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Primadicominciare

I temi o argomenti di questo sussidio sono tratti dai vari momenti della celebrazione
Eucaristica, visti e interpretati non come dei riti a se stanti, ma come occasioni che
provocano ad assumere particolari atteggiamenti e comportamenti che caratterizzano
lesperienza cristiana. Il filo conduttore che percorre tutti i temi potrebbe essere appunto
questo:

LEucaristia insegna e abilita a vivere da cristiani.

Ecco di seguito i temi o argomenti accostati in questo sussidio:

1. EUCARISTIAComunioneComunit
2. LEUCARISTIAfalaDOMENICA,ilGiornodelSignore
3. AllEUCARISTIAilSignoredialogaconnoi
4. AllEUCARISTIAperdireGrazie!
5. LEUCARISTIACorpoeSanguediGesCristo.Pernoi.
6. LEUCARISTIA Comunione.
7. ComeaccostarsiallEUCARISTIA

NB. Qualora le circostanze non consentissero di percorrere questo itinerario nella sua
completezza, si cercher di non tralasciare quantomeno i temi sottolineati.

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Per la formazione e preparazione

di quanti svolgono il compito di Catechisti

o di Animatori degli incontri dei Genitori

Per il primo Incontro (Ottobre Novembre)

EUCARISTIA Comunione - Comunit

Che il traguardo di questanno sia la prima Comunione lo sappiamo tutti, anche i


bambini. Tutto sta a vedere se noi e loro riusciremo a renderci conto di cosa vuol dire
comunione: il rischio che la si riduca a una cerimonia, a una festa, passata la quale poi
finito tutto.
Potremmo dire che lo scopo di tutti gli incontri di questanno tra genitori, in
famiglia con i bambini, in Parrocchia cercar di comprendere cosa vuol dire
comunione.
E unesperienza, in fondo, molto di pi che andar a prendere una particola. Ad
insegnare ai bambini come si fa a prendere la particola (che comunque il Corpo di Ges)
si fa presto; educare loro, e noi, alla comunione tuttaltra cosa. Ci vorr un po di
pazienza.

Tanto per cominciare, si pu notare che ci sono parole simili a comunione, e senzaltro
imparentate con questa, per esempio la parola comunit: comunit e comunione hanno a che
vedere una con laltra, senzaltro sono imparentate. E largomento che apre litinerario di
questanno, sia con i genitori che con i bambini.

Non c comunione, senza comunit;

e non c comunit, senza comunione.

Cerchiamo di capire.

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Come sempre, occorre partire dalla Bibbia: lo strumento migliore per capire le cose
preziose che Dio ci ha donato e quello che ha da dirci. Tra tutti i libri della Bibbia ce n uno, posto
dopo i vangeli, intitolato Atti degli apostoli. Descrive come sono andate le cose dopo che Ges ha
affidato a quei 12 la missione che lui stesso aveva cominciato.

Con Ges era nata una comunit: quanti avevano deciso di credere in lui e di seguirlo, si
trovarono a formare una Comunit. Il libro Atti degli apostoli parla anzitutto di quella Comunit (che
risiedeva a Gerusalemme), e ne parla non tanto per farcene la cronaca o raccontarcene la storia,
ma per dire: Ogni Comunit di cristiani se vuole essere vera, autentica - deve assomigliare a
questa. Questa, che viveva a Gerusalemme, stata la prima in assoluto; ma ha certe
caratteristiche, certi connotati, che ogni Comunit dovr avere, anche se si trova agli antipodi di
Gerusalemme. E infatti, negli Atti degli Apostoli, si parla poi di altre Comunit che sorgono un po
dappertutto (in Siria, in Turchia, in Grecia, in Italia), ma tutte anche se diverse per cultura e per
lingua hanno alcune caratteristiche comuni.

Sentiamo direttamente dagli Atti degli Apostoli quali sono queste caratteristiche, questi segni
particolari

Quei primi cristiani erano perseveranti nellinsegnamento degli apostoli e nella


comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Avevano un cuore solo e unanima
sola e nessuno considerava sua propriet quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era
comune. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perch quanti possedevano campi o case
li vendevano, portavano il ricavato di ci che era stato venduto e lo deponevano ai piedi
degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. Godevano il favore
di tutto il popolo. (Atti 2,42ss; 4,32ss).

Se uno chiedesse cosa vuol dire comunione, in questo quadro avrebbe gi una prima risposta: i
cristiani di quella Comunit erano un cuor solo e unanima sola; comunione vuol dire molti, s ma
un cuor solo e unanima sola.

Com possibile questo?

Come si pu arrivare ad essere cos?

Qui lo si dice chiaramente.

Quei cristiani erano perseveranti nellascoltare linsegnamento degli apostoli, cio la


Parola di Dio che gli apostoli prendevano dalla Bibbia, dal vangelo. Questa la prima caratteristica
della Comunit, oltre che la prima esigenza della Fede stessa. Dal momento che non siamo fatti
solo di stomaco, ecco che per vivere non ci bastano gli alimenti: abbiamo bisogno di ascoltare

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frequentemente la Parola di Dio. (Qui, allora, c gi uno dei motivi per cui i cristiani si radunano
almeno una volta la settimana, la Domenica: senza ascolto della Parola di Dio non si pu andare
avanti da cristiani, anzi, non si sta nemmeno in piedi da cristiani. E una caratteristica questa che
nel corso del nostro itinerario di questanno avremo modo di riprendere e approfondire meglio).

La seconda caratteristica data dal fatto che erano perseveranti nella comunione. Cosa
sar questa comunione? Noi conosciamo la comunione dei beni (un concetto giuridico che ha a
che vedere con il patrimonio e le propriet delle persone che vivono insieme). Anche qui si tratta di
comunione di beni: ma quali esattamente?

La Fede, il fatto di credere tutti nello stesso Ges, il dono di essere figli di Dio e poterlo
chiamare con confidenza Padre nostro, e ancora: la carica interiore che sostiene e anima tutti e
che si chiama Spirito Santo.

Ecco i doni; ecco in cosa consiste la comunione dei beni per quei cristiani. E tutto questo sentito
come una ricchezza cos grande, che ogni altra (propriet, beni mobili o immobili) passa al
secondo posto: Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perch quanti possedevano campi o case li
vendevano, e il ricavato veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.

Non che rinunciassero alle loro propriet, ma poteva accadere che chi era proprietario di ci che
non era strettamente necessario, lo mettesse a disposizione di quanti erano nel bisogno.

Avevano un cuore solo e un'anima sola, si afferma anche. Cio avevano un altro modo di
relazionarsi tra loro, non come sconosciuti (che tuttal pi sanno adoperare le buone maniere e la
buona educazione, no qui si va oltre); qui c la consapevolezza che se io e anche tu, diciamo
ambedue a Dio Padre nostro, allora tu e io siamo fratelli, e come tali naturale che ci
comportiamo. Insomma, non relazioni superficiali, o semplicemente cameratesche, o da colleghi
di lavoro; ma pi intense, pi profonde, fraterne in una parola. Ecco in cosa consisteva quella
comunione.

E arriviamo alla terza caratteristica: erano assidui nello spezzare il pane. Frazione del
pane, o spezzare il pane, era il gesto fatto da Ges la sera dellultima cena: prese il pane, lo
spezz e lo diede loro dicendo: Prendete e mangiate, questo il mio corpo. E lEucaristia questo
spezzare il pane, cio proprio quella a cui cercheremo di prepararci con i bambini nel corso di
questanno.

Ges non lo si vede come lo vedevano in Palestina 2000 anni fa; ora Ges presente in modo
diverso. Quando lo si pu incontrare? E dove? L dove ci si trova insieme per spezzare il pane
dellEucaristia, c Ges Cristo. Quello lappuntamento che egli d a quanti credono in lui.

Perseveranti nelle preghiere erano ancora quei primi cristiani: la quarta caratteristica di
quella Comunit. Veniva da s lesigenza di pregare, non era imposta da nessuno, perch quando
ci si sente amati da qualcuno, viene da s il bisogno di parlarsi e di ascoltarsi, di comunicare
insomma. Anzi, non se ne pu pi fare a meno, perch proprio questo che d respiro alle nostre
relazioni. E la Fede non forse relazione con Dio? Se si riduce ad atteggiamento religioso

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soltanto, allora decade a comunicazione a senso unico: si prega solo quando non si sa pi dove
sbattere la testa, ma quel pregare un monologo, non dialogo.

Se la Fede relazione, viene da s il bisogno di pregare, di ascoltare Dio e di rispondergli. Ed un


dialogo tanto assiduo e frequente, quanto pi intensa e viva quella relazione.

Ecco come si pu arrivare ad essere una comunit in cui tutti sono un cuor solo e
unanima sola: ascoltando la Parola di Dio praticando la solidariet fraterna
celebrando lEucaristia pregando ogni giorno. In una Comunit cos, non c bisogno
di perdere tempo a spiegare cos la comunione, perch la si sperimenta, la si tocca con
mano, la si vive.

Siamo in grado, come cristiani, dispirare simpatia?

S, bella questa Comunit che ci descrivono gli Atti degli Apostoli, per si potrebbe
obiettare - noi non viviamo a quei tempi ma 2000 anni dopo, e non ci troviamo a Gerusalemme ma
in Italia.

E cosa cambia?

Di quei primi cristiani la gente di allora andava dicendo: guardate come si amano! Facevano bella
impressione insomma, ispiravano simpatia.

