Vous êtes sur la page 1sur 86

VILLA MINOZZO

25 aprile 2011

OMAGGIO a

Nel centenario della morte

A cura del Circolo culturale Enrico Zambonini

1
2
Parole comunemente ripetute
Date i fiori ai ribelli caduti
con lo sguardo rivolto all'aurora,
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor

P. Gori

Non facciamo questa celebrazione come una sorta di beatificazione, n vogliamo far
diventare Gori un oggetto di culto laico, distinguiamo sempre la memoria
dall'idolatria.

Per me, Gori, un esempio dell'idealit di una fede scevra dall'egoismo e dal potere,
"una fede che non tentenna, di una mente che non si piega", di una coscienza pura.

Non importa che non tutti, anzi pochi, condividano le idee sociologiche e politiche di
Pietro Gori.

"Al di sopra delle differenze di scuole di parte, sta l'aspirazione unanime ad un


avvenire di libert e di giustizia, per cui tutti noi lavoriamo con armi diverse, ma con
ugual intento, a questa aspirazione, e con questa aspirazione cantarono e cantano i
lavoratori, nei giorni di gioia e di battaglia, con le parole del nostro Gori.
Indipendentemente dalla sua propaganda e dal nostro impegno, e della sua attivit
specificamente anarchica."

Pietro Gori, venne e viene visto non solo come l'esponente di una corrente, ma un
esempio di coerenza e lealt, valori che molti di altre correnti vorrebbero vedere nei
loro leader, "ma anche il portavoce di comuni sentimenti di giustizia, ribellione,
libert, non tanto come l'emblema dell'anarchia, quanto come quello del riscatto dei
poveri, delle plebi, dei morenti di fame, degli sfruttati, degli esclusi."

"Si gett a capofitto nel pi folto della battaglia alla testa di migliaia di diseredati di
oppressi infondendo lo spirito di solidariet, di lotta, di gioia, di emozioni liberatorie
e festose, da una notte immensa alla bella alba guerriera, il sol dell'avvenir"

"Pietro Gori: il militante rivoluzionario, l'avvocato dei poveri, il poeta dell'anarchia,


dalle idee rinnovatrici, come la figura del Cristo, l'anarchico dalla camicia rossa, il
ribelle fustigatore dei mercanti del tempio, il malfattore fazioso, che ardeva levare la
voce, come il Mos che rifiut la casa del faraone per schierarsi col popolo schiavo
per la liberazione donando se stesso e ci che aveva."

3
"L'immagine del cavaliere senza macchia e senza paura, l'apostolo dolcissimo
dell'idealit umana, il poeta de l'amore, il proclamatore delle verit sociali, il
predicatore della Pace tra gli oppressi e la guerra agli oppressor."

"La sua vicenda, la sua opera, intrecciata nel movimento operaio dalle origini, al
centro dei processi politici e organizzativi di notevole importanza come la fase di
costituzione del Partito dei Lavoratori Italiani e dell'Internazionale operaia e socialista
negli anni Novanta. Acuto osservatore, militante politico la cui visione del processo
rivoluzionario era una visione di lungo periodo, una complessa trama organizzativa di
preparazione e trasformazione lenta e profonda."

Ma per molti rimane "Il cavaliere errante dell'anarchia"; per i poveri di allora,
socialmente emarginati, colpiti nella loro dignit umana, traditi dai ciarlatani,
rappresentava un sogno immediato di redenzione, di riscatto, di una vita vera e
nuova. "Il Messia dell'idea" e lidea era la fede nel liberato mondo, un esigenza, una
speranza, un'affettivit e lotta collettiva e partecipata.

Una striscia luminosa nella notte del tempo", un faro illuminante per le nuove
generazioni.

Per noi anarchici e compagni toscani Gori non morir mai, e sar sempre una
scintilla, la fiamma che arde nel nostro cuore pieno d'amore e di speranza: la fiaccola
dell'anarchia. Gori sar sempre il vero amico, il compagno, il padre, il fratello ideale,
lo sentiremo sempre vicino a noi con la sua forza, il suo ardore, la sua bont, le sue
parole, la sua volont nelle nostre battaglie e camminer con noi, nelle nostre
bandiere al vento spinte verso nuovi e luminosi orizzonti, verso l'utopia.

Allora compagni avanti! "Siam ribelli fieri vendicator, un mondo di fratelli di pace e di
lavor. E voi anonimi compagni amici che restate le verit sociali da forti propagate
questa la vendetta che noi vi domandiam".

La libert, sapete?
...ecco il delitto
che pur oggi si volle in noi punir:
e per amor di lei, nel gran conflitto,
un d sapremo vincere o morir

P. Gori

Paolo Becherini

4
Da A rivista anarchica http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/355/dossier_Gori.htm

Con lo sguardo rivolto


allaurora
Vita e pensiero di Pietro Gori, il poeta dellanarchia.

a cura di Franco Bertolucci

Sommario
Franco Bertolucci Dossier Pietro Gori / Gori, il mito
Maurizio Antonioli e Franco
Dossier Pietro Gori / Una vita per lideale
Bertolucci
Pietro Gori Dossier Pietro Gori / La mia anarchia
Dossier Pietro Gori / La persistenza della
Franco Bertolucci
memoria. Intervista a Maurizio Antonioli
Franco Bertolucci Dossier Pietro Gori / Sul filo della memoria

Dossier Pietro Gori

5
Gori, il mito
di Franco Bertolucci

Riflettendo a voce alta sulle caratteristiche e sulle ragioni di un


fenomeno unico per profondit, estensione e durata nella
storia dellanarchismo di lingua italiana. E non solo

Viaggiando per la Toscana, soprattutto nella


zona costiera, facile incontrare vie, piazze e
monumenti intitolati a Pietro Gori, anzi, chi ha
la fortuna di visitare il Museo archeologico a
Rosignano Marittimo, potr ammirare alcune
stanzette dedicate ad uno dei padri
dellanarchismo italiano. Inoltre, quella stessa
ridente cittadina ha lonore di conservare le
spoglie di Gori nella tomba della famiglia che
qualche anno fa fu restaurata insieme ai due
monumenti che le fanno da cornice: quello
dedicato al poeta dellanarchia dai lavoratori
apuani nel Secondo dopoguerra e quello dello
scultore Arturo Dazzi, mutilato della testa nel
Primo dopoguerra dalla violenza iconoclasta dei
fascisti. Ma oggi se domandate ad un qualunque
ragazzo delle scuole medie superiori chi era
Pietro Gori, nel 99% dei casi non sa rispondervi.
La memoria corrosa dalloblio,
dallinesorabile costante fluire delle acque del fiume Lete che cancella dal territorio e dal
ricordo collettivo la storia sociale e politica dei secoli XIX e XX, magari a volte anche
con il concorso interessato di amministrazioni e forze politiche. Ma se la stessa domanda,
con un salto allindietro nel tempo, fosse stata posta ad un ragazzino di un qualsiasi
quartiere popolare di una citt o di un borgo toscano dellepoca precedente allo scoppio
della Grande guerra, sicuramente la risposta sarebbe stata assai diversa e probabilmente la
conversazione su Gori si sarebbe protratta per molto tempo, tra storia e leggenda, tra
aneddoti popolari e versi poetici ricordati a memoria. Tutto ci perch allepoca il mito di
Pietro Gori era un tuttuno con lidentit di larghi settori delle classi subalterne italiane,
un fenomeno che nonostante ventanni di fascismo si mantenne forte tanto da riemergere,
come un fiume carsico, nellimmediato Secondo dopoguerra.
Un mito che faceva scrivere ad uno sconosciuto cristiano, certo G.F. DAnfiano, su
LAvanguardia libertaria del 10 gennaio 1931 periodico stampato nella lontana
Australia , questo commovente ricordo: .Consentano gli anarchici che anche uno
spiritualista e un cristiano, qual io mi sono, abbia parole di memore devozione per il loro
poeta. Consentano gli anarchici che anche io intrecci con umilt, insieme con loro, una
corona di lauro per deporla sulla tomba delluomo che diede allumanit tutto quello che
aveva, che lott, soffr, lavor per i suoi simili; che viandante dellideale, si esili dalla
famiglia, dalla patria, valic monti e mari, predic nella solitudine, tra la folla, in carcere,
nellesilio, instancabilmente, la dottrina che egli credeva la sola vera, la verit che egli
credeva la sola giusta. Intrecciamo una corona di lauro, per il poeta ardente duna fede,

6
per il seminatore ideale, che affond il suo vomere nel cuore degli uomini, e vi sparse i
germi del bene; che, ricco, si fece fratello dei poveri; che, intellettuale, si fece incolto con
gli incolti; giovine e appassionato, diede il suo cuore ad un pi vasto amore, fino a offrire
in olocausto la vita, che si spegneva di ora in ora, consumata dalla fatica della semina.
Non fu cristiano, ma il suo intimo sensu Christi pu esser il monito a molti che si
dicono cristiani, e in realt non lo sono.
Il mito di Gori se ha salvaguardato in alcuni periodi storici il ricordo del bardo
dellanarchia e il conseguente radicamento della sua figura tra alcuni strati delle classi
subalterne, non sempre ha aiutato la ricerca storica: sia allinterno del movimento
anarchico, sia nel campo degli studi storici, per molti decenni non si scavato con
sufficiente attenzione negli archivi e nella documentazione per capire fino in fondo quale
sia stato il ruolo di Pietro Gori nella storia del movimento anarchico e del movimento
operaio a cavallo tra i secoli XIX e XX (1).
Lo schema delle biografie scritte nel Secondo dopoguerra sono pi o meno costruite sulla
falsariga di quelle dei necrologi e delle commemorazioni degli anni immediatamente
successivi alla sua morte riportando a volte errori e imprecisioni. Basta qui ricordare che
un noto periodico elbano nel 1969 dedic un lungo articolo su Gori in occasione del
centenario dalla nascita, peccato per che Pietro Gori fosse nato nel 1865! (2)

Negli ultimi ventanni qualche iniziativa convegni, conferenze e concerti si svolta,


soprattutto in alcuni comuni della Toscana, per ricordare la figura di Gori anche sulleco
dello studio di Maurizio Antonioli (3) sul mito goriano ma niente altro stato fatto e
anche questo centenario rischia di passare inosservato e soprattutto senza unadeguata
riflessione storica sulla vita di questo non comune militante libertario.

Franco Bertolucci

Note

1. Per brevit si riportano alcuni dei principali lavori riguardanti Gori usciti nel
Secondo dopoguerra: La vita e lopera di Pietro Gori, nei ricordi di S. Foresi in
Ultime battaglie; Lettere e scritti inediti [di P. Gori], Milano, Editrice Moderna,
1948; Commemorando Pietro Gori nel 40 della morte, n.u. a cura del Gruppo
anarchico Il Pensiero, Roma, 1950; C. Molaschi, Pietro Gori, Milano, Il
Pensiero, 1959, rist., Pescara, Samizadt, 1999; Rosignano a Pietro Gori, raccolta
di saggi e testimonianze a cura del comitato cittadino costituitosi per le onoranze
a Pietro Gori, Cecina, 1960; G. Dinucci, Pietro Gori e il sindacalismo anarchico
in Italia allinizio del secolo, Movimento operaio e socialista, n. 3-4, 1967; P.
Bianconi, Il movimento operaio a Piombino, Firenze, La Nuova Italia, 1970; V.
Emiliani, Gli anarchici: vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri,
Borghi, Milano, Bompiani, 1973; S. Liberovici, M. Castri, E. Jona, L. Panti [a
cura di], Documenti, testimonianze orali, interventi critici, riguardanti Pietro
Gori, Rosignano Marittimo, 20 marzo 1974, 2 fasc.; I. Tognarini, Pietro Gori, in
Movimento operaio italiano dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T.
Detti, Roma, Editori riuniti, 1975-1979, vol. 4, pp. 522-530; P.C. Masini, Storia
degli anarchici italiani nellepoca degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981; G.
Zaragoza, Anarquismo argentino (1876-1902), Madrid, Ed. de la Torre, 1996; L.
Fabbri, Luigi Fabbri storia dun uomo libero, Pisa, BFS edizioni, 1996; M.
Antonioli, Il teatro sociale di Pietro Gori, in Maschera e rivoluzione. Visioni di
un teatro di ricerca, a cura di F. Mastropasqua, Pisa, BFS edizioni, 1999; M.
Binaghi, Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine
7
Ottocento, Locarno, Armando Dad, 2002; Il fondo Pietro Gori, opere, libri e
cimeli [a cura di] A. Porciani, F. Tamburrini, Rosignano Marittimo, Comune di
Rosignano Marittimo, Assessorato alla cultura, 2004; M. Antonioli e F.
Bertolucci, Pietro Gori in Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. 1,
Pisa, BFS edizioni, 2003, pp. 745-751; A. Bellandi, Carlo Della Giacoma e Pietro
Gori: musica e politica nella Livorno di fine Ottocento, Comune di Livorno,
2005; arrivato Pietro Gori, a cura di T. Arrigoni, Piombino, La bancarella,
2007; G. Vatteroni, Pietro Gori a Carrara. Legami e visite del cavaliere errante
dellanarchia nella citt del marmo, in Atti e memorie dellAccademia Aruntica di
Carrara, vol. 14 (2008), pp. 167-2002; P. Piscitello, S. Rossi, tornato Pietro
Gori: frammenti della vita di un anarchico raccontati dalla gente dellElba,
Portoferraio, Elbareport, [2008]; A. Marinari, Pietro Gori nella stampa elbana, in
Elba ieri, oggi, domani, 2008; Pietro Gori elbano: lettere, interviste, inediti di
S. Foresi e altri autori, edizione a cura di A. Canestrelli, [S.l.], [s.n.], [s.d.].
2. Cfr. G. Rabaioli, Nel centenario della nascita di Pietro Gori (13 agosto 1869-13
agosto 1969), Corriere elbano, 7 agosto 1969.
3. Cfr. M. Antonioli, Pietro Gori, il cavaliere errante dellanarchica. Studi e testi,
Pisa, BFS edizioni, 1995 e 1996.

Maurizio Antonioli

Pietro Gori,
il cavaliere errante dellanarchia
Studi e testi

13.00, 224 pp, ill., 2 ed. ampliata e riveduta, 1996.

Le richiesta vanno indirizzate a:

BFS edizioni/Libercoop
Via I. Bargagna 60, 56124 Pisa, Italy
tel/fax: +0390509711432
e-mail: posta@bfs-edizioni.it http://www.bfs-
edizioni.it
Per versamenti utilizzare il conto corrente postale: n.
11268562 intestato a Libercoop, via I. Bargagna n. 60
56124 Pisa
Le spese di spedizione sono a carico del destinatario.

8
Una vita per lideale
di Maurizio Antonioli e Franco Bertolucci

Quarantasei anni vissuti intensamente, tra piazze e aule di


tribunali (come imputato o come avvocato), in carcere e in
esilio, in 4 continenti (anche nelle Americhe e in Africa), a fare
conferenze, dirigere riviste, incontrare sovversivi, scrivere
poemi, testi di canzoni e opere teatrali, organizzare sindacati
e Fino alla morte, sullamata isola dElba.
Una famiglia di patrioti borghesi

Pietro Gori nasce a Messina alle tre pomeridiane del 14 agosto 1865, come risulta
dallestratto dellatto di nascita. Il padre Francesco Gori, nato nel 1823, ufficiale di
artiglieria dellesercito regio con alle spalle unesperienza nelle guerre risorgimentali, non
nasconde le sue simpatie mazziniane, sembra che allalba della Prima Guerra
dIndipendenza fosse stato iscritto alla Giovine Italia. Da ufficiale dellesercito
piemontese prima e italiano poi seppe guadagnarsi due medaglie al valor militare nella
battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) e nel successivo assedio di Ancona contro
le truppe papaline. La scelta militare del padre di Pietro sicuramente determinata dalla
tradizione familiare. La sua famiglia originaria dellIsola dElba, ha avuto il nonno Pietro
ufficiale della Vecchia Guardia di Napoleone I. Una scelta che lo ha portato a seguire
limperatore da Marengo ad Austerlitz, dallesilio allElba a Waterloo.

Francesco Gori, ritratto ad olio del pittore


N. Orlandi, Buenos Aires 1901
(Fondo Gori Rosignano Marittimo)

9
Giulia Lusoni, la madre di Pietro, nata nel 1840 ed discendente di una famiglia
benestante di Rosignano Marittimo.
Allanagrafe Pietro registrato con i nomi di Ernesto, Antonio, Giuseppe, Cesare e
Augusto. Tre anni dopo, la famiglia costretta a peregrinare da una citt allaltra dello
stivale per gli impegni del padre, accoglie la nascita della sorella Berenice, comunemente
chiamata Bice, che nasce ad Ancona il 29 gennaio 1868 e che rimarr sempre legata da un
profondo sentimento fraterno al fratello Pietro.

Giulia Lusoni Gori


(Fondo Gori Rosignano Marittimo)

Non conosciamo molto della fanciullezza di Pietro, sappiamo che il padre intorno alla
met degli anni Settanta d le proprie dimissioni dallesercito e ritorna in Toscana,
stabilendosi a Rosignano Marittimo. Il giovane Pietro, che probabilmente fin da piccolo
stato seguito nella sua formazione scolastica con attenzione, come si addiceva allepoca
per una famiglia medio borghese, dopo le scuole primarie viene iscritto al Ginnasio
Niccolini di Livorno. La scelta di mandare a Livorno Pietro non casuale. Il Ginnasio
Niccolini, fondato nei primi anni post unitari, una scuola prestigiosa, sia per il corpo
docente sia per gli alunni. Tutta la borghesia livornese, compresa la comunit ebraica,
inviava i propri figli a questa scuola. Pietro si iscrive al primo anno del ginnasio nel 1880
e tutto il suo curriculum studiorum contrassegnato da ottimi voti soprattutto nelle
materie letterarie e in filosofia (1). Allo stato attuale degli studi si sa poco delle sue
passioni e interessi di questo periodo, alcune fonti riferiscono di una sua adesione ad una
Associazione Monarchica dalla quale viene espulso per imprecisate indelicatezze. Lo
stesso Gori ricorda di quel periodo: Da ragazzo [] ho battuto parecchie volte le mani
alla marcia reale; che seria professione di fede politica! Mio dio, s, ho perpetrato qualche
rugiadoso telegramma al re (2).
La Livorno dellepoca era una citt in forte crescita economica, con un porto e dei cantieri
10
navali quelli della famiglia Orlando che attiravano un numeroso e vivace proletariato.
La citt si era distinta durante le rivolte contro i Lorena e nel mazziniano Francesco
Domenico Guerrazzi aveva trovato una forte guida. Non mancavano garibaldini che
avevano seguito il Generale dei Due mondi in diverse imprese, come i fratelli Sgarallino
e, ovviamente, dai tempi della Comune di Parigi esisteva un forte nucleo di
internazionalisti. probabile che in questa fase adolescenziale Pietro abbia avuto i suoi
primi approcci con la politica in senso lato. Nel giugno 1885 prende il diploma liceale con
ottimi voti e decide di iscriversi allUniversit di Pisa nel noto corso di laurea di
giurisprudenza. In autunno si trasferisce nella citt della Torre pendente dove lo accoglie
una comunit vivace culturalmente e politicamente e non solo per la presenza degli
studenti universitari, che vantano i propri eroi caduti nella battaglia di Curtatone e
Montanara del 29 maggio 1848. Accanto ad un forte nucleo di mazziniani e garibaldini
nel corso degli anni si radicata una robusta componente internazionalista.

Bice Gori
(Fondo Gori Rosignano Marittimo)

Lateneo di Pisa allepoca era un centro di lite, con circa 600 studenti iscritti in media
per anno di cui un quarto frequenta la facolt di giurisprudenza. A guidare lo studio legale
c un gruppo di docenti autorevoli come Francesco Carrara, che insegna diritto e
procedura penale e Francesco Buonamici, che ha la cattedra di storia del diritto romano.
Accanto ai due insigni giuristi ci sono altri professori come Carlo Francesco Gabba,
Lodovico Mortara, Filippo Serafini, Davide Supino e Giuseppe Toniolo. La formazione
culturale, scientifica e giuridica del giovane Gori si abbevera alla scuola classica ma ben
presto inizia una svolta verso quella positivista che allora era in ascesa. Lo stesso Gori
ricorder, un decennio dopo, questa esperienza in un articolo dedicato a Francesco
Carrara nel decennale dalla sua morte avvenuta a Lucca il 15 gennaio 1888. In questi anni
Gori incontra altri studenti che avranno vicende biografiche importanti come il pisano
Nello Toscanelli che diventer un esponente liberale di spicco e deputato in parlamento o
11
Enea Noseda che avr una brillante carriera di magistrato ma la chiuder ingloriosamente
ricoprendo alti incarichi durante il regime fascista. In particolare un altro studente, Luigi
Molinari originario di Mantova, stringer con Gori unamicizia duratura e condivider
con lui, oltre la professione di avvocato si laurea nella stessa sessione del nostro Pietro
la scelta anarchica.

Studenti laureandi in giurisprudenza a Pisa (luglio 1889),


Pietro Gori il secondo seduto a terra
da sinistra in prima fila
(Fondo Gori Rosignano Marittimo)

Pensieri ribelli

Lambiente universitario sicuramente stato lincubatore nel quale il giovane Gori si


formato sul piano culturale e scientifico ma sono gli ambienti popolari di Livorno e Pisa
che lo tengono a battesimo politicamente come ci ricorda Virgilio Salvatore Mazzoni, un
altro noto anarchico originario di Livorno ma pisano dadozione e suo coetano: [] la di
lui evoluzione verso le dottrine libertarie incominci dopo la frequenza alle conferenze di
Livorno ed alle veglie goliardiche del caff dellUssero a Pisa ove gli studenti chiassosi si
frammischiavano volentieri agli operai studiosi e a non pochi vecchi militi
dellInternazionale: fra i quali Oreste Falleri, Enrico Garinei, Raffaello Parenti, Teodoro
Baroni e altri molti (3). La conferma dei ricordi di Mazzoni viene anche da quelli di
Amedeo Boschi, livornese della classe 1871, che scrive: Venne un giorno allArdenza a
far propaganda delle nuove idee un giovane studente in legge che prese a parlare con una
colorita eloquenza e con argomenti veramente persuasivi. Era Pietro Gori, divenuto poi
un valente avvocato e un propagandista anarchico di fama internazionale. Alle sue
conferenze accorrevano le folle, attratte dalla sua parola dolce e suadente, entusiasmate
dalla sua oratoria, anche se non afferravano pienamente i concetti profondi o se li
comprendevano soltanto vagamente. Io fui ben presto conquiso dalla propaganda di Pietro
Gori. Gli divenni, oltrech compagno, amico e fu amico intimo della mia famiglia (4).

