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ALICHINO E ABED0DE8A

Un'antica leggenda copta narra della figlia di Erode, la quale


avendo ballato dinanzi al padre ne richiese in premio, ad isti-

gazione della madre Erodiade, la testa di Giovanni Battista.


Allora il re mand un satellite nella prigione, che tagli il

capo al santo, lo pose sopra un bacile e lo diede alla giovane


figlia. Essa lo prese e lo port alla madre sua. Erodiade si

rallegr molto, poich fu prevenuta nella sua domanda, e batt


delle mani. Esse volevano contemplare l'atleta e la lingua par-

laute la verit. Ma tosto gli occhi usciti dalle orbite le pen-

dettero sulle guancie, la terra si aperse sotto ai piedi della


perversa per inghiottirla. Un angelo del Signore discese dal
cielo tenendo nelle mani una spada sguainata con cui colp il

collo della giovane figlia. Ed al luogo della testa santa si videro


gli occhi col capo della giovane figlia pendenti sul collo e scen-
v< denti sulle mammelle (1). La testa del santo era sparita, come
nel racconto del sinassario (2) copto essa s'invola dalle mani delle
donne perverse, continuando dall'alto a rimproverare ad Erode
il suo illecito connubio colla moglie del fratello.

(1) IVascrizione di tre manoscritti copti del museo egizio di Torino,


con traduzione italiana di Francesco Rossi, Torino, 1885, p. HO.
(2) Synaxarium, das ist Heiligenkalender der koptischen Christen, aus
dem Arabischen libersetzt von W. Wstenpeld, Gotha, 1879, p. 7.

Giornale storico, XI, fase. 33. 21


326 A. WESSELOFSKT

Nello scritto sui settanta discepoli di Cristo, attribuito a Dositeo


di Tiro (1) il castigo della figlia di Erode narrato alquanto di-

versamente: -rc uareia^ TX^ou koI ZuXXa, irl totiu tiI irdxtu rto

KpOou^ naf{uQdar\<; Tf\c, Xijlivti^ TevriaapT, l'i GuyTiip rfjq 'Hpwidoc; Kor

rpHiiv irl toO uTou^ npaivev. ToO Tzyovc^ iarpuPvroq, x a)|yia

aTf^ Kareireri rto toO- ityouc; fiviuGev inqpuvTo?. 'H b 'Hptui? iri

Tiliv Yovdxujv axf? iTO0|uvr| t^v Ke(pa\-f]v t]<; GuTaxp(;, KXmouaa,


jLioXyci bla xoO atxriaaaGoi axr^v t\v xeqpaXi'iv 'Imdvvou xoO BairriffroO

toOto iT|Lieivv. Niceforo Callisto (2) aggiunge un nuovo tratto:


il capo dell'infelice ragazza, essendo separato dal busto, balla
sul ghiaccio, in memoria e in punizione di quell'altro ballo ne-

fasto, che ella esegui nel cospetto del padre, procacciando cos
la morte del Battista; iri xiva xirov xaOxi] bef\aav &pq. X6i|Liilivo(;

TTopeeaGai koI Troxajuv bmPaiveiv, Tremep Ketvo^ KeKpuoxdXXtuxo koI


Tie.ttrYfc, f\v, itp vibxou aCixri nfiei ireleouaa. TTepi^^aTvxo^ 6 xoO

KpuardXXou, ok dGeel b udvxuj^ x au|upv t^v, xaxeppOri |uv eGc; Kal

aT\ fixpi briTTou Ko KeqpaXft;- koI uujpxeTxo aiiapfjaa ko ypilx; XiyuZo-

jivr), oK v Tf), dXX' v tbaxi. 'H b Keqpa\i*| xC KpOei Tzayelaa, eira xa

bioGpauaGetffa, xal xoO XoiiroO biaipeGelaa aib|uaxoc, o Siqpei, XX Kpu-



axdXXiu, irp xOtiv irdYUJv iJUpxelxo koI axr) xi^v iriGavdxiov pxtiaiv

Kol it' 6v};iv ?Keixo udaiv l'i laiap Keq)aXi?| eie; it|uvr|Oiv Dv ?bpaac
To? Geujiuvou^ dvdYouoa.
Una variante siriaca di questo racconto fu indicata da Pio
Zingerle (3); alla versione di Niceforo risalgono probabilmente
quelle forniteci dalle prediche medioevali e dalle leggende popo-
lari, che altri ebbe a notare (4). La tradizione catalana (5) segue
il racconto pi semplice di Dositeo: un'altra, essa pure catalana,
dice Erode e sua figlia esser stati dannati rodar pel mon,
sens consol ni conpanyia de ning , fins la fi del mon. Des
de llavors fan per la terra seguida e penosa caminada, sempre

(1) Chronicon paschale, ed. Dindorf, II, pp. 13840.


(2) Hist. Ecclesiastica, lib. I, e. XX.
(3) Zeitschrift fr deutsche Mythologie, I, 319.
(4) ScHWARTZ, Zur Herodias-Sage , in Ztsck. f.
deutsches Alterthum
XXV, 170-73; Laistnbr, he. cit., 244-5; R. Khler, he. cit, XXVII, 96.

(5) PiTR, Archivio, I, 136.


ALICHINO E AREDODESA 327

de nits, sens guia y fugint de la llum del sol. De dias se estn

encauhats; l'hora en que la fosquedat regna, deixan son


reds per altra volta caminar sens descans fins que '1 cant del
gali los nuncia la aribada del jorn .

facile vedere che la pena scontata da Erodiade che cosi

si chiam nella leggenda posteriore l'infelice figlia di Erode,


assumendo il nome della madre era originalmente conforme
al di lei peccato: un ballo in eterno. Niceforo Callisto fa ballare

la sua testa; un canto catalano cosi principia:

Las fillas del rey Herodes

Ballan que mes ballarn (1).

