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CAPITOLO 1 COMMENTO

1. S come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, come dice Aristotele tutti gli uomini
tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere. La ragione di desiderano sapere la ragione di quello che ci
che puote essere ed che ciascuna cosa, da providenza di prima circonda perch ogni cosa per natura tende alla
natura impinta, inclinabile a la sua propria perfezione; onde, sua perfezione = coscienza del fine ultimo
acci che la scienza ultima perfezione de la nostra anima, ne la la perfezione loggetto della conoscenza
quale sta la nostra ultima felicitade, tutti naturalmente al suo la sapienza la perfezione della nostra anima
desiderio semo subietti. 2. Veramente da questa nobilissima in cui risiede la felicit delluomo
perfezione molti sono privati per diverse cagioni, che dentro a molti sono per esclusi da questa perfezione
luomo e di fuori da esso lui rimovono da labito di scienza. - per motivi interni alluomo
Dentro da luomo possono essere due difetti e impedi[men]ti: 1.limiti fisici (malattia)
luno da la parte del corpo, laltro da la parte de lanima. 3. Da la difetto del corpo
parte del corpo quando le parti sono indebitamente disposte, s 2.limiti mentali, quando luomo si abbandona al
che nulla ricevere pu, s come sono sordi e muti e loro simili. peccato, alla malizia
Da la parte de lanima quando la malizia vince in essa, s che si difetto dellanima (modo con cui luomo
fa seguitatrice di viziose delettazioni, ne le quali riceve tanto tratta le cose diversamente da come ce le
inganno che per quelle ogni cosa tiene a vile. 4. Di fuori da presenta Dio)
luomo possono essere similemente due cagioni intese, luna de - per motivi esterni alluomo
le quali induttrice di necessitade, laltra di pigrizia. La prima 1.mancanza di tempo perch luomo pu essere
la cura familiare e civile, la quale convenevolmente a s tiene de indaffarato in altre urgenze
li uomini lo maggior numero, s che in ozio di speculazione esser 2.se il luogo in cui si vive non adatto
non possono. Laltra lo difetto del luogo dove la persona nata coloro che si possono dedicare alla sapienza e
e nutrita, che tal ora sar da ogni studio non solamente privato, alla propria coscienza sono pochi, gli intellettuali
ma da gente studiosa lontano. 5. Le due di queste cagioni, cio la devono operare nella politica per migliorare le
prima da la parte [di dentro e la prima da la parte] di fuori, non condizioni e favorire laumento delle persone
sono da vituperare, ma da escusare e di perdono degne; le due che possono accedere a questo esercizio
altre, avvegna che luna pi, sono degne di biasimo e dellanima
dabominazione. 6. Manifestamente adunque pu vedere chi bene pane degli angeli = teologia = familiarit con il
considera, che pochi rimangono quelli che a labito da tutti fine delle cose
desiderato possano pervenire, e innumerabili quasi sono li metafora = il vero cibo delluomo la
mpediti che di questo cibo sempre vivono affamati. 7. Oh beati familiarit con Dio, situazione quotidiana per gli
quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li angeli, come un pane che mangiano
angeli si manuca! e miseri quelli che con le pecore hanno continuamente
comune cibo! 8. Ma per che ciascuno uomo a ciascuno uomo alcune persone non possono mangiare di
naturalmente amico, e ciascuno amico si duole del difetto di questo pane, accedere cio alla teologia e
colui chelli ama, coloro che a cos alta mensa sono cibati non filosofia, per lostacolo del latino non conosciuta
sanza misericordia sono inver di quelli che in bestiale pastura da tutti
veggiono erba e ghiande sen gire mangiando. 9. E acci che la lingua della coltura non permette di accedere
misericordia madre di beneficio, sempre liberalmente coloro a tutti di questioni che interessano il desiderio di
che sanno porgono de la loro buona ricchezza a li veri poveri, e tutti, per questo lui scrive in volgare: per
sono quasi fonte vivo, de la cui acqua si refrigera la naturale sete permettere a tutti di cibarsi della verit
che di sopra nominata. 10. E io adunque, che non seggio a la scelta innovativa del volgare come lingua per
beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a piedi di trattare di filosofia
coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco Dante, che conosce il latino, mangia le briciole
la misera vita di quelli che dietro mho lasciati, per la dolcezza che cadono dal banchetto della verit e desidera
chio sento in quello che a poco a poco ricolgo, farle gustare a tutti come il filosofo del mito
misericordievolmente mosso, non me dimenticando, per li miseri della caverna di Platone, una volta vista la luce
alcuna cosa ho riservata, la quale a li occhi loro, gi pi tempo, del sole, desidera rendere partecipe tutti di quella
ho dimostrata; e in ci li ho fatti maggiormente vogliosi. 11. Per bellezza
che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale non tutti per sono disporti a mangiare di
convivio di ci chi ho loro mostrato, e di quello pane ch questo pane: chi ha strumenti fisici e non
mestiere a cos fatta vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe malizioso ha un cuore aperto alla conoscenza
esser mangiata. 12. E questo [ quello] convivio, di quello pane spiega la divisione del Convivio in quattordici
degno, con tale vivanda qual io intendo indarno [non] essere capitoli, in ciascuno una canzone che tratta di
ministrata. E per ad esso non sassetti alcuno male de suoi amore e virt accompagnata da un commento
organi disposto, per che n denti n lingua ha n palato; n che obbliga a non fermarsi alla bellezza della
alcuno assettatore di vizii, perch lo stomaco suo pieno domori poesia
venenosi contrarii, s che mai vivanda non terrebbe. 13. Ma verranno illustrate quindi tutte le sfumature, le
vegna qua qualunque [per cura] familiare o civile ne la umana declinazioni che prende la parola letteraria (il
fame rimaso, e ad una mensa con li altri simili impediti sassetti; colore della semenza) attraverso la forma
e a li loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono paragone con la Vita Nova
stati, che non sono degni di pi alto sedere: e quelli e questi - questo testo tratta della stessa cosa ma in
prendano la mia vivanda col pane, che la far loro e gustare e termini diversi, con metodi diversi
patire. 14. La vivanda di questo convivio sar di quattordici - un testo pi da adulti perch ha strumenti pi
maniere ordinata, cio quattordici canzoni s damor come di adatti a questa et (similitudine della donna che
vert materiate, le quali sanza lo presente pane aveano dalcuna da vecchia non pu vestirsi come vestiva allora)
oscuritade ombra, s che a molti loro bellezza pi che loro - cambia la modalit con cui accostarsi allunico
bontade era in grado. 15. Ma questo pane, cio la presente oggetto della conoscenza
disposizione, sar la luce la quale ogni colore di loro sentenza - qui si rivolge a tutta lumanit non al
far parvente. 16. E se ne la presente opera, la quale Convivio pubblico ristretto delle donne che hanno provato
nominata e vo che sia, pi virilmente si trattasse che ne la Vita amore
Nuova, non intendo per a quella in parte alcuna derogare, ma - la Vita Nova narrativa, il Convivio espone il
maggiormente giovare per questa quella; veggendo s come senso letterale e allegorico
ragionevolmente quella fervida e passionata, questa temperata e chiede infine scusa se la sua capacit umana
virile esser conviene. 17. Ch altro si conviene e dire e operare non allaltezza delloggetto della conoscenza,
ad una etade che ad altra; perch certi costumi sono idonei e che divino, questo non segno della falsit
laudabili ad una etade che sono sconci e biasimevoli ad altra, s delloggetto di conoscenza, ma nella sua
come di sotto, nel quarto trattato di questo libro, sar propria incapacit umana
ragione mostrata. E io in quella dinanzi, a lentrata de la mia
gioventute parlai, e in questa dipoi, quella gi trapassata. 18. E
con ci sia cosa che la vera intenzione mia fosse altra che quella
che di fuori mostrano le canzoni predette, per allegorica
esposizione quelle intendo mostrare, appresso la litterale istoria
ragionata; s che luna ragione e laltra dar sapore a coloro che a
questa cena sono convitati. 19. Li quali priego tutti che se lo
convivio non fosse tanto splendido quanto conviene a la sua
grida, che non al mio volere ma a la mia facultade imputino ogni
difetto; per che la mia voglia di compita e cara liberalitate qui
seguace.