Viene da s di domandarsi: i cristiani di oggi sono ancora in grado di ispirare simpatia? O pi


precisamente: siamo in grado di suscitare simpatia?

Non che in quanto cristiani si debba far di tutto per riuscire simpatici a quelli che non credono
(con il pretesto di attirarli a credere pure loro); ma quando ci si sforza di essere coerenti (se pure
con tanti limiti e difetti), inevitabile suscitare attenzione o ammirazione . Infatti

la luce, quando notte, non si pu far a meno di vederla.

Noi siamo luce, siamo fatti per essere luce. E Ges Cristo che ci d questa qualifica: Voi siete la
luce del mondo!

Infatti, uno dei segni del nostro Battesimo stato proprio questo: la luce del cero acceso. Ma cosa
vorr dire Ges Cristo con lespressione Voi siete la luce del mondo?

La Fede che avete ricevuto in dono se la saprete apprezzare ha leffetto di illuminare tutto ci
che riempie la vostra esistenza: il lavoro, le relazioni, le amicizie, il tempo libero, anche le difficolt,
perfino le sofferenze. Illuminare equivale a dare colore a situazioni che altrimenti sarebbero
piuttosto opache, o addirittura grigie.

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Da cosa si nota che quella luce arde e splende? Il Catechismo dei bambini afferma, con parole che
anchessi possono capire, che essere luce del mondo vuol dire amare Dio nostro Padre sopra ogni
cosa e fare le opere dellamore.

Poi le elenca queste opere dellamore: son quelle che, con un linguaggio pi tradizionale, si
chiamano opere di misericordia (e consistono nel dar da mangiare a chi ha fame, visitare i malati,
vestire chi ha freddo, confortare chi soffre, accogliere quanti non hanno n casa n lavoro,
perdonare le offese, pregare per i vivi e per i morti).

E evidente che nessuno in grado di compiere tutte queste opere al completo, ma resta il fatto
che ogni persona ha lopportunit di fare le sue opere di misericordia, partendo sempre dalle sue
situazioni reali e quotidiane.

In ogni professione, in ogni mestiere, c poi modo e modo di lavorare; c anche un modo
cristiano (fatto di onest, di diligenza, di attenzione alle persone prima che alle cose) come c un
modo di lavorare che cristiano non affatto.

Nelle relazioni, capita la stessa cosa: perdono, comprensione, solidariet, sono i connotati di
relazioni tipicamente cristiane.

Anche le stesse difficolt della vita, le grane o le prove, possono essere affrontate con
atteggiamento cristiano: molto diversa allora lesistenza delle persone.

Ecco cosa vuol dire: far splendere quella luce.

Si noti, tuttavia, che Ges Cristo non dice: Fate in modo di essere luce. No, un dato di fatto,
come se ci consegnasse la nostra carta didentit: Voi siete la luce del mondo!. Lo siete per la
Fede che avete ricevuto in dono: allora fate in modo che splenda, che arda, e possa davvero
illuminare. Infatti, ecco unaltra cosa precisazione che troviamo: Nessuno accende una luce per
metterla sotto un secchio; anzi, la mette sul lampadario, in modo che illumini tutta la stanza!.

Probabilmente questa una provocazione anche per noi cristiani di oggi: se ci pare
che la nostra luce sia un po fioca o illumini poco, forse perch labbiamo messa sotto un
secchio. Non potremmo cercare di tirarla fuori da l e metterla sul lampadario?

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Per la formazione e preparazione

di quanti svolgono il compito di Catechisti

o di Animatori degli incontri dei Genitori

Per il secondo Incontro (Dicembre)


LEUCARISTIA fa la DOMENICA,
il Giorno del Signore

(Premessa:

Preparare in modo adeguato alla Prima Comunione non significa che i bambini e ancor prima i
genitori - debbano senzaltro capire tutto, imparare tutto quello che vien detto: per ora importante
che di tutte le cose belle e preziose che si cerca di condividere con loro, abbiano almeno unidea,
unintuizione. Poi negli anni che seguiranno se ci sar costanza nel proseguire ci saranno
anche le occasioni per comprendere meglio e per approfondire con pi chiarezza).

Prima Comunione, a dir il vero, espressione un po povera. Non forse vero che delle
cose che riteniamo importanti sappiamo sempre dire il nome preciso, esatto? Meglio dire Prima
Eucaristia. Eucaristia il nome esatto di questa celebrazione che la pi importante di tutte, in
questo fenomeno complesso che il Cristianesimo.

Per capire e anche per spiegare ai bambini - cos lEucaristia, procederemo come in un viaggio
di avvicinamento, poco a poco. Come partendo da una periferia e andando verso un centro

Un primo passo gi stato fatto la volta scorsa, ora ne seguir un altro.

Domenica: giorno diverso dagli altri

Tutti i giorni si celebra lEucaristia: ovviamente vi partecipa chi pu e ne sente limportanza.


Ma c un giorno in cui tutta la Chiesa si raduna per questa celebrazione: la Domenica, la Festa;
tanto che la Chiesa, nel corso di questi 2000 anni, ne ha fatto addirittura un precetto: ci vuol dire

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che partecipare allEucaristia in quel giorno di importanza fondamentale per i cristiani. Perch
mai? come si arrivati a dare cos tanta rilevanza a quel giorno particolare?

Quella di far festa ogni sette giorni unabitudine che noi cristiani abbiamo preso dal
popolo della Bibbia: quel popolo (gli ebrei) faceva festa il Sabato (come ancor oggi, del resto). Noi
cristiani siamo per cos dire innestati su quel popolo, su quel ceppo: certi motivi ideali, vissuti dal
popolo della Bibbia, fanno parte anche della nostra esperienza di fede.

Per ritrovare dignit

Il primo motivo ideale per far festa ogni sette giorni la Bibbia lo coglie agli inizi, nellevento
della creazione del cosmo. La prima pagina della Genesi descrive la creazione con linguaggio
poetico, mitico; come la realizzazione di una grande opera darte che si dispiega su un arco di
sei giorni (che la scienza affermi che ci son voluti milioni e milioni di anni, non smentisce per
niente le affermazioni della Bibbia: ad essa non interessa come si formato il cosmo, ma chi lha
voluto, e il perch; e lo dice con lunico linguaggio adatto per dire queste cose, quello della poesia).

Al culmine (il sesto giorno) siamo al vertice della creazione: Dio d lesistenza alle creature
pi elevate e pi nobili: luomo e la donna; li crea a sua immagine e somiglianza. Questo, in realt,
era da sempre lobiettivo di Dio: avere davanti a s qualcuno con cui stabilire una relazione
damicizia, qualcuno con cui dialogare con familiarit (per questo la Bibbia afferma che cre luomo
e la donna a sua immagine e somiglianza: solo con i propri simili che si pu dialogare).

I giorni della settimana, tuttavia, sono sette, non sei. E nel settimo, cosa accade? La Bibbia
afferma: Dio nel settimo giorno port a termine il lavoro che aveva fatto e cess da ogni suo
lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacr. (cfr. Genesi 1,1-2,4). Benedire, per la Bibbia,
vuol dire riempire di opportunit, impreziosire, dare valore. Consacrare significa riservare qualcosa
a uno scopo preciso, che ha direttamente a che vedere con Dio.

Per cui il settimo giorno diverso dagli altri sei perch riserva delle opportunit in pi, che
tuttavia tocca alluomo e alla donna cogliere. E le colgono davvero se anche per loro quel
giorno riservato allincontro con Dio, e a quelle occupazioni o interessi che anche a lui
stanno a cuore.
Certo, anche negli altri giorni della settimana si collabora con Dio: con il lavoro, con le
occupazioni orinarie, con gli impegni abituali. In questo il 7 - ci incontriamo
direttamente con lui, come familiari e amici: ritroviamo in tal modo la nostra identit,
gustiamo la nostra dignit di creature fatte a immagine e somiglianza di Dio. Senza questo
giorno riservato allincontro, con il Signore, la coscienza della nostra dignit si perderebbe,
si oscurerebbe.

