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INTRODUZIONE
Una strada diversa dal ritorno alle origini e comportamenti conformi al passato
quella che parte dalla societ e non dalle idee, dai gruppi e non dagli individui, dalle
diffuse mentalit e non dalle creazioni singole. Adotta dunque i mezzi della sociologia
e della storia economica e cerca di capire lIlluminismo costruendo schemi, tabelle e
diagrammi fino a cercare di ritrovare il suo vero ritmo e la sua autentica funzione in
Europa. Anche tale approccio per presenta i suoi aspetti paradossali; essa si rif al
marxismo, ma non cerca di capire quello che nellIlluminismo pu servire a spiegare il
marxismo, ma applica lopera inversa, ossia tenta di spiegare lIlluminismo a partire
dal pensiero dei marxisti. Tuttavia i marxisti intendono l Illuminismo come lideologia
della borghesia in sviluppo, ed proprio questo lostacolo che si frappone ad una
comprensione pi approfondita del XVIII secolo. Sarebbe necessario rimuovere tale
ipotesi di lavoro per procedere meglio, guardando piuttosto al ritmo interno
dellIlluminismo europeo nel Settecento, confrontando gli elementi di rivolta e fede, di
speranza e delusione fino a concludere che il moto dei Lumi un cerchio chiuso in se
stesso, che si riapre per in determinate circostanze e riprende il percorso del suo ciclo
di problemi e scoperte. E certo che lIlluminismo, o certi aspetti di esso, diventarono
ad un certo momento strumenti di difesa e offesa nella lotta contro ci che rimaneva
del mondo feudale (lo storico per deve accertarsi con esattezza di quando ci
avvenne, altrimenti il rischio quello di non comprendere pi lopposizione a Luigi XIV,
la formazione e il significato di Montesquieu etc..). Il rapporto tra forze borghesi attive
e movimento illuminista deve rimanere un problema e non deve essere considerato un
dato di fatto. La borghesia francese di met Settecento viene scomposta in una serie
di gruppi e di forze tuttaltro che omogenei: lEnciclopedia non viene affatto studiata
nella forma di una sorta di media delle varie posizioni, ma viene studiato con rigore il
posto effettivo che ognuno degli enciclopedisti tenne nella societ del tempo. Essi
costituirono una piccola lite di dotti e tecnici, legati alla vita economica come
elementi di punta del progresso economico e strettamente connessi pure con
lapparato statale che essi si sforzarono di rendere migliore e pi razionale. Gli
enciclopedisti non sono tali perch stanno tra grande e piccola borghesia, ma perch
creano determinati strumenti tecnici di azione nella societ francese alla met del
XVIII secolo. Il rischio della storia sociale dellIlluminismo dunque di studiare le idee
quando son diventate ormai strutture mentali, senza cogliere mai il momento creativo
e attivo, di esaminare tutta la struttura geologica del passato. Il risultato storiografico
spesso quello di riconfermare con gran lusso di metodi nuovi quello che gi si
sapeva. Un altro elemento pericoloso poi il considerare una storia totale, una visione
della societ come duna struttura globale capace di rivelare la sua logica interna; tale
approccio trasformerebbe piuttosto il giudizio storico in filosofia della storia. Utili
diventano dunque quegli studi di storia sociale che mettono a concreto contatto le
idee e i fatti, la diffusione di certe tecniche e scienze, vedendo come esse reagiscono
nelle terre, citt, tra nobili e artigiani dei diversi paesi. Ponendo dunque il Settecento
sotto le luci incrociate di alcuni problemi della storia delle idee, si vuole dimostrare
come questo incrociarsi riveli alcuni punti essenziali della storia dellIlluminismo. Al
centro presente il problema del valore della tradizione repubblicana nella formazione
e sviluppo dei lumi; ci conduce poi al cuore stesso del rapporto tra utopia e riforma;
in conclusione presente un tentativo di ripercorrere la distribuzione geografica e il
ritmo differenziato di sviluppo dellIlluminismo nellEuropa settecentesca.
