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Nellambito degli studi che hanno per oggetto il linguaggio, la psicolinguistica definibile

come la scienza che studia la capacit umana di parlare e di capire, cio il


comportamento e le attivit mentali coinvolte nelluso del linguaggio (Parisi 1974). La sua
nascita ufficiale si fa risalire al 1953, anno in cui un convegno interdisciplinare, tenutosi
presso lIndiana University negli Stati Uniti, vide riunirsi studiosi appartenenti ad ambiti di
ricerca diversi (i linguisti Sebeok e Lennemberg, gli psicologi Carrol, Osgood, Miller,
lantropologo Casagrande) al fine di programmare e sviluppare ricerche sul
comportamento linguistico. La sua caratteristica peculiare, configuratasi chiara gi in
quella sede, riconoscibile in un nuovo approccio allo studio del linguaggio, collocato in
una prospettiva interdisciplinare ed analizzato tramite laccostamento e talora la fusione di
contributi concettuali e strumenti metodologici mutuati da discipline diverse, quali la
linguistica e la psicologia.
La prima si tradizionalmente occupata di quellinsieme di conoscenze relative alla
competenza linguistica che ciascun parlante possiede in varia misura, la seconda si
tradizionalmente occupata del comportamento umano alla luce del quadro emotivo e
mentale individuale. Pur non sottovalutando i contributi provenienti alla psicolinguistica
dalla cibernetica, dalla teoria matematica dellinformazione, dalle discipline biologiche,
da sottolineare come da una parte la linguistica abbia fornito dei modelli di descrizione
formale della lingua indispensabili per affrontare lo studio analitico dei sottili e complicati
meccanismi linguistici, e come daltra parte la psicologia abbia contribuito ad ascrivere
lanalisi sulla percezione e produzione linguistica entro il pi ampio orizzonte dei problemi
inerenti i processi cognitivi di base e i comportamenti ad essi correlati. Muovendo dunque
dalla considerazione che il processo reale di produzione e comprensione delle frasi
condizionato da variabili psicologiche che influenzano e modificano le predizioni basate su
un modello di pura competenza proposto dai linguisti, la psicolinguistica rivolge la sua
ricerca allindividuazione dei processi mentali e delle conoscenze individuali attraverso cui
la competenza dei linguisti viene acquisita e tradotta nelluso del linguaggio; loggetto della
ricerca rappresentato da i processi mentali che sottostanno allacquisizione della lingua
e la capacit che le persone devono avere per usare il linguaggio ed imparare ad usarlo
durante linfanzia (Slobin 1971).
Dal punto di vista psicologico la conoscenza del meccanismo linguaggio una recente
acquisizione, legata proprio alla nascita della psicolinguistica, in quanto prima di essa gli
psicologi hanno mostrato poco interesse per il comportamento linguistico, attribuendo ad
esso un ruolo marginale nellambito dellanalisi del comportamento umano, probabilmente
anche per la scarsa familiarit con le formulazioni teoriche che la linguistica andava
sviluppando nel tempo, e studiando esso solo in relazione ad altri fenomeni, quali ad
esempio la memoria e lapprendimento.
Negli anni in cui si fondava la psicolinguistica, viene pubblicato un testo, il Verbal
Behavior di Skinner del 1957, che contiene quella che si pu definire la teoria psicologica
del linguaggio pi completa di quegli anni, la cui elaborazione realizza la saldatura tra
comportamentismo in campo psicologico e strutturalismo in campo linguistico, che
allorigine della psicolinguistica.
