Nellambito degli studi che hanno per oggetto il linguaggio, la psicolinguistica definibile
come la scienza che studia la capacit umana di parlare e di capire, cio il
comportamento e le attivit mentali coinvolte nelluso del linguaggio (Parisi 1974). La sua nascita ufficiale si fa risalire al 1953, anno in cui un convegno interdisciplinare, tenutosi presso lIndiana University negli Stati Uniti, vide riunirsi studiosi appartenenti ad ambiti di ricerca diversi (i linguisti Sebeok e Lennemberg, gli psicologi Carrol, Osgood, Miller, lantropologo Casagrande) al fine di programmare e sviluppare ricerche sul comportamento linguistico. La sua caratteristica peculiare, configuratasi chiara gi in quella sede, riconoscibile in un nuovo approccio allo studio del linguaggio, collocato in una prospettiva interdisciplinare ed analizzato tramite laccostamento e talora la fusione di contributi concettuali e strumenti metodologici mutuati da discipline diverse, quali la linguistica e la psicologia. La prima si tradizionalmente occupata di quellinsieme di conoscenze relative alla competenza linguistica che ciascun parlante possiede in varia misura, la seconda si tradizionalmente occupata del comportamento umano alla luce del quadro emotivo e mentale individuale. Pur non sottovalutando i contributi provenienti alla psicolinguistica dalla cibernetica, dalla teoria matematica dellinformazione, dalle discipline biologiche, da sottolineare come da una parte la linguistica abbia fornito dei modelli di descrizione formale della lingua indispensabili per affrontare lo studio analitico dei sottili e complicati meccanismi linguistici, e come daltra parte la psicologia abbia contribuito ad ascrivere lanalisi sulla percezione e produzione linguistica entro il pi ampio orizzonte dei problemi inerenti i processi cognitivi di base e i comportamenti ad essi correlati. Muovendo dunque dalla considerazione che il processo reale di produzione e comprensione delle frasi condizionato da variabili psicologiche che influenzano e modificano le predizioni basate su un modello di pura competenza proposto dai linguisti, la psicolinguistica rivolge la sua ricerca allindividuazione dei processi mentali e delle conoscenze individuali attraverso cui la competenza dei linguisti viene acquisita e tradotta nelluso del linguaggio; loggetto della ricerca rappresentato da i processi mentali che sottostanno allacquisizione della lingua e la capacit che le persone devono avere per usare il linguaggio ed imparare ad usarlo durante linfanzia (Slobin 1971). Dal punto di vista psicologico la conoscenza del meccanismo linguaggio una recente acquisizione, legata proprio alla nascita della psicolinguistica, in quanto prima di essa gli psicologi hanno mostrato poco interesse per il comportamento linguistico, attribuendo ad esso un ruolo marginale nellambito dellanalisi del comportamento umano, probabilmente anche per la scarsa familiarit con le formulazioni teoriche che la linguistica andava sviluppando nel tempo, e studiando esso solo in relazione ad altri fenomeni, quali ad esempio la memoria e lapprendimento. Negli anni in cui si fondava la psicolinguistica, viene pubblicato un testo, il Verbal Behavior di Skinner del 1957, che contiene quella che si pu definire la teoria psicologica del linguaggio pi completa di quegli anni, la cui elaborazione realizza la saldatura tra comportamentismo in campo psicologico e strutturalismo in campo linguistico, che allorigine della psicolinguistica. In seno allo strutturalismo si attribuita particolare importanza allo studio sincronico del linguaggio e alla formulazione di modelli teorici rigorosi nei campi di indagine da esso privilegiati, quali la fonologia e la morfologia. A questa predilezione ha fatto riscontro una produzione di studi, daltra parte, poco significativa nel campo della sintassi, del lessico e della semantica. E da notare che la linguistica strutturale ha rappresentato la prima significativa svolta della linguistica nel nostro secolo (la seconda sar rappresentata dalla linguistica generativo-trasformazionale), ed ha preso le mosse dagli insegnamenti di De Saussure. Poich impossibile dare in poche righe un panorama esauriente delle concezioni saussuriane, ci si limita qui ad accennare alla grande dicotomia che a cardine del pensiero dellautore, quella tra langue e parole. La langue il corpo ideale di una lingua e linsieme delle regole che la determinano; essa, oggetto principale dello studio della linguistica, costituita dal sistema grammaticale, lessicale, fonematico virtualmente esistente in ciascun cervello. La parole invece la concreta esecuzione linguistica, laspetto individuale del linguaggio: Lesecuzione sempre individuale, lindividuo ne sempre il padrone; noi la chiameremo la parole (De Saussure 1916). La parole sottoposta alle regole della grammatica, e quindi alla influenza descrittiva della langue, ma anche un processo di creazione. Pur avendo affermato pi volte che il linguaggio un fenomeno sociale, De Saussure, identificando la langue quale oggetto specifico della linguistica, opera una distinzione funzionale allo scopo della sua ricerca, che daltra parte determina il carattere astratto di questa sul piano della descrizione dei sistemi linguistici; un carattere astratto che i linguisti delle diverse scuole strutturaliste hanno pi tardi accentuato. Nonostante lo strutturalismo abbia difeso in sede teorica generale lautonomia della linguistica dalla psicologia, esso ha contribuito alla impostazione teorico-pragmatica della psicolinguistica del primo periodo saldandosi, tramite il behaviorismo, con lorientamento del comportamentismo e dellassociazionismo dominante la psicologia dellepoca. Il comportamentismo fonda la sua ricerca sulla possibilit di studiare e spiegare il comportamento attraverso losservazione e la sperimentazione; il comportamento non altro che il modo con cui lindividuo, con la sua disposizione, reagisce agli stimoli esterni; lo studio del comportamento consiste nello stabilire le relazioni ed il rapporto causale esistenti tra gli stimoli e le risposte dellorganismo. Secondo il comportamentismo il significato di una parola una risposta interna provocata dallo stimolo sonoro e visivo costituito dalla parola stessa, ed il vocabolario , in pratica, un repertorio di risposte condizionate, ovvero apprese durante lo sviluppo tramite la ripetuta associazione tra parola-oggetto e parola-situazione, e relazionate a degli stimoli; tali relazioni vengono ripetute pi volte nel corso dellapprendimento e sono sottoposte ad un rinforzo proveniente dallambiente. Nellambito del comportamentismo lo studio del linguaggio si basato su una considerazione di esso in termini di apprendimento, e quindi su una analisi delle tecniche di controllo verbale; proprio Skinner ci fornisce un esempio di studio del linguaggio da questo punto di vista. Egli proponeva di distinguere i seguenti tipi di comportamento verbale: mand, comportamento controllato da particolari stati di pulsione (comandi, domande); comportamento ecoico, controllato da parole udite in precedenza; comportamento testuale, controllato da stimoli ortografici; comportamento intraverbale, controllato da altri stimoli verbali; comportamenti duditorio, controllato da variabili legate alla compresenza di un uditorio; e infine comportamento tattile, controllato da variabili oggettuali. Il linguaggio per Skinner non altro che il comportamento di un oratore rinforzato dalla opera di mediazione di altre persone, gli ascoltatori, che sono stati condizionati proprio per rinforzare il comportamento. Da una parte gli orientamenti del comportamentismo che abbiamo brevemente delineato, dominanti allepoca in cui nasceva la psicolinguistica, e dallaltra gli orientamenti dello strutturalismo linguistico hanno influenzato la disciplina nei primi anni di vita; ad essi si aggiungono anche i contributi della scienza dei calcolatori. E attraverso questo collegamento tra discipline diverse che la psicolinguistica di questi anni sviluppa un certo numero di ricerche, che oggi potrebbero essere variamente valutate; a questo proposito osserva Parisi: se si guarda a quelle ricerche prendendo come riferimento i successivi sviluppi cos ricchi della psicolinguistica, il giudizio complessivo non pu essere che negativo. Del resto, evidente che furono i ristretti principi teorici su cui il modello allora dominante del linguaggio si fondava che impedirono ai primi psicolinguisti di fare molto di pi che aprire una nuova area di ricerca (Parisi 1974). Due anni pi tardi la comparsa del testo di Skinner, nel 1959, Chomsky pubblic una recensione critica molto dura nei confronti del Verbal Behavior, criticando fortemente i concetti di base in esso contenuti e le nozioni di stimolo, risposta, rinforzo; Chomsky osserva che: se si prendono tali termini in senso letterale, la descrizione non in grado di coprire quasi nessun aspetto del comportamento verbale e che, se li prendiamo invece in senso metaforico, la descrizione non offre nessun vantaggio rispetto alle formulazioni tradizionali. Utilizzati con questa estensione, i termini presi a prestito dalla psicologia sperimentale vengono semplicemente a perdere il loro significato obiettivo ed assumono la stessa imprecisione del linguaggio quotidiano (Chomsky 1968). Chomsky critica la convinzione, espressa da Skinner, secondo