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GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 22 ottobre 1978

Desidero riprendere la magnifica abitudine dei miei Predecessori e


recitare insieme con voi, cari Fratelli e Sorelle, lAngelus Domini.

terminata da poco la solenne Messa di inaugurazione del mio


ministero di Successore di Pietro. Per vivere intensamente questo
momento storico, dovevamo fare la professione di fede in comune, che
recitiamo ogni giorno nel Credo degli apostoli: Credo nella santa
Chiesa cattolica, e nel Credo niceno-costantinopolitano: Credo la
Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica.

Tutti insieme ci siamo resi consapevoli di questa meravigliosa verit


sulla Chiesa, che il Concilio Vaticano II ha spiegato in due documenti:
nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium e nella Costituzione
pastorale Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo.

Ora, dobbiamo andare ancora pi in profondit. Dobbiamo arrivare a


questo momento della storia del mondo, quando il Verbo si fa Carne.
Quando il Figlio di Dio diventa lUomo. La storia della salvezza
raggiunge il suo culmine e nello stesso tempo, inizia di nuovo nella
sua forma definitiva quando la Vergine di Nazaret accetta lannunzio
dellAngelo e pronunzia le parole: Fiat mihi secundum verbum
tuum: avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38).

In quel momento viene quasi concepita la Chiesa. Riandiamo quindi


allinizio del mistero. E in esso abbracciamo ancora una volta tutto il
contenuto della solennit odierna. In esso abbracciamo tutto il
passato della cristianit e della Chiesa, la quale, qui, a Roma, ha
trovato il suo centro. In esso cerchiamo di abbracciare tutto il futuro
del pontificato, del Popolo di Dio e di tutta la famiglia umana, perch
la famiglia prende inizio dalla volont del Padre, ma sempre viene
concepita sotto il cuore della Madre.

Con questa fede e con questa speranza preghiamo.

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ANGELUS

Domenica, 29 ottobre 1978

Cari Fratelli e Sorelle.

Ecco che cincontriamo di nuovo come una settimana fa per recitare


insieme lAngelus. passata presto questa settimana, ricca di
importanti incontri e visite.

Oggi, ultima domenica di ottobre, desidero attirare la vostra


attenzione sul Rosario. Ottobre infatti in tutta la Chiesa il mese
dedicato al Rosario.

Il Rosario la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa!


Meravigliosa nella sua semplicit e nella sua profondit. In questa
preghiera ripetiamo molte volte le parole che la Vergine Maria ud
dallArcangelo e dalla sua parente Elisabetta. A queste parole si
associa tutta la Chiesa. Si pu dire che il Rosario , in certo modo, un
commento-preghiera dellultimo capitolo della CostituzioneLumen
Gentium del Vaticano II, capitolo che tratta della mirabile presenza
della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Difatti, sullo
sfondo delle parole Ave, Maria, passano davanti agli occhi dellanima
i principali episodi della vita di Ges Cristo. Essi si compongono
nellinsieme dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, e ci mettono in
comunione viva con Ges attraverso potremmo dire il Cuore della
sua Madre. Nello stesso tempo il nostro cuore pu racchiudere in
queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita
dellindividuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e
dellumanit. Vicende personali e quelle del prossimo, e in modo
particolare di coloro che ci sono pi vicini, che ci stanno pi a cuore.
Cos la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana.

Durante le ultime settimane ho avuto modo di incontrare molte


persone, rappresentanti di varie nazioni e di ambienti diversi, come
pure di varie chiese e comunit cristiane. Voglio assicurare che non
ho mancato di tradurre questi rapporti nel linguaggio della preghiera
del Rosario, perch tutti potessero ritrovarsi nel cuore della preghiera
che d a tutto una piena dimensione.

In queste ultime settimane ho avuto, come pure la Santa Sede,


numerose prove di benevolenza da parte degli uomini di tutto il
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mondo. La mia gratitudine voglio tradurla in decine del Rosario per
poter esprimerla in preghiera, oltre che in un modo umano; in questa
preghiera cos semplice e cos ricca. Esorto tutti cordialmente a
recitarla.

Ieri pomeriggio sono stato nelle grotte della Basilica Vaticana a


celebrare la Messa per il trigesimo della morte del mio Predecessore,
Papa Giovanni Paolo I; e ieri ricorreva come ben sapete anche il
ventesimo anniversario dellelezione di Papa Giovanni XXIII, la cui
figura paterna sempre viva nel cuore dei fedeli.

Giovanni XXIII stato un papa che ha molto amato e che stato


immensamente amato. Ricordiamolo nella preghiera e, soprattutto,
cerchiamo di mettere in pratica la preziosa eredit degli insegnamenti
che egli ci ha lasciato con la sua parola, col suo esempio di fedelt
alla tradizione e di aggiornamento, con la sua vita e con la sua pia
morte.

ANGELUS

Solennit di tutti i Santi

Mercoled, 1 novembre 1978

Oggi domando, in modo del tutto particolare, a voi qui riuniti per
recitare con me lAngelus, che vi fermiate un momento a riflettere sul
mistero della liturgia del giorno.

La Chiesa vive in una grande prospettiva. Questa prospettiva


laccompagna sempre, la plasma continuamente e la indirizza verso
leternit. La liturgia del giorno evidenzia la realt escatologica, realt
che scaturisce da tutto il piano di salvezza e insieme dalla storia
delluomo, realt che d il senso ultimo allesistenza stessa della
Chiesa e alla sua missione.

Perci viviamo con tanta intensit la solennit di Tutti i Santi, come


pure il giorno di domani: la Commemorazione di tutti i defunti. Questi
due giorni racchiudono in s, in modo particolare, la fede nella vita
eterna (le ultime parole del Credo apostolico).

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E bench questi due giorni mettano dinanzi agli occhi della nostra
anima lineluttabilit della morte, essi, nello stesso tempo, danno una
testimonianza della vita.

Luomo che secondo le leggi della natura condannato a morte,


luomo che vive nella prospettiva dellannientamento del suo corpo,
questuomo esiste, in pari tempo, nella prospettiva della vita futura ed
chiamato alla gloria.

