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ci non ci badavo molto, anche perch mi bastava pren- II.

dere un analgesico. Quella sera feci lo stesso, ma l'emi-


crania non pass, anzi verso le dieci meno venti si fece
cos lancinante da non sembrarmi normale. Lasciai la
mia stanza, mi diressi verso il tinello dove c'erano i miei
genitori e balbettai: "Chiamate il dottor Grandi" - il pa-
dre di Claudio.
Subito dopo persi la parola. La mamma telefon al
mio medico curante, dottor Crosta, ma non lo trov a
casa; allora cerc il dottor Grandi ma, poich il mio sta-
to di salute precipitava, fece intervenire la Croce Rossa.
La mamma, pensando che la pastiglia di analgesico
potesse essere la causa di tutto, mi condusse in bagno
per farmela rimettere ma non riuscii. Fui accompagnata Per quello che accadde da qui in poi mi affido ai rac-
nella stanza dei miei genitori e adagiata sul letto. Stesa, conti di coloro che mi sono stati vicini. I medici diagno-
sentii le ultime parole prima del coma: "Sta arrivando il sticarono un coma "3", cio appartenente al terzo grado
dottor Grandi, stai calma," diceva la mamma. dei cinque in cui si suddivide la profondit di quello sta-
La nonna intanto seguiva con sbigottimento, ma ten- lo, come appresi pi tardi.
tava di calmare la mamma che urlava "muore, muore". Alcuni comatosi raccontano sensazioni cangianti:
L'ultima immagine che ricordo un ventaglio che la buio, poi luce abbagliante, calma, serenit, gioia. Io ri-
nonna agitava sul mio viso. oido solo un buio profondo, completo; anzi, ancora
Venne il buio - entrai in coma. adesso, quando improvvisamente viene meno la luce, mi
i il rovo a pensare "Dio! Sono in coma".
Nella mia memoria mancano le trentasei ore in cui si
divise la mia vita. Il dottor Grandi e l'ambulanza della
Croce Rossa giunsero insieme: una corsa all'impazzata
verso l'ospedale e la Tac diagnostic un'emorragia cere-
I n ale. Furono chiamati la madre di Claudio, anch'ella
medico, e il professor Geuna, primario del reparto di
Neurochirurgia. Tutti scossero la testa: l'emorragia era
Imppo estesa perch si potesse intervenire. La loro pri-
ma intenzione fu quella di lasciarmi morire in pace: de-
vo la vita al dottor Grandi che indusse il primario a ope-
rare con queste parole: "Persa per persa, tentiamo". Il
professor Geuna, per assecondare la disperata richiesta
dell'amico, si accinse all'intervento.
Mi ero sentita male poco prima delle 10 e a mezza-
ni >l le ero gi operata, intubata, in Rianimazione.
Dopo l'intervento il professor Geuna and dai miei
('enitori: "Ci vorrebbe un miracolo," disse, "io ho fatto il
possibile, ora siamo nelle mani di Dio", e alla mamma
e he con un filo di voce lo ringraziava rivolse uno sguar-

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