Da questa immaginazione ne deriv un'altra: mentre in alcune


parti della Germania Erodiade-Herodina si trov identificata

col turbine (2), altri parlarono di un continuo errare di notte-

tempo e senza tregua. Il Reinardus, I. 1139-1164, aggiunge altri


particolari (3): la testa di S. Giovanni che soffiando sulla fan-
ciulla innamorata di lui fa si che ella si muova continuamente.
Si dice, che avendo risaputo dell'amore che sua figlia nutriva
per Giovanni, Erode lo fece decapitare. Quando lo riseppe Ero-
diade,
postulai afferri sibi tristis, et affert

regius in disco tempora trunca cliens,

mollibus allatum stringens caput illa lacertis

perfundit lacrimis, osculaque adder avet ;

^
oscula captantem caput aufugit atque resufflat,

illa per impluvium turbine flantis abit.

Ex ilio nimium memor ira Johannis eandem


per vacuum coeli flabilis urget iter:

(1) Mila y Fontanals, Observaciones sobre la poesia popular, p. 95, n. 6;


Zeitschrift f. deutsche Mytholoffie, IV, 191 (De la danza aerea que estan
condenadas las Herodiades por la muerte del bautista).
(2) Ztsck. f. deutsche Mythologie, I, 102 cfr. 1. Grimm, Deutsche Mythol.,
;

4e Ausg., 256; Mannhardt, Gtterwelt, pp. 98-99; Schwartz, Der heu-


1,

tige Volksglaube, pp. 24-25. Nella Piccola Russia si favoleggia che il tur-
bine opera del diavolo.
(3) I. Grimm, D. Myth., 1. e, pp. 235-6.
328 A. WESSELOFSKY
mortuus infestai misera,m, nec vivus amarai,
non tamen haric penitus fata perisse sinunt.
Lenit honor luctum, minuit reverentia poenam,
pars hominum moestae tertia servii herae.

quercubus et corylis a noclis parte secunda


usque nigri ad galli carmina prima sedet.

Nunc ea nomen habel Pharaildis, Herodias ante

saltria, nec subiens nec subeunda pari.

L'amor di Erodiade per Giovanni un tratto insolito, , a


quanto pare, sconosciuto fuor del Reinardus; ma antico sar il

mortuus infestat miserara . Nel Reinardus non v' parola che


della testa; ma si pu immaginare una forma di leggenda, ove
Giovanni decapitato perseguitava Erodiade che lo fuggiva. Cosi
si spiegherebbero alcuni particolari di una credenza, che non
specialmente germanica, bench in Germania essa abbia avuto
il massimo sviluppo: intendo la cosi detta caccia demonica ossia

fantastica (1). Vi figura qualche volta un cacciatore senza testa (2),

il quale fra altri nomi porta anche quello di Hans lagenteufel (3)

e di Hans (4), cio Giovanni, e si pu ammettere che fra le

donne selvatiche (Holzweiblein), da lui perseguitate (5), si trovasse


anche Erodiade.
Ma lasciamo le supposizioni e veniamo ai fatti (6).

Un canone falsamente attribuito al sinodo di Ancira (a. 314),.

e probabilmente attinto da qualche capitolare franco del VH-VIII


secolo, venne inserito in un capitolare di Lodovico H imperatore

(1) Germanica sar la cazza Beatric = Bertartch del Tirolo italiano e del
Veneto. Vedi Schneller, Mdrchen und Sagen aus Wdlschtirol, pp. 203 sgg.
e Angela Nardo Gibele, Zoologia veneta, p. 33.

(2) Grimm, toc. cit, II, 766, n. 8; 776, 779, n. 4; 787-788.


(3) Loc. cit., 776.

(4) WoLF, Beitrdge zur deutschen Mythologie, II, pp. 140-1 in n.


Grimm, loc. cit. Indice a. v. Eolzweiblein; Simrock, Deutsche Mytho-
(5j
logie, 2 Ausg., pp. 223-4.

(6) Per le citazioni che seguono, ove non altro richiamo vedi Grimm, ,

loc. cit., I, pp. 34-5; II, 882 sgg. e Ducange-Favrb, Gloss. med. et inf. la-

tinitatis, a. v. Diana, Sera, Holda, Bensozia.


ALICHINO E AREDODESA 329

dell'anno 867 (1) e nel trattato di Reginone di Priim (f 915).


Diamo il testo di quest'ultimo (2): parlasi di certe donne scelle-
rate, le quali retro post satanam conversae, daemonum illu-

sionibus et phantasmatibus seductae, credunt se et profitentur


nocturnis horis cum Diana paganorum dea et innumera multi*
tudine mulierum equitare super quasdam bestias, et multa
- terrarum spatia intempestae noctis silentio pertransire, ejusque
jussionibus velut dominae obedire et certis noctibus ad ejus
servitium evocari . Gfr. Capitula Herardi episcopi Turonens.
e. 3, ed i Acta S. JacoM Mevan. tom. 4, Aug., pag. 730, col. I

(impugnavit errorem illarum mulierum quae vadunt ad cursum


cum Diana). Secondo le notazioni dei correttori al Corp. juris
canonici, fonte precipua del canone di Reginone sarebbe un passo
nel trattato De spiritu et anima, e. 28, indebitamente attribuito
nel VI secolo a S. Agostino (3); supposizione che viene infirmata
dal testo a stampa di questo trattato, che al nome di Diana ag-
giunge anche quelli di Erodiade e di Minerva (cum Diana Pa-
ganorum dea vel cum Herodiade et Minerva) (4). Se potessimo dar
fede alla vita manoscritta di papa Damaso I, delle ridde notturne

di Erodiade si sarebbe fatta parola, e negli stessi termini, gi

nel sinodo romano del 367 (5). Nel IJber Decretorum (1. X, e. 1)

di Burcardo di Worms (1024) (6) essa riapparisce nel nostro testo


accanto a Diana (cum Diana paganorum dea vel cum Herodiade
et innumera multitudine mulierum), e cosi nella Concordia (fi-

nita 1151) di Graziano (cum Diana dea paganorum vel cum He-

(1) Baluze, Capitularia reg. Francorum, t. II, p. 365: e. XIII, De sor-


tilegiis et sortiariis.