La solennit di Tutti i Santi mette dinanzi agli occhi della nostra fede
tutti coloro che hanno gi raggiunto la pienezza della loro chiamata
allunione con Dio. Il giorno che commemora i defunti fa convergere i
nostri pensieri verso coloro che, lasciato questo mondo, attendono
nellespiazione di raggiungere quella pienezza damore che lunione
con Dio richiede.

Si tratta di due giorni grandi per la Chiesa, che, in un certo modo,


prolunga la sua vita nei suoi santi e anche in tutti coloro che per
mezzo del servizio alla verit e allamore si sono preparati a questa
vita.

E perci la Chiesa, nei primi giorni di novembre, si unisce in modo


particolare al suo Redentore che, tramite la sua morte e la sua
risurrezione, ci ha introdotto nella realt stessa di questa vita. E nello
stesso tempo ha fatto di noi un regno di sacerdoti per suo Padre.

proprio oggi che anchio, nel raccoglimento, ringrazio il Signore per i


trentadue anni di sacerdozio che cadono appunto nella solennit di
Tutti i Santi.

E perci, alla nostra comune preghiera aggiunger una particolare


intenzione per le vocazioni sacerdotali nella Chiesa di tutto il mondo.
Mi rivolgo a Cristo perch chiami molti giovani e dica loro: Vieni e
seguimi. E chiedo ai giovani di non opporsi, di non rispondere: no.
A tutti domando di pregare e di collaborare per le vocazioni.

La messe grande.

La festivit di Tutti i Santi ci dice proprio quanto abbondante sia la


messe.

Non la messe della morte, ma della salvezza.

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Non la messe del mondo, immagine passeggera, ma la messe di
Cristo, che dura nei secoli.

ANGELUS

Domenica 5 novembre 1978

Sia lodato Ges Cristo!

Desidero dedicare lodierna domenica specialmente ai Santi Patroni


dItalia. Mi rendo conto del fatto che salendo sulla Sede di Pietro a
Roma mi sono trovato al centro della storia di questo Paese e di
questa Nazione.

LItalia! Chi non conosce il suo passato collegato con la potenza


dellantica Roma! Roma-citt e Roma-impero. Proprio al cuore di
questo antico impero venuto Pietro, a cui Cristo aveva detto
conferma i tuoi fratelli (Lc 22,32). A questa citt Pietro stato
diretto dallonnipotente mano del Signore quando lo strapp dal
carcere di Gerusalemme, dalle catene di Erode.

Nel recinto del Conclave, dopo lelezione, pensavo: che cosa dir ai
Romani quando mi presenter dinanzi ad essi come il loro Vescovo,
provenendo da un Paese lontano, dalla Polonia? Mi venuta allora
in mente la figura di San Pietro. Ed ho pensato cos: Quasi duemila
anni fa anche i vostri Avi hanno accettato un Nuovo Venuto; adesso
quindi voi pure accoglierete un altro: accoglierete anche Giovanni
Paolo II, come avete accolto una volta Pietro di Galilea.

Forse non conviene ritornare su questo argomento, quando il


susseguirsi delle circostanze ha confermato con quale cordialit, dopo
tanti secoli, avete accolto un Papa non-italiano. Desidero quindi
rendere grazie anzitutto a Dio, e poi anche a voi per la magnanimit
dimostratami prima ed ora. E proprio oggi voglio corrispondere in
modo del tutto particolare alla vostra accoglienza.

Per questo mi reco dai vostri Santi Patroni, ad Assisi, la citt di San
Francesco, e alla tomba di santa Caterina da Siena che si trova, come
sapete, nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma
(purtroppo, il tramonto del sole nel mese di novembre non mi
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permette, nello stesso giorno, di andare anche a Siena, come avrei
tanto desiderato). In questo modo Giovanni Paolo II intende inserirsi
nella storia della salvezza che si impressa, in modo cos eloquente e
abbondante, nella storia dItalia ed in diversi luoghi di questo Paese.

LItalia! Roma! Questi nomi mi sono stati sempre vicini e cari. La


storia della Polonia, la storia della Chiesa, nella mia Patria, sono
piene di avvenimenti, che mi avvicinavano Roma e allItalia, e che me
le rendevano care, direi mie.

Cracovia, la citt dalla quale provengo, spesso viene chiamata la


Roma polacca. Spero che, venendo dalla Roma polacca alla Roma
eterna, potr, come Vescovo di Roma, servire sotto la protezione della
Madre della Chiesa e dei vostri Santi Patroni, tutti, ma in modo
particolare questa vostra amata terra e gli uomini che mi hanno
accolto con tanta benevolenza.

Recitiamo lAngelus Domini.

Preghiamo per Roma e per lItalia.

Raccomandiamo nella preghiera tutti gli abitanti di questa terra cos


benedetta da Dio.

Raccomandiamo anche tutti i suoi morti, tutti i caduti e i dispersi,


vittime della guerra.

ANGELUS

Domenica 12 novembre 1978

Cari Fratelli e Sorelle.

La giornata di oggi ha per me un significato particolare.Oggi infatti,


prendendo possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano, mi
accingo ad assumere, nella scia dei miei Venerabili Predecessori, la
Cattedra di Vescovo della Diocesi di Roma.

Mi sono preparato a questo atto mediante lincontro con il Cardinale


Ugo Poletti, Vicario della Citt, con Monsignor Vicegerente e con i
Vescovi Ausiliari, che mi hanno delineato linsieme delle attivit
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pastorali diocesane e la loro organizzazione. Di particolare
importanza, in questa preparazione, stato per me lincontro con il
Clero Romano, avvenuto il 9 novembre, proprio nella festivit della
Dedicazione della Basilica Lateranense e, lindomani, lincontro con le
religiose, di cui la diocesi di Roma particolarmente ricca.

La cerimonia in Laterano avr luogo questoggi alle ore 17.

Desidero fin da ora, vedendovi cos numerosi in piazza San Pietro per
il consueto Angelus di mezzogiorno, porgere il mio cordialissimo
saluto a Roma, a tutti i Romani, che ormai sono diocesani del nuovo
Papa. Saluto le famiglie: i genitori e i loro figli!

Saluto i Giovani!

