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1.
Da Scandurra ho imparato una cosa fondamentale e sperimentabile. Noi viviamo in una dimensione,
ma le nostre anime appartengono ad un'altra. È, quindi, più facile di quanto sembri salire ad un piano
superiore dell'esistenza. Tutta questione di intensità di vibrazioni personali.
Ci faceva un esempio incredibilmente concreto, alla sua maniera, quando cioè ci svelava verità
metafisiche per mezzo di cose ordinarie. Tutto è nel tutto. Scandurra possedeva un ventilatore a due
velocità che utilizzava durante le giornate afose d'estate. Grazie a questo apparecchio ci spiegava la
fisica del teletrasporto, il passaggio attraverso i varchi interdimensionali e il processo alchemico.
“Se guardi un ventilatore che gira lentamente, sarai in grado di vederne le palette. Se sposti la
manopola e lo fai girare rapidamente, non le potrai più vedere. Sono diventate invisibili e puoi vederci
attraverso. Questo accade anche alle nostre anime, quando incominciano a vibrare sempre più
velocemente. Col tempo non hanno bisogno di sforzarsi per passare da una dimensione all'altra”.
Ma in che modo le nostre anime passano attraverso il “ventilatore”, la barriera tra le dimensioni
materiali e spirituali, senza venir scomposte? Per molte anime, il passaggio attraverso la barriera
verrà compiuto al momento della morte fisica. Le vibrazioni saranno così rapide, nell'altra vita, che
saremo in grado di passare attraverso qualunque barriera materiale, come la luce passa attraverso il
vetro, come il calore passa attraverso un tubo d'acciaio.
La vita, l'esistenza è interdimensionale, e seguendo una via di risveglio, di trasmutazione – molte
sono le vie, ma pochi i viaggiatori, diceva – l'uomo può accedere a stati speciali prima della
transizione della morte. Si impara a fluire con le frequenze dimensionali e ad entrare nei piani
superiori dell'essere. Spirito corpo anima, saranno fusi in un'onda fluttuante, una forma elettrica
primordiale, capace di penetrare in più dimensioni.
La metafisica di Scandurra non aveva bisogno di enunciazioni teoretiche, di concetti ben formulati
filosoficamente. Era epigrammatico, ironico ma benevolente, immediato, utilizzava esempi di vita
quotidiana, che tutti capivano perché ne avevano fatto esperienza. Ci diceva che se eravamo attaccati
alle cose materiali, avremmo trovato delle sorprese assai indigeste quando passavamo il fosso.
Avremmo capito a nostre spese cosa voleva dire portarsi appresso delle zavorre. In più di una
occasione, oltrepassata la botola, ci siamo imbattuti in situazioni pericolose, pesanti, alienanti a causa
del fardello esistenziale. Gli attaccamenti, il senso del possesso di cose e persone, acquistavano una
rilevanza enorme oltre il velo. Diciamo, che abbiamo passato l'esame d'ingresso già su questo piano,
senza aspettare la morte fisica: se l'egoismo e la superbia sono le coordinate della tua vita, incontrerai
nell'altra dimensione uno specchio deformante per ogni situazione; fino a quando non ritroverai
l'armonia, esso ti distorcerà.
Quando hai l'esperienza incredibile di vivere su altri piani, ti accorgi di quanto siamo duri di cervice e
infantili con le nostre preoccupazioni materiali. Si impara a mettere una sana distanza con ciò che è
transitorio. Le diatribe, gli intoppi dell'ordinario, le beghe lavorative, le ambascie per le mancate
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gratifiche dell'esistenza, ci appaiono poca cosa.
La ricchezza creativa, ma anche i vertiginosi accadimenti nei mondi interdimensionali, ci possono
aiutare in maniera determinante a vedere la nostra vita quaggiù come l'inizio di un viaggio
interminabile, una trasformazione continua, una responsabilità accentuata nei confronti dell'umanità e
dell'universo.
Queste cose non te le insegnano né a scuola né in sacrestia. La realtà, così come te la fanno
percepire è una schifezza, piatta, senza via d'uscita; quasi sempre, i padroni del vapore si son divisi la
torta, lasciandoci nell'ignoranza e nella bassezza, sbarrando con le buone e con le cattive le porte
verso la liberazione. Ci tengono prigionieri, tutti accalcati, sporchi, ogni tanto ci danno l'ora d'aria,
intanto loro se la ridono alla grande. Usano la legge come scudo per difendersi e l'adoperano a mo' di
mannaia per impedirci di vivere da uomini liberi. I tempi che stiamo vivendo, sono i più bui e pesanti
che storia umana abbia mai visto; la corda è sul punto di rompersi.
