Il periodo compreso tra lultimo decennio dell800 e gli anni precedenti
la prima guerra mondiale, caratterizzato da una violenta reazione al Positivismo: questo aveva celebrato la fede nella scienza, nel progresso sociale, nella pacifica collaborazione fra i popoli, ma la realt, fatta di guerre, imperialismi, lotte di classe, era ben diversa da quanto si era sperato. Tale situazione determina nuovi atteggiamenti spirituali: subentra la disillusione, langoscia, la sensazione del vuoto e del nulla; in arte si reagisce con la rottura dei moduli naturalistici. Distrutti i vecchi schemi della cultura positivistica, immerso in un mondo sfiduciato nelle prospettive della scienza e della vita politica e sociale, posto di fronte allascesa vertiginosa della borghesia capitalistica che impone un modello di societ tutto basato sulla logica del capitale e del profitto come unici valori, luomo di cultura del primo 900 vive una profonda crisi didentit, avverte chiaramente la fine di unepoca e lavvento della nuova e prende coscienza della perdita del suo tradizionale ruolo sociale che era quello di vate. Egli generalmente, al contrario di quanto avveniva nel secolo precedente, proviene dal ceto medio borghese, una classe sociale che vede compiere il suo declassamento schiacciata com tra la forza indiscussa della grande borghesia finanziario-industriale e le emergenti forze del proletariato. Emarginata da questi due colossali protagonisti, la piccola e media borghesia, e con essa lintellettuale, si sente frustrata, indebolita, disorientata ed incapace di farsi classe egemone come aspira, si vede ridotta a classe subalterna e strumentale. Nasce da ci una situazione di disagio, di noia esistenziale, di malcontento, di provocazione. Lo scrittore avverte con angoscia che sta per compiersi la frattura definitiva, iniziata nellOttocento, tra io e mondo, tra artista e realt e si sente spersonalizzato, disumanizzato. La risposta degli uomini di cultura alla profonda crisi esistenziale, morale e culturale che investe la coscienza delluomo agli albori del Novecento e alla crisi che travolge lintellettuale tradizionale, approda a soluzioni diverse e spesso contraddittorie. Questa nuova situazione culturale e le profonde lacerazioni spirituali sfoceranno presto in quelli che saranno i due eventi storici pi importanti e cruenti della storia umana: il primo ed il secondo conflitto mondiale. Lavvento, lo sviluppo e la caduta del fascismo di met secolo, ne sono il simbolo. Alcuni scrittori si impegnano in una inquieta e tormentosa analisi della malattia delluomo moderno nella civilt industriale e borghese, che essi condannano in maniera corrosiva e impietosa. Nelle loro opere questi scrittori parlano di malattia, di eroe in tensione, di inettitudine, di universo labirintico; e ancora di uomo senza qualit, di uomo spersonato nel male del tempo, di male di vivere. Escono dalle loro opere personaggi incapaci di agire, di darsi una consistenza, una tesi a smontare la storia dei loro fallimenti e della loro coscienza frantumata. Tali personaggi lottano invano contro i pregiudizi e la morale borghese, contro la citt che massifica luomo; essi individuano chiaramente i meccanismi alienanti e ripetitivi dellinferno tecnologico che riduce luomo a semplice manovella, rovesciando cos i miti imperialistici della macchina in malattia industriale. Ma questi personaggi non riescono a configurare pienamente un uomo nuovo veramente alternativo; la loro protesta tende a risolversi in se stessa, in una dolente quanto amara impotenza. Altri intellettuali, i Futuristi, tendono a risolvere la crisi storica e dellintellettuale, che pure essi avvertono, in uno sfrenato attivismo, in unesaltazione incondizionata della civilt industriale, in una celebrazione della religione della macchina e della velocit. Essi, quindi, come risposta-reazione alla profonda crisi esistenziale, sia morale che culturale, che li travolse agli albori del 900, tesero a liquidare un certo vecchiume culturale, a credere nella positivit della rivoluzione industriale e ad esaltare