Vous êtes sur la page 1sur 670

IL CASATO

RUSCA RUSCONI
NOTIZIE INTEGRATIVE

BOLOGNA 2016

1
MARCO BRONZI RUSCONI

IL CASATO

RUSCA RUSCONI
NOTIZIE INTEGRATIVE

Al volume:

Tutta la storia, dalle lontane


origini, del Casato
Rusca Rusconi
Dellanno 2008

Bologna 2016
PRESENTAZIONE DEL LAVORO

Nel 2008 avevo scritto il libro

Tutta la storia, dalle lontane origini, del casato


Rusca Rusconi.

In seguito ho avuto modo di apprendere nuove notizie sul


casato e ho deciso di proporle in questo secondo testo.

La grande fortuna stata quella di trovare, sul web, alcuni


tra i pi importanti libri riguardanti la genealogia dei

Rusca Rusconi.

Sono testi basilari, redatti dai pi autorevoli e celebrati autori


in ambito genealogico e rappresentano un riferimento
indispensabile per chi voglia avere notizie precise.

Alcun di questi libri antichi digitalizzati li ho scaricati


integralmente da Google libri nel formato pdf.

Sono scritti nellitaliano volgare dei tempi e sono veramente


molto, molto interessanti.
Inevitabilmente taluni argomenti si ripetono ma
appassionante vedere come sono illustrati da autori
differenti.

In aggiunta allinserimento dei testi, ho introdotto temi


diversi, alcuni perch singolari, altri a completamento di
quanto presentato nel precedente volume.

Molto materiale mi era stato dato da mio fratello Gian Carlo.


ELENCO DEI CONTENUTI

Il rusco
Ouero
DellHistoria della famiglia Rusca
D. Roberto Rusca Cisterciense

Origine del cognome Rusca Rusconi


Titolo, motto, monete

Memorie storiche del casato Rusca o Rusconi


Marchese Alberto Rusconi

Notizie sul pittore Luigi Folli

Storia delle 113 famiglie celebri italiane


Pompeo Litta Biumi

Dizionario storico-ragionato degli uomini illustri


del Canton Ticino
Gian Alfonso Oldelli

Teatro Araldico
Ovvero
Raccolta generale delle armi ed insegne gentilizie
delle pi illustri e nobili casate che esistevano un
tempo e che tuttora fioriscono in tutta Italia
L.Tettoni e F.Saladini
Beata Beatrice Rusca e Beato Nicol Rusca
Agostino Lurati

Vita e morte di Nicolao Rusca


Giovanni Battista Bajacca

Cardinale Antonio Rusconi

Fondazione Perpetua Dott. Pietro Giacomo


Rusconi

Notizie sullincisore Giuseppe Maria Mitelli

Immagini di personaggi celebri

Memorie storiche di Locarno


Avv.to Gian Gaspare Nessi

DOCUMENTI
SINGOLARI
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
107
108
109
110
111
112
113
114
115
116
117
118
119
120
121
122
123
124
125
126
127
128
129
130
131
132
133
134
135
136
137
138
139
140
141
142
143
144
145
146
147
148
149
150
151
152
153
154
155
156
157
158
159
160
161
162
163
164
165
166
167
168
169
170
171
172
173
174
175
176
177
178
179
180
181
182
183
184
185
186
187
188
189
190
191
192
193
194
195
196
197
198
199
200
201
202
203
204
205
206
207
208
209
210
211
212
213
214
215
216
COGNOME: RUSCA RUSCONI
Antica, potente e illustre famiglia
originaria di Como.
Asseriscono gli scrittori dell'origine
romana e dell'appartenenza a questo
casato di S. Eutichio*, Vescovo di Como,
e di Lamberto, arcivescovo di Milano
nel 1021.

*Ottavo vescovo di Como, Eutichio nacque nel 482.


Uomo di preghiera e illustre per doti pastorali, fu eletto
vescovo nel 525, ma non volle rinunciare alla vita
contemplativa. Visse in un romitorio fuori citt, onorato
e amato, attento ai fedeli della sua diocesi. Mor il 5
giugno 539, allet di cinquantasette anni. Sepolto nella
basilica di s. Abbondio, si verificarono grazie e miracoli
per sua intercessione tanto che nacque una disputa sul
possesso delle sue reliquie. Furono successivamente
traslate nella chiesa di S. Giorgio e conservate in un sarcofago sopraelevato da quattro colonnine,
dietro laltar maggiore. Oggi sono in una cappella a sinistra del presbiterio .Nella diocesi di Como la
sua memoria si celebra il 4 giugno.

Nell'opera letteraria di Alberto Pio Rusconi "Memorie storiche della


casata Rusca Rusconi si afferma che lorigine sarebbe romana.
Risalirebbe alla gens ricordata da Cicerone nel "De Oratore" il cui
principale esponente era Publio Pinario Rusca, patrizio romano arrivato
a Como al seguito di Giulio Cesare, nell'anno di Roma 539.
Como era stata fondata dai Galli Insubri* Orobi ma conquistata nel 196
a.C. dai Romani; questi ne fecero una colonia
che si chiam "Comum".
*L'Insubria (termine da considerarsi appartenente solo alla lingua
italiana fino a pochi anni fa) una regione storica non
univocamente definita, con cui viene designato il territorio abitato
ab antiquo dagli Insubri, popolazione che si stanzi in epoca
protostorica nella regione compresa fra il Po e i laghi prealpini a
partire dal IV secolo a.C., cui Tito Livio attribuisce la fondazione di
Milano.

1
Ma lasciando questa parte alla leggenda, la
prima notizia genealogica, secondo il Litta,
riguarda un'esenzione dai dazi concessa
l'anno 988 ad Ariberto Rusca, cittadino
comasco.

I cognomi Rusca, Ruschi, Rusconni e


Rusconi sono nei primi secoli
alternativamente usati. In uno stesso storico
documento trovasi, ad esempio, citato un
fratello detto Rusca, un altro Ruscone,
collettivamente poi Rusconi.

Il nome Rusconi, secondo quanto affermano gli storici, di certo


derivato dal cognome Rusca, che a sua volta deriva dal
latino"ruscus"ovvero mirto.

I Rusca erano gi potenti nel Comasco sin dai primordi del secolo XII e
alla testa della fazione ghibellina che sostenne lunga lotta contro la
guelfa dei Vitani.

Lamberto Rusca fu uomo consolare e illustre capitano della Repubblica


Comasca nell'anno 1121 e mor, per ferite riportate in battaglia, a' d 12
di settembre dell'anno 1126.

Lotario I nel maggio 1176, in battaglia fra le truppe di parte imperiale


avverso i Milanesi militando esso quale capitano fra i primi ebbe
occasione di salvare la vita allo stesso imperatore Federico I
Barbarossa e impossessarsi dello stendardo portato da un alfiere
milanese, stendardo a strisce bianche e rosse, che era quello di Porta
Comasina.
L'imperatore, grato a Lotario del provvidenziale soccorso, lo cre
conte di Lugano, Locarno e Bellinzona, accordandogli ancora di
portare nell'insegna lo stendardo bianco e rosso (a ricordo di quello
tolto ai Milanesi) abbassato sotto il leone, e sormontato dall'aquila
imperiale; tali colori ed emblemi sono tuttora conservati nello stemma
gentilizio di questa famiglia.

2
218
Dai documenti comaschi si rileva che nel 1142 Ottone Rusca interviene
in una controversia tra i conti di Castel Seprio a favore degli uomini di
Mendrisio; Bernardo Rusca, ricordato fin dal 1153, fu rettore di Como
nel 1159; Rusca, di Giovanni, nel 1176; Giovanni, di Lotario, nel 1182 e
1198 console del Comune di Como e nel 1199 podest di Milano;
Lotario, di altro Lotario, nel 1197 e 1200 console del Comune, nel 1213
podest di Valtellina, poi nel 1215 a Chiavenna e vicario del podest di
Como nel 1220. Nella documentata genealogia capostipite Ruggero,
detto anche Alberto, che fu podest di Chiavenna nel 1213 e di
Bellinzona nel 1307; mor nel 1340.

TITOLO: MARCHESI
BLASONE: Interzato in fascia: nel primo d'oro all'aquila dal volo
spiegato di nero, linguata di rosso, imbeccata, membrata e coronata del
campo; nel secondo d'argento, al leone leopardito di rosso accostato da
sei foglie di rusco di verde, tre per parte, due e uno; nel terzo d'argento
a tre bande di rosso.

CIMIERO: un grifone troncato di nero e di rosso, imbeccato, membrato e


coronato d'oro, linguato di rosso tenente con la destra una fronda di
rusco di verde.

Sostegni: Due grifi controrampanti troncati di nero e di rosso, con le


zampe anteriori d'oro, imbeccati e coronati dello stesso, tenenti colla
destra un ramo di rusco di verde.

MOTTO

3
219
La locuzione latina nihil difficile volenti (anche: volenti nihil difficile)
significa letteralmente:
"nulla arduo per colui che vuole".
Questa massima latina, di dubbia attribuzione, sottolinea l'importanza
della forza di volont nella realizzazione degli obiettivi.
Nihil difficile volenti il motto della casata Rusconi, originaria
di Bellinzona (Svizzera italiana).
(e, fra l'altro, del reparto speciale AT.P.I. (antiterrorismo pronto impiego)
della Guardia di Finanza, meglio conosciuti come Baschi Verdi).

4
220
5
221
6
222
7
223
Diverse ipotesi sullORIGINE DEL COGNOME
RUSCA RUSCONI

Il cognome potrebbe derivare dal termine rusca o scheggia di legno


perch questa famiglia ha avuto il monopolio del commercio della
rusca intorno al tempo degli Ottoni e dopo.
Tal commercio era importantissimo perch tutta la conciatura delle pelli
ne richiedeva lo sviluppo ed era in mano a famiglie indigene.
I Rusconi dal bellinzonese in gi sino a Como avevano messo
uninfinit dempori e punti dappoggio.
Potrebbe discendere dal cognomen latino Roscius o Ruscius della
gens Ruscia.

Ma potrebbe anche derivare dall'aferesi (caduta della vocale o della sillaba


iniziale di una parola) del vocabolo latino cheruscus derivato dal nome del
popolo barbaro germanico dei Cheruschi sia come riferimento etnico sia
ad indicare, ad esempio, una vittoria su quel popolo.
Di questo uso si hanno tracce ad esempio nel 10 d. C. con Hermannus
Arminius Cheruscus che sconfigge il generale Romano Quintilio Varo a
Teutoburgo.
Unaltra ipotesi interpretativa del cognome Rusca,
o Rusconi, lo ricollega alla voce italiana rusco, ruschia
pungitopo; infatti, nello stemma della famiglia
medievale vi si fa riferimento con sei foglie di questa pianta.
(Ruscus aculeatus = pungitopo).

8
224
ALTRE NOTIZIE SUL TERMINE RUSCA

La base il gallico RUSCA (REW 7456), attestato in glosse (lingua) del IX


secolo e in Italia dal X, con il significato originario di scorza dalbero,
corteccia, che si mantenuto in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia
occidentale.

Il significato assunto nel bolognese, cio spazzatura, probabilmente


trae origine da quello secondario di cascami, polvere da concia.

La corteccia di alcuni alberi, infatti, era usata anticamente per la concia


delle pelli e, nelle localit di mare, anche per migliorare la resistenza
delle reti alla corrosione marina.

Del legno, la parte pi facile a essere lavorata fu probabilmente la


scorza.
A tale conclusione conduce la concordanza tra surselv. rischca cerchio
di legno per dare forma al cacio, rustgar raggruppare, radunare,
retorom. rischa, rischla, ruschla forma del cacio, verz. rsca lavorare
con grande impegno (NVS 865 e 881), monast. rscc(h)ia corteccia
(HR 2,670) / borm. rscca
scorza; buccia, pelle (Longa 214), piatt. ruscchr togliere la corteccia;
lavorare sodo, gros.
Galda . Tirano, Museo etnografico tiranese 13
rsca corteccia, ruschr scortecciare; lavorare sodo (DEG 714), tart.
rsca corteccia delle piante (DVT 965), lomb. alp. rsca corteccia, dal
gall. *rusca corteccia dalbero (REW 7456;
DEI 5,3298; Bosshard 261; Grzega 223-4).

9
225
I RUSCA BATTEVANO MONETA
Nel 1327 la citt di Como cadde in dominio dei signori Rusca,
una delle pi antiche e nobili famiglie comasche, quando
Franchino I instaur una signoria personale su citt e contado.
Egli divenne vicario imperiale e pot, cos, coniare monete a proprio
nome affiancandolo a quello dell'imperatore.
Tale situazione dur per solo fino al 1335, quando
i Visconti rovesciarono la signoria dei Rusca e annessero la citt al
Ducato di Milano.
In particolare, dal 1339 la zecca comasca coni nominali per Azzone
Visconti.
Alcuni numismatici hanno anche pensato che il duca Azzone avesse
spostato a Como la maggior parte della produzione monetaria, a scapito
della stessa zecca di Milano.
In ogni caso, durante l'interregno tra la cacciata di Franchino Rusca e
l'ingresso in citt di Azzone Visconti, la zecca coni grossi anonimi
caratterizzati dalle legende cumanus e s. abondius.
I successori di Azzone Visconti, probabilmente, chiusero la zecca e
Como rimase senza un atelier monetario fino al 1408, quando Franchino
II restaur la signoria dei Rusca sulla citt.
Egli riprese dunque la coniazione regolare, proseguita dal figlio Loterio
IV alla sua salita al potere nel 1412.
Loterio Rusca mor quattro anni dopo e i Visconti, riassoggettata la citt,
chiusero definitivamente la zecca.

Grosso* di Franchino I Rusca, vicario imperiale

(1327-1335)
*Il grosso (anche Groschen, grosh, Grosch, grosz, gros) una
piccola moneta d'argento emessa a partire dal Medio Evo in
diversi paesi.

10
226
Grosso con aquila coronata e legenda cvmanvs.

COMO - Franchino I
Rusca (1327-1335)
Grosso - Aquila a s.
R/ San Abbondio
benedicente;
ai lati F R -

Franchino II Rusca,
1408-1412.
Grosso.
Ar gr. 2,23 Croce
fiorata in cornice. Rv.
S. Abbondio seduto e
benedicente.

Con una datazione possibile tra il 1245 e il 1250 c il seguente terzolo*:

*Il terzolo in pratica


la moneta spicciola del
momento, i grossi e
successivamente le
monete doro
serviranno per i
commerci e le
transazioni pi
importanti.

11
227
Questo pegione *di Franchino II Rusca (1408-1412) presenta una variante
caratterizzandosi per la rosetta alla fine della leggenda del rovescio al posto dei tre
cerchietti disposti a triangolo soliti che si trovano nella maggior parte degli
esemplari censiti:

D/ (rosetta) FRANChINVS (cerchietto) RVSChA (cerchietto) D


(cerchietto) CVMARVM (cerchietto) 3C Croce fiorata in doppia
cornice quadrilobata.
R/ S (cerchietto ABONDIV CVMANVS (cerchietto) (rosetta)

* Pegione d'argento, un tipo di grosso coniato per la prima volta in epoca


viscontea e rimasto in auge sino alla fine dell'epoca sforzesca;

COMO Franchino I Rusca


(1327-1335)
Grosso da 12 imperiali
MIR 647 AG (g 1,64) RR
Ondulazione del tondello
SantAbbondio seduto di fronte
benedicente con la mano destra e
col pastorale nella sinistra.

COMO Franchino II Rusca (1408-1412)


Sesino
Biaggi 654 MI (g 0,56)
RRR Porosit e ondulazione del tondello
Grading: MB

COMO Lotterio IV Rusca (1412-1416)


Trillina
Biaggi 655 MI (g 0,86) RR
Porosit
Grading: qBB

12
228
Franchino, divenuto capo del casato dei Rusca, seppe compiere scelte
politiche autonome in difesa degli interessi economici e commerciali
della citt.

Tra la seconda met del XII secolo e il primo trentennio del 300 Como
fu interessata dal consolidamento della sua vocazione commerciale e
produttiva. La citt mantenne limpianto urbanistico antico; su impulso
dellimperatore Federico Barbarossa, tra il 1159 e il 1175 si dot di mura
in pietra, poste 20 metri al di l del tracciato di quelle depoca bizantina,
ormai inglobate da edifici ed opifici. Perno della difesa verso sud-ovest
divenne la fortezza del Baradello, posta sullomonimo colle (430 metri
s.l.m). Solo nel 1288 i comaschi completarono il circuito delle mura,
collegandolo alla torre Rotonda, realizzata dalla famiglia Rusca, l dove
dagli inizi dell800 si trova il Teatro Sociale.

Le fortune dei Rusca in Como crebbero agli inizi del 300 anche grazie ai
legami con lordine degli Umiliati, che nel corso di un secolo
dindustriosa attivit legalizzata nella produzione e commercio dei
panni di lana avevano acquisito uninvidiabile ricchezza. Gli operatori
del settore, laici o religiosi che fossero, avevano nel libro paga alcune
decine di persone, se si sommano ai lavoranti di citt i contadini che
accettavano lavori a domicilio su rudimentali telai in legno. I laboratori
per i panni di lana si trovavano nel Borgo di S. Agostino, al di sotto di
Brunate, abbastanza ripido da muovere le folle con la forza della caduta
dacqua.

I Rusca avevano un castello a Civello (Valmadrera) e varie case nel


borgo Vico, ad ovest del torrente Cosia. Franchino divenne capo del
casato nel 1311, lanno in cui il vescovo Leone III Lambertenghi, in
carica dal 1294, convinse i maggiorenti di parte guelfa, i Vitani, del fatto
che Como aveva bisogno di mantenere la supremazia sulle valli del
versante occidentale del Lago, in un periodo in cui i prodotti comaschi
subivano la concorrenza dello stato visconteo.

Esso favoriva i collegamenti tra la pianura, Lecco e la Valtellina; un


itinerario prossimo a quello della comasca val Chiavenna, itinerario
verso lo Spluga, la valle del Reno e la Germania.
13
229
Franchino seppe profittare delle rivalit sorte tra gli eredi del suo
modello Matteo Visconti, e in particolare tra Galeazzo e Marco, per
intraprendere scelte politiche autonome: nel 1325 insieme al fido fratello
Zanino attacc in Valtellina, dove per si rivelarono efficaci le mura
fatte costruire a Sondrio da Egidio de Capitanei; nel medesimo anno
cerc (invano) di far accettare al papa francese Giovanni XXII la nomina
dun altro fratello, Valeriano, a successore del Lambertenghi.

La Val Leventina era soggetta dal 1281 al capitolo di Milano. Gli


svizzeri, per vendicare le offese di taluni valligiani nei confronti dei
mercanti di val Orsera, scesero dal Gottardo e si presero Airolo e Faido;
Franchino li ferm a Giornico ed inizi a trattare con loro un accordo
per lesenzione dai pedaggi in favore per i mercanti dei cantoni di
Lucerna, Uri e Unterwald in transito nelle vallate dellodierno Canton
Ticino.

