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Cucina italiana

La pizza
LItalia famosa in tutto il mondo per la sua cucina, per il suo mangiare. Puoi trovare ristoranti italiani in
ogni parte del pianeta.

Oggi ti parler della pizza. Un piatto diventato famoso in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati uniti
dAmerica. S, ma quale pizza dirai tu? Ci sono tanti tipi di pizza, ma la "mamma di tutte le pizze" la famosa
pizza margherita. Ora conoscerai qualche curiosit su questo piatto cosi famoso e gustoso.

La pizza simile al pane e alla focaccia, che sono cibi consumati dalluomo fin dallantichit. Il termine pizza
ha unorigine incerta. Secondo alcuni, deriva da "pinsa", participio passato del verbo latino "pinsere", che
significa pestare, schiacciare, macinare. Molte civilt antiche che si affacciavano sul Mar Mediterraneo, come
Egiziani, Greci e Romani, mangiavano delle focacce schiacciate fatte con chicchi di orzo pestati, acqua e
condimenti vari. Possiamo considerare queste focacce gli antenati della nostra pizza. Numerose sono le
testimonianze di scrittori greci riguardanti una focaccia, da loro chiamata "maza". Nella Roma antica, invece
si mangiavano la "placenta" e l"offa" , preparata con acqua e orzo.

Nel Medioevo, in Italia erano mangiate focacce simili a quelle antiche, che avevano diverse varianti locali e
diversi nomi. Queste focacce erano molte apprezzate sia dagli aristocratici che dal popolo.

Gli ingredienti fondamentali della pizza sono il pomodoro e la mozzarella, il tipico formaggio fresco. Questi
ingredienti sono stati prodotti in Italia solo dopo due fasi storiche. I bufali sono stati reintrodotti nellItalia
del sud dai Longobardi, una popolazione germanica che ha governato lItalia per due secoli dopo la caduta
dellImpero romano. Questi animali si sono diffusi in Lazio e in Campania e dalle bufale si ricava il latte per
la produzione di mozzarella, detta proprio "di bufala".
Dopo la scoperta dellAmerica, sono state da l importate nuove piante, tra cui i pomodori, gi apprezzati
dagli Atzechi. I pomodori si sono ambientati benissimo nel clima mite dellItalia meridionale, dove hanno
acquistato il colore rosso vivo: prima in America erano gialli.
Cos, alla fine del 1500, a Napoli sono disponibili i due ingredienti per condire la focaccia e creare la pizza.
Nel 1700, la pizza viene preparata in forni a legna per essere quindi venduta per le strade e per i vicoli della
citt. Si afferma labitudine di mangiare la pizza non solo a casa o per le strade, ma anche presso i forni:
nasce cos la pizzeria, cio il ristorante dove si mangia la pizza. La pizzeria tipica ha il forno a legna, il bancone
di marmo dove viene confezionata la pizza, lo scaffale dove sono mostrati gli ingredienti, i tavoli dove i clienti
la possono consumare.

In quel periodo, diventano famose le grandi famiglie di pizzaioli napoletani. Nel 1780, viene fondata da Pietro
Colicchio la pizzeria "Pietro e basta cos", la cui tradizione continuata oggi dall"Antica Pizzeria Brandi.
Nel 1889, il miglior pizzaiolo di quellepoca, Raffaele Esposito, marito della figlia di Enrico Brandi, ha fatto
assaggiare la pizza al re dItalia Umberto I e sua moglie Margherita. Raffaele Esposito realizz per loro tre
pizze: la pizza alla "mastunicola" (strutto, formaggio, basilico), la pizza alla marinara (pomodoro, aglio, olio,
origano) e la pizza pomodoro e mozzarella (pomodoro, mozzarella, olio, basilico). Lultima era stata realizzata
proprio in onore della regina: i colori verde, bianco e rosso richiamavano intenzionalmente il tricolore
italiano. La sovrana apprezz cos tanto la pizza che volle elogiare lautore di queste bont per
iscritto. Ancora oggi la lettera di ringraziamento della regina visibile nellAntica Pizzeria Brandi a Napoli.
Per questo, il pizzaiolo decise di dare il nome della regina alla sua nuova pizza. Da allora, la pizza
con pomodoro, mozzarella e basilico, si chiama pizza margherita.

