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Il pensiero e lo stile di Eugenio Montale

Il male di vivere forse la definizione pi nota della visione della vita di Eugenio
Montale. Il male di vivere la sofferenza, il dolore che presente in tutti gli
uomini.
Lunico rimedio lindifferenza, considerata dal poeta un meraviglioso dono divino
perch ci consente di resistere al dolore ignorandolo.
La poesia di Eugenio Montale dunque incentrata sul tema della negativit. La
sua unica certezza quella di sapere ci che non siamo, ci che non
vogliamo. Dietro a ogni azione umana c il vuoto, il nulla, la delusione,
limpossibilit di comunicare; la constatazione del fallimento di ogni tentativo di
trovare certezze che diano un senso pieno alla vita.

Una delle caratteristiche del poeta Eugenio Montale luso particolare che egli fa
del paesaggio, soprattutto di quello ligure che gli pi familiare. E lo rappresenta
nella sua concretezza fisica, riconoscibile dal lettore: mare, sole, muretti di orti,
sterpi e arbusti della collina diventano mezzi per esprimere la dolorosa solitudine
delluomo. Quindi ogni immagine, ogni oggetto, pur conservando la sua spiccata
evidenza visiva o di suono, ha anche un altro significato: esprime emozioni,
sentimenti, concetti. La critica ha parlato a questo proposito di correlativo
oggettivo: loggetto richiama unemozione, ad esempio gli ossi di seppia
abbandonati sulla spiaggia assolata evocano sensazioni di morte.

Nella scelta delle parole e nel ritmo dei versi, Eugenio Montale procede per
contrasti, accostando termini rari, di uso letterario, ad altri quotidiani e banali;
introduce le rime laddove il lettore non se le aspetterebbe (per esempio nellinterno
del verso invece che alla fine). La disarmonia, le cose sgradevoli rappresentate
(sterpi, rami secchi e storti, greti sassosi, cocci di bottiglia), i suoni aspri diventano
mezzi per esprimere la solitudine dolorosa degli uomini del nostro tempo.
Le opere di Eugenio Montale: Ossi di seppia
Il punto di partenza dellitinerario poetico di Montale segnato dalla raccolta Ossi di
seppia pubblicata nel 1925. A questa prima edizione seguirono poi quelle del 1928
e del 1931.

Parecchie cose colpiscono in questa prima raccolta:

attraverso il paesaggio della Liguria, colto nella sua immobilit e aridit e


dominato da un mare che attrae e contemporaneamente respinge, il poeta
definisce la condizione di estraneit, solitudine e sconfitta che propria
delluomo e nello stesso tempo lassurdit del vivere stesso attanagliato da
un male, di cui impossibile individuare le ragioni;

n la poesia ormai pu indicare la strada per uscire da questa situazione,


pu solo offrire qualche storta sillaba e secca come un ramo, cio pu
solo trascrivere questa condizione di un cosmico male di vivere;

a riscattare comunque luomo da una simile condizione di angoscia e di


desolante impotenza, il poeta auspica la scoperta di un varco, una via di
salvezza, una maglia rotta nella rete / che ci stringe;

gli elementi della natura si caricano di un valore simbolico, che li fa


diventare emblemi della condizione stessa delluomo. La critica ha parlato a
questo proposito di correlativo oggettivo: ad esempio il muro che ha in
cima cocci aguzzi di bottiglia, lanello della catena sono emblemi di
costrizione e prigionia, ai quali si contrappongono per i simboli di una
speranza appena accennata, incerta, affidata ad accadimenti quasi
miracolistici (il varco, lanello che non tiene, la maglia rotta, il
giallo dei limoni) che possono, nella frazione di un istante, riscattare
lintera condizione umana;

sul piano stilistico Montale mantiene una sintassi integra e


una metrica nel complesso classica, anche se talvolta ricorre alluso di
versi di lunghezza irregolare, costruiti con un linguaggio fortemente
innovativo. Spesso ricorre a figure retoriche di suono (soprattutto
allitterazioni) e di significato (metafore, ossimori, sinestesie, analogie). In
tal modo Montale dimostr di ispirarsi allesperienza innovarice della poesia
del primo Novecento, mantenendo pur sempre un proprio personale
equilibrio e senza mai riconoscersi in una precisa corrente poetica.

