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MARCO TABACCHINI

ESSERI DI PAROLA
Sul monolinguismo della giustizia

Niente indifferente in simili contratti; ed giustamente


questa forma speciale a renderli cos onorabili. Hanno scelto
la loro preferenza in tutto. Tutti sono fatti per LVSLUDUHGXFLD
GD XQD VROD SDUWH: quella che sola avrebbe potuto meritare
lammirazione.

Guy Debord, 'HVFRQWUDWV1

1. 'LXQDJLXVWL]LDJLRFDWDQHOOLQJXDJJLR

In un passo di /D SHUVRQQH HW OH VDFUp, Simone Weil si sofferma sul-
le cause che inchiodano lespressione della sventura al rango di semplice
grido, unica modalit in cui questa riesca a ottenere un qualche ascolto.
Se gli oppressi, con le loro suppliche inarticolate, non chiedono altro che
qualcuno in grado di fornire loro parole per esprimersi, ben si comprende
il motivo della responsabilit accordata ai professionisti della parola, ai
privilegiati che detengono il monopolio del linguaggio2, una responsa-
bilit che consiste precisamente nel loro non potersi sottrarre al compito di
comunicare tale condizione. E tuttavia, proprio a causa della sua traduzione
nel linguaggio del diritto o dei valori, tale richiesta si trova costantemente
esposta al rischio di permanere non solo inascoltata bens inascoltabile,
come se le formule di rivendicazione faticassero a preservarne il carattere
disperato. Se questo dovesse invece accadere, se la sventura riuscisse a ren-
GHUVLQDOPHQWHXGLELOHHWUDGXFLELOHLQSDUROHFLzVDUHEEHVRORLQIDYRUH
del felice intervento di un gesto poetico: grazie alla poesia, la narrazione
confonde i propri caratteri letterari con le prime timide linee di una giusti-

1 G. Debord, 'HVFRQWUDWV, Le temps quil fait, Cognac 1995, p. 7, trad. mia.


2 S. Weil, /DSHUVRQDHLOVDFUR(1943), Adelphi, Milano 2012, pp. 26 e 33.
68 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

]LDLPSUHYLVWDSHUGHLOVXRFDUDWWHUHGLQ]LRQHSHUDVVXPHUHLWUDWWLGHOOR
specchio della sofferenza umana, rispetto alla quale il destino cieco e non
conosce elezione alcuna.
La responsabilit attribuita ai poeti da Weil dipende dalla chiara intuizio-
QHFKHODSRHVLDQRQVLDPHURHVHUFL]LRVRJJHWWLYREHQVuLOJHVWRVSHFLFR
di colui che capta o che attraversato da una condizione comune, una con-
dizione che forse non ha personalmente vissuto e che malgrado ci insiste
in lui. E questo non per libera scelta, n tanto meno per vocazione perso-
nale, quanto piuttosto per unesposizione radicale al mondo che chiede di
risuonare nel nostro essere parlanti: l che qualcosa come unesigenza di
giustizia inizia a farsi timidamente sentire, pur nella forma di qualcosa che
sfugge a un sapere per rifugiarsi ai margini del campo linguistico, come un
resto inespresso che chiede di prendere voce. Contro una tradizione che ha
fatto della riparazione la base di ogni giustizia immaginabile, la posizione
singolare di Weil non cessa di ricordare come ogni esigenza di giustizia sia
attraversata dalla categoria dellirreparabile, l dove la ferita e il torto subi-
ti non cessano di sfuggire ad ogni possibile rappresentazione. Come pensa-
re allora una giustizia che accolga la traccia delle vite sventurate senza per
questo limitarsi a esigere una forma di compensazione? Come pensare una
giustizia che non compensi alcunch, una giustizia che, senza cancellare
semplicemente il torto, si faccia di questo tradizione?
Se tali sono le questioni che assillano lidea occidentale di giustizia,
tanto pi singolare che questa, nellimbarazzo provato di fronte a risposte
sempre parziali, labili o precarie, abbia preferito risolvere le aporie che vi
si annidano ricorrendo a una precisa sintassi del vivente. Sorda rispetto ad
ogni richiesta inarticolata, la cultura occidentale si infatti proposta come
quella cultura che ha preferito elevare lindividuo il suo riconoscimento
cos come quello dei suoi diritti al centro dei propri valori portanti, con-
sentendo a ciascuno di perorare la propria richiesta di giustizia in quanto
rappresentante di se stesso; si preferito, in altri termini, declinare lanelito
di giustizia secondo una modalit di inclusione del mondo nella sfera de-
limitata del diritto, accordando alla parola un ben diverso statuto rispetto
a quello suggerito da Weil. Quale lidea di fondo di un simile progetto,
fautore del divenire-diritto della giustizia stessa? Non si tratta forse della
GXFLDLQXQDSDURODSDGURQHJJLDWDHFKHSHUTXHVWRqLQJUDGRGLSDGUR-
neggiare il mondo? Una parola, dunque, che tutti sono chiamati a dire,
pensa lesclusione da ogni forma di comunit e giustizia, da ogni forma di
giusta comunit o di giustizia comune. Qui la parola si ritrovata portatrice
di una forza vincolante, con la quale poter anzitutto associare ciascuno alla
SURSULDYRORQWjGLULSDUD]LRQHRSUHYHQ]LRQH9LQFRORVXOTXDOHHGLFDUH
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XQDQXRYDFRPXQLWjQDOPHQWHDIIUDQFDWDHULVFDWWDWDGDRJQLPDQFDQ]DR
ODELOLWjHVVDDOORUDVLSURSRQHFRPHHIFDFHGLVSRVLWLYRGLJLXVWL]LDPDDO
prezzo di cancellarne in tal modo la sua stessa esigenza, la sua stessa do-
PDQGD'DOWUDSDUWHQRQqIRUVHTXHVWDODSUHVWD]LRQHVSHFLFDGHOGLULWWR
quale pratica discorsiva che, bench sia solo una delle molteplici declina-
zioni della potenza del linguaggio, non cessa di presentarsi unica nella sua
HIFDFLDSHUIRUPDWLYD"3
Torna qui alla memoria la formula con la quale Antoine Loysel volle
dare una testimonianza inequivocabile della missione civilizzatrice che il
diritto non cessa di riconoscere ai propri istituti. Formula la cui celebrit
non certo gratuita, vista la puntuale chiarezza con cui insiste sulla doppia
funzione del linguaggio, a un tempo luogo di unione e associazione, vero
e proprio legame, ma anche laccio e obbligazione reciproca entro i termini
statuiti da un vincolo contrattuale: ricordando come si legano i buoi per le
corna e gli uomini per le parole4, anchegli si inserisce a giusto titolo nella
folta schiera di artisti e artigiani della ragione, saltimbanchi della parola la
cui maestria nella manipolazione del linguaggio ha contribuito in maniera
decisiva ad alimentare il mistero del contratto, il quale si cos trovato
VDSLHQWHPHQWHGHVFULWWRVRWWRODOXFHGLXQDSUHVXQWDHIFDFLDLQXQPHGH-
simo tempo riparativa e fondativa.

