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INTRODUZIONE
Ci sono delle parole che per il loro uso frequente corrono il rischio di perdere il
significato autentico, originale. Una di queste parole il termine conversione. Tutte le
religioni conoscono il fenomeno della conversione e utilizzano la stessa parola per
descriverlo, ma spesso con significati diversi. Tale diversit ha delle implicazioni anche per
lecumenismo e per il dialogo interreligioso.
Data limportanza della religione nella vita delle persone, insieme con lespansione
delle maggiori religioni mondiali, gli studiosi dimostrano sempre maggiore interesse per i
diversi aspetti del vissuto religioso, prima di tutto per la conversione religiosa. La
conversione viene comunemente descritta come cambiamento da un sistema di credenze ad
un altro. Esistono numerose teorie e diverse interpretazioni sulla natura di questo
cambiamento.
Il fenomeno della conversione, essendo intrigante e complesso, viene studiato da
diverse discipline scientifiche. Cos abbiamo studi sociologici, psicologici, culturali, storici,
e, naturalmente, studi teologici. In questo studio intendiamo offrire una panoramica dei
diversi significati del concetto della conversione. Nelle diverse religioni e denominazioni
religiose insieme con le implicazioni per lecumenismo e per il dialogo interreligioso.
Il Catechismo sottolinea in seguito due verit fondamentali riguardo alla natura della
conversione: essa un processo continuo e ha una dinamica trascendentale:
2
Ora, l'appello di Cristo alla conversione continua a risuonare nella vita dei
cristiani. Questa seconda conversione un impegno continuo per tutta la Chiesa che
"comprende nel suo seno i peccatori" e che, "santa insieme e sempre bisognosa di
purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento".
Questo sforzo di conversione non soltanto un'opera umana. il dinamismo del
"cuore contrito" (Sal 51,19) attirato e mosso dalla grazia a rispondere all'amore
misericordioso di Dio che ci ha amati per primo. (N 1428)
Unutile panoramica dello sviluppo del concetto della conversione lungo la storia del
Cristianesimo offre Anton Houtepen, professore di teologia interculturale alla Facolt di
Teologia dellUniversit di Utrecht.3 La sua ipotesi che si verificato un cambiamento da
una visione teocentrica e ecclesiale della conversione ad una visione individuale, personale
1
Cfr. Y. M. Congar, La conversion. tude thologique et psychologique , in Parole et
Mission 3 (1960), pp. 494-523.
2
Cfr. M. Szentmrtoni, In cammino verso Dio. Riflessioni psicologico-spirituali su alcune
forme di esperienza religiosa, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1998.
3
A. Houtepen, Conversion and the Religious Market: A Theological Perspective in
Exchange, 35 (2006) 1, 18-38.
3
Percorsi storici
Situazione attuale
4
D. A. Knight, R. H. Woods, Jr. and I. W. Jindra, Gender Differences in the
Communication of Christian Conversion Narratives, Review of Religious Research, 47 (2005) 2,
113-134.
5
R. V. Peace, Conflicting Understandings of Christian Conversion: A Missiological
Challenge, in International Bulletin of Missionary Research, 28 (2007), 1,
5
Scot McKinght, che parla di tre orientamenti di base riguardo alla conversione: decisone
personale, atti liturgici, socializzazione. McKnight trova che i tre orientamenti sono
antagonisti per diverse denominazioni. Gli evangelici sono preoccupati per le conversioni al
cattolicesimo; i cattolici si sentono a disagio con le conversioni alla fede evangelica; i
protestanti sono diffidenti nei confronti di tutte i due precedenti.
In molte chiese maggiori (soprattutto cattolica) grande enfasi posta sugli atti
liturgici nel caso dei convertiti, come battesimo, eucaristia, riti ufficiali del passaggio
(rinuncia, giuramento, ecc.). Potremmo chiamare questi convertiti convertiti socializzati.
La discussione nella Chiesa cattolica riguardo alla conversione si ricollega a S. Agostino e
al battesimo dei bambini. Si domanda, se la conversione unesperienza individuale, o
grazia mediata tramite la Chiesa?