Le opere di Eugenio Montale: Le occasioni


La seconda raccolta, Le occasioni, furono pubblicate nel 1939 e
comprende testi scritti a partire dal 1928.

Come rivela il titolo, raccoglie liriche di carattere pi autobiografico


rispetto a Ossi di seppia, in quanto nascono da ricordi, immagini,
emozioni, avvenimenti, incontri che costituiscono l'occasione appunto da
cui hanno origine i versi.

In queste poesie si intensifica luso del correlativo oggettivo.

Di molte liriche protagonista una figura femminile (che prende il nome


di Clizia, dotata di virt miracolose, quali lintelligenza e la
chiaroveggenza, capaci di indicare alluomo una via di salvezza), dai critici
identificata nella giovane statunitense Irma Brandeis, con la quale il
poeta intrattenne una lunga relazione sentimentale.

Altro tema dominante quello della memoria, del ricordo che ricrea ci
che stato, ma che ne rivela anche lassenza nel presente,
nellimpossibilit del ritorno al passato (come ne La casa dei doganieri).

Nemica della memoria la forza disgregatrice del tempo, che travolge


nella dimenticanza anche i ricordi pi belli (Non recidere, forbice, quel
volto / solo nella memoria che si sfolla).

Montale adotta una metrica vicina alla tradizione, con un pi raro uso
della rima, sostituita da richiami fonici prodotti
da assonanze e allitterazioni.
Il linguaggio si fa pi chiuso e pi aspro, pi difficile, e con la sua
fulmineit contribuisce a far attribuire a Montale letichetta di ermetico.
Si tratta, ovviamente, di una scelta del poeta, che nel cosciente rifiuto di
ogni abbandono sentimentale diaristico ambisce a trasporre la propria
vicenda privata in una dimensione universale.

Le opere di Eugenio Montale: La bufera e altro


Nel 1956 vede la luce la terza raccolta poetica di Montale, La bufera e altro.
Comprende poesie scritte fra il 1940 e il 1954, organizzate da Montale in sette
sezioni.

In questa raccolta il poeta riconferma i motivi gi presenti nelle raccolte


precedenti: il cupo pessimismo, la negativit della concezione della vita, il
gioco delle presenze e delle assenze, delle attese e delle paure.

Affiora ne La bufera e altro un legame tra la sconsolata visione del vivere


del poeta e un preciso tempo storico: si tratta, infatti, di componimenti nati
dallesperienza drammatica della guerra e dalla delusione del periodo
postbellico, che segna il trionfo di una societ massificata e meccanizzata.

Nella raccolta si contrappongono idealmente due figure femminili: quella


di Clizia, pi astratta e contornata da unaura quasi metafisica e religiosa,
e quella della Volpe (identificabile nella poetessa Laura Spaziani) pi
terrena e sensuale.

Stilisticamente un libro complesso, caratterizzato da una sintassi ardua


e ricercata, da un lessico volutamente lontano da quello comune, raffinato
e arcaizzato, da un largo uso di metafore e di analogie.

Le opere di Eugenio Montale: Satura


Nel 1971 esce il quarto libro di Montale, Satura. Satura d inizio allultima
fase della stagione poetica montaliana.
Satura comprende oltre cento poesie scritte fra il 1962 e il 1970, suddivise
in quattro sezioni, per le quali lautore ha scelto un titolo di derivazione
classica: Xenia (I e II), nome greco che indica letteralmente i doni che
anticamente si offrivano agli amici e agli ospiti, e Satura (I e II), titolo
che si rif alla satira latina e vuole indicare sia lironia (spesso bonaria, a
volte amara) che percorre lintera raccolta, sia la commistione di forme e
contenuti che la caratterizzano.

In riferimento al titolo delle prime due sezioni lopera risulta essere il


dono funebre offerto alla moglie, Drusilla Tanzi, morta nel 1963. In esse
la figura della donna, discreta compagna di gran parte della vita del poeta,
colta nei suoi atteggiamenti quotidiani e la sua presenza accanto a
Montale sembra continuare anche dopo la sua morte (Ho sceso dandoti il
braccio).

Nelle altre due sezioni prevale il tono ironico e autoironico e le riflessioni


del poeta si ampliano a considerazioni sulla storia e sul ruolo della poesia.

