher per tutta una fase (1961-63), molte delle
proprie energie, cercando di trasformare i sistemi tradizionali
&W emulazione socialista, in momenti di produzione e sviluppo di
coscienza. Nel tentativo, anche, di impedire che quei sistemi si trasformino
in un meccanismo "stakhanovistico", diffusore di egoismo, corruzione e
germi 'di coscienza burocratica anche ai livelli pi bassi della gerarchia
aziendale, come gi da tempo si era verificato con esperienze analoghe in
183
altri paesi del blocco sovietico (113). Tuttavia, anche il grande impegno nella
battaglia per l'emulazione si dimostrer impari davanti al compito storico di
garantire un'effettiva direzione operaia sui meccanismi d e l a produzione. Ed
1 problema del'assenteismo sopravviver a Guevara, continuando a
rappresentare, anche n e l a societ cubana odierna, uno dei nodi irrisolti a
livello aziendale.
Il Che era consapevole di questi seri limiti, posti d a l e rigide leggi
del'economia anche al funzionamento"rivoluzionario" dei settore statale.
Lo si pu ricavare agevolmente da numerosi articoli e discorsi. Per
esempio , a marzo del 1962, afferma:
1
"Siamo rimasti molto indietro per ci che riguarda l'effettivo inserimento della
classe operaia nei suoi nuovi compiti di direzione. Ma cosa vuol dire dirigere?...
L'ignoranza che la classe operaia ha dei rapporti tra i centri di lavoro,
dell'organizzazione dei centri stessi, di tutto l'apparato amministrativo dello Stato
riguardo all'industria, realmente favolosa" (in, 296).
Oppure con tono maggiormente autocritico:
"Di che la colpa? Di questi operai? Evidentemente la colpa non loro;
nostra: del ministero e dei dirigenti operai. Di ambedue. Ma di chi in maggior
misura? Questo si potrebbe anche discutere o chiarire; ma il fatto che la colpa
nostra. Ci siamo trasformati in perfetti burocrati in ambedue le funzioni...
(ibidem).
Ed ancora
sull'autocritica:
un
mese
dopo,
Guevara
ritoma
sull'argomento
"A volte noi cercavamo di studiare, nei nostri consigli direttivi, quale fosse la
vera origine di questa apatia. Perch i grandi enormi compiti che appartenevano
alla classe operaia dovevano nascere sempre come iniziative burocratiche?...
A volte pensavamo che fosse colpa del lavoro dei CTC, a volte che fosse colpa
della nostra incapacit di capire il momento che stavamo vivendo...
Perch dobbiamo far s che la partecipazione della classe operaia alla direzione
della fabbrica e delle aziende sia sempre pi cosciente e sempre pi determinante?
Questo non significa che sta per iniziare una lotta fra la classe operaia e
l'amministrazione. Quel che deve esistere un coordinamento perfetto... ma
manca ancora un bel po' per riuscire veramente a ottenere questa integrazione".
"Qual il segreto degli uomini e delle donne che hanno tagliato quella quantit
di canna? Io sono stato ad osservarli attentamente, ed ammiravo soprattutto - per
dirla in termini sportivi - il campione, il compagno Reinaldo Castro (applausi).
Stavamo studiando tutti i movimenti, la compostezza dei diversi movimenti che
compiva. E vedemmo due cose: un notevole risparmio di energia e una dedizione
assoluta al lavoro in cui era impegnato.
E* naturale che senza condizioni fisiche speciali non possbile tagliar canna
per dieci ore... Il compagno Castro smise di lavorare al taglio soltanto per otto
minuti durante le dieci ore in cui fu occupato in questo lavoro (applausi). E una
parte di questi otto minuti li spese per trasferirsi da un taglio all'altro perch aveva
terminato' in anticipo quello che gli avevano assegnato". (30 aprile 1963, HI, 385).
Si potrebbero anche rileggere le molte pagine e discorsi dedicati dal
Che all'emulazione ed al lavoro volontario, in cui ai vari "Reinaldo
Castro", al "compagno Manuel Fumer", al "compagno Arnet" ed ai tanti
altri "eroi del lavoro" si accompagnano anche ultraretoriche descrizioni del
funzionamento dei Battaglioni Rossi (sono le brigate del lavoro
"volontario", che dopo la morte del Che prenderanno per qualche tempo il
nome di "Brigate Che Guevara"). In un articolo si pu leggere una
descrizione del funzionamento, della formazione e del rituale d questi
Battaglioni Rossi (in "Un atteggiamento comunista verso il lavoro", 15
agosto 1964, III, 536-7), che ricorda pagine pressoch identiche sul
complicato e farraginoso ordinamento delle falangi "industriali" in
Armonia, dal Nouveau Monde ndustrel et Socitaire di Charles Fourier.
E non mancano le note di colore, a questo operaismo "diffuso" di
Guevara. Il discorso "Nella trincea della produzione" (30 aprile 1962), si
apre per esempio in un'atmosfera festosa, tra cori operai e dichiarazioni di
fede nella generosit, nell'amore del proletariato verso la Patria ed il lavoro:
"Compagni lavoratori dell'industria, compagni che formate il coro del CTC e
che con le vostre bellissime canzoni ci avete dato una dimostrazione del progresso
culturale del popolo, compagni tutti: vorrei dirvi che per me veramente
emozionante parlare davanti a questa assemblea.
Siamo stati testimoni di molti atti generosi della classe operaia, di molti atti di
amore verso il lavoro, verso la Patria e verso la stessa classe operaia...
Non c' altra forma di vita, non c' altro cammino, che quello di appoggiare
incondizionatamente la classe operaia. Seguirne gli orientamenti, vagliarne le
opinioni, vagliarne le emozioni e cercare - in certi momenti - d'interpretare meglio
la realt...
189
"(Qui cadrebbe opportuna una. 'disquisizione sulla misura in cui nei paesi
impcrialistici gli operai vanno perdendo il loro spirito internazionalista di classe
sotto' l'influenza di una certa complicit nello sfruttamento dei paesi
economicamente dipendenti, e sul modo in cui questo fatto attenua in pari tempo lo
spirito di lotta delle masse nel loro stesso paese; ma questo un tema, che esula
dall'intenzione di queste note)"
191
Ed il 19 settembre:
"La radio insiste nel caso Loyola e d notzia che gli insegnanti sono in pieno
sciopero, che gli alunni della scuola secondaria dove lavorava Higueras, uno degli
arrestati, hanno proclamato Io sciopero della fame, e che gli operai dei pozzi di
petrolio sono sul punto di scioperare a causa dela creazione dell'impresa statale del
petrolio.
Segno dei tempi: mi finito l'inchiostro".
Gi sappiamo invece che quattordici anni prima era stato l'entusiamo
per quegli stessi lavoratori boliviani - la prima mobilitazione operaia d e l a
sua vita - a segnare l'inizio d e l a sua radicalizzazione rivoluzionaria,
orientandola verso il marxismo e il proletariato. Evidentemente col tempo,
con le delusioni a Cuba e con l'infelice operazione boliviana, qualcosa s'era
cominciato ad incrinare anche in quel rapporto.
Ne riparleremo a proposito d e l a guerriglia.
"In contrasto con questa concezione, la morale sovietica non riconosce alcuna
differenza etica, e comunque di valore, fra il lavoro alienato e quello non alienato:
si presume che l'individo abbia per sempre il dovere di investire tutte le sue energie
e tutte le sue aspirazioni in una qualsiasi mansione che egli stesso sia riuscito a
procurarsi o che le autorit gli abbiano assegnato. E' questa obliterazione della
decisiva differenza tra fatica alienata e lavoro non alienato che permette
all'ordinamento sovietico di accreditare il suo sistema di pieno sviluppo
194
(118) "Nel luglio 1965 Castro non aveva ancora palesemente fatto la sua scelta tra
incentivi morali e materiali: in realt il suo sforzo era teso a mantenere l'equilibrio
tra le due opposte concezioni economiche, tenendo cos un ruolo d'arbitro". Cfr. JJ. Nattiez, op. cit., pp. 81-2.
198
(119) "Le critiche a Guevara sono invece assai pi dirette - anche 'se sempre
anonime - sui problema degli incentivi materiali, la cui utilit 'morale' viene
affermata da Castro in forma assai esplicita". Cfr. Sergio De Santis, "11 dibattito
sulla gestione socialista a Cuba", cit. pp. 322-3.
Nulla hanno a che vedere queste considerazioni critiche e problematiche, nostre
e di altri, con il libro di J. Michel Rampelberg, Cuba. Involuzione nella
rivoluzione? Intenzionato a difendere una certa concezione delT'ortodossia
marxista", Rampelberg parte dalla tesi ben. poco marxista che ala direzione della
rivoluzione cubana vi sia un settore di "piccola borghesia", trasformatosi poi in
"vera e propria classe": quale classe esattamente non detto, ma si presume che sia
sempre quella della piccola borghesia, che evidentemente deve averne fatta di
strada dall'epoca del " 18 Brumaio", quando Marx non le riconosceva la capacit di
tanta autonomia storica e politica. Nell'epoca dell'imperialismo poi... Per farla
breve, nella parte in cui si parla della "coscienza", pp. 73-6, questa viene indicata
come un puro e semplice espediente, uno "strumento ideologico che permette di far'
accettare il dominio d una classe e di aumentare, col consenso popolare, in tutta
tranquillit, lo sfruttamento dei lavoratori". Per dimostrare la propria tesi,
Rampelberg impiega espressioni come "magistrale imbroglio", "cosa equivoca",,
"tentativo grottesco", "amalgama sapiente", il tutto nell'intento d. "fottersenc del
popolo", "trattandoli da silenziosi cretini".
Il libro stato pubblicato in Italia da una casa editrice un tempo molto nota nella
sinistra (Sapere edizioni, Milano, 1973).
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Capitolo TV
Rivoluzione e politica
1. La borghesia "nazionale"
T
(121) Sono temi sviluppati nell'ultima parte del nostro Storia di Cuba, cit e con
una diversa prospettiva storica da S. Tutina, op. cit.
205
"Questo mi porta a un punto che volevo chiarire con voi. Anche Fidel ne al
corrente.
Appartengo, per la mia preparazione ideologica, a quelli che credono che la
soluzione dei problemi del mondo si trova dietro la cosiddetta cortina di ferro e
considero questo movimento come uno dei tanti provocati dall'affanno della
borghesia di liberarsi dalle catene economiche dell'Imperialismo.
Ho sempre considerato Fidel come un autentico leader della borghesia di
sinistra, anche se la sua personalit caratterizzata da qualit personal di
straordinario valore che lo pongono molto al di sopra della sua classe.
Con quello spirito' ho iniziato la lotta: onestamente senza la speranza di andare
al di l della liberazione del paese, disposto ad andarmene quando le condizioni
della lotta successiva, facessero girare a. destra (verso quello che voi rappresentate)
tutta l'azione del Movimento" (123).
Questa disponibilit politica si deve certamente a l a sua particolare
formazione teorica, aliena da dogmatismi d'ogni genere (a parte
momentanee oscillazioni da noi gi indicate): Ma si deve anche
all'esperienza diretta che egli fece (nel bene e nel male) del mondo politico e
culturale di q u e l e borghesie nazionali e dei loro principali esponenti. Negli
anni del suo nomadismo prima di imbarcarsi sul Granma e poi nel'attivit
(123) La lettera riprodotta in Carlos Franqui, Diario della rivoluzione cubana,
cit., p. 339. Corsivo nostro.
207
in realt i quadri del vecchio PSP che, confluiti da poco nel processo di
formazione delle ORI, non sembravano disposti ad abbandonare le vecchie
teorie staliniane sulla rivoluzione a tappe, la necessit del fronte con la
borghesia nazionale, la priorit delle vie parlamentari e democratiche, A
denti stretti riconoscevano che tutto ci a Cuba non era stato necessario per'
l'avvio di una transizione al socialismo, ma rifiutavano di estenderne la
validit strategica alle altre realt del continente. D qui "l'eccezionalit" del
caso cubano e di qui anche l'ira del gruppo dirigente castrista, impegnato
gi in quella fase, a favorire esperienze analoghe nel resto dei paesi
latinoamericani. Era solo l'inizio di una lunga polemica politica coi partiti
comunisti del continente, che toccher le punte pi alte alla Conferenza
dell'OLAS nell'agosto 1967 e nei mesi successivi alla morte del Che (per
poi invece scomparire nel corso degli anni 70).
Sono molti i temi affrontati nell'articolo di Guevara e su alcuni dovremo
tornare. Non vi sono dubbi tuttava che la questione centrale, su cui
ruotano le principali divergenze, proprio l'analisi della natura e del ruolo
politico della borghesia cosiddetta "nazionale".
Per il Che l'unica vera "eccezionalit" della rivoluzione cubana
riducibile al fatto indiscutibile che "l'imperialismo americano si trovato
disorientato" e in un certo senso si lasciato prendere di sorpresa dagli
sviluppi politici della guerriglia. Per questo non c'era stato un intervento
militare immediato, anche quando i partiti borghesi tradizionali e il suo
personale politico sull'Isola s'erano visti tagliati fuori dalle leve del potere.
Una tale impreparazione da parte degli Stati Uniti per ormai irripetibile e
gli altri paesi del continente, secondo Guevara, dovranno sperimentarlo
sulla propria pelle. Ma anche per questo, le linee d'azione che hanno
permesso la vittoria della rivoluzione cubana, lungi dall'affievolirsi,
dovranno radcalizzars e se necessario operare dei salti qualitativi. La ruota
della storia non potr marciare all'indetro, il senso politico dell'intero
intervento e ci vale in modo particolare per il ruolo della borghesia
indigena:
"Non crediamo che si possa considerare eccezionale il fatto che la borghesia, o
almeno una buona parte di essa, si mostrasse favorevole alla guerra rivoluzionaria
contro la tirannia, mentre nello stesso tempo appoggiava e promuoveva i
movimenti tendenti a ricercare soluzioni negoziate chele permettessero di sostituire
il governo di Batista con elementi disposti a frenare la Rivoluzione" (1,382).
Tutto ci facilmente spiegabile secondo Guevara analizzando la
dinamica degli interessi di classe, come essa si sviluppa in un'economia
dipendente, vale a dire in un paese sottosviluppato:
209
Queste posizioni possono essere state solo rafforzate dal seguito degli
avvenimenti latinoamericani, ai quali Guevara ha avuto la possibilit di
guardare, ancora una v o l a con gli occhi di un contemporaneo: il golpe di
Castelo Branco in Brasile (aprile 1964), di Barrientos ed Ovando Candia in
Boliva (novembre 1964), la sconfitta del Col. Caamano e l'invasione dei
marines a San Domingo (aprile 1965), il golpe di Ongam'a in Argentina
(giugno 1966). E tutto questo mentre i governi delle altre "diciannove''
Americhe latine" (Marcel Niedergang), senza eccezioni, continuavano ad
appoggiare la politica estera degli USA. Con Johnson, dal 7 febbraio 1965,
questa aveva avviato l"'escalation", vale a dire un salto di qualit nella
guerra del Viet Nam Iniziata daU'amminstrazione Kennedy.