Saluto tutti i Malati, e, in particolare, coloro che sono ricoverati nei


numerosi ospedali e cliniche della nostra Citt. Insieme con essi
saluto i Medici, tutti gli addetti ai Servizi Sanitari, i Cappellani e le
Suore.

Saluto tutte le persone anziane e coloro che soffrono nella solitudine.

Saluto tutte le Scuole, gli Atenei di Roma e, in modo speciale, le


Universit Pontificie, Professori e Studenti!

E inoltre porgo un saluto cordiale ad ogni parrocchia di Roma, ad


ognuna singolarmente e a tutte insieme.

In questi giorni ho notato che molti giornali riportavano la notizia che,


dopo la mia elezione al pontificato, diverse persone, soprattutto
giornalisti, si sono recati a visitare la parrocchia da cui provengo,
Wadowice, nellarcidiocesi di Cracovia. Allattuale parroco che, tempo
fa, fu anche mio professore di religione nella Scuola Media, stato
ripetutamente chiesto di mostrare il registro dei Battezzati del 1920,
dove scritto il mio nome e sono segnate le annotazioni circa la mia
Ordinazione, la Consacrazione Episcopale, la chiamata a far parte del
Collegio dei Cardinali e, infine, quanto avvenne il 16 ottobre di
questanno.

Con commosso pensiero sono riandato alla mia parrocchia nativa.


Essa mi ricorda che ogni parrocchia la comunit fondamentale del
Popolo di Dio, in cui Cristo presente per mezzo del Vescovo e dei
sacerdoti che operano in sua vece.

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Cos, questoggi, penso anche, con grande commozione, ad ogni
parrocchia di Roma. Penso a tutte queste comunit, cellule vive della
Chiesa di questa diocesi, che il Signore mi ha affidato in modo cos
mirabile.

Posando il piede sulla soglia della Basilica Lateranense, lo poso, nello


stesso tempo, sulla soglia di ogni parrocchia, sulle soglie di tutte le
parrocchie, che a Roma raggiungono il numero di 296.

In questo giorno cos solenne e cos importante per il nuovo Vescovo


di Roma, abbraccio tutti col pensiero e col cuore, e mi raccomando ai
vostri pensieri e ai vostri cuori. Mi raccomando soprattutto alle vostre
preghiere.

Recitiamo lAngelus, ricordando in particolare i Vescovi di Roma


defunti![...].

So che sono presenti stamane gli aderenti alla Confederazione


Nazionale Coltivatori Diretti del Lazio, i quali celebrano oggi la
Giornata del ringraziamento. Desidero rivolgere loro una parola di
saluto e di plauso. giusto ringraziare Dio. giusto sempre, ma lo
in particolare al termine di unannata agricola, nella quale si potuto
sperimentare ancora una volta la bont di Dio nellabbondanza dei
frutti della terra.

Lo stupore ammirato e la riconoscenza gioiosa sono atteggiamenti


spontanei nellanima di chi sa risalire, attraverso i beni materiali, al
generoso Creatore di ogni cosa. Vi dir, dunque, con San Paolo: State
sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendere grazie
(1Ts 5,16-18) [...].

Saluto poi i membri del Movimento Cristiano Lavoratori, riuniti in


questi giorni a Roma per il loro Consiglio Nazionale. Testimoniare
Cristo nel mondo del lavoro: ecco il vostro impegno e il vostro
programma. Vi sostenga e vi accompagni la mia benedizione.

ANGELUS

Domenica 19 novembre 1978

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Oggi recitiamo lAngelus in occasione della domenica.

In numerosi luoghi tuttavia c la bella usanza di recitarlo durante il


lavoro, anche nei giorni feriali. Quando la campana suona allAngelus,
la gente interrompe per qualche momento il lavoro e ricorda il mistero
dellIncarnazione del Verbo eterno, mistero congiunto con
lAnnunciazione dellAngelo a Maria. una bella usanza e densa di
significato, ma che, purtroppo, nella nostra vita industrializzata e
frettolosa sembra dileguarsi. Nonostante tale situazione, non
possiamo dimenticare la profonda verit che contiene in s lantico
detto dei Benedettini: Ora et labora: prega e lavora.

La preghiera unisce gli uomini con Dio e li affratella.

In questa domenica, nella quale in Italia si celebra la Giornata


dellEmigrante, desidero, con questa comune preghiera, unirmi a
tutti coloro che, per motivi diversi, soprattutto per ricerca di lavoro, di
guadagno, di migliori condizioni di vita, si trovano fuori della patria,
fuori dellItalia.

Lemigrazione un fenomeno universale. impossibile racchiudere in


poche parole tutto ci che si dovrebbe dire a questo proposito. Una
cosa certa. Bisogna in questo giorno trasferirsi, col pensiero e col
cuore, da tanti nostri focolari domestici, da tante localit del nostro
suolo patrio, in altri Paesi, in altre localit, in altri luoghi di lavoro, l
dove vivono e operano figli e figlie della terra italiana. Ci ricordiamo
sempre di loro. I nostri sentimenti e auguri li seguono. Dio benedica
la loro vita e il loro lavoro. Che essi non dimentichino coloro che
hanno lasciato. Sappiano che noi pensiamo a loro, ci prendiamo cura
di loro e preghiamo per loro.

LEpiscopato Italiano, per mezzo di una Commissione speciale,


mantiene un contatto continuo con gli emigrati. Parimenti fanno le
altre Conferenze Episcopali (ad esempio, la Conferenza dellEpiscopato
Polacco, la cui attivit in questo campo mi ben nota).

Carissimi Fratelli e Sorelle!

Dovunque vi troviate nel mondo, perseverate nella fede e conservate la


nobile eredit, riportata dalla terra natia.

Vi raccomandiamo al Buon Pastore, Cristo, e a sua Madre.

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Interrompete per un momento gli altri impegni e soffermatevi in
spirito qui, con noi. Recitiamo insieme lAngelus [...]