incondizionatamente questa, la macchina, la velocit e la guerra, sentita come azzeramento totale per una nuova ricostruzione, poich dopo la necessaria distruzione, si profetizzava un nuovo mondo guidato da una generazione giovane, forte, vigorosa. Ma non c nei Futuristi italiani una sufficiente coscienza critica della nuova realt; di conseguenza, se essi pur liquidano un certo vecchiume culturale, finiscono per bruciare una carica di rottura e di rivolta alleandosi alla spregiudicata borghesia industriale con i loro miti tecnicizzati, i loro feticci metallici, la loro modernolatria. Gli intellettuali futuristi altro non sono che la versione tecnologizzata del superuomo dannunziano ed esaltano la macchina, la guerra, le folle da dominare. Tutti tesi ad emergere, a darsi un ruolo egemone di guida culturale della borghesia, diventano invece produttori, con maggiore o minore originalit, di unideologia funzionale ma subalterna alla grande borghesia nella sua fase imperialistica, inevitabilmente destinati, quindi, ad essere assorbiti nellesperienza fascista. Altri intellettuali e letterati, ossia i Crepuscolari, avvertono, anche se in sordina, la crisi del secolo romantico di fronte ad un mondo sempre pi movimentato, a unEuropa sempre pi aperta, e cercano di risolvere la crisi fuggendo dalla citt, in un impossibile ritorno alla provincia, alla semplicit, allinnocenza ingenua degli affetti sani della campagna o alle buone cose di pessimo gusto del tempo passato. Sar, per, un tentativo tutto programmato e spesso intellettualmente voluto, a cui gli stessi Crepuscolari, in ultima istanza, non crederanno. La coscienza del disagio esistenziale, del male di vivere che travaglia luomo contemporaneo presente in gran parte della poesia e della narrativa dei primi del 900. IL LINGUAGGIO ERMETICO
LErmetismo appare lesperienza poetica pi importante del nostro
primo 900; essa ha apportato modifiche e innovazioni sostanziali sia sul piano del linguaggio e dello stile che su quello dei contenuti. Innanzitutto il termine ermetismo deriva da Ermete (o Mercurio), dio delle scienze occulte e misteriose, e fu usato per la prima volta, in senso dispregiativo, dal critico Francesco Flora, il quale in uno scritto del 1936 intitolato La poesia ermetica, definisce la nuova poesia del 900 appunto come ermetica, ovvero chiusa, oscura, misteriosa e di difficile interpretazione e codificazione. Nella storia della nostra letteratura il pubblico di lettori diventato sempre pi vario da un punto di vista sociale e culturale (composto non pi di soli dotti ma anche di gente comune) e ha spostato il suo interesse sempre pi verso la prosa anzich verso la poesia, anche perch non sempre era in grado di comprendere a fondo lelaborazione formale da questa sottintesa. Soprattutto nella societ moderna, il poeta sempre stato visto come un individuo solitario, distaccato dalla realt, simbolo di una certa emarginazione e di un certo rifiuto o disprezzo nei confronti di un pubblico vasto. Questo quanto accade grosso modo alla nostra poesia del primo 900, in un periodo storico difficile e tormentato dalle esperienze negative della guerra mondiale e del fascismo. Anzi, proprio durante il ventennio fascista, una poesia chiusa e in codice come quella ermetica, permise ad alcuni intellettuali di esprimere in modi indiretti, e destinati quindi a pochi lettori, la propria polemica o la propria indifferenza nei confronti del regime. Cos poterono evitare di compromettersi con il potere politico e con il fascismo e di chiudersi nel proprio mondo a meditare sullesistenza e sul destino delluomo. Ad ogni modo, lErmetismo ci offre una poesia blindata" in pochi e oscuri messaggi; essa diventa la voce di un individuo solitario ed assoluto, chiuso in se stesso anzich aperto alle novit del suo tempo, come le guerre o il regime fascista. Questi eventi non vengono analizzati in chiave critica (non vengono, cio, n esaltati n criticati dagli ermetici), ma solo descritti in base alla reazione del poeta ad essi (reazione di sgomento, di paura, di solitudine, di