(2) Reginonis Premiensis abbatis de eccles. disciplinis et religione Chri-


stiana libri duo, nel Migne, Patrol. lat., t. GXXXII, lib. II, e. GGGLXIV.
(3) Vedi SoLDAN , Geschichte der Hexenprozesse , neu bearbeitet von
H. Heppe, I, p. 131 in n. Gfr. Migne , Patrol. lat., t. 40 (testo). L' autore
supposto di questo scritto sarebbe Alchero, monaco di Glairvaux.
(4) Lo stesso d Alberto Magno , Summa theo. , 2 , 31. Vedi Grimm ,

l. ciL, II, p. 884, n. i.

(5) Soldan-Heppe, loc. cit., 1, 109.

(6) Migne, Patrol. lat., t. 140, pp. 831-2.


330 A. WESSELOFSKY

rodiade) (1) e negli scritti posteriori che attinsero all' uno o


all'altro (2). Se in un'altra parte del suo libro (3) (1. XIX, e. 5),

riassumendo il gi detto sui pregiudizi intorno a Diana ed


Erodiade , Burcardo parla invece di Holda o di Unholda (4)

avr avuto in vista sotto quel nome generico di genio, de-


monio buono (5) malo ,
1' uno o 1' altro dei sovranorainati
esseri demonici. E lo stesso dicasi di Benzozia (Augerius II

episc. conseran. ann. 1280 in Statutis Mss. ; Goncil. Trever.

ann. 1310, ap. Marlene, Anecd., col. 257) o Bezezia (Stat. Syn.
S. Fiori , Mss. , f. 60) , nome dato in altre varianti del nostro
testo alla dea vagante, mentre Giovanni Saresberiense (Polv-
craticon, 1. 2, e. 12) non cita in simil occorrenza che il nome
di Erodiade (Nocticulam quamdam vel Herodiadem vel prae-
sidem noctis Dominam) , Gobelinus Persona (Gosmodr., act. 6
e. 38) quello di Hera il cui corso notturno accadeva di solito

(1) Loc. cit. t. 187: Gratiani Concordia discordantium canonum oc


,

primum de jure divinae et humanae constitutionis, Pars II, causa XXVI


quaest. V, e. XII.
(2) Veggasi , p. es. , uno scritto antico tedesco contro le superstizioni po-

polari (Grimm, l. cit.. Ili, 412: mit der heiden gttinen, d da heisset Dyana
oder mit Herodiade) e Etienne de Bourbon: Ad hanc ludificationem, que
fit in sompniis, pertinet error illarum mulierum que dicunt se nocturnis
horis cum Diana et Herodiade et aliis personis ,
quas bons res vocant ^
ambulare et super quasdam bestias equitare, et multa terrarum spacia per-
transire et certis noctibus ad dearum servicium evocari . Cfr. Anecdotes
historiques , lgendes et apologues du recueil indit d'Etienne de
tirs

Bourbon, pubi, par Lecoy de la Marche, Paris, 1877, pp. 3234.


(3) Chiamata anche Corrector.

(4) MiGNE , loc. cit., p. 362: Gredidisti ut aliqua femina sit quae hoc
facere possit quod quaedam , a diabolo deceptae , se aflBrmant necessario
et ex praecepto facere debere, id est cum daemonum turba in similitudi-
ne nem mulierum Holdam (var. Unhol-
transformata, quam vulgaris stultitia
dam) vocat, certis noctibus equitare debere super quasdam bestias et in
eorum se consortio annumeratam esse . Cfr. Soldan-Heppe, I, p. 109, n. 4.
(5) Cfr. le bonae res di Stefano da Borbone e di Vincenzio Bellova-
cense (Spec, mor.. Ili , 3 , 27) , e fra i molti nomi di esseri analoghi della
superstizione rumena, quelli di bunele, dultele, milostivele, frumoasele. Vedi
Jelele, Studiu de mitologia comparativa de Laznr Saineanu (BucurescY
'

1886), pp. 19, 26, 32.


ALICHINO E AREDODESA 331

tra Natale e l'Epifania : inter festum NativitatisJGhristi et festum


Epiphaniae Domini Domina Hera volat per aera, quoniam Junoni
apud gentiles aer deputabatur. Et quod Juno quandoque Hera
appellatur et dipingebatur cum tintinnabulis et alis, dicebant
vulgares praedicto tempore: Vrowe Here seu corrupto nomine:
Vro Here de vlughet, et credebant illam sibi conferre rerum
temporalium abundantiam .

Egli difficile dire, quale dei due nomi, quello di Diana o


quello di Erodiade, sia pi antico nella credenza surriferita.
Prescindendo dal sinodo romano del 367 e dal trattato I)e spiritu,
la menzione pi antica di Diana nella leggenda da noi studiata
risalirebbe al IX-X secolo, quando il culto di Erodiade era gi
conosciuto: lo dice Raterio di Verona (1), parlando di uomini,
i quali Herodiam illam Baptistae interfectricem quasi reginam
imo deam proponant, asserentes tertiam totius mundi partem illi

traditam . Questa tertia pars mundi sar identica alla


pars hominum tertia , che secondo il Reinardus soggetta
ad Erodiade; il senso comune all'uno e all'altro passo me lo spiego
cosi : Erodiade si riposa nella seconda parte della notte e solo
nella terza essa esercita la sua influenza sul mondo. tratte-

rebbesi di un vero e proprio possesso della terza parte del ge-

nere umano , secondo che della dame Habonde si asserisce nel

Romanzo della Rosa?

18624 dont maintes gens par lor folie


cuident estre par nuit estries

errans avec dame Habonde,


et dient, (jue par tout le monde
li tiers enfant de nacion
sunt de ceste condicion.
18686 que li tiers du monde
aille ainsinc avec dame Habonde.

