Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
E: N E !
Editore: Nessuno Editore !
Alla Luce dellArcangelo 3
La presente opera protetta dalle
Nota importante
Niente dovuto per il presente libro poich le spese di stampa
e di diffusione sono interamente a carico dellautore.
4
Preambolo
8
Peppino Sansone
Una visione
disse la Madonna.
Monte SantAngelo
Alcuni sensitivi, dico questo per coloro che credono alle pos-
sibilit di alcune persone dotate di particolari poteri o carismi,
riportano di riuscire a percepire vibrazioni spirituali di altissi-
mo livello. Non voglio entrare nei dettagli, ma mi fa piacere se-
gnalare che anche su questi temi esiste una sufficiente letteratura
che appassiona molti studiosi e moltissimi genuini ricercatori spi-
rituali. Vorrei per esortare coloro che si addentrano su questi
temi di non abboccare alle moltissime invenzioni concepite solo
per traviare gli ingenui e i creduloni e per spillare denaro e affi-
liazioni giacch le cose dello Spirito sono cose sante e quindi per
esse vale sempre la frase del Vangelo:
20
Le Crociate
La famiglia
Ci sono, nella storia dei santi, molti casi di doni che hanno
fruttato ai loro detentori delle limitazione e quindi gravi ingiusti-
zie. Anche padre Pio, sicuramente molti dei lettori lo ricorderan-
no, venne confinato nella sua cella del convento di San Giovanni
Rotondo, privato della parte pi preziosa della sua missione: la
confessione, e addirittura spiato con luso di registratori a nastro.
Meno male a Peppino questo dono non caus molti problemi.
Padre Pio
Madre Speranza
Una volta, quando Peppino aveva circa otto anni, i suoi geni-
tori lo portarono a Colle Valenza da una suora mistica, madre
Speranza, gi da allora in odore di santit. Tanta gente andava a
trovare quella beata, e tra tutta quella gente quel giorno cerano i
genitori di Peppino con il loro piccolo. Madre Speranza salutava
i fedeli con il fazzoletto bianco dalla finestra e a un certo punto
chiam quei due signori col bambino e li fece avvicinare per dire
loro che quel bambino un giorno avrebbe fatto prodigi.
Peppino sacerdote
La povert di Peppino
28
Gli appunti
I miracoli
32
addirittura si rafforza, semmai si possa rafforzare qualcosa che ha
gi la massima graniticit.
Un santo sente distintamente cosa sentono le creature che
ha di fronte e che ha avuto il compito di aiutare. Un dolore fisico,
una malattia, un disagio, una preoccupazione, una perversione,
una possessione; un santo sente questo particolare squilibrio nella
creatura con cui in contatto. Un santo sente o avverte una soffe-
renza o una semplice perturbazione dellanimo umano cos come
la sentirebbe se la vicenda accadesse a lui. E ci vogliono spalle
forti per sopportare queste ondate di sofferenza e queste bordate
destabilizzanti.
34
Avevo quarantanni e attraversavo un periodo di notevoli dif-
ficolt su diversi fronti, non ultimi quelli economici e sentimen-
tali. Stavo male. Cos dice una persona giunta a un bivio in cui
deve fare il conto con una parte della propria vita che stata sod-
disfacente ma che non ha colmato le richieste mute che la stessa
vita ha fatto. Dapprima delicatamente, poi con sempre maggiore
insistenza, la vita pone le creature che non hanno mai voluto af-
frontare le questioni importanti, o perch scomode da trattare, o
perch giuste ma che porterebbero verso una vita meno gradevo-
le, davanti al disagio, prima, e al cospetto della sofferenza, dopo.
In molti casi la comparsa di quelle malattie chiamate psicosoma-
tiche rappresenta un chiaro campanello dallarme di una situa-
zione insostenibile. Alla fine, gonfiate dallattesa e dalla man-
canza di decisioni appropriate, ecco che la vita ti presenta il con-
to da saldare. Pi si attende e pi il conto diventa salato. A qua-
rantanni il mio conto non era diventato salato solo perch in
fondo sono sempre stato una persona corretta e perbene, salvo
una vicenda sentimentale in cui avevo trascurato una parte essen-
ziale di cui non mi sono mai perdonato e che non mi faceva sen-
tire bene. Avevo, in breve, maltrattato sentimentalmente una ra-
gazza a me legata e la ricaduta di quel periodo in cui ero stato in-
giusto mi aveva reso infelice. Insomma, stavo vivendo un mo-
mento veramente difficile.
Prima di questo terribile periodo avevo vissuto successi in
ogni campo e avevo trascurato totalmente le cose dello spirito.
Ero, per dirla con un po di ironia, un non credente in comoda
attesa di decidere, ma siccome le cose andavano bene, non mi
decidevo e mi godevo i successi. Dormire sugli allori non mai
da saggi, questo per lo si dice sempre e solo quando il cuscino
di foglie di lauro si tramuta in rovi appuntiti. Le faccende dello
spirito aspettano con pazienza, ma non mai il caso di prenderse-
la con troppa comodit e io ero giunto in quel periodo in cui le
cose dello spirito mi stavano reclamando. I segnali cerano, e
chiari anche, ma io mi ostinavo a non prestare loro attenzione.
Loro per continuavano a segnalare che erano l ad aspettarmi.
