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Tesina di Laurea
Relatore Laureando
Prof. Emanuele Zinato Anna Fortunato
n matr. 1044413/LT
Introduzione 5
Capitolo 1
Dopo la lirica, ancora la lirica
1.1 La complessit di una creazione letterario: uno sguardo sulla prima met del Novecento 9
1.2 La citt della poesia moderna: la via della lirica 13
Capitolo 2
Capitolo 3
Conclusione 49
Bibliografia 53
3
Introduzione
Nel primo capitolo quindi, preso atto della complessit della ricerca di
ununivoca definizione di lirica e presentata la posizione di Testa, si procede
con lillustrare due studi a favore della tesi opposta e cio di una persistenza
della lirica al di l delle sperimentazione che hanno investito la struttura
metrica e il repertorio linguistico di questultima almeno dalla met
dellOttocento. Questi studi, assunti come strumenti di indagine al fine poi
di individuare una persistenza della lirica proprio nellopera giudiciana,
sono Sulla poesia moderna2 di Guido Mazzoni e Il testo lirico3di Giuseppe
1
E. Testa (a cura di), Dopo la lirica: poeti italiani 1960-2000, Einaudi, Torino,
2005
2
G. Mazzoni, Sulla poesia moderna, Il Mulino, Bologna, 2005
3
G. Bernardelli, Il testo lirico. Logica e forma di un tipo letterario, V&P
Universit, Milano, 2002
5
Bernardelli. Nel primo, come si vedr di seguito, la poesia moderna viene
definita attraverso una metafora concettuale dallefficacia iconica: Guido
Mazzoni parla della poesia moderna nei termini di una citt con un centro,
la lirica e due periferie rappresentate dalle sperimentazioni che dalla lirica si
allontanano ovvero i longs poems o pomes en prose che superano i limiti
della poesia soggettiva affrontando contenuti saggistici o narrativi e la
posie pure che si basa sullelaborazione del significante nel tentativo di
ridurre la poesia ad un puro gioco formale. Attraverso questa metafora
quindi quanto si allontana dallidea di lirica viene ricondotto non ad un suo
opposto ma ad una sua differente elaborazione. Lo studio di Giuseppe
Bernardelli individua invece quelle che possono considerarsi alcune
propriet pragmatiche della lirica, elementi che a prescindere dallepoca,
dalla corrente letteraria e quindi dallelaborazione formale e contenutistica
del testo possono essere individuati: secondo Bernardelli infatti un testo
lirico un discorso in presenza svolto assumendo che vi sia linterlocutore e
che questo condivida il medesimo contesto non solo storico e culturale ma
spesso anche fisico del poeta il quale vi si riferisce attraverso espressioni
indicali e nomi propri che hanno funzione deittica.
6
delle considerazioni circa la struttura pragmatica del testo lirico proposte da
Bernardelli, sia attraverso lormai nota al lettore metafora cittadina di
Mazzoni, grazie alla quale emerge il trattamento che Giudici riserva alla
lirica, non estraneo, tra laltro, a sperimentazioni che pi si avvicinano al
modello del long poem.
7
Capitolo 1
4
Cfr. L. Formisano, La lirica, Il Mulino, Bologna, 1990 offre una panoramica
storica dalle origini romanze, senza occuparsi delle ragioni teoriche che hanno
portato alla definizione del termine.
5
Cfr. C. Segre, Avviamento allanalisi del testo letterario, Einaudi, Torino, 1985,
p. 255, definisce la lirica come genere di pi difficile definizione
6
P. Zublena Dopo la lirica, in Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese, Lorenzo
Tomasin (a cura di), Storia dellitaliano scritto. Poesia, Carocci, Roma, 2014, pp.
403 e segg.
7
Cfr. G. W. F Hegel, sthetik, Berlin, Aufbau Verlag, 1955; trad. it. Estetica,
Milano, Feltrinelli, 1978, sez III, cap. III, p. 1373
8
Per una panoramica dettagliata della lirica dal punto di vista linguistico si
consultino: S. Bozzola, La lirica: dalle origini a Leopardi, Il Mulino, Bologna,
2012 e A. Afribo, A. Soldani, La poesia moderna. Dal secondo Ottocento a oggi, Il
Mulino, Bologna, 2012
9
Lepica mette in rilievo loggettivo stesso nella sua oggettivit, mentre il
dramma sarebbe sintesi di oggettivo e soggettivo, ovvero una nuova totalit in cui
9
riscatto rispetto alle altre creazioni artistiche tale da comportarne
unidentificazione con lidea stessa di poesia. A questa sua graduale
affermazione come categoria estetica e genere letterario corrisponde, a
partire dalla met dellOttocento in poi, una progressiva crisi dellidea di
lirica come canone linguistico e stilistico: limitatamente al panorama
italiano, una cesura pu essere indicata da un lato dalle sperimentazioni
della Scapigliatura, per la quale il rifiuto dellordine esistente si esplicita
anche come dissidio con quella che rimaneva la lingua ufficiale della
poesia, in cui o contro cui riversa tutto un lessico prosaico e basso fino ad
allora estraneo al verso italiano10; dallaltro, dalle ben note sperimentazioni
metriche di Carducci, la cui metrica barbara, nel tentativo di ripristinare gli
schemi metrici degli antichi, rappresent in realt linizio dellinfrazione
dellisosillabismo e della rinuncia ad uno schema rimico e ritmico regolare,
unazione eversiva, questa, significativa perch autorizzata dal magistero
del poeta e di fatto accolta da Pascoli e DAnnunzio, che la portarono alle
sue estreme conseguenze.