Fece anche un trattato con gli abitanti della valle di Blegno a tutela della
Leventina, e specialmente il contado di Bellinzona e la val Chiavenna.
Nel 1328 Como si accord con la Repubblica di Venezia per il
commercio del sale, che rappresentava insieme ai cereali un prodotto
fondamentale per leconomia delle valli, a partire dalla produzione
casearia. Il sale grezzo giungeva per via dacqua a Gera, nei pressi di
Gravedona; l veniva liberato dalle impurit e caricato sui muli diretti
nei Grigioni.

Franchino, a differenza dellastuto Azzone Visconti, figlio di Galeazzo,


rimase sempre fedele al partito ghibellino, anche per linflusso del
suocero Verardino Longarolo, braccio destro di Mastino della Scala.

Tale scelta si rivel poco felice:

a) contribu ad attirare su Como linterdetto papale (1328-35) e


lazione degli inquisitori, favorita dal vescovo domenicano
Benedetto dAsnago, cui Franchino aveva negato lingresso in
citt;

14
230
b) indusse i Rusca ad inimicarsi i Grassi, signori di Cant;

c) non imped lesautorazione del signore di Como nel 1335, quando


rimase fermo allAdda il contingente mandato in suo soccorso dagli
scaligeri per contrastare lattacco dei fuoriusciti guelfi.

Piuttosto che cedere a loro il potere, il Rusca consegn la citt al giovane


Visconti, il quale accett di lasciare a Franchino lamata Bellinzona e -
con i danari del Rusca - condusse unaltra campagna contro Sondrio.

Ma gi lanno dopo tolse la maschera, avviando la costruzione del


celebre ponte di Lecco, che avrebbe dato un duro colpo ai commerci
comaschi, cui non rimase che volgersi verso il Gottardo.

STEMMA DI FRANCHINO RUSCA

15
231
MONUMENTO A FRANCHINO RUSCA, CA. 1350
Anonimo maestro toscano:
proveniente dalla chiesa di San Francesco a Como.
Museo d'arte antica del Castello sforzesco a Milano, sala 4.
Foto di Giovanni Dall'Orto

16
232
IL CASTELLO BARADELLO E LA TRAGICA VICENDA DI LAPO
TORRIANI

17
233
Il colle Baradello costituisce l'estremit orientale della Spina Verde di

Como, istituita nel 1993 come Parco Regionale di Cintura Metropolitana

a tutela delle risorse ambientali e culturali esistenti nella boscosa dorsale

collinare che chiude sul lato ovest la convalle di Como rispetto all'alta

pianura lombarda.

Il nome Baradello ha un'etimologia riconducibile alla radice

indoeuropea bar e al vocabolo celtico Barrus che significa luogo elevato.

La situazione orografica con altitudine fino a 430 m.slm. e collocazione

all'ingresso sud di Como e del lago, la grande panoramicit sulla

pianura verso Milano, la Brianza e l'area prealpina e le possibilit di

collegamenti strategici col circostante territorio attraverso percorsi che si

articolano nelle tre tipologie fondamentali, quelli di crinale e quelli

radiali o di sella, pi primordiali e quello pianificato di fondovalle,

stabilizzatosi in epoche storiche - hanno determinato il costante utilizzo

del colle dall'epoca protostorica a quella storica con funzioni diverse che

nelle varie epoche sono state di tipo difensivo, semaforico, - cio di

segnalazione - e daziario.

Veramente cospicue sono le emergenze monumentali, storiche e

archeologiche esistenti su questa relativamente poco estesa collina.

18
234
Il massiccio torrione romanico che si staglia sulla sommit il Castello

Baradello: sorse alla met del XII secolo, al tempo dell'Imperatore

Federico Barbarossa, preceduto da un'altra fortezza originaria, pi vasta

e probabilmente cinta da mura raccordate a un altro baluardo difensivo

posto pi in basso, alle falde sud del colle; esso dette il nome alla

sottostante Ca' Merlata, nella attuale localit Camerlata, tutt'ora punto

nodale d'accesso alla citt per quanti provengono dalle direzioni padane

di Milano, Varese e Cant-Brianza.

Il Castel Baradello sito all'ingresso sud di Como, verso Milano, ove

ben visibile il suo Costituito massiccio torrione quadrato.

Fu eretto intorno al 1158, ai tempi delle guerre con Milano, insieme alle

nuove mura volute dal Barbarossa, sui resti di precedenti fortificazioni.

L'intervento era seguito alla conclusione della cosiddetta Guerra

decennale (1118-1127), conclusasi con la distruzione di Como e delle sue

mura , ad opera del Comune di Milano, anche per vendetta rispetto alla

precedente partecipazione dei comaschi alla distruzione di Milano

voluta dall'Imperatore.

Il castello solo una delle molte testimonianze superstiti di detto

intervento, che comprende anche le imponenti torri di Porta Torre,

Torre di San Vitale e Porta Nuova, o Torre Gattoni.

19
235
Il torrione del castello preceduto da un'altra fortezza, pi vasta, dotata

di una cisterna per la raccolta dell'acqua e anticamente raccordata a un

muraglione posto a valle, a chiudere l'accesso della citt. La localit si

chiama, ancor oggi, Camerlata.

Il complesso fortificato venne rimaneggiato (con innalzamento del

torrione) dai Visconti, probabilmente ad opera di quello stesso Azzone

che si era impossessato della citt nel 1335 e che aveva realizzato il

Castello della Torre Rotonda e la cittadella. Venne smantellato, nel 1527,

dagli spagnoli, per impedire che cadesse in mano alle truppe francesi,

che invadevano la Lombardia.

L'epopea del Libero Comune di Como si dispiega durante il XIII secolo

con piena autonomia amministrativa grazie a Statuti Comunali propri e

alla notevole prosperit economica derivante da floridi e liberi

commerci, ma continuamente travagliata, come altrove in Italia, dalle

lotte civili intestine, fomentate dalle famiglie maggiorenti della citt che

si contendono le maggiori magistrature e il ruolo sempre pi

preminente di Podest: i Vitani di Como sono schierati col partito

Guelfo, capeggiato a Milano dai Della Torre ovvero Torriani; i Rusca o

Rusconi sono schierati invece col partito Ghibellino, guidato a Milano

dai Visconti.

20
236
Su questo sfondo si proietta l'episodio pi traumatico e leggendario

della barbara prigionia e morte nel castello Baradello del capo guelfo,

gi podest di Como, Napo Torriani.

Napo Torrioni catturato da Ottone Visconti e rinchiuso con il figlio

Corrado detto Mosca, il fratello Canevario ed i nipoti Guido, Salvino,

Lombardo ed Enrico, nel Baradello, ove resteranno esposti per 19 mesi

in tre gabbie di legno appese all'esterno della torre, ben visibili dalla

citt e dalla strada Regina, a drammatico monito per le velleit guelfe

sulla citt.

Il 16 agosto 1278 vi mor Napo Torriani consumato dall'inedia. La

medesima sorte tocc pi tardi anche a Canevario e a Lombardo. Guido

fu lasciato fuggire dal carcere nel 1283. Mosca ed Enrico furono liberati

nel 1284 da Lotario Rusca per dispetto nei confronti di Ottone

Visconti e Simone da Locarno.

Napo, secondo la leggenda, una volta morto fu seppellito nella cappella

di San Nicola. Dal 1335 la Signoria Viscontea, nel frattempo affermatasi

a Milano, estese la sua influenza anche su Como, con l'appoggio iniziale

degli alleati Rusca.

21
237
Vengono promulgati nuovi Statuti con i quali da parte dei Visconti

viene definitivamente cancellata l'autonomia Comunale di Como e, una

volta pacificate le fazioni cittadine, i nuovi Signori intraprendono il

potenziamento delle fortificazioni, compresa la sopraelevazione della

cinta muraria e del massiccio torrione romanico del Baradello, che si

eleva di altri 8 metri e diviene svettante e coronato di eloquenti merli

ghibellini.

Napo Torriani in un affresco del XIV sec.

22
238
1
239
Anno pubblicazione: 1874-1877
Editore: Tipografia Sigonio
Soggetti: 02 Como, Rusco o Rusconi, Storia biografia
Luogo di pubblicazione: Bologna
Catalogo: Libri Antichi
Note Bibliografiche
In-folio (mm. 386x276), 2 voll. in 1, tela coeva con ricca cornice a secco ai piatti e
tit. oro, bel frontesp. con grande stemma della famiglia in cromolitografia, XXIII
tavv. di testo, a doppia pag. (incluse le aggiunte e correzioni):
Sono le tavole genealogiche di questa nobile e antica famiglia di Como.
Unito:
"Appendice alle Memorie storiche." Documenti, postille e tavole (1877), pp. 98
(testo e numeraz. pagg. su due colonne), con 22 bellissime tavv. litografiche f.t.
che illustrano la storia della casata.
Vi figurano vedute de:
La Rocca di Baradello.
(posseduta quando furono Signori di Como).
Castello di Bellinzona.
(posseduto nel XIV secolo).
Lantico borgo di Lugano.
dato in feudo ai Rusconi nel 1416.
Panorama della citt di Como (antico dominio).
Una serie di ritratti.
Monete e medaglie.

Biografia del
Marchese
Alberto Pio
Rusconi
tratta dal libro
Di Pompeo
Litta:
Famiglie
celebri dItalia

2
240
Rocca di Baradello di propriet Rusconi -Lago di Como.

Castello di Bellinzona di propriet Rusconi.


3
241
Lantico borgo di Lugano dato in feudo ai Rusconi lanno 1410.

Monete, medaglia e sigilli dei


Rusca.
4
242
Ritratto della Beata Beatrice Rusconi Casati e di suoi
discendenti

Frate Pietro Martire Rusca Vescovo di Caorle


Frate Girolamo Rusca Vescovo di Capo DIstria

5
243
Molte litografie contenute nel testo sono state realizzate dal pittore
Luigi Folli di cui ho evidenziato la firma.
Molte notizie su questartista sono riportate nel capitolo successivo.

6
244
LUIGI FOLLI
PITTORE

Nacque Luigi Folli il 20 febbraio 1830 in Massa Lombarda da Lorenzo


e da Maddalena Soldati.
Suo padre capo mastro muratore, mor nel 1831, per una disgrazia
accadutagli mentre attendeva allerezione del palazzo del signor
Gaetano Torchi.
Aveva preso parte alla campagna napoleonica in Russia, meritandosi
una medaglia al valore.
Sua madre, per la perdita del marito, non potendo collo scarso
guadagno che ritraeva dal suo lavoro di tessitrice provvedere ai
bisogni della sua famigliola, fu costretta ad abbandonare il Paese per
allogarsi, in qualit di domestica, presso una famiglia di signori
affidando il suo figliolo ad alcuni parenti che ben presto lo fecero
segno di ogni sorta di privazioni e di maltrattamenti.
Cresciuto in et, conscio della sua disgraziata condizione, onde venire
in sollievo della sua amatissima genitrice, acconciossi a fare il
muratore e il fabbro e il falegname, dimostrando soprattutto una
speciale attitudine del disegno. Impiegava tutti i giorni dimostrando
soprattutto una speciale attitudine pel disegno.
Impiegava tutti i giorni festivi nel delineare figure di Santi, di
animali, di case, di paesaggi. Di ci accortosi un certo Scacchi, di
professione decoratore, lo prese con s.
La signora Silvia Vecchi Martoni, notata la naturale inclinazione del
giovane Folli per la pittura, tanto per lui sinteress, che riusc a fargli
ottenere dallEredit RUSTICI, un sussidio onde mantenersi agli studi
in Bologna, dove infatti si rec nel 1853 e fu ammesso all'Accademia
di Belle Arti sotto i professori Angelini e Manfredini.
Si applic tanto con profitto alla figura e pi specialmente al
paesaggio.
Grazie sempre all'ottima e generosa signora Silvia Vecchi-Martoni, fu
il Folli per molto tempo ospite della signora contessa Santa Croce,
ved. Torchi, dalla quale fu colmato di aiuto, gentilezze e benefizi.
Recossi nel 1861insieme alla famiglia Torchi e Martoni alla prima
esposizione italiana a Firenze, riportandone feconde impressioni.

1
Ottenne vari premi per lodatissimi quadretti di paesaggio.
Fu nel 1863 che il Folli incominci a fare parlare di s, esponendo il
suo primo quadro di figura: La partenza del Coscritto, che gli valse
lonore di essere subito acquistato dalla Societ protettrice di Belle
Arti di Bologna.
Un altro grande quadro: Olimpia abbandonata, finito nel 1865, riscosse
la generale ammirazione e fu venduto allEsposizione di Firenze.
Gi nel 1862, per commissione del Dott. Eugenio Bonvicini, aveva
dipinto lo stemma del Comune di Massa Lombarda.
Dimor per alcun tempo al suo paese natio decorando, nel 1866,
alcune sale del palazzo, gi di Vittorio Martoni, acquistato dal sig. Or
Torchi Pompeo.
In quello stesso anno recossi a Milano allEsposizione di Belle Arti.
Concorse, nel 1868 e ottenne il posto di Professore di disegno e di
ornato nellistituto Primod di Bologna.
Durante gli anni 1868 1870 esegu molti lavori, accolti con simpatia
dal ceto artistico e quasi tutti venduti.
Nellaprile del 1870 venne a Massa Lombarda per la morte della sua
adoratissima madre, mostrandosi dolentissimo di non averla potuta
aiutare come ben meritava.
Ritornato a Bologna, si mise con ardore al lavoro acquistandosi la
stima e la protezione del Marchese Alberto Rusconi.
Questo gentiluomo colto e intelligente molto contribu alla fama del
nome Folli.
Il quale, per natura, era piuttosto timido e modesto.
Negli anni 1871-72-73 di compimento a diversi altri lavori:
I giuocatori - la suonatrice di mandolino - linno a Garibaldi - la polenta,
tutti quadretti ammiratissimi e venduti.
La suonatrice di mandolino fu ripetuta due volte e tre il quadro: la
polenta.
Questultima tela incontr veramente il favore del pubblico
allEsposizione tenutasi in Roma nel 1874 e fu annoverata tra le opere
migliori e il critico, avv. Maggi, nel giornale: LApe delle Belle Arti, ne
faceva i pi grandi elogi in uno speciale articolo.
Un altro quadro ben accolto e ripetuto ben quattro volte
rappresentava I raccoglitori di carta, di cui una copia and venduta a
Parigi.
Nel 1874 recossi a Roma per ammirarvi e studiarvi i tanti capolavori
dogni arte che racchiude. Ne riport feconde impressioni che
tradusse sulla tela colle: terme di Caracalla e la Pompeiana al fonte.
2
246
Il quadro venne ripetuto due volte.
A Bologna il Prof. Folli aveva lo studio nel palazzo Bentivoglio.
Si ammogli il 26 aprile 1877 con una giovane campagnola di San
Giorgio di Piano, che aveva conosciuto a casa de Sig. or Riccardo
Torchi.
Espose nel 1878 diversi quadri: LAmore degli angeli La Salve Regina-
Il figlio della vedova- la sfogliatura dei quali ultimi furono tosto venduti.
Negli anni successivi altri lavori uscirono dal suo pennello, di cui uno
acquistato da S.A.R. il Duca di Mompensier il quale, di persona,
elogi molto lautore.
Alla Mostra Emiliana del 1888 espose vari quadri- Uno scherzo
La lettura*- che non tardarono a trovare il compratore.
Pur continuando le sue lezioni nellIstituto Primod, ebbe lincarico,
nel 1889 di professore sostituto nella scuola popolare di disegno e di
plastica a Cento.
La sua attivit nellarte che con tanto amore coltivava anche
nellinteresse e pel maggiore benessere della sua famiglia e alcuni
dispiaceri di cui ebbe molto a soffrire, gli avevano fiaccato il fisico.
Gi nel 1890, durante il suo insegnamento nella scuola di Cento, era
stato colpito da una forte pneumonite.
Di nuovo, alli 23 gennaio 1891, dovette mettersi a letto con
pneumonite acuta e mal di cuore e dopo sette giorni di sofferenze
inaudite, malgrado le maggiori e pi amorose cure, circondato dalla
desolata famiglia, rendeva a Dio la bellanima il 29 gennaio 1891.
Lasciava tre figli: Alcibiade nato il 4 aprile 1878, Emanuele nato il 4
novembre 1882 e una figlioletta, Ilaria, nata il 4 marzo 1890.
La sua morte piomb ad un tratto nella miseria lafflittissima
famiglia, che sino ad allora era vissuta in una certa agiatezza e tronc
lavvenire del primogenito che avviato nella carriera degli studi,
frequentava le scuole tecniche.
Gli amici e sostenitori del povero prof. or Folli, primo fra tutti il
Sig. Or Marchese CAV Alberto Rusconi (il nostro bisnonno), e i
signori professori Bedini e Savini, fecero del loro meglio per alleviare
tanta sventura.
Il primogenito Alcibiade venne allogato come commesso di
commercio presso uno dei pi noti negozianti di Bologna; Emanuela
fu accolta nello stesso istituto Primod, dove il genitore per tanti anni
era stato ben amato professore.

3
247
Lillustre letterato Panzacchi, a beneficio della vedova Folli e degli
orfani suoi figli, tenne una applauditissima conferenza svolgendo il
tema: il faceto nellarte.
Nessuna voce di compianto, vergognoso confessarlo, sorse da
Massa Lombarda, sua Patri, nessun soccorso fu inviato
dallamministrazione Comunale, dai pii istituti, se non dalla signora
Silvia Vecchi-Martoni che non poteva smentire le profonde tradizioni
damicizia che lavevano costantemente legata a pittore massese.
Luigi Folli, innamorato dellarte sua aveva ad essa dedicato tutta la
sua vita studiando di continuo le opere dei maggiori maestri italiani
onde vieppi perfezionarsi.
Fu padre amorosissimo ed esemplare, aveva rivolto ogni cura, ogni
pensiero allavvenire dei suoi dilettissimi figli.
Iddio non gli permise tanta consolazione.
Il suo nome vive e vivr nelle sue opere alcune delle quali
conservansi ancora presso i suoi figli.
La famiglia Bonvicini possiede due quadri del Folli, luno raffigurante
un vaso di fiori, cos belli, cos freschi e al naturale, che paiono colti
sul momento spiranti soavissimo profumo; laltro raffigurante lantica
porta della Colletta.
La famiglia Vecchi Martoni orgogliosa di far ammirare un
magnifico paesaggio: Una pineta nel Romano.
Nella sala maggiore del Municipio havvi, del Folli, lo stemma di
Massa Lombarda.
Una grande e bella copia del Battesimo di S. Giovanni, dellAlbani,
trovasi nella chiesa arcipretale, commessagli dallArciprete Don
Angelo Folli.
Nel bel tempio della B.V.della Consolazione e precisamente nella
stanzetta delle benedizioni, conservasi, appeso al muro, del Folli, un
quadretto giovanile rappresentante la B.V. con un magnifico albero
che vi campeggia nel mezzo. Fu fatto nel 1860.
Anche langelo dipinto sulla saracinesca, che copre la nicchietta della
B.V. opera del Folli, eseguita nel 1864 e da lui regalata al Santuario.
Finalmente nella residenza della Congregazione di Carit trovansi
altre due tele del Folli: luna rappresentante Saffo laltra Lincontro di
don Abbondio coi bravi, donate allistituto che per primo, nei primi
anni, della sua carriera artistica avevalo aiutato e incoraggiato.