Nella stessa linea si trova la riflessione di Bernard Lonergan, che sostiene che la
conversione non pu essere isolata o ridotta a un momento di autocoscienza. Si pone, per,
la difficolt sullesclusione del momento esperienziale in tal modo. K. Rahner era pi cauto,
6
dicendo che facilmente si maschera lesperienza di conversione dietro i riti del battesimo e i
sacramenti e invita i cattolici ad essere meno sospettosi davanti allesperienza individuale
della conversione.6 Il pericolo stato individuato anche dal Magistero, perci il nuovo rito
delliniziazione degli adulti nella fede propone un itinerario di conversione.
Nella Chiesa ortodossa sembra non esista la parola conversione. Lappartenenza
alla Chiesa ortodossa molto dipende dallidentit etnica. La maggior parte delle chiese
ortodosse portano gi nel loro nome lappartenenza etnica: Chiesa ortodossa greca, serba,
russa, romena, bulgara, ecc. La crescita di queste chiese di tipo biologico, cio attraverso il
battesimo dei bambini.
Diverse posizioni
Per ora, sembra che tutte le chiese e denominazioni hanno qualche perplessit
riguardo al fenomeno delle conversioni, o riguardo alla necessit di conquistare nuovi
membri per la propria chiesa o denominazione.
Le cosiddette chiese libere negli Stati Uniti dAmerica si sentono libere di cercare
convertiti dalla Chiesa ortodossa in Russia, perch secondo loro, gli ortodossi non sono veri
cristiani perci hanno bisogno di conversione. Da parte loro, gli ortodossi negli Stati Uniti
dAmerica sono aperti a ricevere i convertiti dalle altre chiese o denominazioni, perch
ritengono di essere lunica vera chiesa. Quelli fuori dellortodossia sono scismatici che
hanno bisogno di tornare alla vera chiesa. I cattolici romani sono, di solito, perplessi quando
qualcuno lascia la chiesa e si converte ad altre denominazioni cristiane.
Data questa situazione diventa urgente espandere il nostro concetto della
conversione. Forse i seguenti elementi potrebbero accomunare le diverse opinioni:
1. La vera domanda circa la conversione cristiana limpegno e laffidamento di s
consapevolmente a Ges, attraverso pentimento e battesimo. Tale adesione si pu esprimere
in diversi modi: credo, battesimo, cresima, adesione ad una comunit, partecipazione nei
sacramenti. Lessenziale della conversione lesperienza della grazia salvifica di Dio.
2. Il nominalismo un problema di tutte le chiese e denominazioni cristiane. Perci
tutte hanno bisogno di offrire una forte formazione spirituale ai loro membri.
3. Diverse denominazioni sottolineano diversi aspetti della religione: fede, liturgia,
sacramenti, appartenenza alla congregazione. In questo senso ciascuna chiesa o
denominazione potrebbe imparare dalle altre.
4. Ogni denominazione pu crescere nel capire la natura della conversione senza per
ci perdere la sua caratteristica distintiva. Gli evangelici dovrebbero mostrare pi interesse
per incorporare i nuovi convertiti in un programma del cammino spirituale. Le grandi chiese
storiche (cattolica e ortodossa) dovrebbero abbandonare la comoda posizione di avere molti
membri per nascita, e muoversi verso una considerazione sulla fede e attiva partecipazione
dei fedeli nella vita della chiesa.
5. Non bisogna essere preoccupati per le conversioni, ma nemmeno trascurarle. La
conversione soltanto linizio, il primo passo. Essa non tutta la vita cristiana. Infatti, la
prova della conversione sono i frutti della vita. Essere preoccupati per le conversioni (fare
convertiti) potrebbe far dimenticare che si tratta soltanto di un inizio che deve avere anche
6
Cfr. R. V. Peace, Conflicting Understandings of Christian Conversion: A Missiological
Challenge, International Bulletin of Missionary Research, 28 (2007), 10.
7
7
P. Halama and J. Halamova, Process of Religious Conversion in the Catholic Charismatic
Movement: A Qualitative Analysis, in Archive for the Psychology of Religion, 27 (2006) 1, 69-92.
8
M. H. Khalil and M. Bilici, Conversion Out of Islam: A Study of Conversion Narratives
of Former Muslims, The Muslim World, 97 (2007) 111-123.