Le letture che mi attraevano e che facevo avidamente me lo
stavano anticipando, ma distogliermi dalla pigra comodit della
vita felice e spensierata mi sembrava una vera e propria scioc-
Alla Luce dellArcangelo 35
chezza. Perch avrei dovuto cambiare vita se avevo tutto per es-
sere felice? Cambiare vita quando le cose ti vanno bene diffici-
lissimo e io non ero il tipo che avrebbe cambiato la squadra che
stava vincendo.
Insomma, anche se non avevo fatto granch di sbagliato ero
infelice. Per chi come me la felicit se la ritrova accanto gi dal
momento in cui apre gli occhi al mattino; quella felicit che si
sveglia con te e procede via via durante la giornata come una si-
gnorina che ti tiene a braccetto, e viene a letto con te rimboccan-
doti le coperte e dandoti anche il bacio della buonanotte; per chi
sa che la felicit sar sempre con te, qualunque cosa accada,
terribile vivere momenti in cui ti accorgi che quella stessa felicit
ti guarda come se gli avessi fatto un torto e chiede solo di essere
ascoltata per ritornare a sorriderti. A tutto questo si erano aggiun-
ti anche dei problemi fisici ai quali non avevo mai dato peso e
che nella difficolt psicologica della situazione erano cresciuti e
infine esplosi.
Conoscendo la mia situazione, mia sorella, che vive a Monte
SantAngelo, decise di portarmi da Peppino. Lei lo aveva gi co-
nosciuto e poich ne conosceva i carismi, un giorno, con mia
madre, inventandosi una scusa, mi chiese se avevo voglia di an-
dare da questo santuomo. Per essere certa che avrei abboccato
allamo mi disse meno dello stretto necessario, la formula infalli-
bile per catturare una preda curiosa di sapere, come io sono sem-
pre stato. Probabilmente, anche se mi avesse detto dei carismi di
quelluomo, io non le avrei dato retta perch a quellepoca io non
ero credente e le cose che leggevo a tutto spiano non maspettavo
di ritrovarmele cos prossime a me, praticamente a portata di ma-
no. Quando non credi a Dio, come puoi credere alla Provvidenza
che attestazione della Sua presenza?
A quarantanni, una vita fa, ricordo bene, oltre a non credere,
ero anche contento di essere comero, e mi ricordo che difendevo
sempre con dovizia di argomenti il mio punto di vista in intermi-
nabili discussioni con un mio caro amico di universit, Rocco,
che invece credente lo era sul serio. Ma le cose cambiano, e
cambiano proprio perch tu possa fare le esperienze che ti porte-
ranno alla necessit di fare una scelta di crescita spirituale perch
la vita quello : un percorso di crescita spirituale.
36
Scegliere se credere o non credere, ovviamente con consape-
volezza, una di quelle cose che distinguono una vita ben vissuta
da una vita sommariamente spesa. A prescindere dalla decisione
presa, se uno nella vita ha dovuto affrontare seriamente il tema
dellesistenza di Dio, allora ha avuto la sua occasione e se lha
sciupata solo colpa sua, ma non potr mai dire che non lha a-
vuta perch in ogni esistenza ci sono molteplici occasioni di af-
frontare questo cruciale argomento che, se risolto positivamente,
capace di dare un senso a tutto.
Io ero alla vigilia della mia prova di scelta. Ricordo bene quel
giorno perch avevo detto di no a quellinvito di mia sorella, ma
poi me ne stavo ad aspettarla senza fare nulla in un posto da dove
si vedeva passeggiare la gente del paese. Aspettavo che mia so-
rella tornasse da quella visita e mi chiedevo se avevo fatto bene
ad essere cos orgoglioso e a rifiutare quellinvito. Ci stavo pro-
prio pensando e mi stavo cominciando a sentire pentito di aver
detto cos orgogliosamente e scioccamente di no.
Che mi costava? Cos mi sentivo rimproverare nella mente da
una parte di me, quella parte saggia che pure avevo e che tenevo
imbavagliata quando si trattava di argomentare su Dio. Fu allora
che passarono mia madre e mia sorella. Si tenevano a braccetto e
mi videro l, su quella balconata, ad aspettare senza fare niente.
Fu un molto strano che girassero la testa verso quella balcona-
ta e mi scorgessero al primo colpo, ma lo fecero, e ricordo che
rimasi stupito perch erano riuscite a scorgermi in quel posto cos
defilato al solo girare della testa. Mi fecero segno di scendere e
di accompagnarle e io scesi perch pensavo che stavano tornando
Alla Luce dellArcangelo 37
da quellincontro. Ero incuriosito e volevo chiedere qualche noti-
zia di quella visita. Non feci caso al fatto che la direzione in cui
stavano andando era quella sbagliata. Se avessi fatto pi atten-
zione avrei dovuto capire che non stavano tornando dalla visita
fatta a Peppino, ma che ci stavano andando! Io mi affiancai a mia
madre e mi ritrovai ad andare con loro senza sapere dove mi por-
tavano. Quando domandai comera andata la visita, candidamen-
te mi dissero che ci stavano andando proprio allora. Ero stato
fregato, ma mi sentii contento perch cos quella sensazione di
pentimento era stata rimangiata; in parte per ero ferito
nellorgoglio perch non stavo rispettando il mio proposito ini-
ziale di non andare. Tenere il punto, per alcuni, fondamentale
per sentirsi dun pezzo e alimentare il proprio stupido orgoglio.
Certe volte, per, e non raramente, tenere il punto da scemi.