la quale il linguaggio non altro che un tipo di comportamento, quello verbale, sottoposto agli stimoli ed ai rinforzi provenienti dallesterno; tale prospettiva riduttiva implicherebbe che ad ambienti diversi facciano riscontro caratteristiche di linguaggio diverse. Al contrario, osserva Chomsky, la regolarit che osservabile nello sviluppo del linguaggio infantile non trova spiegazione limitando il problema del linguaggio ad una semplice interazione tra uomo e ambiente; Chomsky spiega il fatto che le caratteristiche del linguaggio nei primi anni di vita siano simili in tutti i bambini affermando lesistenza di una predisposizione innata allacquisizione, che si manifesta fin dalla nascita ed indipendente dallambiente. Vi qui il richiamo ad un elemento fondamentale della teoria chomskiana, lesistenza di una grammatica universale, un sistema di principi, condizioni e regole presenti in tutti i linguaggi umani e rispondenti ad una necessit biologica. Larticolo di Chomsky segna il passaggio ad una nuova fase della psicolinguistica, in cui essa adotter la posizione della linguistica generativa mentre, in campo psicologico, si andava affermando un nuovo orientamento, quello cognitivista. 2. La psicolinguistica chomskiana: il modello generativo-trasformazionale e lincontro con il cognitivismo; le direzioni di ricerca La teoria linguistica di Chomsky, ed il modello di grammatica elaborato dallo studioso, influenzano profondamente gli studi psicolinguistici dalla fine degli anni 50 in poi; contemporaneamente, nel versante pi strettamente psicologico, contributi importanti a tale fase della disciplina sono forniti dal cognitivismo, un nuovo orientamento di studi che, segnando il superamento del comportamentismo, rivolge il proprio interesse ai problemi relativi al funzionamento della mente, i suoi processi e le sue elaborazioni. La linguistica generativo-trasformazionale ha avuto origine con la comparsa, nel 1957, del volume di Chomsky Syntactic Structures . Essa si attribuisce il compito di pervenire ad un modello linguistico tale che possa generare tutte le infinite frasi di una lingua, ciascuna suscettibile di una descrizione a livello di struttura e di interrelazione con le altre frasi. Secondo la teoria linguistica di Chomsky quale appare nel 1965 in Aspetti della teoria della sintassi, il compito di una descrizione linguistica adeguata infatti quello di costruire una grammatica predittiva che a partire dalle unit della lingua considerate come un numero finito di elementi, permetta di costruire un insieme aperto di frasi grammaticalmente accettabili. Le frasi della lingua e lintuizione del parlante rappresentano i dati empirici su cui fondare la formulazione e la verifica del modello. Una delle tesi pi importanti elaborate dallautore relativa alla distinzione tra competenza (competence) ed esecuzione (performance) linguistica. Dobbiamo considerare la competenza linguistica - cio, la conoscenza di una lingua come un sistema astratto sottostante al comportamento, un sistema costituito da regole che interagiscono per determinare la forma e il significato intrinseco di un numero potenzialmente infinito di frasi (Chomsky 1968). Dunque per competenza ci si riferisce alla capacit che ogni parlante possiede di comprendere e produrre potenzialmente tutte le frasi di una lingua le quali costituiscono un insieme tecnicamente infinito. In questo senso intesa la competenza rappresenta loggetto della linguistica, in quanto lelaborazione di una grammatica per Chomsky la descrizione sistematica ed esplicita della competenza. Lesecuzione invece luso che della lingua fa il parlante, il modo in cui la competenza, capacit potenziale e innata, viene messa in atto nella produzione linguistica. La teoria linguistica ha il compito di specificare come la competenza linguistica universalmente organizzata al di l delle possibili differenze: la descrizione di questi universali fa si che si possa parlare di una teoria del linguaggio umano in quanto tale, piuttosto che di una lingua in particolare. Unaltra idea di fondo elaborata dallautore riguarda la distinzione delle componenti di cui consta una grammatica; la frase lunit a base della lingua, essa generata tramite delle regole sintattiche che governano la combinazione e la relazione delle singole parti della frase stessa; dunque nella grammatica, intesa come modello di competenza linguistica, centrale il ruolo della componente sintattica, a cui si aggiunge quella fonologica, relativa alla interpretazione delle relazioni tra suoni e simboli, e quella semantica, che ha il compito di interpretare il significato espresso dai singoli elementi lessicali. Inoltre lautore opera