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Non fascinosa lidea di imprinting culturale?

Una quantit massiccia di dati tramandati come se fossero


insegnamenti da vedere e replicare se non per il fatto che noi li diamo per scontati quando li applichiamo
tutti i giorni in movenze automatiche o inconsapevoli, come le creature zoologiche diverse da noi quando
compiono un comportamento appreso o utilizzano uno strumento. A volte pare come se volessero
dimostrarci che luomo ha ancora da imparare le cose pi semplici.

A questo proposito, gli animali, per insegnarci qualcosa, devono o essere estinti e studiati oppure essere
ancora in vita e studiati. Vale a dire: laccader del decedere non fa alcuna differenza per la nostra
conoscenza e sicuramente la questione non nemmeno nei loro riguardi. Se vogliamo, per riscontriamo
uneccezione: i nostri cari. Chi non ricorda i propri animali domestici presenti e passati, le esperienze vissute
con loro? E similarmente vorrei semplicemente porre una domanda riallacciata a questultima: cosa
distingue luomo se non linsegnamento che lascia?

Siccome in genere gli animali imparano con un insegnante solo ci che inscritto nel loro D.N.A. tramite un
solo maestro o la partecipazione di pi individui, c da dire che per loro limportante la materia, non il
tutore. Vi per qualche eccezione: numerosi mammiferi, tra cui elefanti, molti animali domestici, qualche
specie di primati, possono dare pi retta ad un adattamento se appreso attraverso un certo individuo, che
acquisisce unimportanza fondamentale al punto da ricordarne la mancanza anche dopo la sua dipartita,
specie perch il membro o si definito leader per rispetto o leader per affetto. Luomo invece ricorda
entrambi, pi o meno consciamente, facendo un passo in pi, attraverso un periodo denominato era o
storia, come se in un certo senso ci fosse ancora collegato, imperfetto e non troppo lontano, specie
allinizio di ciascuna nostra esistenza. Infatti lo stimolo ad apprendere pi sviluppato in questa fase, come
se si fosse consci di aver lasciato qualcosa a met non solo nella memoria prima di morire, ma
nellincoscienza prima di nascere.

Proprio per questo listruzione statalizzata generalmente accoppia autore ed opera, per poi portare un
fruitore curioso ad approfondire luno o laltro a propria discrezione. Popoli, eventi, spazi, non fa differenza,
ogni cosa pu valere la pena di essere ricordata per millenni, sia essa da scoprire oppure ovvia, finch
mantiene un messaggio si pu chiamare storia, a racchiudere uno scopo. Prendo in considerazione questa,
e non le ere precedenti, siccome il mio un discorso umano, quindi presumo la questione di comunicazione
e scrittura come prima fase per il tramandare; tuttavia, tra le altre, le opere rupestri nascondono
innegabilmente un senso di apprendimento e incompletezza met tra quello animale e umano, complici gli
sviluppi cognitivi nel tempo. Comunque sia ci si vuole dare un insegnamento, una presa di coscienza di un
errore,, di una casualit, cos da non dover ripercorrere lintero processo ogni generazione. Ma nel nostro
caso la memoria uno strumento od un istinto? Qualcosa che si basa sulla nostra esistenza oppure qualcosa
che alla base di questultima? In fondo luomo si dice si distingua per il linguaggio o lintelligenza, ma a
mio parere si distingue proprio perch porta avanti una questione legata a s da molto molto tempo
chiamandola passato, a volte rimuginata come irrisolta chiamandola religione o filosofia, e a volte creduta
pi fondata chiamandola storia o scienza, e a volte ancor colma di soggettivit chiamandola cultura od arte,
tutto per si estende nella bellezza delle sue radici.