2. 'DOFRPXQHDOSURSULR

Figure primordiali della scena umana, contratto e comunit affondano


la propria radice comune nellopacit dellimmemoriale. Tuttavia, se la se-
conda pare ormai una forma vuota e come esausta, a seguito degli abusi e
delle tecnicizzazioni a cui stata piegata nel corso degli ultimi decenni, il
contratto sembra al contrario divenuto uno degli istituti fondamentali di
RJQLVRFLHWjXPDQDOjGRYHODIHYROLUVLGLXQWHVVXWRFRQQHWWLYRVRVWHQXWR

3 Su questo punto, si vedano le considerazioni espresse da Michele Span nel suo


/H SDUROH H OH FRVH QHO GLULWWR , in Y. Thomas, ,OYDORUHGHOOHFRVH, Quodlibet,
0DFHUDWDS,OGLULWWRODSDURODWUDWXWWHSLHIFDFHKDXQSRWHUHGL
trasformazione senza eguali: una macchina di astrazione che, tramite il medio
linguistico, traduce e produce altrimenti il reale.
4 A. Loysel, ,QVWLWXWHVFRXWXPLqUHV(1607), Videcoq, Durand, Leipsig, Paris 1846,
L. III, t. I, II, p. 359, trad. mia. Lautore non nasconde come ladagio sia stato
modellato su un antico proverbio francese Come i buoi si legano per le corna
/ cos le genti per le loro parole fanno follie a sua volta debitore di una glossa
delle ,VWLWX]LRQLdi Giustiniano.
70 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

da comuni valori culturali ha trovato il proprio freno nel ricorso alla di-
mensione giuridica. Se, come aveva intuito Antonio Negri, la storia delle
LVWLWX]LRQL JLXULGLFKH GLYLHQH OD VWRULD GHOOD VFRQWWD GHOOH XWRSLH5, non
si potr tacere su quale sia la precisa storia a cui appartiene il tentativo di
DQFRUDUHRJQLIRUPDGLJLXVWL]LDDOODGXFLDULSRVWDQHOGLULWWRHLQSULPR
luogo nella sua promessa di affrancare, attraverso un percorso diriconosci-
mento reciproco, tutti coloro che se ne rendono soggetti. Una storia in cui
il naufragio delle utopie comunitarie ha aperto la strada alla possibilit di
equiparare il fare giustizia alla fondazione giuridica di un mondo in comu-
ne, come se il tratto irrealizzabile proprio di ogni comunit potesse essere
neutralizzato mediante una mera opera di appropriazione della vita, entro
XQYLQFRORJLXULGLFRLQJUDGRGLVDOGDUHGHQLWLYDPHQWHWUDORURLVRJJHWWL
che accomuna.
daltra parte nel solco di una nostalgia di comunit che sinstalla la
promessa a cui il contratto non cessa di alludere. Che tale nostalgia non sia
esente da qualcosa come un certo rancore e una certa atmosfera di colpe-
volezza, imputabili a un progetto comunitario che non si lasciato intrave-
dere se non l dove la sua istituzione si giocoforza infranta sul suo stesso
fallimento, ci ben testimoniato dallaccordo, pressoch unanime, nei
confronti di una modalit di concepire una comunit svuotata dalla dimen-
sione inappropriabile del comune. Accompagnata dal tentativo di riaffer-
mare ad ogni istante la sua prossimit categoriale verso ideali di propriet,
DSSURSULD]LRQH R DSSDUWHQHQ]D WDOH PRGDOLWj DYUHEEH QLWR SHU GHULYDUH
XQDWHRULDGHOODJLXVWL]LDDSDUWLUHGDXQDPHWDVLFDGHOOLQGLYLGXRLFXL
caratteri di sovranit e presenza a se stesso attesterebbero inequivocabil-
mente la sua elezione a supporto originario di ogni altra successiva proprie-
t fosse anche quella della comunit stessa.
nella prospettiva fornita da un simile orizzonte che occorre situare il
netto passaggio dal regime del comune a quello del proprio6, nel corso
GHO TXDOH OLVWLWXWR GHO FRQWUDWWR FRPH JXUD SULQFLSH GHO GLULWWR SULYDWR
e individuale, si estesa e generalizzata in concomitanza con la fortuna
riscossa nella societ dalla categoria del libero proprietario, i cui esponen-
ti hanno presto compreso con buona pace di ogni libera volont la
necessit di riconoscersi e contrattare per potersi mantenere tali. In altri
termini, si cercato di opporre alla cifra esorbitante del PXQXV intesa

5 A. Negri, *LXVWL]LD, in C. Donati (a cura di), 'L]LRQDULRFULWLFRGHOGLULWWR, Savelli,


Milano 1980, p. 155.
6 R. Esposito, &RPXQLWjHYLROHQ]D, in Id., 'LHFLSHQVLHULVXOODSROLWLFD, il Mulino,
Bologna 2011, p. 257.
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come quellobbligo e quella riconoscenza inalienabili che si portano ver-


so altrui, un debito incolmabile e incalcolabile che scava al cuore di ogni
comunit la dimensione rassicurante del PXWXXV, quale cifra della reci-
procit che consegna luno allaltro entro una parola scambiata o giurata,
ma perch anzitutto posseduta. Pi gli individui hanno tentato di svinco-
ODUVLGDOODSURSULDHVSRVL]LRQHDOODOWHULWjGHOVRFLDOHSLKDQQRQLWRSHU
compromettersi con la necessit del possesso e con quella che sar laporia
fondamentale di un supporto coincidente con la propriet, posta alla base
dellindividualit pur permanendo non solo inaccessibile alla maggioranza
degli individui stessi, ma soprattutto radicalmente legata a unopera, sem-
SUHUHYRFDELOHGLUHLFD]LRQHGHOOHYLWH
Poco importa qui che la propriet, nella sua qualit di fondamento per
ogni pretesa di indipendenza e di consistenza nellambito del sociale, sia
DVFULYLELOH D XQD VSHFLFD FDWHJRULD GL EHQL RJJHWWL ULVRUVH SRVL]LRQL
cariche o appartenenze. In opposizione a una concezione sostanzialista
dellindividuo, caratteristica del neoliberalismo, secondo la quale sarebbe
possibile prescindere dalle condizioni storiche e sociali che ne determi-
nano lesistenza, il fatto di ipotizzare che lindividuo non esista come
una sostanza e che per esistere come individuo debba avere a disposizione
dei VXSSRUWL7, permetter di situare entro la categoria di propriet tutti
quei supporti o piani dappoggio il cui mutare storicamente condizionato
VL ULHWWH D VXD YROWD QHO PXWDUH GHOOD FRQIRUPD]LRQH VWHVVD GHOOLQGLYL-
GXRWDQWRFKHULVXOWHEEHLQVXIFLHQWHVHQRQSHUQRIXRUYLDQWHSHQVDUH
lindividuo senza simili supporti. Da essi, in altri termini, dipenderebbe il
realizzarsi della possibilit o dellimpossibilit per lindividuo di esistere
positivamente.8 Seguendo le intuizioni di Robert Castel, allora necessa-
rio riconoscere nellindividuo qualcosa come una fragile conquista, dalle
condizioni di possibilit squisitamente collettive: lindividuo non dotato
DSULRULdi consistenza9, ma deve mutuarla entro lo spazio privilegiato di
determinate relazioni le quali, se da un lato si dimostrano in grado di garan-
WLUHIRQGDPHQWRDOODVXDSUHWHVDGLLQGLSHQGHQ]DHGLFRQVLVWHQ]DVSHFLFD
nellambito del sociale, dallaltro sono indissociabili dagli effetti soggettivi
innescati nella costituzione dellindividuo che se ne appropria. Contrad-
distinto da una sorta dinstabilit ontologica, lindividuo cos tratteggiato
si dimostrerebbe tanto precario da trovarsi perennemente in ostaggio dei