Per non diventare schiavi

Quel popolo, a un certo punto della sua storia, fece lesperienza delloppressione,
della schiavit: si trov a vivere in un paese straniero, alle dipendenze di una grande
potenza: lEgitto dei Faraoni.
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Qualche secolo dur quellesperienza di oppressione, poi finalmente si apr la via
della libert: fu il Signore stesso a prendere liniziativa di quella liberazione.
Quel fatto - quella liberazione - fu lavvenimento pi importante di tutta la storia di
quel popolo, tanto da lasciare il segno in una Festa annuale: la Pasqua. Ma una Festa
allanno era troppo poco per ricordare quellavvenimento: da un anno allaltro poteva
accadere di tornare schiavi di nuovo. Era opportuno ricordarsene pi spesso, almeno ogni
sette giorni: ecco allora che il Sabato il settimo giorno divent la Festa settimanale
della libert da ogni schiavit. (E quando si dice schiavit, si deve tener presente che la
peggiore non quella di essere sottomessi a padrone; ce ne sono di ben peggiori, di pi
subdole, pi nascoste: si pu diventare schiavi anche delle cose, come dellingordigia ad
esempio, del consumismo, del divertimento pagato a caro prezzo. E ancora: quale altro
motivo pu portare a tenere aperti negozi e supermercati anche di Domenica, soprattutto
nellimminenza del Natale? Si pu essere schiavi delle mode culturali, per cui ci si sente
in obbligo a fare cose, ad assumere certi atteggiamenti, perch cos fan tutti S, sono
davvero tante le schiavit, anche ai nostri giorni).
l settimo giorno grazie a quellappuntamento con Dio - offre lopportunit di prendere le
distanze da tutte quelle cose che potrebbero rendere schiavi. Smettere di lavorare
significa, per l'uomo, affermare che non un bisognoso n una bestia da soma. Smettere
di lavorare significa, per lui, sottrarsi agli imperativi della produzione e manifestare la sua
libert rispetto al lavoro. Ecco allora il terzo comandamento che dice: Ricordati del settimo
giorno per santificarlo Non farai alcun lavoro, n tu n i tuoi animali perch sono gli
schiavi che lavorano sempre senza interruzione: tu invece sei stato liberato dal Signore
dalla schiavit dellEgitto. (Deuteronomio 5, 12-15)

Santificare il 7 giorno: cosa vorr dire? santo, santificare ha a che vedere con Dio: lui
solo santo. Affermare che santo come dire che diverso, ma diverso in senso
positivo e buono: diverso, per dirla in breve, da tutto ci che buono non .
Santificare il giorno festivo pertanto vuol dire renderlo diverso, secondo Dio. S, si possono
fare tante cose diverse dagli altri giorni (andare in montagna, o a spasso, ma non questa
anzitutto la diversit che fa santo quel giorno: ne prova il fatto che quando si riempie la
domenica di troppe cose se pure diverse - alla sera si pi stanchi che in tutti gli altri
giorni). No, occorre essere chiari: santificare la festa ha a che vedere con Dio; fare
dellincontro con lui il vero centro di quel giorno. E Dio infatti il liberatore da ogni schiavit,
antica o moderna che sia.
Ma non sono solo queste le motivazioni.

La Domenica dei cristiani

Noi cristiani non facciamo festa il sabato, ma la Domenica. Perch un tale


cambiamento? E da dove viene questo nome Domenica?
A ogni giorno della settimana fu appioppato fin dal tempo dellantica civilt romana il nome di
un pianeta: da luna, marte, mercurio, giove, venere derivarono luned, marted, mercoled, gioved
venerd (sabato un nome che viene dalle antiche culture del Medio Oriente). Il giorno dopo il
sabato era dedicato al sole: giorno del sole.

Conosciamo il testo di una lettera, scritta 1800 anni fa da un certo Plinio, originario di Como, che
ricopriva la carica di procuratore romano in una citt dellAsia Minore; Plinio scrive allimperatore in
questi termini: Abbiamo arrestato un gruppo di persone mentre stavano celebrando un raduno a
onore di un certo Cristo, nel giorno del sole: dimmi cosa devo fare di costoro. Erano tempi di
persecuzione per i cristiani; allora andare a messa la domenica poteva costare anche la vita.
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Giorno del sole si chiamava quello dopo il sabato. Come mai diventato per i cristiani
giorno del Signore? Il vangelo ce ne dice il motivo: Ges Cristo, che era morto, risorto nel
giorno dopo il sabato. Non solo, ecco cosa accaduto quel giorno:

mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,
venne Ges, si ferm in mezzo a loro e disse: Pace a voi!. Detto questo, mostr loro le mani e il
costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Ges disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il
Padre ha mandato me, anch'io mando voi. Dopo aver detto questo, soffi su di loro e disse:
Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete,
resteranno non rimessi.

Quel giorno dopo il sabato il Signore venne tra i suoi, si ferm in mezzo a loro, e fece loro
dei doni: la pace (che liberazione dalle paure, serenit, armonia) e lo Spirito Santo
(che luce ed energia per andare avanti da cristiani). Poi il vangelo continua e dice:

Tommaso, per - uno dei Dodici -, non era con loro quando venne Ges. Gli dissero
allora gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore!. Ma egli rispose: Se non vedo nelle sue
mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano
nel suo costato, non creder.

Chiss dovera andato Tommaso(per i fatti suoi, si potrebbe dire!). Fatto sta che il
Signore risorto lui non lha incontrato, quei doni della pace e dello Spirito santo lui non li ha potuti
ricevere; la sua fede rimasta vacillante e povera comera prima.

Tommaso, in tal senso, il rappresentante di un certa mentalit (che c sempre stata, ma


che tipica soprattutto di questepoca moderna). E quella mentalit che ragiona e dice: io la
domenica vado per i fatti miei e Dio se occorre - lo incontro lo stesso: che bisogno c di
trovarsi con gli altri in una chiesa per incontrarlo?.

Come rispondere?
Dio, nessuno non lo pu incontrare cos come si incontra una persona per strada;
noi possiamo incontrare Ges Cristo, suo Figlio che ha preso un volto umano, ma lo
possiamo incontrare a una condizione ben precisa: occorre trovarsi l dove lui viene. E
dove, esattamente? L dove i suoi discepoli sono riuniti nel suo nome.
Se si prescinde da quel contesto, ci potr pure essere una sensazione religiosa di
qualche genere nellarco della Domenica, ma una vera esperienza di Dio, un contatto
reale con Ges Cristo vivo, non c, non possibile che ci sia.
Infatti, poi lo stesso vangelo continua:

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Ges,
a porte chiuse, si ferm in mezzo a loro e disse: Pace a voi!. Poi disse a Tommaso: Metti qua il
tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere pi
incredulo ma credente!. Rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio!. Ges gli disse: Perch mi
hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!.(Giovanni 20,19-29)

Otto giorni dopo quella prima volta il conto presto fatto ancora il giorno dopo il sabato.
Venne il Signore: incontrarsi con i suoi proprio in quel giorno era diventata ormai unabitudine.
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Tant vero che per i cristiani, da giorno del sole qual era prima, quello diventato il giorno del
Signore. Signore in latino si diceva Dominus, quel giorno diventato Dominica: Domenica.
Domenica vuol dire: Giorno in cui viene il Signore.

Viene l dove i suoi si radunano per lEucaristia: pu essere una grande cattedrale, oppure
una baracca, o una tenda, o sotto un albero Viene e dialoga con loro: nellEucaristia le letture
terminano tutte con questa espressione: Parola di Dio Parola del Signore e si risponde: Lode
a te, Signore Ascoltaci, Signore. Ora, Lode a te o Ascoltaci, lo si pu dire solo a uno che
presente, l in mezzo a noi

Questo il motivo pi decisivo di tutti per partecipare allEucaristia della Domenica.


Se fosse solo un rito, sempre lo stesso, senzaltro ci sarebbero alternative migliori
allandare a Messa. Se invece si ama davvero il Signore Ges Cristo, e si convinti che
quella loccasione per incontrarlo e ricevere quei doni che ci permettono di vivere da
cristiani, allora la Messa della Domenica diventa importante almeno quanto il ritrovarsi
come famiglia attorno alla stessa mensa ogni giorno.

Una drammatica testimonianza

Abitne era unantica citt romana dellAfrica del Nord (nellattuale Tunisia). Nellanno 304, un
gruppo di 49 cristiani, composto da uomini, donne, giovani e bambini, contravvenendo agli ordini
dell'imperatore, si riunisce nel giorno del Signore in casa di uno di loro per celebrare l'Eucaristia.
Scoperti, vengono imprigionati e processati. I verbali di quel processo sono giunti fino a noi.

Alla domanda del proconsole che chiede come mai avessero disobbedito al divieto
dellimperatore, il padrone di casa risponde: Noi cristiani non possiamo vivere senza
Domenica. Domenica per loro voleva dire essenzialmente Eucaristia, perch per il resto
quello era in tutto e per tutto un giorno di lavoro come gli altri.

Quei cristiani furono condannati a morte: i martiri di Abitne.


A differenza di loro, noi non rischiamo affatto di essere denunciati o imprigionati
perch andiamo a Messa, e tuttavia se ci riteniamo cristiani e tali vogliamo essere -
pi che ovvio fare della Domenica un giorno diverso dagli altri, ma diverso nel senso pi
vero, cio perch ha al centro il Signore.
Altrimenti, le cose che possiamo fare noi per renderlo diverso, farebbero della
Domenica semplicemente unevasione; unevasione per non pu dare carica e motivi per
affrontare la vita da cristiani, capaci di far fronte in un certo modo alle responsabilit, alle
difficolt, alle crisi; in grado di comprendere, di amare anche quando costa, di perdonare
Questa carica ce la pu dare il Signore.
Ecco perch nel nostro interesse partecipare allEucaristia: il Signore lha inventata per
questo.

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Per la formazione e preparazione

di quanti svolgono il compito di Catechisti

o di Animatori degli incontri dei Genitori

Per il Terzo Incontro (Gennaio)


ALLEUCARISTIA VIENE IL SIGNORE
E DIALOGA CON NOI

Perch dedicare un anno a parlare di queste cose? Se si trattasse solo di una cerimonia
da prepararebasterebbe fare qualche prova alcuni giorni prima!

Il fatto che lEucaristia molto di pi che un rito o una cerimonia. E fatta di vari momento,
ognuno dei quali un atteggiamento di vita, un modo di comportarsi nella vita. Per cui, preparare i
bambini alla Prima Comunione in realt educarli ad assumere certi atteggiamenti, certi modi di
comportarsi nella vita (gi labbiamo intravisto con il significato della parola comunione: un modo
di vivere che va ben aldil del mettere in bocca unostia consacrata!).