I doni
Torniamo alle cose che Peppino faceva per il bene del pros-
simo, quelle che ai fini di questa testimonianza hanno veramente
importanza. Ricorderete che allinizio del libro sostenevo che
certe creature, cos come i santi, hanno la possibilit di vedere
nel corpo di altri; Peppino non solo riusciva a vedere in pre-
senza, cio con la persona da visitare posta di fronte a lui, ma lo
poteva fare anche a distanza. Per dimostrare questa possibilit vi
racconto questo aneddoto che mi riguarda direttamente.
Avevo avuto un problema fisico di cui non volevo parlare a
nessuno. Io non mi fido totalmente dei medici (e credetemi,
nemmeno moltissimi di loro si fidano ciecamente dei loro colle-
ghi), anche se devo ammettere che ce ne sono di molto bravi; in-
fatti, non sono quelli bravi che mi preoccupano e, immagino che
anche voi, senza alcun dubbio, sarete daccordo con me su questa
questione. Di questo problema, poich non era tanto urgente, non
avevo intenzione di parlare a nessuno. Tentavo di capirlo da solo,
il mio problema, ma poich non riuscivo a venirne a capo e sic-
come temevo che passasse nella zona delle cose da fare con cal-
ma e che quindi avrei solennemente accantonato, avendone la
Alla Luce dellArcangelo 43
possibilit, ho chiamato Peppino al telefono e gli ho detto: Ciao
Peppino, sono Giuseppe, mi succede questo fatto che non riesco
proprio a spiegarmi. Cosa pu mai essere? Con la solita genti-
lezza, lui mi disse: Ciao Peppe, aspetta che mi siedo e cos ve-
diamo. Non voglio entrare nel dettaglio della questione, ma la
precisione che us per descrivere il problema fisico che mi stava
preoccupando fu tale che io stesso rimasi di stucco perch mi ri-
tornarono in mente alcuni dettagli del momento in cui si era ma-
nifestata la patologia. Io sono abituato alla precisione di Peppino,
ma nonostante questo rimasi meravigliato perch la sua descri-
zione della patologia fu addirittura ineccepibile, quasi quella pa-
tologia lavesse subta lui stesso. Sebbene non sia molto rilevan-
te; lo dico solo per la chiarezza: io telefonavo da Milano.
Anche in unaltra circostanza riguardante la mia salute fisica
Peppino fu altrettanto preciso. Fu quando mi dovetti ricoverare
allospedale di San Giovanni Rotondo (s, proprio nellospedale
di Padre Pio, la Casa Sollievo della Sofferenza, in cui io ero gi
stato da bambino perch tormentato dai reumatismi articolari a-
cuti per mesi). Avevo circa quarantacinque anni e soffrivo di
qualcosa che non si riusciva a comprendere. Mi faceva conti-
nuamente male il fianco destro e, nonostante mangiassi in ab-
bondanza e cinque volte al giorno, dimagrivo quasi a vista
docchio. Sulla lingua era comparsa una patina biancastra e ave-
vo molto spesso mal di testa. La debolezza fisica era ormai una
costante. Il mio medico voleva che mi ricoverassi per degli ac-
certamenti, ma io volevo sentire prima Peppino. Dopo avermi vi-
sitato, mi disse che durante gli esami che il medico mi aveva or-
dinato di fare (e che non avevo ancora fatto) avrebbero trovato
nel mio intestino due infiammazioni e che in seguito sarebbero
guarite perfettamente.
Ovviamente ebbe ragione Peppino. Dopo cinque giorni di ri-
covero, una gastroscopia, una colonscopia e chiss cosaltro che
ora non ricordo, le indagini endoscopiche rilevarono due zone
dellintestino infiammate in modo cronico: una patologia destina-
ta a non guarire mai.
Aggiungo che Peppino mi aveva promesso che mi sarebbe
stato accanto anche in ospedale, ma io, a differenza di alcune
persone che citer anonimamente nel libro, non ho il dono di ve-
44
dere le entit in forma spirituale o astrale e quindi non posso te-
stimoniare la sua presenza, anche se dentro di me sono certo che
lui sia stato accanto a me durante la degenza e durante le indagini
cliniche. Ancora una cosa mi disse Peppino, che le due infiam-
mazioni sarebbero scomparse e che sarei stato bene. Vi confermo
che il mio intestino tornato a funzionare a dovere e solo quando
mangio cibi verso i quali sono intollerante (difetti scoperti do-
po) mi presenta il conto di un dolorino che dura un paio di giorni.
Lori
Numeri e lotterie
Maria Jos
Elettra
Un piccolo rosario
Il testamento cambiato
Unernia asintomatica
Centoquarantatr
62
Un sacerdote mancato
66
Il crocifisso di Cagnano Varano
Maschio o femmina?
Un verdetto ingiusto
Madre generale
Non era mai accaduto prima di allora che una persona fosse
eletta per la seconda volta alla carica di Madre Generale in un
ordine di suore con il quale Peppino era in contatto. Peppino an-
ticip questo risultato e previde anche il nome della suora che sa-
rebbe diventata la successiva Madre Generale: suor Antonietta.