Il mutamento del codice lirico in senso linguistico e stilistico, primo
lasciapassare per una rivoluzione anche del repertorio tematico, si esplicita
differentemente tra la fine dellOttocento e la prima met del Novecento: si
passa infatti dallaccensione sintattica e il lessico antitradizionale del
futurismo, allespressionismo, soprattutto a livello morfologico, dei
vociani, allelementarit metrico - sintattica e lestremismo figurale del
primo Ungaretti11, fino ad arrivare al purismo e al controllo metrico e
retorico esercitato dallErmetismo degli anni Trenta, che da un lato riprende
il classicismo promosso da La Rondaallinizio degli anni Venti, dallaltro
guarda alla ristrutturazione metrica e al recupero di un lessico alto operati
dal secondo Ungaretti di Sentimento del tempo. Queste, in breve, le sorti
altalenanti cui sottoposta la lirica come canone linguistico nei primi
decenni del Novecento, la quale, sebbene conosca un forte ampliamento
della gamma lessicale e sintattica, tuttavia non rinuncia ad unelaborazione
fonica e ritmica, n ad un impianto metaforico e metonimico: con
noi ci troviamo davanti sia uno svolgimento obiettivo che il suo originarsi
allinterno di individui, Cfr. G. W. F. Hegel, op cit., p. 1372
10
A. Girardi, Prosa in versi: da Pascoli a Giudici, Esedra, Padova, 2001, p. 8
11
P. Zublena, op cit, p. 408
10
Giovanardi possiamo dire che non di monolinguismo si dovrebbe
insomma parlare, bens di monostilismo, come risultato espressivo12 di
un codice che, pur nutrito da una matrice realista, non rinuncia ad una sua
separatezza. Pertanto, al di l delle sperimentazioni cui il codice lirico
sottoposto, la lirica persiste nella prima met del Novecento come polo
opposto rispetto a modalit del discorso letterario differenti ad esempio
quella narrativa e continua ad essere percepita come un genere e una
categoria estetica, sinonimi, residui di poeticit.
Se i poeti dellimmediato secondo dopoguerra continuano a frequentare,
nel loro complesso, le modalit di scrittura dellanteguerra13, dalla seconda
met degli anni Cinquanta che la contaminazione con la prosa e il recupero
di modelli dapprima ignorati, o quasi, come il Pavese di Lavorare stanca
(1936), nonch i capiscuola del verso lungo Walt Whitman e Gian Pietro
Lucini, si pongono alla base di una nuova ricerca, motivata da una diffusa
esigenza di adesione alla realt, che nellambiguit della lingua e della
sintassi lirica tradizionale pareva troppo spesso oscurata.
Il progressivo avvicinamento della lingua della poesia a quella della
prosa, lapertura al parlato e ad una dizione narrativa e dialogica hanno
determinato la crisi della lirica come canone linguistico e stilistico chiuso,
constatazione questultima che stata assunta da alcuni come pretesto per
parlare di fine della lirica14. Nellintroduzione allantologia Dopo la lirica15,
Enrico Testa ha messo in luce la componente linguistica come anello di
disgiunzione tra primo e secondo Novecento, affermando che
12
M. Cucchi e S. Giovanardi (a cura di), Poeti italiani del secondo Novecento
1945-1995, Mondadori, Milano, 1996, p. XV
13
M. Cucchi e S. Giovanardi, op. cit. p. XVII
14
Oltre al libro di Testa, di cui si discute diffusamente, si ricorda A. Berardinelli,
La poesia verso la prosa. Controversie sulla lirica moderna, Bollati Boringhieri,
Torino, 1994
15
E. Testa (a cura di), Dopo la lirica: poeti italiani 1960-2000, Einaudi, Torino,
2005
16
E. Testa, op. cit., p. VIII
11
E ancora
Enrico Testa quindi conduce lanalisi della poesia del secondo Novecento
allinsegna del ridimensionamento della soggettivit e della centralit nel
testo dellio empirico di ascendenza romantica, ridimensionamento cui si
accompagna labbassamento del tono e del registro lessicale e stilistico. Su
tali aspetti Enrico Testa ritorna anche in Per interposta persona, in cui
sostiene che, nella poesia del secondo Novecento, si verificherebbe una
sorta di congedo dalle ipostasi che fondano questo tipo di scrittura
monologica, quali la mitografia della figura dellautore, unimpostazione
della voce del testo obbediente ai parametri della confessione personale;
la sottolineatura del linguaggio della poesia come episodio differenziale []
rispetto alla lingua media o comune18.
La frattura che si verifica nella poesia degli anni Sessanta, come egli
stesso afferma allinterno dellintroduzione allantologia, testimoniata
anche dalla profetica riflessione di Montale sulla poesia inclusiva:
Fino ad una ventina danni or sono la poesia si distingueva dalla prosa per
limpiego di un linguaggio poetico [], per luso di strutture metriche
visibili a occhio nudo (il verso, la strofa, il polimetro) ed anche per
lesclusione di contenuti che si ritenevano pi adatti al trattamento
prosastico. La lirica escludeva la prosa proprio per questo: eleggendo
contenuti privilegiati [] e tentando di renderli personali19.
17
E. Testa, op. cit., p. XI
18
E. Testa, Per interposta persona. Lingua e poesia nel secondo Novecento,
Bulzoni, Roma, 1999, p. 12
19
E. Montale, Poesia inclusiva, Corriere della Sera, 21 giugno 1964, ora in Id.,
Sulla poesia, a cura di G. Zampa, Mondadori, Milano, 1997, pp. 146- 148
12
Ma lessere poeti inclusivi, il trasportare nellambito del verso o del
quasi verso tutto il carrozzone dei contenuti che da qualche secolo nerano
stati esclusi20, pare delineare un fenomeno che riguarda non tanto una
piena uscita dai territori della lirica, quanto pi una perdita di specificit, un
contatto, uno scambio proficuo che la lirica intrattiene con istanze diverse
da essa ma, pur sempre, allinterno del pi vasto contesto della poesia
moderna.