Dame Habonde la Domina Abundia di Guglielmo d'Alvernia

(1) Grimm, loc. cit., 235.


382 A. WESSELOFSKY

(t 1248), cosi chiamata, da abundantia, come satia a satietate (1):

nomi entrambi dovuti all'etimologia popolare o scolastica, mentre


forse altro non sono che i riflessi di un altro pi antico, attri-

buito a Diana-Erodiade.
Se fra questi due si decide per la maggior antichit del primo,
facile vedere come all'immagine della dea vagante di notte sia

venuta ad aggiungersi quella di Erodiade, vagante ancor essa


in punizione del peccato commesso. nota l'antica confusione
di Diana-A.rtemide con Ecate, dea degli incanti e dei sortilegi;

la danza lasciva delle donne in onore di Artemide Efesia; la

credenza greca che delle ridde notturne di Artemide-Ecate fanno


parte i fanciulli morti in tenera et e coloro che morirono senza
aver lasciato prole, n conosciuto l'amore, tutti ftypia aupiZovreq,

tti appeal eujnv xovte? (2) : immagini queste che trovano ri-

scontro nelle rappresentazioni della caccia fantastica medioevale,


in cui Erodiade ebbe una parte, ora alquanto offuscata. La
confusione di quella con Diana sarebbesi operata sulla base di

una certa conformit del concetto mitico, favorita dalla confor-

mit di nomi: fiera Diana e Herodina (cfr. Zs. f. deuische


Myth., 1, 102) Herodiana, come ha nome Erodiade in qualche
testo slavo e nel trattato del Vintler, Die Pluemen der Tugent
(ed. I. Zingerle) v. 7737 sgg.:


^ So haben etlich geraein
mit der psen Erodiana (var. Herodiana).,

so glauben vii an Diana

die do ain valsche gottin ist.

Ma v' anche luogo ad un altro costrutto : Herodiana sar stata


capita come hera Diana; cfr. le parole di Burcardo: ejusque

(1) Grimm, loc. cit., I, pp. 237-239.


ad Ecate presso Miller, Mlanges de Uttrature grecque,
(2) Gfr. l'inno

pp. 442, 399; Nauck, Mlanges grco-romains. III, 183; Dilthey, Die Ar-
temis des Apelles und die wilde Jagd , nel Rhein. Mus. N. F., B. , XXV
(1870), pp. 321 sgg.
ALIGHINO E AREDODESA 333

(se. Dianae) jussionibus velut domivae obedire; un sentimento


analogo l'ebbe l'autore del Bernardus traducendo Erodiade con
Pharaildis, cio frau Hilde o Holda. Pi tardi da Hera e Diana
si ebbero non pi due nomi, ma due persone diverse: Diana e
Hera, la quale venne poi identificata con Giunone : domina Hera.
Se in quest'ultimo caso abbiamo da fare con un'intrusione eti-

mologica, il primo sar prodotto dal ravvicinamento di due miti,

che per un certo tratto ebbero consimile sviluppo.

Mentre la tradizione catalana condannava Erodiade insieme


col padre ad una fuga senza fine, v'era chi se la raffigurava
come una caccia fantastica. Se nella provincia di Perigord e di
Franche-Comt, Jura e Ain essa porta il nome di Ghasse Hrode
che odesi nella vigilia dei Tre re (1), e Herodes, Herodis-Rds
apparisce tra Natale e l'Epifania come cacciatore demonico nelle
leggende di Hannover e di Westflia (2), v' luogo a dimandarsi,

s'egli era stato raffigurato da principio come perseguitato o come


persecutore, o se si trattava sempre di una fuga, di un dime-
narsi continuo per l'aria in punizione della tirannia. Perch
Erode era il tyrannus, herus malus =r antico altotedesco wtan;
'med. altoted. wetunge = furia, megera, sania; il Wetunges her,
come ebbe nome in Germania la caccia fantastica, sarebbe, dunque:
l'esercito, la compagnia del tiranno, di Erode; le anime dei bam-
bini, che ne fanno parte i fanciulli trucidati dal goiewuoio,

cio Erode il Grande {Otfr-id , I, 19, 18) , che io suppongo con-


fuso nella tradizione popolare coli' uccisore del Battista. Se
dunque noi vediamo apparire qualche volta in capo alla caccia

fantastica in vece di Wod, Wut, Wode una frau Wode, Gode,


Gauden, non si tratta gi di una sostituzione femminile del
Wtan =^ Erode, ma bens di una tiranna = Erodiade (3).

(1) Woi.F, loc. cit., II, 163; Sbillot, Traditions et superstitions d^ la


Haute-Bretagne, I, 220; De Ghesnel, Dictionnaire des superstitions, a. v.

Chasses des esprits.


(2) Ztsch. f.
deutsche Mythologie , I, 100-1 (f; Kuhn, Sagen, Gebrache
und Mdrchen aus Westfalen, I, 1.

(3) Vedi Grimm, loc. cit., I, p. 110 (cfr. Ili, nota a p. 49); l, pp 765 sgg.;
SiMROCK, loc. cit., p. 210; Lexer, Mittelhochd. Wb., a. v. wetunge.
334 A. WESSELOFSKY

Per parte mia tradurrei con esercito di Erode la militia

Hellequini , Karlequini , mesnie Hierlekin, Hellequin ,

Helchien (Normandia) ecc. (1): nome che si d alla caccia fan-

tastica accanto ad altri biblici: le chariot de David (Piccola Bret-


tagna), la chasse d'Oliferne (Franche-Gomt, Jura), la chasse

Gain (Normandia), chasse Machabe (Blois)(2). Gi il Diez intrav-


vide 'nel Hellequin e le sue varianti un aspetto fiammingo, nie-
derlndischen Klang. Herodes avr dato nei dialetti della bassa

Germania il diminutivo Herdekn (3); indi Herlekn, Hellekn.