S come sapere: Come dice Aristotele (lo Filosofo, per antonomasia) allinizio della Metafisica (Prima Filosofia), tutti gli uomini per natura hanno desiderio di conoscenza.
Il Convivio parte da un principio universale, quello che la massima autorit filosofica riconosciuta nel Medioevo, Aristotele, pone alla base della filosofia prima, quella cio
che tratta i principi dellessere e dalla quale discendono tutte le altre. Dante traduce da unedizione latina della Metafisica: Omnes homines natura scire desiderant.

2
La ragioneperfezione: La ragione di questo fatto (di che, lett. della qual cosa) pu essere, ed , che ciascuna creatura (cosa), spinta (impinta) dalla sua natura assegnatale
dalla provvidenza (da providenza di sua natura), tende ( inclinabile) alla propria perfezione.

3
onde subietti: per cui (onde), poich (acci che) la conoscenza (scienza) lestrema (ultima) perfezione della nostra anima, in cui consiste (sta) la nostra massima (ultima)
felicit, tutti siamo per natura predisposti (subietti) a desiderarla (al suo desiderio).

4
Veramente scienza: Tuttavia (Veramente: ha il significato del latino verum tamen) molti sono privati di (da) questa nobilissima perfezione (il conseguimento della
conoscenza) per diverse cause (cagioni), che, <trovandosi> allinterno delluomo o fuori da esso, lo allontanano (lui rimovono) dalla disposizione (abito) alla conoscenza.
Dante cerca di spiegare il fatto che molti uomini, nonostante la naturale predisposizione a conoscere di cui si prima parlato, rimangono nellignoranza.

5
luno da la parte del: luno relativo al.

6
Da la parte del corporicevere pu: <Il difetto> relativo al corpo si ha () quando gli organi (le parti) sono mal conformati (indebitamente disposti), sicch <il corpo>
non pu percepire (ricevere) nulla. Il primo impedimento intrinseco (dentro da luomo) alla conoscenza consiste dunque nei difetti fisici che isolano luomo dalla
comunicazione con gli altri.

7
Da la parte dellanima tiene a vile: <Il difetto> relativo allanima si ha () quando in essa prevale (vince) la disposizione al male (malizia), sicch <lanima> si mette a
seguire (si fa seguitatrice di) piaceri (delettazioni) viziosi, in mezzo ai quali (ne le quali) cos ingannata (riceve tanto inganno) che, a causa di quei piaceri (per quelle,
riferito a delettazioni) disprezza (tiene a vile) ogni <altra> cosa. Il secondo impedimento intrinseco, stavolta di natura spirituale, consiste nella tendenza a rincorrere falsi
piaceri, che ci ingannano e ci distolgono dal vero bene.

8
Di fuori pigrizia: Allesterno delluomo (Di fuori da luomo) possono essere, allo stesso modo (similemente), individuate (intese) due cause (cagioni), luna delle quali
determina ( induttrice di) la necessit (necessitade) <di privarsi della conoscenza>, laltra <determina> la pigrizia. Si passa allanalisi delle cause estrinseche dellignoranza
umana, che pu essere dovuta alloggettiva impossibilit di conoscere o a una insufficienza della volont.
9
cura familiare e civile: impegno per la propria famiglia o per la propria citt.

10
convenevolmente: doverosamente, cio senza colpa; non pu essere biasimato chi non si dedica alla scienza perch distratto dai suoi doveri privati e pubblici.

11
in ozio di speculazione esser non possono: non possono avere il tempo libero (ozio, dal lat. otium, termine che indicava il tempo libero dai negotia, cio dagli impegni
pubblici; il termine era in origine privo del significato negativo che riveste nellitaliano attuale) per lattivit intellettuale (speculazione).

12
da ogni Studio lontano: non solamente privo di ogni istituzione scolastica (Studio: il termine studium indicava in particolare lUniversit), ma lontano da persone istruite.

13
la prima di fuori: il difetto degli organi corporei e la cura familiare e civile.

14
vituperare: rimproverare.

15
avvegna che luna pi: sebbene una di esse (cio la malizia) <lo sia> di pi.

16
abito: disposizione; si riferisce alla comune inclinazione alla conoscenza.

17
lo pane de li angeli si manuca: si mangia il pane degli angeli. Lespressione deriva dal Salmo LXXVII, 25: Panem angelorum mandicavit homo [Luomo mangi il pane
degli angeli].

18
Ma per che mangiando: Ma poich ogni uomo per natura amico di ogni altro uomo e <poich> ogni amico prova dolore per limperfezione della persona amata, coloro
che mangiano (sono cibati) a una mensa cos nobile (alta mensa: quella dove si mangia lo pane de li angeli) hanno misericordia (non senza misericordia sono, litote) verso
(inver di) quelli che essi vedono (veggiono) mangiare (sen gire mangiando) erba e ghiande come gli animali (in bestiale pastura).

19
E acci chenominata: E poich (acci che) la misericordia genera ( madre di) desiderio di fare del bene (beneficio), le persone istruite (coloro che sanno) offrono
(porgono) sempre con generosit (liberalmente) <parte> della loro buona ricchezza ai veri poveri (cio alle persone prive della vera ricchezza, che appunto il sapere), e sono
quasi una fonte di vita (fonte vivo, espressione biblica) con la cui acqua si placa (refrigera) la naturale sete (di sapere) di cui sopra si parlato (che di sopra nominata).