12
Lanarchismo in Toscana alla met degli
anni Ottanta non ha perso in forza e
radicamento nonostante la svolta politica di
Andrea Costa, che ha intrapreso una strada
possibilista per un socialismo legalitario.
Errico Malatesta, ritornato in Italia allinizio
del 1883, ha scelto come sede delle proprie
attivit proprio Firenze dove ben presto ha
fatto uscire il periodico La Questione
sociale (1883-1884). Non testimoniato al
momento nessun rapporto fra Malatesta e
Gori in questo periodo, sicuramente per il
giovane avr sentito parlare del leader del
movimento anarchico italiano e delle sue
intransigenti concezioni politiche, che
successivamente saranno fatte proprie dallo
stesso Gori. Certamente, in quel torno di
tempo, legge e usa per la propaganda il Fra contadini scritto e pubblicato da Malatesta a
Firenze nel 1884. Ne sono testimonianza gli stessi ricordi di Gori che scrive riferendosi ai
compagni elbani: Voi, antichi compagni rosei della mia puerizia, oggi precocemente
invecchiati dal lavoro, sedevate intorno al fuoco. Io vi leggevo un opuscolo di propaganda
anarchica il dialogo fra Beppe e Giorgio, di mirabile semplicit (5).
Si pu ipotizzare che Gori abbia fatto la sua scelta di campo nellinverno 1885/1886 al
momento in cui frequenta il primo anno di corso allUniversit di Pisa. Come ci riporta
Boschi nella sua testimonianza Gori gi in grado di tenere conferenze nel 1886 e anche
nellambiente studentesco si fa notare divenendo in breve tempo segretario
dellAssociazione Studentesca. A nome di questultima allinizio del 1888 organizza una
commemorazione di Giordano Bruno. Nellottobre del 1887 invia una corrispondenza al
Corriere dellElba nella quale si presenta come studente in legge e collaboratore dei
giornali Riforma, Tribuna e Telegrafo. Successivamente, sempre sullo stesso
periodico, viene data la notizia che Gori diventato il presidente della Societ Operaia di
S. Ilario. La polizia inizia a sorvegliarlo e le autorit capiscono che si trovano di fronte ad
un giovane spigliato con una vivace intelligenza (6). La stretta sorveglianza poliziesca
accompagner Gori per tutta la vita, assumendo a volte proporzioni kafkiane. Gori, grazie
alle sue doti oratorie e nonostante la giovane et inizia a tenere conferenze e incontri con
altri gruppi regionali tanto che quando il movimento decide di far uscire la terza serie de
La Questione sociale, Malatesta nel frattempo ha dovuto rifugiarsi in Argentina per
sfuggire ad una condanna, lo affida proprio al giovane universitario e ai gruppi pisani. Il
1889 un anno cruciale non solo perch lanno nel quale Gori conclude i suoi studi
universitari ma perch in quel periodo che le autorit, di fronte allascesa carismatica
del militante anarchico, cercano di bloccarne lattivit costringendolo a difendersi nel
primo processo della sua storia.
Gori, nei mesi in cui cerca di sostenere luscita del nuovo giornale, mette insieme i testi
delle sue prime conferenze e nel maggio fa uscire un opuscoletto firmato con
lanagramma Rigo, col titolo di Pensieri ribelli, stampato a Pisa dalla tipografia il
Folchetto. Il pamphlet riscuote un buon successo grazie anche allinaspettata pubblicit
procuratagli dal sequestro, ordinato dalle autorit il 12 maggio 1889, e dal successivo
processo il primo della lunga serie subita da Gori cui sottoposto lautore per alcune
affermazioni contenute nellopuscolo (7). Il processo si apre il 20 novembre 1889 e la
stampa locale e regionale segue levento: nel collegio di difesa compaiono molti
compagni di studi universitari di Gori, ma il nome di maggior spicco quello del deputato
13
radicale e futuro esponente socialista Enrico Ferri. La presenza del deputato, che ha gi
difeso in un celebre processo i contadini della bassa mantovana per le agitazioni agrarie di
qualche anno prima, non casuale. Ferri arrivato a Pisa invitato dallUniversit a tenere
la cattedra di sociologia criminale e Gori lo conosce bene avendo ampiamente utilizzato i
suoi testi per la preparazione della tesi di laurea.
Le autorit imbastiscono il processo sottolineando il carattere sovversivo dellopuscolo
che contiene concetti ed espressioni offensive le inviolabilit del diritto di propriet,
provocanti lodio tra le varie classi sociali, attaccanti lordinamento delle famiglie e la
religione di stato ma, nonostante il tentativo di addossare a Gori gravi accuse i magistrati
inquisitori non riescono a sostanziare i reati contestati e la difesa ha buon gioco e il
giovane militante libertario viene assolto. Un folto pubblico ha seguito il processo
manifestando a pi riprese la propria simpatia per limputato. Il pamphlet illustra i
principi del comunismo anarchico che Gori ha il merito di esporre con semplicit ed
efficacia. Dopo aver sostenuto lorigine ingiusta della propriet privata frutto del furto
quotidiano del lavoro degli operai, autorizzato dalle leggi a vantaggio di pochi sfruttatori
ed aver denunciato loppressione dominante nellattuale societ consentita da
istituzioni come lautorit, la patria, la famiglia, Gori auspica una societ nuova basata
sulla propriet comune, sul lavoro liberato e sul noto principio da ciascuno secondo le
proprie forze, a ciascuno secondo i propri bisogni. Coniugando laspirazione libertaria
ad una formazione culturale positivistica Gori, non senza unombra di millenarismo,
conclude annunciando lalba radiosa in cui cadranno le mostruose decrepite istituzioni
del presente, e lorganismo della grande famiglia umana rifiorir spontaneamente secondo
le leggi immutabili della natura. Su questi temi continuer a tenere numerose conferenze,
in questi mesi, in molti paesi della costa tirrenica toscana e allIsola dElba.

Copertina della prima edizione di Prigioni


e Battaglie, Milano, F. Fantuzzi, 1891
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

14
Un nuovo leader

Gori, nel frattempo, a giugno ha sostenuto gli ultimi esami e il 5 luglio 1889 consegue la
laurea in giurisprudenza discutendo una tesi di sociologia criminale dal titolo La miseria e
i delitti. La lettura della tesi, che verr pubblicata nel 1907 in sei parti sulla rivista Il
Pensiero con il titolo Pauperismo e criminalit, dimostra che lo studente Gori ha gi una
notevole padronanza della materia che gli permette di polemizzare con lo stesso Ferri,
citando con disinvoltura sia autori classici, sia contemporanei. Inoltre, durante la
preparazione della tesi entrato in corrispondenza con Filippo Turati che gli invia alcuni
libri e opuscoli di diritto. La discussione della laurea avviene con una commissione
presieduta dal professore Davide Supino e in sintesi la sua esposizione, nellalveo della
cultura giuridica positivista, consiste nellaffermare che il delitto la conseguenza di una
patologia sociale che ha le sue radici nella miseria e che solo il cambiamento della
condizione economica delle classi subalterne, cio linstaurazione di una nuova societ,
potr far scomparire questa piaga che affligge lumanit.
Quanto il ventiquattrenne neo laureato sia ormai una personalit conosciuta e affermata
nel milieu pisano-livornese lo dimostra la sua partecipazione ai cenacoli frequentati da
artisti e letterati (tra i quali Mascagni, Pascoli da poco assunto come professore al Liceo
Niccolini dove Gori si era diplomato , Marradi, Sabatino Lopez e, talvolta, Carducci).
Gori in queste frequentazioni conosce Carlo Della Giacoma, direttore della banda del 38
fanteria, a cui affida proprio nellanno della laurea un manoscritto, Elba, scene liriche in 3
atti, per comporne la partitura musicale. E sar proprio la banda militare ad eseguire,
lanno seguente in piazza, il primo atto della nuova opera. In questa opera giovanile Gori
dimostra una sensibilit e una passione per la letteratura, la poesia e la commedia che lo
caratterizzer per tutta la vita tanto da essere definito, per il successo di alcune sue
canzoni e di alcune opere teatrali, il poeta dellanarchica.
Il suo ruolo di leader politico confermato dalla manifestazione e dallo sciopero di
lavoratori che si tiene a Livorno in occasione del 1 maggio 1890. In quel giorno Gori
tiene una conferenza di fronte alla solita folla di lavoratori, al termine della quale viene
promosso un corteo che viene ben presto sciolto dalle autorit. La presenza di Gori, come
sappiamo, non occasionale; gi nelle settimane precedenti ha tenuto altre conferenze e
con i gruppi anarchici locali, alleati per la circostanza con alcuni circoli repubblicani
intransigenti e socialisti, ha organizzato lo sciopero del 1 maggio. Sempre gli anarchici
hanno fatto uscire in questo ultimo periodo due numeri unici dal titolo esemplificativo
Sempre avanti!... con alcuni supplementi; in quello del 6 aprile compare la poesia Inno
socialista a firma di Rigo, come abbiamo gi visto anagramma di Gori (8). Lagitazione
che coinvolge i lavoratori delle principali industrie e cantieri della citt, che ha
caratteristiche rivendicative e politiche, si protrarr per diversi giorni con manifestazioni
di piazza e corredo finale di scontri tra la folla varia di operai, di marinai, di studenti e
gli assoldati di polizia. Gori con altri 15 operai arrestato a met maggio e condotto in
tribunale, accusato di ribellione ed eccitamento allodio fra le diverse classi sociali
nonch indicato come lorganizzatore dello sciopero preparato per la prima pasqua del
lavoro. Il dibattimento, che la stampa battezza processo Gori, condizionato dai
pregiudizi della corte e dalle testimonianze dei poliziotti. Nonostante le scarse prove, i
giudici emettono una condanna esemplare nei confronti di Gori, un anno di reclusione, e
di altri 5 imputati condannati a varie pene. La condanna di Gori, che nei mesi seguenti
sar annullata dalla Cassazione per inesistenza di reato, fece trascorrere al militante
libertario diversi mesi in carcere. Gori poco prima del processo cerca invano di
convincere Filippo Turati a difenderlo ma senza successo (9). La lettera che invia
15
allavvocato socialista milanese con la richiesta di patrocinio della sua difesa importante
perch dimostra, anche in questo caso, come Gori cerchi di fare del suo caso e quello dei
suoi compagni di sventura un avvenimento nazionale. Rinchiuso nel carcere di Livorno e
poi in quello di S. Giorgio a Lucca, viene liberato il 10 novembre 1890. Durante la
carcerazione scrive una raccolta di poesie che dar alla stampa lanno successivo per la
Biblioteca popolare socialista di Flaminio Fantuzzi. Nei due volumetti con il titolo di
Prigioni e battaglie, che riscuotono un certo successo di pubblico, gi si delinea
limmagine del buono e forte cavalier dellIdeale nel contrasto tra il bel sogno
luminoso e la orrenda spira/dun fato inesorabile e crudel. Libero dalle catene Gori
raggiunge Milano e poi il Canton Ticino per partecipare, il 4, 5 e 6 gennaio 1891,
allOsteria dellAncora di Capolago, insieme con altri noti esponenti dellanarchismo
italiano, Malatesta, Galleani, Merlino e Cipriani, al congresso di costituzione del Partito
Socialista Anarchico Rivoluzionario.

Pietro Gori, Ettore Croce, Giovanni Borghetti e


Eduardo Milano, esuli nel 1895
(Archivio IISG Amsterdam)

A Milano a combattere i legalitari

Dopo Capolago, Gori decide di stabilirsi a Milano, dove, prima di aprirne uno proprio,
lavora nello studio di Filippo Turati. Il suo obiettivo secondo la questura quello di
organizzare a Milano il Partito Anarchico sfasciato dai processi del 1889 e 1890.
Obiettivo che Gori raggiunge, sempre a parere della polizia, infiltrandosi in varie
associazioni, nella classe operaia, nelle conferenze, nelle dimostrazioni e manifestazioni
pubbliche, prendendo un po in ogni dove la parola, diventando lanima del Partito
anarchico milanese. Grazie al suo frenetico attivismo e alle sue doti di propagandista il
movimento libertario riprende rapidamente consistenza. Lascendente di Gori sia su
militanti maturi, come Fantuzzi e Panizza, passati attraverso lesperienza del Partito
Operaio Italiano, sia su giovani operai comunemente visto come la causa del rilancio
dellanarchismo milanese. Nellagosto 1891, in qualit di rappresentante della
Federazione cappellai del lago Maggiore, partecipa, sempre a Milano, al Congresso
Operaio Italiano che vede la nascita del Partito dei Lavoratori Italiani ed attorno a lui si
coagula la minoranza anarchica che tenta, con scarso successo, di contrastare la linea di
Turati. Non perde occasione, inoltre, di tornare in Toscana a mantenere i rapporti con i
gruppi e i compagni e a svolgere la sua attivit prevalente di propagandista.

16
Durante lanno la polizia non cessa di sottoporlo ad unassidua vigilanza e in pi di
unoccasione lo trascina in carcere. In una di queste circostanze, come Gori stesso ricord
anni dopo (10), scrive unopera teatrale in tre atti dal titolo Gente onesta, lavoro che lo
stesso Gori defin non opera di fini artistici, ma di ribellione alle accidie del carcere, ed
al lievito venefico che esso sprigiona negli animi, capace di ben pi atroci misfatti.
Lopera doveva poi essere rappresentata la prima volta in un teatro di Milano nel 1894 ma
la censura mutil il testo obbligando lautore a recedere dal proposito di rappresentarlo in
pubblico, limitandosi ad una messa in scena in privato presso i locali dellArte Moderna
di Milano (11).
Nel dicembre dello stesso anno d vita al periodico LAmico del popolo, un piccolo
foglio che i continui sequestri portano alla chiusura dopo appena 6 numeri. LAmico del
popolo cade, non vinto, ravvolto nelle pieghe della propria bandiera (12). Al periodico
seguir una serie di numeri unici dei 27 menzionati da Sandro Foresi (13) ne abbiamo
rintracciati solo 5 uno dei quali successivo alla partenza di Gori per Lugano. Sempre nel
91 Gori collabora anche al Sempre avanti! di Livorno, a Il Grido delloperaio di La
Spezia e a La Plebe di Firenze. Parallelamente alla sua attivit di agitatore coltiva la
passione per lo studio traducendo, nel 1891, per la Biblioteca popolare socialista di
Flaminio Fantuzzi Il Manifesto del partito comunista di K. Marx e F. Engels. Una
traduzione criticata da Turati, che iniziava sempre pi a vedere in Gori un fiero
antagonista delle proprie posizioni politiche (14). Le ripetute denunce e la sua reale o
presunta influenza in tutte le manifestazioni potenzialmente sovversive fanno s che in
una nota riservata del Ministero degli Interni a tutti i Prefetti del Regno (22 novembre
1891) venga sottoposto a speciale sorveglianza per il suo carattere audace e per il suo
ingegno svegliato. Il 4 aprile 1892, nella sede del Consolato operaio di Milano, Gori
tiene una conferenza dal titolo Socialismo legalitario e socialismo anarchico, nella quale
chiarisce le posizioni critiche dellanarchismo nei confronti del socialismo cosiddetto
autoritario, nel tentativo, ormai senza speranza, di contenere i progressi dei legalitari
in vista del congresso nazionale delle organizzazioni operaie e socialiste. Durante il
17
congresso, svoltosi a Genova il 14 agosto 1892, difende, insieme con Luigi Galleani e
agli operaisti, le posizioni intransigenti della corrente anti-parlamentare contro la linea
di quelli che definisce socialisti democratici, che, abbandonata la Sala Sivori e riunitisi
separatamente, sotto i pergolati della Societ Carabinieri Italiana, danno vita al Partito
dei Lavoratori Italiani poi Partito Socialista Italiano. Negli anni tra il 1892 e il 1894
lattivit di Gori si esplica su diversi fronti: poeta, avvocato, propagandista. Pubblica il
poemetto Alla conquista dellAvvenire (1892) e il 3 volume di Prigioni e battaglie.
Patrocina in pi occasioni diversi compagni milanesi, tra cui Sante Caserio, e partecipa, in
qualit di difensore, a processi come quello di Viterbo a Paolo Schicchi (maggio 1893).
Continua nel frattempo la sua incessante attivit di conferenziere, sia nel capoluogo
lombardo (affrontando anche temi come la disoccupazione e la condizione femminile) sia
in altre localit italiane. Il 1 maggio 1893 nel gran quadro verde della campagna di
Pisa, col saluto lontano delle Alpi Apuane!... (15). Il 5 giugno seguente tiene ad Ancona
una conferenza dal titolo Obbiezioni allanarchia dichiarando che il vero socialismo non
pu che corrispondere al comunismo anarchico. Nellagosto partecipa al congresso
dellInternazionale socialista a Zurigo e ne viene espulso insieme con Amilcare Cipriani.
Il 1 novembre svolge a Mantova nellAnfiteatro Virgiliano una conferenza dal titolo
Uguaglianza e libert dichiarando che lanarchia vita, moto, procedere infaticabile,
incessante e se socialismo vuol dire uguaglianza anarchia vuol dire libert. Agli inizi del
1894 fonda la rivista Lotta sociale, subito sequestrata, nel cui primo numero inizia la
pubblicazione della Sociologia criminale. Il 1 maggio 1894, reduce da unaltra breve
carcerazione, alla Spezia dove a causa del divieto delle autorit, Gori e gli operai
spezzini presero imbarco sopra i battelli preparati, allimprovviso, e andarono a far la
commemorazione in alto mare ultimo rifugio della libert nella patria di Dante e di
Garibaldi (16).

Comizio di Pietro Gori a Porto Azzurro (LI) 20 settembre 1905


(Fondo Gori Rosignano Marittimo)

18
La bufera reazionaria

Alla fine del 1893 in tutta la Sicilia si accendono moti di rivolta contro il rincaro delle
farine. Crispi, tornato al governo, reprime con estrema energia le agitazioni dei contadini
siciliani. Ai primi del gennaio del 1894 in Sicilia viene decretato lo stato dassedio con
pieni poteri dati al generale Morra di Lavriano, i Fasci dei lavoratori vengono sciolti e
sono istituiti i tribunali militari che mettono sotto processo centinaia di lavoratori.
A met gennaio giungono al governo e alla corona altre notizie di rivolte che fanno
temere il peggio. A Carrara stato proclamato per il 13 gennaio 1894 uno sciopero
generale in solidariet con i lavoratori di Sicilia e di protesta contro lo stato dassedio ivi
proclamato. Ben presto per le manifestazioni degenerano in aperta rivolta con barricate,
blocchi stradali, taglio dei fili del telegrafo e assalto a diverse armerie e uffici del dazio.
Si formano bande armate che al grido Viva la Sicilia, viva la rivoluzione! ingaggiano
scontri violenti con le forze dellordine. Iniziano a contarsi i morti e i feriti tra i rivoltosi e
la polizia, e Crispi decide di proclamare lo stato dassedio a Carrara e di nominare
commissario straordinario il generale degli alpini Nicola Heusch. Larrivo della truppa
riporta lordine nelle contrade della citt ma con un costo umano altissimo: difatti oltre ai
morti e ai feriti si contano circa 600 arresti tra i cavatori, molti dei quali dichiaratamente
anarchici. Il tribunale di guerra si mette allopera comminando pene severissime e le
carceri e il domicilio coatto si riempiono di carrarini. Il governo per ha bisogno di un
capro espiatorio per dimostrare la tesi del complotto pianificato e lo trova nellavvocato
Luigi Molinari di Mantova, amico di Gori, che sul finire del 1893 ha tenuto delle
conferenze di propaganda nella zona di Carrara.
Il 31 gennaio del 1894 Molinari viene condannato, senza prove, a 23 anni di galera e a tre
di segregazione cellulare. In tutto il paese si alza un grido di protesta contro lenormit
della condanna. In seguito, la sentenza sar riformata e la pena ridotta a sei anni e mezzo.
Una campagna di protesta della stampa democratica sottrarr poi Molinari dalla
segregazione e una successiva amnistia nel settembre 1895 lo restituir alla libert.
Il governo Crispi soddisfatto dellazione repressiva; altre notizie giungono a
tranquillizzare il capo di gabinetto. Il 30 gennaio a Napoli viene arrestato su delazione
di una spia, lanarchico Giovanni Domanico Francesco Saverio Merlino, da oltre
dieci anni imprendibile leader degli anarchici che, a suo tempo, era stato condannato a
quattro anni di carcere, insieme con Malatesta e altri compagni, e poi a ulteriori sette anni.
Dopo i numerosi processi di Carrara e larresto di Merlino gli anarchici rimangono
sempre nel mirino delle autorit. Il 6 aprile inizia a Chieti presso la Corte dAssise il
processo contro leditore anarchico Camillo Di Sciullo, direttore del periodico Il
Pensiero. Pietro Gori difende limputato che alla fine risulter assolto. A Genova si
svolge un processo contro un gruppo di 35 anarchici liguri e piemontesi fra i quali Luigi
Galleani, Eugenio Pellaco, il pittore Plinio Nomellini e altri. Difensori sono linfaticabile
Pietro Gori e Giovanni Rosadi. Luigi Galleani viene condannato a tre anni di carcere,
Pellaco a 16 mesi e gli altri a pene minori.
Gori instancabile nella difesa dei compagni, non perdendo occasione di processare a
sua volta la societ borghese e liberticida e offrendo un modello di arringa politica che
verr usato a scopi di propaganda con la pubblicazione delle sue pi note difese.
Alla repressione indiscriminata alcuni anarchici rispondono con una resistenza disperata,
fatta di attentati e gesti terroristici. Ora si apre una nuova stagione di conflitti e tensioni, a
volte artatamente preordinata e confezionata dalle forze dellordine che hanno tutto
linteresse a dimostrare che gli anarchici sono solo dei sanguinari nemici della nazione,
della famiglia e dellordine ed dunque necessario prendere provvedimenti eccezionali
19
per combatterli. La reazione del movimento dimostra sicuramente una notevole forza di
resistenza, che per ne provoca lisolamento dalle masse e dalle altre forze politiche. lo
stesso Malatesta ad accorgersi di questa grave crisi e segnalarla allattenzione dei
compagni con un articolo, Andiamo fra il popolo pubblicato originariamente su Il Grido
degli oppressi di New York il 17 marzo 1894 e poi ripreso dal giornale di Ancona
LArt. 248.
Al contrario di ci che Malatesta pensa e desidera, una piccola parte del movimento si fa
trascinare nella logica del colpo su colpo e questi mesi sono caratterizzati da una serie
impressionante di attentati che culminano il 16 giugno in quello di Paolo Lega, un
anarchico originario di Lugo in provincia di Ravenna, contro lo stesso primo ministro
Francesco Crispi. Lattentatore, condannato a oltre ventanni di carcere, morir dopo
appena un anno e mezzo nella colonia penale agricola di San Bartolomeo in provincia di
Cagliari. Nel frattempo accade un altro grave episodio che alimenta la caccia agli
anarchici. A Lione, il 24 giugno, il presidente della Repubblica francese, Sadi Carnot
viene ucciso dal giovane anarchico italiano Sante Jeronimo Caserio, fornaio originario di
Motta Visconte in provincia di Milano. Lanarchico, arrestato, viene successivamente
processato e condannato a morte a mezzo di decapitazione. A questi episodi se ne
aggiungono altri di minore risonanza, come quello delluccisione, da parte dellanarchico
Oreste Lucchesi, del direttore del quotidiano Il Telegrafo Giuseppe Bandi, autore di
numerosi articoli contro gli anarchici, avvenuto a Livorno il 1 luglio. Processato lanno
seguente con i suoi sei complici, Lucchesi sar condannato a 30 anni di galera.
La stampa moderata e reazionaria si scaglia, ancora una volta, contro gli anarchici con
una campagna violenta che spesso rasenta il linciaggio. Ne fa le spese, ad esempio, Pietro
Gori. Dopo lattentato di Caserio, Gori viene indicato dalla stampa, in particolare dai
periodici La Lombardia e La Sera, quale mandante dellefferato delitto. Gori si
difende come pu ma alla fine costretto a riparare in Svizzera, sottraendosi ad una
sicura condanna (gli saranno, infatti, comminati 5 anni di domicilio coatto) e ad alcune
minacce anonime di morte. L8 luglio 1894, anticipando di pochi giorni lapprovazione
da parte del Parlamento delle leggi eccezionali volute da Crispi, Gori parte per Lugano
con la sorella Bice.