9
Jean-Marie Gaudeul, Vengono dall'islam chiamati da Cristo, Editrice Missionaria Italiana,
Bologna 1995.
8
cosa non evidente per tutti. Il lettore musulmano non potrebbe condividere questa
convinzione. Quello che i cristiani chiamano convertito, i musulmani chiamano apostata,
mtourni, murtadd.
Analogamente, chi lascia il cristianesimo per entrare nell'islam accolto con onore
negli ambienti musulmani: egli colui che ha trovato la giusta via, il muhtad. Fra i
cristiani, invece, egli spesso considerato come un rinnegato, un traditore.
Dire che l'uno o l'altro stato chiamato da Dio a prendere questa decisione, non
equivale a proclamare che Dio si trova da una sola parte della frontiera? Non equivale a dire
che solo il cristianesimo, o solo l'Islam, la giusta e vera religione? Non equivale a dire che
l'altro nell'errore?
Lautore risponde a queste domande teologiche con argomentazioni psicologiche. II
musulmano pu essere convinto che l'islam sia la sola vera rivelazione. Egli prega Dio di
guidarlo sulla retta via, e pi lo fa, pi si sente confermato nella sua fede. Sicuramente
Dio gli fa sentire la sua chiamata attraverso l'Islam in tutto ci che questa religione pu
contenere di verit. Analogamente, il cristiano crede che Cristo l'unico salvatore di tutti gli
uomini. Egli prega Cristo, e si sente amato, perdonato, condotto da Cristo verso il Padre.
Quella la sua chiamata!
Sembra tuttavia che certe persone - cristiani o musulmani - non riescano a sentirsi
cos confermati nella loro fede. Perch? Qualche volta la loro sensibilit stata ferita in
modo tale che tutto ci che ha da fare con la loro religione risveglia in loro soltanto dolore e
rivolta. In altri casi, hanno compreso cos male gli insegnamenti della loro religione che le
parole, i gesti di questa religione, cos come li recepiscono nei loro cuori, deformano la
verit di Dio. Queste parole per essi sono in coscienza inaccettabili. Spesso, la loro
sensibilit non in sintonia con l'accento principale della loro religione d'origine.
Lautore precisa inoltre, che il suo libro non cerca di provare la verit del
cristianesimo, ma semplicemente di far comprendere come una chiamata viene percepita da
coloro che lasciano l'Islam per entrare nella comunit cristiana. Certo, vi sono delle persone
che cambiano religione ed entrano nell'Islam o nel cristianesimo senza affatto rispondere ad
un appello interiore, ma per motivi pi o meno inconfessabili. Ma ci sono anche molti esseri
umani i quali cambiano religione perch si sentono chiamati a farlo.
Le analisi di Jean-Marie Gaudeul sono tanto ottimistiche che suscitano un certo
scetticismo. Ci sono studi che hanno sottoposto allesame i motivi di coloro che si
convertivano dallIslam al cristianesimo e non tutti possono essere interpretati come motivi
spirituali.
In uno studio G Speelman ha esaminato la continuit e la discontinuit nei racconti
di alcuni convertiti dallIslam al cristianesimo e viceversa ed ha trovato che rimane come
costante la presenza di Dio nella loro vita.10 La conversione spesso sperimentata come uno
scombussolamento totale dellidentit personale e come una rottura completa con il proprio
passato. Allo stesso tempo il nuovo io costruito dagli elementi dello vecchio io, anche se il
nuovo edificio sembra totalmente nuovo. Nel primo stadio della conversione i convertiti
spesso sottolineano il loro senso di discontinuit. Essi scelgono la loro nuova religione per
motivi validi. Ma in un secondo momento essi spesso parlano anche di continuit nella loro
vita da credenti. La loro nuova fede non inizia da nulla.
10
G. Speelman, Continuity and Discontinuity in Conversion Stories, Exchange, 35 (2006)
3, 304-335.