7 R. Castel, C. Haroche, 3URSULHWj SULYDWD SURSULHWj VRFLDOH SURSULHWj GL Vp,


Quodlibet, Macerata 2013, p. 17.
8 Ivi, p. 55.
9 Ivi, p. 108.
72 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

supporti che costituiscono la sua precisa forma di vita la sua condizione


oggettiva di possibilit10 tanto da potersi costituire e mantenere solo
attraverso i suoi atti di appropriazione.
,OFRQWUDWWRVLqGXQTXHDIQDWRQHOODVXDHIFDFLDWHFQLFDVRORDSDUWLUH
dal momento in cui questa duplice dimensione del soggetto, a un tempo
titolare e oggetto di un preciso potere su di s, ha ricevuto i mezzi concet-
tuali e pratici per poter colonizzare diffusamente tutti i campi del sociale.
La contropartita di un simile processo non tard a manifestare i suoi ca-
ratteri immunitari verso tutto quanto mal si lasciava sottoporre allopera
di appropriazione, a cominciare da quanto, nelle vite stesse di coloro che
ne avevano salutato lavvento (e per i quali la propriet diventa pi forte
della stessa identit del proprietario11), mal si adattava a un simile regime
di inclusione. In tal modo, se da un lato lideologia del contratto promosse
lemancipazione degli individui da una sovranit impostasi col favore di
XQDSUHWHVDRULJLQHGLYLQDGDOODOWURJLXVWLFzLOQDVFHQWHVLVWHPDGLUDS-
porti di potere fondati sulla propriet, vero centro di gravit della nuova
struttura innervata dalle relazioni sociali di riconoscimento.12 Se, come ha
ricordato Roberto Esposito, gli individui divengono davvero tali e cio
SHUIHWWDPHQWHLQGLYLGXLLQGLYLGXLDVVROXWLFLUFRQGDWLGDXQFRQQHFKH
a un tempo li isola e li protegge solo se preventivamente liberati dal
debito che li vincola lun laltro13, il processo di costruzione dellindivi-
GXRPRGHUQRKDGRYXWRDQ]LWXWWRSDVVDUHSHUXQDFRGLFDVXSSRUWDWDGDO
diritto, di ci che aveva da sempre intrecciato un mondo in comune. Qui
la macchina giuridica che presiede alla ripartizione del sensibile, seguen-
GRIUD]LRQLULFRQRVFLELOLGLSURSULHWjVLGLPRVWUDHVVHUHQGDVXELWRXQD
PDFFKLQDGLFRVWDQWHULTXDOLFD]LRQHGHOPRQGRHGHOODYLWDHQWURLOOXRJR
FHOHVWHGHOOHQ]LRQL14 Come considerare il soggetto stesso, e in partico-

10 Ivi, p. 27.
11 Esposito, &RPXQLWjHYLROHQ]D, cit., p. 258.
12 Sul rapporto tra dispositivi di individuazione e propriet, si veda inoltre il recente
libro di P. Godani, 6HQ]DSDGUL(FRQRPLDGHOGHVLGHULRHFRQGL]LRQLGLOLEHUWj
QHO FDSLWDOLVPR FRQWHPSRUDQHR, DeriveApprodi, Roma 2014, secondo il quale
la retorica individualistica nasce nella modernit, nel contesto dello sviluppo del
capitalismo, proprio quando la modernit capitalistica al lavoro per produrre
individualit interamente sociali (ivi, pp. 17-18), in grado cio di bilanciare la
valorizzazione di unindividualit proprietaria e concorrenziale con la sua inclu-
sione entro un regime omogeneo e diffuso di dispositivi di soggettivazione.
13 R. Esposito, &RPPXQLWDV 2ULJLQH H GHVWLQR GHOOD FRPXQLWj, Einaudi, Torino
2006, p. XXI.
14 P. Legendre, *RGHUH GHO SRWHUH (1976), casa di marrani, Brescia 2014, p. 173.
Sullinsistenza con cui la macchina giuridica non cessa di istituire le vite entro
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ODUPRGRLOVRJJHWWRGLGLULWWLVHQRQFRPHTXHOODQ]LRQHFKHVWDWXLVFHOD
possibilit di disporre di s e della propria volont, e che proprio in ragione
di ci pretende di incarnare la propriet di e su se stesso?
Il termine contratto indica cos latto giuridico per mezzo del quale dei
soggetti si legano davanti al diritto, nel suo nome, impegnandosi gli uni nei
confronti degli altri, affermandosi gli uni e gli altri, e confermando gli uni
GLIURQWHDJOLDOWULLQVHQRDTXHOODUWLFLRVWRULFRFKHTXDOHRSHUDWRUHGL
IHWLFL]]D]LRQHJLXULGLFDGHOOHLGHQWLFD]LRQLQHJDUDQWLVFHLOULFRQRVFLPHQ-
to, la padronanza e lappropriatezza entro lordine del discorso in cui essi
HPHUJRQR$IQFKpXQFRQWUDWWRVLDJLXULGLFDPHQWHULOHYDQWHqQHFHVVDULR
che questo presenti allora tre condizioni: il riconoscimento della libera vo-
ORQWjGHLFRQWUDHQWLOREEOLJD]LRQHFKHUHQGHLOFRQWUDWWRXQDIRUPXODHI-
cace; la presenza di unistanza garante tanto della sua validit quanto della
sua promessa. Solitamente presentato come la forma normale di legame
che si instaura tra soggetti di diritto, il contratto andrebbe pi propriamen-
te inteso come quellatto giuridico che sancisce la normalizzazione di un
soggetto altrimenti anonimo e anomalo mediante il suo riconoscimen-
to. Si tratta, in altri termini, di un processo di soggettivazione mediante il
quale un soggetto VLFRVWLWXLVFHnel suo passaggio al diritto, linstaurarsi di
precisi rapporti di potere per mezzo di parole che legano ciascuno allal-
tro, e che reciprocamente legano laltro alla parola giurata o scambiata.
Capitale qui la determinazione dei contraenti a farsi soggetti riconosciuti
e dunque a riconoscersi come soggetti, dotati di identit e di voce, esseri
di parola imputabili e responsabili. Larcheologia del diritto, daltra parte,
QRQKDIDWLFDWRDULWURYDUHDOORULJLQHGHOFRQWUDWWRDOFXQHJXUHEHQQRWH
DOOHWQRJUDDFRPHLULWXDOLGLDOOHDQ]DHGLSDUHQWHODDUWLFLDOHSURQWHD
ricordare come in seno al diritto statutario dei gruppi che ha origine il
diritto contrattuale.15 Questultimo non ha fatto altro che adattarsi a una

le forme di soggettivit che solo in tal modo trovano la ragione della propria esi-
stenza, si rimanda alle considerazioni di F. Migliorino, ,OFRUSRFRPHWHVWR6WRULH
del diritto, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 65-66: Siamo in presenza di
XQDWHFQRORJLDGHOULFRQRVFLPHQWRFKHLGHQWLFDFRQWUROODQGRHFRQWUROODLGHQWL-
FDQGR8QDPDFFKLQDDVWUDWWDche, incurante della fatica e dellusura, sindustria
VHQ]DVRVWDDFODVVLFDUHHUDFFRJOLHUHJOLLQGLYLGXLFKHFRQFUHWDPHQWHsono utili
DOVXRIXQ]LRQDPHQWR4XHOOLFKHUHVWDQRSUHVLVRQRXQSDOOLGRULHVVRGLWXWWLJOL
altri la maggioranza , che alloccorrenza sono gi pronti a essere radunati e
JRYHUQDWL8QSRUWHQWRVRFRQJHJQRFKHGHOLPLWDLQFLGHVHJQDPDUFDGHQLVFH
quello spazio che intanto disposto ad accogliere alcuni in quanto esclude tutti gli
altri.
15 G. Davy, /DIRLMXUpHeWXGHVRFLRORJLTXHGXSUREOqPHGXFRQWUDW/DIRUPDWLRQ
GXOLHQFRQWUDFWXHO, Flix Alcan, Paris 1922, p. 6, trad. mia. necessario comun-
74 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