In seno allo strutturalismo si attribuita particolare importanza allo studio sincronico del
linguaggio e alla formulazione di modelli teorici rigorosi nei campi di indagine da esso
privilegiati, quali la fonologia e la morfologia. A questa predilezione ha fatto riscontro una
produzione di studi, daltra parte, poco significativa nel campo della sintassi, del lessico e
della semantica. E da notare che la linguistica strutturale ha rappresentato la prima
significativa svolta della linguistica nel nostro secolo (la seconda sar rappresentata dalla
linguistica generativo-trasformazionale), ed ha preso le mosse dagli insegnamenti di De
Saussure. Poich impossibile dare in poche righe un panorama esauriente delle
concezioni saussuriane, ci si limita qui ad accennare alla grande dicotomia che a cardine
del pensiero dellautore, quella tra langue e parole. La langue il corpo ideale di una
lingua e linsieme delle regole che la determinano; essa, oggetto principale dello studio
della linguistica, costituita dal sistema grammaticale, lessicale, fonematico virtualmente
esistente in ciascun cervello. La parole invece la concreta esecuzione linguistica,
laspetto individuale del linguaggio: Lesecuzione sempre individuale, lindividuo ne
sempre il padrone; noi la chiameremo la parole (De Saussure 1916). La parole
sottoposta alle regole della grammatica, e quindi alla influenza descrittiva della langue,
ma anche un processo di creazione. Pur avendo affermato pi volte che il linguaggio
un fenomeno sociale, De Saussure, identificando la langue quale oggetto specifico della
linguistica, opera una distinzione funzionale allo scopo della sua ricerca, che daltra parte
determina il carattere astratto di questa sul piano della descrizione dei sistemi linguistici;
un carattere astratto che i linguisti delle diverse scuole strutturaliste hanno pi tardi
accentuato. Nonostante lo strutturalismo abbia difeso in sede teorica generale lautonomia
della linguistica dalla psicologia, esso ha contribuito alla impostazione teorico-pragmatica
della psicolinguistica del primo periodo saldandosi, tramite il behaviorismo, con
lorientamento del comportamentismo e dellassociazionismo dominante la psicologia
dellepoca.
Il comportamentismo fonda la sua ricerca sulla possibilit di studiare e spiegare il
comportamento attraverso losservazione e la sperimentazione; il comportamento non
altro che il modo con cui lindividuo, con la sua disposizione, reagisce agli stimoli esterni;
lo studio del comportamento consiste nello stabilire le relazioni ed il rapporto causale
esistenti tra gli stimoli e le risposte dellorganismo. Secondo il comportamentismo il
significato di una parola una risposta interna provocata dallo stimolo sonoro e visivo
costituito dalla parola stessa, ed il vocabolario , in pratica, un repertorio di risposte
condizionate, ovvero apprese durante lo sviluppo tramite la ripetuta associazione tra
parola-oggetto e parola-situazione, e relazionate a degli stimoli; tali relazioni vengono
ripetute pi volte nel corso dellapprendimento e sono sottoposte ad un rinforzo
proveniente dallambiente. Nellambito del comportamentismo lo studio del linguaggio si
basato su una considerazione di esso in termini di apprendimento, e quindi su una analisi
delle tecniche di controllo verbale; proprio Skinner ci fornisce un esempio di studio del
linguaggio da questo punto di vista. Egli proponeva di distinguere i seguenti tipi di
comportamento verbale: mand, comportamento controllato da particolari stati di pulsione
(comandi, domande); comportamento ecoico, controllato da parole udite in precedenza;
comportamento testuale, controllato da stimoli ortografici; comportamento intraverbale,
controllato da altri stimoli verbali; comportamenti duditorio, controllato da variabili legate
alla compresenza di un uditorio; e infine comportamento tattile, controllato da variabili
oggettuali. Il linguaggio per Skinner non altro che il comportamento di un oratore
rinforzato dalla opera di mediazione di altre persone, gli ascoltatori, che sono stati
condizionati proprio per rinforzare il comportamento.