Quando si parla di tradizione repubblicana e dellimportanza che essa pot avere nel
formare le idee politiche del secolo XVIII, il pensiero corre subito allantichit, a Atene
e Roma. E importante dunque osservare quanto del pensiero repubblicano derivi non
dagli antichi greci e latini, ma dallesperienza compiuta dalle citt italiane, dall Olanda
e dalla Svizzera, dall Inghilterra e dalla Polonia. Leredit repubblicana che il
Settecento raccoglie e fa fruttificare ha infatti una cultura classica, ma nasce pi
spesso da una esperienza diretta e non lontana, da una radice medioevale e
rinascimentale che riprende a vivere al di l dellet dellassolutismo e delle
restaurazioni del Cinque e Seicento. La forma antica e classica del pensiero
repubblicano fu particolarmente evidente in Francia, fino a diventare esplosiva durante
la rivoluzione. I philosophes, i girondini e i giacobini si rifecero allantichit classica
infatti perch non avevano nel loro passato di popolo nulla che potesse servire loro di
modello e dispirazione repubblicana. Anche loro si nutrirono degli esempi inglesi e
polacchi, italiani e olandesi e anche per loro le radici del pensiero repubblicano
affondarono in una esperienza europea non lontana e mitica. Tuttavia erano esempi
non appartenenti direttamente a loro e soltanto il mondo classico poteva assumere
per loro la grandiosit e il vigore di un mito. Cos la Francia diede una forma antica alla
tradizione repubblicana europea.
Il Settecento italiano era stato invece profondamente antiromano, aveva contrapposto
le province allurbe, aveva ritrovato i popoli italiani anteriori alla conquista, aveva
profondamente criticato il sistema economico fondato sulla conquista e non sul
commercio. Nel nome dellantichit Roma antica non risorse, mentre furono spazzate
via o trasformate profondamente le repubbliche di Genova, Venezia e Lucca. Venne
let della repubblica una ed indivisibile, proprio in un paese dove le repubbliche erano
state molte e in continuo movimento esterno ed interno. La penisola diventa una sorta
di microcosmo dellintera Europa, per la grande variet di forme politiche e costituzioni
diverse, per essere un vero e proprio museo politico. In Italia il rapporto tra gli stati
assoluti e le repubbliche riproduceva quel che vediamo allestero. Durante il Cinque e
il Seicento le repubbliche si comportarono come delle strutture esterne, dal contenuto
aristocratico e patrizio, borghese e municipale, non dissimili da quelle che gli stati
monarchici si andavano allora sforzando di dominare e inglobare nellassolutismo.
Tutto il processo di formazione dello stato moderno ritorna in questi secolari contrasti e
compromessi. Tali strutture esterne sopravvivono, mantenendo in vita la tradizione
repubblicana, poich non si piegarono allassolutismo regio, ma mantennero un
modello diverso, non permettendo il trionfo totale della monarchia universale.
Nel lungo periodo di passaggio tra il Sei e il Settecento, le repubbliche erano partite
invece del tutto sfavorite. Il loro neutralismo, il loro conservatorismo, il loro tentativo
di sottrarsi al mondo dei conflitti politici per rifugiarsi tutte in quello dei traffici
commerciali e bancari, sembrava destinarle ad una sicura sconfitta. Per non fu cos.
Guardando allOlanda, nonostante i conflitti tra i reggenti e gli Orange, si salvarono
non soltanto le Province Unite, ma sopravvisse lessenziale della loro costituzione. Il
patriziato dei reggenti continu a mantenere nelle proprie mani le posizioni chiave
nella societ dei Paesi Bassi. La tolleranza religiosa non venne messa in dubbio, ma fu
la base dalla quale partirono gli emigrati francesi per fare dellOlanda lemporio delle
idee politiche, filosofiche e scientifiche del mondo. Le Province Unite avevano
mantenuto una forma di governo considerata di sempre pi difficile comprensione da
coloro che venivano amalgamati dallassolutismo. La coscienza di questa diversit
and sempre pi radicandosi in Olanda. Non si trattava di una Repubblica angelica e
filosofica simile a quella di Platone, ma di una prosperit in atto, dovuto al rispetto di
un interesse comune connesso alla tolleranza, alla libert di residenza e commercio,
alla mancanza di monopoli, alla moderazione delle tasse e alla volont di mantenersi
in pace. La mentalit stessa di stato allitaliana era ripudiata. Nemmeno la guerra
poteva e doveva mutare la natura della repubblica; nella sua politica estera, lOlanda
non poteva non sentire una naturale simpatia per le repubbliche che vivevano in modo
simile, poich esse sarebbero state le sue alleate. Tutto il pensiero politico olandese
del Seicento tende a determinare le condizioni religiose, psicologiche, giuridiche di una
simile sopravvivenza ed esso attento alla sorte parallela delle altre minori
repubbliche dEuropa. LOlanda rifiuta la ragion di stato, in economia non
mercantilista. La sua funzione di mercante e banchiere dei grandi stati moderni la
rende fragile ed indispensabile. Con la seconda met del Settecento sempre pi
evidente si fa la difficolt in cui si viene a trovare lOlanda ad adeguarsi ad un mondo
che cambia. La sua economia altrettanto irriformabile quanto la sua struttura
politica. Fin quando lAntico regime tenne in piedi sopravvisse dunque anche la
repubblica delle Province Unite.