20
E. Montale, op. cit.
21
D. Piccini, Letteratura come desiderio: studi sulla tradizione della poesia
italiana, Moretti e Vitali, Bergamo, 2008, p. 123
22
G. Mazzoni, Sulla poesia moderna, Il Mulino, Bologna, 2005
13
manifesto e di ridurre la poesia a un gioco di pure suggestioni formali23.
Alla luce di tali considerazioni, quindi, allinterno dello spazio letterario
della poesia del Novecento, i momenti di maggiore sperimentazione non
hanno decretato un superamento della lirica, bens, restando allinterno della
metafora di Mazzoni, unestensione delle periferie rispetto al centro: tanto le
prime, quanto il secondo, sono del resto accomunati da un medesimo
elemento espressivo, ovvero da una certa opacit soggettiva24.
La ricostruzione di Mazzoni non la sola a sostenere un percorso di
continuit dellarchetipo lirico romantico pur declinato in maniere
differenti-: proposte teoriche che permettano di parlare di persistenza della
lirica sono presentate anche da Giuseppe Bernardelli in Il testo lirico.
Logica e forma di un tipo letterario25, in cui, oltre ad offrire unesauriente
ricostruzione storica sulle variazioni dellidea di lirica dallAntichit al
Novecento, egli propone anche interessanti spunti di riflessione. Si rileva
infatti che la lirica consta di due livelli di analisi: in primo luogo il grado di
elaborazione del discorso, ovvero linsieme dei tratti elocutivi o di
superficie [] semplicemente indotti quali unelaborazione della
struttura sonora, [] un tasso di metaforicit e di figuralit nettamente
superiori alla media, lessere tendenzialmente breve e il presentarsi
come un discorso della prima persona26, per fare alcuni esempi. Si tratta
di aspetti che si possono ricondurre allidea di lirismo in generale perch
ricorrono anche in testi che propriamente lirici non sono, caratteristiche, del
resto, che rappresentano a tutti gli effetti elementi fondanti della lirica cos
come comunemente percepita e per tradizione inventariata. Il secondo
livello di analisi riguarda la presenza di tratti pragmatici ossia concernenti
la particolare relazione locutore interlocutore (o autore - destinatario)
suggerita dallimpostazione del testo, che sono: in primo luogo la
contestualit supposta o discorso in presenza, ovvero il presentarsi
come un discorso svolto con il destinatario fisicamente presente, quando
questo, invece, si trova, con ogni evidenza, distante; in secondo luogo
23
G. Mazzoni, op. cit., pp. 37-40
24
G. Mazzoni, op cit., p. 203
25
G. Bernardelli, Il testo lirico. Logica e forma di un tipo letterario, V&P
Universit, Milano, 2002
26
G. Bernardelli, op. cit., pp. 201-203
14
lapertura o indeterminazione, o eteronomia della struttura logico
semantica del testo stesso27 ossia uninsufficiente grado di determinazione
delle componenti del testo che sono invece alla base di una corretta e chiara
comunicazione. I primi elementi in cui si rilevano i tratti pragmatici del
discorso lirico sono la presenza di deittici o di espressioni che collocano il
discorso in una dimensione spazio temporale pi o meno definita e la
struttura apostrofale del testo; seguono la frequente brevit, di cui si detto
sopra, da cui la tendenziale riduzione della materia verbale che comporta,
come anticipato, un certo tasso di metaforicit e figuralit. Secondo la
proposta teorica di Bernardelli, quindi, la modalit discorsiva pragmatica
del testo lirico che comporta la serie di tratti elocutivi, che sono stati
ricondotti allidea di lirismo.
Tanto il quadro offerto da Mazzoni, quanto i livelli di analisi presentati
da Bernardelli, pertanto, si pongono come chiavi di lettura a favore di
unidea di persistenza della lirica al di l delle differenti elaborazioni
formali e contenutistiche cui stata sottoposta, soprattutto nel corso del
Novecento.
27
G. Bernardelli, op. cit., p. 203
15
Capitolo 2
28
M. Cucchi e S. Giovanardi, op. cit., p. XXI
29
Si vedano: R. Luperini, P. Cataldi, F. DAmely (a cura di)Poeti italiani: il
Novecento, Palumbo, Palermo, 2009 e P. V. Mengaldo, Poeti italiani del
Novecento, Mondadori, Milano, 2003
30
G. Simonetti, Dopo Montale. Le Occasioni e la poesia italiana del Novecento,
Pacini Fazzi, Lucca, 2002, p. 17
17
della rivista bolognese ed pubblicata fino alla morte di Vittorini (1966) e
alla parabola della Neoavanguardia che occupa nella sua interezza il
decennio (1961-1969), dando vita anchessa ad una rivista, Quindici
(1965-1969).
34
Cfr. P. P. Pasolini, La libert stilistica, Officina, 9-10 1957 ora in P. P.
Pasolini, Passione e ideologia, a cura di A. A. Rosa, Garzanti, Milano, 2009, p.
427
35
E. S. Nicolaccini, Verso la prosa. Da Lucini a Sanguineti, in G. Langella, E. Elli
(a cura di), Il canto strozzato. Poesia italiana del Novecento:saggi critici e
antologia di testi, Interlinea, Novara, 2011, p. 120
36
N. Lorenzini, Il presente della poesia. 1960-1990, Il Mulino, Bologna, 1991, p.
45
37
G. Mazzoni, op. cit., p. 199
38
Cfr. F. Fortini, Oscurit e difficolt, Lasino doro, II, 1991, n. 3, p. 88
19
e una poesia che elabora tecniche eversive che investano soprattutto il
piano del significante: questi sono, almeno a livello programmatico, alcuni
dei punti fermi del movimento, che non rest immune allinflusso delle
teorie elaborate in quegli anni nellambito della semiologia, dello
strutturalismo, della linguistica e della teoria della comunicazione da autori
come Lvi Strauss, De Saussure e Barthes.