Da una parte gli orientamenti del comportamentismo che abbiamo brevemente delineato,
dominanti allepoca in cui nasceva la psicolinguistica, e dallaltra gli orientamenti dello
strutturalismo linguistico hanno influenzato la disciplina nei primi anni di vita; ad essi si
aggiungono anche i contributi della scienza dei calcolatori. E attraverso questo
collegamento tra discipline diverse che la psicolinguistica di questi anni sviluppa un certo
numero di ricerche, che oggi potrebbero essere variamente valutate; a questo proposito
osserva Parisi: se si guarda a quelle ricerche prendendo come riferimento i successivi
sviluppi cos ricchi della psicolinguistica, il giudizio complessivo non pu essere che
negativo. Del resto, evidente che furono i ristretti principi teorici su cui il modello allora
dominante del linguaggio si fondava che impedirono ai primi psicolinguisti di fare molto di
pi che aprire una nuova area di ricerca (Parisi 1974).
Due anni pi tardi la comparsa del testo di Skinner, nel 1959, Chomsky pubblic una
recensione critica molto dura nei confronti del Verbal Behavior, criticando fortemente i
concetti di base in esso contenuti e le nozioni di stimolo, risposta, rinforzo; Chomsky
osserva che: se si prendono tali termini in senso letterale, la descrizione non in grado di
coprire quasi nessun aspetto del comportamento verbale e che, se li prendiamo invece in
senso metaforico, la descrizione non offre nessun vantaggio rispetto alle formulazioni
tradizionali. Utilizzati con questa estensione, i termini presi a prestito dalla psicologia
sperimentale vengono semplicemente a perdere il loro significato obiettivo ed assumono la
stessa imprecisione del linguaggio quotidiano (Chomsky 1968). Chomsky critica la
convinzione, espressa da Skinner, secondo la quale il linguaggio non altro che un tipo di
comportamento, quello verbale, sottoposto agli stimoli ed ai rinforzi provenienti
dallesterno; tale prospettiva riduttiva implicherebbe che ad ambienti diversi facciano
riscontro caratteristiche di linguaggio diverse. Al contrario, osserva Chomsky, la regolarit
che osservabile nello sviluppo del linguaggio infantile non trova spiegazione limitando il
problema del linguaggio ad una semplice interazione tra uomo e ambiente; Chomsky
spiega il fatto che le caratteristiche del linguaggio nei primi anni di vita siano simili in tutti i
bambini affermando lesistenza di una predisposizione innata allacquisizione, che si
manifesta fin dalla nascita ed indipendente dallambiente. Vi qui il richiamo ad un
elemento fondamentale della teoria chomskiana, lesistenza di una grammatica universale,
un sistema di principi, condizioni e regole presenti in tutti i linguaggi umani e rispondenti
ad una necessit biologica. Larticolo di Chomsky segna il passaggio ad una nuova fase
della psicolinguistica, in cui essa adotter la posizione della linguistica generativa mentre,
in campo psicologico, si andava affermando un nuovo orientamento, quello cognitivista.
2. La psicolinguistica chomskiana: il modello generativo-trasformazionale e
lincontro con il cognitivismo; le direzioni di ricerca
La teoria linguistica di Chomsky, ed il modello di grammatica elaborato dallo studioso,
influenzano profondamente gli studi psicolinguistici dalla fine degli anni 50 in poi;
contemporaneamente, nel versante pi strettamente psicologico, contributi importanti a
tale fase della disciplina sono forniti dal cognitivismo, un nuovo orientamento di studi che,
segnando il superamento del comportamentismo, rivolge il proprio interesse ai problemi
relativi al funzionamento della mente, i suoi processi e le sue elaborazioni.
La linguistica generativo-trasformazionale ha avuto origine con la comparsa, nel 1957, del
volume di Chomsky Syntactic Structures . Essa si attribuisce il compito di pervenire ad un
modello linguistico tale che possa generare tutte le infinite frasi di una lingua, ciascuna
suscettibile di una descrizione a livello di struttura e di interrelazione con le altre frasi.