Lo stesso si pu dire nel contesto familiare. Lascio in evidenza il termine perch voglio considerarlo in
ampia scala: non parlando di prole, bens di eredi. Eh s, linsegnamento diventato il coefficiente della
nostra specie ancor pi che la riproduzione stessa. In un ponderare spese, sacrifici, benefici ed imprese, a
volte la persona si dedica cos tanto al proprio successo da non considerare listinto fondamentale di ogni
essere vivente. Tuttavia chiunque lascerebbe testamento se potesse, se non si considerano casi di
autolesionismo e autocommiserazione nel fallimento. Perch? Perch quell idea di branco si talmente
estesa che ci lacera e ci moltiplica assieme quasi fossimo lombrichi: da un lato abbiamo coscienza delle
probabilit che, in mezzo a tutta questa gente, ci sia un nostro affine, dallaltro siamo pressati da tutti coloro
che non lo sono. Semplice, matematico.... Identit e opposizione: una coppia di istinti che, nemesi
coesistenti, sono riscontrabili negli animali pure: ci che stessa specie (e, a seconda della specie dello
stesso genere, periodo damori escluso e casi di vita in branco esclusi) affine, ci che non lo (sempre con
eccezioni: simbiosi o alleanze predatori contro prede) pressione. Si creano cos antagonismi e parassitismi,
cacciagioni e infezioni, legami solidali e amicizie insolite. Solo che luomo non fa distinzione di specie
(letteralmente, si pensi a tutti quei migliori amici delluomo), fa di setaccio la testa (carattere, mentalit, a
volte aspetto) secondo ci che congeniale al bisogno dellindividuo.

Unendo questi due argomenti quasi selvatici, inserendo il fattore forse pi importante nella storia
umana, il tempo (e il timore che questo finisca, conseguentemente), che emerge in automatico come
questa ricerca sia un chiodo fisso. necessario costruire una porta che ci conservi past(o) tempore.

Per questo motivo ora posso giustificare il perch scrivo, unendolo con quel generico desiderio giovanile di
divenire insegnante. Ho incontrato numerosi praticanti del mestiere, e anche apprendisti dello stesso, nello
stress e insoddisfazione generale che molto spesso trasporta con s. La mia unammirazione, siccome non
devessere facile avere la costanza di sforzarsi a gestire una relazione con persone che evidentemente non
corrispondono ai nostri criteri di eredi e per i quali quindi sembriamo solo tempo perso. Immedesimandomi
in questi, ho inteso come probabilmente io non sopporterei uninsoddisfazione tale, che immagino essere
pi grande del range di successi contemporaneamente acquisito.

Vorrei invece prendere un esempio in cui oltretutto immedesimarmi pi semplice, oltre che pi idoneo a
guidare il mio discorso: i miei genitori. Infatti sono conscio di aver preso di pi da mio padre, il quale, da
buon commerciante, tende maggiormente a rinunciare allinsegnamento se lo vede come uno spreco di
risorse (tempo incluso!) che non porta a risultati, mentre mia madre tendenzialmente spinta a voler
impegnarsi di pi in quelli che sembrano anche tentativi a senso unico: non sto evidenziando che uno dei
due metodi sia erroneo, anzi... sono entrambi corretti (anche se opposti), come possono esserlo i risultati
delle radici quadrate, a confluire in un unico punto risolutivo se si prende la strada pi congeniale e simile a
s. Due elementi vorrei porre: il primo che imparando dalluno e laltro esempio si pu avere un criterio di
discrezione (ancora da allenarsi), essenziale nello scegliere qualsiasi cosa. Il secondo che ho visto entrambi
avere un profondo senso di raggiungimento qualora una loro osservazione sia stata sfruttata da qualcuno
(non necessariamente parte della famiglia), anche a distanza di anni. Questo proprio in virt dellistinto di
cui parlavo prima: luomo necessita di questo erede costruito, in quel profondo desiderio di ascolto che
ciascuno ha, a volte trasformandolo in ingordigia.

In un ambiente cos metamorfico, il contrasto tra questa volont e la socialit sia causa che distribuzione
di numerose fobie: per soggetti davvero diversi ma comunque accomunabili a testimoniare, ricordando che
la paura un istinto di protezione nei confronti di qualcosa ritenuto ostile (com palese per quelle
zootopiche, tipo laracnofobia, la cinofobia, o lequinofobia), come per lappunto luomo si stia, attraverso la
conoscenza, ponendo nuove tematiche a riguardare listinto.