39
La generazione letteraria un criterio storiografico di raggruppamento degli
autori introdotto in Italia da Oreste Macr:esso si fonda, in primo luogo, su basi
anagrafiche ma occorre che sussistano, tra intellettuali anagraficamente vicini,
legami culturali profondi, nonch la condivisione di idee e orientamenti.[] In Le
generazioni nella poesia italiana del Novecento, articolo del 1953, Macr ha
individuato tre generazioni letterarie: la prima comprende i nati fra il 1883 e il
1890, la seconda quella tra il 1894 e il 1901, la terza quelli tra il 1906 e il 1914 .
Tratto da G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta (a cura di), Letteratura.it.
Storia e testi della letteratura italiana, Mondadori, Milano, 2012, vol 3b, p M88
40
Intendo con ci riferirmi sulla scorta di una suggestione lanciata da un grande
critico francese, Albert Thibaudet, il quale ha applicato tale criterio nella sua
mirabile Storia della letteratura francese dal 1789 ai giorni nostri-, non agli anni
di nascita, bens agli anni di formazione e di esordio. Si tratta, cio, dei poeti nati
fra il 1920 e il 1924. Tratto da G. Raboni, op. cit., pp. 193-197
20
infatti possibile riconoscere il centro del campo di forze della poesia
moderna, la lirica:
una prosecuzione del Romanticismo con altri mezzi, in unepoca nella quale
la centralit dellio non si concilia pi con il rispetto delle norme tramandate
e del modo comune di rappresentare le cose attraverso il linguaggio44.
41
M. Cucchi e S. Giovanardi, op. cit., pp. XXXVI-XXXVII
42
G. Mazzoni, op. cit., p 178
43
P. V. Mengaldo, Grande stile e lirica moderna, Appunti tipologici, in Id., La
tradizione del Novecento, Nuova serie, Bollati Boringhieri, Torino, 2000, p 24
44
G. Mazzoni, op. cit., p. 185
45
A. Berardinelli, op. cit., p. 139
21
quasitutti46, ma anche perch opera secondo quel procedimento
accomulativo che, individuato da Montale per gli Strumenti Umani di
Vittorio Sereni, agisce inglobando e stratificando paesaggi e fatti reali,
private inquietudini e minimi fatti quotidiani47. Per Giudici, quindi, che nel
1965 si impone allinteresse della critica con la raccolta La vita in versi, si
pu parlare di persistenza della lirica, non pi nutrita da una concezione
ipertrofica dellio, ma pur sempre come espressione del soggetto,
rappresentato, mutatis mutandis, da un uomo medio pateticamente e
mostruosamente normale48.
46
A. Zanzotto, Luomo impiegatizio e Giudici, Corriere della sera, 28 aprile
1977, ora in A. Zanzotto, Aure e disincanti del Novecento italiano, a cura di Gian
Mario Villalta, Mondadori, Milano, 2001, p. 132
47
E. Montale, Strumenti Umani, Corriere della Sera, 24 ottobre 1954, ora in Id.,
op. cit., p. 331
48
A. Berardinelli, op. cit., p. 97
22
Capitolo 3
23
travolte dal benessere; Lukks a Budapest, a Francoforte la ragazza
Rosemarie; Gomulka, Pasternak49.
50
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1389
51
Da diversi critici stato notato come un nucleo fondamentale dellopera sia
rappresentato da una continua lacerazione che percorre lio lirico, unanima divisa
dunque, e come sottilmente lacerata dalla coscienza della sua contraddizione: tra
Marx e Cristo, tra sociologia ed escatologia, tra il disordine dellhic et nunc e la
risurrezione della carne, allucinante e quasi inconfessabile speranza di chi
perpetuamente tentato dal dubbio []. A. Frattini, La vita in versi di Giudici,
Il Fuoco, XIV, 6, novembre-dicembre 1966, p. 37; poi in Poesia nuova in Italia.
Tra ermetismo e neoavanguardia, Istituto di Propaganda Libraria, Milano, 1967, p.
96
25
conclude la poesia: Ma lo spazio duna vita non basta / a rivelartivv. 30-
31.
II
Nel prossimo mese di luglio ai bagni
di mare lo mander e in agosto in campagna
[]
Poi nel mese di settembre
progetto di affidarlo a un cacciatore
(tramite amici) lodigiano che
potr insegnargli larte.
Propizio al matrimonio sar a settembre. 10
52
D. Frasca, Posture dellio. Luzi Sereni Caproni Giudici Rosselli, Felici Editore,
Pisa, maggio 2014, p. 170
53
S. Morando, Vita con parole, Campanotto Editore, Prato, 2001, p. 42
26
v. 10), ovvero la riproduzione della propria condizione di non-vita54: per
questo, complici le esortazioni dei conoscenti (Ma il cane soffre mi
ripetono in molti / una follia tenerlo in casa II, vv. 21-22), la decisione
quella di disfarsi del cane, quasi ad allontanare non solo limmagine della
propria prigionia neocapitalistica, ma anche lidea del sopraggiungere della
vecchiaia e della morte55
III
Adesso giovane, ha otto mesi, io
ho il futile timore dei quaranta
anni: ma penso che effettivamente
(tra dieci il setter ne avr dieci e otto
mesi - e io il terrore dei cinquanta. 5
54
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1391
55
Interessante ci che ricorda lautore stesso circa la figura del cane: Ne ebbi uno
nel 1962, scrissi per lui una lunga poesia che alcuni continuano ad apprezzare e poi
(dato che per la sua esuberanza non si riusciva a tenerlo in casa) lo regalai ad un
cretino che me lo fece morire dopo sei mesi, sicch il suo ricordo continua a
tormentarmi, ho il rimorso non del tutto (ahim) infondato di averlo sfruttato
unicamente a fini di volgare letteratura. Che la poesia sia in grado di portare alla
luce le ragioni pi profonde dellio?