Ebbene, questa realt preziosa che chiamiamo Eucaristia in effetti una mensa: andare
allEucaristia come andare a mensa: la mensa del Signore (a volte si parla anche di banchetto, di
convito).

A cosa serve la mensa? perch si va a mensa? per mangiare, ovviamente, per nutrirsi. Ma
accanto a questo c anche un altro motivo, altrettanto importante: la mensa fatta non solo di
cibo da mettere sotto i denti, ma anche di relazione tra persone, di parole dette e scambiate, cio:
dialogo, conversazione; questo il bello della mensa. Nonostante che in questepoca moderna i
ritmi e gli orari delle famiglie risultino sconvolti, ciononostante sappiamo apprezzare tutti
lopportunit di sedere a mensa insieme, soprattutto in certe occasioniE per questo che in tutte
le culture del mondo la mensa, il fatto di mangiare insieme, sempre stato visto come un
momento importante, nobile, se non addirittura religioso. Certo, si ha bisogno di mangiare per
vivere, ma il solo fatto di mangiare non ci distingue molto dagli animali. Che noi siamo umani lo si
vede dal fatto che, alla greppia o alla tavola calda, preferiamo la mensa, dove ci si nutre e di cibo,
e di parole (dette, ascoltate, scambiate).

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Anche lEucaristia troviamo queste stesse caratteristiche: parole e cibo; il tutto di una
qualit superiore rispetto a quella delle nostre case, perch le parole qui sono quelle di Dio e il cibo
il corpo e il sangue di Ges suo Figlio.

In termini pi precisi, siamo soliti parlare di Liturgia della Parola e di Liturgia Eucaristica.

Prendiamo in considerazione anzitutto la prima parte della mensa: la Liturgia della Parola,
appunto. (E qui Parola lo scriviamo sempre maiuscolo, perch intendiamo quella di Dio).

Dio parla, infatti

anche se alcuni (abituati ai rumori e ai suoni che colpiscono gli orecchi) dicono di non sentirlo. Ma
se Dio diverso dagli uomini, probabile che quando parla non faccia rumore come fanno le
nostre parole umane.

Daltronde, pur giusto chiederselo: che bisogno ha Dio di parlare?

Gli esperti del linguaggio dicono che a questo mondo si parla su tre canali differenti, o su tre
lunghezze donda diverse, a seconda di quello che si vuol dire:

- Si parla per informare (con tono calmo, pacato)


- Si parla per esprimere quello che si ha nellintimo (e il tono quello dellemozione)
- Si parla per domandare, per chiamare (e qui il tono ancora diverso, di solito accorato)

Allorch comunica con gli uomini, anche Dio si adatta a queste lunghezze donda:

- parla per informarci (per dirci chi Lui, e anche per dirci chi siamo noi, perch se non lui
che ce lo rivela, da soli non lo sapremmo)
- parla per esprimersi, per dirci i suoi progetti, le sue intenzioni, anche i suoi sentimenti verso
di noi
- parla per chiamarci, per domandarci qualcosa: Abramo! Samuele!Maria!
Simone!Andrea!

Dio, insomma, ci tiene a comunicare: ha buoni motivi per parlare. Esattamente come noi.

E come si fa a sentire le sue parole? Come parla Dio? Noi, quando dobbiamo comunicare con
persone che si trovano distanti, lontane, lo facciamo in modi diversi: la posta (normale o
elettronica), il fax, il telefono, il cellulare

Dio pu comunicare con noi in tanti modi, ma lo strumento pi adeguato che ha scelto la Bibbia.

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La Bibbia, album di famiglia1

Un Album di famiglia abbastanza esteso perch qui la famiglia un popolo che camminava
insieme a Dio.

Al centro di tutto c una persona particolarmente importante: Ges. Dopo aver parlato molte volte
e in molti modi attraverso saggi e profeti, Dio si deciso a parlare per mezzo di suo Figlio: Ges.
Con Ges la Parola di Dio non pi solo detta, gridata, o scritta, ma diventa carne, cio volto,
persona, individuo. Per noi cristiani, il vangelo che la testimonianza scritta di tutto ci che Ges
ha detto e ha fatto il centro e il culmine di tutta la Bibbia.

Certo, molte vicende di quel popolo sono passate da un pezzo; sono lontane da noi migliaia
di anni. Quello che non passato affatto la Parola che Dio ha detto, perch quella Parola
eterna, rimane per sempre. Le nostre parole, una volta dette sono anche passate; quelle di Dio no,
perch Dio non soggetto al tempo, agli orologi e ai calendari come siamo noi. Cielo e terra
passeranno diceva Ges le mie parole no, non passeranno mai.

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Quanto poi si tratter di spiegare ai bambini che cos la Bibbia, si potr adoperare questimmagine:
comeognifamigliahailsuoalbumdoveconservalasuastoria,letestimonianzedellevarieoccasionidi
vita,deimomentipiimportantidellafamigliacosancheilPopolodiDiohailsuolibrodifamiglia,dove
statomessoperiscrittosiaquellocheDiohadetto,hafatto,siacomequelpopoloharisposto,comesi
comportatoversoDio.

LesperienzacheraccontalaBibbiasisvolgeinunarcodistoriadicirca1800anni:inizia1700anniprimadi
CristoesiconcludenelprimosecolodopoCristo.Eunesperienzaraccontatadaquellichelhannovissuta:
quindinonlacronacafreddadigiornalisti,malatestimonianzadiprotagonisti.Leesperienzedellavita,si
sacheprimasivivonoepoisiscrivono(senevalelapena)

AncheperlaBibbiastatocos:primalecosesonostatevissute,tramandateavivavoce,poisonostate
scritte.Adoperadimoltemani,moltisonoquellichehannoscritto:alcunibraviascrivere,altrimenoSia
gliebrei,sianoicristiani,diciamo:Diolihaispirati.Halasciatochesiesprimesserocollorolinguaggio,mali
ha ispirati, perch dicessero quello che valeva la pena dire; perch quello che scrivevano potesse valere
ancheadistanzadisecoliodimillenni

Albumdifamiglia,laBibbia,dovec,ovviamente,ditutto:

- storie di vita (la vita di un Popolo che vive in relazione continua con Dio): vita che fatta di
conquisteedisconfitte,dialtiebassi,diperiodidioppressioneediesperienzediliberazione
- codici di leggi: perch la vita sociale di un popolo non sta in piedi senza regole; e siccome le
situazioni cambiano in continuazione, anche le leggi devono adattarsi ai cambiamenti (ci sono
diversicodicidilegginellaBibbia)
- letteratura:cioromanzi(Giuditta),novelle(RutTobia),poemi(damoreodidolore),canzoni
- chesonopreghiere(isalmi),proverbiedettidisaggezza,esortazioniemessaggidiprofeti
1

14
Ecco perch i cristiani (tutti: cattolici o protestanti o ortodossi o anglicani) hanno sempre tenuto in
grande considerazione la Bibbia: quando la aprono, non con curiosit ma con fede, hanno la
certezza che l Dio parla: quella Parola che non passa mai, quel messaggio, ora riguarda proprio
loro e le loro situazioni di vita.

La Bibbia nata in un popolo: lesperienza di tutto un popolo che lha scritta. Ecco perch
lambiente pi adatto per comprenderla quello della Comunit, cio quando si tutti insieme: a
ciascuno di quella comunit che lascolta davvero, quella Parola arriva con una risonanza
particolare, cos come ognuno particolare, diverso da tutti gli altri, per carattere, per situazioni di
vita. Se quella Parola dice: Ama il tuo prossimo come te stesso, questesortazione vale per tutti,
ma ciascuno la percepisce dentro le sue opportunit personali, perch ciascuno ha le sue
situazioni per metterla in pratica.

Ora, se vero che il clima adatto per capire al Bibbia quello della Comunit, allora
loccasione pi tipica che abbiamo per ascoltare la Parola che Dio ci dice lEucaristia. Oltre il
volto di quel tale o quella tale che proclama le letture della Bibbia allambone, o di quel prete che
predica, c comunque il Signore: tant vero che a quella Parola si risponde Gloria a te, o Cristo
Lode a te, Signore.

E rispondiamo in questo modo perch c davvero il Signore che parla a noi.

Ascoltare la Parola di Dio per vivere.

Si tratta di unimportanza che ha a che vedere con la vita: vitale nel vero senso
della parola. Ce lo conferma la Bibbia stessa: Non di solo pane vive luomo, ma di ogni
Parola che esce dalla bocca di Dio (Deuteronomio 8,3).

E se luomo non si nutre di Parole di Dio, allora pu accadere che vada a cercare
alimento da qualche altra parte, col rischio di trovare invece che alimento veleno,
pagandolo magari a caro prezzo. (Uninchiesta di qualche anno fa rivelava che la magia in
Italia rappresenta un giro affari tra i pi pi colossali. 151.000 sarebbero i maghi che
incassano 6 miliardi di Euro allanno e quasi nessuno paga le tasse. A loro si rivolgono 20
italiani su cento. Loroscopo, invece, in Italia consultato ogni giorno da 37 persone su
cento. Moltissimi affermano di leggerlo solo per curiosit, per divertimento. Il che non
grave. Il problema, per gli esperti, sono i maniaci, cio gli 8 italiani su cento schiavi delle
stelle, che non fanno niente senza consultare gli astri. E che dire infine di quei 57 italiani
su cento che ammettono di essere superstiziosi? Sono dati e risultati di questi ultimi anni,
non si qualche secolo fa).