una distinzione tra strutture superficiali, che vengono espresse dalle singole frasi prodotte da regole generative e che cambiano da lingua a lingua, e strutture profonde, che rappresentano il contenuto dellintenzione comunicativa del parlante, astratte e tendenzialmente universali. Come si detto la componente sintattica quella fondamentale, in quanto permette al parlante di associare le catene foniche ai significati e viceversa, e quindi di fondare la competenza linguistica. Il passaggio dalle strutture profonde a quelle superficiali, ovvero dal livello astratto delle informazioni semantiche al livello concreto della produzione di frasi, avviene attraverso alcune regole di trasformazione. La componente fonologica assegna una rappresentazione fonetica alle strutture superficiali, la componente semantica assegna una rappresentazione semantica alle strutture profonde. La distinzione tra struttura superficiale e struttura profonda consente a Chomsky di spiegare una frase attiva e la sua corrispondente passiva come due frasi a livello di struttura superficiale che risalgono alla stessa struttura profonda. Anche i casi di sinonimia sono spiegati attraverso lattribuzione alle frasi sinonime di strutture profonde uguali a cui corrispondono strutture superficiali diverse, mentre i casi di polisemia sono spiegati facendo risalire le frasi polisemiche a strutture superficiali identiche a cui corrispondono strutture superficiali diverse e aventi significato diverso. E interessante sottolineare i progressi compiuti dalla linguistica generativa sul piano della scientificit, per la rilevanza in essa data allambito delle elaborazioni teoriche e allambito della descrizione linguistica concreta. Parisi nota: Il principale lato debole del modello classico la sottocomponente di base della sintassi, cio il sistema delle regole di riscrittura e linserzione lessicale. Se si osserva qual lapparato concettuale con cui costruita la base della sintassi, cio le categorie sintattiche (nome, verbo, sintagma nominale ecc.), ci si accorge che si tratta di vecchie nozioni della linguistica che conservano nel modello trasformazionale classico tutta o quasi la loro tradizionale oscurit (Parisi 1972). Il modello ha il merito di aver riconosciuto la necessit di livelli di rappresentazione delle frasi pi astratti, ma Parisi nota: Ma il livello pi astratto del livello classico, quello della struttura profonda, appare ancora come troppo simile alle rappresentazioni superficiali delle frasi. Per una teoria adeguata sembrano necessari livelli di rappresentazione ancora pi astratti, cio pi distanti e diversi dalla rappresentazione superficiale (Parisi ib.). Su osservazioni di questo tipo si fondata tutta lanalisi critica al modello ortodosso della linguistica post-chomskiana, orientata verso interessi prevalentemente semantici. In questa sede ci interessa piuttosto rilevare come il Modello abbia influito sulla psicologia ed abbia fornito la base teorica e programmatica delle ricerche psicolinguistiche fino agli anni 70, e come sia stato significativo lincontro tra esso ed il cognitivismo per lo sviluppo degli studi in psicolinguistica. Per i cognitivisti il modello S-R non basta a spiegare tutti i comportamenti umani: a determinare la conoscenza del mondo non lincontro casuale con stimoli ambientali, n la selezione automatica e selettiva sostenuta dai comportamentisti, bens lagire attivo delluomo di fronte alle informazioni provenienti dal mondo esterno e alla acquisizione dei messaggi nuovi che vengono attivamente inseriti dallindividuo in un contesto di informazioni gi possedute. Nella prospettiva cognitivista linterazione percezione ed azione spinge luomo a contribuire alla formazione degli schemi ambientali, modificandoli; ogni individuo sviluppa una conoscenza personale del mondo che avviene mediante la selezione e linterpretazione attiva degli stimoli inviati dallambiente. Lorganismo considerato come un sistema capace di elaborare informazioni, di effettuare una scelta tra gli elementi in entrata del sistema stesso, di operare sugli elementi selezionati delle trasformazioni che consentono una elaborazione e un immagazzinamento pi efficace e un accesso pi rapido e conveniente, di utilizzare strategie alternative nella elaborazione richiesta, di raggiungere decisioni legate ai risultati della elaborazione eseguita e non determinata apriori dagli stimoli in entrata (Flores DArcais, in Neisser 1967). Nellambito del cognitivismo i temi di studio della psicologia, come la percezione, la memoria, il pensiero, non sono pi campi isolati, ma aspetti di una attivit cognitiva globale; loggetto di studio rappresentato dallinsieme dei