[Saluto alle bambine di Padova]

Un affettuoso saluto e un sincero plauso desidero rivolgere alle


alunne della quinta classe della Scuola elementare parificata Pel-
Tono di Este, in provincia di Padova, che sono venute a Roma per
ricevere il Premio nazionale di bont Livio Tempesta per lanno
1978. Brave! Veramente brave, carissime bambine! La vostra generosa
dedizione verso gli altri sia incoraggiamento per tutti ad essere
sempre pi buoni col prossimo, per rendere migliore la societ. Vi
accompagna la mia particolare Benedizione Apostolica, che estendo
alla vostra Maestra, ai vostri Superiori, ai vostri genitori e a tutti i
vostri piccoli e grandi amici.

ANGELUS

Domenica 26 novembre 1978

1. Oggi la festa di Cristo Re delluniverso.

Mentre pensavo che cosa dirvi questoggi, carissimi Fratelli e Sorelle


riuniti per lAngelus, mi venuto in mente che in questa festa
dovrebbero anzitutto risuonare qui s, proprio qui, davanti alla
facciata della Basilica di San Pietro, nel cuore di Roma le parole del
Vangelo di San Giovanni.

Disse Pilato: Tu sei il re dei Giudei?. Ges rispose: Dici questo da


te oppure altri te lhanno detto sul mio conto?. Pilato rispose: Sono
io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato
a me, che cosa hai fatto?. Rispose Ges: Il mio regno non di
questo mondo (Gv 18,33-36).

Queste parole ci ricordano eventi passati, che ebbero luogo nelle


lontane periferie del grande Impero Romano. Tuttavia non sono senza
significato. Forse risuonano ancora in esse problemi odierni, attuali.
Forse in questo dialogo si potrebbero ritrovare, almeno sotto certi
aspetti, gli stessi dibattiti che avvengono oggi.

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Cristo risponde alla domanda del giudice e dimostra che laccusa
contro di lui infondata. Egli non tende al potere temporale.

Poco dopo verr flagellato e incoronato di spine. Verr schernito, e lo


insulteranno, dicendo: Salve, re dei Giudei (Gv 19,3). Ma Ges tace,
come se volesse col suo silenzio esprimere fino in fondo quel che gi
prima aveva risposto a Pilato.

2. Ma questa non era ancora la risposta completa. E Pilato lo sentiva.


E per questo domand per la seconda volta: Dunque tu sei re? (Gv
18,37).

Strana domanda, strana dopo tutto ci che Cristo aveva dichiarato


con tanta fermezza. Ma Pilato sentiva che la negazione dellaccusato
non esauriva tutto: nel profondo di questa negazione era nascosta
unaffermazione. Quale? Ed ecco Cristo aiuta Pilato-giudice a trovarla:
Tu lo dici, io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono
venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verit. Chiunque
dalla verit, ascolta la mia voce (Gv 18,37).

Dobbiamo tutti riflettere bene sulla negazione e sullaffermazione di


Cristo.

Laffermazione di Ges non appartiene al processo che una volta si


tenne nei lontani territori dellImpero Romano, ma sta sempre al
centro della nostra vita. attuale. Debbono rifletterci sopra sia coloro
che emanano le leggi, sia coloro che governano gli stati, sia coloro che
giudicano.

Su questa affermazione deve riflettere ogni cristiano, ogni uomo, che


pur sempre un cittadino, e che di conseguenza appartiene ad una
definita comunit politica, economica, nazionale, internazionale.

3. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per
rendere testimonianza alla verit, dice Cristo Re davanti al
tribunale del governatore-giudice, in attesa della sentenza che di l a
poco sarebbe stata emessa.

A tale proposito ascoltiamo ancora ci che disse il Concilio Vaticano


II: La Chiesa, che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza,
in nessuna maniera si confonde con la comunit politica e non
legata ad alcun sistema politico, insieme il segno e la salvaguardia
del carattere trascendente della persona umana (Gaudium et Spes,
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Cos pensa e cos parla la Chiesa contemporanea.

La Chiesa vuole essere fedele a ci che Cristo ha detto. Questa la


sua ragion dessere.

A questo proposito, il pensiero ci porta a quei nostri fratelli, che sono


processati, e che forse sono condannati a morte se non a quella
corporale, almeno a quella civica perch professano la loro fede,
perch sono fedeli alla verit, perch difendono la vera giustizia.

Bisogna riconoscere che anche nel mondo di oggi non mancano


purtroppo simili situazioni. In questo giorno di Cristo Re pertanto
necessario che sia messa in rilievo la somiglianza di coloro che le
soffrono allo stesso Cristo, processato e condannato dinanzi al
tribunale di Pilato.

Preghiamo ogni giorno: venga il tuo regno.

Non dobbiamo mai dimenticare coloro che pagano la loro fedelt al


Regno di Dio con la condanna, con le discriminazioni, con le
sofferenze, con la morte. necessario che questo sia ricordato da noi
tutti nel ritrovarci davanti alla facciata della Basilica di San Pietro per
recitare lAngelus.

ANGELUS

Domenica 3 dicembre 1978

1. Oggi la prima domenica di Avvento. Comincia il nuovo anno


liturgico: ogni anno, infatti, iniziando dalla prima domenica di
Avvento, la Chiesa, attraverso il ciclo delle domeniche e delle feste,
cerca di renderci consapevoli dellopera salvifica di Dio nella storia
delluomo, dellumanit e del mondo. Proprio per questo adventus,
che vuol dire venuta, Dio viene alluomo, e questa una dimensione
fondamentale della nostra fede. Noi viviamo la nostra fede, quando
siamo aperti alla venuta di Dio, quando perseveriamo nellAvvento.
LAngelus che recitiamo ci ricorda come era aperta alla venuta di Dio
la Vergine Maria: ella ci introduce nellAvvento.

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2. Oggi, per la prima volta, mi reco in visita pastorale ad una
parrocchia di Roma: la parrocchia di San Francesco Saverio, alla
Garbatella. Mi reco in questa parrocchia come Vescovo, per dare
testimonianza al mistero dellAvvento, che forma la vita della
parrocchia perch plasma la vita di ogni parrocchiano.