Non si pu invece considerare come un'inversione di rotta, il fatto che
nella preparazione della guerriglia boliviana Guevara ricercasse dei contatiti
anche col piccolo PRLN di Juan Lechfh (126). Nato due anni prima da una
scissione di sinistra di alcuni settori sindacali col MNR di Paz Estenssoro,
si trattava pur sempre di un gruppo a forte tradizione operaia, che il Che
voleva conquistare a l a propria linea d e l a lotta armata. Ne parla Pombo nel
suo diario boliviano a l a giornata del 24 ottobre 1966:
"Mbili ha lasciato che lo sfogo di Stanislao [Monje] continuasse, in base alle
istruzioni ricevute da Manila [Cuba] sul fatto che Mongo [Guevara] aveva la
missione di mettersi in contatto con tutte le organizzazioni compresa quella di
Lechin, (Oquendo) nella quale Mario svolge un ruolo di primo piano. La storia
giudicher la condotta di entrambi e decider chi stava 'dalla parte del torto" (op.
cit., p. 84).
E il diario del Che (15 aprile 1967):
"E' stata decifrata parte di un lungo messaggio da Cuba: in sntesi, Lechin sa
tutto di me e rediger una dichiarazione eli appoggio rientrando clandestinamente
sono date durante tutto il lungo periodo di questo dominio di classe; ma stiamo
attraversando una fase in cui le pressioni popolari sono molto forti; esse bussano
alla porta della legalit borghese e la costringono con spinte veementi, a violare se
stessa, per contenere lo slancio delle masse" (1,400).
(126) E" quanto invece lascia intendere Saverio Tutino quando parla d una
"svolta" tendente ad "allargare il fronte antimperialista" in tutta 1" America latina. Si
veda la sua introduzione a II die in Bolivia: l'altro diario, Milano, 1970, p. 32. Di
un atteggiamento favorevole alla guerriglia da parte dei PRIN - in realt una
forzatura - parla Sergio De Santis, in " l a guerriglia giorno per giorno", incluso in
Mariano Chavero (a cura di), Bolivia: antropologia, storia, cultura, prospettive
politiche, Milano, 1967, p. 266.
212
2. L'esperienza cubana
Fu l'esperienza decisiva nella vita del 'Che, ed altrettanto "decisivo" fu il
suo ruolo in quel processo rivoluzionario. Utilizzando le formule
semplificatrici del giornalismo, si potrebbe dire che tra dirigenti e g l fu il
"numero- 2", cominciando a contare ovviamente da Fidel Castro. Ci gli fu
riconosciuto in vita da amici e nemici e forse egli fu l'unico per modestia a
non rendersene conto.
Oltre a Fidel, nessun altro dei Comandanti s'era trovato ad assolvere
incarichi cos impegnativi in tutte le fasi principali d e l a rivoluzione:
(127) 'Problemi affrontati da Jos Baldivia e Jos Luis Alczar, Bolivia, el Vietnam
que anunci el Che?, Santiago de Chile, 1972; Guiliermo Lora, Bolivia: de la
samblea Popolar al golpe fascista, Argentina, 1972; Eduardo Fioravanti,
L'esperienza dell'Assemblea popolare in Bolivia, Milano, 1973.
213
presente fin dai primi preparativi nel Messico e sul Granma; capo
guerrigliero del secondo distaccamento creato da Fidel sulla Sierra; stratega
della battaglia di Santa Clara ed insieme a Caniilo Cienfuegos della
conduzione finale della guerra; ispiratore degli orientamenti pi radicali
nella Riforma agraria e nelle prime nazionalizzazioni; primo responsabile
della nuova economia; unico vero ambasciatore all'estero dei primi anni del
governo di Castro e suo portavoce in tutte le sedi internazionali pi
importanti.
Un discorso a parte si dovrebbe poi fare per il suo contributo teorico ed quanto stiamo tentando in queste pagine - dove la sua posizione passa
immediatamente al "numero 1". Guevara stato l'unico dei dirigenti a
considerare la costruzione del socialismo a Cuba anche come un problema
teorico ed a misurarsi con tutti i suoi aspetti pi significativi. Per alcuni
anni, infine, prima e dopo la sua morte, egli apparso agli occhi del mondo
come il simbolo d e l a rivoluzione cubana. Ce ri quanto basta, come si
vede, per definire insostituibile "il ruolo dela sua personalit nella storia"
della Cuba contemporanea e probabilmente ancora per molti anni avvenire.
Altre figure d primo piano, presenti fin dagli inizi della rivoluzione,
avrebbero potuto svolgere un ruolo molto importante nelle varie fasi del
processo, ma nessuna ebbe mai le capacit per farlo in maniera altrettanto
significativa. Non erano mancate del resto altre grandi personalit, dotate di
notevoli capacit teoriche ed organizzative, che le vicende della rivoluzione
avrebbero potuto dar loro 1 modo di sviluppare. Ma la "casualit" storica,
n e l a veste spietata d e l a repressione, ha deciso al posto degli uomini quali
dirigenti dovessero vivere e quali morire.
E si deve riconoscere che la "selezione" stata particolarmente crudele
col gruppo dirigente d e l a rivoluzione cubana, accrescendo in questo modo
a dismisura 1 ruolo e la responsabilit dei pochi "superstiti". Un fenomeno
che mai aveva raggiunto punte cos drammatiche in altre rivoluzioni
vittoriose, come nella Russia prestalinista, in Cina, Jugoslavia, Algeria e
l'attuale Nicaragua.
Siamo in molti ad esser convinti, per esempio, che una personalit ricca
ed umana come quella di Frank Pais, avrebbe potuto svolgere una funzione
importantissima nella direzione del nuovo Stato, garantendo l'originalit e
l'autonomia delle sue scelte. Organizzatore capace e "cervello" di tutta
l'attivit clandestina del Movimento 26 di luglio, egli fu assassinato dal
regime a soli 25 anni, il 30 luglio 1957, nelle strade di Santiago. La notizia
detta sua morte provoc addirittura uno sciopero generale semispontaneo,
per la cui organizzazione - in una prospettiva insurrezionale - egli stesso
aveva lavorato da tempo (128).
(128) Circa venti anni fa, avemmo l'occasione a Santiago di conoscere la madre di
214
Due 'd queste discussioni vanno qui ricordate, per la forza con cui gli
animi si divisero, perch retrospettivamente ancora aiutano a comprendere
alcuni sviluppi d e l a rivoluzione cubana e perch in entrambe il Che svolse
un ruolo importante, trovandosi coinvolto in prima persona. Sul dibattito
economico, invece, si gi fatto un discorso a parte.
216
parte di manovre, che qui sarebbe lungo ricostruire (129) Pazos riusc a
rappresentare il 26 di luglio nella riunione di Marni del
1 novembre 1957, dove fu firmato un accordo tra i rappresentanti d sette
gruppi poltici dell'opposizione. Tra i firmatari comparivano, accanto al M26-7, anche esponenti tradizionali e screditati del personale politico della
borghesia cubana "liberale" e "democratica" (come Agramente, Varona,
Prio Socarrs, ecc.).
Il "Patto di unit" rifletteva gl orientamenti pi arretrati del blocco d e l e
opposizioni (aveva soppresso per es. una dichiarazione di principio contro
ogni tipo di intervento straniero, cui il M-26-7 teneva in modo particolare).
Nei fatti esso trasferiva la direzione d e l a lotta n e l e mani dell'emigrazione,
contenendo anche d e l e ambiguit inaccettabili peri combattenti d e l a Sierra
sul destino futuro d e l e formazioni militari rivoluzionarie, da incorporare in
maniera non meglio precisata nell'esercito regolare. Ci sarebbe avvenuto
dopo la vittoria e la formazione di una "giunta di liberazione", che avrebbe
avuto la facolt illimitata di scegliere il nuovo governo. Si trattava di un
grave passo indietro per la guerriglia, che proprio allora cominciava a
riportare i suoi primi successi come a El Uvero e n e l a battaglia di Pino del
Agua, diretta personalmente dal Che.
Quando la notza del patto arriv s u l a Sierra , vi fu una reazione
violenta e generale di rigetto. Fidel Castro fu costretto a sconfessare in gran
fretta l'operato di Pazos, redigendo una dichiarazione in cui si affermava
che 1 2 6 di luglio non aveva delegato nessuno a parlare in suo nome. Egli
rivendicava il ruolo guida del movimento di lotta armata sulla Sierra e
denunciava i termini dell'accordo, rompendo praticamente c o l e altre
organizzazioni firmatarie. Era un'impennata radicale d e l a rivoluzione
castrista e la prima demarcazione politica significativa con le opposizioni
antibatistiane d e l a borghesia cubana. Un passo decisivo s u l a strada che
meno di cinque anni dopo avrebbe portato alla scelta per il socialismo, n e l a
Seconda dichiarazione d e l Avana. Ma per il momento solo il 14 dicembre
1957.
N e l e stesse ore Guevara invia a Ren Ramos Latour ("Daniel") la
lettera di cui si gi parlato. Il Che si trova su un altro versante del Pico
Turquino, impegnato ad organizzare il primo territorio libero d e l a
guerriglia, nel vallone di El Hombrito. Da qualche tempo oggetto di
critiche per il modo accentratore con cui svolge tale funzione, per il rigore e
la disciplina che impone n e l e zone da lu controlate, per i metodi spietati
con cui conduce la lotta al bandolerismo d e l a Sierra. Ci sono anche
1
che Fidel sia rimasto vittima in qualche modo delle manovre provenienti
dagli ambienti dell'organizzazione urbana (per esempio della nuova
"Resistencia cvica" o dai "capetti" che, secondo preoccupazioni
precedentemente espresse da Guevara, avrebbero tentato di occupare il
posto di Frank Pafs). Egli considera del resto quegli ambienti com.focolai
di corruzione e politicantismo, opposti per spirito 'di corpo a che la
direzione politica coincida con quella militare, e risieda quindi sulla Sierra a
tutti, gli effetti... E nella sua ricerca, come sempre, di una logicit per l'agire
umano, gli sembra che il quadro sia ormai completo e chiaramente
delineato; il Uano non manda armi, traffica coi politicanti borghesi deEa
destra, manovra alle spalle d Fidel e tende a sottrarsi alla direzione politica
d chi invece, combattendo armi alla mano, sosiene anche il peso maggiore
dello scontro.
Ma Guevara, questa volta, ha torto nella sua ricerca di logicit in un
quadro politico che appare invece ancora molto confuso e contraddittorio.
Vi sono ovviamente dei dirigenti del Uano che guardano con
preoccupazione agli sviluppi della guerriglia, ma ve ne sono altri che al
trionfo di questa antepongono ogni altra considerazione. Nell'operato di
Pazos a Miami vi sono trame ordite all'estero, forse deEa Cia, ma vi
anche una responsabilit diretta di Fidel. Ed anche se questi rettifica il tiro,
non si pu attribuire, la. colpa dell'accaduto per intero .al Uano, dove per
giunta si sono levate anche le prime voci di critica all'intera vicenda, fin dal
"Manifesto della Sierra" e l'accordo con Prio Socarrs. Sbaglia il Che ad
immaginare un'unica grande cospirazione del Uano contro la guerriglia e
permarr nell'errore a lungo, fino a quando gli avvenimenti non gli
dimostreranno la reale natura politica delle divergenze.
Il 15 dicembre, comunque egli pu finalmente scrivere a Fidel Castro:
"In questo momento arriva il messaggero con la tua nota del 13. Ti confesso
che... mi ha riempito di-gioia e tranquillit, non per problemi personali, ma per
quello che significa per la Rivoluzione questo passo. Tu sai bene che io non avevo
la minima, fiducia nella gente della Direzione nazionale, n come capi n come
rivoluzionari. Non credevo neanche che sarebbero arrivati al punto di tradirti in
modo cos aperto... Credo che il tuo atteggiamento di silenzio non sia il pi
consigliabile in questo momento. Un tradimento -di questa portata indica
chiaramente la diversit delle vie scelte..... Sfortunatamente, dobbiamo affrontare lo
zio Sam prima dei tempo. Ma c' una cosa evidente, il 26 luglio, la Sierra Maestra
e tu, sono tre individui e un unico vero Dio... Se hai il documento scritto mi
impegno a farne diecimila copie e coprire tutto Oriente e l'Avana: forse sarebbe
possibile tutta l'Isola" (130).
1
(130) La corrispondenza qui citata non inclusa nelle Opere del Che (edizione
Feltrinelli), ma e in C. Franqui, Diario, cit. pp. 335-7.
219
(132) Gli errori di prospettiva politica con cui Faustino Perez aveva lavorato alla
preparazione dello sciopero, si ritrovano ancora nelle dichiarazioni da lui rilasciate
221
potere, confidando sul consenso ampio che l'elezione a presidente dell'exgiudice Urrutia, annunciata pubblicamente da mesi, avrebbe dovuto
ottenere. Non fu cos ed il resto storia nota.
Dei rapporti "Sierra-liana" si continuato a discutere a lungo a Cuba
per l'evidente importanza che quella vicenda aveva avuto sulla formazione
del gruppo dirigente. Sono stati in molti per esempio a pensare che il peso
conseguito successivamente dai vecchi comunisti nel nuovo apparato, sia
stato determinato dal mancato sviluppo della direzione politica nelle citt e
sui luoghi di lavoro. E che anche ci abbia poi contribuito a determinare gli
orientamenti filosovietici del gruppo dirigente castrista, estranci alla
tradizione ideologica del Movimento 26 di luglio. Uno dei pi convinti
assertori di queste posizioni Carlos Franqui, che aveva preso parte alla
prima fase della discussione 'Sierra-llano", e che era stato tra i primi a
denunciare il patto di Miami. Vale la pena di ascoltare il suo racconto, a
proposito di una discussione avvenuta tra lui e il Che sulla questione, nel
corso di una festa ufficiale all'Avana, il 2 gennaio 1964:
"Il Che vedendomi, mi chiese cosa pensassi della sua cronaca della guerriglia a
Cuba che era appunto uscita in quei giorni.
II tuo problema', gli risposi, ' che hai vissuto solo l'esperienza della Sierra'.
Ribatte che da lass aveva avuto modo di seguire le vicende della lotta urbana.
Nacque tra me e lui una lunga discussione. Il Che sosteneva che le azioni compiute
nelle citt dal movimento clandestino, per quanto eroiche, erano state, dal punto di
vista militare, una sequela di sconfitte;
Risposi che anche lo sbarco del Granma era stato un disastro... Gli ricordai
che sulla Sierra avevano ricevuto armi, viveri e munizioni dal movimento urbano e
che durante la fase finale della guerra, nella campagna di Las Villas, lui aveva
avuto anche un aiuto militare 'dalle 'truppe del Directorio.
n Che obiett che la direzione della guerriglia non aveva mai vacillato
politicamente a differenza di quella del movimento ubano e che inoltre
sottovalutavo l'importanza dell'appoggio contadino alla lotta che la guerriglia,
espandendosi, aveva creato: le zone liberate, le scuole, le officine, gli ospedali da
campo.