Lopera nel suo complesso, presenta un voluto abbassamento di tono


rispetto alle raccolte precedenti e il ricorso a un linguaggio pi vicino alla
prosa, quasi dimesso.
EUGENIO MONTALE (1896-1981)

E' ormai considerato come il massimo esponente della poesia italiana di


questo secolo ; insignito del premio Nobel nel 1975 ha suscitato un
crescente interesse per la novit e l'originalit della sua opera poetica, in cui
si avverte l'influsso non solo di autori italiani, ma anche di autori dell'area
anglo-americana, primo tra tutti il grande poeta americano,naturalizzato
inglese Thomas Stearn Eliot.
Come gi detto Montale fu anche estimatore di Svevo, contribuendo con il
saggio del 1925 a diffonderne la conoscenza in Italia.
Oltre che insignito del Nobel, Montale stato anche nominato senatore a
vita per meriti artistici nel 1967.
Originario di Genova, rimase sempre molto legato alla Liguria, in particolare
alle Cinque terre, ove trascorse periodi di vacanza ; oltre alla poesia coltiv
a lungo l'altra grande passione, la musica lirica, studiano come baritono.
Dopo aver combattuto al fronte nella prima guerra mondiale con il grado di
sottotenente, collabor a varie riviste letterarie, tra cui Solaria,fece parte del
gabinetto Viessieux di Firenze in qualit di direttore bibliotecario,ma ne fu
allontanato verso la fine egli anni trenta per motivi politici ed ebbe seri
problemi finanziari. Pens di emigrare negli USA, ma non gli fu concesso il
passaporto.Durante la Resistenza si impegn nel partito d'Azione .Fu quindi
per molti anni collaboratore e poi redattore del Corriere della sera, attivit
che gli consent, tra l'altro, di viaggiare intensamente.

Ideologia di Montale - la sua visione pessimistica ed amara della realt,


non confortata da alcuna fede religiosa, ricorda per certi aspetti sia il
"pessimismo cosmico" del Leopardi, sia la visione dolorosa del Pascoli, ma
risente soprattutto dell'elaborazione filosofica del pensiero irrazionalistico
della seconda met dell'ottocento(in particolare Schopenhauer), sia del
novecento, con chiari influssi sia dell'esistenzialismo, sia di quei filosofi
"antipositivisti", come Bergson e Boutroux, che hanno dato un'impronta
essenziale alla visione negativa della realt, che Montale stesso definisce il
male di vivere .
Con tale definizione Montale intendeva indicare la condizione esistenziale
assurda e dolorosa dell'uomo, che si trova a vivere in un ambiente ostile e
senza poter dare una risposta alle ragioni incomprensibili dell'esistenza,
credendo erroneamente che la realt quella che si vede e non qualcosa di
pi misterioso ed occulto, cui l'uomo non ha accesso, se non in rari
bagliori,in occasionali "stati di grazia"("l'anello che non tiene").Ci si verifica
talora grazie all'aiuto di una donna,che , novella Beatrice, ci pu come
illuminare e farci intuire per un istante qualcosa di diverso dall'aridit
incomprensibile di questo mondo indecifrabile ed allucinato. Questo "male di
vivere" si concretizza in alcune immagini di chiaro sapore metafisico :
paesaggi accecati dal sole, aride pietraie riarse dal sole, la sonnolenza del
caldo meriggio estivo, il senso di una vita soffocante ed incomprensibile,
senza poter mai approdare ad alcuna certezza o "verit" ; vivere come
camminare accanto ad un muro invalicabile con in cima cocci aguzzi di
bottiglia, quindi non poter superare quella barriera , che ci impedisce di
guardare oltre e cogliere, forse, l'autentico senso dell'esistenza.In tale
diaframma che si frappone tra noi e la realt pi autentica facile cogliere
quello che Schopenhauer definiva il "velo di Maia", rifacendosi alla antica
saggezza indiana.Questi scenari cos aridi, desolati e illuminati da un sole
accecante, ricordano da vicino certi paesaggi della pittura metafisica di
Giorgio De Chirico ; chiaro che dietro l'apparente naturalismo della poesia
di Montale si nasconde una valenza simbolica e metafisica, per cui i vari
oggetti descritti assumono un significato simbolico. E' questa la tecnica
del correlativo oggettivo, che Eliot sembra aver ripreso dal poeta anglo-
americano Eliot. L'unico rimedio contro il male di vivere, per non lasciarsi
travolgere dalla banalit di una vita inspiegabile ed assurda la divina
indifferenza, cio la capacit di estraniarsi dall'assurdo della vita ; non
significa rifuggire dalla vita, non assumersi la responsabilit del vivere,
quanto rimanere distaccati e lucidi, con animo forte e "stoico" di fronte alle
lusinghe di una vita ed una societ banali ed insensate. In altre parole
significa assumersi i compiti e doveri di cittadino, impegnarsi per il progetto
di una societ pi libera e migliore sotto tutti i punti di vista, ma con
distacco emotivo e lucidit interiore, senza lasciarsi coinvolgere
emotivamente. Anche in ci facile vedere una spiccata analogia con
quello stato d'animo critico e distaccato, che, sempre Schopenhauer,
definiva la "nolont".Vi sono tre correlativi oggettivi, che indicano in modo
chiaro tale atteggiamento di indifferenza : Il falco, la nuvola, la statua nella
sonnolenza del meriggio.In queste tre immagini evidente il guardare la
vita dall'alto, con distacco.
La prima raccolta poetica Ossi di seppia (1925),gi nel titolo evoca qualcosa
di arido e pumiceo, scarno ed essenziale.E' la raccolta giovanile, assai
significativa ed originale con cui Montale inizia il suo itinerario poetico. Nella
seconda raccolta Le occasioni(1939) i temi sono molteplici : in primo luogo
la presenza di alcune donne con una funzione quasi di guida verso quegli
"stati di grazia" cos rari, quei momenti in cui sembra che al nostro animo
confuso possa aprirsi il senso del mistero che ci circonda.Nomi di donne
importanti per il poeta, quasi novelle Beatrici, che possono guidare il poeta
verso quegli attimi brevi e sfuggenti di verit : Arletta,Esterina, Gerti, Clizia;
dietro quest'ultima si cela Irma Brandeis, una studiosa americana di Dante e
di Eliot, che fu costretta al tempo delle leggi razziali (1938) ad abbandonare
l'Italia. A questi nomi si deve aggiungere quello fondamentale di Mosca,
l'affettuoso soprannome di Drusilla Tanzi, moglie del poeta , morta nel
1963.