20
E io adunque vogliosi: E dunque io, che non siedo alla beata mensa e tuttavia, allontanatomi (fuggito) dal cibo animalesco (pastura) del volgo, <stando> ai piedi di
coloro che siedono <alla mensa>, raccolgo le briciole del banchetto (di quello che da loro cade), e <che> conosco la vita miserabile delle persone che ho lasciato dietro di me,
a causa della dolcezza che sento per il cibo che a poco a poco raccolgo, mosso a misericordia (misericordievolmente mosso), senza dimenticare la mia precedente condizione
di ignoranza (non me dimenticando), ho messo da parte (riservata) per i poveri (miseri, con riferimento alla povert spirituale) qualche briciola (alcuna cosa: fa riferimento
alle sue canzoni dottrinali e morali, di cui il Convivio doveva costituire il commento), che ho gi mostrato ai loro occhi da qualche tempo; e con ci li ho fatti maggiormente
desiderosi (vogliosi). Dante non si descrive dunque come un sapiente non siede infatti alla mensa ma semplicemente come un uomo che, allontanatosi dalla precedente
condizione di ignoranza, raccoglie le briciole del pane de li angeli e che, ricordandosi delle propria passata miseria, cerca di dispensare parte del proprio sapere a quanti ne
sono privi.

21
Per che ora mangiata: Per cui ora, volendo preparare la mensa (apparecchiare) per loro (cio per i miseri) intendo fare un generale banchetto(convivio) con quelle
cose che ho loro mostrato <in passato> (le canzoni) e con quel pane che necessario ( mestiere) a una tale (cos fatta) vivanda, senza il quale essa non potrebbe essere
mangiata. Le canzoni del Convivio costituiscono dunque la pietanza principale (vivanda) del banchetto; il pane invece il commento, senza cui le canzoni non potrebbero
essere comprese.

22
E questo ministrata: E questo <libro> quel convivio, <costituito> da (di) quel pane che adatto (degno) e da quella vivanda che io desidero (intendo) che non sia
somministrata (ministrata) invano (indarno).

23
E per n palato: E perci ad esso non si accosti (assetti) nessuno che abbia difetti fisici (male de suoi organi disposto), poich non ha n denti, n lingua n palato. la
rappresentazione metaforica di quegli impedimenti del corpo che, pur non essendo moralmente degni di biasimo, rendono impossibile la conoscenza [3].

24
n alcuno non terrebbe: e <non si sieda> neanche alcun seguace (settatore) dei vizi, perch il suo stomaco pieno di umori velenosi contrari <alla digestione>, sicch
non potrebbe mai assimilare (non terrebbe) la vivanda. Gli omori venenosi contrarii rappresentano metaforicamente la malizia, il vizio dellanima che impedisce la
conoscenza [3].

25
Ma vegna patire: Venga invece qua chiunque (qualunque) rimasto in quel desiderio di sapere che degno degli uomini (ne la umana fame) a causa dellimpegno per la
propria famiglia o per la propria citt (cura familiare o civile) e si sieda (assetti) alla stessa mensa con le altre persone che hanno sofferto dello stesso impedimento (li altri
simili impediti); e ai loro piedi si pongano tutti quelli che sono rimasti inattivi (si sono stati) a causa della pigrizia, poich non sono degni di sedere pi in alto; e sia gli uni che
gli altri mangino (prendano) la vivanda con il pane, che la far loro gustare e digerire (patire). Le due categorie di persone impedite da cause esterne [4] non si trovano sullo
stesso piano: mentre infatti la cura familiare o civile rappresenta un impedimento che non pu essere moralmente biasimato, chi non ha raggiunto la conoscenza per pigrizia
giudicato negativamente sul piano morale, anche se la sua colpa pi lieve della malizia [5].

26
La vivanda era in grado: La vivanda di questo banchetto sar divisa (ordinata) in quattordici portate (maniere), cio quattordici canzoni che hanno come materia sia
lamore che la virt (s damor come di vert materiate), le quali, senza il presente commento (pane), avevano qualche ombra di oscurit, tanto che a molti piaceva (era in
grado) pi la loro bellezza che la qualit del tema trattato (bontade).

27
Ma questo pane parvente: Ma questo pane, cio la presente esposizione (disposizione), sar la luce che render visibile (parvente) ogni sfumatura del loro significato
(colore di loro sentenza).