Tratto da G. Giudici, Lorenzo Antibo: quel che diventa la letteratura, in Id.,La
dama non cercata: poetica e letteratura 1968 1984, Mondadori, Milano, 1985, p.
111
56
Si tratta di uno di quei termini dellampio repertorio delle forme disfemiche
che Giudici impiega per comare il divario tra lingua scritta e lingua parlata. E.
Testa, Per interposta persona, op. cit., p. 112
27
infatti, insieme a nomi propri e presentativi, collocano latto locutivo nello
spazio e nel tempo, lasciando tuttavia trasparire un certo margine di
indefinitezza dovuto alla supposta presenza del proprio interlocutore.
57
Il corsivo del testo
58
G. Bernardelli, op. cit., p. 284
59
Loccasione biografica data dal succedersi reale come ad esempio in Lasciando un luogo di
residenza o Una casa a Milano, o ipotetico (Se sia opportuno trasferirsi in campagna) delle
situazioni abitative uno dei reagenti privilegiati nellanalisi individuale e politica delle prime
sezioni del libro. R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1372
28
Milano, il componimento, piuttosto lungo, strutturato in quartine e
presenta unevidente impostazione allocutiva io/tu: in questo caso, tuttavia,
il passaggio dalla prima alla seconda persona, con il scivolamento alla prima
plurale (spesso pensiamo al v. 10, per esempio), pare essere inteso come
una dialettizzazione della medesima soggettivit. Lio-locutore, infatti, sta
parlando a se stesso, anzi sta parlando di se stesso, come ha gi avuto modo
di dichiarare in un componimento di poche pagine precedenti: Io che parlo
del popolo (fu poco / lo spazio per decidere) di me / che parlo
consapevole (Autocritica, vv. 41-43). Se lopposizione io/tu e io/noi pare
collocarsi in regime di soliloquio, per cui lio del testo finisce con
lautoapostrofarsi60, anche la dialettica tra una citt (Milano) e la
campagna finisce con lesaurirsi. La citt, cui rimandano i deittici (non qui,
ma altrove v. 5) e una serie di luoghi che la contraddistinguono (la
cuccagna / delle vetrine addobbate, dei cinema aperti,/ dello stadio, dei
dancing, dellippodromo vv. 12-14) non dista poi cos tanto dalla
campagna, una realt limitrofa designata attraverso precise localit
(Brianza, v. 21; Desio, Saregno v. 28; Inverigo v. 29; Bosisio v.
54; rive del lago Eupili v. 55). Il contesto cittadino e quello campestre
risultano, ancora una volta, ben noti allio-locutore e al suo, o meglio i suoi
interlocutori: per questo che, con un tono sufficientemente assertorio,
linchiesta sulla possibile convenienza del trasferimento in campagna si
risolve negativamente. La campagna, infatti, si rivela una prosecuzione della
prigionia cittadina, una mera illusione di libert: Qui di me si perdeva la
miglior parte61 recita uno degli ultimi versi (v. 86), in cui il deittico allude
proprio alla campagna del riposo domenicale (v. 85).
60
G. Bernardelli, op. cit.,p. 221. Il corsivo del testo.
61
Come stato notato il verso riprende Ove il tempo mio primo / E di me si
spendea la miglior parte, vv. 17-8, da A Silvia. Cfr. R. Zucco, Note al testo, in G.
Giudici, op. cit., p. 1384
29
gli riesce difficile prescindere dal processo di comunicazione che sta
avvenendo e dal momento in cui esso si colloca. [] Per quanto la
morfologia possa rimandare al passato, la prima persona implica sempre e
comunque la dimensione dellattualit62.
62
G. Bernardelli, op. cit.,pp. 231- 232
63
G. Bernardelli, op. cit., p. 230
64
A. Frattini, op. cit., p. 94
65
Chiamo spazio letterario linsieme delle opere che gli autori di una certa epoca
giudicano ragionevole scrivere e ritengono, per usare la metafora su cui si fonda
ogni forma di storicismo, allaltezza dei tempi. G. Mazzoni, op. cit., p. 9
66
G. Mazzoni, op. cit., p. 202. Il corsivo mio
30
chiara, trasparente e pubblica67 propria del long poem: il testo stato
definito infatti un divertissement su un fatto di cronaca68, in cui emerge
un recupero di oggettivit attraverso landamento giornalistico del testo
stesso, il quale riassume in maniera telegrafica la vita di una Sedicente
romena, nata a Zara (v. 1), di nome Rebecca Levanto, emigrata
clandestina in Canad (v. 8) con unidentit falsa.
67
G. Mazzoni, op. cit., p. 40
68
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1387
69
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1402
70
Registratore magnetico di immagini su nastro, definizione tratta da
www.dizionari.repubblica.it
71
Il corsivo mio.
72
E. Testa, Per interposta persona, op. cit., pp. 118 - 119
31
Parlare dellesperienza alienante dei calciatori infatti un modo per
declinare diversamente un tema portante dellopera, quello della
condizione servile73 cui luomo della societ del benessere costretto.
73
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1402
74
E giusto ricordare che in generale una vena narrativa attraversa tutta La vita in
versi, e si manifesta con esiti diversi a seconda dei singoli componimenti. Qui si
stanno prendendo in considerazione i testi in cui la narrativit acquista un peso
maggiore. D. Frasca, op. cit., p. 139.
75
P. Zublena, Frammenti di un romanzo inesistente, in G. Langella, E. Elli, op. cit.,
p. 256
76
E. Testa, Per interposta persona, op. cit., p. 120
32
Noi siamo qui per respirare aria pura,
Port-Royal
Tanto valeva.
Ma come
comunque urgeva
il caso la decisione.
