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Vedi il mio scritto Zur Kritik der politischen Oekonomie, p. 39.
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fessorale della loro scienza, seguirono J. St. Mill nel tentativo di concilia-
re linconciliabile. Anche nellet della decadenza delleconomia borghese
i tedeschi rimasero puri e semplici scolari, ripetitori pedissequi e copiato-
ri, piccoli rivenditori ambulanti dei grandi grossisti stranieri, come lo era-
no stati nellet classica delleconomia politica borghese.
Lo sviluppo storico peculiare della societ tedesca escludeva quindi
in Germania ogni continuazione originale delleconomia borghese, ma
non ne escludeva la critica. Nella misura in cui tale critica sta a rappre-
sentare una classe come tale, essa pu rappresentare solo quella classe la
cui funzione storica il rivolgimento del modo di produzione capitalisti-
co e labolizione definitiva delle classi: cio il proletariato.
Colti e incolti corifei della borghesia tedesca hanno cercato dappri-
ma di uccidere il Capitale col silenzio, come erano riusciti a fare coi miei
scritti precedenti. Non appena questa tattica cess di corrispondere alle
condizioni del momento, col pretesto di criticare il mio libro, essi si mise-
ro a scrivere istruzioni per la quiete della coscienza borghese, ma nella
stampa dei lavoratori trovarono campioni pi forti di loro, ai quali fino
ad ora non sono riusciti a rispondere: si vedano, per esempio, i saggi di
Joseph Dietzgen sul Volksstaat1.
Unottima traduzione russa del Capitale apparsa nella primavera
del 1872 a Pietroburgo. Ledizione in 3.000 esemplari gi adesso qua-
si esaurita. Il signor N. Sieber (Ziber), professore di economia politica
alluniversit di Kiev, aveva dimostrato nel suo scritto Teoria tsiennosti i
kapitala D. Ricardo (Teoria del valore e del capitale di D. Ricardo) che la
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I prolissi vociferatori delleconomia volgare tedesca mi sgridano per lo stile e
lesposizione del mio lavoro. Nessuno giudicher pi severamente di me le pecche lette-
rarie del Capitale. Tuttavia, a maggior vantaggio e letizia di quei signori e del loro pub-
blico, voglio citare qui un giudizio inglese e uno russo. La Saturday Review, che asso-
lutamente ostile alle mie opinioni, disse annunciando la prima edizione tedesca: lespo-
sizione conferisce un particolare fascino (charm) anche alle questioni economiche pi
aride. La S.-P. Viedomosti (Gazzetta di Pietroburgo) osserva fra laltro nel suo nume-
ro del 20 aprile 1872: Lesposizione, eccezion fatta di poche parti troppo speciali, si
distingue per comprensibilit generale, chiarezza e straordinaria vivacit, nonostante
lelevatezza scientifica dellargomento. Da questo punto di vista lautore non assomiglia
{...} neppur di lontano alla maggioranza dei dotti tedeschi i quali {} scrivono i loro libri
in una lingua cos ottenebrata e arida da farne scoppiare la testa ai comuni mortali. Per
ai lettori della letteratura professorale germano-nazional-liberale contemporanea scoppia
qualcosa di ben diverso dalla testa.
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mia teoria del valore, del denaro e del capitale era nei suoi tratti fonda-
mentali il necessario svolgimento ulteriore della dottrina di Smith e
Ricardo. Ci che sorprende il lettore dellEuropa occidentale in questo
solido libro che Sieber tenga fermo coerentemente al punto di vista
puramente teorico.
Il metodo applicato nel Capitale stato poco compreso, come
mostrano gi le interpretazioni contraddittorie che se ne sono date.