Penso, soprattutto, allAvvento che si realizza nel Sacramento del


Santo Battesimo. Ecco, un uomo viene al mondo: nasce come figlio
dei suoi genitori; viene al mondo con leredit del peccato originale. I
genitori, consapevoli di tale eredit e ispirati dalla fede nelle parole di
Cristo, portano il loro figlio al Battesimo. Essi desiderano aprire
lanima del loro bambino alla venuta del Salvatore, al suo Avvento.
Cos lAvvento indica linizio della nuova vita: viene tolto, in un certo
senso, da questo bambino il sigillo del peccato originale, e viene
innestato in lui linizio della nuova vita, della vita divina. Poich il
Cristo non viene con le mani vuote: egli ci porta la vita divina; egli
vuole che noi abbiamo la vita e labbiamo in abbondanza
(cf.Gv 10,10).

Sappiamo che ogni parrocchia un luogo in cui si battezza. Nella


comunit del Popolo di Dio, che porta il nome di San Francesco
Saverio, ogni anno vengono battezzati tanti Romani che nascono nella
nostra citt, appunto in questa parrocchia. E cos essa diviene il
luogo della Venuta: continuamente persevera nellAvvento, e in
ogni suo nuovo parrocchiano aspetta la venuta del Signore.

Pensiamoci sopra.

3. E pensiamo ancora, in questa prima domenica di Avvento, ad un


altro fatto. Ho ricordato San Francesco Saverio, perch proprio oggi, 3
dicembre, lo ricorda la Chiesa. noto che egli fu un grande
missionario dellOriente, dellEstremo Oriente.

Ebbene, in questi ultimi giorni, il mio cuore e i miei pensieri sono


spesso andati allEstremo Oriente, al Vietnam, perch ci giunta la
notizia della morte del Cardinale Joseph-Marie Trin-Nhu-Khu,
Arcivescovo di Hanoi nel Vietnam. Appena due settimane fa, lho
incontrato qui e ho parlato con lui. Nonostante i suoi 79 anni di vita
(e di vita difficile), sembrava giovane e vivace. Tuttavia, let avanzata
ha le sue leggi, ed ecco arrivata la notizia della sua morte. Ricordo,
dunque, oggi questo pastore fedele e tenace: ricordo questo servitore
di Dio, il quale in mezzo ai suoi connazionali ha dato una

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testimonianza tanto eloquente a Cristo, nel suo Paese, il Vietnam, cos
lontano e al tempo stesso cos vicino al cuore della Chiesa.

Pure questo un tema di Avvento. Forse, allultimo momento della


sua vita, quel Pastore e Vescovo, il Cardinale Trin-Nhu-Khu,
riuscito ancora a pronunciare le parole Vieni, Signore Ges
(Ap 22,20), per sentire poi la sua risposta: S, verr presto!.

Del Vietnam si torna a parlare molto in questi giorni. Tutti avete


seguito le notizie riferite dai giornali.

Preghiamo pertanto per quei Vietnamiti che, lasciata la loro terra,


soffrono perch non trovano chi con senso di umanit li accolga o chi
venga incontro ai loro disagi e alle loro necessit.

Nellauspicare che lappello rivolto dalla Santa Sede mediante le


Nazioni Unite raggiunga lo scopo desiderato, vi invito tutti a pregare
perch il Signore sostenga e benedica gli sforzi di quanti si prodigano
per venire incontro a questi fratelli in difficolt.

Per questa intenzione e per la Chiesa in Vietnam recitiamo lAngelus.

ANGELUS

Venerd 8 dicembre 1978

1. Fra poco reciteremo lAngelus. In questa preghiera ricorderemo


lavvenimento che accaduto in una citt della Galilea chiamata
Nazaret. Lavvenimento che aspettava tutto il mondo immerso nel
buio dellavvento, dellattesa.

Ti saluto, o piena di grazia, il Signore con te (Lc 1,28).

Queste sono le parole di Dio che lAngelo rivolge ad una povera


ragazza di Nazaret, di nome Miriam (Maria), i cui genitori, secondo la
tradizione, erano Gioacchino e Anna, e che dai primissimi anni
desiderava appartenere senza riserva, completamente, al Signore,
come testimonia la commemorazione della Presentazione che viene
ricordata ogni anno il 21 novembre.

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2. Ave, o piena di grazia. Che cosa significano queste parole?
LEvangelista Luca scrive che Maria (Miriam), a queste parole
pronunciate dallAngelo, rimase turbata e si domandava che senso
avesse tale saluto (Lc 1,29).

Queste parole esprimono una elezione singolare. Grazia significa una


pienezza particolare della creazione attraverso la quale lessere, che
rassomiglia a Dio, partecipa alla stessa vita interiore di Dio. Grazia
vuol dire lamore e il dono di Dio stesso, il dono completamente libero
(dato gratuitamente) in cui Dio affida alluomo il suo Mistero,
dandogli, nello stesso tempo, la capacit di poter testimoniare il
Mistero, di colmare di esso il suo essere umano, la sua vita, i pensieri,
la volont e il cuore.

La pienezza di grazia costituita dal Cristo stesso. Maria di Nazaret


riceve Cristo, e insieme con Cristo e per Cristo Ella riceve la pi piena
partecipazione al Mistero eterno, alla vita interiore di Dio: del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. Tale partecipazione la pi piena di
tutto il creato, sovrasta tutto ci che separa luomo da Dio. Esclude
anche il peccato originale: leredit di Adamo. Il Cristo, che lartefice
della vita divina, cio della Grazia in ciascun uomo, mediante la
Redenzione da lui compiuta, deve essere particolarmente generoso
con sua Madre. Deve redimerla in modo particolarmente
sovrabbondante dal peccato (copiosa apud eum redemptio: grande
presso di lui la redenzione) (Sal129,7). Questa generosit del Figlio
verso la Madre risale al primo momento della sua esistenza. Si
chiama Immacolata Concezione.

3. Cento anni fa morto un grande Papa, il Servo di Dio Pio IX.


Ricordiamoci oggi con quali parole egli ha espresso la dottrina della
Chiesa sullImmacolata Concezione: Con lautorit di Nostro Signore
Ges Cristo, dei beati apostoli Pietro e Paolo e nostra dichiariamo,
pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale afferma che la
beatissima Vergine Maria nel primo istante del suo concepimento, per
singolare grazia e privilegio concessole da Dio Onnipotente, in
previsione dei meriti di Ges Cristo Salvatore del genere umano, fu
preservata immune da ogni macchia di peccato originale, verit
rivelata da Dio e perci da credersi fermamente e costantemente da
tutti i fedeli (Pio IX, Ineffabilis Deus).