Diceva Scandurra:
“La Terra sta per partorire di nuovo, ma non tutti assisteranno al lieto evento”.
2.
L'esperienza scandurriana può essere schematizzata o, se preferite, circoscritta in pratica in una
bottega magica dove ho percorso l'infanzia, la giovinezza e l'ingresso nella maturità spirituale. Questa
bottega, mondo chiuso solo all'apparenza, è situata al confine interdimensionale ed è circondata da
una città dove gli abitanti ignorano nella maniera più assoluta di vivere sul crocevia cosmico. I miei
concittadini, ma sarebbe lo stesso per qualsiasi cittadino terrestre, sono felici di restare al sicuro entro
le antiche mura medievali che li proteggono; in realtà le mura di cinta sono nella mente degli uomini.
Ho più di una volta avuto l'impressione che alcuni viterbesi, si siano imbattuti accidentalmente nella
botola sul baratro senza fondo, per una qualche particolarissima dinamica celeste hanno avuto tale
miracolosa possibilità, ma si son tirati indietro senza rimpianti.
La mia città-mondo rappresenta il guscio di cui noi siamo i prigionieri, esso ci condiziona, limita la
nostra libertà d'azione, frappone delle mura fra noi e l'esistenza vera, reale. Dalle sue segrete
(l'inconscio) emergono forze che vorrebbero dominarci, farci rinunciare anche a quella parvenza di
autonomia che ancora possiamo conservare, invitandoci all'abbandono, nell'ingannevole e torpida
sicurezza del gesto ritualizzato sempre uguale, della vita ridotta negli interessi e negli scopi, della
volontà drogata dalla privazione di ideali superiori.
Scandurra critica la religione (intende tutte le religioni) e i suoi riti che, a causa della loro meccanica
ripetizione, sono ormai diventati dei simulacri svuotati di ogni senso del sacro: la sacralità è viva e
reale e si perpetua per il suo contenuto e non per il trucco o lo scenario.
Della religione e del potere, ormai intimamente falsi, possono approfittare le forze oscure sempre in
agguato: esse attendono il momento opportuno per scalzare un ritualismo falso e logoro,
degenerazione del rito vivente. Scandurra ci dice che l'uomo vero deve, quindi, saper riconoscere
queste forze che salgono dal fondo della sua anima, poi scendendo sino a loro, affrontarle, dominarle,
renderle innocue. Solo così potrà essere libero, della libertà vera dello spirito e non di quella illusoria
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del corpo. Se saremo capaci di distaccarci dalla città-mondo, vincere le forze oscure che provengono
dalla cantina dell'essere, allora, solo allora, potremo lasciarci dietro un mondo per trovarne un altro
che ci attende.
3.
Quando attraversai la prima volta il fosso, si concretizzava un assunto iniziatico, quello cioè del
superamento delle acque. Esso è un simbolo antichissimo che indica la condizione di chi, avuto
sentore di un'altra sponda, è riuscito ad abbandonare quella della sua esistenza ordinaria per
raggiungerla. Non è certo un caso che le apparizioni di esseri celesti in ogni parte del mondo, da
sempre, avvengono spesso vicino a sorgenti d'acqua, grotte.
La mitologia e la storia delle religioni, ci dicono questo: l'acqua è il grande conduttore. Poco importa
se l'acqua è stagnante o limpida, il mezzo è quello. È un margine, un confine tra elementi della terra e
del cielo. L'ingresso a mondi luminosi e oscuri.
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ci hanno rimesso tutti. Scelte scellerate hanno compromesso l'età della Luce e hanno fatto
sprofondare il mondo verso un oscuro destino.
Uomini come Scandurra, sin da ere dimenticate, tengono operativi i portali di modo ché la nostra
benedetta Terra non vaghi senza meta in uno spazio cieco. Alcuni esseri celesti, Rama Orfeo Gesù
hanno in più occasioni tentato di risvegliare lo spirito sopito degli uomini. Era più facile e comodo
adorarli che seguire i loro insegnamenti.
Baciare idoli, inginocchiarsi, cercando surrogati di divinità, piegare il capo e ossequiare parvenze di
luce, quando ogni uomo è un essere cosmico che dovrebbe ricordare la sua antica provenienza!
Scandurra ti avrà già edotto. Le leve divine le abbiamo dentro, ma ci sentiamo smarriti, sudditi di
qualche altro nostro simile. Preferiamo sperare in un paradiso dopo la morte, piuttosto che cercarlo
prima”.