Ci che di Hellequin si narra nel romanzo antico francese di

Richard conferma in parte il noto racconto del Reinardus intorno


ad Erodiade, e si spiega a vicenda: il duca incontra nelle sue
foreste Hellequin che cacciava con sua gente ; egli si riposa sopra
una spina, come Erodiade nel Reinardus quercubus et corylis ;

poi scende a terra sopra un pezzo di tela, che un suo siniscalco


stese sovra il suolo. Alla dimanda del duca, chi gli abbia dato
il permesso di caccia, risponde: essergli imposto da Dio di cosi
fare, correndo nella selva tutta la notte, ed ora si riposa (cfr. nel
Reinardus: usque nigri ad galli carmina prima sedet):

Tant avons chmin estant esmerveills


'que trestous hous en sommes honny et travaillez...

Si souffrons nous chascuns tant d'angoisse et de peine

que pas ne le pourroit-on dire en la semaine.

Da Herlekn, forma che io suppongo seconda dopo il


*
Herdekin,
venne facilmente Hellekn sotto l' influsso etimologico di hel-

(1) Vedi Grimm, loc. cit., II, 785-6; Wolf, loc. cit., II, 162; Libbrecht,
Gerv. von Tilbury, pp. 198-99, e Zur Volkskunde, pp. 27 sgg.; Diez, Wb.,
a. V. Arlecchino; Gachet, Glossaire, a. v. halegrin\ Littr, Dici., a. v.

ariequin', Godefroy, Dici, de V ancienne langue fran^aise, a. v. hellequin.


Cfr. PiTR, Archivio, III, 104-5.

(2) SBiLLOT, loc. cit., I, 220, 221; Wolf, loc. cit., II, 162; Simrock, loc.
cit., 219; Db Ghesnel, loc. cit.

(3) Cfr. nel Dizionario medio-basso tedesco di Schiller e Lbben: ffer-

deke, Herthe, dimin. da Herdradis.


ALICHINO E AREDODESA 335

ligen = stancare qualcheduno perseguendolo, tormentarlo; o piut-


tosto di Helle: inferno. Hellekn divent un cacciatore infernale:
Helljger, i suoi seguaci tanti Hellekni, che procedono con-
torcendosi, facendo gran chiasso, incutendo paura e maraviglia,

maliziosi ed astuti come i dimoni del medio evo. Questo tipo si

mantenne dipoi oscillando tra il malizioso-demonico ed il demo-


nico-giullaresco. Demonio Dant Hellequin nel fabliau che conta
delle sue nozze con Luque la mandile (1) ; di giullaresco sa la
menzione di sonagli, come p. e. in Adam de la Halle (ed. Gous-
semaker 39):
J'oi la maisnie Hielekin
Mien ensiant qui vient devant
Et mainte cloquete sonnant,

nella descrizione della cavalcata trionfale di Orgoglio nel


Renard le Nouvel:

532 sa siele et ses lorains


Ot une cent cloketes aux mains
Ki demenoient tei tintin

Con li maisnie Hierlekin,

ci che ci fa pensare alla Hera della tradizione sovracitata, cum


tintinnabuUs et alis. Mentre Huon de Mery {Tornoiement
Antechrisi) non d nessuna nuova particolare della maisnie
Helequin , il romanzo di Fauvel (146, Fonds Frangais, XIV s.)

la dice rabbiosa:

Je cuids que c'estoit Hellequin

Et tuit li autre sa maisnie


Qui le suivent toutc enragie.

Avec eux avoient hellequines


Qui avoient cointises fines.

E lo stesso si legge nel Mariage des flles au diable:

Il s'entrepoilent com mastin,


G'est la mesnie Hellequin.

(1) Vedi Romania, n' 46-7, pp. 224 sgg.


336 A. WESSELOFSKY
In Normandia, ove s' mantenuta l'antica credenza della Ghassie
Annequin, Hennequin, ecc., il nome di hannequin che si d ad
un ragazzo spiacevole vale demonio, folletto.

L'Alichino di Dante (Inf., XXI, 118; XXII, 112) non altro


che Hellequin, diventato adirittura demonio (1), e a lui ben si at-

tagliano le parole che d s dice il suo compagno Gagnazzo:

Malizioso son' io troppo,


Quand io procuro a' miei maggior tristizia.

(Inf., XXII, 110-11).

E lo stesso dovr ammettersi per l'Hellequin del mistero francese:


la trappola, che dalla scena conduceva all'inferno teatrale ,

era chiusa da un sipario, rappresentante una testa di brutto e


spaventevole aspetto; questo sipario ebbe il nome di: chappe
d'Hellequin, forse perch era l appunto la buca, donde scappa-
vano sulla scena i demoni, quando ne occorreva bisogno. Pi
tardi ed oggi ancora quella specie di cortina, che va intorno
alla scena, si chiam manteau d'Arlequin (2), nome che si

d ancora in alcuni paesi di Francia alla mesnie Hellequin (3)

e che sopravvive in Arlecchino: perch quella nota maschera


della Gommedia dell'Arte e del teatro dei burattini subentr al

vecchio Hellequin, rivestendo il classico centunculo del mimo


antico e col volto ricoperto di nera fuliggine: usanza dei mimi
anche questa, ma che alla mente dello spettatore di volo e pauroso

simboleggiava la fuliggine d'inferno.

Graf, Demonologia di Dante, in questo Giorn., IX, 48 n.


(1) Gfr.
Petit de Julleville, Les mystres, 1, 322, n. 1.
(2)

(3) Gfr. P. Paris Manuscrits franQais 1 321 sgg.


, Dans mon pays
, , :

(l'ancien Rmois) les petits enfants s'efifraient mutuellement l'approche


de la nuit en criant tue-tte Arlequin sur nos talons , comme si la
: !