Ritenuto tutto ci nella memoria, recitiamo oggi lAngelus Domini


con una emozione particolare.

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Con questo saluto dellAngelo prega Roma, tutta la Chiesa e il mondo.

[In polacco:]

Con questo saluto dellAngelo prega la Chiesa in Polonia, ricordando il


Beato Massimiliano Kolbe, che ha legato tutta la sua santit e tutta la
sua attivit apostolica allImmacolata e che ha fondato la sua vita su
questo primo mistero con il quale Dio stesso ha segnato linizio
terreno della Madre di Cristo e della Chiesa.

ANGELUS

Domenica 10 dicembre 1978

1. Nel tempo dellAvvento la Chiesa si unisce in modo particolare a


Maria Santissima. Ella, infatti, per noi di grande esempio in
quellattesa della venuta di Cristo, che pervade tutto questo periodo.
In lei tale attesa, dal momento stesso dellIncarnazione del Verbo,
assume una forma concreta: diventa maternit.Sotto il suo cuore
verginale pulsa gi la nuova vita: la vita del Figlio di Dio, che divent
uomo nel suo grembo. Maria tutta Avvento!

Ed ecco la vediamo recarsi, dopo lannunciazione, dalla Galilea verso


il meridione, per visitare la sua parente Elisabetta in Ain-Karin. L,
proprio sulla soglia della casa di Elisabetta e di Zaccaria, verranno
pronunciate le parole, che noi ripetiamo ogni volta che salutiamo
Maria: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del seno tuo.

2. In questo momento il nostro pensiero e il nostro cuore si rivolgono


a quelle regioni. Seguiamo Maria da Nazaret verso il meridione,
mentre davanti a noi si stende il panorama della sua terra, di quel
suolo che sarebbe divenuto la patria del Messia. Verso questa Terra
Santa vanno in pellegrinaggio intere generazioni di cristiani, per
ritrovarsi sulle orme del Salvatore.

Mi ritorna alla mente limmensa gioia con la quale i Vescovi, radunati


nella seconda sessione del Concilio Vaticano II, accolsero le parole di
Papa Paolo VI, il quale, nel discorso tenuto alla chiusura di quella
sessione, aveva loro annunziato che si sarebbe recato per la prima
volta come pellegrino in Terra Santa.
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Oh! come vorrei poter ripetere, in questo istante, le sue parole! Come
vorrei soffermarmi sul monte della Trasfigurazione, da dove vorrei
trovarmi in quelle stesse vie, in cui il Popolo di Dio camminava a quel
tempo, salire sulla cima del Sinai, dove ci furono dati i Dieci
Comandamenti! Come vorrei, con amore e umilt, percorrere tutte le
vie fra Gerusalemme, Betlemme e il lago di Genesaret! Come vorrei
soffermarmi sul monte della Trasfigurazione, da dove appare il
massiccio del Libano: Il Tabor e lErmon cantano il tuo nome (Sal
89,13).

Questo era ed il mio pi grande desiderio, fin dagli inizi del mio
pontificato. Sono riconoscente per le istanze e i suggerimenti che mi
sono venuti in proposito. Ma pur con rammarico, devo, almeno per
ora, rinunciare a questo pellegrinaggio, a questo particolare atto di
fede, il cui significato pu essere pi profondamente compreso dal
Vescovo di Roma, che Successore di Pietro. Infatti Pietro proviene
proprio di l: dalla Terra di Cristo e di Maria che egli venuto a
Roma.

3. Intanto vi prego, carissimi Fratelli e Sorelle, raccomandiamo al


Signore, nella nostra preghiera, questa parte della terra, cos
strettamente connessa con la storia della nostra salvezza.

Preghiamo per la Terra Santa.

Preghiamo per il Libano, che gi da molti anni duramente provato


dalla guerra e dalle distruzioni.

Raccomandiamo al Signore la missione speciale affidata al Cardinale


Paolo Bertoli, che si recato in questi giorni in Libano.

Preghiamo per la pace nel Medio Oriente.

Raccomandiamo al Signore anche lIran, che nelle ultime settimane


diventato teatro di lotte e inquietudini.

Sappiamo che la Madre di Cristo circondata da grande venerazione


anche da parte dei nostri fratelli Musulmani.

Preghiamola, affinch si mostri per la terra dei suoi antenati, come


per tutte le terre confinanti, Madre e Regina della Pace!

[Recitata la preghiera, prende nuovamente la parola:]

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Desidero ora rivolgere un saluto agli iscritti allALMA, lassociazione
religiosa dei marchigiani residenti in Roma, qui convenuti per pregare
col Papa in occasione della festa della Madonna di Loreto, celeste
patrona della loro regione. Nel ricordo dellillustre Basilica, nella quale
una speciale Cappella dedicata alla Polonia, e del vicino Cimitero di
guerra, in cui riposano i resti di tanti miei connazionali, di cuore
benedico i fedeli presenti e la loro terra dorigine.

ANGELUS

Domenica 17 dicembre 1978

Oggi mi rivolgo specialmente ai ragazzi e alle ragazze che sono venuti


in piazza San Pietro a portare la statuina di Ges Bambino perch sia
benedetta dal Papa prima di essere deposta nel presepio preparato a
casa.

1. Siate benvenuti, figliuole e figliuoli carissimi! Vi saluto con vera


letizia, specialmente per il gesto cos spiritualmente significativo, che
avete accettato di compiere con tanto entusiasmo.

La prima rappresentazione plastica del presepio nata, come sapete,


dalla geniale intuizione di San Francesco dAssisi: profondamente
colpito e commosso dallumilt dellIncarnazione, nella notte di Natale
del 1223 fece predisporre a Greccio, da un fedele e pio amico di nome
Giovanni, tutto loccorrente: paglia, fieno, la mangiatoia e un bue e un
asinello in carne e ossa. Vorrei rappresentare disse il Santo il
Bambino Ges nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli
occhi del corpo i disagi in cui si trovato per la mancanza delle cose
necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come
giaceva nel fieno fra il bue e lasinello (Tommaso da Celano, Vita
Prima, 84). Sul luogo vennero vari frati; uomini e donne giunsero
festanti dai casolari della regione, portando ceri e fiaccole per
illuminare quella notte nella quale, come nota ancora il biografo,
saccese splendida nel cielo la Stella che illumin tutti i giorni e i
tempi. Un sacerdote celebr lEucaristia e Francesco dAssisi, che era
diacono, cant con la sua voce forte e dolce, limpida e sonora, il Santo
Vangelo.