20
Numero dedicato a Gori de
Il Pensiero, 16 gennaio 1911 (Archivio
fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Lesule

A Lugano Gori, espulso preventivamente dalla Francia per timore che intendesse
assumere la difesa di Caserio, diventa ben presto il polo dattrazione degli esuli anarchici.
Secondo la polizia ticinese: entrano a casa Gori in media da 20 a 30 persone al giorno.
[] Ogni giorno arrivano nuovi compagni. Anche sotto laspetto pubblico la presenza di
Gori diventa sempre pi inquietante: mette in scena al Teatro Rossini il suo atto unico
Ideale, assume la difesa di alcuni anarchici italiani, rilascia interviste ed invia
corrispondenze alla stampa. Agli attacchi dei giornali francesi e della stampa
conservatrice ticinese nei confronti di colui a cui si addebita il traviamento di Caserio si
aggiungono le pressioni delle autorit italiane, il misterioso attentato subito da Gori nel
settembre, il continuo andirivieni di anarchici tra lItalia e il Canton Ticino. Tanto basta
per indurre le autorit federali a decretare lespulsione di un primo gruppo di 18
indesiderabili, cui seguir un secondo. Gori, con altri 17 italiani, tra cui Milano, Baracchi,
Redaelli, i due Bonometti, Borghesani e limmancabile spia Domanico, viene prima
arrestato alla fine di gennaio (mentre in carcere compone Il canto degli anarchici
espulsi, meglio nota come Addio a Lugano) (17) e, dopo breve detenzione, accompagnato
alla frontiera con la Germania. Dalla Germania, passando per Bruxelles, dove conosce
Augustin Frdric Adolphe Hamon e Elise Reclus. Dellincontro Gori ci ha lasciato una
testimonianza vivace nel necrologio che scrisse per la scomparsa del geografo francese su
Il Pensiero nel numero del 16 luglio 1905: Era nellinverno rigidamente glaciale del
1894-1895, quando luragano della reazione crispina, che aveva trovato modo di
sollevare contro di noi in onde burrascose perfino le tranquille acque repubblicane dei
laghi elvetici, ci aveva cacciati verso il nord e fatti cadere (eravamo in quindici, espulsi
dalla Svizzera) nella capitale belga.
21
Nella Maison du Peuple, dove eravamo andati in cerca di altri compagni, che dovevano
averci preceduto, ci incontrammo con Eliseo Rclus, che era venuto a chercher les
camarades chasss de la libre Suisse (comei diceva).
Fummo con lui, che era particolarmente affettuoso con i giovani, caratteristica comune
a quasi tutti i pi grandi maestri della scienza, e andammo insieme a casa sua (una
casetta linda, che ricorda curiosamente quella di Guglielmo Froment, in Parigi di Zola) e
vi trovammo tutto il confort morale, di cui pi abbisognavamo in quellora triste, in cui ci
si cacciava da tutte le parti, mentre non sapevamo neppure dove avremmo potuto essere
lindomani.
Dopo la modesta refezione, per piena di allegria, chegli ci offr, il buon vecchio,
sostenendo con Hamon, che era della comitiva, una discussione accalorata e riboccante di
humour, ci si rivel in tutto lardore della sua vecchia fede, ringiovanita ad ogni nuova
prova. []
Mentre il vecchio maestro parlava, con fede dun cuor nobile che non invecchia mai, e
con la mente penetrante che vede pi lontano della oscurit dellora presente, io
osservavo con legittimo orgoglio di un fratello minore, quella magnifica testa leonina,
dalla grande aureola immacolata della venerabile canizie, e vedevo nella pallida fronte dei
giovani operai, miei compagni desilio, la nobile soddisfazione di appartenere,
spiritualmente, alla famiglia di questi precursori gloriosi della scienza e dellidea.

Nei mari del Nord

Successivamente Gori si trasferisce ad Amsterdam, dove si lega in amicizia con Domela


Nieuwenhuis, per poi approdare ai pi sicuri lidi inglesi. A Londra, come narrer
nellarticolo Tra fucinatori di bombe, apparso ne LAvvenire sociale del 5 giugno
1902, entra in relazione con i principali esponenti dellanarchismo internazionale, da
Kropotkin a Louise Michel, da Charles Malato a Sebastien Faure. Kropotkin e Michel,
insieme a Stepniak, li incontra nella casa del grande pensatore russo, nella cittadina di
Bromley, poco distante da Londra. Allappuntamento con Kropotkin Gori
accompagnato da Elise Reclus e da un gruppo di compagni italiani. Gori ci ha lasciato
una ricca testimonianza dellincontro poliglotta, infatti, intorno al tavolo della cena si
raccolse un cenacolo di rivoluzionari dove si sentiva parlare russo, francese, inglese e
meneghino (18). A Londra Gori, tra i tanti rivoluzionari, naturalmente incontra il solito
Errico Malatesta, e collabora a The Torch (19), pubblicando nel marzo 1895 un
lungo pezzo su Sante Caserio, nel quale spiega come il grande amore che Caserio
sentiva per lumanit oppressa, si convert in odio contro i tiranni della terra. Il 18 marzo
celebra lanniversario della Comune a Milton Hall, impressionando per il suo talento
oratorio Georges Clemenceau, e il 1 maggio parla, a fianco di Kropotkin, Malatesta,
Louise Michel, alla imponente massa di popolo radunata in Hyde Park. Dopo un
imbarco come marinaio su di un piroscafo nei mari del Nord, nel luglio si dirige alla volta
degli Stati Uniti, dove inizia un lungo viaggio di propaganda, durato circa un anno,
viaggiando dallAtlantico al Pacifico, tenendo centinaia di conferenze e cantando anche le
proprie canzoni, accompagnandosi con la chitarra. A Paterson contribuisce alla nascita
del periodico La Questione sociale. L11 novembre 1895 commemora a Chicago i
cinque martiri, alla fine di gennaio 1896 a S. Francisco, dove il 15 marzo nella
Bersaglieri Hall tiene la notissima conferenza Il vostro ordine e il nostro disordine. Nel
marzo (a Barre, nel Vermont) pubblica il bozzetto sociale in un atto Primo Maggio e lo
rappresenta per la prima volta a Paterson, improvvisandosi anche attore. Da quel
momento il bozzetto si diffonde in Italia e nei gruppi anarchici sparsi lungo le rotte
dellemigrazione, diventando uno dei testi pi rappresentati del teatro sociale, mentre
22
lInno cantato sullaria del coro del Nabucco accompagna per trentanni le manifestazioni
operaie, a gara con lInno dei lavoratori di Turati. Poco prima di ripartire per Londra a
Paterson nel New Jersey, citt di industrie tessili dove vive una forte comunit di
lavoratori immigrati italiani, tiene una conferenza dal titolo Scienza e religione, nella
quale afferma che la guerra alla religione, al clericalismo, interessa dunque
immensamente la classe operaia, la quale ha tutto da guadagnare col progredire della
scienza e del pensiero libero, a danno della secolare antagonista della luce e della verit.
Alla fine di luglio nuovamente a Londra, per partecipare al III Congresso
dellInternazionale operaia e socialista (27 luglio-1 agosto) su mandato di alcuni
sindacati italiani del Nord America. Dopo lesclusione degli anarchici rappresentanti
gruppi politici, Gori rimane con i pochi delegati di associazioni sindacali, Francesco Cini,
Malatesta e Fernand Pelloutier, il quale rappresenta la Federazione delle Camere del
Lavoro italiane, e con loro firma un documento di protesta contro il tentativo di
monopolizzazione del movimento operaio internazionale da parte dei socialdemocratici.
Subito dopo il Congresso Internazionale colpito da una grave malattia e viene ricoverato
al National Hospital di Londra, dove assistito da Louise Michel, di cui ricorder pi
tardi gli occhi grigi pieni dinfinita dolcezza anche tra i lampi dello sdegno umano.
Linteressamento dei compagni e dei parlamentari Bovio e Imbriani, che fanno pressione
sulle autorit, permettono a Gori di ritornare in Italia con lobbligo per di risiedere
allisola dElba.

Ritorno in patria

Nel dicembre del 1896, trasferitosi a Rosignano Marittimo presso la famiglia, riprende i
contatti con il movimento anarchico, che, dopo la caduta di Crispi e il ritorno di Malatesta
in Italia, sta riorganizzandosi su base nazionale. Tornato a Milano, alla fine di aprile
1897, in libert condizionale per adempiere a quella che ritiene la missione degli
anarchici, sentinelle perdute di questo esercito infinito di tutte le speranze e di tutte le
angosce (20), da un lato invita ad una campagna unitaria con i partiti popolari per la
difesa del diritto costituzionale (21), dallaltro ribadisce il ruolo dei socialisti libertari
nel folto della contesa fra capitale e lavoro, anche sulla base delle organizzazioni per arti
e mestieri (22). A Pisa nel dicembre partecipa alle manifestazioni anticlericali in onore a
Giordano Bruno, parlando al comizio finale al velodromo Stampace accanto ad Andrea
Costa. Nel 1898 in occasione dellinaugurazione del monumento commemorativo delle
Cinque giornate a Milano tiene un acclamato discorso che poi assunto come uno dei
capi di accusa durante il processo in contumacia intentatogli davanti alla Corte marziale
dopo i moti del caropane di Milano del maggio 1898. Il 5 febbraio 1898 difende gli
operai e i contadini di Campiglia Marittima che hanno partecipato alle agitazioni popolari
dinizio danno e sempre nel medesimo anno di fronte alla Corte dAssise di Casale
Monferrato patrocina con successo un gruppo di operai socialisti e anarchici di Carrara.
Principale protagonista della campagna per la libert dassociazione e contro larticolo
248, che vede ladesione anche di molte sezioni delle Trades Unions britanniche,
dellIndipendent Labour Party, della Socialist Democratic Federation e del London
Trades Council, siede ad Ancona tra i difensori della redazione de LAgitazione
(Malatesta, Smorti, Felicioli e compagni), che segue il processo con un supplemento
quotidiano dal 21 al 30 aprile. E proprio in questa occasione conosce Luigi Fabbri, al
quale si deve il resoconto processuale.

23
Pietro Gori [1900 circa]
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini, Pisa)

Nella terra del tango

A causa delle agitazioni per il caro pane e delle successive azioni repressive del governo
Gori costretto ancora una volta ad emigrare. A Marsiglia si imbarca per lAmerica del
Sud, mentre le autorit italiane lo condannano a 12 anni di galera. LAmerica
meridionale, ed in particolare lArgentina, era sempre stata una meta agognata da Gori.
Fin dal suo iniziale apprendistato politico aveva mantenuto rapporti epistolari con
anarchici emigrati che gi allora lo avevano invitato a raggiungerli (23). Inviti, che tra il
1896 e il 1897 si erano fatti insistenti tant che lo stesso Gori in una lettera rispondendo
ad un nuovo sollecito dei compagni cos si esprimeva: Se la malvagia imbecillit dei
governanti italiani non volesse trattenermi relegato in questo paese () a questora avrei
gi risposto, accettando gli urgenti e cordiali inviti per un pellegrinaggio per lideale
attraverso le citt e i paesi dellArgentina (24).
Il movimento anarchico argentino nellultimo decennio del secolo XIX ha consolidato la
propria presenza non solo nei settori popolari dei grandi centri urbani ma anche tra i ceti
intellettuali provenienti dalla media borghesia. Tale diffusione rafforzata dal diffondersi
di pratiche sindacali derivate dallesperienza francese e dal radicamento della rete dei
periodici, dei circoli e delle case del popolo dimpronta libertaria che costituiscono una
contro societ in divenire contrapposta ai modelli borghesi. Nella capitale argentina la
comunit italiana tra le pi numerose e al suo interno i libertari hanno un peso e una
tradizione importante che si concentra intorno ad alcuni periodici e case editrici fra cui
quella di Fortunato Serantoni.
Gori giunto a Buenos Aires, dopo aver fatto tappa a Madera, Santos e Rio de Janeiro, si
inserisce subito in un ambiente in cui era tuttaltro che sconosciuto, visto che gi due anni
prima LAvvenire si era augurato il suo arrivo per far uscire moltissimi operai

24
dallindifferenza in cui erano sprofondati. Lattivit argentina di Gori multiforme: da
un lato tiene una lunga serie di conferenze davanti ad ogni tipo di pubblico; dallaltro
lavora come avvocato (tanto da aprire un consultorio jurdico con Arturo Riva, un
avvocato anarchico), giurista, criminologo, studioso e, occasionalmente, come docente
universitario. La prima conferenza argentina la tiene nel Circolo della Stampa il 26
giugno 1898 su La funzione storica del giornalismo nella societ moderna. Poco dopo
svolge una seconda conferenza al teatro Doria dove parla di fronte a 2.000 persone
entusiaste. Si pu dire che la voce di Gori si ud in tutti gli ambienti sociali e in tutti gli
angoli dellArgentina, sia in locali operai che in grandi teatri, in italiano o in spagnolo
(25).
Gori inizia subito a collaborare con i giornali anarchici argentini ed in particolare con la
rivista Ciencia Social, una rivista culturale e scientifica che annovera tra i suo
collaboratori le pi prestigiose firme internazionali del movimento libertario.
Una particolare attenzione Gori dedica allorganizzazione operaia nonch a quella degli
anarchici, fondate sulla morale della solidariet in opposizione al dogma
individualista, e scontrandosi perci con le frange pi radicali dellindividualismo locale
che lo attaccano con estrema violenza verbale e non solo. Pochi giorni dopo il suo arrivo
a Buenos Aires, in una conferenza organizzata dagli edili, alcuni individualisti, scontenti
dei propositi di Gori, alla fine salirono in gruppo sul palco e tentarono di aggredirlo.
Questi, indignato, li affront e li invit a partecipare a un pubblico dibattito di
controversia. Lappuntamento ebbe luogo il 21 agosto nel teatro Iris di Barracas con il
titolo La morale solidaria nella lotta e nella vita sociale, in opposizione al dogma
individualista.
Ma lattivismo di Gori straripante. Ne LAvvenire pubblica articoli teorici, analisi
sulla situazione della classe operaia europea, incitamenti allorganizzazione, polemiche
con gli individualisti e i socialisti, poesie, canzoni, opere teatrali (Primo maggio,
Proximus tuus, Ideale, Senza Patria, Gente onesta). Dopo il regicidio e il famoso attacco
di Giovanni Bovio agli anarchici, con larticolo Anarchico, discuti. Gi il coltello!, d alle
stampe a Buenos Aires La nostra utopia, che pu essere considerata la sintesi del suo
pensiero politico. Lideale anarchico inteso come lascensione accelerata e trionfale
della vita dellindividuo, nelle multiformi sue attitudini; la armonia con linnalzamento di
tutte le vite che formano il tessuto organico della societ inserito in un processo
evolutivo che si fonda da un lato sullineluttabile sviluppo della tecnica, dallaltro sulla
lotta quotidiana di falangi sempre pi coscienti di lavoratori, sul terreno pratico delle
conquiste economiche strappate al capitale dalla resistenza e dalla solidariet operaia. La
conquista della libert, non in virt della scheda, ma in quella della stampa, del
comizio, [della] forza suprema della logica, della persuasione, passer attraverso
levento rivoluzionario, mezzo inevitabile di trasformazione proporzionata ai nostri
ideali, e corrispondente al processo accelerato della evoluzione moderna, in cui i fatti
sociali son troppo distanti dai bisogni e dalle aspirazioni generali per non far prevedere le
scosse brusche, che il nuovo ordine di cose dovr produrre nel sovrapporsi a quello che
gi si sta screpolando. Una rivoluzione, in definitiva, necessaria nel quadro
dellinarrestabile corso della storia: La evoluzione delle idee, trascinate dai fatti e
rischiarate da una coscienza nuova della vita, muove rapidamente per mille alvei alla
fiumana vigorosa che di tutte le correnti raccoglie glimpulsi e le energie. Nel novembre
1898 pubblica, dirige e coordina la rivista Criminologia moderna, sulle cui pagine
espone la sua teoria ambientale del delitto accanto a contributi di Cesare Lombroso,
Guglielmo Ferrero, Adolfo Zerboglio, Scipio Sighele, Augustin Hamon, Pio Viazzi,
Napoleone Colajanni (26). Nel 1899 inizia lungi giri di conferenze per il paese, recandosi
anche in Uruguay, Brasile e in seguito, nel 1901, in Patagonia, Cile (ritornando in
Argentina per la via della cordigliera), Paraguay. Il 25 novembre 1900 tiene al Teatro Iris
25
di Buenos Aires una conferenza dal titolo La donna e la famiglia, dove presenta un
approccio originale alla questione dellemancipazione femminile: le donne, negli usi e
nelle leggi, sono asservite alla tirannia del sesso maschile e lemancipazione della
donna sar sempre vacua affermazione verbale se ad essa non porr mano la donna
medesima (27).
Nel 1901 parte per esplorare le sorgenti del Paran, accompagnato per una parte del
viaggio da Cesare Pascarella. La sua attivit di propaganda attrae allanarchismo
numerosi lavoratori e intellettuali e contribuisce a hacer del anarquismo una ideologia
atractiva y moderna (28). Uno dei giovani che rimasero impressionati da Gori fu Alberto
Ghiraldo che, con il nome di Ruggero Aicardi, lo descrive in uno dei suoi romanzi: Un
uomo straordinario, propagandista di alte idee sociali, di un rivoluzionarismo allarmante,
ma che era ascoltato con rispetto da tutti gli ambienti per lammirevole forma con cui le
esprimeva. () Figura superba, modi distinti, dialettica brillante e uninflessibilit a tutta
prova. Era un oratore, oratore per eccellenza; sentiva la volutt della parola e viveva nella
tribuna (). Attore consumato, dominava ogni segreto delloratoria e i suoi discorsi
erano affascinanti opere darte che egli levigava giornalmente con la passione dellorafo
(29).
Particolarmente rilevante il contributo di Gori alla nascita della Federacin Obrera
Regional Argentina, costituita nel maggio 1901. Solo grazie alle sue doti di mediatore e
alla sua concezione unitaria del movimento operaio si riesce ad evitare lo scontro frontale
tra anarchici e socialisti, segno questo dellimportanza attribuita da Gori allunit del
movimento operaio organizzato. Sua infatti la mozione, approvata a maggioranza, che si
riserva di accettare , in particolari casi, il juicio arbitral, come suoi sono i documenti in
favore di una enrgica agitacion per la protezione del lavoro femminile e minorile e
sullo sciopero generale che, pur base suprema de la lucha economica entre capital y
trabajo, rimane una delle possibili e non immediate opzioni. Accusato di eccessiva
moderazione, Gori illustrer, poco dopo, ai suoi compagni non solo la necessit di
conciliare le opposte tendenze, ma definir la lotta sindacale una lucha de transacciones
continuas e soprattutto, di fronte alle inquietudini suscitate dalla questione dellarbitrato,
distinguer nettamente il piano dei principi anarchici da quello dellattivit rivendicativa
quotidiana. Nel settembre seguente infatti, in occasione dello sciopero dei ferrovieri del
Ferrocarril Sud, Gori e Montesano riescono ad ottenere un accordo con il direttore inglese
e il mediatore del governo che , di fatto, una vittoria operaia. In Sud America Gori
matura una concezione che pu definirsi protosindacalista. Se fin dai primi anni Novanta
Gori aveva sempre considerata importante la presenza e lazione libertaria allinterno
delle societ operaie, lesempio di Pelloutier, conosciuto a Londra, e della sua Fderation
des Bourses du Travail, lo induce ad individuare negli organismi orizzontali la cellula di
una nuova organizzazione sociale.
Il 12 gennaio del 1902, due giorni prima di partire, tiene lultima conferenza nel teatro
Victoria rimasta a lungo impressa nella memoria degli intervenuti, e ritorna in Italia,
agevolato da unamnistia, per motivi sia familiari, sia di salute

26
Il cavaliere dellideale

Il suo arrivo a Genova suscita notevole entusiasmo tra gli anarchici: Noi non siamo
corrivi alle idolatrie, ma pure non possiamo esimerci dal manifestare il nostro giubilo per
la venuta, o meglio il ritorno, del compagno nostro Pietro Gori, tra noi, scrive
LAvvenire sociale il 12 febbraio 1902. Il rientro in patria significa per Gori la ripresa
dellattivit di conferenziere, pubblicista e avvocato. Invitato da circoli anarchici, Camere
del Lavoro, leghe di resistenza tra il 1902 e il 1904 Gori gira lintero paese (Roma,
Firenze, Milano, Spezia, Ancona, Pisa, Carrara, Torino, Imola, Napoli, la Sicilia, ma
anche molte localit minori) suscitando ovunque entusiasmo per la sua parola alata. Il
1 maggio a Roma dove nella mattinata tiene un comizio e nel pomeriggio una
conferenza alla festa campestre libertaria dal titolo Aspettando il sole. Pochi giorni dopo il
6 maggio, sempre nella Capitale, svolge unaltra conferenza nella sala della Lega di
Resistenza dei Pittori dal titolo Gli anarchici sono socialisti? Il 2 giugno in occasione del
ventesimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Garibaldi partecipa a Caprera, in
rappresentanza di una ventina di Camere del lavoro italiane, alle commemorazioni
ufficiali con un discorso nel quale definisce leroe dei due mondi un poeta dellazione
che amava la spada solo quando essa lampeggiava per una idea di giustizia.
Allinizio di ottobre a Corato in provincia di Bari rievoca la figura dello scrittore francese
mile Zola, scomparso il 29 settembre.
Lanno successivo su invito di Luigi Fabbri assume la condirezione della rivista
quindicinale Il Pensiero, alla quale collaborer soprattutto con studi di sociologia
criminale. In realt, se vero che Gori avr sempre un ruolo secondario nella redazione
del periodico, la sua funzione non puramente esornativa, ma testimonia la profonda
affinit tra lui e Fabbri nella concezione di un anarchismo organizzato, profondamente
radicato nelle realt operaie, lontano dalle esasperazioni individualistiche e frutto non pi
della necessit storica ma del progressivo evolvere della coscienza dei produttori verso il
lavoro redento. Ancora nel 1903 continua il suo peregrinare nei borghi italiani portando
la parola degli anarchici. Il 26 aprile a Terni a sostenere un contraddittorio con Nicola
Barbato, che si svolge al Teatro comunale, su Autoritari e libertari nel socialismo.
A settembre a Viareggio per partecipare alle onoranze al poeta inglese Percy Bysshe
Shelley. Loccasione di quelle che piacciono al nostro Gori. Un cenacolo di artisti e
liberi pensatori si riunisce solennemente con larga partecipazione di popolo in un rituale
laico a ricordare il cantore del Prometeo liberato. Alliniziativa partecipano molti
intellettuali e artisti come il pittore Plinio Nomellini, il poeta Ceccardo Roccatagliata
Ceccardi e il giovane scultore Corrado Spadaccini (30).
Il 18 ottobre parla a Genova, al Politeama Alfieri gremito allinverosimile di lavoratori,
sul tema Guerra alla guerra! Il 27 novembre, mentre Pietro Gori impegnato in un tour di
conferenze in Romagna, muore a Rosignano Marittimo Giulia Lusoni, la madre, dopo una
lunga malattia (31). A gennaio del 1904 torna nella sua citt natia, Messina, su invito
della locale Camera del lavoro per una conferenza di protesta contro lennesimo eccidio
proletario compiuto dalle forze dellordine a Giarratana. Lincontro si svolge al Teatro di
Villa Mazzini il 18 gennaio con grande concorso di pubblico, il tema In difesa della vita
una condanna dei metodi antiproletari del governo Giolitti, che si ripeteranno durante
lanno provocando a settembre il primo sciopero generale. Nel 1904 effettua un viaggio in
Egitto e in Palestina di cui relazioner in una brillante conferenza, Dalla terra dei
Faraoni al paese di Ges, tenuta allAssociazione della Stampa in Roma e che diventer
uno dei temi dei suoi tour propagandistici. Tuttavia le sue precarie condizioni di salute lo
costringono a pi riprese a soste pi o meno lunghe allElba. La redazione de Il
Pensiero nel numero del 16 settembre d notizia della malattia di Gori affermando che
27
egli gravemente malato da pi di due mesi e mezzo e solo recentemente si ripreso
trasferendosi per la sua convalescenza a S. Ilario (32).

