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IL QUADRO DI RIFERIMENTO

1. Le strutture politiche, economiche e sociali dell'Italia postunitaria


Con l'unificazione, l'Italia divenne una monarchia costituzionale, regolata dallo statuto Albertino del 1848. E lo
Stato era accentratore: le autonomie locali erano praticamente inesistenti. Aveva il diritto di voto solamente il 2%
della popolazione, e si trattava in prevalenza dei grandi proprietari terrieri. A suffragio universale maschile si
arriver nel 1913. La classe politica al potere in, la destra storica, era ostile a uno sviluppo industriale italiano,
poich riteneva che l'Italia non avesse i requisiti adatti, te ne ha che creando un proletariato di fabbrica, si
potesse generare un problema sociale e innescare pericolose tensioni. La destra liberale era espressione della
borghesia agraria e applic le tenui tariffe doganali del regno di Sardegna per favorire l'esportazione di prodotti
agricoli. La scelta libero - scambista ebbe effetti disastrosi sulle industrie del mezzogiorno che erano fortemente
protette da i dazi e che furono rapidamente spazzati via dalla concorrenza internazionale.
Le poche manifatture si collocavano nel settore tessile e alimentari: erano arretrate sul piano tecnico e ancora
legati all'agricoltura. Mancava la mentalit imprenditoriale. Questa politica increment le esportazioni agricole: la
situazione rimase arretrata con metodi di coltura arcaici. Un settore molto attivo fu invece quello della creazione
di infrastrutture, ferrovie, strade, pronti, porti e opere pubbliche; queste vennero affidati in appalto la societ
private.
Il quadro cambi con l'avvento della sinistra che CO a cura di interessi di gruppi sociali diversi e durante la quale
cominciano ad avere peso anche gli imprenditori industriali. La sinistra promuove un primo inasprimento delle
tariffe doganali nel 1878. La sinistra inaugura una politica di Potenza che spingeva ad una corsa agli armamenti
per la necessit di potenziare l'industria siderurgica.
Un altro fattore si aggiunge partire dal 1880: la crisi agraria. L'arrivo sui mercati europei di enormi quantit di
grano americano a buon mercato fece crollare i prezzi. Le conseguenze furono molteplici: andarono in crisi i
sistemi agricoli arcaici e non competitivi, ci determin la scomparsa rapida della piccola propriet contadina. La
crisi, acceler la modernizzazione dell'agricoltura e la concentrazione capitalistica nelle campagne pronte,
l'industria diventa pi redditizia. Si delinea cos quel blocco agrario-industriale che per causa un ulteriore
impoverimento del mezzogiorno che, si vede ora danneggiato dal protezionismo nell'esportazione di prodotti
pregiati: costretto a comprare prodotti industriali a prezzi maggiori dal Nord. Si profila quindi la "questione
meridionale", il divario nello sviluppo dell'economia e della societ civile tra il Nord e il sud della penisola. Molte
furono le trasformazioni della struttura sociale italiana. Accanto ai nobili, nel ceto dei grandi presidenti, si
collocano ormai in molti borghesi, arricchitisi con l'acquisto di beni demaniali ed ecclesiastici. La figura del
borghese moderno che impressiona l'opinione pubblica di questi anni non pi il capitano di industria ma lo
speculatore, il finanziere senza scrupoli, al centro di un giro spesso poco pulito di capitali. Nel ceto medio
troviamo professionisti, commercianti, piccoli proprietari e artigiani. Ma questo ceto entra ben presto in crisi,
specie nei vicoli proprietari colpiti dalla crisi agraria. La letteratura conobbe molti scrittori provenienti da questo
strato sociale i quali patiscono la decadenza e la riflettono nelle loro opere.
I ceti popolari sono ancora composti da contadini; e operai sono una minoranza, seppure in espansione. Le
condizioni delle masse contadine peggiorano anzich migliorare. La tassa sul macinato colpisce il popolo e
genera tensioni e disordini; i contadini sono afflitti dalle malattie dovute a denutrizione, scarsissima igiene,
mancanza di assistenza medica.