[]
77
D. Frasca, op cit., p. 139
78
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1408
33
raggiungerlo), decide di ripararsi al caldo infelice (v. 148). Lidentit del
piccolo borghese che viene qui delineandosi gestita da Giudici, come si
anticipato, con una certa (auto)ironia che emerge dalla trattazione del tema
della morte, almeno allaltezza di La vita in versi e nello specifico di questa
poesia, secondo tonalit semiserie.
Sia pur con vari travestimenti e riduzioni tonali, il discorso poetico pare
quello disegnato da un soggetto che non abdica allostensione del suo ruolo
egemonico e ordinatore e che continua [] a riproporre [] quel tenore
espressivo83 della poesia84
79
D. Frasca, op. cit., p. 141
80
Cfr. E. Testa, Lingua e poesia negli anni sessanta, in AA.VV, Gli anni 60 e 70
in Italia. Due decenni di ricerca poetica, San marco dei Giustiniani, Genova, 2003,
p. 34
81
G. Raboni, op. cit., p. 318
82
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1408
83
Il corsivo mio.
34
In termini simili quanto a tenore espressivo della poesia si pronuncia
Guido Mazzoni, il quale afferma che tale aspetto si pu riconoscere come
proprio della lirica, dalla sua elaborazione romantica in poi. Lio lirico,
pertanto, anche nelle sue forme deboli e cio anche quando si avvale di
controfigure, quando adotta un linguaggio medio-basso, quando arriva a
perdere una funzione sociale ed privato della propria aurole, non rinuncia
ad esprimere se stesso. Come ha affermato anche Niva Lorenzini proprio in
riferimento alla poesia degli anni Sessanta, si tratta di
84
E. Testa, Per interposta persona. Lingua e poesia nel secondo Novecento, op.
cit., p. 11
85
N. Lorenzini, La poesia italiana del Novecento, Il Mulino, Bologna, 2005, p. 141
86
G. Mazzoni, op. cit., p.203
87
G. Bernardelli, op. cit., p. 182
35
poema88, come a dire che i dati e le occasioni personali hanno un ruolo
quasi suscitatore e di primaria importanza.
88
G. Giudici, La dama non cercata: poetica e letteratura 1968 1984, Mondadori,
Milano, 1985, p. 27
89
G. Bernardelli, op. cit., p. 201
90
Come riporta Bernardelli facendo riferimento a M. Gasparov, Storia del verso
europeo, Il Mulino, Bologna, 1993, pp. 39-56 la misura media dei 25-30 versi e
delle 300 sillabe circa sembra essere effettivamente, in termini di pura quantit, il
punto di risoluzione e di equilibrio del testo lirico. G. Bernardelli, op. cit., p. 195
91
G. Ferretti, Dal cuore del miracolo, in Id., La letteratura del rifiuto e altri scritti,
Mursia, Milano, 1981, p. 244
36
Quanti hanno avuto ci che non avevano:
92
Unamara ironia nasce dallimpiego della citazione evangelica (Giov. 13.33), che
nel testo allude alla non-vita della dellinferno del neocapitalismo
93
G. Simonetti, op. cit.
37
1984, ora raccolto in Per forza e per amore, da La vita in versi in poi ho
sempre fatto un largo ricorso alla rima [], cos come la mia tendenza
allorganizzazione strofica presente in tutta la mia opera94. Questa una
considerazione che nasce dopo decenni di attivit poetica ma, ai suoi esordi,
il rapporto con le forme della tradizione pare essere pi complesso di quello
che sembra. Giudici, proprio allaltezza della scrittura di La vita in Versi, in
un intervento uscito su Quaderni piacentininellottobre 1964 intitolato La
gestione ironica, affermava infatti che al poeta dinanzi allarretratezza
della forma istituzionale linguistica o metrico prosodica rispetto alla realt
del suo proprio fare non gli resta che esercitare latto innovatore in altra
direzione, rovesciandolo, pi precisamente agire innovando
94
G. Giudici,Unofficina di traduzioni, in Id.Per forza e per amore, Garzanti,
Milano, 1996, p. 32
95
G. Giudici, La gestione ironica, in G. Giudici, Un poeta del golfo: versi e prose
di Giovanni Giudici, a cura di Carlo dAlesio, Longanesi, Milano, 1994, pp. 197-
198
96
Cfr. F. Camon, Il mestiere di poeta, Garanti, Milano, 1982, p. 154
38
rispettabilit che investirebbe quindi anche laspetto esteriore, grafico,
della poesia, fino a rendere necessaria quella che egli stesso definisce
gabbia formale97, ci avviene proprio con lintenzione, pare, di far
emergere a livello formale la regolarit di quel civico decoro98 cittadino,
sotto il quale in realt si nasconde tanta ipocrisia e opportunismo: da qui
quindi deriverebbe una certa gestione ironica dello strumento formale,
come esplicitazione proprio di quella contraddizione .
Per esempio Anchio, poesia della prima sezione, presenta sei quartine e
versi tradizionali che oscillano tra il quinario e lendecasillabo: interessante
per quanto afferma il poeta riguardo la stesura della poesia stessa, quando
in occasione di unintervista ricorda A Torino ho scritto la prima poesia
che riconosco come totalmente mia, e che ha dato importanza ad una delle
linee portanti del mio lavoro; sintitolava Anchio100. Che laffermazione
una delle linee portanti del mio lavoro si riferisca ad un nucleo tematico
lo stesso autore a riconoscerlo, poich nella poesia instaura un parallelo tra
la figura del padre e la propria persona allinsegna del fallimento,
dellimpotenza e della mediocrit, tema che ritorna anche in altre poesie
(Anchio con quattro amici/scassati, generoso/fuori tempo, carogna / per
al momento giusto per averne/il danno e la vergogna recitano i versi 21-
25): ma non da sottovalutare il fatto che tale nucleo tematico portante si
97
M. Cucchi, Ritratti critici di contemporanei: Giovanni Giudici, in Belfagor,
1976, p. 549
98
Se sia opportuno trasferirsi in campagna / spesso pensiamo:: qui ci tiene il
lavoro / che non manca, il civico decoro / di cui partecipiamo, la cuccagna Se sia
opportuno trasferirsi in campagna, vv. 9-13; questo giovane padre fossi io / []
mediatore di risse, accetto al dio / del presente del civico decoro Imposture, vv.