estraneit o indifferenza). Non esiste, cio, altra realt al di fuori di quella del loro animo. Il poeta ermetico non vive la realt come qualcosa da raccontare oggettivamente nella sua opera, ma anzi come qualcosa entro cui proiettare la sua interiorit. Difatti la poesia ermetica stata spesso accusata di egocentrismo, di esaltare i problemi individuali e di trascurare quelli reali dellumanit, di essere estranea alla vita del proprio tempo anzich partecipare con lazione e limpegno al regime fascista vigente, ma questa non unaccusa ben fondata, se si guarda bene. Certo la poesia ermetica sorvola sugli avvenimenti della cronaca quotidiana, ma non ignora i problemi pi vasti e universali, come quelli riguardanti il destino e lesistenza delluomo: forse questo chiudersi in se stessi costituiva per gli ermetici di quegli anni lunica difesa contro il regime e la sua politica rumorosa e dispotica. La poesia ermetica piuttosto lo scavo interiore di un uomo che si guarda dentro mentre vagabonda solitario nella civilt moderna nella quale si sente spaesato e disorientato. Egli avverte la propria vita e, in generale, la vita umana come dolore, come male; cerca disperatamente un rapporto di armonia e di solidariet col mondo esterno, ma poi lo scopre arido e vuoto; va alla ricerca di una certezza che illumini finalmente la propria esistenza ma alla fine la trova soltanto nella propria poesia, che diventa cos un urlo di disperazione. Inoltre la poesia ermetica quasi sempre una poesia autobiografica, incentrata su qualche aspetto dellesistenza del poeta stesso, sui suoi sentimenti, sulle sue sensazioni ed emozioni, sulle sue esperienze di vita, sui suoi dolori; non una poesia astratta, ma la poesia delluomo, della sua esistenza concreta e della sua disperata resistenza alla distruzione della storia. Tale autobiografismo ci suggerisce quanto stretto sia per la poesia ermetica il rapporto tra vita e letteratura. Molti poeti precedenti avevano parlato di s nella propria opera; per es. DAnnunzio aveva descritto nelle sue poesie e nei suoi romanzi le proprie esperienze di vita, quali le proprie relazioni amorose, i propri viaggi o la propria eroica partecipazione alla guerra: la funzione della poesia era per lui quella di esibire la vita del poeta come una vita spettacolare, eroica, fatta di consensi e di successi. Al contrario, gli ermetici intesero la poesia come scavo sottile nella propria interiorit, senza esibire nulla al pubblico, ma soltanto esprimendo in modo riservato le proprie sensazioni. Chiuse e riservate, essenziali e concise furono le forme con le quali i poeti ermetici espressero i propri sentimenti in poesia. Essi con i loro versi non raccontano, non spiegano, ma fissano sulla pagina dei frammenti di verit a cui sono pervenuti in momenti di profonda ispirazione, senza laiuto del ragionamento e della logica. Visto che le esperienze negative delle guerre e del regime fascista li avevano condannati a una forte solitudine, a loro non interessava affatto essere chiari e precisi nella loro poesia, tanto nessuno mai avrebbe potuto veramente capire cosa volessero realmente esprimere. I componimenti degli ermetici ruppero drasticamente con tutti in canoni e con tutte le regole della poesia precedente; non rispettarono pi schemi tradizionalmente imposti come la rima, le strofe, il metro, la punteggiatura o il numero di versi; molto spesso il loro testo poetico scarno, breve, essenziale, fatto di pochissimi versi e pochissime parole, quanto bastava ad esprimere lo stato danimo del momento. Non si avvert pi il bisogno di un vero e proprio discorso per fare poesia, ma bastarono poche parole nelle quali, per, si concentrarono straordinariamente tutte le sensazioni provate. Anche se isolata dal discorso, la poesia ermetica conservava la sua forza evocativa, piegava molte pi cose di quelle che avrebbe espresso un discorso lungo, elaborato sintatticamente e complesso grammaticalmente. La parola nuda, spoglia di ogni significato comune, e acquista valore solo se rapportata alle emozioni che in quel momento sta vivendo il