2. Le ideologie
Tre sono gli atteggiamenti degli scrittori di fronte alla modernizzazione economica sociale:
-un atteggiamento apologetico che inneggia ad essa come realizzazione del progresso;
-un atteggiamento di rifiuto romantico, in nome dei valori del passato;
-un atteggiamento che non esalta e non condanna, ma tende ad un rapporto conoscitivo con quel processo,
senza slanci n ripiegamenti.
Il positivismo
La cultura positivistica nella seconda met dell'800 si impone anche in Italia. Essa ha le basi nel balzo del
capitalismo industriale. I presupposti della cultura positivistica sono le importanti scoperte scientifiche che si
verificano in questo periodo nel campo della termodinamica, dell'elettromagnetismo, della chimica, nella
biologia, nella fisiologia e delle applicazioni tecniche che danno inizio ad una nuova era. sempre maggiore la
diffusione del sapere e dell'istruzione e grazie all'industrializzazione aumenta il benessere sociale. Questo
insieme di fattori determina un clima di fiducia nelle forze dell'uomo e nelle possibilit del sapere scientifico e
tecnologico. Il positivismo propone come figura mitica, lo scienziato, a cui si affiancano il medico, l'ingegnere e il
maestro.
LEsaltazione positivistica della scienza posa su tre convinzioni di base:
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1) la scienza l'unico metodo valido; da qui il rifiuto di ogni visione di tipo religioso, metafisico, idealistico. Il
positivista crede che bisogna fondarsi solo sui fatti positivi, dimostrabili sperimentalmente, in contrapposizione a
ci che astratto.
2) il metodo della scienza, poich l'unico valido, va esteso a tutti i campi esercitandolo sui fenomeni naturali,
sulla psicologia dell'uomo, sulle sue idee, sui suoi sentimenti, sui suoi comportamenti sociali.
3) la scienza ci consente di dominare il reale; da qui deriva la fine del progresso, garantito dalle conquiste
scientifiche in ogni campo, che consentono di piegare la natura alla nostra volont assicurando all'umanit la
liberazione dai mali fisici e dai mali sociali.
Non bisogna per credere che questa ideologia dominasse l'intero quadro culturale. In tipico esponente di
questa fiducia positivistica nella forza del progresso Carducci. Ma in lui vi anche una componente romantica
che si manifesta come disgusto e paura per la modernizzazione, per gli affari, per la corruzione, per la caduta gli
ideali: Carducci rifiuta il presente rifugiandosi in un sogno del passato (nel Rinascimento, nella rivoluzione
francese, nel Risorgimento). Carducci quindi pu essere assunto come rappresentante del primo dei tre
atteggiamenti nei confronti della modernit, mentre per queste forme di rifiuto romantico un esponente della
seconda tesi.
Il rappresentante del terzo atteggiamento Verga: in lui sopravvivono componenti di anti capitalismo e anti
modernismo romantici, che si manifestano nella campagna come sede di una genuinit, a difesa dei valori che la
modernit va distruggendo. Dall'altro lato si afferma in lui una visione naturalistica della realt, che lo porta a
studiare i meccanismi della "lotta per la vita", a porsi di fronte alla modernizzazione con un atteggiamento
conoscitivo.
Il positivismo si afferma in Italia grazie a Francesco de Sanctis. Egli, pur rifiutando le implicazioni materialistiche
del positivismo, in vita allo studio dei fatti positivi e concreti come necessario correttivo dell'idealismo. Egli
afferma il valore di un mondo spirituale libero dalle leggi della natura, ma propone una conciliazione tra "ideale"
e "reale" attraverso l'uso di un metodo positivo nello studio dei fenomeni.
Il campo politico
in campo politico, ideologia resta quella del liberalismo. La sinistra giunse al potere nel 76 come erede del partito
d'azione e del mazzinianesimo, ma la sua politica non si discost molto dalle linee liberali.
L'atteggiamento intransigente della chiesa verso il nuovo Stato impediva ai cattolici e partecipare alla vita
politica. Per cui, questi, cominciarono ad essere una componente viva e attiva solo agli inizi del novecento,
quando il non expedit della chiesa cominci ad attenuarsi.