Secondo la teoria linguistica di Chomsky quale appare nel 1965 in Aspetti della teoria
della sintassi, il compito di una descrizione linguistica adeguata infatti quello di costruire
una grammatica predittiva che a partire dalle unit della lingua considerate come un
numero finito di elementi, permetta di costruire un insieme aperto di frasi
grammaticalmente accettabili. Le frasi della lingua e lintuizione del parlante rappresentano
i dati empirici su cui fondare la formulazione e la verifica del modello. Una delle tesi pi
importanti elaborate dallautore relativa alla distinzione tra competenza (competence)
ed esecuzione (performance) linguistica. Dobbiamo considerare la competenza
linguistica - cio, la conoscenza di una lingua come un sistema astratto sottostante al
comportamento, un sistema costituito da regole che interagiscono per determinare la
forma e il significato intrinseco di un numero potenzialmente infinito di frasi (Chomsky
1968). Dunque per competenza ci si riferisce alla capacit che ogni parlante possiede di
comprendere e produrre potenzialmente tutte le frasi di una lingua le quali costituiscono un
insieme tecnicamente infinito. In questo senso intesa la competenza rappresenta loggetto
della linguistica, in quanto lelaborazione di una grammatica per Chomsky la descrizione
sistematica ed esplicita della competenza. Lesecuzione invece luso che della lingua fa il
parlante, il modo in cui la competenza, capacit potenziale e innata, viene messa in atto
nella produzione linguistica. La teoria linguistica ha il compito di specificare come la
competenza linguistica universalmente organizzata al di l delle possibili differenze: la
descrizione di questi universali fa si che si possa parlare di una teoria del linguaggio
umano in quanto tale, piuttosto che di una lingua in particolare. Unaltra idea di fondo
elaborata dallautore riguarda la distinzione delle componenti di cui consta una
grammatica; la frase lunit a base della lingua, essa generata tramite delle regole
sintattiche che governano la combinazione e la relazione delle singole parti della frase
stessa; dunque nella grammatica, intesa come modello di competenza linguistica,
centrale il ruolo della componente sintattica, a cui si aggiunge quella fonologica, relativa
alla interpretazione delle relazioni tra suoni e simboli, e quella semantica, che ha il compito
di interpretare il significato espresso dai singoli elementi lessicali. Inoltre lautore opera
una distinzione tra strutture superficiali, che vengono espresse dalle singole frasi prodotte
da regole generative e che cambiano da lingua a lingua, e strutture profonde, che
rappresentano il contenuto dellintenzione comunicativa del parlante, astratte e
tendenzialmente universali. Come si detto la componente sintattica quella
fondamentale, in quanto permette al parlante di associare le catene foniche ai significati e
viceversa, e quindi di fondare la competenza linguistica. Il passaggio dalle strutture
profonde a quelle superficiali, ovvero dal livello astratto delle informazioni semantiche al
livello concreto della produzione di frasi, avviene attraverso alcune regole di
trasformazione. La componente fonologica assegna una rappresentazione fonetica alle
strutture superficiali, la componente semantica assegna una rappresentazione semantica
alle strutture profonde. La distinzione tra struttura superficiale e struttura profonda
consente a Chomsky di spiegare una frase attiva e la sua corrispondente passiva come
due frasi a livello di struttura superficiale che risalgono alla stessa struttura profonda.