9
Diversi autori hanno esaminato i vari motivi che stanno dietro la conversione degli
adolescenti e giovani francesi allIslam. In termini generali si pu dire che i motivi
principali sono di tipo personale, mentre meno dominanti erano quelli sociali. Nello studio
di Lakhdar il quadro teorico della ricerca era la teoria di Lofland e Skonovd che hanno
postulato sei possibili motivi per la conversione: intellettuale (conversione attraverso la
lettura e lo studio delle alternative); mistico (conversione attraverso unesperienza personale
ineffabile); emozionale (conversione attraverso un legame affettivo); revivalista
(conversione attraverso adesione ad un gruppo); coercitivo (conversione attraverso una
diretta pressione personale). Il vantaggio di tale approccio alla conversione sta nel fatto che
esprime la percezione soggettiva della persona che ha avuto unesperienza di conversione.11
Zuliza Mohd. Kusrin, dallUniversit di Birmingham, UK, esamina le conversioni
allIslam in Malaysia nel contesto della legge matrimoniale.12 La Malaysia ha due diversi
tipi di legge per la famiglia: uno per i musulmani, laltro per i non-musulmani. Se una
persona, che ha contratto matrimonio sotto la legge per i non musulmani, si converte
allIslam, passa allaltra legislazione. Anche la legislazione per i musulmani contiene
provvedimenti per il caso di conversione di una persona ad altra religione.
Vitria Peres de Olivieira e Ceclia L. Mariz hanno esaminato le conversioni
allIslam nel Brasile contemporaneo.13 Specificit di questo studio che analizza la
conversione allIslam delle persone che non hanno avuto nessun contatto con lIslam tra i
loro avi.
In Brasile nata una discussione tra diversi autori sulluso del concetto della
conversione. Mentre alcuni lo interpretano in senso di una trasformazione profonda, altri
invece propongono la parola passaggio, implicando che il cambiamento della religione
non deve necessariamente produrre profondi cambiamenti e rotture interiori nel soggetto.
Gli autori non desiderano entrare nel dibattito, bens vedono come obiettivo della loro
ricerca di scoprire come i convertiti stessi interpretano e cha valore attribuiscono a loro
adozione di una nuova fede insieme con un nuovo stile di comportamento.
La maggior parte degli esaminati ha giustificato la propria scelta facendo riferimento
alla semplicit dellIslam che non conosce complicati dogmi o inspiegabili misteri. Altro
elemento comune di molti che non fanno nessun collegamento tra la loro conversione e
uneventuale crisi personale, sottolineano invece lelemento razionale, la ricerca della
logica. I convertiti allIslam in Brasile non utilizzano la parola conversione, bens
ritorno. Tutti questi elementi, notano gli autori dello studio, sono contenuti nei materiali
di propaganda da parte degli attivisti islamici. Gli autori sottolineano la distanza di questo
modello di conversione da quello di San Paolo. Anche a noi pare che in questi casi
difficile parlare di conversione, perch manca lelemento trascendentale, il riferimento a Dio
che chiama.
11
M. Lakhdar et alii, Conversion to Islam Among French Adolescents and Adults: A
Systematic Inventory of Motives, The International Journal for the Psychology of Religion, 17
(2007) 1, 1-15
12
Z. M. Kusrin, Conversion to Islam in Relation to Divorce in Malaysian Family Law,
Islam and Christian Muslim Relations, 17 (2006) 3, 307-315.
13
V. Peres de Oliveira and C. L. Mariz, Conversion to Islam in Contemporary Brazil,
Exchange, 35 (2006) 1, 102-115.
10
un fenomeno noto che le conversioni siano frequenti nei gruppi etnici minoritari,
immigrati. Xuefeng Zhang, del Westmont College, di Santa Barbara, California, esplora
linflusso delle organizzazioni religiose nelle conversioni.14 Lautore pensa che il principale
fattore per le conversioni siano i cambiamenti sociali e culturali, e non tanto i fattori
istituzionali.
In linea con lo studio di Zhang anche lo studio di Andrei Abel, dellUniversit di
Massachussets, che denuncia la strategia di guadagnare convertiti tra i Cinesi negli Stati
Uniti dAmerica, offrendo diversi servizi sociali, una prassi, aliena alla cultura cinese.15
Questi servizi poi sono accompagnati con testi biblici ed altri riferimenti religiosi.
La domanda interessante di questa investigazione , che cosa pensano i Cinesi del
cristianesimo e come lo vivono, quando convertiti? I risultati dimostrano che i Cinesi
immigrati, appena arrivati negli Stati Uniti dAmerica, che ricevono assistenza ed aiuto
materiale dai volontari delle organizzazioni religiose, si formano lopinione che i cristiani
siano buoni e generosi.