poeta. La poesia non ha alcun bisogno di essere decorata o abbellita da forme raffinate ed eleganti (questo accadde, invece, alla poesia di DAnnunzio, una poesia di esasperato estetismo). Anche il componimento poetico nel suo insieme risulta essenziale, ridotto allosso e di breve respiro, concentrando in poche righe tutto il suo messaggio. Ci che colpisce della poesia ermetica lassenza quasi totale di punteggiatura, le parole sono sparse qua e l senza essere legate da punti e virgole; esse non hanno bisogno di essere congiunte le une alle altre, ma sono sufficienti a se stesse per esprimere i propri significati. Per questo la poesia ermetica solitamente definita come pura, perch condensa in un minimo di strumenti espressivi un massimo di significati. Essa non ha bisogno del linguaggio logico comune per esternare al pubblico il proprio messaggio, ma in una sola parola, in un solo verso capace di condensare le verit pi profonde sulluomo e sulle cose. Persino gli spazi bianchi, i vuoti lasciati tra una parola e laltra, si caricano di significati forti esprimendo il senso di vuoto avvertito dal poeta o il suo bisogno di silenziosa concentrazione. Al contrario, la poesia precedente specie quella ottocentesca e romantica, esprimeva i propri messaggi in strutture ampie, retoriche ed oratorie, con le quali persuadere il pubblico e rispettava fedelmente quelle misure imposte (la rima in posizione obbligata, il sonetto, lode) che la poesia ermetica abolir del tutto per una pi libera espressione dei sentimenti del poeta. Tra gli strumenti espressivi che caratterizzarono la poesia ermetica, ricordiamo soprattutto il simbolo e lanalogia. Per quanto riguarda il simbolo, importante ricordare che molti poeti ermetici furono particolarmente influenzati da un movimento poetico europeo chiamato simbolismo affermatosi soprattutto in Francia. Proprio dai simbolisti gli ermetici derivarono luso del simbolo, ovvero quel procedimento per il quale ci si serve di un oggetto qualsiasi per rappresentare qualcosaltro. Non sempre facile nella poesia ermetica decifrare il simbolo, cio tradurre il simbolo in ci che lautore vuole realmente rappresentare attraverso di esso: molto spesso le associazioni sono del tutto personali e arbitrarie, e dunque di difficile interpretazione e codificazione per il lettore. Lanalogia, invece, quella tecnica espressiva che accostava fra loro immagini e situazioni diverse e senzalcun apparente legame, per stabilire dei rapporti originali, ma anche in questo caso laccostamento di difficile comprensione allinterno del testo: non con la ragione o con la logica, ma con listinto e la sensibilit che si trova la chiave interpretativa delle associazioni analogiche. Provando adesso a tracciare le tappe principali dello sviluppo della poesia ermetica, diremo che questa si diffuse in Italia in circa tre fasi: ANNI 1911-22: si diffusero le prime tendenze della poesia ermetica (testo breve, rottura con la tradizione) e la tendenza di questi poeti a una certa essenzialit fu detta Frammentismo ANNI 1923-33: emersero le grandi personalit liriche della poesia di primo 900 (tra cui Ungaretti e Montale), punti di riferimento per tutta la generazione successiva di poeti con il loro uso di simboli, analogie e con la loro poesia pura. ANNI 1933-44: anche la poetica dellErmetismo fu codificata in canoni e schemi prestabiliti e da applicare; nacque dunque una vera e propria scuola di poeti ermetici. La poesia pura una corrente che ebbe il suo periodo di maggior fioritura negli anni tra le due guerre. Gli elementi principali del rinnovamento messo in atto dai nuovi lirici si possono cos riassumere: Lessenzialit dei vocaboli e della lingua; Lanalogia, cio la metafora abbreviata per sopprimere il come; Il carattere evocativo che attinge dalla sfera dellinteriorit sensazioni e sentimenti inespressi e misteriosi; Il frammento, cio la preferenza per i testi brevi, quasi schegge di un disegno poetico pi vasto; Latteggiamento introspettivo, che prevale sullimpegno; La protesta morale, evidentissima in Ungaretti e Montale.