nuova dimensione sociale per riproporre, stavolta tra individui, il sistema


GL ULFRQRVFLPHQWR SHU DOOHDQ]D JLj LQ XVR SUHVVR HQWLWj FROOHWWLYH DO QH
di scongiurare ogni ostilit. Si tratta, dunque, di una relazione istituita, la
quale vede nella reciprocit dellobbligazione la garanzia di una giustizia
incrollabile, ma anche di una relazione che al contempo non cessa di pro-
SRUVLFRPHOHVSUHVVLRQHVWHVVDGLXQFRQLWWRODWHQWHGLXQDGLYLVLRQHLQ
atto, a cui opporre qualcosa come una morale del legame sociale: da qui la
tenacia con cui i propugnatori del contrattualismo insistono sulla coope-
UD]LRQHVXOGRYHUHJLXULGLFRGLFRRSHUD]LRQHGLDLXWRSHUQRGLUjXQRGL
loro, la fraternit che deve regnare tra contraenti. Ogni contratto in fondo
una societ nella quale vige uno MXVIUDWHUQLWDWLV.16
Tuttavia, proprio il ricorso a simili valori, i quali trascendono il mero
FRQWHQXWRGHOOREEOLJD]LRQHSHULQVLVWHUHVXXQDQDOLWjFRPXQHDIRUQLUHDO
contratto la sua precisa forma di strumento giuridico contraddistinto da una
HVVLELOLWjHXQDSHUYDVLYLWjVFRQRVFLXWHDOODOHJJHGLQDQ]LDOOREEHGLHQ]D
da questa estorta mediante limposizione, il contratto richiede credito e
GXFLDVHGXFHQGRFRQODSURPHVVDGLXQOHJDPHLQJUDGRGLDWWUDYHUVDUH
indenne ogni vicissitudine. O meglio: in grado di risolvere ogni vicissitu-
dine entro i giochi del riconoscimento e dellidentit, dimostrando cos di
HVVHUH LO JUDQGH VWUXPHQWR WDQWR GL SDFLFD]LRQH FKH GL DGDWWDPHQWR17
offerto a una moltitudine di individui i quali, grazie alla propria libert e
LQGLSHQGHQ]DVDQFLVFRQRLUHFLSURFLUDSSRUWLDIQFKpWDQWRODOLEHUWjFRPH
lindipendenza ne risultino non solo confermate ed esaltate, ma anzitutto
garantite.

TXHVHJQDODUHFRPHWDOHOLD]LRQHQRQQDVFRQGHDOFXQHGLYHUJHQ]H&RQWUDWWRH
alleanza presentano certamente in comune la capacit di istituire un rapporto di
obbligazione in grado di imbrigliare lalea del futuro, ma la seconda non pu che
presentarsi come forma in cavo dal contenuto necessariamente indeterminato, de-
clinato di volta in volta sulle tracce degli eventi, laddove con il contratto la forma
gi colmata pienamente dal riconoscimento delle reciproche volont e posizioni,
mentre levento compreso solo nella forma della sua anticipazione. Su questo
punto si veda A. Supiot, +RPRMXULGLFXV6DJJLRVXOODIXQ]LRQHDQWURSRORJLFDGHO
'LULWWR, Bruno Mondadori, Milano 2006, pp. 105 e sgg.
16 J. Carbonnier, 6RFLRORJLHGXFRQWUDW, in Id., eFULWV, PUF, Paris 2008, p. 592, trad.
mia. Sul rapporto tra contratto e giuramento quale base del patto politico nella
VWRULDGHOO2FFLGHQWHVLYHGDODPRQRJUDDGL33URGL,OVDFUDPHQWRGHOSRWHUH
,OJLXUDPHQWRSROLWLFRQHOODVWRULDFRVWLWX]LRQDOHGHOO2FFLGHQWH, il Mulino, Bolo-
gna 1992, pp. 11 e sgg.
17 Davy, /DIRLMXUpH, cit., p. 6, trad. mia. Si veda inoltre pi avanti, a p. 7: Cos
FRVWLWXLWRLOFRQWUDWWRGLYHQWHUjTXHVWRVWUXPHQWRHVVLELOHHSULYLOHJLDWRSHUPH]-
zo del quale la volont individuale giunge ultimo progresso a esercitarsi e a
disciplinarsi.
M. Tabacchini - (VVHULGLSDUROD 75

3. ,PLVWHULGHOFRQWUDWWR

Il prestigio quasi mitologico che il contratto ha saputo riscuotere trova


ODSURSULDJLXVWLFD]LRQHSUHFLVDPHQWHLQXQDVLPLOHFRQIHUPDRVVLDQHO
fatto che le narrazioni su cui la societ occidentale si basa si riferisco-
no a individui capaci di aderire volontariamente al sistema di cui fanno
parte18, secondo un movimento capace di coniugare il divenire attore
della singolarit, cos esposta nella sua capacit di prendere e richiedere
parola, con la legittimazione della scena cos istituita. Forse per questo
che, nonostante i tentativi con cui un certo individualismo giuridico non
cessa di alludere a una libera e spontanea opera di volont, il contratto si
dimostrato essere un vero e proprio istituto, tanto giuridico che politico,
in grado di imprigionare lavvenire nelle parole.19 Lungi dal costituire,
come spesso stato sostenuto, un atto unico e puntuale, esso si dimostra
essere piuttosto un processo discorsivo in grado di situarsi al crocevia tra
la facolt di disporre del futuro come se fosse presente e la facolt di
dar inizio a nuovi e interminabili processi.20 Da qui la frequenza con cui
esso sembrato rispondere, con straordinaria tempestivit, allillusione co-
stitutiva e in qualche modo imprescindibile del pensiero politico moderno,
la quale consistita nella ricerca della salvezza mediante la reiterazione di
unorigine o di una fondazione, in grado di redimere il passato relegandolo
in unanteriorit indecidibilmente contesa tra lontologico e il temporale.
Se tutta la modernit giuridica si posta sotto il segno del contratto e della
SURPHVVDqSURSULRSHUFKpWDOLJXUHKDQQRSHUPHVVRGLSHQVDUHDOFRQ-
tempo due diversi ritmi del tempo, indicati da Franois Ost rispettivamente
come la volont e listituzione, la rottura dellistantaneo e la continuit
della durata.21 Cos il contratto designa tanto levento di linguaggio entro

18 P. Perulli, ,O GLR &RQWUDWWR 2ULJLQH H LVWLWX]LRQH GHOOD VRFLHWj FRQWHPSRUDQHD,


Einaudi, Torino 2012, p. 6. Per una prospettiva storica sulle diverse narrazioni e
teorie contrattualistiche, si rimanda alle sintesi di N. Matteucci, 1HOODELULQWRGHL
FRQWUDWWXDOLVPL, in Fondamenti,  ,O FRQWUDWWR XQLSRWHVL GL JLXVWL]LD, 1985,
pp. 51-70; e Id., /R6WDWRPRGHUQR/HVVLFRHSHUFRUVL, il Mulino, Bologna 1997,
pp. 101-126 e 235-255.
19 Supiot, +RPRMXULGLFXV, cit., p. 105.
20 H. Arendt, 9LWDDFWLYD/DFRQGL]LRQHXPDQD(1958), Bompiani, Milano 2008, p.
181.
21 F. Ost, /HWHPSVGXGURLW, Odile Jacob, Paris 1999, p. 163, trad. mia. Attorno al
funzionamento del giuramento quale operatore di garanzia e stabilit di una legge
che decide della costituzione politica delluomo, si vedano inoltre le indagini di
G. Agamben, ,OVDFUDPHQWRGHOOLQJXDJJLR$UFKHRORJLDGHOJLXUDPHQWR, Laterza,
Roma-Bari 2008.
76 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

cui singolarit e parole precariamente si legano, quanto la dichiarazione di


un compito che si propone di declinare tale legame precario secondo una
modalit indissolubile. In tal modo, esibendo un tono indecidibilmente as-
sertorio e promissorio, il discorso del diritto ha potuto serbare per luomo
la speranza di una seconda innocenza, capace di lenire tanto lirreparabilit
del tempo trascorso quanto lincertezza stessa del suo trascorrere.
Non stupisce pertanto che il contratto abbia esercitato un fascino costan-
WHQHLFRQIURQWLGHLWHRULFLHGHLORVRGHOODSROLWLFDDOSXQWRGDULQYHQLUYL
ben pi di un semplice dispositivo giuridico. Portatore di una propria forma
di razionalit, indissolubilmente legato alla vita stessa della comunit al
suo costituirsi ma anche, e sempre pi, al suo dissolversi , il contratto
KDDFTXLVLWRODFRQVLVWHQ]DGLXQDJXUDPLWRORJLFDIRQGDQWHDOSXQWRGD
proporsi come il solo dispositivo in grado di risolvere laporia hobbesiana
relativa alla violenza insita in ogni richiesta di sicurezza e ordine socia-
le.22 Nel momento in cui i tentativi di salvare la comunit da se stessa non
SRVVRQRFKHSDVVDUHDWWUDYHUVROLVWLWX]LRQHGLXQDOWUDRULJLQHDUWLFLD-
OH FRLQFLGHQWH FRQ OD JXUD JLXULGLFDPHQWH SULYDWLVWLFD H ORJLFDPHQWH
privativa, del contratto23, ben si comprende perch al cuore della sua
HIFDFLDVLVLWXLODQHFHVVLWjGLURPSHUHFRQTXDQWRORSUHFHGHPHGLDQWH