Passaggio dei funerali di Gori a Piombino (LI), 9 gennaio 1911


(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Il mal sottile

Nel novembre 1905 partecipa al convegno sindacalista organizzato da Ottavio Dinale a


Bologna intervenendo sulla vexata quaestio dei rapporti tra sindacato e partiti politici,
sostenendo, come aveva gi fatto in Argentina, lestraneit dellorganizzazione sindacale
alle lotte politiche e la necessit dellunit operaia. In quei mesi interviene anche a
sostegno dellamico Fabbri nella polemica ingaggiata con il tipografo Baraldi sulla
propriet della rivista Il Pensiero (33).
Nella prima met del 1906 attua un capillare giro di conferenze scientifiche e libertarie
in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia dove nel Salone Massimo della Camera del
lavoro, il 1 aprile tiene una brillante conferenza a beneficio delle vittime del disastro
minerario di Courrieres dal titolo Le vittorie e le sconfitte del lavoro e della vita. Il tour di
conferenze deve per essere interrotto improvvisamente per il riacutizzarsi della malattia.
Alla fine dellanno Gori colpito da un grave lutto familiare: a Pisa il 28 dicembre, dopo
una breve e violenta malattia, muore il padre Francesco (34).
Impossibilitato, a causa di un intervento chirurgico, a partecipare al Congresso anarchico
italiano di Roma nel giugno 1907, attivo nellagosto successivo nelle agitazioni che si
verificano allIsola dElba per la morte di tre operai ed il ferimento di molti altri per lo
scoppio di un altiforno e agli inizi del 1908 presenta alla Corte di Lucca opposizione al
proscioglimento dei potenti padroni degli alti forni con larringa In difesa delle vittime
del lavoro. Nello stesso anno tra gli animatori dei grandi scioperi dei minatori di
Capoliveri.
Gori rimarr profondamente turbato dalla notizia del disastroso terremoto di Messina del
28 dicembre 1908 e dedicher alla citt che mi fu madre ed alla sua rinascita un
componimento poetico dal titolo In morte di Messina (35).
Nel 1909 tenta di intraprendere un nuovo giro di conferenze, ma la malattia lo costringe
allinattivit. In una lettera a Nella Giacomelli scrive: Ma io son dannato, ormai, ad
essere un naufrago della vita vera, della lotta ritempratrice, in questa mia sconsolata zuffa
28
con le insidie del male... (36).
Lultima sua battaglia, nonostante sia sfibrato dalla malattia, Gori la conduce per salvare
Ferrer dalla condanna capitale. Dal suo rifugio di S. Ilario allIsola dElba dove
costretto a causa delle precarie condizioni fisiche manifesta a pi riprese la sua
preoccupazione per il destino di Ferrer inviando lettere e, compatibilmente con i suoi
problemi di salute, partecipando a manifestazioni e conferenze, sempre pi preoccupato
per levoluzione sfavorevole del processo e per la campagna reazionaria e repressiva in
atto in Spagna. Difendendo la vita, e la integrit personale di Francisco Ferrer e dei suoi
compagni, contro la risorta inquisizione che ne strazia i corpi, per dannarli alla morte, non
il libertario od i rivoluzionari che si difendono; ma la esistenza stessa dei pi alti
principii di libert e di giustizia che sono ormai il patrimonio insopprimibile della
convivenza umana (37). Con queste parole Pietro Gori, il 2 ottobre 1909, conclude una
lettera destinata ai promotori del Comizio pro Ferrer di Roma mentre pochi giorni dopo
ne manda unaltra a Paolo Schicchi (38) in occasione delliniziativa organizzata a Pisa per
il 10 ottobre dallAssociazione Razionalista, in cui ribadisce limportanza di questa
comune battaglia (39). In unintervista rilasciata a Il Giornale dItalia del 12 ottobre,
Gori parla di Ferrer: Egli un idealista, ed un apostolo nel senso pi moderno della
parola []. Egli ha profuso molto del suo, nella propaganda dei principi razionalisti. un
libero pensatore, ma non un vacuo mangiapreti. Libertario nella concezione di un
migliore domani sociale soprattutto un credente nella forza trionfale della ragione e
della scienza. Si potrebbe chiamare un tolstoiano del razionalismo, se egli non avesse al
suo attivo il senso della modernit. Ma ha certo col grande filosofo russo comune una
grande fede nella virt educatrice delle idee (40). Il 13 ottobre 1909 Ferrer giustiziato.
In tutto il mondo si alza un grido di protesta e lEuropa attraversata da unonda di
agitazioni che si trasforma in un moto anticlericale violento spontaneo che per tre giorni
sconvolge buona parte della penisola italiana.
Un mese dopo la morte delleducatore catalano a Portoferraio, nellIsola dElba, in un
teatro gremito allinverosimile Pietro Gori commemora Ferrer, in quella che sar la sua
ultima apparizione pubblica (41). I cronisti dellepoca ci hanno lasciato diverse
testimonianze di questo evento che coinvolge emotivamente le masse operaie, soprattutto
minatori, legate profondamente allavvocato dei diseredati, al cavaliere dellideale,
che ha la sensibilit per cogliere gli umori e le aspirazioni di quel popolo che attende lora
del riscatto. E in questo scenario la figura di Ferrer, si lega ad un altro mito vivente,
quello di Gori (42): Alla fine [della conferenza di Gori] egli si ebbe una calorosa
ovazione e forti strette di mano. Le bande intonarono linno dei lavoratori. Alluscita del
teatro venne formato un lungo corteo che fra lo sventolio dei bene auguranti rossi labari e
al suono degli inni popolari percorse le principali vie della citt. Nelle ore pomeridiane le
associazioni dei vari Comuni elbani prima di lasciare Portoferraio vollero recarsi con
musiche e bandiere sotto labitazione dellavv. Pietro Gori il quale acclamato dallenorme
onda di popolo, parl nuovamente ringraziando ed inneggiando alla bellezza della terra
elbana e al lavoro fonte di benessere e di civilt umana (43).
Gori nei mesi successivi subissato di richieste, che provengono da comitati e gruppi
anarchici di varie localit, perch scriva epigrafi da immortalare nelle lapidi
commemorative di Ferrer. la sua ultima fatica di militante libertario.
Il 13 marzo 1910 al teatro La Pergola di Firenze viene rappresentata, con un buon
successo di pubblico lopera teatrale di Gori, Calendimaggio, musicata dal maestro
Giuseppe Pietri (44).

L8 gennaio 1911 alle ore 6,30 Gori muore a Portoferraio, ove si rifugiato per cercare di
trovare sollievo per la sua malattia, fra le braccia della sorella Bice e quelle delloperaio
anarchico di Piombino Pietro Castiglioli. La salma viene trasferita da Portoferraio a
29
Piombino via mare e poi con il treno a Rosignano, dove viene tumulata. I funerali si
protraggono per ben per tre giorni, durante i quali migliaia di lavoratori da tutta la
Toscana si fermano per porgere al poeta dellanarchia lultimo commosso e
profondamente sentito estremo saluto.
Attilio Deffenu, giovane dorigine sarda studente di giurisprudenza a Pisa, allora
idealmente vicino al sindacalismo rivoluzionario poi interventista, presente al funerale di
Gori scrive queste addolorate parole ad un amico: Ho ancora lanima oppressa
dangoscia, sanguinante. La morte di Pietro Gori, del poeta dellanarchia, che anarchico
fu nel senso pi bello, pi aristocratico della parola, significa la perdita di uno dei pi
coraggiosi, dei pi grandi per mente e cuore fra quanti militi la causa della rivoluzione,
della redenzione degli oppressi e degli sfruttati ha mai avuto. I funerali, che furono
celebrati nel cuore della notte, riuscirono imponenti (45).
Al cordoglio popolare si unisce il coro dei giornali, anarchici ma non solo, che lo
descrivono come il cavaliere errante, lapostolo, il luminoso arcangelo
dellanarchia. L8 gennaio diventa una data da celebrare e, anno dopo anno, fino al
fascismo il ricordo di Gori viene perpetuato da cerimonie commemorative, poesie,
conferenze, articoli rievocativi e molti paesi e citt, soprattutto della Toscana, ma anche
dellUmbria e del Lazio, affiggono epigrafi a lui dedicate, al poeta gentile insaziabile
sempre/di Giustizia e Verit.

Maurizio Antonioli e Franco Bertolucci

Note

1. Per tutte le notizie riguardanti il percorso degli studi sia liceali che universitari
rimando ai rispettivi documenti conservati presso gli archivi del Liceo classico
Niccolini di Livorno e quelli dellUniversit di Pisa.
2. Cfr. P. Gori, Come perpetrai i miei primi delitti, Il Pensiero, 16 marzo 1907, p.
90.
3. Cfr. V.S. Mazzoni, Pensieri e ricordi ed opere di P. Gori, Pisa, Tip. Cursi, 1922,
pp. 12-13.
4. Cfr. A. Boschi, Ricordi del domicilio coatto, Torino, Seme anarchico, 1954, p. 9.
5. Cfr. P. Gori, Pagine di vagabondaggio, La Spezia, Cromo-Tipo La Sociale, 1912,
p. 7.
6. Per tutti i documenti darchivio citati prodotti dalle autorit si fa riferimento a
quelli conservati in aspi, Ispez. ps, b. 935 categ. 21/10, Gori Pietro anarchico.
7. Successivamente, sempre nella stessa citt, lopuscolo verr ristampato altre due
volte nel 1910 e nel 1920.
8. Rigo, Inno socialista, Sempre avanti!..., 6 aprile 1890, p. 3.
9. Cfr. Lettera di P. Gori a F. Turati del 27 [giugno 1890] in Filippo Turati e i
corrispondenti italiani, vol. 1 (1876-1892), a cura di M. Punto, Manduria-Bari-
Roma, Lacaita, 2002, pp. 436-438.
10. Cit. dalla Prefazione alla prima ed. italiana dellopera stampata da F. Serantoni nel
1905, pp. 3-4.
11. Citato dalla recensione pubblicata in Il Pensiero 1 maggio 1905, p. 143.
12. ([P. Gori], Al popolo, LAmico del popolo, 23 gennaio 1892.
13. Cit. da S. Foresi, La vita e lopera di Pietro Gori nei ricordi di Sandro Foresi, cit.
p. 9.
14. Cfr. Lettera di F. Turati a M. Rapisardi del 1 marzo 1891 in Filippo Turati e i
corrispondenti italiani, vol. 1 (1876-1892), cit., pp. 509-510.
15. Cit. P. Gori, Pagine di vagabondaggio, Il Pensiero, 1 dicembre 1907, p. 40.
30
16. Ibidem.
17. Saggi di letteratura di delinquenti e danarchici in Conto-reso del Dipartimento
di Giustizia. Anno 1895, Bellinzona, Tipografia e litografia cantonale, 1896, pp.
86-89.
18. Cit. in Pagine di vagabondaggio, Il Pensiero, 1 maggio 1906, pp. 139-140.
19. Torch. A revolutionary journal of anarchist-communism. Il giornale viene
pubblicato tra il 1894 e il 1895.
20. P. Gori, Allopera, LAgitazione, 4 giugno 1897.
21. P. Gori, Per la libert, ivi, 16 luglio 1897.
22. P. Gori, Postilla alla polemica, ivi, 4 novembre 1897.
23. Sul numero unico Venti settembre di Buenos Aires del 20 settembre 1889 si
legge nella piccola posta una risposta dei compagni che rivolgendosi a Gori, in
riferimento alla sua ipotesi di trasferimento in Argentina, gli chiedono Quando
sei deciso far questa passeggiata?.
24. Cfr. Lettera di Gori ai compagni del 26 marzo 1897 in Hojeando papeles viejos.
Dos cartas de Pietro Gori, suppl. quincenal de la Protesta, 30 abril 1930, pp. 131-
133.
25. Cfr. G. Zaragoza, Anarquismo argentino (1876-1902), Madrid, ed. de la Torre,
[1995], p. 236.
26. La rivista verr pubblicata dal novembre 1898 allagosto del 1900. In totale
usciranno venti numeri. N. Colajanni vi pubblica nel n. 19 del giugno 1900 un
interessante articolo su La Mafia. Sus causas y su historia.
27. P. Gori, La donna e la famiglia. Conferenza, Roma, Il Pensiero, 1906.
28. Cfr. G. Zaragoza, Anarquismo argentino (1876-1902), cit., p. 244.
29. A. Ghiraldo, Humano ardor, Madrid, Compaa Ibero-Americana de
publicaciones, 1930, p. 143.
30. Cfr. G. Del Guasta, Le onoranze a Shelley, LArno, 19 settembre 1903.
31. Cfr. La Redazione, Il nostro lutto, Il Pensiero, 10 dicembre 1903, p. 145.
32. Cfr. Il Pensiero, 16 settembre 1904, p. 254.
33. Si v. la lettera di P. Gori pubblicata nellinserto speciale Agli amici e lettori del
Pensiero, 1-16 dicembre 1905.
34. Cfr. Il nostro lutto, Il Pensiero, 16 gennaio 1907, pp. 17-18.
35. Cfr. P. Gori, In morte di Messina: ritmi e rime, Castrocaro, Tipografia Moderna,
1909.
36. Lettera di Pietro Gori a Nella Giacomelli in La Protesta umana, 23 febbraio
1909.
37. Lettera di P. Gori ai promotori del Comizio pro Ferrer e Compagni di Roma, S.
Ilario 2 ott. 1909 in P. Gori, Per la vita e in morte di Francisco Ferrer, Roma,
Libreria editrice libertaria, 1910, pp. 8-9.
38. Paolo Schicchi (1865-1950) militante anarchico siciliano. In giovent ha
conosciuto i rigori delle carceri spagnole e ha diretto nel 1891 El Porvenir
anarquista pubblicato a Barcellona. Schicchi residente a Pisa in questi anni
particolarmente impegnato nella campagna pro Ferrer. Tiene comizi e partecipa
a manifestazioni in diverse localit della Toscana.
39. Lettera di P. Gori, cit., pp. 11-14.
40. Ibidem, p. 17.
41. Alliniziativa partecipano le associazioni di Portoferraio: Sez. del Libero Pensiero
G. Bruno, Loggia Massonica Luce dellElba, Pubblica Assistenza Laica Croce
Verde, Societ di Mutuo Soccorso, Societ fra gli Alti Forni, sez. Repubblicana,
quella socialista e i gruppi anarchici; Rio Elba: Lega di resistenza fra minatori ed
affini e la sez. socialista; Portolongone: Lega di resistenza fra minatori; Rio
31
Marina: sez. giovanile PSI, Lega di resistenza fra marinai; Capoliveri: Corpo
musicale G. Bruno; Piombino: sez. repubblicana, Pubblica Assistenza Laica;
Livorno: Loggia Massonica Scienza e Lavoro.
42. Le storie di Ferrer e di Gori si intrecciano fin dai primi anni dopo la morte di
entrambi. In molte localit accanto alla targa commemorativa delleducatore
catalano c quella dellavvocato dei diseredati e viceversa. Casi emblematici
sono ad esempio quelli di Rosignano Martittimo dove le due lapidi, poste sul
medesimo edificio, si trovano una accanto allaltra e Colle Val dElsa (SI) dove
tra gennaio e febbraio del 1921, quasi contemporaneamente, vengono inaugurati
due marmi.
43. Cfr. P. Gori, Per la vita e in morte di Francisco Ferrer, op. cit., p. 36.
44. Si veda la recensione sullopera Calendimaggio di Pasquale Binazzi su Il
Pensiero, 1-16 aprile 1910, pp. 111-113.
45. Lettera di A. Deffenu a Francesco Cucca del 10 gennaio 1911 in A. Deffenu,
Epistolario 1907-1918, a cura di M. Ciusa Romagna, Cagliari, Editrice sarda
Fossataro, 1972, p. 49.

32
La mia anarchia
di Pietro Gori

Lo stato, il capitalismo, la religione, la guerra, gli anarchici,


lemancipazione della donna, libert ed eguaglianza, la societ
futura. Su questi temi cos la pensava oltre un secolo fa il
poeta dellanarchia.

Lo Stato
Lo Stato, il potere esecutivo, quello giudiziario, lamministrativo, e tutte le ruote grandi e
piccole di questo mastodontico meccanismo autoritario, che le anime deboli credono
indispensabile, non fanno che comprimere, soffocare, schiacciare ogni libera iniziativa,
ogni spontaneo aggruppamento di forze e volont, impedire insomma lordine naturale
che risulterebbe dal libero giuoco delle energie sociali, per mantenere lordine artificiale
disordine in sostanza della gerarchia autoritaria assoggettata al loro continuo e vigile
controllo. Ben definisce lo Stato Giovanni Bovio: ...oppressura dentro e guerra fuori.
Sotto specie di essere lorgano della sicurezza pubblica , per necessit, spogliatore e
violento; e col pretesto di custodire la pace tra cittadini e tra le parti, provocatore di
guerre vicine e lontane. Chiama bont lobbedienza, ordine il silenzio, espansione
leccidio, civilt la simulazione. Esso , come le Chiese, figlio della comune ignoranza e
della debolezza de pi. Agli uomini adulti si manifesta qual: il nemico maggiore
delluomo dalla nascita alla morte. Qualunque danno possa agli uomini derivare
dallanarchia, sar sempre minore del peso dello Stato sul collo .I governanti fanno
credere, e il pregiudizio antico, che il governo sia strumento di civilt e di progresso per
un popolo. Ma, per chi bene osservi, la verit invece che tutto il movimento in avanti
dellumanit dovuto allo sforzo dei singoli individui, della iniziativa anonima delle
folle, dellazione diretta del popolo. Il mondo ha camminato sempre fin qui non con
laiuto dei governi, ma loro malgrado, e trovando in essi lostacolo continuo diretto ed
indiretto al suo fatale andare. Quante volte i pi gloriosi rinnovatori nella scienza,
nellarte, nella politica non si trovarono sbarrato il cammino, oltre che dai pregiudizi e
dallignoranza delle masse, anche e soprattutto dai bavagli e dalle persecuzioni
governative?
Quando il potere legislativo ed il governo accettano e soddisfano sotto forma di legge o di
decreto qualche nuova domanda sorta dalla coscienza pubblica, ci sempre in seguito
a reclami innumerevoli, ad agitazioni straordinarie, a sacrifici non indifferenti del popolo.
E quando i governanti si sono decisi a dire di s, a riconoscere un diritto nei loro sudditi,
e, mutilato ed irriconoscibile, lo promulgano nelle carte, nei codici, quasi sempre quel
diritto gi sorpassato, lidea gi vecchia, il bisogno pubblico di quella tal cosa non
pi sentito; e la nuova legge serve allora a reprimere altri bisogni pi urgenti che si
affacciano, che devono attendere di essere sterilizzati, ipertrofici, prima di essere
riconosciuti da una legge successiva. Chi ha studiato e osservato con passione i parti
curiosi e bizzarri del genio legislativo, le leggi passate e le presenti, resta sorpreso dalla
frode sottile che riesce a gabellare per diritto il privilegio, per ordine il brigantaggio
collettivo, per eroismo il fratricidio della guerra, per ragione di stato la conculcazione dei
33
diritti e degli interessi popolari, per protezione degli onesti la vendetta giudiziaria contro i
delinquenti, che, come dice Qutelet, non sono che gli strumenti e le vittime nel tempo
stesso delle mostruosit sociali.

P. Gori, Ricordi,
Milano, Casa editrice sociale, 1910
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Ora, noi, che tutti questi mali, causa ed effetto insieme di tanta infamia e di tanti dolori,
vogliamo combattere per abbattere tutto ci che ostacola il trionfo della giustizia, noi
siamo chiamati fautori del disordine.
Certo, propriet, stato, famiglia, religione sono istituzioni di cui alcune meritano il
piccone demolitore, altre aspettano il soffio purificatore che le faccia rivivere sotto altra
forma pi logica ed umana. Ma ci potr dirsi sul serio passaggio dellordine al
disordine? E chi non desidererebbe allora, se si desse un cos contrario significato alle
parole, il trionfo del disordine?
Ma se le parole conservano il loro significato, non gli anarchici possono essere chiamati
amici del disordine, e ci neppure se lo si vuol considerare dal solo punto di vista di
rivoluzionari. In questo periodo storico di sfacimento e di transizione, fra una societ che
muore ed una che nasce, gli odierni rivoluzionari sono veri elementi di ordine. Essi hanno
negli occhi fosforescenti la visione delle idealit sublimi che fanno palpitare il cuore
dellumanit, che lavviano sullinfinito ascendente cammino della storia.
Dopo il rombo del tuono, torna sul capo degli uomini il bel cielo luminoso e sereno; dopo
la vasta tempesta che purifichi laere, pestifero, questi militi dellavvenire sognano le
primavere fulgenti della famiglia umana, soddisfatta nella uguaglianza, e ingentilita dalla
solidariet e dalla pace dei cuori.

(Estratto da: Il vostro ordine e il nostro disordine, conferenza tenuta il 15 marzo 1896 alla
Bersaglieri Hall di S. Francisco California USA , 2. ed., Roma-Firenze, F. Serantoni,
1905)
34
P. Gori, Ensayos y conferencias,
Mxico D.F., Vertice, 1947
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)

Il capitalismo
E come adunque il proprietario ha cominciato a diventare ricco? Ha avuto forse questa
ricchezza in eredit da suo padre, dal suo nonno, seppure non lha ricevuta per mezzo di
qualche intrigo vergognoso o di qualche inganno; ma in ogni modo quelli che a lui
trasmisero questa eredit, come che divennero ricchi? Voi sapete gi che col lavoro
continuo, accasciante di generazione in generazione, le vostre famiglie non furono mai
ricche. Dunque questi proprietari non accumularono per avventura la ricchezza col lavoro
proprio; ma bens sfruttando il lavoro degli altri.
Ed ecco come forse, cominciando dai pochi operai che ebbero da principio, tolsero a
ciascuno di essi sul salario una parte e non la pi piccola; ciascuno operaio producendo 5,
4 andarono nella tasca del padrone e alloperaio rest solamente 1; questa la
proporzione pi o meno esatta fra il salario ed il costo dellintera produzione. Cos anche
avendo sotto di s due soli operai, il padrone togliendo a ciascheduno dessi 4, ebbe in
totale 8, cio quanto avrebbero di salario 8 operai insieme; cos cominci la ricchezza del
proprietario a innalzarsi sulla miseria delloperaio; con questa progressione fatale, che pi
quello arricchiva, pi questo diveniva miserabile, per leggi inevitabili della concorrenza
vedendosi continuamente scemato il salario.
Cos la ricchezza delluno e la miseria dellaltro andarono mano a mano aumentando; e il
proprietario divenne ricco, sfruttando giornalmente loperaio, con un furto continuo e
progressivo sul salario di lui.
Dunque solamente collinganno, colla frode e col furto mascherato, cominci la ricchezza
dei proprietari. E pel furto quotidiano degli sfruttatori sul lavoro degli operai sfruttati,
ebbe origine la cosiddetta propriet individuale.
35
Per questa propriet individuale la terra, che la natura, questa gran madre di tutte le cose,
aveva dato a tutti gli uomini indistintamente, venne divisa solo fra pochi, i ricchi, i quali
costrinsero loperaio a lavorare anche per loro che non facevano nulla, se pure volevano
vivere: e loperaio pieg il collo e lavor, ed accett vilmente, quasi come un dono,
quanto ai ricchi piacque dargli per non lasciarlo morire di fame. Dico per non lasciarlo
morire di fame, perch i ricchi considerano i poveri come una macchina e nulla pi; e
solo perch questa macchina era loro utile e affinch essa non si distruggesse, e
terminasse cos la vita beatamente oziosa, che essi menavano, i proprietari, i borghesi, i
ricchi lasciarono che il popolo, stentando e spegnendosi di fame a poco a poco, divenisse
pi sottomesso; perch se la terra avesse prodotto da s la msse ed i frutti, e le macchine
avessero potuto lavorare senza bisogno del braccio delloperaio, i ricchi forse lo
avrebbero fatto morire di fame acuta, per restare meglio padroni del mondo.