3. Le istituzioni culturali
dopo l'unit si presenta un fatto nuovo: con l'unificazione, il mercato culturale assume dimensioni nazionali; non
esistono pi gli ostacoli doganali e le censure poliziesche: i libri e i periodici circolano ormai liberamente.
L'editoria si avvia a diventare un'industria nel senso moderno e nascono cos editori che sono veri e propri
imprenditori.
La pubblicit diventa indispensabile per far conoscere e vendere la merce-libro; gli editori tendono ad essere
anche proprietari di giornali e periodici, per meglio diffondere i loro prodotti con recensioni e annunci.
La scuola
un dato nuovo dell'Italia post unitaria l'introduzione dell'istruzione elementare obbligatoria; ci segno un
relativo progresso in vari stati dove non esisteva istruzione obbligatoria e l'analfabetismo raggiungeva
percentuali elevatissime. Le scuole elementari erano affidate ai comuni ma spesso, la preparazione dei maestri
era scadente: non erano in grado di padroneggiare l'italiano. Una riforma fu tuttavia avviata dalla sinistra, che
istituiva l'istruzione elementare obbligatoria divisa in due cicli di due anni ciascuno (legge Coppino del 1877) e
che aveva il presupposto di fornire un minimo bagaglio culturale a tutti. La scuola aveva inoltre il compito di
amalgamare una popolazione differente nelle tradizioni, nei costumi e nella mentalit, facendo acquisire alle
masse popolari una coscienza nazionale e civile. Funzione che bene emerge dal Cuore di De Amicis (1886), che
descrive una classe elementare torinese in cui si mescolano alto borghesi, piccolo borghesi e proletari, che
devono tutti assorbire certe virt civili e l'amore della patria.
La gran maggioranza della popolazione si fermava all'istruzione elementare, una parte raggiungeva un diploma
di istruzione tecnica andando a formare i ranghi intermedi della piccola borghesia; un'elite, che usciva dai licei,
arrivava alla laurea e andava formare la classe dirigente.

4. Posizione sociale e ruolo degli intellettuali


in Europa, nei primi dell'800, si deline una frattura tra l'intellettuale e la societ. In Italia questa frattura non si
era presentata a causa dell'arretratezza economica e sociale e perch le lotte risorgimentali uno assicuravano
ancora all'intellettuale un ruolo di guida ideologica, di dirigente politico e di combattente. Con l'avvio di uno
sviluppo moderno in Italia queste due condizioni vengono a mancare e ci segna il mutamento di ruolo degli

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intellettuali. Compaiono cos atteggiamenti di rivolta e di rifiuto dei valori borghesi, un senso di sconfitta e di
frustrazione. L'aspro rifiuto della civilt moderna delle banche e delle imprese industriali, si riscontra anche nel
Verga giovane e nel Carducci. Il letterato si sente spinto ai margini dai nuovi processi produttivi che privilegiano
nuove figure quali scienziati, tecnici e specialisti. Egli ha paura della tecnica, che tende a meccanizzare la vita
dell'uomo. Il meccanismo della lotta per la vita regola tutta la societ ed duro spietato. L'avvento dell'editoria
divide gli scrittori in due grandi campi: chi rifiuta il meccanismo e chi accetta il mercato. Alla prima categoria di
scrittori appartiene Verga (i Malavoglia), alla seconda appartiene D'Annunzio, abilissimo nel promuovere
pubblicitaria mente la vendita della sua merce letteraria.
Nonostante tutto ci in Italia lo scrittore deve ancora sostenersi con altre attivit per vivere affiancando molto
spesso all'attivit di scrittori un impiego pubblico come l'insegnamento.
Ma la figura dell'intellettuale umanista non pi quella dominante, infatti compaiono sociologi, giuristi,
economisti, fisici, chimici..... Nasce cos la figura dell'intellettuale specialista e ci contribuisce alla crisi del ceto
dei letterati umanisti tradizionali: il loro sapere non pi considerato il sapere per eccellenza ma uno dei tipi di
sapere. Ma l'intellettuale umanista reagisce rivendicando per s la funzione di guida morale e intellettuale della
nazione; tale l'abolizione di Carducci che diventa il poeta ufficiale dell'Italia umbertina, il cantore delle glorie
patrie. D'Annunzio invece si autoproclama vate di un'Italia risorta dalla mediocrit borghese, capace di dominare
il mondo e far rinascere la bellezza del passato.