Anche i casi di sinonimia sono spiegati attraverso lattribuzione alle frasi sinonime di
strutture profonde uguali a cui corrispondono strutture superficiali diverse, mentre i casi di
polisemia sono spiegati facendo risalire le frasi polisemiche a strutture superficiali
identiche a cui corrispondono strutture superficiali diverse e aventi significato diverso. E
interessante sottolineare i progressi compiuti dalla linguistica generativa sul piano della
scientificit, per la rilevanza in essa data allambito delle elaborazioni teoriche e allambito
della descrizione linguistica concreta. Parisi nota: Il principale lato debole del modello
classico la sottocomponente di base della sintassi, cio il sistema delle regole di
riscrittura e linserzione lessicale. Se si osserva qual lapparato concettuale con cui
costruita la base della sintassi, cio le categorie sintattiche (nome, verbo, sintagma
nominale ecc.), ci si accorge che si tratta di vecchie nozioni della linguistica che
conservano nel modello trasformazionale classico tutta o quasi la loro tradizionale
oscurit (Parisi 1972). Il modello ha il merito di aver riconosciuto la necessit di livelli di
rappresentazione delle frasi pi astratti, ma Parisi nota: Ma il livello pi astratto del livello
classico, quello della struttura profonda, appare ancora come troppo simile alle
rappresentazioni superficiali delle frasi. Per una teoria adeguata sembrano necessari livelli
di rappresentazione ancora pi astratti, cio pi distanti e diversi dalla rappresentazione
superficiale (Parisi ib.). Su osservazioni di questo tipo si fondata tutta lanalisi critica al
modello ortodosso della linguistica post-chomskiana, orientata verso interessi
prevalentemente semantici. In questa sede ci interessa piuttosto rilevare come il Modello
abbia influito sulla psicologia ed abbia fornito la base teorica e programmatica delle
ricerche psicolinguistiche fino agli anni 70, e come sia stato significativo lincontro tra esso
ed il cognitivismo per lo sviluppo degli studi in psicolinguistica.
Per i cognitivisti il modello S-R non basta a spiegare tutti i comportamenti umani: a
determinare la conoscenza del mondo non lincontro casuale con stimoli ambientali, n
la selezione automatica e selettiva sostenuta dai comportamentisti, bens lagire attivo
delluomo di fronte alle informazioni provenienti dal mondo esterno e alla acquisizione dei
messaggi nuovi che vengono attivamente inseriti dallindividuo in un contesto di
informazioni gi possedute. Nella prospettiva cognitivista linterazione percezione ed
azione spinge luomo a contribuire alla formazione degli schemi ambientali, modificandoli;
ogni individuo sviluppa una conoscenza personale del mondo che avviene mediante la
selezione e linterpretazione attiva degli stimoli inviati dallambiente. Lorganismo
considerato come un sistema capace di elaborare informazioni, di effettuare una scelta tra
gli elementi in entrata del sistema stesso, di operare sugli elementi selezionati delle
trasformazioni che consentono una elaborazione e un immagazzinamento pi efficace e
un accesso pi rapido e conveniente, di utilizzare strategie alternative nella elaborazione
richiesta, di raggiungere decisioni legate ai risultati della elaborazione eseguita e non
determinata apriori dagli stimoli in entrata (Flores DArcais, in Neisser 1967). Nellambito
del cognitivismo i temi di studio della psicologia, come la percezione, la memoria, il
pensiero, non sono pi campi isolati, ma aspetti di una attivit cognitiva globale; loggetto
di studio rappresentato dallinsieme dei processi cognitivi e lo scopo quello di
elaborare dei modelli che possano chiarire come funzionano le fasi di questi processi. Si
profila, nel cognitivismo, la possibilit di studiare quello che dentro la mente e di
accedere ai processi mentali di ricerca, di confronto, di decisione, di pianificazione e di
azione. Lorientamento teorico cognitivistico, disposto a riconoscere la complessa attivit
mentale solo in parte osservabile nel comportamento esterno, considera con favore le
nuove idee introdotte dalla grammatica generativo-trasformazionale, e mostra interesse
per le ipotesi chomskiane sulla complessa struttura sottostante alle frasi e sulle fasi di
formazione di queste, sottostanti al comportamento linguistico osservabile. Feconde
possibilit di ricerca in campo psicologico offre una linguistica che considera il linguaggio
come una competenza contenuta nella mente di ciascun individuo, e la sintassi un
processo dinamico fondato su combinazioni di regole. Intorno al 1960 dunque, sia in
linguistica che in psicologia le condizioni della ricerca sono tali da consentire una svolta
significativa al corso dellevoluzione della psicolinguistica.