(Estratto da: Pensieri ribelli: appunti, Pisa, Tip. Folchetto, 1889)

36
P. Gori, Ideali e battaglie,
Roma-Firenze, F. Serantoni, 1905
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)

La religione
Ma, poich dicono che vogliamo distruggere la religione, ragioniamo un po, e vediamo
se la negazione nostra idea irrazionale oppure confortata dalla logica, dallesperienza,
dalla scienza e dalle ragioni della vita.
Innanzi tutto sar bene chiedere di quale religione si parli. Ce ne sono tante a questo
mondo. Forse di quella che promette il paradiso cristiano e minaccia, bambinescamente,
le fiamme dellinferno, (come ai bimbi buoni o cattivi si promette lo zuccherino o lo
scapaccione) e che fa consistere tutto lo stimolo alle opere buone nella speranza usuraia o
nella paura infantile di godere o di soffrire... nellaltra vita! O invece si vuol parlare della
religione di Maometto che promette ai suoi fedeli la gioia pagana delle hourri giovani e
belle, fatte intravedere voluttuosamente dietro il fumo delloppio? O non piuttosto di
quella di Confucio o di Budda, o di qualsiasi altra che abbia ottenebrata lungo i secoli e
ottenebri ancora ed ingombri le menti umane?... Di quale fra tutte queste sintende parlare
dappoich i preti di ognuna sostengono che la religione vera la loro?
Naturalmente, a seconda che noi fossimo in Turchia, nelle Indie, o nella Cina, ciascuna di
queste religioni per bocca dei suoi preti ci muoverebbe aspra laccusa di miscredenza. E
noi potremmo, dovunque, ribattere laccusa e confondere gli accusatori con una quantit
di argomenti speciali che qui inutile enumerare.
Ma, poich siamo nati e viviamo in paesi ove predomina la religione cristiana, e coloro
che pi si scagliano contro di noi sono i fanatici e i mercanti del cristianesimo e del
cattolicesimo in specie, noi possiamo dispensarci dal cercare troppo a lungo gli argomenti
poich migliori sono gli stessi sacerdoti della religione cristiana che ce li forniscono; sono
essi che hanno dato i pi tremendi colpi di distruzione alla propria fede. Dal momento che
37
il discendente di Pietro pescatore dimentic la umilt originaria del Cristianesimo,
religione dei poveri e per i poveri, dal momento che i principi della Chiesa invece di
cilicio, di spine e di un ruvido manto, si coprirono di bisso, di porpora, di gemme come
tutti gli altri potenti della terra; dal momento che le indulgenze, i passaporti per il
paradiso, le amnistie parziali o totali del purgatorio poterono comprarsi come una merce
qualunque o come un favore da impiegati e ministri corrotti; quando insomma la religione
di Cristo cess di essere apostolato e divenne ciarlataneria da cerretani e la chiesa si
tramut, fine naturale di tutte le chiese, in bottega di anime e di coscienze, fin da allora
lillusione del misticismo cristiano cominci a rivelarsi menzogna, come un vile metallo
doro che con luso perde la sua apparenza e non inganna pi locchio del villano che fino
a ieri lavrebbe creduto oro di coppella.
Il dogma cattolico, una volta prese decisamente le parti dei grandi contro gli umili ed i
miseri, tanto cari a Ges, si rivel ognora pi, quale per la sua stessa essenza doveva
divenire, nemico della scienza e della libert. questa tendenza invincibile di ogni
religione verso il bigottismo e fanatismo cieco da un lato e lasservimento ai potenti ed ai
padroni contro i sudditi ed i servi dallaltro, che costitu e costituisce tuttora il germe di
dissoluzione anche del cristianesimo, questa fede ormai troppo vecchia.
Noi la trasciniamo, questa fede, come una palla al piede la quale ci impedisce di
camminare spediti verso la mta nostra della liberazione integrale. Sarebbe ora che questa
cosa morta, e pur gravante con tutto il suo peso in cima alla catena di schiavit che
andiamo trascinando, noi la staccassimo una buona volta e ce la togliessimo dai piedi.

(Estratto da: Scienza e religione, Conferenza tenuta il 14 luglio 1896 a Paterson negli
Stati Uniti dAmerica, 2. ed., Roma ; Firenze, F. Serantoni, 1904)

38
La guerra
La guerra oggi ha perduto parecchio del suo carattere primitivo; ora la guerra, secondo i
suoi apologisti, non pi selvaggia come una volta, perch diventata... scientifica.
Quale cinismo! quale profanazione duna sacra parola! la guerra scientifica, e cio, le
doti dellingegno, le notti insonni dello studioso dedicate al problema della distruzione.
Scienza in questo caso sinonimo di maledizione.
Ma servitevene, o uomini, della scienza, di questa benefica Dea, per strappare i suoi
segreti alla natura, per dar vita alle macchine, la forza al carbone, per rendere lelettricit
produttrice di ricchezza, ristorare i tendini rilassati delle pecchie umane nella fatica del
lavoro quotidiano; servitevene per tagliare le montagne, per irrigare le valli, per rendere
laria salubre, per allacciare fra di loro i popoli e stringerli in un patto fraterno di
solidariet e di collaborazione, affinch procedano insieme alla conquista del progresso e
della felicit.
Fate della scienza uno strumento di civilt, non di distruzione e di morte!
La guerra moderna, abbiamo detto, cinica.
Infatti, la guerra scientifica, per cui si possono recidere a migliaia di metri di distanza
migliaia di uomini che non si conoscono, ha perduto anche la forma del culto primitivo
della forza e della destrezza nelle armi, che si aveva nella Grecia antica.
Gli Agamennone, gli Achille, gli Ettore, gli Enea non sono pi possibili ora, coi fucili a
ripetizione, colle palle dum dum, colla dinamite e colla melenite, con tutte quelle sostanze
esplodenti insomma, che han la desinenza molto simile a quella di altri malanni
dellumanit (la bronchite, la polmonite, la pleurite, ecc.). Oggi giorno Moltke
[maresciallo prussiano] che trionfa, disponendo serenamente nella carta topografica le
bandierine rosse, per studiare pi facilmente a tavolino le mosse del nemico ed i felici
attacchi dei suoi.
Ma se un grande occhio pensoso si affacciasse domani, durante una guerra, alla volta del
cielo per assistere alla tragedia umana, a vedere le giovani vite mietute come spighe doro
dalla immensa falce inesorabile, e le armi da fuoco vomitanti la morte, inconsapevoli
esse non meno di coloro che le caricano, se questocchio pensoso vedesse i cadaveri
ammucchiati, orribilmente mutilati, gli uni sugli altri, e il sangue scorrere a rivi, senza una
lacrima, e senza un rimorso da parte di chi n la cagione, verrebbe fatto a quel grande
occhio pensoso di domandarsi se non sia un destino cieco, inesorabile, che condanna gli
uomini dalla loro origine a un mutuo macello, o non piuttosto una grande sciagurata follia
che soggioga il genere umano e pervade la storia e ne trionfa.

(Estratto da: Guerra alla guerra! Conferenza tenuta il 18 ottobre 1903 nel Politeama
Alfieri in Genova, 2. ed., Firenze, Roma, F. Serantoni, 1904)

39
P. Gori, Las bases morales y sociolgica
de la anarqua, Barcelona, Biblioteca de
Salud y Fuerza, 1907
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)

Gli anarchici
Chi sono i socialisti anarchici? Se voi rivolgete la domanda a un poliziotto, costui vi
risponder senza esitare: Gli anarchici sono dei malfattori. E le sentenze dei magistrati
indipendenti daranno loro ragione. Se lo domandate ai padroni che pur vivono alle spalle
di voi lavoratori, senza lavorare, costoro risponderanno che gli anarchici sono degli
scansa fatiche, della gente che non ha voglia di lavorare! Se lo domandate infine agli
uomini serii e pratici vi diranno, con uno sforzo di benevolenza, che gli anarchici sono
matti da legare.
E i governi, monarchici o repubblicani, danno ragione a codesta gente, e mandano i
socialisti-anarchici a popolare le prigioni, le galere, ed a insanguinare i patiboli. Che
importa?
Chiunque interessato a difendere privilegi e sinecure non pu esser giudice imparziale
di uomini, che hanno per grido di guerra labolizione di ogni privilegio e di ogni forma di
sfruttamento. Ma voi, o lavoratori, che siete le vittime, i martiri ignoti di tutto un sistema
sociale a base di ladrocinio, di frode, e di menzogna, voi farete giustizia delle stolide
accuse, che il volgo dorato dei soddisfatti e degli ambiziosi ci lancia da tergo.
Gli anarchici sono, o lavoratori, uomini di popolo come voi; soffrono quello che voi
soffrite: le dure catene di un lavoro esauriente, mal retribuito, e spregiato dagli oziosi
gaudenti. Come voi essi hanno ricevuto, in compenso di tante fatiche, dai loro padri, pur
lavoratori, la povert, unico e triste retaggio. Come voi lasceranno ai figli propri,
lavoratori essi pure, il frutto lagrimoso duna affaticata esistenza, il pesante fardello della
miseria.
40
Voi sapete, ormai, che, anzi tutto, i socialisti anarchici vogliono luguaglianza, ma la
uguaglianza vera, non quella bugiardamente proclamata dalle leggi e brutalmente
smentita dalla realt dei fatti sociali. Ma come possibile luguaglianza in una societ in
cui pochi sono i possidenti, ed i pi nulla possiedono di modo che questi ultimi, costretti
dal bisogno, devono vendere le braccia ai proprietari della terra, delle macchine e degli
strumenti di lavoro? La uguaglianza sociale dunque non sar possibile se non allorquando
tutti gli uomini saranno in possesso delle terre, delle macchine e di tutte le altre fonti della
ricchezza, e fino a che codesta ricchezza, che il prodotto del lavoro di tutti non sar
posta in comune a tutti.
Questo il comunismo. Dalla comunanza dei beni materiali cio degli strumenti di
produzione e della produzione stessa si svilupper larmonia degli interessi dellindividuo
con quelli della collettivit, secondo il principio tutti per ciascuno e ciascuno per tutti, in
contrapposto alla egoistica morale borghese del ciascuno per s. Dalla associazione dei
beni e delle forze di tutti deriver lassociazione dei cuori e si svilupper spontaneamente
un alto e diffuso senso di solidariet e di fratellanza sconosciuto affatto alla societ
borghese dilaniata dalla pi feroce antropofagia legale e da unimplacabile guerra civile,
che avvelena e strazia questa sedicente e moribonda civilt fin de sicle.
In questa pura atmosfera, in luogo della famiglia chiusa, egoistica delloggi, crescer
serena e felice, la grande famiglia eguali e dei liberi, la famiglia di cui sar membro
ugualmente amato ogni uomo, ogni cittadino del mondo; e le nuove generazioni
cresceranno rigogliose ed affratellate, non come oggi frutto tisicuccio e malsano di freddi
amplessi, di calcolati ed interessati contratti matrimoniali; non pi come oggi prodotto
anemico ed epilettico di tristi amori e di prostituzioni pi o meno legali. Scomparso con la
propriet individuale ogni istinto di basso interesse personale laccoppiamento di un
uomo e di una donna non sar pi un affare nel senso moderno e mercantile della parola.
Lunione libera sulle solide basi dellamore e della simpatia: ecco lunico logico vincolo
sessuale, ecco la famiglia dellavvenire, senza la menzogna convenzionale del giuramento
civile in faccia al sindaco, o di quello religioso in faccia al prete
E il prete? Cominciate a combattere il prete, strillano gli anticlericali, ed avrete
emancipato lumanit
Oh, il prete, gli anarchici rispondono, scomparir con lignoranza e con labbrutimento
dei pi; e col prete scompariranno tutte le menzogne religiose fugate dal raggio
vivificatore della scienza. Intanto il prete lo combattiamo anche noi, molto meglio degli
eterni sbandieratori di professione nei cortei commemorativi e funebri, e lo combattiamo
additandolo sopratutto a voi, lavoratori, come leterno alleato dei vostri oppressori e
sfruttatori, e cercando sfatare al lume della ragione innanzi tutto limpostura del
soprannaturale.
Ma, prima dogni altra cosa, rivendichiamo per tutti il nutrimento allo stomaco giacch
la grande questione vitale pur troppo una prosaica questione di ventre, o politicanti... a
ventre pieno, e poi nutrimento al cervello ed al cuore (se permessa la metafora), largo
nutrimento di scienza e di affetti istruzione ed educazione; rivendicazioni codeste delle
pi alte facolt dellessere umano.
Ma sopra tutto, innanzi tutto, libert! Non libert mutilata, resa irriconoscibile da quella
carta stampata, che porta il nome di legge; non libert amministrata dagli scherani di
qualunque codice pi o meno plebiscitario, sieno essi democratici, repubblicani o
socialisti, ma libert esercitata integralmente da ogni individuo, fusione di tutte le
attivit, e di tutte le iniziative liberamente e per tendenze naturali associate, per il
benessere di tutti.
Tu dirai, o popolo, che noi possiamo ingannarci, quando affermiamo che lavvenire la
gran pace, la vera uguaglianza, la infinita fratellanza fra tutti gli uomini della terra.
Potremmo forse ingannarci; non ingannarti. Quale lo scopo sarebbe? quale linteresse?
41
Tu lo vedi a qual sorte riserba noi anarchici lardita parola di guerra che gettammo in
faccia alla camorra mondiale dei padroni e dei governi coalizzati ai tuoi danni.
Non c grazia, non c quartiere per noi. E noi grazia, n quartiere mai domandammo. Di
contro alle forche repubblicane su cui nel 1887 il democratico governo degli Stati Uniti
impiccava quattro eroici nostri, che commisero lorrendo delitto di dire ad alta voce la
verit in faccia ai dissanguatori delle plebi operose, sorsero nella Spagna monarchica e
cattolica gli strumenti crudeli della garrota, e l presso, nella Francia repubblicanissima, si
sono fatte apposite leggi per colpire i nemici implacabili dellingiustizie e della
bancocrazia. Lun governo equivale laltro; tutti i governi sono contro di noi e noi
contro tutti i governi, contro tutte le oppressioni contro tutte le tirannidi. Noi soli siamo
votati a tutti i sacrifici per rivendicare agli uomini la uguaglianza vera nel comunismo,
con la soppressione dogni sfruttamento delluomo sul luomo, con labolizione della
propriet individuale; noi soli vogliamo lemancipazione completa della personalit
umana, dal giogo opprimente dogni autorit politica, civile, militare e religiosa noi soli
vagheggiamo per il genere umano la libert integrale, la libert delle libert: lAnarchia.

(Estratto da: Socialismo legalitario e socialismo anarchico, conferenza tenuta in Milano


al Consolato operaio il 4 aprile 1892, 2. ed., Roma, Casa editrice libraria Il Pensiero,
1906)

42
P. Gori, La donna e la famiglia,
Roma, Il Pensiero, 1906
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)

Lemancipazione della donna


Come gli operai subiscono la tirannia economica della classe capitalista, cos le donne,
negli usi e nelle leggi, sono asservite alla tirannia del sesso maschile. La liberazione
degli uni dal giogo economico e quella delle altre dal giogo sessuale, non pu essere
leffetto che dello sforzo collettivo di tutti i calpestati della societ. Come
lemancipazione dei lavoratori non pu essere opera che dei lavoratori stessi, secondo il
dettame dellInternazionale, cos lemancipazione della donna sar sempre vacua
affermazione verbale se ad essa non porr mano la donna medesima. E poich le
rivendicazioni femminili sono per mille ragioni e cagioni collegate alle rivendicazioni
operaie, e daltra parte il diritto operaio non avr la sua vittoria se la donna se ne star
neghittosa fuori dalla lotta, perci i lavoratori hanno linteresse e il dovere di non
trascurare il problema femminile ch parte integrante della vasta questione sociale, e le
donne hanno linteresse e il dovere di preoccuparsi con intelletto damore della questione
sociale, staccato dalla quale il femminismo sarebbe vana accademia di poche pettegole
ambiziose.
Ecco perch parlando della donna e della famiglia, io mi rivolgo contemporaneamente a
voi, donne che mi ascoltate, e a voi operai, compagni miei di lotta e avversari pi o meno
affini a noi per idee.
C questo errore, minaccioso di gravi effetti, anche in mezzo alla falange dei combattenti
le battaglie dellavvenire. Da un lato gli operai, anche intellettualmente emancipati,
prendendo troppo alla lettera la teoria del materialismo storico, secondo cui non si
dovrebbe tener conto che del fattore economico nella valutazione dei fatti sociali e nel
movimento di rinnovazione umana, non si preoccupano di emancipare la propria donna e
43
le donne che vivono la sua stessa vita, nella sua stessa classe. Bisogna essere proprio
ciechi per non capire che la donna costituisce nel mondo la met e pi del genere umano,
e che fino a quando la lasceranno sotto linfluenza del prete e nella sottomissione di ogni
prepotenza, essa sar per noi e per lumanit in cammino, come una palla di piombo al
piede che le impedir di camminare spedita. N, molti, si limitano a trascurare la donna;
vanno anche pi in l C e non bisogna negarlo, chi pensa ancora che un po di
religione per la donna ci vuole; c chi impedisce alla donna di occuparsi delle questioni
pi urgenti di rivendicazione sociale. Quante volte mi succeduto di sentire qualche
repubblicano o socialista dire alla propria donna nel bel mezzo di una discussione: Senti,
cara, tu va nellaltra stanza; queste cose che non ti interessano, e quindi, rivolto a me e
agli altri convenuti aggiungere: La politica non cosa per le donne!.
Ora, se per politica sintende larte malvagia di governare e governare, siamo daccordo.
Ci mancherebbe altro che la donna dovesse mescolarsi a questa cosa turpe che la vita
parlamentare e governativa, in cui tutto ci che v di buono nellanima umana viene
soffocato e capovolto! Ma noi pensiamo che non solo bisogna tener lontano da questa
specie di politica le donne, ma anche gli uomini. E gli anarchici infatti ne stanno lontani.
Per, se per politica sintende loccuparsi della vita pubblica, linteressarsi delle questioni
pi ardenti della vita sociale, il prender parte al movimento di elevazione economica e
morale di s, della propria classe e del proprio sesso, ebbene questa sana politica che
tutte le donne dovrebbero e potrebbero fare, senza per ci perder nulla della loro grazia
innata e delle loro attrattive, che ne sarebbero anzi aumentate.
Allo stesso modo molte donne, che pure si occupano di questa benedetta politica, sono
giunte a farsi di questa il falso concetto che appunto noi or ora abbiamo deplorato; e
danno la massima importanza al fatto di diventare elettrici od elette e di mescolarsi
anchesse alle lotte poco decorose del potere. Invece di pensare a emancipare s e gli altri
dalle varie forme di schiavit e di oppressione, desiderano solo il potere alla loro volta
anchesse partecipare allopera di oppressione e di schiavit esercitata dai governi e dai
parlamenti.
Queste preoccupazioni poco degne della loro bont e gentilezza le porta a concepire il
movimento di elevazione ed emancipazione della donna, come una cosa separata da tutte
le altre questioni sociali, e separata anzitutto dal problema operaio; mentre la verit tutto
lopposto, perch come ben dimostr il Bebel nel suo magistrale libro sulla Donna e il
socialismo, la donna non avr la sua vera emancipazione se non quando sar sparito il
privilegio economico e cio finch loperaio non sar anche lui emancipato dalla
oppressione economica essendo in gran parte la condizione attuale della donna una
risultante della cattiva organizzazione economica della societ.

(Estratto da: La donna e la famiglia. Conferenza tenuta a Buenos Aires il 25 novembre


1900 nel Teatro Iris, Roma, Casa editrice libraria Il Pensiero, 1906)

44
Libert ed eguaglianza
Accennammo gi, in precedenti pagine, alle basi sociologiche su cui si fonda la dottrina
anarchica; e vedemmo come solo a patto dun profondo cambiamento della societ nei
suoi rapporti economici, pu essere possibile uno stato di cose che garantisca alluomo
lintegrale libert voluta dagli anarchici, per cui non sia possibile la sopraffazione e la
violenza organizzata a governo e a milizia, come oggigiorno.
La soluzione anarchica del problema della libert presuppone una soluzione socialista del
problema della propriet. Ecco perch gli anarchici sono socialisti, allo stesso modo che
tutti i socialisti dovrebbero essere anarchici, perch non vi sar uguaglianza vera se non
allorch gli individui potranno liberamente disporre di s, senza doverne rendere conto ad
alcuno.
Io, che pur mi sento intimamente anarchico, sono socialista, e ci fino da quando (ed ero
giovinetto) compresi, che il moderno accentramento industriale, coi suoi sistemi di
produzione, spogliando i pi e socializzando il lavoro, contiene al tempo stesso e la spinta
alla rivendicazione dogni ricchezza alla intera societ, e le linee embrionali del futuro
ordinamento economico. Questa, in me come in altri, convinzione socialista non pu
essere che il risultato di sentimenti e ragionamenti combinati. La prima ribellione contro
le iniquit sociali quella impulsiva del cuore o del bisogno; poi viene la logica austera e
fredda, che risalendo alle cause profonde degli avvenimenti umani, critica, demolisce e
combatte serenamente senza odio e senza paura. Non dogma prestabilito, questa fede
nellavvenire dellumanit; non teorema arido n ruminazione sterile di formule
algebriche. poesia e scienza ad un tempo. certezza matematica, che ha la sua genesi
nel cuore, e la sua vitalit nel cervello, e che, sfidando ogni ironia ed ogni persecuzione,
si riaffaccia alla lotta come la pi alta trasfigurazione del sentimento.
Il socialismo, nella sua applicazione integrale, quale gli anarchici soli ne fanno, conduce
al comunismo scientifico; e sar un ordinamento economico, nel quale larmonia
dellinteresse di ciascuno con linteresse di tutti risolver il sanguinoso dissidio tra i diritti
dellindividuo e quelli della specie. Ma nel socialismo, che la base economica della
futura societ, devono essere praticamente conciliati i due grandi principi della
uguaglianza e della libert. Donde lardito e s mal compreso concetto dellanarchia:
libert delle libert. Essa non sar che il coronamento politico necessario del socialismo,
domani come oggi ne la corrente schiettamente libertaria. Lanarchia non , come il
socialismo autoritario, lumanit che soffoca luomo. Non , come il disordine borghese,
luomo che calpesta lumanit. Ma riassume lideale duno spontaneo accordo delle
volont e delle sovranit individuali nel godimento del benessere, creato dal lavoro di
tutti. Senza sfruttamento: ecco la idealit economica; senza coazione: ecco lidealit
politica del socialismo vero.
Lungi, dunque, dallessere contradditori, i due termini, socialismo e anarchia, si
integrano e si completano a vicenda. Applicate la critica e i postulati scientifici del
socialismo in politica, ed avrete la conclusione pi libertaria che immaginar si possa; e
viceversa rivolgete alleconomia borghese la critica che i nemici dello Stato fanno alle
istituzioni politiche attuali, e giungerete per altra via al riconoscimento della dottrina
socialista.
Il socialismo significa ricchezza socializzata (non divisa e spartita, come ironicamente si
suol dire dal volgo, dorato o no); e lanarchia significa libera associazione delle sovranit
individuali, senza potere centrale e senza coercizione.
Immaginate una societ in cui tutti i cittadini, liberamente federati in gruppi, associazioni,
corporazioni di professione, arte o mestiere, sieno comproprietari di tutto: terre, miniere,
opifici, case, macchine, strumenti di lavoro, mezzi di scambio e di produzione;
45
immaginate che tutti codesti uomini, associati da una evidente armonia di interessi,
amministrino socialmente, senza governanti, la cosa pubblica, godendo in comune dei
vantaggi, ed in comune lavorando ad aumentare il benessere collettivo, ed avrete
lanarchia ideale. utopia? Chi che, conoscendo anche superficialmente la storia delle
grandi utopie umane, potrebbe affermarlo?
Che il socialismo cos detto scientifico (lo hanno i suoi dottori modestamente cos
battezzato da s) sia un altro paio di maniche indubitato. Ma se i socialdemocratici si
affrettano, come Ferri nel suo Socialismo e Scienza positiva, a respingere ogni solidariet,
anche ideale, coi perseguitati delloggi, e contestano ad essi il diritto di dirsi socialisti,
dimenticano o ignorano che il movimento socialista popolare in tutta lEuropa latina
stato in principio, e in alcune parti si mantiene ancora, schiettamente anarchico.
Giacch, teoricamente come concludevo altrove dalla critica economica del
socialismo (accettate le premesse), si deve giungere logicamente alle conclusioni
matematiche dellanarchia.

(Estratto da: La questione sociale e gli anarchici, in P. Gori, Scritti scelti, vol. 1, Cesena,
LAntistato, 1968, pp. 74-76.)