Ma il tema, forse pi suggestivo della raccolta, "l'impossibile recupero


memoriale", il dipanarsi del filo della memoria, anche per mezzo di oggetti,
semplici portachiave o ciondoli che rimettono in moto il filo della memoria
.E' evidente in ci l'influsso di Proust, ma qui vi l'amara consapevolezza
che la memoria si sfolla giorno dopo giorno ; i ricordi si fanno sempre pi
sbiaditi e diafani, il poeta rimane solo a rivivere i fantasmi di un passato
che inesorabilmente reciso dall'impietosa forbice del tempo.
La terza raccolta La bufera ed altro (1956) considerata ormai dai critici,
unitamente a Le occasioni, il meglio della poesia di Montale. Vi si avverte il
cupo dolore per il dramma senza fine della seconda guerra mondiale con
tutte le atrocit ad essa legate, il clima di sconvolgente crisi ideale e morale
che ha contrassegnato una tragedia senza precedenti.
L'ultima raccolta di un certo rilievo Satura (1971), in cui in un tono molto
prosastico e discorsivo Montale esprime accenti fortemente satirici e
sarcastici verso la moderna societ consumistica, banale e superficiale.
Questa raccolta comunemente divisa nelle due sezioni Xenia, cio doni
ospitali e Satura ;questa raccolta chiarisce in modo inequivocabile che il
malessere esistenziale espresso dal poeta non ha un carattere contingente,
cio legato ad un preciso contesto storico(come poteva ipotizzarsi nelle
precedenti raccolte ( il fascismo o la seconda guerra mondiale), ma assume
un pi esplicito aspetto esistenziale, "fisiologico" cio all'essere uomini in
qualsiasi contesto politico-sociale .
Di notevole importanza, oltre alle raccolte poetiche, risultano i numerosi
saggi critici, articoli e recensioni su Il corriere della sera, cui Montale, come
detto, collabor per lunghi anni.

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