28
E se ne la presente conviene: E se nella presente opera, la quale chiamata Convivio e voglio che tenga fede al suo nome (vo che sia), si discutesse in modo pi maturo
(pi virilmente) che nella Vita Nuova, non desidero per rinnegare (derogare) questultima in nessuna parte, ma rafforzare e approfondire (maggiormente giovare: il verbo
giovare usato transitivamente, come in latino) tramite questopera (per questa: il Convivio) quella <precedente>; vedendo che, ragionevolmente, necessario (conviene)
che quella sia fervida e piena di passione, questa saggia (temperata) e matura. Il Convivio si pone dunque in continuit con la Vita nuova, con un maggiore approfondimento
dovuto alla maturit dellautore.

29
Ch altro trapassata: Poich ad unet conveniente parlare ed agire in modo diverso (altro si conviene e dire e operare) che a unaltra <et>; perch a unet (quella
giovanile) sono adatti e degni di lode certi comportamenti (costumi) che sono disonorevoli (sconci) e degni di biasimo a unaltra et (quella della maturit), cosa di cui pi
avanti (come di sotto, lett. come pi avanti), nel quarto trattato di questo libro, sar mostrato in modo appropriato (propria ragione, costrutto che ricalca lablativo assoluto
latino). E io nellopera precedente (in quella dinanzi, la Vita nuova) parlai mentre entravo nella mia giovent, e in questa successiva (in questa dipoi, il Convivio) <parlo>
essendo ormai (gi) passata la giovent (quella).
30
E con ci sia cosa checonvitati: E poich (con ci sia cosa che) la mia vera intenzione era diversa da quella che in apparenza (di fuori) mostrano le canzoni di cui si
detto, intendo spiegare (mostrare) quelle canzoni con una interpretazione allegorica, esposta (ragionata) dopo la spiegazione letterale (litterale istoria); in modo che luna e
laltra interpretazione (ragione) dar gusto (sapore) a quanti sono invitati a questa cena.

31
Li quali seguace: I quali <invitati> prego tutti che, se il banchetto non risultasse cos ricco come si addice al suo invito (se lopera risultasse, cio, inferiore a quello che sto
promettendo) imputino ogni difetto non alla mia volont, ma alle mie <limitate> capacit; perch (per che) la mia volont persegue qui ( qui seguace di) una compiuta e
affettuosa generosit (compita e cara liberalitate).

Analisi del testo


Unopera divulgativa
Il capitolo introduttivo del Convivio chiarisce lintento divulgativo che sta alla base dellopera. Essa si propone come unenciclopedia del sapere
(era tipica del Medioevo la convinzione che fosse possibile, per un uomo colto, abbracciare lintero campo della conoscenza). Lautore per non si
definisce come un vero e proprio sapiente, bens come un semplice amante della scienza che pu solo sedere ai piedi di coloro che mangiano il
pane de li angeli [10]. Il ricordo della sua precedente condizione di ignoranza, dalla quale riuscito almeno in parte ad allontanarsi, lo induce a
offrire il suo sapere a quanti ne sono privi. Gi in passato Dante aveva esposto le sue conoscenze filosofiche e morali attraverso alcune canzoni; il
Convivio viene progettato come un insieme di trattati che commentino ciascuna di queste canzoni: ma in realt lopera sar interrotta alla fine del
quarto trattato. A conclusione del capitolo, Dante sottolinea come il Convivio si ponga in continuit con la Vita nuova, pur essendo da esso diverso
per la maggiore maturit raggiunta dallautore.

La forma del ragionamento


Il discorso di Dante parte dalla citazione della massima auctoritas riconosciuta nel Medioevo, ossia Aristotele. Ma laffermazione del Filosofo circa
la naturale disposizione al sapere di tutti gli uomini non viene accolta per puro ossequio allipse dixit: essa viene invece dimostrata attraverso un
ragionamento sillogistico [1], che pu essere cos sintetizzato:
a) ogni creatura tende naturalmente alla propria perfezione (premessa maggiore);
b) la perfezione delluomo la conoscenza (premessa minore);
c) dunque tutti gli uomini tendono alla conoscenza (conclusione).
Al sillogismo, forma tipica del ragionamento deduttivo aristotelico, Dante ricorre anche pi avanti, quando spiega in termini morali la propria
intenzione di divulgare quelle conoscenze che egli andato acquisendo [8-9]. Il ragionamento cos strutturato:
a) ogni uomo per natura amico degli altri uomini (premessa maggiore);
b) lamico si duole dei difetti della persona amata (premessa minore);
c) dunque i sapienti si dolgono dei difetti di chi non pu raggiungere la conoscenza, e desiderano porgere ai poveri parte della loro ricchezza
(conclusione).