46
La societ futura
Cos, se non possiamo con esattezza dire quale come sar la forma della societ futura,
non ostante, si pu affermare (sulla guida dellesperienza storica) che lattuale
ordinamento a base capitalista dovr cedere il posto ad un ordinamento pi ampio, che sia
in armonia con le nuove necessit collettive, e risponda meglio alla profonda rivoluzione
avvenuta, nel secolo XIX, in tutti i mezzi di produzione.
Si pu credere nel materialismo storico di Marx e nella conseguente teoria catastrofica
derivante dalla concentrazione dei capitali in poche mani e dalla proletarizzazione mi si
permetta la parola della gran massa della societ; si pu fidare nellopportunismo
riformista che spera ottenere una trasformazione per mezzo di graduali concessioni della
classe dominante; oppure si pu pensare che con la forza delle idee appoggiata da quella
dei fatti, il proletariato agguerrito nelle sue associazioni possa da s rivendicare
collettivamente tutto quanto il suo lavoro cre attraverso i secoli.
Ma indubbiamente i lavoratori, che sono la immensa maggioranza della societ, in un
modo o nellaltro a questo vogliono giungere ed hanno interesse di giungere, e per tale
via da gran tempo si sono incamminati, ad una pi equa e soddisfacente distribuzione
fra tutti dei beni che furono da essi prodotti. Che tale trasformazione si effettui sotto una
forma od unaltra come dicono i socialisti autoritari oppure gli anarchici, per in ogni
modo indubitabile che la trasformazione avverr.
Se la evoluzione sociale procede daccordo con le sue leggi naturali, logicamente la
reazione storica che si presenta come inevitabile di fronte alla concentrazione capitalista,
che crea la grande usura industriale sul lavoro e la conseguente schiavit economica
delloperaio sotto la forma del salariato, il socialismo.
Per vano ed assurdo sarebbe indagare e prevedere in questo articolo in quale delle sue
forme e scuole il socialismo trionfer. Che abbia la prevalenza la forma autoritaria o la
libertaria, con base comunista o collettivista, quasi certo nella nuova societ, almeno per
molto tempo, permarranno parecchi residui degli organismi passati; di qui la probabile
multiforme fisonomia della societ umana allindomani della scomparsa del regime
capitalista.

(Estratto da: Come sar la societ futura? in P. Gori, Scritti scelti, vol. 1, Cesena,
LAntistato, 1968, pp. 82-83)

Pietro Gori

47
La persistenza
della memoria
intervista di Franco Bertolucci a Maurizio
Antonioli

A colloquio con uno dei principali storici


dellanarchismo italiano, certo il massimo
conoscitore del poeta dellanarchia.
Ragionando sul suo ruolo e ancor pi sulla
sua figura mitica.

Che ruolo hanno avuto nella storia dellanarchismo la


tradizione e il mito?

Ancora non molti anni fa parlare di tradizione e di mito


nellambito culturale della sinistra suscitava un certo sospetto.
Delle idee di tradizione e di mito sembrava essersi impadronita
una certa destra, quella che ne faceva un uso politico di basso
profilo, ma anche quella pi culturalmente attrezzata alla
ricerca di un sostegno storico di lunga durata. Tutto questo
dimenticando, come stato ampiamente dimostrato in sede
storiografica negli ultimi venti-trentanni (il volume di
Hobsbawm e Ranger, Linvenzione della tradizione, usc in
italiano per Einaudi nel 1983 e da qualche tempo gli storici
anglosassoni lavoravano su questi temi) che anche le tradizioni
ritenute pi autentiche spesso si sono rivelate semplici
invenzioni neppure tanto antiche. E che comunque
espressioni come tradizionalisti o, allopposto, progressisti
sono interpretabili solo se contestualizzate in modo preciso,
riferite ad un determinato momento storico, ma non sono
utilizzabili per tutte le stagioni. Non un caso se oggi, da parte
di esponenti del governo, i sindacati, in specie la Cgil,
vengono accusati di essere conservatori, quindi
tradizionalisti, perch vogliono conservare larticolo 18 a
scapito di un futuro di flessibilit. Non esiste perennit di
tradizione come il cosiddetto progresso non sempre un
automatico passaggio dal peggio al meglio. La storia non un
processo lineare di passaggi dal meno al pi, e neppure il

48
contrario. Come non sono esistite et delloro non esiste,
ahim, nessuna terra promessa, n in senso religioso n
politico. Le parole stesse mutano il loro significato e i loro
contenuti. Basti pensare a destra e sinistra. NellOttocento
i liberali danesi, svedesi e norvegesi si chiamavano
semplicemente sinistra (Venstre) come quelli italiani
cosiddetti progressisti sono stati definiti sinistra storica.
LEstrema sinistra italiana di fine Ottocento comprendeva,
oltre ai socialisti, anche i repubblicani e i radicali. Tenuto
conto di tutto questo, non dobbiamo diffidare delle parole
quando esprimono bisogni radicati nel profondo della
mentalit umana. E tradizione e mito sono tali a
qualunque latitudine e in qualunque cultura. Bisogna solo
distinguere, accettando il fatto che esiste una molteplicit di
tradizioni e di miti. Esistono quindi tradizioni e miti
anche allinterno dellanarchismo, come in tutti i movimenti
che si proiettano nel futuro e che fanno della trasformazione
sociale, culturale, politica, economica lasse della propria
azione e la giustificazione della propria esistenza, senza
tuttavia dimenticare che anche chi sostiene un determinato
status quo in realt non sta affatto fermo ma ha una visione del
futuro altrettanto dinamica. C per una differenza nelluso di
espressioni come tradizione e mito. Nel primo caso,
parlando di anarchismo, gli anarchici stessi si sono resi conto
che stavano creando una tradizione e che questa era
necessaria. Non si spiegherebbe altrimenti lattenzione di
molti militanti, a partire dalle fine dellOttocento, per la
memoria. Non dimentichiamo che il primo vero storico
dellanarchia, Max Nettlau, era un anarchico e non soltanto
uno studioso simpatizzante. Anche lanarchismo insomma
inventa (si tratta di uninvenzione a caldo, spesso spontanea,
non artefatta) una propria tradizione che intessuta di eventi e
di persone. Ogni movimento politico ha bisogno di una
tradizione, ha necessit di riallacciarsi a qualcosa, a qualcuno,
di avere dei lontani progenitori e dei padri riconoscibili, in una
parola di legittimarsi. Abbiamo fatto caso che il termine lo
stesso che viene usato per indicare la progenie non
illegittima? Quando prima della grande guerra Oberdan
Gigli scriveva sulle fonti elleniche dellanarchismo non
faceva altro che cercare di rintracciare una lunghissima
tradizione di pensiero che potesse nobilitare lanarchismo
stesso grazie ad una sorta di perennit del suo nucleo ideale.
La tradizione quindi come patrimonio di memorie, come
ricchezza da spendere per dare senso allazione e alla visione
del futuro. Anche lanarchismo pi radicalmente nichilista ha
sempre mostrato un cot tenacemente attaccato al passato.
Naturalmente si tratta di vedere di quale passato, e perci di
quale tradizione, si sta parlando. Ma anche i cavalieri del
nulla, anche coloro che sono stati pronti a gettare gli atomi
della propria vita nella ridda urlante della fiamma creavano
una tradizione rinunciando al proprio futuro. Sul mito bisogna
49
essere pi prudenti, perch il termine stesso evocava forme di
memoria vicine al culto, dando luogo spesso a forme di rifiuto
tipiche dei movimenti antiautoritari. Nonostante ci anche il
movimento anarchico si costru il suo Pantheon di eroi e la
rituale celebrazione degli eroi port, quasi inevitabilmente,
alla mitizzazione di alcune figure individuali (ad esempio
Gori) nonch di gruppi di persone (i martiri di Chicago) o
momenti collettivi (la Comune di Parigi). I miti non sempre
hanno un volto, ma sempre esprimono una carica di
mobilitazione, sono lesempio e lo stimolo dellazione, danno
il calore della fiducia e il rassicurante senso di appartenere ad
una storia.

Pietro Gori stata una figura mitica dellanarchismo


italiano tra Otto e Novecento, per la capacit di
sintetizzare con la propria vita la forza utopica del
pensiero libertario e di trasmetterla a larghi settori
popolari e del movimento operaio: possiamo affermare che
sub un processo di beatificazione laica? Quali forme ha
assunto nel suo caso il passaggio dalla memoria al mito?

Pietro Gori stato certamente una figura mitica


dellanarchismo italiano ed ha subito una sorta di
beatificazione laica. Come ho scritto in passato: Nella sua
figura infatti, in una sorta di processo spontaneo di
eroizzazione, si raccoglievano, si concentravano quei valori
esemplari di cui egli si faceva e si sentiva portatore e che le
sue poesie, i suoi scritti e la sue parole evocavano: lassoluta
fedelt allIdea, la coerenza di vita, il coraggio, la
combattivit, la bont virile, il senso del sacrificio. Del
processo di mitizzazione di Gori ho appunto dato conto anni
fa (Pietro Gori. Il cavaliere errante dellanarchia, Pisa, Bfs,
1995(1), 1996(2). Gori appartiene alla generazione successiva
a quella degli internazionalisti. Non fa parte dei padri
fondatori dellanarchismo, ma per motivi contingenti colui
che pi di ogni altro incarna in Italia lanarchismo della
delicata fase di differenziazione e di separazione dal
socialismo legalitario: Appare quindi agli occhi di molti
anarchici italiani come espressione dellidentit anarchica agli
inizi degli anni Novanta dellOttocento. Ma al tempo stesso
figura la cui immagine condensa in s gli aspetti delleroe
politico postromantico: ha le physique du rle ( alto,
slanciato, elegante nei modi), ha unoratoria trascinante nei
comizi ma mai demagogica, poeta affetto anche da mal
sottile, come avvocato si batte nei tribunali per difendere i
compagni, fa della sua emigrazione politica unepopea, i suoi
inni e le sue canzoni hanno una straordinaria diffusione, il suo
atto unico Primo maggio viene rappresentato in tutto il mondo,
si sacrifica fino allultimo per la propaganda e muore in
unaura di santit laica soffuso di virt rivoluzionaria.
Anche Gori ebbe qualche detrattore (Libero Tancredi,
50
Ciancabilla, il sedicente Pio Spadea) che per ebbe pi a
contestare la idolatria da cui era circondato che non le sue
posizioni politiche. Il carisma di Gori era tale da imporsi anche
agli avversari politici o comunque a coloro che non
condividevano le sue idee, ma si trattava di un carisma,
potremmo dire, dal volto umano, non costruito da un apparato
di consenso ma soprattutto non prodotto dallodio e dal
fanatismo, come altri carismi che ben conosciamo. Nel caso di
Gori il passaggio dalla memoria al mito avvenne molto presto,
prima ancora della morte, nellultima fase della sua vita,
quando la sua attivit era continuamente interrotta dalla
malattia. Gori era certo un militante politico, molto pi
importante di quanto siamo abituati a pensare, ma agli occhi di
ceti popolari abbruttiti, socialmente emarginati, colpiti nella
dignit umana, rappresentava un sogno di redenzione, di
riscatto, di nuova vita. Era in un certo qual modo il Messia
dellanarchia. interessante un paragone con Malatesta, il
cui carisma fu certamente enorme, soprattutto dopo la Prima
guerra mondiale. Ma venne chiamato il Lenin dItalia,
riconosciuto cio come grande leader rivoluzionario, lontano
per dallapostolo Gori. Le cerimonie commemorative per
Gori, a partire dal funerale, dimostrano come il processo di
mitizzazione si fosse gi perfezionato, fin da subito. Il
bassorilievo, scoperto a Rosignano in occasione del primo
anniversario della sua morte, opera dello scultore Bozzano,
raffigurava il busto di Gori sulle palme della gloria e del
martirio con fiaccola, simboleggiante la libert e lepigrafe,
dettata da Mario Foresi, parlava di esempio e conforto degli
apostoli futuri. Anche Bresci venne dipinto come un martire e
in un disegno apparso su di un periodico statunitense, poco
dopo la sua morte, veniva assunto in cielo da un angelo. Ma il
suo martirio non comport forme di beatificazione. Lo stesso
pu dirsi di altre figure dellanarchismo italiano, dotate spesso
di grande prestigio e continuamente ricordate, ma per le quali
non abbiamo segnali veri e propri di processi di mitizzazione.

Nonostante la brevit della vita di Gori e laffermazione


successiva del fascismo, come ti spieghi la durata e la
persistenza, almeno in alcune regioni dItalia, del suo
mito?

Non semplice pronunciarsi sulla persistenza della memoria.


Per quanto riguarda Pietro Gori indubbio che le lapidi e i
busti che erano stati collocati dopo la sua morte, in numerosi
casi ripristinati dopo il fascismo, si trovano principalmente
nellItalia centrale, soprattutto in Toscana (allElba, a
Rosignano, Castagneto Carducci, Piombino ecc.), ma anche in
Umbria (Gubbio) e nel Lazio (Civitavecchia). Anche le vie
dedicate a Gori si trovano soprattutto in citt toscane.
Testimonianze orali raccolte quarantanni fa da Castri, Jona,
Liberovici e Panti nellarea della Toscana tirrenica mostravano
51
ancora la vivacit del ricordo in persone ormai anziane che
avevano avuto modo di vedere Gori di persona o avevano
partecipato ai suoi funerali, che costituirono una delle
manifestazioni di cordoglio pubblico spontaneo pi imponenti
viste allepoca per una figura politica antagonista. Se quindi
vero che la fama di cui godette Gori si diffuse in tutto il
mondo, laddove esistessero comunit anarchiche (e non solo),
altrettanto vero che la memoria del poeta dellanarchia si
conserv molto a lungo nelle persone che ebbero modo di
vederlo e di sentirlo parlare. Soprattutto di sentirlo parlare.
Oggi probabilmente la sua oratoria ci farebbe sorridere, ma
allora era difficile che qualcuno sfuggisse allincanto delle sue
parole alate. Basti pensare che una casa discografica
dellepoca voleva effettuare delle registrazioni da diffondere.
Molti erano allora gli oratori da comizio, alcuni dei quali di
notevoli capacit affabulatorie, ma evidentemente Gori
spiccava su tutti al punto da lasciare tracce indelebili.
Nonostante Gori fosse in qualche modo cittadino del mondo,
per le sue peregrinazioni di terra in terra, come recita Addio
Lugano bella, il senso di appartenenza a quella sorta di
triangolo che va da Pisa a Livorno allElba era fortissimo.
Nelle fasi acute della malattia Gori si rifugiava a SantIlario,
allElba, o a Rosignano e in quei luoghi erano le sue radici. Mi
capitatato, quindici anni fa, di trovarmi nella minuscola e
bellissima piazzetta di SantIlario a chiedere ad un anziano
signore quale fosse la casa di Gori e ad avere pronta e sicura la
risposta. Tuttavia indubbio che la memoria si sia
complessivamente molto affievolita. Potrei ripetere in
proposito quanto ho scritto: La communaut dimagination
su cui si fondava la figura di Gori si era nel frattempo
disgregata, si era dissolta non solo con la scomparsa dei vecchi
militanti ma anche con i mutamenti profondi avvenuti
allinterno del corpo sociale della sinistra e nella mentalit
delle classi subalterne, ed ogni tentativo di tenerla in vita a
tutti i costi appariva chiaramente artificiale. Era tutto un
mondo modi di vita, rapporti sociali, credenze, sogni,
speranze che lentamente, non senza vischiosit e resistenze
di tipo culturale ed emotivo, stava tramontando. E questo
tramonto oscurava il cammino di quel misterioso straniero
(uno dei protagonisti di Primo maggio) che, una volta
nellimmaginazione di molti e da allora in poi nel ricordo di
pochi, continuava a viaggiare senza posa verso la parte donde
si leva il sole.

Nel Secondo dopoguerra sia gli storici a parte qualche


rara eccezione , sia gli anarchici a parte le iniziative
commemorative non hanno riservato un grande interesse
al ruolo di Gori nella storia del movimento operaio e
libertario: come ti spieghi questa disattenzione?

52
Non sono mai propenso ad accusare gli storici di aver
trascurato qualcosa. Gli storici, come tutti, seguono i propri
interessi e a volte anche le mode storiografiche o quello che
paga accademicamente. Una collega americana mi diceva
tempo fa che ormai negli Stati Uniti c poco interesse per la
storia dEuropa e sei la page se studi lAfrica, le correnti
migratorie o fai storia di genere. Il che significa avere o non
avere borse di studio, avere o non avere finanziamenti per la
ricerca, avere o non avere posti allUniversit. Ma se a
qualcuno non interessa studiare determinati argomenti perch
dovrebbe farlo, in nome di quale interesse storiografico
superiore? La questione complessa ed esula dal nostro
discorso. Voglio per aggiungere che trovo prive di senso le
lamentazioni di coloro che accusano gli storici di non aver
studiato questo o questaltro, magari, come capita oggi, di non
aver parlato male di Garibaldi. Quando ho iniziato a studiare e
a pubblicare il cosiddetto movimento operaio aveva molti
cultori, oggi ne ha pochi. La maggior parte di loro erano mossi
da quella passione politica che ha contraddistinto gli anni
Sessanta e Settanta. Poi linteresse andato gradatamente
scemando. Quando ho iniziato ad insegnare Storia del
movimento sindacale avevo laula piena, oggi gli studenti sono
scarsi. N ci si pu stupire, dato il clima politico-culturale
attuale nel quale i sindacati vengono spesso dipinti come un
elemento di conservazione. Per quanto mi riguarda, studio
alcune cose e ne trascuro moltissime altre e non mi sento in
colpa per questo. Lasciamo quindi da parte la storiografia. Ci
che mi ha sempre stupito non stato il disinteresse degli
storici, ma degli anarchici stessi nei confronti di Gori.
Bakunin, Malatesta, Merlino, Fabbri, Berneri sono stati pi
volti affrontati e discussi, ma non Gori. Perch? Perch di
Bakunin e compagni si potuto fare un uso politico sia
allinterno del movimento sia allesterno. La pur
comprensibile ossessione tutta politica del passato portava a
valutare i personaggi secondo il grado della loro presunta
utilit. Mi ricordo la serie di attualit di Bakunin, attualit
di Proudhon, attualit di Berneri, con lobiettivo di ribaltare
le accuse di inattualit che venivano rivolte agli anarchici
soprattutto da parte dei compagni della sinistra, della sinistra
dei grandi partiti, quelli che sapevano fare politica, che
avevano un corretta visione della storia ecc., ma anche dei
gruppi che conoscevano la giusta via rivoluzionaria. Dove
siano finiti tutti questi lo sappiamo benissimo. Dove sono mai
larroganza, il senso di superiorit o di condiscendenza con cui
i solidi realisti, i detentori del segreto dellevoluzione storica
guardavano quei poveri illusi degli anarchici? E allora per
ribattere, per essere ammessi alla stessa tavola politico-
culturale bisognava dimostrare che no, che gli anarchici non
erano affatto degli illusi perch avevano ancora molte cose da
dire, erano insomma attuali, come e pi degli altri. Non che
questo atteggiamento non fosse comprensibile. Ci siamo
53
cascati un po tutti, chi pi chi meno. Ma quale uso politico si
poteva fare di un personaggio che tutti ricordavano solo come
un poeta, un militante generoso e appassionato, una sorta di
simbolo, ma che risultava refrattario ad ogni utilizzazione
attuale? insomma il discorso dellinattualit di Gori, che ho
fatto nel mio lavoro del 1995. Ma se Gori era inattuale, perch
perdere tempo a studiarlo, al di l degli aspetti folkloristici?
Cantare Addio Lugano bella ogni tanto andava bene. Ma ci si
fermava l. In realt ma non questa la sede per parlarne
Gori fu anche un militante politico di grande acutezza, un
personaggio-chiave in alcune fasi. Basti pensare al ruolo
centrale da lui sempre assegnato allorganizzazione sindacale,
ma soprattutto alla funzione svolta nella fase di formazione del
Partito dei lavoratori italiani nella quale fu il rappresentante
principale della corrente anarco-operaista che si batt contro i
socialisti guidati da Turati. Ma, senza entrare nel dettaglio, mi
importa far rilevare come sia esistito anche un Gori
squisitamente politico la cui azione in Italia fu di necessit
interrotta dallesilio e poi dalla malattia. Mi rendo per
perfettamente conto di quanto Gori sia rimasto inattuale e che
di lui si sia potuto fare un uso politico quasi nullo. Ma poi
questo quello che conta? O la storia qualcosa daltro e non
pu essere ridotta al rango di supporto, di volta in volta, della
celebrazione dello Stato unitario o, al contrario, del Regno
delle due Sicilie o del potere temporale dei papi?

Franco Bertolucci

54
Maurizio Antonioli
professore ordinario di Storia contemporanea:
insegna Storia dellEuropa contemporanea e
Storia del movimento sindacale presso la Facolt
di Scienze Politiche dellUniversit degli Studi di
Milano. Da sempre si occupato di storia
dellanarchismo e dellanarcosindacalismo,
partecipando ad incontri, convegni e progetti
editoriali come il Dizionario biografico degli
anarchici italiani, dimostrando una peculiare
sensibilit e attenzione alluniverso dei
movimenti libertari.
Tra le sue molte pubblicazioni si ricorda: La Fiom dalle
origini al fascismo, 1901-1924, Bari, De Donato, 1978
(con B. Bezza); Sindacato e progresso. La Fiom tra
immagine e realt, Milano, F. Angeli, 1983; Vieni o
maggio. Aspetti del Primo maggio in Italia tra otto e
novecento, Milano, F. Angeli, 1988; Azione diretta e
organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e
anarchismo tra la fine dellottocento e il fascismo,
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 1990; Armando Borghi e
lUnione sindacale italiana, Manduria-Bari-Roma, Lacaita,
1990; Il Sindacato ferrovieri italiani dalle origini al
fascismo, 1907-1925, a cura di M. Antonioli e G.
Checcozzo, Milano, Unicopli, 1994; I Sindacati occidentali
dall800 ad oggi in una prospettiva storica comparata, a
cura di M. Antonioli e L. Ganapini, Pisa, BFS edizioni,
1995; Pietro Gori, il cavaliere errante dellanarchia, Pisa,
BFS edizioni, 19951, 19962; Il sindacalismo italiano. Dalle
origini al fascismo. Studi e ricerche, Pisa, BFS edizioni,
1997; Il sol dellavvenire. Lanarchismo in Italia dalle
origini alla prima guerra mondiale, Pisa, BFS edizioni,
1999 (con P.C. Masini); Le scissioni sindacali in Italia e in
Europa, a cura di M. Antonioli, M. Bergamaschi e F.
Romero, Pisa, BFS edizioni, 1999; Lavoratori e istituzioni
sindacali. Alle origini delle rappresentanze operaie, Pisa,
BFS edizioni, 2002; Dizionario biografico degli anarchici
italiani, diretto da M. Antonioli, G. Berti, S. Fedele, P.
Iuso, Pisa, BFS edizioni, 2003, 2004, voll. 1, 2.; Riformisti
e rivoluzionari. La Camera del lavoro di Milano dalle origini
alla grande guerra (con J. Torre Santos), Milano, F. Angeli,
2006; E. Verzi, I metallurgici dItalia nel loro sindacato,
introduzione e cura di Maurizio Antonioli, Roma, Ediesse,
2008; Sentinelle perdute. Gli anarchici, la morte, la
guerra. Pisa, BFS edizioni, 2009; The International
Anarchist Congress. Amsterdam 1907, edited M. Antonioli,
translation and english edition by Nestor McNab,
Edmonton (Ca), Black Cat Press, 2009); Contro la Chiesa.
I moti pro Ferrer del 1909 in Italia, a cura di M. Antonioli,
A. Dilemmi. J. Torre Santos, Pisa, BFS edizioni, 2009.

55
Sul filo della
memoria
di Franco Bertolucci

Una mappa in Toscana dei luoghi goriani tra


storia e leggende.