4
248
Il Cap. Pompeo Torchi conserva del Folli un magnifico dipinto
rapp.te un vaso con bellissimi fiori e il proprietario dello Albergo del
Cagnino, signor Didio Tossani, nella sala maggiore, tiene esposto un
altro grande quadro pure del Folli il cui soggetto :
La morte dellImperatore Giuliano lapostata.
*Nel libro di amministrazione dellanno 1864 sta scritto: giugno- A Luigi Folli, pittore in rimborso
di spese incontrate per dipingere la tenda nuova dellAncona di Maria Santissima e da lui
regalata al santuario, scudi 0,50.

La lettura, 1888, olio su tela cm 80x100.


Questo quadro fu esposto alla mostra nazionale che si tenne a Bologna
nel 1888.
Il tema descrive una situazione familiare e amicale, decisamente unita
da sottintesi legami affettivi. Gli astanti, di diversa et e sesso, ma dello
stesso ceto borghese, sono raccolti ad ascoltare e commentare la lettura
ad alta voce che svolge la giovine fanciulla, al centro dellazione
compositiva; ella stessa punto focale da cui si dipana tutta la
composizione.
I personaggi che animano il quadro sono descritti con minuzia
fisionomica e attenzione nelle loro diverse attitudini; ognuno
pienamente calato nella situazione privilegiata dallormai maturo ceto
borghese, che gode della modernit dei tempi, aggiornati dalla lettura
del quotidiano in voga, commentato allombra del fastoso giardino
dellaristocratica memoria Rusconi.
Luigi Folli sapeva rendersi particolarmente gradito a quel tipo di
aristocrazia, come il suo mecenate Marchese Alberto Rusconi che
vedevano in lui lequilibrato, fedele interprete della realt felsinea
fin de sicle.
Estratto da una perizia della dott.ssa Claudia Collina,
storica dellarte.

5
249
6
250
ALTRE OPERE DI LUIGI FOLLI

Ruderi
Media olio su tavola
Dimensioni 12,6 x 10,3 mm / 32 x 26,2 centimetri.
Firmato

7
251
Saffo sulla rupe di Leucade
Auls Ravenna

8
252
Saffo sulla rupe di Leucade Luigi Folli Olio su tela, 144x101,5 cm.

Lopera, firmata in basso a destra, entr come donazione dellartista


stesso nel patrimonio artistico della Congregazione di Carit di Massa
Lombarda almeno fino al 1916, quando appare negli inventari delle
Opere Pie locali.

Lopera pu essere datata ai primi anni sessanta dellOttocento, ossia


alla fase di formazione dellautore in un momento in cui sono ancora
vivi tutti i riflessi dellinsegnamento accademico, e in cui la tematica
romantica si affianca al classicismo dellimpianto compositivo ed alla
resa naturalistica del paesaggio di sfondo.

Il dipinto raffigura la poetessa di Lesbo in procinto di gettarsi dalla


rupe di Leucade a causa del suo amore negato per Faone.

Si tratta di un soggetto riscoperto in campo letterario ed artistico alla


fine del Settecento e di particolare fortuna in ambito romantico, dove
la tragica storia dellinfelice poetessa greca viene riletta in chiavi
differenti.

Il soggetto scelto indica, quindi, lattenzione dellartista nei confronti


delle tematiche artistiche di quegli anni.

Il senso del dramma nella tela acuito dal contrasto fra lemozione
intensa della protagonista e il quieto e arioso paesaggio marino,
delicato nelle sfumature di luce tenera del tramonto.

9
253
T4806 MASSA LOMBARDA CITTA STEMMA DEL
COMUNE DISEGNO LUIGI FOLLI VG

10
254
11
255
Paesaggio agreste
Luigi Folli
Olio su tela, 135x96,5 cm.
Il dipinto, gi compreso nella raccolta darte di pertinenza della
Congregazione di Carit di Massa Lombarda almeno fino al 1916, risulta
successivamente indicato negli inventari generali delle
Opere Pie locali.
Della tela, firmata in basso a destra, documentata la donazione allente
assistenziale da parte dellartista ma non la data.
Il dipinto pu essere cronologicamente assegnato alla fase di formazione
dellautore.

12
256
13
257
14
258
FAMIGLIE CELEBRI dITALIA
RUSCA O RUSCONI DI COMO
Pompeo Litta

L opera di Pompeo Litta, Famiglie celebri dItalia,


accessibile su Gallica, la biblioteca digitale francese.

1
POMPEO LITTA BIUMI , figlio del conte Carlo Matteo e di Antonia,
figlia del conte Carlo Giuseppe Brentano,
apparteneva a uno dei molti rami nei quali
la casata Litta si era suddivisa nel corso
della sua storia e che solo nel Settecento
aveva aggiunto il cognome Biumi grazie al
matrimonio di Francesco, nonno di
Pompeo, sposato con Angela Biumi, figlia
del marchese di Binasco. Il nonno materno
del Litta era stato invece tesoriere generale
del Ducato di Milano all'epoca di Maria Teresa imperatrice.
L'opera pi celebre del Litta Biumi deriv dal grande interesse per la
storia e per la genealogia e non a caso la sua grande fama ancora
oggi legata alla sua Storia delle 113 famiglie celebri italiane.
L'opera, iniziata nel 1814 dopo le campagne militari al fianco della
Francia, ebbe il compito di esaltare le numerose casate nobili della
penisola Italiana con particolare riguardo a quelle milanesi di cui egli
stesso era un rappresentante.

Lintera opera di Pompeo Litta, Famiglie celebri dItalia, accessibile


su gallica, la biblioteca digitale francese.
Lopera , costituita da un insieme di fascicoli pubblicati fino al 1884 ,
presenta le genealogie di 155 famiglie italiane attraverso 1106 tavole
e 839 illustrazioni.

A Finding Aid Prepared by Paula B. Entin and Elizabeth Linder


Department of Rare Books and Special Collections Princeton
University Library 2003

2
260
FAMIGLIE CELEBRI DI ITALIA
Introduction
The Famiglie celebri di Italia contains the genealogy of each of the
notable families in Italy, along with adjunct information. Illustrations
include handcolored engraved coats of arms at upper righthand
corner of the first sheet devoted to eachfamily; line engravings of
coins, medals, tombs, and other genealogically
significantmonuments; and aquatint portraits (with engraving) of
important family members.
The family monuments and tombs illustrated were in many cases
already destroyed at the time of publication, which in itself
constitutes an important art historical record. Occasional sheets are
printed in sepia. There are some guard tissues. The illustrations were
drawn and engraved by a large number of artists over the life of the
project. Included are maps (mostly handcolored) of territory owned
or governed by certain families (Sforza, Medici, Verme, Este,
Gonzaga, Colonna, Ferrero, Pallavicino).
There are a number of aquatint views of castles and other buildings
associated with certain families. Fasc. 59 includes a depiction of
Marcantonio Colonnas entree into Rome, 1571.
Provenance: Unknown.
Restrictions: None.

L'idea del Litta, come si evince dal titolo, non era per quella di
narrare di tutte le casate nobili d'Italia, ma solo di quelle "celebri",
ovvero distintesi in particolare per qualche atto.
L'opera, pur presentandosi a tratti fumosa nei periodi medievale e
comunale, risulta maggiormente precisa nelle epoche temporalmente
pi vicine al Litta e pu essere considerata a tutt'oggi una delle pi
valide opere genealogiche italiane del periodo per la minuziosit
degli studi e l'attenzione alle ricerche svolte. Malgrado questo il Litta
incentr la sua opera su un ideale patriottico a lui caro secondo il
quale il periodo comunale (soprattutto per le casate milanesi) fu il
periodo di maggiore splendore e di atti di civile eroismo, mentre con
l'arrivo dei dominatori stranieri la libert venne irrimediabilmente
compromessa.

3
261
Dopo la sua morte, l'opera venne continuata da alcuni tra i suoi pi
stretti collaboratori (tra cui in particolare Luigi Passerini) che nel 1883
pubblicarono gli ultimi fascicoli, portando l'intero corpus ad un totale
di 150 famiglie trattate in 184 fascicoli. Il titolo dell'opera venne ad
ogni modo mantenuto immutato in memoria del Litta.

Busto di Pompeo Litta esposto

nel cortile di Palazzo Morando

a Milano

(in via S. Andrea 6).

Nato a Milano

il 24 settembre 1781

Morto a Milano

il 17 agosto1852

Studi militari:

Scuola militare di La Fre

di Strasburgo

4
La fortezza di La
262Fre
113 famiglie nobili italiane, Milano 1850

5
263
6
264
7

265
8

266
9

267
10

268
11

269
12

270
13

271
14

272
15

273
16

274
275
Beata Beatrice Rusconi Casati e suoi discendenti
17
276
Beata Beatrice Rusconi
18
277
Sepolcro della Beata Beatrice Rusconi

19
Stampe antiche
raffiguranti
alcuni
possedimenti
dei Rusca
Rusconi

278
Castestel di Civello fabbricato dai Rusconi Castello della Torre rotonda fabbricato dai Rusconi

Castello di Bellinzona posseduta dai Rusconi nel secolo XIV Avanzi della rocca di Locarno, feudo dei
Rusca dal 1439 al 1512.
20
Rusconi Giovanni legato apostolico

Cardinale Rusconi Antonio Lamberto

21
279
Beata Beatrice Rusconi
22

280
Monumento a Franchino Rusca

23
281
La genealogia dei Rusca Rusconi, scritta da Pompeo Litta si compone
di 10 tavole.

Di queste ho messo in risalto le sole parti dinteresse: dalla tav.1 ho

ritagliato la presentazione.

Della tavola X ho mostrato la descrizione dei fascicoli fatta


dallautore.

Poi ho presentato la parte di genealogia che ci riguarda da vicino.

24
282
25
283
26
284
27
285
28
286
29
287
30
288
Il Litta non concorda con taluni autori che fanno risalire le origini
della famiglia Rusca ad epoche tanto lontane.

Dissente e lo dichiara fin dallinizio della sua opera, da Vincenzo


Merula* che nel suo libro De Gallorum Cisalpinorum antiquitate ac
origine, 1536, disse dellorigine romana da Pinario Rusca.

Mrula, Gaudenzio Enciclopedie on line

Mrula, Gaudenzio. - Medico e storico. (1500 - 155). Nasce a


Borgolavezzaro, villaggio della campagna novarese, da humilissimi parenti
che tutto il giorno lavoravano la terra (Dal Pozzo, in Butti, p. 382.) Fu anche
alchimista e astrologo; ma di lui si ricordano ricerche erudite sui Galli
Cisalpini (De Gallorum Cisalpinorum antiquitate ac origine, 1536) e
i Memorabilium libri (1546) che furono messi all'Indice.

RUSCONI: linea di Bologna

* linea di Bologna v. Parte VII.


C3 Gregorio Rusconi (+ post 1577), i suoi discendenti vissero a San
Pietro in Casale e poi a Bologna. Sposa N.N.

A1. Andrea
A2. Domenico (+ post 1599)
= .

B1. Gregorio
= .

C1. Domenico
= .
E1. Margherita (*Como 1676 + Cento 1732)
= Pietro Giacomo Rusconi (v.)
E2. Lorenzo (*Como 1679 + San Pietro in Casale 1763), Arciprete della
chiesa di San Lorenzo in Casale .

31
289
E3. Carlo Antonio (+ Como 1670 +Bologna 20-6-1761, sepolto a
San Pietro in Casale), Gonfaloniere del Popolo di Bologna nel 1738, 1741 e 1744

a) = Lucia Pensi
b) = 1730 Anna Maria Rosa Zambelli

F1. (ex 1) Francesco Antonio (* San Pietro in Casale 29-10-1709 +


22-5-1771), Gonfaloniere del Popolo di Bologna nel 1756 e 1762.
= 1735 Girolama Maria Caterina Cavazza

G1. Pietro Antonio (* Bologna 10-2-1738 + 1810), Gonfaloniere


del Popolo di Bologna nel 1776 e 1786.
= 1766 Maria Francesca Gandolfi
H2. Giacomo Filippo (* Bologna 27-9-1770 + 1850), direttore
delle poste pontificie di Roma e Bologna, Cavaliere dellOrdine del
Cristo dal 1827.
Lasci erede Carlo Giacomo delle Tombe
che assunse il cognome Rusconi.

Carlo Giacomo
*Bologna 1821+ 1894
Sposa Caterina Rubbi
sepolto nella tomba di famiglia a S.Ninfa di Mezzolara

Pietro Giacomo
*Bologna 1858 +Bologna 1915
Sposa la contessa Luigia- Luisa verzaglia

Giacomo Filippo
*Bologna 1853 +1916
Sposa Giulia Verzaglia
Riposa nella certosa monumentale di Bologna

Riconosce come suoi figli Carlo Antonio e Catterina


nati dalla relazione con Margherita Bronzi

32
290
Carlo Antonio
Sposa Anna Casadei
*Bologna 1905 +1980

Catterina
Sposa Giuseppe Boriani
*Bologna 1908+1993
Riposa nella certosa di Bologna
Continua la discendenza di Carlo Antonio con sette figli e tanti
nipoti.
Per i particolari sentimenti che li legano a questa straordinaria
vicenda Gian Carlo (e la figlia Anna Maria) e Marco (e i figli Nicola e
Stella) hanno presentato al Ministero dellInterno, se pure in tempi
diversi, la documentazione necessaria per ottenere lautorizzazione
ad aggiungere al proprio cognome Bronzi, quello del nonno
Rusconi.

La loro richiesta stata accolta.

Gian Carlo Bronzi Rusconi


*Bologna 11 Maggio 1933 - 2015
Sposa Valentina Piccioni
=Anna Maria

Marco Bronzi Rusconi


*Bologna 28 Febbraio 1943
Sposa Katia Paglierini
=Nicola
=Stella

33
291
Effige di
Giacomo Filippo Rusconi
(1770-1850), con decorazione di
Cavaliere dell'ordine della Croce di
Cristo.

Carlo Giacomo delle Tombe


fu Filippo (1821-1894). Assunse il cognome
.
Rusconi ed eredit il titolo di Marchese.
E' sepolto nella tomba di famiglia : il piccolo
oratorio di Santa Ninfa che sorge presso la villa
di Mezzolara.

Foto di Giacomo Filippo Rusconi


(1853-1916)
Marchese,
Cavaliere della Corona d'Italia
(sotto il Re Vittorio Emanuele III nel 1906)
E' sepolto nel
cimitero monumentale di Bologna.

34
292
35
293
36
294
37
295
DATI MILITARI E

DECORAZION I
Forza armata - Flag of the Napoleonic Kingdom of Italy.svg.
Esercito napoleonico
del Regno d'Italia.
Grado: Capitano
Battaglie:
Assedio di Ulma,
Battaglia di Austerlitz, Battaglia di Raab,
Battaglia di Wagram.

Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia)

Cavaliere dell'Ordine napoleonico della Corona Ferrea

(Regno napoleonico d'Italia)

Cavaliere d'onore e devozione del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di Malta

38
296
297
298
299
300
301
302
303
304
305
306
307
308
309
310
311
312
313
314
315
316
317
318
319
320
321
322
323
324
325
326
327
328
329
330
331
332
333
334
335
336
337
338
339
340
341
342
343
344
345
346
347
348
349
350
351
352
353
354
355
356
357
358
359
360
361
362
363
364
365
366
367
368
369
370
371
372
373
374
375
376
377
378
379
380
381
382
383
384
385
386
387
388
389
390
391
392
BEATA BEATRICE
RUSCA-CASATI

BEATO NICOLO'
RUSCA

1
LA BEATA BEATRICE
RUSCA-CASATI
Contessa di Locarno
(? - + 1490)

2
394
QUESTE RICERCHE STORICHE SONO INTEGRALMENTE RIPRODOTTE DAL
SITO WEB DI AGOSTINO LURATI.

Conosco Agostino Lurati col quale, in pi occasioni, ci siamo scambiati


notizie e documenti.
E un valente ricercatore.
Il suo sito interessantissimo:
http://agostinolurati.com/agostinolurati.com/

Nel suo sito web termina la presentazione di s con questo pensiero di


Sant'Agostino:
"I NOSTRI MORTI NON SONO ASSENTI MA INVISIBILI
E I LORO OCCHI, PIENI DI LUCE E RISPLENDENTI DI GLORIA,
SONO FISSI NEI NOSTRI PIENI DI lacrime?

CONTESTO STORICO
Prima di passare alla descrizione della vita spirituale e religiosa della Beata Beatrice,
dobbligo premettere una descrizione storica sulla famiglia Rusca, sul marito, sui suoi
ascendenti e discendenti.
Beatrice nasce da Francesco Casati di Milano e
sposa Franchino Rusca, la nonna del quale, Enrica,
figlia di Barnab Visconti, Signore di Milano
(secondo Don Roberto Rusca, Enrica potrebbe
essere la bisononna di Franchino IV, in quanto figlio
di Lotario IV). Signore forte e potente, ottiene favori e
feudi un po ovunque nella regione insubrica sia da
parte dellImperatore Federico III, sia da parte dei
Visconti e degli Sforza.
Inutile elencare i vari possedimenti di Franchino,
anche perch, a dipendenza della direzione del vento, a quei tempi, tanto era facile
ottenere un investitura per poi perderla a breve scadenza. tuttavia interessante notare
che il 4 ottobre 1448 viene nominato dallImperatore Federico III consigliere aulico ossia
membro del Consiglio aulico (Hofrat) che era chiamato a giudicare le cause di competenza
imperiale e dallo stesso ottiene di separare i suoi feudi in due contadi distinti: Lugano
con Mendrisio, Balerna e Riva San Vitale, e Locarno con le valli annesse, Brissago e la
Pieve di Travaglia.
Nellaprile del 1456, Franchino interviene con la sua sposa Beatrice alle nozze della
cugina Ippolita Sforza con Alfonso dAragona a Milano, che diventer poi re di Napoli con il
nome di Alfonso II.
Franchino muore prematuramente nel 1466, lasciando sola la sposa con quattro figli, tre
maschi e una femmina.