Vicini di ombrellone
Un tumore al viso
Tutti quelli che hanno avuto, come lho avuta io, la fortuna di
gustare la cucina di Peppino, saranno daccordo con me nel giu-
dicarla eccellente. Qui non si tratta di dire bene per laffetto pro-
vato verso una persona cara e scomparsa, qui si tratta di ricono-
scere le qualit culinarie di questuomo che anche in cucina sa-
peva il fatto suo. Ovviamente accanto ai fornelli si faceva aiutare,
ma la direzione e la scelta degli ingredienti, cos come le fasi del-
82
la cottura e le delicate operazioni di speziatura, erano suo compi-
to esclusivo. Molte volte sono stato invitato a pranzo da lui, e
tante volte mi sono fermato a cenare con lui, anche solo per
mangiare un boccone insieme. Chiunque si trovasse allora di ce-
na o di pranzo veniva invitato a sedere e a mangiare, ma ovvia-
mente chi era del paese, sia per la delicatezza e sia per lattesa
della famiglia, decideva di tornare a casa. Io ricevevo linvito
perch abitavo fuori Monte e perch Peppino intuiva che andavo
a trovarlo per un grande affetto che mi univa a lui. A differenza
di altre persone, per, io limitavo le mie visite. Anche quando
potevo, decidevo di non andare perch capivo che quando Peppi-
no mi accoglieva si dedicava molto a me e quindi altri, che pure
avevano da parlare con lui, non trovandolo libero, si ritraevano.
Non sempre le persone possono dire i fatti loro, spesso delicatis-
simi, alla presenza di uno sconosciuto. Sebbene talvolta sia stato
invitato a rimanere e ad ascoltare le confidenze e i problemi dei
visitatori dallo stesso Peppino, io ero solito alzarmi ed uscire dal-
la casa per il giusto rispetto verso altri ospiti in attesa di essere
aiutati. Quando Peppino decideva che la faccenda non era troppo
intima, allora mi invitava a rimanere comunicando alla persona
giunta per il consulto che ero degno di ascoltare e che potevano
contare sulla mia discrezione.
Un medico mancato.
Donazioni
Mansuetudine
La storia di Germano
88
raccontare a tutti la bizzarra storia che avete letto e la sua conti-
nuazione che adesso vi racconter.
Negli anni seguenti al loro primo incontro, era accaduto que-
sto: Germano and dal macellaio che lo sfruttava e gli disse che
quel giorno non sarebbe andato a lavorare da lui perch non stava
bene. Sentendo quelle parole il macellaio comprese lantifona, si
arrabbi e disse a Germano che era meglio che si trovava un altro
lavoro. Germano approfitt immediatamente di quelloccasione
per troncare quel rapporto e trov subito un altro lavoro, proprio
come gli aveva predetto Peppino. In seguito incontr una bella
ragazza, se ne innamor e la spos. Quella ragazza era la figlia
adottiva di una bravissima persona che possedeva il bar in cui e-
rano seduti loro in quel momento.
Germano era diventato una brava persona e Peppino aveva
fatto da innesco a quel cambiamento. La Provvidenza aveva mes-
so sulla strada di Germano quelluomo cos straordinario e lui
aveva capito che doveva approfittare di quella grande occasione
per risorgere e vivere una vita pi onesta.
Un dolore al calcagno
Un miliardario in fasce
Il pap di Matteo
Mamma
Annoto anche questa frase che Peppino disse una volta in mia
presenza per ammonire alcune persone che frequentavano casa
sua e che testimonia implicitamente la sua capacit di leggere
nella mente: Non mi dite mai bugie, mai, perch me ne accorgo
immediatamente!. E questo era il motivo per cui non tollerava
volentieri la visita di gente menzognera.
La neve ad agosto
Una casa
Matteo
L'angiolo di bronzo
Alenia
Le lettere
Lincidente di Vincenza
116
Ridendo, mentre raccontava a noi, Peppino disse che temeva
soprattutto di essere incolpato di qualcosa che non aveva fatto.
In breve tempo, dalla lettura dei documenti contenuti nella
borsa, il commissario della stazione della polizia di quel paese
aveva rintracciato i proprietari della borsa e aveva ricevuto da es-
si la richiesta di incontrare colui che laveva ritrovata. Il commis-
sario, raggiunti i due nel bar, voleva portare Peppino e il suo a-
mico in commissariato per farli incontrare con chi aveva smarrito
i documenti. A Peppino venne una gran paura. Chi lo poteva ras-
sicurare che il commissario non usasse quel pretesto per portare i
due alla stazione di polizia per indagarli di un reato che non ave-
vano commesso? Chi me lo ha fatto fare!, pensava dentro di s
Peppino, ma alla fine il commissario riusc a convincerli.
Alla stazione di polizia Peppino incontr i proprietari della
borsa che ebbero cos la possibilit di spiegare cosa era contenuto
in quella cartella. Erano valori, in forma di travelers cheques, di
una societ che organizzava viaggi in tutto il mondo. Il valore
contenuto in quella borsa era equivalente a centinaia di viaggi e
quindi corrispondeva a una enorme somma di denaro. I proprieta-
ri della borsa (a questo punto dovrei dire, pi correttamente, i cu-
stodi), che dovevano essere degli alti dirigenti di quella societ,
chiesero a Peppino quale localit avrebbe scelto se avesse voluto
fare viaggio, ma Peppino aveva in mente solo di raggiungere la
madre per tranquillizzarla e anche per togliersi da quella situa-
zione che continuava ad diventare sempre pi imbarazzante. Pre-
occupato comera per la madre in attesa da tempo, non aveva an-
cora capito che quei signori stavano cercando di regalargli un vi-
aggio in segno di riconoscenza per aver ritrovato la loro preziosa
borsa. Alla fine Peppino cap lintenzione ma decise di rifiutare il
dono. Dopo molta insistenza quelle due brave persone riuscirono
a convincere Peppino ad accettare un viaggio in America. Un vi-
aggio bellissimo di ben quaranta giorni nei migliori alberghi di
tutta lAmerica; da Las Vegas a New York; dalla California alla
Florida, un viaggio che Peppino nominava sempre, anche se
dellAmerica diceva che come una grande e bella scatola ma,
purtroppo, vuota. S, nonostante la sua notevole bellezza,
allAmerica Peppino preferiva sempre lEuropa, e soprattutto
lItalia.
