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Altri libri sono stati respinti perche non risalienti al periodo apo-stolico oppure perche contenevano
delie opinioni contrastanti con la norma di fede. Le diverse discussioni hanno determinato la
formazione di un catalogo dei libri della Bibbia. C'e dunque una circolarita tra il significato di
canone in quanto norma o regola di fede e la formazione di un canone biblico, che a sua volta
costituisce una norma per la fede e la vita pratica della Chiesa, una nor-ma non normata.
(1) IL canone: un fenomena di ricezione ecclesiale e letteraria
Chi dice canone, ha implicitamente gia detto Chiesa. Un canone vinco-lante di scritture e
sempre relativo a una comunita di credenti nella uale viene accettato e ritenuto autoritativo. IL
concetto di canone implica pertanto una comunita che accoglie certi scritti e attribuisce loro uno
status particolare. In altre parole: il canone in fin dei conti un fenomeno di ricezione.
Il canone e per anche un fenomeno letterario. Esso rappresenta uella letteratura che viene
considerata normativa per la comunita. Poiche il canone un fenomeno di ricezione, dovr
necessariamente essere utilizzata la cosiddetta teoria della ricezione. Linterprete di un determinato
testo accolto nel canone dei libri sacri non pu limitarsi a esaminare il rapporto tra il testo e
1'intenzione del suo autore in base alla teoria della produzione.
IL senso di un testo canonico non dipende soltanto dal suo autore ne dal-1'intenzione che uesti
avra avuto all'epoca della sua stesura. Lesegesi storico-critica per indagava proprio e soltanto su
tale aspetto. IL senso di un testo canonico viene anche costituito dalia comunita di coloro che lo
accolgono. Quello che succede nel processo di canonizzazione e la de-storicizzazione di certi testi e
la loro integrazione in un nuovo contesto letterario, per cui il canone definitivo deve anche essere
interpretato secondo la teoria della ricezione.
Chi dice canone, ha implicitamente gia detto Chiesa, ha affermato che ci deve essere una
comunita di credenti che accoglie certi scritti, ha accettato che si tratta di letteratura non piu in un
contesto storico e cronologico, ma in un contesto piu-che-storico e canonico, ha infine ammesso
1'esistenza di una letteratura normativa per uesta comunita. IL canone dei libri sacri e un mezzo
letterario che vincola tutti i componenti del gruppo.
(2) La collocazione dei libri nel canone
Secondo untopinione diffusa, la collocazione degli scritti biblici nel canone rimarrebbe estrinseca ai
libri sacri come uno scaffale rimane estrinseco a quei libri che vi si trovano sopra; di conseguenza, la
collocazione non avrebbe riper-cussione alcuna sulla interpretazione dei libri in uestione. Tale
opinione e evi-dentemente scorretta. Analizzando, per esempio, la raccolta dei libri profetici per
mezzo della storia letteraria e della critica della redazione, si possono constata-re certi interventi dalia
mano di un redattore decisi per integrare il testo in uestione in una unita piu grand. Israele raccoglie
alcuni libri profetici, li stacca in certo qual senso dal loro contesto storico e li integra in un nuovo
contesto letterario. Di conseguenza, la ricezione di un testo nel canone della comunita si mani-festa
nel corpo delio stesso testo. Dopo l'intervento deh"ultimo redattore, sono ormai gli stessi testi a
segnalare il loro posto nell'insieme dei libri biblici. D'ora in poi, la collocazione di un singolo testo
nel canone dei libri sacri non e una qua- lita estrinseca del testo, ma lo tocca intimamente. La
stessa procedura si pu osservare a proposito della collocazione e della successione di vari libri
biblici in ima sezione determinata del canone.