2-7
99
Come ricorda Rodolfo Zucco, riportando unosservazione di Pier Vincenzo
Mengaldo, il principio dellisostrofismo si pone come ultimo baluardo contro la
dissoluzione della metricit classica. R. Zucco, Fonti metriche della tradizione
nella poesia di Giovanni Giudici,Studi Novecenteschi, 1993, p. 171
100
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1375
39
sviluppi in una forma tra le pi conservative e vicine ad una forma lirica,
meno sperimentale quindi, anche dal punto di vista degli espedienti retorici:
frequenti sono infatti le rime (interesse:stesse vv. 4-5; vera:sera vv. 9-
10; grilletto: moschetto vv. 14-15; andr:et vv. 18-19;
carogna:vergogna vv. 23-25), le assonanze, le allitterazioni, lanafora
(Anchio ricorre tre volte in apertura di periodo, al v. 1, al v. 17, al v.21).
Lo stesso Giudici, infatti, ammette un qualche debole per procedimenti
retorici come lallitterazione, la litote, lanastrofe, il chiasmo []: a patto
per che vengan fuori quasi da s, emergendo dal pozzo di miniera della
lingua101.
101
G. Giudici, Andare in Cina a piedi: racconto sulla poesia, E/O Editore, Roma,
1992, p. 52
102
G. Raboni, La vita in versi, Paragone, ottobre 1965, ora in Id., Poesia degli
anni Sessanta, Editori riuniti, Roma, 1976, p. 115
103
R. Zucco, Fonti metriche della tradizione nella poesia di Giovanni Giudici, op.
cit., p. 173
40
precedente. Un certo ordine, ne La mia compagna di lavoro, traspare anche
dal fatto che le rime interne alla prima strofa sono ripetute nel finale della
poesia, quasi ad aggiungere, oltre al legame tra le singole strofe dato dalla
ripetizione della rima di cui si detto, una sorta di circolarit e chiusura del
testo. In Una sera come tante invece lanafora del sintagma del titolo a
fungere da elemento simmetrico allinterno della poesia, accorgimento,
questultimo, che stato interpretato come immagine formale di quella
ciclicit dei gesti e delle azioni che significa assenza di un vero progresso
vitale ed esclusione dalla storia104. Come la gabbia formale
dellisostrofismo pu essere in un certo senso interpretata come
esplicitazione su quello stesso piano dellinganno / di chi ci ha fatti a
servire vv. 71-72 (Le ore migliori), ovvero del ripiegamento al civico
decoro della societ del benessere, parallelismi rimici o verbali come in La
mia compagna di lavoro, cos come lanafora in Una sera come tante si
fanno veicolo di quellidea di ciclicit e ripetitivit dellambiente lavorativo
e della realt domestica, cui i ritmi di questa stessa societ costringono.
104
R. Zucco, Note al testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1388
41
E questo uno dei modi in cui la lingua trita e logora della quotidianit
assunta in poesia non viene esclusa da un improvviso e sublime
innalzamento del tono e della pronuncia105, sintomo di quel particolare
rapporto che Giudici intesse con lo strumento linguistico. In qualit di
traduttore106 oltre che di poeta, scrittore giornalistico e copywriter,
professione che svolge per conto della Olivetti, Giudici riflette non rare
volte intorno alla lingua poetica che
105
R. Pagnanelli, Giudici o della sottrazione, Lengua, 7, 1987, pp. 54-62, ora in
Id., Studi critici. Poesia e poeti italiani del secondo Novecento, Mursia, Milano,
1991, p. 113
106
La pi importante traduzione di tutte resta Eugenio Onieghin di Aleksandr S.
Pukin,romanzo in versi russo che equivale ad una vera e propria epopea nazionale.
107
G. Giudici, Un paese di dialettanti, in Id. La dama non cercata, op. cit., p.117
108
E. Testa, Per interposta persona, op. cit.,p. 112
109
E. Testa, Giovanni Giudici, in Id., Dopo la lirica, op. cit., p. 144
110
G. Giudici, Lingua, appunti 1988, in Id. Andare in Cina a piedi, op cit., p. 23-
24. I corsivi sono miei.
42
come soggetto agente. Il vissuto delluomo impiegatizio111 non potrebbe
sussistere ed emergere allinterno della raccolta se non fossero assunti nella
lingua della poesia elementi attinti a zone diverse112, cos come la
presenza di tali elementi non si spiegherebbe senza riconoscere che la
raccolta animata da un imperativo
111
A. Zanzotto, op. cit., p. 130
112
G. Giudici, La gestione ironica, op. cit., p. 197
113
Luso e laccezione di questa espressione tratta dallopera di D. Frasca,
precedentemente citata.
114
D. Frasca, op. cit., p. 24
43
caso, estremo, del processo di modificazione115e corruzione subito dalla
lirica116.