Gli dissi francamente che la sua visione della, rivoluzione cubana mi pareva un
po' schematica... Frank Pais, Daniel e io non avevamo mai considerato la
guerriglia come un foco...
"Non nego", disse il Che, ' l'importanza del movimento di massa, ma credo
con Fidel che la guerriglia possa crearlo, senza aspettare la lotta urbana'.
Fidel lo dice ora', ribattei, "ma non cos che ha agito. La lotta contro Batista
non cominciata con lo sbarco del Granma... Ci vollero tre anni, dal "53 al '56,
per riorganizzare il movimento che aveva finalmente trovato la strategia della lotta
armata.
'Allora, concluse Guevara, 'scrivila anche tu. una storia della, rivoluzione,
scrvetela tu, Faustino e gli altri. La mia intenzione nel fare questa cronaca stata
224
a 368).
Abbiamo gi parlato della collocazione di quel testo nell'itinerario
filosofico del Che. Ora baster aggiungere che Guevara non se la sente di
rispondere frontalmente alle critiche del PSP e preferisce riconoscere con
loro che effettivamente la rivoluzione cubana "eccezionale" rispetto ai
canoni dell'ortodossia "marxista". Lo fa per in una forma contorta, tutto
sommato abile, in modo da smussare i termini della polemica e di far
rientrare dalla finestra ci che costretto a far uscire dalla porta. Castro e
compagni, egli afferma, non saranno stati dei comunisti, ma le leggi del
marxismo sono in ogni caso ben presenti ed attive .anche nella rivoluzione
cubana (sa bene che n Escalante, n Blas Roca in persona si sognerebbero
d negare una tale santa verit). Non ha egli del resto ricordato nello stesso
testo che le leggi del marxismo sono le stesse d e l e scienze naturali, d e l a
biologa, d e l a fisica e d e l a chimica?
Ci gli permette di inserire una sottile distinzione tra il campo
dell'oggettivo" e dei "soggettivo", che come ormai si sa, quanto di pi
arbitrario si possa immaginare n e l a storia del pensiero occidentale, in
particolare n e l a versione staliniana del marxismo:
"Iniziando la nostra lotta, abbiamo realizzato semplicemente leggi previste dal
Marx studioso... vale a dire... le leggi del marxismo sono presenti negli eventi
della Rivoluzione cubana, indipendentemente dal fatto che i suoi leaders professino
o conoscano interamente, da un punto di vista teorico, queste leggi" (370).
I dirigenti non erano marxisti, afferma Guevara, ma nel corso d e l a lotta
227
228
229
(136) Nel messaggio all'Ospaal dir: "E' chiaro che l'ultimo paese che si liberer,
lo far probabilmente senza lotta armata, e le sofferenze di una guerra lunga e
crudele come quella che fanno gli imperialisti gli saranno risparmiate" (II, 502).
Ma gi nei primi giorni della crisi di ottobre del 1962, aveva scritto: "Nelle
condizioni attuali del nostro continente, possibile conseguire tale obiettivo (quello
del potere socialista, naturalmente) per via pacifica?
Noi rispondiamo decisamente: nella stragrande maggioranza dei casi non
possibile. Si giungerebbe al massimo alla conquista formale della sovrastruttura
borghese del potere; ma il passaggio al socialismo da parte di quel governo che
230
232
3. Guerra di guerriglia
Il padre ricorda che il pccolo Ernesto "quando andava a giocare alla
guerra coni suoi amici, fingeva che fosse la guerra tra Paraguay e Bolivia"'.
Ognuno ha le sue "guerre" nei primi anni di vita, e quella deLChaco, per
quanto inutile, era sicuramente meno diseducativa delle guerre tra pellirosse
e cow-boys imposte nell'infanzia a molti di noi. Sempre il padre ci racconta
dell'interesse del giovane Guevara per le operazioni militari della guerra
civile spagnola, di cui seguiva su una carta gli svolgimenti, segnando con
delle bandierine le posizioni dei vari fronti.
Vi sono poi le manifestazioni armate dei lavoratori boliviani in mezzo
a l e quali Guevara si viene a trovare nell'estate del 1953. Egli comincia 1
suo primo addestramento miliare in Guatemala a giugno del 1954, quando
si iscrive alle brigate giovanili, e lo continua in Messico sotto la .guida del
generale Bayo, di cui abbiamo gi parlato (si veda la nota 31). Non avendo
egli svolto il servizio militare - fu riformato per via dell'asma - sono queste
le principali esperienze "militari" del Che fino alla spedizione del Granma.
Non poche, ma nemmeno molte per qualcuno che doveva passare alla
storia come il pi grande teorico della guerra di guerriglia, lo stratega
imbattibile d e l a guerra rivoluzionaria cubana.
Baya consider Guevara come il suo "migliore allevo" ed il Che lo
gratific non solo con i successi s u l a Sierra e la campagna di Las Villas,
ma anche scrivendo una commovente prefazione al suo libro di ricordi del
1960. Senza cadere nell'agiografa, si deve riconoscere che in Bayo egli
ebbe un maestro eccezionale di problemi miliare. L'ex-generale aveva a l e
spale, infatti, la grande esperienza d e l a guerra civile spagnola, in cui si
coniugarono per la prima volta la moderna guerra di trincea, fatta di
bombardamento ed aviazione, con la tecnica d e l a "guerra chiquita", la
guerra di guerriglia per l'appunto. Era in Spagna del resto che essa era stata
impiegata massicciamente e per la prima volta, contro le truppe
napoleoniche. Ma soprattutto Bayo aveva dalla sua il pregio impagabile
d'essere stato l'ufficiale d'un esercito regolare, che era passato poi a l a
guerra di popolo, fondendo cos 1 meglio d'entrambe le forme di tecnica
guerriera.
Del pi cclcbrre "stratega" militare di carriera d e l a storia moderna - Karl
von Clausewitz - Guevara lesse ed ammir l'opera, spintovi dall'esempio
di Lenin, ma ignorando probabilmente di essere stato preceduto su tale
strada anche da molti altri "teorici" del movimento operaio intemazionale,
che a von Clausewitz hanno dedicato una particolare attenzione, come:
Engels, Jaurs, Stalin, Gramsci, Korsch, Naville, ecc.
In "Tattica e strategia della rivoluzione latinoamericana" egli cita una
definizione molto caratteristica del celebre trattato Della guerra (libro II,
233
cap. I):
"La tattica insegna dunque l'impiego delle forze nel combattimento: la strategia
l'impiego dei combattimenti per Io scopo della guerra" (137).
Seguono alcune sue considerazioni sui rapporti tra tattica e strategia,
nelle quali si avverte per direttamente l'impronta geniale e sistematica del
grande prussiano, come quando il Che afferma:
"Tattica e strategia sono i due elementi sostanziali dell'arte della guerra, ma
guerra e politica SODO intimamente unite da un comune denominatore che consiste
nell'impegnati al conseguimento di un obiettivo, sia questo la distruzione
dell'avversario in un conflitto armato o la presa del potere politico" (II, 507).
Il Che avr certamente apprezzato le pagine forse tra le pi originati,
che von Clausewitz ha dedicato al ruolo militare dei "fattori spirituali",
come quando afferma: "In guerra l'azione non mai diretta contro la sola
materia, ma .anche, contemporaneamente contro le forze morali che
l'animano, e il differenziarle impossbile". Oppure: "Non si tratta, in
strategia, d formule e di problemi scientifici: i rapporti fra le cose materiali
sono, in essa, semplicissimi. Assai pi difficile invece la valutazione delle
forze spiritual che sono in giuoco".
Sono concetti pi consoni a l e teorie guevariane sul ruolo d e l a
coscienza nell'agire materiale degli uomini e che trovano un riflesso
pressoch identico n e l e molte annotazioni del Diario di Bolivia. In
particolare quando si parla della crescita "umana " del gruppo guerrigliero,
nelle analisi dedicate alla sua evoluzione interna, vista in funzione di
compiti militari imposti dal momento .
Vi sono poi gli scritti militari di Mao-Tse-tung, che il Che legge nel
1958 s u l a Sierra Maestra (forse gi conoscendo quelli di Lenin del 1905).
Da un discorso del luglio 1960 veniamo per a sapere che quela prima
lettura era stata abbastanza casuale e limitata. Guevara racconta infatti che in
una fase molto avanzata d e l a guerriglia, quando ormai erano stati inflitti
colpi durissimi al'esercito di Batista
"ci capit tra le mani un pccolo opuscolo scritto da Mao-Tse-tung; in
quell'opuscolo si parlava proprio dei problemi strategici della guerra rivoluzionaria
in Cina, erano descritte le battaglie che Chiang Kai-schek scatenava contro le forze
popolari e che il dittatore [Batista] definiva anche lui "campagne di accerchiamento
(137) Questa citazione e le due seguenti sono da Karl von Clausewitz, Della
guerra, Milano, 1970, voi I,pp. 97, 111 e 175.
234
e annientamento'...
Noi non conoscevamo l'esperienza fatta dalle truppe cinesi in venti anni di lotta
sul loro territorio, ma qui conoscevamo il nostro territorio... pensavamo cio con
la nostra testa, per combattere il nemico. Da qui nacque la sua sconfitta" (IV, 43) ,
(138).
. .
'
L'opuscolo in questione Problemi strategici della guerra rivoluzionaria
(dicembre 1936), ma Guevara avr certamente letto in seguito anche lo
scritto Sulla guerra di lunga durata (maggio 1938), oltre ad una serie di
altri testi minori raccolti in un volume di Escritos militares di Mao Tse-tung
a cura delle edizioni in lingua estera di Pechino, distribuito generosamente e
per .anni dall'ambasciata cinese all'Avana. I due testi citati comunque - o
anche solo il primo - sono pi che sufficienti per farsi un'Idea delle
concezioni maoiste sulla guerra popolare, bench il loro stile
eccessivamente formale, farraginoso e ripetitivo - come in molti altri scritti
di Mao - ne renda assai difficile la lettura e soprattutto l'assimilazione di
eventuali insegnamenti.
Abbiamo difficolt ad immaginare Guevara lettore assorto di quei testi.
Egli non li cita mai, nemmeno indirettamente, nei propri scritti militari (che
tra l'altro non riguardano solo problemi di guerriglia, si badi bene). Ed
anche l'esperienza d e l a guerra rivoluzionaria cubana non confrontabile da
nessun punto' di vista con q u e l a cinese, sia nella fase di avvio sulla Sierra,
sia durante l'offensiva finale ("las campanas invasoras"), diretta da Cantilo
e il Che, rispettivamente contro l'Avana e Las Villas.
L'unico parallelismo di carattere ideoiogico-militare, che forse sarebbe
stato possibile, ma molto a l a lontana, riguarda la questione delle "zone
libere'' e del "potere rosso". Ma 1 Che, che fu effettivamente
l'organizzatore di quel'esperienza a El Hombrito, la inizi verso la fine del
1957, mentre all'epoca in cui cominciava a leggere lo scritto di Mao era gi
impegnato a mettere a ferro e fuoco Santa Clara.
Di El Hombrito, per Inciso, va detto che fu un'esperienza politicamente
essenziale, ma militarmente Insignificante, vista la sua costante esposizione
al bombardamento degli aerei: un problema quest'ultimo, ben poco
"maoista" e di non facile soluzione, per tutte le future guerriglie "rurali"
d e l a nostra epoca, che dovessero eventualmente trovarsi sprovviste... di
artiglieria antiaerea.
Non a caso il Che circoscrisse quell'esperienza di "guerra di posizione"
1
(138) Nella prefazione al libro di Giap, nel 1964, ripeter dei concetti analoghi:
"Cuba, senza conoscere questi scritti, n gli altri che sono apparsi con la narrazione delle esperienze della rivoluzione cinese, inizi il camm ino della sua liberazione
con metodi simili e con il successo che oggi dato a tutti di vedere" (II, 520).
235
(139) Di qui per esempio il suo disaccordo- con l'esperienza delle milizie contadine
realizzata nelle valli -della Convencin y Lares (dipartimento di Cuzco) dal celebre
dirigente- del FIR peruviano Hugo Bianco, nel 1962-63. Hugo Bianco ha fornito
un bilancio della propria esperienza in Tierra o irmene. Las luchas campesinas en
Per, Mexico, 1972, con una prefazione di Peter Camejo. Il Che vi accenna per
esempio nelle- -conversazioni al Minind del 1964 (in "II Piano e gli uomini", cit, p.
38): "In Peni hanno fatto fiasco perch i loro metodi non sono buoni. E' perci
che il compagno Hugo Bianco,-personalmente'un uomo inattaccabile -e ricco di
spirito di sacrificio, destinato a non riuscire".
(140) Tra gli studiosi pi seri che sottolineano l'influenza d Mao sulle idee
militari -di Guevara indichiamo soprattutto Sergio De Santis, "Guerriglia e
rivoluzione nel pensiero di Che Guevara", in Rivista storica dei socialismo, n. 30,
1967, pp. 115-133, ed Antonio Melis, Che cosa ha veramente detto Che Guevara,
Roma, 1970, pp. 28-9 e 104-7. Occorre dire che a differenza del primo, il secondo
va molto oltre il problema militare e tenta -di leggere l'intera esperienza guevariana
attraverso il filtro del maoismo, discostandosene su alcune questioni, ma solo per
privilegiare l'esperienza storica di quest'ultimo. Un tentativo' di. "maoizzazione" di
Guevara, che alla fine degli anni '60 fu compiuto da pi part, ivi compreso dalla
propaganda, sovietica.
(141) "Su tutta, una serie di cose io ho espresso opinioni che piuttosto si
236
avvicinano a quelle dei compagni cinesi: sulla guerra di .guerriglia, sulla guerra di
popolo, sul lavoro volontario, sugli incentivi materiali - insomma una serie di cose
che anche i cinesi sostengono". "Il Piano e gli uomini", cit., p. 38.
237
invece che Guevara abbia studiato con maggior attenzione alcuni episodi
della lotta partigiana jugoslava e soprattutto della guerra di liberazione
algerina, relativamente pi vicine .all'esperienza cubana. Sappiamo infine
che in Congo egli si rec con precise funzioni militari (un accenno
significativo nel Diario di Bolivia al 31 luglio 1967).
Influenze latinoamericane nella determinazione delle sue idee generali
sulla guerriglia - anche se non direttamente assimilabili .alle sue concezioni
pratico-militari - non ne sono mancate. Guardando alla storia del
continente, Guevara avr certamente studiato con interesse particolare la
spedizione di Bolfvar del 1816, che port all'alleanza con. Pez, il capo
guerrigliero delle pianure, poi all'attraversamento delle Ande, quindi atta
campagna venezuelana fondata su una vera e propria guerra di guerriglia.