La forma canonica, ossia la suddwisione della Bibbia ebraica oggi general-mente accettata dal
giudaismo, e tripartita. Quello che importa per il nostro discorso e la rilevanza teologica della forma
canonica della Bibbia ebraica. Lo stesso testo, per esempio il libro dell'Esodo, letto da un ebreo o da
un cristiano, rivestira un significato diverso, a seconda del con-testo (cioe il canone ebraico o
cristiano) di cui il libro delTEsodo fa parte. Per accorgersi delFindicazione erme-neutica che da il
canone ebraico, bisogna stare attenti a tr osservazioni: 1) l'im-portanza della Torah come
fondamento e centro delTesistenza di un ebreo cre-dente pu essere rilevato dalia composizione
concentrica dei cinque libri e dai riferimenti interni del Pentateuco; 2) il fatto della precedenza
assoluta della Torah rispetto a tutti gli altri testi, come anche il fatto che i profeti e gli scritti non
fanno altro che esaltare la legge, pu essere reperito da rimandi sottili che ricollegano strettamente i
confini di ueste due sezioni con la Torah che li pre-cede; 3) con il testo di 2Cr 36, il canone ebraico
stabilisce una chiusura oltremo-do importante per i credenti ebrei. Quale e quindi la portata teologica
di queste osservazioni sul canone ebraico?
Innanzitutto, nel contesto presente, il concetto di Torah non ha quelleconnotazioni non sempre
positive alle quali un lettore cristiano si e fors abituato. La Torah significa, per esempio,
1'insegnamento della mdre (Pr 1,8), delpadre (Pr 4,ls), del saggio (Pr 7,2), del profeta (Is 8,20),
del sacerdote (Ger18,18), del giurista (Dt 17,11), ecc. Si tratta sempre di una istruzione o di un
awertimento che serve per la vita, per superare conflitti e per aggirare pericoli. Una singola Torah
e uindi sempre un aiuto vitale e un sostegno per far fronte alla vita. Leggendo il Pentateuco nella
forma che esso ha nel canone ebraico, ci si rende conto che la Torah e un dono di Dio al suo
popolo per imboccare la via della vita, della liberta e della pace. Esso vuol essere motivo e
sostegno per intra-prendere tale cammino, nonostante le continue rninacce (cf. Es 1-15; 17 e Nm
21-24; 31). La Torah pu essere vista come una guida sul cammino verso la terra promessa; una
guida che 1'uomo pu evidentemente usare o rifiutare.La seconda parte della Bibbia ebraica e
collegata alla prima attraverso determinati lemmi, tr cui Timportantissima voce Torah. La fine
del libro di Malachia (3,22-24) costituisce una conclusione decisiva della raccolta chiamata
nevi'jm, rimandando il lettore alla Torah e sottolineando ancora una volta l'im- portanza di Mose
per la costituzione del popolo e la sua familiariti con Dio. Tale familiarita - ed e proprio uesto il
compito canonico dei nevfn - si avra in modo perfetto soltanto quando sara tornato Elia per far
dei padri e dei loro figli un'unica comunita di person che ascoltano la voce del Signore (cf. Dt
6,4- 9). L'esempio per eccellenza di un ebreo profeta che medita la Torah nel modo dovuto e
Giosue. Per questo il suo libro deve inaugurare la seconda parte del
la Bibbia ebraica: egli, da una parte, serve da collegamento alla prima sezione del canone ebraico,
dalFaltra serve da ponte per la terza parte, in quanto 1'uomo anonimo del Sal l, ossia 1'ebreo
normale, ha in lui un modello concreto da seguire. Risiede qui il compito canonico degli scritti:
chiunque legge, ascolta e assimila i k'tuvim riuscira nella vita, nonostante tutte le difficolta, perche
anche i k'tuvim non chiedono altro se non obbedienza verso la legge tramandata da Mose, amico di
Dio, e vissuta dai profeti, ambasciatori di Dio.
3) Ci sono tanti motivi che suggerirebbero un altro scritto come fine del canone ebraico. IL fatto
che il TaNaKh finisca proprio con 2Cr 36,22s, deve quin-di avere un significato teologico oltre che
puramente storico o accidentale. Importante e il fatto che in uesto passo venga menzionato Ciro e
che sia proprio il verbo dla a concludere il canone ebraico (tradotto come partire, pili precisamente
per salire). IL fatto che sia proprio Ciro, re di Persia, lo stru-mento di Dio per adunare i suo
popolo, fa intendere al lettore il compimento incoativo delie promesse di Dio: senza abbandonare il
suo popolo prediletto, Dio incomincia a effondere il suo spirito, oltre gli israeliti, anche sui gentili (cf.