Mesnie Hellequin les poursuivait encore. On y donne aussi le nom d'Ar-


lequins aux feux-follets enfants par les exhalaisons de la terre dans les
derniers jours d'automne. Ges Arlequins, disent les rares avec afFectation,
s'attachent aux pas des enfants ils offrent une lumire trorapeuse en sau-
;

tillant devant eux quelque distance jusqu'h ce qu'ils aient conduit la


,

pauvre victime dans un marais ou un prcipice .


ALICHINO E AREDODESA 337

u.

La caccia fantastica riferita dalla credenza popolare germa-


nica al periodo di dodici giorni, dal 25 dicembre al 6 di gennaio,
l'Epifania, mentre il V era consecrato alla memoria di Giovanni
Battista, il cui nome doveva suggerire la leggenda di Erode e
di sua figlia. Questa pare aver dovuto cedere col tempo gran
parte della sua celebrit ad una personificazione sincrona: la

Befana italiana = Epiphania, la Berhta tedesca, la lucente, come


importa il suo nome, tolto dall' i^upa tiv fiujv qpOjxuiv. Se ora
Berhta apparisce alcuna volta come spauracchio , Befana come
figlia di Erodiade (1), sar sotto l'influsso d'Erodiade leggendaria.
In un racconto del Mltthal (2), che riassume 1 gi noti di Do-
siteo e di Niceforo, la figlia di Erode una danzatrice sma-
niosa, che, dopo aver ballato dinanzi al padre, s'insuperbisce di

modo, che si mette a ballare mentre traversa un lago, coperto


di ghiaccio. Sprofonda nell' acqua e deve andare, cos ballando,
all' inferno, onde scappa ogni notte del 5 gennaio per far, bal-

lando, il giro del mondo. Si chiama Perhi o Perchtra.


Un influsso in senso inverso, cio della Berhta-Befana sul tipo

di Erodiade dovr ammettersi in parte pell'Aredodesa, Bedodese,


Redosa, Redosola, ecc. dell'alta Italia che non sar altro che
Erodiade. Se nel veneto essa apparisce come una vecchietta
vispa e compiacente, che nella notte della Epifania appresta a
tutti i bimbi una calza piena di frutta e dolciumi (3) un
concetto del suo carattere che sa di nuovo, mentre altri racconti
di lei serbarono il suo tipo originale: come quando essa incute
paura alle donne che filano o lavorano la vigilia della festa (4),

(1) Grimm, loc. cit., I, 234.

(2) Ztsch. f.
deutsches Althertum, XX VII, p. 96.

(3) Vedi Angela Nardo Gibele, Superstizioni Bellunesi e Cadorine, in


Arch. per lo studio delle trad. pop., IV, 588; V, 39-
(4) Loc. cit, IV, 590.
338 A. WESSELOFSKY

fa delle sue alle tose che le andava a slittarsi co i so morosi ,


annegandole in un torrente. Venia fora de lo inferno stre-
pitando con catene (1), e i ragazzi intendono di cacciarla, bat-
tendo e scuotendo catene, treppiedi, zampogne, mentre vanno a
frotte per le strade (2). Scappa al primo canto del gallo (3). In
Cadore si racconta che alla vigilia dell'Epifania la Redodesa si

presenta alla chiesa di S. Giovanni al tocco della mezzanotte

per esser battezzata. S. Giovanni la manda alla fontana con una


cesta bucata per prender l'acqua necessaria alla cerimonia. Essa
va ad attinger l'acqua e ritorna, naturalmente, dal santo con la

cesta vuota. Allora segue fra loro questo dialogo:

Duan, Duan, batezime sto an,

Madona, un altro an!

E la Redodesa mortificata se ne va. Ci che scritto, deve


seguire sino alla fine del mondo (4). S. Giovanni, mentovato in
quella tradizione, ci riconduce ad Erodiade ; ci che della Redo-
desa si narra a Gron (5) al racconto di Dositeo e di Niceforo
del passaggio di Erodiade sul lago o fiume gelato. Sul punto
della mezzanotte se ferma le acque del Gordevole e del Mis
(due torrenti) e se forma na strada sul medo. Alora passa la

Redodesa coi soi dodese Redodesegot, e se andesse per assidente


qualchedun a tor acqua in quel momento, la li ingiotisse tuti
'n t' un fiat. Co vien la matina, i va a imprimar l'acqua coi
anemai, e el primo che andeva 'na olta, trovea su le grave
un maz de fior magnifizi, che parea impossibel se li podese
trovar nel mese di genaro . I dodici Redodesegot concor-

dano con ci che si disse delle figlie di Erode nella tradizione


catalana, e dodese avr influito sulla forma del nome Aredodese
= Erodiade.
(1) Loc. cit., V, 33, n. 1 e p. 34.

(2) Loc. cit., V, 33.


(3) Loc. cit., V, 32.
(4) Loc. cit., V, 32-33.
(5) Loc. cit., IV, 590.
ALICHINO E AREDODESA 339

Gi lo dissi: la rappresentazione di un giro senza tregua, di

una caccia sempiterna si svilupp da quella pi antica del ballo :

nel racconto di Niceforo la testa di Erodiade che si mette a


ballare. Allusioni a questo motivo io le trovo, in parte almeno,
nelle feste popolari di S. Giovanni d'estate (24 giugno). Anche
la caccia fantastica viene qualche volta riferita a questo ter-
mine (i); nel napoletano, nella notte che precede il 24 di giugno,
i contadini mettono fuori una secchia ripiena d' acqua, per ve-
dervi Erodiade colla madre che passano, rimproverandosi a vi-

cenda la morte del Battista (2). In alcune parti di Bulgaria c'

l'usanza che tre giorni prima del 24 giugno sei ragazze mettonsi
insieme e travestite vanno per le case a ballare: l'una di esse,
che ha a nome Dragaica, rappresenta Erodiade, con un cappello
d'uomo in testa e un coltello in mano, che ella brandisce in
segno dell'uccisione del Battista (3). Nel giuoco della Dragaica

(1) SiMROCK, toc. cit., 216; cfr. Grimm, loc. cit., II, 767.

