Poste Italiane s.p.a.sped.in A.P.-D.L.353/03 (conv.in legge 27/02/04 n.46) art.

1comma 1-DCB Roma - Austria - Belgio - Francia - Germania - Grecia - Lussemburgo - Olanda - Portogallo - Principato di Monaco - Slovenia - Spagna 5,50 - C.T. Sfr. 6,60 - Svizzera Sfr. 6,80 - Inghilterra 4,70

SETTIMANALE DI POLITICA CULTURA ECONOMIA DOMENICA 2,50 EURO LESPRESSO + LA REPUBBLICA

N.14 ANNO LXIII 2 APRILE 2017 lespresso.it IN ITALIA ABBINAMENTO OBBLIGATORIO ALLA DOMENICA GLI ALTRI GIORNI SOLO LESPRESSO 3 EURO

I dittatori
e noi
Erdogan e Putin (con il favore
di Trump) minacciano lEuropa.
Ma al tempo stesso la seducono.
Per tenerla debole e divisa
Altan

LEspresso 2 aprile 2017 3

 LEspresso N. 14 Sommario 2 aprile 2017

Editoriale I nuovi Cesari e il miraggio del grande cambiamento Tommaso Cerno 7

Inchiesta
Attenti al mafiodotto Il poker del gas in Puglia, tra affari con le cosche e oligarchi russi P. Biondani e L. Sisti 8

PRIMA PAGINA Lo Zar, il Sultano e noi

Cos divisi piaciamo a tutti Gli uomini forti che indeboliscono lEuropa Lucio Caracciolo 22
Perch non funzioner leconomia made in Donald Gli annunci di Trump e la realt Andrew Luce 25
Dove ci porta il modello Putin Un capo quasi assoluto, idea che seduce lOccidente Raffaele Simone 27
Obiettivo: liberarsi da Gazprom Lazienda controlla le pi grandi riserve di metano Luca Piana 28
Il Bosforo pi largo Perch la collaborazione pi utile che mai Soli Ozel 29
A Istanbul regna il terrore Colloquio con Can Dundar Roberta Zunini 30
Sovranisti per sbaglio Le classi dirigenti e la reazione antisistema Massimiliano Panarari 32
Resta solo il Piccolo principe La responsabilit contro il populismo del candidato centrista Gigi Riva 33
Je suis Matteo Macron Gli effetti della vittoria del francese su Renzi Marco Damilano 35
La maledizione del ministro tecnico Tornano le condizioni per farvi ricorso ancora Bruno Manfellotto 36 Attenti al
Verso le elezioni mafiodotto
Pasticcio alla parmigiana Viaggio nella citt emiliana dove il caos politico totale Roberto Di Caro 40 8
Sport e affari
Questo calcio un pallone gonfiato Colloquio con Dino Zoff Floriana Bulfon 44
Ghigliottina La Juve e la quinta mafia ultr Gianfrancesco Turano 47

Tangenti depoca
Bisignani e le mazzette esentasse Caso Enimont, il faccendiere potrebbe farla franca M. Bonaccorsi 48

Il giallo
A Caccia di giustizia La controinchiesta della famiglia del magistrato ucciso nell83 Fabrizio Gatti 50

Iraq
I bambini perduti di Mosul Il dramma dei minori arruolati dal Califfo dopo la liberazione F. Mannocchi 58

REPORTAGE Cuba dove vai

Tra la Revolucin e Disneyland Nellisola caraibica, dove il futuro in bilico Gianni Perrelli 64

Le idee Chi tocca vive Marco Belpoliti 72

Culture Napollywood
La citt tutta un set Spot e serie tv, cos Napoli rilancia la sua immagine Emanuele Coen 74
Per dobbiamo puntare al mondo Colloquio con Gianfelice Imparato 76
Inquietante Tot La sua eredit, a cinquantanni dalla morte Emiliano Morreale 78

Grandi mostre
Impressionista di campagna A Parigi unesposizione rilancia Pissarro Cesare de Seta 82

La mia vita con Chopin Colloquio con Maurizio Pollini Riccardo Lenzi 84
Addio figlio di Bubba Un ricordo di Roberto Gatti Leo Sisti 89

Rubriche Opinioni Film lespresso.it Copertina

Eweek 39 Altan 3 Condotta Illustrazione di
Visioni 93 Roberto Saviano 17 Il pluripremiato film Giuseppe Fadda
Libri 98 Denise Pardo 19 cubano di Daranas
Foto: C. Longo / Ansa

Trash News 102 Michele Serra 21 racconta il delicato

Food & Drinks 103 Sandro Magister 57 rapporto tra
Noi e Voi 108 Riccardo Bocca 63 uninsegnante e
Bernardo Valli 110 un piccolo bullo

LEspresso 2 aprile 2017 5

 A lato
Editoriale Quattro anni fa Renzi
diceva di volere un

I nuovi Cesari e il miraggio Paese in cui non

conta chi conosci
ma cosa conosci.

del grande cambiamento

Lo spavaldo Trump gi vacilla e
guarda al passato. Anche se il
merito dei repubblicani. Ma in
Europa Putin e Erdogan flirtano
con i populismi. Fenomeno che
va prima capito. E poi fermato
TOMMASO CERNO
Come polvere di gesso soffiata via dal vento dei nuovi populi-
smi, abbiamo limpressione che la linea di demarcazione del
campo politico in cui giochiamo la partita della sopravvivenza
delle democrazie stia scomparendo. Questo genera in noi due
diverse reazioni: la paura del futuro, lidea cio che il nostro
sistema di idee e valori possa essere rovesciato; lattrazione ir-
razionale per chi ci vuole sudditi, lo stravagante desiderio di
somigliare ai nuovi Cesari (con picchi di ironia: Bersani ormai
stalker politico di Beppe Grillo). In questo numero, LEspresso
analizza i due sentimenti opposti che spaccano lEuropa e il
nostro Paese e che, se non compresi in tempo, rischiano di
portarci a una crisi non solo politica ma antropologica del no-
stro modello di convivenza. Abbiamo di fronte tre volti diversi,
eppur contigui, di quelle che possiamo chiamare le nuove dit-
tature, diverse dal secolo scorso, ma pericolose su scala globale:
lAmerica di Trump, la Russia di Putin, la Turchia di Erdogan.
E un interrogativo: siamo cambiati anche noi per colpa loro?
I primi mesi di Trump alla Casa Bianca portano gi i segni
della crisi. Un consenso fra i pi bassi mai registrati. I dubbi
degli americani su The Donald alla prova dei fatti. Ci mostrano,
insomma, una caratteristica di questo tipo di potere: il populi-
Foto: A. Casasoli - A3
Oggi, per il ministro
Poletti, si trova
lavoro pi facilmente
giocando a calcetto
che mandando
curriculum. Che
blicani di destra), il presidente si
lancia su carbone e infrastrutture. cos cambiato nel
Pd, dal 2012 a ora?
Proiettandosi in un futuro che odora
di antico. E negando di fatto allAme-
rica il ruolo di pioniere economico e culturale del pianeta.
Eppure in Europa non solo Trump piace ancora ai partiti
anti-sistema, c chi attratto dal fascino oscuro degli altri
dittatori moderni. Sia nella Russia di Vladimir Putin, dove il
pugno di ferro non trova uffici federali n giudici a far da
scudo allo Zar, come invece negli Usa avviene, ma risveglia
una nostalgia sovietizzante, leco della falsa potenza che finge
di rialzarsi, tira a lucido i monumenti, ma al tempo stesso
serra le manette ai polsi di chi dice no e tiene il popolo in
miseria. Poi c Recep Tayyip Erdogan, che ammali lOcci-
dente (si parl di una Dc islamica, mostrando i limiti di im-
maginazione che accecarono lEuropa) ma che ora ha tolto il
velo al suo progetto: cercare una via pseudo-democratica al
potere eterno, un sultanato in versione millennials fatto un
po di botte e un po di referendum.
Quanto ci costa tutto questo? LEspresso prova a misurare
lombra che i democratori allungano su di noi. Alla vigilia delle
elezioni in Francia, dove il piccolo principe Macron tenta di
fare da argine alla sconfitta del sistema democratico. E alla vigilia
della campagna elettorale che in Italia si aprir con le primarie
del Pd. Il rischio? Che non ci crediamo abbastanza. Noi per
primi. E che si perda di vista lurgenza di azioni capaci di disto-
gliere il popolo dal mi-
raggio del Grande Ca-
po. Capaci di parlare al
Paese che - gi si scor-
ge negli Usa - sa che la
rivoluzione a parole
facile ma pericolosa.
Perch avvia una re-

smo fa e disfa a parole, ma impreparato a governare. Odora gressione politica,

di reazione, guarda indietro. E se non possiamo dire che Trump economica e cultura-
sia gi finito, certo vacilla. Dopo la dbcle sullObamacare le. Che per noi sarebbe
(conseguenza dellopposizione che finora hanno fatto i repub- il baratro. Q

LEspresso 2 aprile 2017 7

NO TAP Appalti e malavita

Ma
rA
dr
iat
ico

Italia
Albania
TAP

Grecia

iterr aneo
Ma r Med

Attenti al
mafiodotto
8 2 aprile 2017 LEspresso
 I tre fiumi di metano
TAP
Italia 63 km
Mar Adriatico 105km
Albania 215km 4.000km
Grecia 550km
TANAP
SCP
Mar Nero

Georgia
SCP
TANAP Azerbaijan

Turchia as pio
M ar C

Nel contestato maxi-progetto per portare

il gas dallAzerbaijan in Puglia
spuntano manager in affari con le cosche,
oligarchi russi e casseforti offshore
di Paolo Biondani e Leo Sisti
LEspresso 2 aprile 2017 9
NO TAP Appalti e malavita
ister Tap, la ma-

M
fia calabrese, i
narcos suda-
mer ic ani, le
valigie piene di
denaro nero, le
casseforti ano-
nime con la
targa offshore,
gli oligarchi
russi, gli affari-
sti italiani legati alla politica e altri mi-
steriosi protagonisti e comprimari. Alla
base del Tap, il supergasdotto che mi-
naccia di perforare le coste del Salento,
c una storia nera mai raccontata pri-
ma. Un intreccio di vicende pubbliche e
segreti privati che rilancia quel grovi-
glio di interrogativi che fanno da deto-
natore delle proteste esplose in Puglia
contro lo sradicamento dei primi 231
olivi: chi ha deciso lattuale tracciato?
davvero necessario far passare miliardi
di metri cubi di gas tra spiagge meravi-
gliose e oliveti secolari, anzich dirotta-
re i maxi-tubi in zone gi industrializ-
zate, che si potrebbero disinquinare con
una minima parte dei fondi del Tap?
Come mai i finanziamenti pubblici eu-
ropei sono stati incamerati da una so-
ciet-veicolo con azionisti svizzeri? Se
vero che il gasdotto strategico per
molti Stati sovrani, perch sono le
aziende private a progettare dove, come
e con chi costruire una grande opera
tanto costosa e controversa?
Il Tap, che sta per Trans Adriatic Pi-

peline, la parte finale di un gasdotto

Lamministratore della gigantesco: quasi quattromila chilome-
tri di condotte per trasportare enormi
societ-madre del Tap quantit di metano dallAzerbaijan allI-
talia. Il costo preventivato di 45 miliar-
smistava valigie di denaro di. Il troncone iniziale Sud-Caucasico
parte dal giacimento azero di Shah De-
niz 2 e attraversa la Georgia. Il secondo
dalla ndrangheta ai narcos. tratto, chiamato Tanap, percorre tutta
la Turchia. Il Tap lultimo pezzo, lungo
E in Svizzera spuntano patti 878 chilometri, che sinerpica nel nord
della Grecia (fino a quota 1.800), scende

segreti con gli oligarchi sulla costa albanese, sinabissa in mare

(fino a meno 820 metri) e arriva in Sa-

10 2 aprile 2017 LEspresso


lento: lapprodo previsto la spiaggia di
San Foca, a Melendugno, dove in questi
giorni, tra rumorose proteste popolari,
iniziato lo sradicamento degli olivi. La
societ capofila Tap Ag, che raggruppa
in Svizzera una cordata di multinazio-
nali, assicura che il gasdotto sar inter-
rato, tutti gli alberi verranno ripiantati
e gli altissimi standard di sicurezza az-
zereranno ogni rischio di inquinamen-
Foto: C.Longo/Ansa
to, incidente o disastro.
In Italia finora sono iniziati solo i la-
vori preparatori del micro-tunnel pre-
visto dal ministero dellAmbiente per
Tensione tra manifestanti e forze dellordine in un cantiere Tap
non devastare una costa che vive di tu-
rismo: una galleria di cemento che par-
te in mare, a 800 metri dalla riva, passa
sotto la spiaggia e riaffiora nei campi, a
700 metri dalla battigia. Da l il progetto
continua su terra, per altri 8,2 chilome-
tri, fino a un nuovo terminale di recezio-
ne: qui il consorzio Tap prevede di spo-
stare 1.900 alberi secolari. Per collegar-
si alla rete nazionale del gas, poi, servo-
no altri 55 chilometri di condotte fino a
Mesagne, vicino a Brindisi. Gli olivi a
rischio, in totale, salgono cos a 10 mila.
Contro questo tracciato, oltre ai cit-
tadini del fronte No Tap, si sono schie-
rati i sindaci interessati e il governatore
della Puglia, Michele Emiliano, che ha
chiesto pi volte di far approdare il
gasdotto direttamente a Brindisi, evi-
tando 55 chilometri di scavi e tubi su-
perflui. I governi Monti, Letta e Renzi
hanno per inserito il Tap tra le opere
strategiche, per cui si possono ignorare
comuni e regioni: basta una valutazione
dimpatto ambientale gestita dal mini-
stero, che in questi giorni stata conva-
lidata dal Consiglio di Stato.
Il super gasdotto, dunque, uno-
LEspresso 2 aprile 2017 11
NO TAP Appalti e malavita
pera progettata, eseguita e gestita da
imprese private, ma dichiarata di
eccezionale interesse pubblico, addirit-
tura sovranazionale. LEspresso ha po-
tuto esaminare una serie di documenti
riservati della Commissione europea,
che svelano il ruolo cruciale di una so-
ciet-madre, finora sconosciuta: la-
zienda che ha ideato il progetto e ha
ottenuto i primi decisivi finanziamenti
pubblici. Si chiama Egl Produzione Ita-
lia, una societ per azioni con 200
mila euro di capitale, ma controllata
dalla Egl lussemburghese, a sua volta
posseduta dal gruppo elvetico Axpo,
che fa capo a diversi cantoni della Sviz-
zera tedesca. Le carte, ottenute grazie a
una richiesta di atti dellorganizzazione
Re:Common, documentano che la Egl
italiana ha ottenuto, nel 2004 e 2005,
due finanziamenti europei a fondo per-
duto, per oltre tre milioni, utilizzati
Il poker del gas: i manager,
Il finanziere svizzero
che gestiva i soldi dei
clan calabresi.
Luomo daffari legato
a DAlema assunto
da un oligarca russo
della cerchia di Putin.
Il sodale di DellUtri
condannato per furto
di libri antichi. Il top
manager per lenergia
del regime azero. Ecco
i quattro assi al centro
della partita segreta
sul maxi-gasdotto
contestato in Puglia
12 2 aprile 2017 LEspresso
proprio per i progetti preliminari e gli
studi di fattibilit del Tap. I ricercatori
avevano chiesto di esaminare tutti gli
altri atti, ma la Commissione europea
ha risposto che devono restare riservati
per rispettare i segreti industriali, la si-
curezza e la privacy delle aziende del
gasdotto. Comunque ora chiaro che il
Tap nato con fondi strutturali euro-
pei concessi a un colosso svizzero
dellenergia, in teoria esterno alla Ue.
Anche lamministratore delegato di
questa Egl Italia, la societ-madre del
Tap, un cittadino svizzero: Raffaele
Tognacca, 51 anni, un manager che ha
fatto anche politica con i liberali in Can-
ton Ticino. Tognacca ha lavorato per
anni tra Roma e Genova come dirigente
del gruppo italiano Erg, che ha diversi-
ficato dal petrolio agli impianti eolici e
solari soprattutto al sud. Tornato in
Svizzera, ha aperto con la moglie la so-
Massimo De Caro
Condannato per furto di libri antichi,
amico di DellUtri, stato vicepresidente
del colosso energetico russo Avelar
ciet finanziaria Viva Transfer, che
unindagine anti-mafia italiana ha addi-
tato come una lavanderia di soldi spor-
chi. Intervistato dalla tv svizzera italia-
na, il procuratore aggiunto Michele
Prestipino descrisse la vicenda come
un caso esemplare di riciclaggio inter-
nazionale di denaro mafioso.
Tutto parte nella primavera 2014,
Foto: Controluce, C.Minichiello/Imagoeconomica, C.Minichiello/Agf
quando la Guardia di Finanza di Roma
scopre una presunta banda di narcotraf-
ficanti collegati alla ndrangheta. Il clan,
capeggiato dal calabrese Cosimo Tasso-
ne, accusato di aver importato oltre
mezza tonnellata di cocaina dal Suda-
merica, con altri 220 chili sequestrati a
Gioia Tauro. In quei giorni, secondo
laccusa, il clan calabrese deve versare
un milione e mezzo di euro ai narcos
sudamericani, ma non pu usare il pre-
visto canale bancario brasiliano. Quindi
il braccio destro di Tassone recluta una
Raffaele Tognacca
Manager e politico svizzero, ha guidato la
societ-madre del gasdotto Tap. Ora al
centro di un caso di riciclaggio mafioso
famiglia di promotori finanziari tosca-
ni, il padre e due figli, che accettano di
trasportare quei soldi in contanti, den-
tro due trolley, a Lugano, nella sede
della Viva Transfer, come confermano
le confessioni degli stessi corrieri poi
arrestati. A ricevere tutte quelle banco-
note, da mandare in Brasile, stato
Raffaele Tognacca in persona. Pro-
prio il manager che ha tenuto a battesi-
mo il Tap.
Quando Tognacca entra in scena, le
intercettazioni captano una lite che ri-
schia di degenerare: dal Sudamerica i
narcos si lamentano di aver ricevuto
mezzo milione in meno. In Italia Tasso-
ne, furibondo, pensa a un furto e manda
i suoi uomini a terrorizzare un figlio del
corriere toscano: Gli spacco la testa...
Noi non siamo imprenditori!. Laltro
figlio intanto viene tenuto in ostaggio in
Brasile, come garanzia umana. Dopo
gli amici politici, il ladro
Roberto De Santis
Uomo daffari pugliese legato a DAlema,
diventato manager delloligarca russo di
Avelar rivelando accordi riservati sul Tap
altre violenze e intimidazioni, il boss
calabrese si convince che nessuno gli ha
rubato i soldi mancanti: la societ di
Tognacca che ha incamerato una parcel-
la-record di oltre 400 mila euro (il 30
per cento!). Proprio allora scattano gli
arresti. Al processo, tuttora in corso, i
pm di Roma hanno formulato una spe-
cifica accusa di riciclaggio. E dopo la
retata, hanno incontrato i colleghi elve-
tici, competenti a valutare la parte este-
ra del presunto reato. Tognacca si di-
feso pubblicamente dichiarando di
non essere stato oggetto di nessuna
misura penale n in Italia n in Svizze-
ra. Per i magistrati italiani resta asso-
dato che il clan calabrese us la Viva
Transfer per pagare la cocaina. Ma i
giudici elvetici potrebbero aver archi-
viato tutto per mancata prova del do-
lo: Tognacca poteva non sapere che
erano soldi di mafia. Magari pensava di
aiutare onesti evasori fiscali. Certo che
mister Tap non disprezzava le valigie di
denaro nero.
Oggi la Egl italiana non esiste pi:
stata assorbita da Axpo. Ma il Tap va
avanti. Nel 2009 la Commissione euro-
pea accetta pure di cambiare il benefi-
ciario del residuo finanziamento a fondo
perduto, dirottato dalla Egl alla Tap
Asset spa, unaltra filiale di Axpo con
sede a Roma, nello stesso palazzo della
delegazione europea. La vicinanza aiu-
ta. La societ-bis infatti eredita i contri-
buti quando gi diventata una scatola
vuota: nove mesi prima, infatti, ha ven-
duto il progetto del supergasdotto, per
almeno 12 milioni, allattuale capofila
Tap Ag. Pure questa una societ sviz-
zera, ma oggi controllata da multina-
zionali dellenergia come litaliana
Snam, linglese Bp, la belga Fluxys,
la spagnola Enagas, lazera Az-tap e
Zaur Gahramanov
Top manager di Stato dellAzerbaijan:
i Panama Papers svelano la sua
cassaforte offshore collegata al Tap
LEspresso 2 aprile 2017 13
NO TAP Appalti e malavita
naturalmente Axpo. Nel 2013 il cor-
ridoio sud del gas, cio lintero ma-
xi-gasdotto, viene approvato dalle auto-
rit europee, appoggiate dagli Usa, con
una dichiarata funzione anti-russa, per
creare unalternativa al metano della
Gazprom. Ma ora i documenti mettono
in dubbio questa giustificazione geo-po-
litica: il gigante russo Lukoil, infatti,
entrato con il 10 per cento nel consorzio
guidato da Bp e dalla societ azera Socar
per sfruttare il giacimento di Shah De-
niz 2, proprio quello del Tap. Mentre
alcune intercettazioni italiane autoriz-
zano a pensare allesistenza di accordi
sotterranei anche con altre societ rus-
se. Controllate da oligarchi fedeli al
presidente Vladimir Putin.
Nel febbraio 2009 limprenditore pu-
gliese Giampaolo Tarantini viene regi-
strato al telefono, nellinchiesta sulle
escort di Berlusconi, mentre parla con
Roberto De Santis, un manager legato
allex premier Massimo DAlema. Nel
colloquio, gi pubblicato dallEspresso,
De Santis chiede aiuto a Tarantini per
ottenere il via libera del governo Berlu-
sconi a un progetto enorme, dove la
societ capogruppo si chiama Tap. Ora
possibile capire i retroscena di quellin-
tercettazione. Intervistato dalla tv pu-
gliese Telerama, De Santis ha giustifica-
to cos le sue parole sul gasdotto: Ero
consigliere damministrazione della
societ Avelar, che aveva interesse nel
Tap, ma dal 2010 in poi non ne ha pi
avuto, perch non ha pi ritenuto op-
Il capo delle aziende
energetiche dellAzerbaijan
ha una societ alle Isole
Vergini: una cassaforte
personale riservatissima,
svelata dai Panama Papers
14 2 aprile 2017 LEspresso
portuno continuare in quella avventura
imprenditoriale... Avelar aveva degli
accordi con la svizzera Egl, che poi sono
venuti meno nel 2010.
Il problema che Avelar non mai
comparsa ufficialmente nel Tap. una
societ svizzera creata dal miliardario
Viktor Vekselberg, titolare del colosso
Renova e vicinissimo a Putin, per investi-
re nelle energie rinnovabili. Per sbarcare
in Italia, Vekselberg ha inserito nella
Avelar due manager senza alcuna espe-
rienza nellenergia, ma con forti agganci
politici a destra e a sinistra: il dalemiano
De Santis, appunto; e un grande amico di
Marcello DellUtri, Massimo Marino De
Caro, come vicepresidente esecutivo. De
Caro stato poi arrestato e condannato
per il colossale furto di libri antichi nella
biblioteca dei Girolamini a Napoli.
Quellinchiesta nata a Firenze ha anche
rivelato che De Caro, dopo aver ricevuto
un bonifico milionario dalla Avelar, ha
girato oltre 400 mila euro a DellUtri, per
motivi rimasti oscuri, mentre lex sena-
tore di Forza Italia era ancora libero, in
attesa della condanna definitiva per ma-
fia. Finora si ignorava che un oligarca
amico di Putin, attraverso litalo-svizzera
Avelar, avesse stretto accordi, mai rivela-
ti, sul gasdotto anti-russo.
Ad aumentare il tasso di misteri attor-
no al Tap pensano anche i Panama Pa-
pers. I documenti offshore ottenuti dal
consorzio giornalistico Icij, di cui fa par-
te LEspresso in esclusiva per lItalia,
mostrano che tra i clienti dello studio
Mossack Fonseca (i cui titolari nel frat-
tempo sono stati arrestati a Panama)
compare anche il manager pi importan-
te della Tap Ag svizzera. Si chiama Zaur
Gahramanov, nato nel 1982 in Azerbai-
jan e occupa ruoli cruciali in tutte le so-
ciet chiave del maxi-gasdotto: dirigen-
te di grandi aziende del gruppo Socar, il
colosso petrolifero dello Stato azero;
consigliere damministrazione dei ga-
sdotti Tap e Tanap; e gestore di varie
societ estere, tra cui la cassaforte sviz-
zera che gestisce i profitti miliardari di
gas e petrolio. Nella sua posizione di
super manager di Stato, dovrebbe avere
qualche problema ad aprire societ off-
shore, cio casseforti anonime utilizza-
bili per nascondere denaro nero e azze-
rare le tasse (o peggio). Invece il 18 feb-
braio 2011 lo studio di Panama registra
proprio Gahramanov come azionista di
una societ offshore delle British Virgin
Islands, chiamata Geneva Commodities
International Ltd. La societ gestita da
un fiduciario elvetico e tutti gli atti ven-
gono trasmessi in Svizzera, spesso su
richiesta di una banca. Gli altri due soci
della offshore sembrano fiduciari di altri
soggetti che vogliono restare nellombra:
sono un professionista tedesco residente
in Svizzera e un russo con domicilio in
Israele. Nello studio Mossack Fonseca,
accanto al certificato azionario, ci sono
tutti i dati personali del manager azero
dei gasdotti. Il timbro della societ ano-
nima ha un disegno con tre spighe di
grano. Sembra quasi un programma:
con le offshore c grano per tutti. La
cassaforte segreta delle Isole Vergini
viene resa inattiva il 12 settembre 2014,
con una singolare coincidenza di date:
proprio quel giorno il governo di Enrico
Letta approva la valutazione dimpatto
ambientale del Tap. La stessa autorizza-
zione ministeriale ora convalidata da
unautorevole sentenza del Consiglio di
Stato. Che sarebbe stata ancora pi au-
torevole se, a guidare il collegio, fosse
andato un togato diverso dallespertissi-
mo burocrate scelto dal governo Renzi
come presidente aggiunto del Consiglio
di Stato: Filippo Patroni Griffi, ex mini-
stro e poi sottosegretario dello stesso
esecutivo che ha approvato il Tap. Q

UNA LEGGE PRO-VITA
CHE SA DI MORTE
In Texas la norma per impedire ai medici
di informare le donne incinte sui problemi
del feto. A rimetterci saranno le pi povere
E si parla ancora di aborto, di organizza-
zioni pro-vita, di malformazioni di feti e
del diritto delle donne a poter scegliere
della propria vita, del proprio futuro e del
futuro della propria famiglia.
Una legge controversa, quella appro-
vata dal Senato texano a schiacciante
maggioranza, la legge 25 detta delle
wrongful birth. Cosa sono le wrongful
birth? Azioni legali intentate contro
medici che non hanno diagnosticato o
correttamente informato i genitori sul-
la presenza nel feto di gravi anomalie
genetiche o malformazioni.
La legge 25, approvata dal Senato texa-
no, intende per prima cosa, come ha
affermato Brandon Creighton, il sena-
tore repubblicano che lha proposta,
ridurre questo genere di azioni legali e
poi far diminuire gli aborti. Come? Non
allarmando i genitori e omettendo,
denuncia qualcuno, informazioni che
potrebbero portare a decidere per lin-
terruzione di gravidanza.
Secondo Creighton, fino a ora i me-
dici, temendo azioni legali, hanno in-
centivato aborti per tutelarsi, ma molti
avvocati texani negano che questo ge-
nere di cause siano frequenti e denun-
ciano liniquit di una legge che si basa
Foto: M. Chianura / Agf
sullassunto che informare una donna
sui problemi del feto sia un esplicito
invito allaborto. Quindi non detto che
il medico debba per forza mentire, ma
ROBERTO SAVIANO LANTITALIANO
se volesse potrebbe farlo, minando alla
base quel rapporto di fiducia necessario
e imprescindibile tra medico e paziente.
Queste sono le critiche che vengono
mosse alla legge 25.
Ma vi racconto una storia, la storia di
Rachel Tittle che, nel 2011, incinta e
alla ventesima settimana - come ha
detto al Washington Post - scopre che
il feto ha contratto uninfezione conge-
nita da citomegalovirus. Questa infe-
zione talvolta lascia indenne il feto,
altre lo porta alla morte, altre ancora a
sordit e danni cerebrali. La bimba di
Rachel non ce la fa. Rachel ritiene che
se linfezione fosse stata diagnosticata
prima, se lei avesse saputo della tra-
smissione del virus da madre a figlia, la
gravidanza sarebbe andata diversa-
mente. Non cos perch a oggi la che, chi potr permetterselo avr verit
consapevolezza della presenza dellin-
fezione non d la possibilit di agire.
Lei non ha fatto causa perch sapeva
che il suo medico era in buona fede e
aveva fatto il possibile per salvare sua
figlia. Non ha fatto causa perch sussi-
steva un rapporto di stima e di fiducia
ma anche perch, molto probabilmen-
te, non cerano i presupposti per adire
le vie legali.
Per, commentando la legge 25, Ra-
chel immagina che se il medico per
evitare cause e non certo per incremen-
tare le nascite, non condivide con i ge-
nitori i problemi del feto, molti bimbi
che potrebbero essere salvati da inter-
venti tempestivi e azioni mirate, non ce
la farebbero. Ecco quindi che una legge
presentata come pro-vita pu avere ri-
svolti grotteschi. Morale di Rachel: ci
sono in gravidanza ostacoli superabili,
ma solo se tra medico e paziente sussiste
un rapporto di totale condivisione. E io
aggiungo: ci sono famiglie, e sono la
stragrande maggioranza, che alla dia-
gnosi della sindrome di Down non pen-
serebbero affatto a interrompere la gra-
vidanza, ma sapendolo per tempo po-
trebbero organizzare le proprie vite per
dare al nascituro tutte le attenzioni di
cui ha bisogno.
Ora per, tutto il rumore intorno a que-
sta legge, il fatto che sia stata votata in
uno stato considerato la roccaforte del-
la destra religiosa, che si sia parlato di
scelte pro-life da una parte e di patente
per la menzogna dallaltra, mi ha dato
da pensare e, in maniera forse molto pi
prosaica rispetto a quanto avrete letto
altrove, perch non star qui a parlarvi
della sacralit della vita e dellimportan-
za della verit, mi sono convinto che sia
solo un modo per risparmiare denaro e
per iniziare a togliere piccoli, ma signi-
ficativi pezzi alla riforma di Obama.
Magari il medico non dovr mentire,
ma potr molto pi semplicemente
evitare di approfondire, cos accadr
non dal medico ma dai risultati degli
esami e chi non potr permettersi esami
pi approfonditi non potr prendersela
con nessuno. Questa legge non sar,
secondo me, n pro-life, n foriera di
menzogne, ma di iniquit sociale. Una
legge voluta da cattolici, votata da cat-
tolici ma che, da qualunque parte la si
guardi, di cattolico non ha nulla.
E resto della mia idea: tutto ci che
si professa pro-vita e intende limita-
re la libert dellindividuo fa paura e
sa di morte. Q
LEspresso 2 aprile 2017 17

BERLINGUER
E IL CUCINIERE
Bianca, ex Tg3, che finalmente sorride.
Cannavacciuolo che sistema ristoranti
scadenti. Due volti della stessa medaglia
Nel noioso can-can delle trasmissioni
televisive del momento ci sono due
programmi di cui molto si parla tra
spettatori anonimi, non tra critici
esperti, ossigeno rispetto ai soliti com-
menti sui pozzi avvelenati di Pd, Mdp,
M5S. A colpire il cambio di pelle di due
conduttori, Bianca Berlinguer con
#cartabianca e Antonino Cannavac-
ciuolo con Cucine da incubo. Berlin-
guer e il cuciniere, ognuno a modo suo
e con moto diverso, si distinguono nel-
la geografia mediatica.
Non che centrino luna con laltro, non tano da lei. Faccia a faccia, duelli, inter-
lavorano in tandem, forse non si cono-
scono neppure. Ma allinterno del ro-
manzo televisivo e dellofferta confor-
mista e caciarona mostrano entrambi
unimprevedibile evoluzione. Berlin-
guer ha attraversato la cortina di ferro
che divideva la cipigliosa aristocrazia di
Raitre dalla Rai generalista del primo
canale. Ora lei sempre sorridente,
accoglie con divertimento eroi dellam-
miraglia Rai, pop.
Cannavacciuolo, cuoco in auge anche
per statura e stagionatura curvy,
uscito dalla porta della sua cucina pie-
Foto: M. Chianura / Agf
na di stelle, forchette e cappelli (e fat-
turati milionari raccontati in unin-
chiesta di Report). Ed entrato nel
pantheon delle gag di Maurizio Croz-
za, comico-rabdomante di tendenze,
che nel suo programma Fratelli di
Crozza ne ha fatto un aggiustatore
politico-satirico non di salse e bab ma
di leader Ue e giunte comunali in crisi.
uno chef che non prende solo per la
gola. Ma anche per la collottola.
#cartabianca fa le interviste del caso e
del giorno, Di Maio, Di Battista, Landi-
ni, Serracchiani, DAlema, Davigo, Emi-
liano e Orlando - finora mai Renzi - Tra-
vaglio, Cantone, Meloni e tutti quelli
che devono esserci e che tutti si aspet-
viste, servizi fino a arrivare alle facce da
show-biz. Levoluzione di Bianca non
riguarda solo lei ma anche leffetto che
fa lei. Davanti a una Berlinguer, pur ri-
dente, gli ospiti, spesso star di Rai Uno,
non resistono alla capriola cultural-po-
litica.
Nel programma arriva Flavio Insinna
bravo attore e conduttore di Affari
tuoi che si trasforma in un incrocio tra
Che Guevara e don Milani. Una volta
capita Massimo Ghini a presentare la-
dattamento teatrale di Ciao, il libro
che Walter Veltroni ha dedicato al padre
e scatta lamarcord sulla Fgci e su uno
scontro tra Amendola e Giuliano Ferra-
ra imberbe. Il pathos tale che Giorgio
Amendola viene chiamato Claudio co-
DENISE PARDO PANTHEON
me lattore. Lapsus di Ghini? No, di
Berlinguer che si mette a ridere.
In unaltra puntata appare Milly Carluc-
ci, sovrana del sabato sera. Forse sog-
giogata dalla storia dellex anchor di
Telekabul dichiara che sogna per
Ballando sotto le stelle Giorgio Napo-
litano e Sergio Mattarella (Bergoglio
no, come mai?), garanzia di audience
ma anche di possibili traumi ortopedi-
ci. Dal canto suo in unintervista (Re-
pubblica) Bianca specifica che Fiorel-
la Mannoia quasi lospite pi impor-
tante della serata. Oddio ma nella
puntata cera anche DAlema.
Cannavacciuolo quando libero da Ma-
sterChef ha compiti pi ingrati. Condu-
ce Cucine da incubo trasmissione
sulla linea del magico potere del rior-
dino della jap Marie Condo, best seller
da milioni di copie (ma ansiogeno per
milioni di disordinate). Individua risto-
ranti con interni, cuochi e men disa-
strosi e raddrizza il tutto tra pacche e
manate da pronto soccorso. A fine pro-
gramma le cucine sono perfette, il men
migliorato, il personale non pi zuc-
cone. Ma le scapole dei cuochi sono da
pronto soccorso.
Crozza intercetta il potenziale e inter-
preta il Gulliver dei fornelli facendolo
piombare in una verosimile riunione
della giunta Raggi - una giunta da incu-
bo - e rimproverando, sempre a suon di
ceffoni, Merkel e Gentiloni leader di
unEuropa da incubo. Meglio un surre-
ale MasterChef-commander che politi-
ci da incubo.
Il talk di Bianca e le cucine impiastro
della trasmissione di Cannavacciuolo
sono una diversa prospettiva comuni-
cativa, una sinistra che sa anche sorri-
dere e cucine da incubo che si possono
trasformare e ricostruire. Berlinguer e
il Cuciniere, forse qualche spunto po-
trebbero darlo anche ad altri. Q
LEspresso 2 aprile 2017 19

LA MAPPA DEL PD
D IL MAL DI TESTA
Un grafico impossibile, tra correnti,
scissionisti e movimenti. Occorrono un
lenzuolo, una matita e un analgesico
possibile una mappatura aggiornata
della sinistra italiana? Un pool di geogra-
fi, enigmisti e occultisti sta provando a
tracciarla con criteri scientifici, basando-
si sui dati certi. Il problema che i dati
incerti sono la quasi totalit. Per esempio,
le ultime dichiarazioni di Bersani (il
tacchino sul tetto e il nostro antennista
in pericolo; prima di rimettere le
macchie al giaguaro bisogna convincerlo
che sono le sue) non consentono una
ricostruzione precisa delle sue intenzioni
politiche. Partiamo, dunque, solo dai
dati certi. Munitevi di un foglio bianco,
delle dimensioni di un lenzuolo a due
piazze; una matita con la punta molto
resistente; una gomma per cancellare;
alcuni pennarelli colorati; un analgesico.
Pisapia-Bersani Ecco una prima linea da
tracciare sul nostro foglio. Pisapia, lea-
der di Campo Progressista, viene dalla
sinistra movimentista e radicale, ma
punta ad allearsi con Renzi. Bersani
viene dal Pci pi pragmatico e governa-
tivo, ma non disposto ad allearsi con
Renzi. Dunque tracciate sul vostro fo-
glio la P di Pisapia pi a destra, e la B di
Bersani pi a sinistra, ma indicando con
un tratteggio che il primo proviene da
Foto: Filippo Milani
sinistra e il secondo da destra. Indivi-
duate il punto di convergenza tra i due
percorsi e metteteci il Pd di Renzi, che
indicherete con una R.
MICHELE SERRA SATIRA PREVENTIVA
Il Pd Lo avete appena indicato con una
R? Potrebbe essere sbagliata tanto la
lettera quanto la disposizione sulla
mappa. Nel caso Renzi vinca il congres-
so, tutto ok; ma se lo vince Orlando,
dovrete indicare il Pd con una O (di
colore diverso), spostandola un poco
pi a sinistra. A questo punto forse la
posizione della P di Pisapia non cambie-
rebbe, ma quella della B di Bersani s,
perch con un Pd a guida Orlando i
bersaniani potrebbero cambiare idea.
Aggiungete dunque al vostro grafico
una B2, di colore identico, avvicinando-
la di qualche centimetro al Pd. Una
terza ipotesi che Orlando vinca il
congresso e candidi Renzi a Palazzo
Chigi. O viceversa. Segnate dunque sul
vostro grafico una RO e una OR, con una
tinta tenue per indicare la scarsa proba-
bilit. Entrambi i Pd (Renzi/Orlando e
Orlando/Renzi) andranno segnati pi a
sinistra della R di Renzi, uno sopra e uno
sotto a seconda del vostro gusto esteti-
co. A questo punto prendetevi un atti-
mo di pausa, e lanalgesico.
Minoranza Pd Emiliano, in teoria, pi
di sinistra di Bersani, ma dentro il Pd.
Bersani meno di sinistra di Emiliano,
ma fuori dal Pd. Come risolvere gra-
ficamente questo difficile passaggio?
facile. Cerchiate il Pd e fatene uscire
una protuberanza lunga e sottile, gli
emilianiani, che andr a oltrepassare i
bersaniani sulla sinistra. La protube-
ranza deve essere dello stesso colore
del Pd, perch appartiene a quel parti-
to; ma arriva quasi a sfiorare il margine
sinistro del lenzuolo, dove si trovano i
no-Tav, i no-Triv, i no-Carn e i radica-
lissimi no-Tutt, che rifiutano anche la
posizione eretta perch troppo antro-
pocentrica, e si muovono avanzando
carponi (le loro manifestazioni sono le
pi temute dalle forze dellordine per-
ch il corteo pu impiegare anche tre
giorni per ultimare il suo percorso). Ma
attenzione: dentro il Pd si trovano an-
che produttivisti scatenati, finanzieri,
banchieri. Tracciate dunque una pro-
tuberanza, sempre di uguale colore,
che si dirige verso il limite destro del
foglio, dove disegnerete, in modo sti-
lizzato ma riconoscibile, una filiale di
Banca Etruria.
Cosa manca? Per rendere completa la
vostra mappa dovete collocare anche la
galassia della sinistra radicale, Sel poi
diventato Si, i civatiani di Possibile, gli
anticivatiani di Impossibile, i trotzkisti,
gli stalinisti, i Ciompi, quel che rimane
dei verdi e altre briciole. Non provate,
nemmeno per scherzo, a capire la situa-
zione reale: molti esponenti di quellarea
non sanno esattamente a quale gruppo
appartengono, n come si chiama ades-
so, e spesso solo al termine di lunghissi-
me discussioni prendono atto, con ama-
rezza, di avere partecipato allassemblea
di un altro partito. Fate cos: prendete
della limatura di ferro sottilissima, impa-
statela di vernice rossa e verde e scaglia-
tela sul vostro lenzuolo con la tecnica
dellaction painting, alla Pollock.
Finale Ora dovete solo unire con una
matita tutti i puntini sul lenzuolo.
Qualcosa apparir. Il valore politico
del vostro quadro sar impercepibile.
Quello artistico, alto: cercatevi un gal-
lerista di buone capacit, possibilmen-
te non di sinistra. Q
LEspresso 2 aprile 2017 21
PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko

Lo Zar
il Sultano
e noi
Putin. Erdogan.
E anche Trump.
Gli uomini forti
del mondo lavorano
per unEuropa
sempre pi debole
22 2 aprile 2017 LEspresso
LEspresso 2 aprile 2017 23
PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko
Washington vuole parlare solo con Berlino.
Mosca finanzia i nazionalisti. Ankara
interferisce nelle elezioni. Solo uniti gli
europei potrebbero rispondere alla sfida
Cos divisi piaciam
di Lucio Caracciolo
rump, Putin, Erdogan: se qualcuno dubitasse
T
del grado di decomposizione attuale dellUnio-
ne Europea basterebbe osservare come questi
leader, e le potenze che rappresentano, dividano
la rissosa famiglia comunitaria. E insieme come
Stati Uniti, Russia e Turchia non abbiano molto
in comune, salvo la decisa avversione alla nasci-
ta di unEuropa capace di farsi valere sulla scena
geopolitica globale. Pi specificamente, nessu-
no a Washington, Mosca e Ankara auspica
laffermazione di una Grande Germania vestita
con il blu e le gialle stelle dello stendardo Ue. E ciascuno dei tre
paesi vigila affinch questa ipotetica Eurogermania non stringa
troppo strette intese con uno o due degli altri.
Ai tempi della guerra fredda, lEuropa occidentale economi-
camente saldata nella Cee obbediva alla regola della Nato:
americani dentro, russi fuori, tedeschi sotto. Oggi, lUe allarga-
ta a 28 (presto a 27, dopo la fuoriuscita del Regno Unito), si
misura con il (relativo) disimpegno americano, le velleit di
potenza della Russia e la centralit geoeconomica della Germa-
nia. E in pi affronta lo scontro di civilt con la Turchia che Crimea, con un colpo di mano che ha sorpreso il resto del
sembra rievocare la battuta con cui un cancelliere austriaco li-
quid leventuale ingresso turco nellUnione Europea: Impos- tenda spingersi nuovamente verso ovest, a rischio di una guer-
sibile, noi abbiamo avuto lassedio di Vienna.
Ma che cosa vogliono americani, russi e turchi da noi europei?
Distinguiamo, in ordine di potenza.
Il braccio destro di Trump, Steve Bannon, ha recentemente
convocato lambasciatore di Berlino a Washington per comu-
nicargli che dora in poi, discutendo questioni europee, avrebbe
trattato direttamente con lui, non avendo tempo da perdere con
i signori di Bruxelles. Il riferimento era anche ai magniloquen-
ti moniti anti-trumpiani del presidente della Commissione, il
lussemburghese Jean-Claude Juncker, percepiti come classico
ruggito del topo. Al di l dello stile, resta la sostanza: per Wa-
shington - non solo per Trump - lEuropa non affatto una
priorit. Eventualmente, interessa la Germania. Per il resto, gli
24 2 aprile 2017 LEspresso
interessi strategici statunitensi sono imperniati sullAsia-Paci-
fico e sulla riscoperta del nemico russo, cui la Cia attribuisce
nientemeno che la manipolazione delle elezioni presidenziali.
Agli europei si chiede di pagare la retta Nato - 2% del pil da
devolvere alle spese militari, obiettivo cui quasi tutti i soci vete-
rocontinentali sfuggono allegramente - e di non sfidare lordine
neomercantilista che Trump vorrebbe affermare nel mondo. In
questultimo caso, il rivale certamente la Germania, potenza
economica di prima classe, basata sul commercio, in surplus
con il resto del mondo. Il freddissimo vertice Trump-Merkel
il riflesso di questa latente rivalit, gi emersa sotto Obama
(spionaggio del cellulare della cancelliera, Dieselgate, eccetera).
Berlino replica ergendosi a protettrice di quei valori universali
e liberali che considera minacciati da Trump. Risultato: mai, dal
1945 a oggi, lAtlantico parso pi largo.
Quanto alla Russia. Nemmeno trentanni fa i soldati russi
erano orgogliosamente a Berlino, esibendo la stella rossa sui
loro colbacchi. Oggi sono informalmente a Doneck, bacino del
Donbas, nellUcraina orientale, a supportare la guerriglia an-
ti-Kiev: oltre duemila chilometri pi a est. Eppure il ratto della
mondo, ha convinto molti europei che limpero moscovita in-
ra nucleare contro la Nato.
Questa la percezione dominante nei paesi collocati fra Mar
Baltico e Mar Nero, fra Svezia e Romania, con la Polonia neona-
zionalista quale perno dello schieramento antirusso. A mano a
mano che nellambito dellUnione Europea ci si sposta verso
occidente, il grado di russofobia si addolcisce, fino a toccare in
Italia il culmine della russofilia: sia Renzi che Gentiloni non
hanno fatto mistero di auspicare la fine delle sanzioni anti-Russia,
che penalizzano seriamente la nostra economia. Quanto alla
Germania, piuttosto ambigua: Merkel detesta Putin, essendone
cordialmente ricambiata, ma ci non le impedisce di benedire,
in pieno regime di sanzioni (che peraltro lindustria tedesca
quando vuole sa aggirare), un formidabile accordo energetico con
 Mosca, quale il raddoppio del gasdotto Nordstream.
Intanto Putin supporta e spesso finanzia neonazionalisti e
separatisti che minacciano la stabilit dei paesi comunitari,
usandoli come strumento di pressione contro i rispettivi gover-
ni o addirittura auspicandone il successo. In questo simile a
Trump - invero al resto del mondo: con gli europei si tratta
meglio bilateralmente, in posizione di relativa forza.
Lo sconvolgimento pi recente sul fronte esterno lUe lo
vive a sud-est. La Turchia si sta spogliando dei suoi vestiti
democratici e liberali, per rivelarsi sempre pi autocratica e
intollerante. Erdoan aveva usato i negoziati con lUnione
Europea non perch credesse veramente di essere ammesso
fra i soci comunitari, quanto per tagliare le unghie ai militari.
I quali, conformemente ai vincoli e ai costumi europei, si sa-
rebbero dovuti accomodare nelle caserme smettendo le am-
bizioni politiche. Liquidati i militari sulla scia della repressio-
ne del fallito golpe dei 15 luglio scorso, oggi il presidente turco
non ha pi bisogno della leva europea per contenerne le in-
cursioni in campo politico. Di pi, ospitando circa tre milioni
di profughi siriani sul proprio territorio, minaccia di lasciarli
partire verso lEuropa, per ottenere in cambio denaro e facili-
tazioni (ingresso senza visto per i cittadini turchi nello spazio
comunitario). Il tentativo di allargare alla Germania e ad altri

o a tutti
paesi europei la sua campagna elettorale in vista del referen-
dum sul presidenzialismo solo lennesima spia della tensione
con lo schieramento Ue, Berlino in testa. Ma anche in questo
caso, in Europa le posizioni sono tuttaltro che uniformi.
Il giorno in cui noi europei ci ritroveremo insieme nel rap-
porto con Stati Uniti, Russia e Turchia vorr dire che avremo
compiuto un grande passo nellavvicinare lunione sempre pi
stretta evocata dai Trattati di Roma. Sessantanni dopo, quel
giorno pare sempre pi lontano. Q

Perch non funzioner leconomia made in Donald

di Andrew Luce
Tutte le fasi di rialzo dei mercati
borsistici finiscono, prima o poi.
Sul boom di Wall Street innescato
dallarrivo alla presidenza di Donald
Trump la domanda per se sia
destinato a una morte prematura.
La forte svendita di titoli dei giorni
scorsi non deve infatti sorprendere.
Le valutazioni dellazionario
statunitense erano cresciute di un
buon dieci per cento da quando Trump
ha vinto le elezioni, ma limpennata
Foto: pagine 22 - 23: GettyImages (2), M. Klimentyev - Zumapress / Agf, Depo Photos - Agf
contare su un numero sufficiente
di voti repubblicani, Trump e il
presidente della Camera, Paul Ryan,
hanno scelto di ritirarla.
Anche se fosse passata alla Camera,
al Senato raccogliere i voti
repubblicani necessari sarebbe stato
ancora pi difficile. Come proposta di
legge era un pasticcio che aveva
suscitato poco entusiasmo e che per
essere approvata contava solo sulla
fedelt dei deputati repubblicani.
tentativi di riforma non sopravvivono
talvolta alle lotte dei congressisti a
Capitol Hill per preservare la propria
area di influenza. Le riforme, per avere
una qualche possibilit di farcela
devono essere coerenti e ben
sostenute da unabile costruzione
di coalizioni e da un alto tasso
di approvazione del presidente.
A Trump mancano tutte tre le
condizioni. La caratteristica che meno
si aspettava da lui lindecisione.

non era giustificata da ci che la Casa
Bianca realisticamente pu
concludere nel breve-medio periodo.
Le possibilit che Trump riesca a fare
approvare al Congresso ancora
nellanno in corso una sostanziale
riduzione delle tasse, ad esempio,
sono molto esigue. E ancora di pi
lo sono quelle di una legge per
finanziare il piano per le infrastrutture
promesse in campagna elettorale.
Senza questo stimolo sar difficile
tenere alta leuforia.
Il primo duro test stato il voto contro
la riforma sanitaria del presidente
Obama, avvenuto gioved 23.
Nonostante gli sforzi, non potendo
Quale che sia adesso il destino della
legge sulla sanit di Trump, i mercati
hanno cominciato a metabolizzare
lidea che niente di importante
accadr in tempi brevi riguardo al suo
programma. Dato che Trump non
dispone del numero sufficiente di
tecnici a lui fedeli per occupare i tanti
posti ancora vacanti nei ministeri, su
di lui crescer la pressione perch vari
una riforma fiscale - di solito hanno
vita per qualche decennio - a suon
di trattative e anche di accordi
e mediazioni, se necessario.
Washington per definizione un
terreno scivoloso per i riformatori
ambiziosi. Persino i pi ben oliati
Poich per completare il suo team
mancano ancora numerose nomine,
egli non ha a oggi prodotto un piano
per la riforma fiscale. In pi, persino
i suoi consulenti hanno idee
contrastanti sullopportunit
di una tassa sulle importazioni, su
come saranno finanziate le nuove
infrastrutture e sulla riforma
del fisco allargata ai cittadini
e non solo per le imprese.
Steven Mnuchin, segretario del Tesoro
di Trump, ha dichiarato che lobiettivo
del governo di far approvare tagli
alle tasse entro agosto. Ci adesso
impossibile. Nella migliore delle
ipotesi, Trump potrebbe avere una

LEspresso 2 aprile 2017 25

PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko
proposta adeguata sul suo tavolo
a inizi 2018. Pi il presidente
rimanda il comunicare in che cosa
essa consister, minori saranno le
possibilit di successo. Anche con
una proposta ben definita, il basso
tasso di approvazione di Trump - nella
settimana crollato sotto il 40 per
cento e resta il pi basso mai avuto
da un presidente allinizio del
mandato - limiter la sua influenza
sui legislatori.
Nessuno sapeva di preciso che cosa
Trump avrebbe fatto una volta
presidente e, tuttavia, tanto i mercati
quanto i suoi elettori credevano che
avrebbe almeno saputo impersonare
il ruolo di presidente. Anche questa
convinzione ora sta svanendo.
I mandati presidenziali possono
avviarsi in tre modi. Certi partono in
quarta, come Ronald Reagan nel 1981
con il suo forte abbassamento delle
tasse. Ci vale anche per Barack
Obama, che a questo punto del
mandato aveva fatto approvare il pi
sostanzioso pacchetto di stimolo della
storia degli Stati Uniti. Da un
successo iniziale, una presidenza
riceve una buona spinta. Altre
cominciano pi mestamente, come
Bill Clinton nel 1993 che, dopo essere
riuscito a far approvare una
importante riforma della legge
26 2 aprile 2017 LEspresso
Dove ci por
finanziaria, fall su quella sanitaria.
Altri fanno flop subito, come il
secondo mandato di George W. Bush
nel 2005: linsuccesso della sua
riforma previdenziale frantum le
speranze di altri successi legislativi.
I mercati pensavano che Trump
avrebbe seguito le orme di Reagan,
ma, nei fatti, egli oscilla tra il secondo
e il terzo tipo di inizio di un mandato
presidenziale: quello di Clinton
e quello di Bush junior.
Il momento della verit arriver a inizio
aprile quando sar pubblicato il tasso
di crescita del primo trimestre. vero
che non gli si pu imputare il calo, ma
anche vero che stato lui ad
attribuirsi con clamore il merito
di risultati economici sui quali non
ha invece alcun controllo, come
la crescita delloccupazione,
oltre al forte rialzo del mercato
azionario. Ora non gli sar semplice
districarsi retoricamente di fronte
a un cambiamento negativo.
Non potendo contare sullepifania di
una riforma fiscale, Trump potrebbe
aiutare gli spiriti animali con
unaggressiva cancellazione di
normative. Il settore dellenergia
potrebbe beneficiare dallazione
di Trump contro i vincoli ambientali
dellera Obama. Anche per Wall Street
dovrebbe arrivare un allentamento
delle condizioni per il credito. Ci
aiuterebbe la crescita ai margini.
Contro questa prospettiva lavora per
leffetto Trump sulle restrizioni dei
visti. Il turismo rappresenta un decimo
delleconomia Usa. Le prenotazioni di
voli e alberghi stanno calando. Anche
listruzione universitaria genera
cospicui introiti, ma il 40 per cento
delle universit americane registra
gi una caduta delle iscrizioni
per questanno, mentre in Canada
le richieste sono notevolmente
aumentate.
In realt, Trump potr attuare restrizioni
ai visti molto limitate.
Temporaneamente ha interrotto il
rilascio di visti ai cittadini di sei paesi a
maggioranza musulmana, ma la misura
potrebbe non farcela nei tribunali. Il
punto critico tuttavia la percezione.
Allestero si ritiene che Trump stia
opponendosi a ogni tipo di accoglienza.
Quella dei visti una misura che
Trump ha saputo strombazzare
anche troppo: peccato che per la
crescita economica
sia negativa.
Traduzione di
Guiomar Parada
2017
The Financial Times
Un capo eletto ma quasi assoluto. Molte
libert economiche, pochi diritti politici.
Non uno schema improvvisato: ha dietro
un pensiero forte. Che seduce a Occidente
ta il modello Putin
di Raffaele Simone
a qualche tempo i leader
D
europei fanno ressa
nellanticamera di Vladi-
mir Putin per avere udien-
za, strappargli un selfie e
una dichiarazione di ap-
poggio. Lultima finora
stata Marine Le Pen, che qualche
giorno fa si fotografata con lui e ha
ricevuto in dono un libro russo in cui
la si descrive come una nuova Giovan-
na DArco. Putin le ha dato un appog-
gio molto accorto:So che lei rappre-
senta uno spettro di forze politiche
che si sta sviluppando rapidamente in
Europa. In cambio, Le Pen ha pro-
messo, in caso di vittoria alle presiden-
ziali francesi, di riconoscere la Crimea
come territorio russo e di dare una
mano a togliere le sanzioni. Pi in
piccolo, Matteo Salvini visita spesso
la Russia. A un livello diverso, Donald
Trump ha espresso in modo plateale
simpatie per Putin, ricevendone ana-
loghe manifestazioni di feeling. Il pre-
sidente turco, intanto, si riavvicina-
to alla Russia sottolineando diverse
affinit tra le rispettive posizioni. In-
somma, Putin diventato a poco a
poco licona di un atteggiamento che
piace a un ampio spettro di forze
politiche europee, dai populisti, ai
sovranisti o comunque vogliamo
chiamare quella zona fluida che sta
pi a destra e pi in basso di tutto.
Il fatto che Vladimir Putin ha
elaborato negli anni una sorta di
modello di democrazia alleggerita di
tutto il superfluo, unautentica puti-
nocrazia, che in molte parti del mon-
do si prospetta come unalternativa
allettante alla democrazia dellOcci-
dente, in particolare dellEuropa,
basata su libere elezioni, parlamen-
tarismo e cultura dei diritti. Oggi, per
opinione diffusa (a sinistra come a
destra), il nostro modello di demo-
crazia in affanno, come mostra il
fatto che i cittadini tendono a stare
alla larga dai partiti tradizionali e a
sostenere formazioni anti-istituzio-
nali anche spinte. Che bisogni ricer-
care modelli alternativi efficienti
una preoccupazione diffusa, e in que-
sta ricerca la putinocrazia si affaccia
come un modello possibile, i cui trat-
ti principali piacciono molto ai lea-
der occidentali di destra.
Anzitutto il nazionalismo: ognuno
padrone a casa sua, le ingerenze non
devono essere accettate e la sovranit
dei singoli stati deve essere ricostitui-
ta. Poi il tradizionalismo: la moderni-
t un errore, bisogna tornare alle
tradizioni e alle istituzioni fondamen-
tali, in particolare la famiglia. cru-
ciale in questo modello lantieuropei-
smo, che per la Russia fa parte del
secolare pacchetto del panslavismo:
lEuropa occidentale (oggi, in partico-
lare, lUnione Europea) toglie potere
ai singoli stati e rinuncia al concetto
di madrepatria. Infine, il protezioni-
smo commerciale e culturale. Questa
dottrina, diffusa dal Cremlino e dai
media russi, e da Putin stesso in una
sua linea diretta televisiva, fa larga
presa sulla popolazione pi sprovve-
duta. Se non si fa caso ad alcuni ingre-
dienti tipicamente russi (come lap-
pello al cristianesimo ortodosso e la
rivendicazione di un forte ruolo euro-
asiatico della Grande Russia), questo
programma pu, cambiando etichet-
ta, sembrare senza difficolt il mani-
festo del trumpismo o anche del lepe-
nismo, soprattutto dacch questo ha
attenuato lurticante componente fa-
scista. Agli ammiratori occidentali dai
gusti semplici importa poco che, nello
schema putiniano, siano ammessi
ampi diritti economici (arricchitevi se
potete) ma scarsi diritti politici (vota-
te e poi basta) e che gli oppositori
vengano messi in gabbia ( di pochi
giorni fa il brutale rastrellamento
degli oppositori che fanno capo a
Aleksej Navalny) e i giornalisti avver-
si, semplicemente, messi a tacere.
Quel che conta la sostanza.
Diverse analisi (come lilluminante
Dans la tte de Vladimir Poutine di
Michel Eltchaninoff, 2015) hanno
rivelato che alla costruzione di
questo modello Putin ha lavorato
LEspresso 2 aprile 2017 27
PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko
in modo assiduo e deliberato, a
partire da spunti assorbiti da
Aleksandr Solenicyn, con cui eb-
be molti incontri prima della morte di
questi. Nella ricetta di Putin, Eltcha-
ninoff ha ripescato perfino sottili mo-
tivi filosofici: dallidea di Leibniz
(consigliere di Pietro il Grande ai
primi decenni del Settecento) secondo
cui la Russia ha la missione geopoliti-
ca di ponte tra Oriente e Occidente,
alle allusioni a Dmitri Mendeleev, il
padre della tavola periodica degli
elementi, di cui Putin approfitta per
sostenere lomogeneit naturale dei
russi pur nella diversit degli apporti
etnici, esaltare lardore in combatti-
mento e fare dellomofobia una dot-
trina di stato, dato che lindebolimen-
to demografico della Russia attribu-
ito agli omosessuali. A questo si asso-
cia una visione organicistica della
geografia (che presso i leader occiden-
tali si traduce in sovranismo, cio
rivendicazione dei confini e delle pre-
rogative nazionali), in cui ogni parte
del paese ha un ruolo per la totalit e
ogni tentativo di danneggiare lunit
che ne risulta va contrastato. In questo
quadro, lUcraina il granaio della
Russia europea (citazione da un di-
scorso putiniano) e non appartiene ai
piccoli russi ma a tutto il paese. evidenza sul proprio sito web, nel 2016
chiaro che, con presupposti come
questi, diventa naturale lannessione
di un paese non russo, a condizione
che ci vivano minoranze (o perfino
maggioranze) russe e che abbia una
funzione per il mondo russo. Come
noto, dopo la Crimea, la minaccia di
annessione pesa sui paesi baltici e
caucasici e la presenza russa in Siria
non di certo tranquillizzante.
C chi in questa teoria, primitiva
ma ramificata, ha visto perfino tracce
di Hegel, e non detto che prima o poi
Putin non verr trattato come un filo-
sofo, visto che una tournure del gene-
re riusc perfino al ruvidissimo Stalin.
Sta per di fatto che per una parte
crescente dellOccidente, dalla destra
europea a quella statunitense, questa
inquietante dottrina sta convertendo-
si in programma politico. Q
28 2 aprile 2017 LEspresso
Obiettivo: liberarsi da Gazprom
di Luca Piana
Le elezioni americane. La Brexit. dovuto fornire una stampella agli alleati
La fine delle sanzioni allIran. Quando lo
scorso 28 febbraio i vertici di Gazprom si
sono presentati agli analisti delle banche
daffari, convocati a Singapore per la
presentazione dei conti del gruppo, per un
momento politica e finanza sono sembrate
un tuttuno. Le elezioni di novembre vinte
da Donald Trump, cos come il voto
britannico per luscita dallUnione europea
e la spinosa questione delle aperture nei
confronti di Teheran, erano infatti elencati
tra i major events che nel 2016 hanno
contribuito a creare un quadro
internazionale favorevole al colosso russo
del gas. Anzi, per dirla con le parole di Oleg
Aksyutin, responsabile delle strategie del
gruppo controllato dal governo di Mosca,
a garantire un additional upside ai
vantaggi strategici vantati da Gazprom.
Quando si parla del potere materiale del
regime di Vladimir Putin, non c dubbio
che Gazprom ne rappresenti uno dei fattori
costitutivi pi importanti e che al Cremlino,
nel definire le mosse sullo scacchiere
internazionale, abbiano sempre ben
presenti quali siano le sue necessit.
Lazienda controlla le maggiori riserve di
metano del mondo e ne ha, per legge, il
monopolio delle esportazioni dalla Russia.
Come si preoccupa di mettere in grande
considerando che Gazprom gravata da
Gazprom ha fornito un terzo del gas
consumato in Europa, con un forte
incremento (pari al 12,5 per cento in pi)
rispetto allanno precedente. Il messaggio
implicito non potrebbe essere pi chiaro:
cari europei, con tutti i mugugni e le
pretese nei nostri confronti, ricordatevi che
per far girare le vostre centrali elettriche,
riscaldare le case e accendere i fornelli,
in fondo dipendete da noi.
Un altro dato esplicito, tratto ancora dalla
presentazione di Singapore. Lanno scorso
si era parlato molto in Europa delle nuove
forniture che potevano arrivare dagli Stati
Uniti, dove la rivoluzione dello shale gas
ha reso disponibili immensi giacimenti,
il cui metano pu essere distribuito oltre-
oceano via nave, una volta liquefatto.
Ebbene, Gazprom ha sintetizzato in una
slide la propria vittoria sui nuovi
concorrenti americani, che avrebbero
europei che si ritenessero ostaggi dei
rifornimenti di Putin: in tutto il 2016 dagli
States sono arrivate in Europa soltanto
cinque navi-cisterna. E il metano che
hanno trasportato aveva un costo
superiore del 30 per cento rispetto
a quello distribuito dalla Russia grazie
ai gasdotti che attraversano lUcraina.
Eppure, a dispetto di questa esibizione
di potenza, che mira a dipingere come
un gigante inarrestabile lazienda guidata
da Aleksey Miller, un economista che Putin
ha conosciuto negli anni Novanta quando
entrambi lavoravano con Anatolij Sobchak,
sindaco di San Pietroburgo, anche
Gazprom qualche grattacapo al Cremlino
lo sta dando. La crisi economica russa, il
crollo del rublo e la discesa dei prezzi degli
idrocarburi hanno avuto effetti rilevanti sui
conti del gruppo. Tra il 2013 e il 2015 il
fatturato diminuito da 164 a 100 miliardi
di dollari e anche nei primi nove mesi del
2016 - ultimi dati noti - la crescita delle
esportazioni verso lEuropa non bastata
per colmare una nuova riduzione, visto che
le vendite complessive sono calate a 63
miliardi di dollari (da 71 miliardi
nellanalogo periodo del 2015).
Gli effetti di queste difficolt si vedranno
probabilmente nel lungo periodo,
forti debiti e ha gi dovuto rallentare i piani
di sviluppo di alcuni giacimenti artici, dove
i costi di perforazione e estrazione sono
diventati insostenibili proprio a causa della
caduta dei prezzi. Anche la presunta
dipendenza dei Paesi europei dai
rifornimenti russi sembra pi derivare da
una reciproca convenienza, che da una
necessit assoluta. Come osserva
Massimo Nicolazzi, un manager del
settore petrolifero che ha lavorato prima
per lEni, poi per la russa Lukoil, infine per
una controllata di Gazprombank che si
chiama Centrex, e che oggi insegna
Economia delle fonti energetiche
allUniversit di Torino, se lEuropa
ne avesse davvero bisogno potrebbe
adoperarsi per fare a meno dei russi,
o quanto meno per ridurre la propria
sudditanza da Mosca. Nicolazzi concentra
lattenzione in particolare sugli impianti di
 La deriva autoritaria della
Turchia ha interrotto il
rigassificazione di gas liquefatto, che
oggi in Europa sono largamente sotto-
utilizzati: possibile calcolare che
dialogo. Ma la collaborazione
questi impianti, se fossero pienamente
utilizzati, sarebbero in grado di coprire indispensabile per tutti
ampiamente i quantitativi di gas che
lUnione europea importa dalla Russia,
spiega Nicolazzi. Il caso pi significativo

Il Bosforo
fra quelli citati da Nicolazzi la Spagna: il
Paese iberico, tra i gasdotti che arrivano
da Algeria e Marocco e gli impianti di
rigassificazione, ha una capacit di
importazione dallestero di 94 miliardi di
metri cubi di gas lanno. Ne consuma 28
miliardi e pu esportarne in Francia solo

pi largo
7 miliardi, vista la limitata capacit del
metanodotto che attraversa i Pirenei.
In pratica, in Spagna c un potenziale
inutilizzato di circa 59 miliardi di metri
cubi di gas: se qui e altrove fossero
eliminati i colli di bottiglia della rete
europea, il Vecchio continente con le
attuali infrastrutture di importazione
potrebbe tranquillamente fare a meno
del gas russo. Questo non avviene di Soli Ozel
perch in questi anni il prezzo del gas
n un recente articolo dal titolo un te possibilit di dialogo. I turchi si sono

naturale liquefatto non stato di regola
competitivo con quello che arriva via
gasdotto. Quella che chiamiamo
dipendenza nasconde, dunque, anche
un problema di prezzo. Nicolazzi ne trae il
paradosso che la Russia pu continuare
a fare loligopolista sul mercato europeo
solo se mantiene i prezzi competitivi.
Se questo lo scenario, si comprende
meglio un altro aspetto della politica di
Mosca. Gazprom osteggia la costruzione
di nuovi collegamenti che potrebbero
portare in Europa altri fornitori, come il
Tap, che dovrebbe collegare lAzerbaijan
alla Puglia (vedi articolo a pag. 8 e
seguenti), mentre impegnata a
rafforzare quelli con la Cina e, in Europa,
con la Germania. Ma soprattutto, come
ha detto il vice presidente Aleksander
Medvedev, mira sempre pi a presentarsi
ai clienti come un fornitore reliable,
affidabile. Una strategia che, con gli
sconquassi in atto in Medio Oriente e
Maghreb, che aumentano gli interrogativi
sulle potenzialit di lungo termine di
concorrenti quali Egitto, Libia e Tunisia,
pu sembrare ancora pi convincente. Q
I
po drammatico La fine della sto-
ria dei rapporti fra Europa e Tur-
chia, lo studioso italiano Fabrizio
Tassinari ha scritto che il processo
di adesione della Turchia allUnio-
ne europea si ormai concluso
negativamente. In effetti, sembra esau-
rito e le probabilit che venga rilanciato
sono scarse, se non inesistenti.
Ma questa storia non finisce qui. LU-
nione europea e la Turchia dovranno
ancora collaborare fra di loro, anche se
non necessariamente come partner o
membri dello stesso club. E saranno de-
stinate a proseguire su questa strada sia
pure soltanto attraverso accordi specifi-
ci, come ha dimostrato la controversa
intesa sui profughi, dal momento che
non hanno altra scelta.
Ci non toglie, tuttavia, che gli eventi
delle ultime settimane, quando la Tur-
chia venuta ai ferri corti con la Germa-
nia e i Paesi Bassi per il divieto ai suoi
esponenti politici di fare campagna elet-
torale fra le comunit turche residenti in
questi paesi, hanno compromesso mol-
infuriati per latteggiamento delle au-
torit olandesi e per il modo inutilmen-
te rude in cui hanno trattato un loro
ministro. Questa dura presa di posizio-
ne contro il loro paese ha fatto buon
gioco al presidente del consiglio uscen-
te Mark Rutte che ha sventato il perico-
lo rappresentato dallestremista di de-
stra Geert Wilders.
Ma in entrambi i paesi, come altrove
in Europa, si giustamente scatenata
una reazione contro le accuse frequenti
e disinvolte di nazismo e di fascismo da
parte del presidente turco che ha soffia-
to sul fuoco dellantieuropeismo come
espediente per raccogliere consensi al
referendum sulle sue proposte di mo-
difica della costituzione. Rimettendo
in discussione le basi stesse dei rappor-
ti fra il suo paese e lUnione europea, il
presidente Erdogan ha detto che la
Turchia rivedr tutti i legami politici e
amministrativi con lUe, dopo il refe-
rendum di aprile, ma manterr le rela-
zioni economiche.
Il Partito per la Giustizia e lo Svi-

LEspresso 2 aprile 2017 29

PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko
La Corte europea dei diritti
delluomo lultima speranza
per molti di noi. E ora anche
questa potrebbe venire meno
luppo (Akp) oggi al governo, che ha
fatto tanto per promuovere la causa
delladesione allUnione europea quando
salito al potere per la prima volta, non
pi entusiasta n ha forse pi interesse
per una simile prospettiva. Da tempo
infatti ha abbandonato un programma di
riforme ispirate dallUe per promuovere
un ordine democratico in Turchia. E in
questi ultimi anni abbiamo registrato, al
contrario, una tendenza verso un sistema
politico meno liberale dove lindipen-
denza della magistratura e le garanzie
costituzionali sono state di fatto sospese.
Questo declino ha subito unaccelera-
zione dopo il tentativo di golpe del 15
luglio dellanno scorso spingendo il pa-
ese verso un inesorabile stato di emer-
genza in seguito al quale avvenuta una
grande epurazione allinterno dellap-
parato amministrativo, del mondo ac-
cademico e dei media. Questa purga
per non si limitata ai membri della
rete Glen responsabile del fallito colpo
di Stato, ma insieme alla persecuzione
degli esponenti politici dei partiti filo-
curdi si conclusa con lincarcerazione
di molte persone senza alcun capo dim-
putazione ufficiale.
Tra pochi giorni in Turchia si svol-
ger un referendum su un pacchetto di
emendamenti costituzionali che, se
approvato dagli elettori, trasformer il
suo sistema politico in un sistema pre-
sidenziale, che abolir la carica di primo
ministro, concentrando il potere politi-
co e amministrativo nelle mani del pre-
sidente esecutivo che sar il leader di un
partito politico. LAssemblea nazionale,
che attualmente listituzione su cui si
fonda la Repubblica turca, perder mol-
ti dei suoi poteri e potrebbe essere de-
stituita dal presidente. La sua capacit
di fungere da contrappeso al governo
sar gravemente ridotta.
I meccanismi per la nomina dei mem-
bri dellalta magistratura garantiranno
un dominio della presidenza anche su
questo corpo dello Stato, col rischio di
mettere ulteriormente a repentaglio i gi
ristretti margini di indipendenza e di
imparzialit del potere giudiziario ero-
dendo la separazione dei poteri. E il fatto
che questi cambiamenti politici in Tur-
chia saranno accompagnati da un pro-
getto di trasformazione sociale che ten-
ter di cancellare parte del retaggio occi-
dentalizzante della tarda epoca ottoma-
na e di quella repubblicana rende la
questione di ancor pi urgente attualit.

A Istanbul regna il terrore

di Roberta Zunini
Tornare ora nel mio paese dove vige
lo stato di emergenza sarebbe come
mettere la testa nella ghigliottina. Non
ho pi alcuna fiducia nella magistratura
turca. La Turchia non pi neanche
lontanamente uno Stato di diritto.
uno Stato basato sul terrore, dice
dalla Germania, dove vive in esilio
da 10 mesi, Can Dundar, uno dei pi
autorevoli giornalisti e saggisti, nonch
documentaristi, turchi, sul quale pende
un ordine di cattura in absentia.
Il suo nome diventato noto in tutto
il mondo quando due anni fa venne
arrestato e tenuto in carcerazione
preventiva per tre mesi assieme al
collega Erdem Gul con laccusa di
spionaggio per aver mostrato che i
servizi segreti turchi aveva dato armi
agli estremisti islamici in Siria. Dopo
essere tornati a piede libero, nel
maggio del 2016 lui e Gul furono
condannati in primo grado a cinque
anni e 10 mesi di reclusione per aver
rivelato segreti di stato. Dundar ha
subito anche un tentativo di omicidio
da parte di un sostenitore del governo
che gli spar al grido di traditore bloccarlo ancor prima che fosse stato
mentre attendeva la sentenza davanti
al tribunale. Fu lintervento della
moglie Dilek a sottrarlo dalla traiettoria
delle pallottole che ferirono per un
collega. Dopo il fallito golpe del luglio
scorso, mentre si trovava gi in
Europa, stato inserito al vertice di
una lista di 73 giornalisti da arrestare
per appartenenza a organizzazione
terroristica.
Lei stato direttore del quotidiano
laico e indipendente Cumhuriyet, ora
collabora con il settimanale Die Zeit e
ha lanciato nel febbraio scorso il sito
di informazione zgrz (libero) sulla
Turchia, insieme con altri giornalisti
turchi espatriati. Ma non appena
andato in rete cosa successo?
Che lautorit dellinformazione e
comunicazione turca ha deciso di
attivato nella versione turca.
unazione totalmente illegale da parte
del governo che dimostra quanto sia
impaurito da nostre eventuali
pubblicazioni.
Come commenta la decisione del
presidente Erdogan di prolungare lo
stato di emergenza?
Erdogan usa lo stato di emergenza
non per garantire la sicurezza dei
cittadini ma per negare il diritto di
critica e di stampa, per mettere sotto
sorveglianza gli oppositori politici, gli
esponenti delle minoranze e addirittura

30 2 aprile 2017 LEspresso

 Lopinione pubblica turca, contro ogni
previsione, vede ancora con favore lade-
sione allUnione europea, anche se dubi-
ta che sia un obiettivo raggiungibile. Ma
le polemiche anti-europee e anti-occi-
dentali alimentate dagli alti esponenti
politici e dei leader dopinione trovano
rispondenza a causa della percepita
mancanza di solidariet da parte dellUe
nel momento del sanguinoso tentativo di
colpo di Stato del 15 luglio del 2016.
Guardando al futuro, sorgono molti
interrogativi. Erdogan cercher di ri-
pristinare la pena di morte, proponen-
do magari la sua reintroduzione attra-
verso un altro referendum? Questo
provvedimento otterrebbe sicuramen-
te leffetto di sospendere il processo di
adesione allUe e, soprattutto, di rom-
pere i rapporti con il Consiglio dEuro-
pa. Con la possibile conseguenza che la
Turchia si sottragga alla giurisdizione
Foto: S. Gallup - GettyImages
della Corte europea dei diritti delluo-
mo, che nelle circostanze attuali lul-
tima istanza di ricorso giudiziario ri-
masta a molti cittadini turchi.
LUnione europea ha trascurato a
lungo le vicende politiche interne della
mandare in carcere i parlamentari,
come accaduto a undici deputati
dallHdp (il partito filo curdo
democratico dei popoli, terzo partito
del paese, ndr) tra i quali il leader,
lavvocato curdo Selahattin Demirtas.
Le autorit turche hanno restituito il
passaporto a sua moglie?
No. Mia moglie di fatto ostaggio
dello Stato perch non pu uscire dal
Paese pur non essendo accusata di
alcun reato. A questo punto ci
rivolgeremo alla Corte Europea per i
diritti umani che si pronuncia anche
sulla Turchia essendo ancora
teoricamente candidata a entrare
nellUnione Europea.
Quando pubblic in prima pagina lo
scoop sulle armi trasferite dai servizi
segreti turchi in Siria ai jihadisti, era
ovviamente conscio che lei e i suoi
colleghi avevate rivelato dati
sensibili. Perch lo ha fatto?
Perch il nostro lavoro pubblicare democratica della Turchia?
notizie, a maggior ragione se si tratta
di informazioni che il potere vuole
Turchia, come se lopinione pubblica
laica e democratica di questo paese non
avesse importanza. A ci si dovr porre
rimedio, ma Bruxelles potr esercitare
molta meno influenza su Ankara rispet-
to al passato. Nel prossimo futuro le due
parti dovranno concentrarsi sulla pro-
secuzione dellaccordo sui profughi,
sulla modernizzazione dellunione do-
Il giornalista turco Can Dundar, costretto allesilio in Germania
tenere nascoste allopinione pubblica.
La stabilit e la sicurezza interna sono
destinate a migliorare o peggiorare ?
Purtroppo a peggiorare. Non solo per
gli attacchi dellIsis o per le bombe
degli estremisti curdi, ma anche per via
del cambiamento della Costituzione
che avverr se al referendum
del 16 aprile vincer il S.
Quale sarebbe lemendamento ai 18
articoli della Carta pi pericoloso
per il paese?
Quello tanto agognato da Erdogan
che trasformerebbe la repubblica
da parlamentare a presidenziale.
Sar un referendum democratico
a suo avviso?
Il problema proprio questo. No di
certo, se quando si terr viger ancora
lo stato di emergenza.
Se il popolo approver il
presidenzialismo quali saranno le
conseguenze pi gravi per la tenuta
Assisteremo per esempio allo
svuotamento del potere giudiziario gi
ganale reciprocamente vantaggiosa e
sulla comune lotta contro il terrori-
smo. E solo in seguito si potr sperare
che la cooperazione fra le due parti
riesca a riparare i danni prodotti negli
ultimi anni, riconoscendo la necessit
di un rinnovato impegno di entrambe
per un futuro pi costruttivo.
Traduzione di Mario Baccianini
compromesso. Sei dei 12 componenti
dellAlto Consiglio dei Magistrati
e Pubblici Ministeri verranno decisi
dal Capo dello Stato che sceglier
anche il ministro della Giustizia e
quello dellIstruzione. Il sistema
scolastico non sar pi autonomo
perch il Presidente avr la facolt
di nominare i membri del Consiglio
della Scuola Superiore e i presidi
delle scuole superiori. Inoltre la
funzione del Parlamento verr
praticamente abrogata perch Erdogan
potr scioglierlo unilateralmente
in una sola mossa. Il Presidente
della repubblica potr essere eletto
ben tre volte.
Lei vede la possibilit che si inneschi
una guerra civile?
Non vedo questo pericolo
allorizzonte semplicemente perch
manca la materia prima. La Turchia
da tempo uno stato putinesco dove
la societ civile ha paura a esporsi
perch scattano subito le manette,
anche per un solo tweet. Q
LEspresso 2 aprile 2017 31
PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko
Le classi dirigenti del Vecchio
Continente hanno provocato
la reazione antisistema.
E ora non sanno pi fermarla
Sovranisti
per sbaglio
di Massimiliano Panarari
a dove vai (e dove prendi
i voti oggi...) se il sovra-
nismo non ce lhai?
La politica dellet con-
temporanea in Europa si
organizzata intorno ad
alcune fratture sociali.
Quelle da cui sono nati i partiti che han-
no strutturato i sistemi politici per come
li abbiamo conosciuti, tra alti e bassi,
sostanzialmente fino ai giorni nostri.
Con la teoria dei cleavages (le fratture),
gli scienziati politici Stein Rokkan e Sey-
mour Martin Lipset, nella seconda met
degli anni Sessanta, hanno spiegato la
genesi e lo sviluppo delle formazioni
politiche, incrociando due dimensioni in
base allasse (territoriale o funzionale) e
alla rivoluzione (nazionale e industriale),
da cui le fratture centro-periferia, Sta-
to-Chiesa, citt-campagna, capitale-la-
voro. Questi cleavages hanno illustrato
molto bene la natura dei conflitti sociali
e la tipologia degli imprenditori politici
che hanno dato loro voce e rappresenta-
zione fino a poco tempo fa, ma necessi-
tano ora di una revisione e di un taglian-
do, mentre a farsi largo sono fratture
32 2 aprile 2017 LEspresso
nuove, che sconvolgono e tagliano tra-
sversalmente lasse sinistra-destra.
Come quella che vede, da una parte, i
sovranisti e, dallaltra, i globalisti. So-
vranismo-populismo vs. cosmopoliti-
smo-globalismo; anche se sovranismo
e populismo non sono perfettamente
sovrapponibili (basti pensare alla post-
moderna sinistra populista di Pode-
mos, che fa del multiculturalismo una
delle proprie bandiere). A ridefinire al-
cuni settori dei sistemi politici , dun-
que, la politica dellidentit. Lidentit
culturale surroga lideologia (che era
internazionalista, ossia global), e si
esprime quindi nel conflitto tra chi la
rivendica come un sistema chiuso e
non contaminabile (i sovranisti), e
chi, invece, la ritiene aperta e incessan-
temente soggetta a ibridazioni (i co-
smopoliti).
Le prossime elezioni presidenziali
dOltralpe costituiscono un palcosceni-
co ideale del nuovo cleavage, perch la
gara pi significativa, al loro interno,
quella tra il Front National di Marine
Le Pen e il movimento-partito En Mar-
che! (ovvero lAssociation pour le re-
nouvellement de la vie politique) di
Emmanuel Macron, giustappunto la
raffigurazione esemplare di questa re-
cente linea di frattura politica. Con la
Francia autentico incubatore e start-up
del sovranismo in Occidente, poich in
origine cera Jean-Pierre Chevnement,
secondo il modello Asterix vs. Roma,
la patria identitaria contro limpero
globale. Il politico (soprannome le
Che), gi pluriministro con Franois
Mitterrand, Pierre Mauroy, Laurent
Fabius e Michel Rocard, abbandon il
Partito socialista nel 1993 per fondare
il Mouvement des citoyens. Contrario
alla guerra in Iraq e poi a quella in Ko-
sovo, duramente avverso alla dottrina
dellinterventismo umanitario e allim-
perialismo dei diritti umani della Nato,
Chevnement divenne il punto di rife-
rimento della cosiddetta gauche natio-
naliste e di quegli intellettuali che il
settimanale Nouvel Observateur ribat-
tezz intorno alla met degli anni No-
vanta rac de gauche (reazionari di si-
nistra), tra cui figure note come Rgis
Debray e Max Gallo. Un esperimento
pionieristico che allora si filarono in
pochi, ma che avrebbe avuto un carat-
tere seminale e si sarebbe convertito in
unonda via via montante, a destra, nei
primi anni dellattuale XXI secolo. Lag-
gettivo che meglio si addice, dal punto
di vista del cromatismo politico, al so-
vranismo quello di rossobruno (con
una prevalenza netta della tonalit ne-
ro-bruna). Operano, infatti, le sliding e
le revolving doors tra una certa estrema
destra e una certa estrema sinistra,
perch il sovranismo si fonda sulla vi-
sione di una comunit organica nazio-
nale, antiliberale e non ritiene valori i
diritti soggettivi e individuali.
Il sovranismo oggi allopera - e in
gran spolvero - in vari Paesi dellEuro-
pa orientale, dove il passato che non
passa del socialismo reale ha lasciato
eredit avvelenate di rigetto del plura-
lismo e del dissenso di cui si sono vo-
lentieri impadroniti i nuovi regimi di
destra radicale e xenofoba. In Italia c
sovraffollamento: su una issue salda-
mente presidiata dalla Lega Nord di
Matteo Salvini (che sul sovranismo
punta per tentare il salto, finora non
riuscito, a partito autenticamente na-
zionale) e da Fratelli dItalia di Giorgia
Meloni e molti ex colonnelli di An si
inserisce anche il Polo sovranista di
Gianni Alemanno e Francesco Storace;
Resta solo il Piccolo principe
e, seppure a corrente alternata, se ne
incontrano tracce anche nel postmo- di Gigi Riva
dernissimo Movimento 5 Stelle. E il
Del Piccolo principe, o almeno come Sciences Po e lEna, dunque
Donald Trump che ha espugnato la
dellidea immaginaria che di lui ci appartiene alle aborrite lite. Anzi
nazione-guida della globalizzazione
siamo fatti, Emmanuel Macron ha peggio: stato anche banchiere daffari
considerato la principale fonte di spe-
laspetto e il portamento. Nel paragone chez Rothschild.
ranza di vittorie anche domestiche a lo aiuta let, visto che compir 40 anni Per difendersi dallattacco concentrico
cui guardano fiduciosi i sovranisti di nel prossimo solstizio dinverno. Per il dello zar di tutte le Russie, del sultano
ogni parte del Villaggio globale. resto tutto il contrario del candidato neo ottomano e del tycoon americano,
Ma il vero cuore di tutto la Russia, ideale in tempi di populismi e che hanno lintento nemmeno troppo
dove il sovranismo si nutre di una mol- convinzioni radicali: un centrista nascosto di smembrarla, Europa
teplicit di correnti culturali e ideolo- moderato, crede nellUnione di sembra proprio volersi affidare a
giche antidemocratiche e limacciose Bruxelles, ha fatto le scuole alte questo ragazzino scovato ad
(come letnonazionalismo). Il Paese co-
mandato a bacchetta dalluomo fortis-
simo Vladimir Putin rappresenta lau-
tentica superpotenza sovranista con-
temporanea; ed contestualmente alla
ricerca di una via peculiare al soft power.
Assai dark, perch basato prevalente-
mente sulle proibizioni o le azioni di
disturbo nei confronti di quello statuni-
tense, come nel caso della polemica
censoria scatenata qualche settimana fa
dal deputato del partito putiniano Russia
Unita Vitaly Milonov (un antisemita e
campione delle campagne omofobe)
contro il film disneyano La bella e la
bestia, additato quale propaganda
gay. Nel soft power (che, in verit,
alquanto hard e machista, giustappunto)
russo spicca pure la volont di presen-
tarsi come il baluardo della difesa delle
tradizioni cristiane della Chiesa orto-
dossa. E ci sono anche il prodotto cultu-
rale da esportazione vincente, il cartone
animato Masha e Orso, visto dai bambi-
ni in tutta Europa, e la promozione di una
cybercultura di Stato, che alimenta dal
punto di vista ideologico i continui attac-
chi hacker ai danni dellOccidente e
trova sponde nella leadership di Wikile-
aks (a partire da Julian Assange).
Cos, con colpe e responsabilit rile-
vanti delle stesse classi dirigenti euro-
peiste, il nuovo cleavage fondamentale
allinterno della politica continentale,
come ha sottolineato il politologo Ser-
gio Fabbrini, diventato proprio quello
tra sovranisti ed europeisti. E unulte-
riore minaccia antisistemica si aggiun-
ge al gi angoscioso e dissestato pano- Illustrazione di
rama dei sistemi politici liberaldemo- Duluoz
cratici di questi nostri anni. Q