EUGENIO MONTALE
Montale una delle massime voci della poesia mondiale di questo
secolo, uomo coerentemente antifascista, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 per aver interpretato con grande sensibilit artistica valori umani nel segno di una visione della vita senza illusioni. La sua lunghissima carriera di poeta, scrittore, critico letterario e giornalista da anni oggetto di attenti studi che hanno prodotto una sterminata bibliografia; ci perch egli ha saputo dare un'originalissima interpretazione alle inquietudini dell'uomo contemporaneo, ispirandosi ai maestri del Simbolismo e del Decadentismo, ma forse ancor pi a Leopardi, e rendendo al contempo estremamente attuali le loro innovazioni. La sua influenza sui poeti italiani successivi stata immensa e capillare.
PROFILO BIOGRAFICO
Nato a Genova nel 1896, destinato da genitori borghesi a fare il
ragioniere nella ditta del padre, decide di diventare cantante operistico e per diversi anni prende lezioni di canto: una grande musicalit, un grande interesse per i suoni e per gli strumenti musicali restano poi una costante della sua opera. Nella sua vita piena di avvenimenti, unimportanza grande quanto quella della lettura hanno i rapporti con uomini di cultura, che egli stringe negli ambienti pi diversi: durante il servizio militare (prestato nel corso della prima guerra mondiale) conosce alcuni poeti ed intellettuali, che in seguito diverranno oppositori del fascismo, come fu sempre lo stesso Montale. E proprio uno di questi intellettuali antifascisti, Piero Gobetti, che pubblica, nel 1925, la prima raccolta poetica di Montale, Ossi di seppia, assai legata alla terra in cui il poeta aveva passato gli anni dellinfanzia, la Liguria arida e rocciosa delle Cinque Terre, paesaggisticamente rievocata. Intanto Montale, che ha firmato nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti, allarga il suo giro di amicizie: conosce tra gli altri lo scrittore triestino Italo Svevo e il poeta Umberto Saba. Dopo alcuni anni di collaborazione a diverse riviste, Montale ormai trentenne si trasferisce a Firenze, dove lavora prima come redattore della Casa Editrice Bemporad e poi come direttore della Biblioteca del Gabinetto Vieusseux , una prestigiosa istituzione fiorentina. In questi anni Firenze il vero centro culturale dItalia e Montale conosce e frequenta molti scrittori, musicisti e pittori dellepoca. Con lavvicinarsi della seconda guerra mondiale e precisamente nel 1938, Montale, che rifiuter sempre la tessera del partito Fascista, perde il proprio lavoro. Da qualche anno il poeta ha conosciuto e poi ha iniziato a convivere con Drusilla Tanzi, la cui figura ritorner in molte sue poesie con laffettuoso soprannome di Mosca. Questi sono anche gli anni in cui Montale lavora molto, anche per necessit economiche, a tradurre poeti, soprattutto inglesi. Nel 1939 Montale pubblica la sua seconda raccolta poetica Le Occasioni, che ha grande successo: essa esprime la difficolt e le angosce di anni davvero bui, ma insieme parla damore e di salvezza. Durante la guerra Montale partecipa al Comitato di Liberazione Nazionale (una sorta di governo provvisorio democratico dopo la liberazione dellItalia dai nazisti) e si iscrive al Partito dAzione. Subito dopo la guerra comincia a collaborare con il Corriere della Sera, da cui viene infine assunto in modo stabile: nel 1948 perci si trasferisce a Milano, dove passer gli anni della maturit e della vecchiaia. Nel 1956 viene pubblicata da Mondadori, la terza grande raccolta poetica di Montale, La bufera e altro (in cui vengono riprese anche le liriche di Finisterre): una raccolta difficile, complessa, incentrata sulla crisi che minaccia le presenze amate e familiari, ma anche sulla possibilit di salvezza che scaturisce da figure di donne angeliche e insieme reali (Clizia, La Volpe, La stessa Mosca). Negli anni Sessanta la fama di Montale grandissima non solo in Italia, ma anche allestero: le sue opere sono tradotte nei paesi