5. I generi letterari
nella seconda met del 1800 il romanzo diviene anche in Italia il genere pi diffuso e pi amato da un pubblico
essenzialmente composto da lettori di opere narrative. Gli scrittori considerano il romanzo, il genere per
eccellenza della nuova et. Le ragioni del trionfo del romanzo sono tre:
1) l'espressione della civilt borghese e quindi si afferma nell'et in cui l'Italia si avvia uno sviluppo moderno
ponte;
2) e romanzo il genere che meglio risponde alle esigenze del pubblico dei lettori comuni;
in un'et che tende al realismo, il romanzo lo strumento espressivo pi adatto, capace di rappresentare vaste
porzioni di realt sociale e di ordinarle rigorosamente tramite la ricostruzione di complessi intrecci.
I modelli
i modelli che agiscono sul romanzo italiano sono: Balzac (commedia umana), Zola (Rougon-Macquart),
l'influenza inglese di Dickens descrittore di ambienti e problemi sociali, Paul Bourget fondatore del romanzo
psicologico, i romanzieri russi Dostoievskij e Tolstoj esploratori di anime tormentate e Flaubert.
Scompare il romanzo storico e viene introdotta la narrativa fantastica e "nera". Dalla met degli anni settanta il
verismo diviene la tendenza egemonica nella narrativa. Con gli anni 90 il romanzo veristico e realistico, entra in
crisi soppiantato dallo romanzo psicologico che concentra l'attenzione sulla psicologia di personaggi di alta
condizione sociale.
Nuove sono anche le tecniche narrative: il codice narrativo del romanzo del primo 800 era quello dei promessi
sposi (un narratore onnisciente che dominava dall'alto la materia) ma poi il romanzo quello caratterizzato
dall'eclisse dell'autore (ridimensionamento o scomparsa totale del ruolo della voce narrante). L'eclisse si realizza
in forme diverse: la regressione della voce narrante al livello mentale, la narrazione comportamentistica che si
limita a registrare azioni dialoghi e la focalizzazione interna per cui tutta la vicenda passa attraverso l'ottica
ristretta di uno o di pi personaggi.
Il romanzo d'appendice
Nel corso dell'800 compare un fenomeno culturale nuovo: la letteratura di consumo. Questo l'effetto
dell'allargamento del pubblico a ceti di solito esclusi dalla letteratura, della nascita dell'industria editoriale, del
giornalismo, nel mercato letterario. La letteratura diventa un mezzo di intrattenimento per masse di lettori comuni
di basso livello culturale, e di conseguenza viene venduto su larga scala (la paralletteratura), destinata al
semplice consumo popolare.
Il metodo di divulgazione privilegiato per questo tipo di letteratura l'appendice: l'astensione di una pagina di
giornale in cui si pubblicavano opere narrative. Essendo un prodotto destinato a venire venduto su larga scala
doveva soddisfare i gusti di un pubblico poco raffinato culturalmente; colpire l'immaginazione con intrighi
complicati e fatti sensazionali. La curiosit doveva essere tenuta desta con colpi di scena: la narrazione si
interrompeva nel punto culminante in modo tale che la trattazione poteva dilatarsi all'infinito, inventando di volta
in volta svolgimenti e soluzioni nuove. La sorpresa comunque doveva prodursi entro gli schemi del noto. Anche il
linguaggio era rudimentale e approssimativo, pieno di frasi fatte e di formule ricorrenti, con un vocabolario
povero e banale, perch si rivolgeva a un pubblico di poca cultura e che mirava effetti immediati ed elementari.
La novella
Accanto allo romanzo riprende vigore il genere della novella caratterizzato da una misura breve che ne rende
possibile la pubblicazione su giornali e riviste. I quotidiani quindi pubblicavano anche racconti. Da novella era