LEspresso 2 aprile 2017 33

PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko
Amiens, nord della Francia,
dipartimento della Somme, terra di
nuvole e di cimiteri di guerra, come ha
detto lui stesso evocando i campi di
battaglia coi milioni di morti dei conflitti
che hanno insanguinato il Continente.
Macron incarna il classico enfant
prodige di provincia, di gentile aspetto,
minuto e rispettoso, naturalmente
un genio a scuola e nelle attivit
collaterali, compresa la precoce
inclinazione verso il teatro. Il ragazzo
che tutte le madri vorrebbero come
genero se non fosse che lunica
stravaganza in una biografia altrimenti
noiosamente esemplare sta nella
scelta di una potenziale madre come
moglie: Brigitte Trogneux, la sua
professoressa di recitazione, pi
age di 20 anni. La quale per lui ha
lasciato marito, tre figli. E immaginarsi
lo scandalo.
Il Piccolo principe di Amiens sarebbe
stato il peggior vassallo che Europa
poteva scegliersi in tempi normali.
Ma in tempi eccezionali lincredibile
diventa vero. E una serie di circostanze
favorevoli ne fanno allopposto lunico
paladino a cui affidarsi. Per accettare
lassunto bisogna digerire alcuni
paradossi e abbandonare luoghi
comuni, convinzioni radicate.
La Francia la terra della Rvolution,
della Comune di Parigi, del
Sessantotto. Insomma: delle grandi
contrapposizioni. Forse il luogo dove
ha avuto pi senso il dualismo destra-
sinistra. Tanto da essere indicata come
il Paese di una guerra civile perpetua
(e per fortuna quasi sempre incruenta).
Nella Quinta Repubblica i malcapitati
candidati centristi non sono mai riusciti
a fare breccia ed arrivare almeno al
ballottaggio per lEliseo anche quando
avevano dietro un partito del 18 per
cento (vedi Franois Bayrou). Stavolta,
per contenere la straripante Marine
Le Pen, alle primarie sia la destra
Sulle sue giovani spalle, una
responsabilit immensa: sconfiggere
londa populista e illiberale
che soffia dagli Usa alla Russia
34 2 aprile 2017 LEspresso
(i Rpublicains), sia la sinistra
(i socialisti) hanno scelto candidati
se possibile ancora pi nettamente
connotati, radicali del loro campo,
come Franois Fillon e Benot Hamon.
Ma il primo si suicidato
politicamente, causa allegra
distribuzione di soldi pubblici ai suoi
cari. Il secondo sconta la perenne
frantumazione della sinistra, dovr
dividere il consenso col tribuno
Jean-Luc Mlenchon, con la prospettiva
della sconfitta per entrambi. Cos il
Je suis
centrismo, categoria aborrita in Francia,
trova linsperato spazio col movimento
En marche, fondato solo un anno fa,
e col suo Piccolo principe di approdare
al secondo turno. Non solo: di arrivare
alla presidenza perch scatter,
almeno cos dicono i sondaggi, la
pregiudiziale democratica contro
Marine Le Pen e molti sceglieranno
Macron pur turandosi il naso.
Un inedito centrista francese dovr
a quel punto trasformarsi da Piccolo
Principe principe ragazzino in Monarca
repubblicano, quale sempre stato chi
siede allEliseo (salvo forse per la
parentesi del pallido presidente
normale Hollande), addirittura con
maggiore polso visto che lo aspetta un
compito titanico, difendere Europa dagli
assalti non di Zeus (come vuole la
mitologia) ma di Putin, Erdogan e
Trump. Dovr aspettare lautunno e
guardare a Berlino per stabilire
unalleanza con chiunque sieder alla
cancelleria, Merkel o Schulz. Da bravo
studente, lo aiuter la storia. Proprio
dalle sue parti, nella prima guerra
mondiale, poco pi di cento anni fa,
nel 1916 si combatt la battaglia delle
Somme con pi di un milione di morti
tra anglo-francesi e tedeschi che si
fronteggiarono. Fu una delle cause
remote per cui lEuropa sembr
indispensabile. Chi nato ad Amiens
lo sa bene. Q
Renzi guarda al candidato centrista francese.
Perch una sua vittoria avrebbe effetti
anche in Italia. E gli lancerebbe la volata
verso la riconquista di partito e governo
Matteo Macron
di Marco Damilano
l fattore E condiziona la politica
I
italiana. E come Europa, euro, ma
anche Emmanuel, inteso come Ma-
cron, il candidato presidenziale
francese che arriva favorito al rush
finale delle quattro settimane che
precedono il primo turno di dome-
nica 23 aprile. EM lacronimo del suo
movimento, En Marche, e coincide con
le iniziali del suo nome e cognome. Ma
potrebbe significare anche Emma-
nuel-Matteo, anzi, Matte dato linte-
resse con cui Renzi sta seguendo la cam-
pagna elettorale francese.
Lo scontro sul fattore E stato lunico
brivido nel dibattito congressuale del
Pd, finora povero di idee e contenuti. Il
confronto tra Matteo Renzi, allattacco
di Bruxelles, e Andrea Orlando, il solo
tra i tre candidati alla segreteria a parte-
cipare alla marcia europeista di una
settimana fa, con qualche contestazio-
ne, e ancor pi quello a distanza tra lex
premier e il suo predecessore a Palazzo
Chigi Enrico Letta. Abbiamo ricevuto
dallEuropa un margine di flessibilit
una decina di miliardi pi altri 33 miliar-
di dal bonus Draghi: il problema come
lItalia ha usato questa flessibilit. In
gran parte queste risorse sono state
spese a fini elettorali, per vincere il refe-
rendum, ha attaccato Letta. Replica di
Renzi: LEuropa non ci ha dato flessibi-
lit, ce la siamo conquistata con una
durissima battaglia politica. La flessibi-
lit non significa maggiore spazio di
deficit rispetto al passato come fa cre-
dere qualcuno. Significa maggiore spa-
zio di deficit rispetto alle assurde previ-
sioni del fiscal compact.
Nel 2013 lallora sindaco di Firenze
Matteo Renzi apr la sua campagna con-
gressuale a Bari attaccando i parametri di
Maastricht: Sono un sinonimo di rigo-
re, ma risalgono a venti anni fa, unaltra
Europa, un altro mondo. Questa volta
lobiettivo polemico il fiscal compact,
che fu votato compattamente dal Parla-
mento nel 2012, con leccezione della
Lega e di Italia dei Valori: segretario del
Pd era Pier Luigi Bersani, a Palazzo Chi-
gi cera Mario Monti. Da tempo Renzi ha
inserito lex rettore della Bocconi nella
lista dei suoi principali nemici: Ha alza-
to le tasse e abbassato il Pil. Ricambiato
con gelida cattiveria dal senatore a vita.
Ma tra i sostenitori pi entusiasti del fi-
scal compact, del pareggio in bilancio
inserito nella Costituzione e dellagenda
Monti cerano i liberal del Pd, oggi tutti
renzianissimi. I firmatari dellappello
Cento di queste riforme chiedevano
continuit: I processi virtuosi avviati dal
governo Monti daranno i loro frutti solo
attraverso una pluriennale azione di go-
verno: gli obiettivi e principi ispiratori
dellagenda Monti devono potere trava-
licare i limiti temporali di questa legisla-
tura e permeare di s la prossima. Nelle-
lenco dei montiani del Pd cerano Paolo
Gentiloni, attuale presidente del Consi-
glio, Giorgio Tonini, oggi presidente
della Commissione Bilancio del Senato,
il vice-ministro dellEconomia in carica
Enrico Morando. Alliniziativa partecip
il futuro ministro dello Sviluppo econo-
mico Carlo Calenda che si propone nel
governo Gentiloni come potenziale lea-
der di un fronte critico con Renzi.
Siamo oggi, direbbe Renzi, in unaltra
Europa e in un altro mondo. E di cambi
di agenda, e di leader di riferimento,
fatta la politica. Resta il fattore E a pesa-
re sui prossimi mesi e sulle scelte dellex
premier, dopo la sempre pi probabile
riconferma alla segreteria del Pd alle
primarie del 30 aprile. Entro quella data
sar approvata la manovrina finanzia-
ria, il correttivo come si dice in gergo, da
3,4 miliardi richiesta da Bruxelles. Il
cosiddetto Dec, lo chiama Gentiloni
introducendo un neologismo nella po-
litica finanziaria, perch nei piani do-
vrebbe essere un decreto di crescita e
non solo unimposizione europea. Ma
lentit modesta del provvedimento non
ha risparmiato critiche, attacchi e veleni
allinterno del governo e del Pd. Sotto il
tiro finito il ministro dellEconomia
Pier Carlo Padoan, con un documento
promosso da alcuni parlamentari ren-
ziani, un altol preventivo contro lin-
troduzione di nuove tasse. Sul versante
opposto, il ministro Calenda ha de-
molito con poche frasi tre anni di
LEspresso 2 aprile 2017 35
PRIMA PAGINA Il nuovo Risiko
Lex premier cerca alleati per
cambiare i rapporti di forza
nella Ue. E pensa pure a
Schulz, candidato in Germania
LA MALEDIZIONE
DEL MINISTRO TECNICO
Tecnico che viene, tecnico che va.
Prima il rito di iniziazione, poi quello
sacrificale. La pratica, quasi una
sindrome da inettitudine cronica, da
sempre scorre sotterranea alla storia
della Repubblica, ma si affermata di
recente fino a spacciarsi per salvifica
normalit. Ora se ne riparla visto che
molti profetizzano per il post elezioni
un Parlamento ingovernabile, nuovi
scossoni finanziari e leggi di stabilit da
far tremare le vene e i polsi: condizioni
ideali per farvi ricorso ancora. Anche se
stavolta dopo sei anni di governi del
presidente e relative accuse di
sospensione della democrazia la
strada sembra preclusa. Ne sembra
convinto anche Matteo Renzi che ha
messo nel mirino Carlo Calenda e Pier
Carlo Padoan, che pure sono figli suoi.
A Beppe Grillo, invece, i tecnici
piacciono assai. In vista del fatidico
scontro elettorale, ha gi stilato un
nutrito elenco di super esperti da
dicastero: Salvatore Settis, Sandro
Donati, Maurizio Dcina Dopo la
pioggia di vaffa ai politici di professione
non poteva che finire cos. Prima di lui,
il soccorso tecnico era stato invocato
per altre ragioni, e pi che vaffa erano
36 2 aprile 2017 LEspresso
dei fatti pi in l. Lesordio nella Fu crisi di governo.
storia patria si potrebbe far risalire
addirittura al 1953, governo Pella,
auspice dal Quirinale Luigi Einaudi:
zeppo di avvocati, grand commis,
ingegneri ed economisti senza sponsor
politici, dur solo cinque mesi, giusto il
tempo di approvare la legge di bilancio
e portare il Paese al voto. In
sedicesimo, ci che toccher molti anni
dopo, regista Giorgio Napolitano, al
bocconiano professor Mario Monti. Che
per fu molto attento a dosare prof
cattolici e laici e burocrati dalto rango.
Il pi delle volte il cultore della materia
viene convocato per fare qualcosa che
ai politici non riuscirebbe o costerebbe
consensi. Nel 1982, per esempio,
Giovanni Spadolini, primo premier non
dc, volle Nino Andreatta, finissimo
economista cattolico prestato alla
politica, perch celebrasse lo storico
divorzio che liberava la Banca dItalia
dallobbligo di collocare i titoli pubblici
emessi dal Tesoro. Fin con uno scontro
allultimo sangue, che Spadolini chiam economica. Dunque cercasi prof-
la lite delle comari, con Rino Formica,
ministro socialista delle Finanze,
amabilmente definito da Andreatta
trafelato commercialista di Bari.
Renzinomics, dagli 80 euro in gi:
Per creare lavoro e reddito non
esistono scorciatoie, non esistono in-
venzioni di invenzioni di lavori, inven-
zioni di bonus. Non dobbiamo ripetere
gli errori del passato.
Solo posizionamenti, intrecciati per
con la madre di tutte le battaglie, la leg-
ge di Bilancio dellautunno, quando si
sar arrivati ormai alla vigilia delle ele-
zioni politiche, sempre che venga ri-
spettata la scadenza naturale della legi-
slatura, allinizio del 2018. Il fattore E
pesa sulla legge di bilancio: senza nuovi
e pi generosi margini di flessibilit
concessi da parte della Commissione
europea il governo Gentiloni rischia di
Nel 1989, invece, tocc a Giulio
Andreotti arruolare al Tesoro Guido Carli
per seguire la genesi del Trattato di
Maastricht e avviare la privatizzazione
delle banche, ma gli mise accanto Paolo
Cirino Pomicino al Bilancio. Non so se
mi spiego. Lex governatore della Banca
dItalia, gi ministro tecnico per il
Commercio con lestero nel 1957
in un monocolore dc di Adone Zoli non
passato alla storia, resister fino al
1992 riconoscendo alla politica un
primato legittimato dal voto popolare,
ma uscir da questa esperienza deluso
e devastato dal complesso di colpa per
aver favorito la crescita e il
consolidamento di una classe politica
mediocre. Parole sue.
La retorica del tecnico si per imposta
negli ultimi ventanni andando di pari
passo con lo sfascio dei partiti, il
dilagare della corruzione, lassenza
di maggioranze parlamentari stabili
e lincapacit ad arginare la crisi
manager-grand commis libero da vincoli,
lottizzazioni e Procure per una pausa
rigeneratrice. Cominci Carlo Azeglio
Ciampi (1993, con ministri Cassese,
dover preparare una manovra monstre
da 18-21 miliardi di euro. Le diplomazie
sono gi al lavoro da tempo per trovare
la strada di uno sconto. O, addirittura,
la riscrittura del patto che tiene insieme
i paesi delleurozona.
Qui scatta il fattore E, nel senso di
Emmanuel Macron. Una vittoria del
piccolo principe in Francia sarebbe in-
terpretata come un rilancio dellEuropa
su basi nuove. La premessa di un cambio
di direzione anche in Germania, dove si
vota a settembre. E a quel punto diven-
terebbe irresistibile per Renzi la tenta-
zione di inserirsi in un turno elettorale
favorevole. Quasi una rivincita del 2016,
lanno delle vittorie della Brexit, di Do-
BRUNO MANFELLOTTO QUESTA SETTIMANA
Conso, Spaventa, Barucci, Savona,
Merloni). Biss Lamberto Dini (1994-
95, con Susanna Agnelli, Masera,
Baratta, Alberto Cl). Si esalt Mario
Monti, 2011, governo tecnico al cubo.
Che per non fu indenne da guai,
giudiziari (Clini) o politici (Passera,
Profumo, Fornero contestati in piazza):
larma risolutiva pu rivelarsi un
boomerang se i politici si ritirano, ma
per loro parlano banchieri, avvocati e
super manager che i cittadini sentono
ancora pi distanti.
Secondo le logiche della politica, il
tecnico deve durare poco. Facile
liberarsene: non ha n poteri n
padrini. A volte torna pure utile
sacrificarlo, per questioni di immagine
(Iosefa Idem, Federica Guidi), o per
indebolire il premier o per un
rimpasto: c sempre qualche ancora la finanziaria. Per questo i
insoddisfatto. Nel 2001, per esempio,
Silvio Berlusconi liquid il ministro degli
Esteri Renato Ruggiero al grido di un
tecnico, non pu incidere sulla linea
politica. In realt il secessionista
(allora) Umberto Bossi poco apprezzava
leuropeismo della Farnesina. Nel 2005
un irritato Gianfranco Fini chiese la
testa di Sirchia e Lunardi per far posto
nald Trump negli Stati Uniti e del No al
referendum costituzionale in Italia. Il
2017 potrebbe essere lanno della riscos-
sa: in Olanda, Francia, Germania e,
chiss, Italia. E un Renzi riconfermato
con numeri schiaccianti alla guida del
Pd potrebbe tornare a spingere per ele-
zioni anticipate a settembre, prima del-
la sessione di bilancio.
In caso di scadenza naturale della le-
gislatura sarebbe invece il governo Gen-
tiloni a dover scrivere la manovra di
bilancio. E nel Pd, il partito che regge il
peso della maggioranza, gi si discute
se sia opportuno trattare con Bruxelles
qualche piccolo sconto o se non sia
meglio, al contrario, aprire uno scontro
a due ministri di An. E oggi Renzi
pungola Padoan e Calenda per tenere
sulla corda Paolo Gentiloni e prepararsi,
in vista di una manovra finanziaria
lacrime e sangue in piena campagna
elettorale, a chiedere meno rigore
nei conti.
Per definizione, poi, il ministro tecnico
entra in rotta di collisione con il premier,
inevitabile. Carli si dilaniato
interrogandosi per tutta la vita su le
due anime di Faust, ovvero la difficolt
di conciliare il rigore con la tolleranza
sociale. Sei anni fa Giulio Tremonti fu
addirittura accusato di golpe dal suo
mentore Berlusconi - si messo in
testa di sostituirmi - per un dissenso
sulla solita, divisiva legge finanziaria.
Forse anche Renzi pensa qualcosa di
simile, e intanto processa Padoan:
tecnici alla fine sentono forte il richiamo
della politica. E, salvo rare eccezioni,
cedono. Potrebbe accadere anche a
Calenda, successo perfino a Monti.
Che per, principe del ramo, si era
premunito in tempo e per trasferirsi
a Palazzo Chigi aveva posto come
condizione la nomina a senatore a vita.
Tecnico o politico?
politico per aprire la strada al radicale
cambiamento delle regole del gioco.
Renzi spinge in questa direzione e si
prepara nei prossimi mesi a bombarda-
re dallesterno le vecchie istituzioni
europee. Il fronte avverso, quello che al
congresso del Pd voter per il ministro
Orlando, guidato idealmente da Enrico
Letta e che guarda come numi tutelari
a Romano Prodi e a Giorgio Napolita-
no, chiede un cambiamento dellEuro-
pa ma non intende cavalcare sentimen-
ti anti-europeisti, come sembra pronto
a fare Renzi. Nel timore di associare
anche il Pd al variegato fronte no euro
che comprende la Lega di Matteo Sal-
vini, Fratelli dItalia di Giorgia Meloni,
esponenti della sinistra come lex ber-
saniano Stefano Fassina e a fasi alterne
Silvio Berlusconi con Forza Italia e il
Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. La
lista pi alta nei sondaggi oscilla tra la
posizione ufficiale, un referendum
sullEuropa per chiedere agli italiani di
esprimersi sulla permanenza nelleu-
ro, e qualche trovata intermedia come
lintroduzione di una moneta fiscale
che affianchi leuro, comparsa giorni
fa sul blog di Grillo. Entro il primo
gennaio 2018 il Fiscal Compact dovr
essere ratificato nel quadro giuridico
dellUe e serve lunanimit. Questo d
allItalia la forza contrattuale necessa-
ria per presentarsi alla Commissione
europea e alla Bce e minacciare il suo
veto in assenza di un accordo, ha
scritto Grillo sul suo blog il 27 genna-
io. Ma ignorava che lo stesso proposito
era gi stato espresso dal suo nemico
numero uno: Noi diciamo che sicco-
me nel 2017 casualmente a Roma si
riuniranno i capi di governo e in Ue
arriva a scadenza il tema del fiscal com-
pact, noi non accetteremo di inserirlo
nei trattati Ue. Cos parl Matteo
Renzi, in piazza del Popolo a Roma, il
29 ottobre 2016. Era presidente del
Consiglio, la manifestazione era stata
convocata per aprire lultimo mese di
campagna referendaria, lattacco con-
tro il fiscal compact sembrava un otti-
mo argomento. Ora Renzi non pi
premier, il referendum stato perso, il
vertice Ue di Roma passato. Ma la
polemica contro lEuropa resta in piedi.
il fattore E che pesa sulla politica
Q italiana, oggi pi di prima. Q
LEspresso 2 aprile 2017 37
 La Groenlandia torna verde
Secondo uno studio dellUniversit della California, presto la Groenlandia potrebbe tornare
verde come quando, nel X secolo, i condottieri normanni la battezzarono cos, colpiti dalle
sue vallate erbose. Il cambiamento climatico infatti anticipa larrivo della primavera nellisola
e libera la superficie dai ghiacci, che la ricoprono per circa l80 per cento. Questanno, nota
la ricerca, i primi fiori sono sbocciati con ventisei giorni di anticipo rispetto al 2007.
Carriere mancate
A Rutelli va in fumo lUnesco
Fortuna che lha fatto per suo padre e non
per la carriera: se Francesco Rutelli si fosse
laureato a 62 anni per avere il pezzo di carta
in vista della sua nomina a direttore generale
dellUnesco, sarebbe stata una faticaccia
inutile. stata infatti ritirata la sua
candidatura alla guida dellorganismo Onu
per la cultura che circolava da oltre un anno
ed era florida fino a un mese fa. Il picco si
toccato in febbraio, quando lex ministro, oggi
presidente dellAnica, si trovava a Pechino per
presiedere, da coordinatore per parte italiana,
la prima riunione plenaria del Forum Cultura
italocinese proprio negli stessi giorni della
visita in Cina da parte del presidente della
LEspresso corretto
Nel sommario di pagina 88 dello scorso
Foto: Getty Images
numero, sotto il titolo Schiavi per sempre,
abbiamo scritto che nellantichit gli
schiavi erano dieci milioni.
Repubblica Sergio Mattarella (dettaglio per gli
appassionati: ci erano stati insieme gi una
volta, con una delegazione della Margherita,
nel 2004). Orbene: raccontano orrificati
negli ambienti diplomatici come nel corso
del solenne incontro con il presidente cinese
Xi Jinping, Mattarella abbia introdotto
con il giusto orgoglio il discorso sul candidato
italiano allUnesco, simmagina per perorarne
la causa; al che per, inaspettatamente,
Jinping avrebbe risposto contro-perorando
a Mattarella il candidato cinese per lo stesso
ruolo. Da quel momento, la candidatura
di Rutelli tramontata: per beghe nel Pd,
dicono.
La cifra, gi in s approssimativa,
si riferiva comunque solo a Roma antica,
mentre a livello globale gli schiavi nellera
premoderna sono stati complessivamente
molti di pi. Ringraziamo il lettore Alberto
Marletta per la segnalazione.
Eweek
SUSANNA TURCO
VOCI DAL PALAZZO
Un Calenda
per tutte
le stagioni
Lo si era lasciato come
possibile candidato
di Bersani, lo si ritrova
come possibile nome
per Berlusconi. A sua
insaputa? Lui dice di s.
Di certo non v pace per
il ministro Carlo Calenda,
che ora si trincera dietro
la veste di tecnico dopo
anni di politica vissuta
pericolosamente. Quando
era in Scelta civica
guardava a destra,
giurando che mai sarebbe
passato al Pd. Rimasto
fuori dal Parlamento,
entr al governo e fin per
lasciare Sc, spiegando la
decisione di partecipare al
percorso riformista di cui il
Pd oggi lunico attore.
Fece un ispirato discorso
alla Leopolda, quasi quasi
gli sembrava di stare a
casa. Vi sembrava
renziano? Non lo era. Anzi,
da ministro, entrato in
competizione con Renzi,
finendo nella sua lista nera.
S.T.
Dopo il 4 dicembre, la sua
non iscrizione al Pd
diventata un vanto: cos
Berlusconi s ricordato di
lui. Molto rumore, per uno
che - sussurrano - vorrebbe
solo tornare al governo.
Ma senza candidarsi. Q
LEspresso 2 aprile 2017 39
COMUNI Verso le elezioni
Pasticcio alla
Pizzarotti e la sua lista di fuoriusciti M5S.
Il Pd diviso. La destra nel caos. I grillini puri
e duri ormai ridotti a poca cosa. Nella citt
emiliana si va al voto nellincertezza totale
di Roberto Di Caro
ue, uno, vai... Buongior-
D
no, sono Paola Francesca
Ranieri, ho 26 anni, sto pre-
parando il concorso in Ma-
gistratura, ho frequentato il
tavolo su sport e politiche
giovanili, sono diventata
attivista perch in questo gruppo sento
di potermi fidare delle persone.... Par-
lano un paio di minuti a testa, per dire
davanti a una telecamera chi sono, cosa
vogliono e perch in una soleggiata
domenica da camporella stanno invece
in questa palazzina in periferia ovest,
tra lo Scampolaio e la pizzeria La Dolce
Vita, a dar corpo, forma e volti a Effetto
Parma, il movimento di Federico Piz-
zarotti nato cinque mesi fa dopo lusci-
ta dai Cinque Stelle. Mi chiamo Ales-
sandro Tassi Carboni, la mia prima
avventura in un partito, anche se alla
politica mi sono avvicinato a 16 anni
con la stessa passione con cui comin-
ciavo a correre dietro alle ragazze, e
ancora per qualche mese sono presi-
dente dellOrdine degli architetti....
Una ventina di persone, in attesa di
parlare, li ascoltano, altre trenta discu-
tono o scrivono nella stanza a lato e sul
terrazzo. Sono Cristian Salzano, 38
anni, magazziniere, mai una tessera
neanche Esselunga, al quartiere Vigat-
40 2 aprile 2017 LEspresso
to sono coordinatore del Consiglio dei
cittadini volontari... A lato, file di con-
tenitori di cibi, perch questo che ospi-
ta il quartier generale di Effetto Parma
lo studio di Marco Maria Freddi, 55
anni, designer di ingredienti vegetali
per lindustria alimentare. Sono Mar-
co Bosi, trentanni, consulente finan-
ziario, capogruppo uscente, mi sono
avvicinato deluso da una sinistra che
forse sinistra non era pi, ho trovato qui
un gruppo sano... Alle pareti campeg-
giano i manifesti delle campagne radi-
cali, dalla pena di morte alla chiusura
del carcere, perch Freddi dirigente
dellassociazione Luca Coscioni, e a
questo tavolo sedeva Marco Pannella
quando nel 2012 gli disse che era lui, il
Pizzarotti, il ragazzo da appoggiare.
Puntava giusto: contro la Curia, il ra-
gazzo ha varato il registro delle unioni
civili e aderito alla battaglia per la lega-
lizzazione delle droghe leggere.
Se lo chiami casting storcono il
naso: Piccoli video di presentazione,
pi che altro per conoscerci, corregge
Cinzia Piastri, liperattiva moglie di
Pizzarotti, pilastro organizzativo della
campagna elettorale. Ma stanno sce-
gliendo i candidati, qualcuno gi cer-
to, altri da vedere: il primo turno do-
vrebbe svolgersi l11 giugno. Con il loro
Il monumento a Filippo Corridoni allinizio di via Nino Bixio, a Parma
simbolo, due nodi dei colori giallo e
azzurro di Parma, tentano di prendere
il Comune senza pi Beppe Grillo n
londa del voto di rabbia e protesta. Li
accomuna un clima e una leggera eb-
brezza da stato nascente, toni pacati,
mai esacerbati, niente filippiche. Ma
hanno estrazioni varie e storie anche
lontane tra loro. Nabila Mhaidra arri-
vata ragazzina dal Marocco 16 anni fa,
mediatrice culturale al Centro anti-
violenza, porta il velo e sar candidata.
Emmadesire Ciaburri Galasso una
cattolica di centrodestra, dagli scout al
Rotary poi presidente nazionale del Jci,
network giovanile delle Nazioni Unite.
Roberto Schiaretti, analista informati-
co, il tipo orto, frutteto, gruppo di
acquisto solidale, meet-up e Vaffa-day,
antropologicamente il pi grillino di
tutti. Persino pi dellAlex Mallozzi che
12 anni fa fond il primo meet-up par-
migiano e il Comitato contro lincene-
ritore, e ora dice Grillo pericoloso.
Non una passeggiata, rivincere. Ve-
ro, a gennaio la Governance poll Ipr
Marketing ha dato Pizzarotti terzo sin-
daco pi apprezzato dItalia. Ma a pesa-
re gli umori di una citt cozzi con logiche
non sempre lineari. Cos il tabaccaio che
Pizzarotti lo vot non dice abbia mal
governato ma lui il traditore mai pi;
parmigiana

LEspresso 2 aprile 2017 41

COMUNI Verso le elezioni
lo voter la pizzaiola, ora che s
tolto le grillerie dalla testa; no dalle-
dicolante, ma le ha viste le strade, sa
quante volte mi si spaccano i raggi della
bicicletta?; s dal fautore della raccolta
differenziata arrivata al 70 per cento, no
da chi il porta a porta costringe a scen-
dere sei volte a settimana col sacchetto
giusto, ch ci sono giorni e orari per
lumido, la carta, la plastica, vite da cro-
nometrare sui rifiuti da buttare, se no
scaracollare fino alle ecostation ricor-
dandosi i 70 centesimi per lindifferen-
ziata e la tessera sanitaria per aprire il
cassonetto.
Una bella mano a Pizzarotti la danno
i suoi competitor. Il centrosinistra (a
Parma saggira sul 50 per cento ma alle
comunali perde da ventanni) pareva
avere le carte giuste: ai primi di marzo
tiene le primarie, le vince Paolo Scarpa,
ingegnere, Margherita, un anno nel Pd
poi via dalla pazza folla, presidente
dellAssociazione Il Borgo: dove sin-
venta Centro studi e scuola di forma-
zione politica e produce ricerche sulla
citt e la sua economia, finanziate
dalle Fondazioni CariParma e Monte-
Parma e da industriali che ci credo-
no come Luca Barilla e Giampaolo
Dallara. Ai melomani piacer che suo-
ni il pianoforte, gli avversari non ne
parlano che bene, peccato somigli
come una goccia dacqua a Bersani.
Ma il dna della sinistra non mente, e a
fine marzo si consuma la feroce spac-
catura tra il capogruppo Pd Nicola
DallOlio e lo sconfitto alle primarie
Dario Costi, candidato dellapparato.
Volano stracci. Costi stende un pezzo
di programma quale contributo al
vincitore, DallOlio sbotta che il pro-
gramma lo stende Scarpa, non il per-
dente, roba da probiviri, Costi repli-
ca o lui o me, Scarpa li sbacchetta
entrambi sulle dita.
Nella citt del melodramma, lungo
il catalogo degli autocandidati a unire
il centrodestra: vhan fra questi gran
dottori, architetti, giornalisti, vhan
rugbysti, ragionieri, ufficiali esattoria-
li, purch porti qualche voto, voi sape-
te quel che fa. Generali senza esercito,
che si fanno avanti sperando nel col-
paccio, per Paolo Buzzi, vicesindaco
fino al 2011, e no, noi Forza Italia un
candidato non labbiamo, magari sac-
42 2 aprile 2017 LEspresso
corderanno a Roma. Incenerita nel Rio e poi il torinese Fassino....
giro di mezzora, da Forza Italia e S, piace a troppi, il ragazzo. Inclu-
Fratelli dItalia, la candidatura della si gli ex-grillini. A ruota di Effetto
leghista Laura Cavandoli. Parma sono nati Effetto Genova, Spe-
A completare il quadro di uno sbrin- zia, a giorni Milano e Comacchio,
dellamento senza precedenti provve- arrivano richieste da mezza Italia, lui
dono i Cinque Stelle. A Parma i puri e risponde: Grazie, ecco la nostra
duri sono quattro gatti, tre gruppi, due Carta dei valori, ma al momento pen-
aspiranti candidati che hanno richie- siamo a vincere a Parma. Tutti lo
sto simbolo e imprimatur, uno che cercano, tutti lo vogliono, bravo bra-
vorrebbe ma non ha le firme. Pare vissimo, fortunatissimo, largo al fac-
Dieci piccoli indiani, titolo italiano totum della citt! Q
E poi non rimase nessuno: rischio
serio, giacch in un guazzabuglio del
genere Grillo potrebbe benissimo de-
cidere di non concedere il simbolo a
nessuno dei pretendenti. Sarebbe per
lui uno smacco indigeribile se una lista Candidato di
nel nome del padre prendesse anche
un solo voto in meno di quella del figlio
reprobo Pizzarotti. Frase celebre
Su che cosa si giocher lo scranno
di sindaco? Scarpa attacca sul welfa-
re: Lamministrazione ha tagliato
servizi fondamentali a disabili e an-
ziani. Sul degrado: Parchi come la
Cittadella o il giardino Ducale sono
abbandonati a se stessi. Sulla sicu- Nato
rezza: In aree come il San Leonardo
si spaccia giorno e notte, la polizia Studi
municipale deve tornare nelle stra-
de, vigile e presdi sociali di quartie- Professione
re. Pizzarotti annuncia un reddito
garantito a qualche migliaio di fami-
glie, razionalizzando gli attuali con- Moglie
tributi; lo spostamento della Polizia
municipale in centro a ridosso del
San Leonardo; la defiscalizzazione di Esperienze politiche
Imu e tributi alle aziende che sinse-
dieranno. E un milione di presenze
turistiche lanno, ora 700 mila grazie Passione
a mostre, eventi, festival, anniversa-
ri da Maria Luigia a Toscanini, Di-
stretto del cinema documentario e Musica
Centro di produzione musicale ap-
pena inaugurati. Libro che sta leggendo
Il terzo incomodo il Pd nazionale.
Nota accigliato Nicola DallOlio, il
capogruppo: Investono per tattici- Food
smo su Pizzarotti. C un curioso pa-
rallelismo fra i momenti critici di re-
visione di governance e statuto di
Iren, la multiutility Torino-Geno-
Si veste
va-Reggio Emilia-Parma-Piacenza,
dove Parma conta sempre meno, e la
folgorante carriera di Pizzarotti
nellAnci, presidenti il reggiano Del Da bambino voleva diventare
Foto: pagine 38 - 39 P. Paolini - TerraProject / Contrasto,
pagine 40 - 41 E. Fornaciari / LUZ
Federico Pizzarotti
Effetto Parma, movimento costituito
ufficialmente l11 ottobre 2016
Quella di Beppe Grillo a Parma nel settembre
2012, quattro mesi dopo la vittoria: Per
accendere linceneritore dovranno passare sul
cadavere di Pizzarotti. Il termovalorizzatore
stato riacceso in via definitiva nellagosto 2013
A Parma il 7 ottobre 1973
Perito informatico
Informatico in banca, in aspettativa,
sindaco di Parma dal 2012
Impiegata nel settore privato, organizzatrice
della sua campagna elettorale
Nessuna prima del M5S
La domotica, utilizzando lhardware open source
Arduino
Ascolta un po di tutto, su Youtube
Adriano Olivetti, Democrazia senza partiti,
in ebook su kindle
Non cucina, mangia di tutto, incluso il cavallo,
piatto tipico parmigiano
Spezzato, giacca, non pi sempre jeans come
a inizio mandato, camicia azzurra,
la cravatta solo nei momenti istituzionali
Astronauta
Paolo Scarpa
Centrosinistra, di cui ha vinto
le primarie del 5 marzo 2017
Il leit motiv di tutta la sua campagna
per le primarie e una delle ragioni
per cui le ha vinte:Non sono del Pd.
La ripete spesso anche ora, in lizza
alle comunali
A Parma il 15 febbraio 1957
Ingegneria
Ingegnere civile, studio suo
in attivit
Docente di Chimica dei beni culturali
allUniversit di Parma
Segretario cittadino della Margherita per 4
mesi nel 2007
Suona abitualmente il pianoforte a coda
che ha in casa
Tutta la classica, da Bach a Ravel
Enrico Letta, Contro venti e maree
Gli piace cucinare, suo piatto clou la pasta alla
trapanese con pistacchi, pomodorini e pinoli
Da ingegnere in cantiere,
la cravatta solo
per ragioni professionali
Capostazione
LEspresso 2 aprile 2017 43
INTERVISTA La leggenda
esponsabilit e dignit di-
R
segnano la sua area di rigore.
Quella da difendere sul cam-
po e nella vita. Sono i giorni
di un calcio malato, impri-
gionato in una ragnatela di
affari e di interessi criminali.
Chiamata in causa proprio la sua Ju-
ventus per i presunti rapporti tra la di-
rigenza ed esponenti della ndrangheta
annidati nelle curve. Tifoserie organiz-
zate, bagarinaggio e il calcio che dimen-
tica la poesia e implode in se stesso.
Non conosco i dettagli dellindagine e
per questo, come mia abitudine, non
commento. Vero che prima le societ
hanno supportato le curve per sostene-
re le squadre e poi nel tempo gli hanno
permesso di influire sulle scelte. Non
credo per che abbiano un potere cos
determinante. E comunque non diverso
da quello di trenta anni fa. Per mi sem-
bra di assistere alla decisione di ridurre
il limite di velocit a trenta chilometri
orari per quelle strade piene di buche,
invece di intervenire sul problema ripa-
randole. In questo Paese accade. Fuori e
dentro il mondo del pallone.
A parlare Dino Zoff, il portiere na-
zionale. Quattro Mondiali, 40 anni di
calcio tra i pali e la panchina dallenatore.
Questo calci
un pallone
colloquio con Dino Zoff di Floriana Bulfon
44 2 aprile 2017 LEspresso
Per tutti SuperDino. Pi semplicemente,
una persona seria.
Con mio padre non si parlava tanto,
le regole erano quelle, se avessi trasgre-
dito mi sarei ritrovato fuori dalla porta.
Mariano del Friuli, case in fila sulla pro-
vinciale e filari di vigna, ai margini dei
confini, in una terra di trincea e di mani
indurite dal lavoro nei campi. La scelta
era tra studiare e imparare un mestiere.
E poi se cera tempo, cera anche il calcio.
Perch era considerato un gioco, non un
lavoro. Un gioco autentico. Fatto di
poesia e di essenzialit, dove non si mi-
sura tutto in gol e parate.
Lesaltazione di una singola vittoria,
sbandierata in maniera esasperata, svili-
sce la sostanza del calcio. Gli fa perdere
la bellezza. lo Zoff di sempre, ma nel
suo consueto rigore si intravede una se-
rena consapevolezza. Non vero che
parla poco, che ricerca con misura le
parole. Gli d un senso per esprimere
concetti importanti, oggi pi che mai
fondamentali. Sono vecchio, sorride.
E anche responsabilit una parola
vecchia. In effetti spiazza sentir parlare
di responsabilit guardando al mondo
del calcio di oggi, ai suoi protagonisti in
campo e fuori. Ci sarebbe bisogno di
responsabilit, di avere comportamenti
adeguati, ammette. Nella vita mi sono
sempre ispirato a valori fondamentali e
mi sono sempre sentito vincolato nel non
tradirli. Diversamente, se si vive tutto in
maniera troppo esasperata e senza ri-
spetto, si perdono le basi della civilt. Si
fa per un attimo pensieroso per poi chie-
dere: Forse sto parlando troppo di me?
Sono narciso?.
Un ossimoro: Dino Zoff un narciso.
Lui diretto, non accomodante, con poca
voglia di stare in prima pagina. Non un
titolo, ma un contenuto. Ancora oggi
mito dello sport. Persino i ragazzini,
quelli del nuovo Millennio, lo riconosco-
no e gli chiedono di farsi una fotografia
insieme. Sono stimato dalla gente che
non appare, la maggioranza silenziosa.
Dal fornaio al professore, credo apprez-
zino la mia coerenza. Eroico capitano
della Nazionale vittoriosa nel Mondiale
1982, le cui braccia, che alzavano il cielo
la coppa, sono finite su un francobollo
commemorativo da mille lire. Quella
coppa poggiata a lato di un tavolino ha
assistito alla partita di scopone pi famo-
sa per il nostro Paese. Due coppie: Bear-
zot-Causio contro Pertini-Zoff. Una foto
testimonia gli sguardi concentrati in una
sfida senza sconti. venuta fuori
autentica, non era impostata. Il pre-
 Oggi tutto
esagerato: la
tensione, i gesti
in campo, i soldi.
E cos si perde
ogni bellezza.
Parla il portiere
campione
del mondo

o
gonfiato
Foto: A.Di Pietro/Contrasto

Dino Zoff, ex portiere della nazionale campione del mondo del 1982 e, in seguito, anche tecnico degli azzurri