22 Basterebbe qui, a titolo di esempio, ripercorrere le posizioni di Alexandre Kojve,


il quale vedeva nelluso del contratto il passaggio da un aristocratico diritto degli
VWDWXWLDXQGLULWWRERUJKHVHGLQDPLFRLQJUDGRGLLQWURGXUUHFRQHIFDFLDJLXUL-
dica i concetti di equivalenza e riconoscimento. Seguendo pedissequamente la
massima hegeliana secondo cui luomo non che riconoscimento ('HU0HQVFK
LVW$QHUNHQQHQ), Kojve pone il riconoscimento quale cifra costitutiva delluma-
nit delluomo, orizzonte a partire dal quale pu compiersi la sua stessa realizza-
]LRQHQHOODJXUDGHO&LWWDGLQR6HODQWLFDVLJQRULDDULVWRFUDWLFDVWDWXLYDLOPHUR
riconoscimento unilaterale dunque illusorio poich non reciproco, non paritario
di colui che, impegnatosi nella lotta mortale per il proprio desiderio umano, ne
risultava vincitore e signore, solo con lelevazione delluomo a Cittadino esso
pu divenire soggetto di diritto compiutamente umanizzato, nel momento in cui
la propria esistenza reale posta nelle mani di colui che sapr riconoscerlo quale
identico a se stesso: lui solo sar riconosciuto da colui che egli stesso riconosce e
riconoscer colui che lo riconosce (A. Kojve, Lineamenti di una fenomenologia
del diritto (1943), Jaca Book, Milano 1989, p. 229. Come non riconoscere qui, in
maniera interlineare, la precisa ammonizione di Rousseau, secondo il quale noi
non cominceremo propriamente a divenire uomini se non dopo essere stati citta-
dini (J.-J. Rousseau, 'XFRQWUDWVRFLDORXHVVDLVXUODIRUPHGHODUpSXEOLTXH
0DQXVFULWGH*HQqYH(1760), in Id., XYUHVFRPSOqWHV, t. III, p. 287, trad. mia)?
23 Esposito, &RPPXQLWDV, cit., p. XXII. Ma di Esposito si veda anche, sulla questa
questione, &RPXQLWjHQLFKLOLVPR, in Id., 7HUPLQLGHOODSROLWLFD&RPXQLWjLPPX-
QLWjELRSROLWLFD, Mimesis, Milano 2008, pp. 89-102.
M. Tabacchini - (VVHULGLSDUROD 77

la costruzione di una protesi istituzionale in grado di farsi carico, bench


supplendole, dellindeterminatezza costitutiva delle relazioni umane.
forse Hannah Arendt colei che, pi di ogni altro, ha mostrato quanto
la portata dellistituto contrattuale sia dipesa da un simile immaginario.
Sia nelle pagine di 7KH+XPDQ&RQGLWLRQche nella successiva conferenza
consacrata alla triade /DERU:RUN$FWLRQ, il contratto si dimostra non solo
HVVHUH XQ GLVSRVLWLYR GL FRQWUROOR GDOOD GXSOLFH HIFDFLD PD VRSUDWWXWWR
dalla duplice temporalit, intimamente legato alla facolt di dare inizio a
QXRYLHLQQLWLVYLOXSSL,QWHUURJDQGRVLVXOODFDSDFLWjSURSULDPHQWHXPDQD
di opporre alla libert esorbitante del singolo lo spazio convenuto di un
DJLUH FRPXQH OD ORVRID QRQ KD PDQFDWR GL VRWWROLQHDUH OD VWUDRUGLQDULD
adattabilit della sfera pubblica nei confronti di ogni potere di stabilizza-
zione inerente alla facolt di fare promesse.24 A fronte della necessit di
cristallizzare in identit le vite coinvolte nel reciproco riconoscimento, il
contratto qui proposto quale modo privilegiato per vincolare nel tempo
OHPXWHYROLLQFOLQD]LRQLGHOOHHVLVWHQ]HXQGLVSRVLWLYRODFXLVSHFLFDSUH-
stazione sar allora quella di rispondere allimpossibilit che ogni uomo
permanga cos come . Un compito letteralmente capitale, dal momento
che solo il suo compimento permetterebbe, secondo Arendt, di vincolare
la libert umana alla volont di garanzia e allofferta di un senso in grado
di superare indenne lincontrollabile accadere del mondo: E se non fossi-
mo vincolati alladempimento di promesse non saremmo mai in grado di
realizzare quel grado di identit e di continuit che, insieme, producono la
persona.25
Linteresse, di durata ormai secolare, con cui il pensiero politico ha inda-
gato lappassionata volont di stipulare patti, accordi e trattati, riposerebbe
VXTXHVWDSHFXOLDUHHIFDFLDGHOGLVSRVLWLYRFRQWUDWWXDOHLOTXDOHDYUHEEH
permesso di aprire non tanto a una nuova forma di sovranit o al ferreo do-
minio di s e degli altri, bens alla forza della mutua promessa26 con cui
dei soggetti mettono le proprie vite in gioco, legandosi reciprocamente alla
veridicit del proprio dire. Ed proprio questa forza a dominare effettiva-

24 Arendt, 9LWDDFWLYD, cit., p. 179. Sullaspetto propriamente giuridico di una simile


Q]LRQHVLULPDQGDD2VW/HWHPSVGXGURLW, cit., p. 238, trad. mia: Non appena
formatasi una simile idea, la sua fortuna fu tuttavia immensa: luomo ormai dispo-
QHYDGLXQHIFDFHVWUXPHQWRGLPRELOLWD]LRQHGHOODYYHQLUHJUD]LHDOODFRQFHV-
sione di un credito su altri, come se una parte di futuro fosse gi da ora divenuta
appropriabile.
25 H. Arendt, /DYRURRSHUDD]LRQH/HIRUPHGHOODYLWDDWWLYD(1964), ombre corte,
Verona 1999, p. 69.
26 Id., 9LWDDFWLYD, cit., p. 180.
78 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

mente la scena del contratto, facendosi argine rispetto allimprevedibilit


delle azioni e dei comportamenti, ma anche rispetto allindeterminatezza
delle singole vite che di volta in volta vi si trovano coinvolte.