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favorita anche dalle tendenze veristiche, per questo romanzieri di questo periodo si cimentarono con essa come
Verga, Capuana, D'Annunzio e in esse trovarono modo di sperimentare temi e soluzioni narrative.
La lirica
Nel campo della poesia lirica, la Scapigliatura segna l'ingresso di temi del romanticismo europeo: il fantastico, le
atmosfere allucinate; ma introduce anche i motivi tipici del moderno: lo spleen (compiacimento del vizio in
contrasto con l'aspirazione all'ideale), il "dualismo" e la lacerazione interiore. La lirica scapigliata accosta forme
preziose e modi colloquiali con mescolanze di toni stridenti. Tenta cos di creare un linguaggio che evochi
suggestioni di altri linguaggi artistici, la musica, la pittura. Si tratta per soltanto di tentativi.
Anche se la produzione lirica copiosa, nel complesso per, essa perde il primato tra i generi letterari perch il
pubblico si rivolge ormai alla narrativa.
La letteratura drammatica
L'Europa ottocentesca non solo luogo di spettacoli e divertimenti, ma anche di ritrovo mondano dove si
intrecciano relazioni sociali, rapporti d'affari e legami sentimentali, dove si diffondono i valori centrali della classe
egemone.
Anche il teatro assume un'importanza, vista la produzione di testi drammatici molto copiosa; ma una
produzione mediocre se paragonata alla letteratura drammatica europea dello stesso periodo (Wilde, Shaw).
Il genere che domina la scena il dramma che si cimenta nella rappresentazione della vita borghese
contemporanea e dei suoi problemi. Il dramma portatore di una tesi che tende a smascherare concezioni false,
ipocrisie e menzogne della vita sociale; i temi predominanti sono la famiglia, il denaro e l'adulterio: vera
ossessione di questo teatro borghese: lo schema ricorrente quello del "triangolo" (marito-moglie-amante); ai
problemi sentimentali si mischiano anche quelli economici (debiti).
Accanto al dramma serio, ha rilievo anche il teatro dialettale: una produzione che non si limita alla facile comicit
per divertire platee, ma ha ambizioni "realistiche" pari a quelle del teatro in lingua.
Ad ambienti popolari sono dedicati anche i drammi di Giovanni Verga, anche questi scritti tutti in lingua.
La critica letteraria
Nella seconda met dell'800, con l'allargarsi del pubblico e il moltiplicarsi di riviste e di giornali, la funzione della
critica (istituire una mediazione tra gli scrittori e il nuovo pubblico dei lettori comuni) si allarga anche essa.
questa la "critica militante" che si occupa delle opere contemporanee. composta da giornalisti, scrittori stessi,
critici accademici, professori d'universit. Con la formazione di un pubblico colto ed esteso, le polemiche
letterarie del tempo non restano pi confinate nella cerchia ristretta degli specialisti, ma arrivano al pubblico.
Dietro la critica militante quindi c' il lavoro della critica accademica, una cultura anche in questo campo
permeata dal Positivismo. L'espressione del Positivismo nella critica letteraria la scuola storica, la quale
respinge le grandi costruzioni storiche sistematiche alla De Sanctis, interprete di un metodo storiografico
romantico. Ora si respingono costruzioni del genere e compito della critica l'esplorazione scientifica e rigorosa
dei fatti accertabili.
La lingua
All'atto dell'unit sposi erano quelli in grado di usare la lingua nazionale: l'analfabetismo era al 78% e il 22%
restante era solo in grado di scrivere la propria firma e di decifrare a malapena i caratteri a stampa; ci significa
che la lingua di uso quotidiano della maggioranza della popolazione era ancora il dialetto locale.
Il problema dell'unificazione linguistica era dunque uno dei pi urgenti, ma non era di come diffondere la lingua
nazionale, bens quale modello di lingua diffondere.
L'autorevolezza di Manzoni, grazie anche ai promessi sposi, impose la sua soluzione che consisteva
nell'adozione della lingua parlata dai fiorentini colti. Questa soluzione incontr il favore della classe politica dello
Stato unitario. Ma tale soluzione era impraticabile nei fatti in quanto sarebbe stata una contraddizione imporre
l'uso di una lingua viva tramite lo studio; una lingua viva non pu essere imposta, ma nasce solo dall'uso
concreto dei parlanti.
A tal proposito la scuola si offriva come lo strumento pi adatto alla diffusione della lingua ma le strutture erano
carenti, il personale era inadeguato e moltissimi bambini evadevano quest'obbligo perch impegnati nei lavori.
Altri fattori sociali che contribuirono all'affermazione della lingua nazionale furono: la coscrizione obbligatoria
(metteva i giovani a contatto con realt regionali diverse), l'ampliarsi degli scambi sul mercato nazionale,
l'estendersi della burocrazia, l'emigrazione all'estero. Quando si avvi l'industrializzazione, si ebbero migrazioni
interne che provocarono mescolanza di persone.
Per resisteva comunque una situazione di bilinguismo: l'italiano era ustato solo in determinate situazioni, ma il
dialetto continuava ad essere la lingua quotidiana e familiare.

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