Le cause dellignoranza
Laffermazione con cui si apre lopera, e il sillogismo che la dimostra, appaiono per in contrasto con lesperienza: a dispetto della naturale
predisposizione al sapere, infatti, la maggior parte degli uomini vive nellignoranza [2]. Per spiegare questo fenomeno, Dante passa in rassegna le
possibili cause che impediscono di raggiungere il sapere. Il ragionamento condotto con un procedimento binario: le cause impedienti sono divise
in due gruppi e, allinterno di ciascuno di essi, viene operata unulteriore bipartizione:
a) vengono dapprima individuate le cause intrinseche che allontanano luomo dalla conoscenza; esse possono essere materiali (difetti fisici come la
sordit o il mutismo, che impediscono agli uomini di comunicare con gli altri) o morali (malizia) [3];
b) seguono le cause esterne alluomo, che possono determinare limpossibilit materiale di raggiungere la conoscenza o che generano un vizio di
ordine morale (la pigrizia, indotta dalla difficolt di raggiungere i luoghi di studio).
Mentre le cause di ordine materiale non sono degne di rimprovero, chi rimane nellignoranza per ragioni morali va giudicato negativamente. La
pigrizia, tuttavia, un vizio meno grave dellinclinazione al male [5].

I destinatari dellopera
Anche se Dante attribuisce grande importanza al giudizio morale sulle cause che allontanano la maggior parte degli uomini dalla conoscenza, non
su di esso che si basa lindividuazione dei destinatari dellopera. Il Convivio non si rivolge infatti n alle persone impedite da difetti fisici (che pure
sono del tutto incolpevoli), n ai maliziosi che coltivano i vizi (e che vanno, questi s, moralmente condannati). Il pubblico dellopera sar invece
costituito da quanti sono privati della conoscenza per impossibilit materiale (perch assorbiti dalla cura familiare o civile) e a quanti ne sono
privati per pigrizia. Le due categorie di persone non stanno per sullo stesso piano: i pigri, moralmente inferiori, dovranno infatti sedere ai piedi
degli uomini occupati negli affari della famiglia e dello Stato. Sono questi, dunque, il pubblico privilegiato del Convivio.
Tale pubblico coincide in sostanza con le classi dirigenti cittadine (mentre i pigri, che occupano tra i destinatari una posizione subordinata, possono
in definitiva identificarsi con quanti vivono in campagna). Dante non si rivolge dunque a intellettuali di professione (contro i quali polemizzer anzi
aspramente nelle pagine successive [G24,G26]), ma a uomini impegnati nella vita politica comunale. chiaro, allora, che la loro crescita
intellettuale comporter necessariamente un progresso politico per tutti i cittadini. La scienza, nella visione medievale di Dante, non costituisce
insomma un sapere puramente tecnico, separato dal mondo, ma un momento della formazione del cristiano e del cittadino.

Limpianto metaforico
Alla base dellopera, fin dal suo stesso titolo, sta la metafora del cibo. Il Convivio si presenta come un banchetto, nel quale saranno somministrate
quelle briciole che lautore ha raccolto dalla mensa dei sapienti. Questi sono definiti come coloro che mangiano il pane de li angeli: evidente,
dunque, come la forma pi alta della conoscenza sia identificata con la teologia. Il desiderio inappagato di sapere designato come fame [6, 13] o
come sete [9]. La metafora alimentare usata anche per rappresentare gli uomini privi della conoscenza, che mangiano erba e ghiande al pari
degli animali [7-8]; e per indicare quanti sono esclusi dalla possibilit di conoscere, o perch sono privi di organi della masticazione (fuor di
metafora, le persone con difetti fisici che rendono impossibile comunicare) o perch il loro stomaco pieno di omori venenosi contrarii che
impediscono la digestione (i maliziosi) [12]. La stessa architettura dellopera, infine, presentata attraverso metafore tratte dal medesimo ambito: le
canzoni sono la vivanda; il commento il pane [11]; ciascun trattato equivale a una portata [14-15].
La continuit con la Vita nuova
Il capitolo si conclude sottolineando la continuit tra il Convivio e lopera giovanile di Dante, la Vita nuova, continuit che non obbedisce soltanto a
ragioni formali (si tratta, in entrambi i casi, di prosimetri, ossia di opere che alternano parti in prosa e in versi). Ad accomunare i due testi c, pi in
profondit, la motivazione di fondo della loro stesura: cio il bisogno da parte di Dante di riepilogare e spiegare la propria precedente produzione
poetica (le rime amorose in giovent, le canzoni nella maturit) inserendola in un disegno che le conferisca, a posteriori, un significato universale.
vero che, a differenza della Vita nuova, il Convivio unopera destinata a rimanere incompiuta. Ma anche vero che Dante abbandoner questa
trattazione enciclopedica per mettere mano a unopera che, nel segno di Beatrice, costituir la suprema sintesi del suo sapere filosofico e poetico; la
Divina Commedia, poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra1.