processi cognitivi e lo scopo quello di elaborare dei modelli che possano chiarire come funzionano le fasi di questi processi. Si profila, nel cognitivismo, la possibilit di studiare quello che dentro la mente e di accedere ai processi mentali di ricerca, di confronto, di decisione, di pianificazione e di azione. Lorientamento teorico cognitivistico, disposto a riconoscere la complessa attivit mentale solo in parte osservabile nel comportamento esterno, considera con favore le nuove idee introdotte dalla grammatica generativo-trasformazionale, e mostra interesse per le ipotesi chomskiane sulla complessa struttura sottostante alle frasi e sulle fasi di formazione di queste, sottostanti al comportamento linguistico osservabile. Feconde possibilit di ricerca in campo psicologico offre una linguistica che considera il linguaggio come una competenza contenuta nella mente di ciascun individuo, e la sintassi un processo dinamico fondato su combinazioni di regole. Intorno al 1960 dunque, sia in linguistica che in psicologia le condizioni della ricerca sono tali da consentire una svolta significativa al corso dellevoluzione della psicolinguistica. Negli anni 60 la disciplina si rivolge soprattutto alla ricerca di una verifica della realt psicologica dei modelli linguistici di Chomsky nel tentativo di dimostrare che le distinzioni effettuate a livello formale siano effettivamente operanti nelluso della lingua e nel tentativo di derivare da questi modelli delle previsioni sul modo in cui le frasi vengono percepite, capite e ricordate dagli adulti, ed acquisite dai bambini. Sul piano metodologico le strade percorse sono due: da una parte la sperimentazione in laboratorio tesa a misurare il grado di comprensione e di ricordo delle frasi e dallaltra losservazione dello sviluppo linguistico del bambino. In laboratorio le capacit delle persone di comprensione e di memoria potevano essere osservate nellambito di condizioni controllate dallo studioso e sottoposte a variazioni; la ricerca sul linguaggio infantile poteva dar conto di come la capacit linguistica, di percezione, di comprensione e di memoria sono correlate nei processi di acquisizione del linguaggio e di sviluppo mentale. Dunque la ricerca si sviluppata in tre diverse direzioni: una serie di studi tendevano a verificare la realt psicologica della struttura sintattica, altri studi alla verifica dellesistenza di una struttura profonda sottostante alle frasi prodotte dai parlanti, unaltra parte della ricerca si rivolgeva allo studio delle capacit linguistiche nei primi anni di vita del bambino, descrivendo tali capacit con riferimento al modello chomskiano. Per quanto riguarda la ricerca inerente la realt psicologica della struttura sintagmatica delle frasi, la teoria chomskiana assegnava a ciascuna frase una struttura sintagmatica di tipo gerarchico, attraverso cui, dalle singole parole si arriva alla rappresentazione della frase completa. La ricerca psicolinguistica ha inteso dimostrare che due parole formanti un sintagma costituiscono nella mente una unit psicologica pi alta rispetto a quella relativa a due parole che non formano un sintagma, come attestano esperimenti descritti in Parisi (1974); nella comprensione e nella memorizzazione di una frase si tende infatti ad un lavoro mentale unitario ed il raggruppamento sintattico delle parole trova riscontro nellunit della mente di chi ascolta e comprende la frase. Per quanto riguarda la realt psicologica della struttura profonda, nellambito della teoria chomskiana possibile risalire dalla struttura superficiale di una frase alla sua struttura profonda. Le operazioni di trasformazione sono relative ai passaggi dalla forma sintattica attiva, affermativa o dichiarativa, alla forma passiva, negativa o interrogativa; stato rilevato che a seconda del numero di trasformazioni applicate per risalire alla struttura profonda varia il grado di difficolt riguardante i processi di comprensione e di ricordo delle frasi. Per quanto riguarda lo studio sullo sviluppo della sintassi nei bambini da notare in generale che la psicolinguistica chomskiana ha dato lavvio allo studio sistematico della acquisizione e comprensione del linguaggio nei primi anni di vita, percorrendo due vie metodologiche: da una parte la registrazione periodica degli enunciati spontanei dei bambini relativamente ad un arco di tempo di uno-due anni, dallo altro lutilizzo di tecniche sperimentali (ad esempio far ripetere ad un bambino frasi di diversa difficolt, oppure sottoporgli una frase e chiedergli, successivamente, di associarla ad una figura). Attraverso varie ricerche, in questo campo il risultato generale emerso sembra essere che, al di l