(2) PiTR, Archivio, I, 327.

(3) ^oAaKoe^, E'bAiapcKviu napodem cdopHum,


Usanza diSvisciovo; p. 56.
il giuoco si dice eseguito da fanciulle bench il nome
rumene (zingare?),
di dragaica accenni ad una origine slava (o greca ?). Gihag Dictionnaire ,

d'tymologie daco^omane , lments slaves ecc. a v. drag nota sol- ,


tanto dragaica
: =
nom donne la plus belle fiUe choisie une cer-
taine fte champtre et nom d'une danse que ces fiUes dansent . Nei
drammi dell'Alessandri, citati dal Gihac, non si trova, rispetto a quest'uso,
che la frase: giica dragaYca pin curte (Opere complete, II, 938), gioaca
dragaica ca o nebuna (ib., III, 997). 11 Gantemir, Operele principelui
Dimitriu Cantemirtt, t. I, Bucuresci, 1872, p. 141, d interessanti particolari
intorno a Dragaica, identificandola con Gerere, ma la spiegazione dell'uso
tutt'altra che quella data da Giolakov: Etenim eo anni tempore, 'quando
segetes maturescere incipiunt, congregahtur, quot quot fuerint, vicinorum
pagorum puellae ac inter se venustiorem et forma praestantiorem sub
Dragaicae nomine eligunt. agrum magno comitatu deductam, co-
Hanc in
* rona ex aristis plexa pluribusque strophiolis phrygio opere pictis exomant
ac claves horreorum manibus eius suspendunt. Sic ornata Dragaica, ex-
tensis manibus et strophiolis vento expositis, ita ut volantis speciem prae
se ferat, ex agro domum redit et omnes quot quot in eam societatem
iverant pagos cantando et saltando peragrat, stipata cunctis reliquis soda-
le libus quae cum canticis sat concinne compositis sororem et dominam
quam saepissime vocitant. Huius honoris villicae Moldavorum puellae ple-
rumque sunt avidissimae, licet perpetua consuetudine cantavit, ne ea, qaae
< Dragaicae personam gesserit, intra triennium marito elocetur .
340 A. WESSELOFSKY

abbiamo cosi un brano dramma popolare


di parallelo a quello

gi nsitatissimo fra i Rumeni nel periodo tra il 25 dicembre e


il 7 gennaio: una specie di Offlcium stellae, che in Transilvania
ed in Moldavia ebbe nome dal suo protagonista: Irod = gli Erodi
(cfr. les Hallequins).

Sono conosciuti i rimproveri che sin dal principio del secolo XVI
la Chiesa moveva contro il ballo frenetico, a cui davansi le donne
e le fanciulle russe nella notte del 24 giugno. Ci che se ne dice
rammenta la mana della danza di S. Giovanni (St. Johannis
chorea, danse de St. Jean, Sanct Johans Dantz), che nel 1374
colse le popolazioni delle rive del Reno e della Mosella e dei

Paesi Bassi (1). Uomini e donne, vecchi e giovani, ragazze, scap-


pate dalla casa paterna, si assembravano su per le vie e nelle

chiese e si abbandonavano ad una danza appassionata, finch


cadevano tramortiti. Tutti avevano corone in testa e si fascia-

vano la vita di corde o fazzoletti per non iscoppiare, e allo


stesso scopo si facevano battere e calpestare nel caso che cades-
sero dalla troppa stanchezza. L' interessante si , eh' essi pro-

vavano un'invincibile avversione contro il color rosso e che

figurandosi talvolta esser entrati in un fiume di sangue, si

mettevano a saltare. Il ballo sar una reminiscenza di quello

di Erodiade, il sangue di quello del Battista, il cui nome si

ripeteva nel breve canto, che accompagnava la danza:

Herre sankt Johann, so, so,

Frisch und froh,


Herre sankt Johann!

Il cronista Veit Weinberg (f 1580), rammentando il movimento


religioso del 1374, chiama questa danza Firlefantz; il sig. Freybe(2),

dimentico dell'allusione al 1374, crede che si tratti di spiriti

maligni, erranti nella notte di S. Giovanni, e della ricerca di


tesori nascosti. Noto di passaggio che collo stesso nome di Fr-

(1) Cfr. Uhland, Schriften, III, 399401, e le note


(2) Germania, XXIV, p. 384.
ALICHINO E AREDODESA 341

lefantz si chiama nel Voigtland un giuoco che si fa nel giorno di


S. Giovanni, nel quale un certo Giovanni viene buttato nell'acqua.
Il ballo essendo generalmente condannato dalla Chiesa del
medio evo come opera del demonio, Erodiade si presentava come
la ballerina per eccellenza. L'autore dell' omelia irep n^Tavoiac,

attribuita a S. Giovanni Crisostomo, ne parla a proposito di or-

chesti e di giuochi profani (1); nelle miniature si vede Erodiade


davanti ad Erode che si dimena a guisa di giullare (2) ; Eusebio
di Emesa la dice istrumento del diavolo , di cui egli si servi
per la morte del profeta: con la testa troncata essa gioc alla
palla (3). Un testo omiletico antico russo , attinto a fonte bi-
santina, rigetta ogni danza come nefanda: tutte quelle che si

danno al ballo, lo fanno in vitupero di S. Giovanni e saranno pu-


nite, con Erodiade nel fuoco che non si spenge, dal verme che non
dorme mai. In un testo greco medioevale dell'Apocalissi di Maria
r arcangelo Michele le addita Ywvatxa KpeiuaiavTiv ir rf\c, yMaar]c,
aTfj^ , Kol e<; tv rpdxriXov atrc, f\v pKiuv vTuXia|Livo(; Kal IxpoYev

T axMa arf\<; (4). Erodiade. Punita , essa stessa diventa un


mezzo di punizione ad altri una febbre maligna, che fa tremare
:

e contorcere i membri era assomigliata alla danza frenetica e


smaniosa di Erodiade; Erodiade che cosi fa ballare l'infermo.
Un' antica formola superstiziosa russa ,
propagatasi dalla Bul-
garia, fa delle febbri tante figlie di Erode, come la canzone ca-
talana parla di pi figlie di lui, che ballano que mes ballaran .