Provincia di Livorno
Livorno ha dedicato nel Secondo dopoguerra importanti
manifestazioni commemorative a Pietro Gori e anche nel
recente passato stata sede di un convegno di studi (2008).
Nella citt labronica la presenza anarchica sempre stata forte
fin dai tempi della Prima internazionale e ha scritto pagine
importanti della storia dellanarchismo toscano. Pietro Gori
legato alla storia popolare di questa citt, non solo perch qui
aveva concluso i suoi studi liceali ma perch vi aveva fatto il
suo apprendistato politico e vi aveva ricevuto la prima
condanna per la manifestazione del 1 maggio 1890. Dal
Secondo dopoguerra gli anarchici hanno avuto sempre una
sede in citt e alcuni gruppi della Federazione anarchica locale
sono stati intitolati al cavaliere dellideale, come il circolo
antireligioso dellArdenza e ancora oggi a Livorno, nella zona
sud del centro storico, c una strada dedicata a Pietro Gori,
che una traversa di viale Guglielmo Marconi.
Anche Collesalvetti, cittadina distante 15 km circa dal
capoluogo di provincia, che gi negli anni successivi alla
morte di Gori aveva inaugurato una lapide al vate

56
dellanarchia ricordo marmoreo che poi venne distrutto dai
fascisti , aveva un gruppo anarchico che portava il suo nome,
e oggi memore di quel passato ha ancora una via dedicata al
poeta gentile.

Lapidi dedicate a F. Ferrer e P. Gori a Rosignano Marittimo (Li)


(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Il luogo che in provincia di Livorno conserva il maggior


numero di testimonianze su Gori certamente Rosignano
Marittimo, una ridente cittadina che dallalto di un colle si
affaccia sul mar Tirreno. Citt natale della madre di Gori,
Giulia Lusoni, ospita la tomba di famiglia, dove sepolto Gori
stesso e un piccolo museo storico. Giungendo dalla via Aurelia
e salendo verso il paese attraverso la strada che congiunge
Rosignano Solvay a Rosignano Marittimo si incrocia un primo
bivio e girando a sinistra si imbocca via dei Lavoratori dove
troviamo il cimitero. Entrati nel vialetto principale, al centro
della parte pi antica del camposanto, si trova in fondo la
tomba di famiglia di Gori, dove sono sepolti il padre, la madre,
la sorella e Pietro. La tomba preceduta da un monumento in
marmo, raffigurante il militante anarchico, donato dai
lavoratori delle Apuane nel Secondo dopoguerra. Allinterno
della tomba di famiglia, che stata restaurata qualche anno fa,
stato collocato il busto, opera dello scultore Arturo Dazzi,
decapitato dalla violenza iconoclasta dei fascisti e che per
molti anni nel Secondo dopoguerra era stato sistemato
allaperto poco sotto il torrione del castello. Uno sguardo
veloce alle tombe che fanno da cornice a quella di Gori ci fa
capire subito in che territorio ci troviamo. I nomi di battesimo
di molti ci richiamano subito le storie e le tradizioni del
movimento operaio e libertario che stato assai vivace in
quella zona tra la fine dell800 e il principio del 900, passato
che ci viene anche ricordato dai nomi delle strade del paese.
Ripresa via dei Lavoratori, si sale al borgo passando davanti al
Municipio e imboccando via Gramsci dove allinizio troviamo
una piazzetta dedicata a Gori (ex piazza delle Logge) con un
57
busto in bronzo inaugurato il 15 maggio 1960. Continuando
per via Gramsci dopo poche decine di metri, sul lato monte,
allaltezza del secondo piano del palazzo della famiglia
Lusoni/Gori, possibile ammirare due belle lapidi: la prima a
sinistra del portone dingresso dedicata a Francisco Ferrer
riporta lepigrafe di Gori, la seconda a destra dedicata al
Poeta dellanarchia opera dello scultore Antonio Bozzano.
Ritornando indietro si sale verso il castello dove, presso il
Palazzo Bombardieri, possibile visitare la raccolta
documentaria e oggettistica goriana negli orari dapertura del
museo archeologico (Via del Castello n. 13 Tel.0586/724298).
Il nucleo documentario e dei cimeli della collezione goriana fu
istituito nei primi anni Sessanta durante le ultime grandi
celebrazioni per il cinquantenario della morte di Gori. Nel
museo sono raccolte oltre una piccola biblioteca con alcuni
volumi appartenuti a Gori stesso, diversi cimeli della famiglia,
la scrivania, alcuni ritratti ad olio dei familiari e una serie di
belle foto depoca.
Scendendo da Rosignano Marittimo verso sud si incontra
Cecina. Anche in questa citt la toponomastica ci rammenta
che siamo in un territorio dove la tradizione socialista e
libertaria ha avuto trascorsi notevoli. da ricordare che un
sindaco di Cecina, Ersilio Ambrogi, originario di Castagneto
Carducci in giovent militante anarchico del Gruppo Pietro
Gori, poi divenuto socialista e comunista insieme ad alcuni
socialisti e libertari affront nel 1921 una squadraccia di
fascisti armi alla mano. In questa cittadina una traversa di
Corso Matteotti dedicata a Pietro Gori.
Percorrendo sempre la via Aurelia verso sud a Donoratico,
frazione di Castagneto Carducci, troviamo unaltra strada
dedicata a Pietro Gori, posizionata tra via Michelangelo
Buonarroti e via Piave. Anche in questa frazione c sempre
stato un gruppo libertario fino a tutti gli anni Settanta. Saliamo
poi a Castagneto Carducci, una delle prime cittadine toscane
a dedicare gi nel 1911 un ricordo marmoreo a Gori. In questo
paese troviamo tracce consistenti di anarchia popolare.
Tanto per non tornare indietro con gli anni alcuni ricordano
che nel 1944, ad esempio, il calzolaio Ottorino Busotti, gi
membro del gruppo scioltosi nel 1924, ricostituiva con una
decina di vecchi compagni un nuovo gruppo Pietro Gori.
Come primo atto il ciabattino libertario smur dalle arcate di
un ponte la scatola di metallo contenente le opere
dellavvocato dei diseredati, che aveva nascosto ventanni
prima. Il 30 settembre 1945 il gruppo si faceva promotore
della ricollocazione della lapide del 1911 ripristinata, dopo la
cancellazione ad opera dei fascisti e la successiva
riutilizzazione, con una epigrafe diversa. La lapide ancora
oggi visibile in piazza del Popolo e riporta la seguente
iscrizione: A / Pietro Gori / Apostolo e poeta del liuto gentile
/ che per primo in questo paese / diffuse la semenza dellideale
anarchico / ai figli del dolore / e agli schiavi della plebe
58
irredenta / parl di un giorno felice / in cui tutti gli uomini
saranno fratelli e uguali / perseguitato / in ogni plaga della
terra / ovunque / la sua voce port amore giustizia libert / Gli
anarchici e i liberi pensatori / di Castagneto Carducci / posero
questa pietra / qual lampada votiva / che additi agli oppressi la
meta fulgida e sublime / della sua resurrezione.
Nella zona mineraria di Campiglia Marittima, sede di un bel
parco minerario e dove sono ancora leggibili in profondit
nelle gallerie iscrizioni inneggianti a Bresci e Gori lasciate da
anonimi minatori, si trova unaltra via dedicata al cavaliere
dellideale. Tra le altre cose anche in questo luogo cera un
gruppo anarchico intitolato a Gori che stato attivo fino ai
primi decenni dopo la fine della II guerra mondiale. In quel
periodo, addirittura, anche una sezione del Partito comunista
venne dedicata a Gori. Un anziano militante socialista nel
1996 organizz una piccola ma interessante mostra
documentaria intitolata a Pietro Gori e in questa citt ancora
visibile nella piazza principale nei pressi della Torre
dellorologio una targa dedicata a Francisco Ferrer, inaugurata
nel Secondo dopoguerra dal locale gruppo FAI.

Lapide dedicata a Gori a Piombino


(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Ultimo approdo di questa prima parte dellitinerario goriano


Piombino, la citt del ferro, che in tante occasioni ha
dimostrato, in passato, il suo attaccamento alla figura di Pietro
Gori. Bisogna fare una premessa: agli inizi del 45, nella parte
di penisola liberata, si tenevano le prime commemorazioni
goriane: nel gennaio a Terni, a Narni e a Civitavecchia e nel

59
febbraio a Roma. Allindomani della Liberazione nazionale, in
occasione del Primo maggio di libert, la Federazione
comunista libertaria laziale pubblicava unedizione speciale di
Umanit nova dedicata a Pietro Gori, nobile e
incomparabile fratello e Maestro, la cui dolce e nera figura,
[...] vive[va] immortale ed immutabile fra gli anarchici. In
quello stesso numero la Federazione comunista libertaria di
Piombino, ricordando come la targa del 1920 fosse stata
divelta dal suo alveolo e gettata nellimmondizie dagli
assertori della nuova civilt del littorio, lamentava la
perdurante impossibilit di cancellare linsulto, rimettendo al
suo posto il ricordo marmoreo del grande scomparso.
Bastavano pochi mesi e il 19 agosto Piombino la rossa
riparava il torto, ricollocando la targa e rendendo omaggio a
colui che tutta la sua vita aveva dedicato alla redenzione
umana. La targa che oggi posta in via Pietro Gori nei pressi
della stazione poi accompagnata da unaltra strada intitolata
a Francisco Ferrer che fa angolo con via Giuseppe Pietri dove
situata la sede storica della Federazione anarchica di
Piombino. Via Pietri poi sfocia infine in via Giordano Bruno.

Inaugurazione della lapide dedicata a Gori


a Piombino (19 agosto 1945)
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Isola dElba
Nellisola dElba, a Portoferraio, il 5 maggio 1946, la lapide
originaria, violata dal fascismo, veniva riconsacrata, con
lintervento di Riccardo Sacconi, al termine di una grande
manifestazione con gonfalone comunale, banda, bandiere,
rappresentanti dei partiti politici e grande partecipazione di
popolo. La targa di marmo in memoria dellapostolo, scolpita

60
dallartista Arturo Dazzi, ed inaugurata la prima volta il 30
novembre 1913, ha dimensioni notevoli: 2 tonnellate di peso,
di circa 3 metri daltezza su cui si staglia una giovane figura
nuda di donna, cinta la testa di unaureola dolorante di spine (a
ricordo dellinfelice vita trascorsa dallo sventurato apostolo)
rappresentante lIdea. Ad un lato della targa, quasi
amorosamente protetto dalle ali dellIdea stessa, il medaglione
di Pietro Gori. Nel 1996 la piazza dove posta la lapide, che
non il luogo originale dove venne inaugurata, stata
intitolata a Gori.

Lapide dedicata a Gori dello scultore


Arturo Dazzi a Portoferraio (Li)
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Portoferraio lunica citt in Italia che contemporaneamente


ha una via e una piazza dedicata al poeta dellidea. Sempre a
Portoferraio possibile ammirare nella Galleria foresiana un
bellissimo ritratto ad olio del pittore Plinio Nomellini
raffigurante Gori da giovane. Nellaprile/maggio 2008 ci sono
state le ultime iniziative commemorative con spettacoli
musicali e dibattiti promossi da vari enti locali e con la
partecipazione del complesso musicale Les anarchistes.
Iniziative contestate dagli anarchici per il loro taglio
folklorico e istituzionale.
Altra localit di questo percorso laico di memoria libertaria
SantIlario, il luogo tanto prediletto dallo stesso Gori per i
suoi riposi e per i periodi che vi ha trascorso di convalescenza
dalla sua malattia. La storia della lapide che ancora oggi si pu

61
ammirare in questo piccolo paese dellElba occidentale
emblematica dello stretto legame tra la memoria di Gori e le
classi subalterne del territorio. Gi al momento
dellinaugurazione negli anni Venti vi furono scontri tra gli
anarchici e i fascisti perch questultimi non volevano essere
esclusi dalla manifestazione commemorativa. Quando poi gli
squadristi ebbero il sopravvento non furono capaci di imitare i
propri commilitoni di altre zone e distruggere il ricordo
lapideo e lo nascosero nella propria sede. Caduto il fascismo,
il popolo e gli anarchici di S. Ilario recuperarono la targa e la
ricollocarono al posto dove ancora oggi si pu ammirare
allingresso del paese in piazza alle Mure. Oltre alla lapide, c
anche una via dedicata a Gori che attraversa il centro del
paese.
A Capoliveri la lapide che raffigura Gori nellatto di tenere
una conferenza o un comizio fu scoperta in occasione del
decennale della morte il 30 gennaio 1921. Per evitare che i
fascisti la distruggessero fu nascosta nel cimitero e ricollocata
subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La lapide
che ancora oggi si pu ammirare prospiciente la bella
terrazza panoramica che guarda il mar Tirreno verso sud. Il
testo dellepigrafe recita: Questo marmo effigiato presso le
rupi / ferrigne di Capoliveri dica ai futuri / che non furono vani
lapostolato il / sacrificio la fede del dolce poeta / Pietro Gori /
30 gennaio 1921. A Capoliveri c anche una lunga strada
dedicata al propagandista dellideale che unisce il centro
storico con la parte est del paese.
Infine, a Porto Azzurro nella piazza Matteotti quella che si
affaccia sul piccolo porticciolo, ancora ben visibile su uno
dei palazzi il medaglione marmoreo raffigurante Giuseppe
Garibaldi inaugurato con una grande manifestazione da Pietro
Gori il 20 settembre 1905, di cui ancora oggi si conserva
listantanea dellavvenimento.

Inaugurazione della lapide dedicata a Gori a Rio nellElba


(1 maggio 1920) (Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

62
Anche a Rio Marina e Rio nellElba, localit di pescatori e
minatori, era giunta, amata e apprezzata, la voce di Gori. Lo
testimoniano alcuni episodi. A Rio Marina, poco dopo la
morte del gentil poeta, il consiglio municipale rifiutava di
dedicargli la piazza principale, ma nella notte veniva murata
da mani anonime di fronte alla lapide a Francisco Ferrer
una lastra di marmo con la scritta Piazza Pietro Gori.
Ovviamente tale lapide venne poi successivamente rimossa.
Altra storia a Rio nellElba, dove una lapide venne inaugurata
con grande concorso di popolo il 1 maggio 1920 in Piazza del
Popolo sul Palazzo Ciummei, sopra il bar Internazionale. La
lapide raffigurava Gori incoronato di alloro da una figura
alata. La voce popolare racconta che tale lapide rimase al suo
posto durante tutto il ventennio e solo nel 1944 venne distrutta
dai tedeschi con una cannonata. Nel 2004 venne ritrovato in
una discarica un frammento della lapide con la scritta Pietro
ed il comune con una solenne cerimonia colloc il frammento
nel teatro sociale Garibaldi che oggi si pu visitare con
sopra la riproduzione della fotografia della manifestazione
popolare dellinaugurazione del 1920 e con liscrizione
completa della lapide distrutta.

Busto dello scultore Arturo Dazzi


dedicato a Gori, mutilato della testa
da parte dei fascisti, conservato nella
tomba a Rosignano Marittimo (Li)
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)

63
Provincia di Pisa
Pisa la citt che ha ospitato Gori durante i suoi studi
universitari, di cui testimonianza una bella fotografia del
giorno della laurea conservata presso il Museo Gori di
Rosignano Marittimo. Gi pochi anni dopo la morte del poeta
dellanarchia, Pisa gli rese omaggio con una grande
manifestazione. Oggi, nel centro storico della citt, una
traversa di via S. Martino dove per tanti anni nel Secondo
dopoguerra ha trovato ospitalit la sede della Federazione
anarchica pisana , c via Pietro Gori. La sua intitolazione a
Gori non casuale, questa strada ospitava il teatro Redini la
cui insegna ancora oggi visibile e prima del fascismo era
dedicata a Francisco Ferrer. Questa via era uno dei luoghi
preposti a rappresentazioni teatrali di molte opere dello stesso
Gori, ma anche luogo di ritrovo per manifestazioni come
quelle del Primo maggio. A Pisa inoltre, oltre che visitare il
Palazzo della Sapienza, sede della Facolt di Giurisprudenza
(via Curtatone e Montanara), dove Gori ha studiano e si
laureato, possibile visitare la Biblioteca Franco Serantini,
che conserva tante testimonianze legate alla storia
dellanarchismo toscano e allo stesso Pietro Gori (largo C.
Marchesi tel. 050 570995)
In provincia di Pisa poi troviamo largo Pietro Gori a
Navacchio (frazione del comune di Cascina), inaugurato nel
1947 alla presenza di Umberto Marzocchi, iniziativa voluta dal
gruppo locale che guarda caso portava il nome del cavaliere
dellidea. Il gruppo libertario locale, di cui si conserva presso
la Biblioteca Serantini la bandiera, ovviamente era intitolato a
Gori. Il gruppo era erede di una tradizione libertaria locale
vivace di cui testimonianza ancora oggi il monumento ad
uno dei suoi martiri Comasco Comaschi in viale Gramsci,
militante anarchico e ardito del popolo ucciso dai fascisti nel
marzo del 1922. Vie dedicate a Gori si incontrano ancora a
Ponsacco e Pontedera dove nellatrio del comune possibile
ammirare due lapidi dedicate ai caduti antifascisti durante la
guerra civile del 1921-22 e durante quella Spagnola del 1936-
39, con la presenza di alcuni nomi di anarchici locali. Nel
Secondo dopoguerra era ancora attivo in questa citt il gruppo
Governa te stesso.
Anche a Santa Croce sullArno una via ricorda Pietro Gori,
citt dove prima del fascismo vi era una lapide che fu distrutta
dagli squadristi. Oggi nella citt del cuoio, inoltre, c anche
una via dedicata a Francisco Ferrer e guarda caso anche qui
nel Secondo dopoguerra cera un gruppo anarchico intitolato a
Pietro Gori aderente alla FAI. Il gruppo era animato da un
anziano militante, Gino Giannotti, la cui biblioteca oggi
ancora consultabile presso la Biblioteca Franco Serantini.
Ultima citt nella provincia di Pisa a dedicare nel 1971 una
64
piazza (traversa di via Porta Diana) e una piccola lapide in
bronzo a Pietro Gori stata Volterra. La Piazza si trova in un
quartiere nuovo fuori dalle mura. Anche qui nellimmediato
Secondo dopoguerra era attivo un gruppo Pietro Gori erede di
una presenza libertaria che risaliva ai tempi della Prima
internazionale. Linaugurazione della targa bronzea avvenne
alla presenza dellinfaticabile Umberto Marzocchi. Sempre in
questa citt, dorigini etrusche, nel centro storico possibile
ammirare sulla facciata del palazzo Fattorini nei pressi della
piazza monumentale dei Priori prospiciente il palazzo
vescovile due targhe in bronzo dedicate a Giordano Bruno e
Francisco Ferrer. A Volterra potete incontrare ancora oggi un
attivo gruppo libertario denominato Kronstadt.

Inaugurazione della lapide


dedicata a Gori a Capoliveri
(30 gennaio 1921)
(Archivio fotografico
Biblioteca F. Serantini Pisa)

Provincia di Grosseto
Un discorso a parte merita Monterotondo Marittimo, piccolo
centro minerario della provincia di Grosseto dove, oltre una
via dedicata a Pietro Gori fa bella mostra di s una lapide
posta nellatrio di ingresso del Comune dedicata al nostro
Pietro accanto a quelle di Francisco Ferrer e Giordano Bruno.
Lepigrafe recita: Il 5 ott. 1901 [recte 1902] pass da questa
laboriosa terra il cavaliere dellumanit / Pietro Gori / la sua
parola lasci in noi fede e speranza / fede nellidea speranza
nei miseri / a ricordare luomo che propugn il diritto dei
popoli con ammirabile sacrificio / i compagni di fede questa
lapide posero / Monterotondo M.tto 2071947.
Nelle colline metallifere di tutta questa zona che confina con il

65
Monte Amiata la presenza libertaria tra 800 e 900 stata
sempre vivace, basta qui ricordare come a Massa Marittima
ancora nel dopoguerra cera un gruppo attivo denominato
Pietro Gori, che aveva una bella bacheca sotto le logge di un
bar del centro, presenza libertaria ricordata anche in un noto
libro curato da Luciano Bianciardi e Carlo Cassola. Infine,
come non ricordare il bel busto dedicato a Ferrer presente
allingresso di Roccatederighi un altro paese di minatori di
questa zona?

Lapide dedicata a Gori a Monterotondo Marittimo (GR)


(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Provincia di Lucca
Allingresso della vecchia rocca medievale di Pietrasanta che
d accesso alla bella Piazza del Duomo sulla sinistra in alto si
pu ammirare un bellissimo busto di marmo dello scultore
Antonio Bozzano dedicato a Giordano Bruno. Lepigrafe di
questo bel monumento, che venne inaugurato nel 1909 con
una solenne cerimonia e con la partecipazione di decine di
associazioni anticlericali, socialiste, repubblicane e
anarchiche, di Pietro Gori. Documento che ancora oggi
testimonia il legame tra questo militante e la terra di Versilia.
Dopo la morte di Gori il gruppo anarchico locale prese il suo
nome che mantenne anche quando si ricostitu alla fine della
Seconda guerra mondiale.

66
Bandiera del gruppo anarchico P. Gori di Cascina
(Archivio fotogr. Biblioteca F. Serantini Pisa)

Provincia di Massa Carrara


A Carrara, nella citt del marmo e dellanarchia il nome di
Gori gi noto alla fine del XIX secolo per la difesa che
sostenne di 30 sovversivi carraresi anarchici e socialisti ,
accusati di tentato omicidio di un delegato di pubblica
sicurezza. Il processo che si svolse alla Corte dAssise di
Casale Monferrato si concluse con unassoluzione generale.
Nel giugno del 1902 Gori tenne poi due conferenze
memorabili al Politeama Verdi quello che ancora oggi ospita
la sede dei Gruppi anarchici riuniti e lArchivio storico del
Germinal (1) alla presenza di una folla strabocchevole.
Conferenze poi ripetute anche qualche mese dopo sempre con
il solito successo di pubblico. La Camera del lavoro, infine,
chiese a Gori di scrivere unepigrafe in onore dei martiri del
lavoro. Lepigrafe, ancora oggi ben visibile in piazza Alberica,
venne inaugurata con una grande manifestazione il 28
settembre 1902 con la partecipazione straordinaria dello stesso
Gori. Il testo dellepigrafe recita: O Marmo Sacro al
Martirologio Operaio delle Valli Apuane / Trasmetti la Voce
dei Lavoratori della Lunigiana / Ai secoli che avranno per
Monumento / La Giustizia Sociale. Anni dopo lo scultore
Arturo Dazzi, con cui Gori strinse unamicizia fraterna, dedic
al poeta dellanarchia, come abbiamo gi scritto, diverse
opere e una di queste venne collocata nella sede della Camera
del Lavoro di Carrara. Questa scultura venne danneggiata
irrimediabilmente dalle squadre fasciste penetrate nei locali
della CdL la sera del 29 maggio 1921. Ovviamente a Carrara
ancora oggi fanno bella mostra di s tanti altri monumenti che

67
ci ricordano la storia dellanarchia: dal busto di marmo in
ricordo di Francisco Ferrer in piazza Alberica al bel
monumento in piazza Gramsci dedicato ad Alberto Meschi;
come non citare poi la scultura, presso i giardini del cimitero
di Turigliano, in ricordo di Gaetano Bresci e per finire alla
targa in memoria di Sacco e Vanzetti nella piazza che porta il
loro nome, ecc. ecc.

Monumento a Giordano Bruno


dello scultore Antonio Bozzano
con epigrafe di Pietro Gori
inaugurato nel 1909, Pietrasanta (Lu)

Provincia di Arezzo
A Cavriglia, zona mineraria dove negli anni Venti vi sono
state agitazioni sindacali e scontri memorabili con i fascisti e
dove la presenza degli anarchici era visibile e incontestabile,
ancora oggi c una via dedicata a Pietro Gori, che si snoda
dalla strada statale di Montevarchi verso il centro storico.

Franco Bertolucci

1. Attualmente la sede degli anarchici e dellarchivio per


motivi logistici sono stati trasferiti nella frazione di
Torano.