Ecerto che le repubbliche patrizie italiane non possano paragonarsi davvero nel loro
declino alle Province Unite. Ma i loro riflessi di conservazione e la loro permanenza in
margine ai grandi stati assolutistici meritano di essere guardate pi da vicino,
contribuendo allidea che dalle repubbliche si fecero gli uomini del secolo dei Lumi.
A Genova, differenti eventi politici nel corso del Sei e Settecento misero di nuovo in
movimento la stratificazione sociale che era venuta sedimentandosi nel corso del
Cinquecento. Nonostante le pretese di stravolgimento presentate da Luigi XIV, la
volont fondamentale di Genova era sopravvivere. Proprio la forma repubblicana del
suo governo le permetteva di realizzare questa volont. La classe dirigente sapeva di
poter sopravvivere alle guerre e alle rovine purch lessenziale della costituzione
patrizia e cittadina non fosse toccato. Anche a Genova i pericoli avevano indotto a
pensare che era necessario concentrare i poteri nelle mani di pochi, che era
indispensabile spezzare lantico equilibrio e permettere che una delle magistrature
prendesse il sopravvento sulle altre. Tuttavia questi rimasero sempre vaneggiamenti e
sogni entro i confini delle magistrature esistenti.
II - I REPUBBLICANI INGLESI
John Toland e Walter Moyle furono coloro che pi fecero per ridare forza e vigore ad
uninterpretazione repubblicana dellantichit, rifacendosi allumanesimo civico
dellItalia rinascimentale e a Machiavelli, cercando di mettere dalla parte propria il
maggior numero possibile di scrittori latini. Essi ripresero e trasmisero al secolo XVIII
una lunga tradizione, ripresentando una antichit repubblicana al popolo inglese
facente parte dellet Augustea. Moyle si chiedeva perch il governo popolare
dellantica Roma fosse caduto; rispose affermando che non si era avuta lenergia di
ritornare alle forme di governo originali ripristinando lantica virt e la disciplina . Una
libert sbagliata dunque aveva permesso eccezioni alla costituzione. Tuttavia
sarebbe stata meglio una dittatura piuttosto che simili compromessi. N un
condominio tra il popolo e il senato avrebbe potuto risolvere il problema. Il vigore della
legge era stato dunque diminuito. Una simile involuzione fu possibile per alcuni difetti
della costituzione romana, dalla cattiva organizzazione del tribunato e della censura.
Quando la decadenza era ormai in atto anche i grandi uomini invece di difendere le
libert, si erano gettati contro di esse. Anche le riflessioni del mondo antico di Moyle
dunque riprendevano le preoccupazioni politiche che vivevano in quegli anni al di l e
al di qua della Manica.