Ed anche sulla rivoluzione messicana non gli sono certo mancati libri,
descrizioni o suggestioni di esperienze guerrigliere. Non vi sono dubbi,
infine, che dall'esempio storico di Cesar Augusto Sandino, simbolo del
guerriglierismo antimperialista latinoamericano, Guevara abbia tratto la
massima fonte di ispirazione. Lo cita egli stesso come unico antecedente
moderno dell'esperienza cubana in "Guerra di guerriglia: un metodo".
Per quanto riguarda la creazione del primo territorio libero sulla Sierra
maestra, ecco come il Che comunicava la decisione a Fidel Castro in una
lettera del 24 novembre 1957:
"Quando sono arrivato qui ho trovato una situazione nuova, i gruppi che
avevamo lasciato si erano impadroniti della regione e l'Esercito li rispettava.
Abbiamo allora deciso di creare una base di operazioni fissa ncll'Hombrito e Zar/al
e creare l la nostra industria pesante. Abbiamo gi l'armeria che funziona a tutto
gas anche se non abbiamo potuto costruire il piccolo mortaio a causa della cattiva
assistenza di Bayamo che non manda i materiali. Ho ordinato la fabbricazione di
due modelli sperimentali di balestre lanciagranate che credo potranno dare buoni
risultati. Sono state gi fabbricate diverse mine ma ancora non ne esplosa
nessuna e l'Esercito ne ha presa una.
Tutta la zona si sta coprendo di rifugi .antiaerei" (142).
Della vita "sociale", le attivit "economiche" e l'organizzazione del
territorio libero di El Hombrito, Guevara parla nei Ricordi della guerra
rivoluzionaria, (nei capitoli "La lotta al banditismo" e "Un anno di lotta
armata"). Di quell'attivit del Che - destinata ad influenzare tutto il
successivo insediamento dei ribelli sulla Sierra e nel "secondo fronte" della
Sierra Cristal - traccia un quadro sintetico ed efficace Carlos Franqui.
Questi era stato il principale giornalista dei primi anni della rivoluzione
cubana fin dalla Sierra. All'epoca, infatti, era gi direttore di El cubano
libre, un giornaletto "fondato" dal Che, che si scriveva e ciclostilava a El
Hombrito:
"Oggettivamente il Che si era fatto da solo, col suo talento, con la "sua forza di
volont e con la sua audacia La guerriglia un'emulazione individuale e
un'invenzione collettiva. Il Che trasform del feriti con le armi a pezzi,nella
seconda guerriglia della Sierra.
Fu lui a fare le prime incursioni in pianura, cre il primo territorio libero a El
Hombrito; guerra di posizione e non pi guerriglia nomade, In questo territorio
delle forze ribelli, costru fabbriche, forni di pane, ospedali, officine di riparazione
delle armi, install "Radio Ribelle" e altre attrezzature mandate dal movimento
urbano. Un salto di qualit della "guerra, anche se prematuro. Fidel, che un
pragmatista, avrebbe in seguito utilizzato questi apporti del Che" (143).
Da tutta quell'intensa attivit militare Guevara ha tratto esperienze e
riflessioni, confluite poi nei suoi scritti pi propriamente "tecnici" sulla
guerriglia. I pi celebri sono La guerra di guerriglia, pubblicato nel 1960
dal ministero delle Forze Armate come un vero e proprio manuale di
addestramento militare. E l'articolo-sagglo "La guerra di guerriglia: un
metodo" apparso su Cuba Socialista a settembre del 1963, con carattere
esplcitamente pi politico e propagandistico. Entrambi sono molto noti
(144).
All'epoca furono esaltati come testi "politici" d formazione, quasi
racchiudessero una "nuova " insuperabile concezione della rivoluzione.
Oggi appaiono come delle semplici curiosit storiche - il primo soprattutto,
che poi il pi celebre - da affiancare a l a lunghissima lista di manuali per
agitazioni armate, guerre partigiane, insurrezioni e guerriglie varie, prodotti
n e l a storia del movimento operaio.
(144) Su Verde Olivo apparve nel I960 una serie di articoli del Che dedicati anche
a specfiche questioni militari. Senza firma e sotto la rubrica "Consigli al
combattente" essi affrontavano i problemi seguenti: "Il contrattacco", "Le mitragliatrici nel combattimento difensivo", "L'artiglieria tascabile", "Lo sfruttamento
del terreno", "La solidariet nel combattimento", "Morale e 'disciplina dei
combattenti rivoluzionari". Di alcuni - per esempio quello sul contrattacco - si pu
apprezzare la cura meticolosa dell'esposizione, la competenza e l'atteggiamento
specialistico con cui si affrontano anche questioni pi tradizionali dell'arte militare.
E* un altro aspetto' della formazione professionale e "scientifica" del Che, su cui va
per Io meno richiamata l'attenzione.
239
anche alla prova dei fatti, alcune concezioni generali sulla guerriglia, nella
forma per esempio di semplificazioni militaristiche o di meccaniche
trasposizioni di esperienze fatte a Cuba, in un contesto per giunta mollo
diverso ed occorrre dirlo, con un decennio di ritardo. Un decennio che
aveva visto enormi trasformazioni sulla scena politica del continente, fa
l'altro anche per merito di Cuba e dello stesso Guevara (149).
Davanti alle incongruenze ed ai contrasti pi stridenti del'azione
boliviana del Che con le sue precedenti teorizzazioni od esperienze, in
attesa di conoscere gli eventuali retroscena per quanto riguarda il ruolo della
CIA ed altri servizi segreti (coinvolti pi o meno direttamente), allo
studioso non resta che muoversi sulla base di ipotesi. Ed giusto allora che
l'attenzione si concentri sulla questione della scelta del momento e del teatro
delle operazioni, come stato fatto in questi armi, da pi parti e con risultati
diversi.
A noi sembra che a questo riguardo il lavoro pi stimolante per la
riflessione e realmente documentato, sia quello -di Thomas Varlin (150).
Come geografo di professione egli correda la descrizione della zona in cui
si mosse la guerriglia, con una serie di preziose osservazioni. Queste
confemtano in mameradefinitivailcaratteremacroscopicamente inadeguato
del teatro di operazioni prescelto. Ci spinge Varlin a porsi degli
interrogativi ed a formulare un'ipotesi politica, tra le pi realistiche che si
244
siano potate ascoltare, anche se non tale ancora da rispondere a tutti gli
imerrogativ.
Dalla composizione del gruppo guerrigliero (17 ufficiali dell'esercito
cubano, tra i quali molti veterani della Sierra Maestra, 3 dirigenti politici
peruviani, 15 membri del PCB, 9 del PCB filocinese) Varlin ricava la
convinzione che non si trattasse di un "foco" guerrigliero, ma in realt di
"uno staio-maggiore, che aveva cercato un luogo proprizio per
l'addestramento militare di dirigenti di futuri focos, da installare altrove in
BOlivia, ma anche in Per e in Argentina".
Vi uh piccolo dettaglio che confermerebbe questa tesi di Varlin. Nei
"corsi pomeridiani" impartiti ai guerriglieri si insegnava anche il quechua
(vedi nota 37), mentre i dialetti del Nancahuazu appartengono al gruppo
guarani (151). Escludendo l'ipotesi di un'ignoranza linguistica che i fratelli
Peredo e gli altri boliviani avrebbero certamente segnalato, rimane l'ipotesi
che gli allievi del corso dovessero essere inviati in altre zone della
cordigliera andina, abitate da contadini di lingua quechua (per esempio
popolazioni aymara della Bolivia, in Peni, ecc.).
Non si sarebbe trattato di un foco guerrigliero, quindi, e tantomeno di
un progetto nazionale destinalo ad impiantare una vera e propria guerriglia
rurale In Bolivia (perlomeno non in quella prima fase). Guevara si
riprometteva invece, secondo tale ipotesi, d formare uno "stato-maggiore"
di quadri peruviani e boliviani (laddove il settore argentino del progetto era
in preparazione e passava anche attraverso le istruzioni affidate a Ciro
Bustos, l'argentino arrestato con Debray). Questi a loro volta avrebbero
dovuto creare ed addestrare altri gruppi guerriglieri in altre zone della stessa
Bolivia e nei paesi limitrofi.
Era un progetto continentale nel vero senso della parola e non pi
soltanto come slogan propagandistico . Il Che del resto non poteva
realisticamente pensare ad una conquista del potere nella sola Boliva,
davanti a l a minaccia concreta e quotidiana di un intervento diretto
nordamericano. Sarebbe stata un'incredibile ingenuit.
Egli doveva mirare piuttosto all'apertura di vari /ronfi di lotta , ma
contemporaneamente, per porre le premesse material di una vittoria
anch'essa contemporanea in almeno tre paesi del grappo andino: Bolivia,
1
(151) E ceppo etnico, come s ricorder, dei, luoghi della prima infanzia del Che a
Puerto Caraguatay. Un'altra coincidenza simbolica nel "contrapunteo argentino di
asma e yerba mate", da aggiungere ale tante gi ricordate in questo lavoro. Per
inciso, nel Diario di Bolivia Guevara accenna ancora a grandi bevute di mate;
mentre la sofferenza per l'asma si aggrava, sino a farsi insostenibile nelle ultime
settimane per la mancanza delie medicine necessarie.
245
(152) Giornata del 10 luglio 1967. Sulle "'dichiarazioni'' di Debray dopo il suo
arresto, si veda anche il 30 giugno: "Sul piano politico, la cosa pi importante la
dichiarazione ufficiale di Ovando sulla mia presenza qui. Ha detto inoltre che
l'esercito si trova davanti a guerriglieri perfettamente addestrati tra i quali ci sono
perfino dei comandanti vietcong che avevano sconfitto i migliori reggimenti
nordamericani.
"Si basa sulle dichiarazioni di Debray che, a quanto pare, ha parlato pi del
necessario". 1 giudizi negativi del Che a proposito di Debray sono alle giornate del
27,28 marzo, 3,17,19 e riepilogo di aprile 1967.
246
4. L'internazionalismo
Il nomade ribelle che zaino in spalla e sete d'avventure si avvia a
percorrere sentieri inestricabili di cultura e paesaggio latinoamericano, ha in
s tutti i germi della futura passione internazionalista. Il guarani, l'Irlanda e
l'ispanismo gi sedimentati nel mondo onirico del Guevara cordobese e
portello (153), dilatano i pori d'una fantasia adolescenziale avida
allo stesso modo poteva diventarlo qualunque altro angolo del globo, oppresso e sfruttato. Vi quindi una pausa "nazionalitaria" cubana e di passaggio, che prepara e rilancia la seconda fase d'affannoso internazionalismo.
Gli anni della "Diplomazia". Guevara appare estremamente cauto e
circospetto nelle sue prime missioni all'estero. Non si fida dei-canali,
attraverso cui scorre il discorso politico internazionale; non si fida degli
interlocutori - gli ultimi grandi nazionalisti - che incontra e conosce
finalmente di persona; non si fida della retorica diplomatica sui "paesi
fratelli", "socialisti" od "antimperialisti'' che siano. La fratellanza che egli
cerca alla base, nella fame e nel sottosviluppo, nella vita di chi soffre e nel
sacrificio d chi lotta. La Cuba che si porta sulle spalle ad ogni nuovo
viaggio non trova posto nelle conferenze dei popoli di Bandung. Egli la considera parte invece del grande popolo mondiale degli abissi: dell'Intemazionale inferocita nella dipendenza, pronta a nuovi sacrifici e soprattutto
nuove lotte. Abbandona allora le regole della diplomazia formale ed utilizza
i viaggi per creare rapporti, future collaborazioni e per denunce. Soprattutto
denunce, dell'imperialismo, del nazionalismo prevaricatore dei forti e del
nazionalismo succube dei deboli. Nasce cos la sua fama di "ambasciatore
della rivoluzione", non pi cubana soltanto, ma continentale: mondiale lo
sar un giorno.
Il momento della "svolta" ha una data precisa: ottobre 1962, la crisi dei
missili a Cuba. Mentre in una grotta-bunker dirige le operazioni militari per
il fronte occidentale (provincia di Pinar del Rio), Guevara redige anche il
manifesto poltico pi radicale e maturo i cui si abbia traccia fino al suo
messaggio all'Ospaal. Verr pubblicato solo dopo la morte col titolo di
"Tattica e strategia della rivoluzione latinoamericana":
"Si tratta dell'esempio di un popolo che si dimostra disposto alla distruzione
atomica perch le sue ceneri servano da fondamento a societ nuove e che quando
si giunge, senza consultarlo ad un accordo' mediante il quale vengono ritirati i
missili atomici, non tira un sospiro di sollievo, non ringrazia per la tregua, ma si
intromette per far sentire la sua voce...
Cuba sull'orlo dell'invasione: minacciata dalle forze pi potenti
dell'imperialismo mondiale, e persino di morte atomica. Dalla sua trincea che non
ammette ritirate lancia all'America il suo appello definitivo alla lotta; ad una lotta
che non si decider in un'ora o In pochi minuti di battaglia terrbile, ma in anni d
logoramento incruento in tutti gli angoli del continente, tra atroci sofferenze... Da
qui, dalla sua trincea solitaria, il nostro popolo fa udire la sua voce. Non il canto
del cigno di una rivoluzione sconfitta; un inno rivoluzionario destinato a
perpetuarsi sulle labbra dei combattenti d'America. Riecheggia nella storia" (II,
513-8).
E' un ritorno al "continentalismo" originario e di .giovent, ma su altre
249
251
Molto si detto e scritto su questa scelta, fin dal giorno in cui ad ottobre
del 1965, Fidel Castro lesse la lettera "de despedida" del Che. Portava la
data del 1 aprile 1965:
"Sento di aver compiuto quella parte del mio dovere che mi legava alla
Rivoluzione cubana nel suo territorio... Altre terre del mondo reclamano il
contributo dei miei modesti sforzi..."
Due temi dominano quel testo indimenticabile ed affiorano ad ogni riga,
dalla scelta dei termini e delle immagini: una volont politica irriducibile da
parte del Che di portare a compimento il programma deirinternazionalismo
per la nostra epoca (vale a dire la rivoluzione mondiale per il socialismo) ed
una rassegnata malinconia esistenziale. L'inconscia consapevolezza dell'imparit del compito, espressa in quegli insoliti accenni al mondo degli affetti,
alle speranze, alle "lacerazioni dello sprito".
"Lo faccio con un misto di allegria e di dolore..."
A gennaio del 1966 si riunisce la Prima Conferenza dei popoli d'Africa,
d'Asia e d'America latina (OSPAAL). Sembra una concretizzazione dei
suoi ideali internazionalistici. Anche il fatto che si riunisca all'Avana lo
confermerebbe. Ma il Che assente. N un discorso registrato, n un
messaggio. Tra i grandi ritratti che dominano il palco della presidenza si
riconosono Sandino, Marti, Macco, Carnilo Cienfuegos, in mezzo ad eroi
della lotta di liberazione africana ed asiatica.