Infatti passando da quelle strettamente sociali, dal contatto e dei luoghi (Afefobia; tropofobia) alle persone
(antrofobia; xenofobia [e derivati]; eterofobia), al lavoro e alle responsabilit (ergofobia [e derivati];
Hypengyofobia), nellimmagine (quasimodofobia [e derivati]), nelle relazioni fisiche (coitofobia;
contreltofobia; sessuofobia; kolpofobia [e derivati]), emotive (filofobia, di amare; mnemofobia, dei ricordi;
monofobia, della solitudine; athazagorafobia, dellessere dimenticati; blargofobia, di disturbare) e
comunicative come la laliofobia (paura di parlare) la scriptofobia (di scrivere) o lommetafobia (paura degli
occhi), si giunge a quelle pi umanamente ancestrali, riguardanti ci che non si conosce: ad esempio lo
spazio (Kosmofobia), le parole scientifiche/greche (Hellenologofobia), di apprendere (Mathemafobia [e
derivati]), e, pi importante, lo scorrere dei minuti, come cromofobia e gerontofobia (del tempo e di
invecchiare), la loro conseguenza (necrofobia; nosofobia) o lapeirofobia (di tutto ci che riguarda linfinito,
limmensit o leternit) oppure, al limite dellidentit, la maniafobia (la paura delle malattie (mentali) [e
derivati]) e la fobofobia (paura di temere). Concettualmente, non sembrano esistere la paura del futuro o
della storia intesi come eventi storici apersonali (ci che accaduto, ci che accadr, senza ripercussioni
personali), proprio perch difficile avere paura di un concetto che astrae lastratto della nostra vita; ad
esempio, esiste la paura dei dottori (Iatrofobia) ma non quella della medicina in s stessa. Pi in generale, le
paure si focalizzano su qualcosa di percepibile (sensorialmente e soprattutto come pensiero) mentre
concetti non percepibili se non privatamente non possono essere temuti (se non si considera la paura
dellignoto o delle emozioni, che per sono conseguenze di suddetti concetti), per questo motivo evidente
come siano legate allistinto e non alla ragione: la stessa apeirofobia si basa su esperienze di perdita,
confronto e sconfitta di s stessi nei confronti di qualcosa non concretizzabile o non misurabile (il tempo, la
morte, il buio, il sonno), quindi di fatto una separazione di un concetto da un altro, ma pur sempre come
conseguenza dalla sensibilit. Con il termine fobia si definisce genericamente una rimozione di un
comportamento o di unevenienza in seguito ad un forte trauma. Riprendiamo un parallelismo da me gi
usato in questo testo: anche gli animali hanno reazioni di questo genere se diventano consapevoli di una
situazione per loro pericolosa. Ad esempio prendiamo un cancello elettrificato (come situazione che uccide
ma non riconosciuta dall istinto eredit di alcuna specie), che uccida un coniglio durante una fuga da una
determinata area; se visto da altri della specie questi avranno un sussulto e coscienza dellavvenuta morte di
questo, reagendo con paura e consapevolezza, evitando di comportarsi come questultimo in una sorta di
galvanofobia (che ancora ha senso, siccome non hanno paura dellelettricit, non conosciuta a tutti gli
effetti, ma delle conseguenze traumatiche vissute, come per noi linfinito rispetto ad altre cause). Tuttavia
dopo un periodo di tempo ritenteranno, presi dallistinto di fuga, ad agire come lindividuo deceduto, e
qualche esemplare potr salvarsi da entrambi i destini in cui si trovassero nel mio esempio. Nel nostro caso
decisamente pi complesso perch tendiamo a radicalizzare la fobia nella psiche (in un istinto, quale
timore, pi sviluppato, coefficiente della nostra specie) e a non poter pi trovare uno sblocco se non tramite
terapie.