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2. Da Greccio, che, diventato come una nuova Betlemme, la
rappresentazione del presepio, sgorgata dal cuore di un Santo, capace
di realizzare nella vita la poesia pi sublime, si diffuse in tutta lItalia,
nellEuropa, nel mondo intero, conservando intatto, nelle diverse
espressioni delle culture e del folklore, il messaggio fondamentale,
autenticamente evangelico, che Francesco voleva che giungesse alle
anime dalla contemplazione del presepio, scuola di semplicit, di
povert, di umilt. La societ contemporanea non sempre,
purtroppo, fautrice e messaggera di tali atteggiamenti, che vengono
talvolta considerati addirittura come debolezze o come frustrazioni
della personalit umana. Eppure il Figlio di Dio, per venire incontro
alluomo, per camminare accanto a lui, per salvarlo ha scelto la
rinunzia al fulgore degli attributi della sua Persona divina, la totale
mancanza dei mezzi e degli strumenti umani, la lotta alla superbia e
alla tracotanza.

3. Mentre benedico le vostre statuine, carissimi figliuoli, penso con


serena speranza a voi, al bene immenso che voi, proprio perch siete
piccoli, potete fare nellambito della vostra famiglia, della scuola, delle
associazioni, della stessa societ: non per nulla Ges stesso vi ha
scelti come i modelli per coloro che vogliono partecipare al suo Regno
(cf. Mt 18,4; Mc 10,15).

Portate a casa, con grande cura, la statuina di Ges Bambino, anche


come segno dellamore del Papa per voi e per le vostre famiglie;
deponetela nel vostro presepio con intensa fede, con quella fede con
cui Maria Santissima, la Madre di Dio, depose il neonato Ges nella
mangiatoia (cf.Lc 2,7); invitate il pap, la mamma, i fratelli e le sorelle,
tutta la vostra famiglia, a stringersi in questi giorni della Novena di
Natale attorno al presepio, per recitare insieme le preghiere imparate
sulle ginocchia materne, per cantare i dolci canti popolari, cos carichi
di umano e cristiano sentimento.

Ges Bambino, presente nel presepio della vostra casa, sia il segno
concreto di una fede limpida e schietta, che illumini, orienti e diriga la
vita vostra e quella dei vostri cari.

Ed ora, mentre perdura ancora il tempo dellAvvento ed incomincia la


sua ultima settimana, vi presento una mia richiesta.Durante questa
settimana vi invito a pregare in modo particolare per le vocazioni al
sacerdozio e alla vita consacrata.

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Come chiediamo a Dio che la terra produca il raccolto, cos, e ancora
di pi, dobbiamo pure chiedere che le anime portino i frutti
particolarmente necessari alla vita spirituale di tutta la Chiesa. C un
grande bisogno di sacerdoti, di missionari, di suore, di missionarie, di
catechiste, di infermiere che curino i malati.

Ritornando a casa, ricordatevi di ci che vi dico; e pi di una volta


inginocchiatevi in preghiera insieme con il Papa e con tutti per
chiedere: Ges, manda operai nella tua messe (cf. Mt 9,38). Con tale
preghiera, mi aiuterete molto. Ges che vi ama particolarmente, cari
ragazzi e ragazze, pi facilmente ascolter le preghiere del Papa e di
tutto il Popolo di Dio, se voi, s, proprio voi, pregherete insieme con
tutti noi.

ANGELUS

Domenica 24 dicembre 1978

Hodie scietis quia venie

t Dominus; et cras videbitis gloriam eius (Es 16,6-7): Oggi saprete


che il Signore verr a salvarci; e domani vedrete la sua gloria.

Con queste parole la liturgia di oggi si rivolge a noi: la vigilia della


Nativit di Cristo. lultimo giorno dellattesa, giorno di profonda
gioia, poich il Signore sta per venire, e noi lo vedremo, come ogni
anno, in quellinsolito luogo della sua nascita: in una stalla, in una
mangiatoia. questo, infatti, il luogo che gli uomini gli hanno
assegnato: gli abitanti di Betlemme e, in un certo modo, tutti gli
uomini. E questo stesso luogo Dio ha scelto per il suo Figlio. C ben
da meditare su questa realt, e noi lo faremo durante la Messa di
mezzanotte.

Adesso, secondo lusanza della vigilia, desidero esprimervi i miei pi


cordiali auguri. In questo momento, li formulo soprattutto come
Vescovo di Roma, e desidero indirizzarli a tutti i Romani. S, io
desidero che questi miei auguri giungano a ciascuno di voi, perch
questoggi un giorno in cui ogni uomo si avvicina allaltro uomo.

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Desidero che questi miei auguri arrivino in ogni casa, in ogni famiglia.
Nelle festivit natalizie si sente maggiormente il bisogno di essere
vicini ai propri familiari, nel calore del focolare domestico. Lasciate,
dunque, che anchio mi associ a questa vostra unione di cuori.

Ai genitori auguro che si realizzi quanto essi desiderano per i loro


figlioli. Ai giovani auguro che si riveli loro in modo particolare
lumanit, cio la bont e lamore del Salvatore nostro (cf. Tt 3,4).

Con lo stesso augurio mi reco spiritualmente in ogni parrocchia di


Roma e in tutte le Case dei religiosi e delle religiose.

Mi rivolgo specialmente ai nomadi, ai malati, ai sofferenti, agli


anziani, agli abbandonati, agli emarginati, a tutti coloro che sono soli
e lontani dalle loro famiglie, perch accettino lamore che offre loro
Cristo per la salvezza di ogni uomo.

I miei auguri si estendono, inoltre, a tutti gli ambienti di lavoro, di


studio, di attivit artistica, di ricerca scientifica e di ogni attivit
umana.