Anche El Mandi Ben Barka assente, il principale organizzatore della
conferenza: assassinato due mesi prima, al ritorno da Cuba, colla
connivenza dei servizi segreti francesi. A giugno un colpo di stato tenutosi
proprio alla vigilia del vertice afro-asiatico, aveva gi eliminato dalla scena
politica Ahmed Ben Bella, l'anima stessa della rivoluzione algerina, un
grande "alleato" di Guevara.
Con queste tre grandi assenze la conferenza monca. Lo saranno anche
le sue decisioni e l'atmosfera in cui si svolge. Il discorso conclusivo di
Fidel Castro, per esempio, costretto a soffermarsi a lungo proprio sulla
questione dell'assenza del Che, evidentemente per rispondere ad una
domanda inespressa, ma diffusa tra delegati e la stampa estera:
"U compagno Guevara si unito a noi quando eravamo esiliati in Messico e,
fin dal primo momento, egli ha chiaramente espresso l'idea che una volta
terminata la lotta a Cuba, avrebbe avuto altri compiti da assolvere altrove (154), e
(154) Lo pu confermare una lettera del Che ala madre, del 15 luglio 1956, scritta
252
noi gii abbiamo sempre dato la nostra parola che nessuna ragion di stato, nessun
interesse nazionale, nessuna circostanza ci avrebbe spinti a chiedergli di restare nel
nostro paese od a porre degli ostacoli ai suoi desideri, alla sua vocazione".
Ma Castro si abbandona poi ad una polemica minuziosa, lunga,/;
interminabile nell'economia del discorso, con alcuni gruppi latinoamericani
e con singoi intellettuali che nei mesi precedenti avevano avanzato dei
dubbi sull'assenza del Che, arrivando ad insinuare che fosse stato eliminato
a Cuba. SI era trattato chiaramente di farneticazioni, in alcuni casi di dubbia
provenienza (i gruppi del cosiddetto "bureau latinoamericano" posadista),
sempre pero insignificanti.
A cosa mira Fidel con quella lunga divagazione sull'assenza di
Guevara? E' difficile dirlo. Ma se l'obiettivo di canalizzare altrove le
divergenze, il tentativo fallisce. Le dichiarazioni ufficiali della Conferenza,
mantenendosi su un piano di denunce puramente formali, non riescono a
nascondere l'eterogeneit dei partecipanti.
Guevara informato dettagliatamente di tutto ci. Nascosto in qualche
angolo di Cuba, o in procinto d tornarvi dal Congo, segue con
apprensione l'andamento dei lavori dell'Ospaal. Vede II fallimento e si
rende conto che la "diplomazia da paesi fratelli" sta preparando nuovamente
il sopravvento sugli impegni concreti e le responsabilit dirette nella lotta.
Di qui la decisione di accelerare i preparativi boliviani, come arma di
pressione ed anche per crearsi una tribuna mondiale, dalla quale inviare
nuovi messaggi, liberi dalle mediazioni che il gioco delle parti impone
anche al governo cubano.
Il movimento tricontinentale gli tributa tiepidi omaggi, ma in realt
sembra gi intenzionato a canonizzare il suo pensiero: in particolare la sua
concezione militante dell'internazionalismo, per non parlare delle critiche ai
paesi "fratelli". Molti lo considerano politicamente gi morto, visto che
anche in quelle delegazioni provenienti da un "terzo mondo" di aspiranti
ministri, ambasciatori e burocrati - e tra le quali i movimenti combattenti si
contano sulle punta delle dita - non avere pi incarichi governativi equivale
ad esser "morti". Guevara sar magari un simbolo e un esempio, ma perch
ci funzioni "politicamente" necessaria la prova del martirio. Come
Lumumba o lo stesso Ben Barka.
in carcere dal Messico. Sono i giorni in cui Guevara sta per terminare uno sciopero
della fame fatto per la liberazione dei suoi compagni (non per s, si badi bene,
visto che pensava di trovarsi in una situazione cos irregolare dal punto di vista
legale, da non poter realsticamente pretendere d'essere lasciato libero). Scrive
dunque ala madre: "E' inoltre certo che dopo aver riscattato torti a Cuba me ne
andr in un posto qualsiasi ed anche sicuro che rinchiuso in un ufficio
burocratico o in una clinica per malattie allergiche starei male".
253
255
Capitolo V
Umanismo e utopia
"Affior in me una goccia
del poeta fallito che porto dentro"
(lettera al poeta Leon Felipe, 21 agosto 1964)
"Oltre alle scimmiette burocratiche che hai partorito
hai messo al mondo un piccolo profeta ambulante
che annuncia l'avvento del giudzio finale
con stentorea voce che"
(lettera alla madre,17 giugno 1955)
LI giovani (156)
Nel 1918, dieci anni prima della nascita di Guevara, la citt di Cordoba
era stata la culla deEa pi grande ondata di lotte studentesche della storia.
Dall'Argentina, il movimento per la Reforma universitaria si era esteso
all'intero continente, trovando uno dei suoi capisaldi proprio all'Avana e un
leader nella figura prestigiosa di M i o Antonio M e l a , futuro fondatore del
Partito comunista cubano.
Gli avvenimenti storici contemporanei che maggiormente ispirarono ed
alimentarono quel movimento - favorendo per l'appunto la sua dimensione
sovranazionale - furono la rivoluzione russa e la messicana. Di l nascevano
anche le principali organizzazioni d e l a sinistra latino americana,
nazionalista, riformista e rivoluzionaria. E sar nel clima politico avviato e
tramandato da quell'originaria radicalizzazione studentesca, che col passare
degli anni si formeranno molti dei pi celebri uomini politici del continente.
II Che ne parla agli studenti di Santiago il 16 ottobre 1959, incitandoli a
studiare quel'esperienza ed andare a verificare poi i destini politici dei suoi
principali artefici:
257
260
alla freschezza, alla spontaneit - e quindi anche alla "necessit" - del riso e
dell'allegria, era accaduto che
"i giovani dirigenti s'erano messi a pensare cosa debba fare la giovent... per
essere allegra.
_
'Ma come pu un giovane - esplode il Che nel suo discorso - mettersi a pensare'
cosa dev'essere la giovent!?
' Faccia semplicemente ci che pensa: questo deve essere ci che fa la
giovent". (TV, 110).
Allegria spontaneit ed creativit, secondo la critica di Guevara, ma
non "superficialit". SI pone quindi per il Che un problema di "profondit",
di impegno nella creativit, che per non deve soffocare l'immediatezza del
pensiero giovane. Guerra al'indottrinamento, quindi, e all'artificialit del
pensiero sostitutivo, per non distruggere quel carattere "intimo", che ne
costituisce l'essenza pi umana ed eversiva allo stesso tempo.
La "rivoluzione tecnica", il lavoro non-alienato, la ricerca scientifica campi ai quali dovranno ugualmente essere applicati l'entusiasmo, la
spontaneit e l'allegria - restano per, secondo Guevara, i banchi di prova,
le effettive finalit sociali di un impegno giovanile, politico ed ovviamente
rivoluzionario.
"Qui uno dei compiti della giovent: spingere, dirigere con l'esempio la
produzione dell'uomo di domani. E in questa produzione, in questa direzione
compresa la produzione propria" (IV, 114).
E' ormai il discorso sull'uomo nuovo e sulle trasformazioni sociali,
rivoluzionarie ed internazionaliste, che ne rendono finalmente pensabile
nella storia umana, la realizzabilit.
Agli uomini come il Che, ai combattenti "invecchiali" nell'assolvimento
della propria funzione, per il grande contributo umano e politico dato a
questo processo storico, non resta altra prospettiva - secondo Guevara e
per un futuro non lontano - che di ritirarsi per far posto ai giovani: a quegli
stessi giovani cresciuti e maturati politicamente col loro esempio. C' gi
molta malinconia - unita a profondo convincimento antiburocratico - nel
ministro-guerrigliero che conclude il proprio discorso rivolto ai giovani con
le seguenti parole:
"Credo che abbiamo svolto con una certa dignit un ruolo importante, ma
questo ruolo non sarebbe completo se non sapessimo ritirarci in tempo. Un altro
compito vostro anche di creare la gente che ci rimpiazzi, in modo che il fatto che
noi saremo dimenticati come cose del passato sia uno degli indici pi importanti del
molo di tutta la giovent e di tutto il popolo" (IV, 115).
261
(157) Emesto Guevara Lynch, Mio figlio il Che, cit, pp. 122-4
264
mi pare insulso...
Contnuo a fare la mia vita da bohmien-burocratico-senza lavoro, che consiste
nel vivere in un appartamentino simile ad una trappola che concentra i miei delicati
profumi, lavorare gratis alla Sanit e mordermi le unghie pensando a una bistecca".
Sono le "condizioni di vita subguevariane" di cut parla in un'analoga
lettera del marzo 1954. Ma in realt l'amore ha gi cominciato a fare breccia
nel suo cuore e Hilda Gadea entra nella sua vita a tutti gli effetti (si veda la
nota 12). E" "l'uragano Hilda", come la chiama in una lettera alla zia
dell'ottobre 1955, scherzando sulla coincidenza di nome con un uragano
effettivamente abbattutosi in quei giorni sul golfo del Messico. Scrivendo
alla madre il 24 settembre 1955:
"Non so se avete ricevuto la notzia ufficiale del mio matrimonio e dell'arrivo
dell'erede... mi sono sposato con Hilda Gadea e avremo un figlio tea poco".
Sar invece una figlia, come comunicher con molta fierezza alla madre
nel febbraio del 1956, scrivendole da
"Citt del Messico, giorno 25 della nuova era...
La bambina abbastanza bratta , ma non c' che da guardarla per rendersi
conto che non diversa da tutte le creature della sua et... ciononostante, c'
qualcosa che la distingue immediatamente da qualsiasi altra bambina, il suo pap si
chiama Ernesto Guevara".
E' Hildita Beatriz Guevara Gadea. Cos la descrive il padre qualche
giorno dopo:
"Passer allora a parlare della bimba: sono molto contento di lei; la mia anima
comunista si espande pletorica: venuta fuori uguale a Mao Tse-tung. Gi adesso
si avverte l'incipiente pelata in mezzo .alla boccia, gli occhi bonaccioni del capo e 1 a
sua abbondante pappagorgia; per ora pesa meno del leader perch supera appena i
cinque chili, ma con il passare del tempo lo raggiunger. E" pi maleducata della
norma dei bambini".
1 sei luglio, scrivendo .ai genitori dal carcere, appare un'ammissione
significativa di ci che in fondo pu attendersi dalla nascita di quella
bambina. Presagi di morte ed ansie di vita si mescolano in questa lettera che
costituisce un primo malinconico commiato dai genitori, a pochi mesi
dall'imbarco sul Granma:
"Il mio futuro legato alla rivoluzione cubana. O trionfo con questa o ci
muoio... se mi capiter qualcosa di brutto, considerate queste righe come un
266
strana stanchezza di cui soffriva la giovane madre di parecchi figli quando portava
su un secchio d'acqua dal ruscello fino a casa, come dovuta semplicemente al fatto
che si trattava di un lavoro troppo pesante in rapporto con la scarsit e con la
cattiva qualit dei cibi? Questa conclusione sarebbe stata un che di inesplicabile
perch tutta la vita la donna ha portato le stesse secchie d'acqua allo stesso posto e
soltanto adesso prova stanchezza. E" che la gente della Sierrra viene su selvatica e
priva di cure e si logora rapidamente in un tran-tran senza compenso" (1,67).
Sulla Sierra il Che scopre anche la "donna combattente", la guerrigliera
inflessibile nella sua dedizione alla causa e al sacrificio, e che rappresenta
ovviamente il rovescio della medaglia della guajira. E' una storia comune a
tutte le rivoluzioni soprattutto quando avvengono in societ arretrate. La
partecipazione alla lotta costituisce per un gran numero di donne la prima
grande occasione della loro vita per dedicarsi con passione, forza e
autonomia a dei compiti nuovi, siano essi politici o militari. Ed in
quell'esperienza che esse possono maturare a volte una coscienza pi ampia
della condizione generale d'oppressione e sfruttamento femminile,
trasformandosi in vere e proprie avanguardie di femminismo rivoluzionario. Ma dal momento che tale processo non pu svolgersi in maniera
semplice e lineare, sono altrettanto comuni i casi di donne che aderiscono
alle concezioni pi fanatiche e settarie della militanza politica, fatta di
identificazione meccanica coi ruoli dell'autorit gerarchica e dell'"eroismo"
maschile e di assunzione della morale del sacrificio sino alle sue estreme
conseguenze. E questo finisce col perpetuare nella successiva fase di
costruzione del socialismo, alcuni dei limiti pi negativi, ideologici e
strutturali, che alla liberazione umana e sociale della donna ha imposto da
millenni la storia della cultura (159).
Questa "donna combattente" che nasce e si sviluppa sulla Sierra,
rappresenta comunque per Guevara una vera e propria rivelazione. Nel
corso della sua esperienza militare conoscer ovviamente molte altre donne
che nella lotta impegnano tutte se stesse e vi investono energie
straordinarie, al punto di diventare guide spirituali e fattori di
incoraggiamento per gli stessi uomini, come annota il Che. Ma ad una di
queste prime figure eroiche di guerrigliera, che il Che dedica un intero
capitolo dei suoi Ricordi della guerra rivoluzionaria: Lidia, una fornaia di
San Fabio de Yao, accolta tra i quadri della Sierra appena due mesi dopo
l'inizio della guerriglia. Per rievocarne l'esempio, insieme a quello d'una
270
corsivo nostro).
Nell'impresa boliviana, del groppo molto ristretto di collaboratori del
Che, fanno parte due dorme, entrambe con incarichi politici ed organizzativi
di primo piano. Ogni qualvolta Guevara le nomina nel proprio. Diario, lo fa
in funzione dei compiti loro assegnati. Compiti, ripetiamo', "molto
importanti.
Alla prima, la boliviana Loyola Guzmri Lara, espulsa dalla Giovent,
comunista del PCB, fa capo la rete clandestina urbana. Viene arrestata a
settembre del 1967. La seconda una tedesca della RDT di origini
argentine, Hayde Tamara Bunke Bider, alias Laura Gutirrez Bauer,
comunemente nota come "Tania la guerrigliera" (160). Muore con il gruppo
di Joaqufh nell'agguato di Vado del Yeso. Bench incaricata di funzioni
molto importanti a La Paz e fuori d e l a Bolivia (Tania lavorava al progetto
dal 1964-65), si trattiene n e l a guerriglia pi a lungo del dovuto. E' un'altra
contraddizione inspiegabile n e l a vicenda boliviana, che la giovane tedesca
paga con la propria vita,
Guevara rifuta per settimane di credere alla notiza d e l a sua morte, come
se ci implicasse per lui qualcosa di irreparabile in termini politicoorganizzativi, ma anche umani. In quella compagna forse aveva intravisto
per la prima volta le qualt d e l a "donna nuova", la donna del futuro.
tizia o del cameratismo. E' uno d quei casi in cui historie vnementielle e
sentimento si fondono e si combattono, fino a produrre conflitti di grandi
personalit, miscele esplosive d cui non mancano celebri antecedenti
nell'esperienza storica dei movimenti rivoluzionari: Robespierre e SaintJust, Bakunin e Cafiero, Lenin e Trotsky.