Tutto questo prova che alle persone non basta avere tutte le cose che desiderano, per
sentirsi felici e realizzate Hanno bisogno soprattutto di buoni motivi per vivere, che
diano senso alla vita di ogni giorno; hanno bisogno di criteri per scegliere giusto, di valori
di riferimento, di ideali e ne hanno bisogno come del pane quotidiano. Se non li trovano,
cercano di rimediare ma andando nella direzione sbagliata(maghi, oroscopi, ecc. ecc.).

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ASCOLTA!

Capita di sentire tante parole ogni giorno, tante voci, tanti rumorima, si sentono
appunto: guai se dovessimo ascoltare tutti... Sentire non ancora ascoltare. Ascoltare
molto di pi. Ascoltare voler sentire. Ecco allora che lascolto lo riserviamo solo a certe
voci, a certe persone, a quei suoni che davvero ci interessano. Ebbene, anche alla Parola
di Dio occorre riservare un ascolto cos, fatto di amorosa e cordiale attenzione.

Ascoltare, per, anche se c attenzione, a volte non porta a nessun risultato, non
perch non ci interessi quello che ascoltiamo, ma perch poi subentrano altre voci, altri
rumori che prendono il sopravventoOccorre, come insegnavano i primi Padri della
Chiesa, che quello che ascoltiamo scenda nel cuore, e resti nel cuore, cio nella nostra
interiorit.
Tutto ci il Vangelo lo dice con la bella parabola del seminatore (Mt 13,3-9): il
seminatore getta il grano con abbondanza, ma c terreno e terreno se trova sassi, o
strada battuta, o spine, non pu crescere quel seme; solo se trova terra buona che pu
crescere bene e portare frutto.
Essere terra buona vuol dire: accogliere e conservare nel cuore la Parola che si
ascolta. Guardiamoci dal considerare questa (conservare nel cuore) solo una bella
espressione da bambini: molto pi. Tutti infatti sappiamo cosa voglia dire conservare nel
cuore certe cose: ad esempio quando abbiamo una grana in famiglia, o una grossa
preoccupazione, ce la portiamo dentro di noi ogni momento, non possiamo fare a meno
di pensarci, anche se lavoriamo o viaggiamo o facciamo quello che c da fare; oppure
quando riceviamo unoffesa, uno sgarbo, da una persona amica dalla quale non ce
laspettavamo: sappiamo benissimo per esperienza cosa vuol dire conservare nel cuore.

Perch non farlo con la Parola buona di Dio? Ovviamente tocca a noi cominciare: come
pretendere diversamente di insegnarlo ai bambini?
Ecco cosa significa ascoltare la Parola di Dio.

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Per la formazione e preparazione

di quanti svolgono il compito di Catechisti

o di Animatori degli incontri dei Genitori

Per il Quarto Incontro (Febbraio)


AllEUCARISTIA per dire Grazie!

Eucaristia un nome che vuol dire ringraziamento: atto di ringraziamento.

Dopo la Liturgia della Parola (le letture della Bibbia, il vangelo) segue la Liturgia della mensa o,
pi semplicemente, Eucaristia: si portano doni allaltare, si presentano al Signore con parole di
riconoscenza, di gratitudine: Benedetto sei tu, Signore, che ci hai dato questo pane e questo
vinoBenedetto nei secoli il Signore! Rendiamo grazie al Signore nostro Dio! E cosa buona
giusta! S, veramente cosa buona e giusta ringraziare.

E non tanto questione di parole o di frasi con le quali rispondere alla Messa, quanto di
sentimenti. E i sentimenti occorre suscitarli, educarli, a cominciare proprio da quello della
riconoscenza. Saper dire grazie non solo questione di buona educazione: molto di pi.

Tutti i genitori insegnano ai loro figli a dire grazie. E i figli lo imparano, se non altro come
stratagemma, come lasciapassare o parola dordine per ottenere qualcosa; una tecnica o una
strategia dunque, ma se ci si ferma a questo davvero troppo poco.

Altre volte il grazie pu essere semplicemente unespressione convenzionale, un modo come un


altro per congedarsi da qualcuno

E poi, per quanti grazie si dicano, c Qualcuno che lo meriterebbe pi di tutti ma al quale
si rischia di non dirlo mai, o con poca convinzione: Dio, appunto.

Chi si ricorda di ringraziare Dio?

Chi ci crede, sa che la vita che vive non frutto del caso, ma dono suo, e cos la salute, e
le persone che stanno accanto e vogliono bene: tutti doni suoi.

E poi tutte quelle cose belle, quelle situazioni positive che viviamo ogni giorno: il sole che fa
serena la giornata, lopportunit di svagarsi, di vedere cose nuove, il poter far festa tra amici: tutti
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doni suoi. E ancora: il pane quotidiano (e anche il companatico), nella consapevolezza che se Dio
non provvedesse a tener viva e feconda la terra, gli uomini a questora lavrebbero gi ridotta a un
deserto Tutti doni suoi.

E a questo sentimento della riconoscenza che occorre educare e, ancor prima, educarsi,
perch sembra scarseggiare in questo nostro tempo Non poca gente si ricorda di Dio quando
piove, e impreca perch il maltempo manda allaria i programmi fatti, ma per tutti i giorni di sole
non ritiene affatto di doverlo ringraziare. Altri inveiscono contro di lui, responsabile (secondo loro)
di aver tolto la vita a una persona cara ma quanti si ricordano di ringraziarlo per tutto il tempo
che le persone care restano loro accanto? Dio, del resto, quello che d, non quello che toglie.

E una visuale atea, pagana, a monte di questi ragionamenti; la visuale del tutto dovuto come se
tutto spettasse di diritto! Ma il fatto che tutto possa essere strappato, senza che si possa far niente,
la smentita di tale presunzione. Lunico diritto che si ha quello di aprire le mani, come dei
mendicanti, e ricevere tutto come dono.

Perch tutto dono.

Preparare, e prepararsi, alla Prima Eucaristia destare e tener viva la consapevolezza che tutto
dono. Non possiamo permetterci di dimenticarlo mai: quando le cose non sono pi doni, perdono
anche la loro bellezza, il loro fascino; allora si corre il rischio di non gustarle nemmeno pi.

Ma torniamo al grazie. Lo si pu esprimere in diversi modi.

A parole, per esempio (e grazie la pi abituale di tutte), ma lo si pu dire (e forse ancora


meglio) con un segno, un presente, un regalo. In certe circostanze si avverte che non basta il
grazie che si ripete tutti i giorni: un recipiente troppo piccolo per la gratitudine che si prova, e
allora se ne cerca un altro pi adeguato: un dono, un regalo, un mazzo di fiori, una bottiglia di vino
buono, o qualcosa di pi personalizzato ancora

A Dio, Padre nostro, pi che giusto esprimere riconoscenza ogni giorno, soprattutto a
sera; perfettamente normale che la preghiera della sera sia anzitutto un grazie al Signore (non
solo per le cose eccezionali ma anche per quelle abituali).

Ma poi arriva loccasione in cui il grazie lo si dice in modo pi adeguato, pi solenne, anche
perch lo si dice tutti assieme: lEucaristia della Domenica.

Anche in questa circostanza lo si dice e con le parole e con i doni che vengono portati allaltare:
pane e vino.

Perch pane e vino?

Il pane e il vino sono il simbolo di tutto ci che assolutamente necessario per vivere; sono la
vita delluomo, il suo respiro, la sua speranza, la sua forza, la sua gioia. E per questo che
diventano la risposta simbolica alla fame di cose essenziali, quali la vita, la salute, la libert,
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lamicizia, lamore (perch di tutto questo che si ha bisogno per vivere, non solo di alimenti per lo
stomaco).

Nel pane e nel vino, poi, si riscontra una caratteristica molto significativa. Ognuno di questi due
elementi solo in parte dipende dalluomo; per unaltra parte dipende dalla fecondit della terra
(che come dire, in una visuale di fede: dalla Provvidenza di Dio).. Infatti luomo pu coltivare la
vite, ma non pu produrre luva: luva viene dalla fecondit della terra (e dal calore del sole, e dalla
pioggia al momento giusto). Dal succo delluva luomo pu trarre il vino, ma non lui a inventarlo,
a crearlo. La stessa considerazione va fatta per il pane: dal grano possiamo trarre il pane, ma non
siamo noi a creare il grano, a farlo germogliare, maturare nella spiga.

Qualcuno potrebbe definire banali ingenuit queste considerazioni: per la fede non lo sono
affatto. Si tratta semplicemente di chiarezza: o la terra, con tutte le sue risorse, dono (dono per
tutti, dono da utilizzare con equilibrio, con rispetto), oppure oggetto di conquista, di arrembaggio,
e allora il primo che arriva, prende tutto, senza alcun rispetto n per la terra n per i suoi abitanti.
Allora non possono che derivarne squilibri ecologici, con tutte le conseguenze catastrofiche che
solo in parte si possono elencare. La Fede favorisce questa chiarezza, quando fa dire
allEucaristia: Dalla tua bont, Signore, abbiamo ricevuto questi doni: frutto della terra e del lavoro
delluomo Ora li presentiamo a te, perch riconosciamo che tutto dono tuo: sei tu che hai dato
fecondit alla terra perch possa produrre i suoi frutti... Se noi possiamo trasformare questi frutti,
elaborarli e ricavarne pane, vino e quantaltro ci essenziale per vivere, perch tu, o Dio, ci hai
dato intelligenza, intraprendenza, salute, energia e tutto il resto.