Negli anni 60 la disciplina si rivolge soprattutto alla ricerca di una verifica della realt
psicologica dei modelli linguistici di Chomsky nel tentativo di dimostrare che le distinzioni
effettuate a livello formale siano effettivamente operanti nelluso della lingua e nel tentativo
di derivare da questi modelli delle previsioni sul modo in cui le frasi vengono percepite,
capite e ricordate dagli adulti, ed acquisite dai bambini. Sul piano metodologico le strade
percorse sono due: da una parte la sperimentazione in laboratorio tesa a misurare il grado
di comprensione e di ricordo delle frasi e dallaltra losservazione dello sviluppo linguistico
del bambino. In laboratorio le capacit delle persone di comprensione e di memoria
potevano essere osservate nellambito di condizioni controllate dallo studioso e sottoposte
a variazioni; la ricerca sul linguaggio infantile poteva dar conto di come la capacit
linguistica, di percezione, di comprensione e di memoria sono correlate nei processi di
acquisizione del linguaggio e di sviluppo mentale. Dunque la ricerca si sviluppata in tre
diverse direzioni: una serie di studi tendevano a verificare la realt psicologica della
struttura sintattica, altri studi alla verifica dellesistenza di una struttura profonda
sottostante alle frasi prodotte dai parlanti, unaltra parte della ricerca si rivolgeva allo studio
delle capacit linguistiche nei primi anni di vita del bambino, descrivendo tali capacit con
riferimento al modello chomskiano.
Per quanto riguarda la ricerca inerente la realt psicologica della struttura sintagmatica
delle frasi, la teoria chomskiana assegnava a ciascuna frase una struttura sintagmatica di
tipo gerarchico, attraverso cui, dalle singole parole si arriva alla rappresentazione della
frase completa. La ricerca psicolinguistica ha inteso dimostrare che due parole formanti un
sintagma costituiscono nella mente una unit psicologica pi alta rispetto a quella relativa
a due parole che non formano un sintagma, come attestano esperimenti descritti in Parisi
(1974); nella comprensione e nella memorizzazione di una frase si tende infatti ad un
lavoro mentale unitario ed il raggruppamento sintattico delle parole trova riscontro
nellunit della mente di chi ascolta e comprende la frase. Per quanto riguarda la realt
psicologica della struttura profonda, nellambito della teoria chomskiana possibile risalire
dalla struttura superficiale di una frase alla sua struttura profonda. Le operazioni di
trasformazione sono relative ai passaggi dalla forma sintattica attiva, affermativa o
dichiarativa, alla forma passiva, negativa o interrogativa; stato rilevato che a seconda del
numero di trasformazioni applicate per risalire alla struttura profonda varia il grado di
difficolt riguardante i processi di comprensione e di ricordo delle frasi.
Per quanto riguarda lo studio sullo sviluppo della sintassi nei bambini da notare in
generale che la psicolinguistica chomskiana ha dato lavvio allo studio sistematico della
acquisizione e comprensione del linguaggio nei primi anni di vita, percorrendo due vie
metodologiche: da una parte la registrazione periodica degli enunciati spontanei dei
bambini relativamente ad un arco di tempo di uno-due anni, dallo altro lutilizzo di tecniche
sperimentali (ad esempio far ripetere ad un bambino frasi di diversa difficolt, oppure
sottoporgli una frase e chiedergli, successivamente, di associarla ad una figura).
Attraverso varie ricerche, in questo campo il risultato generale emerso sembra essere che,
al di l dellapparente caos delle prime frasi infantili, esiste un ordine analizzabile che
induce a riconoscere unevoluzione agli stadi dello sviluppo del linguaggio infantile.
Secondo lapproccio psicolinguistico chomskiano, se la capacit linguistica corrisponde, in
generale al possesso di un insieme di regole, queste sono riconoscibili anche nellambito
delle capacit linguistiche infantili. Possiamo essere abbastanza sicuri che un bambino ha
qualche sistema di regole se la sua produzione regolare, se egli estende questa
regolarit a nuovi casi, e se pu scoprire deviazioni dalla regolarit nel suo linguaggio e in
quello degli altri (Slobin 1971) . Varie ricerche sono state compiute nel tentativo di provare
lesistenza di regole, ovvero di una regolarit di comportamento linguistico, quali ad
esempio i tests di Berko (1958) sulla capacit dei bambini di estendere regole
morfologiche a nuovi casi. Come nota Parisi (1974) i bambini della scuola materna sono in
grado di costruire il plurale dei nomi inventati in quanto hanno appreso che il plurale dei
nomi si costruisce aggiungendo la terminazione -i- alla radice dei nomi stessi.