Brian Hall ha esaminato il contesto sociale e culturale delle conversioni tra gli
studenti cinesi che vivono negli Stati Uniti dAmerica.16 La tesi dellautore che anche se la
conversione unesperienza individuale, essa il risultato di molti influssi nel contesto di
una particolare societ e delle sue tradizioni.
Lautore propone un nuovo quadro di spiegazione di questo fenomeno. Si tratterebbe
dei fattori che in qualche maniera predispongono per cambiare religione. Il primo fattore
sono i cambiamenti culturali nella societ cinese. Molti valori tradizionali della cultura
cinese sono crollati o sono stati distrutti dal comunismo. Ci ha avuto come risultato una pi
grande apertura nella ricerca di valori alternativi, inclusi quelli cristiani.
Il secondo fattore lo stato del buddismo. Il buddismo non una religione che fa
proseliti. Tale apertura del buddismo ha permesso ai molti immigrati di mandare i loro figli
alle scuole cristiane. A questo si associa il fatto che molti cinesi immigrati, soprattutto la
seconda generazione, non sono molto attaccati alle pratiche del buddismo e per loro il
buddismo non risulta una religione, ma piuttosto una mitologia.
Il terzo fattore di apertura la modernizzazione della societ cinese, ed esattamente
nella direzione di una modernizzazione occidentale. Molti immigrati cinesi associano il
benessere e la ricchezza delloccidente con il cristianesimo.
Questi fattori di apertura permettono ai cinesi immigrati di considerare il
cristianesimo in una luce favorevole. Nella storia della Cina il cristianesimo era sempre
ritenuto una religione dimportazione, estranea allanima cinese.
Contemporaneamente con questi fattori di apertura esistono anche i fattori che
rendono i cinesi immigrati aperti, ricettivi al cristianesimo. In una prima fase della
conversione non si tratta di attrazione al cristianesimo come tale, bens il desiderio di
comunicare con le comunit cristiane cinese. C poi il prestigio del cristianesimo come
14
X. Zhang, How Religious Organizations Influence Chinese Conversion to Evangelical
Protestantism in the United States, in Sociology of Religion, 67 (2206) 2, 149-159.
15
A. Abel, Favor Fishing and Punch-Bowl Christians: Ritual and Conversion in a Chinese
Protestant Church, Sociology of Religion, 67 (2006) 2, 161-178.
16
B. Hall, Social and Cultural Contexts in Conversion to Christianity Among Chinese
American College Students, Sociology of Religion, 67 (2006) 2, 131-147.
11
religione mondiale, e anche le aspettative accademiche, che sono consoni con alcuni valori
tradizionali confuciani, come rispetto verso i genitori che mantengono i loro figli, mentre
studiano.
Richard V. Peace, professore a Passadena, California, ha esaminato la situazione
delle conversioni da una prospettiva statunitense e ha trovato che uno dei fattori che
potrebbe spiegare il numero crescente delle conversioni cristianesimo un certo fascino
per la spiritualit. Il fattore una combinazione della crisi di mezzet e la ricerca del senso
della vita. 17
Queste transizioni dal buddismo al cristianesimo risultano piuttosto pi un
cambiamento sociale e culturale, che una conversione religiosa.
17
R. V. Peace, Conflicting Understandings of Christian Conversion: A Missiological
Challenge, in International Bulletin of Missionary Research, 28 (2007) 8-13..
18
B. Stanley, Conversion to Christianity: the Colonization of the Mind?, International
Review for Mission, 92 (2003), N 366, 315-331.
12
esemplificare questa accusa lautore cita un filosofo congolese, V. Y. Mudimbe, che con
parole dure stigmatizza tale tendenza da parte dei missionari occidentali. Secondo lui
levangelizzazione non altro che la trasmissione di un corpo fisso delle presunte verit. Le
persone che mantengono che le loro idee e la loro missione provengono da Dio, si sentono
autorizzati ad utilizzare tutti i mezzi, anche la violenza, per realizzare i loro scopi. Come
conseguenza, le conversioni africane invece di essere il risultato di un dialogo, diventano
lunico mezzo di sopravvivenza degli Africani come esseri umani.