Prof.ssa Celeste Avila


Cucina italiana

LA PASTA E' NATA !


Cos italiana, la pasta, che da noi esiste addirittura un museo dedicato a questo prodotto:
si trova a Pontedassio, in provincia di Imperia, dove stato creato dalla ditta Agnesi.

Le origini della pasta sono controverse: Marco Polo nel suo memoriale di viaggio "Il Milione", scritto agli inizi
del 1300, riferisce di aver gustato in Cina un cibo a lui sconosciuto, preparato con farina di riso o di soia e
acqua. Questa notizia fece s che per un certo periodo si sia creduto che la pasta fosse un'invenzione cinese,
giunta in Italia con l'avventuroso viaggiatore veneziano. Non c' voluto molto, tuttavia, per dimostrare
l'infondatezza di tale supposizione. Certo che quando Marco Polo ne parl, la pasta, o un prodotto molto
simile, esisteva ormai da tempi antichissimi nel bacino del Mediterraneo, dove veniva confezionata per con
farina di grano. Un alimento paragonabile alla pasta era conosciuto dagli Etruschi gi nel IV secolo a. C. , e in
epoca quasi contemporanea era apprezzato dai Greci e cos pure dai Romani, attentissimi a importare usanze
e culture dei popoli che venivano via via assoggettando. Per quanto concerne la pasta secca, pare invece che
siano stati gli Arabi a introdurne l'uso, nato per motivi pratici: popoli nomadi per eccellenza, avendo a loro
volta l'abitudine di consumare impasti di sfarinati e acqua, per comodit pensarono di prepararli in
precedenza e di farli essiccare, cos da poterli portare con s senza problemi, e averli gi pronti al momento
del bisogno. Anzi, a questo proposito pare addirittura che sia dovuta a loro la pratica di confezionare i
bucatini che, asciugando pi rapidamente per merito del foro centrale, potevano cos essere meglio
conservati. Le loro conquiste, alle quali la spinta religiosa aveva conferito un impulso irresistibile, furono
anche l'occasione per far conoscere alcune novit che abbracciavano diversi settori: dalla matematica
all'astronomia e alle scienze in genere, dall'arte alla gastronomia. Fu cos che in Sicilia come in Spagna, in
Puglia come in Liguria, in Sardegna e lungo le coste mediterranee approd la pasta secca, che da qui si diffuse
un po' dovunque, variamente elaborata, divenendo l'asso nella manica della nostra cucina. Gi nel 1400
funzionavano numerosi pastifici per la produzione di pasta secca lungo le coste italiane, in particolare
siciliane, campane, laziali e liguri, nei luoghi cio dove le condizioni climatiche meglio si prestavano
all'essiccazione. Si sa per certo che esistevano addirittura delle corporazioni di "vermicellai", il che dimostra
che si trattava di un'attivit ormai abituale. Quella pasta, che oggi chiameremmo industriale, era per
piuttosto costosa: per questo si diffuse nel popolo la pratica di confezionarla in casa. Furono naturalmente
le donne a impegnarsi in tale mansione ; la pasta del resto costituiva una vera provvidenza, condita con
quello che si aveva a disposizione, cos impegnando tutta la loro innata sapienza gastronomica, l'estro e la
fantasia stimolata dalla necessit, le donne riuscirono a creare veri capolavori, che ancor oggi abbiamo modo
di gustare. Quando poi si diffuse l'uso del pomodoro, il rosso frutto della solanacea importata dall'America
fu eletto a compagno ideale della pasta, e da allora continua a contribuire al suo successo , portando nel
mondo , con il tocco aggiuntivo del basilico, il prestigio dei nostri tre colori. La pasta continu a essere
essiccata al sole e all'aria fino al 1908, anno in cui Filippo De Cecco, titolare dell'omonimo pastificio di Fara
San Martino, in provincia di Chieti, ancor oggi uno dei pi prestigiosi non solo in Italia, mise a punto
un'invenzione che port enormi vantaggi all'industria della pastificazione: l'essiccatore automatico, che
permetteva di raggiungere risultati perfetti in tempi brevi e in ben diverse condizioni igieniche, semplificando
enormemente il lavoro.

Prof.ssa Celeste Avila


Cucina italiana

Prof.ssa Celeste Avila


Cucina italiana

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Prof.ssa Celeste Avila

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