Queste situazioni sono proprio causate dalleccessiva incidenza umana in ogni cosa, per numero e per
presenza. Tutte queste sensazioni di instabilit, protezione e precauzione non sembrano paure proprie
(perch psicologiche), ma possono, se ricondizionate, spiegare come mai si odiano tanto le persone che
hanno cancellato ogni traccia di noi senza un perch conciso e concesso, o anche solo perch essere
cancellati ci rende impotenti e frustrati, nel gesto unico e solo.

A livello numerico non una novit che stiamo diventando troppi nel mondo, considerate le risorse che
questo ha o avr da offrire, tanto pi che stiamo gi cercando altri mondi da invadere come se questa fosse
una soluzione... dellargomento vorrei solo dire che questo solo il risultato dellingordigia da me citata.
Non da biasimare, in fondo listinto riproduttivo e di soddisfazione della specie (o personale?), quindi
non penso si possa evitare che ci avvenga, siccome quando c abbondanza ogni essere vivente si
comporta cos, ad espandersi a scapito degli altri. La mia obiezione sta in due fatti: il primo che
bisognerebbe riguardare concetti di abbondanza ed invasione, siccome proprio la storia ci insegna che
questi due vocaboli sono stati soggetti coinvolti in numerose casistiche meno desiderabili della situazione
odierna, La seconda che in questo modo sembriamo voler nascondere i problemi sotto un tappeto di
crosta terrestre e non affrontarlo direttamente, dato che vi sono pesanti disparit nel mondo.

A livello di presenza, tendiamo invece a dover essere troppo presenti/pressati nelle/dalle vite altrui, in
quella fobia che tale del tempo, del saperlo sfruttare adeguatamente e della necessit di uno spread di
opportunit che ci metterebbero in contatto con gli altri al limite del binomio necessit/dipendenza.
Tempo per noi, tempo per gli altri, tempo per il dovere, tempo per il piacere, tempo per vivere e tempo per
morire. tutto una corsa. Una corsa sempre pi veloce di quella che per sempre pi culture una vita sola,
a bocconi cos grandi che a strozzarci si tossisce la parola consumismo, oppure non si riesce nemmeno pi a
provare listinto di tossire con i conseguenti risultati.

Lintera situazione, che ci mette a disagio siccome impedisce una corretta analisi della nostra vita (ci che
dovremmo porre in eredit) e contemporaneamente di coloro di cui possiamo fidarci (coloro a cui
consegnare leredit), causa cos quelle paure e sconforti tipici della nostra era.