dellapparente caos delle prime frasi infantili, esiste un ordine analizzabile che induce a riconoscere unevoluzione agli stadi dello sviluppo del linguaggio infantile. Secondo lapproccio psicolinguistico chomskiano, se la capacit linguistica corrisponde, in generale al possesso di un insieme di regole, queste sono riconoscibili anche nellambito delle capacit linguistiche infantili. Possiamo essere abbastanza sicuri che un bambino ha qualche sistema di regole se la sua produzione regolare, se egli estende questa regolarit a nuovi casi, e se pu scoprire deviazioni dalla regolarit nel suo linguaggio e in quello degli altri (Slobin 1971) . Varie ricerche sono state compiute nel tentativo di provare lesistenza di regole, ovvero di una regolarit di comportamento linguistico, quali ad esempio i tests di Berko (1958) sulla capacit dei bambini di estendere regole morfologiche a nuovi casi. Come nota Parisi (1974) i bambini della scuola materna sono in grado di costruire il plurale dei nomi inventati in quanto hanno appreso che il plurale dei nomi si costruisce aggiungendo la terminazione -i- alla radice dei nomi stessi. Lanalisi dellacquisizione del linguaggio nei bambini alla luce dei modelli generativo- trasformazionali si rivolta a stabilire se possibile intravedere allinterno delle frasi prodotte dai bambini di uno-due anni una qualche forma di struttura sintagmatica, seppure in nuce. E stato dimostrato che nelle frasi costituite da poche parole il modo in cui i bambini correlano queste soggetto a regolarit, e si notato che esistono in questo linguaggio embrionale solo alcune particolari combinazioni di parole; tali combinazioni riguardano le parole perno ovvero una classe di parole frequentemente usate che rappresentano il perno, appunto, della frase, e le parole che non sono usate con molta frequenza ma rappresentano una classe virtualmente infinita ed hanno un ruolo di contenuto. Le ricerche che si sono basate sullanalisi della distribuzione di tali classi di parole nelle frasi sono state svolte da Braine (1963) e Brown e Fraser (1963). Il punto focale, come osserva Slobin, che il bambino ha gi un sistema proprio che non pu essere semplicemente considerato una copia della sintassi delladulto: E pi probabile che il bambino usi gi i limitati strumenti linguistici a sua disposizione per creare nuove espressioni allinterno del suo semplice, ma gi strutturato sistema. Questo sistema, naturalmente, deve avere qualche relazione con la lingua che il bambino ha udito intorno a s, ma certamente non affatto una copia ridotta di quel sistema (Slobin 1971). Per quanto riguarda lesistenza di una struttura profonda nel linguaggio del bambino, sembra difficilmente riconoscibile la distinzione tra livello superficiale e livello profondo, data la semplicit delle frasi infantili; Mc Neill (1966) sostiene lipotesi, a questo proposito, che il bambino nellapprendimento linguistico guidato da una conoscenza implicita delle relazioni grammaticali della struttura profonda, che vengono direttamente manifestate nelle sue frasi; solo in seguito il bambino apprende ad applicare le regole di trasformazione consapevolmente, poich esse rappresentano una acquisizione sintattica pi evoluta. Gli studi fin qui descritti, relativi alla psicolinguistica degli anni 60, non rappresentano un quadro esaustivo della ricerca ma sono gli orientamenti pi significativi della linguistica chomskiana. Per questa psicolinguistica, nellinteresse di conoscere le capacit del parlare e del suo uso effettivo, prevale lobiettivo di trovare conferme per i concetti, le regole e le strutture dei modelli proposti dalla linguistica. I limiti di tale approccio sono identificabili, in fondo, in quelli riconoscibili nella linguistica stessa. Come osserva Parisi (1972), la frase lunit comunicativa pi ampia considerata, a discapito di unit pi grandi (i discorsi e le conversazioni); viene trascurata lanalisi del contesto situazionale entro cui si colloca lenunciazione della frase, del contesto linguistico ed extra-linguistico. Lindifferenza per questi aspetti della capacit linguistica e delluso del linguaggio rappresentano un limite della teoria chomskiana e delle ricerche psicolinguistiche che ad essa fanno riferimento; ma allorigine della crisi della psicolinguistica chomskiana si colloca soprattutto lemergere, anche in campo linguistico, di un interesse pi specifico per la semantica e dellesigenza di una rappresentazione pi astratta del contenuto della frase. Va riconosciuto alla psicolinguistica chomskiana ed alla psicolinguistica in generale il merito di rappresentare un approccio nuovo e fecondo allanalisi dellinterazione tra il soggetto e il linguaggio.