Il Convivio
un'opera mista di prosa e versi di argomento filosofico-dottrinale, scritta da Dante in un periodo agli inizi del suo esilio (probabilmente intorno al
1304-1308): il progetto originale dell'opera prevedeva quindici trattati in prosa volgare, uno introduttivo e altri quattordici di commento ad
altrettante canzoni dottrinali composte dall'autore negli anni precedenti. Dante non port a termine l'opera e la lasci incompiuta dopo il IV Trattato,
probabilmente per dedicarsi alla composizione della Commedia. Il titolo significa letteralmente banchetto e allude alla volont dell'autore di
imbandire ai lettori la sapienza attraverso delle vivande rappresentate dalle canzoni, mentre il pane costituito dal commento in prosa. L'ambizione
di Dante era quella di creare una vasta opera enciclopedica, in cui affrontare tutti gli argomenti dello scibile e dimostrare cos il proprio sapere e la
propria maestria letteraria per riscattare la sua condizione di esule.
L'opera nasce dagli studi filosofici cui Dante si era dedicato negli anni successivi alla morte di Beatrice, come egli stesso precisa nel Trattato
introduttivo (in cui, tra l'altro, reinterpreta in chiave allegorica la donna gentile di cui aveva parlato nella Vita nuova, dichiarando che essa altro non
era che allegoria della filosofia). Dante afferma nel I Trattato di essere ai piedi della mensa dei veri sapienti, dalla quale raccoglie le briciole, per cui
sua intenzione condividere la ricchezza del sapere con gli altri lettori comunicando le sue scoperte: da qui la scelta del volgare come lingua
dell'opera, dal momento che il pubblico cui si rivolge italiano, colto ma non specialistico, formato da alta borghesia e piccola nobilt, quindi non
necessariamente in grado di intendere il latino.

I Trattato

formato da tredici capitoli ed il proemio dell'intera opera: Dante dichiara il suo scopo e illustra la struttura generale del Convivio,
giustificandone il titolo e spiegando la metafora del cibo e del banchetto su cui si regge. L'autore afferma che il pubblico cui si rivolge non di soli
specialisti, ma composto da tutti quei lettori desiderosi di conoscere e dotati di animo nobile, uomini e donne che per vari motivi non hanno ancora
potuto accostarsi agli studi filosofici. Da qui la scelta del volgare, per la prima volta usato da Dante in un'opera di argomento dottrinale e non
amoroso: tale scelta appassionatamente difesa dall'autore, che la sostiene con vari argomenti tra cui spicca la considerazione che il volgare lingua
viva, dotata di caratteristiche stilistiche e espressive sconosciute al latino (da Dante considerato una lingua artificiale, con cui sarebbe del resto
impossibile raggiungere un vasto pubblico), un sole destinato ad illuminare coloro che sono nelle tenebre.
II Trattato

dedicato a commentare la canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete: Dante spiega anzitutto le circostanze biografiche in cui la lirica venne
composta, ovvero il periodo seguente alla morte di Beatrice in cui lui cerc consolazione nello studio della filosofia (specialmente leggendo
Cicerone e Boezio), quindi reinterpreta la donna gentile di cui si parlava nei capp. XXXV-XXXIX della Vita nuova come allegoria della filosofia,
per cui la materia narrativa del libello giovanile viene rivisitata e attualizzata. Su questa base egli svolge il commento e l'interpretazione della
canzone, tessendo un appassionato elogio della filosofia e dello studio della materia dottrinale.

III Trattato

il commento alla canzone Amor che ne la mente mi ragiona, la stessa intonata da Casella nel Canto II del Purgatorio e collegata anch'essa alla
figura della donna gentile, esaltata secondo la poetica stilnovistica della loda. Come nel II Trattato, anche qui Dante compie numerose
divagazioni di carattere scientifico, filosofico, teologico.