Alla Luce dellArcangelo 117
Due medici e una storia triste
Lo schiaffo e la carezza
118
Credere da grandi
Un bimbo malato
Corf
Le interviste e le coincidenze
124
Mario
La suora malata
Il tendine di Raffaele
Mario Maratea
128
New York
Per le vacanze estive del 2013, Mario aveva affittato una casa
a Vieste per portarvi la famiglia: un appartamento posto al quarto
piano di uno stabile della bella cittadina posta al vertice del pro-
montorio del Gargano. Nellattesa di Mario, che si era recato in
pellegrinaggio a Medjugorje, la moglie con i figli e la nonna vi si
Alla Luce dellArcangelo 129
erano trasferiti. Il dramma accadde durante un gioco. Uno dei
bambini di Mario era salito sul cornicione e si era sporto nel vuo-
to, forse per vivere lebbrezza della trasgressione. Purtroppo in
quella circostanza si era sporto pi di quanto dovesse e si era sbi-
lanciato. Stava per cadere quando la madre di Mario, con una
mossa quasi incredibile, riusc ad afferrarlo allultimo istante.
Mario non sapeva nulla di tutto questo, ma dopo essere torna-
to dalla Bosnia-Erzegovina, circa una settimana dopo il fatto,
Peppino gli disse che aveva salvato suo figlio. Mario non aveva
ben compreso la consistenza di quellaffermazione e quindi si fe-
ce ripetere quella frase. Peppino gli disse di nuovo che mentre lui
era a Medjugorje aveva salvato il figlio che stava cadendo dal
cornicione della casa di Vieste sostituendosi temporaneamente
alla madre e afferrando il figlio in procinto di cadere nel vuoto.
Mario rimase molto scosso da quella rivelazione e quando torn
a Vieste chiese alla moglie e alla madre di raccontargli
laccaduto. La madre fu inizialmente reticente, ma quando Mario
cominci a raccontare tutti i dettagli di quellavvenimento cos
poco gradevole con i particolari descrittigli da Peppino, fu co-
stretta a raccontare e a confermare laccaduto.
La febbre scomparsa
Le ciliegie miracolose
Lazienda di Mario
Carcinoma allintestino
La testimonianza di Mariano
Il pap di Mariano
Operazione a distanza
Giovanna
144
La sua storia di persona mistica e dotata di sensibilit spiritua-
li inizia nel 1983. A quellepoca, di notte, aveva delle visioni du-
rante le quali liberava persone che venivano attaccate dal Male.
Ricordo che una notte ho liberato dai lacci del Male un uomo
che non riusciva ad avere rapporti con la moglie; ricordo che
mentre aiutavo questa persona mio figlio Antonio ebbe paura
perch la mia voce era diventata maschile, racconta Giovanna in
uno degli aneddoti che la riguardano. Parlavo con le persone,
continua Giovanna, e si avveravano le cose che anticipavo loro,
spesso anche dopo molto tempo che le avevo previste. E ancora:
Un giorno arriv una donna che mi diede della pazza perch le
avevo detto che si sarebbe sposata entro poco tempo e che per
avrebbe anche divorziato. Nonostante quella mi avesse conside-
rato uninvasata farneticante, accadde proprio quello che avevo
predetto. Un giorno, dopo due mesi che quella donna era andata
via di casa, alla madre arriv una sua telefonata. Quella povera
madre, impaurita, mi chiam e io la tranquillizzai dicendo che la
figlia era andata in Germania e che non si doveva preoccupare.
Quando la figlia le ritelefon e le conferm che era davvero an-
data in Germania, mi chiam e mi disse che veramente stava l,
in Germania e io allora le dissi che la giovane avrebbe trovato un
bravo ragazzo, che si sarebbe sposata e che avrebbe avuto un fi-
glio maschio. Cos accadde, ma prima di avere la gravidanza
quella ragazza mi chiam intristita dal fatto di non riuscire a ri-
manere incinta. Io la rassicurai e qualche tempo dopo, finalmen-
te, ebbe un bimbo.
Le confidenze fattemi da Giovanna sono tante, ma lei non le
dice volentieri perch una persona riservata; soprattutto non
vuole che si confonda la grandezza spirituale di Peppino, sua
Guida e suo angelo benefattore, con le sue possibilit e i suoi
carismi il cui approfondimento lei ritiene una conseguenza
dellopera di Peppino.
Giovanna continua il racconto delle sue vicende: Una notte
vidi in sogno il mio cortile pieno di persone. Cerano anche i ca-
rabinieri e tra la folla c'era un monaco che mi parlava e diceva:
Tra poco ti arriver un bimbo con nove linfonodi ingrossati e tu
lo guarirai. E cos fu. Accadde proprio quello che mi era stato
dato di vedere in sogno. Alla mamma del bimbo malato dissi che
Alla Luce dellArcangelo 145
il figlio sarebbe guarito, ma quella rimase incredula. Venne da
me per ben nove giorni consecutivi. Prima di decidersi a credere
lei voleva aspettare i risultati degli esami medici. Quando arriva-
rono i referti e confermarono quanto le avevo predetto, le dissi
che doveva andare a San Giovanni Rotondo per ringraziare san
Pio. Lei per non and a San Giovanni Rotondo e and a Pietrel-
cina, forse perch quel posto era pi vicino. A Pietrelcina non a-
scolt nemmeno la messa poich, disse, il bimbo, proprio quel
bimbo che era stato guarito, piangeva. Quando mi raccont que-
sta storia per lindignazione la cacciai via da casa mia.