europei, compresi quelli dellEst, come Ungheria e Bulgaria, e negli Stati Uniti. Sarebbe stata una stagione felice per Montale che, nominato senatore a vita e privo di preoccupazioni economiche, avrebbe potuto dedicarsi alle attivit preferite: purtroppo, per, nel 1963 muore Mosca, che il poeta non finir mai di rimpiangere. Lo sguardo critico, ma insieme partecipe, sulluomo e sul mondo non si certo affievolito. E intatta resta la capacit di fare ironia sugli altri e su s stesso, sulla falsa notizia della sua morte apparsa su molti giornali, sulla sua stessa esistenza. Quando il mio nome apparve in quasi tutti i giornali/una gazzetta francese avanz lipotesi/che non fossi mai esistito: questi i primi versi di una poesia del 1980, scritti a pochi mesi dalla morte, avvenuta a Milano il 12 settembre 1981.
LA POETICA
La Liguria dell'infanzia e della giovinezza, offre alla sua prima poesia il
costitutivo teatro di un paesaggio intenso di grandi luci estive e di inquieti orizzonti marini. Pienamente immerso nel paesaggio ligure, e in gran parte "all'aria aperta" e accompagnato dal "delirio del mare", segnato ma non sopraffatto da un intimo rovello filosofico, il suo libro iniziale, Ossi di seppia, gi un capolavoro, un vero e proprio manifesto poetico che sin dal titolo sottolinea lessenzialit povera e scabra: uno dei libri-chiave del Novecento letterario. Il titolo di questa prima raccolta poetica montaliana richiama emblematicamente, nella scelta di questo relitto del mare e delle spiagge che losso di seppia (un guscio vuoto), cose inaridite, prosciugate, senza vita; il che gi un modo per suggerire una filosofia di vita. Il senso angoscioso di una chiusura e costrizione esistenziale (il muro, appunto, che compare in diversi testi, la "rete che ci stringe", la "ferrea catena della necessit", la "catena che ci lega", la "giostra d'ore troppo uguali" della ripetizione banale) domina l'immaginario del primo libro. Vi si oppone la ricerca di sperati spiragli di libert e di vita autentica: la "maglia rotta" nella rete, "l'anello che non tiene", la "lima che sega" la catena (in limine), l'inaspettato prodigio che salva (il "miracolo laico"), di cui portatrice l'immagine femminile, che assumer nei due libri seguenti la fondamentale funzione di una moderna e laica Beatrice. La poesia, in questa cupa e pessimistica visione del mondo, non pu indicare la strada per uscire dalla crudele morsa del mondo, poich venuto meno il suo potere conoscitivo ed interpretativo del reale, a causa della perdita, da parte del soggetto, della fiducia nella possibilit di una corrispondenza logica ed analogica, tra io e mondo, pu solo offrire qualche storta sillaba e secca come un ramo, pu solo rappresentare questa condizione negativa, rinvenendola negli oggetti attraverso il correlativo oggettivo. La poesia ancora il risultato della consapevolezza della negativit, di questo non essere delluomo. Negli Ossi di seppia tale negativit riscontrabile nel medesimo titolo della raccolta: gli ossi rappresentano il correlativo oggettivo della condizione delluomo, ridotto appunto a rifiuto, ad inutile rottame dellesistenza, espulso, esiliato dalla vita, quella reale, autentica, vera, rappresentata dal mare. La tematica del detrito comporta un sentimento di scacco e di fallimento esistenziale e sociale, ma non esclude totalmente un riscatto, un appiglio, una salvezza.Ma dove trovare questo appiglio, dove rintracciare una qualche piccola possibilit di salvezza? Paradossalmente proprio nella condizione di rifiuto, proprio nella diversit che tale condizione determina la leggerezza. Solo grazie a questa losso potr galleggiare sulle onde e confondersi con la natura, con larmonia cosmica e diventare quasi parte di questa, perch in fondo questo il tormento delluomo, non poter essere in armonia con il cosmo, non poter aderire completamente alla natura. La leggerezza anche, da un punto di vista pratico, la possibilit di vivere in un piccolo mondo infantile, protetto