IV Trattato

La canzone commentata Le dolci rime d'amor ch'i' sola, che si distende per trenta capitoli con un raddoppiamento esatto rispetto ai due Trattati
precedenti, entrambi di quindici capitoli. Dante abbandona il tema biografico-amoroso, affrontando una elaborazione di carattere pi strettamente
teorico: il tema centrale la definizione della nobilt, che quella d'animo e non di sangue (secondo il celebre motivo stilnovista) ed quindi una
sorta di dono divino, di cui il destinatario deve rendersi degno con una condotta virtuosa da esprimere nell'impegno politico e civile. Il tema sociale
si fonde con quello politico, poich Dante esalta il concetto di monarchia universale rappresentata storicamente dall'Impero romano e poi dal Sacro
Romano Impero, voluta quindi dal disegno provvidenziale di Dio attraverso la vicenda di Enea, la fondazione di Roma e del Papato (la stessa
visione torner, con qualche correttivo, nella Commedia e nella Monarchia).

Stile e prosa del Convivio

Varie sono le fonti e i modelli cui Dante si rif nella composizione di quest'opera cui doveva affidare, almeno nelle intenzioni, la sua fama negli
anni successivi: anzitutto i filosofi pagani alla cui lettura si era avidamente dedicato prima dell'esilio, fra i quali spiccavano Aristotele e i gi citati
Cicerone e Boezio, cui vanno aggiunti naturalmente gli autori cristiani (anche se nell'opera si avverte una certa sopravvalutazione della speculazione
filosofica e della ragione umana a scapito della teologia: ci stato interpretato come causa del cosiddetto traviamento morale di Dante,
rimproveratogli da Beatrice nel Canto XXX del Purgatorio e all'origine, forse, dello smarrimento nella selva oscura). Un certo debito di Dante
innegabile anche verso la tradizione medievale della letteratura didascalica, a cominciare dalle opere di Brunetto Latini come Trsor (in lingua d'ol)
e Tesoretto, nonch alle razos dei poeti provenzali con cui essi spiegavano il significato delle loro poesie e le commentavano.
La prosa del Convivio il risultato di questa ricerca dottrinale e rappresenta una scommessa vinta nel tentativo di usare il volgare per scrivere
un'opera di cos elevato impegno intellettuale: lo stile decisamente elevato e il volgare dimostra una vitalit e un'efficacia che sarebbe stata
impensabile al latino medievale, dal quale comunque trae l'equilibrio compositivo, la lucida chiarezza, la complessit sintattica e la simmetria.
Dante fonda in un certo senso la prosa filosofica in volgare (secondo la definizione di Segre) e la arricchisce con l'uso frequente di similitudini e
metafore, allo scopo di dare concretezza ed evidenza alle proprie argomentazioni, anche a quelle di carattere pi squisitamente teorico.

Personaggio, che ha generato fra gli studiosi un enorme dibattito. Dante narra in Vita Nuova XXXV 2 e nei capitoli seguenti(XXXVI-XXXIX) che alquanto tempo
dopo la morte di Beatrice vide pi volte una gentile donna giovane e bella molto che lo guardava pietosamente; si accorse di provare troppo diletto alla vista
della donna e di pensare a lei frequentemente; questo nuovo sentimento avrebbe potuto sostituirsi al ricordo di Beatrice fino a che, una forte immaginazione
della donna amata e il ricordo di come ella era in vita lo fece pentire di cotale malvagio desiderio e i pensieri danteschi si rivolsero di nuovo a la loro
gentilissima Beatrice (V.N. XXXIX 1-3). A livello delle Rime, questa situazione coincide con quella del sonetto Per quella via che la bellezza corre, tanto che alcuni
critici oggi ritengono che la donna gentile del brano citato sia la Lisetta del sonetto.
In Conv. II ii 1-2 Dante ripercorre l'episodio appena descritto, facendo espressamente riferimento al libello giovanile (quella gentile donna [di] cui feci menzione
nella fine della Vita Nova), aggiungendo che per la "donna gentile" scrisse la canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete e interpretandola come allegoria
della Filosofia, "protagonista" del trattato.

Il profilo femminile della Vita Nuova e poi del Convivio, non ben distinto
L'esame dei testi evidenzia le indubbie diversit che tra la Vita Nuova e il Convivio intercorrono quanto all'episodio;:1) la donna gentile un unico personaggio
inteso nella sua valenza reale nella Vita Nuova e allegorizzato come ipostasi della filosofia nel Convivio. 2) Le due "donne" cui Dante fa riferimento sono due
personaggi distinti, da designare il primo come "Donna pietosa" (nella Vita Nuova), il secondo come "Donna gentile" (nel Convivio).

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