Cos la Revue Positiviste[10] di Parigi mi rimprovera, da una parte,
di aver trattato metafisicamente leconomia, dallaltra indovinate un
po! di essermi limitato a una scomposizione puramente critica del dato,
invece di prescrivere ricette (comtiane?) per losteria dellavvenire. Contro
laccusa di metafisica il prof. Sieber osserva: Per quanto riguarda la teo-
ria in senso proprio, il metodo di Marx il metodo deduttivo di tutta la
scuola inglese, i cui difetti ed i cui pregi sono comuni ai migliori econo-
misti teorici. Il signor M. Block Les Thoriciens du Socialisme en
Allemagne. Extrait du Journal des Economistes, juillet et aot 1872 scopre
che il mio metodo analitico e dice fra laltro: Con questopera il signor
Marx si pone nella schiera degli intelletti analitici pi eminenti. I recen-
sori tedeschi, naturalmente, gridano alla sofistica hegeliana. Il Viestnik
Evropy (Messaggero europeo) di Pietroburgo, che tratta esclusivamente
il metodo del Capitale (numero del maggio 1872, pp. 427-36), trova che
il mio metodo di ricerca rigorosamente realistico, ma che il mio meto-
do desposizione sciaguratamente germano-dialettico. Esso dice: A pri-
ma vista, a giudicare dalla forma esteriore dellesposizione, Marx il pi
grande dei filosofi idealisti e nel senso tedesco, cio nel senso cattivo del-
la parola. Ma in realt egli infinitamente pi realista di tutti i suoi pre-
decessori nel campo della critica economica {...}. Non lo si pu assoluta-
mente chiamare idealista. Non so rispondere allegregio autore [11] meglio
che con alcuni estratti della sua stessa critica, che inoltre potranno inte-
ressare molti miei lettori ai quali inaccessibile loriginale russo.
Dopo una citazione dalla mia prefazione a Per la critica delleconomia
politica, Berlino, 1859, pp. VI-VII, dove ho esposto il fondamento mate-
rialistico del mio metodo, legregio autore continua:
Per Marx una cosa sola importa: trovare la legge dei fenomeni che
sta indagando. E per lui non importante soltanto la legge che li gover-
na in quanto hanno forma finita e si trovano in una connessione osserva-
bile in un periodo di tempo dato. Per lui importante soprattutto la leg-
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ge del loro mutamento, del loro sviluppo, ossia del passaggio da una for-
ma nellaltra, da un ordinamento di quella connessione a uno nuovo. Una
volta scoperta tale legge, Marx indaga nei loro particolari le conseguenze
con cui la legge si rivela nella vita sociale {...} in conseguenza di ci Marx
si sforza solo di fare una cosa: comprovare, attraverso unindagine scienti-
fica precisa, la necessit di determinati ordinamenti dei rapporti sociali e
constatare nel modo pi completo possibile quei fatti che gli servono
come punti di partenza o come punti di appoggio. A questo scopo del
tutto sufficiente dimostrare insieme la necessit dellordinamento esisten-
te e la necessit di un ordinamento nuovo, nel quale il primo deve passa-
re inevitabilmente restando del tutto indifferente che gli uomini lo cre-
dano o non lo credano, che essi ne siano o non ne siano coscienti. Marx
considera il movimento sociale come un processo storico-naturale retto
da leggi che non solo non dipendono dalla volont, dalla coscienza e dal-
le intenzioni degli uomini, ma anzi, determinano la loro volont, la loro
coscienza e le loro intenzioni {...}. Se lelemento cosciente ha una funzio-
ne cos subordinata nella storia della civilt, ovvio di per se stesso che la
critica che ha per oggetto la civilt stessa non potr avere a fondamento,
meno che mai, una qualsiasi forma o un qualsiasi risultato della coscien-
za. Il che significa che non lidea, ma solo il fenomeno esterno pu servir-
le come punto di partenza. La critica si limiter alla comparazione e al
confronto di un dato di fatto, non con lidea ma con un altro dato di fat-
to. Per essa importa soltanto che entrambi i dati di fatto vengano indaga-
ti nel modo pi esatto possibile e che costituiscano realmente diversi
momenti di sviluppo luno nei confronti dellaltro; ma pi importante di
tutto che venga indagata con altrettanta esattezza la serie degli ordina-
menti, la successione e il collegamento nel quale si manifestano i gradi di
sviluppo. Ma, si dir, le leggi universali della vita economica sono uniche
e sempre le stesse; ed del tutto indifferente che si applichino al presen-
te o al passato. Marx nega proprio questo. Per lui tali leggi astratte non
esistono {...}. Per lui ogni periodo storico ha le leggi sue proprie {...}.
Appena la vita ha superato un periodo determinato di sviluppo, appena
la vita passa da uno stadio dato ad un altro, comincia anche ad essere ret-
ta da altre leggi. In breve, la vita economica ci offre un fenomeno analo-
go a quello della storia dello sviluppo negli altri settori della biologia {...}.
I vecchi economisti, confrontando le leggi economiche con le leggi della
fisica e della chimica, mostravano di non averne capito la natura {...}.
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