In questo modo, lEucaristia educa a insaporire con un po di spiritualit tutto quello che
viviamo e facciamo durante la settimana. Infatti, soprattutto di spiritualit che abbiamo bisogno al
giorno doggi.

Spiritualit. Per far respirare la vita

Si pensi, ad esempio, al lavoro: una delle esperienze che ci prende di pi, se non altro in
termini di tempo. Per quanto bene possa essere retribuito, se uno lo compie con coscienza e
diligenza, qualsiasi stipendio sempre una ricompensa solo parziale: lo stipendio non paga la
coscienza che uno ci mette, la lealt, la passione, il dispendio di energie umane, che non sono
semplicemente carburante per far funzionare una macchina La riprova di questo la
frustrazione, linsoddisfazione o la noia, provate da quanti sul lavoro fanno il minimo indispensabile
e non vedono lora che finisca il loro turno (costoro, a dire il vero, cercano non tanto un lavoro,
quanto un posto che garantisca loro uno stipendio). E anche chi lavora in proprio non che navighi
in condizioni migliori.

Cosa pu offrire la Fede in unesperienza come questa? La convinzione che si pu lavorare


per qualcosa di meglio che non per il solo stipendio. Per dirla in linguaggio cristiano tradizionale: la
coscienza che quel lavoro che fai la volont di Dio per te; lui che te lha fatto trovare; svolgerlo
con coscienza, con responsabilit, fare la volont di Dio. E dal momento che volont di Dio, si
sa per certo che ne verr fuori qualcosa di buono, qualcosa che rester per sempre. Motivo per cui
si cerca di far bene quel lavoro che si deve fare.

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Il pane e il vino che si portano allaltare la Domenica, pertanto, non sono pi pane e vino
soltanto; rappresentano e simboleggiano ben altro. Ognuno allora pu parlare a Dio nel segreto
del cuore e dirgli: Signore, in quel pane e in quel vino c anche il mio lavoro di questa settimana,
la mia fatica, la mia stanchezza, le mie soddisfazioni e le mie delusioni. Ecco come si fa a
mettere un briciolo di spiritualit in quellesperienza abituale che il lavoro dogni giorno.

E quello che vero per il lavoro, vero per tutto il vasto campo dellesperienza quotidiana:
che sia intessuta di soddisfazioni oppure di preoccupazioni, di gioie oppure di sofferenze, resta il
fatto che essa comunque un continuo consumo denergie; ma cosa potr mai compensare le
nostre umane energie? Ebbene, tutto ci acquista un valore inestimabile allorch lo si offre a Dio
nellEucaristia. E lo si pu fare nella pi totale segretezza, nel mentre si portano i doni allaltare:
Signore, ho vissuto questo e questaltro te loffro, perch tu lo trasformi e lo impreziosisca,
insieme a questo pane e a questo vino.

Anche un bambino ha diritto di sperimentare questa opportunit: anche per lui vi sono cose
che costano fatica e impegno particolari, anche lui spende energie nel suo piccolo. E allora, perch
non dirgli: Questa cosa ti costata molto Domenica, alla messa, offrila al Signore quando
portano allaltare il pane e il vino?

Anche la colletta che si fa un dono per dire grazie: il denaro che si raccoglie destinato
sempre a finalit di condivisione, nella Comunit o altrove. Dio non sa che farsene del nostro
denaro, ma dare in solidariet dare a Dio stesso: riconoscere che se possiamo disporre di
qualcosa, prima che nostro merito dono suo

E chi ci assicura che Dio gradisce i nostri doni? Dio, in fondo, non ha bisogno n di pane n di vino
n di alcunaltra cosa. Tant vero che quei doni ci vengono restituiti: s, ma trasformati; non sono
pi gli stessi di prima. Se prima si diceva di quel pane: E frutto della terra e del lavoro delluomo,
poi lo si distribuisce e si afferma: E il Corpo di Cristo!.

Dio accetta volentieri ci che gli offriamo, ma nel suo amore generoso ce lo ridona
impreziosito e nobilitato a dismisura.

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Per la formazione e preparazione

di quanti svolgono il compito di Catechisti

o di Animatori degli incontri dei Genitori

Per il Quinto Incontro (Marzo)


LEUCARISTIA
Corpo e Sangue di Ges Cristo. Per noi.

Siamo arrivati al cuore della nostra esperienza di preparazione.

Qui si entra nel Mistero (e notiamo che mistero un dono di Dio che si pu soltanto accogliere,
ricevere, senza pretendere di spiegare o capire fino in fondo). Quello che tuttavia si pu capire
importante; perci largomento va accostato con attenta disponibilit.

Occorre andare un po a ritroso e raccontare una storia: lessenziale di questa storia


contenuto nelle pagine del Catechismo dei fanciulli (76 e seguenti). Anche il tempo in cui ci
troviamo, cio la Quaresima, ci aiuta a comprendere. Quaresima la stagione che prepara alla
Pasqua. Occorre partire dalla Pasqua per arrivare al cuore dellEucaristia.

La sera del Gioved Santo, a quellEucaristia che prende il nome di Cena del Signore, si
sente proclamare questa pagina della Bibbia:

Il Signore disse a Mos e ad Aronne nel paese d'Egitto: Questo mese sar per voi l'inizio dei
mesi, sar per voi il primo mese dell'anno. Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello
per famiglia, un agnello per casa. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno;
potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese:
allora tutta l'assemblea della comunit d'Israele lo immoler al tramonto. Preso un po del suo
sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In
quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe
amare.
Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo
mangerete in fretta. E` la pasqua del Signore! In quella notte io passer per il paese d'Egitto e
colpir ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; cos far giustizia di tutti gli dei
dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre case sar il segno che voi siete dentro: io
vedr il sangue e passer oltre, non vi sar per voi flagello di sterminio, quando io colpir il paese
d'Egitto. Questo giorno sar per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di
generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne (Esodo 12,1-14).

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Il Popolo al quale Dio si rivolge vive in situazione di oppressione: schiavo in Egitto, ma
Dio sta per farlo uscire, cio passare da schiavit a libert.

Pasqua infatti, nella lingua della Bibbia, parola che ha a che vedere con passaggio: un popolo
passa dallEgitto alla Terra promessa, dalloppressione alla libert. Ma prima di quel popolo, Dio
stesso che passa per quelle contrade: io passer per il paese dEgitto annuncia; il suo
passaggio che rende possibile la libert.

Prima di partire celebrano tutto questo con una Cena diversa dal solito: sulla mensa c
carne di agnello, vino, ci sono erbe amare (simbolo delle amarezze della schiavit che hanno
sopportato per tanti anni), c pane azzimo (perch la fretta dei preparativi non ha permesso di
lasciarlo lievitare). Con il sangue dellagnello tingono gli stipiti delle porte, come segnale della
loro presenza in quella casa, cos che lo sterminio che passer per le strade dellEgitto li risparmi.

E, oltre a ci, ricevono un ordine: ogni anno a quella data (la notte di luna piena di primavera)
dovranno tornare a celebrare quella cena che, da allora, si chiamer Pasqua, cena Pasquale. Lo
faranno con tutto un rituale particolare (che gli ebrei osservano fedelmente anche ai nostri giorni;
questa infatti la festa pi importante di tutta la loro tradizione): il pi piccolo della famiglia pone
delle domande: Perch questa cena cos diversa? perch pane azzimo? ed erbe amare?. E il pi
anziano della casa risponde: Noi eravamo schiavi in Egitto e questa notte il Signore ci ha liberati;
il pane azzimo per ricordarci che quella volta non ci fu il tempo per far lievitare la pasta, le erbe
amare ci ricordano le amarezze che abbiamo patito. E un rituale molto suggestivo, soprattutto
per latmosfera particolare che si crea durante quella cena: essa un memoriale, infatti. Questa
parola memoriale a noi richiama lidea del ricordo, nel senso di fare memoria di qualcosa che
accaduto in passato. Per il popolo della Bibbia il significato va molto aldil di questo: come se
lavvenimento che si ricorda accadesse ancora; o meglio, come se non fosse mai passato e, ogni
volta che lo si celebra, si rendesse contemporaneo a coloro che intervengono e partecipano.
Come se implica luso del condizionale, il che potrebbe far pensare che sia nientaltro che una
finzione: facciamo come se. No, non si tratta n di finzione, n di suggestione. Il fatto che, se
i fatti della nostra vita passano presto, quelli invece che hanno Dio quale protagonista non passano
mai: il tempo che passa non li pu cancellare perch Dio pi grande del tempo. Celebrare un
memoriale significa esattamente questo: trovarsi coinvolti in un evento che ha per protagonista
Dio stesso; essere l come attori che partecipano direttamente a quello che accade.