LEspresso 2 aprile 2017 45

INTERVISTA La leggenda
sidente della Repubblica gi sugli
spalti aveva dimostrato la tensione e
la partecipazione di un vero tifoso. Per
in quella partita, abbiamo perso per un
suo errore. Lha ammesso solo dopo anni.
Del resto lo scopone pareggia, mette
tutti sullo stesso livello. Gli brillano gli
occhi, il ricordo vivo. Ma poi continua
fermo: Rispecchia quel momento per-
ch non era finta. Oggi se ne fanno tante,
ma spesso danno limpressione di essere
artefatte. Quella foto non raffigurava
solo un momento di successo per lItalia,
ma misurava il senso di appartenenza di
tutti gli italiani per il proprio Paese.
Unimmagine simbolo ormai ingiallita,
impolverata dal tempo trascorso e dalle
troppe lacerazioni che ci hanno intorbi-
dito. In un mondo che urla, Zoff prosegue
serafico ricordando: Quelli sono stati
Mondiali irripetibili. Facevamo gol su
azione, uno spettacolo, una progressione
inarrestabile. stato un crescendo rossi-
niano. diventato cos sentito perch ha
rappresentato il riscatto dei perdenti.
Tutti dicevano a Bearzot che non cera la
squadra. Siamo un Paese che spesso non
ha memoria. Gi nel 78 eravamo una
grande Nazionale, se avessi giocato me-
glio io saremmo arrivati in finale. Quat-
tro anni dopo per ci consideravano
46 2 aprile 2017 LEspresso
scarsi, insignificanti. stata una rivincita
della Nazionale e della nazione. Le cri-
tiche per il ct Bearzot furono aspre, con-
tinue, inarrestabili. Diradata la nebbia
delle polemiche con quel risultato scop-
pi lentusiasmo. Per me stato un se-
condo padre, confessa Zoff. Un uomo
ferocemente onesto. Solo con lui si pote-
va vincere quel Mondiale, perch era un
comandante determinato, coraggioso
con i dirigenti. Aveva la faccia da pugile
e credevano non avesse cultura e invece
parlava in latino, aveva studiato al liceo
classico di Gorizia. Era un uomo puro. Andrea Agnelli, presidente della
Era il suo modo di essere. Juventus dal 2010. In basso: Juan
Enzo Bearzot, friulano della bassa co- Cuadrado festeggia con i compagni
me lui. Di quella terra carsica che ha il gol delluno a zero contro la
partorito tanti campioni del calcio italia- Sampdoria nella partita di campionato
no. Una volta, sottolinea Zoff, erava-
mo almeno dieci in serie A, tre o quattro gi avviata, dove la sobria fatica fuori
in Nazionale. Eravamo abituati al sacri- moda e i ruoli vengono interpretati in
ficio e il calcio non era solo un sacrificio, maniera esasperata, teatrale. Se la palla
era anche un piacere. Era la cosa pi tre metri fuori inutile che ti tuffi. Mi
piacevole che cera. Ora i pochi bambini sembrato di tradire la Nazionale quando
che ci sono nella nostra regione hanno la ho bloccato al volo un pallone destinato
possibilit di fare sport diversi o forse fuori dai pali. Avevo calcolato male la
hanno cose pi piacevoli da fare con traiettoria. Serve invece pi semplicit.
meno impegno. Chi invece decide di C bisogno di ricercare lessenzialit.
praticare il calcio oggi troppo spesso lo Complicato farlo quando non si hanno
vive prima ancora di iniziare con un sen- stabili punti di riferimento. Le squadre
so di competizione, come una carriera hanno delle rose in continuo mutamento

adesso se uno non esperto di calcio ha
difficolt a riconoscere persino i giocato-
ri della propria squadra. I giocatori han-
no contratti a termine, una volta il cartel-
lino era della societ, cera un legame.
Tutto questo produce disaffezione.
Il calcio che allo stesso tempo continua
ad accomunare generazioni di tifosi, ad
appassionare a tutte le latitudini, con i
paesi emergenti che riempiono gli stadi
e danno vita a nuovi interessi e investi-
menti. Le risorse economiche e finanzia-
rie si sono fatte globali. Cinesi, arabi in-
vestono nei club europei. Ai tempi
dellavvocato Agnelli il rapporto era di-
retto. Era uno innamorato del calcio.
Quando sono arrivato a Torino venivo
dal Napoli e avevo gi fatto 19 partite in
Nazionale. Mi chiese tutti i dettagli, di
ogni centravanti incontrato voleva sape-
re le caratteristiche offensive, ricorda.
Era la Juve della famiglia Agnelli e della
Fiat. Parlava italiano. Non era tanto un
investimento, quanto una cosa di cuore,
di tifo, sottolinea.
Zoff ci crede ancora in questo gioco.
Ma con responsabilit e dignit. Quella
dignit messa in discussione da Silvio
Berlusconi allindomani della sconfitta
onorevole alla finale dellEuropeo del
2000. Ho sempre accettato le critiche,
ma in quelloccasione mi ha definito in-
degno e io mi sono dimesso. Secondo
me se uno ha un piatto di minestra se non
ha la dignit, non un uomo. Diverso chiarir le responsabilit dei dirigenti bianconeri. Forse il presidente Andrea
se uno un piatto di minestra non ce lha
perch in quel caso sopravvivenza.
Senn anche se hai tutto sei nessuno.
Dimettersi non stata solo una reazio-
ne, ma una scelta di coerenza. Per quella
dignit che ha assorbito in una famiglia
di contadini, dove le scarpette affonda-
vano nel fango e la palla si faceva pesante.
La forza e la voglia di faticare e crescere
passava per le uova della nonna preoccu-
pata per la statura di quello che sar e che
Foto: Getty Images(2); pag.44-45: A.Di Pietro/Contrasto
rimane il portiere leggenda azzurra. Lui
che partito in salita e allesordio in A
ha subito cinque gol. Dai campi alla
citt, ma non un emigrato. Mi sento
sradicato. Emigrati sono quelli che non
hanno avuto la mia fortuna. Il legame
con la mia terra per non mai stato
reciso. Non ricordo di aver mai parlato
cos a lungo. Forse lho fatto perch lei
friulana. Si alza e si avvia verso la por-
ta. Ariviodisi, arrivederci. Q friends nei comunicati della Borsa?
GHIGLIOTTINA
La Juve e la quinta mafia ultr
di Gianfrancesco Turano
Italia del calcio si desta al campionato dopo la pausa per la Naziona-
L
le. Si ridestano anche le polemiche sulle infiltrazioni della ndrangheta
in curva con Rosy Bindi, presidente dellAntimafia, che vuole sentire il
presidente bianconero Andrea Agnelli e il capo della polizia, Franco
Gabrielli. Il match si annuncia caldissimo.
Ha aperto le ostilit Michele Uva, direttore generale della Federcal-
cio, persona equilibrata, competente, per bene.
Forse per il paese ci sono problemi pi urgenti che la questione dei biglietti
dati dai club a una curva, ha dichiarato il dg dal ritiro della Nazionale prima del
match con lAlbania dove gli ultras hanno fatto sospendere la partita per otto
minuti lanciando qualsiasi cosa gli sia stato consentito di portare dentro lo stadio,
ossia di tutto.
Anche una persona competente, equilibrata, per bene come Uva ha il diritto
costituzionale e umano di dire una fesseria. Perch questa una fesseria colossale.
Certo che ci sono problemi pi urgenti dei biglietti agli ultras. Ci sono laids, i
rifugiati che affogano, il buco nellozono e la scissione del Pd. C il non sapere
chi siamo e dove andiamo.
Il punto che la Commissione parlamentare antimafia non si occupa di ma-
lattie, di ecologia, di scissione dellatomo politico e di filosofia teoretica. Si occu-
pa, pensa tu, di mafia. E gli ultras come li conosciamo in Italia, in Europa, in
Sudamerica, sono spesso o sempre organizzazioni criminali di tipo mafioso. La
magistratura se ne dovuta occupare infinite volte per un elenco di reati che non
lascia nulla di intentato rispetto al codice penale.
Gli ultras non sono la frangia minoritaria di un tifo sano. Sono una realt a
parte, con riti di iniziazione, capacit di intimidazione, armi. E con un circuito
di business spesso o quasi sempre illecito.
Gli ultras della Juventus, i Vikings nel caso di specie, hanno la capacit di la-
sciare un settore dello Stadium vuoto durante la partita contro lInter il 5 febbra-
io scorso per mostrare chi comanda in curva.
Linchiesta della Dda di Torino sulle infiltrazioni della ndrangheta allo Stadium
Agnelli non ha incontrato un esponente del clan Dominello. O forse lo ha incon-
trato, ma non da solo e senza sapere chi era. O forse sapeva chi era ma sapeva
anche che Rocco Dominello era incensurato, dunque meritevole della presun-
zione di innocenza.
Il punto che non questo il punto.
La Juventus, non lultimo club della Terza Categoria, aveva ceduto in franchi-
sing agli ultras la gestione dei biglietti di curva sud.
questo il punto.
La societ con pi scudetti dItalia, con uno stadio di propriet, risultati ago-
nistici e finanziari ottimi, abbondanza di steward pagati con fior di voucher,
tratta con il tifo organizzato sapendo di piegarsi a criminali con precedenti pe-
nali fino allomicidio.
Che questi criminali siano o non siano manovrati dalla ndrangheta solo
questione di tempo. Il crimine organizzato maggiore finisce sempre per prende-
re il controllo delle bande minori.
Lavvocato della Juve Luigi Chiappero ha detto allAntimafia che tutti i club
scendono a patti con gli ultras. Gi questo merita uninchiesta a tutto campo
della Commissione.
Unultima osservazione di natura economica.
o non importante sentire dal legale di una societ quotata che, in pratica,
gli ultras sono una parte correlata del business? A quando Genny a carogna &
Q
LEspresso 2 aprile 2017 47
POTENTI Tangenti depoca
Bisignani
e le mazzette
esentasse
Il fisco vuole oltre un milione di
euro per i conti legati alla maxi-
tangente Enimont. Ma, grazie a
cavilli e leggi che cambiano, il
faccendiere potrebbe farla franca
di Manuele Bonaccorsi
V
enticinque anni - un quarto
di secolo - e tre condanne in
altrettanti gradi di giudizio
non sono bastati ai magistra-
ti tributari per recuperare
1,3 milioni di euro, le tasse
evase da Luigi Bisignani, il
postino della maxi-tangente Enimont.
Perch le imposte, in teoria, non si paga-
no solo sul frutto del proprio duro lavoro,
ma anche sulle bustarelle. Cos dice la
legge. A meno che un cavillo, la fortuna
e tanta burocrazia non forniscano una
via di fuga allultimo minuto. Come
accaduto a lui, luomo che sussurra ai
potenti, come si definito Luigi Bisigna-
ni nella sua autobiografia. Ma per capire
bene questa intricata e paradossale vi-
cenda ci tocca fare un tuffo nel passato,
fino agli ultimi mesi di vita della Prima
Repubblica.
il lontano 1992, al governo c Giulio a 2 anni e sei mesi. Il conto con la giusti-
48 2 aprile 2017 LEspresso
zia penale stato pagato. Ma non quello
con la giustizia tributaria. Un quarto di
secolo dopo, infatti, luomo dei misteri -
tessera numero 1.689 della P2 - ha anco-
ra in sospeso con Equitalia una cartella
esattoriale da sei zeri. Per la precisione
1.351.186,24 euro. La mega contestazio-
ne datata 16 maggio 2000, e da allora,
per non pagare lodiato balzello, Bisigna-
ni ha ingaggiato una lotta senza quartie-
re a colpi di carte bollate contro lammi-
nistrazione fiscale. Una guerra da azzec-
cagarbugli, che tra ricorsi, appelli, so-
spensioni, giunta fin alla Corte di Giu-
stizia Europea.
L11 ottobre 1990 Bisignani, con laiu-
to dellallora direttore generale della
banca vaticana, il cardinale Donato De
Bonis, apre il conto Louis Augustus Jonas
Foundation. Teoricamente la riserva sa-
Andreotti, il papa Karol Wojtyla, e il
pool di Mani Pulite ha appena iniziato le
indagini che sconvolgeranno il sistema
politico italiano. Luigi Bisignani il re-
sponsabile comunicazioni istituzionali
della Montedison di Raul Gardini, ma in
quel periodo, per sua stessa ammissione,
il lavoro principale che svolge quello del
postino. Da pi di un anno porta in
plichi chiusi miliardi di lire in titoli di
Stato al Torrione di Niccol V, sede dellI-
stituto Opere Religiose, lo Ior, la banca
del Vaticano. Sono i soldi della maxi-tan-
gente Enimont, un fiume di fondi neri
destinato a sfociare nelle casse dei mo-
renti partiti della Prima Repubblica.
Ormai storia: nel processo per quella
mazzetta - che ha messo alla sbarra poli-
tici del calibro di Craxi, Forlani, Cirino
Pomicino, La Malfa - Bisignani ha pat-
teggiato in secondo grado una condanna
 rebbe utile a raccogliere le donazioni
dirette a una fondazione benefica ameri-
cana, ma nei fatti una delle casseforti da
cui transiteranno i fondi destinati, con un
complesso labirinto di triangolazioni
bancarie, a pagare ai partiti la madre di
tutte le tangenti. Da quel conto transita-
no 23 miliardi di lire, tra cui 10 miliardi
in titoli di Stato. Sono risorse nella dispo-
nibilit di Bisignani, anche se provengo-
no dai fondi neri del costruttore Dome-
nico Bonifaci e dalle immense propriet
finanziare della famiglia Ferruzzi.
Bisignani naturalmente si guarda bene
dal segnalare quella montagna di titoli
Foto: M. L. Antonelli - Agf
nella sua dichiarazione dei redditi. E
questo, a livello di diritto tributario, un
reato, che viene punito con una sanzione
pari al 25 per cento dellimporto non di-
chiarato. Nel 1999 Bisignani riceve lav-
Luigi Bisignani ospite della trasmissione Bersaglio Mobile su La7 nel 2013
viso della sanzione e subito prepara un
ricorso. Davanti ai giudici fiscali luomo
dei Ferruzzi afferma che il suo ruolo era
stato quello di un postino di plichi chiu-
si e sigillati, consegnati allo Ior del Vati-
cano senza conoscerne il contenuto. Le
somme, argomenta il suo avvocato
Giampiero Tasco: Non erano a lui in
alcun modo riferibili, n dallo stesso in
alcun modo detenute. Ma per i magi-
strati una difesa inconsistente: lorigine
del denaro interessa i magistrati penali,
non certo il fisco. Per lAgenzia delle
Entrate pecunia non olet, il denaro non
ha odore. I ricorsi di Bisignani vengono
rigettati uno dopo laltro, fino alla sen-
tenza della Cassazione, che arriva l11
dicembre del 2012.
Sembra non esserci pi nulla da fare:
Bisignani deve pagare, solo questione
di tempo. Dopo la pubblicazione della
sentenza la sanzione verr iscritta al
ruolo e i messi del fisco entreranno in
azione per recuperare il maltolto. Ma i
giudici tardano a scrivere le loro motiva-
zioni. E qui avviene il miracolo. Il gover-
no allora in carica, quello di Mario Mon-
ti, modifica per legge alcune norme tri-
butarie nellagosto del 2013, appena po-
chi mesi prima che i cancellieri della
Cassazione protocollino, con gravissimo
ritardo (il 23 ottobre 2013, 10 mesi dopo
la condanna definitiva) le motivazioni
della sentenza. La nuova normativa, nata
per evitare una procedura di infrazione
europea, prevede che omettere il trasfe-
rimento di denaro verso lestero, non sia
pi un reato. Naturalmente resta vietato
il possesso di fondi allestero - specie in
stati che fanno parte della black list dei
paradisi fiscali come il Vaticano - nasco-
sti nella dichiarazione dei redditi. In
sintesi, cambia solo il nome del reato: non
si punisce pi il trasferimento bens il
possesso. Ma la sostanza la stessa. Dal-
tronde se un cittadino italiano possiede
fondi neri in una banca straniera dovr
pur averli trasferiti in qualche modo.
Eppure tanto basta a Bisignani per
provare una mossa disperata. Il suo
avvocato chiede lannullamento in au-
totutela della cartella esattoriale: la
legge cambiata, quindi il suo assistito
- sostiene il legale - non deve pi nulla
al Fisco. LAgenzia delle Entrate, incre-
dibilmente, si inchina. Perseguendo un
interesse contrario a quello dellammi-
nistrazione pubblica, il direttore pro-
vinciale dellAgenzia delle entrate di
Roma Salvatore De Gennaro d ragio-
ne al tangentista e nel 2014 accoglie la
richiesta di annullamento.
Questo gennaio lultima puntata delle
telenovela. La commissione tributaria,
presieduta dal magistrato del Consiglio
di Stato Sergio Santoro, fa dietro front,
annulla lannullamento proposto
dallAgenzia delle Entrate e manda tutto
il carteggio alla Corte di Giustizia Euro-
pea. Saranno i magistrati del Lussem-
burgo a dirimere, si spera una volta per
tutte, lormai antica querelle: ossia se le
norme sulla libert del movimento di
capitali nellUnione permettano o meno
di portare in giro tra le due sponde del
Tevere i soldi della pi grande tangente
di tutti i tempi. Q
LEspresso 2 aprile 2017 49
IL GIALLO Omicidi ed errori di Fabrizio Gatti

fantasmi di quei temibili anni Ottan-

I
ta riaffiorano ovunque. Perfino
negli oggetti di cui a Milano dis-
seminata laula della Corte dassise:
il televisore Philips a tubo catodico
da cui gracchia la testimonianza
del pentito Vincenzo Pavia, il pavi-
mento di linoleum con le venature ros-
se finto marmo, la vernice delle sbarre
consumata da tre decenni di tormenti
allaltezza delle mani. Riportano a
quellepoca anche i quadretti rossi e
bianchi che dentro la gabbia danno un
tocco roseo alla camicia di Rocco Schir-
ripa, 63 anni, lunico imputato: il panet-
tiere calabrese nato a Gioiosa Ionica
accusato di essere uno dei due killer che
spararono al procuratore di Torino,
Bruno Caccia, assassinato sotto casa la
sera di domenica 26 giugno 1983, in uno
dei periodi pi sanguinosi della Guerra
fredda italiana.
Sul processo in corso in questi giorni
a Milano si diviso un pezzo di magi-
stratura. Da una parte il procuratore
aggiunto della Direzione distrettuale
antimafia (Dda) Ilda Boccassini, il suo
sostituto procuratore Marcello Tatan-
gelo, ma anche il presidente della Corte
dassise, Ilio Mannucci Pacini e il giudi-

A Caccia
La famiglia del magistrato ucciso nell83
accusa: Lindagine di Milano non ha
trovato i veri colpevoli. E il caso va riaperto
50 2 aprile 2017 LEspresso
 ce a latere, Ilaria Simi de Burgis, convin-
ti che dietro lagguato ci sia soltanto la
ndrangheta. Dallaltra, i figli di Bruno
Caccia e il loro consulente Mario Vau-
dano, magistrato legato alle indagini
pi delicate contro criminalit e corru-
zione, che con una dettagliata controin-
chiesta hanno evidenziato il coinvolgi-
sono state concesse dalla famiglia Caccia solo per questo articolo e non sono riproducibili
depositato il foglio numero 507, ver-
bale di istruzione sommaria che gi
uno spartiacque: Era accaduto, rac-
conta il primo marzo 1984 Bruno Masi,
amministratore delegato del casin di
Saint-Vincent, interrogato dallallora
sostituto procuratore Francesco Di
Maggio, che dovendo organizzare un
procuratore della Repubblica di Torino,
dottor Caccia. Lallora procuratore di
Voghera, Romeo Simi de Burgis, poi
assolto in istruttoria con formula piena
dalle accuse del boss catanese Angelo
Epaminonda, il pap del giudice a la-
tere nel processo a Rocco Schirripa.
questo il terzo dibattimento sullo-

mento della mafia catanese di Nitto
Santapaola e dei suoi presunti colletti
bianchi, che allora tentavano di ricicla-
re nel casin di Saint-Vincent i guadagni
della droga e dei sequestri di persona.
Quella della famiglia Caccia una de-
nuncia circostanziata, che riporta la
testimonianza di un altro storico sosti-
tuto procuratore milanese, Margherita
Foto: Olycom (sinistra). Tutte le altre immagini
convegno di magistrati sul tema magi-
stratura e potere, insieme con il dottor
Simi de Burgis, procuratore della Re-
pubblica di Voghera, manifestai anche
a costui le mie preoccupazioni circa
lopportunit di occuparmi io della or-
ganizzazione... Ricordo in una occasio-
ne, nel mese di settembre, che il dottor
de Burgis, commentando con me la vi-
micidio del procuratore Caccia. Il pri-
mo si concluso con una sentenza
passata in giudicato nel 1992: ergastolo
come mandante per il capoclan della
ndrangheta Domenico Belfiore, esecu-
tori rimasti sconosciuti e il movente
piuttosto generico secondo cui il magi-
strato stato ucciso perch non si era
piegato alle pressioni della criminalit.

Taddei: eppure per ben due volte la Dda
lha invece iscritta tra gli atti non costi-
tuenti notizia di reato, tanto da provo-
care lintervento severo del procuratore
generale reggente, Laura Bertol Viale,
sullufficio di Ilda Boccassini.
cenda nella quale ero rimasto coinvolto, Il secondo processo, interrotto per un
ipotizz che mi si potesse attribuire grave vizio procedurale nel 2016,
(disse testualmente quale novello Me- quello contro Schirripa: un cogno-
fisto) tutti i mali della Valle dAosta e
comunque la responsabilit dellatten-
tato al dottor Selis e dellassassinio del

ia
Proprio davanti ai giudici, sul banco

z
della Corte dassise, torreggia il faldone

ti
con le carte delle indagini. L in mezzo

di gius Qui sotto: due scatti degli anni Cinquanta con la moglie
Carla Ferrari. A sinistra: Bruno Caccia nel 1983. Le foto di
queste pagine sono state concesse dalla famiglia Caccia solo
per questo articolo dellEspresso e non sono riproducibili

LEspresso 2 aprile 2017 51

IL GIALLO Omicidi ed errori
me indicato trentadue anni dopo
lomicidio in una lettera anonima
autorizzata dalla procura di Milano e
spedita dalla squadra mobile di Torino
al boss Belfiore. Il terzo processo, lat-
tuale, il replay che deve rimediare al
vizio procedurale. Indizi e prove, fanta-
smi e mostri di quegli anni Ottanta re-
steranno comunque fuori dalle nuove
udienze. Lo ha deciso la Corte dassise
con unordinanza che addirittura circo-
scrive la futura testimonianza dei figli
di Bruno Caccia limitatamente al loro
ruolo di danneggiati. Il pubblico mini-
stero Tatangelo e gli stessi giudici con-
dividono la premessa secondo cui nes-
suno pu mettere in discussione la
sentenza definitiva su mandante e mo-
vente. E nemmeno la stessa attivit in-
vestigativa di Francesco Di Maggio,
morto nel 1996, magistrato che molti
famosi colleghi di oggi considerano il
loro maestro. Cos, ancora una volta,
Guido Caccia molto probabilmente
non potr riferire in aula quello che il
padre gli ha confidato poche ore prima
di essere ucciso.
La famiglia del procuratore assassi-
nato, grazie a unindagine difensiva af-
fidata allavvocato Fabio Repici e al ma-
gistrato in congedo Mario Vaudano, ha
infatti scoperto che Belfiore e la ndran-
gheta sono soltanto una parte della
trama. Sopra di loro e accanto a loro si
muoveva la mafia catanese che a Mila-
no, Torino e Saint-Vincent in quegli
anni rispondeva a Nitto Santapaola, ora
in carcere a vita per le stragi di Cosa
nostra. Il consorzio tra ndrangheta e
mafia aveva un interesse comune: rici-
clare attraverso lufficio cambi del ca-
sin della Valle dAosta i miliardi di lire
incassati con i riscatti dei sequestri di
persona e il colossale traffico di droga
verso la Francia. Un piano che, se sco-
perto, avrebbe portato alla chiusura
della casa da gioco. Non una pista al-
ternativa, ma integrativa della condan-
La controinchiesta commissionata dai figli
arriva a conclusioni precise: non
stato soltanto un delitto di ndrangheta
52 2 aprile 2017 LEspresso
na contro Belfiore: perch gi tutto
scritto negli atti del primo processo,
anche se poi la sentenza si acconten-
tata di una diversa valutazione. Per
questo i figli Guido, Cristina e Paola
Caccia hanno chiesto nuove indagini
sui due nomi gi identificati nero su
bianco nelle carte depositate. Il primo
nome, come ipotetico mandante, Ro-
sario Saro Cattafi: 65 anni, ex estremi-
sta di destra, ex intermediario tra indu-
strie e governi nella compravendita di
armamenti, sempre sospettato di essere
lambasciatore degli affari di Stato nel
clan Santapaola o viceversa, attualmen-
te imputato a piede libero in un pro-
cedimento per associazione mafiosa.
Laltro, denunciato come ipotetico kil-
ler, Demetrio Latella, 63 anni, Luciano
per amici ed ex complici: gi fornitore
di pezzi di ricambio alla marina milita-
re e alla guardia di finanza, in quegli
anni sicario calabrese al servizio dei
catanesi a Milano e Torino, Latella un
ergastolano premiato con la libert
anche quando trentanni dopo la polizia
ha scoperto la sua partecipazione, mai
confessata prima, al sequestro di Cristi-
na Mazzotti. La ragazza di 18 anni, ra-
pita nel 1975 in provincia di Como,
uccisa nonostante i genitori avessero
pagato il riscatto di un miliardo.
Dopo anni di ricerche negli archivi
giudiziari, la famiglia Caccia presenta la
sua prima denuncia nellestate 2013. E
la Direzione distrettuale antimafia, di-
retta dal procuratore aggiunto Ilda Boc-
cassini, dimostra subito di non condivi-
dere la richiesta di nuove indagini, rese
invece possibili dallesistenza in vita di
gran parte dei protagonisti. Pur trattan-
dosi dellomicidio di un magistrato, la
denuncia iscritta dalla Dda milanese a
modello 45: Atti non costituenti noti-
zia di reato. Un trattamento di solito
riservato a esposti palesemente inven-
tati come leventuale furto del Colosseo,
che permette larchiviazione da parte
della Procura senza sottoporre il caso
allesame di un giudice. Infatti la prima
denuncia viene archiviata. Guido, Cri-
stina e Paola Caccia non si arrendono.
Raccolgono altre notizie e testimonian-
ze. E nellestate 2014 consegnano alla
Procura di Milano la seconda denuncia
aggiornata con i nuovi indizi contro
Cattafi e Latella. Ma la Dda iscrive nuo-
vamente il fascicolo come atto privo di
notizie di reato. Passa quasi un altro
anno senza risultati. Il consulente della
famiglia, il magistrato Mario Vaudano,
si rivolge alla Procura generale e ottiene
lintervento severo dellallora procura-
tore reggente, Laura Bertol Viale. Si
scopre cos che il pm Tatangelo ha ese-
guito le direttive del procuratore ag-
giunto Boccassini e la prassi della Pro-
cura di Torino, da dove Tatangelo pro-
viene. Solo grazie al rimprovero della
Procura generale, Cattafi e Latella ven-
gono finalmente iscritti nel registro
degli indagati. Da l a qualche mese,
per, a fine 2015 Ilda Boccassini annun-
cia a sorpresa larresto del panettiere
Rocco Schirripa. Mentre a fine gennaio
di questanno il pm Tatangelo chiede
larchiviazione per Cattafi e Latella.
Richiesta contro cui la famiglia Caccia
ha presentato opposizione.
Il convincimento di un magistrato
insindacabile al di fuori dei riti del giu-
dizio. Ma le osservazioni dei figli del
procuratore assassinato sulle scelte in-
vestigative dellallora pubblico ministe-
ro, Francesco Di Maggio, trovano con-
ferma nelle migliaia di pagine, che LE-
spresso ha potuto esaminare: Il pm
aveva raccolto elementi indizianti ben
significativi su soggetti diversi da quelli
poi sottoposti a processo, spiega lav-
vocato Repici: La rilevante mole di
fonti probatorie relative a Rosario Cat-
tafi, a uno dei presunti killer e al possi-
bile movente del delitto rimase per del
tutto trascurata. Su di essa fu omessa
ogni valutazione, anche solo finalizzata
 a normale
a destituirla di fondamento.
Secondo gli atti depositati dallo stes-
so Di Maggio e dai colleghi di allora, la
it
La v di un eroe
mafia comincia a colpire il 13 dicembre
1982. Giovanni Selis, 45 anni, pretore di
Aosta, tira la levetta di accensione della
sua 500 e lauto esplode. Il magistrato
resta incredibilmente illeso. La sera del
17 dicembre provano ad ammazzarlo
sotto casa. Suonano al citofono per
farlo uscire. Lui si insospettisce e si
chiude dentro. In tutte e due le azioni,
viene segnalata unauto verde con targa
francese. Anche lesplosivo era di pro-
duzione francese. Da settembre Selis sta
indagando sul casin di Saint-Vincent: Grazie agli scatti di
Come possibile movente, mette a famiglia, possibile
verbale il pretore davanti al sostituto conoscere il
procuratore di Milano, Corrado Carne- magistrato lontano
vali, richiamo le indagini che avevo in dalle aule di tribunale.
corso presso la casa da gioco... in parti- A sinistra mentre
colare tra lufficio fidi della casa e taluni gioca a tennis a
prestasoldi. Da tempo mi ero interessa- Pregalato nel 1958.
to allattivit di taluni personaggi. Mi Sotto: con la moglie
riferisco in particolare a un certo avvo- Carla Ferrari (in primo
cato Valentini di Milano... Aggiungo piano) i figli Guido,
ancora che una specifica indagine de- Paola e Martina e
mandata alla guardia di finanza aveva a i parenti nella casa
oggetto lindividuazione della causale di a Torino nel 1976
un assegno emesso da un certo ingegner
Mariani in favore di Masi, amministra-
tore delegato della Sitav, societ che ha
la gestione del casin.
Dopo lattentato ai miei danni,
aggiunge Selis, mi telefon il collega
Marcello Maddalena, sostituto procu-
ratore a Torino, chiedendomi un col-
Le foto sono state concesse dalla famiglia Caccia solo per questo articolo e non sono riproducibili

loquio riservato. In esito a questo col-

loquio sono legato al segreto istrutto-
rio. Posso per affermare che potrebbe
sussistere un collegamento fra le mie
indagini e quelle del collega Maddale-
na, aventi a oggetto riciclaggio di de-
naro proveniente da sequestri di per-
sona. Nella primavera 1983 il genero
del procuratore Caccia, Gianvi Fraca-
storo, oggi professore al Politecnico di
Torino, viene contattato da un ex com-
pagno di scuola conosciuto durante gli
studi a Catania. Lamico ritrovato, Et- gno di scuola chiede se il dottor Caccia Maddalena le indagini e il sequestro
tore Impellizzeri, una sera lo invita al avvicinabile: uno con cui si pu della documentazione sui conti corren-
ristorante Giudice, fuori citt. Si pre- parlare?. Il genero del procuratore ti del casin di Saint-Vincent, dei suoi
senta su una Porsche. A cena Impelliz- non risponde. L per l pensa a una amministratori e di alcuni cambiavalu-
zeri gli rivela di conoscere Nitto San- smargiassata. Dopo lomicidio, lamico te. La guardia di finanza passa al setac-
tapaola. E dice che in caso di furto ritrovato non si far pi sentire. cio uffici, case e banche, tra cui le sedi
dellauto, il boss glielavrebbe fatta re- Dal 17 maggio al 13 giugno di quellan- di Novara, Aosta e Milano della
stituire. Poi a bruciapelo lex compa- no, Bruno Caccia affida al suo sostituto Banca Popolare di Novara. I man-

LEspresso 2 aprile 2017 53

IL GIALLO Omicidi ed errori
dati di perquisizione sono inequi-
vocabili. Quei verbali ancora oggi ci
ricordano che indagando sul riscatto
per il sequestro degli imprenditori Tul-
lio Fattorusso e Lorenzo Crosetto ri-
sulta come le operazioni di riciclaggio
venissero effettuate presso il casin di
Saint-Vincent, attraverso un meccani-
smo che potrebbe coinvolgere respon-
sabilit di persone che operano sia
allinterno che allesterno del casin, in
qualit di cambiavalute o addirittura
come responsabili dellufficio fidi.
In quegli stessi giorni ad Alessandria
si incontrano per parlarne quattro per-
sone: lamministratore delegato del
casin Masi; Franco Mariani, linge-
gnere messo sotto inchiesta dal pretore
Selis nonch commerciante di arma-
menti e produttore di motori per i mez-
zi delle forze armate; il suo collabora-
tore Rosario Saro Cattafi e il capitano
Rossi, alias Enrico Mezzani, un infor-
matore del Sisde, il servizio segreto
interno, in contatto con la guardia di
finanza. Secondo Cattafi, poi interro-
gato da Di Maggio, Masi era alla ricerca
di qualcuno ben introdotto nelle istitu-
zioni capace di bloccare liniziativa
giudiziaria: Era anche preoccupato
per talune pressioni che, nel corso del-
la cena, disse di avere ricevuto da am-
bienti siciliani che avevano di mira
laccaparramento dellufficio cambi del
casin, sostiene Cattafi. Senza per
rivelare che quegli ambienti siciliani
sono i suoi. Lo racconter mesi dopo,
sempre a Di Maggio, il primo boss pen-
tito Angelo Epaminonda: Saro, un si-
ciliano, sui 35 anni: dopo i primi conve-
nevoli, nel corso dei quali Saro mi spie-
g di essere legato strettamente a Nitto
Santapaola, mi feci indicare i termini
del progetto. Saro disse che agiva in
societ con altra persona ben introdot-
ta nel casin di Saint-Vincent e che si
poteva impiantare nel casin il lavoro
del cambio assegni.
Poche ore prima dellagguato, parlando di
malaffare, pap raccont che dopo alcuni
giorni sarebbe emerso qualcosa di grosso
54 2 aprile 2017 LEspresso
Il pomeriggio di domenica 26 giugno,
poche ore prima dellagguato, Bruno
Caccia e la moglie Carla Ferrari vanno
a casa del figlio Guido. Hanno ospitato
i nipotini nel fine settimana e gli ripor-
tano i bambini: Si parlava di malaffa-
re, racconta oggi Guido Caccia, e
pap disse: vedrete cosa verr fuori tra
qualche giorno, qualcosa di davvero
grosso, ci sar una bella sorpresa. Ricor-
do perfettamente il senso della frase. E
ricordo anche la mia di sorpresa, perch
pap non parlava mai del suo lavoro.
Quella frase e lassenza dopo qualche
giorno di quel qualcosa di grosso an-
nunciato mi hanno sempre accompa-
gnato da allora. Ma su questo non sono
mai stato interrogato.
Quasi quattro mesi dopo lomicidio
del procuratore, il 13 ottobre, lavvoca-
to di Milano Giuseppe Valentini, lo
stesso su cui stava indagando il pretore
Selis, scrive allamministratore del ca-
sin, Bruno Masi: Colgo loccasione
per comunicarle, unicamente per sua
informativa, che ieri ho ricevuto ina-
spettatamente la visita del signor Saro
Cattafi, il quale si preoccupato di no-
tiziarmi di aver avuto da Lei impegno
preciso ed inderogabile di autorizzare
suoi amici di essere ammessi allinterno
delle sale da gioco del casin de La Val-
l, con la esclusiva funzione di prestare
denaro ai giocatori e ci in cambio di un
non precisato favore da lei richiesto e
dal signor Cattafi esaudito. Il 7 novem-
bre, lavvocato Valentini scrive a Masi
una nuova lettera, ancor pi allusiva:
Non ritengo che io Le abbia mai estor-
to denaro o richiestoLe in mio favore un
ingiusto profitto minacciandoLa di sve-
lare cose o fatti per Lei comprometten-
ti, soprattutto perch non ritengo che
Lei abbia delle verit o dei fatti com-
promettenti sui quali vuol mantenere il
segreto e che siano a mia conoscenza.
Qualche giorno prima, il 3 novem-
bre, lingegner Mariani, il compare
commerciale di Cattafi, attraverso lin-
formatore del Sisde Mezzani fa arriva-
re alla guardia di finanza un rapporto
riservato sullomicidio del procurato-
re. Non sono stati i calabresi a volerlo
morto ma i catanesi di Nitto Santapao-
la, rivela Mariani, rappresentati a Tori-
no e Milano da Luigi Gimmi Miano e
da Angelo Epaminonda: Sempre co-
me sfondo vi la questione (come giu-
stamente il pretore Selis pensa) ineren-
te Saint-Vincent, Sanremo e Campio-
ne. Caccia si era confidato con un av-
vocato dicendo che poteva tra poco
procedere contro i tre casin. Era certo
che tutti i soldi sporchi erano cambiati
nei tre casin... Il numero uno dei killer
un calabrese di nome Luciano legato
al clan Santapaola... Al momento cera
in gioco lasta di Sanremo e qualche
improvviso scandalo con conseguenti
arresti poteva essere di enorme dan-
no. Preso a verbale lanno dopo da Di
Maggio, Mariani conferma le informa-
zioni. Dice di averle ricevute da Cattafi.
E aggiunge che Luciano, lassassino del
procuratore Bruno Caccia, proprio
Demetrio Latella.
Cattafi e Mariani, comunque sempre
usciti indenni dalle indagini, vengono
nel frattempo intercettati per il seque-
stro di un altro imprenditore, Mario
Airaghi. Il giudice istruttore Margheri-
ta Taddei, oggi magistrato alla Corte di
cassazione, dispone la perizia sulle te-
lefonate e la trascrizione delle conver-
sazioni. Ma viene fermata dal pm Di
Maggio. il 23 maggio 1984. Rispon-
dendo alle domande del difensore della
famiglia Caccia, Margherita Taddei
ammette di avere un netto ricordo di
quelliniziativa anomala. Sono parole
sue. Mette anche a verbale di essere
assolutamente certa che Di Maggio non
fosse il pubblico ministero titolare del
procedimento: Ricevetti la visita nel
mio ufficio da parte del dottor Di Mag-
gio, che nelloccasione era accompa-
 gnato dal dottor Francesco Saverio Bor-
relli, allora procuratore aggiunto. Il
dottor Di Maggio venne per chiedermi
di soprassedere dalla trascrizione delle
intercettazioni disposte nei confronti di
Mariani e Cattafi. Io fui molto sorpresa
dallintervento del dottor Di Maggio...
A dire il vero quella richiesta mi lasci
parecchio esterrefatta. Gi su quelle
intercettazioni, eseguite dai carabinieri
del nucleo operativo, avevo rilevato
qualche stranezza. Ma davanti alla ri-
chiesta del dottor Di Maggio, supporta-
ta anche con la sua sola presenza dal
procuratore aggiunto Borrelli, per esi-
genze di indagine che mi vennero rap-
presentate come particolarmente im-
portanti, non potei che revocare lim-
minente perizia. Lintervento di Bor- In alto: Bruno Caccia
relli, il futuro procuratore di Mani pu- con la neonata figlia
lite, stato evidentemente richiesto da Paola nel 1956; a
Di Maggio che, da quello che si legge sinistra, il magistrato
nella sua nota riservata consegnata con i suoi due primi
personalmente al giudice Taddei, sta nipoti in una
indagando su un fatto di eccezionale fotografia del 1981
gravit: non fa nomi, ma tutti i colleghi
sanno che la sua indagine pi delicata in
quel periodo proprio lomicidio di
Bruno Caccia.
Nel 2009 ancora un colpo di scena. Il
magistrato Olindo Canali, oggi giudice
al Tribunale di Milano e negli anni
Ottanta, come uditore, spesso accanto
a Francesco Di Maggio nellindagine
sullagguato al procuratore di Torino,
riferisce una frase che potrebbe far ri-
aprire il caso. Il giudice Canali la pro-