ma fragile, che consenta un minimo di libert adolescenziale, quella negata alluomo che vive nel momento della decisione e dellinserimento nella vita sociale. Ma restare nel mondo degli incanti adolescenziali significa rifiutare le responsabilit di una vita adulta, significa allontanarsi da quella che la vita reale, significa essere vili. Con la fine dellinfanzia luomo deve dire addio al grembo protettivo, in cui ladesione al ritmo cosmico era spontanea e naturale. Il distacco da quellet mitica, avviene con il minuto violento della consapevolezza che distrugge ogni illusione. Quellet perduta possibile riviverla soltanto nella dimensione della memoria. Quella montaliana per una memoria difficile, fatta di ricordi fulminei destinati subito a svanire, ad allontanarsi, a diventare di un altro; una memoria che cigola per un ingranaggio, per un meccanismo non funzionante e non controllabile. Nonostante questo, il ricordo spesso un talismano che, per pochi istanti, pu introdurre luomo nel miracolo della salvezza; un miracolo, per, avvertito, creduto, ma non reale e presto dimenticato. Ogni possibilit di salvezza, di miracolo, di prodigio, affidata ad una memoria fragile ed involontaria (a differenza di quella leopardiana), che difficilmente riuscir ad assolvere la propria funzione, ad una memoria inadeguata ed arbitraria: lei che decide chi deve apparire in ricordo e chi no, lei che poi deforma il passato, lo fa vecchio. E questa, dunque, una memoria che ha come sua parte fondante loblio e che da questo regolata e resa crudele, poich non solo impone ci che indesiderato, ma sottrae anche il ricordo desiderato. Questa crudelt propria di una memoria quale presente negli Ossi di seppia, grigia, stanca, scialba, dilavata e terribile. Nella seconda edizione di Ossi di seppia compare un testo-chiave, Arsenio, in cui il poeta condensa gli elementi che caratterizzano il "personaggio che dice io" in questo primo libro. Arsenio, che in parte rappresenta lo stesso Montale (non certo per caso in rima con Eugenio), reincarna il tipico eroe negativo, o antieroe, romantico o decadente, del quale proprio in quegli anni Montale scopriva e proclamava, primo forse tra gli italiani, la grandezza. Arsenio incapace di vivere. Montale stato definito il poeta della disperazione perch, chiuso in un freddo e insensibile dolore, proietta il suo male di vivere sul mondo circostante, dando quasi origine ad una sofferenza che non solo umana, ma addirittura cosmica e universale. La sua visione pessimistica dellesistenza, specie nella consapevolezza della negativit di ogni mitologia o ideologia, che per non significa isolamento e rifiuto di vivere, lo spinge verso limpegno a oggettivare le cose, i paesaggi, i modi di sentire, gli eventi che possono tradurre ogni sua particolare emozione. Per lui la vita una terra desolata in cui gli uomini, gli oggetti e la stessa natura sono soltanto squallide e nude presenze senza significato. In tal modo il Vivere precipita verso il Nulla. Ci nonostante, Montale alla ricerca di un varco, di una smagliatura, da cui poter fuggire per salvarsi. La sua una negativit che, anche se vanamente, ricerca la positivit. Infatti, nella negazione totale si offre una speranza di salvezza, di una grazia riservata a chi sapr fuggire da se stesso e dalla propria chiusura. La parola di Montale indica con precisione degli oggetti definiti e concreti e stabilisce tra di essi una trama di relazioni complesse cui fa capo lo stesso soggetto poetante il cui fine ultimo scoprire la direzione e il senso proprio della vita, una parola quindi molto ricercata. A questo proposito, la poesia di Montale stata strettamente connessa alla poetica delle cose, molto simile a quella Pascoliana. GLI SCRITTI MONTALIANI (DA OSSI DI SEPPIA)
SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
1 Spesso il male di vivere ho incontrato:
2 era il rivo strozzato che gorgoglia, 3 era l'incartocciarsi della foglia 4riarsa, era il cavallo stramazzato.