4. 6RJJHWWLHSRUWDYRFHGHOGLULWWR

4XHOODFKHDSULPDYLVWDSDUHYDFRQJXUDUVLTXDOHIHOLFHDOWHUQDWLYDVH
QRQULPHGLRRSHUQRRSSRVL]LRQHULVSHWWRDOODVWUDRUGLQDULDIUDJLOLWjH
LQDIGDELOLWjGHOOHIDFFHQGHVWUHWWDPHQWHXPDQH27, si presto rivelata es-
sere nientaltro che una nuova modalit di controllo delle esistenze, situata
allintersezione tra i pi disparati rapporti di forza. Una modalit sancita
da quello che stato suggestivamente chiamato il dio Contratto28, la cui
espansione inarrestabile entro le maglie del capitalismo contemporaneo si
qHVWHVDQRDLQJOREDUHQHOOHSURSULHGLQDPLFKHJOL6WDWLVWHVVLGLSHQGHQWL
ormai dal contratto non solo in termini formali di legittimit, bens per
questioni di mera sopravvivenza. Ormai rassegnati allidea che nulla so-
VWLHQHOHGLFLRSROLWLFRVHQRQODFRQWLQXDULGHQL]LRQHGHOODFFRUGRWUDL
contraenti29, il contratto si presto liberato dalla sua prima formulazione
WHFQLFDQHQGRSHULPSRUVLFRPHOLPPDJLQDULRIRQGDPHQWDOHXOWLPRVX
cui risposa lordine della societ30 e al quale ognuno concede il proprio
credito al quale ognuno VLconcede, riconducendo in tal modo la dimen-
sione della giustizia a una questione di fede, nel momento in cui non trala-
VFLDGLULFKLHGHUHWDQWRGXFLDTXDQWRFUHGHQ]D
0DYHUVRFRVDVLSUHVWDGXFLD"9HUVRFKLqLQGLUL]]DWRLOSURSULRFUHGR"
Verso i rispettivi contraenti o verso il contratto stesso? Si visto come,
attraverso il contratto, i contraenti impegnano il futuro stesso, aprendo a
XQDWHPSRUDOLWjFHUWRFRQGLYLVDPDDOWUHWWDQWRFRQWUROODWDSHUQRDGGRPH-
VWLFDWDQHLWHUPLQLGLXQDPRGDOLWjQRUPDWLYDLOIXWXURqFRVuSUHVHQWLFDWR
DWWUDYHUVROHIFDFLDGHOORUGLQHQRUPDWLYRVWHVVRFDULFDWRQRDOODVDWXUD-
]LRQHGLXQVXSSOHPHQWRGLQRUPDWLYLWj6RUJHTXLLOVRVSHWWRFKHODGXFLD
DFFRUGDWDDLFRQWUDHQWLQRQVLDDOWURFKHLOPHURULHVVRGLTXHOODDFFRUGDWD
al contratto stesso, quale garante o emblema di un intero sistema, di un
preciso ordinamento. Vi cos in gioco unoperazione del diritto in grado
di prendere in carico delle potenze anonime e anomiche assoggettandole a

27 Arendt, /DYRURRSHUDD]LRQH, cit., p. 67.


28 Perulli, Il dio Contratto, cit.
29 Ivi, p. 99.
30 Ivi, p. 22.
M. Tabacchini - (VVHULGLSDUROD 79

un particolare regime di riconoscimento. Del resto, il fatto che ogni dispo-


sitivo contrattuale non si limiti allatto di parola dei contraenti, sia esso una
semplice promessa o un giuramento legittimo, ricorda inequivocabilmente
come esso non funziona che su un fondo distituzione31, il quale si trova
pertanto continuamente mobilitato, riattualizzato e riconfermato nellistan-
te stesso di ogni nuova stipulazione, pena lapertura della parola scambiata
allincalcolabile che ancora sembra dimorare l dove una parola inizia a
farsi timidamente sentire.
3ULPDDQFRUDGLLPSOLFDUHODGXFLDHLOFUHGLWRUHFLSURFRWUDFRQWUDHQWL
LOFRQWUDWWRSUHVXSSRQHFRVuODIGDUVLGLHQWUDPELDOFUHGLWRSRVVHGXWRGD
unistanza terza e autorevole, in grado di presentarsi come il garante ca-
pace di padroneggiare ogni virtualit: Il calcolo razionale reso possibile
dal contratto si basa su una credenza di cui solo loggetto varia. [...] senza
la fede condivisa in un Terzo garante delle convenzioni essa risulta infatti
LQFRQFHSLELOH'DFXLORQQLSUHVHQ]DGHOODJXUDGHO7HU]RQHOODVWUXWWXUD
giuridica del contratto.32 Lonnipresenza, la pervasivit e persino lonni-
potenza, nel momento in cui, allinterno di un simile dispositivo, non sar
tanto in gioco il preciso contenuto formulato dai contraenti soggetti che
non hanno nulla da dire in proprio allinfuori di una certa attestazione di
appropriatezza, ridotti al rango di SRUWDYRFHsulla scena del diritto n la
VSHFLFD SURPHVVD FXVWRGLWD GDO FRQWUDWWR LQ TXDQWR WDOH PD OD YLJHQ]D
di un ordine che risuona ad ogni istante, in ogni voce autorizzata, e che
GXQTXHQRQFHVVDGLPXWDUHLQDXWRULWjODSURSULDDXWRUHYROH]]D'DUHGX-
FLDVLJQLFKHUjSHUWDQWRDVVRJJHWWDUVLDGHVVRVHQ]DUHVWRIDUVLVRJJHWWLGL
diritto e del diritto, in altri termini: riconoscersi sudditi di una ben determi-
nata specie di istituzioni, come se la forza contrattuale, nonostante la sua
compiuta profanit, dipendesse ancora da un nucleo sacrale e trascenden-
te, come se la sua validit derivasse in ultima istanza da una forza extra-
contrattuale, pertanto indisponibile. cos che il termine FRQWUDWWR non
indicher soltanto una forma distituzione, pi precisamente quellantica
istituzione la cui fortuna si a tal punto consolidata da portarlo a coinci-
dere con il dispositivo principe di ogni moderna regolazione, sia essa eco-
nomica, politica o sociale. Esso infatti implicher, ogni volta, una sorta di
slittamento ontologico in grado di trascinare i contraenti, di imprimere loro
un divenire eccedente la mera formulazione dei suoi termini, ma sempre in
direzione dellobbedienza a quel Testo che ne legittima il diritto di parola.

31 Ost, /HWHPSVGXGURLW, cit., p. 170, trad. mia.


32 Supiot, +RPRMXULGLFXV, cit., pp. 120-121.
80 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

Nel farsi dispositivo del contratto, la forma si autonomizza dai suoi con-
tenuti, permettendo cos linscrizione nel diritto, quali tasselli di un mede-
simo testo giuridico, dei comportamenti e dei discorsi di ciascun indivi-
duo: ecco allora i contraenti sparire entro il testo del contratto, catturati nel
bando di un dispositivo ormai compiutamente elevato a metro e argine di
ogni relazione. Sembra cos compiersi quella tendenza che, secondo Davy,
aveva da sempre costituito laporia di ogni contratto: sviluppatosi per lega-
re tra loro le volont individuali, e al contempo per garantire alle stesse il
UXRORGLGHWHQWULFLHEHQHFLDULHGHOOHJDPHLVWLWXLWRLOFRQWUDWWRQRQFHVVD
di esporre la sua carica soggiogante e manifestare cos la sua origine di
dispositivo di assoggettamento e marchiatura, rispondente anzitutto alle
strategie con cui le comunit chiuse famiglia, fratrie, qualsiasi organiz-
zazione sociale alla quale tutti gli individui sono sottomessi33 e da cui il
contratto sarebbe a poco a poco emerso governavano la loro reciproca
JXHUUDGLLGHQWLWj6LJQLFDWLYRTXLqLOUXRORVWHVVRULYHVWLWRGDWDOLLGHQWLWj
le quali, daltronde, valgono solo in quanto gi da sempre conformi sia alla
referenza e poco importa, in questa sede, se essa prende il nome di Dio
o di Stato che vige a garanzia di tale dispositivo, sia allorganizzazione
che ad essa fa capo.
Si tratta, in altri termini, di legare volont gi incluse, singolarit gi
assoggettate a quel discorso che garantisce loro un qualche riconoscimento
e che solo permette la formulazione stessa della volont di legarsi. In tal
senso, lungi dal testimoniare il lento e felice progresso da una condizione
di rigido formalismo alla spontanea libert dei contraenti, il fatto che il
FRQWUDWWR GHWWR FRQVHQVXDOH QRQ VLD VWDWR UDWLFDWR FRPH REEOLJDWRULR VH
non a malapena e molto tardivamente34 esprime senza indugi la compiuta
e perfetta sovrapposizione, ottenuta procedendo per incarnazioni e interio-
rizzazioni dellautorit diffusa entro il gruppo, della sovranit legislativa
imperante sulla societ e sui suoi membri. Il contratto dunque, non fa che
esporre e manifestare linclinazione stessa dellassociazione politica da
cui trae la propria legittimit e a cui non cessa di rinviare, e che anzi non
cessa di rinforzare ogni qualvolta unesigenza di giustizia spinta a pren-
GHUH YRFH VROR SDVVDQGR DWWUDYHUVR TXHO GLVSRVLWLYR GL FHUWLFD]LRQH GHO