3
395
Il maggiore, Lotario, succede al padre nel Contado di Locarno su investitura di Francesco
Sforza nel 1464, pur essendo sacerdote e protonotario apostolico. Con la decisione di
entrare nellOrdine dei Predicatori in Santa Maria della Grazie di Milano, con il nome di fra
Germano, nel 1474 rinuncia alleredit paterna a favore dei suoi fratelli Pietro Antonio, il
quale sposer Bianca Borromeo di Angera, e Giovanni. La figlia Antonia, che fece poi
costruire il monumento alla madre, andr sposa a Giovanni Maria Visconti, conte di Sesto
Calende.
Occorre precisare che fino al 1662 i beati e i santi venivano acclamati tali dal popolo vox
populi e che non vigeva ancora la prassi attuale dei processi per stabilirne le virt eroiche.
Ritengo interessante proporre al lettore il testo integrale del Martirologio Comense,
premettendo una semplice considerazione. Nel 2002 avevo intitolato linserto nel bollettino
parrocchiale di Bioggio e Bosco Luganese Una Beata di casa nostra poich, studiando
scrupolosamente lalbero genealogico delle varie famiglie coinvolte, ho scoperto che
discendenti della nostra Beata, della linea di Pietro Antonio, passando per i Torriani, i
Rusca di Milano-Bioggio, i Grossi e i Quadri, sono tuttora presenti e in abbondanza nel
nostro villaggio per cui possono ritenersi anchessi fra il numero dei suoi discendenti che la
Beata presenta con estrema tenerezza alla protezione della Vergine e di San Francesco,
come possiamo vedere nellaffresco del Castello Visconteo di Locarno, che viene
riprodotto nella mia home-page.

LA VITA DELLA BEATA BEATRICE SECONDO IL


MARTIROLOGIO COMENSE
(traduzione dal latino)
DECIMO SETTIMO CALENDE DI APRILE

Il modo di vivere illibato della vedova Beatrice di Como si distinse anche quando era unita
al marito. Dopo la morte del marito, per quanto fosse richiesta da molti a convolare a
nuove nozze, sia per la sua bellezza, sia per il lustro della famiglia, disprezz le lusinghe
del mondo con grande fermezza. Indossato quindi labito francescano, cominci a dare
prova di sentimenti religiosi molto forti e a occuparsi di atti di carit. Ottenne lammirazione
e la lode di tutti per la grande cura nell'educazione religiosa dei ragazzi, per laiuto ad
alleviare le disgrazie dei poveri, per la prova di grande devozione nellevitare i pericoli alla
sua castit. Arricchita di opere pie e di meriti, mentre si trovava a Milano mor tra i cori
degli angeli.
16 MARZO

4
396
Il Martirologio dei Francescani tratta di Beatrice Rusca nel giorno 14 delle Calende di
Gennaio, e frate Antonio la ricorda in quanto sarebbe morta in quella data. Donato Bossi,
Milanese, che era coetaneo della stessa Beatrice scrisse espressamente lora in cui ella
raggiunse il Cielo nella cronistoria di Milano e cio: nel giorno 16 marzo 1490, nellora
terza decima, Beatrice, donna coniugata e di antica nobilt che era stata moglie del Conte
Franchino Rusca, muore a Milano e viene sepolta nella chiesa di SantAngelo dei Frati
Minori, nella tomba che suo figlio, Conte Giovanni, aveva fatto fare per lei. In vita fu donna
di meravigliosa castit e devozione, e al momento della morte ci furono grandi miracoli,
ma io riferir di uno solo tra i molti, quanto pi diligentemente possibile. Esso mi fu reso
noto da Donato Bossi, la cui storia degna di molta fede. Al momento della morte si ud
un suono di trombe nellaria, cos solenne che fu udito da molti vicini e da tutta la famiglia
di quella casa con grande gioia. A tutti quelli che avevano ascoltato fu chiaro che il suono
usciva dalla casa, dove giaceva la morta. Molti accorsero nellatrio e nellorto per poter
vedere, mentre alcuni perlustravano la casa anche con i domestici, ma non videro nulla,
sebbene sentissero il suono. Questo dice lui.
Da ci si deriva non solo lanno sicuro della sua morte, ma anche il giorno e lora in cui
Beatrice mor, ci che invece non si trova nel Martirologio di Arturo edito a Parigi nel 1638.
Per noi pi giusta la data del 17 delle Calende di Aprile(il 17 delle Calende di Aprile
corrisponde al 16 marzo del calendario gregoriano) che il 14 delle Calende di Gennaio,
giorno natale della Eroina secondo il Martirologio comense.
certo il giorno in cui ella mor, ma dallautore moderno esso fu indicato a suo arbitrio, in
quanto ignaro delle nostre cose e lui decise per quel giorno particolare e cos nel suo
Martirologio viene ricordata la commemorazione annuale.
Beatrice nasce dalla famiglia antichissima e nobile dei Casati, che ancora oggi esiste a
Milano e risplende tra le famiglie della nobilt insubrica sia per la vetust dei secoli che per
la moralit dei suoi membri. Beatrice sposa dunque Franchino Rusca o Rusconi ( lo
stesso), conte di Locarno, che Francesco Ballarini cita nella Chron. p. 3 cap. I di questo
titolo II (Compendio delle Croniche della citt di Como del 1619) e Roberto
Rusca (monaco cistercense, al secolo Pietro Antonio Rusca dei Conti di Locarno) della
sua nobilissima stirpe omonima, lib. 2, III. (Il Rusco stampato a Piacenza nel 1629) al
quale diede due figli maschi, Giovanni e Antonio, e una femmina Antonia, (N.B.
Stranamente non si fa menzione del figlio primogenito Lotario: si tratta forse di omissione
o di prole legittimata?) pi tardi sposa di Gio. Maria Visconti, la quale, memore della pia
madre, fa scrivere questo epitaffio nella chiesa di SantAngelo a Milano, dove Beatrice era
stata sepolta.
Qui giace una gemma splendente
Beatrice che fu sposa del conte Franchino Rusca.
Vedova, diviene casta seguace di San Francesco
E tale rimane in questa situazione meravigliosa.
Diviene Terziaria Francescana
E beata da Dio risplende in Paradiso.
Dunque la Beata Beatrice mor nellanno 1490 in questo giorno e di lei per primi si
occuparono, oltre agli autori precedenti, lo storico milanese Paolo Morigia (libro I, Capitolo
56, ex libris 3 Cap. 19), Marco Viyssispon. (?) (p.3, lib. 3, cap. 29) che ripete le lodi nei
suoi confronti nellelogiare la sua nobilt paterna (lib. I, Cap. 11), Francesco Gonzaga che

5
397
(p.I) la pone tra le donne beate del secondo e terzo Ordine di San Francesco, Bernardino
di Busto (p. 2) che la cita nel sermone del Rosario Quaresimale 27, e parecchi altri autori.
Bisogna per fare attenzione allerrore del Gonzaga il quale, storico della religione
francescana, mentre tratta del Convento di SantAngelo di Milano chiama la nostra
Beatrice Ludovica, ma lo dice per errore. Allora insieme alle reliquie dei Padri, dei Fratelli
e anche di altri nobili e le ossa di gente del popolo trasportate dal vecchio convento in
quello nuovo, fu trasportato anche il mausoleo insieme alle ceneri della Beata Ludovica
dei Conti Rusca, discepola del Terzo Ordine Francescano, che risplendette sia in vita che
in morte per i suoi miracoli.
noto inoltre che la Beata Beatrice sia nata e morta a Milano, tuttavia la consideriamo in
cielo tra i comaschi, perch per le nozze con il Patrizio Franchino dei Conti Rusca di Como
ebbe domicilio a Como e fu cooptata nella di lui famiglia comitale: perci il suo cognome
presso tutti gli scrittori comunemente non pi tra i Casati, ma tra i Rusca.

BIBLIOGRAFIA
CENTRO NICOL RUSCA, Archivio diocesano di Como
LITTA POMPEO Famiglie celebri italiane, Ed. 1881
LURATI AGOSTINO Una beata di casa nostra, Beatrice Rusca-Casati, inserto del
bollettino parrocchiale di Bioggio e Bosco Luganese 1/2003
PORCACCHI TOMMASO La Nobilt della citt di Como ed. 1569
RUSCA DON ROBERTO, cistercense, Il Rusco overo dellHistoria della famiglia Rusca,
ed.1681

ILLUSTRAZIONI
1. Frontespizio del Martirologio comense del 1675 (archivio diocesano di Como)
2. Antico stemma del casato Rusca
3. Affresco nel castello di Locarno rappresentante la Beata che presenta uno dei suoi
figli alla Vergine, a San Francesco ed altri Santi figurante nella mia homepage (foto
Roberto Pellegrini, Locarno ripreso per gentile concessione del Dr. Riccardo
Carazzetti)
4. Disegno del sepolcro della Beata Beatrice nella chiesa di SantAngelo dei Frati
Minori a Milano (dapprima nellantica chiesa, fu collocato in alto a destra nel
presbiterio dellattuale tempio) fatto erigere dalla figlia Antonia nel 1499 ed attribuito
ad Agostino Busti detto il Bambaja. Questa attribuzione non sembra fuori posto in
quanto questo artista anche lartefice del sepolcro a Gaston de Foix-Nemours,
cugino del marito della nostra Beata, e di altre significative opere darte specie nel
Duomo di Milano, nella Certosa di Pavia e nello stesso SantAngelo, secondo il
parere dei critici.

RINGRAZIAMENTI
Alla Dott. Anna Rossi del Centro Nicol Rusca di Como per la sua disponibilit.
Alla Dott. Luisa Froglia-Tringale per la traduzione del testo latino.
Al Dott. Riccardo Carazzetti per avermi autorizzato a far fotografare laffresco al castello di
Locarno.
6
398
BEATO NICOLO' RUSCA

7
399
Celebrazione della Beatificazione a Sondrio
Domenica 21 aprile 2013
Nicol Rusca nasce a Bedano il 20 aprile 1563, anno della chiusura del
Concilio di Trento (pura coincidenza o segno premonitore?) da Gianantonio
Rusca e da Daria della famiglia capriaschese dei Quadrio, persone di alto
censo, molto pie e virtuose che, oltre al nostro Martire, danno alla Chiesa altri
due sacerdoti: Don Luigi, che subentrer nella cura di Sessa a Don Nicol, e
Don Bartolomeo che, vantando diritti non meglio precisati sulla Cappellania
di San Maurizio nel Comune di Bioggio, Serocca e Gaggio, tenter di
ottenerne linvestitura senza tuttavia esibire documenti probatori. Sfumato
questo tentativo, verr accolto in qualit di Canonico nel Capitolo della
Collegiata di Sondrio.
In precedenza, dal 1506 al 1540, un altro sacerdote della famiglia, Don
Giovanni Pietro de Rusco di Bedano (forse zio del nostro Beato), era stato
cappellano di San Maurizio di Bioggio. Queste precisazioni stanno a
dimostrare il forte legame della famiglia di Bedano con quella di Bioggio,
tanto da vantare diritti mai provati, sostenuti sicuramente dagli ex-Conti di
Lugano che, a quel tempo, avevano gi eletto il nostro paese a loro residenza
stabile, considerandolo come loro feudo sia dal profilo politico sia da quello
religioso.

Sopra: cartolina di Bedano del 1916. Don Nicol nacque nelle case sulla destra che
termina con la chiesetta di San Rocco.
La chiesa principale, Santa Maria, sintravede sulla sinistra.

8
400
A sinistra: casa natale del Rusca; A destra: chiesa di Santa Maria a Bedano
Studi e Ordinazione Sacerdotale.

Nicol viene avviato al sacerdozio sotto la guida del Parroco di Comano,


Domenico Tarillo. Effettua gli studi a Pavia e a Roma dove conosce il
Cardinale Alessandro Farnese dal quale viene presentato a Cesare Speziano,
amico del Cardinale Carlo Borromeo (Arona1538 Milano 1584, proclamato
Santo nel 1610), che verr in seguito nominato Vescovo di Novara e poi di
Cremona. Lo stesso cardinale lo fa accogliere al Collegio Elvetico di Milano
dove pu continuare la sua formazione religiosa e si interessa personalmente
di lui, scrivendone in modo lusinghiero e talvolta anche con parole che
suonano di profezia riguardo al suo martirio.
Va ricordato che il collegio Elvetico di Milano era un seminario fondato nel
quadro della Riforma cattolica per la formazione del clero della Svizzera
cattolica, dei Grigioni, del Vallese e dei loro Paesi soggetti. Poich in Svizzera
erano quasi completamente assenti i Seminari, richiesti invece dal Concilio di
Trento, la Chiesa e i rappresentanti laici della Riforma cattolica si
impegnarono, nella seconda met del Cinquecento, per ottenere posti gratuiti
presso istituzioni italiane. Ai cantoni cattolici era attribuito il diritto di essere
consultati nell'amministrazione e nella scelta degli stipendiati. La direzione
della casa fu affidata alla congregazione degli oblati di S. Ambrogio, fondata
dallo stesso Carlo Borromeo. I primi insegnanti furono gesuiti, fino a quando
gli oblati assunsero anche la conduzione della scuola.

9
401
Accanto agli allievi di diritto, appunto quelli provenienti dalla Svizzera, il
collegio fu frequentato anche da allievi italiani; nel periodo di maggiore
fioritura arriv ad ospitare pi di 100 studenti.
LArcivescovo di Milano ordina sacerdote Nicol Rusca il 23 maggio 1587.
Riceve gi in quellanno linvestitura della parrocchia di Sessa, nellattuale
Ticino, dove rimane due anni, cio fino alla nomina ad Arciprete di Sondrio
nel 1590, lasciando quindi la conduzione della parrocchia di Sessa al fratello
Luigi.
Dal punto di vista accademico, Nicol coroner i propri studi qualche anno
pi tardi, nel 1591, presso l'universit di Pavia, con il conseguimento del
dottorato in teologia.
Arciprete di Sondrio.

La Valtellina in quel periodo storico tenuta docchio da tutte le Cancellerie


dEuropa ed contesa politicamente da due formidabili alleanze: Stato
Pontificio, Spagna e Austria da una parte, Venezia, Francia e Grigioni
dallaltra. Si tratta infatti di un cruciale snodo nelle comunicazioni attraverso
le Alpi tra nord e sud. Inevitabile che questo interesse si estenda anche al
campo religioso in quanto i Grigioni, assumendo il dominio della Valtellina,
tendono a sostenere i Riformati a scapito dei Cattolici in un territorio
storicamente Cattolico ed incorporato nella Diocesi di Como al cui Vescovo
per erano interdette dai Riformati visite pastorali nei paesi sottomessi alla
Lega e nella Valle di Poschiavo.Quando Don Nicol Rusca giunge a Sondrio
in un contesto gi di tensione, si trova davanti ad una situazione religiosa
molto complicata nella contrapposizione tra i due fronti ed anche in campo
Cattolico. Capisce subito che il primo obiettivo di recuperare lunit dei
Cattolici, e lo fa con tatto, signorilit e soprattutto con estrema carit. Verso i
Riformati si dimostra tenero con le persone ma fermo nel combatterne la
dottrina.Larciprete Nicol Rusca si impegna con ogni forza per evitare che
tra i Cattolici a lui affidati si diffonda la Riforma protestante, da lui ritenuta
un pericolo sia perch avrebbe intaccato l'ortodossia romana, sia perch
avrebbe acuito le divisioni gi esistenti. Rusca scende in campo innanzitutto
sul piano della teologia, affrontando i Riformati, secondo l'uso del tempo, in
pubbliche dispute. Nel 1592 si tiene il confronto a Sondrio a carattere quasi
privato con il pastore calvinista Scipione Calandrino, il quale accusava
larciprete Rusca di avere divulgato un libro del sacerdote e poi vescovo
Francesco Panigarola (Milano1548 Asti 1594) nel quale Calvino veniva
definito eretico, contro il dettato delle Eccelse Leghe dei Grigioni che vietava
ogni azione di proselitismo.

10
402
Il Rusca rimane saldo nel diffondere il testo del Panigarola e proclama che nel
difendere le tesi in esso contenute avrebbe perseverato fino alla morte.
Il Pastore Calandrino gli ribatte Quante arie! gli evangelici non condannano se
non per ribellione ai legittimi poteri. La risposta dellArciprete di Sondrio pi
che mai eloquente: La persecuzione non segno infallibile n della verit n della
falsit della religione, perciocch i buoni perseguitano i cattivi e i cattivi i buoni e i
cattivi i cattivi, e varie sono le cause per cui si patisce persecuzione.onde non la
pena che faccia il martire ma la causa. Con questa affermazione presa da
SantAgostino (Epistola 93) Don Nicol sembra dettare la norma di giudizio
intorno al proprio processo e alla propria morte.
Nel 1595 vi la disputa di Tirano in seguito allaffermazione del parroco di
quel villaggio secondo cui Calvino aveva bestemmiato contro la divinit di
Cristo. Quindi un altro atto contro i decreti delle Leghe. Questa disputa
assume un carattere forense e la distanza tra i due contendenti rimane
inconciliabile, restando ognuno arroccato sulle proprie posizioni.
Unaltra importante disputa ha luogo in Val Chiavenna,
a Piuro sull'interpretazione sacrificale dell'Eucaristia. Larciprete Rusca
presente ma, in accordo con il Cardinale Federico Borromeo, il
contraddittorio vero e proprio viene affidato a fra Nazario il quale adotta una
tattica sottile. Si rifiuta fino alla fine di dare una propria definizione della
Messa sfidando su questo terreno i Riformati, quasi a dire: se secondo voi la
Messa una cosa cos turpe, blasfema e sacrilega, saprete almeno che cosa
essa !
Ad una posizione estremamente decisa quanto ai contenuti dottrinali, Rusca
accompagna per un atteggiamento di rispetto verso la parte avversa,
evitando ogni espressione che potesse ferire l'avversario sul piano personale.
Con alcuni pastori evangelici Rusca mantiene anche relazioni di confidenza:
con il pastore di Sondrio, Scipione Calandrino, a volte scambia dei libri, con il
governatore e storico grigione Fortunato Sprecher per due anni ha rapporti
familiari.
Processi e assoluzioni.