,
Le foto sono state concesse dalla famiglia Caccia solo per questo articolo e non sono riproducibili

e
nuncia in una telefonata intercettata e
poi la conferma in tutti i procedimenti
per mafia in cui chiamato a testimo-
niare: Quel Saro Cattafi in cui trovam- di
Giu noc
mo in casa la rivendicazione dellomi-
cidio del giudice Caccia fatta dalle Br,

che in realt poi sappiamo fu ucciso dai
calabresi e dai catanesi, dice nel mez-
zo di un discorso. La fonte di Canali
sempre Di Maggio. Ma oggi si scopre
che, diversamente dalla prassi, i cara-
binieri del nucleo operativo di allora
non hanno fotocopiato i documenti
sequestrati a Saro Cattafi: nemmeno le
agende personali o gli otto fogli
manoscritti, elencati nel verbale e
restituiti con tutto il resto al proprieta-
rio. Cos non ne restano copie.
Il 1983 italiano, cominciato con las-
sassinio vicino a Trapani del magistrato
e, no n
padr
Giangiacomo Ciaccio Montalto, si con-
clude con lo stop allinchiesta del giudi-
ce istruttore di Trento, Carlo Palermo.
Ciaccio Montalto, Caccia, Palermo
hanno aggredito la piovra lungo i suoi
tentacoli pi pericolosi: quello econo-
mico e quello politico. Bisogner aspet-
tare altri dieci anni, la reazione alle
stragi del 1992 e 93, prima che quella
sacra alleanza si spezzi. Dai morti non
ci difendiamo, non c niente da fare,
dice il giudice Olindo Canali nella tele-
fonata del 2009, e neanche da ci che i
morti ci dicono con la bocca dei vivi,
non ci possiamo difendere. Limpor-
tante, per, saperli ascoltare. Q

LEspresso 2 aprile 2017 55


DON BERGOGLIO
VS. FRANCESCO
In Argentina era taciturno e schivo. Da papa
ha dato un salutare colpo allo stomaco
alla Chiesa. Diventata un cantiere aperto
Missione compiuta. Dopo quattro
anni di pontificato, questo il bilan-
cio che ne traggono i cardinali che
hanno portato Jorge Mario Bergo-
glio a essere eletto papa. Loperazio-
ne che ha prodotto il fenomeno Fran-
cesco nasce da molto lontano, addi-
rittura dal 2002, quando per primo
LEspresso scopr e scrisse che lal-
lora semisconosciuto arcivescovo di
Buenos Aires era balzato in testa tra
i candidati al papato, quelli veri, non
di facciata.
Ha saggiato il terreno nel conclave
del 2005, quando su Bergoglio furo-
no fatti confluire i voti di tutti coloro
che non volevano Joseph Ratzinger
papa. Ed andata in porto nel con-
clave del 2013, in buona misura per-
ch di quel cardinale argentino tanti
suoi elettori ancora sapevano troppo
poco e non certo che avrebbe asse-
stato alla Chiesa quel salutare colpo
allo stomaco di cui ha detto pochi
giorni fa il suo antagonista sconfitto
in Cappella Sistina, larcivescovo di
Milano Angelo Scola.
Tra Bergoglio e i suoi grandi elet-
tori non cera e non c consonanza
piena. Lui papa di annunci pi che
di realizzazioni, di allusioni pi che
Foto: M. Sestini
di definizioni. C per un fattore
chiave che esaudisce le attese di una
svolta storica della Chiesa capace di
SANDRO MAGISTER SETTIMO CIELO
colmare lemblematico suo ritardo di
duecento anni rispetto al mondo
moderno denunciato da Carlo Maria
Martini, il cardinale che amava defi-
nirsi lante-papa, cio lanticipa- Non nascose di condannare Lutero e
tore di colui che doveva venire. Ed
il fattore tempo. Che per Bergo-
glio sinonimo dellavviare proces-
si. A lui poco importa la meta, per- matrimoni omosessuali.
ch ci che conta il cammino. E in
effetti cos. Con Francesco la Chie-
sa divenuta un cantiere aperto.
Tutto in movimento. Tutto liqui-
do. Non c pi dogma che tenga. Si
pu ridiscutere di tutto e agire di
conseguenza.
Martini era appunto la mente pi acu-
ta di quel club di San Gallo che archi-
tett lascesa di Bergoglio al papato.
Prendeva il nome dalla cittadina
svizzera in cui il club si riuniva, e vi
figuravano i cardinali Walter Kasper,
Karl Lehmann, Achille Silvestrini,
B a sil Hume, Cormac Mur-
phy-OConnor, Godfried Danneels.
Di questi solo due, Kasper e Danne-
els, sono ancora sulla breccia, pre-
miati e trattati con tutti i riguardi da
papa Francesco, nonostante rappre-
sentino due Chiese nazionali in sfa-
celo, la tedesca e la belga, e il secon-
do sia addirittura caduto in discredi-
to, nel 2010, per come tent di copri-
re le malefatte sessuali di un vescovo
suo pupillo, con vittima un suo gio-
vane nipote.
Bergoglio non mise mai piede a San
Gallo. Furono i cardinali del club ad
adottarlo come loro candidato ideale
e lui si adatt perfettamente al dise-
gno. In Argentina tutti lo ricordano
molto diverso da come poi s rivela-
to al mondo da papa. Taciturno, schi-
vo, scuro in volto, riservato anche
con le folle. Mai una volta che gli
sfuggisse una parola o un gesto di
disaccordo con i pontefici regnanti,
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Anzi. Elogi per iscritto lenciclica
Veritatis splendor, severissima
contro la morale della situazione
storicamente imputata ai gesuiti.
Calvino come i peggiori nemici della
Chiesa e delluomo. Attribu al diavo-
lo linganno di una legge a favore dei
Poi per rimand a casa, per evitare
la contrapposizione, i cattolici che
serano attestati davanti al parlamen-
to per una veglia di preghiera contro
lincombente approvazione di quella
legge. Si mise in ginocchio e si fece
benedire in pubblico da un pastore
protestante. Strinse amicizia con al-
cuni di loro e anche con un rabbino
ebreo. Soprattutto incoraggi i suoi
parroci a non negare la comunione a
nessuno, fossero essi sposati, o con-
viventi, o divorziati e risposati. Senza
rumore e senza teorizzare questa sua
scelta, lallora arcivescovo di Buenos
Aires faceva gi quello che i papi
dellepoca proibivano, ma che poi lui
avrebbe consentito, una volta dive-
nuto papa.
A San Gallo sapevano e prendeva-
no nota. E quando Bergoglio fu eletto,
il mondo impar a conoscerlo fin dal
primo istante per quello che era dav-
vero. Senza pi veli. Q
LEspresso 2 aprile 2017 57
IRAQ La tragedia dei piccoli

I bambini per
Decine di migliaia di
ragazzini indottrinati
e arruolati dal Califfo.
E spesso rimasti
orfani. Oggi,
nella citt liberata,
nessuno li vuole
di Francesca Mannocchi foto di Alessio Romenzi

li, trentanni, un dotto- to. Quando sono arrivate le parate di provavo a protestare, rischiavo puni-

A
re. Da due mesi, dopo che
il suo quartiere stato
liberato, lospedale per
cui lavora a Mosul est
stato riaperto. Durante
loffensiva per riconqui-
stare la parte orientale della citt, a
novembre, la struttura era stata attac-
cata da unautobomba che aveva ucci-
so una dozzina di soldati iracheni. I
segni di quel giorno sono su ogni mu-
ro: Ali cammina tra i corridoi semidi-
strutti, tra i vetri delle finestre rotti dai
combattimenti, si guarda intorno co-
me se fosse costantemente controlla-
bandiere nere dellIsis nel 2014, Ali
non riuscito a scappare da Mosul e
ha continuato a fare il medico anche
sotto le minacce dei miliziani di Al
Baghdadi. Non avevamo medicine,
vietavano a chiunque di lasciare la
citt, anche ai malati pi gravi, per
questo restare qui per molti ha rappre-
sentato una condanna a morte. Sono
nati migliaia di bambini a Mosul in
questi due anni e mezzo, nessuno di
loro stato vaccinato e chi era malato
era destinato a morire. Quando bussa-
vo alle porte dei loro uffici e chiedevo
medicine, ricevevo farmaci scaduti: se
zioni corporali. Ali ora ha deciso di
restare a Mosul e non andare a vivere
nei campi profughi: Lo faccio per
aiutare la mia gente: due settimane fa
nel mio quartiere arrivato un razzo
e sono sicuro ci fossero componenti
chimici. I bambini hanno tossito per
giorni, ne ho curati decine qui in cli-
nica. LIsis ancora tra noi, non siamo
al sicuro, sappiamo chi li nasconde,
sappiamo quali sono le famiglie che li
ospitano.
Ali teme che la calma di Mosul est
sia solo apparente, ha paura di atten-
tati e sa di essere un obiettivo sensibi-

58 2 aprile 2017 LEspresso

duti di Mosul
Bambini in mezzo agli adulti nel villaggio di Kaysumah, in fuga dalla zona del fronte di Mosul
le, non solo perch sta aiutando i civi-
li, ma anche perch ha visto molto.
Troppo. Ha visto bambini soldati con-
trollare la sua clinica e minacciare i
medici armati di kalashnikov, ha visto
piccoli trascinati via da un orfanotro-
fio: Erano centinaia, l dentro, sono
stati certamente reclutati. Poche set-
timane dopo linizio della guerra lIsis
ha costretto tutti i bambini e le bam-
bine a lasciare ledificio, hanno tenuto
le ragazze come schiave e costretto i
maschi a combattere. Questa genera-
zione di bambini vissuti ed educati
sotto lIsis rischia di diventare una
generazione perduta. Una generazio-
ne pericolosa e lIraq oggi non ha i
mezzi e forse neppure la volont per
guarire i loro traumi.
FUGA TRA I CADAVERI
La seconda fase della guerra per ricon-
quistare Mosul pi feroce e distrut-
tiva della prima. I miliziani dello Stato
islamico sanno di essere accerchiati e
la loro follia suicida aumenta di giorno
in giorno: gli strumenti di morte sono
le autobombe e i mortai, quotidiani e
inaspettati. Gli strumenti di punizio-
ne - per i civili in fuga e per i soldati in
battaglia - sono le mine e le trappole
esplosive nascoste ovunque prima di
lasciare quartieri e villaggi.
Liberare Mosul, per lesercito ira-
cheno, significa combattere casa per
casa, liberare i civili sotto assedio
nascosti al buio, negli scantinati, sen-
za cibo e senza acqua. Significa distin-
guere i miliziani nascosti tra le decine
di migliaia di profughi in fuga, accer-
tarsi che tra loro non ci siano attenta-
tori suicidi. Significa recuperare i ca-
daveri - decine - di civili uccisi dallI-
sis o dai bombardamenti della coali-
zione, come quello nel quartiere di
Jadida che avrebbe ucciso pi di
150 persone.
LEspresso 2 aprile 2017 59
IRAQ La tragedia dei piccoli
LEspresso ha ottenuto un raro
accesso al fronte con i soldati del-
la Golden Division, le unit speciali
dellesercito iracheno. Abbiamo per-
corso con i soldati di Baghdad centi-
naia di metri lungo la prima linea del
fronte di Mosul ovest, attraversando
decine e decine di buchi scavati nelle
pareti dai miliziani dellIsis per cam-
minare indisturbati, nascondendosi
dal nemico.
A pochi metri da noi, al centro di una
piazza cerano ancora issate le bandie-
re nere del Califfato: toglierle era trop-
po pericoloso perch ogni spazio
aperto ci rendeva bersaglio per i cec-
chini.
Tra le macerie delle case, i resti di
granate, i fili elettrici per gli ordigni
esplosivi, i cadaveri dei miliziani ucci-
si poche ore prima.
Il colpo di un cecchino ci ha sfiorato,
allimprovviso, e costretto a nascon-
derci in una casa in attesa che calasse
la sera, insieme a decine di civili. Non
mangiamo da giorni, hanno usato i
nostri figli come scudi umani, dice
Mahmoud dopo aver abbracciato un
soldato che ha portato ai suoi familia-
ri un po di pane. Sono entrati in casa
e ci hanno costretto a seguirli per
evitare i bombardamenti. Mio figlio
parla a stento, traumatizzato dalle
minacce dellIsis, dal rumore delle
bombe e dei mortai.
Makhmoud lo stringe a ogni rumore
di proiettile, lo stringe ogni volta che
arriva un mortaio, sempre pi vicino,
sempre pi assordante. Il bambino
spalanca gli occhi e ripete: Isis
grande, Isis grande.
Mi vergogno che dica queste paro-
le, dice Makhmoud, per due anni e
mezzo hanno riempito la sua testa di
menzogne, di violenza. Sono dispera-
to e preoccupato di non riuscire a
spiegargli che deve dimenticare.
Una sola cosa consola Makhmoud,
cio che suo figlio non sia stato reclu-
tato, non sia stato costretto a uccidere.
E che non sia stato usato per attentati
suicidi.
I certificati di nascita rilasciati da Daesh
non valgono. Cos, per lo Stato, sono apolidi
60 2 aprile 2017 LEspresso
I soldati iracheni raccontano di aver
visto combattere bambini, anche di
dieci anni, addestrati e accecati dallo-
dio. La prima volta che mi sono tro-
vato di fronte dei bambini armati
stato un colpo, dice Hasan, un solda-
to quarantenne che ha combattuto
anche a Falluja e a Tikrit. Non la
stessa cosa puntare e uccidere un adul-
to e puntare e uccidere un ragazzo, un
bambino. Ma abbiamo dovuto farlo,
avevano tutti le cinture esplosive, un
attimo in pi di esitazione avrebbe
significato condannare a morte molti
di noi.
I soldati iracheni raccontano che
nelle ultime settimane molti ragazzini
sono stati usati come attentatori sui-
cidi. una crudelt che non ha fine, rifiutando di conce-
continua Hasan, fumando nervosa-
mente. questo che rende pi sporca
questa guerra: questo dolore violento,
sapere di combattere contro bambini
che non hanno colpe ma pagano con
la vita per essere stati indottrinati in
nome di una religione malata.
Dopo ore, un messaggio via radio
informa che le postazioni dei cecchini
sono state identificate e ledificio di
fronte al nostro sta per essere bombar-
dato. Lo schianto fa tremare le pareti
e distrugge i vetri. Dopo, solo un lungo
silenzio. Nei volti dei civili la preoccu-
pazione lascia spazio al sollievo di
poter andare finalmente via dalle pro-
prie case distrutte.
La fuga un cammino di chilometri
tra i cadaveri dei miliziani dellIsis,
sotto la pioggia incessante da giorni,
senza un riparo, con i piedi nel fango.
NON CI IMPORTA
SE MUSHAK MORTO
Migliaia di bambini nati sotto il Calif-
fato non hanno certificati di nascita
ufficiali. Quelli rilasciati dallIsis non
hanno valore e molti civili in questi
anni hanno deciso di non tracciare n
le nascite n i decessi dei propri fami-
liari, per non essere scambiati per col-
laborazionisti, una
volta liberata la citt.
Secondo la Quilliam
Foundation, organiz-
zazione che monitora
il terrorismo interna-
zionale, sarebbero
almeno 30 mila i bam-
bini nati a Mosul sot-
to lo Stato islamico
nellultimo anno e
mezzo. Per loro otte-
nere un documento
valido di identit in
Iraq sar un percorso
lungo e complesso.
Molte amministra-
zioni locali stanno
dere documenti ai
bambini nati sotto
lIsis per timore che siano figli dei mi-
liziani. Oggi questi 30 mila bambini
sono di fatto apolidi. Bambini senza
stato, senza nazionalit, senza diritti.
Bambini che non hanno accesso a nes-
sun servizio: n le cure mediche, n
listruzione. Per tutti gli altri, per i
bambini che erano gi in et scolare
durante loccupazione di Mosul, la
scelta era tra le scuole del Califfo o la
mancanza totale di istruzione.
Marwa oggi ha sedici anni, torna-
ta a scuola a Mosul est, ha perso il
padre ucciso da un colpo di mortaio
a dicembre. Mio padre era un giudi-
ce, racconta con voce da adulta,
per due anni ha ripetuto a me e mio
fratello che dovevamo essere forti,
resistere senza esitazione. Parlava-
mo molto, esercitavamo quotidiana-
mente la nostra memoria, avevamo
nascosto dei libri per non perdere
labitudine di studiare, di leggere e
scrivere.
Marwa ha visto i miliziani dello
Stato islamico, tra di loro anche bam-
bini, gettare dallultimo piano dei
palazzi dei ragazzi accusati di essere
sessualmente attivi. stata arrestata
tre volte dalla polizia islamica fem-
minile perch non indossava i guanti,
 Una bambina nella coda delle donne per acquistare cibo. A destra: un padre in fuga da Mosul con la figlia
perch la sua pelle non era interamen-
te velata di nero. Mio fratello aveva
solo otto anni quando sono arrivati i
miliziani dellIsis. Un giorno torna-
to a casa dicendo che i nuovi inse-
gnanti avevano portato un nuovo li-
bro di matematica. Insegnavano le
addizioni sommando le bombe e i
proiettili. Il giorno dopo il figlio di un
miliziano iracheno dellIsis entrato
in classe con un coltello per insegna-
re agli altri bambini come sgozzare un
infedele. Dal giorno dopo n io n
mio fratello abbiamo pi messo piede
in una scuola.
Il figlio di Amir, invece, a scuola
non cera mai andato. La loro una
famiglia poverissima di Hamam al
Alil, cittadina a sud di Mosul, fortino
di jihadisti. Hamam al Alil stata li-
berata lo scorso novembre, Amir ha
vissuto per un po in un campo pro-
fughi e quando ha deciso di tornare a
casa sua lha trovata distrutta. Non
dai combattimenti e dai colpi di mor-
taio, ma dalla violenza cieca suoi vi-
cini, che lhanno saccheggiata. Per-
ch il figlio di Amir, Mushak, aveva
giurato fedelt al Califfo quando ave-
va undici anni. Era un ragazzo po-
vero, pieno di rabbia, non sapeva
leggere n scrivere, sapeva solo lavo-
rare. E loro gli hanno insegnato lodio
per gli infedeli. E gli hanno insegnato
a uccidere, dice Amir, il viso segna-
to dalla fatica e dal dolore. Mushak
stato reclutato in pochi mesi per di-
ventare un soldato, un combattente. I
miliziani di Al Baghdadi non lo hanno
portato nelle scuole islamiche, non gli
hanno insegnato a leggere e scrivere,
n a sommare proiettili e pistole, gli
hanno insegnato solo a odiare ed uc-
cidere.
In ogni quartiere e villaggio cera
qualcuno di loro che era addetto a re-
clutare i bambini, continua Amir.
Mio figlio stato addestrato per com-
battere e in due anni e mezzo diven-
tato un soldato della polizia islamica.
A meno di quattordici anni. Ho prova-
to a impedirgli di giurare fedelt al
Califfo, lui mi ha detto: Stai zitto o ti
tagliamo la testa. Il giorno dopo
entrato in casa con la pistola e mi ha
minacciato. Ha rotto un braccio a sua
madre che lo implorava di salvarsi e
abbandonare quel gruppo di fanatici
assassini.
Amir sostiene che pi della met dei
bambini di Hamam al Alil stata reclu-
tata e da quando iniziata la guerra di
molti di loro non si hanno notizie.
Qualcuno gli ha detto che suo figlio
potrebbe essere morto durante un
bombardamento della coalizione, ma
Amir abbassa lo sguardo, respira pro-
fondamente e dice: Non sono spaven-
tato allidea che sia morto. Davvero,
non mi interessa che sia morto, non lo
sappiamo e non vogliamo saperlo. Mu-
shak la vergogna della nostra fami-
glia. Ora qui tutti ci odiano, siamo di-
sperati, non possiamo nemmeno an-
dare a fare la spesa, viviamo chiusi in
casa per paura di essere linciati in
mezzo alla strada. Abbiamo perso tut-
to: un figlio, la casa, la dignit, qualsi-
asi cosa.
Il destino della famiglia di Amir il
triste prologo del futuro prossimo
dellIraq. Un futuro in cui la parola
pacificazione sembra essere un mirag-
gio. Un futuro in cui la guerra per ri-
conquistare Mosul non avr veri vinci-
tori, perch la vera battaglia, quella per
sradicare i fondamentalismi che hanno
riempito i vuoti di potere, lungi
dallessere vinta.
Nel presente, intanto, mentre il
mondo ha puntato gli occhi sulla ricon-
quista della capitale irachena del Calif-
fano, i giovani reclutati dallIsis si stan-
no riorganizzando in altre zone del
paese, approfittando dellinstabilit
politica e della povert.
Nei pochi caff riaperti di Mosul est,
dove gli uomini si riuniscono per com-
mentare le notizie delloffensiva, la
spirale di odio ha gi preso la forma
della vendetta.
Di fronte agli schermi televisivi con
la notizia di un bambino fuggito da
Mosul e ritrovato con una cintura
esplosiva, un uomo commenta: Non
possiamo rieducarli, tanto vale am-
mazzarli tutti, questi bambini. Rac-
cogliendo il consenso dei presenti. Q
LEspresso 2 aprile 2017 61

CACCIA GROSSA
ALLIDENTIT
Ogni rete o programma cerca di costruire
un patto fiduciario con il pubblico. Ma
per riuscirci servono idee forti e coerenza
Identit. questo il tesoro che ogni rete
televisiva cerca di conquistare nel tempo
per garantire a se stessa un certificato di
buona salute. Forma e contenuti, dun-
que, che non soltanto dialoghino con il
pubblico ma riescano a coinvolgerlo in
un percorso comune. Pi profondo delle
sensazioni che inocula la semplice qua-
lit. Pi intimo dellempatia che pu
alimentare un solido lavoro di marke-
ting. Pi inscindibile del legame che sa
innescare un format fabbricato in qual-
che angolo del pianeta per poi essere
spalmato su una miriade di nazioni.
Non lavoro da poco, elaborare e com-
mercializzare unidentit catodica. Ser-
ve che coerenza e potenza di comuni-
cazione si alleino dentro a palinsesti in
sintonia con la contemporaneit. E in
parallelo importa che il prodotto tra-
smesso - partendo in questo ragiona-
mento dai talk show per arrivare allaf-
follatissima categoria del futile - odori
di necessit; ossia induca negli spetta-
tori il bisogno, a un certo punto della
giornata, di seguire un evento specifi-
co. Impossibile, sotto questo profilo,
barare. Comandano lagenda della re-
alt e le sensazioni ad essa in automa-
Foto: A. Casasoli, A3
tico annesse, come gi un decennio fa
dimostr X Factor: in teoria semplice
gara canterina nata per intrattenere, e
invece nel profondo sintesi di valori
RICCARDO BOCCA GLI ANTENNATI
sposati da chi tele-comandava da casa
(come linvestimento nella creativit
giovanile, la sfida con regole in appa-
renza certificate e la competenza spe-
cifica delle star in giuria).
Bianca Berlinguer a #Cartabianca
questione di un attimo. Pochi minuti, ad
esempio, e LIsola dei famosi ha sedotto
agli esordi la platea di chi coglieva nelle
privazioni imposte a personaggi pubbli-
ci di svariata estrazione (e nel fantozzi-
smo non di rado cafone con cui si adat-
tavano ai loro disagi) la rivincita della
gente comune. Ci avete tormentato con
la vostra presenza in video e con la supe-
riorit implicita nel vostro status socia-
le?, era il refrain che rimbalzava tra i
divani domestici, bene: ora soffrite la
fame, il freddo e il voyeurismo ruspante
di noi impiccioni sul divano.
Il che, al primo impatto, lascerebbe
dedurre che in fondo non sia troppo
ostico per i comandanti delle televi-
sioni alimentare lo spirito identita-
rio. Un po di furbizia, per non dire
cialtroneria, un po di abilit nellin-
tercettare laria che tira e una rete
avrebbe risolto il problema. Peccato
che le cose siano pi complesse. Nel
senso che oltre alla capacit di annu-
sare i tempi, serve che ogni emitten-
te coincida in piena onest con la
mission che ne giustifica lesistenza.
Ecco perch Rai3, pur vantando in
palinsesto trasmissioni di buon livel-
lo tipo Islam Italia, Gazebo, Stato
civile o La Casa Bianca, tanto ha
patito la caduta il marted sera di
Politics (dove ora tenta di rimediare
con il Berlinguer Show #Cartabian-
ca): il suo pubblico da molti anni si
riconosce proprio nel talk del marte-
d e nella sua capacit di analizzare il
Paese. Dunque su questo tara il giu-
dizio complessivo. Ribadendo, anco-
ra una volta, il peso strategico di
quelle otto lettere che condizionano
ora dopo ora il piccolo schermo:
identit, appunto. Q
MASS MEDIA
ALTO Si chiama Abstract the
V art of design ed una docu-
serie disponibile nel magazzino
Netflix composta da otto puntate
dove altrettanti maestri del design
ragionano attorno al proprio lavoro.
Semplicemente imperdibile.
O meglio: la rivincita della
competenza, della cultura e della
sensibilit applicata al reale. Ogni
tanto, una boccata daria pulita.
W BASSO In apparenza sembra
una buona notizia. Le repliche
de Il commissario Montalbano
garantiscono a Rai1 ottimi ascolti.
Siamo abbondantemente sopra
quota 30 per cento e Rai1 di
conseguenza festeggia. Ma al
tempo stesso pesca a strascico
pubblico senza rispetto per una
produzione che, invece, non
andrebbe sfruttata ma tutelata.
Sempre in attesa di episodi inediti.
LEspresso 2 aprile 2017 63
REPORTAGE

Sono arrivati i turisti americani, ma Trump

fa paura. E fra meno di un anno Ral Castro
lascer la presidenza, aprendo una lotta
di successione. Viaggio nellisola caraibica,
in bilico tra la Revolucin e Disneyland
di Gianni Perrelli dallAvana foto di Giancarlo Ceraudo

64 2 aprile 2017 LEspresso

 Cuba
dove vai
Due auto americane degli anni 50 restaurate e utilizzate come taxi per i turisti dellAvana
REPORTAGE
empestandosi di selfie sui sedili di una
T
Chevrolet resuscitata il turista america-
no troppo estasiato dal suo tuffo negli
anni Cinquanta per percepire le ansie di
Cuba dopo lavvento di Donald Trump.
Il cambio di guardia alla Casa Bianca
grava come una spada di Damocle sul fu-
turo di un paese spaccato, in cui alla fac-
cia dellegualitarismo socialista aumen-
tano le diseguaglianze. Tra la corsa al
profitto di un turismo arraffone e la dieta
a riso e fagioli a cui resta consegnata la maggioranza del-
la popolazione. Una schizofrenia che, da un lato, fa anda-
re alle stelle i prezzi arricchendo anche con le semplici
mance la minoranza che lavora a contatto con gli stranie-
ri: decollate le tariffe degli alberghi, richieste senza con-
trollo per le corse in taxi, conti salati nei nuovi ristoranti
alla moda aperti con i capitali affluenti dalla diaspora di
Miami. E, dallaltro, costringe i lavoratori statali (il 70 per
cento) a stringere la cinghia con stipendi mai superiori
allequivalente di 30 euro al mese e la stampella di una
libreta (i sussidi alimentari) sempre pi striminzita.
Il boom del turismo (tre milioni e mezzo di visitatori
lanno, dopo le aperture di Barack Obama e linvasione
degli americani) insieme con le rimesse dagli Usa (tre
miliardi di dollari lanno) lunica voce attiva nel bilancio di
uneconomia che perde colpi. Laumento del Pil sceso dal
4,4 del 2015 allo 0,9 del 2016. Un crollo causato dalla crisi
che paralizza il Venezuela e il Brasile, i paesi che in cambio
dellimportazione di medici pi sostentavano le casse del
66 2 aprile 2017 LEspresso
regime cubano. Caracas assicurava le risorse energetiche
con lerogazione di petrolio a condizioni agevolate che si
ridotta di due terzi. Brasilia si era impegnata nella costru-
zione della zona franca intorno al porto di Mariel dove i
lavori si sono bloccati. Resta in piedi linterscambio con gli
Stati Uniti, che fornivano prodotti alimentari anche prima
del ripristino dei rapporti diplomatici. Ma Cuba per la
Casa Bianca oggi non pi una priorit. tornata a essere
un fastidio, un paese di cui diffidare fino a quando permar-
r il monopolio del partito unico e non sar garantita la
libert di parola ai dissidenti.
Il lider maximo, per il nuovo presidente americano,
stato un brutale dittatore. E se sulla questione dei dirit-
ti umani Obama si limitava a criticare e a invocare lavven-
to della democrazia, Trump pretende un cambio radicale
che Ral Castro, in difesa dei valori rivoluzionari, non
sembra disposto a concedere. Un braccio di ferro al mo-
mento sotterraneo. Sulle colonne del Granma e nei circo-
li ufficiali si tende a parlare poco di Trump. Per paura di
provocare uno scontro dalle conseguenze imprevedibili.
Non si arriver ad una nuova chiusura delle ambasciate
perch Trump ha uno spirito imprenditoriale troppo spic-
cato per non fiutare che Cuba pur sempre unoccasione
di affari. Ma scompare dallorizzonte la revoca dellembar-
go ultra cinquantennale. E Washington potrebbe rivedere
la concessione ai cubani dei 20 mila visti lanno per lin-
gresso negli Usa. Gi si registra una lieve diminuzione dei
turisti americani, nel timore che un improvviso irrigidi-
mento dei rapporti induca la Casa Bianca a rispolve-
rare la lista nera dei viaggiatori non autorizzati.
 I capitali Usa
trasformano
lAvana.
Che somiglia
sempre
pi a Miami

Scene di vita quotidiana dei ragazzi cubani tra le vie e il lungomare dellAvana
REPORTAGE

68 2 aprile 2017 LEspresso

 Candidati
forti a
succedere
a Ral sono
il figlio
Alejandro
e il vice
Daz-Canel

Linterno di un locale sulla Calle Obispo, una delle vie commerciali pi frequentate della capitale cubana
REPORTAGE

Dallalto: rapper prima di un concerto; giovani in un centro culturale a Camaguay; un ragazzo alla Fabrica de Arte dellAvana
 AllAvana il cubano vive adagiato in una bolla artifi-
ciale in cui, anche se non beneficia direttamente della
Disneyland esplosa nelle sue strade, si compiace della vi-
vacit smodata e a volte pacchiana che sta intaccando il
paesaggio e lo spirito della capitale. Il recupero architet-
tonico della citt vecchia ha diradato lalone di fatiscenza,
restituendo lantica eleganza. Ma linvasione delle masse
ha stinto il fascino del languore e della spontaneit. Nelle
vie del centro, rigurgitanti bar e boutique, tutto un fra-
stuono. Un frenetico affanno verso una modernit che
scimmiotta Miami, intasa le vetrine di paccottiglia, affolla
i vicoli di buttadentro dei paladares (le trattorie familiari)
e di ugole improvvisate di salsa e timba. Gli americani,
braccati dagli ambulanti che offrono sigari e Viagra, pre-
sidiano il triangolo hemingwaiano delle bevute: il Floridi-
ta, la Bodeguita del Medio e lhotel Ambos Mundos, da cui
oggi lo scrittore scapperebbe a gambe levate.
Di notte la nuova borghesia cubana assapora i frutti
proibiti del consumismo mescolandosi ai turisti nei locali
di tendenza e ostentando vestiti griffati e smartphone di
ultima generazione. Nel fine settimana gli artisti e gli in-
tellettuali si sottopongono a chilometriche file per entrare
alla Fac (Fabrica de Arte Cubana), un vecchio capannone
dove si produceva lolio. Le opere darte allingresso nobi-
litano un ambiente dove pi che il dibattito culturale ferve
la voglia di stordimento. Il comunismo caraibico smania
per uscire dal grigiore del conformismo soprattutto fra i
giovani pi irrequieti, che dimentichi o ignari dei miti
della rivoluzione, bivaccano fino allalba in Avenida de los
Presidentes sperimentando generi musicali di rottura.
Anche chi escluso dal caravanserraglio investito dal
cambiamento. La diffusione sia pure a caro prezzo di In-
ternet (quattro euro per due ore) ha moltiplicato i capan-
nelli nelle piazze in cui sorgono gli hotspot o nelle strade
dei grandi alberghi. Persone di ogni et smanettano per
ridurre le distanze con i mondi da cui si sono sentiti emar-
ginati. E per tornare a casa fermano uno degli almendro-
nes (le vecchie auto americane importate prima della ri-
voluzione e rimesse a nuovo) che quando non scorrazzano
i turisti yankee a 40 euro allora sono tenuti a caricare i
cubani a prezzi ovviamente stracciati.
Un argomento tab il tema pur incombente della suc-
cessione al vertice. Il 28 febbraio 2018 Ral Castro (quasi
86 anni) finir il suo secondo mandato e lascer la presi-
denza. Almeno cos ha annunciato. Labdicazione non si-
gnifica che ceder del tutto le redini del potere. Dovrebbe
infatti conservare fino al 2021 la carica di segretario del
partito comunista, listituzione che assieme alla gerarchia
militare regola la vita del paese. Ral, che allinizio appa-
riva una figura scolorita, alla lunga ha mostrato uno spiri-
to riformatore non del tutto frenato dal rigore ideologico
che ingessava il pi carismatico fratello. A Cuba, era
solito scherzare con gli amici, esiste il partito comunista
di Fidel e poi c il mio che potete chiamare come volete.
Ma per i cubani il leader del vorrei ma non posso. Ha
promosso s un processo di liberalizzazioni e ha un po
elevato gli standard di vita ma non ha mai avviato il paese
verso un abbozzo di democrazia. Resta avvolta nelle neb-
bie la nuova legge elettorale che dovrebbe delegare al po-
polo la nomina del presidente, sia pure con una lista di
candidati approvata dai vertici del partito. In futuro cer-
cher probabilmente di riaccreditarsi come il custode
della continuit ideologica e del nazionalismo.
livello esecutivo emergeranno nuove
A
figure, quasi sicuramente della prima
generazione che non ha combattuto
per la rivoluzione. In pole position
per la presidenza lingegnere elet-
tronico Miguel Daz-Canel (57 anni),
attuale vice di Ral. Un esponente
della societ civile di bella presenza e
dalleloquio alieno dalla retorica, che
si sforza di rimanere defilato per non
crearsi troppi nemici. Si fatto largo
nel Politburo dopo aver ricoperto la carica di segretario
regionale del partito a Villa Clara (la citt natale) e a Hol-
guin e unesperienza governativa come ministro dellEdu-
cazione. Per la vulgata popolare un autocrate dal volto
umano che cerca di introdurre spazi di flessibilit. A
Santa Clara ricordano ancora la tolleranza verso gli ambu-
lanti che, quando era ancora vietata la libera imprendito-
ria, vendevano per strada panini con il maiale ai passanti.
Lunico serio handicap agli occhi dei conservatori quello
di non aver potuto per ragioni anagrafiche combattere al
fianco dei barbudos. Un ostacolo che potrebbe indurre
Raul ad affiancargli come segretario del partito il geronto-
crate Jos Ramn Machado Ventura (laltro vice presiden-
te, 86 anni). La diarchia sarebbe un inedito per Cuba, go-
vernata da sempre da un leader supremo. Fra le cortine di
fumo di segnali criptici, che ricordano i misteri della
cremlinologia, si affacciano alla ribalta anche Bruno Ro-
driguez Parrilla (ministro degli Esteri, 58 anni), Marino
Murillo (55 anni, capo di una commissione per la moder-
nizzazione che stenta a decollare) e Abel Prieto (66 anni,
ministro della Cultura e intellettuale).
Ma il rivale pi insidioso di Canel potrebbe essere lin-
gegnere e colonnello Alejandro Castro Espn: quasi 52
anni, trascorsi militari in Angola e oggi capo dellintelli-
gence al Ministero degli Interni. Ma soprattutto figlio di
Ral, terzogenito di quattro e unico maschio. Una soluzio-
ne dinastica, allinsegna di un familismo che non sarebbe
per troppo ben accetto nel partito in cui lerede non figu-
ra nemmeno nel comitato centrale. La sua candidatura
sarebbe rafforzata dalle campagne anti-corruzione, dal
ruolo esercitato nel disgelo con Obama e dalla sua fami-
liarit con il business internazionale. Durante gli anni di
Bush junior aveva per scritto un pamphlet contro limpe-
rialismo americano dal titolo Limpero del terrore. Chis-
s se Trump ha avuto modo di sfogliarlo. Q
LEspresso 2 aprile 2017 71
 Le idee

Chi
tocca
vive
Siamo nel regno della
virtualit materiale
del touch. Vicini al corpo
di MARCO BELPOLITI