Di cui, a proposito, la nostra sembrerebbe una generazione pigra e improduttiva, ma fatico a crederci. La
mia generazione, definita Y da numerose forme mediatiche, sembrerebbe essere da una parte sfortunata
dai collassi economici, educativi ed ambientali e dallaltra scossa dalle incertezze date da contatti a volte mai
realistici. Essa quindi spaventata dalla mole di situazioni e operato posti sul piatto, sconosciute e
allapparenza poco interessanti. Questo nel futuro, ma soprattutto nel passato, siccome da qualche tempo
impariamo nozioni come storia e diritto in una visione che tende a semplificarli in un ammasso di numeri
senza senso logico o etico. Ho detto senso, non criterio, perch so cos un codice, cos un archivio. Ma
molto difficile apprendere fatti ed etica da cui dovremmo apprendere il nostro sistema (e costruirci sopra
nuovi tasselli del ponte) come gradienti o calcoli per anno o numero di volume, specie in giovane et,
siccome sono indicatori di casistiche non misurabili! Ovvio che seguono una successione crescente ma
spesso ci si concentra pi sullaspetto mnemonico a similari di tabelline, anche se per quelle cifre sono
simboli veri e propri di catalogo, non raggruppabili in senso aritmetico, come farebbe comodo agli schemi
mentali del sottoscritto. Anzi io tendo a detestare queste due materie siccome proprio il fatto che si tenda a
seguire una via ad immagazzinare tanti dati nel minor tempo possibile a menti pi che probabilmente
impreparate, come tortura da sistema, nella fobia del tempo e della produttivit, a generare lesito opposto
a quello voluto. La nostra giornata tende ad essere un vivere di controllo e ricerca vissuti nello strazio, per
poi fantasticare secondo ideali spesso proposti da un sistema identico a quello che ci consuma le forze. Non
si sa pi avere un ritmo e avere un dedicarsi. Tuttavia questo non vuole necessariamente dire che dovremo
per forza costatare il fatto che lisolamento porter a tutti solo patologie senza alcuna conformazione
positiva negli sviluppi o anche solo nelle prospettive o nei desideri. Proprio guardando alla storia, penso a
quei romanzi di fuga, libert e comunicazione a volte proprio sporadica e testuale (via postale per) che
molti giovani potevano leggere e percepire durante gli studi, viaggi di lavoro, missive militari: allora solo
costoro potevano permettersi di sviluppare la doppia soluzione della (e alla) radice del grande quesito
legami ed eredit. Ovvero una combinazione di legami concreti e di legami astratti, senza affatto
distinguere in compartimenti stagni concreto-affidabile; astratto- non costruibile siccome ci si pu rendere
conto che, come chi ti spedisce una missiva, chi dallaltra parte dello schermo una persona che pu
avere i nostri stessi desideri, mentalit e speranze. Di conseguenza questa diventa un individuo con cui ci si
pu legare senza che ci si deva sentire pressati da tempi o stili di vita diversi per il solo e semplice fatto che
non si condivide la residenza geografica o la cultura di provenienza, con per il vantaggio che ora il mondo
una rete istantanea, e perci sia possibile raggiungere molti in una coincidenza di tempistiche che alla
base delle nostre preoccupazioni o fobie, o delle dipendenze e morbosit che queste possono comportare.
Tutto dipende dalla fiducia e compatibilit nel/col prossimo: devo essere realistico e dire che il fallimento
dietro langolo di un mondo che essendo un geoide di angoli ne ha, da cui nascono risultati definibili
nellignoto come sorprendenti. Non si quasi mai sicuri di un risultato che non dipende da noi: come il
rischio dimpresa. Tuttavia sono nate numerose societ e numerose amicizie al punto tale da diventare
storiche. Lambiguit tra istinto e apprendimento uno degli scontri cui la generazione Y si trova ad
affrontare ad unet sempre pi giovane. Io stesso non nego di provare per questo paure e confusione, ma,
realizzando anche un forte senso di rivalsa e soddisfazione, vorrei porre questa domanda: in questo grande
parco vogliamo essere i piccioni a puntare solo alle briciole di pane oppure le persone che scelgono di
dedicarsi [ahim] ai piccioni, avendo gi dato il possibile daltro? Tralasciando che detesto i colombi....
giusto dover dedicare il proprio tempo a persone per le quali si solo un pit-stop nei loro viaggi; giusto
avere quella discrezione di capire chi viene solo a far benzina o chi viene a trovare la persona operatrice; ma
anche giusto trovare il tempo per riflettere su noi stessi, sui nostri desideri, e capire il motivo per cui
questa grande paura alberga in noi. Nessuna di queste una vittoria, ma un inizio; le fobie si sconfiggono
cos, catturandole attraverso una risposta in noi. Ap-prendendola.

Super-visualizzando, io ho dedicato questo tempo per scrivere, ma io ho i miei obiettivi e i miei diletti.
Scrivere per diventare evento e non eventuale? Scrivere per dare una risposta ad altri? Ritengo che sia
necessario trovare il tempo di pensare a quella che alla resa dei conti proprio una storia, la nostra: una
storia che alla fine si basa su paure (istinti) ma che noi possiamo avere la facolt di farcirle con sogni, motori
di esperienza, fino a quando gli istinti cesseranno di pressarci e gli unici fossili saranno le imprese da noi
compiute. Codesti risultati shan da rivedersi, quando il tempo dei prossimi sar libero dalle paure di
affrontare quel che ora il nostro presente.

DatheCondor. Un pensatore.

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