Il clima generale rimane comunque sempre carico di tensione, nonostante gli


sforzi dellArciprete per attenuarla. Nubi sempre pi minacciose si
addensano comunque sul capo di Don Nicol e si arriva cos ad un primo
processo nel 1608 nel quale viene prosciolto da ogni accusa. Era stato
arrestato dalle autorit civili con l'accusa di avere violato le disposizioni a
riguardo della tolleranza religiosa, per aver biasimato un giovane cattolico
che aveva partecipato ad u nculto evangelico.
11
403
La sentenza di assoluzione viene accolta con giubilo da tutto il popolo e il
ritorno a Sondrio dellArciprete, dopo un breve periodo trascorso a Como e a
Lugano per motivi di sicurezza personale perch gi si meditava di
eliminarlo, un vero e proprio trionfo. I suoi nemici Riformati, che dal primo
suo ingresso a Sondrio provavano un forte senso di rabbia e di frustrazione
definendolo da subito gran diavolo tanto era forte il timore che avrebbero
trovato pane per i loro denti, non digeriscono tanto facilmente questa
calorosa testimonianza di affetto, che per viene ben accolta anche da molti
loro correligionari moderati i cui interventi a favore del Rusca si fanno
sempre pi insistenti.
Ma gi lanno successivo, 1609, al centro di nuove attacchi, in particolare lo
si accusa di aver partecipato ad un fallito attentato ai danni di Scipione
Calandrino, ministro riformato, cercando di farlo catturare per condurlo poi
a Milanoo a Roma e sottoporlo al giudizio dell'Inquisizione. LArciprete
Rusca veniva inoltre accusato di avere sobillato i soldati in servizio ai confini
dello Stato retico, in Bassa Valtellina, durante la costruzione del forte
spagnolo di Fuentes, affinch non opponessero resistenza ai nemici dei
Grigioni. Il forte di Fuentes sorgeva in una posizione strategica, dominando e
quindi controllando limportante crocevia tra la Valchiavenna, la Valtellina e
l'Alto Lario dalla collina di Montecchio o Monteggiolo nella piana alluvionale
che in passato era chiamata Pian di Colico ed oggi detta per lappunto Pian
di Spagna. La difesa approntata dai Cattolici di Sondrio ha tuttavia pieno
successo di fronte al tribunale di Coira, e Rusca ottiene anche in questo caso
una piena assoluzione.
La situazione politico-religiosa interna alle Tre Leghe, e quindi anche della
Valtellina, attraversa comunque un momento di forte disorientamento. Tanto
da causare un sollevamento popolare in alcuni comuni, tramandato
come Fhnlilupf (in dialetto retico: alzabandiera). Si trattava di adunanze,
spesso arbitrarie, delle milizie di una giurisdizione o di una parte di esse,
riunite dietro un vessillo, che muovevano contro un avversario politico,
sovente insieme ad altre truppe di questo tipo. Questi assembramenti erano
un modo per fare pressione su magistrati, capi di partito, diplomatici o altre
giurisdizioni, e spesso anche per ottenere con la forza l'istituzione di un
tribunale censorio. Nasceva cos loStrafgericht, un tribunale penale per
giudicare quanti fossero ritenuti sospetti di tradimento verso la patria.
Sequestro e deportazione.

Nel 1617 Nicol Rusca a Bedano, Lugano e Bioggio in visita a parenti e


amici. Oppone un garbato rifiuto alle loro insistenze affinch non torni pi in
Valtellina, dicendosi pronto a morire per Cristo.
12
404
In quellanno la Dieta di Davos decide di aprire a Sondrio un collegio diretto
da un teologo calvinista, anche se ufficialmente viene presentato come aperto
a tutti e due i contendenti. In effetti la progettata scuola vista dai Riformati
come una buona occasione per dare nuovo slancio anche alle comunit
evangeliche di Sondrio e di tutta la Valtellina.
Il Rusca si oppone con fermezza al progetto dichiarando ai pastori e ai
delegati grigioni la propria totale contrariet e proibendo alle famiglie
cattoliche di iscrivere i propri figli a quella scuola. Per lui si apre la Via
Dolorosa che va da Sondrio a Thusis passando per Coira. Nella notte del 14
luglio 1618 del calendario giuliano, corrispondente al 24 luglio di quello
gregoriano, viene prelevato di forza da un contingente di alcune decine di
armati che fanno irruzione nellacanonica, dopo essere scesi a Sondrio
attraverso la Valmalenco. Condotto prigioniero a Coira legato su un mulo con
la testa allindietro, transitando per il passo del Muretto (quota 2562), Rusca
viene rinchiuso in un carcere di fortuna.
A Coira questa soldataglia, composta nella stragrande maggioranza da
bregagliotti, preceduta e aizzata da quattro predicanti, non trova buona
accoglienza nemmeno da parte della popolazione protestante e nel giro di
pochi giorni costretta a partire per Thusis con il prigioniero. I soldati
comunque devono essere sostituiti in continuazione in quanto raccontano le
cronache del tempo - la mitezza e la fede del carcerato li conquista
rapidamente e si teme un loro cambiamento di campo.

13
405
Nelle mani dello Strafgericht
A Thusis lArciprete Rusca viene sottoposto al giudizio dello Strafgericht.
Lo Strafgericht - come precisano numerose fonti storiche - era stato istituito
quellanno contro gli esponenti del partito filospagnolo (che erano in
maggioranza di confessione cattolica ma contavano nelle loro file anche
diversi protestanti). Questo tribunale popolare, presieduto da Jakob von
Casutt, intendeva agire in nome di tutti i comuni della Repubblica delle Tre
Leghe e a tutela della libert religiosa e della convivenza tra le due
confessioni cristiane. Tra i sessantasei giudici, inviati soprattutto dai comuni
protestanti della Lega Caddea e della Lega delle Dieci Giurisdizioni, erano
pure presenti, in minoranza, alcuni magistrati cattolici.
I processi, tuttavia, furono influenzati fin dall'inizio dai pastori riformati
presenti in veste di supervisori, la cui partecipazione sollev subito vivaci
proteste anche da parte protestante. Costoro guardavano con estremo
sospetto tutti coloro che nutrivano una qualsiasi simpatia per la Spagna,
considerandoli nemici delle libert religiose e politiche delle Tre Leghe e
potenziali traditori. I "supervisori religiosi" dirigevano le indagini e
l'istruzione delle prove, pur non avendo diritto di voto quando si trattava di
scegliere la pena da comminare agli imputati giudicati colpevoli: erano
Stephan Gabriel pastore a Ilanz, Jakob Anton Vulpius pastore a Ftan, Gaspare
Alessio rettore della scuola umanistica di Sondrio, Biagio Alessandro pastore
a Traona, Jrg Jenatsch pastore a Berbenno di Valtellina, Bonaventura
Toutsch pastore a Morbegno, Conrad Buol pastore a Davos, Johann Porta
pastore a Zizers, Johann Janett pastore a Scharans.
In soccorso dell'arciprete in procinto di essere sottoposto a giudizio, si muove
in primo luogo anche questa volta la comunit cattolica di Sondrio, che invia
propri rappresentanti in difesa di un parroco unanimemente riconosciuto
come estraneo a contrapposizioni violente e ad atteggiamenti sovversivi
contro lo Stato. Neppure il successivo intervento deiCantoni cattolici -
interessati al caso dal Nunzio apostolico presso gli Svizzeri, Ludovico Sarego
- e della citt diLugano, che invia due rappresentanti tra cui Luigi Rusca,
fratello di Nicol, a difendere il proprio concittadino, pu smuovere gli
insorti grigioni dalla determinazione di sottoporre l'arciprete a processo.
Anzi, agli inviati di Sondrio e di Lugano non viene consentito di agire come
suoi difensori in giudizio.

14
406
Il martirio.
Finalmente si riunisce un tribunale nel quale, per salvare la faccia, vengono
chiamati anche quattro giudici cattolici, praticamente impotenti sotto ogni
aspetto. Ridicoli risultano i sette capi di accusa, lultimo in particolare.
Gli si rimprovera infatti di essersi troppo affezionato e legato al popolo,
cosicch i magistrati dei Grigioni, temendo il tumulto e la rivolta popolare,
non avevano mai osato procedere contro di lui e punire i suoi delitti. E tutte
le volte che in casa sua faceva adunanze con gli altri parroci, subito nella citt
si udivano per le piazze parole di ribellione.
Incolleriti dalla sua autodifesa (al difensore era stato proibito di intervenire),
nella notte del 3 settembre per i Riformati 24 agosto, in quanto usavano
ancora il calendario giuliano lo torturano a due riprese ma il prigioniero
non si stanca di ripetere la verit e testimoniare Cristo. Nella notte seguente,
quella del 4 settembre, viene di nuovo crudelmente seviziato e durante la
tortura si schianta sul pavimento per la rottura della carrucola. Mentre gi si
sta avvicinando la fine, i carnefici ancora gli gridano di non fare il gattone e il
sognano e ordinano di continuare la tortura. Depostolo per su di un
pagliericcio, il nostro martire rende la sua bellanima a Dio.
Dopo averlo trascinato per le vie di Thusis sopra una specie di calesse, viene
sepolto per spregio proprio sotto il patibolo, fatto questo ritenuto oltremodo
oltraggioso allepoca, Era stato il tribunale a decidere che il cadavere fosse
sepolto ai piedi della forca, decretando inoltre il sequestro dei suoi beni. Il
corpo viene dissotterrato di nascosto nel luglio del 1619 e trasferito
nell'abbazia di Pffers. Nel 1838 questa abbazia viene soppressa e nel 1845 le
ossa del Rusca trasferite a Como. L'8 agosto1852 i resti vengono
solennemente traslati a Sondrio, nella collegiata dei Santi Protaso e Gervaso,
dove tuttora si conservano, esposti alla venerazione dei fedeli.
Biografie e testimonianze.
Molto stato scritto sul nostro martire gi dal 1621 da parte di Giambattista
Baiacca, sacerdote sondriese unanimemente considerato la fonte pi
attendibile e imparziale per il fatto che riporta le opinioni delle due parti in
conflitto. Lo storico moderno Felice Maissen ne d testimonianza, dicendo tra
laltro: Lautore (il Baiacca), erudito indiritto, scrive sobriamente si direbbe
historice e in confronto della pomposa prolissit dello stile secentesco, con lapidaria
concisione. Il suo linguaggio chiaro, oggettivo, e denota un giudizio maturo e
ponderato. I due scritti del Baiacca sul Rusca posseggono tutti i caratteri di un
resoconto rigorosamente attendibile, sono dotati di piena validit storica.

15
407
Non si pu dire altrettanto delle opposte apologie sulla vita e sulla morte
dellArciprete Rusca. Queste, pur non essendo prive di valore, forse non al
fine di una ricostruzione rigorosamente storica dei fatti, certamente lo sono
nel dare lidea della temperie particolarissima nella quale questi avvenimenti
si svolgono.
Meritano per molta attenzione le considerazioni di Fortunato Sprecher,
storico della Riforma Protestante, che del Rusca scrive poco dopo la sua
morte: condusse una vita sobria, tutta intenta alla sua mansione di uomo di
Chiesa e agli studi e in altro punto: .abitando una casa vicina alla sua, gli fui
familiarissimo. In merito ai capi di imputazione, lo stesso Sprecher li
definisce vana, vacua, futilia.
Sempre da parte Riformata non mancano altre testimonianze, come il
comportamento lodevole seppur macabro del boia Vich: dopo aver cercato di
non seppellire i miseri resti del Rusca sotto il patibolo come era stato ordinato
dal tribunale ma in un luogo discosto, risparmiandogli tanta ignominia,
confida che, dopo lo scioglimento dellassemblea di Thusis, fu testimone di
cose mirabili che erano accadute alla morte del santo uomo.
Un altro esempio ci viene dalle donne di Coira mosse a compassione del
prigioniero. Il loro pianto suscit in un forestiero di passaggio profonda
impressione e, chiestone il motivo, gli venne risposto che tutte erano
addolorate perch si trattava tanto male quel Prevosto.
Al martirio del Rusca presente anche il famoso Jrg Jenatsch (Lohn, 1596
Coira, 24 gennaio1639), pastore riformato, membro del sinodo delle Chiese
Riformate Grigionesi e dal 1618 per tre anni pastore della comunit
evangelica di Berbenno in Valtellina. Nel 1618 era stato tra i promotori del
tribunale speciale delle pene di Thusis, lo Strafgericht, basato sui principi
della teologia calvinista, che esercitava una sorta di dittatura politico-
religiosa nelle Tre Leghe. Come era allora normale, linterrogatorio
comportava anche luso della tortura. lo stesso tribunale che provoca la
morte sotto tortura di Nicol Rusca. Jenatsch ricorda il fatto con aspre critiche
ai giudici che oltretutto accusa, con disprezzo, di dilettantismo e di
incompetenza nella esecuzione. Non si esclude che questo avvenimento lo
abbia indotto a lasciare il Protestantesimo e a ritornare nel 1635 al
Cattolicesimo. Lui stesso spieg che questa conversione era iniziata gi sei
anni prima in un periodo di prigionia a Venezia in seguito ad un episodio di
insubordinazione: la lettura dei testi dei Padri della Chiesa lo aveva convinto
che la Chiesa cattolica era la sola autentica Chiesa.

16
408
Il bisogno poi di giustificazione da parte dei giovanotti, aguzzini
dellArciprete, va pure interpretato come unimpellente necessit di
autodifesa in seguito alle critiche che da pi parti giungevano. Infatti, nello
stesso anno 1618, ecco uscire uno scritto a carattere apologetico che per non
giustifica il loro comportamento ed anzi si ritorce contro il loro agire.
La vicenda di Nicol Rusca rimane molto sentita nei secoli successivi ed
anche nel Novecento. Scrive lo storico Franco Monteforte nel 1993
nellintroduzione alledizione Pezzini stampata nelle Edizioni Casagrande SA
di Bellinzona, sulla base della traduzione del poeta, narratore, saggista e
docente Giuseppe Zoppi (Broglio/Vallemaggia 1896 Locarno 1952), del
romanzo storico Jrg Jenatsch (1876) dello scrittore zurighese Conrad
Ferdinand Meyer (Zurigo 1825 Kilchberg 1898): La morte sotto tortura del
Rusca aveva suscitato unenorme commozione nel mondo cattolico valtellinese e
italiano e i valtellinesi da subito lo considerano un proprio martire. Nel
romanzo storico di Meyer si trova un significativo passaggio: E larciprete
Niccol Rusca?... Passava generalmente come innocente. - Credo che lo fosse, -
sussurr Jenatsch che a quel ricordo visibilmente non si sentiva troppo a suo agio e
guardava fisso verso il crepuscolo.

Il processo di beatificazione.
Subito dopo la morte si comincia a parlare con insistenza della Beatificazione
del Servo di Dio. Omettendo tutti gli interventi precedenti iniziati gi poco
tempo dopo il suo martirio, doveroso accennare allinteresse manifestato da
San Luigi Guanella (Fraciscio di Campodolcino1842 Como1915) che
promuove fin dal 1907 la sua Causa di beatificazione, tanto che nei primi
decenni del Novecento il riconoscimento canonico sembra ormai cosa fatta.
17
409
Il processo ordinario diocesano si tiene dal 1934 al 1936. Dopo una serie di
altri passaggi, nel corso del 900, il processo subisce dei rallentamenti.
Allinizio degli anni 90 del secolo scorso riprende vigore la speranza di veder
salire presto agli onori degli altari colui che dal popolo viene gi definito
beato. Il Processo Diocesano per la Causa di Beatificazione e
Canonizzazione di Nicol Rusca conclusosi il venerd 26 aprile 1996 nella
chiesa Collegiata dei SS. Gervaso e Protaso in Sondrio, che lo aveva visto
Arciprete e nella quale sepolto, alla presenza di Mons. Alessandro
Maggiolini, Vescovo della Diocesi di Como, rappresenta una tappa
importante nel lungo iter richiesto. La documentazione viene consegnata a
Roma nel 2002 e sottoposta al vaglio della Congregazione delle cause dei
santi che nel 2003 d il suo parere affermativo, poi dei consultori teologi, la
cui valutazione, nel 2009, a sua volta unanimemente positiva. Lultima
approvazione viene dalla sessione ordinaria dei cardinali e dei vescovi. Papa
Benedetto XVI ha dato la sua definitiva approvazione luned 19 dicembre
2011. La cerimonia di Beatificazione, presieduta dal Cardinale Angelo Amato,
inviato da Papa Francesco, si tenuta a Sondrio la domenica 21 aprile 2013.
Il tempo dellattesa stato comunque utile perch nel frattempo anche la
figura del Rusca appare molto diversa e ci che un tempo poteva suonare di
offesa e di divisione fra Cattolici e Riformati, ora si pu considerare come un
segno di unit in un rinnovato spirito ecumenico. Si pu affermare che
proprio i tempi del Signore finiscono per abbattere ogni ostacolo e ogni
divisione. Infatti, a Sondrio era presente anche una delegazione di fratelli
riformati.

La biografia da me curata.
con grande piacere che ho dato alla stampa una biografia del Martire
Nicol, edita da Arte e Comunicazione di Lugano, con la prefazione di S.E.
Monsignor Pier Giacomo Grampa, Vescovo di Lugano, che ringrazio di
cuore. stata presentata nella chiesa di Santa Maria a Bedano, edificata dalla
famiglia Rusca, il venerd 11 aprile 2013. Riporto il frontespizio del mio
studio, completato da notizie storiche su questa antica stirpe, dalle origini
fino ai nostri giorni. Con piacere potr farne omaggio agli interessati.

18
410
BIBLIOGRAFIA
BAJACHA Joannes Baptista, Traduzione italiana Prof. Garretti, 1939
LEVI ABRAMO LArciprete di Sondrio Nicol Rusca, Ed. 1993
LITTA POMPEO Famiglie celebri italiane, Ed. 1881
MAISSEN Felix Lantica storiografia intorno allArciprete Nicol Rusca Como
1961 (traduzione di Mons. Pietro Gini)
MONFORTE Franco, Introduzione a Jrg Jenatsch di Conrad Ferdinand
Meyer, Edizioni Casagrande SA, Bellinzona, 1993
RETO-CENOMANO Valtellina e Rezia, Vita dellArciprete Nicol Rusca 1563-
1618, Ed. 1909
RUSCA DOM ROBERTO, cistercense, Il Rusco overo dellHistoria della famiglia
Rusca, ed.1681
SESTI DAVIDE Una gloria ticinese, ossia il Ven. Nicol Rusca da Bedano, Ed.
1918
SPRECHER FORTUNATO, Storia dei Grigioni, 1617

19
411
LAPIDE COMMEMORATIVA A CHIAREGGIO DOVE

SOST IL DRAPPELLO DI FANATICI

CON IL RUSCA PRIGIONIERO

20
412
413
414
415
416
417
418
419
420
421
422
423
424
425
426
427
428
429
430
431
432
433
434
435
436
437
438
439
440
441
442
443
444
445
446
447
448
449
450
451
452
453
454
455
456
457
458
459
460
461
462
463
464
465
466
467
468
469
470
471
472
473
474
475
476
477
478
479
480
481
482
483
484
485
486
487
488
489
490
491
492
493
494
495
496
497
498
499
500
501
502
503
504
505
506
507
508
509
510
511
512
513
514
515
516
517
518
519
520
521
522
523
524
525
526
527
528
529
530
531
532
533
534
535
536
537
538
RUSCONI
ANTONIO LAMBERTO
CARDINALE.