Busso alle porte delle diverse Istituzioni della vita comunitaria, nei
suoi molteplici aspetti, e dico: Pace agli uomini di buona volont,
perch questo messaggio che stato annunciato nella grotta di
Betlemme.

Invito tutti allincontro di mezzanotte, la vigilia natalizia, per il


banchetto damore, che il Salvatore del mondo ci ha preparato.

Rivolgo particolari parole di riconoscenza e di comunione fraterna ai


Sacerdoti, ai Vescovi, al Cardinale Vicario di Roma.

Carissimi Fratelli e Sorelle!

Che nella nostra vita possa avere attuazione quanto ci annuncia la


liturgia di oggi: avvenga, dunque, che sappiamo (scietis), accettiamo,
viviamo nel profondo della nostra coscienza la verit che il Signore
venuto.

Accettiamolo oggi (hodie), ricordando che questoggi lessenza di


tutta la nostra vita sulla terra. E che domani (cras) potremo vedere
la sua gloria ed essere tutti partecipi di essa!

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La letizia del Natale vicino rende particolarmente viva la mia profonda
afflizione per la grave sciagura aerea avvenuta ieri notte nei pressi di
Palermo, causando numerose vittime, le quali sono in gran parte
costituite da emigrati, che ritornavano alle loro case per trascorrere in
famiglia le imminenti festivit.

Ho gi espresso al riguardo i miei sentimenti in un telegramma al


Cardinale Arcivescovo di quella citt. Desidero per rinnovare ora
lassicurazione della mia preghiera di suffragio per coloro che hanno
perso la vita in tale incidente, mentre esprimo ai loro familiari la mia
intima partecipazione al loro cordoglio e rivolgo ai feriti i miei voti e il
mio incoraggiamento.

ANGELUS

Luned 26 dicembre 1978

S, ho capito, volete pregare col Papa e pregheremo, nonostante non


fosse prevista per oggi la recita comunitaria dellAngelus.

Mi rallegro con voi e mi domando perch siete venuti. Forse siete


venuti per vedere se il secondo giorno di Natale il Papa si trova in
casa. E poi penso che siete venuti perch oggi veramente una bella
giornata e attira fuori. Ma il Papa deve stare in casa perch non sa
mai quando viene la gente per recitare lAngelus. Poi penso che siete
venuti perch sapete che il Papa ha bisogno delle vostre preghiere e
ha bisogno soprattutto di pregare con voi. Vi ringrazio per questo e
per questa vostra inattesa ma certamente tanto pi gradita e preziosa
presenza. Voglio ripetere i miei auguri di buon Natale a tutti.
Specialmente ai giovani.

...Non capisco bene quello che dite. Voi non avete i microfoni.

Per capisco che volete molto bene al Papa.

Grazie e Buon Natale ancora a tutti. Sia lodato Ges Cristo.

ANGELUS

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Domenica 31 dicembre 1978

Oggi lultimo giorno dellAnno del Signore 1978. Ci congediamo da


questo anno ringraziando Dio per tutto il bene che abbiamo ricevuto
durante i dodici mesi trascorsi. Lo salutiamo chiedendo a Dio perdono
per tutto il male che nel corso di questi dodici mesi stato iscritto nei
cuori umani, nella storia dei popoli, nella storia dei continenti.
Chiediamo perdono a Dio dei nostri peccati, delle nostre
manchevolezze e negligenze. Preghiamo per aver la grazia e le forze
necessarie per entrare nel nuovo periodo di tempo, nel nuovo anno, e,
come dice lApostolo, per non lasciarci vincere dal male, ma per
vincere con il bene il male (cf. Rm 12,21).

Nel periodo del Natale i nostri pensieri e i nostri cuori sono orientati,
in modo particolare, ai bambini. Ed giusto, perch per noi nato a
Betlemme il Bambino Ges.

Oggi per vorrei che questi nostri pensieri, i nostri cuori e soprattutto
le nostre preghiere orientate ai pi piccoli e ai pi giovani, vadano ai
pi anziani. Ho in mente non tanto coloro che sono di mezza et (nella
pienezza delle forze fisiche), ma piuttosto quelli di et avanzata:
nonni, nonne; le persone anziane.

Queste persone qualche volta sono abbandonate. Soffrono a causa


della loro anzianit. Soffrono anche a causa dei diversi disturbi, che
let avanzata porta con s. Per, la loro pi grande sofferenza
quando non trovano la dovuta comprensione e gratitudine da parte di
quelli, dai quali hanno diritto di aspettarla.

Oggi, nella domenica dopo il Natale, dedicata alla venerazione della


Famiglia di Nazaret, sappiamo ricordarci e meditare sul quarto
comandamento divino: Onora tuo padre e tua madre. Questo
comandamento ha unimportanza fondamentale per lo sviluppo dei
rapporti tra le generazioni non solo nella famiglia, ma anche in tutta
la societ. Preghiamo Iddio affinch questi rapporti si sviluppino nello
spirito del quarto comandamento!

Proprio ai pi anziani dobbiamo guardare con rispetto (onora!); a


loro devono le famiglie la propria esistenza, leducazione, il
mantenimento, che spesso sono stati pagati con duro lavoro e con
molta sofferenza.

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Non possono essere trattati come se fossero ormai inutili. Anche se
qualche volta mancano ad essi le forze per poter svolgere le azioni pi
semplici, hanno per lesperienza della vita e la saggezza, che molto
spesso mancano ai giovani. Meditiamo le parole della Sacra Scrittura:
Come saddice il giudicare ai capelli bianchi, e agli anziani intendersi
di consigli! Come saddice la sapienza ai vecchi, il discernimento e il
consiglio alle persone eminenti! Corona dei vecchi unesperienza
molteplice, loro vanto il timore del Signore (Sir 25,4-6).

Perci, oggi a voi, anziani, si rivolgono i pensieri e la preghiera del


Papa. Spero che tutti i presenti ben volentieri siano pienamente in
sintonia col Papa; spero che ben volentieri lo siano soprattutto i pi
giovani. I nipoti amano i loro nonni e le loro nonne, e meglio e degli
altri stanno con loro.

Cos, concludiamo questanno nello spirito di avvicinamento delle


generazioni, nello spirito di reciproca comprensione e reciproco
amore.

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