Del senso classico dell'amicizia per Guevara, parlano molte biografie,
le sue lettere, il diario di viaggio con Granados, Mentre la riflessione sul
molo di quel sentimento nell'azione politica, nasce e si sviluppa di pari
passo con la sua coscienza rivoluzionaria. I primi accenni all'esistenza di
una morale comunista nel rapporto di amicizia risalgono all'epoca della sua
entusiastica adesione agli Ideali del comunismo in Guatemala. Ed
ovviamente alla madre che egli comunica - sia pure a fini polemici - la
scoperta di quella "nuova" versione di un antico sentimento, in una lettera
del novembre 1954:
"I comunisti non hanno il senso dell'amicizia che hai tu, ma tra di loro ce
l'hanno uguale o migliore di quello che hai tu. Ho compreso questo assai
chiaramente e nell'ecatombe che stato il Guatemala dopo la sconfitta, quando
ognuno badava solo al si salvi chi pu, i comunisti hanno mantenuto intatta la loro
fede e la loro unit..."
Ancora in una lettera alla madre ritoma sull'argomento a luglio del
1956. E" durante lo sciopero della fame in carcere, che egli compie, come
Sappiamo, con spirito puramente .altruistico, per il rilascio dei suoi
compagni (che poi lo ripagheranno non abbandonandolo e riuscendo a farlo
liberare):
"In questi giorni di carcere e in quelli precedenti di allenamento mi sono
riconosciuto totalmente nei compagni della causa. Mi ricordo di una frase che un
giorno mi sembr stupida o per lo meno strana, che riguardava l'identificazione
cos assoluta fra tutti i componenti di un corpo combattente, che il concetto di 'io'
scompariva del tutto per lasciare il posto al 'noi'. Era una morale comunista e
naturalmente pu sembrare un'esagerazione dottrinaria, ma realmente era (ed )
bello poter sentire questa emozione del noi".
L'eperienza della Sierra non pu che rafforzare la scoperta d questa
nuova funzione del sentimento dell'amicizia, favorita ovviamente dalle
vicende della guerra, la quotidianit del contatto con la morte, l'instabilit
d'ogni altro rapporto personale. E' per inevitabile che in questa fase
l'amicizia si faccia cameratismo, e quindi bisogno d'affetto e comunicazione
indistinto, estendibile a chiunque condivida quella .drammatica esperienza di
vita e di lotta. Essa perde cos le caratteristiche di specificit, di selezione ad
personam dell'oggetto di amicizia (o di amore anche), per farsi norma di
272
figlio"
Di "Rolando" (Eliseo Reyes Rodriguez), membro del Comitato -centrale
cubano e combattente nella colonna del Che fin dai primi giorni della Sierra:
"Abbiamo perso il miglior uomo della guerriglia e quindi una'delle sue
colonne, compagno mio fin da che, quasi ancora un bambino, era la staffetta della
colonna 4, e poi fino alla liberazione e adesso in questa nuova avventura
rivoluzionaria" (25 aprile).
E di "Ricardo" (Jos Maria Martfnez Tamayo) "un vecchio compagno di
avventura netta prima sconfitta di Secundo, nel Congo e ora qui" (31
loglio). Il "Comandante Secundo" era l'argentino Jorge Ricardo Masett,
giornalista della rivoluzione e creatore dell'agenzia Prensa latina. Un altro
caro amico del Che, morto nel 1963 nel tentativo di creare un foco
guerrigliero a Salta, nel nord andino dell'Argentina.
Una lista, come si vede, di scomparse cruente che non possono non
aver associato, nell'animo di Guevara, l'idea dell'amicizia con quella della
morte, soprattutto negli ultimi anni della sua vita: un senso del tragico che
risuona nei "canti luttuosi" e nel "crepitio delle mitragliatrici" che chiudono
il messaggio alI'Ospaal.
Forse anche per questo ci sembra che le sue considerazioni pi mature e
serene sul tema dell'amicizia si collochino a met degli anni '60, in
coincidenza con la nuova liberazione di risorse teoriche e la comparsa dei
grandi dubbi problematici che si realizza all'epoca del dibattito economico.
Ne sono una chiara riprova le due commemorazioni della figura di Camilo
Cienfuegos compiute a distanza di pochi, ma decisivi anni l'ima dall'altra.
La prima si apre con l'affermazione che "pi che un compagno di lotta,
di gioie e di vittorie, Camilo era stato veramente un fratello" 0V,296).
Ma il tono della rievocazione artificiale, fatto di aneddoti e
considerazioni retoriche, quasi a costituire la cornice per un quadro
"ufficiale" del celebre Comandante, la cui "ideologia socioeconomica" -
costretto a riconoscere con disagio lo stesso Guevara - "non era perfettamente definita". (Camilo non era comunista ed era molto diffidente nei
riguardi dell'Unione Sovietica).
La seconda rievocazione del 28 ottobre 1964 e si apre addirittura con
una dichiarazione di sincero fastidio nei confronti di tali cerimonie:
"Il ricordarli anno dopo anno in discorsi, finisce col creare questa meccanicit
di cui vi parlavo, meccanicit che per chi ha conosciuto Camilo, ad esempio, come
me, irritante" (IV, 301).
275
3. Arte e cultura
"Ciascuno di noi a tutti i livelli tornato ai libri, sia chi pensava di avere
gi superato questo stadio, sia chi credeva che non vi sarebbe mai arrivato"
(III, 213). Cos inizia un discorso del Che agli operai di una fabbrica di
vernici, a novembre del 1961. E' l'ano de la educacin che si avvia al
termine, con la sua massiccia campagna per l'"alfabetizzazione". E' stato
anche l'anno di Play a Girn.
Guevara non ha responsabilit dirette in quel piano di massiccia
istruzione rivoluzionaria, fondato sulla mobilitazione degli studenti, nella
pratica del pi puro volontarismo, ma si prepara - anche coi libri e con lo
277
(161) In Ideologie, cit., p. 139. Della lettera a Sbato si parlato nel cap. I, note
15 e 23. 1 giudizio che Guevara esprime in questa occasione sugli intellettual
cubani prima della rivoluzione appare troppo schematico. Probabilmente egli
intende riferirsi solo agli intellettuali inseriti nell'appparato del vecchio regime,
perch il mondo dell'opposizione e del "libero pensiero" attraversato invece da
fermenti culturali assai vivaci. Ne abbiamo fornito una visione d'insieme nel cap.
278
281
merito d'aver dato il principale contributo alla realt culturale cubana (163).
Non glielo'permetterebbero del resto nemmeno le sue idee sull'arte e la
cttura, come vedremo.
Tra i dirigenti politici la difesa pi calorosa delle idee di Limes viene
compiuta da Hayde Santamaria - l'eroina del Moncada - mentre Fidel
Castro sta bene attento a non prendere una chiara posizione. Egli pronuncia
un discorso molto generale sui diritti e i doveri dell'artista nella societ
rivoluzionaria, distinguendo tra ibcn formale (a suo dire intoccabile) e di
contenuti (da sottoporre invece a determinate condizioni), oltre che tra
artisti "rivoluzionari" e quelli che non si sentono tali, pur non appartenendo
al campo d e l a controrivoluzione.
Ai secondi egli lancia un avvertimento ("Dentro la Rivoluzione tutto,
contro la Rivoluzione nessun diritto"); uno slogan che bench ripetuto ben
tre volte nel discorso, non viene poi approfondito: chi sono gli artisti
rivoluzionari? Il "dentro" include anche l"avanti" o il "troppo avanti"? E
soprattutto, chi definisce i criteri che debbono regolare l'espressione
artistica? Il Partito? L'Esercito? Il Governo? (Nel 1968, per esempio,
l'attacco contro Padilla partir da un articolo molto "autorevole" di Verde
Olivo, rivista delle Forze armate). Quel discorso (164) lascia senza risposta
questi ed altri importanti interrogativi, come si pu facilmente verificare
anche confrontandolo con le domande ben pi puntuali e di fondo rivolte
dagli scrittori cubani a Sartre.
Nonostante i riconoscimento elogiativi Limes viene chiuso (per evitare,
si dichiara ufficialmente conflitti di competenza con la nuova Unione degli
artisti e scrittori, fondata nell'agosto di quello stesso anno). Il film PM
viene anch'esso ritirato dalla circolazione. Carlos Franqui sar invece
esonerato dalla direzione di Revolution solo nell'estate del 1963, per il
modo in cui viene presentato ai lettori il viaggio di Fidel a Mosca, fi
giornale scomparir definitivamente nel 1964, fuso coll'organo dei vecchi
comunisti, Hoy, a formare il nuovo quotidiano ufficiale del Partito, il
Granma.
11 Che non assume una psizione esplicita su quella vicenda, nemmeno
negli anni successivi. A Carlos Quijano scriver nel 1965:
(163) Lunes de Revolution, numero speciale del 28 marzo 1960. K. S. Karol
afferma che la tiratura del supplemento arrivava a 250.000 copie come il
quotidiano. Sulla vicenda di Lunes Karol si sofferma ampiamente in La guerriglia
al potere, cit., pp. 213-7. Ne parla ovviamente anche C. Franqui con
comprensibile "vivacit" polemica ne / miei anni con Fidel, cit., pp. 130-6.
(164) Fidel Castro, Palabras a los intelectuaks (30 giugno 1961), pubblicato a cura
del Consejo National de Cultura, La Habana, Ano de la Educacin, 1961.
282
"Nel nostro paese, l'errore del meccanicismo realista non c' stato, ma ce n'
stato un altro, di segno contrario" (III, 20).
In realt egli tende a minimizzare l'accaduto, anche .alla luce del fatto
che poco dopo la chiusura di Limes, sono i fautori del "realismo socialista"
a finire nel mirino della repressione. Il 1962 vede infatti la "ltta al
"settarismo", la liquidazione del gruppo di Escalante, un
ridimensionamento effettivo delle mire egemoniche dei vecchi comunisti.
Da ci traggono benefici effetti anche la cultura e la sperimentazione
artistica, che a Cuba esplodono verso la met degli anni '60 in una
girandola di creativit estemporanee, di entusiasmanti quanto tardive
"riscoperte" e 'di autentico libertarismo antidogmatico, da lasciar stupito e
confuso anche il pi prevenuto dei visitatori. Per ritrovare un po' di
quell'atmosfera basta sfogliare le principali riviste dell'epoca come Casa de
las mericas, Pensamiento Critico e Revolution y Cultura. L'apice di quel
processo sar il Congresso culturale dell'Avana, del gennaio 1968. Nella
sua dichiarazione finale, tra l'altro, esso indicher in
"Guevara... per le sue qualit di medico, di scrittore e di pensatore
rivoluzionario, ma soprattutto per la sua statura di guerrigliero, l'espressione
maggiore, pi esatta, pi pura dell'intellettuale rivoluzionario".
A votarla sono intellettuali "organici" o "marginali" di mezzo mondo.
Poi seguir per la cultura cubana una nuova fase involutiva.
Nel biennio 1962-63 le preoccupazioni culturali del Che riguardano due
aspetti cruciali dell'impegno intellettuale (oltre a tutta una serie di aspetti
minori legati alla professione, all'utilizzo della tecnica ed alla ricerca
scientifica, di cui in parte si gi detto). Per il primo, Guevara parte lancia
in resta - vero e proprio Don Chisciotte moderno - contro tutti i tentativi di
falsificazione della realt storiografica, da qualunque parte essi volgano e
quali che siano le motivazioni. Per il Che il fine non pu giustificare il
metodo della calunnia o dell'adulazione, della menzogna o della
semplificazione. E ci come parte, non irrilevante, del suo discorso etico
pi generale sulle caratteristiche dell'intellettuale rivoluzionario.
Egli torna spesso su tale questione. Per esempio nella lettera ad Otero,
gi citata, per la sua vicenda personale; in una lettera d critica a Franqui
come direttore di Revolution, nel dicembre 1962:
"Ritengo che la verit storica debba essere rispettata: costruirla a capriccio non
porta a nessun buon risultato" (TV, 490).
Oppure nella lettera a Pablo Diaz Gonzlez del 23 ottobre 1963:
283
"La prima cosa che deve fare un rivoluzionario che scrive di storia, attenersi
alla verit come un dito in un guanto. Tu lo hai fatto, ma il guanto era da boxeur, e
cos non vale. Il mio consiglio: rileggi il tuo articolo, e togli tutto ci che sai non
essere verit" (TV, 496).
Complementare a questa lotta per la verit storiografica quella per la
serenit eia correttezza nel dibattito. Anche tale battaglia si pu considerare
"organica" alla visione etica che dell'intellettuale ha Guevara e gli esempi
non mancano. Ovviamente essi si fanno pi frequenti quando il Che
stesso a trovarsi coinvolto duramente n e l a polemica, come per esempio nel
dibattito economico.
Egli considera parte di questa correttezza anche la modestia e la seriet
con cui s deve prestare attenzione a chiunque si impegni nel campo
culturale e ritenga di avere qualcosa da dire.
Studente, operaio, intellettuale affermato o semplice dilettante,
l'interlocutore di turno riesce immancabilmente a stabilire un dialogo con il
Che, anche se questi appare costantemente pressato dalle molteplici altre
attivit, in cui si trova coinvolto negli anni del Minind. Ne possono essere
un tipico esempio tutti gli scritti in cui giudica o recensisce numeri di
riviste, articoli o addirittura manoscritti letterari propostigl in lettura. E a
novembre del 1963 che risponde per es. ad un tal Juan Ange! Cardi che gli
aveva inviato alcuni capitoli di ben nove romanzi inediti. Nonostante il
momento critico di avvio del dibattito economico, il Che riesce ugualmente
a farsi un'idea di quel materiale e trovatolo di qualit scadente, risponde
a l o sconosciuto autore con d e l e critiche molto fraterne. La lettera
conclude:
"Se questa osservazione le serve a qualcosa, me ne rallegro; se no, non prenda
male la mia franchezza. Non so quale sia la sua et, n la sua vocazione di
scrittore; l'unica passione che mi guida, nel campo che lei percorre, di trasmettere
la verit (non mi confonda con un difensore ad oltranza del realismo socialista). Da
questo punto di vista guardo tutto. La saluto e le auguro successi nel suo
pellegrinaggio editoraie" (IV, 501).