Is 45,1) e si serve di uesti per due scopi strettamente ricollegati tr di loro: per riportare il suo popolo
dalia dispersione (diaspora) e per dare a uesta adunan-za (mista) di popoli un centro ben concreto:
il monte Sion, con Israele al centro e tutti gli altri popoli attorno a lui. In tal modo - Israele e il
sacramento di Dio per farne conoscere la volonta salvifica a tutti i popoli e i popoli sono il
sacramento di Dio per radunare Israele dai uattro venti - awerrebbe final-mente uella convivenza
escatologica di popoli tradizionalmente nemici di cui parlava gia Is 19,18-25. L'altro lemma
importante del brano in uestione e il ver-bo ala (spesso tradotto col verbo partire). Si tratta delio
stesso verbo che la Torah usa per riferirsi all'esodo, all'uscita cioe del popolo dalia casa della
schiavitu e alla sua salita dalia bassa pianura d'Egitto nella regione monta-gnosa di Israele, e che i
k'tuvlm usano per narrare il ritorno del popolo dall'esi-lio in Babilonia e dalia dispersione. Come la
prima parola del canone ebraico (bYshil) riduce tutto uello che c'e al Dio creatore, sottolineando la
sua inizia-tiva assoluta, cosi 1'ultima parola (ja'dl) focalizza 1'attenzione del lettore all'e-vento
fondante di Israele sul Sinai e alla visione di un futuro universale per tutti i popoli attraverso la salita a
Gerusalemme.
(3) Le due coppie legge-profeti e vangelo-apostoli
Una prima funzione del canone e definire 1'appartenenza di alcuni scritti all'elenco ufficiale di una
comunita e di scartarne altri. Una seconda funzione del canone consiste nel riunire alcuni degli scritti
appartenenti a tale canone in determinate raccolte (che, ad esempio, si possono chiamare Torah,
profeti, salte-rio, corpo paolino, lettere cattoliche, ecc.), neh"ordinare gli scritti scelti all'inter-no della
stessa raccolta e nel gerarchizzare le raccolte tr loro. IL canone, dunue, non soltanto determina se
uno scritto pu essere considerato canonico o meno, vale a dire accettato o escluso dagli scritti
sacri della comunita in uestione, ma crea una unita strutturata di libri che attraverso la sua struttura
(gerar-chia) suggerisce al lettore la direzione fondamentale come leggerla, intenderla e interpretarla.
La Chiesa ha un canone proprio dei libri sacri che - nonostante sia in gra parte identico al canone
ebraico, in uanto al testo - awia il lettore cristiano a una lettura profondamente diversa dei testo
sacro. Tale norma ermeneutica non si spiega col mero fatto che nella Bibbia cristiana c'e una parte
aggiunta rispet-to alla Bibbia ebraica, chiamata Nuovo Testamento. Gia la forma canonica della prima
parte della Bibbia fa divergere le letture di un cristiano e un ebreo in uanto al risultato della loro
lettura, pur avendo letto lo stesso testo.
Noi cristiani collochiamo i cosiddetti Scritti (libri sapienziali) tr i Profeti Anteriori (libri
storici) e i Profeti Posteriori (libri profetici), per cui dal nostro punto di vista la prima sezione
della Bibbia cristiana rimane in sostanza bipartita: da una parte la legge, dalFaltra i profeti. Proprio in
uesti termini il NT si riferisce a uella raccolta che chiamiamo AT: die la legge e i profeti211 o
Mose e i profeti.212 Tanto e vero che per noi cristiani il processo di canonizza-zione non finisce col
raggruppamento della legge e dei profeti. Tr i documenti piu antichi della comunita cristiana
nascente si contano le lettere di Paolo. Que-ste epistole erano, proprio come gli oracoli di Michea di
un tempo, collocate in un determinato contesto storico-geografico e indirizzate a un gruppo particola-
re. Nonostante ci, dopo ualche tempo la comunita di Roma incomincia a leg-gere le Lettere che
Paolo aveva scritto ai corinzi (quasi si potrebbe dire che i romani le lessero a dispetto delFintenzione
di Paolo uale autore di ueste lettere), mentre un giorno i corinzi cominciano a leggere la Lettera di
Paolo invia-ta ai romani. Collezionando le varie lettere di Paolo, tutte scritte in un contesto
particolare delFautore e per un contesto particolare dei destinatari, la Chiesa preleva uesti scritti dal
loro contesto storico per inserirli in un contesto lettera-rio. Alle lettere di Paolo tocca in un certo
senso la stessa sorte dei libri profetici: da un lato viene preservato il recapito di allora (per esempio,
ai galati), per cui al lettore-uditore viene sempre ricordato il contesto originario delio scritto. Dal-
Paltro lato per, la Lettera indirizzata ai galati viene integrata in una raccolta di lettere piu ampia,
detta corpo paolino, che oltrepassa il contesto storico di allora e che d'ora in poi serve come nuovo
contesto letterario per 1'interpretazione della Lettera ai Galati: il contesto canonico.