1
Antonio Lamberto Rusconi
cardinale di Santa Romana Chiesa

Nato 19 giugno 1743 a Cento

Ordinato presbitero 2 gennaio 1803

Nominato vescovo 8 marzo 1816 da papa Pio VII

Consacrato vescovo 21 marzo 1816 da papa Pio


VII

Creato cardinale 8 marzo 1816 da papa Pio VII

Deceduto 1 agosto 1825 a Imola

2
540
3
541
RUSCONI ANTONIO LAMBERTO, CARDINALE.
Patrizio bolognese, nacque in Cento a' 1 o giugno 1743 da illustre
famiglia denominata promiscuamente Rusca dei Rusconi, che gi nel
secolo XII era tale in Como, vi signoreggi, e poi anche in Bellinzona e
Lugano, e nella quale fiorirono pi personaggi che si resero celebri
nelle armi, nella toga, per insigne piet e nelle dignit ecclesiastiche e
tale fu Antonio ornamento dell'ordine francescano, che ne fu eletto
ministro generale per opera di S. Bernardino da Siena e confermato
da Eugenio IV, dal capitolo composto di 2000 frati, come leggo nel p.
Benoffi, Storia minoriti cap. 180 e nella Series Episc.Forocorneliensium
t.2,p.278, che ricorda pure Vincenzo e Beatrice Rusconi de'conti
Casali, dell'istesso ordine, che meritarono di essere posti nel catalogo
de'beati: Nicol Rusca de'Rusconi arciprete di Sondrio, ebbe la gloria
del martirio nel 1618 per opera de'calvinisti. Furono cardinali Pietro
del titolo di S.Susanna, e Giorgio vescovo di Trento, che non riportato
da Cordella non ne feci biografa.

4
542
Altri vescovi sono,S.Euliche, Giovanni e Valeriano di Conio Giovanni
di Verona, Girolamo di Cattaro, Giovanni di Parma, e Lamperto o
Lamberto arcivescovo di Milano, oltre Pier Dionigio vescovo
d'Ainatunta nel 1801. Questa famiglia, pel cardinale di cui parlo, in
vari tempi fu aggregata alla nobilt di Bologna, di Ravenna, Anagni,
Alatri, Ferentino, Veroli e Foligno, come apprendo da Cancellieri
eruditissimo, nella dedica a questo porporato, che l'eccit a
compilarle (essendone stato governatore e benemerito, siccome narra
Cancellieri, che riportai! Nove ode'suoi provvedimenti), delle Notizie
istoriche delle chiese di s. Maria in Julia, di s. Gio.' Calibila nell isola
Licaonia, e di s. Tommaso degli spagnuoli o della Catena, detta poi dei ss.
Giovanni e Petronio de'bolognesi, ec.t Bologna 1823.

Il medesimo m'istruisce, ed anche nel Mercato a p. 284 su questa


opera: il Rusco, ovvero dell' Historia della famiglia Rusca Rusconi,
Venezia 1677, con che mi tengo dispensato di dire altro. 11 padre
Bartolomeo, siccome dotto e pio, fu sollecito e vigilante
dell'educazione morale e scientifica di Antonio, contribuendo allo
sviluppo del suo ingegno, nel fargli apprendere in Bologna le scienze;
ed egli vi corrispose in modo, che ricev il grado di dottore nel gius.
pontificio e cesareo. Portatosi in Roma per dedicarsi in disposizione
della s. Sede, a motivo dell'inclinazione che avea per lo studio
ecclesiastico, il suo giusto encomiatore Cancellieri incominci a
conoscerlo dal celebre p. Giulio Cesare Cordara gesuita, ed ivi impar
presto ad ammirarne non solo le sue singolari virt e la sua edificante
condotta, ma ancora l'assidua applicazione allo studio, pel di cui pi
facile esercizio, subito principi a formare una scelta biblioteca, dal
suo finissimo gusto poi sempre ampliata, ed arricchita di nuovi e
preziosi acquisti. Clemente XIV lo ammise in prelatura, e tra gli
abbreviatore di parco maggiore, come trovo nelle Notizie di Roma e
poscia PioV I lo dichiar ponente del buon governo, nella quale
rappresentanza gli fu coni messala visita di varie comunit dello
stato, cio le provincie di Sabina, Marittima e Campagna, Pontecorvo
e Benevento; onde pot dare prove della sua abilit e del suo impegno
pel pubblico bene.

5
543
In seguito di straordinarie e gelose commissioni egregiamente
eseguitelo lo stesso Pio VI lo promosse a uditore del camerlengato,
carica gi dal Papa esercitata, e nella quale gli si apri pi largo campo
di fare risaltare la gi sperimentata perizia nelle materie legali ed
economiche, trovandosi a contatto del camerlengo cardinal Carlo
Rezzonico nipote di Clemente XIII. Di poi nel 1801 a'i5 dicembre Pio
VII lo accett uditore della s. romana rota, per la citt di Bologna die
lo nomin; per cui il prelato per mostrarsi grato ed affettuoso
cittadino, fece trasportare dal suo palazzo in Bologna a quell'istituto
delle scienze, secondo i replicati voti degli archeologi bolognesi,
l'intatta egregia statua di Nerone giovinetto, non ancor depravato
ne'costumi, che arringando nel senato romano in favore de'bolognesi
nella disgrazia d'un rovinoso incendio, ottenne a favor di Bologna un
generoso sussidio degno della munificenza di quell'augusto consesso.
Dopo le fatali vicende dell invasione francese, nel 1814 per la
reintegrazione della sovranit pontificia, prima che Pio VII ritornasse
a Roma sua sede, commise a mg.r Rivarola, di ripristinarvi il papale
governo, coadiuvato da una congregazione di stato, membro della
quale il Papa nomin Antonio. In premio di tante fatiche, ed in
singolare attestato di vera estimazione e fiducia, non solo Pio VII nel
concistoro degli 8marzo 18 16 lo cre cardinale dell'ordine de'preti,
ma eziandio vescovo d'Imola, ch'era la chiesa diletta che governata
nel suo cardinalato, fino a quel giorno avea ritenuta, per cui il
cardinale che avea nella sua modestia ricusato i vescovati di Como
donde traeva origine la sua famiglia, e di Crema, pel grande onore e
distinzione che gli si compartiva l'accett. Il Cancellieri applaud a
questa duplice promozione nell'opuscolo: Prose, iscrizioni e versi,
Roma 1816. A'29 aprile il Papa gli confer per titolo la chiesa de'ss.
Giovanni e Paolo ,al quale il cardinale, oltre varie altre beneficenze, a
sue spese rinnov la campana fatta gi dal cardinal Camillo Paolucci,
e con sua iscrizione e stemma solennemente la bened. Inoltre Pio VII
lo annover alle congregazioni de'vescovi e regolari, dell'esame
de'vescovi in sagri canoni, del concilio, dell'indulgenze e s. reliquie;

6
544
quindi lo consagr egli stesso vescovo nella cappella segreta, in uno
al cardinal Riganti vescovo d'Ancona, ci che rilevo nel n. 33 del
Diario di Roma del 1816. Nel n. 41 poi detto. Luned mattina part
da questa metropoli l'em Rusconi alla volta d'Imola, per assumere le
pastorali cure di quel vescovato. Reca esso a quella cattedrale 4 calici,
uno de'quali d'oro, ed un reliquiario, pregiatissimo per il valore non
meno, che per l'eccellenza del lavoro, doni tutti trasmessi alla detta
cattedrale dall' animo munifico e tenero attaccamento del s. Padre per
quella gi sua particolare chiesa vescovile, essendosi anche degnato
accordare alle dignit e canonici del detto capitolo onorificentissime
distinzioni. Il sig.r Gio.Camillo Rusconi (figlio del) germano fratello
del lodato em e maggiore della troppa urbana di Bologna, con
pontificio breve stato decorato del titolo di marchese, per la costante
fedelissima adesione al principato." Oltre l'errore che ho emandato tra
le parentesi, noter che il titolo di marchese non fu concesso al nipote
Gio. Camillo, ma bens ai due fratelli germani del cardinale, Pier
Dionigio primogenito e Domenico cadetto. Nell'articolo IMOLA, oltre
di aver toccato di tali doni, indicai come nel tempo dell'invasione
francese in Bologna e Cento i Rusconi ospitarono i miseri,
de'sacerdoti e de'canonici Vaticani, e tra essi Rusconi si distinse il
march. Giuseppe fratello cugino del genitore del cardinale (e padre
del vivente rispettabile mg.r Giovanni Rusconi chierico di camera,
consultore di stato per le finanze, gi vicemaggiordomo, ministro
delle armi, e dei lavori pubblici del Papa regnante). Ivi ancora narrai
le principali benemerenze del cardinale colla diocesi, e come per cura
dell'elegante penna del eh. ab. d. Domenico Marsella, fece
decorosamente pubblicare le memorie de'vescovi predecessori nella
sunnominata Series. Il cardinale non risparmi fatica per promuovere
il maggior bene della sua vasta diocesi, visitandola in ogni parte
ancorch alpestre, eccitando popolo e clero all'esecuzione de'propri
doveri, non solo con l'esempio, ma con fervorose omelie e zelanti
notificazioni. Decor la cattedrale di maestoso altare maggiore, tutto
di scelti marmi, proporzionato alla magnificenza del tempio.

7
545
Nella diocesi colla spesa di circa 5.ooo scudi edific la chiesa
parrocchiale e annessa canonica in Poggiolo, indi la consagr; avendo
cos liberata dalla parrocchia la chiesa unita al casino de'vescovi, nella
villa di Torrano, rinnovandola fabbrica, aumentandola e fornendola
di mobilio. Ristabil i cappuccini in Imola e in Lugo; i minori
osservanti riformati in Imola, nel suburbano santuario della Madonna
di Piratello, e in Massa Lombarda; le monache domenicane in Imola e
in Castel Bolognese, e nella i.a anche le francescane, nel magnifico
luogo abitato prima dalle Stefane, donde le alunne di s. Giuseppe
trasfer nell'adatto locale delle cappuccine, poi occupato dal
seminario, al cui lustro e incremento dedic la sua sollecitudine
pastorale. Con diverse iscrizioni abbell Imola, sia nella chiesa del
monastero delle domenicane, in lode di Pio VII suo immediato
predecessore, che in altri modi. Pio VII nel 1820 lo dichiar legato di
Ravenna, ove collloc scrizioni al piedistallo della statua in bronzo di
Alessandro VII, eretta sulla piazza di s. Francesco; ed altre nell'aula
del palazzo apostolico della legazione, dove nella volta fece dipingere
lo stemma gentilizio di Pio VII, e nelle pareti rinnov quelle
de'cardinali legati, dal tempo di Giulio II, a quello del proprio
predecessore, gi cancellati nelle commozioni politiche. Per l'amore
che avea per la scienza epigrafica, la quale coltiv con successo,
avendo unito una doviziosa collezione di antiche iscrizioni, ne fece
generoso dono al museo lapidario Vaticano, con piacere del Papa e
degli archeologi romani, come leggesi nell'Elenco de soggetti esistenti
nel Museo Vaticano ,pubblicato dai d'Este nel 1821; e nella prefazione
del Museo Chiaramonti descritto e illustrato da F. A. Visconti, e G. A.
Guattari.

Morto Pio VII nell'agosto 1823, gli celebr solenni funerali, e pubblic
una lettera pastorale per eccitare tutti a pregare Dio per la sollecita
elezione del successore. Portatosi in Roma al conclave, scelse per
Dapifero il Cancellieri.

8
546
L'eletto Leone XII subito lo conferm nella legazione di Ravenna, che
continu a governare con lodevole prudenza, mediante la quale gli
riusc definire la vertenza sulla strada Faentina, inceppata da 3 anni, e
da lui fatta proseguire, e ridurre quasi al suo termine con applauso
comune. Intanto giunto il cardinale all'et di 81 anni compiti, si
ammal d'infermit infiammatoria, ed in Imola pass al riposo
de'giusti il 1 agosto del 1825.

Nella cattedrale gli furono celebrate decorose esequie, ed ivi rest


sepolto col compianto de' diocesani. Sar perenne la memoria di
questo amplissimo cardinale, per le molte virt che rifulsero in lui, e
lo accompagnarono in tutti i nobili impieghi, che con somma lode
sostenne in tempi scabrosi. Il n. 62 del Diario di Roma del 1825, ne
annunzia la perdita con parole di elogio.

RUSGONIA RUSGUNIA O RUSCONIA.

Sede vescovile della Mauritiana Cesariense, nellAfrica occidentale,


sotto la metropoli di Giulia Cesarea. Si chiam Colonia Augusta
Rusconia, perch si crede che fondasse la citt Marco Pinario Rusca
pretore romano, che conquist la Sardegna, pose in rotta i corsi nel
569 di Roma, e per aver soggiogati i popoli della Magna Grecia si
vuole aver dato il nome a Rossano. Prese poi il nome dAugusta
probabilmente per la colonia che vi dedusse Augusto o qualche altro
imperatore romano. Si conoscono due vescovi: Numeriano che nel
419 fu al concilio di Cartagine, legato devescovi di sua provincia; e
Bonifacio esiliato nel 484 dal re de'vandali Unnerico, per non avere
sottoscritte lerronee proposizioni dedonatisti nella conferenza di
Cartagine.
Morcelli, Afr. chr.

9
547
1818 LETTERA AUTOGRAFA DEL CARDINALE RUSCONI DI IMOLA
1818 LETTERA AUTOGRAFA DEL CARDINALE RUSCONI DI IMOLA

10
10 548
N.H Dott. Pietro Giacomo e la moglie

Maria Luigia (Luisa) Verzaglia

1
FONDAZIONE PERPETUA
N.U. DR. PIETRO GIACOMO RUSCONI

Pietro Giacomo , fratello del


Marchese Giacomo Filippo
Rusconi, nostro nonno, spos la
contessa Maria Luigia (Luisa)
Verzaglia, sorella di Giulia
Verzaglia, moglie del Marchese.
Non ebbero figli.

Pietro Giacomo mor il 17 Marzo del 1915.


Lasci erede universale la moglie che mor il 24 Novembre 1919.
Maria Luigia, nel suo testamento: .. istituisco e nomino mio erede
universale il Comune di Bologna nella persona del suo Sindacoe dispose
la costituzione della FONDAZIONE.

Alcune notizie della famiglia Verzaglia.


Famiglia originaria di Modena, trasferitasi a Cesena nel
1748 ove fu aggregata alla nobilt nel 1504. Uscirono da
questa famiglia Antonio, giureconsulto di chiara fama;
Antonio II, erudito in giurisprudenza e in matematica,
cavaliere di S. Stefano; Marc'Antonio, cavaliere di S.
Stefano; Giacomo, Giulio e Marc'Antonio notai;
il canonico Tommaso; Giuseppe (dec. 1730), dottissimo in
matematica, che rifiut di portarsi al servizio dell'imperatore
d'Austria.

2
550
Il conte Giulio Verzaglia ebbe cinque figlie: Luigia (Luisa), Giulia,
Augusta, Cesarina e Amelia.
Luisa and in sposa al Dott.or Pietro Rusconi, Giulia spos il
Marchese Giacomo Filippo Rusconi, fratello di Pietro, Cesarina spos
un certo Trebbi, Maria spos il Dr Alessandro Zuccheri ed ebbero
cinque figli: Domenico, Agricola, Adele, Rosa e Augusta
Titolo: CONTI

Descrizione: Famiglia: Citta: Provincia: Regione Riferimento:


Stemma:
Verzaglia Cesena Forl Spreti 6
Bologna Bologna Emilia pag. 882

Elefante fermo di
argento
gualdrappato di
rosso, reggente una
torre di oro posto su
terrazzo di verde,
uscente dalla punta
su azzurro.

3
551
TESTAMENTO DI MARIA LUISA VERZAGLIA

4
552
5
553
6
554
7
555
556
557
558
559
SALA RUSCONI, BIBLIOTECA DELL'ARCHIGINNASIO

Il patrimonio dell'Archiginnasio si formato nel corso dei


due secoli di vita anche grazie alla stratificazione di librerie
private giunte attraverso i lasciti e le donazioni.
Se la biblioteca civica delle origini aveva l'esigenza infatti di
accogliere le richieste che venivano dal mondo degli studi e,
pertanto, si sforzava di dotarsi di un patrimonio esteso alle
diverse branche del sapere, nel Novecento matura la scelta di
puntare sull'accrescimento nei campi letterario, storico,
filologico, filosofico, politico, artistico e bibliografico, in una
parola 'umanistico'.

12
560
Le pi importanti librerie private acquisite in questo periodo
sono l'esatto specchio di queste tendenze e programmi:
esemplare una raccolta quale la Rusconi Verzaglia, ricca di
testi letterari, artistici e religiosi, e, in pi, di una pregevole
collezione di incisioni antiche.
Il conte Pietro Giacomo Rusconi (Bologna, 1858 - 1915),
dottore in legge, amministratore del Monte di Piet, figlio
del conte Carlo Giacomo che era stato consigliere e vice
direttore della Cassa di Risparmio in Bologna fino alla morte
nel 1894, essendo privo di eredi diretti, aveva stabilito che le
sue intere sostanze, amministrate da un'apposita Fondazione
perpetua (tuttora operante nella sua casa di via Petroni 9),
fossero destinate con le loro rendite a finanziare
"manifestazioni d'arte e di cultura in decoro della tradizione
bolognese".
Ma, oltre a case, fondi e crediti, il Rusconi possedeva anche
cospicue raccolte di oggetti d'arte e di libri, che a sua volta la
vedova, contessa Luisa Verzaglia, morendo nel novembre
del 1919, lasci per testamento al Comune di Bologna.
Di conseguenza nel 1920, la parte pi propriamente
oggettistica fu consegnata al Museo Civico e al Museo
Artistico Industriale, quella bibliografica fu destinata
all'Archiginnasio.
La libreria, che comprende quasi 4.000 opere e nella quale
sono intrecciati i caratteri e le scelte di entrambi i coniugi,
rappresenta la tipica raccolta di una famiglia aristocratica fra
i due secoli, con tracce di collezionismo, ma soprattutto di
evidente amore per il bel libro.

13
561
L'allora direttore dell'Archiginnasio, Albano Sorbelli, cos
appunto la descrive: "Vi si contengono non meno di cento
incunaboli, e tra di essi alcuni rarissimi, molti riguardanti la
letteratura italiana; ci sono parecchie centinaia di edizioni
della prima met del secolo XVI, talune con graziose
xilografie ed incisioni, e non mancano edizioni della seconda
met di quel secolo e di secoli seguenti, degne di
particolarissimo riguardo.
V' poi una splendida raccolta di libri d'arte e sull'arte, una
collezione dantesca sceltissima, con parecchi incunaboli della
Commedia, molti volumi di Aldo e del Bodoni e poi volumi
di curiosit e di scienze occulte " (Sorbelli, Relazione
[sull'anno 1922], "L'Archiginnasio", XIX, 1923, p. 15).
Nel 1922 il materiale a stampa "pi pregevole o per
l'antichit delle edizioni, o per il loro valore o per le
particolarit dei vari volumi" fu raccolto in appositi scaffali
nella sala X della Biblioteca, intitolata al nome del donatore
che vi compare con il suo ritratto su una delle porte di
accesso.