In tale prospettiva un autentico dialogo tra i missionari e gli indirizzati del loro
annuncio scartato come non pensabile. Nella sua indignazione contro il programma
missionario di addomesticare la popolazione indigena, Mudimbe nega la possibilit di
ogni collaborazione degli indigeni alla propria inculturazione e alla formazione del clero
indigeno. Per lui lesito del processo della conversione sempre lassimilazione di
unidentit aliena.
Non tutti condividono tale unilaterale interpretazione, proposta da Mudimbe. Le
missioni si possono interpretare anche come incontri interculturali. Il punto di partenza
ladozione della mentalit della popolazione indigena e vedere i possibili cambiamenti,
anche conversioni, come una ricerca di una nuova identit da parte della popolazione
indigena.
Nel Nuovo Testamento il concetto della conversione non si riferisce in primo luogo
allabbandono di una religione assumendo unaltra, bens riferisce allabbandono del
peccato ed il conseguente riconoscere Ges come salvatore. Gli ebrei non dovevano
abbandonare nessuna religione nei tempi apostolici; gli ebrei convertiti rimanevano ebrei
praticanti che visitavano la sinagoga e pregavano insieme con gli altri. Per i pagani la cosa
era pi complicata, perch dovevano abbandonare gli idoli, ma la tensione si risolta al
primo Concilio a Gerusalemme concludendo che non era necessario diventare prima ebrei
per poter chiamarsi cristiani. I pagani non dovevano essere proseliti, cio copia dei fedeli
provenienti dallebraismo, bens convertiti che esprimevano la loro adesione a Cristo dentro
la propria cultura.
Contrario a ci che alcuni pensano, nemmeno lattivit missionaria odierna
orientata verso proselitismo, cercando di convincere altri di pensare e comportarsi come noi,
bens un invito a vedere come si pu rilegare la loro cultura e la loro identit a Cristo. Da
qui la conclusione, che non dovrebbe scandalizzare se qualcuno si identifica come cristiano
ind, o cristiano musulmano, come nella prima chiesa erano i cristiani ebrei e i cristiani
pagani.
Recentemente si parla addirittura della conversione dei missionari, cio
dellimmersione totale dei missionari nella cultura dove predicano il Vangelo. La forza del
Vangelo sta nel fatto che la sua narrazione applicabile a tutte le culture e tutte le situazioni
umane.
Ci sono state accuse nei confronti dei missionari, che si sono sforzati di tradurre
concetti cristiani nelle lingue indigene. Secondo alcuni autori tale manipolazione delle
lingue native necessariamente aveva il risultato di favorire conversioni al cristianesimo.
Ma tale presentazione del lavoro dei missionari falsa. I missionari dovevano prima
imparare la lingua indigena e una lingua non si impara forzando nuovi concetti in essa,
bens entrando nel significato dei concetti indigeni. Il processo piuttosto quello di trovare
concetti analoghi nella lingua indigena che pu avvicinare la verit della fede alla mentalit
della gente. Come esempio lautore propone unanalisi dai tempi del Nuovo Testamento.
Luca ci racconta quando i pagani convertiti in Cesarea ed Antiochia, hanno sentito il
13
messaggio su Ges come Signore delluniverso (panton kyrios; Atti 10,36; o semplicemente
Signore (Kyrios, Atti 11,20). Tale concetto fu una radicale innovazione nella traduzione del
vangelo nella forma di pensiero ellenistica. La prima generazione dei cristiani non aveva
paura ad applicare a Ges titoli che avevano un significato diverso sia per i pagani, che per i
giudei.
Tale tradizione sempre esistita nellevangelizzazione, cio il tentativo di formulare
il messaggio evangelico in termini che sono vicini alla popolazione indigena. Un esempio
la traduzione della liberazione della schiavit per gli schiavi africani. Concludendo si pu
dire che lattrazione del cristianesimo e del vangelo per molti popoli di Africa e di India, ma
anche per i popoli del nuovo mondo, non nellimposizione di una identit estranea
attraverso la manipolazione linguistica, bens per luniversalit della narrativa evangelica,
che si pu tradurre facilmente nel linguaggio di ogni popolo e di ogni cultura.
CONCLUSIONE
BIBLIOGRAFIA
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15