La Lettera di Paolo ai galati deve uindi essere intesa dapprima come uno scritto polemico e
occasionale, collocato in una situazione ormai lontana, e indi-rizzato a uelle person che alFepoca
venivano chiamati galati. Questa e 1'interpretazione storica della lettera. Per un lettore di oggi per il
uadro che gli per-mette di awicinarsi alla lettera e di comprenderla e il contesto letterario dei
canone, piu precisamente il corpo paolino dapprima e la Bibbia intera dappoi (con la sua struttura
interna). Nel contesto dei corpo paolino e per una inter-pretazione canonica della Lettera ai Galati
bisogna stare attenti al fatto che non e uesta epistoa a schiudere il mondo paolino, bensi la
Lettera ai Romani, che e molto piu sistematica e molto meno polemica di uella ai galati. Nel
contesto piu ampio della Bibbia intera occorre badare al fatto che la Chiesa non raggruppa i suoi libri
sacri in ordine cronologico, bensi in ordine canonico. (La stessa osservazione vale per gli scritti di
Israele nel canone ebraico.) Pur essendo i piu antichi in ordine cronologico, le lettere paoline
vengono messe dietro gli scritti teologicamente piu importanti, cioe i uattro yangeli. Come nelFAT
sono la storia e la legge di Mose che stanno alFinizio dei racconto, a cui tutti gli altri testi fanno capo,
cosi anche nel NT: si comincia con la storia e la legge di Gesu, e poi seguono tutti gli altri scritti.
Come l'AT consta dei due gruppi legge e profeti, cosi il NT consta dei due gruppi Vangelo e
Apostoli. Per salva-guardare uesto principio canonico, la Chiesa non ha esitato a troncare uelFu-
nica opera che attribuiamo a Luca per collocarne una parte come Vangelo nella prima parte della
raccolta neotestamentaria e per rimandare 1'altra parte nella seconda parte sotto il nome Atti degli
apostoli. Come la bipartizione e gerarchizzazione delie due parti yeterotestamentarie legge e
profeti costi-tuisce una norma ermeneutica per l'interpretazione dell'AT, cosi la bipartizione e
gerarchizzazione delie due parti neotestamentarie Vangelo e Apostoli ne costituisce una per
l'interpretazione dei NT.213
IL NT non vilole sostituire l'AT, ma ricollegarsi a esso. Perci deve comin-ciare con la
genealogia di Gesu Cristo secondo la yersione fornitaci da Matteo, perche nessun altro scritto
neotestamentario riesce a farlo cosi bene come uesto vangelo. Mt 1,1 infatti si rifa a uelle parole
con le uali finisce la prima creazione di Dio (Gen 2,4a), non ancora contaminata dal peccato, per
ripren-derle e ricollegaryi la ri-creazione o la riparazione della creazione iniziale214 a partire da
Cristo. Tale procedura ha il doppio vantaggio di salvaguardare, da un lato, la creazione raccontata
alFinizio dei Pentateuco, per cui il valore di uesta rivelazione originaria yiene implieitamente
accettata e affermata, e di rispet-tare, dalFaltro lato, la scelta di Dio di iniziare la storia di salyezza
proprio con 1'aiuto di Israele, il piu piccolo di tutti i popoli (Dt 7,7), perche la salyezza yiene dai
giudei (Gv 4,22). Gli inizi dei Yangeli di Marco e di Luca non ayrebbero reso lo stesso servizio,
mentre 1'inizio del'Vangelo di Giovanni pu colpire in un primo momento, tanto sembra imbeyuto
dalia teologia della Genesi;215 soltanto che in un secondo momento potrebbe prestare a sostituirsi al
racconto iniziale dei Pentateuco, tanto ricapitola e spiega perfettamente la profondita ontologica
delFazione creatrice di Dio.