33 Davy, /DIRLMXUpH, cit., p. 7, trad. mia. Su questo punto, inerente al rischio di una
rifeudalizzazione dello spazio pubblico, si rimanda a Supiot, +RPRMXULGLFXV, cit.,
p. 133, secondo il quale, lungi dal designare la vittoria del contratto sulla legge,
la contrattualizzazione della societ piuttosto il sintomo di un processo di
ibridazione fra legge e contratto e di una riattivazione delle modalit feudali di
legame sociale.
34 Davy, /DIRLMXUpH, cit., p. 12, trad. mia.
M. Tabacchini - (VVHULGLSDUROD 81

senso che costituisce la dimensione della persona. Una dimensione entro


la quale la continuit di identit delle singolarit si specchia felicemente
nellaspirazione di ogni istituzione ad abolire o immobilizzare il tempo35:
/LQGLYLGXRKDFHUWRXVXUSDWRDOQHGLXVDUORSHULOSURSULRSDUWLFRODUH
SURWWRODSRWHQ]DGLOHJLIHUDUHPDDFRQGL]LRQHGLFRQVHUYDUOHLOVXRVL-
JLOORVRFLDOHFKHSHUPDQHFRPHLOVXRFHUWLFDWRGRULJLQHJDUDQWHGHOOD
VXDHIFDFLD36
Pur perduta la sua origine sacra, il contratto pretende di sottomettere
ogni cosa al proprio dominio37, condannando tutto ci che ancora oppone
una seppur pallida resistenza, incorporando nel proprio regime di legitti-
mit quanto ormai fatica a rivendicare una qualche discrepanza da esso.
il caso dellagire umano, ritrovatosi ad assecondare le stesse istanze e
gli stessi valori che nel contratto trovano la loro pi chiara espressione:
ecco allora lemergere di una politica che fa del riconoscimento e delle
VXHPRGDOLWjLGHQWLFDWRULHLSUHVXSSRVWLVWHVVLGHOSURSULRGDUVLPDFKH
proprio a fronte di una simile scelta non pu esimersi dal divenire qualcosa
GLPDUJLQDOHHGLLQHVVHQ]LDOHFRVWUHWWDDUDWLFDUHODXWRQRPLDGHLGLVSR-
sitivi da cui essa ricava il proprio supporto. Qui si situa una delle principali
FRQWUDGGL]LRQLLQWHUQHDOODJXUDGHOFRQWUDWWRQHOPRPHQWRLQFXLODVXD
proliferazione come strumento di giustizia non ha comportato altro che la
subordinazione di questa allinterminabile quanto implacabile processo di
LGHQWLFD]LRQH/DSRULDFKHLQVLVWHDOFXRUHGLRJQLWHRULDGHOODJLXVWL]LD
la quale si vuole ogni volta unica, risolutiva, e al contempo sempre interes-
sata a zittire e risolvere le singole esigenze di giustizia che malgrado tutto
ULVXRQDQRQHOPRQGRWURYDTXLODVXDVSHFLFDGHFOLQD]LRQHGDQGRVL
ciecamente del proprio linguaggio un linguaggio eminentemente tecnico
e performativo come sicuro mezzo per trarre alla luce il muto e lincomu-
nicabile, essa sembra allontanarsi da qualsiasi traccia di sventura comune
HLPSHUVRQDOHODVRODFKHSXzDQFRUDFRQGXUUHDFLzDFXLqVWDWDULXWDWD
ogni parola.

35 Su questo punto si veda larticolo di D. Caliaro, /DYHUWLJLQHOHURWLVPR%UHYL


DSSXQWLVXOOLPSHUVRQDOH, in Kasparhauser, n. 11, gennaio-marzo 2015, in cui
ODXWRUHGHQLVFHODSHUVRQDFRPHTXHOGLVSRVLWLYRGLDFFXPXOD]LRQHGHOVHQVR
e del possibile cui la tradizione occidentale ha demandato il compito stesso di isti-
tuire la vita, ovvero di neutralizzarne contraddizioni e molteplicit dotandola del
tratto unitario dellio. Sulle traversie che hanno interessato la funzione giuridica
della persona, si rimanda allo studio di Y. Thomas, ,OVRJJHWWRFRQFUHWRHODVXD
SHUVRQD6DJJLRGLVWRULDJLXULGLFDUHWURVSHWWLYD, in O. Cayla, Y. Thomas, Il diritto
GLQRQQDVFHUH, Giuffr, Milano 2004, pp. 109-129.
36 Davy, /DIRLMXUpH, cit., p. 365, trad. mia.
37 Perulli, Il dio Contratto, cit., p. 20.
82 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

5. 6XOODJLXVWL]LDGLXQDOLQJXDDYHQLUH

Sembra cos che listituzione di una societ del contratto muova con-
tro lopacit radicale delle esistenze non ancora irretite nella sanzione del
riconoscimento. Rispetto a tale opacit costitutiva, essa si trova cos in
intima complicit con la mobilitazione totalizzante propria al capitalismo
contemporaneo, nel momento in cui entrambe oppongono alla vita qual-
cosa come un eccesso di trasparenza. In altri termini, nel momento in cui
entrambe tentano di irretire le vite mediante la proliferazione dei disposi-
tivi di individuazione, con la conseguente estensione a perdita docchio
delle transazioni quali linee di visibilit di attraversamenti e singolarit,
TXDOLOLQHHGLUHJLVWUD]LRQHGLJHVWLHLGHQWLFD]LRQLVVDQGRDOFRQWHPSR
luoghi e tempi di qualcosa altrimenti votato alloblio. Ma la luce che ad
essi in tal modo prestata, la modalit con cui tutto ci sembra trascinato a
nuova visibilit, non tarda a mostrare il rovescio poliziesco di ogni retorica
del riconoscimento, l dove un simile paradigma rassicurante mostra senza
pudore il suo versante securitario. Vi daltra parte qualcosa riguardante
loblio e il segreto nellorbita di una simile cattura giuridica, l dove delle
vite si ritrovano ad appartenere e agire entro simili dispositivi solo assecon-
dando la tendenziale sovrapposizione tra soggetti di parola e soggetti del
diritto. O meglio: tra soggetti di parola e soggetti alla parola che il diritto
LQFDULFDWRGLFXVWRGLUHHSHUQRGLWUDVPHWWHUHPHGLDQWHLFRUSLGLFLDVFXQR
e ciascuna. Da qui la necessit, su cui Pierre Legendre ha in pi occasioni
insistito, di riposizionare lintero discorso giuridico e dunque politico a
partire dalla provocatoria constatazione che il soggetto del diritto non
un soggetto, non pu essere il soggetto della parola, infatti risuona di un
discorso che non il proprio; non parla, risuona, testualmente38 di quel
testo che, bench prometta incessantemente la traduzione giuridica di une-
sigenza di giustizia, non potrebbe certo permettersi di fare spazio ad alcun
discorso altro, n di ospitare alcuna voce aliena rispetto alla propria. Come
non tenere conto del fatto che lingresso in tale spazio, ordinato e istituito
secondo precise e inospitali coordinate, situa i soggetti della parola su un
piano di costruzione politica in cui le loro singolarit anteriori sono rese
FDGXFKHSRLFKpVLWUDWWDLQTXHVWRFDVRGHOODORURTXDOLFD]LRQHJLXULGLFD
e non della loro esistenza prima di essa?39 Il permanere di tale esistenza,
TXDQWRPDLODELOHDIURQWHGHOODVXDFDWWXUDQHOODVIHUDGHOGLULWWRVLFRQ-
gurer come un resto, tanto semplice quanto ingombrante, forse un residuo