14
562
Due preziose opere di grafica dal fondo
Rusconi Verzaglia

Enrico Sacchetti, Robes et femmes


Paris, Librairie Dorbon-an (19,
Boulevard Haussmann), 9 Juin
1913
BCABo, 10.q.II.76 (trasferito al
GDS, cart. T, n. 289)
Provenienza:
Fondazione Rusconi, 1921
La donna del primo Novecento
ancora erede della femme fatale
del decadentismo e del
simbolismo.
Malgrado il termine sia di derivazione francese, il primo esempio di
femme fatale la Fosca di Iginio Ugo Tarchetti (1869), ma simili eroine
popolano i romanzi di Gabriele D'Annunzio, soprattutto quelli della
prima trilogia della 'rosa': dal Piacere (1889) all'Innocente (1892), al
Trionfo della morte (1894), in cui la donna costantemente la nemica
che si oppone ai sogni eroici dei protagonisti, peraltro assai sensibili
al corteggio estetizzante di abiti, stoffe, accessori di lusso.
La nominazione esplicita e consapevole fin dall'inizio:

15
563
Il mercoled d'ogni settimana Andrea Sperelli
aveva un posto alla mensa della marchesa. Un
marted a sera, in un palco del Teatro Valle, la
marchesa gli aveva detto, ridendo: - Bada di non
mancare, Andrea, domani. Abbiamo tra gli
invitati una persona interessante, anzi fatale.
Premunisciti per contro la malia ... Tu sei in
un momento di debolezza. Egli le aveva
risposto, ridendo: - Verr inerme, se non ti
dispiace, cugina; anzi in abito di vittima. un
abito di richiamo, che porto da molte sere;
inutilmente, ahim! - Il sacrificio prossimo,
cugino mio. - La vittima pronta.
[] Il conte intravide una figura alta e svelta,
un'acconciatura tempestata di diamanti, un
piccolo piede che si pos sul gradino. Poi, come
anch'egli saliva la scala, vide la dama alle
spalle. Ella saliva d'innanzi a lui, lentamente,
mollemente, con una specie di misura. Il mantello foderato d'una pelliccia nivea come la
piuma de' cigni, non pi retto dal fermaglio, le si abbandonava intorno al busto lasciando
scoperte le spalle. Le spalle emergevano pallide come l'avorio polito, divise da un solco
morbido, con le scapule che nel perdersi dentro i merletti del busto avevano non so qual
curva fuggevole, quale dolce declinazione di ali; e su dalle spalle svolgevasi agile e tondo il
collo; e dalla nuca i capelli, come ravvolti in una spira, piegavano al sommo della testa e
vi formavano un nodo, sotto il morso delle forcine gemmate. Quell'armoniosa ascensione
della dama sconosciuta dava agli occhi d'Andrea un diletto cos vivo ch'egli si ferm un
istante, sul primo pianerottolo, ad ammirare. Lo strascico faceva su i gradini un frusco
forte.
G. D'Annunzio, Il piacere, libro I, cap. II

Raphael Kirchner
De la brune la blonde
seize estampes artistiques edites par "La Vie Parisienne" (29 rue
Tronchel), Paris, [1914]
BCABo, 10.q.II.10; provenienza:
Fondazione Rusconi, 1921

16
564
Questa la copia cache di Google:
http://www.iperbole.bologna.it/iperbole/museiciv/museicivici2000
ita/incontriearrivi/html/alberi.htm.
un'istantanea della pagina visualizzata il 18 mar 2011 05:50:57
GMT. Nel frattempo la pagina corrente potrebbe essere stata
modificata.
Ulteriori informazioni Versione solo testo
Sono stati evidenziati i seguenti termini usati nella
ricerca:
famiglia Rusconi
Clemente Albri
Ritratto della contessa Ersilia Turrini-Rossi Marsigli
Deposito dalla Fondazione Rusconi ai Musei Civici
d'Arte Antica
Collezioni Comunali d'Arte
INCONTRI &arrivi 7nell'ambito delle iniziative per
"Bologna Citt Europea della Cultura nel 2000"
In occasione del 80 anniversario della sua fondazione, la
Fondazione Rusconi di Bologna concede in deposito ai Musei Civici
d'Arte Antica il Ritratto della contessa Ersilia Turrini-Rossi Marsigli,
opera di Clemente Albri. Il dipinto, collocato presso le Collezioni
Comunali d'Arte, viene presentato al pubblico nell'ambito delle
iniziative per "Bologna Citt Europea della Cultura nel 2000" come
settimo appuntamento della rassegna "INCONTRI & ARRIVI", che
propone le nuove acquisizioni dei Musei insieme ad opere che
presentano significative occasioni di confronto con quelle esposte in
permanenza.
Il dipinto si caratterizza per l'armonia dei colori, la vivace resa
psicologica del soggetto e per la minuziosa resa delle vesti e delle
stoffe, affascinante nell'argentea lucentezza del fiocco del guanto e
nella trasparente naturalezza dei pizzi e delle decorazioni del
copricapo. Il dipinto, appartenuto al duca Gian Luigi Bevilacqua,
venne esposto per la prima volta nel 1955 alla "Mostra dei pittori
emiliani dell'Ottocento" in Palazzo Salina Amorini, primo segnale di
un rinnovato interesse verso la pittura bolognese del XIX secolo.
17
565
Ugualmente significativa per la storia della nostra raccolta fu
linaugurazione del Museo civico nel 1881, a seguito della quale
pervennero al museo numerose donazioni tra cui vanno segnalate
quella della famiglia Rusconi e soprattutto quella dei Pepoli nel
1919, comprendente, come ricorda un inventario recentemente reso
noto, numerose delle ceramiche oggi al Medievale.
Attraverso dunque la scelta di alcuni pezzi, sar possibile ripercorrere
lo sviluppo della ceramica figurata, vale a dire istoriata, con
soggetti tratti dalla mitologia antica, dalla storia sacra e dai repertori
della cultura dellemblema del Cinquecento, con un particolare
sguardo rivolto ai maggiori centri di produzione italiana, Faenza,
Urbino, Pesaro, Casteldurante, documentati da alcuni indiscussi
capolavori, destinati in gran parte ab origine, ad un collezionismo
illustre.

18
566
Rusconi, Carlo Giacomo e Giacomo Filippo - Fondi nel web.
Alberto Rusconi, Memorie storiche del casato Rusca o Rusconi,
Bologna, Tip. Sigonio, 1874;
Giancarlo Bronzi Rusconi, Notizie storiche della casata Rusconi,
Fondo speciale Carlo Giacomo e Giacomo Filippo Rusconi
Denominazione fondo: Carlo Giacomo e Giacomo Filippo Rusconi
ID FONDO: ITBO0304FA181
Livello: Fondo
Date: sec. XVIII - sec. XIX
Consistenza: 10 buste (ml. 1,30)
Soggetto/i produttore/i:
Rusconi, Giacomo Filippo, 1770-1850
Rusconi, Carlo Giacomo, 1821-1894
Rusconi, Pietro Giacomo, 1858-1915
Ambiti e contenuto:
Carteggio e documenti del marchese bolognese Carlo Giacomo
Rusconi, direttore delle Poste pontificie di Bologna, e del padre
Giacomo Filippo, cofondatore della Cassa di Risparmio di Bologna,
nonch direttore delle Poste pontificie di Bologna, inerenti l'attivit
pubblica da essi svolta e l'amministrazione famigliare.
Modalit di acquisizione:
Legato di Maria Luigia Verzaglia, vedova di Pietro Giacomo Rusconi
(figlio di Carlo Giacomo), 1920.
Con il legato di Maria Luigia Verzaglia del 1920 giunse alla Biblioteca
dell'Archiginnasio anche la libreria personale di Pietro Giacomo
Rusconi (figlio di Carlo Giacomo), i cui volumi manoscritti sono
confluitinei fondi speciali Manoscritti A (raccolta di manoscritti di
carattere generale) e Manoscritti B(raccolta di manoscritti di
argomento bolognese), a seconda del contenuto, mentre i volumi a
19
567
stampa andarono a far parte delle raccolte librarie; il materiale a
stampa pi pregevole fu riunito nella Sala 10, dedicata a Pietro
Giacomo Rusconi, in cui fu collocato un suo ritratto ad olio.
Tre stampe su seta provenienti dal legato Rusconi sono conservate, in
BCABo, nel fondo speciale
Stampe su seta e su tela.
Pietro Giacomo Rusconi aveva stabilito che le sue intere sostanze,
amministrate da un'apposita fondazione perpetua denominata
"Nobiluomo dott. Pietro Giacomo Rusconi", fossero destinate a
finanziare manifestazioni d'arte e di cultura in decoro della tradizione
bolognese.
In BCABo, Archivio,
H. Doni e legati, n. 4, conservata una copia dell'inventario legale
del legato
Verzaglia Rusconi, 1920.
Altre informazioni bibliografiche:
Alberto Rusconi, Memorie storiche del casato Rusca o Rusconi,
Bologna, Tip. Sigonio, 1874;
Giancarlo Bronzi Rusconi, Notizie storiche della casata Rusconi,
Bologna, Avenue media, 2001.
Redazione e revisione: Clara Maldini, 2009/04/30, prima redazione;
Pierangelo Bellettini e Anna Manfron, 2009/07/31, supervisione;
Maria Grazia Bollini e Patrizia Busi, 2010/09/30, revisione
Scheda fondo estesa
Struttura del fondo
Inventario
Scheda soggetto produttore
Aree tematiche:
Archivi, collezioni e raccolte relativi a Persone;
Archivi, collezioni e raccolte relativi a Famiglie; Governo e
Amministrazione
Tipologie documentarie: Carteggi, lettere e corrispondenza

20
568
RENDITE
Triennio dal Giugno 1936 al Giugno 1939 RESTAURI
Impiegate nel Restauro artistico del Palazzo DAccursio 600.000
Triennio dal Giugno 1939 al Giugno 1942 MUSICA
Impiegate nellesecuzione di concerti al Teatro Comunale 800.000
Triennio dal Giugno 1942 al Giugno 1945
Non corrisposte perche impiegate nella riparazione dei danni di guerra subiti
dai beni della Fondazione (delibera della Giunta in data 24.7.1945, con la quale
il Comune rinunciava alla rendita stessa).
Triennio dal Giugno 1945 al Giugno 1949 NUOVE ATTIVIT
Da destinarsi in premi da assegnarsi ad industrie e commerci 2.500.000
(Bolletta n 1719 DEL 5.3.1951)
Triennio dal Giugno 1949 al Giugno 1951 RESTAURI
Da destinarsi a restauri artistici (Bolletta n9410 del 2.10.1952) 2.000.000
Triennio dal Giugno 1951 al Giugno 1954 CONCERTI
Da destinarsi ad esecuzione di grandi concerti 2.000.000
Saldo del cumulo delle rendite 1954-1957 accumulate
Un sessantennio (mandato n182 del 1965) 853.648
Triennio 1960 al 1962
Restauri (mandato n119) 7.12.1965 3.703.699
Triennio dal 1963 al 1965 CONCERTI
Concerti (mandato n95) 30.9.1966 8.554.469
Triennio dal 1966 al 1969 NUOVE ATTIVIT
Ind. E Commercio (mandato n 96) 30.9.1970
22.199.858
Triennio dal 1969 al 1971 RESTAURI
Restauro Palazzo Podest (mandato n 61) 11.9.1972
30.614.567
Triennio dal 1972 al 1974 CONCERTI
Teatro Comunale (mandato n 92) 3.11.1975 2.204.301
Sessennio 1975 al 1980 CONCERTI
Teatro Comunale 27.2.1984 3.379.952
Sessennio 1981 al 1986 CONCERTI
Associazione Amici Musica 20.6.1987 8.699.400
Restauro Chiesetta Villa Rusconi di Mezzolara 25.10.1991
14.000.000
Rendite dal 1986 al 1993
Rendite dal 1994 al 1997 CONCERTI
Comune di Bologna x Libra, concerti Jazz ed altre iniziative
30.3.1998 50.000.000
Rendite dal 1998 al 2000 CONCERTI
Contributi al Teatro Comunale per Concerti
150.000.000

21
569
Restauro Cappella Rusconi a Mezzolara di Budrio 47.644
Rendite dal 2001 al 2003 NUOVE ATTIVIT
Cooperativa Arcobaleno Negozio per lavorazione terracotta 75.000
Rendite dal 2004 al 2006 CONCERTI
Fondazione Teatro Comunale di Bologna 104.114
Contributo Extra 2011
Comune di Budio Parco Villa Rusconi a Mezzolara per percorso 12.000
vita
Rendite dal 2007 al 2010 RESTAURI
Comune di Bologna Progetto Piccoli Pass 200.000
Cortile del Pozzo a Palazzo DAccursio
(mandato 47 del 5.6.2012 delibera CDA del 29.06.2011)
Rendite dal 2011 al 2013 NUOVE ATTIVIT
Bando Comune di Bologna 05/12/2014 P.G. N. 350864/2014 170.000
Premio Industrie culturali e ricreative a ComuniCattive s.r.l. di
85.000 Premio Tecnologie Ambientali a Bio-on S.p.A. di 85.000
(mandato n 60 del 28/09/2015)

22
570
571
572
PALAZZO PETRONI
http://fondazionerusconi.com/palazzo-petroni/

Descrizione Storica
Non sono stati individuati documenti storici in grado di fissare in
modo certo la data di prima erezione del fabbricato, pertanto di
seguito sono riportate alcune indicazioni reperite da cartografia
storica e dallopera di Giuseppe Guidicini e altre pi recenti raccolte
nella documentazioni di archivio della famiglia Rusconi.
Unaltra fonte fondamentale per risalire al periodo di edificazione
dello stabile sono le informazioni provenienti dallopera Cose
Notabili della Citt di Bologna, ossia Storia Cronologica de suoi
stabili sacri, pubblici e privati, scritta da Giuseppe Guidicini,
ingegnere e architetto, rinomato e stimato conoscitore della citt di
Bologna, nato e vissuto a cavallo del XVIII secolo. Dal Guidicini si
apprende come ledificio al civico n 9 dellattuale via Petroni
corrisponda allo stabile 3032 dellantica via dei Pellacani, e come
questultima via si estenda ()dal portico della spezieria di strada S.
Vitale al Portico della Piazza del Teatro Nuovo. La via dei Pellacani
comincia in strada S. Vitale a capo della Saliciata di Strada Maggiore e
termina a strada S. Donato nella Piazza del teatro della Comune. La sua
denominazione tratta dal mestiere dei conciapelli detti pellacani, che pel
comodo ivi dellacque di Savena vi si erano in grande copia radunati,
estendendosi anche alle vicini contrade. Gli edifizi ne quali si esercitava la
pellacanaria, si dicevano Caselle da Pellacano.
Il nome di via dei Pellacani viene ricordato nel testamento di Tommasina
moglie dAlbertino di Nicol Beccaro, e figlia di Alberto di Riosto, nel quale
lascia la sua casa in via Pellacani alle suore di S. Francesco fuori porta s.
Stefano, come da rogito di Martino di Gandulfino delli 9 febbraio 1277.
Nel 1438 si trova spesso nominato via della Fossa, non male a proposito
perch quivi coincidevano le fosse del secondo recinto. ()
A seguire la descrizione dello stabile di via Petroni n 9 resa sempre dal
Guidicini:
3032. Casa dei Facchini antichi, poi dal 1584 dei Ghirardelli, famiglia che
alcuni credono venuta da Ferrara, altri da Budrio, Contrasse nobili
parentadi, e si estinse in Vincenzo del fu Annibale morto il 3 maggio 1721, o
1724 il quale lascio erede Anna Maria di Carlo Castelli sua moglie morta nel
1744.

25
573
Il dottor Petronio Giacobbi causidico in persona di Giovanni Francesco suo
figlio divenne rinunziatario dei beni della detta vedova Castelli
riservandosene lusufrutto. Il detto Giacobbi fu chiamato al possesso di detti
beni da una Zibetti poi monaca in S. Vitale della quale aveva il detto
Giovanni Francesco ottenuto rinunzia e donazione, ma sembra che
disponesse di questa casa a favore de preti del suffraggio sacerdotale del
Begato per farsi una nuova Chiesa. Fu comprata dai Santamaria che la
risarcirono, poscia dai Rinieri mercanti, i quali nel 1822 la vendettero a
Giovanni Pietro Piana. In un capitello del cortile vi inciso una mezza luna
con entro una stella, poi vi ha lo stemma di quei dalle Tuate, lo che fa
sospettare, che qui vi avessero le loro case. ().
Dallarchivio della famiglia Rusconi si apprende che il Cavalier
Carlo Giacomo Rusconi nel 1870 redige un testamento nel quale
viene citato anche Palazzo Petroni, indicato come di Provenienza
Piana, assieme ad altre propriet; il che conferma le informazioni
desunte dal Guidicini che sostengono il passaggio dai Ghirardelli
ai Giacobbi ai Santamaria ai Rinieri, ed infine ai Piana dai quali
acquistarono i Rusconi.
Alla morte del Cavaliere Carlo Giacomo avvenuta il 18 aprile 1894,
leredit passa ai figli Giacomo Filippo e Pietro Giacomo.
Esistono altri documenti che suffragano lesistenza del fabbricato alla
fine del 1700, tra cui contratti di affitto relativi ai locali di via
Pellacani risalenti al 1886 e un certificato di stima del 20 giugno 1910,
a firma Ing. Lorenzi del Regno dItalia.
Vi si fa nota di due stabili di propriet di Giacomo Pietro Rusconi:
quello principale in via Petroni 9, non pi Pellacani, allibrato in
catasto al nome del suddetto, mappa 5157 foglio 90 mappale 250, e
una stalla con fienile, confinante con lo stesso stabile a
mezzogiorno, in via Vinazzetti 2.
Altro documento ufficiale contenente informazioni interessanti la
partita rossa n 20504, reperito presso larchivio storico comunale.
Qui si fa notizia del fatto che lo stabile in oggetto comprende casa e
bottega; i piani sono sei, e i rispettivi vani 79.
Il 17 marzo 1915 viene a mancare il Nobil Uomo Pietro Giacomo
Rusconi e il 24 novembre 1919 muore anche la Nobil Donna
Marchesa Luigia Verzaglia; lo stabile in seguito diviene per
disposizioni di questultima contenute nei testamenti datati 10
febbraio 1916 e 15 giugno 1917, pubblicati il 26 Novembre 1919 per
atto del notaio Gaetano Angeletti sede della Fondazione
perpetua N. U. Pietro Giacomo Rusconi.

26
574
Con decreto Regio n2288 del 20 novembre 1927, si ha
perfezionamento dintestazione con lerezione in ente morale della
fondazione.
http://badigit.comune.bologna.it/mappe/index.html

27
575
28
576
O NLINE : I RITRATTI DELLE C OLLEZIONI C OMUNALI D 'A RTE

29
577
R ITRATTO D ' UOMO , 1570 CA .