72 2 aprile 2017 LEspresso

S e si cerca sui dizionari oggi in commercio la parola ap-
tico, non la si trova, o almeno non in tutti. Eppure il ter-
mine indica qualcosa di fondamentale nellazione del toccare.
Letimo della parola tocco; Haptikos il verbo greco da cui
deriva. Indica la capacit di venire in contatto con qualcosa.
Il termine inglese equivalente Touch, anche se non ha la
medesima origine etimologica, termine che certamente tutti
conoscono facendo uso di quel tocco ogni giorno, pi volte
al giorno, manipolando i dispositivi elettronici: smartphone e
tablet. Laptico una funzione della pelle, come ha scritto
Giuliana Bruno in Atlante delle emozioni (Johan & Levi Edi-
zioni), costituisce il mutuo contatto tra noi e lambiente. Quel
tocco, Touch, riguarda il riconoscimento degli oggetti attra-
verso il tatto. La percezione aptica, come spiegano gli psico-
logi e gli studiosi di percezione, deriva dalla combinazione di
due aspetti: la percezione tattile, per cui gli oggetti toccati
suscitano sulla pelle una sensazione (ad esempio, se una su-
perficie rugosa o scabra) e la propriocezione, che deriva
dalla posizione che la mano ha rispetto alloggetto toccato.
Grazie a questo doppia percezione, identifichiamo le cose
intorno a noi. Possiamo tenere in mano un oggetto, stringerlo,
ad esempio una penna o il cellulare, oppure possiamo esplo-
rare loggetto con le dita, identificarlo e usarlo. To touch il
verbo con cui agiamo sulla superficie del nostro smartphone,
sfiorandolo, toccandolo, premendolo. La percezione aptica
in definitiva la tastazione del mondo.
***
Negli anni Duemila siamo passati dal paradigma visivo a quel-
lo tattile, o meglio: aptico. La visualit, lottico, limmagine,
hanno lasciato il passo al tattile. Ci sono stati almeno due
profeti dellet aptica. Uno Asley Montagu, un antropologo
che si dedicato alla divulgazione scientifica; ha scritto un
libro per vari decenni ritenuto una bibbia delleducazione in-
fantile: Il linguaggio della pelle (Garzanti), in cui spiegava
quanto fosse importante il tatto nel rapporto madre-bambino.
Montagu, allievo di Malinowski, studi i comportamenti tat-
tili di alcune trib di nativi australiani prima di arrivare a
concludere quanto fosse negativa lassenza di contatto tattile
in alcune culture e civilt occidentali. Laltro profeta Marshall
McLuhan. Nel suo libro pi affascinante, Understanding me-
dia (tradotto in italiano con Gli strumenti del comunicare, il
Saggiatore), nel 1964 scrisse che mentre la scrittura unesten-
sione e una separazione del nostro senso pi neutro e ogget-
tivo, la vista, il numero una estensione e una separazione
della nostra attivit pi intima e in pi stretto rapporto con le
altre, cio il senso del tatto. Riprendendo linsegnamento
della Bauhaus, lopera di autori come Paul Klee e Walter Gro-
pius, il professore canadese mise in luce come il tatto offrisse
una sorta di sistema nervoso, o di unit organica, allopera
darte, tema che ha ossessionato gli artisti a partire da Czanne.
***
Secondo McLuhan gli artisti da oltre un secolo cercavano di
rispondere alla sfida imposta dallet elettrica investendo il
senso tattile della funzione di un sistema nervoso per unifi-
care tutti gli altri. Il senso del tatto, scriveva negli anni Ses-
santa McLuhan, nel capitolo dedicato a Numero, profilo
della folla del suo libro, che il senso del tatto necessario a
unesistenza integrale. Parole profetiche, se si pensa che
oggi viviamo sempre pi in un universo dominato dai nume-
ri, dove gli algoritmi sembrano guidare e condizionare la
nostra vita di cittadini e consumatori. McLuhan aveva capi-
to, alle soglie della era informatica, che il mondo sarebbe
stato da l a poco composto di frammenti tra loro sconnessi,
e che perci serviva una coscienza unificatrice. Il tatto, nella
sua forma aptica, proprio questo. Mentre il mondo antico
associava il numero alle propriet delle cose fisiche e alle
loro cause, e poi nella modernit tutti gli oggetti sono stati
ridotti a quantit numeriche, la dimensione tattile lunica
che ci permette di unificare il mondo e di averne esperienza
diretta. Non forse quello che oggi facciamo tutti i giorni?
Sono certo che McLuhan sarebbe stato un entusiasta della
esperienza-touch dei nostri apparati elettronici, che non
un semplice toccare, come qualcuno pu credere, ma mette
in gioco la nostra sensibilit verso il mondo adiacente al
nostro corpo, come sosteneva J. J. Gibson, pittore diventato
studioso della percezione, autore del prezioso Un approccio
alla percezione visiva (il Mulino).
In questi giorni alla Tate Modern si aperta una mostra di
uno dei maestri della pittura contemporanea, David Hock-
ney. Questo artista ha iniziato a un certo punto a dipingere
usando un tablet elettronico utilizzando non pi il pennello,
bens il dito indice, cos da rivelare anche praticamente cosa
significa toccare una superficie sensibile che risponde imme-
diatamente. La sua azione tattile aptica, perch mette in
gioco quei due aspetti sensoriali che sono la percezione
tattile e la propriocezione, il tocco e la posizione del dito e
della mano rispetto alloggetto. Tutti i media sono metafo-
re attive in quanto hanno il potere di tradurre lesperienza in
forme nuove, scrive sempre in Understanding media
McLuhan. Questo il punto: cosa significa tradurre lespe-
rienza in forme nuove? Nel suo recente Superfici (Johan &
Levi Editore) Giuliana Bruno sottolinea come il senso aptico
metta in comunicazione con le pieghe stesse dellesperienza,
dal momento che questo senso profondamente radicato
nellattivit mentale, e permette nel contempo ai nostri cor-
pi di percepire il movimento nello spazio.
***
Per spiegare cosa ci accade con il tatto, basta pensare a qual-
cosa che facciamo gi, quando andiamo al cinema. Cinema,
scrive Bruno, viene dal termine antico greco kinema, che si-
gnifica sia moto che emozione. Lemozione nel contempora-
neo un mezzo di comunicazione e rivela il processo del dive-
nire che materialmente mediato del movimento. Il cinema
si muove e ci muove; meglio: ci com-muove, interagendo con
gli altri spazi, incorporandoli e provocando reazioni intime. I
nostri supporti elettronici, che muoviamo e con cui interagia-
mo grazie al tocco, sono la medesima cosa. Viviamo in un
regno della virtualit materiale, non in assenza di corpi, ma
proprio in relazione con i corpi, grazie a quel tatto detto ap-
tico. Vedrete che prima o poi anche i nostri dizionari inclu-
deranno il termine, e lo spiegheranno nelle loro pagine. Q
LEspresso 2 aprile 2017 73
Culture Cinema

Spot e serial televisivi. Fantascienza e

commedie. Da Gomorra alla Ferrante
la citt tutta un set. Destinato a
rilanciare la sua immagine nel mondo
di Emanuele Coen
Vieni a vivere a Napoli. A sinistra: I bastardi di Pizzofalcone
Culture Cinema

E sterno giorno. Nello slargo con lo-

belisco di San Gennaro le note di Tu vuo fa lamericano
si confondono con il trambusto del mercato e le voci di
decine di fan adolescenti in attesa di Emilia Clarke, at-
trice britannica del film Il trono di spade e ora prota-
gonista del nuovo spot di un profumo di Dolce&Gabbana.
A dieci anni dalle riprese del suo Go-
morra, Matteo Garrone si muove con la
camera a mano tra le comparse in costu-
me, sul blindatissimo set in piazza cardi-
nale Sisto Riario Sforza. Nel frattempo, tra
i casermoni scrostati di Scampia, nella
stessa mattina piena di sole Francesca
Comencini gira un episodio della terza
stagione della serie tv ispirata al bestseller
di Roberto Saviano. E nella storica rocca-
forte del clan dei Casalesi un altro regista,
Bruno Oliviero, impegnato nel lungo-
metraggio Nato a Casal di Principe,
tratto dallomonimo libro (Minimum Fax)
di Amedeo Letizia e Paola Zanuttini. La
storia di Paolo Letizia, fratello di Amedeo,
rapito nel 1989 in circostanze misteriose
e mai tornato a casa.
Ogni giorno Napoli un set a cielo
aperto tra uno spot e una serie televisiva,
un documentario e una commedia, un
film dautore e una grande produzione
internazionale. In principio fu Un posto
al sole, la pi longeva soap opera italiana,
quasi cinquemila puntate in oltre ventan-
ni, poi la serie televisiva Gomorra ha
preso il sopravvento. Le riprese della terza
stagione termineranno a giugno (in onda
su Sky Atlantic in autunno), coinvolgendo
100 attori e 160 location in tutta la Cam-
pania. Da qualche tempo per latmosfera
cambiata e i ciak si moltiplicano nei
quattro angoli della citt, ribaltando lim-
magine senza scampo di una terra soffo-
cata dalla camorra. E cos Joaquin Phoenix
ha prestato il volto a Ges per il kolossal
Mary Magdalene, girato nel colonnato
di piazza del Plebiscito trasformato nel
tempio di Gerusalemme; Rupert Everett,
in veste di attore e regista, si innamorato
di Napoli, dove ha realizzato The happy
prince, film dedicato alla vita di Oscar
Wilde con cast internazionale (Colin Fir-
th, Emily Watson). E ora in preparazione
la serie tratta dal bestseller mondiale di
Elena Ferrante, Lamica geniale con la luogo unico al mondo. Cominciamo
regia di Saverio Costanzo, prodotta da
Fandango e Wildside con partner stranie-
ri e Rai Fiction. La scrittrice dallidentit
misteriosa contribuir alla sceneggiatura,
mentre le riprese inizieranno a fine estate,
nei luoghi pi significativi della saga: dal
Rione Luzzatti, periferia est, alla chiesa
della Sacra Famiglia.
Una, cento, mille Napoli. Quella bor-
ghese dei conflitti familiari nel nuovo film
di Gianni Amelio, La tenerezza (al cine-
ma dal 24 aprile) con Elio Germano, Gio-
vanna Mezzogiorno e Micaela Ramazzot-
ti; quella intrigante di Napoli velata di
Ferzan Ozpetek (primi ciak da maggio),
che dal 23 aprile curer la regia de La
Traviata di Giuseppe Verdi al teatro San
Carlo. Attraversa la citt londa nuova del
cinema partenopeo, e svela al pubbli-
co zone meno conosciute che diven-
Nella serie tv I bastardi di
Pizzofalcone un vicecommissario
vicino alla pensione, Giorgio Pisanelli,
ossessionato da una serie di morti
classificate come suicidi che non
lo convincono. Nel film Gomorra di
Matteo Garrone veste i panni dimessi
di don Ciro, pavido contabile stipendiato
dai clan di camorra, che porta la
mesata alle famiglie con un affiliato
in carcere, mentre in Vieni a vivere
a Napoli, pellicola a episodi appena
uscita (registi Edoardo De Angelis,
Guido Lombardi e Francesco Prisco)
sul tema dellintegrazione multietnica,
interpreta Nino, portiere fannullone
di uno stabile dove arriva il piccolo
Chang, bimbo cinese di cui dovr
prendersi cura.
I mille volti di Gianfelice Imparato,
attore di cinema e teatro sulla scena
da quarantanni, sono i mille volti di
Napoli, la sua citt. E raccontano gli
umori, le passioni, le sfumature di un
col dire che ho avuto uninfanzia
difficile, esordisce scherzando lattore.
Che succede a Napoli? Come spiega
questo fermento che genera film, opere
teatrali, serie tv?
Colgo anchio questo fenomeno, che
per tipico della storia napoletana.
Nei momenti di crisi questa citt
riesce sempre a trovare lenergia
per risollevarsi, ma dietro langolo
c un pericolo concreto: che Napoli
diventi autoreferenziale.
Labbiamo gi visto con la musica:
in pochi decenni, da capitale mondiale
della musica diventata la patria dei
cantanti neomelodici: un mondo piccolo,
fatto di quattro accordi e cd autoprodotti
senza il bollino Siae. Adesso accade nel
teatro: compagnie che sulla falsariga di
Eduardo Scarpetta e Antonio Petito

76 2 aprile 2017 LEspresso


Per dobbiamo
puntare al mondo
colloquio con Gianfelice Imparato di Emanuele Coen
fanno spettacoli dialettali triti e ritriti.
E restano impigliati in questa terra.
Spero davvero che non succeda lo stesso
nel cinema, anche se si affacciano
segnali inquietanti.
Quali?
Piccoli film, commediole senza respiro
prodotte e consumate a Napoli.
Il comico scalcinato da cabaret che dice:
Quasi quasi faccio nu film, cavalleggeri, e sbagliavamo. Se il film
approfittando del fermento del cinema
partenopeo.
Eppure la rinascita di un certo cinema
Foto: pagine 76 - 77 A. Camerlingo, pagine 78 - 79 A. Camerlingo, Tania - A3
di qualit risale a quasi dieci anni fa con
un grande film: Gomorra di Matteo
Garrone, ispirato allomonimo romanzo
di Roberto Saviano.
Un grande film e un grande regista che si
sono concentrati su un aspetto di Napoli,
negativo certo, ma assolutamente
universale. E lo hanno portato
allattenzione mondiale. Il punto proprio
questo: o riusciamo a fare prodotti in grado
di portare la citt agli occhi del mondo,
oppure questa proliferazione lascer
il tempo che trova.
Dal best seller di Saviano nata
anche la serie tv Gomorra,
mega produzione esportata in tutto
il pianeta. Le piace?
Purtroppo anche la serie tv Gomorra
rischia di diventare autoreferenziale. Non
dico che larte debba avere una funzione
pedagogica, per lamor di Dio, ma qui non
si offre alternativa. Da ragazzi potevamo
tifare per gli indiani o per il settimo
cavalleggeri. Tifavamo per il settimo
di Garrone e Saviano aveva un forte valore
di denuncia, nella serie si tifa per un clan
o per laltro. Rischia di trasformarsi
nellepica della camorra.
Nel frattempo si fa strada un modo nuovo
di raccontare Napoli e si afferma una
nuova generazione di autori che lavorano
insieme con spirito di collaborazione.
Lultima volta che a Napoli ha funzionato
lo spirito di collaborazione stato nel
settembre del 1943 con le Quattro
giornate, da allora segni tangibili non ne ho
pi visti. Detto questo, ci sono film deliziosi
a cui sono molto affezionato, di cui sono
stato protagonista. Mi viene in mente
anzitutto Into paradiso diretto da
Paola Randi, girato in un quartiere in cui
vive una grande comunit srilankese,
Gianfelice Imparato. A sinistra: I peggiori
il Cavone, che mostra un aspetto
nobilissimo di Napoli: la capacit di
integrazione e accoglienza. C poi
Nottetempo di Francesco Prisco,
un road movie un po noir girato da Napoli
a Bolzano. E poi Vieni a vivere a Napoli,
sempre sullintegrazione, e altri titoli.
Lei ha conosciuto la stagione del grande
teatro: nel 1980 lincontro con Eduardo
De Filippo, che la dirige in tre allestimenti
al fianco del figlio Luca. Poi tanti lavori a
Firenze sotto la direzione di Carlo Cecchi.
In seguito ha lavorato nel cinema con
Scola, Monicelli, Sorrentino. Esistono
oggi le condizioni per una stagione
artistica napoletana duratura?
Le premesse ci sono, occorre per che
i produttori siano pi attenti. Come gi
successo tante volte, hanno il vizio di
aspettare il fenomeno e poi lanciarsi sugli
epigoni, che inevitabilmente sono sempre
pi scadenti. A Napoli i talenti esistono,
ma non vengono sostenuti in maniera
adeguata. Sono tanti i film di qualit usciti
negli ultimi anni che avrebbero meritato
una distribuzione pi efficace.
In queste settimane lei in tourne come
protagonista della celebre commedia
Non ti pago di Eduardo De Filippo, con
la regia del figlio Luca. Qual il valore
attuale del loro insegnamento?
La dedizione e il rigore, che Luca aveva
ben appreso dal padre e trasmetteva agli
altri. Ho cominciato con loro nel 1980,
mentre si chiudeva la compagnia di
Eduardo e si formava la prima compagnia
di Luca. Le lezioni di teatro di Eduardo
erano sintetiche e pragmatiche, ma
nascondevano un mondo di sapienza:
era in grado di trasmettere il senso della
semplicit di questo mestiere e diceva
le stesse cose che ho ritrovato nelle lezioni
in Carlo Cecchi. Perch il teatro uguale
a qualunque latitudine, i segreti sono
pochi e sempre quelli. Q
LEspresso 2 aprile 2017 77
Culture Cinema
Il turismo scopre il centro direzionale di
Kenzo Tange, le stazioni darte, il porto
tano mete turistiche: i grattacieli del
Centro direzionale orientale disegna-
to dallarchitetto giapponese Kenzo Tan-
ge (nel film opera prima I peggiori di
Vincenzo Alfieri, con lo stesso Alfieri e
Lino Guanciale, nelle sale dal 18 maggio)
e laeroporto di Capodichino, le stazioni
dellarte della metropolitana e il porto, il
cimitero inglese e lOspedale degli Incu-
rabili. Ma anche il Vomero e Posillipo.
Perch Los Angeles sar pure Los Angeles
ma anche Napollywood ha le sue colline.
Sulla sommit di quella di Pizzofalcone si
trova il commissariato della serie tratta dai
best seller di Maurizio de Giovanni, un
successo su Rai1: I bastardi di Pizzofal-
cone, regia di Carlo Carlei, protagonisti
Alessandro Gassmann e Carolina Cre-
scentini. La fiction anti-gomorra, cos
come lhanno ribattezzata - non necessa-
riamente un complimento - si trova agli
antipodi della serie tv ispirata al romanzo
di Saviano: raffinati edifici ottocenteschi,
panorami sul Golfo, delitti ordinari e,
soprattutto, niente criminalit organizza-
ta. Per le riprese abbiamo scelto zone e
quartieri di straordinaria bellezza, poco
rappresentati: Chiaia, Posillipo, Sanit.
Abbiamo bussato ai portoni e ci hanno
aperto con grande disponibilit, dice
Massimo Martino, uno dei produttori,
che aggiunge: La vera novit riguarda le
maestranze. Oggi a Napoli lavorano pro-
fessionisti di alto livello: direttori della
fotografia, scenografi, costumisti. La citt
autosufficiente al 70-80 per cento, 10
anni fa sarebbe stato impensabile.
Eppure il cinema a Napoli c sempre
stato - basti pensare a Tot, che nei pros-
simi mesi verr celebrato a 50 anni dalla
scomparsa (vedi box) - anche se lattuale
scena partenopea resta molto distante da
quella, ad esempio, degli anni Novanta.
Erano i tempi di Martone, Capuano,
Incerti, De Lillo. Autori con un immagi-
nario personalissimo, nei film racconta-
vano il loro mondo e i loro sogni, dice a
cena in un ristorante sul lungomare Cri-
stina Donadio, la spietata boss Scianl
nella serie Gomorra, attrice diretta spes-
so da Pappi Corsicato. Oggi diverso:
Napoli diventa protagonista, ognuno
vuole narrarla a modo suo: c la Napoli di
Castel Volturno, quella di Gomorra e
quella di Made in Sud, quella delle peri-
ferie e quella del Vomero. I registi hanno
voglia di raccontare questa contradditto-
ria, meravigliosa, insopportabile citt,
prosegue lattrice, tra i protagonisti insie-
me a Pina Turco e Massimiliano Gallo de
La parrucchiera, deliziosa commedia tra
Bollywood e Pedro Almodvar, canzoni
di Tony Tammaro, Foja ed Emiliana Can-
tone, diretta da Stefano Incerti (al cinema
dal 6 aprile). Nel film Donadio indossa i
panni e i capelli rosso fuoco di Patrizia,
parrucchiera titolare insieme al marito
Lello del negozio in cui lavora anche Rosa
(Pina Turco), bellissima ragazza dei quar-
tieri spagnoli. Per promuovere il film, la
produzione ha affittato un camper che
fino al 9 aprile sar on the road: a bordo
attrici, attori e parrucchieri faranno a chi
ne avr voglia un taglio contro la crisi .
Tra il mare e il Vesuvio si respira unaria
nuova, circolano storie originali raccon-
tate con maestria. il caso di Indivisibili
di Edoardo De Angelis, 38enne regista
napoletano tra i pi brillanti della sua
generazione (Mozzarella Stories, Vieni
a vivere a Napoli): protagoniste Dasy e
Viola, gemelle siamesi diciottenni, can-
tanti neomelodiche nella Castel Vol-
turno di oggi, tra amore e sfruttamen-

Inquietante Tot
di Emiliano Morreale
Tot fa ormai parte dellarredamento domestico degli italiani:
le sue foto nei ristoranti del centro Sud, la sua immagine nei
canali televisivi a riempire le fasce orarie pi bisognose. Eppure
a rivedere e ristudiare i suoi film possono arrivare sorprese:
basti pensare ai volumi che gli ha dedicato, alcuni anni fa,
Alberto Anile, ritrovando un Tot inedito, alle prese con la cultura
del suo tempo, con la politica, con la censura.
I critici, si detto, allepoca non amavano i suoi film. Che erano
spesso modesti, ma non sempre: non solo quelli di Steno e
Monicelli, che lo declinavano in versione pi neorealista
(Guardie e ladri, Tot cerca casa), ma anche certi che pi di Goffredo Fofi. Ma alla fine della carriera cera stato, come
direttamente assecondavano il suo genuino versante farsesco:
Mattoli, Corbucci, Mastrocinque. In compenso, Tot era amato
da certi scrittori: quelli di derivazione futurista o surreale, che
in lui vedevano la marionetta umana (il giovane Zavattini,
Campanile, Palazzeschi), ma anche acuti osservatori come
Soldati o Flaiano. I fortunati, allepoca, dicevano che il vero Tot
era quello teatrale, che dal vivo potevano apprezzarsi al meglio
le sue qualit. Probabilmente vero; forse per questo uno dei
suoi film pi memorabili Tot a colori (1952), centone di
suoi numeri di variet, lievitati e portati a perfezione da anni di
improvvisazioni. E non a caso hanno avuto fortuna negli anni
varie antologie dei numeri pi famosi, che sono in fondo una
forma legittima di mostrare i suoi film.
La sua rivalutazione ripart in pieno post-68, con un volume
noto, lincontro con Pasolini. Il quale, forse pi ancora che
in Uccellacci e uccellini, fece risplendere il suo genio negli
episodi a colori, La terra vista dalla luna e Che cosa sono le
nuvole (in cui, Iago tinto di verde, recita una delle morti pi

78 2 aprile 2017 LEspresso

 Tot con Sophia Loren in Miseria e nobilt. Sopra: La
parrucchiera. In alto, da sinistra: Indivisibili; Gomorra 3

strazianti viste al cinema, depositato in una discarica da

Domenico Modugno). Rimane infine il rimpianto di non averlo
potuto vedere nei panni di San Giuseppe da Copertino, il santo
Tre mesi in festa
cretino che volava, in Cera una volta di Francesco Rosi (il Tre mesi di concerti, spettaco- ce, il riallestimento di set cine-
produttore Ponti bocci lidea). li, installazioni, ricostruzioni matografici di alcune scene di
Ognuno, ovviamente, ha il suo Tot preferito. Personalmente, mi dei set dei film, convegni, per- Loro di Napoli (1954, Vitto-
piace ricordare il versante nero, gotico, di Tot Diabolicus o Che fino un concorso per le scuole. rio De Sica), Tottruffa 62
fine ha fatto Tot Baby?. Del resto, Mario Monicelli sosteneva che Per rendere omaggio a Tot, (1961, Camillo Mastrocinque)
Tot gli faceva un po paura: la sua faccia era un teschio, come la nome darte di Antonio de e Tot, Peppino e la...mala-
maschera di Pulcinella; anche la critica americana Pauline Kael Curtis, a mezzo secolo dalla femmina (1956, Camillo Ma-
scriveva dei suoi occhi stanchi, che hanno visto tutto. Un aspetto morte, il 15 aprile 1967. Un strocinque), mentre il 7 mag-
colto magnificamente da Alberto Lattuada, che nella Mandragola calendario ricco di iniziative gio al Teatro Trianon andr in
(1965) lo fa monologare nelle catacombe. con baricentro il rione Sanit, scena La sinfonia di Tot, di
Qualunquista e anarcoide, aristocratico e plebeo distruttore delle dove nacque Tot, organizzato Federico Odling dalle colonne
convenzioni, Tot senza dubbio il pi grande comico italiano di cui da Regione Campania e Fon- sonore dei film. Sar presen-
il cinema abbia lasciato testimonianza, ed lultimo comico dazione Campania dei Festi- tato infine il restauro di Mise-
Foto: G. Fiorito, Webphoto

primario di unItalia povera, mosso dal bisogno di cibo e di sesso. val. Si comincia con la serata ria e nobilt, di Mario Mattoli
forse difficile, per chi nato dopo la sua morte, cinquantanni fa, donore, il 15 aprile, firmata del 1954, realizzato dalla Fon-
inserirlo nel mondo da cui proveniva, forse perfino capirlo. Mi viene da Renzo Arbore, in diretta su dazione Film Commission in-
quasi il timore, per un attimo, che un giovane oggi possa Rai2. Tra gli eventi in collabo- sieme al Centro sperimentale
apprezzare Tot, ma non ridere davvero con lui. Q razione con Teatri Uniti, inve- di cinematografia. E.C.

LEspresso 2 aprile 2017 79

Culture Cinema
to.A Napoli tutto assume un signifi-
cato simbolico: la dimensione conflit-
tuale, lintegrazione e disintegrazione
delle etnie. E in un chilometro quadrato
ritrovi il mondo intero, dice il regista del
film, sei statuette ai David di Donatello
2017: il frutto delle innumerevoli do-
minazioni che questa citt ha conosciuto.
Nasce da qui lidiosincrasia nei confronti
del potere, che si manifesta sotto forma di
anarchia sociale e culturale.
Su un punto concordano registi, attori,
sceneggiatori e produttori: negli ultimi
anni nel capoluogo campano stato fatto
molto, ma adesso bisogna dare continuit,
formare le maestranze, lasciar sedimen-
tare il fermento. Dopo sette anni di black
out, la Regione Campania ha destinato un
fondo di 4 milioni di euro al sostegno di
progetti cinematografici, televisivi e web.
Una boccata dossigeno, dopo lapprova-
zione della legge Cinema Campania da
parte del Consiglio regionale, lo scorso
ottobre, che finalmente riconosce la fun-
zione e i compiti della Film Commission
Regione Campania. A partire dal 2005 la
Fcrc ha aiutato pi di 600 troupe italiane
e internazionali, tra film, fiction, docu-
mentari, programmi tv: da Benvenuti al
Suddiretto da Luca Miniero a Il divo di
Paolo Sorrentino e ora Falchi di Toni
DAngelo, con Fortunato Cerlino e Miche-
le Riondino nel ruolo di due poliziotti
della sezione speciale della squadra mobi-
Michele Riondino in Falchi
Per teatro, film e musica c un pubblico
locale attento e selettivo, allena i talenti
80 2 aprile 2017 LEspresso
le di Napoli. Finalmente possiamo pro-
grammare la nostra attivit, che non mai
venuta meno perfino quando non aveva-
mo un soldo, riflette Valerio Caprara,
storico e critico cinematografico, presi-
dente della fondazione Film Commission.
Il brand Napoli sulla cresta dellonda, di videomaker The Jackal ha realizzato il
anche per le polemiche sullimmagine
della citt, aggiunge Caprara alludendo
alla querelle infinita tra Gomorra e an-
ti-Gomorra che conquista le prime pagi-
ne. una polemica sterile e provinciale.
Napoli una citt stracolma di contraddi-
zioni, dove generosit e allegria convivo-
no con la criminalit: la fiction obbliga-
ta a riappropriarsi di tutti i lati di questo
prisma. vergognoso prendersela con
Gomorra perch danneggerebbe lim- gli studi di Mad Entertainment, factory di
magine della citt, ma ridicolo attaccare
I bastardi di Pizzofalcone perch sciori-
na stupende case o dipinge i napoletani
con uno sguardo affabile.
Di questa realt complessa Maurizio
Braucci ha scelto di raccontare il lato
oscuro. Scrittore, co-sceneggiatore di
Gomorra di Garrone e di Nato a Casal
di Principe di Oliviero, in lavorazione in
queste settimane, Braucci anche diret-
tore artistico di Arrevuoto, progetto di
teatro e pedagogia attivo tra le periferie e
il centro, che porta in scena tanti ragazzi
di rioni difficili come Montesanto, dove
Braucci cresciuto e continua ad abitare.
Voglio restare qui per dare una mano.
Napoli madre di
mille storie, luogo
di contraddizioni
e di vita, giovinez-
za e disoccupazio-
ne, povert ed
esclusione, dice
Braucci, che chia-
ma in causa il ruo-
lo pedagogico del-
la tv. Non ce lho
con le serie Go-
morra e I bastar-
di di Pizzofalcone,
ben vengano se
portano lavoro.
Certo, la televisio-
ne potrebbe fare di
pi: Vittorio De Seta diceva che un
mezzo straordinariamente educativo di-
ventato diseducativo.
In questa nouvelle vague napoletana,
infine, non manca neppure la fantascien-
za, anche se in chiave comica. Il gruppo
film Addio fottuti musi verdi diretto da
Francesco Ebbasta, che uscir in autunno:
protagonista Ciro, grafico pubblicitario
in cerca di lavoro che dopo averle provate
tutte decide di mandare il suo curriculum
agli alieni. Ciak sul Lungomare, Santa
Lucia e sopra i tetti, come naturale con-
siderato il soggetto. In piazza del Ges
Nuovo, invece, nel palazzo settecentesco
dove fu girato Loro di Napoli, si trovano
documentari, musica e cinema di anima-
zione che sforna titoli di qualit come il
pluripremiato Larte della felicit diret-
to da Alessandro Rak, adesso al lavoro
(con Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e
Dario Sansone) su un nuovo ambizioso
progetto: Gatta Cenerentola, dalla favo-
la che ha ispirato lopera di Roberto De
Simone, nelle sale dopo lestate. Per tea-
tro, cinema e musica la Campania un
mercato a s, fa grandi numeri con storie
e beniamini di questa terra, riflette Lu-
ciano Stella, produttore di Mad insieme a
Maria Carolina Terzi: Qui c un pubbli-
co molto attento e selettivo, che allena i
talenti. Non a caso a Napoli nascono Pino
Daniele, Alessandro Siani, Massimo Troi-
si, Mario Martone,Tot. Agli studi Mad
il produttore Rosario Rinaldo ha commis-
sionato un breve inserto di animazione
per Sirene - Una storia damore con le
pinne, la prima serie tv romantic-fan-
tasy, per usare il neologismo coniato
dallo scrittore che lha creata, Ivan Cotro-
neo, napoletano come il produttore e
come il regista, Davide Marengo. Una
commedia sentimentale con sirene e tri-
toni protagonisti, ambientata nella citt
partenopea, in onda in autunno su Rai1.
Non c nostalgia in Sirene, ma uno
sguardo rivolto al futuro, anche dal punto
Foto: G. Fiorito
di vista produttivo. Napoli si presta: la
citt pi avanzata del mondo perch la pi
vicina allapocalisse. Q
Culture Riscoperte
Impressionista
di campagna
Una mostra rilancia Pissarro e le opere dipinte
nella sua villa di ragny. Tra puntinismo e anarchia
di Cesare de Seta
I
L PALAIS DU LUXEMBOURG fu
costruito da Maria dei Medici
dal 1615 al 30 e destinato a mu-
seo nel 1750. Fastosa residenza
con le tele di Rubens che illu-
strano la Gloria della regina.
Solo nel 1818 fu destinato a mu-
seo degli artisti viventi. Di certo Ca-
mille Pissarro (1830-1903) si troverebbe
spaesato nel vedere le tele che dipinse
negli ultimi venti anni della sua vita
nella residenza di campagna di ragny:
laveva acquistata nel 1884 grazie a un
prestito di Claude Monet, la cui villa con
il giardino lussureggiante di Giverny
poco distante.
Pissarro era nato in unisola delle
Antille, da padre di origini ebree-porto-
ghesi e da una madre creola: era un
giovane irrequieto e vagabondo con la
passione per disegnare e dipingere.
Giunse in Francia adolescente per fre-
quentare il collegio ma rientr a
Saint-Thomas, poi di nuovo a Parigi per
lEsposizione universale del 1855, dove
frequenta svogliatamente lAccademia
di Belle Arti e lAcadmie Suisse. Ben
altro effetto ebbe lincontro con gli im-
pressionisti: partecip a tutte le otto
esposizioni del gruppo dal 1874 al 1886.
Grazie a Guillaumin, Mary Cassat e il
mercante Durand-Ruel entr cos nel
giro dellavanguardia artistica.
Della sua carriera si conosce tanto,
grazie alle esposizioni a lui dedicate: a
partire da quella spettacolosa del 1980
al Grand Palais a cui sono seguite altre
82 2 aprile 2017 LEspresso
tematiche in giro per il mondo. Ma la
sua ultima stagione era rimasta sempre
in ombra: con Pissarro a ragny. La
natura ritrovata (Parigi, Muse du Lu-
xembourg, fino al 9 luglio), Richard
Brettell e Joachim Pissarro, navigati
specialisti, mettono in mostra un centi-
naio di opere tra dipinti, incisioni, ac-
querelli, ritratti e ottanta foto. Il pittore
amava il lavoro collettivo e cre con i
figli una piccola casa editrice i cui libri-
cini esport a Londra fondando la rag-
ny Press. Ad essa dedicata una sezione
della mostra.
Pissarro fu un fervente anarchico se-
condo la linea di Kropotkin e soprattut-
to di Pierre-Joseph Proudhon: al pari di
Gustave Courbet anarchico come lui.
Pissarro disegna quelli che lottano per
lesistenza - Les Turpitudes sociales
sono intrise di sarcasmo - e collabora
attivamente alle gazzette anarchiche: in
questo, sodale erede dellimpegno di
Honor Daumier. Non conviene tutta-
via confondere o sovrapporre luomo
engag con il pittore, in una temperie
culturale e politica che sincrocia con la
Comdie Humaine di Balzac e le pagi-
ne dei Rougon-Macquart di Zola.
La casa a ragny-sur-Ept certamente
cambi la sua vita. La dipinse in molte
tele in cui riconosciamo la rilevanza
della svolta cromatica e formale che lui
attinse soprattutto da Seurat e Signac,
che avevano eliminato la larga pennel-
lata degli impressionisti e introdotto -
sulla scia delle pi avanzate ricerche
ottiche limmagine per punti. Si passa
cos al post-impressionismo o divisioni-
smo. La raccolta delle mele (1887-88)
ha una ricchezza cromatica che sesalta
nella distesa solare dei campi di grano:
sotto gli alberi uomini e donne li scuo-
tono, altri raccolgono a terra sotto lom-
bra verde dei rami. Nella Raccolta del
fieno (1893) i rapporti cromatici sono
del tutto mutati o meglio invertiti: due
grandi alberi con una ampia chioma a
ombrello sono di un verde squillante e
sul fondo la distesa dei campi dorati. Nel
1891 Pissarro va a Parigi a curarsi gli
occhi e incontra il suo mercante, Du-
rand-Ruel, che mai fu molto generoso
col pittore. Dopo la prima retrospettiva
dellanno successivo, per, il pittore gli
vende una splendida veduta in cui i toni
chiari e il cielo solcato da lievi nuvole
sono controcanto al fondo verde di un
bosco. Sono i dintorni di ragny visti
dalla sua casa.
La mostra scandita in nove sezioni
e ciascuna ha un andamento cronologi-
co: si va da vedute di ragny-sur-Ept ai
paesaggi dei dintorni. Una sezione
dedicata a disegni, incisioni e litografie
di radice anarchica, unaltra a luomo e
la natura, fino alle tre pi vaste sale de-
dicate ai paesaggi, ai lavori nei campi:
qui sintende chiaramente il ruolo che
ebbe questa residenza nella vita di Pis-
sarro e sulla sua tavolozza. Anche per il
pubblico francese la mostra presenta
tele e disegni che non si sono mai visti
neanche nelle grandi retrospettive per-
ch molte opere provengono da raccol-
te private o da piccoli musei sparsi per
il mondo. Troviamo non solo il lavoro
dei campi quando le messi sono gravide
di grano, o quando due ragazze accen-
dono sterpaglie (1888) facendo divam-
pare il fuoco, ma anche paesaggi din-
verno con la Veduta di Bazincourt
(1894). In una lettera dello stesso anno
Pissarro esprime il suo entusiasmo nel
dipingere questa stagione: il piccolo
paese lo si scorge sul fondo con i suoi
toni bluastri mentre il primo piano una
distesa bianca di neve. evidente che il
pittore punta tutto sulleffetto cromati-
co ottenuto con la scansione dei pig-
menti cromatici e il punto di vista una
finestra della sua casa. Dello stesso anno
Neve, sole al tramonto: gli alberi sono
stecchi spogli e sul fondo si scorge una
collina verdeggiante. Non sono fre-
quenti quelli che possiamo dire i paesag-
gi urbani di ragny: ma si distingue il
Campanile del paese dalla punta aguz-
za circondata dalle case con i tetti dalle
tegole rosse, ambiente ripreso dal suo
atelier contiguo alla casa.
Da quanto fin qui detto evidente
che Pissarro fu un uomo incline al pa-
esaggio agreste, al lavoro nei campi, al
mutare delle stagioni dallestate allin-
verno, ma in effetti non c tema che
non abbia affrontato anche negli ultimi
anni della vita. Nei suoi autoritratti o
fotografie lo conosciamo con la lunga
barba e un cappello a larghe falde su un
volto sottile e elegante. Tra i ritratti
spicca la Donna con il foulard verde
(1893) dove la pittura a puntini ha or-
mai conquistato la superficie della tela:
la fanciulla col viso appena rivolto ver-
so losservatore non lo guarda, volge lo
sguardo mesto in un indistinto fondo.
Assai pi ricco per lintensit dei colo-
ri il Bagno ai piedi dello stesso anno,
dove una ragazza seduta sulla sponda
marrone di un ruscello: tutto verde, a
meno della veste, i capelli e le gambe La mostra Pissarro a ragny. In alto: Faneuses, le soir, Eragny di Pissarro
scoperte. parte di una serie di Ba-
gneuses, e Pissarro attinge al modello
dellamico Czanne. Cos come fu un della campagna di ragny e dei suoi guerra franco-prussiana. Pissarro rima-
suo interlocutore a Parigi Theo Van dintorni con una coerenza formale che se fedele ai suoi compagni ma come
Gogh che gli fece da mercante in talune non sfiora gli apici di Gauguin o Van pittore sembra allontanarsene mano a
occasioni e gli mostr le prove rivolu- Gogh, ma resta come distante da un mano che scorre il tempo fino alla pace
zionarie del fratello Vincent. mondo che era stato scosso da eventi trovata a ragny. Dal 1901 ritorna a
Pissarro non oltrepass mai la poetica drammatici e dalle sanguinose repres- Parigi: per vendere le sue tele ma anche
che lo pervade ed essa rimane quella sioni che seguirono, fino alla tragica perch la salute ormai malferma. Q

LEspresso 2 aprile 2017 83

Culture Classica
L
A POLONAISE-fanta-
sie opera 61 di Chopin
si apre quasi come
unimprovvisazione al
pianoforte: lentamen-
te, il ritmo di polacca in
tre quarti prende for-
ma, percorso da melodie appena accen-
nate, irresistibilmente attratte da quello
che sar il tema principale. Loriginalit
di questopera poteva suscitare lim-
pressione di una rapsodica disgregazio-
ne, tanto da lasciar perplesso perfino un
grande musicista come Franz Liszt. Per
Maurizio Pollini, che a questo brano,
insieme ad altri riuniti nel cd Chopin.
Late works (Dgg) ha dedicato la sua
ultima registrazione in studio, Liszt
non comprese questo lavoro inizial-
mente, ma pi tardi cambi idea. Per-
ch lo stesso ungherese come composi-
tore, quando scrisse le sue ultime opere,
era un altro musicista rispetto a quello
della prima maturit. Ho sempre ama-
to molto le ultime opere di Chopin, ci
spiega Pollini. Le trovo meravigliose,
di una straordinaria profondit.
Ci riceve nella sua abitazione, al pri-
mo piano di un austero palazzo nel
centro di Milano. Con modi affabili e
gentili, la voce baritonale ammorbidita
nella conversazione si diffonde lenta-
mente nello studio, ponderando con
accuratezza le parole. Le ultime compo-
sizioni di Chopin risalgono quasi tutte
agli anni 1845-46: due capolavori di
ampia ideazione, la Barcarolle e la Polo-
84 2 aprile 2017 LEspresso
Maurizio Pollini racconta
allEspresso il suo ultimo cd
e il suo amore per il grande
compositore polacco. E quali
musicisti lo hanno influenzato
colloquio con Maurizio Pollini di Riccardo Lenzi
Concerto di Maurizio Pollini alla Royal
Festival Hall di Londra nel marzo 2016
naise Fantaisie, e poi delle piccole gem-
me: due notturni, tre valzer e sei mazur-
ke. Opere complesse, per molti versi
profetiche rispetto ai futuri sviluppi
della storia della musica. Anche se
pare sia accaduta una cosa sorprenden-
te, ci racconta il settantacinquenne
pianista, cio che Chopin stesso non
ne fosse contento, pensasse che la sua
ispirazione fosse venuta meno nellulti-
mo periodo della sua vita, almeno cos
testimonia George Sand. incredibile.
Forse questa opinione era frutto di una
fase di depressione. Comunque questo-
pera per me resta straordinaria e lidea
di registrarla in un cd viene da quella di
dedicare i miei dischi agli ultimi periodi
creativi dellautore. Con questa idea
prossimamente ne uscir un altro, con
le opere di Chopin immediatamente
precedenti a quelle contenute nel cd
Late works, fra cui la Sonata op.58.
In questa ultima interpretazione si
pu constatare come cambiato negli
anni il rapporto fra Pollini e Chopin.
Perch nella frequentazione, le opere di
ogni autore continuano a trasformarsi e
ad arricchirsi di visioni pi nitidamente
delineate. il bello del rapporto fra il
Foto: V. Shalin - Redferns / GettyImages
testo scritto e la sua realizzazione sono-
ra. Ma, come ben sanno i melomani che
hanno decretato il successo di questa
incisione che ha scalato la classifica
della hit parade, per Chopin c inter-
pretazione e interpretazione. A esem-
pio, in unintervista a LEspresso
Vladimir Ashkenazy sottoline che
La mia vita
con Chopin