121
P. V. Mengaldo, Per un saggio sulla poesia di Giudici, Hortus, 18, 1995, ora
in Id. La tradizione del Novecento. Quarta serie, op cit., p. 356
122
M. Cucchi, Ritratti critici di contemporanei: Giovanni Giudici, op. cit., p. 547
45
mi dimentica o mi soffre avverso
Forte della lezione di Gozzano, lio lirico non esaltato: la ciclicit delle
azioni quasi lo annulla (Dopo cenato amare, poi dormire / questa la via
pi facile [] la sveglia sulle sette, un rutto, un goccettino / -e tutto
ricomincia amaro di caff vv. 1-2; vv. 7-8 Tempo libero) e, pur facendo
parte della nuova borghesia dellet del benessere, solo parzialmente riesce
123
Unintera sezione dellopera ha questo titolo: si tratta di una raccolta autonoma
uscita nel 1963 e poi inclusa ne La vita in versi con lievi modifiche. Giudici stesso,
in merito alla raccolta, afferma che essa non ideologicamente parlando, una
sequenza antireligiosa: liberatoria, semplicemente (Tratto da R. Zucco, Note al
testo, in G. Giudici, op. cit., p. 1392). La sequenza di 18 testi infatti si presenta
come un discorrere per exempla di una religiosit quotidiana, fatta di catechismo,
precetti, divieti attraverso le tappe di uneducazione che entrava / nella mia tenera
et (I), generando legittimi dubbi e perplessit.
124
Cfr. G. Giudici, Lo scrittore di versi come tipico umano, Aut Aut, 61-62,
1961, p. 169
46
a corrispondere ad un modello contraddittoriamente perseguito (Sa tanti
giuochi, ha le mani doro: questo giovane padre fossio [] vv. 1-2
Imposture).
125
P. V. Mengaldo, Per un saggio sulla poesia di Giudici, op. cit., p. 358
126
G. Mazzoni op. cit., p. 187
127
Ibid.
128
Ibid.
47
Lessere pi del dire siamo daccordo.
48
Conclusione
Sono stati gli ultimi a vivere nella poesia un rapporto integrale con il mondo,
entro una coscienza culturale e critica di ampio respiro [] quando ancora la
percezione della modernit non comportava uninterruzione di continuit
con la tradizione, con la grande letteratura del passato129.
129
G. Ferroni, Gli ultimi poeti: Giovanni Giudici e Andrea Zanzotto, Il Saggiatore,
Milano, 2013, pp. 14-15
130
M. Cucchi e S. Giovanardi, op. cit. p. XI-XII
49
canone bisognerebbe parlare ma piuttosto di un suo mutamento nel segno
della continuit e della crisi del ruolo dellintellettuale al tempo stesso.
131
La poesia un processo di misteriosa transustazione che restituisce in qualche
modo la parola usuale e trita a una condizione di rinnovata immediatezza ed
efficacia. Con queste parole si pronuncia Giudici in Un paese di dialettanti, op.
cit., p. 117
132
G. Ferretti, op. cit., p. 243
50
due chiese che sono diverse (Come un errore, vv. 1-2); Vive, un uomo di
doppia verit (Versi per un interlocutore v. 1); tu sai soltanto che
ambiguo il mio cuore / ma non mente. Resistere difficile (Lintelligenza
col nemico vv. 32-33). Lidea di doppiezza poi al centro di Mimesi, una
poesia dellultima sezione della raccolta in cui lio ammette di aver passato
la vita a mascherarsi e di farlo tuttora con i suoi figli per gioco, con gli
adulti per compiacerli, perch solo cos possibile sopravvivere nella
societ contemporanea.
133
Proprio nellanalisi di Mimesi Frasca (Posture dellio, op cit.) ha individuato la
presenza di una controfigura dellautore, alla quale questultimo presta un suo
frammento biografico (il mascherarsi per scherzo con i figli) ma dalla quale dista
ideologicamente: Frasca parla di strategie di straniamento, intendendo con
queste un modo per mettere alla prova il lettore affinch possa scovare da s il fatto
che egli dissenta da questo atteggiamento proteiforme di chi adatta la propria
identit al contesto in cui si trova.
51
attraversa la raccolta nella sua integrit e che di componimento in
componimento viene caratterizzandosi, attraverso quelle soluzioni formali e
soprattutto quel linguaggio che infrange il canone lirico tradizionalmente
codificato.
Conoscere la realt e conoscere se stesso non sono altro che modalit con
cui, come una delle definizioni di lirica vuole, esprimere se stesso.
134
D. Frasca, Posture dellio, op. cit., p. 144
52
Bibliografia
Andare in Cina a piedi: racconto sulla poesia, E/O editore, Roma, 1992
S. Antonelli, I versi e la vita, Aut Aut, XV, 91, gennaio 1966, ora in
Id. Letteratura del disagio, Edizioni di comunit, Milano, 1984, pp. 231-235
53
M. Boselli, La gestione dellironia in La vita in versi,Nuova
Corrente, XLIV, 120, luglio-dicembre, 1997, pp. 283-290
D. Piccini (a cura di), Giovanni Giudici, in Id., La poesia italiana dal 1960
ad oggi, Bur, Milano 2005, pp. 259-273
Id., Giudici o della sottrazione, Lengua, 7, 1987, pp. 54-62, ora in Id.,
op. cit., pp. 112-117
Id., Un sosia di se stesso, in Id., La poesia che si fa: cronaca e storia del
Novecento poetico italiano, 1959-2004, a cura di Andrea Cortellassa,
Garzanti, Milano 2005, pp. 318-329
S. Ramat, Giovanni Giudici, I versi della vita, in Id., I passi della poesia.
Saggi e note da un secolo finito, Interlinea, Novara, 2002, pp. 215-220
55
R. Zucco, Fonti metriche della tradizione nella poesia di Giovanni Giudici,
Studi Novecenteschi, XX, 45-46, 1993, pp. 171-207
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Torino, 2013, pp. 59-76
Altra bibliografia
56
G. Langella, P. Frare, P. Gresti, U. Motta (a cura di), Letteratura.it. Storia e
testi della letteratura italiana, Mondadori, Milano, 2012
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cit., pp. 146-148
Id., Letteratura come desiderio: studi sulla tradizione della poesia italiana,
Moretti e Vitali, Bergamo, 2008, pp. 116-129
58