68
Canzoni di Pietro Gori

69
Addio a Lugano

Addio, Lugano bella,


o dolce terra pia:
scacciati senza colpa,
gli anarchici van via.
E partono cantando
colla speranza in cuor [con la speranza in cor]
Ed per voi, sfruttati,
per voi, lavoratori,
che siamo ammanettati
al par dei malfattori!
Eppur la nostra idea
non che [ solo] idea damor!
Anonimi compagni,
amici che restate,
le verit sociali
da forti propagate.
questa la vendetta
che noi vi domandiam.
Ma tu che ci discacci,
con una vil menzogna,
repubblica borghese,
un d ne avrai vergogna.
Ed oggi taccusiamo
in faccia a lavvenir.
Banditi senza tregua, [scacciati senza tregua]
andrem di terra in terra,
a predicar la pace,
ed a bandir la guerra.
La pace fra gli oppressi,
la guerra agli oppressor.
Elvezia, il tuo governo
schiavo daltrui si rende,
di un popolo gagliardo
le tradizioni offende.
Ed insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell.
Addio, cari compagni,
amici Luganesi!
Addio bianche di neve
montagne ticinesi!
I cavalieri erranti
son trascinati al nord.

Pietro Gori

70
() Gori, arrestato con altri 17 profughi italiani, viene espulso
dalla Svizzera dopo una breve prigionia durante la quale
compone due poesie, una delle quali titola Il canto degli
anarchici espulsi che poi sarebbe Addio a Lugano
presumibilmente nella sua prima versione ...che presenta
alcune varianti, sia nel testo che nella disposizione delle
strofe, rispetto a quelle comunemente pubblicate e diffuse(1)
. Unaltra testimonianza sullorigine del canto la troviamo nel
libro Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia
socialista (2) allorch Pietro Gori si reca ad Ostia presso la
comunit dei braccianti ravennati per passare con loro alcuni
giorni. Siamo nel 1902 dopo il suo rientro in Italia dallAmerica
del Sud dove si reca nel 1898 per sfuggire ad una condanna
(3) in seguito ai tumulti contro il carovita che si sono
succeduti in tutta Italia con epilogo a Milano dove la
monarchia ordina a Bava Beccaris la violenta repressione
costata oltre 80 morti.
Scrive Liliana Madeo: ...Era un poeta, e aveva un bel viso, un
corpo snello, elegante. Si accarezzava il baffo appuntito, e
sapeva ascoltare i coloni ravennati che raccontavano la loro
storia. Provava un profondo rispetto per il coraggio che
avevano speso in quella impresa, e glielo diceva con calore.
Gli ricordavano gli uomini della Pampa, ripet. Avevano anche
cantato insieme, fino a sgolarsi, quella notte. Avevano cantato
le sue canzoni, gli Stornelli dellesilio, Sante Caserio, Amore
ribelle... Di Addio Lugano Bella Gori aveva raccontato comera
nata. Dopo che Caserio aveva pugnalato a morte Carnot, lui
era dovuto riparare in Svizzera. Qui lavevano arrestato,
insieme con altri 150 fuorusciti italiani, anarchici e socialisti.
Tutti poi erano stati espulsi. Quando li conducevano alla
frontiera, avevano le manette ai polsi e i loro passi
affondavano nella neve...Con le lacrime agli occhi, si era
girato indietro a guardare Lugano e pensava agli anarchici
scacciati senza colpa che partono cantando con la speranza in
cuor... (4)
Addio a Lugano diviene popolarissimo con linizio del nuovo
secolo anche grazie a numerose edizioni de Il Canzoniere dei
Ribelli (5 ) apparso per la prima volta nel 1904 a Barre -
Vermont - e ancor oggi uno dei canti politici pi eseguito.
Con lo stesso titolo Addio a Lugano esiste una romanza del
1830 circa che canta anchessa di un esilio politico in terra
elvetica con testo siglato D. P.e musica di Fabio Campana

(Santo Catanuto-Franco Schirone, Il canto anarchico in Italia


nell'ottocento e nel novecento, Edizioni Zero in condotta,
Milano 2001, pp. 112-113)

71
Addio compagni addio [Canto dei coatti]
Addio compagni addio
sorelle spose e madri.
La societ dei ladri
ci ha fatto relegar
sepolti in riva al mar!

Siamo coatti e baldi


per l'isola partiamo
e non ci vergognamo
perch questo soffrir
sacro all'avvenir.

Ma la sublime idea
che il nostro cor sorregge
sfida l'infame legge
che ai cari ci strapp
e qui ci incaten.

A viso aperto i diritti


al popolo insegnammo
e a liberar pugnammo
da tanta iniquit
l'oppressa umanit.

Sognammo una felice


famiglia di fratelli
perci fummo ribelli
contro ogni sfruttator
contro ogni oppressor.

Vedemmo l'alba immensa


delle speranze umane
lottammo per il pane
e per la libert
contro ogni autorit.

Vi giunga o plebi ignare


da questa fossa infame
del freddo e delle fame
sdegnoso incitator
quest'inno di dolor.

O borghesia crudele
tu non ci fai paura
la societ futura
per la tua gran vilt
te pur condanner.

Ma voi lavoratori
voi poveri sfruttati
per questi relegati
rei di bandire il ver
avrete un pio pensier.

Addio dolente Italia


d'illustri ladri ostello
di tresche ree bordello
stretti alla nostra f
oggi partiam da te.

Ma un d ritorneremo
pi fieri ed implacati
finch rivendicati
non sieno i diritti ancor
di ogni lavorator!

72
Straziate o sgherri vili
le carni e i corpi nostri
ma sotto i colpi vostri
il cor non piegher
l'idea non morir.

Fonte: S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.

Informazioni:

Scritto da P. Gori probabilmente in seguito alla sua condanna al domicilio coatto all'isola d'Elba nel 1896, entra subito nel repertorio politico e di protesta
italiano. Se ne conoscono due versioni dal punto di vista musicale: la prima, sull'aria toscana de La sofferenza del carcerato, la seconda su aria di Addio
Lugano bella.

73
Amore ribelle
All'amor tuo fanciulla
Altro amor io prefera
E' un ideal l'amante mia
A cui detti braccio e cor.

Il mio cuore aborre e sfida


I potenti della terra
Il mio braccio muove guerra
Al codardo e all'oppressor.

Perch amiamo l'uguaglianza


Ci han chiamati malfattori
Ma noi siam lavoratori
Che padroni non vogliam.

Dei ribelli sventoliamo


Le bandiere insanguinate
E innalziam le barricate
Per la vera libert.

Se tu vuoi fanciulla cara


Noi lass combatteremo
E nel d che vinceremo
Braccio e cor ti doner.

Se tu vuoi fanciulla cara


Noi lass combatteremo
E nel d che vinceremo
Braccio e cor ti doner.

Fonte: AA.VV., Avanti popolo - Due secoli di popolari e di protesta civile, Roma, Ricordi, 1998

Informazioni:

Sullaria de Linno dei nichilisti. Di Amore ribelle, che pure conosciuta come Canzonetta del libero amore, esistono altre incisioni pubblicate su melodie
differenti.

74
Inno dei lavoratori del mare
Lavoratori del mar s'intoni
l'inno che il mare con noi cant
da che fatiche stenti e cicloni
la nostra errante vita affront

quando con baci d'oro ai velieri


l'ultimo raggio di sol mor
e gi tra i gorghi de' flutti neri
qualcun de' nostri cadde e spar.

Su canta o mare l'opra e gli eroi


tempeste e calme gioia e dolor
o mare canta canta con noi
l'inno di sdegno, l'inno d'amor.

Canto d'aurore di rabbie atroci


sogni e singhiozzi del marinar
raccogli e irradia tutte le voci
che il nembo porta da mare a mar

e soffia dentro le vele forti


che al sole sciolse la nostra f
e chiama e chiama da tutti i porti
tutta la gente che al mar si die'.

Su canta o mare l'opra e gli eroi


tempeste e calme gioia e dolor
o mare canta canta con noi
l'inno di sdegno, l'inno d'amor.

Solo una voce da sponda a sponda


sollevi al patto di redenzion
quanti sudano solcando l'onda
per questa al pane sacra tenzon

mentre marosi gonfi di fronde


e irose attardan forze il cammin
noi da la nave scorgiam le prode
dove le genti van col destin.

Su canta o mare l'opra e gli eroi


tempeste e calme gioia e dolor
o mare canta canta con noi
l'inno di sdegno, l'inno d'amor.

Gi da ogni prora che il corso affretta


la evocatrice diana squill
e all'alba il grido della vendetta
la verde terra gi salut

terra ideale dell'alleanza


tra menti e braccia giustizia e cor
salute o porto de la speranza
che invoca il mesto navigator.

Su canta o mare l'opra e gli eroi


tempeste e calme gioia e dolor
o mare canta canta con noi
l'inno di sdegno, l'inno d'amor.

Noi sugli abissi tra le nazioni


di fratellanza ponti gettiam
coi nostri corpi su dai pennoni
dell'uomo i nuovi diritti dettiam

ci che dai mille muscoli spreme


con torchi immani la civilt
portiam pel mondo gettando il seme
che un d per tutti germoglier.

75
Su canta o mare l'opra e gli eroi
tempeste e calme gioia e dolor
o mare canta canta con noi
l'inno di sdegno, l'inno d'amor.

Fonte: non ancora presente, ci stiamo lavorando...

Informazioni: Questo inno era stampato nella penultima di copertina del libretto di navigazione dei marittimi del primo Novecento, e vi rimase per un certo
tempo anche sotto il fascismo, informazione di Mario Landini, 1906 -1999, vicesindaco della Liberazione a Livorno sino al 1955, comunicata nel 1997 a Pardo
Fornaciari

76
Inno del Partito Socialista Anarchico
Fratelli di pianto
Sorelle damore
Torrente rigonfio
Dumano dolore

Straripa
Precipita
Gi gi per la china
Abbatti, travolgi, ruina, ruina

Noi siam dellingiustizia i picconieri


Noi siamo i produttori senza pane
Gli alfieri dun pacifico dimane
E dogni privilegio i giustizieri

Allarmi, o plebi erranti


E combattiamo per lumanit
Avanti, avanti, avanti
Per luguaglianza e per la libert

Fonte: non ancora presente, ci stiamo lavorando...

77
Inno del primo maggio
Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze


al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi


dai cantieri da l'arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all'eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite


e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l'ozio e de l'or

Giovinezze dolori ideali


primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la f

Date fiori ai ribelli caduti


collo sguardo rivolto all'aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!

78
Inno della canaglia
O fratelli di miseria
o compagni di lavoro
che ai vigliacchi eroi delloro
deste il braccio ed il vigor.
O sorelle di fatica
o compagne di catene
nate ai triboli alle pene
e cresciute nel dolor

Su moviamo alla battaglia


vogliam vincere o morire
su marciam santa canaglia
e inneggiamo allavvenir

Noi la terra fecondiamo


noi versiam sudore e pianto
per ornar dun ricco manto
questa infame civilt
Le miniere le officine
le risaie i campi il mare
ci hanno visto faticare
per laltrui felicit

Su moviamo alla battaglia....

I padroni ci han rubato


sul salario e su la vita,
ogni gioia ci han rapita,
ogni speme ed ogni ardor.
Le sorelle ci han sedotte
o per fame hanno comprate,
poi nel trivio abbandonate
senza pane e senza onor.

Su moviamo alla battaglia....

I signori ci han promesso


eque leggi e mite affetto
ed i preti ci hanno detto
che ci attende un gaudio in ciel.
E frattanto questa terra
di noi poveri l'inferno,
sol pei ricchi il gaudio eterno
de la vita e de l'avel.

Su moviamo alla battaglia....

Se noi scienza e pan ciedemmo


ci buttaron su la faccia
un insulto e una minaccia
nel negarci scienza e pan.
Se ribelli al duro giogo
obliammo le preghiere,
ci hanno schiuso le galere
e ribelli fummo invan.

Su moviamo alla battaglia....

Se scendemmo per le vie


i fratelli a guerra armata
dei fratelli ammutinati
venner le ire ad affrontar.
Mentre i ricchi dai palagi
che per loro abbiam costrutto
senza piet e senza lutto
ci hanno fatto mitragliar.

Su moviamo alla battaglia....

79
Su leviamo il canto e il braccio
contro i vili ed i tiranni;
ribelliamoci agli inganni
d'una ipocrita societ.
Oltre i monti ed oltre i mari
i manipoli serriamo,
combattiamo, combattiamo
per la nostra umanit.

Su moviamo alla battaglia....

Innalziam le nostre insegne,


sventoliamo le bandiere,
le orifiamme rosse e nere
de la balda nova et.
Combattiam per la giustizia
con l'ardor della speranza
per l'umana fratellanza,
per l'umana libert.

Su moviamo alla battaglia....

Combattiam finch un oppresso


sotto il peso della croce
levi a noi la flebil voce,
fin che regni un oppressor.
Splenda in alto il sol lucente
de la Idea solenne e pia...
Viva il sol dell'Anarchia,
tutto pace e tutto amor.

Su moviamo alla battaglia....

Fonte: non ancora presente, ci stiamo lavorando...

Informazioni:

Pubblicato nel volume Battaglie di P. Gori (La Spezia 1911), con sottotitolo Marcia dei Ribelli, fu scritto nel luglio 1891 a Milano nel carcere di S.Vittore.

Da: S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.

80
Sante Caserio [Canto a Caserio]
Lavoratori a voi diretto il canto
di questa mia canzon che sa di pianto
e che ricorda un baldo giovin forte
che per amor di voi sfid la morte.
A te, Caserio, ardea nella pupilla
de le vendette umane la scintilla,
ed alla plebe che lavora e geme
donasti ogni tuo affetto, ogni tua speme.

Eri nello splendore della vita,


e non vedesti che notte infinita;
la notte dei dolori e della fame,
che incombe sull'immenso uman carname.
E ti levasti in atto di dolore,
d'ignoti strazi altero vendicatore;
e t'avventasti, tu si buono e mite,
a scuoter l'alme schiave ed avvilite.

Tremarono i potenti all'atto fiero,


e nuove insidie tesero al pensiero;
e il popolo cui l'anima donasti
non ti comprese, e pur tu non piegasti.
E i tuoi vent'anni, una feral mattina
gettasti al mondo dalla ghigliottina,
al mondo villa tua grand'alma pia,
alto gridando: Viva l'Anarchia!.

Ma il d s'appressa, o bel ghigliottinato,


che il tuo nome verr purificato,
quando sacre saranno le vite umane
e diritto d'ognun la scienza e il pane.
Dormi, Caserio, entro la fredda terra
donde ruggire udrai la final guerra,
la gran battaglia contro gli oppressori
la pugna tra sfruttati e sfruttatori.

Voi che la vita e l'avvenir fatale


ofriste su l'altar dell'ideale
o falangi di morti sul lavoro,
vittime de l'altrui ozio e dell'oro,
martiri ignoti o sciera benedetta,
gi spunta il giorno della gran vendetta,
de la giustizia gi si leva ilsole;
il popolo tiranni pi non vuole.

Fonte: Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975

Informazioni:

Musica forse di A. Capponi. Sante Caserio fu ghigliottinato a Lione per aver pugnalato Sadi Carnot, presidente della repubblica francese. Anche nota come
Canto a Caserio

81
Stornelli d'esilio
O profughi d'Italia a la ventura
si va senza rimpianti n paura.

Nostra patria il mondo intero


nostra legge la libert
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.

Dei miseri le turbe sollevando


fummo d'ogni nazione messi al bando.

Nostra patria il mondo intero


nostra legge la libert
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.

Dovunque uno sfruttato si ribelli


noi troveremo schiere di fratelli.

Nostra patria il mondo intero


nostra legge la libert
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.

Raminghi per le terre e per i mari


per un'Idea lasciamo i nostri cari.

Nostra patria il mondo intero


nostra legge la libert
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.

Passiam di plebi varie tra i dolori


de la nazione umana precursori.

Nostra patria il mondo intero


nostra legge la libert
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.

Ma torneranno Italia i tuoi proscritti


ad agitar la face dei diritti.

Nostra patria il mondo intero


nostra legge la libert
ed un pensiero
ribelle in cor ci sta.

Fonte: Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975

Informazioni:

Probabilmente scritti dopo l'espulsione dalla Svizzera a seguito dell'attentato di Caserio, pubblicata in Canti anarchici rivoluzionari, Paterson, N.J., Biblioteca
della Questione Sociale, 1898. Canzone molto popolare, in alcune regioni presenta delle varianti, non solo nel ritornello (libero al posto di ribelle) ma
anche nelle strofe che vengono adattate al momento contingente.

Da: S. Catanuto e F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell'Ottocento e nel Novecento, Milano, zeroincondotta, 2009.

82
Pensiero ribelle

Va pensiero ribelle in mezzo alle donne e agli uomini e si oda il triste canto,
il singhiozzo operaio che non ha lacrime e che non vuol rimpianto.

E tu, con la nascita del nuovo secolo, canta la maledetta


strofa dellodio. Tu sarai lassiduo tarlo della mia vendetta.

E maledetta la patria di figli miseri matrigna infame


bollata in fronte dallo stigma tragico dei morenti di fame

E maledetto iddio bieco fantasma di menti paurosa


puntello antico di vecchie tirannidi dalla marea corrose

Stramaledetta ancora la madre patria che i suoi figli giovani e forti


mand sul campo di battaglia e l sono morti

Stramaledetta ancora iddio che nella sua bont infinita nella sua infinita potenza
permette le guerre le malattie e la fame e non salva linnocenza

E maledetto chi crede e sulla povera folla sospinge il piede


maledetto chi geme e lacrima maledetto chi crede
e maledetti gli oppressi, i turpi, i tiepidi dalla dimessa voce
che senza un grido, una bestemmia, vili, strisciano sotto la croce.

.
83
Da Anarcopedia.

Per la felicit di tutti gli uomini (di Pietro Gori)


Amici e compagni miei.

Voi queste cose le avete pensate altre volte; oggi io che ho vissuto molto tra voi e tra il popolo
sempre, anche nelle citt, ho cercato di farvi meglio conoscere le ingiustizie della vostra condizione;
ma a voi, che avete forse sentite pi di me le strette del bisogno, e gli stenti di una travagliata
esistenza, queste idee saranno pi duna volta venute in forma pi o meno chiara alla mente.

Ma voi siete anche qui venuti, e vi siete raccolti. Voi avete anche compreso che solo lunione di
tutte le forze vostre pu prepararvi un avvenire migliore.

Entrando qui, voi eravate gi ribelli contro le ingiustizie di questa societ corrotta, voi avete avuto
la speranza e il desiderio di una esistenza migliore, voi entrando qui eravate gi degni di migliori
destini, perch era in voi la coscienza dei vostri diritti. Voi entrando qui eravate gi anarchici per
sentimento. Voi nelle giornate lunghe, eterne nel lavoro senza tregua e senza riposo, tra i geli
dellinverno, e sotto la sferza del sole di estate, o seduti innanzi alla vostra tavola, dove scarso il
pane, e attorno alla quale i figli mal vestiti tremano dal freddo, avete forse avuto come in un sogno
la visione di una grande, di una immensa famiglia, composta di tutta la umanit vivente
fraternamente in un comune e reciproco amore, in una santa concordia; tutti eguali nei diritti e nei
doveri, tutti lavoratori attivi e fecondi, a cui la fatica non fosse come ora insopportabile e dura,
allietati di un conforto, di un sano e largo nutrimento, di un riposo ristoratore, di una qualche
ricreazione dello spirito. Voi forse lavete sognata ed avete un desiderio ed una speranza che questo
sogno diventi realt.

E voi avete nel vostro cuore il patto solenne e il giuramento che combatterete uniti per il
conseguimento di questa grande felicit di tutti gli uomini.

Ma se voi tutte queste cose avete pensato entrando qui dentro, eravate gi anarchici nel cuore e nel
desiderio. Se voi avete fermo nella mente il proposito che lo stato attuale delle cose abbia in un
modo o nellaltro termine; ed il vostro ideale possa essere compiuto quanto pi presto possibile; e se
anche avete compreso le poche cose, che stasera ho cercato alla meglio di esporvi, voi fin da questo
momento cominciate a far parte della grande famiglia anarchica che cospira a rivendicare i diritti di
tutti gli oppressi contro le prepotenze di tutti gli oppressori. - Ma se voi desiderate conoscere come
questa grande famiglia anarchica vive, e come pensa di raggiungere il suo ideale, e qual debba
essere la sua missione nelle nuovissime battaglie del pensiero moderno, io vi dir brevemente.

Se a tutte le angustie del presente sistema economico-sociale voi vi sentite e vi dichiarate ribelli, voi
siete anarchici, perch avete la coscienza dei vostri diritti di uomini. Voi siete anarchici perch
volete distruggere questa putredine delloggi per edificare la societ umana sotto una forma nuova e
differente, sulle basi dellamore, della fratellanza e della solidariet.

Ecco perch voi siete, e vi chiamate anarchici.

Il grande partito anarchico internazionale, come una immensa famiglia composta dei lavoratori e
degli oppressi di tutto il mondo. Esso si prepara ad una grande battaglia e questa sar la pi
gloriosa, la pi giusta, la pi santa battaglia dellavvenire; la rivoluzione sociale, la battaglia finale
di tutti gli oppressi contro gli oppressori, di tutti gli sfruttati contro tutti gli sfruttatori.
84
La rivoluzione sociale sar la rivendicazione di tutti i diritti del popolo, sar il gran giorno
delluguaglianza umana: la rivoluzione sociale spazzer via come il soffio potente di una immensa
tempesta, tutti i privilegi e tutte le ingiustizie del presente, tutte le barriere e tutti i confini tra popolo
e popolo. Laria sar purificata da quella ultima lotta di tutto lavvenire contro tutto il passato.

Cadranno le mostruose e decrepite istituzioni del presente, e lorganismo della grande famiglia
umana rifiorir spontaneamente, secondo le leggi immutabili della natura.

(...) Il lavoro dunque il primo elemento della vita sociale, e attorno alla gloriosa bandiera del
lavoro lumanit affratellata si stender amorosamente la mano, allorquando sotto lo scroscio
formidabile della grande rivoluzione, sar caduta la propriet individuale, e sar subentrata a questa
la propriet comune.

Colla propriet individuale cadranno tutti i privilegi di casta.

Avendo tutti gli uomini gli stessi diritti e gli stessi doveri nelle relazioni reciproche, nessun lavoro
sar pi disprezzato di un altro, giacch tutti i lavori, anche quelli considerati ora come i pi
abbietti, sono nobili, perch sono utili alluomo, e tutti pi o meno necessari alla convivenza
sociale. Il lavoro sar diviso fra gli uomini a seconda delle attitudini e della capacit e dellingegno
di ciascuno; nobile e rispettato del pari il lavoro intellettuale, non meno faticoso di quello manuale,
del medico, dellingegnere, del meccanico, come il lavoro materiale delloperaio e dellartigiano.
Ognuno dar lopera sua nella corporazione darte e di mestieri, a cui appartiene, a seconda delle
proprie forze; e le produzioni dei diversi generi di lavoro, i raccolti della campagna, i prodotti
dellindustria e dellarte saranno custoditi nelle varie localit in depositi comuni, da cui ciascuno
prender quanto gli abbisogna per se e per la famiglia.

La formula del lavoro e del consumo si riassume nella massima: Da ciascuno secondo le proprie
forze, a ciascuno secondo i propri bisogni.

Il lavoro essendo allora divenuto un dovere per tutti, ed essendo moltissimi pi i lavoratori, la
produzione di tutti i generi avr un grandissimo aumento; tanto da essere pi che sufficiente ai
bisogni di tutti, e la divisione del lavoro tra un numero di persone assai maggiore di quelle che
attualmente devono produrre per tutti, risparmier a ciaschedun lavoratore parecchie ore di fatica.

Tutto quello che verr accumulato nei magazzini e nei depositi della comunit, prodotti della terra,
tessuti, manifatture, commestibili ed ogni oggetto infine necessario alla vita, essendo il frutto del
lavoro di tutti, dovr appartenere a tutti indistintamente.

Pietro Gori

85
86

Vous aimerez peut-être aussi