Allinizio, quasi trentanni fa, non comprendevo ci che mi
stava succedendo e arrivai a pensare di essere pazza. Per due anni
ho vissuto in uno stato di depressione. Piangevo sempre; restavo
a letto a cercare di capire quello che mi stava accadendo, senza
riuscire a comprendere. Ma le cose della mia vita presero una
piega inaspettata quando mia sorella fece la prima comunione e
con la famiglia andammo a pranzare al ristorante. In quella occa-
sione incontrai un mio cugino che stava a San Giovanni Rotondo.
Per me fu una gioia immensa perch non vedevo questo mio pa-
rente da molti anni. Parlammo per molto tempo e in quella lunga
chiacchierata mi raccont che conosceva una persona speciale
che era in grado di leggerti completamente dalla testa ai piedi.
Affascinata da questa cosa io dissi a mio cugino che volevo co-
noscere al pi presto quella persona cos speciale. Riuscimmo a
fissare un appuntamento per andare a trovare questo signore, cos
speciale e in una bella mattina di luglio io, Mimmo mio marito
Gelsomina e le mie due figlie gemelle, Carla e Luisa, dopo una
iniziale indecisione dovuta al fatto che a mio marito era venuto
un fortissimo mal di testa, partimmo per Monte Sant'Angelo, il
paese della Puglia dove viveva questo straordinario personaggio.
L'appuntamento era per mezzogiorno. Arrivati davanti alla casa
di Peppino scendemmo dallautomobile solo io e Gelsomina per-
ch le gemelline non volevano scendere. Entrammo. Non appena
mettemmo piede in casa di Peppino egli mi disse: Ti sei presen-
tata, finalmente, ti stavo aspettando!. Io rimasi di stucco. Quel
Ti sei presentata! che sembrava un rimprovero mi fece effetto.
Peppino ci fece accomodare, ma dopo un po mi chiese di alzar-
mi in piedi e di dirigermi verso la TV; poi mi chiese di stendere
146
la mano sinistra. Dopo tutte queste strane manovre di cui io non
comprendevo la finalit, mi disse che al seno sinistro avevo un
accumulo di latte ma che non dovevo avere paura. Io rimasi in-
credula, per Gelsomina mi ricord che avevo fatto l'ecografia al
seno e che nel referto era scritto proprio quanto Peppino mi ave-
va appena detto. Dopo quella rivelazione che mi riguardava e che
nemmeno io stessa ricordavo, ancora pi sbigottita guardavo
quelluomo che mi sorrideva amabilmente. Poi Peppino aggiun-
se: Cara figlia, quante persone un giorno arriveranno a casa tua!
A quel punto, dopo tutte quelle strane cose, io non capivo quasi
pi nulla di ci che Peppino mi andava dicendo. Ero sospesa tra
lincredulit e lo stupore. Ad un certo punto mi disse di chiamare
il malato che era fuori. E io, ancora una volta, non capii.
Mi spieg che mio marito, che stava fuori ad aspettarmi in
macchina, quella stessa mattina aveva avuto un forte mal di testa
e che per quella circostanza stavamo per rinunciare al viaggio.
Disse che mio marito aveva un infarto in atto e che lo dovevo far
entrare al pi presto. Io chiamai subito mio marito e quando lui
entr, Peppino gli stese la mano davanti al corpo, ma senza
nemmeno toccarlo, e cos lo visit. Poi disse: Il rischio infarto
passato; se tu dovessi avere di nuovo dolore non aver paura per-
ch vedrai che ti passer subito. Io ero sempre pi sbalordita per
tutto quello che stava accadendo davanti ai miei occhi. Peppino
continu a parlare dicendomi che un bel giorno avrei visto la
Madonna e che avrei guarito tante persone. Ancora una volta
nellascoltare tutte quelle cose che a me sembravano assurde ri-
masi totalmente incredula.
Diventammo molto amici, io e Peppino, e ci sentivamo spes-
so per telefono. In ogni nostra conversazione telefonica lui mi
passava allapparecchio tante persone che mi confermavano le
cose che gi mi aveva detto lui. Compresi che tutto quello servi-
va a rassicurare altre persone che, come me allinizio, erano in-
credule.
Un bel giorno, mentre a casa mia pregavo davanti a un qua-
dro di Ges, vidi due volti giovani che non avevo mai visto pri-
ma. Erano nel quadro e io li vedevo, ma per la particolarit di
quanto vedevo, mi domandavo lo stesso: Me lo sto immaginan-
do oppure sono veri?. Dentro di me sapevo bene di vederli ve-
Alla Luce dellArcangelo 147
ramente, ma non comprendevo con precisione cosa e chi avevo
visto. La visione era perfettamente nitida, ma io non mi volevo
convincere. Decisi di chiamare Peppino che mi rassicur senza
per spiegarmi nulla. Io volevo capire, ma non riuscivo. All'im-
provviso mi sono ritrovata a terra, nella tipica posizione delle
suore quando prendono i voti. Dopo un po' di tempo Peppino mi
disse di andare da lui, a Monte Sant'Angelo.