5 Bene non seppi; fuori del prodigio
6 che schiude la divina Indifferenza: 7 era la statua nella sonnolenza 8 del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
IL LIVELLO TEMATICO
Il testo descrive esplicitamente il concetto montaliano del male di
vivere ed offre un chiaro esempio di correlativo/oggettivo, ossia del rapporto che la parola stabilisce con gli oggetti da essi nominati, cio delloggetto come espressione di uno stato danimo. Nel primo verso, luso della prima persona suggerisce un movimento che va dal personale al concreto, dal soggettivo alloggettivo. Utilizzando la forma verbale ho incontrato il poeta materializza il concetto del male di vivere, identificandolo quasi come una persona reale, sottolineando in tal modo la vitalit e la realisticit del contatto con esso. Questo male si identifica direttamente con gli emblemi che lo rappresentano: il rivo strozzato, immagine che ritrae lacqua costretta a fluire attraverso una strettoia , lincartocciarsi della foglia riarsa e il cavallo stramazzato, che oramai stanco e corroso dalla fatica si abbandona a se stesso e si lascia cadere a terra. In opposizione al male di vivere che si manifesta negli aspetti pi comuni della Natura, non vi pu essere per Montale altro bene che latteggiamento di stoico distacco e di indifferenza assunto dalla divinit di fronte alla miseria del mondo. Ai tre emblemi del male si oppongono tre correlativi oggettivi di questa specie di bene: la statua, la nuvola e il falco.
LIVELLO RITMICO METRICO
Sono due quartine di endecasillabi tranne lultimo un senario
doppio; rime incrociate (ABBA) nella prima quartina; anomale nella seconda quartina (CDDA); lultimo verso, di quattordici sillabe, ipermetro.
LIVELLO RETORICO
Nella poesia si possono evidenziare le seguenti figure retoriche:
II Verso: Il rivo strozzato = metafora ( il ruscello paragonato alla vita) III Verso: Lincartocciarsi della foglia = metafora IV Verso: Il cavallo stramazzato = metafora VII Verso: La statua = metafora (limmobilit e linsensibilit) VIII Verso: La nuvola = metafora (linconsistenza e limprendibilit) Il falco = metafora ( lontananza e libert istintiva) III/IV Verso della foglia/riarsa = enjambement VII/VIII Verso.nella sonnolenza/del meriggio = enjambement II III IV Verso .era il rivo.era lincartocciarsi.era il cavallo = anafora fascismo. Di qui lo scatenamento della seconda guerra mondiale a causa dei nazisti tedeschi. La guerra del 1939-45, ebbe caratteristiche politiche e ideologiche diverse dalla prima. La guerra del 1939-45 stata una guerra mondiale, invece quella del 1914-18 stata una guerra prevalentemente europea. Nessuna guerra vide mai i massacri e i genocidi commessi dalla Germania nazista.