38 P. Legendre, 7HVWXDOLWj, Spirali/Vel, Milano 1980, p. 225.


39 Thomas, ,OYDORUHGHOOHFRVH, cit., p. 56.
M. Tabacchini - (VVHULGLSDUROD 83

o tuttal pi un anacronismo da dimenticare, come se loblio di tale resto


nel riconoscimento fosse la condizione principe di ogni ingresso nel mono-
linguismo giuridico.40
&RPHFRQFHSLUHHQWURXQVLPLOHFRQWHVWRXQDJLXVWL]LDFKHQRQQLVFD
SHUULVROYHUVLQHOODIRUPDGLXQDQ]LRQHRGLXQDUWLFLRJLXULGLFRLTXDOL
proprio perch tali, non possono sottrarsi dallessere subordinati a quellor-
dine del discorso che non cessa di provocare la sventura? Come ascoltare,
a fronte di simili implicazioni, lesigenza di giustizia di chi ha perduto ogni
voce, di coloro le cui richieste sono rimaste letteralmente inaudite? Come
seguire le tracce, cos labili, cos fragili, lasciate da quelle vite inapparenti,
assolute singolarit che si sedimentano come un resto marginale, silente
ma insistente, nella lingua della giustizia? Se cos fosse, sar proprio tale
PDUJLQH D GRYHU DOORUD HVVHUH DELWDWR RSSRQHQGR DOOHVSDQVLRQH LQQLWD
del contratto, della parola che lega, la politica incalcolabile di una giustizia
ancora a venire, forse coincidente con lurgenza di favorire le condizioni
DIQFKpTXDOFRVDFRPHXQRVSD]LRGLSDURODFRPXQHSRVVDQDOPHQWHDYHU
luogo. Solo l, infatti, sar possibile prestare attenzione a quanto emerge
sulla soglia di un mancato riconoscimento: linsistenza, singolare e imper-
VRQDOHGLFRORURFKHFROSLWLQRLQIRQGRGDOOLQJLXVWL]LDVXELWDODFHUDWL
al punto da far corpo con lingiustizia stessa, non hanno pi o non hanno
ancora parole per chiedere giustizia o meglio, non possono che non avere

40 %HQVLFRPSUHQGHSHUFKpLOUDSSRUWRWUDUHLFD]LRQHHULFRQRVFLPHQWRPDJLVWUDO-
mente trattato da Axel Honneth, debba tuttavia subire una rilevante torsione, in
grado di rendere conto di come ogni forma di riconoscimento comporti, QHOORVWHV-
VRPRPHQWRLQFXLTXHVWDVLFRPSLHODVXDFRQWURSDUWHGLUHLFD]LRQHQHFHVVDULD-
mente legata alla riproduzione legittimata del QRVWURmondo della vita sociale. Se,
FRPHDYHYDJLjDVVHULWR$GRUQRRJQLUHLFD]LRQHqXQGLPHQWLFDUHFLzFROSLVFH
anzitutto quel che in ogni vita permane estraneo o residuale rispetto alla dimensio-
ne riconosciuta della persona. Una teoria del riconoscimento allaltezza di simili
implicazioni dovrebbe, da un lato, affrancarsi dallonnipresente riferimento alla
dimensione della persona e delle sue presunte qualit costitutive, mentre dallaltro
necessiterebbe di inscriversi in un orizzonte diverso da quello della mera ri-
SURGX]LRQHGHOOLGHQWLWjFROOHWWLYD6RORLQWDOPRGRLOIHQRPHQRGLUHLFD]LRQH
(trattato per lo pi in termini di osservazione e contemplazione) sarebbe resti-
tuito alla sua dimensione propriamente pratica e formatrice di mondo. Si tratta,
del resto, di un percorso gi delineato dallo stesso Honneth, l dove propone di
LQGLYLGXDUHGHWHUPLQDWHGLVSRVL]LRQLUHLFDQWLDOFURFHYLDWUDOHSUDWLFKHVRFLDOL
contemporanee e la necessit di autorappresentazione dei soggetti. Andrebbero
dunque riletti secondo questa prospettiva i passi presentati in A. Honneth, Lotta
SHULOULFRQRVFLPHQWR3URSRVWHSHUXQHWLFDGHOFRQLWWR(1992), il Saggiatore,
Milano 2002, pp. 89-166; Id., 5HLFD]LRQH 8QR VWXGLR LQ FKLDYH GL WHRULD GHO
ULFRQRVFLPHQWR, Meltemi, Roma 2007, pp. 51-75.
84 )DUHJLXVWL]LD1HROLEHULVPRHGLVHJXDJOLDQ]H

SDUROHOjGRYHTXHVWHXOWLPHVRQRVWDWHFRQVFDWHGDTXHOGLVFRUVRVWHVVR
che le ha perdute.
forse una simile evidenza che ha portato Foucault ad accogliere, entro
XQDVFULWWXUDFKHQRQqSLSRVVLELOHGHQLUHSURSULDTXHJOLXRPLQLLQIDPL
le cui voci risuonano solo nella vibrazione che ancora oggi prov[iamo]
TXDQGR >FL@ FDSLWD GLPEDWWHU>FL@ LQ TXHVWH YLWH LQPH41, alla stregua di
intermittenti tracce di creaturalit che baluginano per un istante grazie
allospitalit del nostro linguaggio. Esseri non di parola, dunque, bens di
grido inarticolato, come gli apolidi, gli sventurati, i senzanome, senzapar-
te e senzamondo, come tutte le esistenze clandestine in cerca di rifugio e
TXHOOHULJHWWDWHFRPHLQGHJQHGLYLWDHSHUQRGLOXWWR4XDOLGHWHQWRULGL
una richiesta straniera, la loro voce non cessa di metterci in questione, e
di mettere in questione un linguaggio giuridico che, pur nella volont di
rispondere alla sventura, si spesso limitato ad approntare doveri, norme
e codici: tutta una polizia delle vite e dei corpi ancora immune da qualsiasi
revisione critica ancora restia a constatare limpossibilit di una piena ac-
coglienza della vita nel diritto. La rivendicazione di una giustizia a venire
non potr che cimentarsi, allora, nel compito di custodire le tracce di questa
sventura. Si tratta, ancora una volta, di reperire o inventare quelle modalit
JUD]LHDOOHTXDOLHVVDSRVVDUHQGHUVLQDOPHQWHXGLELOHSRVVDULVXRQDUHWUD
gli interstizi e i vuoti del discorso, accompagnata da una parola non pi
promessa e giurata bens, pi semplicemente, accudita.

41 M. Foucault, La vita degli uomini infami (1977), in $UFKLYLR)RXFDXOW


, a cura di A. dal Lago, Feltrinelli, Milano 1997, p. 246. Sulla scommessa,
quanto mai ardua, relativa alla possibilit di un nuovo ascolto e di una nuova vi-
sibilit di simili vite, si rinvia al libro di Solla G., 0HPRULHGHLVHQ]DQRPH%UHYH
VWRULDGHOOLQPRHGHOOLQIDPH, ombre corte, Verona 2013.

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