Quanto a John Toland, fra tutti gli uomini di questa corrente, egli quello che pi si
avvicina al tipo di filosofo gi illuminista, di cultura enciclopedica, dalla vita libera,
attiva e scanzonata, coerente per con la propria vocazione. In John Toland la
tradizione repubblicana diventa modo di vita, indipendenza personale, entusiasmo
filosofico. Il germe illuministico delle idee di Toland era vigoroso. Permetteva ad
esempio di capire la storia delle religioni dallinterno, non pi soltanto come
costruzione di un potere ecclesiastico, ma come sviluppo di misteri e dogmi. Si
trattava di qualcosa di nuovo, duna razionale volont di non ammettere nulla che
fosse contrario alla ragione o oltre essa, di un invito a guardare tra la gente comune,
duna volont di giungere ad una societ razionalmente costruita. Attraverso Londra,
Toland si rivolgeva al mondo intero col suo appello alla libert. Ormai i repubblicani
non erano pi gli uomini di una setta o dun complotto, ma predicavano apertamente a
tutti le loro idee. Queste si diffusero poi durante il periodo segnato dalla guerra di
successione spagnola anche al di fuori dellInghilterra. A ci Toland si dedic con
notevole efficacia e successo. Toland fu insomma uno degli scrittori che pi si adoper
per dare un significato ideologico allalleanza delle potenze marittime con lImpero e
con alcuni principi tedeschi contro la Francia di Luigi XIV. Tuttavia se la guerra di
successione spagnola permetteva la diffusione delle idee deiste, bloccava quella delle
idee repubblicane. Troppo grande era il pericolo della politica espansionistica di Luigi
XIV. Indispensabile era dunque uno stato monarchico anche in Inghilterra . Ben dovette
rendersene conto Toland quando torn in Inghilterra e fu costretto a fronteggiare una
tempesta di critiche, accuse e minacce. Lidea di repubblica si trasform dunque per
lautore, ormai scevra dalle forme storiche che aveva preso in passato, in un ideale
capace di vivere nella monarchia inglese, cos come di diffondersi sul continente, in un
incitamento alla libert oltre le contingenze storiche.
A met del Settecento le antiche repubbliche erano ormai non soltanto messe al
margine degli stati assolutistici, ma della storia stessa. Contavano infatti sempre meno
politicamente e, anche sul piano economico, i maggiori centri di commerci e
manifatture entrarono in una fase di decadenza. Sopravvivevano le arcaiche
repubbliche, ritraendosi per dallorganismo europeo, lontane dai punti di incontro e di
scontro delle forze militari e produttive. Vivevano persuase nella loro continuit e
perpetuit, agendo sempre meno e sempre pi abbandonandosi al senso della propria
esistenza. Anche sul piano ideologico le idee repubblicane non sembravano pi avere
mordente politico, non costituivano pi quindi una alternativa alle idee e alla prassi di
un assolutismo che stava allora cominciando a prendere le forme del dispotismo
illuminato. Tuttavia, fuori dai conflitti e dalle battaglie, tali idee permanevano nei
costumi ed erano capaci ancora di suscitare una volont di indipendenza e di virt che
gli stati monarchici non erano in grado di soddisfare. Sussiste allora unamicizia
repubblicana, un senso repubblicano del dovere anche in un mondo mutato al cuore
stesso di uno stato monarchico. Ed proprio sotto laspetto etico che questa tradizione
repubblicana fa appello agli scrittori dellilluminismo, a Voltaire, a Diderot, a
dAlambert e a Rousseau. Sul piano morale avviene la confluenza con la nuova visione
della vita che si stava formando nella Parigi del tempo.
La linfa proviene dalla Gran Bretagna, soprattutto grazie alletica di Shaftesbury. Egli
era stato uno dei primi a ritrarsi dalla lotta politica, a mettersi da parte e a trasporre
sul piano filosofico gli ideali di Toland, Molesworth, etc .. Le sue Characteristicks
avevano proprio questo valore. La sua polemica deistica contro ogni forma di religione
rivelata laveva portato ad osservare con curiosit le forme tradizionali dellentusiasmo
religioso. A questo egli and contrapponendo un entusiasmo nuovo e diverso, che
chiam sociale e che costituiva la spinta etica duna societ tutta mondana. La sua
amicizia ben diversa da quella tradizionale, e vuole inserire nel contesto della
societ un rapporto naturale. Altrettanto caratteristico il patriottismo di Shaftesbury,
facoltativo ed estraneo al cristiano, esplicitamente diverso dalla carit e che si
contrappone pure al senso istintivo damore e di attaccamento per la propria terra.
Cosmopolita, il nuovo patriottismo inscindibilmente legato alla libert,
inconcepibile o assurdo fuori di essa,e non pu essere provato se non da coloro che
hanno veramente un paese e sono in quantit tale da essere chiamati popolo. Ogni
potere assoluto distruggeva e negava la base stessa del vero amore per la patria. La
parola stessa di patriottismo traduce dunque in termine di passione, di entusiasmo, di
etica esattamente il senso di eguaglianza e di libert di coloro che si consideravano il
popolo. Non si tratta pi di discutere quindi in termini politici e costituzionali dove
stava e fin dove si estendeva la sovranit, ma di sentire e di rivivere quel senso di
indipendenza che le repubbliche avevano creato. Il nuovo patriottismo carico di una
secolare tradizione, ma si traduce in termini che tutti gli uomini possono e debbono
capire e intendere, universalmente umano. Shasftesury diffondeva per le sue idee
sul patriottismo e sulleroismo accompagnandole con un elemento di critica e di
ragione, poich i conflitti avrebbero potuto trasformare tali valori da positivi a
totalmente negativi.