Ci andai con mia figlia Gerarda e con mio marito e restai a
dormire l. Il giorno dopo partimmo per Bitonto quasi senza sa-
pere perch ci andavamo e senza sapere come arrivarci. Se-
guimmo le insegne stradali e arrivammo a Bitonto. Eravamo io,
Annalisa, Gerarda, Peppino e Giovanni e finimmo per entrare in
una splendida cattedrale. Io mi incamminai lungo la navata della
chiesa e mi sedetti. Quando dopo un po alzai gli occhi, vidi quei
due volti che avevo visto nel quadro a casa mia: erano San Cosi-
mo e San Damiano. Compresi che era stata una visione che aveva
lo scopo di avvisarmi di qualcosa. In seguito seppi che riguarda-
va mia figlia Gerarda che era affetta da un tumore al seno. Era un
tumore benigno che gli stessi due santi le avevano tolto in modi
cui la medicina umana tradizionale non ha accesso. Molti sanno
che san Cosimo e san Damiano, per questo genere di interventi,
vengono chiamati dai fedeli e dai loro devoti i santi medici di Bi-
tonto; da quel giorno so anchio con questi nomi cosa si vuole
intendere.
Giovanna aggiunge unultima cosa: Quella volta che li vidi
nel quadro mi avevano fatto un cenno con la testa per farmi com-
prendere questo miracolo. Ho capito cos, in quel momento, che
quel viaggio cos strano e nemmeno studiato era servito alla gua-
rigione di Gerarda. Per la forte emozione io piangevo e guardavo
Peppino per avere unulteriore conferma di quanto era accaduto.
Non facile accettare simili avvenimenti, nemmeno per chi
come me aperto al soprannaturale per predisposizione .
Unaltra testimonianza
Da Tonia di Monopoli
Ida
154
Da Francesco di Monopoli
158
In verit sono a conoscenza di tanti altri casi come questi, e
forse non basterebbe un libro intero per raccontarli tutti. Termino
questa mia testimonianza dicendo che sono Francesco Perricci di
Monopoli. Ho sessantasei anni, sono felicemente sposato da qua-
rantanni, ho cinque figli e cinque nipoti. Grazie a Dio, ora siamo
tutti in buona salute. Voglio solo aggiungere che Peppino spesso
mi diceva che senza preghiera non si va da nessuna parte.
Barbara
160
Peppino e che lui non mancava di portare in ogni luogo da lui vi-
sitato.
La notte prima che ritornasse alla casa del Padre, mentre sof-
friva, straziato dalla pesantezza della malattia, abbiamo pregato
con le parole dei Salmi:
Alla Luce dellArcangelo 161
Mia forza il Signore. Anche se andassi per valle oscura non
temerei alcun male perch Tu sei con me. Il Tuo bastone e il Tuo
vincastro mi danno sicurezza. Beato luomo che trova il suo rifu-
gio in Lui. Nulla manca a coloro che Lo temono.
Luciana
Un figlio lontano
Laereo caduto
170
Una visita non gradita
Larcobaleno
Per otto anni sono stato alle prese con la malattia di mio fi-
glio al quale erano stati diagnosticati dei disturbi psicologici e
psichiatrici che erano nati di punto in bianco. Nessun dottore riu-
sciva a capire il problema di questo ragazzo che continuava a
peggiorare col tempo. La diagnosi era disturbo ossessivo-
compulsivo con anoressia. Purtroppo la realt era ben diversa. E
peggiore!
Attraverso delle amicizie fui indirizzato verso Peppino San-
sone di Monte SantAngelo. Lui per inizi a curare me senza
che io lavessi chiesto. Mi cur la spalla sinistra che da 37 anni
era lesionata irreparabilmente per via di un incidente sportivo di
giovent; poi mi cur dalla possessione diabolica che mi perse-
guitava da anni.
La malattia di mio figlio si rivel, anche quella, una posses-
sione. Io lavevo presa a causa di alcune sedute spiritiche che a-
vevo fatto per gioco quando avevo circa ventanni. Facevo quella
sciocca cosa del bicchiere sul cartone con dei miei coetanei e di
certo non potevamo sospettare che rappresentava un pericolo cos
grande. Mi infettai di possessione demoniaca. Negli ultimi anni
notte e giorno delle voci diaboliche mi parlavano nella testa e
quando andai a trovare Peppino, dopo chebbi raccontato questo
problema, lui ebbe un segno dallimmagine dellArcangelo che
teneva in una cornice appesa al muro. Mi chiese se anche io a-
vessi visto, ma io non ero stato attento e dissi che non avevo vi-
sto nulla. Poi Peppino accese le luci del quadro che stavano at-
torno allimmagine dellArcangelo e mi disse di recitare con lui
una preghiera a san Michele. Terminata questa preghiera mi disse
che sarei dovuto andare alla messa nella grotta della Basilica e
mi raccomand di fare la comunione. Cos feci, e dal giorno do-
po io non udii pi nessuna voce. Dopo anni ero finalmente libero.
174
Il mio ragazzo invece non aveva mai fatto nessuna cosa di quel
tipo e ciononostante sub una possessione che laveva portato da-
gli psichiatri e allanoressia.