Questa formola rimonta ad una pi antica bizantina, conosciu-


tissima fra gli slavi fin del mezzogiorno, popolare anche fra i

rumeni (5). In essa San Sisinnio, o solo o col fratello Sinodoro,

(1) Gfr. anche l'omelia, parimente attribuita a S. Giovanni, nell'ed. Mignb,


t. LIX, 485-90.

(2) Th. Wright The History of domestic manners and sentiments in


,

England, pp. 167, 168.


(3) MiGNE, Patrol. gr., t. LXXXVI, 1, p. 517.

(4) Annuaire de l'association pour Vencoiiragement des tudes grecques,


en France, 5 anne (1871); Gidel, tude sur une Apocalypse de la Yierge
Marie, p. 113.

(5) Vedi i miei PastACKama, VI, 40 sgg. ; 427 sgg. ; SaMtbrriKU no Aume-
GiornaU storico, XI, fase. 33. 22
342 A. WESSELOFSKY

danno la caccia alla demonica TiWib, avente dodici nomi. Nelle


varianti posteriori di questa mezzo-leggenda, mezzo-filatterio, i

nomi dei santi cangiano, quelli di riXXii diventano tanti esseri


diversi, e subentrando la leggenda di Erodiade o di pi figlie di

Erode cacciate e vaganti, se ne ebbe la formola russa (=: bulgara):


delle febbri, figlie di Erode, perseguitate da un santo. In questa
formola i vecchi nomi di riWdj cederono in gran parte ad altri

vennero storpiati. Ho specialmente in vista il nome di BuroO


'ApuZoO: il demonio 'OpiZooe del Testamentum Salomonis; loan-

nides nel glossario del dialetto di Trebisonda fa venire 'ApuloO


da ^vaaoc; e spiega: xaTaxeviov irveOiua, [l-fwaa. Ad 'A^uZoO BuZoO
del testo bizantino corrispondono nelle versioni slave e rumene:
Avizoia, Aveziha, Avezuha ; nelle formole russe : Bsiza o Besciha,
che figlia di Erode, cio Erodiade. Herodias vel Be{n)zozia di
Augerio, Herodias vel Bezezia degli statuti sinodali S. Fiori

avranno possibilmente conservato uno degli antichi nomi leggen-


dari di Erodiade , fatta demonio : 'OPi^oOe, 'ApuZoO, BuZoO, 'ApiZioO,

'ApiaZioO = Bezozia , Bezezia, satia , onde pi tardi Abundia


dame Habonde.
A conferma di ci che s' detto valgano ancora le seguenti
osservazioni. L' 'opi^ooe del Testamentum Solomonis, la TiXXib del

filatterio di Sisinnio uccide, rapisce, divora i bambini di tenera


et ; lo stesso si dice, a proposito di Erodiade , nel passo sovra-

citato di Q-iovanni Saresberiense (v. p. 330) : Nocticulam quan-

dam vel Herodiadem vel praesidem noctis dominam Consilia

et conventus de nocte asserunt convocare, varia celebrari con-


vivia praeterea infantes exponi lanrdis, et nunc frustatim
discerptos edoud ingluvie in ventrem trajectos congeri, nunc
praestdentis miseratione rejectos in cunas exponi (1). Al
Q-rimm (2) gli ultimi particolari di questo racconto parvero in-

pamyprb u uapoduou cjioeecuocmu , I, 87 sgg. : SaMtbmKU no ucmopiu ano-


Kpu^oe-6, pp. 288 sgg.
(1) Grimm, B. Myth., II, 884.

(2) Loc. cit., II, 886.


ALIGHINO E AREDODEbA 343

novazione di una favola pi antica e di tutt' altro carattere: si

trattava in principio di viaggi notturni di fate benefiche, por-


tanti nelle case, cui visitavano, la felicit e l'abbondanza (= A-
bundia), benedicenti ai bambini; il motivo del ratto venne intro-
dotto pi tardi sotto l'influenza di racconti favolosi intorno agli
Elfen; nel testo di Giovanni l'antica correzione avrebbe lasciato

un vestigio nel carattere di Erodiade , che sola si mostra com-


passionevole , dando ordine che i fanciulli rapiti siano rimessi

nelle loro culle. Ma il fatto sta che si parla di ben altro che di
ratto, perch i fanciulli vengono inghiottiti e poi di nuovo ridati

alla vita come nella leggenda di Sisinnio la riXX) inghiottisce

il bambino di Meletina e poi lo rigetta dietro le minacce del


santo. Appunto questa particolarit sar la pi antica, Erodiade

benevola un' intrusione recente. L'Erodiade delle credenze popo-


lari europee dunque la TiXXj del flatterio di Sisinnio , l' Ero-
diade delle ubbie bulgare e russe. Hasde riconobbe la greca
TiXXub, reXXd) nelle Jelele (Dnsele, Frumoasele ecc.) rumene: fan-

ciulle demoniche, che vanno per l'aria, cagionando agli uomini


varie infermit, succhiando il loro sangue, riducendo a paralisi

i giovani infelici, pei quali sentono amore. Ebbene, fra le Jelele


appariscono anche le Jerodiecele , Iroditele : sono le nove figlie

di Efode imperatore e di Irodasa imperatrice, che viene anche


chiamata Irodia , Irodita la grande (1). la Redodesa coi suoi

Rododesegot della leggenda di Gron.

Alessandro Wesselofsky.

(1) Saineanu, loc. cit., pp. 10, 11, 14, 15, 18, 53 n. 7.

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