LEspresso 2 aprile 2017 85

Culture Classica
non amava molto quelle di Vladimir
Horowitz: gli sembravano troppo
leziose rispetto a quelle di un Arthur
Rubinstein, queste ultime pi virili e
caratterizzate da un parco uso degli
abbellimenti.
Io ho sempre amato moltissimo Ru-
binstein, chiarisce subito Pollini. Ma
penso che un grande artista come Ho-
rowitz vada compreso per il suo stile e
per la sua forte personalit. Le dir che
ho avuto il piacere di andarlo a trovare
un paio di volte a New York. Mi parl
della musica di Muzio Clementi che lui
amava moltissimo e me ne improvvis
magnificamente una sonata. Questo
suo interesse si concretizz in seguito
in un disco molto bello. Insomma,
qualsiasi lettura di Horowitz va sempre
considerata come un valore in s, impa-
ragonabile con altre e comunque di
grande rilievo.
Fatto questo chiarimento, rimane
ben ferma la predilezione di Pollini per
lo Chopin di Rubinstein: Rubinstein
ha creato un cambiamento nellinter-
pretazione di Chopin ai suoi tempi. Lui
stesso diceva che la sua lettura di que-
sta musica era considerata troppo rigi-
da e allinizio ha dovuto lottare per
imporla. Questo discorso non vale
certo per Alfred Cortot, la cui inter-
pretazione pi libera, pi legata al filosofico.
romanticismo ottocentesco. Ma pure
straordinaria, per esempio, nella regi-
strazione dei preludi.
Rubinstein nel 1960 era presidente di
quella giuria che decret il successo di
Pollini nel Concorso Chopin di Varsa-
via. Un successo decisivo per la carrie-
ra del diciottenne musicista milanese.
Lo stesso Rubinstein che gli diede un
consiglio per suonare il pianoforte
giudicato in seguito fra i migliori rice-
vuti. Un insegnamento semplice e ra-
pido: gli mise il suo terzo dito della
mano destra sulla spalla dicendogli: Io
suono sempre con il peso, per cui non
mi stanco mai, facendogli con questo
sentire una forza assolutamente im-
pressionante, che Rubinstein riusciva a
trasmettere sul suo dito mediano dal
braccio e dal resto del corpo, quindi sul
corpo sul quale esercitava questa pres-
sione. Affermava essere questo il natu-
rale fondamento della sua tecnica, che
gli consentiva di avere in sala da con-
86 2 aprile 2017 LEspresso
certo la proverbiale resistenza a pro-
grammi di lunga durata. Ed evidente-
mente di ottenere il suono magnifico
che aveva, il meraviglioso canto delle
sue frasi, che lo fece soprannominare
dai critici musicali del suo tempo Il
Caruso del pianoforte.
Fra i grandi pianisti che Pollini ha
ammirato, c stato anche il cileno Clau-
dio Arrau, artista pi cerebrale. Ho
avuto occasione di ascoltarlo dal vivo in
un suo recital a New York con un pro-
gramma audace composto dalla Sonata
opera 109 di Beethoven, dalla Sonata di
Liszt e dalla Sonata opera 5 di Brahms.
Un progetto gigantesco, che dava uni-
dea della personalit di questo artista
che affrontava musiche molto diverse
sempre con grande profondit, ci rac-
conta Pollini. Arrau si poneva il proble-
ma del rapporto fra letteratura e musica.
Cosa pensa Pollini in proposito? Nel
caso del legame fra Beethoven e Shake-
speare fondamentale, evidente. Pare
che il compositore abbia detto, a propo-
sito della Sonata opera 31 numero 2 e
dellopera 57 Appassionata, di aver
pensato al testo de La tempesta. Forse
si riferiva al momento dellapertura del
dramma, cio alla tempesta, che ha un
fascino incredibile e pu farci riflettere
moltissimo anche da un punto di vista
pianisti del passato. Per quel che con-
Con un altro importante pianista,
Rudolf Serkin, ebbe anche un bel rap-
porto di amicizia. Un uomo di spirito
e di umorismo straordinari. Lo conobbi
e andai a trovarlo a Marlboro, dove
aveva fondato con Adolf Busch il celebre
festival nel Vermont: per decenni questa
manifestazione stata ed tuttora fra i
punti focali e di maggior interesse nella
vita culturale americana. Vi suonavano
tutti i pi importanti artisti e latmosfe-
ra di quel luogo era assai stimolante.
Serkin fu assai generoso con i giovani
colleghi e, non dimentichiamolo, fu
anche uno dei pi apprezzati interpreti
beethoveniani.
Pollini frequent pure i corsi aretini
di Arturo Benedetti Michelangeli. Qual
stata la sua influenza? Fu importante
per la soluzione di certi problemi tecni-
ci. Fu certamente una grande persona-
lit nella storia del pianismo. Ci sono
tante sue interpretazioni che restano
insuperabili, meravigliose: ricordo Ra-
vel, poi un magnifico Carnaval di
Schumann. Recentemente ho ascoltato
unesecuzione del Quinto concerto di
Beethoven con Sergiu Celibidache, cre-
do registrato a Parigi, molto diversa da
altre sue, particolarmente focosa. In
particolare, Benedetti Michelangeli fu
prodigo di consigli per la diteggiatura
nelleseguire certi trilli. E per raffinare
la tecnica del doppio scappamento,
necessaria per ottenere dei pianissi-
mo impalpabili, al limite delludibile, a
esempio nel Carnaval di Schumann o
nellintroduzione della Sonata Wald-
stein di Beethoven. Anche il suo Cho-
pin stato senzaltro un punto di riferi-
mento, precisa ancora Pollini. Ben
differente dal suo, osserviamo. Vede,
raccoglie, questi grandi pianisti hanno
fatto capire che questi autori meravi-
gliosi possono essere suonati ed esser
convincenti in modi diversi. Questo fa
parte della loro grandezza e di quella
della musica. Lei per ha sempre rite-
nuto un punto di orgoglio il rispetto
assoluto del testo. stata forse la lezio-
ne di Arturo Toscanini allinizio del
Novecento, che ha dato unidea di ci
che uninterpretazione moderna do-
vrebbe cercare di realizzare: cio la fe-
delt assoluta allautore.
Questo per quanto riguarda i grandi
cerne quelli di oggi, una volta LEspres-
so chiese al direttore dorchestra Riccar-
do Chailly cosa voleva dire accompa-
gnare Lang Lang o Pollini: Due mondi
assolutamente incomparabili, osser-
v. Chiediamo quindi a Pollini cosa
pensi del pianista cinese. Non ho mai
avuto la possibilit di sentirlo in concer-
to, dal vivo. Spero di poterlo ascoltare.
E degli ultimi importanti maestri della
scuola russa: Pletnev, Sokolov o Trifo-
nov? Mi interessano, ma li conosco
molto poco. Fra i pianisti delle ultime
generazioni lei ha per apprezzato Ev-
genij Kissin. Lho sentito a Parigi in un
concerto che mi ha molto impressiona-
to. Trovo che sia un artista con una
tecnica sbalorditiva e con una forte
personalit artistica.
Anche Kissin proviene dalla Russia.
A proposito: esistono ancora le scuole
pianistiche? Qualche critico, ma anche
lo stesso Lang Lang, sostiene che una
certa omologazione dettata da Internet
e YouTube abbia diminuito la loro in-
fluenza. Insomma, una scuola come
quella russa non esisterebbe pi, cos
come le altre. Certamente cambiato
il mondo. Posso solo dirle che se lei mi
parla di scuola russa io penso imme-
diatamente a Richter e a Gilels, piani-
sti con una precisa identit. Questa
omologazione delle scuole pianistiche
coinvolge anche il suono delle orche-
stre? In parte s. Per qualcosa rima-
ne sempre dellantica tradizione, al-
meno nelle migliori.
E per quanto riguarda la storia della
musica, si pu credere ancora nella linea
di sviluppo che va da Arnold
Schoenberg a Pierre Bou-
lez? Certamente, pur es- Stockhausen un genio.
sendo due compositori vis-
suti in periodi diversi. Quan-
do Igor Stravinskij, ormai
A un giovane pianista consiglierei
anziano, si accost alla mu-
sica di Anton Webern, cap
di studiare i suoi Klavierstcke,
che quello era il cammino
per il futuro, riconoscendo- opera fondamentale del 900
ne con grande onest intel-
lettuale limportanza e la modernit. Le
prime esperienze musicali, in seguito, di
Boulez e Stockhausen, come dei nostri
Berio e Nono, non hanno potuto che
proseguire questo filone, che in defini-
tiva conteneva pi possibilit per larte
a venire. Eppure la musica di Rachma-
ninov ancora molto in voga. Rachma-
ninov una cosa... Lavanguardia di cui
lei ha citato alcuni nomi unaltra. Ha
unimportanza straordinaria. E penso
che col tempo le opere di Schoenberg
avranno sempre maggiore diffusione:
per me stato il pi grande composi-
tore del Novecento. Fra quelli pi
recenti, c chi giudica Karlheinz
Stockhausen come una specie di paz-
zerellone... Stockhausen un genio.
Per questo a un giovane pianista con-
siglierei di studiare i suoi Klavier-
stcke, che sono unopera fondamen-
tale dello scorso secolo.
Nei suoi programmi Pollini ama uni-
re la musica moderna con i pezzi di re-
pertorio. Perch? Recentemente, a
Milano e a Londra, ho presentato opere
di Schoenberg assieme ad altre di Be-
ethoven. Mi sembra che sia un accosta-
mento interessante. C stata nel Nove-
cento unenorme evoluzione del lin-
guaggio musicale che ha creato una
certa frattura tra il grande pubblico e le
creazioni dei musicisti. fondamentale
che questo vuoto venga colmato. At-
tualmente, per mancanza di frequenta-
zione e di educazione, il pubblico non
riconosce come linguaggio ci che lo ,
anche se pi avanzato rispetto a quelli
tradizionali. Per questo sarebbe neces-
saria una regolarit nella presentazione
di queste opere.
Con il passare degli anni, ha modifi-
cato il suo modo di suonare? Credo
che oggi la mia interpretazione sia pi
libera nel ritmo e che ci siano maggiori
elementi di rubato, risponde. Ma io
rimango sempre contrario, in linea di
principio, a certe esagerazioni tardo
ottocentesche.
Nel 1981 al Festival Rossini di Pesaro
Pollini sal sul podio come direttore.
Pensa di farlo ancora? No, assoluta-
mente. stata unesperienza sui generis.
In quel momento mi interessava il mon-
do particolare di Rossini. E cosa pensa
dei pezzi pianistici che il Pesarese rac-
colse nei cosiddetti Pchs de vieilles-
se? Curiosi.
Un altro aspetto ha da sempre con-
traddistinto la figura di Pollini, specie
negli anni Settanta: limpegno civile.
Celebri sono rimaste le sue levate di
scudi contro i bombardamenti america-
ni in Vietnam o i concerti sotto i tendo-
ni, nelle fabbriche e nelle mense opera-
ie. Linteresse per questo aspetto della
vita civile fu probabilmente un frutto
dellamicizia con il compositore Luigi
Nono. Allora si form una coscienza
politica e successivamente prese la de-
cisione di una certa aderenza al partito
comunista, in conseguenza del fatto
che il Pci aveva condannato linvasione
di Praga da parte dei sovietici, cambian-
do con questa decisione attitudine e
volgendosi perci verso la democrazia.
Per Pollini, come a suo tempo per Nono
e Claudio Abbado, la musica apertura
verso laltro. E forte il legame tra mu-
sica e storia come evidenzi Nono in
una conferenza del 1959, dove afferm
la necessit di collocare sempre larte in
un contesto: insomma, un compositore
non pu scrivere in base a principi
scientifici che prescindano dalla pro-
pria epoca. E anche il pianista o il diret-
tore dorchestra ne devono tener conto,
facendo dialogare due periodi storici:
parlare del (e al) proprio tempo attra-
verso unopera del passato. Proprio No-
no, cos come Brecht, riteneva che larte
non avesse solo un ruolo di critica so-
ciale, ma potesse anche agire sulla real-
t, contribuendo a formare le coscienze.
Chiediamo perci a Pollini se questa
sensibilit dellartista verso il sociale
dovrebbero averla anche i suoi giovani
colleghi. Crede di s, anche se la realt,
specie nel nostro periodo, pu essere
terribilmente deludente. E cosa pensa
dellattuale stato di confusione della si-
nistra italiana? Ne sono desolato. Per
me leuropeismo, il buon andamento dei
rapporti fra le nazioni continentali, un
fatto di straordinaria importanza.E il
caos di queste settimane ci priverebbe a
tal fine di un partito e di un importante
punto di riferimento. Q
LEspresso 2 aprile 2017 87
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La scrissi quando, dopo Theorius nessuna parte, se non alla finale La vita come
Campus, pensavo che non mi avrebbero se ci entravi, allora ti toccava andare un romanzo
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88 2 aprile 2017 LESPRESSO

 1946-2017 Culture
Addio figlio di Bubba
La musica. LEspresso. Lironia. Sanremo. I viaggi.
Ricordo di Roberto Gatti e delle passioni della sua vita
di Leo Sisti
ONO UNO SPIRITO errante!, Marconi, due comici, un architetto, un divertente: Belin, Roberto, tu sei lunico

S diceva di s, ridendo. Roberto

Gatti, per tanti anni giornalista
musicale dellEspresso, si sen-
tiva, ed era, libero, nel senso
di mente libera. Se n andato la scorsa
settimana nella sua Phuket, in Thailan-
dia, l trasferito da un decennio, lonta-
no dallItalia, che non sopportava pi.
Vedeva nella politica la causa prima di
un declino inarrestabile. Allora, via da
Milano, dove ritornava solo destate.
Nel suo girovagare aveva perfino ac-
quistato un casale da ristrutturare, in
un villaggio di Dingle, in Irlanda, riven-
dendolo tempo dopo.
Roberto sinnamorava delle atmosfe-
re, che poteva cogliere solo in certi luo-
ghi. Come a Berlino, dove in una delle
sue tante fughe sera preso un apparta-
mentino vicino al muro, nel quartiere
di Prenzlauer Berg, prima che diventas-
se di moda tra artisti e intellettuali.
Ceduto pure quello. Dalla musica per
non si era mai allontanato, fino a mette-
re insieme una superba collezione di
dischi, molti irreperibili, rigidamente in
vinile (Nei Cd-Rom la riproduzione del
suono piatta, si lamentava).
Classica, jazz, pop, rhythm & Roberto Gatti. A destra: con la barba e gli occhiali, insieme ai Figli di Bubba nel 1988
blues, rock, di cui era un grande
esperto: in tutti i generi cercava
una personale chiave di lettura,
spesso arrivando a liti furibon-
de con cantanti stroncati sulle
colonne dellEspresso. Stanco
delle kermesse festivaliere, Ro-
berto Gatti porta la sua provo-
cazione a Sanremo. il 1988.
Cos sul palcoscenico della 38
edizione si esibiscono i Figli di
Bubba, con una canzone de-
menziale, Nella valle dei Tim-
Foto: Olycom
autore televisivo. E Roberto, con il suo
bubbafono, insolito strumento musica-
le, fornitore di suoni.
Del suo passato universitario (Econo-
mia alla Cattolica di Milano) Roberto
(classe 46) amava rievocare un episodio.
Era la stagione rovente del 68, lotte e oc-
cupazione di edifici: Io e altri studenti
stavamo salendo su un autobus per anda-
re a una manifestazione. Ero gi su un
gradino quando mi ferma uno dei capi:
Tu, no. Prima, gli operai, dopo, gli stu-
denti. E chi era? Giorgio Pietrostefani,
con Adriano Sofri leader di Lotta Conti-
nua, tutte due in seguito condannati per
lomicidio del commissario Calabresi. Di
quel periodo bollente Roberto citava an-
che la presenza, alla Cattolica, di Claudio
Rinaldi, futuro direttore dellEspresso.
Per lui la musica era linfa, vita, cultura, del 92 annunciava il manifesto del vaf-
soprattutto il jazz, con i suoi amori: John
Coltrane, Charlie Parker, Don Cherry,
Eric Dolphy, Archie Shepp e Miles Davis.
Nelle riunioni di redazione Roberto por-
tava retroscena del mondo musicale. E
tanti aneddoti. Uno su tutti: Incontro
Fabrizio De Andr . Mi fa un sermoncino
giornalista italiano che recensisce i pi
sconosciuti artisti tibetani. Vero. Nel
suo insaziabile fiuto da talent scout di
musiche africane o dellEstremo Oriente
Roberto Gatti voleva scoprire sempre
nuovi suoni. Per poi lanciarli in un ne-
gozietto di dischi in corso Como 10 a
Milano o in qualche bar di corso Sem-
pione, come dj. Definiva certi hit italia-
ni post modern, ad esempio Vacanze
romane dei Matia Bazar, pezzo snob-
bato dalla giuria sanremese dell83, ma
riabilitato dalla sua penna. Oggi An-
tonella Ruggiero, voce del gruppo, poi
sciolto, lo ricorda cos: Nella folla dei
critici Roberto si distingueva, senza mai
atteggiarsi a guru. Memorabile anche
la sua intervista, allinizio di Tangento-
poli, a Beppe Grillo, che sullEspresso
fa a partiti e politici.
A Phuket Roberto aveva sposato, con
rito buddista, Kanjana Dawongsa, la
sua paperina. Soffriva di una malattia
degenerativa, lenta, ma insorabile. Ci
mancheranno la sua ironia e la sua
follia creativa. Q

bales, eseguita da due musici-

sti della Premiata Forneria

LEspresso 2 aprile 2017 89

 Visioni Le scelte dellEspresso
a cura di Sabina Minardi

Q
UO VADIS? La feb-
Selfie bre pi o meno la
stessa. Pastorelli er-
ranti cercano la pro-
Tra gli ultr pria terra promessa
nelle nuove frontiere
del web, come i pio-

dellego nieri di due secoli fa

nel lontano West o i forsennati sperimen-
tatori da noi di mezzo secolo fa che spa-
lavano letame e inventavano teatri nelle
Corti dautore per cantine o nelle strade, delocalizzando la
scena dalle sue liturgie e dai suoi spazi
raccontare lapocalisse canonici.
narcisistica. Chiunque voi siate alla visione, born
digital, nerd gravemente allergici alla
Su selfiesh.tv approda carta, poppanti internauti che si beccano
il romanzo sciame dei una dermatite acuta solo a toccarlo un
foglio di giornale, fidatevi di queste vec-
patiti dellautoscatto chie carampane over sessanta che ascol-
tano lo scricchiolio delle proprie
Giancarlo Dotto ossa ogni volta che alzano il gomito
Foto: J. Leibson - GettyImages

LEspresso 2 aprile 2017 93


Il dialogo
soppiantato dal
monologo. Protagonisti
e comparse non
interagiscono pi.
E questa apoteosi
del selfie fa di
ognuno una baracca
invulnerabile
e hanno debuttato infilando le dita
in un calamaio e ora, sessantanni
dopo, smanettano immateriali su tablet
e smartphone. Logorati dal tempo che
precipita verso la fine e dal progresso che
precipita non si sa dove, ma sapienti
come pochi e senza pi le dita sudicie
dinchiostro. Ha i suoi vantaggi essere
stati macchiati e poi smacchiati, vissuti,
sopravvissuti e poi svissuti oltre lecci-
tante, ingordo e anche un po balordo
casino degli anni 60. Intanto, a Roma, le
cantine di una volta, fra Trastevere, Te-
staccio e Porta Portese, da luoghi di
culto sono diventate mangiatoie per ogni
palato, dove Ges un bambino allin-
grasso oltre che allingresso.
94 2 aprile 2017 LEspresso
Oggi le cose di frontiera accadono nei chiave fine del mondo, dello straniamen-
garage, nei loft, e nelle case private. E non to da epica brechtiana. Nessuno coincide
servono mucchi di umanit balenga per pi con se stesso, ma nemmeno con
celebrare il nuovo che avanza. Pu basta- laltro da s.
re uno smartphone. La comparsa oggi luomo che si osti-
Emiliano Ereddia e Luca Zesi, autori na nel suo miserabile involucro di carne
televisivi, sono gli inventori di Selfiesh e ossa, cornuto a prescindere, per il sem-
(www.selfiesh.tv), la televisione digitale plice fatto di non aver aderito al patto
in un futuro che gi presente, quando demoniaco del virtuale.
gli umani non ce la fanno pi a guardar- Stesso concetto nella puntata prece-
si negli occhi. Corti dautore, dai dieci ai dente, Ma un po di coscienza biologi-
venti minuti, che ca!, con uno strepitoso Ennio Fantasti-
raccontano lapo- chini che detta legge e ruba la scena con
calisse narcisisti- i suoi primissimi piani. In questo caso
ca. Il dialogo defi- il conflitto edipico per definizione, lar-
nitivamente sop- chitrave della tragedia umana, il figlio
piantato da un contro il padre, loccasione di un carica-
monologo che turale incesto con se stessi, con la scusa
fornicazione a ol- del figlio e la scusa del padre. Selfiesh
tranza con se stes- racconta, come farebbe un testimone a
si, la dimensione bordo o lungo il bordo, il terremoto an-
oltre, ultr, delle- tropologico che sta estinguendo luma-
go. A partire dalle- no, ben oltre la morte. Vale a dire leva-
videnza ormai te- sione definitiva dalla galera di questa
stimoniata ovun- carcassa lirica, fragile, cornuta e psichi-
que che lumano camente votata allautodistruzione. Che,
non sopporta pi in questo caso, passa per lautoriprodu-
di essere umano, e zione. Avendo finalmente trovato il mo-
cio un arcaico e mortale impasto di vi- dus e il focus, oltre lalcol, le droghe e la
scere, sangue e carne deperibile. In attesa follia. Non c bisogno di accoppiarsi per
di trasferirsi nellimmortale ricovero generare se stessi allinfinito. Q
dellandroide di quinta generazione, affi-
da la propria transizione, il proprio man-
dato di esistere allimmagine virtuale, la
prima vera fuga dallumano. Lapoteosi del
selfie fa di ognuno di noi una baracca in-
vulnerabile, il piccolo fratello televisivo,
lestensione fai da te del grande.
Sei solo una comparsa, dice Gian
Marco Tognazzi al cornuto prossimo suo
che gli sta a fianco, in realt a mille miglia
di distanza, in Le citt di notte, regista
Dario Acocella, quarta puntata della se-
rie scritta da Ereddia e Zesi. Un Tognaz-
zi luciferino, mai visto cos felice di gio-
care la sua parte dattore. Lo dice allaltro,
ma lo dice a se stesso, alla camera che lo
inquadra a tempo pieno. Lo accarezza,
laltro, per accarezzare se stesso. Il se
stesso virtuale. Sei di fronte a un bivio:
esserci o non esserci lalterazione
contemporanea del noto dilemma sha-
kespeariano. Il non guardarsi pi negli
occhi il punto di non ritorno per la fuga,
diktat necessario del non dover pi retro-
cedere nel degradante marasma dellu-
mano. Protagonisti o comparse, non in-
teragiscono pi. Se non con il fantasma
di se stessi, dentro un selfie permanente.
Visto da qui, la riedizione estrema, in
Freschi di stampa
LA CASA DEI KRULL
Georges Simenon
Adelphi, pp. 210, 19
La loro casa era allestrema periferia
del paese, al punto che non ne faceva
quasi pi parte. I Krull erano gli stranieri,
i diversi, i tedeschi in terra francese. I capri
espiatori perfetti quando un cadavere
di donna viene ripescato. Hans, la voce
narrante, un cugino dei Krull, stessa
famiglia ma del ceppo originario, che
gli conferiva unindole ottimista e briosa
sconosciuta agli altri, sprizza gioia di vivere
mentre racconta. In un inconfondibile
impianto che conferma le architetture
di Simenon, e le sue atmosfere: le case,
i canali, gli odori, le penombre.
E la capacit di essere profetico: scritto
alla vigilia della guerra, il romanzo ha
il cuore nellostilit per le minoranze.
LA FAMIGLIA BENADE
Marlene van Niekerk
Neri Pozza, pp. 619, 22
Una monumentale saga familiare
Rock&Co.
Musica a tempo di mistica
Quello dal pop alla sinfonica non un
salto da poco. Anche per un artista
come Max Gazz, che pure ha sempre
trattato la musica pop con particolare
nobilt e ingegno. Numerosi cantautori,
arrivati come lui al giro di boa dei 50 si
sono lasciati tentare dal fascino della
grande orchestra ma pochi hanno
ottenuto risultati degni dellambizione.
Gazz, dal canto suo non si mai
considerato un divo pop, nonostante
le grandi soddisfazioni e il successo
di vendite riscossi con i suoi album
- lultimo, Maximilian, ha battuto ogni
record - piuttosto uno sperimentatore
capace di coniugare lelettronica
e il rock, introspezione e ironia
con una grazia e una levit tutta sua.
Alchemaya, la nuova avventura live
rappresenta da questo punto di vista
il suo progetto pi innovativo. Non solo
perch ad eseguirlo nei teatri lirici dove
ambientata a Johannesburg,
alla vigilia delle prime
elezioni democratiche del
Sudafrica, che ripercorre
gli effetti dellapartheid
sugli afrikaner, la
popolazione di boeri
bianchi che colonizz
il paese al seguito della
Compagnia Olandese
delle Indie Orientali. I Benade sognavano
la prosperit, invece vivono
nellindigenza. Una miseria costellata
di situazioni tragicomiche, dai muri
da ridipingere alle crepe morali
e ai sentimenti: fatiscenti eppure
fondamentali perch unici.
IL FIGLIO DELLA FORTUNA
Christoph Hein
Edizioni e/o pp. 421, 19,50
Cosa c dietro un uomo che non
ha niente da dire, che anzi per tutta
la vita ha coltivato larte di sfuggire
al suo passato? Il libro comincia con
lopera verr rappresentata saranno i 50
strumentisti della Bohemian Symphony
Orchestra diretta dal Maestro Clemente
Ferrari. Lo stesso Gazz, con un
neologismo lha definita unopera
sintonica. Alchimia, ha spiegato il
cantautore romano, un termine greco
antico che significa fondere, ed ci
Sabina Minardi
un bosco di betulle frementi di vita
e attraversato da un uomo in frac.
E demolisce istantaenamente
il valore dei ricordi: Non si fidi
dei ricordi dei vecchi. Con i ricordi
cerchiamo di correggere una vita fallita.
I ricordi scomodi ci permettono
di fare pace con noi stessi.
Sessantanni di storia tedesca, a partire
dal peso di un padre criminale di guerra,
ruotano intorno al protagonista,
un tranquillo e ironico ex preside
di un liceo, battezzato figlio della
fortuna dalla madre. Capire perch
un viaggio commovente. Q
Alberto Dentice
che accade dallunione di questi
due mondi musicali. Ma c di pi:
il concept di questo lavoro,
rappresenterebbe una sintesi della
personale ricerca in materia di religione,
filosofia e spiritualit portata avanti negli
ultimi ventanni dal novello alchimista.
Gli spettatori sono avvertiti: i testi scritti
come sempre dal fratello di Max,
Francesco, questa volta non
riecheggiano le ermetiche e divertenti
filastrocche tanto amate dai pi piccini.
Semmai, per la mole dei riferimenti
esoterici - si va dai manoscritti di
Qumram ai testi della civilt
mesopotamica - il primo che viene in
mente il Battiato mistico di Genesi
e di Gilgamesh. Questo nel primo
tempo. Nella seconda parte dello show
Gazz ripropone alcuni dei suoi successi
in versione sintonica. Dopo lOpera di
Roma il tour di Alchemaya toccher
Firenze l8 aprile, Napoli il 10, Milano 11
e 12, Padova il 13, Torino il 14. Q
LEspresso 2 aprile 2017 95
Cinema Emiliano Morreale
gli italiani. Qui, se un filtro allo sguardo
c, quello del cinema dautore, genere
vero e proprio che il regista assume, nel-

Migrazioni domestiche la prima parte, in maniera fin troppo

ossequiosa: niente musica, tempi morti,
itinerari in motorino. Ma i passaggi ob-
Primo film di un italiano di seconda generazione. bligati sono riscattati da una certa fre-
schezza: il motorino serve a mostrare il
Uno sguardo autentico sui conflitti degli immigrati paesaggio urbano, e la scena documen-
taria nel centro anziani ha una forza che

U
n piccolo film, che esce in
sala nove mesi dopo il pas-
saggio al Festival di Pesaro,
rappresenta in un certo
senso un evento nella storia
del cinema italiano. il primo lungome-
traggio girato da un italiano di seconda
generazione a uscire nelle nostre sale.
Suranga Katugampala, nato in Sri Lanka
e arrivato in Italia allet di 10 anni, lau-
reato in informatica, ha realizzato il film
con la partecipazione di tecnici cingalesi
(tra cui il direttore della fotografia), gra-
zie anche al premio Mutti, che sostiene
progetti cinematografici di immigrati.
Il film ambientato a Verona, poco vista
al cinema ma che il regista conosce bene
per esserci cresciuto, e il tema proprio il
conflitto tra immigrati e loro figli cresciu-
ti in Italia. Sunita fa la badante di unan-
ziana, mentre suo figlio, italiano, ha
lansia di integrarsi tra i giovani del luogo,
che vanno in giro oziando. La donna
talmente spaventata che organizza anche
un rito di esorcismo: una delle scene pi
belle del film, coi vicini che suonano infa-
stiditi dal rumore del tamburo, e il ragaz-
zo che durante il rito gioca col telefonino.
La novit del film palpabile. Finora il
cinema sugli immigrati, quasi un piccolo
filone nel cinema impegnato degli ulti-
mi ventanni, spesso posava su di loro uno
sguardo esterno, tanto che alla fine essi
risultavano un pretesto per raccontare
evita il grottesco. In questa descrizione
che comunque mette in scena pochissimi
personaggi, tra i vecchi e i ragazzi, te-
nuta fuori campo la generazione di mez-
zo degli italiani, quella dei padri.
Man mano che ci fa conoscere i per-
sonaggi, il film diventa pi caldo, quasi
un maternal melodrama sullincom-
prensione tra due personaggi, con un
bel monologo affidato a Kaushalya Fer-
nando (unica attrice professionista del
film). In questo esordio di rivendicata
semplicit, Katugampala mostra una
seriet che lascia ben sperare. Q
Per un figlio di Suranga Katugampala,
Italia, 76 aaab c

on c posto come la danza in cui arazzi e affreschi

Danza
Cinque ragazze
Sergio Trombetta

N vivano di vita propria. Un arazzo si animava nel

Pavillon dArmide allinizio del Novecento, un
dipinto murale diventa realt in La Fresque
lultimo lavoro di Angelin Preljocaj che arriva
domenica 9 aprile al Teatro Pavarotti di Modena, prima italia-

coi capelli al vento na, e che ha debuttato a Aix-en-Provence il settembre scorso.

a unantica fiaba cinese, La pittura sul muro, che si
ispira Preljocaj, che ricorre ai costumi di Azzedine Alaa, alla
Ispirato a unantica fiaba cinese, musica di Nicolas Godin, e agli effetti video di Constance
Guisset. Un giovane si innamora di una fanciulla ritratta in
arriva a Modena La Fresque lultimo un affresco, in sogno entra nel dipinto e vive con lei una storia
lavoro di Angelin Preljocaj damore. Viene cacciato da quel regno immaginario e al risve-

96 2 aprile 2017 LEspresso

 Classica Riccardo Lenzi

Tutto il fascino dellodio

A Napoli Elektra con le scene di Anselm Kiefer

I
l grande direttore dorchestra
Thomas Beecham intu la po-
tenza drammatica dell Elektra
di Richard Strauss fin dalla pri-
ma newyorkese: Se si disse
che Gluck, nella sua austerit, bad
pi alle Muse che alle Grazie, nel
caso di Strauss si pu dire pi pro-
priamente chegli mostr una prefe-
renza per le Furie. E tale luogo
privilegiato, partecipe delle atmo-
sfere tipiche dellEspressionismo
come nessunaltra opera del tede-
sco, mantenne, nel repertorio e
nellamorevole cura di bacchette
come quelle di Mitropoulos, Ka-
rajan, Carlos Kleiber, Schippers,
Abbado e Thielemann.
I segreti del suo fascino sono rive-
lati allEspresso dal direttore musica-
le del San Carlo, Juraj Valuha, sul
podio di questa raffinata edizione che
torner dal 9 al 15 aprile al Massimo
partenopeo: Il suo primo strumento Elektra di Richard Strauss, dal 9 al 15 aprile al Teatro San Carlo di Napoli.
espressivo lorchestra, che utilizza Sotto: un momento dello spettacolo La Fresque di Angelin Preljocaj
un organico fra i pi grandi della
storia della musica. Una partitura Klaus Michael Gruber (per loccasio- fornito di memorabili opere di Kiefer.
concentrata in un atto di circa cento ne napoletana ripresa da Elena Ham- Vi campegger, sul palcoscenico
minuti, di travolgente tensione. E uno mer) e la straordinaria presenza co- del San Carlo, una struttura sempli-
dei vertici del sodalizio fra Strauss e me scenografo-costumista di Anselm ce ma dalla cataclismatica forza evo-
il librettista Hugo von Hofmann- Kiefer, che ambient la vicenda in una cativa che racchiude in nuce tutta la
sthal, rielaboratore in chiave moder- sorta di monumentale relitto della prima poetica dellartista tedesco, a
na della tragedia greca. Grecia industriale, di vorticoso im- lungo misuratosi con i temi della
Sar dunque il ritorno dellallesti- patto empatico. Visioni da incubo, cultura storica e antropologica del
mento premiato nel 2003 con lAbbia- che hanno impressionato Valuha proprio paese: quella Germania
ti per il miglior spettacolo dellanno, quando la settimana scorso a San uscita in macerie del secondo con-
per lintensit poetica della regia di Francisco ha visitato il Moma, ben flitto mondiale. Q

glio si ritrova ai piedi del dipinto. Hanno danzato insieme, si

sono amati. La fanciulla non ha pi i capelli pettinati in trec-
ce da nubile, ma raccolti in uno chignon con un fiore rosso,
come le donne sposate. la fascinazione dei capelli femmini-
li il cuore di La Fresque. Nel dipinto le cinque ragazze
hanno lunghissime chiome che a un certo punto salgono
verso lalto della scena e le danzatrici le usano per una esibi-
zione come gli acrobati con il nastro.
Preljocaj, che ha rimontato per lOpera di Roma Le Parc e
Annonciation, si tiene qui a distanza dal facile esotismo e
invece conferma la sua versatilit che gli permette di passare da
un balletto narrativo come Romeo e Giulietta a lavori total-
mente astratti come Empty moves. Q

LEspresso 2 aprile 2017 97

 P
remessa: considero Ian Ci detto, ho divorato in poche ore
Libro Mario Fortunato
McEwan (1948) uno dei pi
grandi scrittori di oggi. Alcu-
ni suoi romanzi (Il giardino
lultimo romanzo dello scrittore ingle-
se: Nel guscio (Einaudi, traduzione di
Susanna Basso, pp. 173, 18). Dir su-
Amletico di cemento, Cortesie per gli
ospiti, Bambini nel tempo, Espiazio-
ne) sono, credo, fra i libri che il nostro
bito che il testo mi parso una sfida
bizzarra e a suo modo geniale (a se
stesso, oltre che al lettore). Si tratta in-
McEwan tempo consegner alla storia della let-
teratura. Come non bastasse, McEwan
un uomo adorabile, intelligente e pie-
fatti di un lungo monologo pieno di
sense of humour, di riflessioni sui nostri
tempi scalcinati, sullarte, il vino (molto
no di umanit - lesatto opposto del vino) e la politica, pronunciato da un
Riflessioni sullarte, letterato trombone. Si sar insomma feto nel ventre materno. Il quale, come
sul vino, sulla politica, capito che sono un suo ammiratore, un moderno ed estremo Amleto, assiste
categoria da cui sempre bene guardar- impotente bench del tutto consapevo-
sulloggi. Lo scrittore in si se non altro perch tende a coltivare le alle trame omicide fortemente etili-
dialogo con se stesso aspettative spropositate. che della madre Trudy e del suo amante,

Saggio Giuseppe Culicchia

Lisola senza folclore

Gaetano Savatteri scrive un pamphlet contro i luoghi comuni sulla Sicilia
Gi autore per Laterza del fortunato I Siciliani, Gaetano rispetto a quella gattopardesca ma in peggio; la Sicilia repellente
Savatteri torna in libreria per il medesimo editore con Non c e allo stesso tempo straziante di Cipr e Maresco, che purtroppo
pi la Sicilia di una volta, e smonta in 260 pagine un notevole per i loro estimatori non lavorano pi assieme. C la Palermo
numero di luoghi comuni riguardanti lisola che isola non : Non sovrastata dalla beffarda scritta Hollywood di Maurizio Cattelan,
ne posso pi di Verga, di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa, di che ispira lhard boyled Palermo, Hollywood di Piergiorgio
Sciascia, confessa lautore: E sono stanco di Godfather, di Di Cara, e c quella scomparsa e presente solo nei ricordi di chi
Sedotta e abbandonata, di Divorzio allitaliana... non ne posso lha vissuta e nelle foto in bianco e nero della
pi della Sicilia. Non quella reale, ch ancora mi piace macchina strana, forestiera, dei commessi
percorrerla con la stessa frenesia che afferrava Vincenzo viaggiatori che, stipata di biancheria e corredi,
Consolo ad ogni suo ritorno. Non ne posso pi della Sicilia si inoltrava su strade polverose: Donne,
immaginaria. Oggi, sostiene Savatteri, la Sicilia non pi quella avvicinatevi alla macchina strana, tutto per
degli stereotipi incrostatisi sulla Trinacria nel corso dei secoli. vostra signoria. Ci sono Tot Riina e Tot
Basta solo avere voglia di guardarsi attorno e raccontarla. E di Cuffaro, Leoluca Orlando e Stefano Gabbana.
storie e voci nuove questo libro ne contiene davvero tantissime: Soprattutto c un amore smisurato per una
sufficiente scorrere lindice dei nomi per rendersene conto. C terra meravigliosa, capace malgrado tutto di
la Sicilia buttanissima di Pietrangelo Buttafuoco, che cambia produrre un panorama culturale vitalissimo. Q

98 2 aprile 2017 LEspresso

 lo zio Claude, ai danni di un padre forse
debole, forse mediocre, o forse soltanto
innamorato - John Cairncross, poeta di
non eccelse doti ma generoso e perci
votato a perire. Il piccolo e onnisciente
nascituro segue lo svolgersi del piano
assassino con un misto di orrore e an-
siosa partecipazione: bene o male, si
sente comunque parte del corpo e
dellanima materni, che a ogni modo lui
ama di un amore precedente a ogni
caduta di gusto psicoanalitica. Fino al
punto, nella scena finale, di decidersi a
intervenire senza mezzi termini nel
cuore della tragedia, guadagnandosi
(letteralmente) con le proprie mani un
ingresso in scena in lieve anticipo sui
tempi stabiliti dalla natura, ma di certo
memorabile.
Lo dir con semplicit: Nel guscio
non appartiene alla produzione mi-
gliore di McEwan. A tratti, la trovata
del feto parlante (o meglio, meditan-
te) rischia di scivolare nella comicit
involontaria. Tuttavia, non si pu esse-
re sedotti dalla superba, estrema mae-
stria con cui lautore orchestra un ro-
manzo colto, insolito e di gradevole
lettura, l dove altri, dotati di talento
ordinario, avrebbero fallito dopo un
balbettio di poche righe. Q
Romanzo Marco Belpoliti
Quando lamore non vince
Pellegrino conferma un uso poetico della lingua
Romanzo, favola, epistolario e poema onirico, Se mi tornassi questa sera accanto di
Carmen Pellegrino tante cose insieme, ma soprattutto un libro dedicato allimpossibilit
dellamore. Quattro protagonisti: Lul, la figlia amata; Giosu, il padre oppressivo; Nora, la
madre vinta; e Andreone, in scena nellultima parte. La storia si svolge su piani temporali
differenti, mescolando passato e presente. C Giosu, che ama Nora di un amore
possessivo, dedito alla sua utopia politica e sociale; poi c Nora, che esprime tutto il dolore
dellessere al mondo; Lul, che incarna la libert e lingenuit del pensare e del provare,
crocevia delle vite incomplete dei genitori; infine Andreone, presso cui approda Lul in una
fantasia finale. Le storie dei tre personaggi principali si alternano alle lettere che Giosu
spedisce alla figlia, fuggita dal triangolo famigliare; e le note di Nora, che segue funerali di
sconosciuti. Pellegrino scrive usando una lingua semplice, ma mai paratattica, debitrice della
poesia e dellicasticit delle fiabe, lingua di sentimenti con un grado altissimo di emotivit;
lingua vellutata e carezzevole, non aspra, non dura, non severa, lingua
femminile per eccellenza. Le parti pi belle del libro sono quelle in cui
parlano le donne, quando si aprono squarci sulla loro interiorit, e il
lettore accede allaltare dellamore di ciascuna. Il corpo il
protagonista assoluto, sempre espresso in parole: corpo amoroso
e corpo dolente, corpo sinuoso e corpo generoso. Pellegrino attinge
dallarcaico della sua terra, dalla sensibilit visiva e percettiva dei
luoghi (fiume, colline, Appennino). La bellissima fotografia allinterno
del libro, come contro-copertina, racconta perfettamente la sensibilit
narrativa di questo libro: la finestra di una casa abbandonata, una
tenda sfilacciata, ragnatele e un rettangolo doscurit tuttintorno. Q