Lanalisi dellacquisizione del linguaggio nei bambini alla luce dei modelli generativo-
trasformazionali si rivolta a stabilire se possibile intravedere allinterno delle frasi
prodotte dai bambini di uno-due anni una qualche forma di struttura sintagmatica, seppure
in nuce. E stato dimostrato che nelle frasi costituite da poche parole il modo in cui i
bambini correlano queste soggetto a regolarit, e si notato che esistono in questo
linguaggio embrionale solo alcune particolari combinazioni di parole; tali combinazioni
riguardano le parole perno ovvero una classe di parole frequentemente usate che
rappresentano il perno, appunto, della frase, e le parole che non sono usate con molta
frequenza ma rappresentano una classe virtualmente infinita ed hanno un ruolo di
contenuto.
Le ricerche che si sono basate sullanalisi della distribuzione di tali classi di parole nelle
frasi sono state svolte da Braine (1963) e Brown e Fraser (1963). Il punto focale, come
osserva Slobin, che il bambino ha gi un sistema proprio che non pu essere
semplicemente considerato una copia della sintassi delladulto: E pi probabile che il
bambino usi gi i limitati strumenti linguistici a sua disposizione per creare nuove
espressioni allinterno del suo semplice, ma gi strutturato sistema. Questo sistema,
naturalmente, deve avere qualche relazione con la lingua che il bambino ha udito intorno a
s, ma certamente non affatto una copia ridotta di quel sistema (Slobin 1971). Per
quanto riguarda lesistenza di una struttura profonda nel linguaggio del bambino, sembra
difficilmente riconoscibile la distinzione tra livello superficiale e livello profondo, data la
semplicit delle frasi infantili; Mc Neill (1966) sostiene lipotesi, a questo proposito, che il
bambino nellapprendimento linguistico guidato da una conoscenza implicita delle
relazioni grammaticali della struttura profonda, che vengono direttamente manifestate
nelle sue frasi; solo in seguito il bambino apprende ad applicare le regole di
trasformazione consapevolmente, poich esse rappresentano una acquisizione sintattica
pi evoluta.
Gli studi fin qui descritti, relativi alla psicolinguistica degli anni 60, non rappresentano un
quadro esaustivo della ricerca ma sono gli orientamenti pi significativi della linguistica
chomskiana. Per questa psicolinguistica, nellinteresse di conoscere le capacit del parlare
e del suo uso effettivo, prevale lobiettivo di trovare conferme per i concetti, le regole e le
strutture dei modelli proposti dalla linguistica. I limiti di tale approccio sono identificabili, in
fondo, in quelli riconoscibili nella linguistica stessa. Come osserva Parisi (1972), la frase
lunit comunicativa pi ampia considerata, a discapito di unit pi grandi (i discorsi e le
conversazioni); viene trascurata lanalisi del contesto situazionale entro cui si colloca
lenunciazione della frase, del contesto linguistico ed extra-linguistico. Lindifferenza per
questi aspetti della capacit linguistica e delluso del linguaggio rappresentano un limite
della teoria chomskiana e delle ricerche psicolinguistiche che ad essa fanno riferimento;
ma allorigine della crisi della psicolinguistica chomskiana si colloca soprattutto lemergere,
anche in campo linguistico, di un interesse pi specifico per la semantica e dellesigenza di
una rappresentazione pi astratta del contenuto della frase. Va riconosciuto alla
psicolinguistica chomskiana ed alla psicolinguistica in generale il merito di rappresentare
un approccio nuovo e fecondo allanalisi dellinterazione tra il soggetto e il linguaggio.

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