Si veda anche la lettera ad Eduardo Ordaz Ducunge, direttore
del'Ospedale pichiatrico dell'Avana, cui il Che non risponde con la
prosopopea di un collega medico, ma con una frase scherzosa, che avrebbe
potuto fare la sua fortuna al'epoca dei Cahiers du Surrealisme:
"Seriamente, la rivista buona, la tiratura intollerabile. Credimi, perch i
matti dicono sempre la verit" (IV, 504).
L'altra preoccupazione culturale del Che riguarda la questione
284
"La Jugoslavia l'unico paese comunista che abbiamo visitato che goda di una
libert di critica molto gamie... Maggiore libert esiste nelle .arti, dove accanto a
magnitene realizzazioni realiste, nella pittura per esempio, abbiamo visto intere sale
di rappresentanti delle ultime scuole' dell'arte moderna sulle quali non esprimo
nessuna opinione semplicemente perch non le capisco; il messaggio che
presumibilmente esprimono non .alla portata della mia percezione" (TV, 396).
Questa modestia nella valutzione delle proprie risorse culturali ricorda,
per inciso, quella manifestata dal Che in altre occasioni in cui confessa la
propria ignoranza in campo musicale. Per esempio in una lettera del giugno
1964:
"Accuso ricevuta dei dischi... Del contenuto non parlo. Di musica non mi
permesso di dare neanche una timida opinione perch la mia ignoranza raggiunge
i -273" (166).
Per tornare al realismo socialista, fl Che analizza suoi fondamenti e ne
demolisce l'immagine propagandistica, ne "Il socialismo e l'uomo a Cuba",
del marzo 1965.
Abbiamo gi ricostruito la struttura portante di quell'analisi, fino alla
sua denuncia d'ogni forma d'alienazione che la societ di transizione erediti
dal passato o produca ex novo. Ora il discorso pu proseguire dal punto in
cui il Che afferma che la liberazione dell'uomo non passa solo attraverso il
carattere sociale delle nuove forme di lavoro, ma anche attraverso
"l'espressione della propria condizione d'uomo", possibile con la cultura e
l'arte.
Un processo non certo semplice e lineare, visto che sui meccanismi
stessi della creazione artistica grava il peso di una tradizione alienante ed
autodistruttiva delle potenzialit creative dell'individuo:
"Da molto tempo l'uomo tenta di liberarsi dall'alineazione mediante la cultura e
l'arte. Muore ogni giorno durante le otto e pi ore in cui funge da merce, per
(166) IV, 506'. Oppure in una conversazione .al Minind del marzo 1965: "Mi hanno
chiesto molte notizie su tutta una serie di orchestre, ed io, a mia volta, ho dovuto
prendere informazioni perch non ero al corrente del movimento' musicale di Cuba"
(IV, 347). Una "fortuna" per il Che, che non si cos mai reso conto dello
scadimento e della banalizzazione nel professionismo, a fini di spettacolo, d'una
gloriosa tradizione di musica popolare cubana. Un'involuzione che non certo
frenata dalle nuove musiche delia rivoluzione, ricalcate perloppi sul "sinfonismo"
da parata, degno delle peggiori scenografie hollywoodiane. Ma ad esser sinceri, le
cose non sarebbero andate necessariamente meglio, per il Che, coi moderni tanghi
della nativa Argentina...
286
289
(168) Una bella definizione, contenuta in una lettera del Che a Peter Marucci,
direttore del Daily Mercury in Canada, 4 maggio 1963 (IV, 491).
(169) "Convoco i ricordi delie cose che furono", prefazione al libro del Gen.
Alberto Bayo, Mi aporte a la revolution cubana, La Habana, gennaio 1960 (IV,
452). Su Bayo si veda anche la nota 31.
Per l'omaggio reso dalla cultura mondiale alla figura del Che si veda la raccolta
di poesie, prose e canzoni curata da Meri Franco-Lao e Fabio Pierini, Hasta
siempre!, cit. Aggiungiamo ora Poemas al Che, Barcelona, 1976 e Casa de las
290
(170) Eduardo Galeano, "Che Guevara: il Bolivar del nostro tempo?", un articolo
del marzo 1966, ripreso su Monthly Review, ed. it., n. 10,1969, p. 21.
Manuel Maldonado-Denis, "Ernesto Guevara y Carnilo Torres: revolucionarios
por conviccin", in Casa de las Americas, n. 47, marzo-aprile 1968, pp. 4-16.
1. F. Stone, "The Spirit of Che Guevara", prefazione alla traduzione inglese di
Guerilla Warfare, New York, 1968, pp. IX e XI. Tutti i corsivi sono nostri.
292
avuto i riflessi abbastanza pronti per catturarlo; cos lo abbiamo lasciato passare"
(171).
Sarebbero ancora molti gli aneddoti e gli episodi di umanitarismo, per
esempio verso i prigionieri catturati sulla Sierra a Cuba o nella stessa
Bolivia; il suo prestare cure mediche anche ai feriti del nemico; il rischio
continuo della vita per la salvezza degli altri. E tutti confermano
l'immediatezza di questa istintiva bont guevariana.
Ma accanto campeggia la figura del giustiziere. I disertori, gli stupratori,
gli irresponsabili, i bandidos: una lunga lista di fucilazioni, esecuzioni
sommarie dettate da un tribunale "guevariano" che presto si far "terrore"
sulla Sierra. Vi addirittura una finta fucilazione di tre giovinastri
("simbolica", la chiama, "rito macabro di una vera e propria fucilazione", I,
131), per la quale il Che si giustifica retrospettivamente: ve lo ha costretto
la necessit storica...
Non ha per l'animo di un Robespierre e di suo vi mette solo la
convinzione di stare aprendo la strada al trionfo futuro di una vera giustizia.
A marzo dei1964 confesser ad un'argentina:
"S, lo so di aver fatto fucilare. Ma meno ripugnante che far sorvegliare,
perseguitare, condannare per ragioni che riguardano soltanto la vita privata"
(172)...
Vi sono esecuzioni che egli cerca di evitare ed altre che lo commuovono. Ne parla nei Ricordi della guerra rivoluzionaria, senza ipocrisa
retrospettiva:
"Erano state catturate un paio di spie... Lo spettacolo dei due uomini che
imploravano clemenza era veramente ripugnante e a volte persino pietoso, ma non
si potevano ignorare, in momenti tanto difficili, le leggi della guerra: le spie furono
giustiziate il giorno dopo" (1,76).
grandioso e di tragico allo stesso tempo gli appare nei mezzi disperati
("disumani" direbbe Bordiga) con cui essi cercano le vie della
propria umanizzazione. C' Fanon sulla strada verso il Congo, ma c'
anche l'esempio cruento ed angoscioso dello spirito di sacrificio con cui
affronta massacri e torture il popolo algerino. Guevara sa benissimo che a
"tanto" non s'era arrivati nemmeno a Cuba.
Di l la fusione ormai irreversibile tra odio ed antimperialismo, che
esploder nel messaggio alI'Ospaal:
"L'odio come fattore di lotta, l'odio intransigente per il nemico, che spinge
l'essere umano oltre i limiti naturali e Io trasforma un un'efficace, violenta,
selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere cos; un
popolo senza odio non pu trionfare su un nemico brutale".
Undici anni prima erano-apparse tutte le premesse psicologiche di quella
universalizza/ione politica del discorso sull'odio, quando dal carcere
scriveva alla madre:
"Ci che realmente mi abbatte la tua assoluta mancanza di comprensione e i
tuoi consigli alla moderazione, l'egoismo, ecc., vale a dire le qualit pi esecrabili
che un individuo possa avere. Non solo non sono moderato ma cercher di non
esserlo mai e quando mi render conto che in me la sacra fiamma ha lasciato il
posto a una timida fiaccola votiva, il meno che potr fare mettermi a vomitare
sulla mia stessa merda".
Eppure poche righe dopo appariva l'altra faccia d e l a sua promessa (e
poi mantenuta) intransigenza. La morale dell'altruismo, che si far amore
per gli oppressi, poi spirito di sacrificio ed infine disposizione personale al
martirio:
"Quanto al tuo richiamo al moderato egoismo, e cio all'individualismo rozzo e
pusillanime... debbo dirti che ho fatto molto per liquidarlo, non esattamente questo
tipo sconosciuto e meschino, ma l'altro, il bohmien incurante del prossimo e che
basta a se stesso a causa della coscienza errata o non della mia stessa forza".
Gli anni della permanenza del 'Che a 'Cuba .sono uno scorrere continuo
di prove di quell'abnegazione per gli altri e di annullamento d'ogni
Interesse egoistico per se stesso. Lo dicono i suoi scritti, lo confermano
tutti coloro che l'hanno conosciuto e che hanno lavorato al suo fianco.
Guevara era arrivato a considerare l'amore un bene collettivo troppo
prezioso per sprecarne quote sia pur minime per se stesso, o per altri
singoli individui. Esso andava invece finalizzato ed elevato a metodo di
trasformazione sociale, che a sua volta avrebbe prodotto altro amore, altra
296
completo della parola: coloro che non riescono a raggiungere nessuno di questi
livelli devono dirlo e lasciare la lotta".
5. Utopia e distopia
Umanismo rivoluzionario edialettica della liberazione si concludono per
Guevara, l dove il futuro comincia...
E' solo una formula, ma consente di inserire il contributo etico e teorico
del Che nella storia dell'utopia contemporanea, senza forzature e
fraintendimenti.
In quella storia egli occupa un posto di diritto, ma ci non significa che
sia altrettanto evidente fa- qualit della sua collocazione. Troppe banalit
sono state scitte .anche a questo riguardo, sotto l'effetto spesso di una
momentanea euforia.
Il concetto stesso di "utopia", del resto sottoposto ormai da pi di un
secolo a tali e tanti accomodamenti da potervi far rientrare tutto ci che
emani, sia pure alla lontana, una vaga fragranza di irrealt: meglio ancora se
unita ad una parvenza letteraria d'esoterismo. Il mistero, il sangue, la
catarsi... sono gli ingredienti da romanzo gotico che non hanno risparmiato
neanche il Che. E non a caso l'attenzione della stampa s' accanita sugli
ultimi mesi della sua vita, sulle ultime ore addirittura, alla ricerca come
sempre del sensazionale, dell'idcntificazione emotiva, del simbolismo
filmico, del miraggio "utopico" e dozzinale per l'appunto (174).
"Perch realmente, di Ernesto Guevara non si potr mai parlare al passato".
Lo ha detto di lui Fidel Castro, nella trasmissione radiotelevisiva del 15
ottobre 1967. Ed di Inti Peredo, l'ultimo di tanti altri .compagni d'armi, la
definizione:
(175) E* il titolo del capitolo conclusivo del suo libro sulla guerriglia boliviana. Mi
campana con el Che, cit. p. 143. Imi Peredo si trovava con Guevara nell'agguato
della Quebrada del Yuro, ma riusc a salvarsi, con un gruppo di altri cinque
guerriglieri. Rientrato clandestinamente in Bolivia, fu ucciso il 9 settembre del
1969, all'et di trentadue anni. Nel Diario del Che si trovanoo apprezzamenti molto
positivi nei confronti suoi e del fratello. Per es, nel riepilogo dell'agosto 1967:
"Bisogna notare che si distinguono sempre pi decisamente come quadri
rivoluzionari e militanti Imi e Coco".
299
300
301
appena sfiorati: Utopia e distopia, Milano, 1987. Un'agile storia del pensiero
utopico e distopico anche in Silvia Rota Ghibaudi, L'utopia e l'utopismo, Milano,
1987. Dispiace verificare, tuttavia, che in nessuno dei due lavori menzionato il
contributo del Che, Sono "sviste" che capitano anche nelle migliori... universit.
304
I o
s a c r
c o s
e S;
con
acC
u n
l'uomo a Cuba":
a, Io
jpia
"Da molto tempo l'uomo tenta di liberarsi dall'alienazione mediante la cule la
l'arte. Muore ogni giorno durante le otto o pi ore in cui funge da nieroejale.
resuscitare poi nella sua creazione spirituale. Ma questo rimedio porta in s i g<sua
della stessa malattia: un essere solitario che cerca la comunione con la n a t u r a
L'angoscia priva di senso o il volgare passatempo costituiscono c o m
valvole per l'inquietudine umana" (III, 18).
.^ra
no
Questa visione si fonda per il Che sulla convinzione di stare assistei
ad un vero e proprio disfacimento dell'uomo moderno, n e l e ^
dimensioni umane e culturali. Altrove egli chiama questa situazii,
morboso "decadentismo", ma la sostanza del discorso rimane identica. '
"catastrofe imminente" vera e Irreversibile che minaccia l'umanit p e ^
Che quella della mercificazione del mondo della libera espressi
dell'individuo. Nello stesso articolo Guevara indica una linea di l a v o r o , ^
ricerca che possa contrastare questo processo degenerativo. E' r , |
direzione ovviamente di un uomo integrale e polivalente:
,
one
(tro
uo
r0
c u
n e
"Io scheletro di questa nostra completa libert ormai formato'; mancano ancora
la sostanza proteica e il rivestimento; li creeremo".
Come? con la lotta disperata e all'ultimo sangue che il Che'immagina,
descrive, organizza, compie personalmente:
"La nostra libert e il suo supporto quotidiano sono tinti di sangue e gonfi di
sacrificio.
Il nostro sacrificio cosciente: quota per pagare quella libert che sitamo
costruendo" (HI, 23).
Ancora un intreccio di utopia e distopi a, di futuro e catastrofe, di libert
e sangue. Sono le ultime battute della sntesi utopica guevariana, che non si
conclude per nello scritto. Guevara spinge l'aspirazione al riscatto umano,
alla "redenzione" (come dir nel messaggio al'Ospaal) fin oltre il limite
dell'utopia letteraria e societaria, impegnando il meglio di s - mente e
' corpo - nella realizzazione pratica di quell'utopa.
In questo s apparenta ad una schiera ridottissima 'di profeti, pensatori e
visionari, che hanno pagato di persona il loro sogno di una societ
migliore. Viene da pensare immediatamente a Tommaso Campanella, alla
sua "congiura" del 1599, alle torture e il carcere che sub il suo corpo, alla
deduzione del "comunismo" dalle funzioni psichiche dell'uomo che ide la
sua mente e poi trasfer nella Civitas solis.
E viene da pensare a Gracchus Babeuf, il primo grande "esecutore"
dell'utopia comunista. Potremmo allungare l'elenco, ma non di molto.
Perch sono pochi gli individui del cui nome la storia registri la memoria,
che hanno unito l'audacia dell'utopia sociale da loro propagata, all'audacia
d e l a volont d realizzazione. Si potrebbe dire che solo in questo genere di
pionieri d e l a speranza e del progresso l'utopismo si spinge fino al limite
estremo di far loro ritenere realmente realizzabile 1 progetto societario e
quindi per esso combattere e morire.