Maniera di Bartolomeo Passerotti


(Bologna, 1528 - 1592)
olio su tela, inv. P 10
cm. 102,4 x 79,7
Acquisizione: collezione Luisa
Verzaglia Rusconi, 1919
Sala 1 (Sala degli Svizzeri)
Liscrizione in alto identifica
leffigiato come Lodovico del Monte,
morto nel 1562. Poich lesecuzione
sembra successiva a questa data,
potrebbe trattarsi di un ritratto
postumo. Il personaggio si qualifica
socialmente allinterno delle
professioni nobili legate allo studio.
Infatti sullo scrittoio cui seduto sono in evidenza un calamaio, un
paio di forbici, un tagliacarte, un campanello, riferimenti alle attivit
o agli interessi umanistici dell'effigiato. Nonostante la lettura in parte
compromessa dallo stato di conservazione, traspare una ricerca
naturalistica nella descrizione del volto, segnato dalle rughe dell'et,
nella vivace espressione degli occhi e nella puntualit della mimica
gestuale. Il dipinto mostra affinit stilistiche e tipologiche con la
ritrattistica del Passerotti, cui era tradizionalmente attribuito.

GIUSEPPE MARIA MITELLI,

LEnea vagante pitture dei Carracci intagliate, e dedicate al Serenissimo


principe Leopoldo Medici da Gioseppe Maria Mitelli Bolognese, in Roma,
Gio. Giacomo de Rossi alla Pace allinsegna di Parigi, 1663
Collocazione: 10. s. I. 26 bis
Provenienza
Lascito Verzaglia Rusconi (1920).

30
578
31
579
Il fregio dipinto era un genere di decorazione assi diffuso nel sec. XVI
nei palazzi bolognesi e Nicol dellAbate ne era stato il principale
interprete.
Il soggetto traeva ispirazione dalle fonti classiche: come la guerra di
Troia e la fondazione di Roma. Nicol dellAbate nutriva una
particolare predilezione per i soggetti tratti dallEneide (Palazzi Poggi
e Leoni a Bologna e la Rocca a Scandiano) e questa scelta influenz
anche altri artisti come i Carracci a Palazzo Fava.

Le famose Storie di Enea, derivate dal II e III libro dellEneide di


Virgilio e dipinte ad affresco da Ludovico, Agostino e Annibale
Carracci sulle pareti del Palazzo Fava (attuale Albergo Majestic
Baglioni, via Indipendenza 8), tra il 1584 e il 1586, in un momento
ancora precoce della loro attivit, ebbero subito molto successo, come
puntualmente riferisce il Malvasia nelle vite dei pittori bolognesi
contenute nella sua Felsina pittrice del 1678.

La serie di incisioni del Mitelli ci offre la possibilit di conoscere


meglio gli affreschi che oggi, a causa del precario stato di
conservazione, sono purtroppo poco leggibili. Le dodici tavole incise
allacquaforte riproducono scene con vicende delleroe troiano, dai
cruenti episodi durante la caduta di Troia alle avventure per mare,
fino allavvistamento delle coste italiche; seguono otto incisioni con
figure virili in atto di lottare e sottomettere le arpie, che costituiscono
i termini posti a divisione delle scene.

32
580
Limportanza di questa serie testimoniata dal grande formato
dellalbum, ed suggellata nel frontespizio riccamente ornato dalla
magniloquente dedica rivolta al Principe Leopoldo de Medici
(1617-1675), che fu splendido mecenate e apparteneva al potente
casato per il quale Agostino Mitelli, padre di Giuseppe Maria, aveva
dipinto degli affreschi nel palazzo Pitti di Firenze.

Il Mitelli (1634-1718), fecondo artista particolarmente versato


nellambito dellillustrazione popolare, in questo caso si cimenta con
la grande pittura carraccesca, per trattare la quale, come riporta il
Malvasia, sispir ai disegni di Flaminio Torri preparati per essere
tradotti in rame e poi acquistati dallincisore dagli eredi, a causa della
morte prematura dellartista nel 1661.

Le tavole mitelliane mostrano una trascrizione fedele del fregio,


grazie ad un libero e continuo luire del segno, privo di
ombreggiature, cui si accompagna una solida e nutrita inchiostratura,
che contraddistingue la marcata incisivit delle tavole.
Proprio aa causa del pesante contrasto e della segnatura dei neri,
questa serie si deve far risalire ad una prima tiratura, anche perch
alcune iscrizioni col titolo sono ritagliate e incollate sotto la linea del
margine, differenziandosi da altri esemplari successivi che invece le
ricomprendono allinterno della lastra.

33
581
BIBLIOGRAFIA:
ANNA OTTANI CAVINA,
Gli Affreschi dei Carracci in Palazzo Fava, Bologna, Ptron, 1966;
FRANCA VARIGNANA,
LeCollezioni della Cassa di Risparmio in Bologna. Le incisioni 1. Giuseppe
Maria Mitelli, Bologna, Cassa di Risparmio in Bologna, 1978,
nn. 45-65, pp. 222-228;
ANTON W. A. BOSCHLOO,
Il fregio dipinto a Bologna da Nicol DellAbate ai Carracci (1550-1580),
Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1984; Bologna 1584.
Gli esordi dei Carracci e gli affreschi di Palazzo Fava, saggio introduttivo
di Andrea Emiliani, con scritti di Luigi Spezzaferro [et al.],
Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1984;
Annibale Carracci e i suoi incisori,
a cura di Evelina Borea e Ginevra
Mariani, Roma, cole Franaise de Rome, 1986, pp. 2-12;
CATHERINE LOISEL,
Il disegno: uno strumento privilegiato
per i Carracci, in Gli affreschi dei Carracci.
Studi e disegni preparatori, a cura di Catherine Loisel, catalogo
Della mostra, Palazzo Magnani, Bologna, Palazzo Magnani
24 maggio - 2 luglio 2000, Bologna, Rolo banca 1473, 2000,
pp. 96-104.
DANIELA SCAGLIETTI KELESCIAN,
Nota critica alle illustrazioni, in Catalogo del Bologna Festival 2001,
Bologna, Tipoarte, 2001, pp. 9-10.
V. R.

Nel capitolo che segue,


sono riportate altre
notizie su Giuseppe
Maria Mitelli

34
582
GIUSEPPE MARIA MITELLI
INCISORE

Giuseppe Maria Mitelli (Bologna, 1634 1718)


stato un incisore italiano. Figlio del celebre
pittore Agostino Mitelli
(Bologna 1609 - Madrid 1660) fu a sua volta
pittore, ma soprattutto fu uno dei pi prolifici
incisori del Seicento. Riprodusse a olio
capolavori dei Carracci, del Guercino e di altri
insigni pittori bolognesi.
Iscrizione incisa nella cornice ovale attorno al ritratto:
IOSEPH. MA. METELLUS. BONON.PICT.INCIS.PLASTICAEQ.STATUS
Sotto: Filius August. Metelli Hisp. regis Pict. Archit., Coryphaei/ Delineatione Inventione Preclarus
Artium complurium/Nobilium perornatus nunc Famulatui Principum insudans/Aetatis suae 39 1675

Realizz allacquaforte una straordinaria quantit di soggetti di ogni genere:


scene di vita quotidiana, allegorie sacre e profane, satire politiche, proverbi,
giochi di societ.
Le sue incisioni erano spesso accompagnate da
brevi commenti o da poesie in dialetto bolognese,
e furono usate nel fortunato programma RAI
"Almanacco del giorno dopo".

Libri: Proverbi figurati, Le ventiquattr'hore


dell'humana felicit.
Incisioni

1
GIOCO DI TUTTI I GIOCHI
Zugh d' tutt i zugh (gioco di tutti i giochi) e firmata in basso a destra MI. FE.
L'opera ritrae 21 riquadri, disposti su tre righe, 20 dei quali raffigurano un
gioco tradizionale. Dal primo riquadro in alto a sinistra, procedendo verso
destra, si elencano i giochi: gioco delle carte, trottola (prilla), bocce, "gioco
dell'amore tira tutto" (non identificato), tuccatigli, cricket (trucc), schiera (non
identificato), battimuro, birilli (zun), tzan (palamai solo una variante dello
tzan valdostano), pallacorda (balla), pallamaglio o pallone col bracciale
(ballon), ruzzola (ruzla), dama, cappelletto, lippa (giare), ? (non
identificato), ? (non identificato), ? (non identificato), biribissi.
Secondo Gioacchino Priscoglio: 2001 i giochi non identificati
corrisponderebbero a: biglie, filetto, morra, ruota della fortuna.

2
584
PROVERBI FIGURATI DI
GIUSEPPE MARIA MITELLI

3
585
4
586
5
587
6
588
7

589
8
590
COLLEZIONE
DI RITRATTI
DELL'ARCHIGINNASIO

1
BIBLIOTECA DIGITALE | HOME | RICERCA | SFOGLIA | AIUTO | RICHIESTA IMMAGINI

Questo archivio ha per oggetto la maggiore collezione di ritratti


dell'Archiginnasio, conservata al Gabinetto disegni e stampe.

Esso contiene 10.032 ritratti riferentesi a 5.428 persone, eseguiti dal


secolo XVI sino ai primi decenni del Novecento, provenienti da varie
donazioni, fra cui quella di Pelagio Palagi, e da acquisti.

I ritratti sono suddivisi in 59 cartoni e ordinati alfabeticamente


secondo il nome del personaggio.

La collezione eterogenea sia riguardo ai personaggi effigiati sia


riguardo alle tecniche di esecuzione, che comprendono incisioni,
litografie, disegni, fotografie e stampe tipografiche.

La collezione si trova indicizzata insieme alle altre raccolte di ritratti


dell'Archiginnasio in Le raccolte di ritratti della Biblioteca Comunale
dell'Archiginnasio, a cura di Paola Ceccarelli, Roberta Micheletti,
Giancarlo Tassinari, "L'Archiginnasio", LXXXV, 1990.

2
592
ID Immagine: 50_dr_01
Nome: RUSCONI CARLO RAFFAELE (1804 - 1818)
Qualifica: marchese
Fondo: Collezione dei Ritratti Cartone 50 Fascicolo 79
Carta 1
Nel retro:
timbro della Biblioteca municipale di Bologna

3
593
ID Immagine: 50_ds_01
Nome: RUSCONI DOMENICO FRANCESCO (1733 - 1785)
Qualifica: teologo
Fondo: Collezione dei Ritratti Cartone 50 Fascicolo 80
Carta 1
Nel retro:
timbro della Biblioteca municipale di Bologna

4
594
Vedi Retro

Due ritratti:

ID Immagine: 50_dq_01
Nome: RUSCONI ANTONIO LAMBERTO
(1743 - 1825)
Qualifica: cardinale
Fondo: Collezione dei Ritratti Cartone 50 Fascicolo 78
Carta 1
Nel retro:
timbro della Biblioteca municipale di Bologna
Vedi Retro

5
595
Immagine: 50_dt_01
Nome: RUSCONI PIETRO LUIGI
(sec. XVIII - XIX)
Qualifica: vescovo di Amatunte
Fondo: Collezione dei Ritratti cartone 50 Fascicolo 81
Carta 1
Nel retro:
timbro della Biblioteca municipale di Bologna

6
596
Immagine: 50_ds_01

Nome: RUSCONI GIOVANNI


(1801 - 1858)

Qualifica: legato Apostolico


Condizione documento: cattiva
Note generali: Nel cartone fascicolo 80bis
Fondo: Collezione dei Ritratt iCartone 50 Fascicolo 80
Carta 1b
Nel retro:
Timbro non presente

7
597
Ritratto in epoche diverse di

Nome: RUSCA FRANCESCO DOMENICO


(1761 - 1814)
Qualifica: generale
Fondo: Collezione dei Ritratti Cartone 50 Fascicolo 77 Carta 3
Nel retro:
timbro della Biblioteca municipale di Bologna
Vedi Retro

8
598
9
599
10
600
Tutte le copie di seguito presentate, firmate dal segretario addetto,
sono certificate con la scritta:
= concorda coll' originale come infine

11
601
ALTRE IMMAGINI DI PERSONAGGI, PI O MENO IMPORTANTI,
DELLA CASATA RUSCA RUSCONI

12
602
13
603
14
604
15
605
16
606
17
607
18
608
19
609
20
610
21
611
22
612
613
614
615
616
617
618
619
620
621
622
623
624
625
626
627
628
629
630
631
632
633
634
635
636
637
638
639
640
641
642
643
644
645
646
647
648
DOCUMENTI SINGOLARI
123/84. (Manoscritti - Araldica).
Archivio "Conte" Belletti.

Lotto di qualche centinaio di documenti vari, 1930/1960 circa, tutti


provenienti da Pietro Belletti, bolognese noto come
Conte Piergaetano Belletti di Santo Stefano.

Questi, figlioccio della Marchesa Giulia Rusconi Verzaglia, pass gran

parte della vita a cercare una nobilt che trov poi, episodicamente, col sigillo

della Casa Imperiale di Costantinopoli, anch'essa effimero tentativo durato

un certo periodo in Roma, celebri le dispute con Tot, ecc. nei primi anni '50.

Un cartone da esaminarsi con attenzione, decine di carte di ogni genere,

banali o ufficiali, attestati, certificati, appunti manoscritti, ricerche araldiche,

lettere e cartoline, qualche foto e una "Storia della famiglia Belletti",

manoscritta e appartenente al tentativo di scoprire antenati illustri per

censo.

Curioso ensemble. Euro 200

2
650
INQUISIZIONE - COMO

RUSCONI SOTTO LA TORTURA

XILO-1866
3

651
Questo signore, memore e riconoscente alla Marchesa Giulia Verzaglia, era
nientemeno che Pilade Pollazzi
(Firenze, 1852 Firenze, 1940) il fondatore
di Scena Illustrata alla fine del XIX secolo.

4
652
Nel 1885 fond la rivista
quindicinale Scena illustrata,
rivista illustrata a colori, sorta sulle
rovine del foglio drammatico Carlo
Goldoni e del Corriere di Firenze.

Fu direttore, proprietario ed
editore della rivista per
cinquant'anni, sino al 1935, anno in
cui fu venduta alla Bemporad-
Dauphin.

La rivista ebbe successo sia per la


scelta collaborazione letteraria (tra
gli altri Carducci, De Amicis,
Verga, Fogazzaro, Capuana, Croce,
Zola)

sia per l'attrattiva estetica alla quale contribuirono i frontespizi ornati di fregi
liberty e le copertine d'autore dei principali illustratori dell'epoca. La rivista
rivolse la sua attenzione alla letteratura, all'arte, allo spettacolo e al costume,
alla cronaca e allo sport. Pollazzi dedic alla rivista tutta la sua vita.

Fu scrittore e giornalista. Richiam l'attenzione del pubblico con iniziative


particolari, come il volo in mongolfiera sull'Appennino, l'ingresso nella
gabbia dei leoni, la partecipazione a gare automobilistiche, a gare a cavallo
alle cascine.

Ebbe contatti personali e corrispondenza con molti scrittori dell'epoca, tra i


quali Carducci e D'Annunzio.

Nel 1928 gli fu conferita la Legion d'Onore e nel 1967 gli fu intitolata una
strada a Roma.

Riposa tra gli "Illustri" nel Cimitero Monumentale delle Porte Sante di
Firenze.

5
653
SCENA ILLUSTRATA. Rivista quindicinale di letteratura, arte e
sport.:
Pollazzi Pilade (direttore)
Editore: 1903-1905, Firenze, 1903
Usato / Quantit: 1

6
654
VIBRAZIONI - PILADE POLLAZZI 1897-
Direttore rivista SCENA ILLUSTRATA-FIRENZE

7
655
1895 circa-Direttore PILADE POLLAZZI Autografo-SCENA ILLUSTRATA

FIRENZE+

Ma sempre memore e riconoscente!

All'Egregio Sig.Carmelo Cantalamessa Carboni. Il Direttore della "Scena


Illustrata" memore e riconoscente dedica. Ritratto (cm 19x14) fotografico con
dedica del Direttore. (ottimo stato di conservazione) (96 EBAY)

8
656
CANTO EPITALMICO

Canto epitalamico* offerto alla nobile signora Luigia Ascari


Rusconi nel di delle nozze della sua figlia Fanny col conte
Bertucci Maldura del cavaliere Girolamo Polcastro.
Padova: 1838.

*Nella letteratura classica, carme nuziale originariamente cantato alla sposa


la sera delle nozze: gli epitalami di Saffo, di Catullo.
Etimologia: dal lat. epithalamu(m), dal gr. epithalmios (hmnos) (canto)
nuziale, comp. di ep sopra, presso e thlamos letto nuziale, talamo

I nuptialia o scritti per nozze, hanno origine in tempi molto lontani,


probabilmente sono coevi alla nascita dellistituzione matrimonio e del rito
nuziale ed erano in uso nellantica Grecia e presso i Romani. In Italia queste
pubblicazioni costituiscono un genere letterario, ma forse sarebbe pi corretto
dire una usanza sociale, che si afferma dal XVI XVII secolo e che appare
come unevoluzione degli imenei greci, ossia degli inni cantati in coro da
gruppi di giovani durante il trasferimento della sposa presso la dimora
maritale. Degli epitalami, cio delle serenate e dei canti eseguiti la sera delle
nozze davanti alla camera nuziale in segno di buon augurio e degli antichi
fescennini romani, versi dal carattere tipicamente popolare, rustico e spesso
licenzioso cantati e recitati durante matrimoni, trionfi e feste anche agresti.
Ne scrissero Saffo, Teocrito, Callimaco e Catullo per cantare e raccontare di
nozze mitologiche o fantastiche. Nel Medioevo sembrano essere caduti in
disuso, per tornare in auge con lavvento e la diffusione della stampa.

9
657
I nuptialia pubblicati in Italia dal XV I secolo hanno precise peculiarit: sono
composizioni stampate contemporaneamente alI invito a nozze.
Si tratta di un genere letterario considerato minore, che appare solo a margine
della storia della letteratura italiana, poco studiato e trascurato dalla critica
letteraria, diventato parte del rituale stesso delle nozze e rimasto in uso per
ben quattro secoli. I nuptialia, in qualsiasi secolo siano stati composti oltre
allimportanza che rivestono in ambito bibliografico, offrono numerose chiavi
di lettura, da quella storica, a quella letteraria, sociologica e della storia del
costume. Bench siano considerati spesso e a torto pubblicazioni effimere,
notevole il loro valore storico; essi sono, infatti, espressione di usi e costumi
di comunit o di aggregati sociali che variano attraverso i secoli e osservati
nel loro, insieme costituiscono una testimonianza preziosa dellambiente del
quale sono emanazione. Ci aiutano a ricostruire una complessa rete di
relazioni e di rapporti che nella maggior parte dei casi, e per molti secoli,
sono stati intessuti per instaurare e consolidare alleanze tra famiglie pi che
per ottemperare a una scelta individuale dei futuri sposi. Da questo punto di
vista, soprattutto per le classi sociali pi elevate, il matrimonio, espressione di
una scelta compiuta appunto dai gruppi familiari, appare pi un evento
sociale che una vicenda strettamente privata, un legame stretto in funzione di
unire, conservare e tramandare patrimoni o trasmettere il nome della casata,
tanto che molto spesso le strategie matrimoniali hanno condizionato o
addirittura deciso assetti politici ed economici di comunit.

Vedi di seguito

10
658
659
660
661
662
663
664
665
666
667
668
Stampa Tipografia Masi
Aprile 2016

Vous aimerez peut-être aussi