Se Israele e la Chiesa si rifiutano di mettere i vari scritti biblici semplice-mente uno accanto
alFaltro, senza ordine e gerarchia alcuna, e se si decidono a raggrupparli in raccolte, che a loro volta
costituiscono una struttura chiaramen-te percepibile, non si pu non prendere atto di uesta yoonta
normativa nel campo della teologia e dell'esegesi. L'architettura teologica che si delinea attra-verso il
concetto teologico del canone dichiara che la Bibbia deve essere letta e interpretata come una unita
strutturata: dapprima legge e profeti, poi yangelo e apostoli; o (riprendendo come leitmotiv il
concetto della legge) la prima legge, data da Mose, e uella seconda (deuteronmion: et. Dt 17,18;
Gs 8,32), data da Gesu (cf. Gv 1,17); o (per riprendere il concetto d&\Yoikonomia, della volonta
saMfica di Dio che si concretizza nella storia) 1'Antico Testamento e il Nuovo Testamento. Risiede
proprio qui la rilevanza teologica del canone dei libri sacri. Un singolo testo sacro deve essere letto e
interpretato nel contesto delFintera Bibbia, cosi come ci si presenta a noi uale unita strutturata. Un
singolo libro biblico e per forza una singola affermazione tratta da uno scritto biblico hanno
rilevanza e sono normativi soltanto se vengono interpretati nel contesto della Bibbia intera. Dal
punto di vista teologico il canone (con la sua struttura interna) costituisce quel con-testo che
permette di interpretare un testo biblico nel modo giusto. Togliere un libro o una frase dal suo
contesto (e uindi anche dal contesto canonico) lo rende praticamente inutilizzabile per scopi
teologici. Una citazione dal libro di Qoelet o da un salmo circa la possibilita o 1'impossibilita di una
vita dopo la morte, non costituisce il parere della Bibbia in merito. Per cono-scerlo, bisogna ascoltare
tutto uello che la Bibbia ha da dirci in merito, comin-ciando dalia Genesi e arrivando all'Apocalisse.
Soltanto allora si e arrivati a sapere il suo parere; ma allora uesto parere e anche vincolante.
3. Ermeneutica
a. Introduzione
(1) IL significato di ermeneutica
La parola greca kp\ir\vtia. si riferiva originariamente a un ampio ventaglio di pratiche
interpretative ed esplicative216 che gli studiosi moderni cercano di recu-perare e di ampliare
ulteriormente nella loro comprensione del compito erme-neutico. IL termine ermeneutica deriva da
Ermes, una figura della mitologia greca, figlio di Zeus e della ninfa Maia. Ermes era, tr 1'altro, il
messaggero degli dei verso gli uomini; tale sua funzione aiuta a comprendere meglio i vari signifi-
cati delio stesso concetto ermeneutica.
IL termine pu indicare, in primo luogo, Finterpretazione compiuta dal discorso stesso, nella
misura in cui il linguaggio esprime non soltanto le inten-zioni (piu o meno consapevoli) di un
individuo, ma anche ci che ne costituisce 1'identita, 1'essere e la persona. Questo processo non va
concepito in maniera sta-tica, ma dinamica, poiche nel linguaggio non trovano espressione soltanto
inten-zioni o identita consolidate: e proprio nell'atto della comunicazione linguistica che 1'intenzione
e l'identita di un individuo possono svilupparsi o addirittura venire alla luce. In ambito biblico
bisogna affrontare 1'ulteriore complicazione della capacita della lingua biblica (umana) di esprimere
l'intenzione, la volonta e la persona (in senso analogico) di Dio pu indicare, in secondo
luogo, il processo di traduzione da una lingua all'altra; un processo che non si riduce a una meccanica
equivalenza lessica-le e che solleva la questione del passaggio da una cultura e/o visione del mondo a
un'altra. Questo processo e rilevante per lo studio della Bibbia, perche molti dei primi cristiani
conobbero PAT non nelForiginale ebraico, ma nel testo greco dei LXX, e inoltre perche i vangeli
comunicarono il messaggio di Gesu non nella lingua semitica da lui parlata, bensi in greco. Un
aspetto particolare della traduzione si ha nel passaggio da una lingua incomprensibile a una
comprensibile, come nel caso dell'gpnr|veicc delie lingue di ICor 12,10, che e un dono carismati-co
con una dimensione rivelativa.