IV IL DIRITTO DI PUNIRE
Il dialogo tra utopia e riforma nasceva spontaneo e continu senza sosta, in ogni
angolo dEuropa, per tutta la seconda met del Settecento. Lentusiasmo sociale
contribu a portare nuova linfa allutopia, facendola rifiorire insieme alle prime
discussioni politiche del gruppo che stava costruendo lEnciclopedia. Ormai, in ogni
gruppo di philosophes difficile non scorgerne almeno uno che non abbia una segreta
simpatia per un mondo in cui non sia mai esistita o in cui sia stata abolita la fatale
distinzione del tuo e del mio. Nellanimo stesso di alcuni dei filosofi maggiori questa
visione senza tuo e mio non scompare pi. Tale idea comunista dar origine, nella
seconda parte del Settecento, per la prima volta, ad una corrente di pensiero. Appare
nei pi diversi ambienti dellIlluminismo europeo e diventa una delle forme che prende
la volont di trovare una situazione nella quale fosse abolita lidea stessa di bene e
male. Lutopia tradizionale viene allora allargandosi e trasformandosi sotto la spinta di
questa volont illuministica di realizzare il paradiso in terra, di creare una societ tutta
umana, egualitaria e libera, di allargare al di fuori dei piccoli gruppi di eletti, di santi e
di monaci, una regola comunitaria che valesse per tutti. La storia del passaggio
dallutopia allideale, dal sogno individuale al movimento politico comunista piena di
interesse. Lintera et illuministica non comprensibile infatti senza questo elemento,
il quale uno dei risultati pi irreversibili, immobili e duraturi che il secolo XVIII
trasmise al XIX, una di quelle forme mentali che non andranno dissolvendosi pi se
non dopo lunghe e difficili prove e tentativi. Dopo la met del Settecento lidea che
labolizione della propriet potesse cambiare le basi stesse della convivenza umana,
abolire ogni morale tradizionale, ogni politica del passato non scomparir pi dagli
animi dei contemporanei.
Ci che qui interessa approfondire il rapporto tra tali forze di entusiasmo sociale e la
concreta volont di riformare questo o quellaspetto delle societ ereditate dal
passato, di operare concrete trasformazioni. Dunque il rapporto tra utopia e riforma.
Consideriamo un problema che tocca luno e laltro aspetto, ossia il diritto di punire,
che non pu non implicare la questione stessa del rapporto tra lindividuo e la societ,
e che pure strettamente connesso con una casistica di metodi e di esempi, di
strumenti e pratiche diverse. Comporta insieme cio una discussione di principio e una
disanima sui problemi concreti. Proprio per questo suo doppio aspetto esso pu essere
particolarmente importante per capire lIlluminismo. Un esempio che risulta utile
seguire leco dellopera di Beccaria, Dei delitti e delle pene, pubblicata nel 1764
attraverso lEuropa. Il nodo che da millenni si era formato unendo con mille fili peccato
e delitto, crimine e colpa, veniva tagliato nettamente da Beccaria. Secondo lautore la
chiesa poteva occuparsi dei peccati, ma allo Stato spettava soltanto il compito di
valutare e di risarcire il danno che linfrazione della legge aveva portato allindividuo e
alla societ. Il grado di utilit e disutilit misurava tutte le azioni umane. La pena non
era unespiazione. I giudici non avevano altro compito che ristabilire lequilibrio
turbato. Il diritto penale veniva completamente desacralizzato. Lilluminismo radicale
di Beccaria negava implicitamente ogni concezione religiosa del male, ogni peccato
originale, ogni sanzione pubblica della morale. Lutilitarismo suo nasceva dalla volont
di creare una societ fondata sulla ragione e sul calcolo, abbattendo ogni ostacolo e
pregiudizio ereditato dal passato. Ma quale era mai il diritto di punire e addirittura di
condannare a morte qualcuno, in una simile societ? In fondo al ragionamento di
Beccaria stava la visione duna societ in cui luguaglianza usciva dalle astrazioni
giuridiche per entrare nei fatti economici. Non solo egli prova orrore di fronte alla
violenza, alla crudelt ma rifiuta dal pi profondo dellanimo suo ogni teorizzazione,
ogni giustificazione di esse, ripugnandoli sempre ogni utilizzazione loro da parte degli
stati, delle societ, del diritto. Le sue pagine sulla pena di morte e sulla tortura
nascono da questa doppia ritrosia ad accettare il diritto di punire e le conseguenze che
esso comporta. Era davvero convinto che ogni sua conclusione avrebbe direttamente
pesato sulla sorte dei suoi simili. Beccaria si pone cos sulla soglia dellutopia
settecentesca, si sente trascinato dalla sua logica e dal suo modo di sentire verso una
soluzione che prometta di risolvere alle radici, alla sorgente, il problema del bene e del
male. Eppure Beccaria si ferma su quella soglia; egli vuole che la ragione, il calcolo,
vengano a dominare limpeto egualitario e libertario. Chiedersi dove portava il diritto
di punire non doveva portare alla dissoluzione della societ, alla negazione del diritto.