Lultima Cena di Ges

Lultima cena che ha fatto Ges con i suoi apostoli era una cena pasquale di questo
genere. Lha fatta preparare con cura, dopo aver cercato un luogo adatto (che da quella sera sar
chiamato cenacolo); ha seguito il rituale che ogni famiglia ebrea conosceva: su quella mensa
cera pane azzimo e vino. E proprio durante quella cena che Ges ha fatto per la prima volta ci
che chiamiamo Eucaristia:

prende il pane, lo spezza e lo d agli apostoli, dicendo: <<Prendete questo il mio corpo>>. Poi
prende il calice del vino, lo d loro e dice: <<Questo il mio sangue, il sangue della nuova
alleanza, versato per voi>> (dal Catechismo dei fanciulli, pag. 79).

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In quel pane spezzato e in quel vino c Ges. (Lespressione tradisce un linguaggio
forse un po infantile, ma dun realismo estremo).

Ges sa benissimo che di l a poche ore lo uccideranno, ma non vuole che siano gli altri a
togliergli la vita, lui stesso a donarla: per voi e per tutti dice. Giuda, Pilato, i soldati
romanisaranno tuttal pi attori in questa vicenda, ma il protagonista Ges stesso, che si dona
liberamente e senza condizioni.

Aggiunge poi un invito, al quale la Chiesa da quella prima volta continua a rispondere:
Fate questo in memoria di me.

Nella Chiesa si crede, quasi da 2000 anni, che quel pane e quel vino, una volta consacrati
durante lEucaristia, non sono pi il pane e vino di prima: sono corpo e sangue di Ges. (Alcuni tra
i cristiani, a dire il vero, rifiutano questa conclusione. Ritengono che quel pane e quel vino
possano tuttal pi ricordare, simboleggiare ci che ha fatto Ges Ma le parole valgono per
quello che dicono, non si possono cambiare. Ges non ha detto: Questo pane vi ricorda il mio
corpo, ma bens: Questo il mio corpo).

Ecco perch lo si riceve con la massima cura, come qualcosa di prezioso.

Ed ecco perch, quando si passa davanti a quel pane consacrato che si conserva nel
tabernacolo di ogni chiesa si compie quel gesto di rispettoso saluto che il piegare il ginocchio in
atteggiamento di adorazione.

I bambini, con la fantasia tipica della loro et, potrebbero pensare che il sacerdote compia
chiss quale strana magia per trasformare il pane e il vino nel corpo e sangue del Signore. No,
nessuna magia. Egli invoca invece lo Spirito Santo (Manda il tuo Spirito! prega). E lo Spirito
santo - forza ed energia potente di Dio - lo specialista nel creare e nel trasformare le cose.

I ragionamenti non bastano

Certo, qui ci si addentra in un campo dove i ragionamenti a un certo punto si perdono; del
resto, ragionare col cervello non basta per capire e per dare un senso a tutto: nella vita c anche
una componente di mistero nella quale non si entra con strumenti da laboratorio scientifico, ma
solo con la fede. E la fede che porta ad aprire le mani, a ricevere quel pane come corpo di Cristo
e a rispondere Amen (che vuol dire: credo, cos).

I sensi non aiutano in questo: il pane consacrato conserva il sapore del pane, il vino quello
del vino (anche se il sangue di Cristo), ma la fede non si lascia condizionare dai sapori. S, sono
gli stessi doni che erano stati portati allaltare. Prima di recitare assieme la preghiera del Padre
nostro, proprio un ulteriore gesto di offerta quello che viene fatto; il sacerdote solleva in alto il
pane consacrato e il calice del vino, dicendo: Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Padre,
nellunit dello Spirito santo, ogni onore e gloria. Qui il nostro ringraziamento arriva al culmine: in
quellunico Dono vi tutto ci che possiamo offrire a Dio, il nostro grazie, ci siamo tutti noi (se
davvero siamo l presenti in maniera attiva e partecipi di quello che si celebra).

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E Dio, nel suo amore generoso, ci riconsegna quel Dono impreziosito e nobilitato oltre ogni
immaginazione.

Se prima si diceva di quel pane: E frutto della terra e del lavoro delluomo, ora
distribuendolo si afferma: E il Corpo di Cristo!.

Che ce ne facciamo?

Ges ha detto: Prendete e mangiate.

Lespressione sar un po cruda, se si vuole, ma hanno ragione i bambini quando dicono che
fare la comunione mangiare Ges. Certo, non dobbiamo intendere in modo troppo banale un
tale linguaggio (se non altro per non attirarci laccusa di antropofagia o di cannibalismo!). Ma
ovvio chiedersi: possibile, ha senso lasciarsi mangiare da qualcuno? A volte se non altro come
metafora ricorriamo anche noi a questo linguaggio: Sono divorato dagli impegni, dalle
scadenze, dalle preoccupazioni. Quando si d il meglio di s agli altri, in termini di amore, di
disponibilit, di servizio gratuito, come lasciarsi mangiare, divorare, in un senso certamente
metaforico ma molto vero. Anche un pap e una mamma sanno cosa significa lasciarsi divorare,
consumare dai loro figliQuando si osservano i volti rugosi di certi nonni, consunti da tutta una
vita di fatiche, di preoccupazioni, pi che naturale riconoscere che s, vero: si sono dati senza
risparmio, si sono lasciati consumare, divorare dai loro figli!

Anche in ci che diamo ai nostri bambini ogni giorno (dal cibo, di fronte al quale magari fanno le
smorfie, ai vestiti, alle attenzioni, a tutto il resto) c un po di noi, della nostra vita: tutto questo
doveroso farlo notare, proprio per aiutare i bambini a capire come anche Ges possa lasciarsi
mangiare da noi nellEucaristia

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Per la formazione e preparazione

di quanti svolgono il compito di Catechisti

o di Animatori degli incontri dei Genitori

Per il Sesto Incontro (Aprile)


LEUCARISTIA Comunione.
Che vuol dire fare la Comunione?

Siamo in dirittura darrivo nel cammino di preparazione allEucaristia, anzi, lultima tappa in
assoluto, quella della Comunione vera e propria.

Le precedenti (che sono poi i vari momenti dellEucaristia), si possono richiamare brevemente
cos:

- Il Signore Dio ci ha invitati e ci ha accolti alla sua mensa


- Ci ha parlato e noi abbiamo parlato a lui (perch non di solo pane vive luomo ma di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio)
- Abbiamo offerto a Dio i nostri doni per dirgli grazie di tutto quello che ci d: doni che sono
poca cosa, semplice ed essenziale (pane e vino)
- Grazie allo Spirito Santo, questo pane e vino diventano il corpo e il sangue di Ges: in tal
modo i nostri doni prendono un valore immenso
- Nella Comunione, il Padre ricambia i poveri doni che gli avevamo presentato, con questo
dono immenso: Ges

Ora possiamo prendere in considerazione questi interrogativi:

Prima Comunione Comunione Cosa vuol dire fare la Comunione?

Cosa implica, come da intendere, quali effetti produce?

Per fare comunione bisogna essere almeno in due (da soli non si fa comunione). Qui c Dio
(Ges) e ci siamo noi. Perch mai Ges entra in comunione con noi? Cerchiamo di comprendere.

Noi preghiamo ogni giorno dicendo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. E il pane che il Padre
nostro ci d dono suo e frutto del nostro lavoro. Per ci ha anche avvertiti: non abbiamo bisogno
solo di pane per lo stomaco; c anche uno spirito in noi, che pure deve essere alimentato (se non
vogliamo ridurci a livello puramente animale): Luomo non vive soltanto di cibo per lo stomaco, ha
bisogno anche di pane per lo spirito. Questo pane per lo spirito il vangelo lo chiama Pane di vita
eterna: lEucaristia, fatta di Parola di Dio e di corpo e sangue di Ges.

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Qui opportuno riferirsi a un racconto del vangelo:

In quel tempo, Ges si guard attorno, e vide tutta la gente che era venuta. Allora disse a
Filippo, uno degli apostoli: Dove potremo comprare il pane necessario per sfamare questa
gente?. Filippo rispose: Duecento monete d'argento non basterebbero neppure per dare un
pezzo di pane a tutti. Un altro discepolo, Andrea, disse: C' qui un ragazzino che ha cinque
pagnotte d'orzo e due pesci arrostiti. Ma non nulla, per tanta gente!. Ges ordin: Dite alla
gente di sedersi per terra. Il terreno era erboso, e tutti si sedettero in terra. Erano circa
cinquemila. Ges prese il pane, fece una preghiera di ringraziamento, poi cominci a distribuire a
tutti pane e pesce a volont. La gente, quando ebbe mangiato a sufficienza, vedendo il segno
miracoloso che Ges aveva fatto, diceva: Questo veramente il profeta che deve venire nel
mondo. Ges allora, sapendo che volevano prenderlo per farlo diventare re, se ne and di nuovo
verso la montagna, tutto solo.
Il giorno seguente, la gente and a cercare di nuovo Ges. Ma Ges disse: Voi mi cercate
solo perch avete mangiato il pane e vi siete levati la fame. Non datevi da fare per il cibo che si
consuma e si guasta, ma per il cibo che dura e conduce alla vita eterna. il Padre mio che vi d il
vero pane venuto dal cielo. La gente allora gli disse: Signore, dacci sempre questo pane!. Ges
rispose: lo sono il pane che d la vita. Chi si avvicina a me con fede non avr pi fame; chi
mette la sua fiducia in me non avr pi sete. S, io sono il pane, quello vivo, venuto dal cielo.

Anzi, io vi dichiaro una cosa: se non mangiate il mio corpo e non bevete il mio sangue, non avete
in voi la vita. Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciter
l'ultimo giorno. (Giovanni 6,1ss)

Vita eterna: cos la vita eterna?