In terzo luogo, il termine kp\a]v^ia. pu essere usato per indicare un aspetto piu formale
delFinterpretazione: 1'interpretazione medianie commentario e spiegazione.
I manuali della generazione passata dimenticavano spesso questo senso ampio di kp\n)vtia
(ermeneutica), comprendente discorso, traduzione e com-mento. Nella loro prospettiva,
l'ermeneutica (lat. pl. hermeneutica) comporta-va 1'elaborazione di riflessioni teoriche sul
significato, distinguendosi in questo dall'esegesi, 1'arte nella quale trovavano applicazione pratica
le norm che essa scopriva. La scienza delFermeneutica cosi concepita era solitamente sud-divisa
in tr aree: la noematica, riguardante i vari sensi delie Scritture (dal verbo greco weto: capire,
percepire, discernere); l'euristia, che spiegava come scoprire il senso dei singoli passi biblici (dal
verbo greco eupLOKw: trovare, scoprire); e la proforistica, che forniva norm per spiegare agli altri il
senso di tali passi (dal sostantivo greco 4>po<;: la tassa, il tributo, la regola). Questa suddhdsione
si e rivelata troppo ingombrante e speculativa, e viene usata ormai soltanto di rado. Le trattazioni
delFermeneutica rimangono tuttavia di difficile comprensione, perche coinvolgono la filosofia
dell'essere, la psicologia del linguaggio e, talora, la sociologia. In particolare, vi e una sconcertante
tendenza ad attribuire sfuma-ture di significato nuove e altamente specializzate a certi termini,217
nonche a introdurre precise distinzioni fra termini solitamente considerati sinonimi.218 In qualche
caso, nemmeno gli specialisti riescono a mettersi d'accordo sul significato esatto dei termini che la
maggior parte dei lettori non sono in grado di comprendere se non con l'aiuto di spiegazioni tecniche.
Per evitare confusione, in uesta sede il termine ermeneutica verra usato nell'accezione riportata
dal yocabolario219 e non nel senso esoterico proposto dagli specialisti; si tratta di una decisione
pragmatica (e non in linea di principio), perche non vorrei negare l'e-sigenza che la critica letteraria e
retorica debbano sviluppare un loro yocabola-rio specifico.
(2) Osservazioni preliminari generali
Anche se il nostro interesse andra al significato dei testi biblici scritti, e importante rendersi conto
che ne il popolo d'Israele, ne la comunita cristiana furono inizialmente una religione del libro.
Prima ancora che venissero messi per iscritto i racconti che avrebbero dato vita alla Torah o al
Pentateuco, fu un insieme di esperienze - in cui vennero viste una liberazione divina dalFEgitto, la
scelta di un popolo, la costituzione di un'alleanza e la promessa di una terra - a dare a Israele la sua
identita. E fu prima ancora che esistessero dei yangeli scritti che una comunita pervenne alla fede
nella presenza e nell'azione escatologica di Dio in Gesu. Per 1'esattezza, i primi giudeo-cristiani si
trovarono in una posi-zione di mezzo: ancora prima di avere degli scritti di ampia circolazione da loro
composti, dovettero affrontare la fondamentale uestone ermeneutica consi-stente nel porre in
relazione Gsia con gli scritti gia accettati da Israele (ai uali venne poi dato il nome di AT). E
significativo che essi non affrontarono tale que-stione attraverso la stesura di minuziosi commentari
dei libri dell'AT applicati a Gesil (alla maniera dei settari dei manoscritti del Mar Morto), bensi
rappresen-tando e annunciando Gesu con immagini e terminologia ricavati dall'AT. Pur mantenendo
una certa reciprocita, fu Gesu a essere considerato la chiave per comprendere il libro e non
viceversa.