Retrospettivamente si potr a volte scoprire il profondo "realismo"
anche di q u e l e prospettive apparentemente utopiche, ma sempre con
l'aggiunta di un "a condizione che ". In quel condizionale si gioca infatti
quel tanto di casualit storica, di calcolo impossibile delle probabilit, che
rende la storia stessa e il futuro qualcosa di non predeterminabile , di
inconoscibile se non post-factum, quindi di avvincente: qualcosa che vale la
pena di vivere... foss'anche per morirne.
E ci porta inevitabilmente a considerare anche la dimensione estetica
n e l a concezione del'utopia guevariana e n e l a disponibilit al sacrificio per
la sua realizzazione. Una dimensione da intendere nel senso migliore del
termine, come espressione e creatrice a sua volta di qualit, di valori umani,
307
308
BIBLIOGRAFIA
A venti anni dalla morte, i repertori bibliografici dell'opera d Che
Guevara appaiono ancora incompleti. Anche la pubblicazione di' scritti
ancora inediti lungi dall'essere sistematizzata in maniera soddisfacente.
Per la sezione riguardante gli scritti del Che abbiamo utilizzato come base il
lavoro d Rolando E. Bonachea e Nelson P. Valds, curatori dei Selected
Works of Ernesto Guevara, per la IMT Press, Cambridge, Massachusetts e
London, 1970, pp. 430-44.
Non esiste praticamente storia della rivoluzione cubana che non
contenga riferimenti pi o meno ampi all'opera del Che. Questo tipo di
letteratura non qui citata e si rinvia invece ai due saggi bibliografici pi
completi su Cuba e la rivoluzione: Sergio De Santis, "La rivoluzione
cubana. Orientamenti problematici e bibliografici", in Rivista storica del
socialismo, n. 18, 1963, pp. 125-78 e Hugh Thomas, Storia di Cuba 17621970, Einaudi Torino, 1973, pp. 1183-21. Si veda anche la Bibliografia in
appendice al nostro Storia di Cuba, Edizioni Associate, Roma, 1987.
ARTICOLI
"Un ano de lucha armada", Verde Olivo, 5 gennaio 1959
"Qu es un guerrillero", Revolution, 19 febbraio 1969
"Una Revolution que comienza", Revolution 9 luglio 1959
"Guerra y poblacin campesina", Lunes de Revolution, 26 luglio 1959
"America desde el balcni afro-asiatico", Humanismo, ottobre 1959
"La India: pais de grandes contrastes", Verde Olivo, ottobre 1959
"Indonesia y la slida unidad de su pueblo", Verde Olivo .ottobre 1959
"Recuprase Japn de la tragedia atomica", Verde 0/*>,ottobre 1959
"Intercambio comercial y de amistad con Ceyln y Pakistan", Verde Olivo,
16 novembre 1959
"Yugosiavia, un pueblo que lucia por sus ideales", Verde Olivo, 23
novembre 1959
"El cachorro asesinado", Humanismo, novembre 1959 - febbraio 1960
"Canto a Fidel Castro", Bohemia, 1 maggio 1960
"Notas para ei estudio de la ideologia de la Revolucin 'Cubana", Verde
Olivo, 8 ottobre 1960
"Un pecado de la Revolucin", Verde Olivo, febbraio 1961
"Cuba, excepcin histrica o vanguardia en la lucha anticolonialista?",
Verde Olivo, 9 aprile 1961
''Discussici colectiva; decisin y responsabilidad linicas", Trabajo, luglio
1961
"Parte oficial de guerra del Che, trasmitido por Radio Rebeldc",
Revolution, Suplemento Grfico, 16 dicembre 1961
"Tareas industrialcs de la Revolucin en los aflos venideros", Cuba
Socialista, marzo 1962
310
311
tranne
313
DISCORSI E CONFERENZE
L'elenco molto lungo (alcune centinaia di titoli) ed incluso con le
rispettive collocazioni in E. Bonachea - P. Valds, op. cit, pp. 433-43.
INTERVISTE
H. L. Matthews, "Interview with Che", The New York Times, 17 febbraio
1957
K'ung Mai Ping An, "A new Old Interview", in Shih-Chieh Chih-Shih, 5
giugno 1959
Cai Bramley, "Interview with Che Guevara", The Wall Street Journal, 24
febbraio 1960
Zeli Rabin, "Interview with Che"", New York Herald Tribune, 14 luglio
1960
314
CINEMA E DISCOGRAFIA
"Che, comandante amigo" (1977), regia di Bemabe Hemhdez
"Mi hijo el Che. Un retrato de f amili a de Don Ernesto Guevara" (1958),
regia di Fernando Birri
"Viva Che!", regia di Darryl Zanouk
"Canti al Che", a cura di Meri Franco-Lao, LP VPA 8127,1 dischi dello
Zodiaco, Milano, 1972
"Che Guevara", Modugno-Spadaccini-Castellacci, eseguito dal Duo di
Piadena, Milano
"Guevara: Hasta Siempre Comandante", eseguito da Ivan d e l a Mea, Il
teatro d'ottobre, Milano
"Carta del Che leida por Fidel", Egrem, CDR, Cuba
"Hasta Siempre Comandante", 4 canzoni cantate da Carlos Puebla, Egrem,
EP-6107, Cuba
"Hasta la Victoria siempre, Che que rido", Egrem LD-CA-4, Casa de las
americas, Cuba
"Changuito guerrillero", in "Le Chant Profond de l'Amrique Latine",
Alfredo e Yolanda De Robertis, Fedro Serrano, LDX, 4395, Paris
315
317
319
321
Azaria, Manuel, 53
Azara, Felix de, 9
Babel, Isaak Emmanuilovic, 281
Babeuf, Gracchus, 307
Bacon, Francis, 300
Bakunin, Michail Aleksandrovfc, 272,
291
Bai zac, Honor de, 40
Bandera Roja, 205
Barabba, 291
Barrientos, Ren Ortufio, 15,56,212
Batista, Fulgencio, 50, 159, 205, 209,
216, 220-1, 223-4, 227, 229 n,
234
322
Caimn Bardavo, 51 n
passim
Casas, Bartolom de las, 18
Castelo Branco, Humerto de Alcncar,
212
Castlo Armas, Carlos, 32,58-9
Castro, Nls, 292
Castro, Raul, 33,70-1
Castro, Reinaldo, 189
Castro Ruz, Fidel, 14, 33-4, 37, 41-2,
45, 55, 63, 70, 74 n, 83, 90 n, 94,
96, 108-11, 113,116-7,123, 1256, 152-3, 168,178 n,198-200,
207, 213-24, 227, 229 , 238-9,
243, 251-4, 257, 271-2, 274, 277,
279,282,298
Catilina, Lucio Sergio, 47
Cervantes Saavedra, Miguel de,
22
"Chapaco" (Jaime Ararla Camper), 35
Chiang Kai-schek, 234
Clbs, Eduardo (Eddy), 42,216
Chibs, Raul, 216
Cohn-Bendit, Daniel, 262
Cid Campeador, 111
Cienfuegos, Camilo, 34, 124, 214-5,
223,232,235,252,271,275-6
Chi En lai, 237
Clausewitz, Karl von, 233-4
"Oodomira", 269
Codina, Alexis, 150 n
Colombo, Arrigo, 303 n
Colombo, Cristoforo, 18
Cooke, John William, 62
Conni, Auguste, 75
Cortes, Hernan, 44
Cassio, Miguel, 143
224
Dortics, Osvaldo, 116
Dumas, Alexander, 134,16
Dumont, Ren, 121,129 n
Dutschke, Rudi, 262
Echevarria, Jos Antonio, 48,215
Einstein, Albert, 79
Engels, Friedrich, 4 2 4 , 4 6 , 7 5 , 7 9 , 8 1 3,103,142,200; 233,262,274
Escalante, Anibal, 97,210,227-8,283
Europeo, 21 n,244 n
Evtuscenko, Evgenij, 281
Fangio, Juan Manuel, 222
Fanon, Frantz, 21,190,295-6
Fanon, Josie, 190-1
Faulkner, William, 281
Feline, Leon, 23,28
Femndez Pablo Armando, 281
Femndez Font, Marcelo, 143,145
Femndez Retamar, Roberto, 279 n
Feuerbach, Ludwig, 103
Figueras, Miguel, 150 n
Flores, Aldo, 254
"Flora", ciclone, 129
Fourier, Charles, 189,300-1
323
France, Aliatole, 21
Francesca. d'Assisi, Santo, 292
Franqui, Carlos, 90 n, 107, 115-6,
172, 217 n, 220-1 n, 224, 226,
236,238-9,279,281-3
Freud, Sigmund, 14, 32,85
Frondizi, Arturo, 62,32,85
Frontini, Norberto, 57 n
Gadea, Hilda, 24-5, 40, 45, 59,
67,88,266-7
Gadea, Ricardo, 25 n
"Galahad", 111,292
Galilei, Galileo, 79
Glvan, Manuel de Jesus, 38
Gandhi Mohandas Karamchand, 291
Garda Buchaca, Edith, 280-1
Garcia Marquez, Gabriel, 25
Garibaldi, Giuseppe, 111
Gauss, Karl Friedrich, 79
Giambulo,299
Giammanco, Roberto, 25 n
Giap, Vo Nguyen, 235 n, 237
Gmez, Jorge, 151 n
Gonzlez, Laura, 84 n
Gonzlez, Joaquth, 39
Gonzlez de Paloma, Maria Antonia,
63
Gramsci, Antonio, 233
Granados, Alberto, 13-4, 18, 20, 26,
30, 38, 57 n, 64, 257, 265,271-2,
277
Granma, 167- 71, 174-6, 178 n, 282 e
passim
Grau San Martin, Ramon, 50
Gurin, Daniel, 164 n, 179 n
Guerra, Eutim, 294
Guevara, Alfredo, 281
Guevara, Maria Rosario, 247 n,276,
292
Guevara, Moises, 101,237
Guevara de la Sema, Celia, 10
Guevara Gadea, Hilda Beatriz,24,2667
Guevara Lynch, Ernesto, 7, 9, 12-3,
19, 23, 29, 32, 53, 55, 60-1, 67,
324
69,233,263-6,291
Guilln, Batista, Nicolas, 27,280,292
Guiteras Holmes, Antonio, 50-1
Gutenberg, Johann, 15
GuzmnLara,Loyob, 192-3,271
Hamecker, Marta, 72 n
Kart, Armando, 221
Hataey, 48
Haya de la Torre, Victor Raul, 24, 38,
65,67
Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, 66
Hernndez, Angel, 151 n
Hernndez, Jos, 26
Herzog, Jesus Silva, 45
Hess, Moses, 103
Hlgueras, 193
Hikmet, Ahmed, 21
Hoy, 282
Huberman, Leo,, 124-6,151
Humboldt, Friedrich Alexander von, 9
Huxley, Thomas, 301
Hyppolite, Jean, 71
Kantorovic, L., 141
Karol, K. S., 21 n, 68 n, 95, 122,
262,282 n
Kautsky, Karl, 88
Keita, Mobido, 208
Kennedy, John Fitzgerald, 129,212
Korsch, Karl, 163,233
Kuusinen, Otto Wilhelm, 83,99,225
Kuwatli, Shukri, 208
Ibanez, Paco, 292
Icaza, Jorge, 19,24-5,3940
Ideologie, 27 n
Irigoyen, Hiplito, 42
Jaurs, Jean, 233
"Joaqufn" (Juan Vitalio Acuna Nnez),
236,271
Johnson, Lyndon Baines, 129,212
Joven Cuba, 50-1
Mono Azul, 23
Monthly Review, 131 n
Mora, Alberto, 126,13843,173
More, Thomas, 300
Morris,WiUiam, 300
Movimiento 26 de julio, 214-26 e
passim
M undo, El, 33 n
Nacin, La, 50
206,212
Pazos, Flpe, 216-7,219
Pensamento Crtico, 95, 151 n,
283 e passim
Peredo Leigue, Guido (Imi), 244-5,
New York Daily Tribune, 43
298-9
New York Times, 34,70,229 n
Peredo Leigue, Roberto (Coco), 245,
Nkrumah, Kwame, 208
299 n
Niedergang, Marcel, 212
Perez, Faustino, 221-2,225
Nietzsche, Friedrich, 100
Perez Galds, Benito, 14,23
Nolff,Max,129n
Pern, Juan Domingo, 13, 60-3, 206,
Nono, Luigi, 25 n
248,263
Novozhilov, V., 140,1
Pesce, Dottor, 30,67
Nuestra Industria: Revista Economica,Pierini, Franco, 21 n, 244 n
71,135 e passim
Piferrer, 218
Nuestra Industria: Revista Tecnologica,
Pisani, Salvador, 30,32
202
Pitagora di Samo, 79
Planck, Max, 79
OCLAE, 188 n, 262 e passim
Plechanov, Georgij Valentinovfc, 104O'Connor, Harvey, 80n
6,109
"Ojarilaij Runa", 192 n
"Pombo" (Harry Villegas Tamayo),
Oliver, Maria Rosa, 293
101 n, 168 n, 212,244 n
Oltuski, Enrique (Sierra), 114 n, 242, Pompeo Faracovi, Omelia, 76 n
279
Ponce, Anibal, 76,274
Ongania, Juan Carlos, 212
Posadas, J., 94,253
Ordaz Ducunge, Eduardo, 284
Prado, Gary, 298 n
Orfila Reynal, Arnaldo, 68
Prcnsa latina, 275
Ortega y Gasset, Jos, 100
Preobrazenskij, Evgenij Alekseevic,
Ortiz, Fernando, 9,289
120,136 n, 139,152,167 n, 175
Orwell, George, 281,301,304
Prvost, Antoine-Francois, 303
Ostrovitianov, N., 139
Prio Socarras, Carlos, 216-20
Otero, Lisandro, 12, 61, 257, 280,
283,305 n
Quadros, iiio, 208
Ovando Candia, Alfredo, 212,246 n
Quevedo y Villegas, Francisco Gmez
Owen, Robert, 300
de, 23
Quijano, Carlos, 77 n, 282
Padilla, Herberto, 281-2
Pez, Jos Antonio, 238
"Ramon'* (pseud. di E. Guevara), 177
Pais, Frank, 48, 214-5, 219-20; 222, Ramos Latour, Ren (Daniel), 207,
224,243
217-22,224,226,267
Pais, Joshue, 215 n
Rampelberg, J. Michel, 199 n
Pannekoek, Anton, 163
Raphael, Lennox, 291 n
Pardo, Israel, 35
"Raul" (Raul Quispaya), 36
Partisans, 148 n
Reed, John, 281
"Patojo", vedi Cceres Valle, J. R.
Resistencia civica, 219
Paz Estenssoro, Victor, 56-7, 204, Revolution, 281-3
326
N. I n v
Dipai-tiinertio di Studi letterari
e lingutaict c! Gl'Occidente.
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