Il catechismo dei bambini adopera lespressione vita per sempre, vita nuova, ma il
senso lo stesso. Di solito si pensa che la vita eterna sia quella che comincia dopo questa
nostra esistenza terrena, al momento della morte: la vita dellaldil, insomma (ma dal
momento che nessuno c mai stato a verificare e nessuno mai tornato a dirci come
stanno le cose nellaldil, ecco che non di rado la vita eterna si riduce a una teoria
piuttosto evanescente e poco interessante.

No, necessario correggere questa opinione sbagliata.

La vita eterna o comincia gi ora, qui su questa terra, oppure non comincer mai. Vita eterna la
nostra esistenza in questo mondo che si arricchisce e si impreziosisce con la vita stessa di Dio,
quella che riceviamo fin dal Battesimo. In altre parole: la nostra vita gi eterna fin dora, grazie al
Battesimo.

Eterna vuol dire che questa nostra vita sulla terra, anzich essere tutta ripiegata su se stessa, si
apre e prende gli orizzonti di Dio; invece che restare monotona e grigia, si colora e si riempie di
senso. Tutto allora si arricchisce in qualit e lo si vive con un altro spirito: ci che positivo
procura soddisfazioni ancora pi profonde, ci che negativo non getta nellangoscia e non mai
tale da oscurare la speranza.

E poich Dio pi forte anche della morte, nemmeno la morte pu metter fine a questa nostra vita:
noi vivremo per sempre, aldil della morte.

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S, ma tuttavia questa vita eterna ha bisogno di alimento, esattamente come la nostra
esistenza biologica; diversamente non dura, non cresce, anzi deperisce.

Ges Cristo lalimento che nutre la vita eterna gi presente in noi. Ecco perch
importante rispondere a quellinvito di Ges: Prendete e mangiate, questo il mio
corpoprendete e bevete, questo il mio sangue. Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue
ha la vita eterna.

Pu sorgere allora una domanda: quelli che partecipano allEucaristia senza accostarsi
alla Comunione, non hanno la vita eterna? Si dovr rispondere che, certamente, non
completa la partecipazione allEucaristia senza la Comunione, tuttavia questo non significa
che non vi sia partecipazione e che non si entri comunque in relazione con Ges: infatti
egli Pane disceso dal cielo anche con le parole che ci dice (ed pi che mai vero
proprio in questo caso che luomo non vive solo di pane ma anche di parole che escono
dalla bocca di Dio). Pertanto, se chi partecipa allEucaristia, ascolta le Parole del vangelo
e prega insieme alla Comunit riunita, entra comunque in contatto con Ges: una
comunione, se pure non piena e completa, avviene. Pur restando vero che la comunione
in pienezza sta nel ricevere il corpo e il sangue del Signore.
Leffetto, in ogni caso, proprio questo: Ges Cristo entra in comunione con noi per fare
della nostra esistenza una vita eterna.

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Per la formazione e preparazione

di quanti svolgono il compito di Catechisti

o di Animatori degli incontri dei Genitori

Per il Settimo Incontro (Aprile Maggio)


LEUCARISTIA E COMUNIONE.
Ma noi, cosa dobbiamo fare?

Quali atteggiamenti dobbiamo avere per ricevere degnamente quello che Dio ci offre?

Occorre essere in sintonia, in amicizia con lui: se nella vita si perseguono volutamente ideali
contrari a quelli che propone il Vangelo, quella sintonia o amicizia non pu esserci; e se in tal caso
ci si accosta lo stesso alla comunione, ci che ne risulta un falso, una messinscena, un vero e
proprio abuso. Daltro canto, va anche ammesso che perfettamente degni di accostarsi alla
comunione non si mai; per questo si prega ogni volta: Signore, non son degno che tu entri nella
mia casa, ma di una sola parola e io sar salvato.

V una condizione, tuttavia, che la pi importante di tutte: la coscienza di essere in


armonia, in pace col nostro prossimo. Ges ci ha preavvertiti a tale riguardo: Se mentre ti accosti
allaltare, ti ricordi che qualcuno ha qualcosa contro di te, torna sui tuoi passi e va a riconciliarti
con lui; poi accostati allaltare. (Matteo 5,23-24). Dio ci tiene molto a questa condizione. Tant
vero che dalle preghiere e dai gesti che precedono la Comunione traspare questunica
preoccupazione: la pace, la riconciliazione, larmonia fraterna tra di noi.

Ma c di pi.

Non solo questione di essere in pace col prossimo. Fare la Comunione, in un certo senso,
come andare a scuola. A scuola, risaputo, si va per imparare: cosa si impara allEucaristia?

A diventare persone di comunione.

Persona di comunione (per dirla con un immagine estremamente semplice) quella che, se
possiede un panino e incontra qualcuno che ha fame, gli d met del suo panino In altre parole,
a questa scuola si impara non solo a ricevere ma anche a donare, a condividere: Ges Cristo dona
se stesso a noi, perch ognuno di noi possa fare altrettanto con coloro che ha accanto,

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specialmente con quanti hanno bisogno che si riservi loro attenzione (i poveri, si soliti definirli,
senza dimenticare che sono tanti i modi di essere poveri).

Pertanto questione di coerenza, cio di verifica della propria disponibilit a vivere come persone
di comunione. Chi si accosta a ricevere il Corpo del Signore dovrebbe prima rispondere
positivamente a questi interrogativi:

Te la senti, dopo che avrai fatto la Comunione, di essere pi ben disposto di prima verso il tuo
prossimo? Te la senti di essere operatore di armonia invece che piantagrane, in famiglia, nel
vicinato, nel tuo ambiente di lavoro? Se te la senti, allora s: accostati pure a ricevere il Corpo del
Signore.

Quando, alla fine della sua ultima Cena, Ges Cristo invita: Fate questo in memoria di
me, non intende soltanto raccomandarci di ripetere un rito (se cos fosse, quellinvito detto da lui
quella prima volta, basterebbe; perch ripeterlo ogni volta che si celebra lEucaristia?). No, molto
pi che ripetere un rito ci a cui ci provoca con quelle parole; intende affermare: Fate come ho
fatto io. Infatti, anche voi ora siete in grado di far dono della vostra vita agli altri, come ho fatto io
con voi.

E una condizione, questa, di estrema importanza allorch si tratta di apprezzare e di


partecipare degnamente allEucaristia: per non ritrovarsi nellipocrisia di chi ripete o canta tante
belle parole ma, alla prova del fatti, svicola comodamente da ogni impegno di fraternit e di
solidariet.

Anche i bambini vanno educati alla convinzione che la Comunione non si fa solo con Ges,
ma con tutti quelli che Ges ama di pi perch bisognosi di vita, di affetto, di tante cose essenziali.

Vale anche in questo campo il detto gli amici del mio amico (Ges) sono anche miei
amici.

Restano da vedere gli atteggiamenti, o i gesti, con i quali si riceve il Corpo del Signore
allEucaristia. Sono due: il gesto con cui si riceve il dono e latteggiamento che si assume dopo che
si ricevuto il dono. E importante che siano ben motivati, perch se no si riducono a mosse senza
senso.

Dal alcuni anni, il pane consacrato si pu ricevere in mano; non affatto una concessione
dellepoca moderna, piuttosto un ritorno allantica usanza dei primi tempi della Chiesa. Ecco
quanto insegnava ai cristiani 1600 anni fa Cirillo vescovo a Gerusalemme (sono le parole esatte
della sua Catechesi):

Avvicinandoti allaltare, ti comporterai cos: con la mano sinistra fai un trono alla destra poich
deve ricevere il re. Con il cavo della mano ricevi il corpo di Cristo e di': Amen. Ricevilo, cercando
di non perdere nulla di esso. Se tu ne perdi come se fossi amputato di un tuo membro. Dimmi: se
qualcuno ti regalasse delle pagliuzze d'oro non le prenderesti con molta cura guardandoti dal non
perdere nulla di esse e dal non rovinarle? Non starai ancora pi attento a ricevere il corpo del
Signore, che ben pi prezioso dell'oro e di tutte le pietre preziose?

La mano sinistra fa da trono alla destra. A qualcuno queste raccomandazioni potranno sembrare
sottigliezze, ma risaputo che nelle cose importanti di solito si sempre molto precisi (quando c
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da prendere una medicina a gocce, per esempio, non si procede affatto a pressa poco, e cos
pure quando si tratta di somme di denaro di valore elevato: si estremamente precisi!).

E anche giusto sapere che la Comunione non qualcosa che si prende (ecco perch non
conveniente il gesto di chi cerca di afferrare lostia consacrata tra il pollice e lindice). E un dono
quello che si riceve, e per i doni si aprono le mani, si lascia che ci siano appunto donati.

Il Corpo di Cristo! proclama quel tale che ci offre il pane consacrato. LAmen con cui si
risponde parola ebraica che esprime assenso; vuol dire: cos, vero, io ci credo.

Ricevuto il dono, latteggiamento adeguato (cui educare anche i bambini) quello del
raccoglimento e della preghiera. Quando si riceve la visita di un caro amico, tutta lattenzione per
lui, ci si intrattiene volentieri insieme in conversazione. (E in questo campo nessuno pi adatto di
un pap e duna mamma per consigliare ad un bambino che cosa dire a Ges, sia in occasione
della Prima Comunione, sia ogni altra volta in cui ripeter questa stessa esperienza).

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