Quando poi yennero alla luce dei libri che presentayano l'esperienza reli-giosa di Israele e della
Chiesa, alcuni di questi libri divennero rapidamente un fattore determinant nella formazione della
vita, della pratica e del pensiero delie rispettive comunita. Dico alcuni perche, nel corso dei
processi di definizio-ne canonica durata vari secoli, certi scritti conseguirono la statuto consacrato di
testimonianze della riyelazione piu yelocemente di altri: in Israele la Legge e i Profeti, nella Chiesa
gli scritti paolini e certi yangeli. Nel cristianesimo fu talvol-ta una regola della fede non scritta, ma
neppure indipendente dalie prime scritture accettate, a decidere quali altre oper dovessero essere
considerate parte della Scrittura. Dopo il IV secolo e la formulazione di un canone relatiya-mente
stabile, la Bibbia cristiana scritta assunse un'autorita senza precedenti per la fede della Chiesa; e
tuttavia si pu sostenere che prima del 1500 1'ermeneuti-ca del libro non fu mai cosi direttamente
determinant come lo e divenuta in seguito alla Riforma.
L'applicazione delPermeneutica alla Bibbia e resa difficile da numerosi altri fattori. Ciascun
yangelo canonico e una presentazione autoreyole di Gesu a una comunita cristiana e (attraverso il
canone) a tutta la Chiesa. Eppure vi e un sen-so in cui 1'autorita della presentazione scritta non ha mai
sostituito completa-mente l'autorita di Gesu, anche se questi, ormai, e conoscibile quasi soltanto
attrayerso tali scritti. Lo stadio scritto della testimonianza cristiana non pu far a meno delio stadio
precedente. Anche se non mancheremo di sottolineare l'im-portanza permanente del significato
comunicato dal libro biblico nel momento in cui fu scritto, si deve inoltre osservare come una
dimensione della critica let-teraria moderna metta in eyidenza che i testi, una volta scritti, assumono
una vita propria, e possono comunicare significati o assumere una rileyanza che supera-no
1'intenzione originaria dell'autore. Esiste dunque uno stadio successivo alla scrittura che non pu,
nemmeno esso, venire trascurato.
Una difficolta fors esclusiva dell'ermeneutica biblica sta nella convinzione che la Bibbia abbia un
autore divino oltre che uno umano, cosicche la Scrittura e la parola di Dio. Questo elemento e
connesso al concetto di ispirazione. L'ispi-razione e intesa talora in modo semplicistico, come se Dio
avesse pronunciato o dettato delie parole che qualcuno mis poi per iscritto. Ma il discorso e un
mezzo di comunicazione umano e cosi le parole della Scrittura furono scelte e mes-se per iscritto da
uomini; pertanto e meglio concepire il contributo divino nei ter-mini di una comunicazione
autorivelatrice giunta a espressione in queste parole.220 E meglio cercare di comprendere in che senso
Dio sia autore della Scrittura facendo riferimento alFautorita che da origine ai libri biblici, piuttosto
che all'autore che li scrive.
L'ermeneutica e attualmente oggetto di una discussione molto vivace, accompagnata da grand
abbondanza di nuova bibliografia. IL tentativo di far giustizia, anche solo in modo assai elementare,
ai probierni piu attuali fa si che ometter certi probierni e ridimensioner drasticamente la trattazione
di altri probierni. Si pu affrontare 1'ermeneutica biblica discutendo le diverse form di 221 ricerca
impiegate nell'individuare il significato delie Scritture, discutendo cioe le varie critiche. Non
sempre, per, questi approcci yengono intesi in maniera univoca, e la discussione suH'ermeneutica
biblica si e tradizionalmente concen-trata sui diversi sensi messi in luce dalie varie critiche, sensi
che e opportuno suddividere in letterali e piu-che-letterali.