Quanto mi diceva con passione Roberto risuonava dentro ogni mia particella, si manifestava col sigillo
di verità.
Quante domande rivolgevo quotidianamente a Scandurra sul destino, la vita e la morte, Dio e le
chiese, Cristo, l'anima. Lo tempestavo tutti i santi giorni con i miei dubbi, i miei tormenti, i retaggi
tradizionali e la cultura dominante che mi rendevano debole, dimesso. Lui mi insegnava a destarmi, a
risvegliare gli dèi in esilio, come li chiamava. Niente a che vedere con la tentazione satanica o col
mito del superuomo. Risvegliando ciò che dormiva in me, ritornavo ad essere la degna creatura
concepita dal Padre Celeste, per contribuire a restaurare la fratellanza e l'armonia di tutti gli esseri e
le cose dell'universo.
“Roberto, ma i tuoi familiari, i parenti, insomma non ti cercano? Sei sparito senza lasciar traccia. Si
saranno attivate subito le forze dell'ordine dopo 24ore della tua scomparsa”.
“In pratica ho lasciato delle tracce. Semplici lettere manoscritte, dove chiedevo perdono a tutti per la
mia scelta irremovibile di cercare una nuova esistenza altrove, lontano”.
“Certo che effettivamente l'hai cercata lontana la tua nuova vita. Avevi una fidanzata? Le hai detto la
verità?”
“Sì, ho avuto il permesso di rivelarle i miei propositi. Di più; le ho pure chiesto di venire con me. Non
mi ha creduto e ha reagito malissimo. Non ha voluto nemmeno seguirmi per dimostrarle che non le
raccontavo delle storie. Se le volevo veramente bene avrei dovuto rinunciare alla mia idea balzana,
questo ha preteso. Non posso biasimarla. Non capita a tutti di partire per un altro universo e
pretendere pure di esser creduto o addirittura assecondato nell'impresa. Quando sono andato via
dalla Terra, lei era un'attrice in rapida ascesa. Era bellissima”.
“Scusami, non volevo riaprirti la ferita. Sono stato inopportuno”
“Caro Angelo, i ricordi belli ce li ho tutti nel cuore. I rimpianti pure me li sono portati appresso, ma poi
si sono attenuati”.
“Non ti ho chiesto ancora il nome di questo posto, ammesso che ne abbia uno”.
“Terranusi. Da qui devono passare tutti i terrestri provenienti da ogni botola disseminata sul pianeta”.
“Immagino un traffico pazzesco...”.
“Buona questa, Angelo. Scandurra dice che molte sono le vie ma pochi i viaggiatori”.
“Me ne sono accorto”.
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“Voglio farti conoscere il rilegatore. Un tipo speciale, simpatico e matto al punto giusto. Suo compito è
quello di curare i libri dimenticati “.
“C'è un libraio pure qui? Gagliardo. Amo i libri, ne ho un culto speciale. Se ho due lire le spendo per
comprarmeli. Le bancarelle sono il mio eldorado”.
“Vedrai, Angelo, ti piacerà. Era titolare di una libreria a New York. Poi, il suo amore per il pensiero e la
fantasia di anime alte, racchiusi in quei piccoli oggetti di preziosa carta di cui aveva gran cura, gli ha
permesso di incontrare uno come Scandurra e il gioco era fatto. Bisogna amare tanto e chi ama non
sbaglia mai”.
Allungai la mano per prendere dal tavolino il bicchiere quadrato con quella strana bevanda dai colori
blu e verde, divisi verticalmente. Ebbi qualche titubanza nell'accostare alla bocca il bicchiere.
“Angelo, è buonissima. Vedrai che ti sentirai meglio. È un corroborante.”
“Contiene droghe o alcol?”.
“Credi che ci sia bisogno di un extra in questo scalo che ti porta a spasso per l'universo? Tranquillo”.
E rise di cuore alla faccia mia.
Bevvi tutto di un fiato, come andava andava. Caspita quanto era buona. Due liquori che si
mantenevano separati perfino in bocca, poi a contatto col palato si mischiavano. Ero tutto un vibrare.
Stavo benissimo. Raggiante nella mia soddisfazione. Alla prima sortita oltre l'universo conosciuto, e
già mi sentivo a mio agio. Tutto era così splendente, armonico.
Proprio in quel momento riebbi la percezione della visione globale e quella bella sensazione di
benessere, di pace, scomparve. Sentivo pressioni psichiche e suoni ad altissima frequenza da tutte le
direzioni. Qualcosa di terrifico stava per accadere a Terranusi.
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