Non lutopia dunque, ma una societ di liberi ed eguali sarebbe stata la risposta al
problema che egli aveva posto. Soltanto una concezione strettamente utilitaristica
della societ poteva interpretare praticamente la volont di eguaglianza. Se,di fronte
al delitto, si trattava di riparare un danno, tutti avevano il diritto e il dovere di
compiere questa riparazione. Ogni privilegio di casta e di gruppo era soltanto un
ostacolo sulla via della giustizia. Similmente anche di fronte ai problemi della societ,
il calcolo utilitario era lunica via per giungere alleguaglianza. Le riforme avanzate da
Dei delitti e delle pene incidono in realt nel profondo della psicologia e della politica
di quellet. Continuando lungo la linea di pensiero dellautore, Beccaria considera
inoltre la sostituzione del lavoro forzato alla pena di morte; soltanto cos la societ
avrebbe evitato di compiere un delitto giuridico e il delinquente avrebbe potuto pagare
il suo debito allo stato. Questa sarebbe stata lunica riparazione socialmente razionale
e utile. Le implicazioni sociali di una simile soluzione si rivelarono a poco a poco,
durante il dibattito che venne allargandosi intorno allautore. Chiedersi se il lavoro
forzato era una risposta adeguata ai delitti non era soltanto domandarsi se esso
poteva spaventare i potenziali delinquenti; si vide ben presto che Beccaria aveva
voluto in realt rispondere non soltanto alle esigenze di una umanizzazione e di un
perfezionamento del diritto, ma che il suo pensiero mirava al centro stesso dellumana
societ. Dalle riforme da lui proposte non fu difficile risalire di nuovo a quellutopia
potenziale dalla quale era partito. La discussione prese ben altra ampiezza quando il
libro di Beccaria venne pubblicato nella versione francese e quando lautore si rec a
Parigi a ricevere gli elogi dei philosophes. DAlambert fu impressionato dallintrecciarsi
di logica e precisione, Morellet si sforz di trasformare invece lopera traducendola in
un sistema giuridico capace di essere la base di un nuovo codice. La Francia per tardo
ad abolire la tortura. Le ragioni sono molte e vanno cercate nel potere dei Parlamenti,
nellimportanza politica, come forza autonoma e di opposizione, che essi andarono
prendendo in quegli anni. Secondo Beccaria la giustizia non doveva essere guidata
dalle categorie sociali, ma dalla pura e semplice volont di non uccidere, di non
proseguire cos la lotta dello stato di natura, di non spezzare in tal modo le basi stesse
duna convivenza sociale quale egli la concepiva. La discussione sul lavoro forzato
and poi allargandosi in tutta Europa e rivestendo spesso le forme dun calcolo sempre
pi duro e spietato sullutilizzazione della manodopera dei condannati o richiamando
invece i legislatori al dovere di non mascherare sotto il nome di lavori forzati una
esecuzione capitale peggiore di quella che si era voluta formalmente abolire. Una
giustizia meno armata avrebbe visto un sempre minor numero di delinquenti. In ultima
analisi le riforme avrebbero migliorato la societ. Ma lidea che la disuguaglianza e
lingiustizia sociale rendessero vane queste speranze fin sempre pi col dominare.
Lutopia era tramontata, ogni speranza di riforma era unillusione, restava il duro
realismo, laccettazione delle leggi di una societ ingiusta.