Showbiz Francesco Troiano

Una vita in anticipo

I giorni doro. La moda. Il cinema. Torna il mito di Brigitte Bardot
Brigitte Bardot autrice duna battuta amara, pronunciata
quando ancora aveva solo 27 anni: Dorian Gray dipinto, ecco
a che cosa mi fa pensare la mia faccia. La caducit della sua
bellezza le era, dunque, ben presente. Le dive, si sa, se
muoiono da giovani come la Monroe, divengono icone; se
spariscono, al pari della Garbo, finiscono avvinte in un alone
di mistero; se sinventano una vita diversa, vanno incontro ad
alterne fortune. il caso della Bardot, ritiratasi presto dal
cinema per dedicarsi alla causa animalista: mentre su di lei
circolano accuse dislamofobia e simpatie per il Fronte
Nazionale. Nessuno perfetto, avrebbe detto Billy Wilder:
ed Io, Brigitte Bardot (Mondadori Electa, pp. 254, 29,90),
a cura del giornalista francese Henry-Jean Servat, ci riporta
Foto: M.Frassineti/AGF
libro: dagli abitini vichy ai pantaloni a sigaretta indossati con
le ballerine, dagli azzardosi bikini alla cosiddetta choucroute
(una specie di chignon artatamente in disordine), Bardot ide
linedita figura duna ragazza libera e sfrontata.
Il veicolo ideale fu Piace a troppi (1956), diretto dal marito
Roger Vadim, successo di scandalo soprattutto negli Usa:
un film che le diede fama planetaria e per ne cristallizz
limmagine, limitandone il futuro dartista.
Oggi, ritiratasi alla Madrague - la sua
superba tenuta di St. Tropez - assieme alle
amate bestie, ricorda il suo ruolo di
trasgressiva ante litteram, con un filo di
rimpianto per essere nata in anticipo sui

ai giorni suoi doro, precisandone i rapporti con la moda tempi. Senza rendersi conto che proprio
e tessendone un ritratto tramite le testimonianze di molti lunicit dallora ad aver fatto di lei quel che
personaggi illustri. un omaggio al suo stile inimitabile, questo , B.B. linobliabile. Q

LEspresso 2 aprile 2017 99

 Salone del mobile
Un design da abitare
Dal 4 al 9 aprile a Milano lappuntamento pi taliano ideato da Giulio
importante con larredamento
I
l design uno Stato a s. E Milano la sua
capitale. Lo afferma Roberto Snaidero,
presidente del Salone del Mobile arrivato
alla sua 56a edizione, di fronte a numeri
(visitatori, espositori, eventi, economie)
che ogni anno si fanno sempre pi importanti su
scala globale.
Ma quanti Saloni possiamo incontrare nel
Salone 2017? Si tratta di un labirinto metropoli-
tano in cui piacevole perdersi e per questo ci
concentriamo su due mondi specifici.
Il primo un anniversario, ovvero la mostra a
cura di Beppe Finessi sui ventanni del SaloneSa-
tellite, una manifestazione unica che in due de-
cenni ha visto passare diecimila giovani proget-
tisti allopera prima, tenendo a battesimo la
meglio giovent del design mondiale.
Il secondo scenario riguarda una metamorfo-
si che una parte del design italiano sta vivendo,
producendo risultati interessanti. Si tratta di
quel pulviscolo di aziende medie che, non poten-
do mettersi a confronto con la forza delle nostre
Lampade Elmetta Smart di Incipit. Sopra: Popup, orologio da muro. In alto: un divano Meda.
A sinistra: vaso Elettra di Federica Blasi
100 2 aprile 2017 LEspresso
Luca Molinari
ammiraglie, hanno cercato una strada alternati-
va che combinasse eccellenza artigianale con
una rete di vendita digitale e il superamento
della specializzazione produttiva.
La storia del design italiano non esente da
queste esperienze com stato negli anni Cin-
quanta per Azucena di Caccia Dominioni e
Gardella o per Danese con Enzo Mari. Ma ci
sono voluti questi ultimi anni di crisi profonda
per spingere una nuova generazione di autori,
artigiani e aziende a cercare strade alternative.
Apripista stato Michele De Lucchi con
Produzione Privata. Anche se oggi molto
interessante cercare altre storie che puntano al
dialogo laico tra progettisti e aziende, oltre che
alla creazione di cataloghi trasversali che guar-
dano a un ambiente instabile, abitato da neces-
sit mutevoli.
Artigiani 2.0 e pro-
gettisti si trovano cos
nel lavoro di InternoI-
Iachetti, uno dei talenti
puri del nostro design,
e la Berto per un nuovo
divano dalle geometrie
e materie elementari.
Nelle carpenterie di
Mingardi, reinterpre-
tate nel progetto The
iconic handicraft da
sette giovani designer,
scopriamo la forza del
metallo a una scala pri-
vata. Gli oggetti dome-
stici di Incipit rivelano una qualit preziosa
nella ricerca del dettaglio. I lavori di Maurizio
Navone per Restart giocano con finezza tra
moda, eleganza delle linee e ironica essenziali-
t compositiva. Incontriamo la stessa grazia
italica nei pezzi di Marta Sala ditions curati da
Lazzarini e Pickering. Sorprender la torre
dinfissi e finestre che guarda al cielo di Brera
da Gambardella architetti per Capoferri. Men-
tre le lampade disegnate da Francesco Librizzi
per Fontana Arte sono un sofisticato omaggio
al realismo magico e al genio di Gi Ponti.
Tutte queste storie sono accomunate da una
volont di rinascita che passa dallabilit assolu-
ta dei nostri artigiani-manager, dal talento indi-
scusso di una nuova generazione di autori e
dalla conferma che il nostro Paese continua a
produrre oggetti che diventano subito spazi
porosi, accoglienti e caldi da abitare. Q
Art box Alessandra Mamm
ANTIPOLVERE DI STELLE TAGLIA E INCOLLA
Stefano Arienti. The Ends of Collage. Fino al 13 maggio.
25 marzo - 16 luglio. Luxembourg &Dayan. Londra
Palazzo Santa Margherita. Modena Mostra museale, come capita di vedere in questa
Davvero vale la pena di rivedere venticinque anni raffinata e colta galleria che questa volta offre una
di lavoro concettuale e insieme artigianale di questo panoramica delle diverse forme con le quali il collage
artista schivo e instancabile che ha manipolato, attraversa il Novecento. Dagli esperimenti storici
studiato, elaborato una sua personale poetica di Jean Arp, Nusch Eluard o Duchamp agli esiti
dellimmagine usando carta e plastilina, teli sofisticati di Giulio Paolini,
e polistirolo, stoffe e plastiche, immagini popolari Barbara Kruger, Cindy
o kitsch, pezzi di puzzle, vecchi fumetti, immagini Sherman. Completano il
scientifiche o botaniche, capolavori del Rinascimento tutto le rare immagini di John
visti attraverso la lente di riproduzioni. Stezaker che taglia e incolla
Un artista che ha riflettuto e cercato la meraviglia frammenti di immaginario
in quel che ci passa sotto gli occhi tutti i giorni. dal cinema e della tv anni
E una mostra dal titolo Antipolvere che mai come Cinquanta, i sette booklets
in questi tempi di dilagante invasione dimmagini di Max Ernst (Una
pu diventare unoccasione necessaria settimana di bont) e un
ed esemplare. Cadavre exquis di Breton. Q

Proiezioni per Fenix di Stefano Arienti e Foofwa dImobilit per La Fenice. Sotto: Di Hockney, Billy + Audrey Wilder Los Angeles

Arte Germano Celant

In principio era il corpo

David Hockney contrappone lintimit e la
fisicit al vuoto dellesistenza

L
a pittura di paesaggio una
costante dellarte inglese, da
Constable a Turner. A questa
si ispirato David Hockney
(1937) che giovanissimo ha
iniziato ad esplorare il soggetto immet-
tendo una interpretazione contempora-
nea, dalla colorazione estrema alla foto-
grafia digitale. Si servito di mezzi, dal
tradizionale al tecnologico, per rappre-
sentare campi e alberi, aurore e tramon-
ti, strade e boulevard per provare che
ancora possibile dipingere una campa-
gna o un villaggio. Il suo universo ruota
sul potere danimazione dellarte che
rende limmagine oscillante tra il mate-
riale e il carnale, rendendola fluida, sia si
dipani su una tela sia in una polaroid.
Tale potenza, insieme aerea e luminosa,
dal 1960 si sofferma, sulla scia di Bacon,
sulle figure sinuose e informi di corpi per
approdare dal 1963 a figurazioni omoe-
rotiche che riguardano il contenuto alta-
mente passionale e sensuale della vita
mondana a Los Angeles, dove lartista ha
vissuto dal 1979. Le ville possedute dai
magnati hollywoodiani, arric-
chite da piscine da cui escono
personaggi maschili, nudi e
desiderabili, diventano i temi
di un dipingere impalpabile e
denso, dove la testimonianza
di una societ si intreccia alle
pulsioni sessuali. Sono docu-
menti pittorici che attestano
uno spessore di vita e unesten-
sione dellintimit. Unarte plurale che
una traversata nella verifica della vacuit
esistenziale nella West Coast quanto il
tattile e il solido dei corpi ripresi nei sa-
Amori sfigati
Chiara Rapaccini
lotti o sulla spiagge. Dal 1970 a oggi la
consacrazione di un sorgere umano e
naturale (in mostra alla Tate Britain,
Londra, fino al 29 maggio) continua ad
essere sognato dallartista, ma registrato
dalla fotografia. Tagliata e montata per
costruire insiemi, con la tecnica dellas-
semblage o della griglia geometrica di
volti e di persone, spesso in ritratti che
si affiancano a quelli della campagna
inglese: viaggio nel desiderio di un
sentirsi rispetto agli altri e al mondo. Q

LEspresso 2 aprile 2017 101


Come dire
Tutto a mia insaputa
L
a preziosa newsletter del
giornalista Francesco Costa
sul primo anno di ammini-
strazione Trump d sempre
da pensare. Il 18 marzo ripor-
tava la notizia che il Presidente, che per
tutta la campagna elettorale aveva con-
testato la falsit dei dati positivi sulloc-
cupazione americana, ora si attribuisce
il merito dei 235.000 nuovi posti di lavo-
ro che prima negava, anche se non ha
fatto nulla che potesse crearli. Interpel-
lato su questa incoerenza, il portavoce
Sean Spicer ha detto: I dati erano falsi
prima e sono veri adesso. In Italia cono-
sciamo bene queste cose, cos come
lItalia la prima democrazia in cui si
Anagramma: Claudio Scajola ( j = i )
= aduso ai calcoli / osi collaudacia
Auto Paolo Sardi
Viaggi spaziosi
In Skoda lhanno fatta grossa unaltra
volta: la Casa ceca ha sfornato di nuovo
unauto di una taglia pi grande rispetto
alla media delle concorrenti. Dopo Octavia
e Superb, che svettano sulle rivali dei
segmenti C e D, ora la Kodiaq a fissare
il nuovo record di lunghezza tra i Suv
compatti (ammesso che, con i suoi 470 cm,
si possa definire ancora tale).Se la
carrozzeria ha una spiccata personalit,
labitacolo ha uno stile pi scontato ma si
fa perdonare offrendo finiture curate e tanto
spazio. Cinque adulti viaggiano comodi, con
alle spalle un bagagliaio da ben 720 litri. A
richiesta si pu anche avere una terza fila di
sedili a scomparsa, con due posti di fortuna
pronti a saltar fuori dal piano di carico. La
102 2 aprile 2017 LEspresso
Stefano Bartezzaghi
stabilito il paradigma della mia insapu-
ta. Il suo codificatore stato Claudio
Scajola, che ha avuto il coraggio di pro-
clamare ci che altri si limitavano a insi-
nuare: che un politico non va ritenuto
responsabile di quanto ha fatto. Re-
sponsabile significa che risponde di.
Ebbene, si risponde di no. Rogiti, polizze,
blog, rimborsi spese: quella che Massimo
Bucchi ha genialmente inteso come sin-
fonia inedita di Beethoven, lInsaputa,
ha riguardato le pi minute, e vistose,
occorrenze della vita. Prima i dati erano
falsi, ora sono veri. Prima ci ho messo la
faccia, poi successo qualcosa a mia in-
saputa. Una rivendicazione perfetta, in-
vincibile, di irresponsabilit. Q il trentesimo compleanno
Kodiaq comoda, silenziosa e si guida che
un piacere, con un assetto controllato
e reazioni sempre sincere e prevedibili.
Il motore migliore il turbodiesel 2.0 TDI
nella versione da 150 cavalli, da scegliere
con cambio robotizzato Dsg, abbinato
o meno alla trazione integrale. Tra gli
allestimenti disponibili bene evitare quello
base, chiamato Active, mentre non certo
un sacrificio accontentarsi del secondo
livello, Ambition. Nella sua dotazione c gi
quel che serve comprese soluzioni furbe,
come il divano e piccoli vani.
Trash News Gianmatteo Pellizzari
30 anni
di Libidine
Il mondo si divide tra chi festeggia
le ricorrenze, pi o meno
appassionatamente, e chi fa
di tutto per evitarle, pi o meno
disinvoltamente. In mezzo, poi,
ci sono gli sbadati, un esercito
di potenziali festeggiatori di
ricorrenze che, per semplice
disattenzione, non ne imbroccano
mai una. E sono proprio loro,
sistematicamente fuori tempo,
costantemente sgridati oppure
dispiaciuti, i destinatari di questo
piccolo ma fondamentale
promemoria: il 2017 include una
ricorrenza che non pu (non deve)
essere dimenticata, cio
di Libidine!
Facile, oggi, attirare lattenzione,
possedendo un minimo di
sfrontatezza, un briciolo di fortuna
e un buon provider, ma nel 1987
bisognava sollevare moltissimo
lasticella. Serviva incoscienza,
prima ancora che persistenza,
specie se eri italiano e frequentavi
le neglette rive del trash o della
goliardia. Servivano i cromosomi
destabilizzanti di Roberto
DAgostino, insomma, e un
obiettivo tanto ambizioso quanto
privo di pudore: entrare nella storia
(no, anzi, direttamente nella
leggenda) con un libro gonfiabile!
Ecco perch lanniversario
di Libidine e del suo fulgido
sottotitolo, Guida sintetica
ad una vera degenerazione fisica
e morale, va celebrato senza
tentennamenti: perch documenta
un anticonformismo creativo,
unattitudine disinibita e visionaria,
di cui si sono smarriti quasi
totalmente lesempio, leredit,
la propulsione. E non soltanto
sulle neglette rive del trash
o della goliardia. Q
Q
 Gusto Enzo e Paolo Vizzari
Lessenziale
godibile a vista
L
e grandi citt italiane, con poche ecce-
zioni, non sono storicamente affollate di
tavole dalta ristorazione. Buona parte
dei locali che propongono cosiddetta
cucina dautore stanno in provincia,
un po perch fuori dai centri possibile trovare
ambienti fascinosi a prezzi minori, un po perch
spesso nei poli turistici ci si siede accontentandosi
di fare il compitino, consapevoli che con i forestieri
si vince senza fatica anche solo parodiando la cucina
locale. Firenze, fra le citt-monumento, quella che
nello scorso lustro sembra aver dato laccelerata pi
convinta, facendo registrare aperture interessanti a
tutti i livelli, dal bistrot intelligente alla grande tavo-
la di stampo francese.
Ultimo lieto arrivo lEssenziale, un elegante e
arioso open space soppalcato il cui pass (posto di-
rettamente in sala, per accentuare la sensazione di
cucina a vista) presieduto dal giovane toscano
Simone Cipriani, gi noto ai fiorentini per il pas-
saggio dai fornelli del Santo Graal di via Romana.
Fresco lambiente, freschi i piatti di Cipriani, che
gioca con i toscanismi raggiungendo un giusto
Food & Drinks
Romeo Chef & Baker
Roma
OLTRE DUEMILA metri quadri, disegnati
dallarchitetto Andrea Lupacchini, sotto
il Colle Aventino: da due settimane ha
finalmente inaugurato il nuovo e ambizioso
Romeo Chef & Baker (Piazza dellEmporio 28,
tel. 06 32110120), un format contemporaneo e
trasversale che mette insieme il ristorante della
chef Cristina Bowerman, la pizzeria (con doppio
forno per versione romana e napoletana), la
gastronomia, il forno e il cocktail bar.
A presidiare i 25 metri di bancone c il giovane
e talentuoso mixologist Riccardo Gambino (gi
al Roscioli Caff e The Corner), supportato da
Nico Sacco e Mauro Cipollone. La lista dei
cocktail, oltre a grandi classici come Singapore
Foto: G. Rasoti
Sling, Moonwalk ed Hemingway Special, evoca
equilibrio tra nostalgia e chiave critica. La pappa al
pomodoro diventa allora Pappioca, e al consueto
trio pane/pomodoro/olio affianca tapioca, senape
e wasabi (guizzo anomalo che dona al piatto un
nuovo carattere); mentre la triglia alla livornese
il rimando di partenza per Cinque e Cinque, com-
Bottiglia
plesso e riuscito incontro di ceci, gamberi, carcio- Si evoca il Marsala
fi, t Lapsang, prezzemolo e, ovviamente, triglia. che sarebbe potuto
Brillante nel pensiero ma perfettibile nellesecuzio- essere se non fosse
ne invece lo spaghetto al pollo arrosto con cu- che la storia ne segn
betti di patate, dove il profumo di pollo appena altri stili e destini.
sfornato non trova poi seguito con altrettanta in- Il progetto Alto Grado
tensit nel sapore. Tuttavia, a risaltare lungo linte- (64 euro) di Barraco,
ro menu lottimo potenziale di Cipriani, oltretut- interprete suggestivo
to a prezzi pi che convenienti: menu a 35 e 55 e sfaccettato di una
euro, con spesa intorno ai 50 scegliendo alla carta. Sicilia alternativa,
A Firenze si accesa una nuova piccola stella, in un filologico e raffinato.
cielo che va facendosi sempre pi luminoso. Q Le bottiglie sono
ESSENZIALE - FIRENZE meno di un migliaio
Piazza di Cestello 3R - Tel. 055 2476956 ma il segno potente
Aperto solo la sera; chiuso il luned ed evocativo. Affinato
in botte di castagno,
www.essenziale.me
colmata solo i primi
due anni, ha al naso
Federico De Cesare Viola
la dolcezza isolana
barocca e
ammandorlata,
la tragedia shakespeariana, tra sorprendenti
veleni e antidoti: ecco i signature Giulietta
(Gin ai fiori di ibisco, St. Germain, sciroppo al
la beva invece
filante e fragrante
sostenuta
frutto della passione, succo di limone,
Prosecco), Gin Toxic (Gin alleucalipto, orange
dallaccenno
marittimo.
bitters, acqua tonica, carboni vegetali, polvere
di perle edibili) ed Elisir (Vodka, Bitter Paolini & Grignaffini
homemade, succo dananas, menta, cetriolo, Facebook.com/
succo di limone, sciroppo di zucchero, acqua viniespresso
tonica). Ad accompagnare i drink, dallaperitivo
in poi, ottimi assaggi dalla cucina, come i
nervetti soffiati con salsa allhabanero.
Cocktail
ACIDO
Ingredienti: 60 ml di Rum infuso con zenzero; 30 ml
di Marsala Vecchio Florio Secco; 30 ml di sciroppo
di aceto homemade; 30 ml di succi di lime; albume.
Preparazione: versare gli ingredienti in uno shaker
Boston, fare un dry shake per emulsionare, shakera-
re con ghiaccio, filtrare e servire in tumbler basso.
Guarnire con nido di caramello e polvere di lime.
LEspresso 2 aprile 2017 103
Tentazioni belle utili divertenti irraggiungibili

Bellezza trasparente Il cinturino del Time to Swatch realizzato in silicone

consente un doppio giro di polso; cassa in plastica

Emma Stone, star di La La Land
solo una delle ultime celebrity ad aver
indossato - sul red carpet degli Screen
Actors Guild Awards - un abito dalle
trasparenze sensuali. Meno audace ma
con lo stesso effetto nude quello
firmato Armani Priv, scelto da Nicole
Kidman agli Oscar 2017. Creazioni
in organza, pizzo e chiffon che strizzano
locchio per costruzione sartoriale allo
stile delle grandi occasioni e che, senza
cedere mai alla volgarit, donano
un tocco fatato ai look di stagione.
Il segnale che arriva dalle passerelle
chiaro: leffetto vedo non vedo una
tendenza che contamina tutto. Ci sono
gli abiti da fiaba dellalta moda ma anche
le gonne, le camicette, i soprabiti e gli
accessori della pi democratica moda
prt--porter. E non solo in sete
sottilissime, tulle point desprit e trine
effetto lingerie: il trend si sposa bene
anche su impermeabili in nylon, calzature
con tacchi in plexiglas e perfino con
sneakers ipertecnologiche (a dispetto
del materiale sintetico, traspiranti).
Laura Antonini

Da Pitti Uomo le AirDP

Organza e chiffon per la by Ishu sono sneakers
camicia con paillettes perfette al nude look.
su mini short disegnata In materiale high-tech
da Sara Cavazza coperto da brevetto
Facchini per Genny

Tutta la leggerezza e
il volume del voile per
la tunica dallo stile
sofisticato a stampa
felce. Per te by Krizia

Sorbetto di Pera Il logo iconico

Nashi, melograno, fiore della maison
di ciliegio e petali di Louis Vuitton
gelsomino per Signorina si fa sofisticata
in Fiore, fragranza fantasia sul
Ferragamo omaggio raincoat uomo
alla femminilit trasparente,
color fumo
 Cover Freestanding
(design Giuseppe
Bavuso) il sistema
di contenitori con
struttura in alluminio
e ante, fianchi
laterali e schienali
in vetro Rimadesio

Abito da mille e
una notte quello
haute couture di
Francesco
Scognamiglio.
I ricami svelano
eleganti e sexy
trasparenze

Le foglie di rarissimi t,
dallHimalaya al
Giappone, sono lanima
della collezione di sei
fragranze Rare Teas
firmate Jo Malone

Silhouette
arrotondata per
la montatura
Tom Ford
Eyewear. In nero
lucido, avana o
in acetato
trasparente

Trasparenza e opacit Bianca e sensuale

dosati ad arte nella luce la gonna lunga fino
In serie limitata, da tavolo Empatia di ai piedi Les Copains
Centenary Lamborghini Artemide. Un oggetto di abbinata a giacca
In acciaio trattamento design che mischia marrone
PVD oro rosa, tradizione del vetro e e sandali
movimento tecnologia a Led
Swiss Made
 Una fragranza
poetica come il
papavero, Flower
by Kenzo a base
di rosa Bulgara,
biancospino,
violetta di Parma

Rosa trasparente Gilet smanicato

il bracciale orologio e senza bottoni
OPS!Objects con da indossare anche
movimento al quarzo. su un look sportivo.
Cassa in policarbonato Il tessuto nero
impreziosita lavorato a navetta.
da cristalli Di Yamamay

Stile gitano chic per

la gonna di Patrizia
Pepe in satin Festival
Color. Perfetta per le
sere destate

Labito Tessuto anni Settanta e Tripudio di ricami e Perfetto per

di Valentino. linea anni Novanta per paillettes per il morbido aperitivi e appetizer
Il pizzo veste il mini abito della completo Armani che lo spumante Cuve
la silhouette collezione SS 2017 abbina pantaloni Speciale di Tenuta
in modo Aigner. Delicato il pigiama a camicia SantAnna
aristocratico colore mauve trasparente realizzato con blend
di uve a bacca
bianca

Trasparenze sul tettuccio panoramico

nella nuova Peugeot 3008, sintesi di stile
e di comfort. Volante compatto e dotazioni
hi-tech, per connettivit permanente
 Completi che giocano
con la scomposizione
delle forme. Gilet
doppi e pantaloni
comodi sono la
suggestione di
Maison Margiela,
rivista dal talento
di John Galliano

Giacca spolverino per lui

color bluette coordinata
agli accessori
e abbinata a t-shirt e
pantalone nero.
Tutto di Versace

Pizzo ed effetto vedo

non vedo per il body Acciaio cromato
Intimissimi a manica e policarbonato
lunga. Perfetto da Il modello parka si per Tobias,
indossare come intuisce dai profili a la sedia in
sotto giacca per una contrasto rosa fucsia. plastica
romantica serata Linee che danno propilenica trasparente
a lume di candela concretezza al nylon della
trasparente. Di Freddy svedese Ikea

Morbida, Un omaggio alla regina Giochi di trasparenze

effetto blusa dei fiori, la rosa, per labito budoir-
smanicata per la fragranza sensuale rock di Alessandro
dal doppio Rose Rose collezione Michele per Gucci.
uso in Splendida Bvlgari. Il Dettagli a contrasto
georgette design del flacone in rosa e giallo
stampata, decollet incarna lo
Naracamicie stile del profumo 2 aprile 2017 107
Noi e Voi N. 14 - 2 aprile 2017
Risponde STEFANIA ROSSINI
stefania.rossini
Buona scuola cattive notizie
Cara Rossini, ogni giorno c qualche
novit per la scuola. Dato il fallimento
della politica della formazione
(le abilitazioni sono di diverso tipo,
alcune contano, altre no, o forse s,
boh...) e delle assunzioni (questanno
hanno chiamato chiunque a fare
supplenze perch i posti rimanevano
vuoti) che ha visto collassare in gran
parte lorganizzazione scolastica
nellanno del battesimo della Buona
Scuola, nuove nuvole si addensano
allorizzonte. Per chi vuole insegnare,
dal 2018 sarebbe previsto il seguente
curriculum: laurea di primo e secondo
grado, concorso, tre anni di
apprendistato (non si capisce se
pagato o no), verifica finale. Un
minimo di undici anni se tutto va
bene. E tutto non va bene: vedi il caos
di ricorsi e ricorsi. Dunque, se la
verifica va male il nostro uomo, anzi
la nostra donna, passata la trentina
dovr ricominciare da capo. Magari
dirottandosi verso le scuole private,
se cattolica, ben raccomandata e con
poche pretese. Se va bene, entrer nel
meccanismo di un lavoro non pagato
a livello europeo, con orari h24
(nonostante lopinione comune), con
compiti sociali sempre pi numerosi e
indefiniti: bullismo, unioni civili,
problemi di genere, istruzione
finanziaria, spirito dimpresa,
alimentazione, giorni della memoria,
della donna, dello sport, anniversari
di tutti i generi. Per poter operare gli
insegnanti dovrebbero anche essere a
conoscenza di una serie infinita di
disabilit e dei problemi psicologici
degli alunni. Mentre pochissima
attenzione viene concentrata sui
LEspresso Via Cristoforo Colombo, 90 - 00147 Roma
108 2 aprile 2017 LEspresso
@ espressoedit.it
problemi psicologici che gli
insegnanti accumulano nel tempo per
un lavoro cos delicato e stressante.
E pensare che in definitiva sarebbe
il pi bel lavoro del mondo!
Gabriella Macucci
Nella lettera della professoressa
Macucci, insieme alla denuncia del
fallimento dellultima riforma della
scuola, ci sono due annotazioni
importanti. La prima mette
laccento sui nuovi compiti del
docente a cui oggi si chiede di
sommare in s, oltre alla pedagogia
e ai saperi di materie in continuo
aggiornamento, anche competenze
di assistente sociale, manager,
investigatore, psicologo, medico
e quantaltro imposto dal
mutamento dei tempi. La seconda
riguarda il logorio psicologico
indotto da un lavoro stressante a cui
non si riconosce pi n attenzione
n prestigio sociale. Come figlia di
uninsegnante, ho esperienza del
rispetto che almeno fino agli anni
Settanta circondava questa
professione, come madre di una
ragazza che ha finito non da molto
le scuole, ho visto il progressivo
sfumare di quel rispetto, anche per
colpa di genitori che pretendono di
essere i migliori giudici dei loro figli,
fino a contrapporsi esplicitamente
agli insegnanti. Sembra stia
saltando quella delega che faceva
della scuola il ponte indispensabile
tra laccudimento della famiglia e
lingresso nella vita adulta, tra un
bambino e un cittadino. E non sar
certo la Buona scuola a ricostruirlo.
letterealdirettore@espressoedit.it precisoche@espressoedit.it
Senza risposta
senzarisposta@espressoedit.it
MASANIELLO A CHI?
C qualcosa di (inconsciamente?)
razzista nelletichettare come masa-
nielli i politici del Sud, come avete
fatto sulla copertina del vostro ultimo
numero, riferendovi nello specifico a
Emiliano, De Magistris e Orlando.
Tralascio ogni giudizio di merito su
ciascuno di questi tre, ma credo non
vi sarebbe mai venuto in mente di
definire allo stesso modo Bossi, Sal-
vini e Grillo: i quali, mi sembrano
(almeno) altrettanto masanielli.
Anselmo Caruso
SOVRANISMO ALLINDIANA
Il vostro articolo sugli attacchi degli
ultr induisti al set del film di Sanjay
Leela Bhansali accenna fuggevol-
Scrive Eni
Larticolo Eni, pagherai carissimo
(LEspresso n. 13), dice: 1. Malabu ha
venduto a Eni e Shell il blocco OPL
245. Non vero. Eni e Shell hanno
acquisito la licenza per il blocco OPL
245 dal Governo nigeriano; gli accor-
di sono stati conclusi da Eni solo con
Shell e il Governo nigeriano. 2. I
soldi dovevano finire nelle casse della
Nigeria. E sono in effetti finiti nelle
casse della Nigeria; il pagamento di
Eni e Shell al Governo nigeriano
stato effettuato su un conto corrente
del Governo stesso presso una banca
internazionale. 3. La corte nigeriana
avrebbe restituito lOPL 245 a Eni e
Shell per alcune irregolarit formali.
In realt, lAlta Corte Federale di
Abuja ha deciso che il Presidente del-
la Economic and Financial Crimes
Commission non stato in grado di
soddisfare perfino le precondizioni
per richiedere un sequestro tempora-
neo e che pertanto la sua richiesta era
irregolare; il sequestro, stato quindi
revocato dalla corte dopo che Eni e
Shell hanno avuto la possibilit di far
conoscere la propria posizione. 4.
Eni cerc di pagare un importo su
conti di Malabu. Falso. Come detto,
lunico pagamento effettuato da Eni
stato sul conto vincolato del Governo
Altre lettere e commenti su lespresso.it
mente alla questione del crescente
nazionalismo indiano, che si esprime
anche nel partito al potere, il Bjp di
Narendra Modi. In Occidente si dice
che il sovranismo di destra (Trump,
Brexit, Le Pen etc) sia causato dal
ceto medio impoverito dalla crisi.
Ma come si spiega allora che lo stesso
fenomeno scoppiato anche in India,
dove il ceto medio negli ultimi decen-
ni si invece molto arricchito?
Roberto Chemmanoor
LA SINISTRA E I DIRITTI
Nel suo articolo La sinistra dei dirit-
ti a costo zero Andrea Zhok coglie il
punto: i partiti progressisti in Occi-
dente si sono rintanati nei diritti civi-
li, dimenticando quelli sociali. Per-
ch i primi sono a costo zero, certo, e
perch sono individuali anzich di
classe, come dice bene Zhok. Ma
anche perch - una volta che cadu-
nigeriano. 5. A causa delle vicende su
OPL 245 il giacimento non ancora
entrato in produzione. Il blocco
esplorativo OPL 245 stato oggetto di
dispute internazionali che hanno
coinvolto il Governo della Nigeria,
Shell e la societ Malabu. Eni non era
parte di queste dispute. Soltanto a
seguito dellaccordo fra il Governo
nigeriano, Eni e Shell stato possibile
riprendere le attivit sul blocco; al
momento, sono stati completati gli
studi ingegneristici e sono in corso le
gare per lassegnazione dei contratti
per lo sviluppo del campo. In quanto
al titolo Eni, pagherai carissimo, va
rilevato che il Governo della Nigeria
non ha mai chiesto ai titolari della li-
cenza indennizzi di alcun tipo.
Erika Mandraffino
Prendiamo atto delle precisazioni
dellEni. Ricordiamo per che le infor-
mazioni riportate sono frutto di unin-
tervista con Ibrahim Magu, presiden-
te della Commissione nigeriana con-
tro i crimini economici e finanziari
(Efcc), che sta indagando proprio
sullacquisto del giacimento Opl 245.
Riteniamo che le parole del Signor
Magu siano di interesse per i cittadini
italiani, visto che lOpl 245 costato
oltre un miliardo di dollari e il capi-
tale azionario di Eni appartiene per il
30,1 per cento allo Stato italiano. (S.V.)
La copertina dellEspresso n. 13
del 26 marzo 2017
to il comunismo e che le socialdemo-
crazie sono state travolte dalla globa-
lizzazione dei mercati - le sinistre
non sono state pi in grado di elabo-
rare un modello sociale alternativo a
quello liberista. I diritti civili quindi
sono stati un surrogato dei diritti
sociali che andavano perduti. Del
resto, qual stata lunica vera conqui-
sta del governo Renzi? Le unioni ci-
vili. Diritti sociali? Non pervenuti.
Fabiola DArgenzio
Lunardi: attenti ai disastri
Nellarticolo Lui ruba e tu rischi la
vita, Biondani e Tizian, nel commen-
tare i contenuti dellinterrogatorio
delling. De Michelis, accostano il ter-
mine disastri alla mia attivit di pro-
gettista. La verit unaltra. Lepisodio
relativo alla Salerno - Reggio Calabria
lungi dal poter essere considerato un
disastro. Si riferisce ad un errore del
rilievo topografico ricevuto dallim-
presa che ha richiesto una banale mo-
difica in corso dopera per mano del
progettista, con un risparmio per
Anas. La tratta AV Bologna-Firenze
riconosciuta internazionalmente co-
me uno dei pi grandi successi dellin-
gegneria italiana, con lattraversamen-
to, in soli nove anni, di formazioni
geologiche tra le pi complesse al
mondo: si tratta di un tunnel di 104 km.
Laffermazione il progetto fatto ma-
le in partenza cos poi si devono fare le
varianti che portano soldi in pi alle
imprese non risponde al vero poich
il progetto del General Contractor
prima di essere messo in opera era
soggetto ad un puntuale processo di
approvazione delle Ferrovie dello Sta-
to. La procedura che faceva s che la
Direzione Lavori fosse assegnata dal
General Contractor fu introdotta dai
contratti dellAlta velocit degli anni
90, non dalla Legge Obiettivo.
Pietro Lunardi
LEspresso 2 aprile 2017
DIRETTORE RESPONSABILE: TOMMASO CERNO
VICEDIRETTORE: MARCO DAMILANO
CAPOREDATTORE CENTRALE: Alessandro Gilioli
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Luca Molinari, Emiliano Morreale, Guido Quaranta, Chiara
Rapaccini, Stefania Rossini, Roberto Satolli, Enzo Vizzari
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Alessandra Bianchi, Raimondo Bultrini, Roberto Calabr, Antonio
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N. 14 - ANNO LXIII - 2 APRILE 2017
109 TIRATURA COPIE 376.100

IL GRANDE CRONISTA
SENZA PAROLE
Uno stile allaltezza di Hemingway. Scoop
come quello sul bandito Giuliano. Eppure
Tommaso Besozzi non riusciva pi a scrivere
Nellalbergo di piazza Cincinnato dove
alloggiava da mesi gli cambiavano came-
ra spesso. Lo spostavano in quella appe-
na restaurata, dove lodore di pittura era
ancora forte, e il letto era al centro della
stanza per evitare che le lenzuola si spor-
cassero a contatto con le pareti umide. Il
pavimento era protetto da vecchi gior-
nali sui quali sgocciolava limbiancatura
del soffitto. Quando lo andai a trovare
sonnecchiava con il cuscino sulla faccia
per difendersi dalla luce che irrompeva
dalle finestre senza tende e aveva un libro
aperto sul petto. La sua figura scarna,
allungata, con i pantaloni di velluto a
coste rimboccati e la camicia bianca
sbottonata sulle costole salienti, dava
limpressione di un estremo abbandono.
Ma il mio arrivo rianim quel corpo
stanco e la bella faccia, scavata da linea-
menti nobili, liberatasi del guanciale,
abbozz un sorriso. Questa immagine di
Tommaso Besozzi mi resta nella memo-
ria. una delle ultime. Risale ai primi
anni Sessanta. Ne mancava ancora qual-
cuno al suicidio, che avvenne a Roma, nel
novembre 64, in via Dandolo, la strada
che sale fino al Gianicolo.
Piazza Cincinnato invece a Milano,
nei pressi della Stazione centrale. Tom-
maso Besozzi aveva trovato un alloggio
a buon mercato in un albergo in corso di
restauro, in cui vivevano alcune prosti-
tute francesi, che non lavevano degnato
110 2 aprile 2017 LEspresso
BERNARDO VALLI DENTRO E FUORI
di uno sguardo fino al giorno in cui ave-
vo spiegato loro che lanziano signore
malandato, non ancora sessantenne, era
un celebre giornalista in gravi difficolt
psicologiche. Non riusciva pi a scrivere.
E da allora la piccola comunit femmini-
le francese colmava di rispettose genti-
lezze Tommaso Besozzi. Gli sorrideva.
Le ragazze gli preparavano qualche pie-
tanza sul fornello in camera. Lui accetta-
va quei riguardi con timidezza.
Ogni tanto bussavo alla porta di Tomma-
so Besozzi. Provavo una rispettosa tene-
rezza per quel cronista famoso, stimato,
e ridotto quasi in miseria. Il personaggio
aveva uneleganza distratta. Incuteva ri-
spetto. Suscitava curiosit per lespres-
sione che non si capiva se svagata o smar-
rita, per i capelli bianchi e stanchi, segna-
li di una resa dignitosa. Era un uomo
affascinante e tragico. Non era facile di-
stinguere psicosi e stravaganza.
Trasformate in sorelle e amiche, le
prostitute francesi erano via via affasci-
nate da quel signore trasandato che, co-
me avevo spiegato, non riusciva pi a
fare il mestiere per il quale era famoso.
Non riusciva pi a scrivere. Lintellettua-
le ferito le inteneriva. E si informavano
se era infine riuscito a scrivere l articolo
che doveva consegnare ogni settimana a
un ex maresciallo dei carabinieri, al mo-
mento guardiano in un vicino parcheg-
gio in viale Tunisia. Larticolo era per la
Domenica del Corriere e lex maresciallo
avrebbe incassato un decimo del com-
penso dovuto allautore, se fosse riuscito
a farglielo scrivere, e a consegnarlo in
tempo al settimanale. Doveva insomma
incalzare, esortare, se necessario minac-
ciare Tommaso Besozzi affinch facesse
larticolo. Era stato lo stesso Tommaso
Besozzi a organizzare quello che poteva
apparire come una specie di elettrochoc.
Lintervento dellex carabiniere doveva
avere questo effetto.
Quel giorno andavo a informarmi se
era riuscito a lavorare. Mi accoglieva
sempre con gentilezza. Le mie premure
non limportunavano. N lo infastidiva-
no le mie domande. Pensavo di avere
capito il suo problema. Non riusciva pi
ad adeguare le parole ai fatti. Era accadu-
to nel corso di un lento, rovinoso proces-
so, che si era aggravato. Io credetti di
capire che aveva le esigenze di uno scrit-
tore e che si sentiva stretto nella realt
imposta dal mestiere di cronista. Era
fedele a quella realt e ne era prigioniero.
Restava per ore davanti al foglio senza
scrivere una parola. Quel giorno infor-
mai le ragazze francesi in attesa che Tom
non era riuscito a compilare la storia
chiestagli dal giornale.
Ho poi rivisto quello che stato uno
dei pi grandi giornalisti di quei decenni:
il cronista che scopr come era stato uc-
ciso il bandito Giuliano (non dai carabi-
nieri, ma dal suo amico Pisciotta), che
percorse lEtiopia, che fece assolvere un
soldato italiano condannato a morte in
Francia, che Arrigo Benedetti, il suo di-
rettore allEuropeo, indic come inviato
speciale sulla Luna. Enrico Emanuelli,
altro grande inviato dellepoca, lo de-
scrisse a Ernest Hemingway come qual-
cuno del suo stesso stampo. Sia pure in
versione meno vistosa. Besozzi era un
amico e sono grato a Enrico Mannucci,
suo biografo, di avere riproposto (per le
edizioni Milieu) La vera storia del ban-
Foto: Agf
dito Giuliano, uno dei rari scritti rimasti
del grande giornalista dimenticato. Q