Prima di giungere da Peppino tentammo di tutto. Ricorrem-
mo a diversi carismatici come don Michele Pio Cardone della
parrocchia san Nicola di Rodi Garganico che ha il dono della
preghiera di guarigione. Don Michele vide che mio figlio aveva
accanto lo spirito di una ragazza morta giovane che il mio ragaz-
zo chiamava (e chiama) Angelica; lo spirito di una brava ragaz-
za che gli sta accanto amorevolmente e che laiuta a tornare alla
Luce. Un giorno vidi in una visione che lArcangelo Michele lo
teneva per mano e lo proteggeva. Purtroppo per la guarigione to-
tale da queste cose occorre molto tempo. Adesso guarito quasi
del tutto, ma occorrono ancora due ultime cose per la liberazione
definitiva: la confessione e la comunione. Prima di giungere a
questo punto quasi terminale, una volta che portammo il giovane
nella grotta della Basilica, lui fugg a gambe levate salendo a tre
a tre i gradini della lunghissima scalinata che portano alla chiesa.
Adesso riesce anche a seguire tutta la messa, ma non riesce
ancora a fare quellultimo passo della comunione.
Poich il Signore mi parla nello spirito, so che questo mo-
mento vicino e per questo lo ringrazio.
Francesco
Le ultime testimonianze
Senza nome 2
182
Peppino mi disse anche unultima cosa: Vai dalla Madonna,
a Carbonara, a dire il rosario, e io da allora vado alla Madonnina
a pregare per tutte le famiglie.
Senza nome 2
Senza nome 3
Senza nome 4
Senza nome 5
Malefici
190
In punta di piedi
e con le parole che Ges, il Messia del Signore, usava dire quan-
do entrava in una casa, giungeva in un luogo e quando incontrava
altre persone:
Pace a voi!
196
Il quadro di una Madonna bizantina fotografato in casa di Peppino Sansone.
198
La camera in cui Peppino Sansone riceveva le visite. In alto a destra il
quadro dellArcangelo Michele illuminato.
200
INDICE
Preambolo .. pag. 7
La santit vista da vicino pag. 11
Peppino Sansone pag. 11
Una visione pag. 12
Monte SantAngelo e lArcangelo pag. 16
Pellegrini nella Grotta pag. 22
Le Crociate .. pag. 23
La famiglia pag. 25
Il ricordo di una bambina pag. 25
Padre Pio pag. 28
Madre Speranza pag. 29
Peppino sacerdote pag. 29
La povert di Peppino pag. 30
Gli appunti pag. 31
I miracoli pag. 35
La vista dei santi pag. 37
I doni ... pag. 41
Lori pag. 48
Numeri e lotterie pag. 50
Le ciliegie di Peppino pag. 51
Maria Jos ed Elettra pag. 53
Un piccolo rosario .. pag. 55
Una telefonata sbagliata pag. 56
Il testamento cambiato pag. 57
La moltiplicazione dei pesci ... pag. 58
Unernia asintomatica pag. 60
Lolio e il mulino dellabbondanza pag. 60
Pioggia per tutti pag. 63
Una festa di matrimonio pag. 64
Centoquarantatr pag. 65
Sacerdote mancato pag. 65
Una gita nella foresta .. pag. 66
Il crocifisso di Cagnano Varano pag. 69
Tre giorni alla seconda Medjugorje . pag. 71
Il crocifisso di padre Pio pag. 73
La fioritura di un albero in pieno inverno . pag. 74
Maschio o femmina? pag. 75
Un verdetto ingiusto pag. 76
Madre generale .. pag. 77
Quello il dottore che mi ha operato! . pag. 77
Nel tempo e nello spazio . pag. 78
Il San Michele trafugato.. ... pag. 79
Vicini di ombrellone ... pag. 81
La ragazza col tumore al seno ... pag. 81
202
Corf .. pag. 125
Le interviste e le coincidenze . pag. 126
Mario pag. 128
Fertile come la buona terra . pag. 130
La suora malata . pag. 130
Il tendine di Raffaele .. pag. 131
Mario Maratea . pag. 131
New York . pag. 132
Peppino salva il figlio di Mario pag. 133
Alla guida di un furgone .. pag. 133
Una gravidanza ritenuta impossibile .. pag. 134
Uno spavento terribile .. pag. 135
Uno sconosciuto in pena per un esame clinico pag. 135
I numeri, una volta tanto .. pag. 135
Lincensiera e il santuario alla Madonna di Carbonara pag. 137
La febbre scomparsa . pag. 138
Le ciliegie miracolose . pag. 138
Lazienda di Mario . pag. 139
Un negozio a New York . pag. 139
Carcinoma allintestino . pag. 139
La testimonianza di Mariano pag. 140
Il pap di Mariano .. pag. 142
Operazione a distanza . pag. 142
Una bella notizia da Peppino pag. 144
Il ricordo di un soggiorno di Peppino ... pag. 145
Giovanna pag. 148
Unaltra testimonianza . pag. 152
Da Tonia di Monopoli .. pag. 155
Ida . pag. 156
Da Francesco di Monopoli . pag. 158
Ancora una guarigione per intercessione di padre Pio pag. 162
Barbara pag. 162
La testimonianza di una ragazza di Monte SantAngelo pag. 168
Luciana pag. 169
Un figlio lontano . pag. 171
Il viaggio della Madonna di Loreto pag. 171
Laereo caduto pag. 172
La testimonianza di una coppia di sposi .. pag. 173
Una visita non gradita .. pag. 175
Larcobaleno pag. 176
Lella .. pag. 177
Ancora un caso di possessione pag. 178
Francesco pag. 179
Le ultime testimonianze . pag. 183
Senza nome pag. 184
In punta di piedi pag. 186
204